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Giovanni Boine: Il Peccato
Le madri non cercano il paradiso 197 Giovanni Boine: Il Peccato Marina Malizia, Roma Nel 1913 Giovanni Boine, uno degli intellettuali più atipici del panorama della letteratura italiana di inizio Novecento, scriveva la sua opera più conosciuta: Il Peccato. Si tratta di un romanzo breve nel quale le problematiche autobiografiche sembrano cercare una rappresentazione oggettiva per poter essere guardate dallautore con il distacco necessario a chiarificarle e rielaborarle. La prosa è lirica, ritmata, frutto di una ricerca formale che, seppure si inserisce in una pratica letteraria tipica dellepoca, diventa in questo caso espressione di un desiderio evidente di ordine e armonia interiori che sembrano essere le motivazioni più importanti della scrittura di Boine. Lequilibrio e la consonanza nella prosa sono necessari perché pensieri, ansie, dubbi e conflitti possano essere messi in scena, fatti interagire nelle tre parti del romanzo Il Limbo, La qualunque avventura e Il tormento con lo scopo di portare ordine nel caos intimo dellautore. Del resto, nel periodo che va da fine Ottocento alla Prima guerra mondiale, quasi tutti i giovani intellettuali italiani sono anime nel caos. Cadute le certezze del Positivismo e dellidealismo assoluto di Hegel, venuti meno i parametri tradizionali della conoscenza, anche la capacità di fare letteratura, eredità della grande stagione romantica, si riduce al possesso di un involucro svuotato. Alcuni autori, i più moderni, i più lungimiranti, cominciano a riempirlo dellunica cosa che è 198 Marina Malizia rimasta in loro possesso: le proprie ossessioni esistenziali. Giovanni Boine è uno di loro. Ne Il Peccato utilizza tra i primi in Italia la forma narrativa del romanzo in maniera nuova, animandola con i contenuti conflittuali, angoscianti, della propria realtà interiore nel tentativo di esplicitarli, comprenderli e controllarli. Come Nietzsche aveva teorizzato proclamando la morte di Dio, nonché la dissoluzione della filosofia intesa come metafisica, la realtà del mondo esterno è ormai fuori controllo, impenetrabile, ingovernabile: privata di ogni logica non ha più modo di essere narrata. Leggendo Il Peccato, infatti, si incontrano tutte le problematiche personali del suo autore, amalgamate con quel senso di malessere e smarrimento che alberga nella maggior parte delle espressioni culturali di inizio Novecento. Giovanni Boine, ligure, cattolico per tradizione e convinzione, è capace di una riflessione religiosa sensibile e profonda che, tuttavia, deve fare i conti con le nuove istanze culturali nichiliste. Giancarlo Vigorelli, il curatore di unedizione del 1971 dellopera di Boine pubblicata da Guanda, lo definì ammalato di un pessimismo giansenista tipico della sua terra dorigine: I giansenisti liguri, come hanno documentato il Ruffini e il Codignola, sono i più nichilisti, non sono disperati: in realtà non hanno mai conosciuto la speranza . Non mi sento di condividere questa interpretazione: esprimere la problematicità di una relazione tra poli apparentemente inconciliabili come il cattolicesimo e le nuove istanze culturali novecentesche non significa per forza disperare riguardo a una possibile coesistenza, un confronto produttivo che faccia interagire le diversità in maniera virtuosa. Lintento di Boine non denota rassegnazione o pessimismo, semmai intraprendenza e coraggio intellettuale. Egli, infatti, sembra davvero rappresentare la propria tensione interiore, esemplificativa del con- Giovanni Boine: Il Peccato 199 flitto più generale della cultura del suo tempo, in modo da poterla guardare, analizzare, studiare, individuando, così, nuove vie di pensiero pacifiche e concilianti da poter percorrere. La trama del romanzo è incentrata sulla storia damore tra il protagonista, un ventiseienne intellettuale di provincia, e una giovane suora. Il ragazzo è evidentemente lalter ego dellautore il quale, attraverso la narrazione in terza persona, trova il modo di raccontarsi e osservarsi insieme, ottenendo il distacco necessario per lanalisi oggettiva del conflitto (che è intrinseco allautore e, nel contempo, riguarda lintero panorama culturale). Esaminare la contrapposizione è, infatti, uno dei compiti principali di questo romanzo. La storia damore peraltro platonica, casta, quasi spirituale nella quale entrambi i protagonisti sembrano imbattersi per caso, vittime ciascuno della propria mancanza di autodeterminazione, è solo un pretesto per raccontare il dilemma delluomo moderno stretto tra la realtà con i suoi compromessi e le sue mancanze ma concreta e presente, e le varie ideologie culturali perfette ma astratte e lontane dalla tangibilità e dalla vita. La religione, intesa come Fede, non viene mai messa in discussione. Boine crede in Dio, il Padre buono e misericordioso che comprende e perdona i suoi figli; semmai si schiera contro quello in cui gli uomini hanno trasformato la religione, contro i regolamenti, le imposizioni, le strumentalizzazioni. Maria, leroina del romanzo, è entrata nel convento carmelitano su suggerimento della zia badessa, perché era rimasta orfana. Senza vocazione, la musica rappresenta la sua unica consolazione, ciò che le rende la vita sopportabile, almeno fino a quando non conosce il giovane protagonista, il quale prende labitudine di recarsi ogni giorno al monastero per sentire la ragazza cantare e suonare larmonium. Il giovanotto è un intellettuale imbevuto di pensieri nuovi che disprezza lesistenza borghese e provinciale a 200 Marina Malizia tal punto da astenersi dalla vita per non mescolarsi con il resto dei suoi paesani, limitandosi ad osservarli dallalto della propria turris eburnea, prigioniero delle idealizzazioni prese in prestito dai libri. Due storie, due prigionie, due determinazioni di ritirarsi per non sperimentarsi nel mondo, che incontrandosi finiranno, loro malgrado, per liberarsi a vicenda. Lamore non è il motore della storia, ne è lepilogo, la conseguenza un po scontata ma legittima. Ciò che promuove gli avvenimenti, che sospinge fatalmente fino al punto di non ritorno le azioni dei protagonisti in gran parte inconsapevoli, è la loro insoddisfazione. Maria ha lasciato, accettando un compromesso, che altri decidessero il suo destino: questo la fa sentire una prigioniera nel Carmelo. Allo stesso modo, il giovane intellettuale ha sposato per procura la visione del mondo propinata dalla nuova cultura, senza averla mai esperita concretamente nel proprio contesto di vita e questo lo rende un carcerato nella sua torre davorio. Entrambi si svincoleranno a vicenda, restituendo luna allaltro unesistenza sicuramente più problematica, ma più autentica. Le conclusioni che si traggono da questa storia sono ciò che di più moderno possa esserci: può definirsi un inno allautodeterminazione, allassunzione di responsabilità nei confronti di se stessi. Non cè filosofia, ideologia o visione del mondo che non possa essere abbracciata, purché si tratti di una scelta autonoma, consapevole e in accordo con il proprio personale percorso verso la realizzazione del Sé. Nel romanzo di Boine rimangono, infatti, vivi ed intatti i valori della religione, della tradizione, della cultura, pronti a misurarsi con luomo del Novecento, luomo moderno al quale si richiede, per essere davvero nuovo, capacità di autodeterminarsi, di prendere di peso la propria esistenza e tentare di viverla. La vera colpa dei personaggi de Il Peccato è antece- Giovanni Boine: Il Peccato 201 dente al loro incontro, nulla ha a che vedere con la relazione amorosa: consiste interamente nellessersi tirati fuori dalla mischia, nellaver fuggito la battaglia esistenziale, nellaver accettato senza riserve lo status di prigionieri. Mettersi alla prova con coraggio, scegliendo e sbagliando, sperimentarsi con il nuovo, confrontarsi con la diversità per crescere e cambiare: questo è ciò che caratterizza veramente luomo armonizzato, ordinato al suo mondo. Boine trova in questo modo la risposta alla sua esigenza di unautentica vita interiore, al conflitto personale e generazionale messo in scena nel romanzo: nel Novecento, come in ogni epoca, luomo che prova a vivere la sua storia da protagonista, al meglio delle proprie possibilità, è il vero eroe del suo tempo. Lunica vera, grande colpa quel Peccato con la P maiuscola enunciato nel titolo del romanzo sta nel non cimentarsi con la vita. Abstract Marina Malizia Giovanni Boine: Il Peccato La rilettura proposta di un classico dimenticato della letteratura italiana del primo Novecento Il Peccato di Giovanni Boine rivela come, per lautore del breve romanzo, lunico vero peccato sia la rinuncia allautodeterminazione. Parole chiave: letteratura Novecento peccato romanzo Marina Malizia Giovanni Boine: Sin The re-reading proposed here of a forgotten classic of italian literature of the early 20th century Il Peccato by Gio- 202 Marina Malizia vanni Boine reveals how, for the author of this short novel, the only real sin is the relinquishing of self-determination. Keywords: literature 20th century sin novel Marina Malizia. Laureata in Lettere e in Psicologia. Lavora nella P. A. È stata tirocinante ed ora è collaboratrice del Centro Studi di Psicologia e Letteratura fondato da Aldo Carotenuto. E-mail: [email protected]