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Tributi Italia: “Datemi il 25% e stanerò i morosi”

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Tributi Italia: “Datemi il 25% e stanerò i morosi”
PREMIO NAZIONALE DI GIORNALISMO“MARIO FRANCESE 2012”
Anno IV n.21
€ 0,70
domenica 2 dicembre 2012
• QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009
• DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE
e-mail: [email protected]
prossima uscita: 16 dicembre
DOPO AVERE SVUOTATO LE CASSE DI AUGUSTA, ROSOLINI E ALTRI COMUNI, PROPONE UNA TRANSAZIONE AL 10% (SIC!)
Tributi Italia: “Datemi il 25% e stanerò i morosi”
Il 10% del maltolto, questo
è disposta a restituire ai cittadini di oltre 400 comuni
italiani la Tributi Italia, la
società di riscossione che
ha imperversato in Italia
per un decennio, incassando i tributi locali ma non
riversandoli nelle casse comunali, della quale ormai
da tre anni seguiamo le vicende per gli effetti nefasti
sui bilanci dei comuni di
Priolo, Melilli, Avola, Augusta, Rosolini.
E proprio al comune di
Rosolini è arrivata recentemente la proposta dell’avvocato Ricca che assiste la
società, una strada che immaginiamo si stia percorrendo per mettere a tacere
tutti i comuni creditori.
Una proposta indecente,
per parafrasare il titolo di
un famoso film drammatico del ‘93. L’idea che la truffa del secolo possa risolversi con il mero versamento
di un obolo appare davvero
stupefacente: 10milioni di
euro rispetto ai 100 totali
(questa finora la cifra accertata) indebitamente sottratti dalla società.
Pag.3 (De Michele)
RIGASSIFICATORE
AMPIO DIBATTITO NEL PD. I RENZIANI: “È STATO UN SUCCESSO CLAMOROSO, ORA IL RINNOVAMENTO DEL PARTITO”
“Agli incontri
di filosofia
anche casalinghe
e professionisti”
Sospesi gli aiuti
di Stato (3 mld)
Perchè la fuga
di Erg e Shell
pag.7 (Albatros)
ELIO CAPPUCCIO
“Ai cittadini la scelta del candidato sindaco”
“Una mostra per soli
siracusani”
PAG.12 (Bandiera)
Paolo Gulino, segretario
cittadino del PD: “L’assemblea cittadina del Pd ha
dato mandato di avviare
la concertazione sul territorio per coinvolgere le
forze politiche, sociali e
culturali. Italia del Valori,
Pd, Sel, ben 44 associazioni e coloro che hanno
dissentito e si sono opposti alle scelte dell’attuale
amministrazione Visentin
daranno vita alle primarie
di questa città ed a questi
si aggiungerà successivamente l’Udc. Stavolta,
proprio sulla scia di un
vero rinnovamento, il
pag.6 (Bandiera)
THAPSOS
candidato sindaco lo decideranno i cittadini”.
Orazio Scalorino, sindaco di Floridia: “Abbiamo
anticipato i tempi del cambiamento: siamo stati attenti interpreti dei nuovi
messaggi che provenivano
dalla società già a partire
dalle elezioni amministrative, durante le quali abbiamo utilizzato un linguaggio
diverso, abbiamo avuto un
approccio inedito ai problemi della città ed abbiamo,
soprattutto, scelto un diverso modo di comunicare”.
Pag. 9 (La Leggia)
DANIELA FRANZÒ (GIORNALE DI SICILIA): “SU VELENI IN PROCURA C’È CHI HA RIFERITO PORZIONI DI VERITÀ”
“Questione morale anche per i giornalisti”
“Da mesi oramai stiamo
scrivendo le vicende che riguardano i magistrati della
procura di Siracusa ben lontani dal parteggiare o prendere le difese degli uni o degli altri certi come siamo che
il compito dei giornalisti è
stato e sarà sempre quello di
riferire i fatti mantenendo la
propria identità e autonomia
di pensiero anche di fronte a
verità scomode e imbarazzanti o quantomeno delicate. Purtroppo non la stessa
scelta di autonomia è stata
fatta da alcuni colleghi”.
Pag. 3
761.000 EURO DA SPENDERE COME SI VUOLE E IL CONSIGLIO NON NE HA SAPUTO NULLA
Al Comune un tesoretto dalla Regione
Siracusa è un comune
“virtuoso”. Ecco perché la
Regione gli ha assegnato
761.058 euro. In verità si
tratta solo del riconoscimento con cui vengono
“premiati” quei comuni
che abbiano dimostrato di
avere assicurato l’integrale
pagamento dei costi per il
servizio rifiuti fino al 31 dicembre 2009: un ritardo di
due anni quindi.
Di Giovanni (SEL): “Appare incredibile e di estrema
gravità che, mentre sono
stati tagliati fondi anche
per servizi essenziali, tra
quali anche quelli attinenti
proprio all’igiene urbana,
si sia taciuto al Consiglio
della disponibilità di una
cifra sicuramente cospicua
in relazione alle condizioni del bilancio”.
Pag. 5 (De Michele)
Con piglio borbonico
la Mastelloni
ha deciso
la chiusura
pag.8 (La Leggia)
MODA
Nuova pagina
della Civetta
Stili, tendenze
mercato e design
pag.20 (Privitera)
Appalti per il Tribunale
Procura etnea indaga
PAG. 5 (De Michele)
Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
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Insieme ai direttori di musei prestigiosi, artisti, filantropi, happening con bavagli e maschere
Il video di Anish Kapoor su libertà di espressione e diritti umani
cliccatissimo su YouTube. Unico italiano Demetrio Paparoni
di CORRADO FIANCHINO
Attorno a una parete bianca, su cui
sono scritti con effetti artistici i nomi
degli intellettuali incarcerati, torturati,
costretti all’esilio per reati di espressione, o che semplicemente soffrono la repressione degli stati contro la libertà di
informazione e di pensiero (il solo scrittore europeo citato è Roberto Saviano),
una quarantina di curatori, direttori di
musei, artisti famosi in tutto il mondo
inscenano un happening sul bavaglio, la
maschera, le manette. Mattatore Anish
Kapoor, “lo scrittore anglo-indiano che
ha firmato il progetto per la mastodontica torre simbolo di Londra 2012”, come
scrive Il Corriere della Sera.
È un video che, lanciato su YouTube,
ha immediatamente avuto un successo
enorme, tanto più in quanto solidarizza
con un grande artista, Ai Weiwei, sottoposto a censura dal governo cinese.
Anish Kapoor – continua il Corriere –
“è stato capace di riunire una bella selezione di gente dell’arte (Mark Wallinger, Bob e Roberta Smith, Tom Phillips),
ballerini (Tamara Rojo, Deborah Bull),
direttori di musei (dal MoMa al Guggenheim, dal New Museum di Brooklin
al Whitney di New York, dall’Hirshorn
di Washington al Philadelphia Museum
of Art al Museum di San Diego) e celebrità varie (dalla miliardaria filantropa
Helen Bembers allo scrittore Hanif Kureishi)”.
Demetrio Paparoni
Anish Kapoor
Unico italiano a ballare con tutti loro
Demetrio Paparoni, siracusano fin nelle
midolla, che già due settimane fa si era
prodotto in una testimonianza di solidarietà al nostro giornale inaugurando
la mostra delle opere dei 70 artisti del
belpaese e di alcune città estere alla
Provincia regionale. Una mostra che ha
avuto successo non soltanto per la dedizione di tanti artisti, vieppiù per Alberto Baio e Annibale Vanetti, ma anche
per la presenza del noto saggista, che
aveva voluto esserci venendo appositamente da Milano.
La partecipazione di Demetrio Paparoni a una manifestazione di arte, danza, cultura, impegno civile a così alto
livello, mentre conferma il livello di riconoscibilità raggiunto in tutto il mondo, impreziosisce il valore della sua
volontà di vicinanza con la Civetta, di
cui eravamo e siamo particolarmente
orgogliosi.
Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
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Emissari della società contattano i comuni creditori nel momento in cui molti hanno casse vuote
Tributi Italia a Rosolini: “Disposti a una transazione col 10% del dovuto
E, col 25% di aggio, siamo pronti a riscuotere le somme dei morosi”
di MARINA DE MICHELE
Il 10% del maltolto, questo è disposta a
restituire ai cittadini di oltre 400 comuni italiani la Tributi Italia, la società di
riscossione che ha imperversato in Italia per un decennio, incassando i tributi
locali ma non riversandoli nelle casse
comunali, della quale ormai da tre anni
seguiamo le vicende per gli effetti nefasti
sui bilanci dei comuni di Priolo, Melilli,
Avola, Augusta, Rosolini.
E proprio al comune di Rosolini è arrivata recentemente la proposta dell’avvocato
Ricca che assiste la società, una strada
che immaginiamo si stia percorrendo per
mettere a tacere tutti i comuni creditori.
Una proposta indecente, per parafrasare il titolo di un famoso film drammatico del ‘93. L’idea che la truffa del secolo
possa risolversi con il mero versamento
di un obolo appare davvero stupefacente: 10milioni di euro rispetto ai 100 totali
(questa finora la cifra accertata) indebitamente sottratti dalla società di Giuseppe
Saggese, oggi agli arresti con l’accusa di
“peculato, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per
operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute certificate e omesso versamento Iva”.
Fabrizio Garofalo, gip del tribunale di
Chiavari, qui la sede legale della Tributi
Italia, ha scritto nell’ordinanza che la situazione economica disastrosa del gruppo societario negli anni 2008 e 2009, il
migliaio di dipendenti senza lavoro e gli
enormi debiti con gli enti locali, era “sostanzialmente dovuto alla fuoriuscita
di enormi somme di denaro dalle casse
della società”. 20 milioni di euro finiti direttamente nelle tasche del patron tra il
2006 e il 2009, a completamento, così si
dice, di un modesto compenso retributivo
di 125 mila euro mensili. “La pervicacia
Giuseppe
Saggese
nell’appropriazione illecita di immense
somme di denaro, accompagnata da un
contegno volto a nascondersi dietro organi che amministravano solo formalmente,
sono indici di una capacità criminale di
eccezionale rilevanza, di un’indole volta
ossessivamente a conseguire illeciti profitti senza sopportarne la responsabilità”,
si legge nel provvedimento di arresto.
Seppure in ritardo, rispetto alle tantissime segnalazioni e denunce, la scure della
giustizia non è calata solo nei confronti
di Saggese ma anche su altri amministratori di società collegate, in particolare la
Gestor Spa. In totale cinque sono stati gli
arresti e quattro le persone denunciate a
piede libero con divieto di allontanamento dal comune di dimora abituale. Una
vita da nababbi quella di Saggese. La
guardia di finanza avrebbe quantificato
in 10mila euro quotidiane il prelievo per
permettersi autovetture di lusso, yachts,
aerei privati, vacanze in località prestigiose, feste e festini partecipati anche da
esponenti delle amministrazioni locali, felici di sedere al tavolo di chi faceva
enormi profitti, illeciti, con i tributi dei
propri cittadini. Difficile quindi poter
ora quantificare quanto il patron della
società sia in grado di restituire ai co-
muni beffati una volta che già la procura
di Chiavari è riuscita a sequestrare beni
e denaro per un milione di euro. Forse
resta solo da raschiare il fondo del barile. Eppure si sarebbe potuto intervenire
ben prima se si fosse dato seguito alle segnalazioni e alle prime denunce già del
1999 o se si fossero date risposte alle numerose interrogazioni parlamentari dei
democratici come dei radicali e dell’IdV.
Ma la spiegazione di tale inerzia è con
buona probabilità nella ricostruzione
de Il Fatto Quotidiano che parla di un
“reticolo di connivenze e protezioni politiche” che hanno garantito per anni
alla società una sostanziale impunità
e anche una norma ad aziendam (non
a caso ribattezzata “norma Tributitalia”), inserita nel decreto fiscale 2010,
firmato dal ministro Tremonti. Grazie
al comma 3 dell’articolo 3 del provvedimento, in cui si disponeva “la persistenza delle convenzioni vigenti con gli enti
locali immediatamente prima della data
di cancellazione dall’albo”, la società ha
potuto infatti utilizzare la legge Marzano per il concordato delle grandi imprese in crisi (la stessa procedura utilizzata
per Alitalia, precisa il quotidiano), attivando le procedure di ristrutturazione
economica e finanziaria che le hanno
consentito di evitare la bancarotta e continuare a svolgere la propria attività di
accertamento e riscossione. Già dal 2010
i radicali avevano indicato con nome e
cognome i referenti politici della Tributi Italia ed evidenziato le resistenze alla
cancellazione della società dall’albo dei
riscossori. Un risultato di certo ottenuto grazie alla perfetta assistenza legale
(primo avvocato della società il famoso
Nicolò Ghedini) per la quale fino ad allora si erano spesi 6 milioni di euro.
Ma a leggere ora il presente non sembra
che si possa dire che la partita sia chiusa. Al comune di Rosolini, creditore della Tributi Italia per 4.800.000 euro, non
è infatti arrivata solo la proposta di un
accomodamento con un favoloso 10%,
pari a 480.000 euro, ma anche quella
avanzata dal dottor Di Prima, funzionario della società oggi in amministrazione
straordinaria, sulla scorta di quanto già
felicemente concordato con gli amministratori del comune di Piedimonte Etneo.
Questa volta una proposta “di quelle che
non si possono rifiutare”. Un do ut des.
La prosecuzione per almeno due anni
del rapporto di “fiducia” (!) per il recupero dei crediti dei cittadini morosi, già
accertati dalla società, in cambio del preziosissimo database che la Tributi Italia
non ha mai voluto consegnare ai comuni
truffati, facendosi forte anche di sentenze
che hanno considerato prevalente “la tutela dell’opera di ingegno” (sic!) rispetto
all’interesse delle amministrazioni danneggiate. Una pretesa che a noi appare
di una tracotanza assoluta, spregevole, e
ancor di più da respingere se si valuta per
un verso che l’aggio richiesto è di ben il
25%, per l’altro che il comune, se assentisse all’accordo, andrebbe di fatto in regime
di proroga contrattuale e non potrebbe
avanzare più alcuna pretesa risarcitoria
nei confronti della società. Considerato
il ruolo svolto dallo Stato in tutta questa
sporca vicenda, e considerata la natura
stessa della Tributi Italia, per certi aspetti
para statale, riteniamo che un intervento
del Governo per fare ordine, e soprattutto pulizia, sia indispensabile. Lasciare le
amministrazioni locali, affamate anche
di briciole, per una volta ancora in balia
della Tributi Italia ci apparirebbe un atto
irresponsabile.
“Veleni in Procura”: “C’è chi ha riferito porzioni di verità, eventi raccontati da punti di vista unilaterali”
Franzò (Giornale di Sicilia): “Credo sia arrivata anche per noi giornalisti
l’ora di sollevare la questione morale con umiltà e rispetto per il nostro lavoro”
Si apre finalmente il dibattito tra i giornalisti siracusani sull’informazione resa dai
vari organi di stampa in merito alle notizie
susseguite alla nostra inchiesta sulla Procura della Repubblica, che ha causato il
trasferimento del dott. Ugo Rossi e del dottor Maurizio Musco rispettivamente nella
Procura di Enna e in quella di Palermo.
Registriamo a tale proposito un documento stilato dalla giornalista Daniela Franzò
del Giornale di Sicilia, approvato all’unanimità dall’assemblea dei cronisti iscritti
all’UNCI provinciale, inviato ai segretari
nazionale e regionale dell’Unione Cronisti,
alla segreteria regionale dell’Associazione
siciliana della Sampa e al segrettario provinciale della stessa. Il documento è stato
poi reso pubblico su Facebook.
“Egregi colleghi, come professionista impegnata da più di 20 anni nella cronaca
giudiziaria mi sento di intervenire, seppure a distanza, nel dibattito avviato sulla
vicenda <veleni in Procura> a Siracusa nel
quale sono coinvolti giornalisti che a vario
titolo e a più riprese si sono occupati della
querelle scoppiata a palazzo di giustizia
culminata nel trasferimento del procuratore Ugo Rossi e del sostituto Maurizio
Musco. Abbiamo scelto di raccontare i
fatti, nel loro susseguirsi, con equidistanza, imparzialità, equilibrio e buon gusto,
quest’ultimo nonostante le ripetute cadute di stile registrate nei toni e nei modi da
parte di persone estranee alla vicenda ma
seriamente intenzionate a creare più confusione e malintesi che altro.
“Da mesi oramai stiamo scrivendo le vicende che riguardano i magistrati della
procura di Siracusa ben lontani dal parteggiare o prendere le difese degli uni o
degli altri certi come siamo che il compito
dei giornalisti è stato e sarà sempre quello di riferire i fatti mantenendo la propria
identità e autonomia di pensiero anche di
fronte a verità scomode e imbarazzanti o
quantomeno delicate. Purtroppo non la
stessa scelta di autonomia è stata fatta da
alcuni colleghi che hanno riferito porzioni
di verità, eventi raccontati da punti di vista
unilaterali e spesso offensivi nei confronti
delle controparti di turno.
“Personalmente sono lontanissima dagli
schieramenti di ogni tipo e chissà per quali
fini ossequiati. Intendo andare avanti su
questa linea ma una cosa sento di esprimerla in questo momento. Non ritengo
che sia opportuno il ricorso allo strumento
della solidarietà mascherato dalla necessità di difendere gli interessi della categoria.
La categoria si difende da sè sul campo,
ogni giorno, mantenendo la sua autonomia di giudizio e l’equidistanza da ogni
evento. Diversamente si rischia di regalare
giudizi positivi su operati indifendibili laddove la vera difesa non viene regalata ma
si conquista con l’opinione del lettore che
gratuitamemnte e senza nulla pretendere
in cambio ti ringrazia per averlo informato
correttamente su quanto sta accadendo, in
questo caso, a palazzo di giustizia. La difesa ad oltranza della categoria o di singoli
esponenti di essa non serve ad accrescere la
stima e la fiducia del lettore nei confronti
dei giornalisti ma serve unicamente ad alimentare ancora di più un clima di sospetto
e di diffidenza verso la stampa. Credo che
sia arrivata anche per noi giornalisti l’ora
di sollevare con umiltà e rinnovato rispetto
nei riguardi del nostro lavoro la <questione morale> che porti a fare pulizia, vera e
non a parole, al nostro interno al solo fine
di tutelare l’autonomia professionale da attacchi di ogni tipo, ed esprimere, questo sì,
piena solidarietà a quanti ogni giorno questa autonomia la difendono”.
3
Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
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Sui 170 delle ditte esternalizzate gioco delle tre carte. Timori per i lavoratori Socosi e Util Service
Gugliotta (Filcams Cgil): “C’è una casta formata dai dirigenti del comune
che decide quanto si deve premiare, come si deve premiare e si prende i soldi”
di STEFANIA FESTA
Creare lo strappo avendo già in tasca la
soluzione per tenere sotto scacco i lavoratori: è questa, secondo il segretario
provinciale Filcams CGIL di Siracusa,
la politica adottata dal consiglio comunale in merito alla vicenda che vede
coinvolti i quasi 170 lavoratori delle ditte
esternalizzate del nostro comune. “È palese – commenta Gugliotta – che si tratta di una manovra studiata a tavolino: in
commissione bilancio si propone e si approva una decurtazione del 15%, poi si
arriva in consiglio comunale e immediatamente si trova la soluzione. Perché non
hanno cercato le soluzioni direttamente
in commissione? Se non ci fosse stata
mala fede, in commissione avrebbero
potuto correttamente prendere i soldi da
un altro capitolo, senza mortificare i lavoratori, e poi rimpinguarlo con i fondi
di riserva.”
Per recuperare i 100mila euro decurtati
alla società che presta servizio negli asili nido comunali, infatti, in consiglio si
è subito pensato di attingere al capitolo
per il trasporto pubblico, stabilendo di
diminuire il numero delle corse dei bus
navetta di Ortigia, così come altrettanto
prontamente è stata trovata la soluzione per gli operatori dell’IGM. Oppure,
come commenta Stefano Gugliotta,
si sarebbe potuto discutere, sempre in
commissione bilancio, dell’emendamento varato dal consiglio e che mette
in discussione il capitolo che ‘non c’è’
dedicato alla premialità dei dirigenti.
Questa premialità, infatti, non ha un
capitolo ben definito ma viene attinta
nei vari capitoli di spesa. Alle richieste
pressanti da parte dei consiglieri co-
munali di conoscere il capitolo di spesa
per le premialità, il ragioniere generale
Giorgio Giannì non ha risposto, facendo sospendere la seduta. “Se avessero ritoccato il sistema premiante in commissione bilancio – prosegue il segretario
provinciale Filcams – i problemi sarebbero stati risolti già da subito. E non è
neanche plausibile assistere alla commedia del ragioniere generale che dice che il
sistema premiante viene calcolato tutto
l’anno in base all’impegno dei dirigenti e
agli obiettivi raggiunti, e che metterlo in
discussione a fine anno non risolverebbe
il problema. Qui c’è una casta formata
dalla dirigenza del comune di Siracusa che decide quanto si deve premiare,
come si deve premiare e si prende i soldi.
Stando a quanto affermato da Giannì,
c’è una sorta di direttivo di valutazione,
ma senza alcun controllo da parte del
consiglio comunale. Stiamo parlando di
una gestione unilaterale di denaro pubblico da parte di persone che si auto-attribuiscono un sistema premiante attingendolo dai vari capitoli di spesa.”
E se la situazione sembra essersi risolta
positivamente per gli operatori degli asili nido e dell’IGM, almeno per il mese
di dicembre, ancora incerta è quella dei
lavoratori delle ditte esternalizzate come
Socosi e Util Service, la cui sorte è legata
ad un atto di indirizzo contestato anche
dal consigliere Ettore Di Giovanni. “Per
questi lavoratori – continua Gugliotta
– la soluzione proposta è stata quella di
attingere ai fondi di riserva del sindaco
attraverso un atto di indirizzo. Ma se il
consiglio comunale, per un motivo qualsiasi, dovesse decadere e dovesse arriva-
Stefano
Gugliotta
re il commissario, quest’indirizzo sarebbe carta straccia, non avrebbe nessuna
valenza, e i lavoratori non avrebbero
nessuna garanzia del mantenimento del
monte ore lavorativo.”
La situazione per i lavoratori di queste
ditte è ancora più preoccupante. Nella
seduta del 28 novembre, infatti, è stato
approvato l’emendamento 83 sul previsionale di spesa 2013-2014, che reitera i
tagli previsti nell’emendamento 75. Anche in questo caso, il leitmotiv dominante in aula consiliare è stato quello di
approvare il bilancio per scongiurare il
pericolo di commissariamento e di trovare eventualmente delle soluzioni nel
2013, come la reintroduzione della tassa
di soggiorno, l’aumento dell’IMU e della Tarsu. Il problema per queste società
è che, come ogni anno, è stata aperta la
procedura di licenziamento in prossimi-
tà della scadenza del contratto. “L’apertura della procedura – ci spiega Gugliotta – è un fatto prettamente tecnico: per
prassi la ditta, in vista della scadenza del
contratto e nell’attesa del rinnovo, deve
aprire la procedura di licenziamento.
Ma quest’anno, con lo spettro del previsionale biennale 2013-2014, le aziende
potrebbero usare questa procedura per
sopperire ai tagli. Poi, che le organizzazioni sindacali trovino con l’azienda un
accordo su come spalmare queste riduzioni è un discorso, ma non ci dobbiamo
scordare che in ogni caso l’azienda ha
aperto una procedura di mobilità e che,
se nei 75 giorni previsti non si dovesse
trovare un accordo, l’azienda potrebbe
procedere anche al licenziamento di una
parte di questi lavoratori che, vorrei sottolineare, non sono un peso per la pubblica amministrazione, ma sono dipendenti con un’alta professionalità ormai
indispensabili per la prosecuzione delle
attività dell’amministrazione.”
Inutile parlare anche di internalizzazioni, come è stato proposto negli emendamenti presentati dal Movimento per Siracusa, perché è ormai noto che, per via
del patto di stabilità, si tratterebbe di un
discorso impossibile da portare avanti, e
che sembrerebbe più una manovra politica da campagna elettorale che non la
ricerca effettiva di una soluzione per la
stabilizzazione dei lavoratori.
Un caso emblematico è rappresentato
dalla Gepa, i cui lavoratori sono stati licenziati e sono attualmente in disoccupazione, nella speranza di essere reintegrati nella ditta che dovrebbe aggiudicarsi
l’appalto con il prossimo bando di gara.
Ma con quali garanzie? “Nel momento
in cui il comune dovrà indire questo bando di gara, – conclude Gugliotta – così
come per i bandi per il trasporto urbano,
l’Util Service e la Socosi, dovrebbe prevedere delle clausole di salvaguardia dei
livelli occupazionali in essere in queste
società. Solo al comune di Siracusa si è
sempre restii ad inserire queste clausole, arrivando addirittura ad ipotizzare
che sono anticostituzionali.” Nel caso
della Gepa, l’amministrazione vorrebbe
inserire una clausola che prevede, oltre
all’offerta al ribasso, anche un’offerta
tecnica che attribuisce punteggi se la
ditta subentrante assume personale proveniente dall’azienda precedentemente
affidataria dell’appalto. La domanda,
forse retorica, è: con quale criterio dovrebbero essere scelti i dipendenti? E
cosa succederebbe se le ditte concorrenti
formassero un cartello decidendo di concorrere solo con l’offerta al ribasso senza
tener conto dell’offerta tecnica? L’inserimento delle clausole di salvaguardia
che obbligano le imprese aggiudicatrici
dell’appalto ad assumere il personale
già in essere nella ditta precedente è non
solo una clausola di garanzia, ma di civiltà del lavoro e, tra l’altro, già applicata
dalla Regione Sicilia, grazie all’intervento nella Filcams, nel caso di Novamusa,
società che gestisce le biglietterie dei siti
archeologici. Che il bando di gara della
Regione Sicilia, secondo la nostra amministrazione, sia anticostituzionale?”
Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
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L’ipotesi più inquietante è che a gestire le gare in maniera illecita sia stata un’unica cabina di regia
Anche Siracusa nell’inchiesta della Procura di Catania sugli appalti milionari
per il miglioramento della macchina giudiziaria nei Tribunali in Sicilia
di MARINA DE MICHELE
Sembra che vi sia anche Siracusa nell’inchiesta della Procura di Catania, in collaborazione con quella di Palermo, sulla formazione professionale e il miglioramento
della macchina giudiziaria in Sicilia. Al
vaglio degli inquirenti una dozzina di
gare d’appalto, bandite dalla Regione in
questi ultimi cinque anni, per assegnare
programmi di formazione da 70 milioni
di euro, risorse del Programma operativo
regionale 2007/2013 del Fondo Sociale Europeo. Dal poco che è filtrato dagli uffici,
si sa che sono diversi i filoni di indagine in
cui è impegnata la Guardia di Finanza che
ha già sequestrato un’ingente quantità di
atti e documenti relativi sia alla preparazione dei bandi di gara che all’aggiudicazione dei progetti ad alcune onlus, attive
nella formazione professionale, e alle forniture di beni e servizi.
Nelle intenzioni l’intervento programmato avrebbe dovuto rafforzare “le capacità
d’azione delle autorità per l’Amministrazione della giustizia della Regione Siciliana”, rendere più efficiente e moderna
l’amministrazione, inceppata, della giustizia, un’iniziativa salutare in una regione decisamente carente di senso e rispetto
della legalità, ma l’ipotesi del procuratore
capo Giovanni Salvi e dell’aggiunto Giuseppe Gennaro è che le risorse pubbliche
messe a disposizione abbiano preso strade
del tutto diverse: le tasche dei privati. In-
fatti, proprio come un ladro scoperto nella casa di un poliziotto, alla verifica della
regolarità dei bandi e della loro effettiva
esecuzione sono saltate fuori irregolarità
tali da far supporre un futuro terremoto
negli uffici giudiziari. Secondo il giornalista Riccardo Lo Verso, che per primo ha
dato notizia dell’indagine, l’ipotesi più inquietante è che a gestire le gare in maniera
illecita sia stata un’unica cabina di regia.
Tra i primi bandi a finire sotto la lente di
ingrandimento della magistratura catanese, troviamo quello che ha assegnato un
milione e 230 mila euro per la Procura di
Palermo e il Tribunale e alla Corte d’appello di Catania. Ad aggiudicarselo l’Iraps
onlus di Catania (Istituto di ricerche applicazioni psicologiche e sociologiche) grazie
alla procedura adottata basata sul criterio
dell’offerta economica più vantaggiosa.
L’iniziativa, dalla durata di due anni, è stata presentata nel dicembre del 2009 negli
uffici di Catania della Presidenza della Regione alla presenza di alcune personalità:
in primis l’ex governatore Raffaele Lombardo e il procuratore generale di Catania
Giovanni Tinebra. Il progetto “Obiettivo
convergenza asse prioritario VII Capacità Istituzionale” presentava 8 linee di intervento: l’analisi e l’ottimizzazione degli
Uffici Giudiziari al fine di migliorarne
l’efficienza operativa e l’efficacia delle prestazioni rivolte agli utenti interni ed ester-
ni; l’analisi dell’utilizzo delle tecnologie,
l’adozione e l’utilizzazione delle stesse per
il miglioramento organizzativo e l’alfabetizzazione della sicurezza informatica; la
costruzione della Carta dei servizi, l’autovalutazione della qualità dei servizi e l’applicazione del CAF; l’accompagnamento
alla certificazione di Qualità e la costruzione del Bilancio Sociale; la realizzazione
di un Front Office (Sportello Unico) per il
miglioramento della comunicazione con
la cittadinanza e la comunicazione istituzionale con la realizzazione e gestione di
un sito web; l’organizzazione di un convegno finale con la pubblicazione dei risultati del progetto; l’attivazione di un network
con l’Opco “con l’obiettivo di acquisire le
best practices di benchmarking”.
Insomma obiettivi ambiziosi come precisavano allora sia il Capo progetto, l’avvocato Carola Parano, Direttore Scientifico
Opco - “Abbiamo composto diverse task
force, formate da esperti, con il compito di
studiare il sistema amministrativo della
giustizia per approdare ad un progressivo
miglioramento tecnologico” – sia Francesco Cavallaro rappresentante dell’Iraps e
direttore amministrativo del progetto –
“Puntiamo alla realizzazione di due sportelli, uno per il pubblico e l’altro interno
agli uffici giudiziari, e un sito web per favorire la comunicazione istituzionale. Allo
studio anche una carta dei servizi ideata
per rendere gli uffici giudiziari più vicini e
ancora più accessibili al cittadino”. Obiettivi che evidentemente la procura catanese non ha ritenuto essere stati perseguiti
con il dovuto impegno così come sembra
che ritenga sospetta anche la procedura
di gara le cui determine sono state sottoscritte dalla dirigente del servizio Concetta Cimino e dall’allora dirigente generale
dell’assessorato alla Formazione, Patrizia
Monterosso.
Per quanto se ne sa, a presentare le offerte c’erano nomi di levatura europea nel
settore della formazione professionale: la
Luiss Guido Carli, la Ernest e Young, la
Bain e Company, ma a classificarsi come
prima per punteggio era stata la Lattanzio Associati, con il 40% di risparmio
rispetto al prezzo a base d’asta: 839.500
euro. L’offerta veniva però ritenuta anomala dalla commissione aggiudicatrice e
“incongrui” gli elementi giustificativi del
ribasso e la Lattanzio esclusa. Ad aggiudicarsi il progetto l’Iraps onlus con un’offerta di 1.230.660 euro, 400mila euro in
più rispetto alla Lattanzio. Si riferisce che
l’Iraps abbia operato correttamente con la
Procura di Palermo, inviando personale
specializzato sia nella comunicazione con
il pubblico che istituzionale sia nella razionalizzazione delle spese per le intercettazioni, capitolo dolente di ogni procura,
ma che al contrario poco o nulla sia stato
fatto negli uffici giudiziari di Catania. Di
più non si sa, ma si ritiene probabile che
a segnalare le anomalie sia stato l’OPCO
(l’osservatorio permanente sulla criminalità organizzata) al quale era affidato proprio il compito di seguire costantemente
la corretta esecuzione del progetto, il suo
monitoraggio e il rapporto con i rispettivi
uffici giudiziari. L’Osservatorio, istituito
nell’ambito delle iniziative per la sicurezza e la legalità previste dal ‘POR Sicilia’
2000-2006 già dal 2001 (la sua istituzione
ha visto una spesa di 2000 milioni delle
vecchie lire), gode di un finanziamento annuale di circa 400 mila euro (800 milioni di
lire) che non sappiamo se sia stato ridotto
per la spending rew. A meno di un rinnovo delle cariche (il sito web è da tempo in
fase di aggiornamento), presidente ne è il
procuratore Giovanni Tinebra, direttore
scientifico l’avvocato Carola Parano, la
sede a Siracusa è presso il prestigioso Istituto Superiore Internazionale di Scienze
Criminali che proprio ieri ha celebrato i 40
anni di attività alla presenza del Ministro
della Giustizia Paola Severino.
La Regione assegna al Comune 761.058 euro che può spendere come vuole
Di Giovanni: “Assurdo e grave che si sia taciuto al Consiglio su questi fondi”
Siracusa è un comune “virtuoso”. Ecco
perché la Regione gli ha assegnato
761.058 euro. In verità si tratta solo del
riconoscimento con cui vengono “premiati” quei comuni che abbiano dimostrato di avere assicurato l’integrale pagamento dei costi per il servizio rifiuti
fino al 31 dicembre 2009: un ritardo di
due anni quindi. A meritare quel po’ di
risorse, accolte come gocce d’acqua in
un deserto, anche altri comuni: Floridia a cui è stata assegnata la somma di
euro 152.039, Sortino 128.409, Carlentini
129.957, Ferla 61.725 e infine Portopalo
50.275. Esclusi tutti gli altri mentre di
Pachino nel decreto regionale non c’è
traccia alcuna “neanche tra gli enti bocciati, probabilmente per la mancata presentazione della richiesta, forse sfuggita
ad amministratori solitamente intenti a
litigare” ha commentato Sergio Taccone
su La Sicilia. Di 6.714.257 euro la cifra
complessiva accantonata dalla Regione
per questa finalità. Ma qual è la particolarità del premio? Si potrebbe pensare
che si tratti di una somma da finalizzare
in maniera specifica, da dovere assegnare coerentemente al capitolo dei rifiuti
per migliorare qualcosa o affrontare
qualche criticità del settore. E invece
nulla di tutto questo. La somma può essere gestita in libera e totale autonomia:
se ne può fare quel che si vuole.
Ci chiediamo allora perché, essendo il
decreto noto da almeno 10 giorni, ed essendo la cifra non del tutto irrilevante,
proprio nella discussione sul bilancio
non si sia chiarito come l’amministrazione Visentin intenda utilizzarla, quali
buchi andare a coprire, a quali categorie
dare un po’ di ristoro. La risposta è semplice: la notizia non è trapelata o forse
l’amministrazione stessa ne era all’oscuro. “Appare incredibile e di estrema gra-
vità che, mentre sono stati tagliati fondi
anche per servizi essenziali, tra quali
anche quelli attinenti proprio all’igiene
urbana, mettendo a rischio non solo i
servizi stessi ma anche l’occupazione, si
sia taciuto al Consiglio della disponibilità di una cifra sicuramente cospicua
in relazione alle condizioni del bilancio,
sottraendo all’assemblea, unico organo
competente, la possibilità di valutarne
e deciderne la destinazione – commenta
Ettore Di Giovanni di Sel -. L’assessore
e l’Ufficio avrebbero taciuto di un finanziamento già disposto e conosciuto, che
avrebbe consentito al Consiglio di modulare diversamente i tagli e le priorità
di destinazione. L’unica “premialità”
con fondi regionali di cui si ha traccia nel
bilancio è in un capitolo quasi azzerato
che prevede solo 1000 euro, né di questi
761.058 euro mi pare vi sia traccia negli
emendamenti per il riequilibrio prodotti dall’Ufficio. Ennesima inefficienza o
scorrettezza politica? Mi riprometto di
assumere le iniziative necessarie perché
Sindaco ed Assessore hanno il dovere di
chiarire per quale motivo si è taciuto e
del problema non può non essere investito il Consiglio stesso”.
Marina De Michele
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Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
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“Grazie alle risorse della Fondazione Garrone riusciamo a proporre convegni di grande qualità”
Elio Cappuccio: “Se un mio alunno vuole iscriversi in filosofia lo sconsiglio
Essa risponde a bisogni esistenziali, non si può usare come mestiere”
di GIOVANNA BANDIERA
Il prof. Elio Cappuccio, presidente del
Collegio Siciliano di Filosofia, è recentemente intervenuto insieme al critico d’arte
Demetrio Paparoni, sul tema: “L’arte contemporanea nella attualità del tempo storico”. I due si conoscevano già: Cappuccio
collaborava come consulente editoriale e
poi come vice direttore alla rivista d’arte
contemporanea “Tema Celeste”, diretta
da Paparoni, che ha collocato Siracusa nel
circuito internazionale dell’arte contemporanea.
Ha senso, oggi, parlare di filosofia, in un’era
in cui il digitale la fa da padrone?
“Senz’altro, ma solo se se ne parla in maniera critica. Anche con l’avvento dell’uomo tipografico ha avuto senso fare e parlare di filosofia: era cambiato l’approccio
nei confronti della cultura, nei confronti
del testo. Nell’epoca digitale non ci si può
ritrarre da quelle che sono le nuove modalità di comunicazione, il problema è starci
dentro, però in maniera critica. Hegel diceva che la filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero: il nostro tempo è il
tempo digitale. Non possiamo rifiutare le
grandi potenzialità di internet, possiamo
solo evitare di renderlo banale. Possiamo
coglierne le grandi opportunità limitandone gli spazi che talora sono invadenti nei
confronti del privato, che annichiliscono
la possibilità di scelta, cercando di orientarci in una selva di informazioni: la filosofia deve aiutare alla selezione dei messaggi,
abituarci a godere di un bel testo antico del
‘500 ma anche di un ipertesto contemporaneo.”
Esistono luoghi deputati in cui si “fa” filosofia, cultura?
“Per quanto attiene la filosofia e tutti gli
aspetti ad essa connessi, nel corso dell’anno, a Siracusa, vengono promossi convegni, ma l’evento principale è rappresentato
dai premi assegnati dal Collegio Siciliano
della Filosofia a saggi editi, tesi di laurea e
di dottorato di ricerca in discipline filosofiche e riviste. Inizialmente a Roberto Fai
e a me sembrava una cosa velleitaria l’idea
di istituire dei premi, ma il prof. Curi della facoltà di lettere e filosofia di Padova, e
Bodei, professore ordinario di Storia della
filosofia all’Università di Pisa, ci incoraggiarono a farlo. In questa iniziativa sono
coinvolte molte case editrici importanti,
come La Terza, Bompiani, Einaudi e ai
Convegni intervengono esponenti di spicco del mondo della formazione e cultura
come i filosofi Massimo Cacciari, Jacques
Derrida a cui è stata conferita la cittadinanza onoraria di Siracusa, il filosofo e
sociologo di fama internazionale Zygmunt
Bauman (nella foto a destra), gli stessi
Curi e Bodei. A gennaio del 2013, durante
il XIV convegno del Collegio Siciliano di
Filosofia dal tema Declino dell’Occidente?, si discuterà del proprio tempo appreso
con il pensiero; i relatori e coloro che interverranno si interrogheranno su come si
pone la filosofia dinanzi alle nuove egemonie culturali ed economiche, ai nuovi poli
di attrazione che si presentano sulla scena
internazionale.”
Convegni solo per elite, cioè rivolti ad un
pubblico di specialisti?
Nega risolutamente. “Il pubblico che segue queste iniziative è molto variegato:
partecipano casalinghe, ingegneri, impiegati ecc. Sbagliamo a pensare alla filosofia
come ad un esercizio specialistico da professore, viceversa è uno stile di vita che ci
consente di stare al mondo in maniera critica e risponde al bisogno quasi esistenziale di ciascuno di noi di avere uno sguardo
libero e critico sulla realtà circostante. Se
la filosofia ottempera a questo ha svolto un
buon compito.”
Ma quali sono i rapporti che le associazioni culturali hanno con le istituzioni locali e
regionali?
“Molte associazioni promuovono liberamente iniziative culturali e spesso non
godono di contributi. Sarebbe opportuno
che i cittadini conoscessero il rapporto tra
capitale investito e qualità dell’evento culturale organizzato: l’intervento pubblico
nella cultura deve creare cittadinanza attiva e non fruitori passivi di messaggi presenti solo nella mente di chi li ha proposti
o di chi li ha organizzati. Il Collegio Siciliano di filosofia ha avuto con le istituzioni
rapporti altalenanti: in un certo periodo
c’è stata attenzione nei suoi confronti con
erogazione di contributi pubblici, poi tutto
questo è venuto a mancare. Grazie ai rapporti stabiliti con la Fondazione Garrone
di Genova, che risulta essere molto più
sensibile alla cultura filosofica di quanto
non lo siano le istituzioni locali, si organizzano convegni con somme irrisorie. La
città usufruisce della qualità di interventi
di relatori di chiara fama. L’anno in cui fu
conferita la cittadinanza onoraria a Derrida, che tenne una splendida “Lectio Magistralis”, tra i convenuti c’era il filosofo Galimberti che si entusiasmò talmente della
lezione ascoltata che inviò un suo articolo,
tramite fax, al giornale “La Repubblica”
in cui scrive. Si parlò di questa manifestazione nel Domenicale del “Sole 24ore”, del
“Corriere della sera” e, quando qualche
tempo dopo la “Repubblica” promosse
una ricerca sulle piccole capitali europee
della cultura che presentavano elementi di
eccellenza, Siracusa era fra queste. A tali
convegni partecipano molti giovani e gli
studenti delle università siciliane vengono
quasi tutti.”
Una volta, nel mondo dei Greci, la filosofia
era il pane quotidiano di tutti coloro che si
interessavano della Res Publica, cioè di Politica. A tale proposito c’è adesso uno scollamento non più ricucibile, oppure tra i giovani, in un’epoca in cui le trasformazioni del
sistema-mondo contemporaneo sollecitano
nuove domande di senso, si avverte il bisogno
di filosofia, di trovare un nesso tra sapere e
prassi, tra pensiero e potere, tra idee e realtà?
“I politici hanno altri interessi. In Grecia
il filosofo non era tanto chi elaborava il
pensiero quanto chi svolgeva vita filosofica
e dava al suo stile di vita un colore filosofico, chi aveva un atteggiamento critico nei
riguardi del mondo. Oggi questa esigenza
di filosofia pratica, cioè di filosofia che si
traduca in prassi, è molto sentita e lo testimoniano i vari corsi di questa natura, di cui
si scrivono dei trattati. Ad esempio, si parte dal presupposto che un disagio mentale
non può essere considerato solo in termini
di patologia psichiatrica ma anche in termini di disorientamento esistenziale. La
filosofia può aiutare a vedere tutte le soluzioni possibili in maniera critica, senza assolutizzare un solo modello. Questa esigenza di filosofia è diffusa e lo prova il fatto che
il pubblico dei convegni di filosofia è estremamente variegato in quanto: è ovvio che
ad un convegno sulle figure del sillogismo
partecipino solo specialisti del settore, ma
se si affronta la questione mente-cervello
questa coinvolge non soltanto il neurologo e il filosofo ma tutti coloro che, in senso
lato, si occupano di questioni che hanno a
che fare con il comportamento e la sfera
privata. Se si affrontano in maniera critica
i temi mente-mondo oppure natura-storia,
questi attraggono a sé una serie di interessi,
di persone, di professionisti fra loro diversi.
Particolarmente attenzionati sono i temi
che hanno a che fare con la filosofia politica
perché c’è un grande bisogno di cittadinanza responsabile; l’assenteismo che si riscontra alle elezioni politiche non corrisponde
ad un mancato interesse nei confronti della
cosa pubblica, ma ad un disinteresse al tipo
di politica di questi ultimi anni. La filosofia deve essere acquisita come stile critico
che aiuta a non assolutizzare un qualunque
punto di vista.”
I giovani frequentano le facoltà di studi filosofici oppure un corso di laurea che dia loro
la possibilità di trovare lavoro?
“Quando un mio alunno mi dice che vuole
iscriversi in filosofia lo sconsiglio. La filosofia serve soltanto ad un approccio problematico a ciò che si vuole fare, non la si
può usare come mestiere, è impossibile.
L’unico sbocco è quindi l’insegnamento
oppure si può operare in alcune aziende
in cui si utilizza la filosofia per la selezione del personale. Oggi ci troviamo in una
situazione di complessità che coinvolge
professionisti di tutti i tipi che solo se dialogano tra di loro attraverso un approccio
problematico alle cose possono coglierne
la complessità. La filosofia deve aiutare a
questo. Mi sembra di aver letto da qualche
parte che Popper ebbe fra i suoi studenti
il finanziere economista George Soros che
sollecitò a svolgere filosoficamente il suo
mestiere.”
Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
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Pubblicizzata Siracusa in quad, Morreale: “Si scorrazza dove sarebbe assolutamente proibito“
Riserva del Ciane, non basta dire “facciamo quel che possiamo”
Occorre una diversa utilizzazione del personale della Provincia
di MARINA DE MICHELE
In un articolo dello scorso giugno, nel
riferire della situazione di gravissimo
degrado della riserva del Ciane, delle innumerevoli criticità e di quanto invece si
sarebbe potuto fare, così come suggerito
sia dal presidente di Natura Sicula Fabio Morreale sia da Giuseppe Ansaldi e
Carmelo Iapichino del Comitato Parchi,
auspicavamo che il neo nominato direttore Giuseppe Mammino, agronomo,
avrebbe tenuto presente quella sorta di
memorandum per programmare una
serie di interventi per il recupero di uno
dei luoghi più suggestivi e preziosi del
nostro territorio. Diceva Fabio Morreale, estremamente critico verso la precedente gestione di Corrado Campisi (nei
confronti del quale era stata presentata
una denuncia, purtroppo anonima, per
l’uso personale delle auto della riserva e
oggetto di un’interrogazione del consigliere provinciale Carmelo Spataro, nel
novembre 2010, che chiedeva chiarimenti sia sulla legittimità del ruolo ricoperto
sia sull’indennità percepita): “Essendo
Mammino l’unico elemento di novità
in questa situazione “impaludata” da
decenni, le sorti della riserva sono nelle
sue mani. Se con lui è iniziato un nuovo
corso, se ha l’umiltà di ammettere che c’è
molto da fare e soprattutto se farà bene
e con professionalità quello per cui è stipendiato, lo vedremo nei prossimi giorni. Naturalmente c’è da augurarselo nel
bene suo, della riserva e della collettività. Se invece tutto rimarrà come prima,
cercheremo noi di aprire uno spiraglio,
facendo sistema con le altre associazioni e con la società civile per mettere in
discussione l’opportunità di continuare
a far gestire la riserva a un ente incapace
e sordo”.
A distanza di sei mesi possiamo dire che
nulla sia cambiato se non in peggio. La
fonte del fiume, prima fruibile e godibile, è oggi resa invisibile da una selva di
papiri che hanno coperto tutto, i sentieri
sono impraticabili perché invasi da erbacce o allagati. Rimane solo possibile
la risalita in barca ma mancano i necessari controlli, parzialmente e raramente
effettuati dalla polizia provinciale in automobile. E a marcare lo sfregio che da
solo costituisce l’emblema di come la nostra amministrazione locale intenda la
valorizzazione turistica dei nostri straordinari siti lo stupro dei quad enfaticamente pubblicizzato: “Siracusa in Quad,
organizza escursioni guidate all’interno
di riserve naturali e aree protette di Sira-
cusa, come la Fonte Ciane, il Plemmirio
e altri luoghi irraggiungibili se non con
questi fantastici ed entusiasmanti mezzi
a 4 ruote” “Nel loro sito l’autodenuncia
di una violazione perpetrata con arroganza - commenta Fabio Morreale - I video che bellamente sono in mostra fanno vedere come si scorrazzi liberamente
là dove sarebbe assolutamente proibito:
solo nella zona A infatti sono presenti
i papiri. Questo nell’indifferenza di chi
dovrebbe effettuare controlli”.
Se anche fosse vero, e non abbiamo mo-
tivo di dubitarne, che manchino le risorse e “si fa quel che si può fare”, continuiamo ad essere persuasi che una diversa
utilizzazione del personale della Provincia, spesso “impegnato” in maniera del
tutto irrazionale, semmai là dove non se
ne avverte la reale necessità, potrebbe
garantire una presenza nella riserva tale
da dissuadere da comportamenti illeciti.
Non solo: forse, promuovendo una sinergia con le associazioni ambientaliste, si
riuscirebbe a pervenire a soluzioni sicuramente più efficaci dell’attuale inerzia.
Sicurezza del territorio ed uso delle risorse disponibili. Una modesta proposta della Civetta
Osser vazione. Formulazione di una
ipotesi di soluzione. Sperimentazione
di fattibilità.
Tr a du z ion e
in norma legislativa essenziale.
Per una volta lasciamo la parola alle immagini.
Quelle riportate in questa pagina evidenziano un rischio di caduta massi. Il
sito documentato è la salita (o discesa)
denominata del Grottone (tra Floridia
e il villaggio Santa Lucia di contrada
Carancino). Sotto il pendio fotografato
corre la strada, piuttosto trafficata, che
collega Floridia (e Solarino) a
Priolo, a Belvedere, alla zona
industriale ed all’autostrada
Siracusa-Catania.
Frequenti incendi hanno cancellato quasi del tutto arbusti
e cespugli che potevano ancorare al pendio i massi fotografati. Sopravvivono solo pochi
ciuffi d’erba e qualche cappero, rigermogliato dalle radici.
Ora basterebbe una piccola
scossa tellurica o semplicemente un violento acquazzone per innescare un movimento franoso
o per fare slittare sulla strada sottostante
i massi pericolanti. Una soluzione tipicamente italiana: collocare un cartello di segnalazione, fingere di vietare il transito e
lasciare che ciascuno faccia come vuole…
a suo rischio e pericolo.
Un’altra soluzione potrebbe essere
quella di chiudere la strada con pesanti blocchi di calcestruzzo in attesa di
stendere progetti di messa in sicurezza,
bandire gare, conferire appalti e porre
in atto trucchetti ormai sperimentati per lucrare la solita manciugghia,
come ben direbbe Crocetta.
Una soluzione di nuovo stile (in linea
con la rivoluzione dei costumi siciliani della nuova era Crocetta) potrebbe
essere quella di fare intervenire, congiuntamente, il genio militare ed una
pattuglia del Corpo forestale. I genieri
potrebbero far brillare delle microcariche a ridosso dei massi più grandi;
i forestali potrebbero usare qualche
mezzo in loro dotazione per fare scivolare il pietrame. Basterebbe quindi
un bob cat gommato della forestale o
dell’esercito per spingere nel burrone
attiguo alla strada il materiale rimosso
dal pendio. Tempo stimato per l’intervento congiunto: due giorni.
Successivamente la forestale potrebbe
mettere a dimora sul pendio, almeno su una fascia larga cinque metri,
essenze tipiche del nostro territorio:
oleandri. Tali piante non richiedono
cure né annaffiature, hanno un forte
apparato radicale in grado di evitare
smottamenti del modestissimo strato
di terra e pietrame minuto, sono a prova di incendio e di piromani, essendo
in grado di rigenerarsi spontaneamente dalle radici interrate, inattaccabili
dal fuoco.
Segnaliamo questa modesta proposta
al Presidente Rosario Crocetta ed a
tutti gli uomini di buona volontà.
Forse un intervento normativo semplicissimo di due o tre articoli, potrebbe
contribuire a rendere ordinarii, in futuro, interventi del genere per la messa
in sicurezza del suolo, a partire dalle
aree a più alto rischio immediato.
Concetto Rossitto
Rigassificatore, ecco perchè Erg prima
e Shell dopo si sono disimpegnate
La notizia è importantissima.
L ‘Autorità italiana per l’Energia e il Gas con delibera n.451 del
31.10.2012 ha sospeso gli aiuti di Stato alle aziende che costruiscono e gestiscono i rigassificatori. Gli aiuti, che tecnicamente vengono
definiti “fattore di Garanzia (FGL)”, erano stati concessi dalla predetta Autorità con la precedente delibera n.178 del 2005 (all’ art. 13
comma II), che prevedeva il pagamento alle aziende gasiere del 71,5%
dei ricavi di riferimento (mediamente 3 miliardi di euro l’anno) per
20 anni anche se non avessero prodotto un solo metro cubo di gas.
La sospensione è intervenuta dopo che la Commissione Europea ha
richiesto chiarimenti alla rappresentanza italiana al Parlamento Europeo con lettere del 14 ottobre 2010 e del 15 maggio 2012. Bisogna
ricordare che la Commissione Europea si è attivata a seguito dei numerosi esposti presentati, a suo tempo, dai Verdi e dalle Associazioni
e Comitati della provincia di Siracusa e di Agrigento ed a seguito
anche delle interrogazioni parlamentari europee e nazionali promosse
per evitare che si desse la stura a stabilimenti costruiti senza rischio
d’impresa, ma tramite una sorta di “assistenzialismo di Stato”.
Albatros
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Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
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La dirigente ha scelto la via dello scontro frontale con il Comune di Priolo, non si capisce bene perchè
Le ubbie dell’Amalia Mastelloni: le Ferrari sì, i siti archeologici no
Come fu che la Direzione Parchi non rinnovò la convenzione per Thapsos
di CONCETTA LA LEGGIA
Perché chiude Thapsos? C’entra la politica e la sufficienza che spesso dirigenti con
incarichi tanto prestigiosi quanto delicati mostrano nei confronti dei cittadini, o
sciocche e quanto assurde giustificazioni
dovute a formali incomprensioni comunicative? Se dovessimo accettare la seconda
ipotesi, non ce ne vogliano i lettori e i protagonisti della vicenda, dovremmo pensare
ad una limitatezza e grettezza di pensiero
che ovviamente non è né auspicabile né
immaginabile nei confronti di personalità
comunali e direttive tanto note e titolate.
Dunque resta la mesta ipotesi delle scelte
politiche spesso non in sintonia col bene
comune. Oggi però il quadro potrebbe
cambiare con la scelta di Crocetta di designare assessore regionale il Nobel Zichichi ai beni culturali (sempre che si superi
il recente conflitto di interessi) e sostituire
il direttore generale Gesualdo Campo con
Sergio Gelardi stravolgendo assetti ormai
consolidati con l’ex presidente Lombardo.
Vedremo; intanto Thapsos resta chiuso e
nella nostra provincia si assiste ancora una
volta allo scempio del territorio.
La notizia non è nuova ma certamente fa
riflettere: il direttore del Parco Archeologico di Siracusa, Maria Amalia Mastelloni
chiude un anno fa Thapsos, gioiello dell’e-
tà neolitica, posto sulla penisola Magnisi,
decretando l’abbandono di uno dei siti più
antichi al mondo risalenti all’età preistorica. La direttrice sceglie la via dello scontro netto ed aperto con la giunta Rizza di
Priolo considerata, probabilmente, nemica
“dell’ambiente” o forse di qualcuno. Adesso che Lombardo non é più Presidente
della Regione e che è andato a casa anche
l’assessore regionale Armao, Crocetta ha
avviato una “bonifica culturale” e chissà se il sito di Thapsos tornerà fruibile.
In fondo anche gli assessori regionali, e i
loro pupilli segretari personali, avrebbero
il dovere di anteporre il bene comune alle
scelte politiche ricordando che gli incarichi
sono sempre transitori e temporanei e che
la chiusura di un sito archeologico è invece
un danno per la collettività. Ma questa è
morale e non politica!
Uno scontro tutto da capire ma documentato da un carteggio tanto ampio da aver
riempito un intero faldone: una corrispondenza spesso a senso unico da parte di
un’amministrazione, quella Rizza, che più
volte ha sollecitato il rinnovo della convenzione ed ha chiesto alla direttrice parchi plausibili spiegazioni sul perchè della
mancata fruibilità del sito archeologico di
Thapsos. Nessuna risposta per anni, poi la
Mastelloni improvvisamente scrive al sindaco di Priolo invitandolo ad intervenire
per pulire il sito dalle sterpaglie ed eliminare la contaminazione del territorio. Rizza
ribadisce che da tempo aspettava questo
invito ad intervenire visti i numerosissimi
solleciti dell’amministrazione. Si apre così
uno scontro che si risolverà nel 2011 con la
chiusura, voluta dalla direttrice parchi, del
sito di Thapsos. Ma è possibile credere che
un’incongruenza lessicale o formale tra due
enti che nel 2008 si erano cercati per lavorare assieme possa determinare un’azione
tanto nefasta con l’abbandono, dopo fondi
e risorse economiche ed umane investite, di
un gioiello archeologico? E perché la disastrosa scelta della direzione parchi, alla
quale compete la fruizione delle aree archeologiche cittadine (la tutela spetta alla
Soprintendenza) e di Thapsos, di non rinnovare una convenzione che qualche anno
prima era stata sottoscritta proprio dagli
uffici della Soprintendenza con Lorenzo
Guzzardi e Rosa Lanteri? Quale motivo
tanto insormontabile ha spinto la direzione parchi a non rinnovare una convenzione nella quale un comune investiva soldi (e
vanne a trovare comuni che investono soldi
in questi periodi di magra), si premurava
di curare un’area vasta ed estesa, si interessava per valorizzare un settore diverso da
quello industriale (un miracolo, visto che i
nostri politici sostengono che Priolo abbia
vocazione industriale, dimenticando invece che è necessario tutelare e valorizzare il
territorio)?
“Già nel 2010 gli studenti venivano lasciati fuori dal cancello, poi la scusa del mancato diserbo”
Il dirigente Mercurio: “Fin quando la direzione del parco di Thapsos
era della Soprintendenza tutto ok, con la Mastelloni visite impossibili”
Capire cosa sia accaduto è ovviamente
interesse di tutti noi e lo abbiamo chiesto
al dott. Domenico Mercurio, dirigente
settore XIII area cultura di Priolo Gargallo. “Thapsos era divenuto uno spazio
a disposizione degli studiosi e delle scuole
che desideravano visitare un’area suggestiva e culturalmente rappresentativa di
Priolo Gargallo, cittadina che desidera
per sè un’alternativa parallela ma salutare
alla scelta industriale. Il sito fu sottratto
all’oblio e alla distruzione apportata dalle
industrie, costruite a ridosso, con una convenzione firmata nel 2008 tra soprintendenza di Siracusa e comune di Priolo per la
gestione, manutenzione e diserbo dell’area;
il comune intervenne con una cifra di 30
mila euro che l’accordo prevedeva annuali,
venne realizzato un “antiquarium” didattico, vennero forniti due personal computer,
un proiettore, schermo, circa una trentina
di sedie, due scrivanie e un armadio e fu realizzato un percorso di visite di archeologia
sperimentale che includeva la fruizione di
una capanna ricostruita sul tipo attestato
nella media età del bronzo; in questo senso
fu anche importante il contributo dell’ISAB, che credette nell’iniziativa.
“Dal 2008 al 2011 si è avuto accesso al sito
di Thapsos prenotando le visite tramite
un call center del comune di Priolo con
la presenza di guide archeologiche della
Soprintendenza e di personale alle sue dipendenze. L’apertura di Thapsos fu inserita all’interno di un progetto denominato
“in volo su Priolo Gargallo”, un percorso
attraverso siti naturalistici, storici, tecnolo-
gici che si trovano sul territorio comunale,
che comprende appunto Thapsos, la riserva naturale delle saline, la mostra degli antichi mestieri, il depuratore consortile e la
centrale elettrica Archimede, a cui si sono
aggiunti le batterie antiaeree, la guglia di
Marcello, le catacombe di Manomozza, la
torre di avvistamento di penisola Magnisi,
la batteria A.S. 361 e potrei continuare.
“Obiettivi del progetto da un lato avviare il recupero e la valorizzazione dei beni
culturali presenti sul territorio con la creazione di sbocchi occupazionali, dall’altro rendere fruibili i siti agli studenti e agli
studiosi. Sono anche coinvolte numerose
associazioni che forniscono supporto attivo al progetto con guide ed accompagnatori specializzati. Siamo in grado di
accogliere fino a 20.000 visitatori ma puntiamo a un turismo che non sia mordi e
fuggi ma che preveda anche l’accoglienza
e la permanenza dei ragazzi per qualche
giorno.
“A dimostrazione dell’interesse che ha suscitato il percorso, solo nel primo anno
della convenzione sono giunti tra i 6 e i
7 mila studenti, l’anno scorso 11.170 ed
attualmente prevediamo circa 16000 presenze per il 2013. Dobbiamo però registrare che da quando il sito di Thapsos è stato trasferito alla competenza della nuova
direttrice dei parchi archeologici, dott.ssa
Mastelloni, la situazione è precipitata: la
convenzione, scaduta nell’ottobre del 2011,
non è stata rinnovata”.
E perché? Non è forse un controsenso? La soprintendenza attiva la convenzione ed apre
Thapsos e poi la direttrice dei parchi appone
i sigilli senza una reale motivazione?
“Il dato è oggettivo - continua il dirigente Mercurio -, fin quando la direzione del
parco di Thapsos è stata competenza della Soprintendenza si sono concordate visite di studenti e riqualificazione dell’area
ma con l’arrivo della Mastelloni, già dal
2010, non si è più potuta effettuare alcuna
visita (guarda caso venivano anche modificati i turni dei custodi proprio all’arrivo
dei gruppi) e, allo scadere della convenzione, il parco è stato chiuso, abbandonato a se stesso e sottoposto ad incendi
e furti”.
Beh, verrebbe da chiedersi se magari questa amministrazione Rizza non abbia sbagliato qualche passaggio, magari qualche
documento non inviato, qualche richiesta
non inoltrata.
“Il progetto di chiudere il parco di Thapsos era nella mente della dott.ssa Mastelloni ancor prima della scadenza della
convenzione stessa e questo è facilmente
dimostrabile dalle numerose comunicazioni da me inviate alla direttrice alle
quali essa non ha mai risposto. Poi, sollecitata da qualcuno, la direttrice ha cominciato ad inviare al sindaco risposte
in merito alle nostre lamentele, cercando
malamente di dimostrare che lei si era
sempre adoperata per il bene del sito ma il
comune di Priolo risultava inadempiente
ed inottemperante della convenzione per
mancata pulizia. Chiaramente una scusa,
visto che l’accesso è consentito solo dietro
assenso della stessa Mastelloni”.
Forse la verità va cercata altrove poiché è
davvero banale ridurre tutto ad uno scambio
di e –mail non lette o trascurate.
“La direttrice non ha mai riconosciuto
quella convenzione né l’operato dei suoi
predecessori, così come mi ha personalmente detto, ed ha scelto la via più facile
che tutti abbiamo cercato di combattere: la
chiusura del sito. In quella occasione anche
il consiglio comunale di Priolo approvò
una mozione di sfiducia nei confronti della
dirigente parchi, che con piglio borbonico
aveva decretato la chiusura di Thapsos. La
sfiducia fu inviata all’assessorato regionale ma ovviamente non sortì alcun effetto.
Dunque non vi è molto da capire: chiudere
il sito ed attribuire al comune di Priolo la
responsabilità, tutto qui”.
E così il gioiello preistorico langue chiuso ed
abbandonato e, colmo dei colmi, nonostante
le numerose sollecitazioni il materiale che il
comune aveva messo a disposizione in parte è
andato rubato, in parte è dentro il sito senza
speranza di restituzione?
“Aggiungo pure - chiude Mercurio - che la
direttrice dei parchi, venuta a conoscenza
del progetto di oltre 800 mila euro per la
realizzazione del museo naturalistico attraverso la ristrutturazione del caseggiato
ex E.SPE.SI. con un centro visite e foresteria, ha mandato una lettera minatoria
sostenendo di essere l’unico organo competente ad esprimere parere sul progetto
stesso. Peccato che la tutela spetti alla soprintendenza come le ha dovuto spiegare
e scrivere lo stesso Soprintendente di Siracusa”.
Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
e-mail: [email protected]
“Non si può continuare con una politica vecchio stampo fatta di apparati, di logiche autoreferenziali”
Scalorino: “A Floridia avevamo già anticipato i tempi del cambiamento
Per troppo tempo abbiamo avuto un partito con tre teste, un Cerbero”
di CONCETTA LA LEGGIA
Partiamo da un dato di fatto: oggi è il
giorno della grande sfida che vede contrapposti due modi diversi di concepire
la politica: da un lato Matteo Renzi, il
“nuovo che avanza” e “spaventa”, dall’altra Pier Luigi Bersani, il segretario che ha
accettato le primarie indipendentemente
dallo statuto interno al Pd. Qualunque
sia l’esito, è innegabile che si sia avviato
un confronto nuovo nel centro sinistra e
nel partito democratico e che ciò abbia
liberato energie fresche, che chiedono un
rinnovamento reale del gruppo dirigente
del maggior partito, il Pd, sia a livello nazionale che territoriale.
Sindaco Scalorino, a Floridia la partita
si è chiusa per ora con l’ottima vittoria di
Matteo Renzi su Bersani. Comunque vada
il ballottaggio, si tratta di un segnale significativo a prosieguo di un’azione di rinnovamento fortemente sostenuta anche dagli
elettori del suo comune ed iniziata proprio
con la sua elezione a sindaco.
Abbiamo in un certo senso
anticipato i tempi del cambiamento: siamo stati attenti
interpreti dei nuovi messaggi
che provenivano dalla società già a partire dalle elezioni
amministrative, durante le
quali abbiamo utilizzato un
linguaggio diverso, abbiamo
avuto un approccio inedito ai
problemi della città ed abbiamo, soprattutto, scelto un diverso modo
di comunicare. Appoggio Renzi per diverse ragioni, ma soprattutto perché parliamo delle stesse cose: scuola, asili nido,
refezione scolastica, politiche a sostegno
dei disabili e dei meno abbienti, etc.,
obiettivi condivisi da una generazione di
giovani amministratori, senza per questo
voler togliere nulla a Bersani che stimo e
rispetto. Ma noi rappresentiamo il cambiamento.
Da tempo chiedete che a Siracusa il partito
democratico affronti i problemi
concreti che rappresentano le
istanze dei cittadini ma senza
riscontri. Spesso amministratori e consiglieri, più vicini alla
realtà quotidiana, non vengono
neanche adeguatamente coinvolti nei processi decisionali.
È così. Oggi è venuto il tempo
della verità: i cittadini vogliono sapere da te come pensi di
risolvere i problemi concreti e, se non ci
riesci, devi spiegare perché non ci sei riuscito; non interessa più chi sei stato e
cosa hai fatto, anzi, se non sei stato nessuno è ancora meglio. La base del partito, nella quale mi riconosco anch’io,
da troppo tempo recrimina una presa di
posizione chiara su alcuni problemi afferenti al territorio. Il PD non ha preso
posizione sull’acqua, sulla gestione dei
rifiuti da parte dell’ATO e su altri problemi nevralgici che riguardano il governo
e la gestione della provincia. Per troppo
tempo abbiamo avuto un partito con
tre teste (una specie di Cerbero) che ha
dato all’esterno messaggi contraddittori
e poco comprensibili. Si deve aprire una
nuova stagione, che continui a ispirarsi
agli ideali del centrosinistra, ma che sia
nel frattempo un partito aperto, pragmatico, concreto, leale verso i cittadini.
È questo che Renzi rappresenta, un progetto che va oltre le primarie, e che per
noi, a livello provinciale, significa un programma frutto di una condivisione la più
ampia possibile, che accolga le istanze
dei cittadini che devono riscoprire l’entusiasmo della partecipazione. Per questo
abbiamo già pensato ad una giornata di
studi per la fine di dicembre. Dobbiamo
contaminare il pd con idee nuove e anche
diverse rispetto alle nostre, pensare a una
nuova classe dirigente. Per un centro sinistra credibile, dobbiamo partire dal pd e
dalla sua ricostruzione.
“Il successo di Renzi è stato clamoroso perchè a Siracusa tutti i vecchi notabili appoggiavano Bersani”
Paolo Gulino (comunale PD): “Sulla scia di un vero rinnovamento
stavolta il prossimo candidato a sindaco lo sceglieranno i cittadini”
Segretario Gulino, in città la partita tra
Bersani e Renzi è finita in parità nonostante
il gruppo dirigente per la maggior parte e i
deputati regionali sostenessero il primo. È
un segnale che deve far riflettere. Forse metà
del popolo di centro sinistra si attende qualcosa di nuovo dal partito democratico anche
nella nostra realtà?
“Evidentemente il risultato è stato clamoroso poiché da un lato, a sostegno di Pierluigi Bersani, erano allocati tutti i vecchi
notabili della politica, dall’altro, a sostegno di Matteo Renzi eravamo in pochi. Il
dato è chiarificatore di un’esigenza di rinnovamento vero, che superi ed elimini le
divisioni interne al Pd fondate non su questioni politiche bensì sulla spartizione di
potere. Lo dico io che fino al 2008 ero capogruppo al consiglio comunale del partito democratico ed ho scelto comunque di
non ripresentare la mia candidatura alle
elezioni successive. In città è comunque già
in atto da tempo un’innovazione interna al
Pd e da qui a breve lanceremo le primarie
per la scelta del candidato a sindaco nelle
prossime amministrative di primavera che
coinvolgano personalità del mondo associativo, della cultura e delle professioni già
vicine a noi nell’elaborazione del “progetto
città”.
Che vuol dire “rinnovare” e in che modo va
realizzato il cambiamento?
“Pensare al bene comune e a quello della
città e non al proprio tornaconto personale! Ecco che vuol dire cambiamento,
indipendentemente dall’età anagrafica.
Fin quando sono stato attivo all’interno
del consiglio comunale di Siracusa ciò che
per la maggior parte prevaleva erano i desiderata dei consiglieri stessi senza che si
tenesse conto delle reali istanze ed esigenze della città e dei siracusani”.
Quali sono i temi veri sui quali oggi il partito democratico di Siracusa è chiamato a
rispondere all’elettorato in vista non solo
delle elezioni nazionali ma anche comunali
dell’anno prossimo?
“Sviluppo e lavoro, creando e completando le infrastrutture che servono per
lanciare un vero turismo; difesa e valorizzazione del territorio, accantonando l’idea
della cementificazione della città; riassetto del bilancio senza che ciò incida sulle
tasche dei cittadini e sul sociale, tagliando
gli sperperi che si annidano”.
Per le prossime elezioni comunali quali sono
le energie migliori da mettere in campo al
fine di creare una coalizione vincente? Con
quali forze politiche avviare il confronto?
“L’assemblea cittadina del Pd ha dato
mandato di avviare la concertazione sul
territorio per coinvolgere le forze politiche, sociali e culturali. Italia del Valori, Pd, Sel, ben 44 associazioni e coloro
che hanno dissentito e si sono opposti
alle scelte dell’attuale amministrazione
Visentin daranno vita alle primarie di
questa città ed a questi si aggiungerà
successivamente l’Udc. Stavolta, proprio sulla scia di un vero rinnovamento, il candidato sindaco lo decideranno
i cittadini”.
Un’ultima battuta sull’attuale amministrazione comunale.
“Personalmente ho smesso di far opposizione ad un’amministrazione che non ha
più né una maggioranza in consiglio né
una coalizione a sostegno. Dignità politica avrebbe richiesto le dimissioni di Visentin ma ritengo non abbia senso alcuno
sparare sulla croce rossa…”
Concetta La Leggia
Di Giovanni (Sel): “Non è questione di età anagrafica. Renzi è neoliberista
Bersani si ispira ai valori della sinistra e in Italia ce n’è tanto bisogno”
“Intanto credo che la domanda, per le premesse, sia fuorviante. Lei sa che non sono
mai stato un uomo di apparato, il rinnovamento passa certamente anche da un
ricambio generazionale, anche dei quadri
di partito, ma per questi il rinnovamento
avviene nei congressi. Oggi non parliamo
del congresso del PD, che non mi riguarderebbe, ma delle scelte per governare l’Italia. L’alternativa di questa domenica non
è solo fra due modi diversi di concepire la
politica, ma fra due politiche: da un lato
Renzi che propone al Paese, nella sostanza, una politica di stampo liberista, più
attenta ai mercati che alle persone, in fondo nello stesso solco di quella del governo
Monti, dall’altro Bersani che, seppure con
contraddizioni, si ispira a valori della sinistra come la centralità del lavoro, l’equità
sociale, il solidarismo. Non è il “nuovo
che avanza” che” spaventa”, si tratta delle scelte politiche; noi, come SEL, siamo
nati proprio per rinnovare la politica e la
sinistra, ma saldamente legati ai valori che
sono la stessa ragione di essere della sinistra. Da qui la nostra scelta, una scelta che,
personalmente, avrei fatto anche se non
l’avesse fatta Vendola. L’Italia ha bisogno
di sinistra”.
Il Sel ha avuto scarsa affermazione alle ultime regionali, peraltro con un diverso candidato rispetto al Pd e Udc che hanno soste-
nuto Crocetta. A questo punto, dinnanzi alle
prossime elezioni comunali, in che modo si
muoverà il Sel? Con quali forze politiche avvierete il confronto? Le primarie siracusane
vedranno la vostra presenza e la candidatura
di uno dei vostri iscritti? Chi sarà?
“Sul risultato regionale hanno influito
molti errori. Per Siracusa, da oltre un anno
partecipo al confronto che si è aperto in
città, per dare un governo alternativo al
disastro al quale hanno portato a Siracusa
le amministrazioni di centro destra. SEL è
interessata ad uno schieramento ampio di
partiti e associazioni, che si riconoscano in
un programma di autentico cambiamento,
di cui parte necessaria non può non essere
anche il PD, col quale abbiamo sostenuto in Consiglio battaglie di opposizione
estremamente importanti, prima fra tutte
proprio quella sui temi urbanistici e sul
modello di sviluppo di Siracusa. In questa logica siamo lavorando e guardiamo
anche alle liste e alla scelta di chi meglio
può incarnare e garantire il programma
condiviso come candidato sindaco, una
scelta che, ove non vi fosse una designazione unitaria, andrà fatta con lo strumento
delle primarie. Un nostro candidato alle
primarie? Non lo escludo, ma non lo ritengo necessario. Saranno comunque gli organi collegiali Sel a decidere”.
C.L.L.
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Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
e-mail: [email protected]
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Solo tre mesi fa il Consiglio Comunale ha deliberato la nuova destinazione urbanistica di Palazzo Pupillo
Il museo di Archimede, una storia lunghissima partita dal paròn di Novamusa
Enrico Di Luciano: “Il palazzo restaurato con i soldi della mia famiglia”
di GIOVANNA BANDIERA
L’Archimedeion, in Piazza Archimede
ad Ortigia nel palazzo storico Pupillo,
è stato a Siracusa il primo museo scientifico interattivo permanente dedicato
ad Archimede, il più grande scienziato
dell’antica Grecia, matematico e fisico
siracusano (287-212 a.C.), senza che lo
stabile avesse destinazione urbanistica
come luogo espositivo o museale. Ecco
la cronostoria dei fatti. L’iniziativa è stata curata da Agorasophia, partnership
pubblico-privata tra Cnr e Novamusa,
società del gruppo Thesauron. Il giorno
dell’inaugurazione il progetto Arkimedeion è stato illustrato da alcuni dei curatori, Manuela Arata responsabile Cnr,
Jorge Wagenberg, direttore scientifico
della Fondazione spagnola “La Caixa” e
Gaetano Mercadante per Agorasophia.
Il progetto è iniziato nel 2000 e si è protratto per 12 anni. Gaetano Mercadante,
presidente del Gruppo Thesauron, aveva
contattato il CNR costituendo la società
Agorasophia, vinto un bando POR della Regione Sicilia con un progetto finalizzato alla realizzazione di un museo a
Siracusa dedicato al grande personaggio
Archimede. Nel progetto originario si
era pensato al palazzo della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di
Siracusa, come sede del museo dedicato
ad Archimede. Il progetto fu realizzato
nei tempi previsti dal POR regionale.
Nel frattempo, nel 2002 – ha dichiarato
in una vecchia intervista l’ex assessore
regionale ai Beni culturali Granata venne firmato un protocollo d’intesa fra
Regione, Cnr e la società Agorasophia,
per la costruzione delle macchine di Archimede. La società, a capitale misto
partecipata all’80% da Novamusa, ora
nel mirino della Procura, e al 20% dal
CNR, è diventata nel frattempo il primo
concessionario in Italia per numero di
siti presso cui gestisce i servizi di accoglienza al pubblico svolgendo la propria
attività presso musei, aree archeologiche, centri storici, teatri e biblioteche
di molte regioni italiane. Nel 2006 le
macchine erano già costruite con fondi
europei e privati ma, come lamentava,
in una intervista, la dott.ssa Arata, responsabile del CNR, non era possibile
esporle per problemi di insediamento
in quanto Palazzo “Paolo Orsi” necessitava di una ristrutturazione edilizia e
una sistemazione per adattarla all’uso di
museo scientifico. S’installarono provvisoriamente nella sede genovese del Cnr
organizzando una mostra che richiamò
100 mila visitatori, opportunità per Siracusa di promozione del territorio andata in fumo.
Intanto la sede della Soprintendenza di
piazza Duomo non si riusciva a liberare per delle opposizioni interne. Si pensò all’Antico mercato come nuova sede
del Museo, ma stavolta fu il comune a
nicchiare. La dott.ssa Muti, ex soprintendente ai Beni culturali di Siracusa,
aveva proposto come sede della Domus
Archimedea degli edifici di Ortigia appena ristrutturati come l’ex scuola d’arte
in via Mirabella o l’ex tribunale in via
Gargallo, poi una sede da ristrutturare
ex novo come il vecchio distretto militare al Lungomare Ortigia. Non se ne
fece nulla. Nella vicenda della Domus
Archimedea il problema più grande è
stato l’assenza di comunicazione tra i
vari pezzi dell’apparato pubblico! Nel
frattempo, come spiega Marco Mottolese, ufficio relazioni esterne Agorasophia, non rispettando quanto previsto
nel bando, si persero i finanziamenti per
il recupero dell’edifico pubblico destinato a sede del museo. Quando la Muti
divenne assessore alla cultura, tutte le
proposte fatte da soprintendente abortirono, venne appoggiata un’iniziativa
privata, favorendo il privato al posto del
pubblico.
Come mai il Comune di Siracusa decise
di non fare la Domus in uno degli edifici già restaurati nonostante i finanziamenti europei? Mistero. Il dott. Bianucci
del CNR: “Una volta che una parte dei
finanziamenti POR era saltato abbiamo
ugualmente cominciato a collaborare
con esperti e storici della matematica.
La Novamusa ha avuto tutto l’interesse
di portare avanti il progetto nonostante
il periodo di latitanza dell’amministrazione pubblica siracusana. Nonostante
il finanziamento pubblico non sia stato
poi erogato e abbia cambiato radical-
mente le prospettive e soprattutto la definizione economica del progetto, è riuscita a reperire i fondi, gli appoggi per
superare ostacoli che sembravano insormontabili.”
Finalmente, si pensò a palazzo Pupillo,
in piazza Archimede. Granata si era mobilitato per la scelta di palazzo Pupillo
come sede del Museo sollecitando un
contatto tra i proprietari e il professore
Maiani, presidente del Cnr. Il sindaco
Visentin e l’allora soprintendente Mariella Muti, informati, espressero parere
positivo. Nel 2011 la Di Bartolo, giornalista di La Sicilia, si chiedeva se tutto
fosse regolare: secondo lei tre o quattro
vani di proprietà comunale insistevano
all’interno dello stabile. L’avvocato Di
Luciano, marito della proprietaria Lela
Pupillo, intervistato alcuni giorni fa, ha
negato l’esistenza di tali locali e confermato la stesura di un contratto di locazione di durata pari a nove anni, rinnovabili tacitamente per altri nove, con la
società Agorasophia. Inoltre lo stesso
asserisce che la sua famiglia non ha usufruito di finanziamenti: palazzo Pupillo
è stato restaurato con i soldi della famiglia. Il Dott. Marco Mottolese, responsabile ufficio relazioni esterne dell’Agorosophia, intervistato telefonicamente
qualche giorno fa, afferma viceversa che
l’edificio è stato ristrutturato con i fondi
della società: probabilmente l’avvocato
Di Luciano, con “fondi privati”, intendeva riferirsi alla somma che gli viene
decurtata dall’Agorosophia dall’affitto
mensile per recuperare quanto ha dovuto anticipare per la ristrutturazione
dell’edificio, acconsentendo inoltre ad
un affitto agevolato.
Ma palazzo Pupillo ha sempre avuto
una destinazione abitativa non certo
espositiva e museale. Fatto sta che soltanto il 4 settembre scorso, cioè solo
qualche mese fa, il consiglio comunale
di Siracusa, presa in esame la richiesta
di cambio di destinazione d’uso da civile
abitazione a museo, ha dato parere favorevole. La conclusione di questa vicenda
è che lì, dove sarebbe dovuto nascere il
museo dedicato ad Archimede, secondo
il progetto originario, c’è una prestigiosa
struttura sprecata per uffici e magazzini
della Soprintendenza. Sfumata oppure
osteggiata? la possibilità della Domus
Archimedea, il soprintendente emerito
Giuseppe Voza l’aveva proposta come
sede per un museo della città. Ma come
tante iniziative di questa città anche
questa proposta è abortita. Accontentiamoci: è sempre meglio avere un museo
dedicato ad Archimede in un palazzo
prestigioso (ahimè non in una struttura
pubblica) piuttosto che non averlo affatto!
Mercadante (Novamusa Sicilia) si sarebbe appropriato
di 19 milioni di incassi sui biglietti dei beni museali della Sicilia
Gaetano Mercadante, presidente e
amministratore delegato della Thesauron Spa di cui fa parte la Novamusa Spa, arrestato per peculato.
Gaetano Mercadante, rappresentante legale di Novamusa in Sicilia,
una delle partecipate della società
Agorasophia, il 28 novembre è finito
agli arresti domiciliari per un provvedimento firmato dal gip Marina
Petruzzella. È accusato di essersi
appropriato di 19 milioni di euro
provenienti dalla gestione di importanti siti siciliani come il parco antico di Taormina, le aree archeologiche di Segesta e Selinunte, il museo
Paolo Orsi e il parco di Neapolis a
Siracusa.
Il mancato versamento degli introiti
delle biglietterie ha causato un ammanco di 14 milioni nelle casse della
Regione Sicilia e di 4 milioni nelle
casse dei comuni (secondo la convenzione sulla gestione dei servizi
aggiuntivi i privati trattengono circa il 10 per cento dei proventi della
biglietteria, mentre la parte restante
dovrebbe essere trasferita alla Regione (70 per cento) e al Comune
competente per territorio (30 per
cento).
G.B.
Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
e-mail: [email protected]
Biancucci (Cnr): “Con la scienza in Italia non si fa business”, Mottolese: “Nel 2013 campagna promozionale”
Archimedeion, forse ad aprile saranno esposte le numerose macchine
realizzate dal CNR, attualmente al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano
di GIOVANNA BANDIERA
Risale a un anno fa, il 10 dicembre
2011, l’inaugurazione a Siracusa, nello
storico palazzo Pupillo, del primo museo scientifico interattivo permanente
dedicato ad Archimede, la “Domus
Archimedea”, che si ispira ai più moderni musei della tecnica. È concepito
come uno Science Center. Tre i temi
del museo: la Matematica e geometria,
fisica statica e idrostatica, macchine
per la guerra e la pace (ancora, purtroppo, non presenti!). Al suo interno
non sono esposti reperti antichi bensì
le ricostruzioni di esperimenti e macchine realizzate da Archimede con
cui il visitatore può interagire interattivamente. Una serie di pannelli in
italiano, inglese e spagnolo accompagnano il visitatore alla scoperta delle
teorie fisiche e matematiche del grande scienziato. I modellini di macchine
ideate da Archimede perfettamente
funzionanti, presenti oggi al Museo,
sono stati costruiti dagli studenti della
facoltà di architettura di Siracusa con
cui esistono stretti rapporti di collaborazione.
“Alla base del museo c’è una corretta
impostazione scientifica che si concilia con una divulgazione rivolta ad
un pubblico di massa ed orientata
all’edutainment, imparare divertendosi. Per sapere se l’approccio portato
avanti dal CNR ed i contenuti fossero adatti all’obiettivo previsto, lo si
è sperimentato nelle piazze, facendo
degli exhibit, provando a comunicare i contenuti scientifici scritti per il
nuovo museo. In Italia manca un progetto per accrescere la consapevolezza
e la conoscenza media delle questioni
scientifiche, questioni che sempre di
più in realtà permeano la vita comune dei cittadini e che spesso entrano
in causa in modo rilevante nei processi
decisionali anche di grande portata. Il
tema scientifico in Italia non è materia di business. È giusto che non lo sia
in linea di principio, però non è tema
d’interesse per attività di carattere popolare e non ha ricadute da un punto di vista economico”, così afferma
Marco Bianucci del CNR.
I percorsi museali sono stati elaborati,
organizzati e studiati, appositamente
per interessare e coinvolgere attivamente il visitatore, per essere fruibili
da tutti. La maggior parte dei musei
italiani non tiene conto di questi fattori, per cui anche se al loro interno
espongono oggetti straordinari e unici, dal valore enorme, risultano “non
visibili”. I visitatori dopo un po’ si
stancano, non godono o addirittura
non capiscono gli oggetti loro proposti, del luogo rimane un ricordo sbiadito e deludente. Di conseguenza non
si veicola l’interesse per il sito visitato, non si attiva il passaparola e ciò ne
compromette la ricaduta da un punto
di vista economico, cioè la mancanza
di fondi per la conservazione e manutenzione degli oggetti e del museo
stesso.
Alla reception ci ha accolto Ilde Provenzano, un architetto che, per svolgere questo lavoro, ha frequentato un
corso di formazione gestito dalla stessa società. Pochi i visitatori presenti
al momento, fra l’altro stranieri e di
lingua inglese (un venerdì mattina di
novembre) e personale insufficiente
per gestire contemporaneamente l’accoglienza, la biglietteria, il bookshop
o a risolvere qualsiasi problema si
presentasse con le macchine. Si cerca di ovviare a questa carenza con le
prenotazioni obbligatorie dei gruppi
che vogliono visitare la Domus Archimedea, così anche delle scuole, per
organizzare turni e visite guidate. Nei
mesi di agosto e settembre arrivano
molti russi ed inglesi, specie famiglie
benestanti, ed alcuni americani in
concomitanza con congressi locali o
regionali. Durante le rappresentazioni
classiche il f lusso di turisti si intensifica: anche gli insegnanti e gli studenti abbinano alle tragedie la visita
alla Domus Archimedea e dopo i primi mesi di apertura sono finalmente
pervenute richieste anche dalle scuole
locali. Paradossalmente il museo ha
stentato a farsi conoscere nel territorio, pubblicizzazione inadeguata?, per
cui si sta cercando di intensificare il
volantinaggio, di inserire locandine
nel sito web, di inviare brochure alle
scuole, sia del territorio sia di altre regioni.
Lo stesso onorevole Fabio Granata
ritiene che la Domus dovrebbe essere
promossa meglio, in quanto non è ancora entrata in alcun circuito italiano,
europeo, internazionale. Mottolese,
responsabile ufficio relazioni esterne
Agorasophia, afferma che si sta progettando un’intensa campagna pro-
mozionale che dovrebbe partire con il
nuovo anno 2013 in concomitanza con
il completamento degli allestimenti al
primo piano. È evidente che il museo
è stato in parte penalizzato dall’insufficienza dei locali dove esporre altri
exhibit e materiali scientifici. Probabilmente ad aprile, sistemati i nuovi
spazi museali, saranno esposte le numerose macchine realizzate dal CNR,
attualmente al Museo della Scienza e
Tecnologia di Milano, incentivando
l’interesse e l’intrattenimento e si attiveranno le previste aule laboratoriali
per attività didattiche rivolte anche ai
piccoli dell’Infanzia e della Primaria.
Attualmente i visitatori possono visionare soltanto i materiali esposti al
piano terra, in cui peraltro si trova
anche un bookshop ed una caffetteria
(chiusa!). Per la prima volta a Siracusa, all’interno di un museo, c’è un
caffè dove interrompere la visita, dove
leggere ed anche rifocillarsi piacevolmente! Per lanciare l’Eureka caffè,
sono stati già organizzati degli eventi
ma si pensa, per l’anniversario del primo anno di apertura del museo di organizzarne altri: in questa occasione
verranno presentati i nuovi progetti,
le iniziative culturali, gli eventi, come
è avvenuto per “Le celebrazioni del Pi
Greco Day” del 14 marzo scorso, si illustreranno i futuri laboratori didattici. La caffetteria, nelle intenzioni degli organizzatori, dovrebbe diventare
un punto di incontro per i siracusani,
un caffè letterario in cui ci si discuterà
di “Poesia e matematica”, l’angolo reading dove rilassarsi tra un sorso di tè,
caffè o aperitivo, ascoltando musicisti
locali o concerti per violino e pianoforte, come è già avvenuto, anche se la
partecipazione non è stata molto elevata. Il museo è stato inaugurato solo
da 11 mesi, spiega il dott. Radiconcini, coordinatore editing dell’Agorasophia, e il momento di recessione che
attraversa tutta l’Europa certo non
aiuta ad incrementare il numero dei
visitatori italiani e stranieri. A proposito di visitatori che parlino una
lingua diversa dall’italiano, inglese e
spagnolo, si nota la carenza di phone
guide nelle varie lingue.
I saperi archimedei, le colonne portanti delle discipline della moderna matematica
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Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
e-mail: [email protected]
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Beatrice Basile: “No agli scambi. Reperti importanti vengono sottoposti a rischi enormi”
La direttrice del Paolo Orsi: “L’Elmo di Ierone è stato solo un successo locale
Molte mostre nascono come passerelle per i politici del momento”
di GIOVANNA BANDIERA
“Apò Kymas”, la mostra dell’elmo di Ierone del British Museum al “Paolo Orsi”,
continua a suscitare interesse e spunti di
discussione. Ne parliamo con la dott.
ssa Beatrice Basile, direttore del Museo
Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di
Siracusa.
Quale è il valore intrinseco di questo oggetto, il significato dell’iscrizione?
“Il valore più importante di un oggetto archeologico è la sua capacità di suggestione di un mondo, di riportare alla luce un
contesto storico complesso. L’elmo ricorda
una vittoria, che all’epoca ha avuto una
ricaduta storica e un’eco mediatica enorme. Conoscerne questo significato, però,
presuppone delle conoscenze che non tutti
Elmo di Ierone - British Museum
Elmo di Ierone - Museo Archeologico di Olimpia
i visitatori hanno. I pannelli chiariscono il
significato della mostra; purtroppo, tempo e fondi sono stati insufficienti per un
apparato didattico più… internazionale.
Gli stranieri si sono lamentati di ciò, commentando che la mostra era certo bellissima ma avrebbero gradito sapere di più
sugli oggetti esposti.”
La mostra è stata pubblicizzata ampiamente?
“Quello che manca a noi e a tutti gli enti
culturali della Sicilia è la capacità di comunicare, di pubblicizzare un evento
come dovrebbe essere fatto. Se la pubblicità avviene nella maniera tradizionale (pagine sui giornali, interventi in televisione),
ha un costo notevole, ormai insostenibile
per le esigue casse dell’Assessorato ai Beni
Culturali. La maggior parte delle manifestazioni organizzate da Soprintendenze e
Musei in Sicilia, non solo del “Paolo Orsi”,
sono praticamente a costo zero, perché si
utilizzano attrezzature e risorse umane interne. Il finanziamento per questa mostra
è stato di 40000 euro: i fondi sono stati utilizzati esclusivamente per assicurazione,
trasporto, vetrina climatizzata, manifesti,
pannelli, cartellette didattiche, e ospitalità
dell’archeologo inglese inviato dal British
Museum.”
Il Museo si è attivato per gli sponsor locali,
regionali o nazionali?
“La sponsorizzazione è molto difficile di
questi tempi e invidio tantissimo chi riesce
a trovare degli sponsor. Alcuni enti hanno
una serie di canali privilegiati oppure ricevono molti finanziamenti perché espongono materiali particolarmente scenografici che attirano facilmente l’interesse del
grande pubblico, per esempio i recuperi
subacquei o le scoperte inaspettate.”
Come mai questo elmo è finito al British
Museum?
“Insieme ad altri due (e probabilmente
insieme a molte altre armi sottratte agli
Etruschi), erano stati inviati ad Olimpia
da Ierone. I due elmi che si trovano ad
Olimpia sono stati rinvenuti tra gli anni
cinquanta e sessanta. L’elmo ora esposto a
Siracusa, invece, è stato rinvenuto nel 1817
dal Console Generale Cartwright ed era finito nelle collezioni di Giorgio IV che nel
1821 ne fece dono al British Museum.”
Questo scambio era stato richiesto al British
Museum di Londra dal “Paolo Orsi”?
“La mostra è stata programmata direttamente dall’allora assessore regionale Sebastiano Messineo. Le mostre, fino a qualche
anno (forse decennio…) fa, nascevano da
un’esigenza tecnica, scientifico-culturale:
erano realizzate per fare il punto delle conoscenze su un determinato argomento o
problema, stimolando le linee di ricerca
successive. Le mostre sono oggi, troppo
spesso, accostamenti di pezzi che non hanno relazioni tra loro, che si accreditano
all’attenzione del pubblico solo per l’eccezionalità o la bellezza. Le esigenze scientifiche sono ignorate, sopraffatte da quelle
puramente promozionali la cui ricaduta
reale sull’economia locale, fra l’altro, è ancora tutta da dimostrare.”
Francesco Merlo, nell’articolo pubblicato
il 21 novembre su La Repubblica, “Cultura: troppi soldi pubblici uccidono la creatività?” afferma: “La smisurata offerta e il
monopolio statale stanno portando le istituzioni culturali verso il crack. Non solo
economico”. È proprio vero che la politica
strumentalizza l’arte?
“Si, il più delle volte è vero. Molte mostre
nascono, ahimè, come passerelle per i politici del momento. Di mostre assolutamente inutili ce ne sono tante, il più delle volte
nate da esigenze che ben poco hanno a che
vedere con la cultura”
Esiste un dialogo, uno scambio fra l’Assessorato ai Beni Culturali e l’Assessorato al
Turismo?
“Se c’è, non ce ne siamo mai accorti… Premetto che non sono affatto favorevole che
questi due enti vengano accorpati, come
molti in un certo momento auspicavano.
Ognuno di loro ha delle competenze specifiche e ben diverse, ma c’è una fase in cui,
se si vuole che un evento culturale abbia
un ritorno economico, di immagine e sia
funzionale allo sviluppo turistico, dovrebbero dialogare utilizzando le competenze
dell’uno per supportare l’altro. Allestire
una mostra con un occhio alle ricadute
sullo sviluppo turistico presuppone studiare il periodo migliore in cui lanciarla,
il tipo di target a cui rivolgersi, la sua collocazione; insomma devono essere chiari
tutti i mezzi da mettere in campo perché
sia più di un evento locale. In tempi di magra è auspicabile, anzi necessario, che le
istituzioni preposte, elaborata un’offerta
culturale, cooperino con gli operatori del
turismo locali, ottimizzando le rispettive
risorse.
“La mostra relativa all’elmo, ad esempio,
è stato sicuramente un successo a livello
locale: l’auditorium, il giorno della inaugurazione, era gremito, successivamente
parecchi gruppi e molte scolaresche hanno richiesto una visita guidata. L’apporto
alla vita culturale della città, da parte del
museo, è stato ampiamente soddisfatto.
Dal 21 ottobre ad oggi, ci sono stati 3200
visitatori, con un incremento di circa un
migliaio di persone rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente. Ma non basta;
le possibilità intrinseche alla mostra sarebbero state maggiori, se più tempo e risorse
avessero potuto essere dedicate ad una efficace promozione. Se ci si chiede se questi
40000 euro sono stati ben spesi, la risposta
è si: nel senso che hanno innalzato il livello
qualitativo e l’offerta culturale del museo.
Ma hanno comportato un aumento dei
turisti non locali? Sembra un controsenso
ma la risposta è No! I turisti stranieri o di
altre province o regioni d’Italia, arrivati
in questo periodo al “Paolo Orsi”, hanno
visto la mostra non perché informati in
precedenza della sua esistenza ma perché
erano venuti per il museo archeologico.”
Sono previsti altri scambi con il British Museum?
“È probabile che il British possa chiedere in prestito dei reperti da esporre. Oggi
si discute molto sulle continue trasferte
all’estero dei nostri reperti. Molti sono
contrari e anch’io, tanto più considerando
il modesto livello scientifico di molte mostre. Si privano i musei di pezzi importanti sottoponendoli a rischi enormi (trauma
del trasporto, dello spostamento, di un
clima diverso) senza apprezzabili contropartite neppure in termini di aumento di
visitatori.”
I musei, i parchi collaborano tra di loro, elaborano materiale comune, oppure ognuno
coltiva il proprio orticello?
“Ognuno cerca di mandare avanti la propria struttura con molta difficoltà, problema comune a tutti. Spesso non si hanno
neanche i soldi per affrontare le emergenze
più elementari, come il materiale per la pulizia dei bagni, la disinfestazione. E’ difficile, in queste condizioni, avere il tempo o
la possibilità di elaborare programmi integrati, che pure sarebbero necessari”.
Qual è in questo momento il problema contingente più pressante per il Museo?
“Non ci crederà… ma sono le palme. Le
meravigliose ottanta palme, fatte piantare
trent’anni fa per l’abbellimento di un parco
dichiarato giardino storico, oggi subiscono pesantemente l’attacco del punteruolo
rosso, ed alcune di esse sono già morte. A
nulla sono valsi gli appelli accorati all’Assessorato; la risposta è sempre la stessa:
“Non ci sono soldi”. E così assistiamo impotenti alla morte di un eccezionale patrimonio arboreo che poche migliaia di euro
basterebbero a salvare.”
Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
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Per la celebrazione della vittoria sugli etruschi si donavano ad Olimpia le armature dei nemici
L’elmo di Ierone ricostruisce un affresco storico: un’operazione
grandiosa di promozione del tiranno e della potenza siracusana
di GIOVANNA BANDIERA
Il valore più importante di un oggetto archeologico è la sua capacità di suggestione
di un mondo, di riportare alla memoria un
contesto storico complesso. L’elmo come
oggetto in sé ha la mera funzione di proteggere la testa, ma questo è qualcosa di
più perché ricorda una vittoria, testimonia
un fatto che all’epoca ha avuto una ricaduta storica e un’eco mediatica enorme. Ma
se c’era un elmo c’era anche una catasta
di armi tutte parimenti scritte e tutte ammassate ad Olimpia, dedicate a Zeus. L’iscrizione così recita: Ierone e i siracusani
dedicano a Zeus questa vittoria - Hiaron
ò Deinomenèos kai toi Syrakosioi toi Di
Tyràn apò Kymas - Ierone figlio di Dinomene e i Siracusani (dedicano) a Zeus (dalla preda) dei Tirreni da Cuma. In poche
parole è stato detto tutto ciò che c’era da
dire. L’iscrizione ha dipinto un affresco
storico che agli occhi
dei contemporanei diceva tantissimo: io ho
fatto fuori gli etruschi
che erano a loro volta
una potenza così forte
da volersi accreditare
presso il mondo greco
ad Olimpia, offrendo
doni a Zeus.
Gli etruschi erano ai
margini del mondo
greco tanto è vero
che Ierone li assimila
a barbari. Interessante è l’operazione di
comunicazione e di
autorappresentazione che riesce a fare di
se stesso e di Siracusa
nel mondo antico. Lo
fa essenzialmente in
due modi: attraverso
un’offerta scenografi-
ca, il donario, e l’assoldamento di scrittori
di grande respiro per glorificare l’evento
e la schiatta dei Dinomenidi. Il donario
o trofeo, offerto al santuario, era costituito dalle armature difensive dei nemici, il
che significava la distruzione dell’essenza
stessa del nemico cioè la celebrazione di
una vittoria totale sugli etruschi. Ierone
raduna a Siracusa la quaterna magica del
mondo letterario della Grecia di allora:
Pindaro, Bacchilide, Eschilo e Simonide
che, prezzolati, scrivono delle odi per lui
(Pindaro, nella Pitica I, accosta la vittoria di Ierone a quella del fratello Gelone
ad Imera, il quale pochi anni prima aveva sconfitto i cartaginesi). Il giorno in cui
Ierone sconfigge gli etruschi a Cuma è lo
stesso in cui Atene, insieme ai greci, sconfigge i persiani: se Atene libera la grecità
dai barbari che vengono da est, Ierone la
libera dai barbari che vengono da ovest.
Ierone è quindi pari al generale degli ateniesi, Siracusa è pari ad Atene. Operazione grandiosa di promozione di se stesso
e delle mire espansionistiche di influenza
politica della città che tenta di allungare
i suoi tentacoli non solo sul mar Tirreno
ma anche sull’Italia meridionale. Questo
elmo allude al Mediterraneo, scacchiere
molto turbolento e instabile, solcato dalle
navi degli etruschi, i signori del mare come
li chiama Diodoro, che fanno operazioni
di pirateria lungo le coste della Sardegna,
lungo quelle settentrionali della Sicilia,
delle Eolie delle quali per un certo periodo si impadroniscono facendone una base
corsara, e della Campania. La battaglia
di Cuma riporta l’equilibrio nel Mediterraneo e blocca l’espansione degli etruschi
per molti decenni.
L’elmo e la sua iscrizione svelano anche i
rapporti di Siracusa con Olimpia. Durante i giochi olimpici si depongono le armi e
nella città santuario confluiscono politici,
poeti, scrittori, filosofi, artisti, atleti. Olimpia diventa la capitale della cultura della
Grecia. Lì si incrociano le correnti artistiche più diverse; filosofi si scambiano idee
ed opinioni, storici leggono le loro opere in
pubblico, è tutto un fervore culturale. Ad
Olimpia si discute anche di politica, non
a caso la tregua serve, con la presenza di
tanti capi di stato, a trattare nuove alleanze, si decide su pace o guerre future, è il
luogo in cui la Grecia fa i conti con se stessa sotto tutti i profili. In questa occasione
probabilmente nasce il mito di Alfeo e della ninfa Aretusa. Alfeo è il fiume sacro che
scorre vicino ad Olimpia ma anche il dio
del fiume che, secondo un’antica leggenda,
innamorato della ninfa la insegue sotto il
mare per ricongiungersi con lei. Con questo filo sottomarino si ricollega Olimpia
a Siracusa, affiliata alla città greca in un
rapporto particolare: il mito è ancora l’occasione di una vera e propria propaganda
politica.
L’elmo ci racconta in qualche modo tutto
questo.
Organizzata da Tempo Solidale e Banca del Tempo con il patrocinio del Comune di Siracusa
Stamattina a piazza Santa Lucia la prima Festa del Baratto
Niente denaro, ognuno scambia ciò che non gli serve
La prima Festa del Baratto organizzata
dall’associazione TempoSolidale e dalla
Banca del Tempo di Siracusa, con il patrocinio del Comune di Siracusa, si terrà
oggi 2 dicembre, dalle ore 9 alle 13, in
Piazza Santa Lucia.
Ci sarà un corner per la promozione dell’Associazione e della Banca del
Tempo, uno spazio espositivo dedicato
ai bambini “BimBaratto”, uno spazio
espositivo per il baratto di prodotti biologici “BioBaratto”, uno spazio ricreativo con l’offerta di cibarie e bevande. Il resto dello spazio sarà a disposizione
di tutti coloro che intendono partecipare alla Festa, portando uno o più oggetti
da barattare.
L’ingresso alla festa è libero e non costa
nulla. Per partecipare come espositore
era possibile prenotarsi inviando una
e-mail al seguente indirizzo: [email protected] oppure pre-
sentarsi oggi stesso, giorno della festa,
magari portando da casa un tavolino
per poggiarvi gli oggetti da barattare.
Appena diffusa la notizia sul web, sono
già molti coloro che hanno prenotato
rovistando poi nei cassetti di casa e nei
ripostigli per rendere più pieno il carnet.
Sarà barattato tutto? Certo, certissimo,
anzi probabile. Ma, come che vada, sarà
un’esperienza interessante, tanto più che
la festa sarà arricchita da alcune iniziative culturali.
Prima dell’invenzione della moneta, è
noto, gli uomini ricorrevano al baratto,
ovvero allo scambio diretto di oggetti, beni o servizi. Una forma antica di
commercio che oggi permette ad adulti,
ragazzi e bambini di diventare mercanti per un giorno. Lo spirito principale
è promuovere il riutilizzo e il riciclo di
oggetti usati e incoraggiare la prassi del
riuso, più sana per l’ambiente e più eco-
nomica rispetto a quella dell’usa e getta.
Alla festa possono partecipare tutti. Basta portare con sé qualche oggetto, non
importa quanto vecchio o usato, cercare
quello che vi piace e barattarlo. Ciò che
per noi non ha più nessun valore potrebbe infatti essere l’oggetto del desiderio di
qualcun altro.
Il baratto potrà riguardare oggetti per
l’infanzia (vestiti, giocattoli, passeggini
e carrozzine, biancheria e piccoli accessori), utensili da cucina e piccoli elettrodomestici, abiti, arredi, libri, CD DVD
musicali, film e fumetti e ogni altro oggetto del quale si voglia proporre il riutilizzo (e che sia riutilizzabile).
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Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
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Perchè ogni verità venga a galla non sette ma settanta volte sette areremo il terreno del diritto
Come mai la seconda sentenza del CGA, a leggi non modificate,
annulla la prima per SAI 8, rendendola di fatto inefficace? Mistero!
di CONCETTO ROSSITTO
Il CGA accettò il ricorso ad ottemperanza presentato da parte di SAI8 (soccombente nel primo giudizio di merito)
sottolineando che il codice del processo
amministrativo (D.Lgs. 2 luglio 2010 n.
104, in sigla c.p.a.) all’art. 112, V comma,
ammette la proposizione del ricorso da
parte del soccombente anche al fine di
consentirgli di ottenere chiarimenti in
ordine alle modalità di ottemperanza.
È lecito chiedersi: anche al fine o solo
al fine di ottenere chiarimenti…? Sarebbe strano che, in sede di chiarimenti
in merito alle modalità di ottemperanza, si arrivasse addirittura a smentire
il dovere o l’obbligo di ottemperanza.
Rileggiamo quanto è scritto esattamente nel paragrafo della sentenza che spiega la ratio dell’ammissione della parte
soccombente: “La disposizione tende
ad evidenziare come, pur rimanendo
nell’ambito della ottemperanza, l’oggetto del giudizio possa essere anche circoscritto ad una semplice richiesta di
chiarimenti circa modi e limiti secondo
cui attuare la regula juris dettata dalla
decisione ottemperanda”.
Evidenziamo quell’inciso: “…pur rimanendo nell’ambito dell’ottemperanza”.
Secondo l’intelligenza del profano, nel
precisare modi e limiti secondo i quali
debba essere attuata la decisione ottemperanda non si dovrebbe (né si potrebbe
mai e poi mai!) pervenire alla negazione
di tale decisione. Ma forse il profano si
inganna. Il profano arriva a capire che
la legittimazione attiva “spetti anche al
soggetto tenuto all’ottemperanza e quindi anche alle parti soccombenti” (bisognose di chiarimenti in merito ai modi in
cui debbano ottemperare), ma non riesce
a comprendere come, su tali premesse, si
possa arrivare a sentenziare che… l’ottemperanza non sia dovuta. Il profano
ritiene che o ci sia un vizio nel percorso
logico che porta a tale contraddittoria
conclusione o che ci sia un contrasto nelle leggi. Se il contrasto è nelle leggi, va
posto rimedio attraverso azioni legislative parlamentari o di iniziativa popolare.
Se c’è un errore nella sentenza, ci dovrà
essere modo di riparare, nonostante i
giudizi del CGA siano inappellabili.
Composizione dei due collegi giudicanti del CGA
Componenti e ruoli
Prima sentenza 15/12/2010
Depositata il 30/03/2011
Seconda sentenza 09/10/11
Depositata il 02/01/2012
Presidente e firmatario
Raffaele Maria De Lipsis
Riccardo Virgilio
Secondo (forse vice)
Filoreto D’Agostino
Antonino Anastasi
Estensore e firmatario
Gabriele Carlotti
Guido Salemi
Componente
Pietro Ciani
Pietro Ciani
Componente
Giuseppe Mineo
Alessandro Corbino
Ma a tutto c’è un limite! E gli errori
vanno comunque corretti. E, se l’interpretazione fornita dalla seconda sentenza è errata, qualche rimedio dovrà
pur esserci! O la parte vittoriosa in base
alla prima sentenza dovrà risultare
soccombente in seguito ad una seconda sentenza (magari errata) che arriva,
nell’ambito di un giudizio finalizzato
all’ottemperanza, a negare l’ottemperanza stessa? Questo ci appare incomprensibile. E continueremo a… non capire prima d’aver capito!
La sentenza del CGA fa ripetutamente
riferimento all’evoluzione della normativa, quasi a voler far capire – sembrerebbe - che il nuovo giudizio (contraddittorio rispetto al primo) scaturisca
da nuovi orientamenti nel frattempo
intervenuti. Questa è almeno l’impressione che, da profani, si ricava ad una
lettura non meticolosa. Errando! Prestiamo, infatti, attenzione alle date.
La prima sentenza del CGA - quella
che stabiliva l’illegittimità della gara e,
nel caso in ispecie, la non dissociabilità
tra illegittimità e annullabilità (valida
per le circoscritte ipotesi di illegittimità non invalidanti, tra le quali non rientrava certamente il caso in ispecie!)
- è stata formulata il 15 dicembre 2010
e depositata il 30 marzo 2011. Il codice del processo amministrativo, sulla
base del quale la successiva sentenza
vorrebbe basare il verdetto di non ottemperanza, è del luglio 2010, quindi precedente alla formulazione della
prima sentenza e, dunque, esso era già
in vigore quando tale prima sentenza
(magistrale!) fu concepita ed emessa. Si
tratta, infatti del D.Lgs. 2 luglio 2010 n.
104 (citato negli atti giudiziari esaminati con la sigla c.p.a.). Anche le fonti
del diritto comunitario (per influsso
del quale – spiega la seconda sentenza
– “l’oggetto tutelato in via prioritaria
dall’ordinamento non è più rappresentato dagli interessi dell’amministrazione, ma, al contrario, da quelli delle imprese che operano nel mercato”) sono,
a ben vedere, anteriori alla prima sentenza e dunque, anch’esse note al primo collegio giudicante. Tra parentesi,
ci sorge il sospetto che la citazione di
tale orientamento comunitario sia non
troppo correlata alla questione specifica, cioè che ci sia stato un impercettibile sconfinamento in altra fattispecie.
Forse!
Ma, se anche tale normativa comunitaria è anch’essa anteriore alla prima
sentenza, come mai dunque la Commissione giudicante che la formulò,
pur conoscendo certamente tali fonti
formative (codice del processo amministrativo e norme comunitarie), era
pervenuta invece a conclusioni ben diverse? I giudici della prima commissione erano degli sprovveduti? Non ci permetteremmo di pensarlo, così come non
ci permettiamo di pensare che lo siano
stati i componenti della commissione
giudicante in sede di ricorso ad ottemperanza. Certamente sia gli uni che gli
altri conoscono bene le leggi e sanno il
fatto loro. E allora come mai la seconda
sentenza arriva ad annullare la prima,
rendendola di fatto inefficace? Mistero!
Nel quadro sinottico che segue si riportano i nomi dei componenti le due
diverse commissioni giudicatrici del
CGA. Come si può notare, coincide
solo un componente su cinque.
La domanda sorge spontanea: invariato
il quadro legislativo, è possibile che una
diversa composizione dei collegi giudicanti produca sentenze opposte? La
prima sentenza arrivava ad affermare
che nella vicenda della gara illegittima c’era forse materia di competenza
di una diversa magistratura. Se appartenessimo a tale diversa magistratura
e ci capitasse di indagare su fatti connessi, non ci risparmieremmo la fatica
di interrogare i magistrati del secondo
collegio giudicante. E forse l’unico magistrato comune ai due collegi potrebbe
offrirci qualche spiegazione particolarmente illuminante proprio per aver
avuto diretta esperienza dei lavori e dei
giudizi espressi dai colleghi di entrambe
le commissioni.
Qui il nostro lavoro di cittadini che si
trastullano con il giornalismo d’inchiesta, militante al servizio degli interessi
dei cittadini tutti, si deve necessariamente fermare. Non formuliamo sospetti. Non esprimiamo pregiudizi.
Non vogliamo scalfire la credibilità del
CGA. Diciamo solo che, a nostro modestissimo avviso, qualcosa sembra non
quadrare.
Ci auguriamo solo che la dea Minerva
(semplice metafora della Giustizia) sappia imporre ai suoi ministri di fare chiarezza. Noi della Civetta abbiamo aguzzato il nostro sguardo sin dove ci era
possibile. Abbiamo intravisto qualcosa
che non ci sembra chiaro. Abbiamo individuato una zona d’ombra su cui forse
non sarebbe male indagare. Rischiarare tale zona, affinché tutti capiscano /
capiamo, non è nostro potere. Spetta al
sole di domani. Di un domani che attendiamo con ansia di giustizia.
PREMIO “MARIO FRANCESE 2012”
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Culturale Minerva
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n° 1509 del 25/08/2009
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Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
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Ospiti della serata saranno anche Carlo Muratori, Giuliana Accolla, Mirella Parisini, Raffaele Aliffi
Nomi prestigiosi al 42° Premio Paladino venerdì 21 dicembre ai Delfini
Con Demetrio Vittorini e Ivan Lo Bello la grande cabarettista Pat Starke
di CORRADO FIANCHINO
Venerdì 21 dicembre
alle 20,30 sul palcoscenico del Circolo “I
Delfini” (già Club degli Amici” di contrada
Spalla), andrà in scena la 42° edizione del
“Premio Internazionale Sicilia-Il Paladino”.
Nonostante le difficoltà causate dalla mancanza di sostegni economici, la prestigiosa
manifestazione siracusana collezionerà un altro successo artistico, culturale e organizzativo grazie al provvidenziale intervento della
Camera di Commercio di Siracusa e
alla ospitalità del Circolo “I Delfini”,
presieduto da Nello Caporale.
L’ingresso, secondo tradizione, è libero, ed è aperto anche ai non soci del
Circolo nel rispetto degli intendimenti della dirigenza che mette la propria
struttura a disposizione della città.
Nomi prestigiosi al “Premio Internazionale Sicilia-Il Paladino”. Tre spic-
cano su tutti: Ivanhoe
Lo Bello, Demetrio
Vittorini (figlio di
Elio), e la cantante
americana Pat Starke.
Lo Bello è una notissima figura di siracusano che non ha bisogno
di presentazioni, tale
è il curriculum operativo ad alti livelli che
lo contraddistingue.
Demetrio Vittorini, figlio d’arte, è acclamato scrittore di fama europea, uomo di
cultura, docente universitario in Italia
e all’estero, autore di libri di successo.
Pat Starke è una delle più famose ed
affascinanti attrici della storia del cabaret nazionale, stella di prima grandezza assieme ad Oreste Lionello.
Ospiti della serata saranno anche Carlo Muratori, Giuliana Accolla, Mirella Parisini, Raffaele Aliffi ed alcuni
importanti professionisti della lirica
assieme al tenore Benito Nastasi, al Francesco Drago, che daranno vita
soprano Mirella Furnari e al maestro allo spettacolo. Sul palcoscenico an-
che l’orchestra “Big Band” col suo repertorio di successo.
Si torna a chiedere una “Casa famiglia” per i ragazzi disabili, privi di assistenza familiare
Cimino riconfermato presidente dell’Associazione per i diritti dei disabili
Ricchissimo il programma delle manifestazioni per il triennio 2013/2016
Nel corso dell’assemblea annuale dei soci
dell’A.V.D.D., svoltasi nel salone dell’assessorato comunale alle Politiche Sociali, il giornalista Salvatore Cimino è
stato riconfermato anche per il triennio
2013-2016 Presidente dell’Associazione
che lui stesso ha fondato nel 2008. L’assemblea ha eletto altresì i componenti del
nuovo consiglio direttivo dell’A.V.D.D.,
fra i quali sono state ripartite le cariche
previste dallo statuto. Sono stati eletti,
oltre al presidente Cimino: la dr.ssa Carmela Fronte vice-presidente, componenti
la dr.ssa Carmela Pace, la prof.ssa Paola
Simonetti, la prof.ssa Marina Ligama, la
prof.ssa Nadia Hekmat e la dr.ssa Veronica Scapellato. Inoltre, sono state designate quali assistenti volontarie Samantha
Azzaro e Laura Leocata.
Dopo la proclamazione degli eletti il presidente Cimino ha voluto esprimere un
sincero ringraziamento al consiglio direttivo uscente e ai soci onorari dell’A.v.d.d..:
S.E. mons. Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Siracusa, l’on. Pippo Gianni,
l’assessore alle Politiche Sociali del comune di Siracusa Salvo Sorbello, l’on. Nicola
Bono, presidente della Provincia Regionale di Siracusa, l’ing. Roberto Visentin,
sindaco di Siracusa, il dr. Giuseppe Cappello, dell’ufficio scolastico territoriale,
il dr. Gaetano Barlotta, dirigente scolastico, il prof. Nuccio Paguni, dirigente
del comune di Siracusa, l’avv. Antonella
Volpe Damiani, referente dell’A.v.d.d.
per Palermo, la prof.ssa Mariella Leone
referente dell’associazione a Firenze, per
la preziosa collaborazione e il sostegno
fin qui offerto per la realizzazione delle
varie finalità dell’associazione e i relativi
progetti esecutivi.
Il presidente Cimino, al termine dell’assemblea, ha quindi presentato al nuovo
consiglio direttivo e ai soci tutti il progetto delle iniziative dell’A.v.d.d. per il 2013,
già proposto dal consiglio uscente e che
verrà realizzato con la collaborazione
delle redazioni di Siracusa dei quotidiani, dei settimanali e delle emittenti televisive, con il patrocinio del comune, della
Provincia, dell’ufficio scolastico regionale e di quello territoriale e delle associazioni dei disabili Ens, Anmic, Anmil,
Unms, Anvcg, del comitato provinciale
dell’Unicef, del Kiwanis Club di Siracusa, del Rotaract Club-Palermo Ovest,
che comprende: “Il 5° concorso grafico
e letterario sui temi della comunicazione
sulla disabilità”; l’organizzazione di un
“corso di braille” riservato alle volonta-
rie dell’A.v.d.d. e alle insegnanti di sostegno; la realizzazione del “1° Convegno
sul tema degli infortuni sul lavoro e del
monitoraggio dei sistemi di prevenzione”, con il patrocinio dell’Inail e con la
collaborazione dell’Amnil (associazione
nazionale mutilati e invalidi del lavoro);
il “2° Convegno sul tema “I.C.F. (integrazione e certificazione scolastica degli
alunni disabili e non): nuovo progetto di
vita e le insegnanti di sostegno”, con il
patrocinio dell’ufficio scolastico territoriale; una marcia non competitiva riservata ai disabili visivi accompagnati denominata: ”Io accompagno un non vedente
con il cuore e con la mente” in occasione
della festività di S.Lucia, patrona di Siracusa e protettrice dei “non vedenti”; La
“5a Serata Musicale“ denominata “Voci
e Musica per la Disabilità” con la partecipazione di cantanti di musica lirica e leggera, pianisti e musicisti di chiara fama;
l’organizzazione della “5a Settimana del-
la comunicazione sulla disabilità”, comprendente la cerimonia delle premiazioni, che si svolgerà nel salone Borsellino di
Palazzo Vermexio, degli studenti vincitori del 5°Concorso grafico e letterario; il
5° corteo di sensibilizzazione dell’A.v.d.d.
Inoltre, incontri con le istituzioni per richiamare la loro attenzione sui problemi
dei disabili; il rinnovo della richiesta al
sindaco per la creazione di una “Casa famiglia” per i ragazzi disabili, privi di assistenza familiare; conferenze e incontri
nelle scuole per evidenziare il rapporto
che deve esistere fra i ragazzi normodotati e i compagni o le altre persone disabili;
la Giornata dell’A.v.d.d. nel corso della
quale in appositi gazebo dislocati in vari
punti nevralgici della città le volontarie
dell’associazione presenteranno ai cittadini le sue finalità, offrendo loro opuscoli
illustrativi e rose in ceramica con il logo
dell’A.v.d.d.
Corrado Fianchino
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Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
e-mail: [email protected]
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Sapienza, Cannizzo e Patternò: “Coi soldi del premio daremo vita e supporto a due imprese sociali”
IBM e Smarter Cities Challenge
Hub Siracusa punta a vincere i 100 mila euro della piattaforma Che Fare
Vogliamo puntare a un prodotto innovativo: il turismo industriale”
Smarter Cities Challenge è un programma globale di IBM Corporation
lanciato nel 2011, a sostegno di 100 città
in tutto il mondo in tre anni, attraverso
il quale, fino al 2013, IBM assegna tecnologia e servizi del valore totale di 50
milioni di dollari. Per il 2012 Siracusa
è l’unica città italiana ad essere stata
selezionata.
Nello scorso giugno un team internazionale di esperti e professionisti IBM
ha effettuato l’analisi puntuale di alcuni aspetti della realtà cittadina (assistenza sanitaria, istruzione, sicurezza,
servizi sociali, trasporti, sostenibilità,
gestione del bilancio ed energia) e ha
messo a punto valide raccomandazioni in modo da migliorare i servizi e la
vivibilità della città: collaborazione
(tutte le parti interessate devono essere coinvolte e partecipare nel rendere
Siracusa smart); condivisione delle
informazioni (tutte le azioni, i piani e
le decisioni devono essere trasparenti); decisioni basate su dati; creare un
brand Siracusa (tutte le azioni e i progetti devono assumere la costruzione e
conservazione del marchio in considerazione); influenza dei comportamenti
(le cattive abitudini e la mancanza di
senso civico devono sempre essere influenzate da incentivi positivi).
di ALESSANDRA PRIVITERA
Rosario Sapienza, Viviana Cannizzo
e Stena Paternò sono i tre fondatori di
Hub Siracusa, un’associazione di promozione sociale che propone uno spazio
di co-working per tutti gli innovatori sociali siciliani sito in Via Mirabella: sono
loro gli ideatori del progetto ITI.
Quali sono gli obiettivi del vostro progetto?
“Puntiamo alla possibilità che le due anime di Siracusa, industriale e archeologica, si ricongiungano in un nuovo concetto di turismo che le valorizzi entrambe.
Vorremmo che tutti gli attori di questo
progetto collaborassero per la trasformazione industriale, attraverso la creazione di un prodotto non convenzionale
e trasferibile: il turismo industriale”. Come, quando e da chi nasce l’idea di partecipare a Che fare?
“Quando scopriamo, per caso, dal web,
che Siracusa è l’unica città italiana tra
le 30 scelte al programma Smarter Cities Challenge della fondazione IBM
e leggiamo il report redatto dal team
IBM, capiamo che The Hub deve cogliere l’opportunità di essere interlocutore
di questa realtà perché la rete si deve
consolidare: è necessario che l’autoreferenzialità di enti, associazioni, pubblica
amministrazione etc. lasci il posto alla
comunicazione e alla collaborazione.
Nasce, così, l’interlocuzione con l’Ufficio per Programmi Complessi nella persona dell’arch. Pippo Di Guardo: e da
lì l’ideazione di ITI per la piattaforma
CheFare”.
Come nasce il progetto per Che fare?
“The Hub è un incubatore di idee: qui,
insieme a due ragazzi, un grafico e un’esperta di video, che usano il nostro spazio per sviluppare le loro professionalità,
abbiamo pensato a un rilancio innovativo della zona industriale senza urtare la
sensibilità di chi, per esempio, lì lavora.
Noi vorremmo che il bando fosse una
scusa per concentrarsi su un argomento
che sentiamo importante: la convivenza
tra questi due mondi, quello culturale e
quello industriale, attraverso il coinvolgimento dal basso”.
Quali gli enti coinvolti? Che tipo di collaborazione?
“C’è stata una forte interazione territoriale tra noi e i Comuni di Siracusa e di
Priolo. Sono stati anche presi contatti
informali con le aziende che insistono
nell’area industriale ma non sono stati
ancora firmati protocolli d’intesa perché
non previsti dal bando. Abbiamo riscontrato grande consenso da parte della
maggior parte degli attori coinvolti e le
aziende si sono dette disposte ad aprire
le porte al turismo industriale: una volta vinto il bando, vedremo quali e in che
modo. D’altra parte è importante per
noi di Hub creare responsabilità sociale d’impresa. Evidentemente finché non
c’è una richiesta, una cultura più diffusa
di cosa voglia dire essere più responsabili nei confronti del territorio da parte
delle aziende, il livello di discussione e
di confronto resta ancora troppo debole
rispetto a queste tematiche”.
Il progetto ha al momento 414 voti (o giù
di lì): perché è importante vincere questo
concorso?
“Perché il nostro progetto prevede che i
soldi del premio vengano impiegati per
la promozione di almeno due imprese
sociali: una legata ai circuiti in bici e una
legata a formare guide turistiche (possibilmente ex dipendenti degli stabilimen-
ti); quindi per la creazione di occupazione. Proprio noi ci preoccuperemmo di
fornire a queste due imprese sociali un
programma di incubazione (dall’idealizzazione, alla formazione, passando per
la stesura di un business plan e di un piano di marketing per avere un programma di impresa sociale sostenibile dal
punto di vista economico). D’altra parte
The Hub è il luogo per antonomasia in
cui si incontrano disponibilità e facilità
a creare progetti innovativi”.
E come verrà coinvolta la città?
“Hanno già aderito Legambiente ed altri professionisti ed associazioni. Miriamo alla partecipazione dal basso con un
coinvolgimento territoriale a livello virtuale (perché abbiamo già una piattaforma wiki, cioè piattaforma aperta a cui
tutti possono accedere e inserire dati; e
perché destineremmo una parte del premio per creare un’app per lo smartphone, con il tracciato dell’itinerario ma
anche con i contenuti sull’impatto ambientale e, per esempio, i dati relativi sia
all’inquinamento ma anche alle situazioni positive: la presenza del progetto
“Archimede”). A livello “reale”, invece,
vogliamo essere mediatori tra le differenti visioni, i confronti, le riflessioni sul
futuro di queste aree, perciò proporremo incontri facilitati da noi e da esperti
di turismo industriale e marketing territoriale per produrre contenuti”.
“Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità”
Oggi incontro a Palazzolo del coordinamento Giuseppe Fava
per il 29° a gennaio. Nuccio Gibilisco: “Guardiamo ai giovani”
Il Coordinamento Giuseppe Fava Palazzolo, che in questi anni ha rinnovato l’impegno antimafia attraverso la
figura del nostro concittadino barbaramente ucciso dalla mafia il 5 gennaio
1984 si rivolge a tutti quelli che credono che combattere le mafie sia sempre
compito di qualcun altro. “In questi
anni – dice Nuccio Gibilisco, presidente dell’antiracket - abbiamo raccontato,
nei vari eventi organizzati dedicati alla
memoria, storie di mafia, ma anche di
speranza. Sono intervenuti autori di
libri, documentari, teatro civile, cinema, sono venuti a Palazzolo per onorare la memoria di Giuseppe Fava e per
raccontare storie e memorie di chi ha
combattuto e combatte la criminalità.
Hanno portato le loro storie di vita e la
testimonianza di chi quotidianamente
porta avanti la propria battaglia contro il crimine attraverso le parole e le
immagini. Crediamo che oggi, più che
mai, sia importante continuare questo
impegno iniziato nel 2004. E’ importante continuare a raccontare le mafie
e l’impegno per sconfiggerle definitivamente attraverso la letteratura, il cinema, il teatro, la musica, la realtà.
“Il nostro intento – continua Gibilisco
- è quello di allargare le collaborazioni,
soprattutto con i giovani, protagonisti
dell’oggi e del futuro, e non ci sarà futuro se non ci si impegna tutti insieme
contro le mafie e contro l’illegalità diffusa. Ci sono da programmare gli eventi del gennaio 2013, nel 29° anniversario
dell’uccisione di Giuseppe Fava e tanto
altro ancora. Per questo ci incontreremo domenica 2 dicembre (oggi, dunque) alle ore 16:00 presso il PYC (Palazzolo Youte Centre), sede della Consulta
Giovanile di Palazzolo Acreide.
“Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società
democratica e libera quale dovrebbe
essere quella italiana, il giornalismo
rappresenti la forza essenziale della
società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena
la violenza, la criminalità, accelera le
opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali.
Tiene continuamente allerta le forze
dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici
il buon governo”
Piattaforma culturale cheFare
CheFare è una piattaforma culturale
che permette alle imprese sociali profit
e non profit di realizzare il proprio progetto, inducendo a fare rete e attivare
network territoriali.
Tra il 24 settembre ed il 3 novembre 2012
cheFare ha raccolto, con un bando, oltre 500 progetti di innovazione culturale. Un team di esperti ha selezionato i
32 progetti che meglio rispondono alle
caratteristiche ricercate: collaborazione e co-produzione; innovazione; scalabilità e riproducibilità; sostenibilità
economica nel tempo; equità economica e contrattuale; impatto sociale positivo; tecnologie opensource e impiego
di licenze Creative Commons; capacità
di comunicazione.
I 32 progetti selezionati possono essere
votati dal pubblico, fino al 13 gennaio
2013.
I primi cinque classificati saranno valutati da una giuria di personalità del
mondo della cultura, che eleggerà il
vincitore il 29 gennaio 2013 a cui andrà
il premio di 100 mila euro.
ITI
ITI è l’acronimo di Itinerari di Turismo Industriale, il progetto che The
Hub Siracusa ha presentato per il
bando culturale Che Fare unitamente
al Comune di Siracusa e Priolo, sulla
base delle raccomandazioni del report IBM. Il progetto mira ad armonizzare tre aspetti specifici e caratteristici del territorio: l’inestimabile
valore dei siti storico/archeologico ed
ambientali, la presenza di uno tra i
più significativi, ed economicamente
rilevanti, siti petrolchimici d’Europa e la sua posizione strategica nel
bacino del Mediterraneo. È possibile votare ITI, che tra i 32 progetti
selezionati, all’indirizzo http://www.
che-fare.com/progetto/iti-itinerariturismo-industriale-siracusa
Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
e-mail: [email protected]
Prima puntata. La città era tutta grigia e allora si decise di colorare la piazza di rosso…
C’era una volta una storia infinita, favola semiseria per grandi e piccini
Racconto su vicende reali che hanno riguardato il mondo dei movimenti
di *ALDO CASTELLO
C’era una volta una città come tante, normale, un po’ più bella di alcune e un po’
più brutta di altre, più tranquilla di talune
ma più inquinata di tal altre. Non molto
vivace, anzi fin troppo indifferente, disinteressata e imperturbabile. Ecco, forse
l’aspetto più caratteristico di tale città del
profondo Nord era proprio questo: distaccata e impassibile. Vittima, forse, del
vento caldo che afflosciava i suoi abitanti
ormai docili, pazienti, adattati, ma più
esattamente rassegnati senza saperlo. Un
giorno, in questa città, calò la nebbia che
a poco a poco si fece sempre più fitta fino
ad avvolgere ed oscurare ogni quartiere ed
ogni casa. Passavano i giorni ma la nebbia
no e in breve tempo la gente non distinse
più il giorno dalla notte, tanto la caligine
era fosca e intensa. Tuttavia, superato un
primo momento di stupore e un minimo di fastidio, gli abitanti si abituarono a
questo inspiegabile fenomeno. Nessuno si
domandò la causa né si preoccupò più di
tanto. Pazientemente i cittadini si chiusero
in casa e, inerti, aspettarono. E così passarono giorni, settimane, mesi. Un bel giorno
(forse non sarebbe giusto dire un bel giorno
ma così si usa) la nebbia cominciò a svanire. Finalmente dalle finestre si vedevano
le strade, le case e financo le colline. Ma
c’era qualcosa di strano… diverso: la luce
non era più la stessa, i colori non esistevano
più. Man mano che la bruma si dissolveva si manifestava una nuova verità: la città
era tutta grigia, ogni cosa aveva perso il
suo colore. I palazzi, le macchine, la campagna, i fiori erano grigi. Come in un film
del dopoguerra le differenze si intuivano in
un gioco di ombre, gradazioni tra chiaro e
scuro, sfumature di toni, ma sempre nella
tinta del grigio.
In realtà i colori non erano spariti del tutto. Solo, a guardare fuori, si notava la loro
assenza ma dentro le case, dentro le persone (almeno di alcuni di sicuro) continuavano ad esistere nel loro stato, nella loro
essenza e consistenza. Il rosso, il giallo, il
verde, il blu e tutto il resto si percepivano
dunque nel privato ma non riuscivano a
manifestarsi all’esterno. E ben presto alcuni segnali preoccupanti cominciarono a
manifestarsi: i musici non riuscivano più a
comporre, i poeti smisero di scrivere e anche i pittori si stancarono di rappresentare
paesaggi scoloriti. I fidanzati si univano
senza grazia e suggestione e la comunicazione divenne sempre più scialba, noiosa e
inespressiva. Tutto questo, naturalmente,
divenne motivo di grande sofferenza anche
se non per tutti. Col passare dei giorni, infatti, la maggior parte dei cittadini sembrò
abituarsi, come sempre e come per tutto,
alla cosa. Erano sempre di meno quelli
che ne pativano il disagio e che non volevano assuefarsi. Il resto della città non se
ne curò più di tanto, almeno sembrava. In
fondo per loro era meglio così: basta più
fantasticherie e vagheggiamenti, a perdere
tempo con i sogni e a rincorrere miraggi.
Insomma, meno problemi esistenziali e
più concretezza. E dunque anche questa
novità venne pian piano assorbita dalla
città e, come lo scorrere di un scialbo film
in bianco e nero, la vita continuò tranquilla e indifferente.
Ma fino ad un certo punto. C’era, infatti,
chi non riusciva proprio a sopportare che
la propria città restasse per sempre grigia,
con tutte le relative conseguenze. Alcuni
coraggiosi e intraprendenti cittadini che
non ci stavano proprio ad abituarsi a questa situazione cominciarono ad incontrarsi e a discutere, organizzarono contatti e
approcci tra vari esponenti e dopo pochi
giorni fu convocata un’assemblea per discutere e decidere come reagire. Alla riunione si presentarono: Franco l’ortolano
che era stufo di coltivare un giardino senza colori; Marinella la professoressa che
voleva far rivivere la poesia; Pino lo spilungone che non sopportava la mancanza
di brio e animazione tra i ragazzi; Antonio
il pensionato che non voleva finire la sua
vita in bianco e nero; Tanino il medico impegnato nel sociale, Paola, Simone, Marika ed altri ancora. E sempre di più erano
alle riunioni seguenti. Discussero a lungo
ed animatamente ed ognuno era determinato nel comune proposito. Finalmente,
dopo una mezza dozzina di incontri, la
decisione fu presa: la prima domenica di
primavera si sarebbe tenuta una manifestazione eclatante.
Che sarebbe stata la prima domenica di
primavera lo si apprendeva solo dal calendario perché, come già detto, l’aspetto
visivo della città era praticamente statico
nel suo scialbo pallore. E proprio a modificare questo elemento puntava l’azione
concordata: colorare di rosso la piazza
principale. Un’azione dimostrativa non
soltanto simbolica ma con l’obiettivo di
incidere concretamente nel modificare l’aspetto della città e di scuotere le coscienze di quanti (tanti) stavano ancora inerti
e passivi di fronte a quella che, dai nostri,
era considerata una tragedia. Ognuno,
dunque, si procurò quanto potesse essere
utile all’impresa: colori, pennarelli, vernice, pittura, smalto, lacca. Ogni cosa che
fosse in grado di lasciare una macchia di
colore rosso fu prelevata da cassetti, bauli,
cantine, soffitte e garage e sistemata per
lo storico fine. La notte che precedeva l’azione soffiò un vento forte e fragoroso che
contribuì non poco a tenere svegli i fautori i quali, ben prima dell’alba, uscirono di
casa armati (si fa per dire) di tutto punto e
con lo sguardo in alto, l’aria determinata
ed il cuore che batteva a mille si incamminarono con passo deciso verso il posto
convenuto. Man mano che arrivavano in
piazza stavano in piedi, immobili e silenziosi. Quando giunsero tutti (erano circa
una quarantina) era ancora buio ed il vento soffiava sempre più impetuoso ma invece di incutere timore infondeva agli attori
maggiore forza e coraggio. Fu un fulmine
che aprì il cielo da una parte all’altra della
città a dare il segnale d’inizio. In cerchio e
rivolti verso le facciate degli edifici, fecero un profondo respiro (come per andare
in apnea) e braccia in alto e pennarelli in
pugno si lanciarono tutti insieme verso l’obiettivo. All’improvviso, come d’incanto
(nelle favole un po’ di magia ci deve essere
sennò che favola è?), il vento smise di ululare e cominciò ad infondere suoni e note
musicali che sempre più nitide presero
forma nelle orecchie dei pittori, accompagnando i loro movimenti in un ritmo armonioso ma deciso, i quali proseguirono il
loro compito uniti e ispirati da un’inaspettata colonna sonora.J’y suis jamais allè
di Yann Tiersen, Primavera di Ludovico
Einaudi, Back to life di Giovanni Allevi si
susseguirono con crescente regia per rendere decisamente più agevole ed esaltante
l’impresa. Quella mattina l’aria era diversa dal solito. Dalle finestre entrava odore di zagara
e gelsomino come non si sentiva da tempo e questo alla gente sembrò abbastanza
strano, come un segno che volesse annunciare qualcosa. La notizia si sparse già
prima che aprissero negozi e uffici. Alcuni
lavoratori mattinieri e gli abitanti del posto avevano trovato la sorpresa e subito
il passa parola attraversò tutta la città, le
frazioni e le contrade. In poco tempo la
zona si riempì di gente, tutti ad ammirare
la piazza dipinta di rosso. Sembrava la festa di S. Sofia ma senza bancarelle. Pochi,
però, si accorsero di un piccolo e curioso
particolare, una iscrizione posta in basso nell’angolo sinistro della facciata della
chiesa e che tuttavia non riuscirono ad interpretare: ERIGA NI ETER.
La città fu pervasa da una grande euforia, i
cittadini si cercavano, si chiamavano, si telefonavano, si mandavano sms, chattavano
e inviavano e-mail. Su face-book si aprì un
profilo molto partecipato. Incontrandosi si
davano pacche sulle spalle, molti si abbracciavano e commentavano positivamente
l’iniziativa elogiando gli autori per l’idea.
Per diversi giorni nelle case, negli uffici,
nei bar, per strada non si parlò d’altro. L’azione aveva avuto un innegabile riscontro
pubblico da incoraggiare gli organizzatori a continuare il loro progetto con nuove
iniziative.
Il gruppo, quindi, favorito dal sostegno di
padre Bruno Cantone, parroco di Giardino 3ulti, una chiesa di periferia ma molto
attiva, decise di convocare un incontro
aperto a quanti volessero condividere il
progetto di liberare la città dal grigiore
opprimente. L’incontro fu fissato per la
settimana seguente ma nel frattempo alcuni episodi non mancarono di guastare
l’atmosfera di condivisione e partecipazione che si stava costruendo.
La prima voce fuori dal coro fu quella di
Nuccio Iapichello. A tutti quelli che incontrava teneva un sermone contro la piazza
dipinta di rosso, telefonava e mandava email a chiunque polemizzando per l’ini-
ziativa: “…Si, va bene reagire, va bene lottare contro il grigiore, ma perché dipingere
la piazza e perché proprio di rosso? Perché
non sono stato consultato? Io sono laureato in estetica artistica e mi intendo di
queste cose, si poteva dare un tocco di professionalità invece di insozzare la piazza
ad muzzum.. Hanno voluto fare tutto da
soli e ora cercano il coinvolgimento, io non
ci sto, non si fa così, io sono un esperto,
mi dovevano chiamare prima, hanno rovinato la piazza!” Qualcuno cercò di dissuaderlo, per la verità senza tanto convincimento, ma Nuccio Iapichello continuò a
criticare in modo sempre più accanito. La
seconda voce stonata (almeno così sembrò
a diversi) fu quella di Salvo Caserta, giornalista redattore di un foglio locale e blogger, il quale per l’occasione fece stampare e
distribuire un’edizione speciale di “UNA,
NESSUNA, CENTOMILA CITTÀ” per
offrire a tutti la sua dotta opinione: “Finalmente la città si sta svegliando! Dopo
mesi e anni di colpevole sonnolenza abbiamo assistito ad un timido accenno di risveglio, peccato però che si sprechino risorse
in dannose e inutili iniziative. Con tante
cose importanti di cui la gente ha bisogno
si è scelto di dar corso ad un’iniziativa che
non serve a nessuno e che non inciderà nel
cambiamento della città. Si dovrebbe denunciare il degrado in cui versano i servizi
pubblici: i trasporti, i parcheggi, la raccolta rifiuti, la pedonalizzazione del centro
storico, invece di dare una mano di colore ad una piazza…” e continuava il suo
commento citando l’esperienza della sua
città di provenienza, (Siracusa nel lontano
e profondo sud) famosa per la grande tradizione civile e sociale, ai primi posti per
l’efficienza dei servizi pubblici, dove le istituzioni tengono in grande considerazione
la popolazione che ha un ruolo molto attivo e incisivo. “Lì sì che la gente riesce ad
organizzarsi e ad affrontare i problemi!”
Infine ci fu l’intervento dell’avvocatessa
Lucia Maligni, dirigente di un Ente Locale ed esperta in questioni giuridiche che
non faceva mai mancare il suo competente
giudizio anche se nessuno glielo richiedeva. Infatti, dopo aver aspettato un paio di
giorni senza che qualcuno la chiamasse o
la intervistasse in merito, si presentò alla
redazione dell’emittente cittadina TELE
NORD BIS per offrire una sua intervista
al Telegiornale: “La piazza dipinta di rosso? E dove sta la novità? IO l’avevo pensato
tanto tempo prima, IO l’avevo già detto
che si doveva fare, IO l’avevo anche scritto come bisogna organizzarsi. Ma questa
città non ascolta chi pensa e lavora per il
suo bene, questa città non dimostra gratitudine verso le sue menti migliori e si affida ai novantottini di turno, sconosciuti,
impreparati e ignoranti. Loro hanno solo
fatto male ciò che IO da tempo predicavo.”
E cose di questo tipo. Insomma, si sa come
va nella vita (e anche nelle favole). C’è sempre qualcuno che la pensa in modo diverso, che non si accontenta di quel che si fa,
che polemizza o che recrimina. E pur tuttavia, l’incontro convocato da padre Bruno Cantone ebbe una straordinaria partecipazione: la chiesa di Giardino 3ulti era
piena fino all’inverosimile.
continua il 16 dicembre
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Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
e-mail: [email protected]
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Lazio odia Pescara e viceversa, Catania odia Roma e viceversa, Palermo odia Catania e viceversa…
Da “è la prima partita ufficiale in Africa dell’Hellas Verona Fc”
a “i napoletani li distinguete dalla puzza” dilaga il razzismo dei tifosi
di MONICA LANAIA
Ci risiamo. Dopo che, nel marzo dell’anno scorso, l’allora Presidente del Consiglio Berlusconi formulò un’infelice
esortazione, “Andiamo a battere il Sud”,
riferendosi alla partita di calcio Milan Napoli, l’atavica querelle Nord - Sud torna ad attraversare il mondo dello sport.
Alle battute di Bunga eravamo abituati, ma era da tanto che un politico non
usava il calcio per esternare le sue considerazioni decisamente poco politically
correct. Stavolta l’occasione è stata la
partita di Coppa Italia fra il Palermo
e una squadra veneta, l’Hellas Verona
Fc, giocatasi martedì; Massimo Bessone, consigliere comunale di Lega Nord
a Bressanone (in provincia di Bolzano),
veneto di nascita, è stato l’autore dell’infelice uscita; per veicolo, ancora una volta, si è usato il web, come se le frasi twittate o postate avessero meno rilevanza
di quelle diffuse attraverso altri mezzi di
comunicazione o come se, al contrario,
la tastiera garantisse una sorta di immunità. La frase incriminata, inserita nella
pagina dell’Hellas Verona Fc, è stata: “E’
la prima partita ufficiale in Africa per la
nostra squadra”.
Il commento, che ha subito sollevato un
vespaio di proteste, è stato velocemente
rimosso (non prima, però, di essere immortalato da mediagol.it, una testata
giornalistica che segue il Palermo calcio)
e sul sito hellasverona.it è apparso un
comunicato in cui si esprimeva il “dissenso per certe affermazioni che non
appartengono assolutamente allo stile
del club”. Anche la segretaria della Lega
Nord Suedtirol, Elena Artioli, se n’è tirata fuori, “Non ne sapevo nulla” ha
dichiarato, mentre Flavio Tosi, sindaco di Verona, ha tuonato “Bessone non
conosce la geografia e non è nemmeno
spiritoso”.
Data l’eco suscitata dal commento, il
consigliere leghista ha dovuto scusarsi
in fretta e, sul suo sito, è apparso questo
comunicato: “Quello che era uno sfottò
calcistico è stato volutamente strumentalizzato. Lo stesso non aveva ne fini
politici ne tantomeno offensivi (no, il
“ne” senza accento non è un refuso: il
comunicato è scritto proprio così, ndr)
nei riguardi di una regione fatta di storia, cultura e grandi persone. Quindi mi
spiace che qualcuno si possa essere offeso, ma l’intenzione non era affatto quella. Il tutto deve rimanere in un contesto
di irrisione tra i tifosi delle due squadre.
Dunque per questa sera che vinca il migliore, che vinca lo sport. Quindi in bocca al lupo al Palermo, ma sempre forza
Hellas Verona”. La “strumentalizzazione” del commento innocente non è stata
bloccata nemmeno dalle scuse di Bessone all’Ansa: “Mi dispiace se ho urtato la
sensibilità di qualcuno” (sì, anche questo
sembra uno sfottò). Nel suo sito Bessone
si definisce “una persona moderata che
ama la giustizia e non ama gli eccessi”.
Al di fuori del calcio, chiaramente.
E Bessone è in buona compagnia, dato
che gli stadi sono, sempre più spesso,
luoghi per esternare razzismo e cattiverie che non hanno proprio alcuna at-
tinenza con quei ventidue giovanotti in
calzoncini che inseguono una palla.
La scorsa settimana, durante la partita
di Europa League Lazio - Tottenham,
gli spalti laziali hanno intonato dei cori
antisemiti ed esposto uno striscione
pro Palestina. Le partite contro questa
squadra londinese sono spesso occasione di manifestazioni antisemite perché
il quartiere in cui si trova il suo stadio,
il White Hart Lane, nel nord della città, era storicamente un quartiere ebraico. Lo scorso mese, invece, in occasione
della partita di campionato Juventus
- Napoli, in un servizio andato in onda
sul TgR piemontese, i tifosi di entrambe
le squadre hanno dato il meglio di loro:
i napoletani esponendo alla telecamera
striscioni con su scritto “Juve m...”, gli
juventini cantando “O Vesuvio lavali
tu”. E, ciliegina sulla torta, il giornalista
Rai Giampiero Amandola (poi licenziato) aveva commentato “i napoletani li
distinguete dalla puzza”.
I tifosi milanisti hanno colto la palla al
balzo e si sono presentati al San Paolo,
lo scorso 17 novembre, muniti di mascherine “antipuzza”. I napoletani, per
non essere da meno nel fair play tifoso,
hanno cantato “Milano in fiamme”.
I napoletani, oltre ad essere acerrimi nemici degli juventini e dei milanisti, non
hanno buoni rapporti nemmeno con la
città di Verona. Risale agli anni novanta l’inno dei veneti al Vesuvio affinché
eruttasse, cui i partenopei risposero insultando Giulietta (quella della tragedia
di Shakespeare che, davvero, non c’entra
nulla con gli incontri calcistici).
E ancora: Lazio odia Pescara e viceversa, Catania odia Roma e viceversa, Pa-
lermo odia Catania e viceversa. L’elenco
potrebbe proseguire all’infinito, purtroppo, coinvolgendo tutte le squadre, italiane e non: invettive contro Balotelli per il
colore della pelle, la civilissima Svezia
che espone striscioni con scritto “napoletani tubercolosi”, il famoso allenatore
Mourinho che ritiene di non poter visitare Palermo senza scorta, cori a Livorno contro il giocatore Morosini morto
tragicamente in campo, la cartina della
Sicilia ritoccata con il photoshop da tifosi palermitani e messinesi che mostra
il “golfo di Enna”, senza Catania. Eccetera, eccetera.
Comunque, che gli esaltati e i violenti
prendano a pretesto un incontro calcistico per far riaffiorare ataviche rivalità
territoriali, è storia. Che a farlo sia un
politico, di qualsiasi colore e partito, è
grave, così com’è grave, d’altro canto,
che il consigliere leghista abbia, in seguito al suo commento, ricevuto minacce di
morte. I siciliani possono rispondere a
Bessone con ironia, come ha fatto Zamparini (presidente del Palermo, friulano):
di questi tempi, dato come vanno le cose
in Italia, appartenere al continente africano non sarebbe male.
E ricordando che, in fondo, è solo sport,
è solo un gioco.
È ancora aperto l’invito per i nostri lettori e per gli appassionati d’arte
a sostenere la Civetta di Minerva donando un contributo per un quadro
Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012
e-mail: [email protected]
19
Aldo Alberti 50x34
Paesaggio
Sebastiano Altomare 30x41
Alberto Baio 44x32
A.G.
Giuliano Barbanti 35x50
Anna Belpoliti 45x31
Francesco Bertrand 40x28
Piera Biffi 40x22
Omaggio a Morlotti
Loretta Bonalumi 31x45
Davide Bramante 45x30
Barcellona
Aurelio Caliri 29x19
Case
Salvatore Canigiula 31x45
La Civetta
Angelo Cassia 31x45
Volto
Loriana Castano 35x49
Radici
Francesco Ceriani 50x35
Siracusana
Pino Ceriotti 25x40
Volto
Anna Consiglio 31x45
Letterio Consiglio 31x45
Cordova 45x31
Peak Ground Velocity
Azelio Corni 21x33
Finestra
Michele De Grandi 40x60
Andrea Decani 45x31
Credere è entrare in conflitto (Turoldo)
Luce Delhove 31x45
Pino Deodato 35x50
Pensieri in libertà
Pino Di Gennaro 35x50
Il cielo sopra Ortigia
Cosimo Di Leo Ricatto 45x31
We traveling around..
Emily Joe 31x45
Paolo Fichera 45x31
Veduta notturna
Diana Forassiepi 20x30
Informazione difesa
Giuseppe Forzisi 45x31
Liberi come le parole
Renato Galbusera 32x45
Civetta
Ettore Gazzara 30x45
L’ombra del dolore
Lino Gerosa 35x50
La Civetta
Enrico Giudicianni 37x38
Adda 2010
Maria Jannelli 31x45
Volto
Giuseppe Jelo 31x45
Martina Jelo 31x45
Jano Lauretta 22x27
Sola nella notte
Arianna Lion 31x45
Lasciami l’ultimo valzer
Salvatore Lovaglio 31x45
Fiume
Sesto Mammana 30x39
Pietro Marchese 31x45
Rino l’Affrantoceronte
Franco Marrocco 44x31
Traiettorie
Lino Marzulli 45x31
Sagittario
Antonio Miano 31x45
Ettore Majorana
Giovanni Migliara 20x30
Annunciazione
Antonio Mottolese 31x50
Luigi Musa 31x45
Mario Oddo 98x40
Figura
Salvatore Parisi 31x45
Eruzione
Antonio Pecchini 23x33
Studio per “Nel grembo la luce”
Stefano Pizzi 31x45
Coltivare l’informazione
Antonella Protagiurleo 31x45
Costituzione italiana Art. 21
Francesco Regal D’Apolito 31x45
Cuciture
Alfredo Romano 31x45
La Civetta di Minerva
Laura Saccomanno 31x45
Voce del mare
Filippo Sgarlata 45x30
Paesaggio
Jano Sicura 50x40
Bindungen
Eleonora Siffredi 31x45
Frammento
Federico Simonelli 31x45
Le opere e i giorni
Roberta Sironi 31x45
Antonio Sormani 31x45
Paesaggio
Anastasia Starkova 48x33
Calla in giardino
Valerio Tedeschi 31x45
Nuvola nera
Wolfango Telis 35x50
Libertà
Delfo Tinnirello 45x31
CREATIVITÀ
di Alessandra Privitera
MODE
CONTAMINAZIONI
Untitled:
Investire
a Siracusa
puntando
anche sul
made in Sicily
Partiamo da Untitled, senza titolo: perché?
“Per rimarcare il nostro focus sulla qualità e sulla creatività del prodotto
più che sul suo nome. Sono poco colpita dall’esibizione del logo: la
ricerca di uno stile personale passa attraverso la scelta, molto sottile e
profonda, tra “essere” e “avere”. Dovremmo scegliere un capo perché
“sentiamo” che può narrare di noi, raccontare e svelare qualche frammento della nostra storia. Non c’è gioia nell’indossare qualcosa che non
ci appartiene”.
Che cos’è moda?
“Volumi e tagli
“Uno strumento mutevole e potente
reinterpretati,
da interpretare, capace di esibire o
esprimere chi siamo, a seconda di come una forte mascegliamo di usarlo. Ricerchiamo una
tericità animata
moda slegata dalla cultura del consumo; da texture prezipreferiamo quella del gioco e della leg- ose, trasparenze
gerezza. La cultura del sogno, la cultura e sovrapposizioni
dell’essere”.
per una donna
E, invece, cos’è la tendenza?
capace di speri“È qualcosa che, imposto da pochi, ha
mentare e sor“catturato” molti, destinato per sua
prendersi ancora
stessa natura a passare. Sono poco
affascinata – risponde Giulia – da tutto di se stessa”
ciò che è o fa tendenza. Io ricerco altro,
voglio percepire la sostanza creativa, possibilmente unica, dietro a ogni
mia scelta”.
Cos’è la creatività?
“È memoria intrecciata a visione. Combinazione istintuale tra passato e
futuro. È sensibilità nutrita.
È profondità esplorata”.
La moda a Siracusa?
“Crediamo, ma non ce ne vogliano i Siracusani, che la città sia ancora
legata alla “moda” come esibizione di un capo, non perché bello e
di qualità, ma perché esibizione del costo di quel capo, insomma:
all’esibizione del lusso. È un aspetto, questo, di cui noi non ci occupiamo. Se ti loghi oggi sei poco curioso, sei vittima della moda
“imposta”. Il logo è un concetto superato: siamo in una fase evolutiva
in cui la moda riprende a fare un percorso diverso (punta sui giovani,
cerca nuove ispirazioni) abbandonando le griffe che si auto-esibiscono.
Crediamo, piuttosto, nella voglia di esplorare. Non vogliamo adagiarci
all’ombra di una griffe perché preferiamo esercitare fantasia, curiosità e
sensibilità. Una nuova sensibilità nell’estetica del quotidiano”.
Come si veste la donna Untitled?
“La donna Untitled apprezza volumi e tagli reinterpretati, una forte
matericità animata da texture preziose, trasparenze e sovrapposizioni,
pieni e vuoti. Un minimalismo intimista e un rigore formale che si contaminano di momenti di raffinata stravaganza. È una donna contemporanea, libera, che conosca il cambiamento e l’ironia, che sappia nutrire
l’apparire di armonia, grazia e personalità; capace di sperimentare e
sorprendersi ancora di se stessa”.
Quanto costa vestire Untitled?
“Ovviamente i capi hanno un costo, di certo più elevato rispetto alla
media, perché un costo hanno tessuti e materiali, ricerca e manifattura
artigianale. Abbiamo cercato, però, di mixare: i nostri capi vanno dai
70 agli 800 euro. Per scelta. Perché creatività, qualità e ricerca di
altissimo livello sono possibili anche rimanendo sotto i mille euro per
capo”.
Investire a Siracusa: perché?
“Per istinto. Stanca di Milano – a parlare è Giulia – ero alla ricerca
di un luogo in cui fare nascere un’anima. La mia, dunque, è stata una
scelta d’azzardo. D’altra parte vengo dal mondo creativo: mi sono
spostata su quello commerciale, è vero, ma non mi muovo seguendo
logiche legate al consumo. Tutte le mie scelte, è nella mia natura, sono
molto poco commerciali: di certo mi tagliano opportunità e facilitazioni
a livello di vendita ma a me interessa vendere per costruire identità”.
Nessuna ricerca di mercato, dunque?
“No, nessuna. Puntiamo a un mercato attento che “cerca la ricerca”,
che ha consapevolezza e voglia di distinguersi dall’uniformità del
panorama modaiolo”.
E dei brand siciliani cosa pensate?
“Saremmo ben felici di ospitarne, anche perché i nostri clienti stranieri
ci chiedono – oltre al made in Italy – proprio il made in Sicily: semplicemente non abbiamo ancora trovato quel che fa al caso nostro, un
brand che risponda alla nostra idea di moda femminile”.
Quali sono le potenzialità di Untitled qui a Siracusa?
“Non abbiamo ancora un nutrito gruppo di clienti siracusane; in questi
cinque mesi abbiamo venduto i nostri capi a turiste russe (che si sono
rivelate molto interessate alle linee pulite e asciutte di alcuni nostri
stilisti) e francesi. Allo scadere del nostro primo anno qui a Siracusa
decideremo se rendere Untitled una boutique stagionale, aperta da
aprile a settembre, o se continuare tutto l’anno”.
A noi, però, l’idea di avere una giovane imprenditrice milanese che
investe in città piace…
“Siamo immersi nella città ma, pur essendo ancora in una fase di start
up, sappiamo di dover uscire fuori. Untitled è dinamico, cosmopolita;
per questo da dicembre avrà una seconda casa, una vetrina sul mondo:
untitled-trendwear.com, e-commerce fresco e alternativo, in piena
evoluzione con l’obiettivo di diventare sempre più una sorta di scouting
creativo, dove i giovani talenti tra moda, design, arte e fotografia
trovino un luogo d’espressione e comunicazione”.
Quanto costa investire a Siracusa?
“Diciamo che un prezzo alto ho pagato in termini di immagine prima
ancora di aprire l’attività perché, evidentemente, mi sono affidata a
persone di cui non avrei dovuto: l’apertura è slittata dal 31 marzo al
31 maggio perché, da un lato, il professionista che avrebbe dovuto
assicurarsi di avere tutte le certificazioni necessarie non lo ha fatto;
dall’altro, in Comune per due mesi sono caduti nell’oblio alcuni documenti che avrebbero dovuto essere protocollati e non lo sono stati. Mi
sono scontrata con un “sottobosco” di gestione poco chiara delle carte
ma, anche questo, credo, fa parte della esperienza imprenditoriale”.
E in termini economici?
“Senza garanzie, oggi nessuno ti supporta. Questo non è un progetto
che nasce da prestiti a fondo perduto (perché condizione necessaria per
partecipare a certi bandi è la residenza in città) o da mutui: io ho avuto
la possibilità di investire un capitale, e ne sono ben orgogliosa, ma a
rischio del tutto personale”.
Tendenza, moda, creatività, lusso.
Parole d’ordine, un tempo.
Oggi, forse, svuotate
del significato assoluto,
semmai lo abbiano avuto.
Percorsi, contaminazioni,
giustapposizioni.
La Civetta di Minerva
apre alla Siracusa
che si interroga
sull’apparire e sull’essere
che dentro (o dietro?)
l’apparire sta.
A chi crede che la forma
non possa prescindere
dal contenuto
e, perciò, nella forma
investe artisticamente
ed economicamente.
Giulia Rebora e Paolo Giacomazzi sono due amici,
trentenni, creativi, appassionati, milanesi. Scelgono
Ortigia per dare vita,
colore e anima a un negozio
“contenitore del nuovo”,
dove brand di ricerca
italiani e internazionali
trovano ‘casa’. Lei, fashion
stylist e buyer, si occupa
della selezione di giovani
stilisti e marchi di nicchia
in un percorso di continua
ricerca. Lui, interior designer,
crea invece per il negozio
l’intera immagine coordinata,
dagli allestimenti alla grafica.
Il loro Untitled è in
Via Serafino Privitera, 39.
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