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Tributi Italia: “Datemi il 25% e stanerò i morosi”
PREMIO NAZIONALE DI GIORNALISMO“MARIO FRANCESE 2012” Anno IV n.21 € 0,70 domenica 2 dicembre 2012 • QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009 • DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE e-mail: [email protected] prossima uscita: 16 dicembre DOPO AVERE SVUOTATO LE CASSE DI AUGUSTA, ROSOLINI E ALTRI COMUNI, PROPONE UNA TRANSAZIONE AL 10% (SIC!) Tributi Italia: “Datemi il 25% e stanerò i morosi” Il 10% del maltolto, questo è disposta a restituire ai cittadini di oltre 400 comuni italiani la Tributi Italia, la società di riscossione che ha imperversato in Italia per un decennio, incassando i tributi locali ma non riversandoli nelle casse comunali, della quale ormai da tre anni seguiamo le vicende per gli effetti nefasti sui bilanci dei comuni di Priolo, Melilli, Avola, Augusta, Rosolini. E proprio al comune di Rosolini è arrivata recentemente la proposta dell’avvocato Ricca che assiste la società, una strada che immaginiamo si stia percorrendo per mettere a tacere tutti i comuni creditori. Una proposta indecente, per parafrasare il titolo di un famoso film drammatico del ‘93. L’idea che la truffa del secolo possa risolversi con il mero versamento di un obolo appare davvero stupefacente: 10milioni di euro rispetto ai 100 totali (questa finora la cifra accertata) indebitamente sottratti dalla società. Pag.3 (De Michele) RIGASSIFICATORE AMPIO DIBATTITO NEL PD. I RENZIANI: “È STATO UN SUCCESSO CLAMOROSO, ORA IL RINNOVAMENTO DEL PARTITO” “Agli incontri di filosofia anche casalinghe e professionisti” Sospesi gli aiuti di Stato (3 mld) Perchè la fuga di Erg e Shell pag.7 (Albatros) ELIO CAPPUCCIO “Ai cittadini la scelta del candidato sindaco” “Una mostra per soli siracusani” PAG.12 (Bandiera) Paolo Gulino, segretario cittadino del PD: “L’assemblea cittadina del Pd ha dato mandato di avviare la concertazione sul territorio per coinvolgere le forze politiche, sociali e culturali. Italia del Valori, Pd, Sel, ben 44 associazioni e coloro che hanno dissentito e si sono opposti alle scelte dell’attuale amministrazione Visentin daranno vita alle primarie di questa città ed a questi si aggiungerà successivamente l’Udc. Stavolta, proprio sulla scia di un vero rinnovamento, il pag.6 (Bandiera) THAPSOS candidato sindaco lo decideranno i cittadini”. Orazio Scalorino, sindaco di Floridia: “Abbiamo anticipato i tempi del cambiamento: siamo stati attenti interpreti dei nuovi messaggi che provenivano dalla società già a partire dalle elezioni amministrative, durante le quali abbiamo utilizzato un linguaggio diverso, abbiamo avuto un approccio inedito ai problemi della città ed abbiamo, soprattutto, scelto un diverso modo di comunicare”. Pag. 9 (La Leggia) DANIELA FRANZÒ (GIORNALE DI SICILIA): “SU VELENI IN PROCURA C’È CHI HA RIFERITO PORZIONI DI VERITÀ” “Questione morale anche per i giornalisti” “Da mesi oramai stiamo scrivendo le vicende che riguardano i magistrati della procura di Siracusa ben lontani dal parteggiare o prendere le difese degli uni o degli altri certi come siamo che il compito dei giornalisti è stato e sarà sempre quello di riferire i fatti mantenendo la propria identità e autonomia di pensiero anche di fronte a verità scomode e imbarazzanti o quantomeno delicate. Purtroppo non la stessa scelta di autonomia è stata fatta da alcuni colleghi”. Pag. 3 761.000 EURO DA SPENDERE COME SI VUOLE E IL CONSIGLIO NON NE HA SAPUTO NULLA Al Comune un tesoretto dalla Regione Siracusa è un comune “virtuoso”. Ecco perché la Regione gli ha assegnato 761.058 euro. In verità si tratta solo del riconoscimento con cui vengono “premiati” quei comuni che abbiano dimostrato di avere assicurato l’integrale pagamento dei costi per il servizio rifiuti fino al 31 dicembre 2009: un ritardo di due anni quindi. Di Giovanni (SEL): “Appare incredibile e di estrema gravità che, mentre sono stati tagliati fondi anche per servizi essenziali, tra quali anche quelli attinenti proprio all’igiene urbana, si sia taciuto al Consiglio della disponibilità di una cifra sicuramente cospicua in relazione alle condizioni del bilancio”. Pag. 5 (De Michele) Con piglio borbonico la Mastelloni ha deciso la chiusura pag.8 (La Leggia) MODA Nuova pagina della Civetta Stili, tendenze mercato e design pag.20 (Privitera) Appalti per il Tribunale Procura etnea indaga PAG. 5 (De Michele) Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] 2 Insieme ai direttori di musei prestigiosi, artisti, filantropi, happening con bavagli e maschere Il video di Anish Kapoor su libertà di espressione e diritti umani cliccatissimo su YouTube. Unico italiano Demetrio Paparoni di CORRADO FIANCHINO Attorno a una parete bianca, su cui sono scritti con effetti artistici i nomi degli intellettuali incarcerati, torturati, costretti all’esilio per reati di espressione, o che semplicemente soffrono la repressione degli stati contro la libertà di informazione e di pensiero (il solo scrittore europeo citato è Roberto Saviano), una quarantina di curatori, direttori di musei, artisti famosi in tutto il mondo inscenano un happening sul bavaglio, la maschera, le manette. Mattatore Anish Kapoor, “lo scrittore anglo-indiano che ha firmato il progetto per la mastodontica torre simbolo di Londra 2012”, come scrive Il Corriere della Sera. È un video che, lanciato su YouTube, ha immediatamente avuto un successo enorme, tanto più in quanto solidarizza con un grande artista, Ai Weiwei, sottoposto a censura dal governo cinese. Anish Kapoor – continua il Corriere – “è stato capace di riunire una bella selezione di gente dell’arte (Mark Wallinger, Bob e Roberta Smith, Tom Phillips), ballerini (Tamara Rojo, Deborah Bull), direttori di musei (dal MoMa al Guggenheim, dal New Museum di Brooklin al Whitney di New York, dall’Hirshorn di Washington al Philadelphia Museum of Art al Museum di San Diego) e celebrità varie (dalla miliardaria filantropa Helen Bembers allo scrittore Hanif Kureishi)”. Demetrio Paparoni Anish Kapoor Unico italiano a ballare con tutti loro Demetrio Paparoni, siracusano fin nelle midolla, che già due settimane fa si era prodotto in una testimonianza di solidarietà al nostro giornale inaugurando la mostra delle opere dei 70 artisti del belpaese e di alcune città estere alla Provincia regionale. Una mostra che ha avuto successo non soltanto per la dedizione di tanti artisti, vieppiù per Alberto Baio e Annibale Vanetti, ma anche per la presenza del noto saggista, che aveva voluto esserci venendo appositamente da Milano. La partecipazione di Demetrio Paparoni a una manifestazione di arte, danza, cultura, impegno civile a così alto livello, mentre conferma il livello di riconoscibilità raggiunto in tutto il mondo, impreziosisce il valore della sua volontà di vicinanza con la Civetta, di cui eravamo e siamo particolarmente orgogliosi. Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] Emissari della società contattano i comuni creditori nel momento in cui molti hanno casse vuote Tributi Italia a Rosolini: “Disposti a una transazione col 10% del dovuto E, col 25% di aggio, siamo pronti a riscuotere le somme dei morosi” di MARINA DE MICHELE Il 10% del maltolto, questo è disposta a restituire ai cittadini di oltre 400 comuni italiani la Tributi Italia, la società di riscossione che ha imperversato in Italia per un decennio, incassando i tributi locali ma non riversandoli nelle casse comunali, della quale ormai da tre anni seguiamo le vicende per gli effetti nefasti sui bilanci dei comuni di Priolo, Melilli, Avola, Augusta, Rosolini. E proprio al comune di Rosolini è arrivata recentemente la proposta dell’avvocato Ricca che assiste la società, una strada che immaginiamo si stia percorrendo per mettere a tacere tutti i comuni creditori. Una proposta indecente, per parafrasare il titolo di un famoso film drammatico del ‘93. L’idea che la truffa del secolo possa risolversi con il mero versamento di un obolo appare davvero stupefacente: 10milioni di euro rispetto ai 100 totali (questa finora la cifra accertata) indebitamente sottratti dalla società di Giuseppe Saggese, oggi agli arresti con l’accusa di “peculato, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute certificate e omesso versamento Iva”. Fabrizio Garofalo, gip del tribunale di Chiavari, qui la sede legale della Tributi Italia, ha scritto nell’ordinanza che la situazione economica disastrosa del gruppo societario negli anni 2008 e 2009, il migliaio di dipendenti senza lavoro e gli enormi debiti con gli enti locali, era “sostanzialmente dovuto alla fuoriuscita di enormi somme di denaro dalle casse della società”. 20 milioni di euro finiti direttamente nelle tasche del patron tra il 2006 e il 2009, a completamento, così si dice, di un modesto compenso retributivo di 125 mila euro mensili. “La pervicacia Giuseppe Saggese nell’appropriazione illecita di immense somme di denaro, accompagnata da un contegno volto a nascondersi dietro organi che amministravano solo formalmente, sono indici di una capacità criminale di eccezionale rilevanza, di un’indole volta ossessivamente a conseguire illeciti profitti senza sopportarne la responsabilità”, si legge nel provvedimento di arresto. Seppure in ritardo, rispetto alle tantissime segnalazioni e denunce, la scure della giustizia non è calata solo nei confronti di Saggese ma anche su altri amministratori di società collegate, in particolare la Gestor Spa. In totale cinque sono stati gli arresti e quattro le persone denunciate a piede libero con divieto di allontanamento dal comune di dimora abituale. Una vita da nababbi quella di Saggese. La guardia di finanza avrebbe quantificato in 10mila euro quotidiane il prelievo per permettersi autovetture di lusso, yachts, aerei privati, vacanze in località prestigiose, feste e festini partecipati anche da esponenti delle amministrazioni locali, felici di sedere al tavolo di chi faceva enormi profitti, illeciti, con i tributi dei propri cittadini. Difficile quindi poter ora quantificare quanto il patron della società sia in grado di restituire ai co- muni beffati una volta che già la procura di Chiavari è riuscita a sequestrare beni e denaro per un milione di euro. Forse resta solo da raschiare il fondo del barile. Eppure si sarebbe potuto intervenire ben prima se si fosse dato seguito alle segnalazioni e alle prime denunce già del 1999 o se si fossero date risposte alle numerose interrogazioni parlamentari dei democratici come dei radicali e dell’IdV. Ma la spiegazione di tale inerzia è con buona probabilità nella ricostruzione de Il Fatto Quotidiano che parla di un “reticolo di connivenze e protezioni politiche” che hanno garantito per anni alla società una sostanziale impunità e anche una norma ad aziendam (non a caso ribattezzata “norma Tributitalia”), inserita nel decreto fiscale 2010, firmato dal ministro Tremonti. Grazie al comma 3 dell’articolo 3 del provvedimento, in cui si disponeva “la persistenza delle convenzioni vigenti con gli enti locali immediatamente prima della data di cancellazione dall’albo”, la società ha potuto infatti utilizzare la legge Marzano per il concordato delle grandi imprese in crisi (la stessa procedura utilizzata per Alitalia, precisa il quotidiano), attivando le procedure di ristrutturazione economica e finanziaria che le hanno consentito di evitare la bancarotta e continuare a svolgere la propria attività di accertamento e riscossione. Già dal 2010 i radicali avevano indicato con nome e cognome i referenti politici della Tributi Italia ed evidenziato le resistenze alla cancellazione della società dall’albo dei riscossori. Un risultato di certo ottenuto grazie alla perfetta assistenza legale (primo avvocato della società il famoso Nicolò Ghedini) per la quale fino ad allora si erano spesi 6 milioni di euro. Ma a leggere ora il presente non sembra che si possa dire che la partita sia chiusa. Al comune di Rosolini, creditore della Tributi Italia per 4.800.000 euro, non è infatti arrivata solo la proposta di un accomodamento con un favoloso 10%, pari a 480.000 euro, ma anche quella avanzata dal dottor Di Prima, funzionario della società oggi in amministrazione straordinaria, sulla scorta di quanto già felicemente concordato con gli amministratori del comune di Piedimonte Etneo. Questa volta una proposta “di quelle che non si possono rifiutare”. Un do ut des. La prosecuzione per almeno due anni del rapporto di “fiducia” (!) per il recupero dei crediti dei cittadini morosi, già accertati dalla società, in cambio del preziosissimo database che la Tributi Italia non ha mai voluto consegnare ai comuni truffati, facendosi forte anche di sentenze che hanno considerato prevalente “la tutela dell’opera di ingegno” (sic!) rispetto all’interesse delle amministrazioni danneggiate. Una pretesa che a noi appare di una tracotanza assoluta, spregevole, e ancor di più da respingere se si valuta per un verso che l’aggio richiesto è di ben il 25%, per l’altro che il comune, se assentisse all’accordo, andrebbe di fatto in regime di proroga contrattuale e non potrebbe avanzare più alcuna pretesa risarcitoria nei confronti della società. Considerato il ruolo svolto dallo Stato in tutta questa sporca vicenda, e considerata la natura stessa della Tributi Italia, per certi aspetti para statale, riteniamo che un intervento del Governo per fare ordine, e soprattutto pulizia, sia indispensabile. Lasciare le amministrazioni locali, affamate anche di briciole, per una volta ancora in balia della Tributi Italia ci apparirebbe un atto irresponsabile. “Veleni in Procura”: “C’è chi ha riferito porzioni di verità, eventi raccontati da punti di vista unilaterali” Franzò (Giornale di Sicilia): “Credo sia arrivata anche per noi giornalisti l’ora di sollevare la questione morale con umiltà e rispetto per il nostro lavoro” Si apre finalmente il dibattito tra i giornalisti siracusani sull’informazione resa dai vari organi di stampa in merito alle notizie susseguite alla nostra inchiesta sulla Procura della Repubblica, che ha causato il trasferimento del dott. Ugo Rossi e del dottor Maurizio Musco rispettivamente nella Procura di Enna e in quella di Palermo. Registriamo a tale proposito un documento stilato dalla giornalista Daniela Franzò del Giornale di Sicilia, approvato all’unanimità dall’assemblea dei cronisti iscritti all’UNCI provinciale, inviato ai segretari nazionale e regionale dell’Unione Cronisti, alla segreteria regionale dell’Associazione siciliana della Sampa e al segrettario provinciale della stessa. Il documento è stato poi reso pubblico su Facebook. “Egregi colleghi, come professionista impegnata da più di 20 anni nella cronaca giudiziaria mi sento di intervenire, seppure a distanza, nel dibattito avviato sulla vicenda <veleni in Procura> a Siracusa nel quale sono coinvolti giornalisti che a vario titolo e a più riprese si sono occupati della querelle scoppiata a palazzo di giustizia culminata nel trasferimento del procuratore Ugo Rossi e del sostituto Maurizio Musco. Abbiamo scelto di raccontare i fatti, nel loro susseguirsi, con equidistanza, imparzialità, equilibrio e buon gusto, quest’ultimo nonostante le ripetute cadute di stile registrate nei toni e nei modi da parte di persone estranee alla vicenda ma seriamente intenzionate a creare più confusione e malintesi che altro. “Da mesi oramai stiamo scrivendo le vicende che riguardano i magistrati della procura di Siracusa ben lontani dal parteggiare o prendere le difese degli uni o degli altri certi come siamo che il compito dei giornalisti è stato e sarà sempre quello di riferire i fatti mantenendo la propria identità e autonomia di pensiero anche di fronte a verità scomode e imbarazzanti o quantomeno delicate. Purtroppo non la stessa scelta di autonomia è stata fatta da alcuni colleghi che hanno riferito porzioni di verità, eventi raccontati da punti di vista unilaterali e spesso offensivi nei confronti delle controparti di turno. “Personalmente sono lontanissima dagli schieramenti di ogni tipo e chissà per quali fini ossequiati. Intendo andare avanti su questa linea ma una cosa sento di esprimerla in questo momento. Non ritengo che sia opportuno il ricorso allo strumento della solidarietà mascherato dalla necessità di difendere gli interessi della categoria. La categoria si difende da sè sul campo, ogni giorno, mantenendo la sua autonomia di giudizio e l’equidistanza da ogni evento. Diversamente si rischia di regalare giudizi positivi su operati indifendibili laddove la vera difesa non viene regalata ma si conquista con l’opinione del lettore che gratuitamemnte e senza nulla pretendere in cambio ti ringrazia per averlo informato correttamente su quanto sta accadendo, in questo caso, a palazzo di giustizia. La difesa ad oltranza della categoria o di singoli esponenti di essa non serve ad accrescere la stima e la fiducia del lettore nei confronti dei giornalisti ma serve unicamente ad alimentare ancora di più un clima di sospetto e di diffidenza verso la stampa. Credo che sia arrivata anche per noi giornalisti l’ora di sollevare con umiltà e rinnovato rispetto nei riguardi del nostro lavoro la <questione morale> che porti a fare pulizia, vera e non a parole, al nostro interno al solo fine di tutelare l’autonomia professionale da attacchi di ogni tipo, ed esprimere, questo sì, piena solidarietà a quanti ogni giorno questa autonomia la difendono”. 3 Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] 4 Sui 170 delle ditte esternalizzate gioco delle tre carte. Timori per i lavoratori Socosi e Util Service Gugliotta (Filcams Cgil): “C’è una casta formata dai dirigenti del comune che decide quanto si deve premiare, come si deve premiare e si prende i soldi” di STEFANIA FESTA Creare lo strappo avendo già in tasca la soluzione per tenere sotto scacco i lavoratori: è questa, secondo il segretario provinciale Filcams CGIL di Siracusa, la politica adottata dal consiglio comunale in merito alla vicenda che vede coinvolti i quasi 170 lavoratori delle ditte esternalizzate del nostro comune. “È palese – commenta Gugliotta – che si tratta di una manovra studiata a tavolino: in commissione bilancio si propone e si approva una decurtazione del 15%, poi si arriva in consiglio comunale e immediatamente si trova la soluzione. Perché non hanno cercato le soluzioni direttamente in commissione? Se non ci fosse stata mala fede, in commissione avrebbero potuto correttamente prendere i soldi da un altro capitolo, senza mortificare i lavoratori, e poi rimpinguarlo con i fondi di riserva.” Per recuperare i 100mila euro decurtati alla società che presta servizio negli asili nido comunali, infatti, in consiglio si è subito pensato di attingere al capitolo per il trasporto pubblico, stabilendo di diminuire il numero delle corse dei bus navetta di Ortigia, così come altrettanto prontamente è stata trovata la soluzione per gli operatori dell’IGM. Oppure, come commenta Stefano Gugliotta, si sarebbe potuto discutere, sempre in commissione bilancio, dell’emendamento varato dal consiglio e che mette in discussione il capitolo che ‘non c’è’ dedicato alla premialità dei dirigenti. Questa premialità, infatti, non ha un capitolo ben definito ma viene attinta nei vari capitoli di spesa. Alle richieste pressanti da parte dei consiglieri co- munali di conoscere il capitolo di spesa per le premialità, il ragioniere generale Giorgio Giannì non ha risposto, facendo sospendere la seduta. “Se avessero ritoccato il sistema premiante in commissione bilancio – prosegue il segretario provinciale Filcams – i problemi sarebbero stati risolti già da subito. E non è neanche plausibile assistere alla commedia del ragioniere generale che dice che il sistema premiante viene calcolato tutto l’anno in base all’impegno dei dirigenti e agli obiettivi raggiunti, e che metterlo in discussione a fine anno non risolverebbe il problema. Qui c’è una casta formata dalla dirigenza del comune di Siracusa che decide quanto si deve premiare, come si deve premiare e si prende i soldi. Stando a quanto affermato da Giannì, c’è una sorta di direttivo di valutazione, ma senza alcun controllo da parte del consiglio comunale. Stiamo parlando di una gestione unilaterale di denaro pubblico da parte di persone che si auto-attribuiscono un sistema premiante attingendolo dai vari capitoli di spesa.” E se la situazione sembra essersi risolta positivamente per gli operatori degli asili nido e dell’IGM, almeno per il mese di dicembre, ancora incerta è quella dei lavoratori delle ditte esternalizzate come Socosi e Util Service, la cui sorte è legata ad un atto di indirizzo contestato anche dal consigliere Ettore Di Giovanni. “Per questi lavoratori – continua Gugliotta – la soluzione proposta è stata quella di attingere ai fondi di riserva del sindaco attraverso un atto di indirizzo. Ma se il consiglio comunale, per un motivo qualsiasi, dovesse decadere e dovesse arriva- Stefano Gugliotta re il commissario, quest’indirizzo sarebbe carta straccia, non avrebbe nessuna valenza, e i lavoratori non avrebbero nessuna garanzia del mantenimento del monte ore lavorativo.” La situazione per i lavoratori di queste ditte è ancora più preoccupante. Nella seduta del 28 novembre, infatti, è stato approvato l’emendamento 83 sul previsionale di spesa 2013-2014, che reitera i tagli previsti nell’emendamento 75. Anche in questo caso, il leitmotiv dominante in aula consiliare è stato quello di approvare il bilancio per scongiurare il pericolo di commissariamento e di trovare eventualmente delle soluzioni nel 2013, come la reintroduzione della tassa di soggiorno, l’aumento dell’IMU e della Tarsu. Il problema per queste società è che, come ogni anno, è stata aperta la procedura di licenziamento in prossimi- tà della scadenza del contratto. “L’apertura della procedura – ci spiega Gugliotta – è un fatto prettamente tecnico: per prassi la ditta, in vista della scadenza del contratto e nell’attesa del rinnovo, deve aprire la procedura di licenziamento. Ma quest’anno, con lo spettro del previsionale biennale 2013-2014, le aziende potrebbero usare questa procedura per sopperire ai tagli. Poi, che le organizzazioni sindacali trovino con l’azienda un accordo su come spalmare queste riduzioni è un discorso, ma non ci dobbiamo scordare che in ogni caso l’azienda ha aperto una procedura di mobilità e che, se nei 75 giorni previsti non si dovesse trovare un accordo, l’azienda potrebbe procedere anche al licenziamento di una parte di questi lavoratori che, vorrei sottolineare, non sono un peso per la pubblica amministrazione, ma sono dipendenti con un’alta professionalità ormai indispensabili per la prosecuzione delle attività dell’amministrazione.” Inutile parlare anche di internalizzazioni, come è stato proposto negli emendamenti presentati dal Movimento per Siracusa, perché è ormai noto che, per via del patto di stabilità, si tratterebbe di un discorso impossibile da portare avanti, e che sembrerebbe più una manovra politica da campagna elettorale che non la ricerca effettiva di una soluzione per la stabilizzazione dei lavoratori. Un caso emblematico è rappresentato dalla Gepa, i cui lavoratori sono stati licenziati e sono attualmente in disoccupazione, nella speranza di essere reintegrati nella ditta che dovrebbe aggiudicarsi l’appalto con il prossimo bando di gara. Ma con quali garanzie? “Nel momento in cui il comune dovrà indire questo bando di gara, – conclude Gugliotta – così come per i bandi per il trasporto urbano, l’Util Service e la Socosi, dovrebbe prevedere delle clausole di salvaguardia dei livelli occupazionali in essere in queste società. Solo al comune di Siracusa si è sempre restii ad inserire queste clausole, arrivando addirittura ad ipotizzare che sono anticostituzionali.” Nel caso della Gepa, l’amministrazione vorrebbe inserire una clausola che prevede, oltre all’offerta al ribasso, anche un’offerta tecnica che attribuisce punteggi se la ditta subentrante assume personale proveniente dall’azienda precedentemente affidataria dell’appalto. La domanda, forse retorica, è: con quale criterio dovrebbero essere scelti i dipendenti? E cosa succederebbe se le ditte concorrenti formassero un cartello decidendo di concorrere solo con l’offerta al ribasso senza tener conto dell’offerta tecnica? L’inserimento delle clausole di salvaguardia che obbligano le imprese aggiudicatrici dell’appalto ad assumere il personale già in essere nella ditta precedente è non solo una clausola di garanzia, ma di civiltà del lavoro e, tra l’altro, già applicata dalla Regione Sicilia, grazie all’intervento nella Filcams, nel caso di Novamusa, società che gestisce le biglietterie dei siti archeologici. Che il bando di gara della Regione Sicilia, secondo la nostra amministrazione, sia anticostituzionale?” Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] L’ipotesi più inquietante è che a gestire le gare in maniera illecita sia stata un’unica cabina di regia Anche Siracusa nell’inchiesta della Procura di Catania sugli appalti milionari per il miglioramento della macchina giudiziaria nei Tribunali in Sicilia di MARINA DE MICHELE Sembra che vi sia anche Siracusa nell’inchiesta della Procura di Catania, in collaborazione con quella di Palermo, sulla formazione professionale e il miglioramento della macchina giudiziaria in Sicilia. Al vaglio degli inquirenti una dozzina di gare d’appalto, bandite dalla Regione in questi ultimi cinque anni, per assegnare programmi di formazione da 70 milioni di euro, risorse del Programma operativo regionale 2007/2013 del Fondo Sociale Europeo. Dal poco che è filtrato dagli uffici, si sa che sono diversi i filoni di indagine in cui è impegnata la Guardia di Finanza che ha già sequestrato un’ingente quantità di atti e documenti relativi sia alla preparazione dei bandi di gara che all’aggiudicazione dei progetti ad alcune onlus, attive nella formazione professionale, e alle forniture di beni e servizi. Nelle intenzioni l’intervento programmato avrebbe dovuto rafforzare “le capacità d’azione delle autorità per l’Amministrazione della giustizia della Regione Siciliana”, rendere più efficiente e moderna l’amministrazione, inceppata, della giustizia, un’iniziativa salutare in una regione decisamente carente di senso e rispetto della legalità, ma l’ipotesi del procuratore capo Giovanni Salvi e dell’aggiunto Giuseppe Gennaro è che le risorse pubbliche messe a disposizione abbiano preso strade del tutto diverse: le tasche dei privati. In- fatti, proprio come un ladro scoperto nella casa di un poliziotto, alla verifica della regolarità dei bandi e della loro effettiva esecuzione sono saltate fuori irregolarità tali da far supporre un futuro terremoto negli uffici giudiziari. Secondo il giornalista Riccardo Lo Verso, che per primo ha dato notizia dell’indagine, l’ipotesi più inquietante è che a gestire le gare in maniera illecita sia stata un’unica cabina di regia. Tra i primi bandi a finire sotto la lente di ingrandimento della magistratura catanese, troviamo quello che ha assegnato un milione e 230 mila euro per la Procura di Palermo e il Tribunale e alla Corte d’appello di Catania. Ad aggiudicarselo l’Iraps onlus di Catania (Istituto di ricerche applicazioni psicologiche e sociologiche) grazie alla procedura adottata basata sul criterio dell’offerta economica più vantaggiosa. L’iniziativa, dalla durata di due anni, è stata presentata nel dicembre del 2009 negli uffici di Catania della Presidenza della Regione alla presenza di alcune personalità: in primis l’ex governatore Raffaele Lombardo e il procuratore generale di Catania Giovanni Tinebra. Il progetto “Obiettivo convergenza asse prioritario VII Capacità Istituzionale” presentava 8 linee di intervento: l’analisi e l’ottimizzazione degli Uffici Giudiziari al fine di migliorarne l’efficienza operativa e l’efficacia delle prestazioni rivolte agli utenti interni ed ester- ni; l’analisi dell’utilizzo delle tecnologie, l’adozione e l’utilizzazione delle stesse per il miglioramento organizzativo e l’alfabetizzazione della sicurezza informatica; la costruzione della Carta dei servizi, l’autovalutazione della qualità dei servizi e l’applicazione del CAF; l’accompagnamento alla certificazione di Qualità e la costruzione del Bilancio Sociale; la realizzazione di un Front Office (Sportello Unico) per il miglioramento della comunicazione con la cittadinanza e la comunicazione istituzionale con la realizzazione e gestione di un sito web; l’organizzazione di un convegno finale con la pubblicazione dei risultati del progetto; l’attivazione di un network con l’Opco “con l’obiettivo di acquisire le best practices di benchmarking”. Insomma obiettivi ambiziosi come precisavano allora sia il Capo progetto, l’avvocato Carola Parano, Direttore Scientifico Opco - “Abbiamo composto diverse task force, formate da esperti, con il compito di studiare il sistema amministrativo della giustizia per approdare ad un progressivo miglioramento tecnologico” – sia Francesco Cavallaro rappresentante dell’Iraps e direttore amministrativo del progetto – “Puntiamo alla realizzazione di due sportelli, uno per il pubblico e l’altro interno agli uffici giudiziari, e un sito web per favorire la comunicazione istituzionale. Allo studio anche una carta dei servizi ideata per rendere gli uffici giudiziari più vicini e ancora più accessibili al cittadino”. Obiettivi che evidentemente la procura catanese non ha ritenuto essere stati perseguiti con il dovuto impegno così come sembra che ritenga sospetta anche la procedura di gara le cui determine sono state sottoscritte dalla dirigente del servizio Concetta Cimino e dall’allora dirigente generale dell’assessorato alla Formazione, Patrizia Monterosso. Per quanto se ne sa, a presentare le offerte c’erano nomi di levatura europea nel settore della formazione professionale: la Luiss Guido Carli, la Ernest e Young, la Bain e Company, ma a classificarsi come prima per punteggio era stata la Lattanzio Associati, con il 40% di risparmio rispetto al prezzo a base d’asta: 839.500 euro. L’offerta veniva però ritenuta anomala dalla commissione aggiudicatrice e “incongrui” gli elementi giustificativi del ribasso e la Lattanzio esclusa. Ad aggiudicarsi il progetto l’Iraps onlus con un’offerta di 1.230.660 euro, 400mila euro in più rispetto alla Lattanzio. Si riferisce che l’Iraps abbia operato correttamente con la Procura di Palermo, inviando personale specializzato sia nella comunicazione con il pubblico che istituzionale sia nella razionalizzazione delle spese per le intercettazioni, capitolo dolente di ogni procura, ma che al contrario poco o nulla sia stato fatto negli uffici giudiziari di Catania. Di più non si sa, ma si ritiene probabile che a segnalare le anomalie sia stato l’OPCO (l’osservatorio permanente sulla criminalità organizzata) al quale era affidato proprio il compito di seguire costantemente la corretta esecuzione del progetto, il suo monitoraggio e il rapporto con i rispettivi uffici giudiziari. L’Osservatorio, istituito nell’ambito delle iniziative per la sicurezza e la legalità previste dal ‘POR Sicilia’ 2000-2006 già dal 2001 (la sua istituzione ha visto una spesa di 2000 milioni delle vecchie lire), gode di un finanziamento annuale di circa 400 mila euro (800 milioni di lire) che non sappiamo se sia stato ridotto per la spending rew. A meno di un rinnovo delle cariche (il sito web è da tempo in fase di aggiornamento), presidente ne è il procuratore Giovanni Tinebra, direttore scientifico l’avvocato Carola Parano, la sede a Siracusa è presso il prestigioso Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali che proprio ieri ha celebrato i 40 anni di attività alla presenza del Ministro della Giustizia Paola Severino. La Regione assegna al Comune 761.058 euro che può spendere come vuole Di Giovanni: “Assurdo e grave che si sia taciuto al Consiglio su questi fondi” Siracusa è un comune “virtuoso”. Ecco perché la Regione gli ha assegnato 761.058 euro. In verità si tratta solo del riconoscimento con cui vengono “premiati” quei comuni che abbiano dimostrato di avere assicurato l’integrale pagamento dei costi per il servizio rifiuti fino al 31 dicembre 2009: un ritardo di due anni quindi. A meritare quel po’ di risorse, accolte come gocce d’acqua in un deserto, anche altri comuni: Floridia a cui è stata assegnata la somma di euro 152.039, Sortino 128.409, Carlentini 129.957, Ferla 61.725 e infine Portopalo 50.275. Esclusi tutti gli altri mentre di Pachino nel decreto regionale non c’è traccia alcuna “neanche tra gli enti bocciati, probabilmente per la mancata presentazione della richiesta, forse sfuggita ad amministratori solitamente intenti a litigare” ha commentato Sergio Taccone su La Sicilia. Di 6.714.257 euro la cifra complessiva accantonata dalla Regione per questa finalità. Ma qual è la particolarità del premio? Si potrebbe pensare che si tratti di una somma da finalizzare in maniera specifica, da dovere assegnare coerentemente al capitolo dei rifiuti per migliorare qualcosa o affrontare qualche criticità del settore. E invece nulla di tutto questo. La somma può essere gestita in libera e totale autonomia: se ne può fare quel che si vuole. Ci chiediamo allora perché, essendo il decreto noto da almeno 10 giorni, ed essendo la cifra non del tutto irrilevante, proprio nella discussione sul bilancio non si sia chiarito come l’amministrazione Visentin intenda utilizzarla, quali buchi andare a coprire, a quali categorie dare un po’ di ristoro. La risposta è semplice: la notizia non è trapelata o forse l’amministrazione stessa ne era all’oscuro. “Appare incredibile e di estrema gra- vità che, mentre sono stati tagliati fondi anche per servizi essenziali, tra quali anche quelli attinenti proprio all’igiene urbana, mettendo a rischio non solo i servizi stessi ma anche l’occupazione, si sia taciuto al Consiglio della disponibilità di una cifra sicuramente cospicua in relazione alle condizioni del bilancio, sottraendo all’assemblea, unico organo competente, la possibilità di valutarne e deciderne la destinazione – commenta Ettore Di Giovanni di Sel -. L’assessore e l’Ufficio avrebbero taciuto di un finanziamento già disposto e conosciuto, che avrebbe consentito al Consiglio di modulare diversamente i tagli e le priorità di destinazione. L’unica “premialità” con fondi regionali di cui si ha traccia nel bilancio è in un capitolo quasi azzerato che prevede solo 1000 euro, né di questi 761.058 euro mi pare vi sia traccia negli emendamenti per il riequilibrio prodotti dall’Ufficio. Ennesima inefficienza o scorrettezza politica? Mi riprometto di assumere le iniziative necessarie perché Sindaco ed Assessore hanno il dovere di chiarire per quale motivo si è taciuto e del problema non può non essere investito il Consiglio stesso”. Marina De Michele 5 Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] 6 “Grazie alle risorse della Fondazione Garrone riusciamo a proporre convegni di grande qualità” Elio Cappuccio: “Se un mio alunno vuole iscriversi in filosofia lo sconsiglio Essa risponde a bisogni esistenziali, non si può usare come mestiere” di GIOVANNA BANDIERA Il prof. Elio Cappuccio, presidente del Collegio Siciliano di Filosofia, è recentemente intervenuto insieme al critico d’arte Demetrio Paparoni, sul tema: “L’arte contemporanea nella attualità del tempo storico”. I due si conoscevano già: Cappuccio collaborava come consulente editoriale e poi come vice direttore alla rivista d’arte contemporanea “Tema Celeste”, diretta da Paparoni, che ha collocato Siracusa nel circuito internazionale dell’arte contemporanea. Ha senso, oggi, parlare di filosofia, in un’era in cui il digitale la fa da padrone? “Senz’altro, ma solo se se ne parla in maniera critica. Anche con l’avvento dell’uomo tipografico ha avuto senso fare e parlare di filosofia: era cambiato l’approccio nei confronti della cultura, nei confronti del testo. Nell’epoca digitale non ci si può ritrarre da quelle che sono le nuove modalità di comunicazione, il problema è starci dentro, però in maniera critica. Hegel diceva che la filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero: il nostro tempo è il tempo digitale. Non possiamo rifiutare le grandi potenzialità di internet, possiamo solo evitare di renderlo banale. Possiamo coglierne le grandi opportunità limitandone gli spazi che talora sono invadenti nei confronti del privato, che annichiliscono la possibilità di scelta, cercando di orientarci in una selva di informazioni: la filosofia deve aiutare alla selezione dei messaggi, abituarci a godere di un bel testo antico del ‘500 ma anche di un ipertesto contemporaneo.” Esistono luoghi deputati in cui si “fa” filosofia, cultura? “Per quanto attiene la filosofia e tutti gli aspetti ad essa connessi, nel corso dell’anno, a Siracusa, vengono promossi convegni, ma l’evento principale è rappresentato dai premi assegnati dal Collegio Siciliano della Filosofia a saggi editi, tesi di laurea e di dottorato di ricerca in discipline filosofiche e riviste. Inizialmente a Roberto Fai e a me sembrava una cosa velleitaria l’idea di istituire dei premi, ma il prof. Curi della facoltà di lettere e filosofia di Padova, e Bodei, professore ordinario di Storia della filosofia all’Università di Pisa, ci incoraggiarono a farlo. In questa iniziativa sono coinvolte molte case editrici importanti, come La Terza, Bompiani, Einaudi e ai Convegni intervengono esponenti di spicco del mondo della formazione e cultura come i filosofi Massimo Cacciari, Jacques Derrida a cui è stata conferita la cittadinanza onoraria di Siracusa, il filosofo e sociologo di fama internazionale Zygmunt Bauman (nella foto a destra), gli stessi Curi e Bodei. A gennaio del 2013, durante il XIV convegno del Collegio Siciliano di Filosofia dal tema Declino dell’Occidente?, si discuterà del proprio tempo appreso con il pensiero; i relatori e coloro che interverranno si interrogheranno su come si pone la filosofia dinanzi alle nuove egemonie culturali ed economiche, ai nuovi poli di attrazione che si presentano sulla scena internazionale.” Convegni solo per elite, cioè rivolti ad un pubblico di specialisti? Nega risolutamente. “Il pubblico che segue queste iniziative è molto variegato: partecipano casalinghe, ingegneri, impiegati ecc. Sbagliamo a pensare alla filosofia come ad un esercizio specialistico da professore, viceversa è uno stile di vita che ci consente di stare al mondo in maniera critica e risponde al bisogno quasi esistenziale di ciascuno di noi di avere uno sguardo libero e critico sulla realtà circostante. Se la filosofia ottempera a questo ha svolto un buon compito.” Ma quali sono i rapporti che le associazioni culturali hanno con le istituzioni locali e regionali? “Molte associazioni promuovono liberamente iniziative culturali e spesso non godono di contributi. Sarebbe opportuno che i cittadini conoscessero il rapporto tra capitale investito e qualità dell’evento culturale organizzato: l’intervento pubblico nella cultura deve creare cittadinanza attiva e non fruitori passivi di messaggi presenti solo nella mente di chi li ha proposti o di chi li ha organizzati. Il Collegio Siciliano di filosofia ha avuto con le istituzioni rapporti altalenanti: in un certo periodo c’è stata attenzione nei suoi confronti con erogazione di contributi pubblici, poi tutto questo è venuto a mancare. Grazie ai rapporti stabiliti con la Fondazione Garrone di Genova, che risulta essere molto più sensibile alla cultura filosofica di quanto non lo siano le istituzioni locali, si organizzano convegni con somme irrisorie. La città usufruisce della qualità di interventi di relatori di chiara fama. L’anno in cui fu conferita la cittadinanza onoraria a Derrida, che tenne una splendida “Lectio Magistralis”, tra i convenuti c’era il filosofo Galimberti che si entusiasmò talmente della lezione ascoltata che inviò un suo articolo, tramite fax, al giornale “La Repubblica” in cui scrive. Si parlò di questa manifestazione nel Domenicale del “Sole 24ore”, del “Corriere della sera” e, quando qualche tempo dopo la “Repubblica” promosse una ricerca sulle piccole capitali europee della cultura che presentavano elementi di eccellenza, Siracusa era fra queste. A tali convegni partecipano molti giovani e gli studenti delle università siciliane vengono quasi tutti.” Una volta, nel mondo dei Greci, la filosofia era il pane quotidiano di tutti coloro che si interessavano della Res Publica, cioè di Politica. A tale proposito c’è adesso uno scollamento non più ricucibile, oppure tra i giovani, in un’epoca in cui le trasformazioni del sistema-mondo contemporaneo sollecitano nuove domande di senso, si avverte il bisogno di filosofia, di trovare un nesso tra sapere e prassi, tra pensiero e potere, tra idee e realtà? “I politici hanno altri interessi. In Grecia il filosofo non era tanto chi elaborava il pensiero quanto chi svolgeva vita filosofica e dava al suo stile di vita un colore filosofico, chi aveva un atteggiamento critico nei riguardi del mondo. Oggi questa esigenza di filosofia pratica, cioè di filosofia che si traduca in prassi, è molto sentita e lo testimoniano i vari corsi di questa natura, di cui si scrivono dei trattati. Ad esempio, si parte dal presupposto che un disagio mentale non può essere considerato solo in termini di patologia psichiatrica ma anche in termini di disorientamento esistenziale. La filosofia può aiutare a vedere tutte le soluzioni possibili in maniera critica, senza assolutizzare un solo modello. Questa esigenza di filosofia è diffusa e lo prova il fatto che il pubblico dei convegni di filosofia è estremamente variegato in quanto: è ovvio che ad un convegno sulle figure del sillogismo partecipino solo specialisti del settore, ma se si affronta la questione mente-cervello questa coinvolge non soltanto il neurologo e il filosofo ma tutti coloro che, in senso lato, si occupano di questioni che hanno a che fare con il comportamento e la sfera privata. Se si affrontano in maniera critica i temi mente-mondo oppure natura-storia, questi attraggono a sé una serie di interessi, di persone, di professionisti fra loro diversi. Particolarmente attenzionati sono i temi che hanno a che fare con la filosofia politica perché c’è un grande bisogno di cittadinanza responsabile; l’assenteismo che si riscontra alle elezioni politiche non corrisponde ad un mancato interesse nei confronti della cosa pubblica, ma ad un disinteresse al tipo di politica di questi ultimi anni. La filosofia deve essere acquisita come stile critico che aiuta a non assolutizzare un qualunque punto di vista.” I giovani frequentano le facoltà di studi filosofici oppure un corso di laurea che dia loro la possibilità di trovare lavoro? “Quando un mio alunno mi dice che vuole iscriversi in filosofia lo sconsiglio. La filosofia serve soltanto ad un approccio problematico a ciò che si vuole fare, non la si può usare come mestiere, è impossibile. L’unico sbocco è quindi l’insegnamento oppure si può operare in alcune aziende in cui si utilizza la filosofia per la selezione del personale. Oggi ci troviamo in una situazione di complessità che coinvolge professionisti di tutti i tipi che solo se dialogano tra di loro attraverso un approccio problematico alle cose possono coglierne la complessità. La filosofia deve aiutare a questo. Mi sembra di aver letto da qualche parte che Popper ebbe fra i suoi studenti il finanziere economista George Soros che sollecitò a svolgere filosoficamente il suo mestiere.” Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] Pubblicizzata Siracusa in quad, Morreale: “Si scorrazza dove sarebbe assolutamente proibito“ Riserva del Ciane, non basta dire “facciamo quel che possiamo” Occorre una diversa utilizzazione del personale della Provincia di MARINA DE MICHELE In un articolo dello scorso giugno, nel riferire della situazione di gravissimo degrado della riserva del Ciane, delle innumerevoli criticità e di quanto invece si sarebbe potuto fare, così come suggerito sia dal presidente di Natura Sicula Fabio Morreale sia da Giuseppe Ansaldi e Carmelo Iapichino del Comitato Parchi, auspicavamo che il neo nominato direttore Giuseppe Mammino, agronomo, avrebbe tenuto presente quella sorta di memorandum per programmare una serie di interventi per il recupero di uno dei luoghi più suggestivi e preziosi del nostro territorio. Diceva Fabio Morreale, estremamente critico verso la precedente gestione di Corrado Campisi (nei confronti del quale era stata presentata una denuncia, purtroppo anonima, per l’uso personale delle auto della riserva e oggetto di un’interrogazione del consigliere provinciale Carmelo Spataro, nel novembre 2010, che chiedeva chiarimenti sia sulla legittimità del ruolo ricoperto sia sull’indennità percepita): “Essendo Mammino l’unico elemento di novità in questa situazione “impaludata” da decenni, le sorti della riserva sono nelle sue mani. Se con lui è iniziato un nuovo corso, se ha l’umiltà di ammettere che c’è molto da fare e soprattutto se farà bene e con professionalità quello per cui è stipendiato, lo vedremo nei prossimi giorni. Naturalmente c’è da augurarselo nel bene suo, della riserva e della collettività. Se invece tutto rimarrà come prima, cercheremo noi di aprire uno spiraglio, facendo sistema con le altre associazioni e con la società civile per mettere in discussione l’opportunità di continuare a far gestire la riserva a un ente incapace e sordo”. A distanza di sei mesi possiamo dire che nulla sia cambiato se non in peggio. La fonte del fiume, prima fruibile e godibile, è oggi resa invisibile da una selva di papiri che hanno coperto tutto, i sentieri sono impraticabili perché invasi da erbacce o allagati. Rimane solo possibile la risalita in barca ma mancano i necessari controlli, parzialmente e raramente effettuati dalla polizia provinciale in automobile. E a marcare lo sfregio che da solo costituisce l’emblema di come la nostra amministrazione locale intenda la valorizzazione turistica dei nostri straordinari siti lo stupro dei quad enfaticamente pubblicizzato: “Siracusa in Quad, organizza escursioni guidate all’interno di riserve naturali e aree protette di Sira- cusa, come la Fonte Ciane, il Plemmirio e altri luoghi irraggiungibili se non con questi fantastici ed entusiasmanti mezzi a 4 ruote” “Nel loro sito l’autodenuncia di una violazione perpetrata con arroganza - commenta Fabio Morreale - I video che bellamente sono in mostra fanno vedere come si scorrazzi liberamente là dove sarebbe assolutamente proibito: solo nella zona A infatti sono presenti i papiri. Questo nell’indifferenza di chi dovrebbe effettuare controlli”. Se anche fosse vero, e non abbiamo mo- tivo di dubitarne, che manchino le risorse e “si fa quel che si può fare”, continuiamo ad essere persuasi che una diversa utilizzazione del personale della Provincia, spesso “impegnato” in maniera del tutto irrazionale, semmai là dove non se ne avverte la reale necessità, potrebbe garantire una presenza nella riserva tale da dissuadere da comportamenti illeciti. Non solo: forse, promuovendo una sinergia con le associazioni ambientaliste, si riuscirebbe a pervenire a soluzioni sicuramente più efficaci dell’attuale inerzia. Sicurezza del territorio ed uso delle risorse disponibili. Una modesta proposta della Civetta Osser vazione. Formulazione di una ipotesi di soluzione. Sperimentazione di fattibilità. Tr a du z ion e in norma legislativa essenziale. Per una volta lasciamo la parola alle immagini. Quelle riportate in questa pagina evidenziano un rischio di caduta massi. Il sito documentato è la salita (o discesa) denominata del Grottone (tra Floridia e il villaggio Santa Lucia di contrada Carancino). Sotto il pendio fotografato corre la strada, piuttosto trafficata, che collega Floridia (e Solarino) a Priolo, a Belvedere, alla zona industriale ed all’autostrada Siracusa-Catania. Frequenti incendi hanno cancellato quasi del tutto arbusti e cespugli che potevano ancorare al pendio i massi fotografati. Sopravvivono solo pochi ciuffi d’erba e qualche cappero, rigermogliato dalle radici. Ora basterebbe una piccola scossa tellurica o semplicemente un violento acquazzone per innescare un movimento franoso o per fare slittare sulla strada sottostante i massi pericolanti. Una soluzione tipicamente italiana: collocare un cartello di segnalazione, fingere di vietare il transito e lasciare che ciascuno faccia come vuole… a suo rischio e pericolo. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di chiudere la strada con pesanti blocchi di calcestruzzo in attesa di stendere progetti di messa in sicurezza, bandire gare, conferire appalti e porre in atto trucchetti ormai sperimentati per lucrare la solita manciugghia, come ben direbbe Crocetta. Una soluzione di nuovo stile (in linea con la rivoluzione dei costumi siciliani della nuova era Crocetta) potrebbe essere quella di fare intervenire, congiuntamente, il genio militare ed una pattuglia del Corpo forestale. I genieri potrebbero far brillare delle microcariche a ridosso dei massi più grandi; i forestali potrebbero usare qualche mezzo in loro dotazione per fare scivolare il pietrame. Basterebbe quindi un bob cat gommato della forestale o dell’esercito per spingere nel burrone attiguo alla strada il materiale rimosso dal pendio. Tempo stimato per l’intervento congiunto: due giorni. Successivamente la forestale potrebbe mettere a dimora sul pendio, almeno su una fascia larga cinque metri, essenze tipiche del nostro territorio: oleandri. Tali piante non richiedono cure né annaffiature, hanno un forte apparato radicale in grado di evitare smottamenti del modestissimo strato di terra e pietrame minuto, sono a prova di incendio e di piromani, essendo in grado di rigenerarsi spontaneamente dalle radici interrate, inattaccabili dal fuoco. Segnaliamo questa modesta proposta al Presidente Rosario Crocetta ed a tutti gli uomini di buona volontà. Forse un intervento normativo semplicissimo di due o tre articoli, potrebbe contribuire a rendere ordinarii, in futuro, interventi del genere per la messa in sicurezza del suolo, a partire dalle aree a più alto rischio immediato. Concetto Rossitto Rigassificatore, ecco perchè Erg prima e Shell dopo si sono disimpegnate La notizia è importantissima. L ‘Autorità italiana per l’Energia e il Gas con delibera n.451 del 31.10.2012 ha sospeso gli aiuti di Stato alle aziende che costruiscono e gestiscono i rigassificatori. Gli aiuti, che tecnicamente vengono definiti “fattore di Garanzia (FGL)”, erano stati concessi dalla predetta Autorità con la precedente delibera n.178 del 2005 (all’ art. 13 comma II), che prevedeva il pagamento alle aziende gasiere del 71,5% dei ricavi di riferimento (mediamente 3 miliardi di euro l’anno) per 20 anni anche se non avessero prodotto un solo metro cubo di gas. La sospensione è intervenuta dopo che la Commissione Europea ha richiesto chiarimenti alla rappresentanza italiana al Parlamento Europeo con lettere del 14 ottobre 2010 e del 15 maggio 2012. Bisogna ricordare che la Commissione Europea si è attivata a seguito dei numerosi esposti presentati, a suo tempo, dai Verdi e dalle Associazioni e Comitati della provincia di Siracusa e di Agrigento ed a seguito anche delle interrogazioni parlamentari europee e nazionali promosse per evitare che si desse la stura a stabilimenti costruiti senza rischio d’impresa, ma tramite una sorta di “assistenzialismo di Stato”. Albatros 7 Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] 8 La dirigente ha scelto la via dello scontro frontale con il Comune di Priolo, non si capisce bene perchè Le ubbie dell’Amalia Mastelloni: le Ferrari sì, i siti archeologici no Come fu che la Direzione Parchi non rinnovò la convenzione per Thapsos di CONCETTA LA LEGGIA Perché chiude Thapsos? C’entra la politica e la sufficienza che spesso dirigenti con incarichi tanto prestigiosi quanto delicati mostrano nei confronti dei cittadini, o sciocche e quanto assurde giustificazioni dovute a formali incomprensioni comunicative? Se dovessimo accettare la seconda ipotesi, non ce ne vogliano i lettori e i protagonisti della vicenda, dovremmo pensare ad una limitatezza e grettezza di pensiero che ovviamente non è né auspicabile né immaginabile nei confronti di personalità comunali e direttive tanto note e titolate. Dunque resta la mesta ipotesi delle scelte politiche spesso non in sintonia col bene comune. Oggi però il quadro potrebbe cambiare con la scelta di Crocetta di designare assessore regionale il Nobel Zichichi ai beni culturali (sempre che si superi il recente conflitto di interessi) e sostituire il direttore generale Gesualdo Campo con Sergio Gelardi stravolgendo assetti ormai consolidati con l’ex presidente Lombardo. Vedremo; intanto Thapsos resta chiuso e nella nostra provincia si assiste ancora una volta allo scempio del territorio. La notizia non è nuova ma certamente fa riflettere: il direttore del Parco Archeologico di Siracusa, Maria Amalia Mastelloni chiude un anno fa Thapsos, gioiello dell’e- tà neolitica, posto sulla penisola Magnisi, decretando l’abbandono di uno dei siti più antichi al mondo risalenti all’età preistorica. La direttrice sceglie la via dello scontro netto ed aperto con la giunta Rizza di Priolo considerata, probabilmente, nemica “dell’ambiente” o forse di qualcuno. Adesso che Lombardo non é più Presidente della Regione e che è andato a casa anche l’assessore regionale Armao, Crocetta ha avviato una “bonifica culturale” e chissà se il sito di Thapsos tornerà fruibile. In fondo anche gli assessori regionali, e i loro pupilli segretari personali, avrebbero il dovere di anteporre il bene comune alle scelte politiche ricordando che gli incarichi sono sempre transitori e temporanei e che la chiusura di un sito archeologico è invece un danno per la collettività. Ma questa è morale e non politica! Uno scontro tutto da capire ma documentato da un carteggio tanto ampio da aver riempito un intero faldone: una corrispondenza spesso a senso unico da parte di un’amministrazione, quella Rizza, che più volte ha sollecitato il rinnovo della convenzione ed ha chiesto alla direttrice parchi plausibili spiegazioni sul perchè della mancata fruibilità del sito archeologico di Thapsos. Nessuna risposta per anni, poi la Mastelloni improvvisamente scrive al sindaco di Priolo invitandolo ad intervenire per pulire il sito dalle sterpaglie ed eliminare la contaminazione del territorio. Rizza ribadisce che da tempo aspettava questo invito ad intervenire visti i numerosissimi solleciti dell’amministrazione. Si apre così uno scontro che si risolverà nel 2011 con la chiusura, voluta dalla direttrice parchi, del sito di Thapsos. Ma è possibile credere che un’incongruenza lessicale o formale tra due enti che nel 2008 si erano cercati per lavorare assieme possa determinare un’azione tanto nefasta con l’abbandono, dopo fondi e risorse economiche ed umane investite, di un gioiello archeologico? E perché la disastrosa scelta della direzione parchi, alla quale compete la fruizione delle aree archeologiche cittadine (la tutela spetta alla Soprintendenza) e di Thapsos, di non rinnovare una convenzione che qualche anno prima era stata sottoscritta proprio dagli uffici della Soprintendenza con Lorenzo Guzzardi e Rosa Lanteri? Quale motivo tanto insormontabile ha spinto la direzione parchi a non rinnovare una convenzione nella quale un comune investiva soldi (e vanne a trovare comuni che investono soldi in questi periodi di magra), si premurava di curare un’area vasta ed estesa, si interessava per valorizzare un settore diverso da quello industriale (un miracolo, visto che i nostri politici sostengono che Priolo abbia vocazione industriale, dimenticando invece che è necessario tutelare e valorizzare il territorio)? “Già nel 2010 gli studenti venivano lasciati fuori dal cancello, poi la scusa del mancato diserbo” Il dirigente Mercurio: “Fin quando la direzione del parco di Thapsos era della Soprintendenza tutto ok, con la Mastelloni visite impossibili” Capire cosa sia accaduto è ovviamente interesse di tutti noi e lo abbiamo chiesto al dott. Domenico Mercurio, dirigente settore XIII area cultura di Priolo Gargallo. “Thapsos era divenuto uno spazio a disposizione degli studiosi e delle scuole che desideravano visitare un’area suggestiva e culturalmente rappresentativa di Priolo Gargallo, cittadina che desidera per sè un’alternativa parallela ma salutare alla scelta industriale. Il sito fu sottratto all’oblio e alla distruzione apportata dalle industrie, costruite a ridosso, con una convenzione firmata nel 2008 tra soprintendenza di Siracusa e comune di Priolo per la gestione, manutenzione e diserbo dell’area; il comune intervenne con una cifra di 30 mila euro che l’accordo prevedeva annuali, venne realizzato un “antiquarium” didattico, vennero forniti due personal computer, un proiettore, schermo, circa una trentina di sedie, due scrivanie e un armadio e fu realizzato un percorso di visite di archeologia sperimentale che includeva la fruizione di una capanna ricostruita sul tipo attestato nella media età del bronzo; in questo senso fu anche importante il contributo dell’ISAB, che credette nell’iniziativa. “Dal 2008 al 2011 si è avuto accesso al sito di Thapsos prenotando le visite tramite un call center del comune di Priolo con la presenza di guide archeologiche della Soprintendenza e di personale alle sue dipendenze. L’apertura di Thapsos fu inserita all’interno di un progetto denominato “in volo su Priolo Gargallo”, un percorso attraverso siti naturalistici, storici, tecnolo- gici che si trovano sul territorio comunale, che comprende appunto Thapsos, la riserva naturale delle saline, la mostra degli antichi mestieri, il depuratore consortile e la centrale elettrica Archimede, a cui si sono aggiunti le batterie antiaeree, la guglia di Marcello, le catacombe di Manomozza, la torre di avvistamento di penisola Magnisi, la batteria A.S. 361 e potrei continuare. “Obiettivi del progetto da un lato avviare il recupero e la valorizzazione dei beni culturali presenti sul territorio con la creazione di sbocchi occupazionali, dall’altro rendere fruibili i siti agli studenti e agli studiosi. Sono anche coinvolte numerose associazioni che forniscono supporto attivo al progetto con guide ed accompagnatori specializzati. Siamo in grado di accogliere fino a 20.000 visitatori ma puntiamo a un turismo che non sia mordi e fuggi ma che preveda anche l’accoglienza e la permanenza dei ragazzi per qualche giorno. “A dimostrazione dell’interesse che ha suscitato il percorso, solo nel primo anno della convenzione sono giunti tra i 6 e i 7 mila studenti, l’anno scorso 11.170 ed attualmente prevediamo circa 16000 presenze per il 2013. Dobbiamo però registrare che da quando il sito di Thapsos è stato trasferito alla competenza della nuova direttrice dei parchi archeologici, dott.ssa Mastelloni, la situazione è precipitata: la convenzione, scaduta nell’ottobre del 2011, non è stata rinnovata”. E perché? Non è forse un controsenso? La soprintendenza attiva la convenzione ed apre Thapsos e poi la direttrice dei parchi appone i sigilli senza una reale motivazione? “Il dato è oggettivo - continua il dirigente Mercurio -, fin quando la direzione del parco di Thapsos è stata competenza della Soprintendenza si sono concordate visite di studenti e riqualificazione dell’area ma con l’arrivo della Mastelloni, già dal 2010, non si è più potuta effettuare alcuna visita (guarda caso venivano anche modificati i turni dei custodi proprio all’arrivo dei gruppi) e, allo scadere della convenzione, il parco è stato chiuso, abbandonato a se stesso e sottoposto ad incendi e furti”. Beh, verrebbe da chiedersi se magari questa amministrazione Rizza non abbia sbagliato qualche passaggio, magari qualche documento non inviato, qualche richiesta non inoltrata. “Il progetto di chiudere il parco di Thapsos era nella mente della dott.ssa Mastelloni ancor prima della scadenza della convenzione stessa e questo è facilmente dimostrabile dalle numerose comunicazioni da me inviate alla direttrice alle quali essa non ha mai risposto. Poi, sollecitata da qualcuno, la direttrice ha cominciato ad inviare al sindaco risposte in merito alle nostre lamentele, cercando malamente di dimostrare che lei si era sempre adoperata per il bene del sito ma il comune di Priolo risultava inadempiente ed inottemperante della convenzione per mancata pulizia. Chiaramente una scusa, visto che l’accesso è consentito solo dietro assenso della stessa Mastelloni”. Forse la verità va cercata altrove poiché è davvero banale ridurre tutto ad uno scambio di e –mail non lette o trascurate. “La direttrice non ha mai riconosciuto quella convenzione né l’operato dei suoi predecessori, così come mi ha personalmente detto, ed ha scelto la via più facile che tutti abbiamo cercato di combattere: la chiusura del sito. In quella occasione anche il consiglio comunale di Priolo approvò una mozione di sfiducia nei confronti della dirigente parchi, che con piglio borbonico aveva decretato la chiusura di Thapsos. La sfiducia fu inviata all’assessorato regionale ma ovviamente non sortì alcun effetto. Dunque non vi è molto da capire: chiudere il sito ed attribuire al comune di Priolo la responsabilità, tutto qui”. E così il gioiello preistorico langue chiuso ed abbandonato e, colmo dei colmi, nonostante le numerose sollecitazioni il materiale che il comune aveva messo a disposizione in parte è andato rubato, in parte è dentro il sito senza speranza di restituzione? “Aggiungo pure - chiude Mercurio - che la direttrice dei parchi, venuta a conoscenza del progetto di oltre 800 mila euro per la realizzazione del museo naturalistico attraverso la ristrutturazione del caseggiato ex E.SPE.SI. con un centro visite e foresteria, ha mandato una lettera minatoria sostenendo di essere l’unico organo competente ad esprimere parere sul progetto stesso. Peccato che la tutela spetti alla soprintendenza come le ha dovuto spiegare e scrivere lo stesso Soprintendente di Siracusa”. Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] “Non si può continuare con una politica vecchio stampo fatta di apparati, di logiche autoreferenziali” Scalorino: “A Floridia avevamo già anticipato i tempi del cambiamento Per troppo tempo abbiamo avuto un partito con tre teste, un Cerbero” di CONCETTA LA LEGGIA Partiamo da un dato di fatto: oggi è il giorno della grande sfida che vede contrapposti due modi diversi di concepire la politica: da un lato Matteo Renzi, il “nuovo che avanza” e “spaventa”, dall’altra Pier Luigi Bersani, il segretario che ha accettato le primarie indipendentemente dallo statuto interno al Pd. Qualunque sia l’esito, è innegabile che si sia avviato un confronto nuovo nel centro sinistra e nel partito democratico e che ciò abbia liberato energie fresche, che chiedono un rinnovamento reale del gruppo dirigente del maggior partito, il Pd, sia a livello nazionale che territoriale. Sindaco Scalorino, a Floridia la partita si è chiusa per ora con l’ottima vittoria di Matteo Renzi su Bersani. Comunque vada il ballottaggio, si tratta di un segnale significativo a prosieguo di un’azione di rinnovamento fortemente sostenuta anche dagli elettori del suo comune ed iniziata proprio con la sua elezione a sindaco. Abbiamo in un certo senso anticipato i tempi del cambiamento: siamo stati attenti interpreti dei nuovi messaggi che provenivano dalla società già a partire dalle elezioni amministrative, durante le quali abbiamo utilizzato un linguaggio diverso, abbiamo avuto un approccio inedito ai problemi della città ed abbiamo, soprattutto, scelto un diverso modo di comunicare. Appoggio Renzi per diverse ragioni, ma soprattutto perché parliamo delle stesse cose: scuola, asili nido, refezione scolastica, politiche a sostegno dei disabili e dei meno abbienti, etc., obiettivi condivisi da una generazione di giovani amministratori, senza per questo voler togliere nulla a Bersani che stimo e rispetto. Ma noi rappresentiamo il cambiamento. Da tempo chiedete che a Siracusa il partito democratico affronti i problemi concreti che rappresentano le istanze dei cittadini ma senza riscontri. Spesso amministratori e consiglieri, più vicini alla realtà quotidiana, non vengono neanche adeguatamente coinvolti nei processi decisionali. È così. Oggi è venuto il tempo della verità: i cittadini vogliono sapere da te come pensi di risolvere i problemi concreti e, se non ci riesci, devi spiegare perché non ci sei riuscito; non interessa più chi sei stato e cosa hai fatto, anzi, se non sei stato nessuno è ancora meglio. La base del partito, nella quale mi riconosco anch’io, da troppo tempo recrimina una presa di posizione chiara su alcuni problemi afferenti al territorio. Il PD non ha preso posizione sull’acqua, sulla gestione dei rifiuti da parte dell’ATO e su altri problemi nevralgici che riguardano il governo e la gestione della provincia. Per troppo tempo abbiamo avuto un partito con tre teste (una specie di Cerbero) che ha dato all’esterno messaggi contraddittori e poco comprensibili. Si deve aprire una nuova stagione, che continui a ispirarsi agli ideali del centrosinistra, ma che sia nel frattempo un partito aperto, pragmatico, concreto, leale verso i cittadini. È questo che Renzi rappresenta, un progetto che va oltre le primarie, e che per noi, a livello provinciale, significa un programma frutto di una condivisione la più ampia possibile, che accolga le istanze dei cittadini che devono riscoprire l’entusiasmo della partecipazione. Per questo abbiamo già pensato ad una giornata di studi per la fine di dicembre. Dobbiamo contaminare il pd con idee nuove e anche diverse rispetto alle nostre, pensare a una nuova classe dirigente. Per un centro sinistra credibile, dobbiamo partire dal pd e dalla sua ricostruzione. “Il successo di Renzi è stato clamoroso perchè a Siracusa tutti i vecchi notabili appoggiavano Bersani” Paolo Gulino (comunale PD): “Sulla scia di un vero rinnovamento stavolta il prossimo candidato a sindaco lo sceglieranno i cittadini” Segretario Gulino, in città la partita tra Bersani e Renzi è finita in parità nonostante il gruppo dirigente per la maggior parte e i deputati regionali sostenessero il primo. È un segnale che deve far riflettere. Forse metà del popolo di centro sinistra si attende qualcosa di nuovo dal partito democratico anche nella nostra realtà? “Evidentemente il risultato è stato clamoroso poiché da un lato, a sostegno di Pierluigi Bersani, erano allocati tutti i vecchi notabili della politica, dall’altro, a sostegno di Matteo Renzi eravamo in pochi. Il dato è chiarificatore di un’esigenza di rinnovamento vero, che superi ed elimini le divisioni interne al Pd fondate non su questioni politiche bensì sulla spartizione di potere. Lo dico io che fino al 2008 ero capogruppo al consiglio comunale del partito democratico ed ho scelto comunque di non ripresentare la mia candidatura alle elezioni successive. In città è comunque già in atto da tempo un’innovazione interna al Pd e da qui a breve lanceremo le primarie per la scelta del candidato a sindaco nelle prossime amministrative di primavera che coinvolgano personalità del mondo associativo, della cultura e delle professioni già vicine a noi nell’elaborazione del “progetto città”. Che vuol dire “rinnovare” e in che modo va realizzato il cambiamento? “Pensare al bene comune e a quello della città e non al proprio tornaconto personale! Ecco che vuol dire cambiamento, indipendentemente dall’età anagrafica. Fin quando sono stato attivo all’interno del consiglio comunale di Siracusa ciò che per la maggior parte prevaleva erano i desiderata dei consiglieri stessi senza che si tenesse conto delle reali istanze ed esigenze della città e dei siracusani”. Quali sono i temi veri sui quali oggi il partito democratico di Siracusa è chiamato a rispondere all’elettorato in vista non solo delle elezioni nazionali ma anche comunali dell’anno prossimo? “Sviluppo e lavoro, creando e completando le infrastrutture che servono per lanciare un vero turismo; difesa e valorizzazione del territorio, accantonando l’idea della cementificazione della città; riassetto del bilancio senza che ciò incida sulle tasche dei cittadini e sul sociale, tagliando gli sperperi che si annidano”. Per le prossime elezioni comunali quali sono le energie migliori da mettere in campo al fine di creare una coalizione vincente? Con quali forze politiche avviare il confronto? “L’assemblea cittadina del Pd ha dato mandato di avviare la concertazione sul territorio per coinvolgere le forze politiche, sociali e culturali. Italia del Valori, Pd, Sel, ben 44 associazioni e coloro che hanno dissentito e si sono opposti alle scelte dell’attuale amministrazione Visentin daranno vita alle primarie di questa città ed a questi si aggiungerà successivamente l’Udc. Stavolta, proprio sulla scia di un vero rinnovamento, il candidato sindaco lo decideranno i cittadini”. Un’ultima battuta sull’attuale amministrazione comunale. “Personalmente ho smesso di far opposizione ad un’amministrazione che non ha più né una maggioranza in consiglio né una coalizione a sostegno. Dignità politica avrebbe richiesto le dimissioni di Visentin ma ritengo non abbia senso alcuno sparare sulla croce rossa…” Concetta La Leggia Di Giovanni (Sel): “Non è questione di età anagrafica. Renzi è neoliberista Bersani si ispira ai valori della sinistra e in Italia ce n’è tanto bisogno” “Intanto credo che la domanda, per le premesse, sia fuorviante. Lei sa che non sono mai stato un uomo di apparato, il rinnovamento passa certamente anche da un ricambio generazionale, anche dei quadri di partito, ma per questi il rinnovamento avviene nei congressi. Oggi non parliamo del congresso del PD, che non mi riguarderebbe, ma delle scelte per governare l’Italia. L’alternativa di questa domenica non è solo fra due modi diversi di concepire la politica, ma fra due politiche: da un lato Renzi che propone al Paese, nella sostanza, una politica di stampo liberista, più attenta ai mercati che alle persone, in fondo nello stesso solco di quella del governo Monti, dall’altro Bersani che, seppure con contraddizioni, si ispira a valori della sinistra come la centralità del lavoro, l’equità sociale, il solidarismo. Non è il “nuovo che avanza” che” spaventa”, si tratta delle scelte politiche; noi, come SEL, siamo nati proprio per rinnovare la politica e la sinistra, ma saldamente legati ai valori che sono la stessa ragione di essere della sinistra. Da qui la nostra scelta, una scelta che, personalmente, avrei fatto anche se non l’avesse fatta Vendola. L’Italia ha bisogno di sinistra”. Il Sel ha avuto scarsa affermazione alle ultime regionali, peraltro con un diverso candidato rispetto al Pd e Udc che hanno soste- nuto Crocetta. A questo punto, dinnanzi alle prossime elezioni comunali, in che modo si muoverà il Sel? Con quali forze politiche avvierete il confronto? Le primarie siracusane vedranno la vostra presenza e la candidatura di uno dei vostri iscritti? Chi sarà? “Sul risultato regionale hanno influito molti errori. Per Siracusa, da oltre un anno partecipo al confronto che si è aperto in città, per dare un governo alternativo al disastro al quale hanno portato a Siracusa le amministrazioni di centro destra. SEL è interessata ad uno schieramento ampio di partiti e associazioni, che si riconoscano in un programma di autentico cambiamento, di cui parte necessaria non può non essere anche il PD, col quale abbiamo sostenuto in Consiglio battaglie di opposizione estremamente importanti, prima fra tutte proprio quella sui temi urbanistici e sul modello di sviluppo di Siracusa. In questa logica siamo lavorando e guardiamo anche alle liste e alla scelta di chi meglio può incarnare e garantire il programma condiviso come candidato sindaco, una scelta che, ove non vi fosse una designazione unitaria, andrà fatta con lo strumento delle primarie. Un nostro candidato alle primarie? Non lo escludo, ma non lo ritengo necessario. Saranno comunque gli organi collegiali Sel a decidere”. C.L.L. 9 Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] 10 Solo tre mesi fa il Consiglio Comunale ha deliberato la nuova destinazione urbanistica di Palazzo Pupillo Il museo di Archimede, una storia lunghissima partita dal paròn di Novamusa Enrico Di Luciano: “Il palazzo restaurato con i soldi della mia famiglia” di GIOVANNA BANDIERA L’Archimedeion, in Piazza Archimede ad Ortigia nel palazzo storico Pupillo, è stato a Siracusa il primo museo scientifico interattivo permanente dedicato ad Archimede, il più grande scienziato dell’antica Grecia, matematico e fisico siracusano (287-212 a.C.), senza che lo stabile avesse destinazione urbanistica come luogo espositivo o museale. Ecco la cronostoria dei fatti. L’iniziativa è stata curata da Agorasophia, partnership pubblico-privata tra Cnr e Novamusa, società del gruppo Thesauron. Il giorno dell’inaugurazione il progetto Arkimedeion è stato illustrato da alcuni dei curatori, Manuela Arata responsabile Cnr, Jorge Wagenberg, direttore scientifico della Fondazione spagnola “La Caixa” e Gaetano Mercadante per Agorasophia. Il progetto è iniziato nel 2000 e si è protratto per 12 anni. Gaetano Mercadante, presidente del Gruppo Thesauron, aveva contattato il CNR costituendo la società Agorasophia, vinto un bando POR della Regione Sicilia con un progetto finalizzato alla realizzazione di un museo a Siracusa dedicato al grande personaggio Archimede. Nel progetto originario si era pensato al palazzo della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa, come sede del museo dedicato ad Archimede. Il progetto fu realizzato nei tempi previsti dal POR regionale. Nel frattempo, nel 2002 – ha dichiarato in una vecchia intervista l’ex assessore regionale ai Beni culturali Granata venne firmato un protocollo d’intesa fra Regione, Cnr e la società Agorasophia, per la costruzione delle macchine di Archimede. La società, a capitale misto partecipata all’80% da Novamusa, ora nel mirino della Procura, e al 20% dal CNR, è diventata nel frattempo il primo concessionario in Italia per numero di siti presso cui gestisce i servizi di accoglienza al pubblico svolgendo la propria attività presso musei, aree archeologiche, centri storici, teatri e biblioteche di molte regioni italiane. Nel 2006 le macchine erano già costruite con fondi europei e privati ma, come lamentava, in una intervista, la dott.ssa Arata, responsabile del CNR, non era possibile esporle per problemi di insediamento in quanto Palazzo “Paolo Orsi” necessitava di una ristrutturazione edilizia e una sistemazione per adattarla all’uso di museo scientifico. S’installarono provvisoriamente nella sede genovese del Cnr organizzando una mostra che richiamò 100 mila visitatori, opportunità per Siracusa di promozione del territorio andata in fumo. Intanto la sede della Soprintendenza di piazza Duomo non si riusciva a liberare per delle opposizioni interne. Si pensò all’Antico mercato come nuova sede del Museo, ma stavolta fu il comune a nicchiare. La dott.ssa Muti, ex soprintendente ai Beni culturali di Siracusa, aveva proposto come sede della Domus Archimedea degli edifici di Ortigia appena ristrutturati come l’ex scuola d’arte in via Mirabella o l’ex tribunale in via Gargallo, poi una sede da ristrutturare ex novo come il vecchio distretto militare al Lungomare Ortigia. Non se ne fece nulla. Nella vicenda della Domus Archimedea il problema più grande è stato l’assenza di comunicazione tra i vari pezzi dell’apparato pubblico! Nel frattempo, come spiega Marco Mottolese, ufficio relazioni esterne Agorasophia, non rispettando quanto previsto nel bando, si persero i finanziamenti per il recupero dell’edifico pubblico destinato a sede del museo. Quando la Muti divenne assessore alla cultura, tutte le proposte fatte da soprintendente abortirono, venne appoggiata un’iniziativa privata, favorendo il privato al posto del pubblico. Come mai il Comune di Siracusa decise di non fare la Domus in uno degli edifici già restaurati nonostante i finanziamenti europei? Mistero. Il dott. Bianucci del CNR: “Una volta che una parte dei finanziamenti POR era saltato abbiamo ugualmente cominciato a collaborare con esperti e storici della matematica. La Novamusa ha avuto tutto l’interesse di portare avanti il progetto nonostante il periodo di latitanza dell’amministrazione pubblica siracusana. Nonostante il finanziamento pubblico non sia stato poi erogato e abbia cambiato radical- mente le prospettive e soprattutto la definizione economica del progetto, è riuscita a reperire i fondi, gli appoggi per superare ostacoli che sembravano insormontabili.” Finalmente, si pensò a palazzo Pupillo, in piazza Archimede. Granata si era mobilitato per la scelta di palazzo Pupillo come sede del Museo sollecitando un contatto tra i proprietari e il professore Maiani, presidente del Cnr. Il sindaco Visentin e l’allora soprintendente Mariella Muti, informati, espressero parere positivo. Nel 2011 la Di Bartolo, giornalista di La Sicilia, si chiedeva se tutto fosse regolare: secondo lei tre o quattro vani di proprietà comunale insistevano all’interno dello stabile. L’avvocato Di Luciano, marito della proprietaria Lela Pupillo, intervistato alcuni giorni fa, ha negato l’esistenza di tali locali e confermato la stesura di un contratto di locazione di durata pari a nove anni, rinnovabili tacitamente per altri nove, con la società Agorasophia. Inoltre lo stesso asserisce che la sua famiglia non ha usufruito di finanziamenti: palazzo Pupillo è stato restaurato con i soldi della famiglia. Il Dott. Marco Mottolese, responsabile ufficio relazioni esterne dell’Agorosophia, intervistato telefonicamente qualche giorno fa, afferma viceversa che l’edificio è stato ristrutturato con i fondi della società: probabilmente l’avvocato Di Luciano, con “fondi privati”, intendeva riferirsi alla somma che gli viene decurtata dall’Agorosophia dall’affitto mensile per recuperare quanto ha dovuto anticipare per la ristrutturazione dell’edificio, acconsentendo inoltre ad un affitto agevolato. Ma palazzo Pupillo ha sempre avuto una destinazione abitativa non certo espositiva e museale. Fatto sta che soltanto il 4 settembre scorso, cioè solo qualche mese fa, il consiglio comunale di Siracusa, presa in esame la richiesta di cambio di destinazione d’uso da civile abitazione a museo, ha dato parere favorevole. La conclusione di questa vicenda è che lì, dove sarebbe dovuto nascere il museo dedicato ad Archimede, secondo il progetto originario, c’è una prestigiosa struttura sprecata per uffici e magazzini della Soprintendenza. Sfumata oppure osteggiata? la possibilità della Domus Archimedea, il soprintendente emerito Giuseppe Voza l’aveva proposta come sede per un museo della città. Ma come tante iniziative di questa città anche questa proposta è abortita. Accontentiamoci: è sempre meglio avere un museo dedicato ad Archimede in un palazzo prestigioso (ahimè non in una struttura pubblica) piuttosto che non averlo affatto! Mercadante (Novamusa Sicilia) si sarebbe appropriato di 19 milioni di incassi sui biglietti dei beni museali della Sicilia Gaetano Mercadante, presidente e amministratore delegato della Thesauron Spa di cui fa parte la Novamusa Spa, arrestato per peculato. Gaetano Mercadante, rappresentante legale di Novamusa in Sicilia, una delle partecipate della società Agorasophia, il 28 novembre è finito agli arresti domiciliari per un provvedimento firmato dal gip Marina Petruzzella. È accusato di essersi appropriato di 19 milioni di euro provenienti dalla gestione di importanti siti siciliani come il parco antico di Taormina, le aree archeologiche di Segesta e Selinunte, il museo Paolo Orsi e il parco di Neapolis a Siracusa. Il mancato versamento degli introiti delle biglietterie ha causato un ammanco di 14 milioni nelle casse della Regione Sicilia e di 4 milioni nelle casse dei comuni (secondo la convenzione sulla gestione dei servizi aggiuntivi i privati trattengono circa il 10 per cento dei proventi della biglietteria, mentre la parte restante dovrebbe essere trasferita alla Regione (70 per cento) e al Comune competente per territorio (30 per cento). G.B. Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] Biancucci (Cnr): “Con la scienza in Italia non si fa business”, Mottolese: “Nel 2013 campagna promozionale” Archimedeion, forse ad aprile saranno esposte le numerose macchine realizzate dal CNR, attualmente al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano di GIOVANNA BANDIERA Risale a un anno fa, il 10 dicembre 2011, l’inaugurazione a Siracusa, nello storico palazzo Pupillo, del primo museo scientifico interattivo permanente dedicato ad Archimede, la “Domus Archimedea”, che si ispira ai più moderni musei della tecnica. È concepito come uno Science Center. Tre i temi del museo: la Matematica e geometria, fisica statica e idrostatica, macchine per la guerra e la pace (ancora, purtroppo, non presenti!). Al suo interno non sono esposti reperti antichi bensì le ricostruzioni di esperimenti e macchine realizzate da Archimede con cui il visitatore può interagire interattivamente. Una serie di pannelli in italiano, inglese e spagnolo accompagnano il visitatore alla scoperta delle teorie fisiche e matematiche del grande scienziato. I modellini di macchine ideate da Archimede perfettamente funzionanti, presenti oggi al Museo, sono stati costruiti dagli studenti della facoltà di architettura di Siracusa con cui esistono stretti rapporti di collaborazione. “Alla base del museo c’è una corretta impostazione scientifica che si concilia con una divulgazione rivolta ad un pubblico di massa ed orientata all’edutainment, imparare divertendosi. Per sapere se l’approccio portato avanti dal CNR ed i contenuti fossero adatti all’obiettivo previsto, lo si è sperimentato nelle piazze, facendo degli exhibit, provando a comunicare i contenuti scientifici scritti per il nuovo museo. In Italia manca un progetto per accrescere la consapevolezza e la conoscenza media delle questioni scientifiche, questioni che sempre di più in realtà permeano la vita comune dei cittadini e che spesso entrano in causa in modo rilevante nei processi decisionali anche di grande portata. Il tema scientifico in Italia non è materia di business. È giusto che non lo sia in linea di principio, però non è tema d’interesse per attività di carattere popolare e non ha ricadute da un punto di vista economico”, così afferma Marco Bianucci del CNR. I percorsi museali sono stati elaborati, organizzati e studiati, appositamente per interessare e coinvolgere attivamente il visitatore, per essere fruibili da tutti. La maggior parte dei musei italiani non tiene conto di questi fattori, per cui anche se al loro interno espongono oggetti straordinari e unici, dal valore enorme, risultano “non visibili”. I visitatori dopo un po’ si stancano, non godono o addirittura non capiscono gli oggetti loro proposti, del luogo rimane un ricordo sbiadito e deludente. Di conseguenza non si veicola l’interesse per il sito visitato, non si attiva il passaparola e ciò ne compromette la ricaduta da un punto di vista economico, cioè la mancanza di fondi per la conservazione e manutenzione degli oggetti e del museo stesso. Alla reception ci ha accolto Ilde Provenzano, un architetto che, per svolgere questo lavoro, ha frequentato un corso di formazione gestito dalla stessa società. Pochi i visitatori presenti al momento, fra l’altro stranieri e di lingua inglese (un venerdì mattina di novembre) e personale insufficiente per gestire contemporaneamente l’accoglienza, la biglietteria, il bookshop o a risolvere qualsiasi problema si presentasse con le macchine. Si cerca di ovviare a questa carenza con le prenotazioni obbligatorie dei gruppi che vogliono visitare la Domus Archimedea, così anche delle scuole, per organizzare turni e visite guidate. Nei mesi di agosto e settembre arrivano molti russi ed inglesi, specie famiglie benestanti, ed alcuni americani in concomitanza con congressi locali o regionali. Durante le rappresentazioni classiche il f lusso di turisti si intensifica: anche gli insegnanti e gli studenti abbinano alle tragedie la visita alla Domus Archimedea e dopo i primi mesi di apertura sono finalmente pervenute richieste anche dalle scuole locali. Paradossalmente il museo ha stentato a farsi conoscere nel territorio, pubblicizzazione inadeguata?, per cui si sta cercando di intensificare il volantinaggio, di inserire locandine nel sito web, di inviare brochure alle scuole, sia del territorio sia di altre regioni. Lo stesso onorevole Fabio Granata ritiene che la Domus dovrebbe essere promossa meglio, in quanto non è ancora entrata in alcun circuito italiano, europeo, internazionale. Mottolese, responsabile ufficio relazioni esterne Agorasophia, afferma che si sta progettando un’intensa campagna pro- mozionale che dovrebbe partire con il nuovo anno 2013 in concomitanza con il completamento degli allestimenti al primo piano. È evidente che il museo è stato in parte penalizzato dall’insufficienza dei locali dove esporre altri exhibit e materiali scientifici. Probabilmente ad aprile, sistemati i nuovi spazi museali, saranno esposte le numerose macchine realizzate dal CNR, attualmente al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano, incentivando l’interesse e l’intrattenimento e si attiveranno le previste aule laboratoriali per attività didattiche rivolte anche ai piccoli dell’Infanzia e della Primaria. Attualmente i visitatori possono visionare soltanto i materiali esposti al piano terra, in cui peraltro si trova anche un bookshop ed una caffetteria (chiusa!). Per la prima volta a Siracusa, all’interno di un museo, c’è un caffè dove interrompere la visita, dove leggere ed anche rifocillarsi piacevolmente! Per lanciare l’Eureka caffè, sono stati già organizzati degli eventi ma si pensa, per l’anniversario del primo anno di apertura del museo di organizzarne altri: in questa occasione verranno presentati i nuovi progetti, le iniziative culturali, gli eventi, come è avvenuto per “Le celebrazioni del Pi Greco Day” del 14 marzo scorso, si illustreranno i futuri laboratori didattici. La caffetteria, nelle intenzioni degli organizzatori, dovrebbe diventare un punto di incontro per i siracusani, un caffè letterario in cui ci si discuterà di “Poesia e matematica”, l’angolo reading dove rilassarsi tra un sorso di tè, caffè o aperitivo, ascoltando musicisti locali o concerti per violino e pianoforte, come è già avvenuto, anche se la partecipazione non è stata molto elevata. Il museo è stato inaugurato solo da 11 mesi, spiega il dott. Radiconcini, coordinatore editing dell’Agorasophia, e il momento di recessione che attraversa tutta l’Europa certo non aiuta ad incrementare il numero dei visitatori italiani e stranieri. A proposito di visitatori che parlino una lingua diversa dall’italiano, inglese e spagnolo, si nota la carenza di phone guide nelle varie lingue. I saperi archimedei, le colonne portanti delle discipline della moderna matematica 11 Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] 12 Beatrice Basile: “No agli scambi. Reperti importanti vengono sottoposti a rischi enormi” La direttrice del Paolo Orsi: “L’Elmo di Ierone è stato solo un successo locale Molte mostre nascono come passerelle per i politici del momento” di GIOVANNA BANDIERA “Apò Kymas”, la mostra dell’elmo di Ierone del British Museum al “Paolo Orsi”, continua a suscitare interesse e spunti di discussione. Ne parliamo con la dott. ssa Beatrice Basile, direttore del Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa. Quale è il valore intrinseco di questo oggetto, il significato dell’iscrizione? “Il valore più importante di un oggetto archeologico è la sua capacità di suggestione di un mondo, di riportare alla luce un contesto storico complesso. L’elmo ricorda una vittoria, che all’epoca ha avuto una ricaduta storica e un’eco mediatica enorme. Conoscerne questo significato, però, presuppone delle conoscenze che non tutti Elmo di Ierone - British Museum Elmo di Ierone - Museo Archeologico di Olimpia i visitatori hanno. I pannelli chiariscono il significato della mostra; purtroppo, tempo e fondi sono stati insufficienti per un apparato didattico più… internazionale. Gli stranieri si sono lamentati di ciò, commentando che la mostra era certo bellissima ma avrebbero gradito sapere di più sugli oggetti esposti.” La mostra è stata pubblicizzata ampiamente? “Quello che manca a noi e a tutti gli enti culturali della Sicilia è la capacità di comunicare, di pubblicizzare un evento come dovrebbe essere fatto. Se la pubblicità avviene nella maniera tradizionale (pagine sui giornali, interventi in televisione), ha un costo notevole, ormai insostenibile per le esigue casse dell’Assessorato ai Beni Culturali. La maggior parte delle manifestazioni organizzate da Soprintendenze e Musei in Sicilia, non solo del “Paolo Orsi”, sono praticamente a costo zero, perché si utilizzano attrezzature e risorse umane interne. Il finanziamento per questa mostra è stato di 40000 euro: i fondi sono stati utilizzati esclusivamente per assicurazione, trasporto, vetrina climatizzata, manifesti, pannelli, cartellette didattiche, e ospitalità dell’archeologo inglese inviato dal British Museum.” Il Museo si è attivato per gli sponsor locali, regionali o nazionali? “La sponsorizzazione è molto difficile di questi tempi e invidio tantissimo chi riesce a trovare degli sponsor. Alcuni enti hanno una serie di canali privilegiati oppure ricevono molti finanziamenti perché espongono materiali particolarmente scenografici che attirano facilmente l’interesse del grande pubblico, per esempio i recuperi subacquei o le scoperte inaspettate.” Come mai questo elmo è finito al British Museum? “Insieme ad altri due (e probabilmente insieme a molte altre armi sottratte agli Etruschi), erano stati inviati ad Olimpia da Ierone. I due elmi che si trovano ad Olimpia sono stati rinvenuti tra gli anni cinquanta e sessanta. L’elmo ora esposto a Siracusa, invece, è stato rinvenuto nel 1817 dal Console Generale Cartwright ed era finito nelle collezioni di Giorgio IV che nel 1821 ne fece dono al British Museum.” Questo scambio era stato richiesto al British Museum di Londra dal “Paolo Orsi”? “La mostra è stata programmata direttamente dall’allora assessore regionale Sebastiano Messineo. Le mostre, fino a qualche anno (forse decennio…) fa, nascevano da un’esigenza tecnica, scientifico-culturale: erano realizzate per fare il punto delle conoscenze su un determinato argomento o problema, stimolando le linee di ricerca successive. Le mostre sono oggi, troppo spesso, accostamenti di pezzi che non hanno relazioni tra loro, che si accreditano all’attenzione del pubblico solo per l’eccezionalità o la bellezza. Le esigenze scientifiche sono ignorate, sopraffatte da quelle puramente promozionali la cui ricaduta reale sull’economia locale, fra l’altro, è ancora tutta da dimostrare.” Francesco Merlo, nell’articolo pubblicato il 21 novembre su La Repubblica, “Cultura: troppi soldi pubblici uccidono la creatività?” afferma: “La smisurata offerta e il monopolio statale stanno portando le istituzioni culturali verso il crack. Non solo economico”. È proprio vero che la politica strumentalizza l’arte? “Si, il più delle volte è vero. Molte mostre nascono, ahimè, come passerelle per i politici del momento. Di mostre assolutamente inutili ce ne sono tante, il più delle volte nate da esigenze che ben poco hanno a che vedere con la cultura” Esiste un dialogo, uno scambio fra l’Assessorato ai Beni Culturali e l’Assessorato al Turismo? “Se c’è, non ce ne siamo mai accorti… Premetto che non sono affatto favorevole che questi due enti vengano accorpati, come molti in un certo momento auspicavano. Ognuno di loro ha delle competenze specifiche e ben diverse, ma c’è una fase in cui, se si vuole che un evento culturale abbia un ritorno economico, di immagine e sia funzionale allo sviluppo turistico, dovrebbero dialogare utilizzando le competenze dell’uno per supportare l’altro. Allestire una mostra con un occhio alle ricadute sullo sviluppo turistico presuppone studiare il periodo migliore in cui lanciarla, il tipo di target a cui rivolgersi, la sua collocazione; insomma devono essere chiari tutti i mezzi da mettere in campo perché sia più di un evento locale. In tempi di magra è auspicabile, anzi necessario, che le istituzioni preposte, elaborata un’offerta culturale, cooperino con gli operatori del turismo locali, ottimizzando le rispettive risorse. “La mostra relativa all’elmo, ad esempio, è stato sicuramente un successo a livello locale: l’auditorium, il giorno della inaugurazione, era gremito, successivamente parecchi gruppi e molte scolaresche hanno richiesto una visita guidata. L’apporto alla vita culturale della città, da parte del museo, è stato ampiamente soddisfatto. Dal 21 ottobre ad oggi, ci sono stati 3200 visitatori, con un incremento di circa un migliaio di persone rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente. Ma non basta; le possibilità intrinseche alla mostra sarebbero state maggiori, se più tempo e risorse avessero potuto essere dedicate ad una efficace promozione. Se ci si chiede se questi 40000 euro sono stati ben spesi, la risposta è si: nel senso che hanno innalzato il livello qualitativo e l’offerta culturale del museo. Ma hanno comportato un aumento dei turisti non locali? Sembra un controsenso ma la risposta è No! I turisti stranieri o di altre province o regioni d’Italia, arrivati in questo periodo al “Paolo Orsi”, hanno visto la mostra non perché informati in precedenza della sua esistenza ma perché erano venuti per il museo archeologico.” Sono previsti altri scambi con il British Museum? “È probabile che il British possa chiedere in prestito dei reperti da esporre. Oggi si discute molto sulle continue trasferte all’estero dei nostri reperti. Molti sono contrari e anch’io, tanto più considerando il modesto livello scientifico di molte mostre. Si privano i musei di pezzi importanti sottoponendoli a rischi enormi (trauma del trasporto, dello spostamento, di un clima diverso) senza apprezzabili contropartite neppure in termini di aumento di visitatori.” I musei, i parchi collaborano tra di loro, elaborano materiale comune, oppure ognuno coltiva il proprio orticello? “Ognuno cerca di mandare avanti la propria struttura con molta difficoltà, problema comune a tutti. Spesso non si hanno neanche i soldi per affrontare le emergenze più elementari, come il materiale per la pulizia dei bagni, la disinfestazione. E’ difficile, in queste condizioni, avere il tempo o la possibilità di elaborare programmi integrati, che pure sarebbero necessari”. Qual è in questo momento il problema contingente più pressante per il Museo? “Non ci crederà… ma sono le palme. Le meravigliose ottanta palme, fatte piantare trent’anni fa per l’abbellimento di un parco dichiarato giardino storico, oggi subiscono pesantemente l’attacco del punteruolo rosso, ed alcune di esse sono già morte. A nulla sono valsi gli appelli accorati all’Assessorato; la risposta è sempre la stessa: “Non ci sono soldi”. E così assistiamo impotenti alla morte di un eccezionale patrimonio arboreo che poche migliaia di euro basterebbero a salvare.” Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] Per la celebrazione della vittoria sugli etruschi si donavano ad Olimpia le armature dei nemici L’elmo di Ierone ricostruisce un affresco storico: un’operazione grandiosa di promozione del tiranno e della potenza siracusana di GIOVANNA BANDIERA Il valore più importante di un oggetto archeologico è la sua capacità di suggestione di un mondo, di riportare alla memoria un contesto storico complesso. L’elmo come oggetto in sé ha la mera funzione di proteggere la testa, ma questo è qualcosa di più perché ricorda una vittoria, testimonia un fatto che all’epoca ha avuto una ricaduta storica e un’eco mediatica enorme. Ma se c’era un elmo c’era anche una catasta di armi tutte parimenti scritte e tutte ammassate ad Olimpia, dedicate a Zeus. L’iscrizione così recita: Ierone e i siracusani dedicano a Zeus questa vittoria - Hiaron ò Deinomenèos kai toi Syrakosioi toi Di Tyràn apò Kymas - Ierone figlio di Dinomene e i Siracusani (dedicano) a Zeus (dalla preda) dei Tirreni da Cuma. In poche parole è stato detto tutto ciò che c’era da dire. L’iscrizione ha dipinto un affresco storico che agli occhi dei contemporanei diceva tantissimo: io ho fatto fuori gli etruschi che erano a loro volta una potenza così forte da volersi accreditare presso il mondo greco ad Olimpia, offrendo doni a Zeus. Gli etruschi erano ai margini del mondo greco tanto è vero che Ierone li assimila a barbari. Interessante è l’operazione di comunicazione e di autorappresentazione che riesce a fare di se stesso e di Siracusa nel mondo antico. Lo fa essenzialmente in due modi: attraverso un’offerta scenografi- ca, il donario, e l’assoldamento di scrittori di grande respiro per glorificare l’evento e la schiatta dei Dinomenidi. Il donario o trofeo, offerto al santuario, era costituito dalle armature difensive dei nemici, il che significava la distruzione dell’essenza stessa del nemico cioè la celebrazione di una vittoria totale sugli etruschi. Ierone raduna a Siracusa la quaterna magica del mondo letterario della Grecia di allora: Pindaro, Bacchilide, Eschilo e Simonide che, prezzolati, scrivono delle odi per lui (Pindaro, nella Pitica I, accosta la vittoria di Ierone a quella del fratello Gelone ad Imera, il quale pochi anni prima aveva sconfitto i cartaginesi). Il giorno in cui Ierone sconfigge gli etruschi a Cuma è lo stesso in cui Atene, insieme ai greci, sconfigge i persiani: se Atene libera la grecità dai barbari che vengono da est, Ierone la libera dai barbari che vengono da ovest. Ierone è quindi pari al generale degli ateniesi, Siracusa è pari ad Atene. Operazione grandiosa di promozione di se stesso e delle mire espansionistiche di influenza politica della città che tenta di allungare i suoi tentacoli non solo sul mar Tirreno ma anche sull’Italia meridionale. Questo elmo allude al Mediterraneo, scacchiere molto turbolento e instabile, solcato dalle navi degli etruschi, i signori del mare come li chiama Diodoro, che fanno operazioni di pirateria lungo le coste della Sardegna, lungo quelle settentrionali della Sicilia, delle Eolie delle quali per un certo periodo si impadroniscono facendone una base corsara, e della Campania. La battaglia di Cuma riporta l’equilibrio nel Mediterraneo e blocca l’espansione degli etruschi per molti decenni. L’elmo e la sua iscrizione svelano anche i rapporti di Siracusa con Olimpia. Durante i giochi olimpici si depongono le armi e nella città santuario confluiscono politici, poeti, scrittori, filosofi, artisti, atleti. Olimpia diventa la capitale della cultura della Grecia. Lì si incrociano le correnti artistiche più diverse; filosofi si scambiano idee ed opinioni, storici leggono le loro opere in pubblico, è tutto un fervore culturale. Ad Olimpia si discute anche di politica, non a caso la tregua serve, con la presenza di tanti capi di stato, a trattare nuove alleanze, si decide su pace o guerre future, è il luogo in cui la Grecia fa i conti con se stessa sotto tutti i profili. In questa occasione probabilmente nasce il mito di Alfeo e della ninfa Aretusa. Alfeo è il fiume sacro che scorre vicino ad Olimpia ma anche il dio del fiume che, secondo un’antica leggenda, innamorato della ninfa la insegue sotto il mare per ricongiungersi con lei. Con questo filo sottomarino si ricollega Olimpia a Siracusa, affiliata alla città greca in un rapporto particolare: il mito è ancora l’occasione di una vera e propria propaganda politica. L’elmo ci racconta in qualche modo tutto questo. Organizzata da Tempo Solidale e Banca del Tempo con il patrocinio del Comune di Siracusa Stamattina a piazza Santa Lucia la prima Festa del Baratto Niente denaro, ognuno scambia ciò che non gli serve La prima Festa del Baratto organizzata dall’associazione TempoSolidale e dalla Banca del Tempo di Siracusa, con il patrocinio del Comune di Siracusa, si terrà oggi 2 dicembre, dalle ore 9 alle 13, in Piazza Santa Lucia. Ci sarà un corner per la promozione dell’Associazione e della Banca del Tempo, uno spazio espositivo dedicato ai bambini “BimBaratto”, uno spazio espositivo per il baratto di prodotti biologici “BioBaratto”, uno spazio ricreativo con l’offerta di cibarie e bevande. Il resto dello spazio sarà a disposizione di tutti coloro che intendono partecipare alla Festa, portando uno o più oggetti da barattare. L’ingresso alla festa è libero e non costa nulla. Per partecipare come espositore era possibile prenotarsi inviando una e-mail al seguente indirizzo: [email protected] oppure pre- sentarsi oggi stesso, giorno della festa, magari portando da casa un tavolino per poggiarvi gli oggetti da barattare. Appena diffusa la notizia sul web, sono già molti coloro che hanno prenotato rovistando poi nei cassetti di casa e nei ripostigli per rendere più pieno il carnet. Sarà barattato tutto? Certo, certissimo, anzi probabile. Ma, come che vada, sarà un’esperienza interessante, tanto più che la festa sarà arricchita da alcune iniziative culturali. Prima dell’invenzione della moneta, è noto, gli uomini ricorrevano al baratto, ovvero allo scambio diretto di oggetti, beni o servizi. Una forma antica di commercio che oggi permette ad adulti, ragazzi e bambini di diventare mercanti per un giorno. Lo spirito principale è promuovere il riutilizzo e il riciclo di oggetti usati e incoraggiare la prassi del riuso, più sana per l’ambiente e più eco- nomica rispetto a quella dell’usa e getta. Alla festa possono partecipare tutti. Basta portare con sé qualche oggetto, non importa quanto vecchio o usato, cercare quello che vi piace e barattarlo. Ciò che per noi non ha più nessun valore potrebbe infatti essere l’oggetto del desiderio di qualcun altro. Il baratto potrà riguardare oggetti per l’infanzia (vestiti, giocattoli, passeggini e carrozzine, biancheria e piccoli accessori), utensili da cucina e piccoli elettrodomestici, abiti, arredi, libri, CD DVD musicali, film e fumetti e ogni altro oggetto del quale si voglia proporre il riutilizzo (e che sia riutilizzabile). 13 Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] 14 Perchè ogni verità venga a galla non sette ma settanta volte sette areremo il terreno del diritto Come mai la seconda sentenza del CGA, a leggi non modificate, annulla la prima per SAI 8, rendendola di fatto inefficace? Mistero! di CONCETTO ROSSITTO Il CGA accettò il ricorso ad ottemperanza presentato da parte di SAI8 (soccombente nel primo giudizio di merito) sottolineando che il codice del processo amministrativo (D.Lgs. 2 luglio 2010 n. 104, in sigla c.p.a.) all’art. 112, V comma, ammette la proposizione del ricorso da parte del soccombente anche al fine di consentirgli di ottenere chiarimenti in ordine alle modalità di ottemperanza. È lecito chiedersi: anche al fine o solo al fine di ottenere chiarimenti…? Sarebbe strano che, in sede di chiarimenti in merito alle modalità di ottemperanza, si arrivasse addirittura a smentire il dovere o l’obbligo di ottemperanza. Rileggiamo quanto è scritto esattamente nel paragrafo della sentenza che spiega la ratio dell’ammissione della parte soccombente: “La disposizione tende ad evidenziare come, pur rimanendo nell’ambito della ottemperanza, l’oggetto del giudizio possa essere anche circoscritto ad una semplice richiesta di chiarimenti circa modi e limiti secondo cui attuare la regula juris dettata dalla decisione ottemperanda”. Evidenziamo quell’inciso: “…pur rimanendo nell’ambito dell’ottemperanza”. Secondo l’intelligenza del profano, nel precisare modi e limiti secondo i quali debba essere attuata la decisione ottemperanda non si dovrebbe (né si potrebbe mai e poi mai!) pervenire alla negazione di tale decisione. Ma forse il profano si inganna. Il profano arriva a capire che la legittimazione attiva “spetti anche al soggetto tenuto all’ottemperanza e quindi anche alle parti soccombenti” (bisognose di chiarimenti in merito ai modi in cui debbano ottemperare), ma non riesce a comprendere come, su tali premesse, si possa arrivare a sentenziare che… l’ottemperanza non sia dovuta. Il profano ritiene che o ci sia un vizio nel percorso logico che porta a tale contraddittoria conclusione o che ci sia un contrasto nelle leggi. Se il contrasto è nelle leggi, va posto rimedio attraverso azioni legislative parlamentari o di iniziativa popolare. Se c’è un errore nella sentenza, ci dovrà essere modo di riparare, nonostante i giudizi del CGA siano inappellabili. Composizione dei due collegi giudicanti del CGA Componenti e ruoli Prima sentenza 15/12/2010 Depositata il 30/03/2011 Seconda sentenza 09/10/11 Depositata il 02/01/2012 Presidente e firmatario Raffaele Maria De Lipsis Riccardo Virgilio Secondo (forse vice) Filoreto D’Agostino Antonino Anastasi Estensore e firmatario Gabriele Carlotti Guido Salemi Componente Pietro Ciani Pietro Ciani Componente Giuseppe Mineo Alessandro Corbino Ma a tutto c’è un limite! E gli errori vanno comunque corretti. E, se l’interpretazione fornita dalla seconda sentenza è errata, qualche rimedio dovrà pur esserci! O la parte vittoriosa in base alla prima sentenza dovrà risultare soccombente in seguito ad una seconda sentenza (magari errata) che arriva, nell’ambito di un giudizio finalizzato all’ottemperanza, a negare l’ottemperanza stessa? Questo ci appare incomprensibile. E continueremo a… non capire prima d’aver capito! La sentenza del CGA fa ripetutamente riferimento all’evoluzione della normativa, quasi a voler far capire – sembrerebbe - che il nuovo giudizio (contraddittorio rispetto al primo) scaturisca da nuovi orientamenti nel frattempo intervenuti. Questa è almeno l’impressione che, da profani, si ricava ad una lettura non meticolosa. Errando! Prestiamo, infatti, attenzione alle date. La prima sentenza del CGA - quella che stabiliva l’illegittimità della gara e, nel caso in ispecie, la non dissociabilità tra illegittimità e annullabilità (valida per le circoscritte ipotesi di illegittimità non invalidanti, tra le quali non rientrava certamente il caso in ispecie!) - è stata formulata il 15 dicembre 2010 e depositata il 30 marzo 2011. Il codice del processo amministrativo, sulla base del quale la successiva sentenza vorrebbe basare il verdetto di non ottemperanza, è del luglio 2010, quindi precedente alla formulazione della prima sentenza e, dunque, esso era già in vigore quando tale prima sentenza (magistrale!) fu concepita ed emessa. Si tratta, infatti del D.Lgs. 2 luglio 2010 n. 104 (citato negli atti giudiziari esaminati con la sigla c.p.a.). Anche le fonti del diritto comunitario (per influsso del quale – spiega la seconda sentenza – “l’oggetto tutelato in via prioritaria dall’ordinamento non è più rappresentato dagli interessi dell’amministrazione, ma, al contrario, da quelli delle imprese che operano nel mercato”) sono, a ben vedere, anteriori alla prima sentenza e dunque, anch’esse note al primo collegio giudicante. Tra parentesi, ci sorge il sospetto che la citazione di tale orientamento comunitario sia non troppo correlata alla questione specifica, cioè che ci sia stato un impercettibile sconfinamento in altra fattispecie. Forse! Ma, se anche tale normativa comunitaria è anch’essa anteriore alla prima sentenza, come mai dunque la Commissione giudicante che la formulò, pur conoscendo certamente tali fonti formative (codice del processo amministrativo e norme comunitarie), era pervenuta invece a conclusioni ben diverse? I giudici della prima commissione erano degli sprovveduti? Non ci permetteremmo di pensarlo, così come non ci permettiamo di pensare che lo siano stati i componenti della commissione giudicante in sede di ricorso ad ottemperanza. Certamente sia gli uni che gli altri conoscono bene le leggi e sanno il fatto loro. E allora come mai la seconda sentenza arriva ad annullare la prima, rendendola di fatto inefficace? Mistero! Nel quadro sinottico che segue si riportano i nomi dei componenti le due diverse commissioni giudicatrici del CGA. Come si può notare, coincide solo un componente su cinque. La domanda sorge spontanea: invariato il quadro legislativo, è possibile che una diversa composizione dei collegi giudicanti produca sentenze opposte? La prima sentenza arrivava ad affermare che nella vicenda della gara illegittima c’era forse materia di competenza di una diversa magistratura. Se appartenessimo a tale diversa magistratura e ci capitasse di indagare su fatti connessi, non ci risparmieremmo la fatica di interrogare i magistrati del secondo collegio giudicante. E forse l’unico magistrato comune ai due collegi potrebbe offrirci qualche spiegazione particolarmente illuminante proprio per aver avuto diretta esperienza dei lavori e dei giudizi espressi dai colleghi di entrambe le commissioni. Qui il nostro lavoro di cittadini che si trastullano con il giornalismo d’inchiesta, militante al servizio degli interessi dei cittadini tutti, si deve necessariamente fermare. Non formuliamo sospetti. Non esprimiamo pregiudizi. Non vogliamo scalfire la credibilità del CGA. Diciamo solo che, a nostro modestissimo avviso, qualcosa sembra non quadrare. Ci auguriamo solo che la dea Minerva (semplice metafora della Giustizia) sappia imporre ai suoi ministri di fare chiarezza. Noi della Civetta abbiamo aguzzato il nostro sguardo sin dove ci era possibile. Abbiamo intravisto qualcosa che non ci sembra chiaro. Abbiamo individuato una zona d’ombra su cui forse non sarebbe male indagare. Rischiarare tale zona, affinché tutti capiscano / capiamo, non è nostro potere. Spetta al sole di domani. Di un domani che attendiamo con ansia di giustizia. PREMIO “MARIO FRANCESE 2012” Editrice Associazione Culturale Minerva Viale Teocrito, 71 96100 Siracusa e-mail: [email protected] web: www.lacivettapress.it Direttore: Franco Oddo Vice direttore: Marina De Michele Pubblicità: [email protected] Reg. Trib. di Siracusa n° 1509 del 25/08/2009 Stampa: Tipolitografia Geny Canicattini Bagni (SR) Telefax: 0931 946013 Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] Ospiti della serata saranno anche Carlo Muratori, Giuliana Accolla, Mirella Parisini, Raffaele Aliffi Nomi prestigiosi al 42° Premio Paladino venerdì 21 dicembre ai Delfini Con Demetrio Vittorini e Ivan Lo Bello la grande cabarettista Pat Starke di CORRADO FIANCHINO Venerdì 21 dicembre alle 20,30 sul palcoscenico del Circolo “I Delfini” (già Club degli Amici” di contrada Spalla), andrà in scena la 42° edizione del “Premio Internazionale Sicilia-Il Paladino”. Nonostante le difficoltà causate dalla mancanza di sostegni economici, la prestigiosa manifestazione siracusana collezionerà un altro successo artistico, culturale e organizzativo grazie al provvidenziale intervento della Camera di Commercio di Siracusa e alla ospitalità del Circolo “I Delfini”, presieduto da Nello Caporale. L’ingresso, secondo tradizione, è libero, ed è aperto anche ai non soci del Circolo nel rispetto degli intendimenti della dirigenza che mette la propria struttura a disposizione della città. Nomi prestigiosi al “Premio Internazionale Sicilia-Il Paladino”. Tre spic- cano su tutti: Ivanhoe Lo Bello, Demetrio Vittorini (figlio di Elio), e la cantante americana Pat Starke. Lo Bello è una notissima figura di siracusano che non ha bisogno di presentazioni, tale è il curriculum operativo ad alti livelli che lo contraddistingue. Demetrio Vittorini, figlio d’arte, è acclamato scrittore di fama europea, uomo di cultura, docente universitario in Italia e all’estero, autore di libri di successo. Pat Starke è una delle più famose ed affascinanti attrici della storia del cabaret nazionale, stella di prima grandezza assieme ad Oreste Lionello. Ospiti della serata saranno anche Carlo Muratori, Giuliana Accolla, Mirella Parisini, Raffaele Aliffi ed alcuni importanti professionisti della lirica assieme al tenore Benito Nastasi, al Francesco Drago, che daranno vita soprano Mirella Furnari e al maestro allo spettacolo. Sul palcoscenico an- che l’orchestra “Big Band” col suo repertorio di successo. Si torna a chiedere una “Casa famiglia” per i ragazzi disabili, privi di assistenza familiare Cimino riconfermato presidente dell’Associazione per i diritti dei disabili Ricchissimo il programma delle manifestazioni per il triennio 2013/2016 Nel corso dell’assemblea annuale dei soci dell’A.V.D.D., svoltasi nel salone dell’assessorato comunale alle Politiche Sociali, il giornalista Salvatore Cimino è stato riconfermato anche per il triennio 2013-2016 Presidente dell’Associazione che lui stesso ha fondato nel 2008. L’assemblea ha eletto altresì i componenti del nuovo consiglio direttivo dell’A.V.D.D., fra i quali sono state ripartite le cariche previste dallo statuto. Sono stati eletti, oltre al presidente Cimino: la dr.ssa Carmela Fronte vice-presidente, componenti la dr.ssa Carmela Pace, la prof.ssa Paola Simonetti, la prof.ssa Marina Ligama, la prof.ssa Nadia Hekmat e la dr.ssa Veronica Scapellato. Inoltre, sono state designate quali assistenti volontarie Samantha Azzaro e Laura Leocata. Dopo la proclamazione degli eletti il presidente Cimino ha voluto esprimere un sincero ringraziamento al consiglio direttivo uscente e ai soci onorari dell’A.v.d.d..: S.E. mons. Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Siracusa, l’on. Pippo Gianni, l’assessore alle Politiche Sociali del comune di Siracusa Salvo Sorbello, l’on. Nicola Bono, presidente della Provincia Regionale di Siracusa, l’ing. Roberto Visentin, sindaco di Siracusa, il dr. Giuseppe Cappello, dell’ufficio scolastico territoriale, il dr. Gaetano Barlotta, dirigente scolastico, il prof. Nuccio Paguni, dirigente del comune di Siracusa, l’avv. Antonella Volpe Damiani, referente dell’A.v.d.d. per Palermo, la prof.ssa Mariella Leone referente dell’associazione a Firenze, per la preziosa collaborazione e il sostegno fin qui offerto per la realizzazione delle varie finalità dell’associazione e i relativi progetti esecutivi. Il presidente Cimino, al termine dell’assemblea, ha quindi presentato al nuovo consiglio direttivo e ai soci tutti il progetto delle iniziative dell’A.v.d.d. per il 2013, già proposto dal consiglio uscente e che verrà realizzato con la collaborazione delle redazioni di Siracusa dei quotidiani, dei settimanali e delle emittenti televisive, con il patrocinio del comune, della Provincia, dell’ufficio scolastico regionale e di quello territoriale e delle associazioni dei disabili Ens, Anmic, Anmil, Unms, Anvcg, del comitato provinciale dell’Unicef, del Kiwanis Club di Siracusa, del Rotaract Club-Palermo Ovest, che comprende: “Il 5° concorso grafico e letterario sui temi della comunicazione sulla disabilità”; l’organizzazione di un “corso di braille” riservato alle volonta- rie dell’A.v.d.d. e alle insegnanti di sostegno; la realizzazione del “1° Convegno sul tema degli infortuni sul lavoro e del monitoraggio dei sistemi di prevenzione”, con il patrocinio dell’Inail e con la collaborazione dell’Amnil (associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro); il “2° Convegno sul tema “I.C.F. (integrazione e certificazione scolastica degli alunni disabili e non): nuovo progetto di vita e le insegnanti di sostegno”, con il patrocinio dell’ufficio scolastico territoriale; una marcia non competitiva riservata ai disabili visivi accompagnati denominata: ”Io accompagno un non vedente con il cuore e con la mente” in occasione della festività di S.Lucia, patrona di Siracusa e protettrice dei “non vedenti”; La “5a Serata Musicale“ denominata “Voci e Musica per la Disabilità” con la partecipazione di cantanti di musica lirica e leggera, pianisti e musicisti di chiara fama; l’organizzazione della “5a Settimana del- la comunicazione sulla disabilità”, comprendente la cerimonia delle premiazioni, che si svolgerà nel salone Borsellino di Palazzo Vermexio, degli studenti vincitori del 5°Concorso grafico e letterario; il 5° corteo di sensibilizzazione dell’A.v.d.d. Inoltre, incontri con le istituzioni per richiamare la loro attenzione sui problemi dei disabili; il rinnovo della richiesta al sindaco per la creazione di una “Casa famiglia” per i ragazzi disabili, privi di assistenza familiare; conferenze e incontri nelle scuole per evidenziare il rapporto che deve esistere fra i ragazzi normodotati e i compagni o le altre persone disabili; la Giornata dell’A.v.d.d. nel corso della quale in appositi gazebo dislocati in vari punti nevralgici della città le volontarie dell’associazione presenteranno ai cittadini le sue finalità, offrendo loro opuscoli illustrativi e rose in ceramica con il logo dell’A.v.d.d. Corrado Fianchino 15 Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] 16 Sapienza, Cannizzo e Patternò: “Coi soldi del premio daremo vita e supporto a due imprese sociali” IBM e Smarter Cities Challenge Hub Siracusa punta a vincere i 100 mila euro della piattaforma Che Fare Vogliamo puntare a un prodotto innovativo: il turismo industriale” Smarter Cities Challenge è un programma globale di IBM Corporation lanciato nel 2011, a sostegno di 100 città in tutto il mondo in tre anni, attraverso il quale, fino al 2013, IBM assegna tecnologia e servizi del valore totale di 50 milioni di dollari. Per il 2012 Siracusa è l’unica città italiana ad essere stata selezionata. Nello scorso giugno un team internazionale di esperti e professionisti IBM ha effettuato l’analisi puntuale di alcuni aspetti della realtà cittadina (assistenza sanitaria, istruzione, sicurezza, servizi sociali, trasporti, sostenibilità, gestione del bilancio ed energia) e ha messo a punto valide raccomandazioni in modo da migliorare i servizi e la vivibilità della città: collaborazione (tutte le parti interessate devono essere coinvolte e partecipare nel rendere Siracusa smart); condivisione delle informazioni (tutte le azioni, i piani e le decisioni devono essere trasparenti); decisioni basate su dati; creare un brand Siracusa (tutte le azioni e i progetti devono assumere la costruzione e conservazione del marchio in considerazione); influenza dei comportamenti (le cattive abitudini e la mancanza di senso civico devono sempre essere influenzate da incentivi positivi). di ALESSANDRA PRIVITERA Rosario Sapienza, Viviana Cannizzo e Stena Paternò sono i tre fondatori di Hub Siracusa, un’associazione di promozione sociale che propone uno spazio di co-working per tutti gli innovatori sociali siciliani sito in Via Mirabella: sono loro gli ideatori del progetto ITI. Quali sono gli obiettivi del vostro progetto? “Puntiamo alla possibilità che le due anime di Siracusa, industriale e archeologica, si ricongiungano in un nuovo concetto di turismo che le valorizzi entrambe. Vorremmo che tutti gli attori di questo progetto collaborassero per la trasformazione industriale, attraverso la creazione di un prodotto non convenzionale e trasferibile: il turismo industriale”. Come, quando e da chi nasce l’idea di partecipare a Che fare? “Quando scopriamo, per caso, dal web, che Siracusa è l’unica città italiana tra le 30 scelte al programma Smarter Cities Challenge della fondazione IBM e leggiamo il report redatto dal team IBM, capiamo che The Hub deve cogliere l’opportunità di essere interlocutore di questa realtà perché la rete si deve consolidare: è necessario che l’autoreferenzialità di enti, associazioni, pubblica amministrazione etc. lasci il posto alla comunicazione e alla collaborazione. Nasce, così, l’interlocuzione con l’Ufficio per Programmi Complessi nella persona dell’arch. Pippo Di Guardo: e da lì l’ideazione di ITI per la piattaforma CheFare”. Come nasce il progetto per Che fare? “The Hub è un incubatore di idee: qui, insieme a due ragazzi, un grafico e un’esperta di video, che usano il nostro spazio per sviluppare le loro professionalità, abbiamo pensato a un rilancio innovativo della zona industriale senza urtare la sensibilità di chi, per esempio, lì lavora. Noi vorremmo che il bando fosse una scusa per concentrarsi su un argomento che sentiamo importante: la convivenza tra questi due mondi, quello culturale e quello industriale, attraverso il coinvolgimento dal basso”. Quali gli enti coinvolti? Che tipo di collaborazione? “C’è stata una forte interazione territoriale tra noi e i Comuni di Siracusa e di Priolo. Sono stati anche presi contatti informali con le aziende che insistono nell’area industriale ma non sono stati ancora firmati protocolli d’intesa perché non previsti dal bando. Abbiamo riscontrato grande consenso da parte della maggior parte degli attori coinvolti e le aziende si sono dette disposte ad aprire le porte al turismo industriale: una volta vinto il bando, vedremo quali e in che modo. D’altra parte è importante per noi di Hub creare responsabilità sociale d’impresa. Evidentemente finché non c’è una richiesta, una cultura più diffusa di cosa voglia dire essere più responsabili nei confronti del territorio da parte delle aziende, il livello di discussione e di confronto resta ancora troppo debole rispetto a queste tematiche”. Il progetto ha al momento 414 voti (o giù di lì): perché è importante vincere questo concorso? “Perché il nostro progetto prevede che i soldi del premio vengano impiegati per la promozione di almeno due imprese sociali: una legata ai circuiti in bici e una legata a formare guide turistiche (possibilmente ex dipendenti degli stabilimen- ti); quindi per la creazione di occupazione. Proprio noi ci preoccuperemmo di fornire a queste due imprese sociali un programma di incubazione (dall’idealizzazione, alla formazione, passando per la stesura di un business plan e di un piano di marketing per avere un programma di impresa sociale sostenibile dal punto di vista economico). D’altra parte The Hub è il luogo per antonomasia in cui si incontrano disponibilità e facilità a creare progetti innovativi”. E come verrà coinvolta la città? “Hanno già aderito Legambiente ed altri professionisti ed associazioni. Miriamo alla partecipazione dal basso con un coinvolgimento territoriale a livello virtuale (perché abbiamo già una piattaforma wiki, cioè piattaforma aperta a cui tutti possono accedere e inserire dati; e perché destineremmo una parte del premio per creare un’app per lo smartphone, con il tracciato dell’itinerario ma anche con i contenuti sull’impatto ambientale e, per esempio, i dati relativi sia all’inquinamento ma anche alle situazioni positive: la presenza del progetto “Archimede”). A livello “reale”, invece, vogliamo essere mediatori tra le differenti visioni, i confronti, le riflessioni sul futuro di queste aree, perciò proporremo incontri facilitati da noi e da esperti di turismo industriale e marketing territoriale per produrre contenuti”. “Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità” Oggi incontro a Palazzolo del coordinamento Giuseppe Fava per il 29° a gennaio. Nuccio Gibilisco: “Guardiamo ai giovani” Il Coordinamento Giuseppe Fava Palazzolo, che in questi anni ha rinnovato l’impegno antimafia attraverso la figura del nostro concittadino barbaramente ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984 si rivolge a tutti quelli che credono che combattere le mafie sia sempre compito di qualcun altro. “In questi anni – dice Nuccio Gibilisco, presidente dell’antiracket - abbiamo raccontato, nei vari eventi organizzati dedicati alla memoria, storie di mafia, ma anche di speranza. Sono intervenuti autori di libri, documentari, teatro civile, cinema, sono venuti a Palazzolo per onorare la memoria di Giuseppe Fava e per raccontare storie e memorie di chi ha combattuto e combatte la criminalità. Hanno portato le loro storie di vita e la testimonianza di chi quotidianamente porta avanti la propria battaglia contro il crimine attraverso le parole e le immagini. Crediamo che oggi, più che mai, sia importante continuare questo impegno iniziato nel 2004. E’ importante continuare a raccontare le mafie e l’impegno per sconfiggerle definitivamente attraverso la letteratura, il cinema, il teatro, la musica, la realtà. “Il nostro intento – continua Gibilisco - è quello di allargare le collaborazioni, soprattutto con i giovani, protagonisti dell’oggi e del futuro, e non ci sarà futuro se non ci si impegna tutti insieme contro le mafie e contro l’illegalità diffusa. Ci sono da programmare gli eventi del gennaio 2013, nel 29° anniversario dell’uccisione di Giuseppe Fava e tanto altro ancora. Per questo ci incontreremo domenica 2 dicembre (oggi, dunque) alle ore 16:00 presso il PYC (Palazzolo Youte Centre), sede della Consulta Giovanile di Palazzolo Acreide. “Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza, la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali. Tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo” Piattaforma culturale cheFare CheFare è una piattaforma culturale che permette alle imprese sociali profit e non profit di realizzare il proprio progetto, inducendo a fare rete e attivare network territoriali. Tra il 24 settembre ed il 3 novembre 2012 cheFare ha raccolto, con un bando, oltre 500 progetti di innovazione culturale. Un team di esperti ha selezionato i 32 progetti che meglio rispondono alle caratteristiche ricercate: collaborazione e co-produzione; innovazione; scalabilità e riproducibilità; sostenibilità economica nel tempo; equità economica e contrattuale; impatto sociale positivo; tecnologie opensource e impiego di licenze Creative Commons; capacità di comunicazione. I 32 progetti selezionati possono essere votati dal pubblico, fino al 13 gennaio 2013. I primi cinque classificati saranno valutati da una giuria di personalità del mondo della cultura, che eleggerà il vincitore il 29 gennaio 2013 a cui andrà il premio di 100 mila euro. ITI ITI è l’acronimo di Itinerari di Turismo Industriale, il progetto che The Hub Siracusa ha presentato per il bando culturale Che Fare unitamente al Comune di Siracusa e Priolo, sulla base delle raccomandazioni del report IBM. Il progetto mira ad armonizzare tre aspetti specifici e caratteristici del territorio: l’inestimabile valore dei siti storico/archeologico ed ambientali, la presenza di uno tra i più significativi, ed economicamente rilevanti, siti petrolchimici d’Europa e la sua posizione strategica nel bacino del Mediterraneo. È possibile votare ITI, che tra i 32 progetti selezionati, all’indirizzo http://www. che-fare.com/progetto/iti-itinerariturismo-industriale-siracusa Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] Prima puntata. La città era tutta grigia e allora si decise di colorare la piazza di rosso… C’era una volta una storia infinita, favola semiseria per grandi e piccini Racconto su vicende reali che hanno riguardato il mondo dei movimenti di *ALDO CASTELLO C’era una volta una città come tante, normale, un po’ più bella di alcune e un po’ più brutta di altre, più tranquilla di talune ma più inquinata di tal altre. Non molto vivace, anzi fin troppo indifferente, disinteressata e imperturbabile. Ecco, forse l’aspetto più caratteristico di tale città del profondo Nord era proprio questo: distaccata e impassibile. Vittima, forse, del vento caldo che afflosciava i suoi abitanti ormai docili, pazienti, adattati, ma più esattamente rassegnati senza saperlo. Un giorno, in questa città, calò la nebbia che a poco a poco si fece sempre più fitta fino ad avvolgere ed oscurare ogni quartiere ed ogni casa. Passavano i giorni ma la nebbia no e in breve tempo la gente non distinse più il giorno dalla notte, tanto la caligine era fosca e intensa. Tuttavia, superato un primo momento di stupore e un minimo di fastidio, gli abitanti si abituarono a questo inspiegabile fenomeno. Nessuno si domandò la causa né si preoccupò più di tanto. Pazientemente i cittadini si chiusero in casa e, inerti, aspettarono. E così passarono giorni, settimane, mesi. Un bel giorno (forse non sarebbe giusto dire un bel giorno ma così si usa) la nebbia cominciò a svanire. Finalmente dalle finestre si vedevano le strade, le case e financo le colline. Ma c’era qualcosa di strano… diverso: la luce non era più la stessa, i colori non esistevano più. Man mano che la bruma si dissolveva si manifestava una nuova verità: la città era tutta grigia, ogni cosa aveva perso il suo colore. I palazzi, le macchine, la campagna, i fiori erano grigi. Come in un film del dopoguerra le differenze si intuivano in un gioco di ombre, gradazioni tra chiaro e scuro, sfumature di toni, ma sempre nella tinta del grigio. In realtà i colori non erano spariti del tutto. Solo, a guardare fuori, si notava la loro assenza ma dentro le case, dentro le persone (almeno di alcuni di sicuro) continuavano ad esistere nel loro stato, nella loro essenza e consistenza. Il rosso, il giallo, il verde, il blu e tutto il resto si percepivano dunque nel privato ma non riuscivano a manifestarsi all’esterno. E ben presto alcuni segnali preoccupanti cominciarono a manifestarsi: i musici non riuscivano più a comporre, i poeti smisero di scrivere e anche i pittori si stancarono di rappresentare paesaggi scoloriti. I fidanzati si univano senza grazia e suggestione e la comunicazione divenne sempre più scialba, noiosa e inespressiva. Tutto questo, naturalmente, divenne motivo di grande sofferenza anche se non per tutti. Col passare dei giorni, infatti, la maggior parte dei cittadini sembrò abituarsi, come sempre e come per tutto, alla cosa. Erano sempre di meno quelli che ne pativano il disagio e che non volevano assuefarsi. Il resto della città non se ne curò più di tanto, almeno sembrava. In fondo per loro era meglio così: basta più fantasticherie e vagheggiamenti, a perdere tempo con i sogni e a rincorrere miraggi. Insomma, meno problemi esistenziali e più concretezza. E dunque anche questa novità venne pian piano assorbita dalla città e, come lo scorrere di un scialbo film in bianco e nero, la vita continuò tranquilla e indifferente. Ma fino ad un certo punto. C’era, infatti, chi non riusciva proprio a sopportare che la propria città restasse per sempre grigia, con tutte le relative conseguenze. Alcuni coraggiosi e intraprendenti cittadini che non ci stavano proprio ad abituarsi a questa situazione cominciarono ad incontrarsi e a discutere, organizzarono contatti e approcci tra vari esponenti e dopo pochi giorni fu convocata un’assemblea per discutere e decidere come reagire. Alla riunione si presentarono: Franco l’ortolano che era stufo di coltivare un giardino senza colori; Marinella la professoressa che voleva far rivivere la poesia; Pino lo spilungone che non sopportava la mancanza di brio e animazione tra i ragazzi; Antonio il pensionato che non voleva finire la sua vita in bianco e nero; Tanino il medico impegnato nel sociale, Paola, Simone, Marika ed altri ancora. E sempre di più erano alle riunioni seguenti. Discussero a lungo ed animatamente ed ognuno era determinato nel comune proposito. Finalmente, dopo una mezza dozzina di incontri, la decisione fu presa: la prima domenica di primavera si sarebbe tenuta una manifestazione eclatante. Che sarebbe stata la prima domenica di primavera lo si apprendeva solo dal calendario perché, come già detto, l’aspetto visivo della città era praticamente statico nel suo scialbo pallore. E proprio a modificare questo elemento puntava l’azione concordata: colorare di rosso la piazza principale. Un’azione dimostrativa non soltanto simbolica ma con l’obiettivo di incidere concretamente nel modificare l’aspetto della città e di scuotere le coscienze di quanti (tanti) stavano ancora inerti e passivi di fronte a quella che, dai nostri, era considerata una tragedia. Ognuno, dunque, si procurò quanto potesse essere utile all’impresa: colori, pennarelli, vernice, pittura, smalto, lacca. Ogni cosa che fosse in grado di lasciare una macchia di colore rosso fu prelevata da cassetti, bauli, cantine, soffitte e garage e sistemata per lo storico fine. La notte che precedeva l’azione soffiò un vento forte e fragoroso che contribuì non poco a tenere svegli i fautori i quali, ben prima dell’alba, uscirono di casa armati (si fa per dire) di tutto punto e con lo sguardo in alto, l’aria determinata ed il cuore che batteva a mille si incamminarono con passo deciso verso il posto convenuto. Man mano che arrivavano in piazza stavano in piedi, immobili e silenziosi. Quando giunsero tutti (erano circa una quarantina) era ancora buio ed il vento soffiava sempre più impetuoso ma invece di incutere timore infondeva agli attori maggiore forza e coraggio. Fu un fulmine che aprì il cielo da una parte all’altra della città a dare il segnale d’inizio. In cerchio e rivolti verso le facciate degli edifici, fecero un profondo respiro (come per andare in apnea) e braccia in alto e pennarelli in pugno si lanciarono tutti insieme verso l’obiettivo. All’improvviso, come d’incanto (nelle favole un po’ di magia ci deve essere sennò che favola è?), il vento smise di ululare e cominciò ad infondere suoni e note musicali che sempre più nitide presero forma nelle orecchie dei pittori, accompagnando i loro movimenti in un ritmo armonioso ma deciso, i quali proseguirono il loro compito uniti e ispirati da un’inaspettata colonna sonora.J’y suis jamais allè di Yann Tiersen, Primavera di Ludovico Einaudi, Back to life di Giovanni Allevi si susseguirono con crescente regia per rendere decisamente più agevole ed esaltante l’impresa. Quella mattina l’aria era diversa dal solito. Dalle finestre entrava odore di zagara e gelsomino come non si sentiva da tempo e questo alla gente sembrò abbastanza strano, come un segno che volesse annunciare qualcosa. La notizia si sparse già prima che aprissero negozi e uffici. Alcuni lavoratori mattinieri e gli abitanti del posto avevano trovato la sorpresa e subito il passa parola attraversò tutta la città, le frazioni e le contrade. In poco tempo la zona si riempì di gente, tutti ad ammirare la piazza dipinta di rosso. Sembrava la festa di S. Sofia ma senza bancarelle. Pochi, però, si accorsero di un piccolo e curioso particolare, una iscrizione posta in basso nell’angolo sinistro della facciata della chiesa e che tuttavia non riuscirono ad interpretare: ERIGA NI ETER. La città fu pervasa da una grande euforia, i cittadini si cercavano, si chiamavano, si telefonavano, si mandavano sms, chattavano e inviavano e-mail. Su face-book si aprì un profilo molto partecipato. Incontrandosi si davano pacche sulle spalle, molti si abbracciavano e commentavano positivamente l’iniziativa elogiando gli autori per l’idea. Per diversi giorni nelle case, negli uffici, nei bar, per strada non si parlò d’altro. L’azione aveva avuto un innegabile riscontro pubblico da incoraggiare gli organizzatori a continuare il loro progetto con nuove iniziative. Il gruppo, quindi, favorito dal sostegno di padre Bruno Cantone, parroco di Giardino 3ulti, una chiesa di periferia ma molto attiva, decise di convocare un incontro aperto a quanti volessero condividere il progetto di liberare la città dal grigiore opprimente. L’incontro fu fissato per la settimana seguente ma nel frattempo alcuni episodi non mancarono di guastare l’atmosfera di condivisione e partecipazione che si stava costruendo. La prima voce fuori dal coro fu quella di Nuccio Iapichello. A tutti quelli che incontrava teneva un sermone contro la piazza dipinta di rosso, telefonava e mandava email a chiunque polemizzando per l’ini- ziativa: “…Si, va bene reagire, va bene lottare contro il grigiore, ma perché dipingere la piazza e perché proprio di rosso? Perché non sono stato consultato? Io sono laureato in estetica artistica e mi intendo di queste cose, si poteva dare un tocco di professionalità invece di insozzare la piazza ad muzzum.. Hanno voluto fare tutto da soli e ora cercano il coinvolgimento, io non ci sto, non si fa così, io sono un esperto, mi dovevano chiamare prima, hanno rovinato la piazza!” Qualcuno cercò di dissuaderlo, per la verità senza tanto convincimento, ma Nuccio Iapichello continuò a criticare in modo sempre più accanito. La seconda voce stonata (almeno così sembrò a diversi) fu quella di Salvo Caserta, giornalista redattore di un foglio locale e blogger, il quale per l’occasione fece stampare e distribuire un’edizione speciale di “UNA, NESSUNA, CENTOMILA CITTÀ” per offrire a tutti la sua dotta opinione: “Finalmente la città si sta svegliando! Dopo mesi e anni di colpevole sonnolenza abbiamo assistito ad un timido accenno di risveglio, peccato però che si sprechino risorse in dannose e inutili iniziative. Con tante cose importanti di cui la gente ha bisogno si è scelto di dar corso ad un’iniziativa che non serve a nessuno e che non inciderà nel cambiamento della città. Si dovrebbe denunciare il degrado in cui versano i servizi pubblici: i trasporti, i parcheggi, la raccolta rifiuti, la pedonalizzazione del centro storico, invece di dare una mano di colore ad una piazza…” e continuava il suo commento citando l’esperienza della sua città di provenienza, (Siracusa nel lontano e profondo sud) famosa per la grande tradizione civile e sociale, ai primi posti per l’efficienza dei servizi pubblici, dove le istituzioni tengono in grande considerazione la popolazione che ha un ruolo molto attivo e incisivo. “Lì sì che la gente riesce ad organizzarsi e ad affrontare i problemi!” Infine ci fu l’intervento dell’avvocatessa Lucia Maligni, dirigente di un Ente Locale ed esperta in questioni giuridiche che non faceva mai mancare il suo competente giudizio anche se nessuno glielo richiedeva. Infatti, dopo aver aspettato un paio di giorni senza che qualcuno la chiamasse o la intervistasse in merito, si presentò alla redazione dell’emittente cittadina TELE NORD BIS per offrire una sua intervista al Telegiornale: “La piazza dipinta di rosso? E dove sta la novità? IO l’avevo pensato tanto tempo prima, IO l’avevo già detto che si doveva fare, IO l’avevo anche scritto come bisogna organizzarsi. Ma questa città non ascolta chi pensa e lavora per il suo bene, questa città non dimostra gratitudine verso le sue menti migliori e si affida ai novantottini di turno, sconosciuti, impreparati e ignoranti. Loro hanno solo fatto male ciò che IO da tempo predicavo.” E cose di questo tipo. Insomma, si sa come va nella vita (e anche nelle favole). C’è sempre qualcuno che la pensa in modo diverso, che non si accontenta di quel che si fa, che polemizza o che recrimina. E pur tuttavia, l’incontro convocato da padre Bruno Cantone ebbe una straordinaria partecipazione: la chiesa di Giardino 3ulti era piena fino all’inverosimile. continua il 16 dicembre 17 Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] 18 Lazio odia Pescara e viceversa, Catania odia Roma e viceversa, Palermo odia Catania e viceversa… Da “è la prima partita ufficiale in Africa dell’Hellas Verona Fc” a “i napoletani li distinguete dalla puzza” dilaga il razzismo dei tifosi di MONICA LANAIA Ci risiamo. Dopo che, nel marzo dell’anno scorso, l’allora Presidente del Consiglio Berlusconi formulò un’infelice esortazione, “Andiamo a battere il Sud”, riferendosi alla partita di calcio Milan Napoli, l’atavica querelle Nord - Sud torna ad attraversare il mondo dello sport. Alle battute di Bunga eravamo abituati, ma era da tanto che un politico non usava il calcio per esternare le sue considerazioni decisamente poco politically correct. Stavolta l’occasione è stata la partita di Coppa Italia fra il Palermo e una squadra veneta, l’Hellas Verona Fc, giocatasi martedì; Massimo Bessone, consigliere comunale di Lega Nord a Bressanone (in provincia di Bolzano), veneto di nascita, è stato l’autore dell’infelice uscita; per veicolo, ancora una volta, si è usato il web, come se le frasi twittate o postate avessero meno rilevanza di quelle diffuse attraverso altri mezzi di comunicazione o come se, al contrario, la tastiera garantisse una sorta di immunità. La frase incriminata, inserita nella pagina dell’Hellas Verona Fc, è stata: “E’ la prima partita ufficiale in Africa per la nostra squadra”. Il commento, che ha subito sollevato un vespaio di proteste, è stato velocemente rimosso (non prima, però, di essere immortalato da mediagol.it, una testata giornalistica che segue il Palermo calcio) e sul sito hellasverona.it è apparso un comunicato in cui si esprimeva il “dissenso per certe affermazioni che non appartengono assolutamente allo stile del club”. Anche la segretaria della Lega Nord Suedtirol, Elena Artioli, se n’è tirata fuori, “Non ne sapevo nulla” ha dichiarato, mentre Flavio Tosi, sindaco di Verona, ha tuonato “Bessone non conosce la geografia e non è nemmeno spiritoso”. Data l’eco suscitata dal commento, il consigliere leghista ha dovuto scusarsi in fretta e, sul suo sito, è apparso questo comunicato: “Quello che era uno sfottò calcistico è stato volutamente strumentalizzato. Lo stesso non aveva ne fini politici ne tantomeno offensivi (no, il “ne” senza accento non è un refuso: il comunicato è scritto proprio così, ndr) nei riguardi di una regione fatta di storia, cultura e grandi persone. Quindi mi spiace che qualcuno si possa essere offeso, ma l’intenzione non era affatto quella. Il tutto deve rimanere in un contesto di irrisione tra i tifosi delle due squadre. Dunque per questa sera che vinca il migliore, che vinca lo sport. Quindi in bocca al lupo al Palermo, ma sempre forza Hellas Verona”. La “strumentalizzazione” del commento innocente non è stata bloccata nemmeno dalle scuse di Bessone all’Ansa: “Mi dispiace se ho urtato la sensibilità di qualcuno” (sì, anche questo sembra uno sfottò). Nel suo sito Bessone si definisce “una persona moderata che ama la giustizia e non ama gli eccessi”. Al di fuori del calcio, chiaramente. E Bessone è in buona compagnia, dato che gli stadi sono, sempre più spesso, luoghi per esternare razzismo e cattiverie che non hanno proprio alcuna at- tinenza con quei ventidue giovanotti in calzoncini che inseguono una palla. La scorsa settimana, durante la partita di Europa League Lazio - Tottenham, gli spalti laziali hanno intonato dei cori antisemiti ed esposto uno striscione pro Palestina. Le partite contro questa squadra londinese sono spesso occasione di manifestazioni antisemite perché il quartiere in cui si trova il suo stadio, il White Hart Lane, nel nord della città, era storicamente un quartiere ebraico. Lo scorso mese, invece, in occasione della partita di campionato Juventus - Napoli, in un servizio andato in onda sul TgR piemontese, i tifosi di entrambe le squadre hanno dato il meglio di loro: i napoletani esponendo alla telecamera striscioni con su scritto “Juve m...”, gli juventini cantando “O Vesuvio lavali tu”. E, ciliegina sulla torta, il giornalista Rai Giampiero Amandola (poi licenziato) aveva commentato “i napoletani li distinguete dalla puzza”. I tifosi milanisti hanno colto la palla al balzo e si sono presentati al San Paolo, lo scorso 17 novembre, muniti di mascherine “antipuzza”. I napoletani, per non essere da meno nel fair play tifoso, hanno cantato “Milano in fiamme”. I napoletani, oltre ad essere acerrimi nemici degli juventini e dei milanisti, non hanno buoni rapporti nemmeno con la città di Verona. Risale agli anni novanta l’inno dei veneti al Vesuvio affinché eruttasse, cui i partenopei risposero insultando Giulietta (quella della tragedia di Shakespeare che, davvero, non c’entra nulla con gli incontri calcistici). E ancora: Lazio odia Pescara e viceversa, Catania odia Roma e viceversa, Pa- lermo odia Catania e viceversa. L’elenco potrebbe proseguire all’infinito, purtroppo, coinvolgendo tutte le squadre, italiane e non: invettive contro Balotelli per il colore della pelle, la civilissima Svezia che espone striscioni con scritto “napoletani tubercolosi”, il famoso allenatore Mourinho che ritiene di non poter visitare Palermo senza scorta, cori a Livorno contro il giocatore Morosini morto tragicamente in campo, la cartina della Sicilia ritoccata con il photoshop da tifosi palermitani e messinesi che mostra il “golfo di Enna”, senza Catania. Eccetera, eccetera. Comunque, che gli esaltati e i violenti prendano a pretesto un incontro calcistico per far riaffiorare ataviche rivalità territoriali, è storia. Che a farlo sia un politico, di qualsiasi colore e partito, è grave, così com’è grave, d’altro canto, che il consigliere leghista abbia, in seguito al suo commento, ricevuto minacce di morte. I siciliani possono rispondere a Bessone con ironia, come ha fatto Zamparini (presidente del Palermo, friulano): di questi tempi, dato come vanno le cose in Italia, appartenere al continente africano non sarebbe male. E ricordando che, in fondo, è solo sport, è solo un gioco. È ancora aperto l’invito per i nostri lettori e per gli appassionati d’arte a sostenere la Civetta di Minerva donando un contributo per un quadro Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012 e-mail: [email protected] 19 Aldo Alberti 50x34 Paesaggio Sebastiano Altomare 30x41 Alberto Baio 44x32 A.G. Giuliano Barbanti 35x50 Anna Belpoliti 45x31 Francesco Bertrand 40x28 Piera Biffi 40x22 Omaggio a Morlotti Loretta Bonalumi 31x45 Davide Bramante 45x30 Barcellona Aurelio Caliri 29x19 Case Salvatore Canigiula 31x45 La Civetta Angelo Cassia 31x45 Volto Loriana Castano 35x49 Radici Francesco Ceriani 50x35 Siracusana Pino Ceriotti 25x40 Volto Anna Consiglio 31x45 Letterio Consiglio 31x45 Cordova 45x31 Peak Ground Velocity Azelio Corni 21x33 Finestra Michele De Grandi 40x60 Andrea Decani 45x31 Credere è entrare in conflitto (Turoldo) Luce Delhove 31x45 Pino Deodato 35x50 Pensieri in libertà Pino Di Gennaro 35x50 Il cielo sopra Ortigia Cosimo Di Leo Ricatto 45x31 We traveling around.. Emily Joe 31x45 Paolo Fichera 45x31 Veduta notturna Diana Forassiepi 20x30 Informazione difesa Giuseppe Forzisi 45x31 Liberi come le parole Renato Galbusera 32x45 Civetta Ettore Gazzara 30x45 L’ombra del dolore Lino Gerosa 35x50 La Civetta Enrico Giudicianni 37x38 Adda 2010 Maria Jannelli 31x45 Volto Giuseppe Jelo 31x45 Martina Jelo 31x45 Jano Lauretta 22x27 Sola nella notte Arianna Lion 31x45 Lasciami l’ultimo valzer Salvatore Lovaglio 31x45 Fiume Sesto Mammana 30x39 Pietro Marchese 31x45 Rino l’Affrantoceronte Franco Marrocco 44x31 Traiettorie Lino Marzulli 45x31 Sagittario Antonio Miano 31x45 Ettore Majorana Giovanni Migliara 20x30 Annunciazione Antonio Mottolese 31x50 Luigi Musa 31x45 Mario Oddo 98x40 Figura Salvatore Parisi 31x45 Eruzione Antonio Pecchini 23x33 Studio per “Nel grembo la luce” Stefano Pizzi 31x45 Coltivare l’informazione Antonella Protagiurleo 31x45 Costituzione italiana Art. 21 Francesco Regal D’Apolito 31x45 Cuciture Alfredo Romano 31x45 La Civetta di Minerva Laura Saccomanno 31x45 Voce del mare Filippo Sgarlata 45x30 Paesaggio Jano Sicura 50x40 Bindungen Eleonora Siffredi 31x45 Frammento Federico Simonelli 31x45 Le opere e i giorni Roberta Sironi 31x45 Antonio Sormani 31x45 Paesaggio Anastasia Starkova 48x33 Calla in giardino Valerio Tedeschi 31x45 Nuvola nera Wolfango Telis 35x50 Libertà Delfo Tinnirello 45x31 CREATIVITÀ di Alessandra Privitera MODE CONTAMINAZIONI Untitled: Investire a Siracusa puntando anche sul made in Sicily Partiamo da Untitled, senza titolo: perché? “Per rimarcare il nostro focus sulla qualità e sulla creatività del prodotto più che sul suo nome. Sono poco colpita dall’esibizione del logo: la ricerca di uno stile personale passa attraverso la scelta, molto sottile e profonda, tra “essere” e “avere”. Dovremmo scegliere un capo perché “sentiamo” che può narrare di noi, raccontare e svelare qualche frammento della nostra storia. Non c’è gioia nell’indossare qualcosa che non ci appartiene”. Che cos’è moda? “Volumi e tagli “Uno strumento mutevole e potente reinterpretati, da interpretare, capace di esibire o esprimere chi siamo, a seconda di come una forte mascegliamo di usarlo. Ricerchiamo una tericità animata moda slegata dalla cultura del consumo; da texture prezipreferiamo quella del gioco e della leg- ose, trasparenze gerezza. La cultura del sogno, la cultura e sovrapposizioni dell’essere”. per una donna E, invece, cos’è la tendenza? capace di speri“È qualcosa che, imposto da pochi, ha mentare e sor“catturato” molti, destinato per sua prendersi ancora stessa natura a passare. Sono poco affascinata – risponde Giulia – da tutto di se stessa” ciò che è o fa tendenza. Io ricerco altro, voglio percepire la sostanza creativa, possibilmente unica, dietro a ogni mia scelta”. Cos’è la creatività? “È memoria intrecciata a visione. Combinazione istintuale tra passato e futuro. È sensibilità nutrita. È profondità esplorata”. La moda a Siracusa? “Crediamo, ma non ce ne vogliano i Siracusani, che la città sia ancora legata alla “moda” come esibizione di un capo, non perché bello e di qualità, ma perché esibizione del costo di quel capo, insomma: all’esibizione del lusso. È un aspetto, questo, di cui noi non ci occupiamo. Se ti loghi oggi sei poco curioso, sei vittima della moda “imposta”. Il logo è un concetto superato: siamo in una fase evolutiva in cui la moda riprende a fare un percorso diverso (punta sui giovani, cerca nuove ispirazioni) abbandonando le griffe che si auto-esibiscono. Crediamo, piuttosto, nella voglia di esplorare. Non vogliamo adagiarci all’ombra di una griffe perché preferiamo esercitare fantasia, curiosità e sensibilità. Una nuova sensibilità nell’estetica del quotidiano”. Come si veste la donna Untitled? “La donna Untitled apprezza volumi e tagli reinterpretati, una forte matericità animata da texture preziose, trasparenze e sovrapposizioni, pieni e vuoti. Un minimalismo intimista e un rigore formale che si contaminano di momenti di raffinata stravaganza. È una donna contemporanea, libera, che conosca il cambiamento e l’ironia, che sappia nutrire l’apparire di armonia, grazia e personalità; capace di sperimentare e sorprendersi ancora di se stessa”. Quanto costa vestire Untitled? “Ovviamente i capi hanno un costo, di certo più elevato rispetto alla media, perché un costo hanno tessuti e materiali, ricerca e manifattura artigianale. Abbiamo cercato, però, di mixare: i nostri capi vanno dai 70 agli 800 euro. Per scelta. Perché creatività, qualità e ricerca di altissimo livello sono possibili anche rimanendo sotto i mille euro per capo”. Investire a Siracusa: perché? “Per istinto. Stanca di Milano – a parlare è Giulia – ero alla ricerca di un luogo in cui fare nascere un’anima. La mia, dunque, è stata una scelta d’azzardo. D’altra parte vengo dal mondo creativo: mi sono spostata su quello commerciale, è vero, ma non mi muovo seguendo logiche legate al consumo. Tutte le mie scelte, è nella mia natura, sono molto poco commerciali: di certo mi tagliano opportunità e facilitazioni a livello di vendita ma a me interessa vendere per costruire identità”. Nessuna ricerca di mercato, dunque? “No, nessuna. Puntiamo a un mercato attento che “cerca la ricerca”, che ha consapevolezza e voglia di distinguersi dall’uniformità del panorama modaiolo”. E dei brand siciliani cosa pensate? “Saremmo ben felici di ospitarne, anche perché i nostri clienti stranieri ci chiedono – oltre al made in Italy – proprio il made in Sicily: semplicemente non abbiamo ancora trovato quel che fa al caso nostro, un brand che risponda alla nostra idea di moda femminile”. Quali sono le potenzialità di Untitled qui a Siracusa? “Non abbiamo ancora un nutrito gruppo di clienti siracusane; in questi cinque mesi abbiamo venduto i nostri capi a turiste russe (che si sono rivelate molto interessate alle linee pulite e asciutte di alcuni nostri stilisti) e francesi. Allo scadere del nostro primo anno qui a Siracusa decideremo se rendere Untitled una boutique stagionale, aperta da aprile a settembre, o se continuare tutto l’anno”. A noi, però, l’idea di avere una giovane imprenditrice milanese che investe in città piace… “Siamo immersi nella città ma, pur essendo ancora in una fase di start up, sappiamo di dover uscire fuori. Untitled è dinamico, cosmopolita; per questo da dicembre avrà una seconda casa, una vetrina sul mondo: untitled-trendwear.com, e-commerce fresco e alternativo, in piena evoluzione con l’obiettivo di diventare sempre più una sorta di scouting creativo, dove i giovani talenti tra moda, design, arte e fotografia trovino un luogo d’espressione e comunicazione”. Quanto costa investire a Siracusa? “Diciamo che un prezzo alto ho pagato in termini di immagine prima ancora di aprire l’attività perché, evidentemente, mi sono affidata a persone di cui non avrei dovuto: l’apertura è slittata dal 31 marzo al 31 maggio perché, da un lato, il professionista che avrebbe dovuto assicurarsi di avere tutte le certificazioni necessarie non lo ha fatto; dall’altro, in Comune per due mesi sono caduti nell’oblio alcuni documenti che avrebbero dovuto essere protocollati e non lo sono stati. Mi sono scontrata con un “sottobosco” di gestione poco chiara delle carte ma, anche questo, credo, fa parte della esperienza imprenditoriale”. E in termini economici? “Senza garanzie, oggi nessuno ti supporta. Questo non è un progetto che nasce da prestiti a fondo perduto (perché condizione necessaria per partecipare a certi bandi è la residenza in città) o da mutui: io ho avuto la possibilità di investire un capitale, e ne sono ben orgogliosa, ma a rischio del tutto personale”. Tendenza, moda, creatività, lusso. Parole d’ordine, un tempo. Oggi, forse, svuotate del significato assoluto, semmai lo abbiano avuto. Percorsi, contaminazioni, giustapposizioni. La Civetta di Minerva apre alla Siracusa che si interroga sull’apparire e sull’essere che dentro (o dietro?) l’apparire sta. A chi crede che la forma non possa prescindere dal contenuto e, perciò, nella forma investe artisticamente ed economicamente. Giulia Rebora e Paolo Giacomazzi sono due amici, trentenni, creativi, appassionati, milanesi. Scelgono Ortigia per dare vita, colore e anima a un negozio “contenitore del nuovo”, dove brand di ricerca italiani e internazionali trovano ‘casa’. Lei, fashion stylist e buyer, si occupa della selezione di giovani stilisti e marchi di nicchia in un percorso di continua ricerca. Lui, interior designer, crea invece per il negozio l’intera immagine coordinata, dagli allestimenti alla grafica. Il loro Untitled è in Via Serafino Privitera, 39.