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Quel grande business chiamato Psa
Copia di 6e228950c1f1108dca69cfaeccee831a Pianeta scienza MARTEDÌ 6 MAGGIO 2014 IL PICCOLO AL MICROSCOPIO Sabato si aprono le porte all’Open Day della ricerca 2014 Ricco programma con laboratori dedicati per i più giovani all'Open Day della ricerca 2014, in programma sabato all’Area Science Park (comprensorio di Padriciano), all' Ogs - Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Borgo Grotta Gigante) e all'Inaf - Osservatorio astronomico di Trieste. Fra le iniziative dedicate a bambini e ragazzi dai diciotto mesi fino ai dodici anni (è consigliata la prenotazione), al campus di Area "Caccia al tesoro 3D" a cura di Shoreline e Arsenal, in cui i giovani visitatori scopriranno i segreti della stereoscopia attraverso una caccia al tesoro divertente ed emozionante (per i giovani fra gli otto e i dodici anni). Poi, sempre all’Area, "Mostruosamente grande: batteri e insetti per tutti i gusti" a cura di Icgeb (Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie), per bambini dai cinque agli otto anni. Poi, ancora all’Area, "Con che cosa ti piacerebbe parlare?", a cura del Gruppo Prag- ma e che vedrà i partecipanti coinvolti nel disegnare, colorare e creare il loro oggetto preferito che diventerà magicamente animato (per due gruppi di lavoro, al massimo da sei giovani l'uno: fra i cinque e gli otto anni e per bambini maggiori di otto anni). A cura di Barcheyacht “Vivere l'esperienza della nautica a 360 gradi alla scoperta di coste vicine e mari lontani”, per bambini dai sei ai dodici anni (non serve la prenotazione). Attivo il servizio di Baby parking al Nido azienda- Ecco il segreto di Hennie che visse 115 anni le di Area "Sabrina Mancardi". All'Ogs (Borgo Grotta Gigante) due percorsi per scoprire il Pianeta Terra adatti ai più piccoli: "Gioca in Ogs" (fascia fra i cinque e gli otto anni) e "Rescue Mission Ogs" (fascia fra gli otto e i dodici anni). Per le prenotazioni contattare il call center attivo fino a venerdì 9 maggio (lunedì-venerdì: orario 9-13 e 14-18): 040-3473910. O scrivere a openday@studiosandrinelli. com. Info su www.area.trieste.it/openday. di MAURO GIACCA Q Quel grande business chiamato Psa Un libro di Richard Ablin svela la mistificazione che si è sviluppata riguardo l’antigene prostatico di Cristina Serra È proprio una grande mistificazione, quella del Psa, l’antigene prostatico specifico che dagli anni ‘80 è usato, a torto, come indicatore di tumore prostatico anche in uomini asintomatici, senza cioè disturbi urinari. Lo dice chiaramente Richard Ablin (il “papà” del Psa) nel suo libro The great prostate hoax (La grande bufala della prostata), scritto con il giornalista Ronald Piana, appena uscito negli Stati Uniti e in attesa un editore per l’Italia. Ablin, che scoprì questa proteina nel 1970, inquadra in un’ottica storico-scientifica gli anni della scoperta e ricompone il puzzle di eventi che hanno proiettato il Psa in un business miliardario internazionale. Racconta del suo più grande dolore, la morte del padre, proprio per tumore alla prostata. E ripercorre gli ultimi 25 anni della sua carriera, trascorsi cercando di denunciare l’inutilità del Psa come test di screening di massa, anche su individui asintomatici relativamente giovani (di 50-55 anni). Alterazioni nella concentra- OGGI Cern, sessant’anni di scienza per la pace Nel 2014 il Cern, l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, festeggia 60 anni di scienza per la pace. La ricerca in fisica nucleare e delle particelle a Trieste, coordinata qui come nel resto d'Italia dall'Infn, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha una lunga e proficua collaborazione con il Cern. In questo contesto, oggi alle 15.30, nell’Aula A del dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Trieste, il direttore di ricerca del Cern, Sergio Bertolucci, terrà un “Colloquium” dal titolo “Buon 60 compleanno, Cern! Storia, attualità e prospettive future del più grande laboratorio di fisica del mondo”. Nel Fvg i casi di carcinoma prostatico sono circa 1110 all’anno zione ematica di questa proteina – che è prostata-specifica ma non tumore-specifica – dice Ablin, possono indicare processi transitori, da un’infiammazione, a una prostatite batterica curabile con antibiotici, ma si verificano addirittura dopo un’eiaculazione o un giro in bicicletta. Situazioni che non giustificano biopsie e indagini più invasive, insomma. Ma allora, perché il Psa è diventato un must, in urologia, nonostante la comprovata inutilità diagnostica? “Il numero di uomini che hanno eseguito il test Psa in Fvg è aumentato di tre volte tra il 1998 e il 2009, aumento non giustificato da prove scientifiche, diffusosi anche per l’errata opinione che si tratti di un test di screening di massa” spiega Diego Serraino, responsabile del Registro tumori del Fvg e del servizio epidemiologico del Centro di riferimento oncologico di Aviano. Il sistema sanitario regionale, infatti, esegue 340-350 mila test Psa l’anno, su circa 103 mila uomini, con una media di 3 test per persona e punte di 6-7; e nel solo 2009 sono stati eseguiti in regione 8392 test su uomini con meno di 50 anni. Come conferma Serraino, l’uso del test andrebbe drasticamente rivisto: “In Fvg, i casi annuali di carcinoma prostatico in uomini residenti sono circa 1110. Ma i dati preliminari del registro tumori indicano che, dopo un picco tra il 1999 e il 2008, nel 2008-2009 il numero di nuovi casi è diminuito di circa 100 diagnosi all'anno, in linea con quanto già registrato anni fa in Usa e Nord Europa”. Senza contare i costi, davvero esorbitanti. Secondo dati preliminari elaborati da Cro, Direzione centrale salute Fvg e registro tumori, ogni anno in Fvg si spendono 3-3,5 milioni di Euro per lo screening tramite Psa. Dunque, come dice Ablin, esistono uomini che devono la vita al test del Psa, certo. “Ma solo alcuni muoiono per tumore alla prostata, mentre molti uomini malati di tumore prostatico muoiono con il tumore alla prostata”. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Sissa, s’intitola l’aula magna a Paolo Budinich Oggi la cerimonia per ricordare l’inventore della scuola, nonchè “papà del sistema Trieste” Oggi alle 12 la Sissa di Trieste rende omaggio a Paolo Budinich, fisico e fondatore della Scuola, scomparso lo scorso novembre, intitolando a lui l’aula magna. «Il contributo di Budinich alla nostra scuola e a tutta la “Trieste scientifica”, è inestimabile. Dedicare a lui l’aula magna è un atto dovuto ma soprattutto profondamente sentito», ha dettp Guido Martinelli, direttore della Sissa. La decisione era stata presa già pochi giorni dopo la scomparsa, oggi a mezzogiorno si terrà una cerimonia in presenza della famiglia e delle autorità. L’evento si aprirà con la proiezione di un’intervista a Budinich, fatta dal giornalista Fabio Pagan nel 1989, proveniente dagli archivi della Rai. L’intervista è l’occasione per ripercorrere la storia personale di questa importante personalità, i suoi contributi alla nascita dei numerosi centri di ricerca oggi presenti sul territorio, e per spiegare, con le parole stesse del suo fondatore, l’origine e la funzione della Sissa. Seguirà un breve discorso di Guido Martinelli, che scoprirà poi una targa dedicata a Budinich. Trieste “Città della scienza” deve molto a Budinich, scomparso il 14 novembre 2013: un innovatore senza il quale non esisterebbe il “Sistema Trieste”, un polo scientifico di peso internazionale e un “approccio” alla gestione della ricerca scientifica che ha reso questa città un’avanguardia e un esempio a livello internazionale. Il Sistema Trieste ha supportato la formazione scientifica nei paesi in via di sviluppo, accogliendo negli ultimi Galileo. Koch. Jenner. Pasteur. Marconi. Fleming... Precursori dell’odierna schiera di ricercatori che con impegno strenuo e generoso (e spesso oscuro) profondono ogni giorno scienza, intelletto e fatica imprimendo svolte decisive al vivere civile. Incoraggiare la ricerca significa optare in concreto per il progresso del benessere sociale. La Fondazione lo crede da sempre. 50 anni migliaia di giovani studenti da tutto il mondo, come molti di quelli che oggi frequentano la Sissa, perché riportassero poi le conoscenze acquisite nei loro paesi d’origine. Nel 1964, insieme al premio Nobel di origine pakistana, Abdus Salam, Budinich fondò il Centro Internazionale di Fisica Teorica Ictp di Miramare, il primo “mattone” della Trieste scientifica. Nel 1978 fu la volta della Sissa, la prima scuola in Italia insieme alla Normale di Pisa a offrire il titolo di PhD, di cui fu 27 anche il primo direttore. Contribuì poi anche a creare Elettra Sincrotrone Trieste. Budinich fu attivo anche sul fronte della divulgazione scientifica fondando l’Immaginario Scientifico, il “science center” triestino. La sua intensa attività stimolò la nascita di un polo internazionale di ricerca che oggi comprende anche Icgeb, Cbm, Area Science Park e molto altro ancora, fino a far diventare Trieste un’eccellenza scientifica, fra le città con la più alta densità al mondo di ricercatori per abitante. QUESTA PAGINA È REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON uesta è la storia del tutto speciale di Hendrikje “Hennie” van Andel-Shipper, nata in Olanda nel 1890 e morta nel 2005 all’invidiabile età di 115 anni, l’essere umano al tempo a essere vissuto più a lungo. Quando aveva “soltanto” 82 anni, Hennie decise di donare, alla sua morte, i propri organi alla scienza, senza aspettarsi che questo sarebbe avvenuto più di 30 anni dopo. A 100 anni, sviluppò un tumore alla mammella; curato soltanto con la chirurgia, non recidivò. La causa della morte fu un tumore dello stomaco, invasivo e letale; ma anche dopo aver passato i 100 anni, Hennie era nel pieno delle sue facoltà neurocognitive: chi la frequentava la descriveva come brillante, attenta e curiosa. Anche la madre di Hennie, peraltro, quando era morta intorno ai 100 anni, non aveva nessun segno di demenza. Avere a disposizione i campioni di un supercentenario così speciale è ovvio che abbia stimolato l’interesse dei ricercatori, anche se Hennie semplicemente attribuiva la sua longevità al mangiare aringhe crude salate e bere succo d’arancia. Una delle teorie più accreditate attribuisce all’accumulo di mutazioni nel Dna la ragione principale dell’invecchiamento. Ecco che allora un team internazionale di ricercatori, guidati da un gruppo del Vrije University Medical Center di Amsterdam, ha sfruttato le moderne tecnologie per determinare tutta la sequenza del Dna estratto dalle cellule del sangue di Hennie. I risultati, pubblicati la scorsa settimana, sono stati sorprendenti. A 115 anni, i globuli bianchi di Hennie avevano sì diverse mutazioni (circa 600), ma nessuna di questa cadeva in regioni importanti del genoma. La sorpresa, invece, consiste nel fatto che tutte le cellule del sangue derivavano soltanto da due uniche cellule staminali. Negli adulti normali, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine sono il prodotto di 10-20mila cellule staminali diverse. Ciascuna di queste risiede nel midollo osseo, e si divide ogni 25-50 settimane per generare due cellule figlie, di cui una rimane una cellula staminale e l’altra inizia a moltiplicarsi, per poi specializzarsi in miliardi di cellule finali. Ebbene, nella sua lunghissima vita, il midollo di Hennie aveva esaurito tutte le proprie cellule staminali, tranne soltanto due. Questa inaspettata scoperta, oltre a rimarcare lo straordinario potere delle cellule staminali, fornisce un supporto decisivo alla teoria secondo la quale l’invecchiamento sarebbe strettamente legato al progressivo esaurimento del numero di queste con il passare del tempo. Perché poi questo avvenga in due anni nel topo e in più di 100 anni nell’uomo rimane ancora un affascinante mistero.