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Segni e simboli nel Rito del Battesimo

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Segni e simboli nel Rito del Battesimo
Parrocchia Immacolata Concezione e San Donato – Commissione Liturgica - CLA
Liturgia è
Segni e simboli nel Rito del Battesimo
I. Simboli e segni
II. Rito del Battesimo e partecipazione
III. Fin dall'antichità
IV. La risorsa del rito
V. Segni e simboli nel Rito del Battesimo
Simboli e segni
Proviamo innanzi tutto a dire cosa è un simbolo1 e cosa è un segno.
Il simbolo è “qualcosa che significa qualcos'altro2”.
Sembrerebbe un pasticcio, ma voglio attirare la vostra attenzione, non sul
pasticcio (che non c'è!) ma piuttosto sulla varietà di interpretazioni a cui
conduce un simbolo, a pensare come esso rinvii ad una dimensione più
profonda, e sfugga alla precisione di un unico significato.
Diciamolo subito, i simboli rimandano a Dio, proprio perché rimandano ad
una pluralità di significati.
Il segno, invece, ha un solo ed univoco significato.
I SIMBOLI hanno un SIGNIFICANTE (l'oggetto, un segno, una parola....) che rimanda ad un
SIGNIFICATO.
Significante e significato sono messi in relazione da un CODICE, che è un linguaggio comune, un'intesa
tra due soggetti.
SIGNIFICANTE
SIGNIFICATO
=
SIMBOLO
CODICE
Ed allora capiamo che ci sono dei significanti che aprono ad una pluralità di significati, e dunque
funzionano da simbolo3.
Il simbolo mette in relazione due soggetti, attraverso un codice: non è una relazione a senso unico,
ma piuttosto è un contesto di scambio.
“Il simbolo deve essere pertanto un dato collettivo; attraverso un processo di socializzazione si viene
iniziati all'esperienza simbolica di una determinata comunità che riconosce propri significati e propri
significanti. I simboli liturgici noi li viviamo nel seno della trama simbolica […] che è la fede della chiesa4.”
Ogni simbolo liturgico affonda le sue radici in una dimensione culturale: ogni cultura ha generato e
custodito i propri simboli e significati che hanno a che fare con la vita stessa di una popolazione; poi è
1 Simbolo deriva dal greco Symbolon, dal verbo symbàllo = gettare insieme, mettere insieme, confrontare.
2 La fonte di parte di questa riflessione è tratta da una serie di conferenze dal titolo “I linguaggi del sacro” tenutesi a cura
di don Paolo Tomatis e di Morena Baldacci nel corso del 2010 presso la Facoltà Teologica di Torino.
3 es. il segno di pace può avere, almeno tre significati che si nascondono dietro il significante (darsi la mano): 1.
esprimiamo la Comunione che è dono di Cristo; 2. esprimiamo la riconciliazione prima delle offerte (rito ambrosiano);
3. esprimiamo la riconciliazione prima della Comunione (rito romano).
4 Dizionario di Liturgia, pag. 1855
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Liturgia è
nutrito da una dimensione biblica: la Scrittura è piena di simboli che dicono qualcosa di Dio, di come
Egli agisce in noi: il significato entra dentro la storia della salvezza; infine, il simbolo vive di una
dimensione liturgica: la Chiesa ha usato i simboli per portare a compimento la salvezza.
L'utilizzo di un simbolo (che ha più significati) all'interno della liturgia 5 implica l'uso di una categoria
più specifica del segno (che ha un solo significato).
Il simbolo
• “tende all'azione”, è dinamico, mette in moto, spinge ad una relazione;
• è “polivalente” e non va ridotta la sua ricchezza (se lo spiego, diventa un segno!);
• “domanda verità”, deve essere genuino ed autentico;
• “è gratuito”, basta porlo in atto per viverlo, dona senso di identità;
• “è mediatore tra un piano ed un altro”, “dice molte cose di Dio e dà spazio”;
• “è collettivo” e la Chiesa ha scelto i suoi simboli che creano comunione ed intesa;
• “è trascendente” perché rimanda sempre ad un piano alto, afferma che c'è una realtà che non
si esprime con le parole → posso capire il simbolo quando il simbolo è posto, non quando è
spiegato.
Il simbolo si svela e si esprime nella celebrazione liturgica, vive nel rito: il linguaggio simbolico è
raccolto in un rito, non è disperso.
“Il simbolo dice in una volta sola”6.
Ma i simboli servono ancora? La nostra società li usa ancora? Provo a rispondervi lasciandovi pensare per
un attimo a quella foto che magari noi stessi conserviamo su un tavolo od un mobile, a quell'oggetto
raccolto al mare d'estate, ad un anello che segna un amore e che è importante e a volte addirittura
ingombrante quando l'amore finisce. Secondo me, anche se abbiamo condotto una brevissima analisi,
possiamo concludere che i simboli sono parte della nostra cultura e della nostra vita anche oggi, nel 2013.
Rito del Battesimo e partecipazione
Parlando del rinnovato Rito del Battesimo (1970), possiamo vedere come il Concilio Vaticano II abbia
aggiunto, rispetto al vecchio rito, la Parola di Dio ed un forte legame con l'Eucaristia, e abbia dato un
ruolo adeguato ai genitori, padrino e madrina ed alla comunità.
Possiamo però dire di vivere un “paradosso”: abbiamo ritrovato un rito e ne abbiamo smarrito il
luogo. Pensiamo al fonte abbandonato, alle bacinelle provvisorie, allo svuotamento dei simboli, ai
celebranti verbosi7. Occorre partecipare davvero al rito, nella sua interezza.
Ma l'actuosa partecipatio (partecipazione “attiva”) cui mira il Concilio vuole significare
“partecipazione allo stesso atto”, non semplicemente “fare qualcosa”.
«Chi partecipa alla celebrazione liturgica infatti – scrive Lameri - assimila essenzialmente se stesso al
Cristo, in modo da essere gradualmente portato a trasfondere nella vita quanto celebra. Il tutto
avviene “per ritus et preces”, perché il mistero si svela nell'agire rituale che costituisce la modalità con
5 Vedi anche: Angelo Lameri, Segni e simboli riti e misteri, Edizioni Paoline 2012, pag. 65-66: «Quali caratteristiche del
simbolismo in liturgia? È sempre accompagnato dalla parola come elemento che ne garantisce il senso. La parola
infatti ricollega il simbolo sacramentale all'elemento storico-salvifico che lo fonda... Il simbolo liturgico va poi
compreso nel contesto biblico da cui ha preso origine e su cui fonda il significato. I simboli liturgici sono sì simboli
umani, ma il loro significato supera, va oltre.... Il simbolismo liturgico è sempre un simbolismo dinamico: tende
all'azione.»
6 Cfr Celebrare in Spirito e verità, Associazione Professori di Liturgia
7 Cfr Dal fonte, la liturgia come sorgente, don Marco Gallo, Saluzzo; intervento introduttivo alla Giornata Operatori
Liturgici 2012, 3/11/12, Santo Volto, Torino; ed anche: “Abbiamo rilevato il paradosso di una Chiesa che ha ritrovato la
celebrazione del battesimo ma ha perduto il fonte, a fronte di un modello tridentino senza celebrazione, ma con il
fonte!”, in Don Paolo Tomatis, La Celebrazione del Battesimo dei Bambini, Ufficio Liturgico Diocesi di Torino, pag. 3
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Liturgia è
la quale il fedele è reso presente, partecipe dell'evento salvifico, perché ogni celebrazione liturgica è
«opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa» (SC 7). […]
Non è dunque adeguando la liturgia alle esigenze partecipative di oggi, cedendo alla liturgia dello
zapping, che possiamo risolvere le questioni inerenti la celebrazione, ma rivolgendo l'attenzione
anche alla dimensione iniziatica del rito liturgico, che significa prima di tutto non la riforma che la
liturgia subisce nei propri riti, ma la riforma che la liturgia promuove con i propri riti 8».
Fin dall'antichità
«Anche il rito con il quale si celebrava il battesimo – scrive mons. Cavallotto - aveva un suo eloquente
significato. Si può accennare a quanto avveniva a Gerusalemme nella seconda metà del IV secolo. Il
candidato, entrato a piedi nudi nel vestibolo del battistero, si volgeva ad occidente, regno delle tenebre e del
maligno, e con la mano stesa in segno di giuramento pronunciava la rinuncia a Satana. Quindi, rivolto ad
oriente, regione della luce, faceva la sua professione di fede. Deposte, poi, le vesti, entrava nel battistero,
veniva unto con l’olio dell’esorcismo su tutto il corpo e seguiva l’atto battesimale con la triplice immersione 9.
Commenta Cirillo, rivolgendosi ai neofiti: “Recitaste la salutare professione di fede e poi foste immersi per tre
volte nell’acqua e ne usciste. Questo per esprimere i tre giorni che Cristo passò nel sepolcro… In quel
medesimo istante voi siete morti e siete nati; l’acqua salutare (del battesimo) fu insieme tomba e madre10”»
La risorsa del rito
«La risorsa del rito: far entrare e dimorare nel Mistero. Ecco l’obiettivo della celebrazione del
battesimo – scrive don Paolo Tomatis: far “sentire” Dio all’opera, dove “sentire” non indica
semplicemente l’emozione del cuore, ma anzitutto la concretezza percettiva del vedere, dell’udire, del
toccare e del gustare. Il segreto del rito, insomma, è quello di mostrare il senso (Dio è all’opera nella
comunità di fede) attraverso la via dei sensi, cioè del corpo, della sensibilità, e dunque anche
dell’emozione che essa ospita e orienta.
La celebrazione liturgica non può essere ridotta a contenitore di tanti messaggi, siano essi di natura
dottrinale, moralistica o sentimentale: essa non attiva un solo codice (quello verbale) per dire tanti
messaggi, ma tanti codici (tutti i codici della sensibilità) per dire un solo messaggio: l’amore del Padre
attraverso il Figlio, che nel battesimo pronuncia su un nuovo figlio, la sua parola definitiva: “Tu sei mio
figlio, l’amato: nel nome di Cristo, in te mi compiaccio”.
Parlare del “messaggio” del battesimo è d’altra parte parziale, perché riduce appunto l’evento al suo
significato, non mettendo adeguatamente in luce la dimensione di azione – relazione – trasformazione
del rito: gli studiosi del linguaggio, parlano a questo proposito della dimensione “performativa” del
linguaggio; la teologia, da parte sua, parla dell’efficacia della dimensione sacramentale. Il rito,
insomma, non solo “vuol dire” e “significa”, ma “agisce” e “realizza”.11»
«Ci vogliono i riti". "Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe. "Anche questa è una cosa da tempo
dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore12.»
Segni e simboli nel Rito del Battesimo
Il senso del Battesimo non si spiega solo a parole, per comprenderlo è necessario viverlo, immergersi
nell'esperienza e lasciarsi avvolgere dalla grazia del Signore 13.
Conoscere i segni del battesimo vuol dire possedere una chiave per entrare nel mistero celebrato.
Tre sono i segni (o meglio i simboli) principali del battesimo: l'acqua, la luce e l'olio.
8
9
10
11
12
13
Angelo Lameri, Segni e simboli riti e misteri, Edizioni Paoline 2012, pag. 57
Mons. Giuseppe Cavallotto, DIVENTARE CRISTIANI: LA PROPOSTA DEL CATECUMENATO, CEI, pag. 5
CIRILLO DI GERUSALEMME, Catechesi mistagogica II, 4 in Diventare Cristiani, op. cit.
Don Paolo Tomatis, La Celebrazione del Battesimo dei Bambini, Ufficio Liturgico Diocesi di Torino, pag. 3
Il piccolo principe, Antoine de Saint-Exupéry, cap. XXI
La fonte di parte dei “segni” è tratta da: Il Battesimo dei nostri bambini, Laura Salvi, Elledici 2007, pag. 21 e segg.
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Liturgia è
L'Acqua
Battesimo significa immersione. Non c'è battesimo senza l'elemento dell'acqua che permette questa
immersione, che avvolge il corpo.
Il simbolo dell'acqua nel battesimo (anche se fatto per infusione) custodisce il significato dell'essere immersi.
L'acqua rappresenta la vita (perché ogni essere vivente ha bisogno di acqua per poter sopravvivere),
ma allo stesso tempo rappresenta la morte (in essa l'uomo non può sopravvivere).
L'acqua è segno della purificazione, chi riceve il battesimo viene “lavato”.
L'acqua è ciò che disseta: “Chi beve l'acqua che io gli darò, non avrà più sete (Gv 4, 14)”;
“Chi ha sete venga: chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita (Ap 22,17)”
Pensiamo al battesimo per immersione, dove meglio si comprende la morte al peccato e la rinascita in
Cristo: completamente immersi nella piscina battesimale si nasceva a nuova vita, tirati fuori.
* Ecco il simbolo in azione: svela una pluralità di significati, mette in relazione e deve essere autentico!
Il Rito del Battesimo (RB) precisa a tal proposito:
Acqua naturale
18. L'acqua del Battesimo deve essere naturale e pulita: questo, sia per l'autenticità del segno
sacramentale che per l'igiene.
contenuta in un fonte decoroso
19. La vasca del battistero o il recipiente nel quale si prepara l'acqua quando il rito è celebrato
in presbiterio, siano davvero puliti e decorosi.
e appositamente benedetta14
21. Il sacerdote e il diacono usino soltanto l'acqua appositamente benedetta, eccetto il caso di necessità.
La Luce
La luce è indispensabile: senza non ci sarebbe la vita sulla terra.
La luce esclude l'oscurità.
La luce è espressione di forza, di potenza vittoria, calore.
La luce dà speranza, rischiara il mattino.
Quando c'è luce possiamo vedere, orientarci, comunicare; permette l'incontro con l'altro, svela che
non siamo soli.
La luce nel battesimo testimonia la vita: la vita come dono di Dio nella creazione, la vita come dono di
Gesù nella sua resurrezione.
La luce è la presenza del Padre che ci invita a vivere da fratelli.
La luce è Gesù che nasce tra gli uomini: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina
ogni uomo (Gv 1,9)
La luce donata al battezzato è l'aiuto perché sappia farsi aiutare e guidare dalla luce.
La luce è quella del Cero Pasquale, Lumen Christi, Luce di Cristo Risorto!
73. Il celebrante presenta il cero pasquale, dicendo:
Ricevete la luce di Cristo.
L'Olio
L'olio preserva ciò che è prezioso e che va trattato con cura.
14 Cfr CCC n° 1238: L'acqua battesimale viene quindi consacrata mediante una preghiera di epiclesi.
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L'olio è alimento, è combustibile, è base per unguenti profumati.
Il battezzato viene unto due volte durante il rito:
•
la prima volta l'olio dei catecumeni infonde forza e coraggio contro il peccato ed il male;
•
la seconda volta il crisma compie la consacrazione rendendo il bambino un consacrato, unto
dal Signore.
Cospargere un corpo con dell'olio è un gesto di profondo amore e cura (unzione di Betania: una donna
rompe un vasetto per profumare il corpo di Gesù).
La consacrazione con l'olio afferma la vocazione di profeta, re e sacerdote di ogni cristiano.
Il CCC afferma al n°1241: L'unzione con il sacro crisma, olio profumato consacrato dal Vescovo,
significa il dono dello Spirito Santo elargito al nuovo battezzato. Egli è divenuto un cristiano, ossia
«unto» di Spirito Santo, incorporato a Cristo, che è unto Sacerdote, Profeta e Re.
57. Il celebrante continua:
Vi ungo con l'olio, segno di salvezza:
vi fortifichi con la sua potenza Cristo Salvatore,
che vive e regna nei secoli dei secoli.
Dopo questa formula, il sacerdote, in silenzio, fa l'unzione con l'olio dei catecumeni sul
petto dei singoli battezzandi.
---------------------------------71. Il celebrante dice:
Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo,
vi ha liberato dal peccato e vi ha fatto rinascere dall'acqua e dallo Spirito Santo,
unendovi al suo popolo; egli stesso vi consacra con il crisma di salvezza, perché inseriti in Cristo,
sacerdote, re e profeta, siate sempre membra del suo corpo per la vita eterna.
Assemblea: Amen.
Quindi, senza proferire parola, il celebrante fa l'unzione con il sacro crisma sul capo di ogni
battezzato.
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione... (Lc 4, 18)”
La porta
La porta della chiesa è un luogo significativo, in particolare nel battesimo.
Il battezzato viene atteso sulla soglia e viene accolto dalla comunità cristiana.
La porta della chiesa è aperta. È il segno più esplicito dell'accoglienza che la comunità offre al nuovo
nato. Una porta aperta è anche immagine di una fiducia che consegna a una nuova vita il tesoro
prezioso della comunione con la Trinità.
«Il portale - afferma il teologo Guardini - non ha solo la funzione di porta da cui uno entra ed esce
dalla chiesa, ma anche di richiamo e simbolo di ciò che l'attende». Il nostro non sia solo un “passare”
per entrare, ma un avanzare in quell'ambiente che è già anticipazione della Gerusalemme celeste.
Entrare attraverso quella porta è riconoscere che è Cristo la nostra meta, poiché ogni celebrazione è
un incamminarsi verso Cristo.».
La porta divide il dentro e il fuori: varcare la soglia significa prendere una decisione ed essere fedeli. Per
questo motivo l'accoglienza non è disgiunta dalla domanda: “Cosa chiedete per questo bambino?”
“In verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Se uno entra attraverso di me, sarà salvo. (Gv
10, 7)”
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Il Nome
Il Signore conosce ciascuno per nome, perché ciascuno è unico e irripetibile.
Il battesimo è un sacramento che si rivolge al singolo bambino, per questo ogni gesto viene introdotto
dal suo nome proprio: non è un qualunque bambino, non lo si può confondere.
Il nome rappresenta in sintesi la sua identità, la sua storia presente e futura.
Durante il rito il nome viene ripetuto più volte: un'amicizia personale si stringe tra il creatore e la
creatura.
Il CCC afferma al n° 2156: «...Nel Battesimo il nome del Signore santifica l'uomo e il cristiano riceve il
proprio nome nella Chiesa». Ed ancora, al n° 2158 «Dio chiama per nome. Il nome di ogni uomo è
sacro. Il nome è l'icona della persona. Esige il rispetto, come segno della dignità di colui che lo porta.»
37. Il celebrante domanda anzitutto ai genitori di ogni bambino:
Celebrante: .
Che nome date al vostro bambino?
“Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni15 (Is 43,1)”.
La Croce
La Croce è il segno distintivo dei cristiani. Essa rappresenta la vittoria di Gesù sulla morte nel mattino
di Pasqua.
Il primo gesto che accoglie il bambino è proprio il segno di una croce sulla fronte: sul suo corpo viene
impresso un ricordo indelebile, un'appartenenza eterna.
«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.»
Ricorda il CCC al n°1235: Il segno della croce, all'inizio della celebrazione, esprime il sigillo di Cristo su colui che
sta per appartenergli e significa la grazia della redenzione che Cristo ci ha acquistato per mezzo della sua croce.
La croce è ricordo di morte e di vita allo stesso tempo.
40. Il celebrante prosegue:
N. e N. (Cari bambini),
con grande gioia
la nostra comunità cristiana vi accoglie.
In suo nome io vi segno con il segno della croce.
E dopo di me anche voi, genitori (e padrini),
farete sul vostro bambino il segno di Cristo Salvatore.
E, senza nulla dire, traccia sulla fronte di ogni bambino il segno di croce. Quindi invita i genitori, ed
eventualmente i padrini, a ripetere il suo gesto.
“Egli portò i nostri peccati sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. (1Pt 2, 24)
La Veste bianca
La veste che viene consegnata al bambino è il vestito che dovrà indossare ogni giorno della sua vita: è
l'abito dei giusti.
I cristiani hanno una veste bianca perché l'hanno ricevuta in dono da Gesù.
Il bianco della veste si riferisce a tutto ciò che è puro, non contaminato; è il monito a fuggire il male.
La veste bianca è il segno della misericordia di Dio che perdona.
15 Dare il nome nella Bibbia, significa esplicitare un'appartenenza, imporre un dominio, custodire. Cfr. anche Gn 2, 19-20
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L'abito ricevuto in dono indica la novità che il battesimo offre al battezzato: c'è una vita nuova che
diventa parte della storia del bambino16.
72. Il celebrante dice:
N. e N. siete diventati nuova creatura,
e vi siete rivestiti di Cristo.
Questa veste bianca
sia segno della vostra nuova dignità:
aiutati dalle parole e dall'esempio dei vostri cari,
portatela senza macchia per la vita eterna.
Assemblea:
Amen.
E si fa per ogni bambino la consegna della veste bianca. È bene che questa sia portata dalle singole
famiglie.
“Vi siete spogliati dell'uomo vecchio … e avete rivestito il nuovo. Rivestitevi dunque, come
amati da Dio. (Col 3, 9)”
La Candela
La candela rappresenta l'accoglienza della luce da parte del battezzato.
Essa viene accesa alla fiamma del cero pasquale che rappresenta la fede della Chiesa.
Il Cero, come detto, è la memoria della Veglia Pasquale.
Accendendo la candela si prende l'impegno a custodire nella propria casa la fede nel Signore Gesù.
La fede è qualcosa di prezioso e allo stesso tempo delicato: basta poco perché la fiamma si spenga e
non illumini più nulla.
La candela è la piccola luce che guida quotidianamente la vita di ciascuno.
La candela rappresenta sia la preghiera, il dialogo con Dio, che la veglia notturna in attesa della visita
di Gesù.
Scrive il CCC al n°1234 La candela, accesa al cero pasquale, significa che Cristo ha illuminato il neofita.
In Cristo i battezzati sono «la luce del mondo» (Mt 5,14).
Uno per famiglia (ad es. il padre, il padrino) accende alla fiamma del cero pasquale la
candela del battezzato; quindi il celebrante dice:
Celebrante:
A voi, genitori, e a voi, padrini e madrine,
è affidato questo segno pasquale,
fiamma che sempre dovete alimentare.
“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. (Sal 119)”
L'Effatà
«Effatà» è una parola antica che custodisce uno dei doni del battesimo: l'apertura al mistero di Dio.
Effatà significa “apriti”, ed è il ricordo delle parole che Gesù rivolge al sordomuto per guarirlo.
Il battesimo insegna che senza la grazia del Signore si è incapaci di comunicare con i fratelli, di
costruire insieme la comunione.
16 Cfr CCC 1243: La veste bianca significa che il battezzato si è rivestito di Cristo, che egli è risorto con Cristo.
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Effatà è una parola che dona salvezza e libertà.
La vita nello Spirito insegna a chiedere aiuto a Dio e ai fratelli con umiltà e decisione.
Il figlio è colui che allarga le braccia e si lascia sollevare dal Padre con fiducia e affetto.
74. Il celebrante tocca, con il pollice, le orecchie e le labbra dei singoli battezzati, dicendo:
Celebrante:
Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti,
ti conceda di ascoltare presto la sua parola,
e di professare la tua fede,
a lode e gloria di Dio Padre.
“Gesù disse: «Effatà» cioè «Apriti!» e subito gli si aprirono gli orecchi , si sciolse il nodo della
sua lingua e parlava correttamente. (Mc 7, 34b-35)”
Vorrei parlare infine di una grande «presenza simbolica» all'interno delle nostre chiese.
Il fonte battesimale
«Il fonte battesimale è la vasca, la sorgente d'acqua viva, il luogo cioè dove l'uomo, liberato dal potere
delle tenebre, viene rigenerato alla vita divina perché possa chiamarsi realmente figlio di Dio, la morte
viene vinta e riscattata dalla vita. Dice infatti la preghiera di benedizione del fonte:
Qui è offerto all'uomo il lavacro salutare che lo guarisce dalle piaghe devastanti dell'antico peccato e lo
reintegra nello splendore della divina immagine. Qui fluisce l'onda purificatrice che travolge i peccati e
fa sorgere nuovi germogli di virtù e grazia. Di qui scaturisce la sorgente che emana dal fianco di Cristo e
chi ne attinge entra nella vita eterna...17.
Comprendiamo quindi come sia importante che la presenza di questo luogo liturgico non passi
inosservata. Esso deve ridestare continuamente nel cristiano la memoria e la consapevolezza della
sua nascita alla vita e della sua vocazione. Non può essere un luogo trascurato e collocato in qualsiasi
angolo della chiesa. Anche al di fuori del momento della celebrazione, esso parla, costituisce un
richiamo, è una costante memoria del giorno nel quale siamo rinati dall'acqua e dallo Spirito e,
immersi nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, siamo divenuti a pieno titolo membri di quel
popolo di sacerdoti, re e profeti che è la Chiesa. […] Il battistero è quindi il luogo proprio dove è
collocato il fonte battesimale, dove si celebra il battesimo18.»
Il Cardinal Martini, battezzato nella nostra parrocchia ci scrisse, in una sua lettera pervenutaci in
occasione del 150° della Sua e nostra Parrocchia, che essa è stata ...«la mia prima Gerusalemme,
quella che mi ha aperto la porta stretta di quel Regno nel quale mi sono sforzato di entrare in
fiduciosa attesa del ritorno del Signore»... «quel battistero (posto in fondo alla Chiesa parrocchiale)
resterà per sempre il luogo simbolico della presa di possesso della mia vita da parte del Signore 19».
Riscoprire il fonte per ritornare alla fonte20.
«Invece di abbandonarsi allo sconforto e alla lamentela di fronte all’incomprensione e alla non
ricettività di certe famiglie che vengono al battesimo, invece di aggiungere spiegazioni di ogni genere
per far comprendere il senso del battesimo e dei suoi vari gesti, non sarebbe meglio far riscoprire che
la liturgia è un percorso e non un discorso?21»
Leonardo Vindimian
17
18
19
20
21
CEI, Benedizionale, LEV, Città del Vaticano 1992, n. 1187
Angelo Lameri, Segni e simboli riti e misteri, Edizioni Paoline 2012, pag. 72-73
Una chiesa tra le case da 150 anni, Parrocchia Immacolata Concezione e San Donato, pag. 6
Giornata Operatori Liturgici, Diocesi di Torino, 3 novembre 2012
Centro di Pastorale Liturgica Francese, Ars Celebrandi. Guida pastorale per un'arte del celebrare, Qiqajon, Bose, 2008, 68
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