Le piazze delle città medievali erano luoghi di aggregazione, nelle
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Le piazze delle città medievali erano luoghi di aggregazione, nelle
Le piazze delle città medievali erano luoghi di aggregazione, nelle quali i cittadini si riconoscevano. Avevano funzione economica, perché nelle piazze su cui si affacciavano i palazzi pubblici, si celebrava il mercato; erano i luoghi della politica, “prendere la piazza”, e di conseguenza i palazzi pubblici, significava prendere il potere. Bologna, nelle fasi della sua millenaria storia medievale, ha visto formarsi le piazze, con dimensioni e forme diverse, in relazione ai tempi in cui sono state realizzate, che ancora oggi sono al centro della vita cittadina. I bolognesi identificano se stessi e la loro città con Piazza Maggiore. È normale che sia così, perché essa si è formata più di ottocento anni fa, nel periodo della maggior espansione della città, quando l’economia era fiorente, migliaia di studenti stranieri frequentavano lo Studium, anche se non sempre la politica era tranquilla. 1 Per comprendere la distribuzione delle piazze nel medioevo è necessario considerare l’evoluzione urbanistica della città. Le Mura di Bologna: A: Bononia romana (189 a. C.); B, Mura di Selenite (circa V sec. d. C.); C: Mura dei Torresotti (metà sec. XII); D: Mura della Circla (1226-1227). Dalla fine del sec. IV d. C. fino al 1798, nei pressi delle porte delle Mura di Selenite erano collocate Quattro Croci, che definivano la città destrutturata dalla crisi tardo-antica. Le croci furono rimosse in età napoleonica e collocate all’interno della basilica di S. Petronio, dove tuttora sono conservate. 2 PIAZZA DI PORTA RAVEGNANA La piazza prende il nome dalla porta delle Mura di Selenite da cui partiva la strada che collegava Bologna a Ravenna. La Porta Ravegnana fu uno dei punti strategici della città medievale. Vi convergevano le strade che dal quadrante orientale del territorio penetravano in Bologna, prime fra tutte la via Emilia (ora Strada Maggiore), la via S. Donato dalla pianura orientale, la via S. Stefano dalla Toscana, la via Castiglione dalla collina. Presso la porta delle Mura di Selenite nell'alto Medioevo c'erano uno spazio libero di una ventina di metri, il ponte romano sull'Aposa (ancora oggi in parte visibile nel percorso sotterraneo del torrente), circa altri 36 m di via Emilia prima di incontrare la Croce, posta all'epoca di sant'Ambrogio (sec. IV). Fu protetta da una piccola cappella come si vede nel particolare della miniatura del 1411. Un poco più a sud-est, fuori dalle mura di Selenite, era rimasto un luogo di culto già allora molto importante, perché vi erano venerate le reliquie dei santi Vitale e Agricola e che dal 450 accoglieva anche le spoglie di san Petronio: si tratta del complesso oggi noto come S. Stefano. Fu a partire dal secolo X che, ad oriente della Porta Ravegnana, dopo la crisi tardoantica, iniziò la ripresa urbanistica della città, ad opera del monastero di S. Stefano. Alla Porta Ravegnana si svolgeva un mercato che affondava le sue origini nella notte dei tempi: era un luogo adatto in cui convergevano le strade dal territorio e dove i contadini potevano portare le derrate eccedenti il loro fabbisogno. 3 Alla fine del secolo XI, mentre la città era in netta ripresa e con spinte autonomistiche che la portarono poi alla formazione del Comune, furono costruite presso la porta le Due Torri. Ormai non si trattava più di un luogo esterno alle mura, bensì di un'area in piena urbanizzazione, che alla metà del secolo XII fu inglobata nella città dalle mura dei Torresotti. In relazione con il mercato, nel Duecento, c'era una pescheria di proprietà della famiglia degli Asinelli e una beccheria, per la vendita delle carni bovine ed ovine. La piazza fu definita nella sua struttura alla fine del Duecento, dopo che il Comune acquistò degli edifici che fece poi abbattere. Nella stessa epoca la Croce fu protetta da una cappella ricoperta di marmi pregiati, che restò in loco fino al 1798, quando il governo francese la fece rimuovere per motivi di traffico. I marmi romanici furono dispersi e la croce fu portata all'interno della basilica di S. Petronio, insieme alle altre Croci ambrosiane, rimosse nella medesima occasione. Nei pressi della Porta all'inizio del Novecento furono messe in luce tre torri (Artenisi, Guidozagni e Riccadonna) poi abbattute negli anni 1917-18 per far posto agli attuali edifici che si affacciano su via Rizzoli. 4 Il mercato di Piazza di Porta Ravegnana della miniatura della Matricola dei Drappieri del 1411 (Museo Civico Medievale, Bologna). 5 PIAZZA MAGGIORE Ha una superficie di m 100 x 75 di lato al netto delle strade. È il risultato di uno dei più significativi interventi urbanistici nella città medievale. La piazza venne progettata sullo scorcio del XII secolo per collocarvi la nuova sede del Comune e per dotare Bologna di uno spazio adeguato per il mercato (il mercato giornaliero vi si celebrò fino alla seconda metà del XIX secolo). I lavori iniziarono nell’anno 1200. L'area fu scelta tenendo conto della sua centralità. Essa infatti era situata esattamente nel cuore della città comunale, circondata dalle nuove mura (la cerchia dei Torresotti), costruite da meno di mezzo secolo; ed era equidistante dalla cattedrale di San Pietro e dalla curia Sancti Ambroxii (corrispondente all'attuale vicolo Colombina - via Pignattari sul lato orientale della basilica di S. Petronio). Per portare a compimento l'apertura della curia Comunis e la costruzione del palazzo, il Comune acquistò e demolì tutti gli edifici che occupavano il quadrante. Già nei primi anni del Quattrocento la piazza raggiunse la forma attuale: il palazzo dei Notai (1381), la fabbrica di S. Petronio (iniziata nel 1390), il palazzo del Comune (ora palazzo del Podestà, 1200), la sede degli Anziani (ora palazzo d'Accursio, ne lato occidentale, dal 1336,), il portico dei Banchi con botteghe costruito sul lato opposto (1400-1412, rifatto dal Vignola). L'amministrazione pubblica ha sempre dedicato a questa piazza grandi cure, cercando di mantenere il decoro e l’ordine che il luogo meritava. In numerose disposizioni statutarie, a partire dalla metà del XIII secolo, si impose di mantenere la piazza sgombra e si impedirono occupazioni abusive dello spazio pubblico. Su questa piazza ebbero luogo avvenimenti di grande importanza per tutta la città, cerimonie pubbliche e feste popolari, avvenimenti politici e ricorrenze religiose. 6 La sistemazione del lato orientale di Piazza Maggiore (Portico dei Banchi), intrapresa all’inizio del XV secolo, con la sua facciata merlata tardogotica che tanto piaceva agli scrittori bolognesi che ne hanno tramandato la memoria, non era consona con il gusto e lo stile architettonico rinascimentale di moda a Roma nel ‘500. Di quel gusto fu interprete il vicelegato pontificio Pier Donato Cesi. Probabilmente ci si era resi conto dell’inadeguatezza dell’edificio anche nel 1530, quando la piazza fu teatro della “Gran cavalcata di Clemente VII e Carlo V”, il corteo per l’incoronazione dell’imperatore, avvenuta in S. Petronio il 24 febbraio. Non è da escludere che la facciata quattrocentesca del Portico dei Banchi sia stata in parte occultata dagli apparati effimeri predisposti nella piazza. Non è pervenuta la documentazione che permetta di stabilire con certezza il committente e l’esecutore dell’attuale grande facciata, ma, trattandosi di un’impresa pubblica, probabilmente fu il vice-legato Cesi che nel 1563 affidò al Vignola il progetto per la costruzione di un grande rivestimento che ristrutturasse e ampliasse in altezza il precedente edificio. La facciata, lunga 96 m e larga meno di 10, si eleva per tre piani, conferendo all’intera piazza un equilibrio architettonico sontuoso. 7 A partire dal tardo medioevo e fino all'arrivo di Napoleone Bonaparte nel 1796, nella piazza si svolgeva la Festa della Porchetta. In origine si apriva con il lancio di pollame, commestibili vari e monete, e terminava con il lancio, dalla ringhiera del palazzo pubblico, della porchetta arrostita e del brodo bollente, a scherno e dileggio della folla vociante di poveri che stava sotto in attesa. Dalla fine del XVI secolo, in occasione della festa, si cominciò ad arricchire scenografia della piazza. Venne predisposto un vero spettacolo, con palchi sfarzosamente ornati, recinti all'interno dei quali si effettuavano ogni sorta di giochi, giostre, tornei e spettacoli. La festa durava l'intera giornata e si concludeva solo al tramonto con il famoso lancio. 8 CAMPUS (Piazzola) MERCATI Un importante intervento infrastrutturale compiuto dal Comune di Bologna fu l’apertura nell’anno 1219, esternamente alle mura dei Torresotti e quando ancora non c’erano le mura della Circla (ora i Viali), di una grande piazza per lo svolgimento delle fiere annuali e, più tardi, del mercato settimanale del bestiame. A memoria della destinazione del luogo a Campo del Mercato fu installata una croce datata 1219, ora conservata al Museo Civico Medievale L’apertura del Campus Mercati fu un’iniziativa direttamente legata alle organizzazioni economiche delle Corporazioni, che avevano partecipato, attraverso il Comune, alla sua realizzazione con investimenti finanziari. Anche per questa realizzazione – come si era fatto diciannove anni prima per Piazza Maggiore – si provvide al reperimento dei terreni con il sistema degli espropri per pubblica utilità. Oltre alla fiera annuale che si celebrava, a partire dal 15 agosto, nel Campo del Mercato (area oggi molto più ristretta rispetto a quella acquisita dal Comune) si celebrava anche il mercato settimanale del bestiame, che si cominciò a tenere a partire dal 1223, nel giorno del sabato: ancora oggi il mercato settimanale si tiene nello stesso luogo e nello stesso giorno. 9 Città del Vaticano, Appartamenti privati del Papa, Sala Bologna, Mappa di Bologna, 1575, particolare del Campo del Mercato, attuale Piazzola. Nell’immagine è visibile anche un rilievo incolto presso le mura della Circla, ricoperto di erba. Si tratta del terreno, lì smaltito anziché nelle discariche esterne alla città, ricavato dallo scavo per le fondamenta e le cantine dei palazzi delle famiglie senatorie che si costruirono negli anni della Legazione pontificia. Ora il rilievo è il giardino della Montagnola. 10 GUASTO DEI BENTIVOGLIO, via del Guasto, piazza Verdi, via Castagnoli, via Belle Arti Nello spazio dell’attuale Giardino del Guasto e del Teatro Comunale era situato il palazzo dei Bentivoglio, signori di Bologna dal 1401 al 1506, anno in cui la città fu ripresa da papa Giulio II. Nel 1507 il palazzo fu distrutto e depredato. I materiali di migliore qualità furono riutilizzati nella costruzione di altri edifici. La sopraelevazione che si nota nel Giardino del Guasto è costituita dal rottame e dalle macerie che non furono reimpiegate. Tra il 1755 e il 1763, fu costruito il Teatro pubblico, progettato dai Bibiena (ora Teatro Comunale). Questo è l'unico punto della veduta di Bologna del 1575 in cui sono rappresentate delle persone. Appare come uno spazio verde, al cui interno è stato ricavato un rettangolo di gioco delimitato da una corda: all'interno si trovano dei giocatori, presumibilmente intenti a svolgere una partita di pallone, ed esternamente sono visibili gli spettatori. 11 Brevi riferimenti bibliografici Bologna, “Atlante Storico delle città Italiane”, voll. 4, a cura di Francesca Bocchi, Casalecchio di Reno (Bologna) 1995-1998 Francesca Bocchi, Trasformazioni urbane a Porta Ravegnana (X-XIII secolo), in Piazze e mercati nel centro antico di Bologna. Storia e urbanistica dall’età romana al medioevo, dal rinascimento ai giorni nostri, a cura di Roberto Scannavini, Bologna 1993, pp. 11-42 Francesca Bocchi, Bologna nei secoli IV-XIV. Mille anni di storia urbanistica di una metropoli medievale, Bologna 2008 Anna Maria Matteucci, Antonio di Vincenzo e la cultura tardogotica a Bologna, Milano 1987 Giancarlo Roversi, Le mura perdute. Storia e immagini dell’ultima cerchia fortificata di Bologna, Casalecchio di Reno (Bologna) 1985 Storia di Bologna, 2, Bologna nel Medioevo, a cura di Ovidio Capitani, Bologna 2007 Richard J. Tuttle, Piazza Maggiore. Studi su Bologna nel Cinquecento, Venezia 2001 Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, ms B.4266, Nomi, cognomi e stemmi dei Signori di Collegio (Tribuni della Plebe e Massari delle Arti) dall’ultimo quadrimestre 1583 al primo quadrimestre del 1618, particolare 12