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l`inverno in versi
1 <<LA POESIA DELLE STAGIONI>> IV - LE PIU’ BELLE POESIE SULL’INVERNO “La grande lirica resterà sempre una delle grandi vette dell’anima umana.” (Eugenio Montale) 2 3 INDICE Preludio invernale - Gino Tartaglia Il ritorno dell’inverno - Takuboki Ishikawa (Giappone) Qui dove sole - Attilio Bertolucci La foglia secca - Yuan Tseu-Tsai (Cina) Inverno - Anacreonte (Grecia classica) Bacche e ruggine - Attilio Bertolucci Città invernale - Carl Sandburg (USA) Inverno a Milano - Alfonso Gatto La sera - Rainer Maria Rilke Il risveglio del vento - Rainer Maria Rilke (Germania) Vetrata - Diego Valeri Vogia de casa - Biagio Marin Sol invernal - Biagio Marin Santa Lùsia - Anonimo L’erba - Attilio Bertolucci Il gelo - Rosalia Calleri Gelo - A. Russo Tempo di sognare - Shan Kiang Wang (Cina) La fontana malata - Aldo Palazzeschi Il sorriso del nord - Blaga Dimitrova (Bulgaria) Tramonto invernale - Joso (Giappone) In campagna nella stagione invernale - Virgilio Il gatto Inverno - Gianni Rodari Guardando dalla finestra - Marino Moretti La neve – Attilio Bertolucci Questa sera il sole - Attilio Bertolucci Tante stele nel sielo - Biagio Marin Inverno - Bella Achmadùlina (Russia) Ali di neve - Alfio Russo Vien zo la neve - Gino Tartaglia La neve cade - Boris Pasternak (Russia) Tempo di sognare - Shan Kiang Wang (Cina) Nevicata - Pasquale Ruocco Preghiera bianca - Blaga Dimitrova (Bulgaria) La neve - Evgenij Evtuscenko (Russia) È arrivata la neve - Gabriela Mistral (Cile) Caduta la neve - Liu-Tsung-yuen (Cina) Qui si sta bene - Anna Achmatova (Russia) Dormire - Giuseppe Ungaretti Nadal - Biagio Marin Spetar Nadàe - Gemma Bellotto Natale in Friuli - Davide Maria Turoldo Le ciaramelle - Giovanni Pascoli Orfano - Giovanni Pascoli 10 15 20 25 30 35 4 Il castagno - Giovanni Pascoli 40 Dopo el dissenbre inserto - Biagio Marin Ritorna ai rami - Attilio Bertolucci Giorno d’inverno - Giovanni Pascoli Pensieri di casa - Attilio Bertolucci Pensiero segreto - Fuyuhiko Kitagawa (Giappone) Amico inverno... - Giovanni Titta Rosa La morte degli uccelli - François Coppée (Francia) Isolamento invernale - Bella Achmadùlina (Russia) 45 Inverno - Antonia Pozzi Nel sole del tramonto - Sergey Esenin (Russia) Notte invernale - Boris Pasternak (Russia) Notte d’inverno - Boris Pasternak (Russia) Senza fretta e buona come mai - Bella Achmadùlina (Russia) 50 Paesaggio invernale - Rainer Maria Rilke (Germania) Il vento - Bashò (Giappone) Tramonto invernale - Jòsò (Giappone) Per un bel giorno - Attilio Bertolucci Questa sera il sole... - Attilio Bertolucci Il frate - Attilio Bertolucci Albero secco - Wang Va Ping (Cina) Lame di fuoco - Maria Teresa Mancini 55 Febbraio - Vincenzo Cardarelli Tempo di bucaneve - Gemma Bellotto Disgelo - Diego Valeri Verso la primavera - Ada Negri Giorni che precedono la primavera - Anna Achmatova (Russia) APPENDICE n. 4: La poesia come celebrazione 59 LA STAGIONE È IL FILO CONDUTTORE CHE CI PERMETTE DI RIUNIRE IN UN’UNICA COLLANA TANTE PERLE POETICHE CHE HANNO IN COMUNE L’AFFLATO LIRICO PER LA NATURA. NELLA MAGGIOR PARTE DEI TESTI LA STAGIONE È LA PROTAGONISTA; IN ALCUNI INVECE È SOLO LO SFONDO TEMPORALE DELL’EVENTO POETICO. 5 Preludio invernale Tempo l’è de maroni, de fonghi e de bogoni. Ogni color se sfuma nel grisor de la bruma, le foje rosse e zale le par quasi farfale co’ l’ala rebaltà sora el verde del prà. Passa de ficheton la lodola, el frison, e co’ ‘n tordo sassel zuga a còto el fringuel. Zo da la Calvarina sùpia ‘n’arieta fina che fa tremar le vigne; se fa d’oro le pigne sui cipressi dei monti, nei sereni tramonti. Da ‘l Baldo sbianchesà presto ne rivarà le gardene e la neve coi fiocheti de reve, e intanto eco che passa furba la galinassa. Santa Lussia ... Nadal ... ne l’Adese el cocal ... Inverno maledeto vegni pur che te speto. Me tegnarà su drito un bon brodin de pito e quel che ghe va drio per la grassia de Dio. (Gino Tartaglia) È tempo di marroni, di funghi e di lumache. Ogni colore sfuma nel grigiore della bruma, le foglie rosse e gialle sembrano quasi farfalle con l’ala ribaltata sul verde del prato. Passano in picchiata l’allodola, il frisone; e con un tordo sassello gioca il fringuello. Giù dalla Calvarina soffia un’arietta fina che fa tremare le viti; si fanno d’oro le pigne sui cipressi dei monti, nei sereni tramonti. Dal Baldo imbiancato presto ci arriveranno le gardene e la neve coi fiocchetti di bambagia, e intanto ecco che passa furba la beccaccia. Santa Lucia … Natale …nell’Adige il gabbiano … Inverno maledetto, vieni pure che t’aspetto, mi terrà su diritto un buon brodo di tacchino con quel che lo accompagna per grazia di Dio. 6 Il ritorno dell’inverno Come un fanciullo che da un lungo viaggio stanco ritorna al paese natio, e dorme e si riposa, così tranquillo, placido e sereno è l’inverno che torna. (Takuboki Ishikawa) Qui dove sole e ombra Qui dove sole e ombra s’incontrano prima che il giorno finisca, attendi, attendi paziente il mutare dell’ora, lento bacio di labbra fredde su labbra tiepide. Vedrai su questa terra famigliare ai tuoi occhi la luce cedere adagio, farsi notte per sempre. (Attilio Bertolucci) Attilio Bertolucci, Verso le sorgenti del Cinghio, Garzanti 7 La foglia secca Le piante e gli alberi che sono in questo mondo anche loro hanno un tempo per vivere e uno per morire: la foglia secca guarda tristemente l’alto ramo; capisce da se stessa che il suo colore non è più quello di prima. (Yuan Tseu-Tsai) Inverno Ecco, il mese di Posidone comincia; e gonfiano d’acqua le nubi e cupamente le impetuose bufere rombano. (Anacreonte, traduzione di Salvatore Quasimodo) Salvatore Quasimodo, Lirici greci, BMM Mondadori 8 Bacche e ruggine L’accendersi improvviso delle lampade nella nebbia del ponte, l’arcana luce dei tuoi capelli neri riflessa dall’acqua che si muove. Il giorno d’inverno ha fiorito di bacche le siepi deserte, di ruggine vestito i cancelli, il silenzio dura sino a notte. (Attilio Bertolucci) Attilio Bertolucci, Verso le sorgenti del Cinghio, Garzanti Città invernale La nebbia viene con piccoli piedi di gatto. Si siede, sogguardando il porto e la città, sui fianchi silenziosi. Poi prosegue. (Carl Sandburg) 9 Inverno a Milano Vedete là nel cielo, in quel piccolo sole d’inverno tra le nebbie, un ricordo del sole? Come la luna guarda e si lascia guardare. Milano a mezzogiorno è già crepuscolare. E gli alberi anneriti in quel freddo d’argento hanno rami gentili, a tratti passa il vento, un vento senza voce, a poco a poco imbruna. Solo il piccolo sole come una grande luna. Così il Duomo fiorito di grigio e di lichene appare nelle nebbie delle notti serene. (Alfonso Gatto) Alfonso Gatto, Il Vaporetto, Nuova Accademia La sera Vien da lungi la sera, camminando per l’abetaia tacita e nevosa. Poi, contro tutte le finestre preme le sue gelide guance: e, zitta, origlia. Si fa silenzio, allora, in ogni casa. Siedono i vecchi, meditando. I bimbi non si attentano ancora ai loro giochi. (Rainer Maria Rilke) 10 Il risveglio del vento Nel colmo della notte, a volte, accade che si risvegli come un bimbo il vento. Solo, pian piano, vien per il sentiero, penetra nel villaggio addormentato. Striscia, guardingo, sino alla fontana; poi, si sofferma, tacito, in ascolto. Pallide stan tutte le case intorno; tutte le querce mute. (Rainer Maria Rilke) Vetrata Fermo sopra la valle ottenebrata, tra il rabesco della ramaglia nera, il tramonto invernale s’ergeva in fiamme, come una vetrata di cattedrale. (Diego Valeri) Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori 11 Vogia de casa Vogia de casa mia vissin la ciesa, vogia de fogo alegro sul fogoler quadrato, e parentào sentào sui banchi in giro: la nona che varda le fiame, la gnagna che mete fassine, el pare che conta, gno fréli, co’ me, co’ ‘l viso ‘ncandío, che sterno a senti, intanto che Fàmia Maria la fa la polenta. El lume a petrolio sbiadisse, xe smorto dal ciasso che fa le fassine co’ la bela vanpada, la caga xe piena de tante,_ falische de oro, e de vento lontan che ‘l fa propio un lamento. I muri, i parinti, el fogo e la luse, duci ne fodra de ben, ne scolda, ne nutre, e l’ánema cresse, e la stioca zogiosa comò vanpa de legno ben suto soro ‘l camin. Cussí gera a casa! Che vogia stasera de torna co’ gno fréli, catà i morti atorno a la vanpa e dili che i tingi piú beli xe stai quii de alora, có d’inverno fistieva la buora, e noltri féveno gropo col sangue e géremo un solo respiro, un’ànema sola, difesa da muri sfiguri contro i vinti e la note, e ‘l mondo de fora. (Biagio Marin) Biagio Marin, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti 12 Voglia di casa Voglia di casa mia vicino la chiesa, voglia di fuoco allegro sul focolaio quadrato, e la parentela seduta sui banchi in giro: la nonna che guarda le fiamme, la zia che mette fascine, il padre che racconta, i miei fratelli, con me, con il viso incantato, che stiamo ad ascoltare, intanto che la zia Maria fa la polenta. Il lume a petrolio sbiadisce, è smorto dal chiasso che fari le fascine, con la bella vampata; la cappa è piena di tante faville d’oro, e di vento lontano che fa proprio un lamento. I muri, i parenti, il fuoco e la luce, tutti ci foderano di bene, ci scaldano, ci nutrono, e l’anima cresce e schiocca gioiosa come vampa di legno ben asciutto sotto il camino. Cosí era a casa! Che voglia questa sera di tornare con i miei fratelli, trovare i morti attorno alla vampa dir loro che i tempi piú belli sono stati quelli d’allora, quando d’inverno fischiava la bora, e noi facevamo groppo con il sangue ed eravamo un solo respiro, un’anima sola, difesa da muri sicuri contro i venti e la notte ed il mondo di fuori. (Versione in italiano di Edda Serra) 13 Sol invernal Sol invernal de l’ore meridiane cussí lisiero e trasparente cussí calmo e ridente su le miserie umane; nel vespero el pudor te fa piú coldo el viso e un malinconico suríso in boca, xe ‘l to fior. In urti mie distanti solesài e perplessi fiurisse i calicanti co’ petali dimessi. El profumo inproviso el fa l’incantamento al primo alito de vento, al cuor piú vecio e griso. (Biagio Marin) Biagio Marin, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti 14 Sole invernale Sole invernale delle ore meridiane, cosí leggero e trasparente cosí calmo e ridente sulle miserie umane; nel vespero il pudore ti fa piú caldo il viso e un malinconico sorriso in bocca, è il tuo fiore. In orti miei distanti soleggiati e perplessi fioriscono i calicanti con petali dimessi. Il profumo improvviso fa l’incantamento al primo alito di vento, al cuore piú vecchio e grigio. (Versione in italiano di Edda Serra) 15 Santa Lùsia Santa Lusia col castaldo l’è du giorni che la viaja, la vien zo dal monte Baldo par dormir sora la paja. A l’è carga, pora dona, de zugatoli e de fruti che la spande e che la dona parchè i fioi i se goda tuti. El so musso a testa bassa con le rece in pingolon su la goba el ga na cassa che a portar l’è poco bon. Ma el se inzegna far la spola a portar e a sfadigar parché dopo el se consola el spetacolo a mirar. (Anonimo) Testo recuperato dalla tradizione orale ad opera del Mo Paolo Soliman Santa Lucia col castaldo, son due giorni che è in viaggio, scende giù dal Monte Baldo per dormire sulla paglia. È carica, povera donna di giocattoli e di frutti che sparge e dona perché i bambini ne godano tutti. Il suo asino a testa bassa con le orecchie penzoloni ha sulla schiena una cassa che fa fatica a portare. Ma si dà da fare ad andare avanti e indietro, a portare e a faticare, perché poi si consola ad ammirare lo spettacolo. 16 L’erba lo voglio tornare a vivere dove l’erba non è come qui puro ornamento, gioia degli occhi che dura l’anno intero. Di questi giorni misera si consola d’un sole fugacissimo, e a quella spera ingannevole, a quel breve calore ride un poco tremando. Ma già l’ariá abbuia, chi è in cammino s’affretta, cerca con gli occhi riverberi di fuochi e di lampade: presto nevica, sarà tutto finito ancora una volta. (Attilio Bertolucci) Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti Il gelo La terra era squallida e grigia, e grigio e monotono il cielo; l’inverno riaprì la valigia e poi disse al Gelo: <<Ricama con mano gentile quest’umida nebbia sottile. >> Il Gelo si mise al lavoro: sui penduli rami tremanti profuse con arte un tesoro di perle e diamanti; e all’alba del nuovo mattino la terra fu tutta un giardino. (Rosalia Calleri) 17 Gelo Tremolare di stelle nel vento della notte. Palpitare sommesso sotto coltri di neve - Partiranno le nubi? Forse vedremo il sole con il giorno che viene: ma sapranno di gelo le brezze mattutine. (A. Russo) Tempo di sognare Nella mia stanza la lampada è accesa. Si spengono le voci dei vicini. La fredda luna illumina la piazza e si forma sugli alberi la brina. Al riparo, i cavalli, lentamente rosicchiano il legno della greppia. Non chioccolan galline né fumano camini. Sù chiudiamo la porta e poi sognamo. (Shan Kiang Wang) Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI 18 La fontana malata Clof, clop, doch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch ... È giù nel cortile, fontana malata; che spasimo, sentirla tossire! Tossisce, tossisce, si tace, di nuovo tossisce. Mia povera fontana, il male che hai il core mi preme. Si tace, non getta più nulla, si tace, non s’ode romore di sorta ... Che forse ... che forse sia morta? Che orrore! Ah, no! Rieccola, ancora tossisce. Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch. . La tisi l’uccide. Dio Santo, quel suo eterno tossire mi fa morire, un poco, ma tanto! Che lagno! Ma Habel, Vittoria! Correte, chiudete la fonte, mi uccide quel suo eterno tossire! Andate, mettete qualcosa per farla finire, magari ... morire! Madonna! Gesù! Non più, non più! Mia povera fontana, col male che hai, finisci, vedrai, che uccidi me pure. Clof, clop, cloch, cloffete, doppete, clocchete, chchch ... (Aldo Palazzeschi) Piccola antologia dei poeti futuristi, Edizioni All’insegna del pesce d’oro <<La fontana malata>> è il frutto della personificazione di una fontana che gocciola a fatica giù nel freddo cortile: per il poeta si tratta di una fontana malata che ad ogni goccia che cade tossisce tristemente, rischiando di morire (fuor di metafora, di esaurirsi). Da un punto di vista metrico, la poesia nasce dall’idea originale di far corrispondere ogni verso (trisillabo, con qualche eccezione) alla caduta di una goccia. Il poeta può in tal modo rappresentare dal vivo e caricare di sentimento la caduta di ciascuna goccia. Ci par di sentire quella goccia che cade, meglio quella fontana che tossisce tossisce tossisce… e siamo presi da un senso di pena. 19 Il sorriso del nord Colori d’arcobaleno sulla neve attraverso una lacrima gelata. (1947) (Blaga Dimitrova) Blaga Dimitrova, Segnali, poesie scelte, Fondazione Piazzolla Tramonto invernale Ululano lupi in coro nel tramonto nevoso. (Joso) Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI 20 In campagna nella stagione invernale Nel cielo del Nord con sinuose curve scorre il Dragone, come un fiume tra le Orse; le Orse che temono d’immergersi nell’acqua dell’Oceano. Là, come dicono, è buio profondo tace sempre e al venire della notte più le tenebre s’addensano, l’Aurora torna quando da noi s’allontana, e riporta il giorno; e quando il primo sole respira su noi con i cavalli ansanti, là Espero rosseggiante accende i lumi della sera. Quando cadono fredde le piogge, al chiuso, il contadino è piú assiduo in quei lavori che quasi trascura se il cielo è sereno; e l’aratore affila il dente ottuso del vomere, o scava da un albero vasi di legno, o segna il bestiame, o numera i mucchi di grano; o aguzza i pali e le forche, e prepara giunchi d’Ameria per legare la tenera vite. Allora è tempo d’intrecciare leggeri canestri con verghe di rovo, e di brunire al fuoco il grano e romperlo con la pietra. Qualcuno veglia d’inverno a tardo lume di lucerna e aguzza fiaccole col ferro tagliente, mentre la sposa, confortando il lavoro col canto, percorre le tele sul pettine sonoro, e addensa al fuoco il dolce umore del mosto, e schiuma con le fronde dal paiolo che mormora. Mieti nel meriggio la rosseggiante Cerere, e nel meriggio batti sull’aia le biade mature. Ara e semina nudo il contadino: ozia d’inverno. L’inverno invita al piacere, libera dai pensieri. Allora i contadini godono il frutto dell’estate, e lieti trascorrono il tempo nei conviti come i naviganti che hanno infiorato la poppa delle navi tornate finalmente cariche nel porto. Quando alta è la neve e i fiumi spingono il ghiaccio, è tempo di cogliere le ghiande delle querce e le bacche d’alloro e l’uliva e i mirti di sangue; di tender lacci alle gru e reti ai cervi, d’inseguire le lepri dalle lunghe orecchie, e di colpire i daini con la fionda balearica. (Publio Virgilio Marone) Virgilio, Il fiore delle Georgiche, trad. Salvatore Quasimodo, Mondadori 21 Il gatto Inverno Ai vetri della scuola stamattina l’inverno strofina la sua schiena nuvolosa come un vecchio gatto grigio: con la nebbia fa i giochi di prestigio, e case fa sparire e ricomparire; con le zampe di neve imbianca il suolo e per coda ha un ghiacciuolo... Sì, signora maestra, mi sono un po’ distratto: ma per forza, con quel gatto, con l’inverno alla finestra che mi ruba i pensieri e se li porta in slitta per allegri sentieri. Invano io li richiamo: si saranno impigliati in qualche ramo spoglio; o per dolce imbroglio, chiotti, chiotti, fingon d’essere merli e passerotti. (Gianni Rodari) Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi Guardando dalla finestra Il bimbo guarda alla finestra i fiocchi tanti ch’empion turbinando l’aria, guarda la strada bianca e solitaria che non ha che un ombrello e due marmocchi, poi guarda la casina dirimpetto che è aggiacciata dal vento e dalla bruma ma che pur nel silenzio algido fuma con la pipa del suo comignoletto. Sorride il bimbo nel suo caldo covo ed è stupito, perché i fiocchi a un tratto d’un paesello nero e vecchio han fatto un paesello tutto bianco e nuovo. (Marino Moretti) Marino Moretti, Poesie scritte col lapis, Oscar Mondadori 22 23 La neve Come pesa la neve su questi rami come pesano gli anni sulle spalle che ami. L’inverno è la stagione più cara, nelle sue luci mi sei venuta incontro da un sonno pomeridiano, unamara ciocca di capelli sugli occhi. Gli anni della giovinezza sono anni lontani. (Attilio Bertolucci) Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti Questa sera il sole … Questa sera il sole tramonta nei tuoi occhi l’inverno vi si spegne, lenta brace tranquilla. Così la gente indugia per le strade che l’ombra non ha toccato ancora, ma il fumo appena da umili camini intimamente annuvola. Tu lascia che ristagni sulle case ed offuschi i lontani del cielo che scolora. Finché un’altra pena porti la notte, vigilia della primavera. (Attilio Bertolucci) Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti ‘ 24 Tante stele nel sielo Tante stele nel sielo in questa note ciara, cristalina, l’aria ha savor de gelo e brividi de buora va in marina. La gran luminaria consola la gno sera za spauria che quel’ultima zogia vaga via, che la gno vita se desperda in aria. Me duol lassâ la colda tera za persa soto ‘l baso de l’unbria, ma de le fiame in sielo l’alegria incanta la gno sera. (Biagio Marin) Biagio Marin, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti Tante stelle in cielo Tante stelle in cielo in questa notte chiara, cristallina, l’aria ha sapore di gelo e brividi di bora vanno per la marina. La gran luminaria consola la mia sera già spaurita che quell’ultima gioia vada via, che la mia vita si disperda in aria. Mi duole lasciare la calda terra già persa sotto il bacio dell’ombra ma l’allegria delle fiamme in cielo incanta la mia sera. (Versione in italiano di Edda Serra) 25 Inverno Oh, gesto dell’inverno verso di me, assiduo e freddo. Sì, c’è qualcosa nell’inverno come di una tenera medicina. Altrimenti come mai all’improvviso dall’oscurità e dalla sofferenza la fiduciosa infermità gli tende le mani? Oh, caro, fa magie, di nuovo sfiorerà la mia fronte il bacio salùbre dell’anellino di ghiaccio. Ed è sempre più forte la tentazione di andare incontro all’inganno con fiducia, di guardare negli occhi dei cani e stringersi agli alberi. Perdonare, come se fosse un gioco, di slancio, in volata, e, dopo aver finito di perdonare, perdonare ancora qualcuno. Diventare uguale ad un giorno invernale, al suo vuoto ovale, ed essere sempre al suo cospetto una sua piccola sfumatura. Annullarsi, per richiamare aldilà della parete non la mia ombra, ma la luce da me non oscurata. (1962) (Bella Achmadùlina) Bella Achmadùlina, Poesie scelte, Fondazione Piazzolla 26 Ali di neve Il vento vola con ali di neve e sparge sui campi un velo di candore. (A. Russo) Vien zo la neve - Vien zo la neve! Godete, putina, co ‘sti fiocheti che te par bonbaso. Quando i se posa su la to manina i par steline su ‘n cussin de raso. - Sì, ma i se desfa, come che la sia? - L’è ‘l caldo del to cor, Franchina mia. Guarda su le me man come che i dura ..., a mi ‘sta neve la me fa paura ... - Parché, noneto? - Ti no te capissi ... Zuga, putina mia, co ‘sti fiocheti che te inpastrocia tuti quanti i rissi, ride la gioia nei to bei oceti ... Vien zo la neve, la me ingiassa el cor, ti, fra ‘sto bianco, te me pari un fior. Bati le man, putina, in alegria ... Mi g’ò la vita che me scapa via. (Gino Tartaglia) 27 La neve cade La neve cade, la neve cade. Alle bianche stelline in tempesta si protendono i fiori di geranio dallo stipite della finestra. La neve cade, la neve cade, come se non cadessero i fiocchi, ma in un mantello rattoppato scendesse in terra la volta celeste. La neve cade, la neve cade, la neve cade e ogni cosa è in subbuglio: il pedone imbiancato, le piante sorprese, la svolta del crocicchio. (Boris Pasternak) Boris Pasternak, Poesie d’amore, Newton Tempo di sognare Nella mia stanza la lampada è accesa. Si spengono le voci dei vicini. La fredda luna illumina la piazza e si forma sugli alberi la brina. Al riparo, i cavalli, lentamente rosicchiano il legno della greppia. Non chioccolan galline né fumano camini. Su chiudiamo la porta e poi sognamo. (Shan Kiang Wang) Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI 28 Nevicata Le casette stupefatte sono bianche come il latte. Lungo i tetti, sopra i rami, che merletti, che ricami! Tutto è bianco monte e valle... E’ un diluvio di farfalle. Che stupore per gli uccelli! Che cappucci sugli ombrelli! (Pasquale Ruocco) Preghiera bianca Nevichi, nevichi ... In sogno bianco sparire. Neve così per un’era intera. Ricopra la nera voragine che da te mi separa. Solo che non cessi di nevicare. Soffiano turbini - forze maligne del distacco. Che io cada incosciente in bianca anestesia, per non soffrire. Nevichi, nevichi. (1948) (Blaga Dimitrova) Blaga Dimitrova, Segnali, poesie scelte, Fondazione Piazzolla 29 La neve La neve venne, venne verso sera. Essa scese giù dall’alto dei cieli sui tetti e stupì tutti con la sua bianchezza. Era davvero tanta, ed era davvero bella ... Cadeva e cadeva e sotto i piedi non si scioglieva, anzi diventava più compatta. Giacque in terra, ma volava a seconda del vento e nel vento oscillava. Giaceva fresca e scintillante e ognuno ne era abbagliato. Giaceva alta e pura nella sua soffice semplicità. (Evgenij Evtuscenko) Evgenij Evtushenko, Poesie, Garzanti 30 È arrivata la neve È scesa la neve, divina creatura, a visitare la valle. È scesa la neve, sposa della stella, guardiamola cadere. Dolce! Giunge senza rumore, come gli esseri soavi che temono di far male. Così scende la luna, così scendono i sogni ... Guardiamola scendere. Pura! Guarda la valle tua, come sta ricamandola di gelsomino soffice. Ha così dolci dita, così lievi e sottili, che sfiorano senza toccare ... (Gabriela Mistral) Caduta la neve Caduta la neve, né voli d’uccello né segni di strade rimangono lievi. Nella barca sul fiume, tabarro di bambù, un vecchio solitario pesca gelo e neve. (Liu-Tsung-yuen) Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI 31 Qui si sta bene Qui si sta bene: fruscii, scricchiolii, il freddo ogni giorno più forte. L’albero si piega sotto la bianca fiamma delle abbaglianti rose di ghiaccio. Sulle fastose nevi di parata una traccia degli sci, come per ricordare che in certi secoli lontani qui siamo passati noi due. (Anna Achmatova) Anna Achmatova, Poesie, Nuova Accademia, Milano Dormire Vorrei imitare questo paese adagiato nel suo camice di neve (1917) (Giuseppe Ungaretti) Giuseppe Ungaretti, Tutte le poesie, I Meridiani, Mondadori 32 Nadal El sielo ponentin el s’ha sfogào de ruose rosse e ponpose su un sfondo senerin. Púo xe vignúe le stele ne l’aria cristalina; la solitàe marina la gera sensa vele. In quel ciaror comosso da tanto firmamento no’ gera un fil de vento fin a l’ultimo dosso. Un pianzussà lisiero oro via ‘l mar, in giro, che pareva un suspiro drio de amaro pensiero. E le canpane in aria le ha sonào Nadal: quel son s’ha sperso in mar su l’Istria solitaria. Sui urisunti scuri el lanpizà d’un faro: de là del mar amaro el faro de Salvuri. (Biagio Marin) Biagio Marin, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti 33 Natale Il cielo ponentino s’è infocato di rose rosse e pompose su uno sfondo di cenere. Poi sono venute le stelle nell’aria cristallina; la solitudine marina era senza vele. In quel chiarore commosso da tanto firmamento non c’era un fil di vento fino all’ultimo dosso. Un piagnisteo leggero lungo il mare, intorno, che pareva un sospiro dietro un pensiero amaro. E le campane in aria hanno suonato Natale: quel suono s’è sperso in mare sull’Istria solitaria. Sugli orizzonti scuri il lampeggiare di un faro: di là dal mare amaro il faro di Salvore. (Versione in italiano di Edda Serra) 34 Spetar Nadàe E semo ancora qua a spetar nantro Nadàe. So la nostra fronte qualche ruga in pi. Sora le spae on saco de paure, làgrime e sospiri. Posti svodi, ‘torno al fogolaro, drento l’anema la voja de tornare indrìo par destirare su i prà de neve de la nostra prima età le fadighe del vivare nostro. (Gemma Bellotto) Gemma Bellotto, rivista “Quatro ciacoe” Natale in Friuli Ma quando facevo il pastore allora ero certo del tuo Natale. I campi bianchi di brina, í cieli rotti dal gracidio dei corvi nel mio Friuli sotto fa montagna, erano il giusto spazio alla calata delle genti favolose. I tronchi degli alberi parevano creature piene di ferite; mio padre era parente della Vergine, tutta in faccende, finalmente serena. Io portavo le pecore fino al sagrato e sapevo d’essere uomo vero del tuo regale presepio. (Davide Maria Turoldo) 35 Le ciaramelle Udii tra il sonno le ciaramelle, ho udito un suono di ninne nanne. Ci sono in cielo tutte le stelle, ci sono i lumi nelle capanne. Sono venute dai monti oscuri le ciaramelle senza dir niente; hanno destata ne’ suoi tuguri tutta la buona povera gente. Ognuno è sorto dal suo giaciglio; accende il lume sotto la trave; sanno quei lumi d’ombra e sbadiglio, di cauti passi, di voce grave. Le pie lucerne brillano intorno, là nella casa, qua su la siepe: sembra la terra, prima di giorno, un piccoletto grande presepe. Nel cielo azzurro tutte le stelle paion restare come in attesa; ed ecco alzare le ciaramelle il loro dolce suono di chiesa; suono di chiesa, suono di chiostro, suono di casa, suono di culla, suono di mamma, suono del nostro dolce e passato pianger di nulla. O ciaramelle degli anni primi, d’avanti il giorno, d’avanti il vero, or che le stelle son là sublimi, conscie del nostro breve mistero; che non ancora si pensa al pane, che non ancora s’accende il fuoco; prima del grido delle campane fateci dunque piangere un poco. 36 Non più di nulla, sì di qualcosa, di tante cose! Ma il cuor lo vuole, quel pianto grande che poi riposa, quel gran dolore che poi non duole; sopra le nuove pene sue vere vuol quei singulti senza ragione: sul suo martòro, sul suo piacere, vuol quelle antiche lagrime buone! (Giovanni Pascoli) Giovanni Pascoli, Poesie, Giunti Barbera Orfano Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca. Senti: una zana dondola pian piano. Un bimbo piange, il piccol dito in bocca; canta una vecchia, il mento sulla mano. La vecchia canta: Intorno al tuo lettino c’è rosee gigli, tutto un bel giardino. Nel bel giardino il bimbo s’addormenta. La neve fiocca lenta, lenta, lenta... (Giovanni Pascoli) Giovanni Pascoli, Poesie, Giunti Barbera 37 Il castagno I Quando sfioriva e rinverdiva il melo, quando s’apriva il fiore del cotogno, e il greppo, azzurro, somigliava un cielo visto nel sogno; brullo io te vidi; e già per ogni ripa erano colte tutte le viole, e tu lasciavi ai cesti ed alla stipa tutto il tuo sole; e, pio castagno, i rami dalla bruma ancora appena e dal nevischio vivi, a mano a mano d’una lieve spuma verde coprivi. Ma poi, vedendo sotto il fascio greve le montanine tergersi la fronte, tu che le sai da quando per la neve scendono il monte, ecco, pietoso tu di lor, tessesti lungo i torrenti, all’orlo dei burroni, una fredda ombra, che gemé di mesti cannareccioni. II E qualche cosa già nell’aspro cardo chiuso ascondevi, come l’avo buono che nell’irsuta mano cela un tardo facile dono. Ai primi freddi, quando il buon villano rinumerò tutti i suoi bimbi al fuoco; e con lui lungamente il tramontano brontolò roco; e tu quei cardi, in mezzo alle procelle, spargesti sopra l’erica ingiallita, e li schiudevi per pietà di quelle povere dita... 38 Tutti spargesti i cardi irti e le fronde fragili, e tutto portò via festante la grama turba. Nudo con le monde rame, o gigante, stavi, e vedevi tu la vite e il melo vestiti d’oro e porpora al riflesso già delle nevi, e per lo scialbo cielo nero il cipresso. III Per te i tuguri sentono il tumulto or del paiolo che inquieto oscilla; per te la fiamma sotto quel singulto crepita e brilla; tu, pio castagno, solo tu, l’assai doni al villano che non ha che il sole; tu solo il chicco, il buon di piì , tu dài alla sua prole; ha da te la sua bruna vaccherella tiepido il letto e non desia la stoppia; ha da te l’avo tremulo la bella fiamma che scoppia. Scoppia con gioia stridula la scorza de’ rami tuoi, co’ frutti tuoi la grata pentola brontola. Il vento fa forza nell’impannata. Nevica su le candide montagne, nevica ancora. Lieto è l’avo, e breve augura, e dice: Tante più castagne, quanta più neve. (Giovanni Pascoli) Giovanni Pascoli, Poesie, Giunti Barbera 39 Dopo el dissenbre inserto Dopo el dissenbre inserto zenèr s’ha ilinpidío co’ un sielo biavo e ‘verto co’ ‘l sol rinzuvinío. E i calicanti xe duti un svolo d’oro: co’ ili el cuor infioro de ricordi, ma tanti. Anche ili trasparinti co’ lontanansa che reciama la zoventú su ogni rama e la so boca rossa, bianchi i dinti. (Biagio Marin) Biagio Marin, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti Dopo il dicembre incerto Dopo il dicembre incerto gennaio si è fatto limpido, con un cielo azzurro e aperto, con il sole ringiovanito. E i calicanti son tutti un volo d’oro: con essi infioro il cuore di ricordi, ma tanti. Anche quelli trasparenti con la lontananza che richiama la gioventú su ogni ramo e la sua bocca rossa, bianchi i denti. (Versione in italiano di Edda Serra) 40 Ritorna ai rami Ritorna ai rami il fuoco di gennaio intenerito, di neve i colli non lontani rallegrano l’ozioso pomeriggio alle porte della città. Il giorno è popoloso sino a che s’accende sul ponte il lampione e inonda l’acqua e il ferro fiorito. (Attilio Bertolucci) Attilio Bertolucci, Verso le sorgenti del Cinghio, Garzanti Giorno d’inverno Nevica: l’aria brulica di bianco; la terra è bianca, neve sopra neve; gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco, cade del bianco con un tonfo lieve. E la ventata soffia di schianto per le vie mulina la bufera; passano bimbi; un balbettio di pianto; passa una madre; passa una preghiera! (Giovanni Pascoli) Giovanni Pascoli, Myricae, Mondadori 41 Pensieri di casa Non posso più scrivere né vivere se quest’anno la neve che si scioglie non mi avrà testimone impaziente di sentire nell’aria prime viole. Come se fossi morto mi ricordo la nostra primavera, la sua luce esultante che dura tutto un giorno, la meraviglia di un giorno che passa. Forse a noi ultimi figli dell’età impressionista non è dato altro che copiare dal vero, mentre sgoccia la neve su dei passeri aggruppati. (Attilio Bertolucci) Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti Pensiero segreto In un paese ove la neve raramente cadeva nei passati inverni, da molti giorni nevica. S’accumula la neve ed ogni cosa viene coperta da un candido manto: sotto quel manto paiono più belle tutte le cose più comuni, e vane. Ma nel nostro segreto c’impaura il pensier che domani, con il sole, la neve sarà fusa e allor le cose sembreranno più brutte e più meschine. (Fuyuhiko Kitagawa) 42 Amico inverno... Amico inverno, l’esile bucaneve e il calicanto stupito ti rallegrano i giorni nitidi, le sere crude e belle; ma tu non hai fretta e gusti il tempo: i brevi soli, le notti infinite che s’aprono sulla terra pavesata di stelle. Favoloso inverno, son esse, le stelle che s’alzano a corone sui monti, con cui t’accompagni e ragioni fino all’alba lontana; e attendi che, fioco, tra il lento arrivar della luce, sull’impoverita natura risusciti il giorno scialbo un tocco di campana. Rabeschi di geli, nevi abbaglianti, tese braccia di querce sui colli s’addolciscono al sole che lotta col rovaio; ma cade la notte rapida, fra lividi guizzi di luce dal cielo, e appare sul monte brullo la luna di gennaio. (Giovanni Titta Rosa) La morte degli uccelli La sera, accanto al fuoco, certe volte io penso all’uccello che muore solo nel bosco immenso. Fuori l’inverno triste conduce i suoi giorni assonnati e i poveri nidi deserti, i nidi ormai abbandonati, ondeggiano al vento nel cielo ch’è un eterno grigiore. Oh, questa morte di alati ha un volto di nuovo dolore! Eppure un bel giorno, al tempo sognato de le violette, non troveremo i delicati scheletri, fra l’erbette d’aprile, dove ci piacerà spensierati garrire. Ma che forse gli uccelli si nascondono per morire? (François Coppée) 43 Isolamento invernale A Bulat Okuìdava Uno strano ospite è stato da me in febbraio. La neve aveva ingombrato il mio tetto già in gennaio, concedendomi l’isolamento dei pensieri e delle azioni. Io vivevo in solitudine, come il fuoco in un fanale E come un insetto, che nell’ambra ha trovato posto nella vastità di un’ideale ristrettezza. Lo strano ospite è apparso all’improvviso davanti a me E tanto più strana era questa visita in quanto la neve aveva duramente sigillato la mia porta. Per esempio, io portavo il grano ai miei uccelli. "Si può uscire fuori?" ho domandato. "Non si può" mi rispose la forte volontà del cumulo di neve. Uno strano ospite, vi dico, un ospite misterioso. Egli passò attraverso la parete da parte a parte, come un chiodo, piantato da qualcuno dal di fuori per un misterioso scopo. D’altronde, cos’altro gli restava da fare giacché nella casa, murata nel buio della neve, non erano rimaste per entrare né porta né fessura. Uno strano ospite: non faceva l’ospite, ma il padrone. Con il fuoco guarì il suo cilindro bagnato, si cavò dal petto un porcellino d’India e disse: "Oh, pardon, sono intirizzito e per di più mi sono fatto male quando filavo dritto verso questa casa, dove ora rischio di raffreddarmi." Io dissi: "Il fuoco vi conforterà, ospite. Una manciata di noci, un grappolo effimero di vino: ecco il mio piccolo sud, tra le dovute tempeste di neve. Per quanto concerne il povero porcellino d’India, per lui già da tempo il mio amore ha preparato un cavolo, coltivato in porti stranieri." 44 Lo strano ospite si vantò: "Notate, madame, che io sono incline alle lacrime, ma non sono inclini alle orme i miei piedi inzuppati. Io sono tutto un enigma." Io gli spiegai che non sono una stravagante e che non corro dietro alla musica per vedere il pedale sotto il piede del musicista. Lo strano ospite si mise a gridare: "Non mi piace il tono dei vostri scherzi! Poi sarà terribile il vostro pianto! Vanno molto male gli affari del vostro cuore e della vostra carne. Per questo sono apparso quaggiù senza vergogna, perché mi è noto il vostro povero destino." Io gli chiesi: "Perché non bevete?" Lo strano ospite non disdegnava di bere il vino. L’imprudenza delle labbra ridusse le sue parole soltanto agli errori, ai sorrisi e ad un pianto buono: il prolungamento del litigio fa bene all’anima! Voi, bambina mia, siete una favorita ed una protetta. Io in qualche modo modificherò il vostro destino. Non invano il benaugurante animale biancheggia nel pelo pulito: sbagliate! Prendete il biglietto fortunato! Scegliete qualsiasi conforto mondano!" Io mi inchinai all’ospite: "Siete molto buono, per adesso rifiuto i vostri doni. Ma salvate il meraviglioso porcellino d’India! Non mi è forse fratello nel crudele abbandono? Come è acuta questa tristezza: appena desti, girare lo sguardo tra elementi’ estranei e non volgersi al proprio. Oh, come dolcemente la marina, la moriana, i mari inevitabilmente mi attirano e non mi toccano, lasciandomi la vista infantile del veggente. Inoltre, sono grata al mio destino. Io vivo come desidero, sola con me stessa. Dio è nei miei confronti un giusto e cortese editore. Il mio vecchio cane mi lecca la guancia, come un cucciolo. E c’è un’ampia meravigliosa scelta delle supreme ricchezze: giambo, trocheo, anfibraco, anapesto e dattilo. 45 E ieri un campanello ha risuonato nei campi. Il mio vecchio amico mi è venuto a trovare. Invano ho temuto: e se per caso non trovasse la strada? Dicevo: quando ti vedo Bulat, gli occhi mi fanno male per l’enormità della vista, la confusione dell’amore fischia nella mia testa." Lo strano ospite si mise a ridere. Sapeva che mentivo. Non c’erano slitte in quella neve orfana. Il mio compagno con un compagno canta a Leningrado. Ed ormai da tempo il mio cane è morto, nel mio petto si è fatto più breve il respiro. E le mani stanno alla larga da penna e quaderno. Lo strano ospite ribadì: "Voi non siete felice." In quel momento si aprì la porta chiusa. La neve continua a cadere, senza conoscere sosta. Quant’era coraggioso e bello l’aspetto di colui che entrava! E lasciava la pelle pietroburghese delle calosce un’orma maliziosa ed intagliata, come un sorriso. Io spero che il mio ospite ricorderà e terrà in conto come nell’oscurità del volto la pupilla era argentea, che capelli castani aveva l’africano e come era scuro il russo! Io pensai: presto sarà la fine di febbraio e dissi a colui che entrava: "Felicità! Amore! È bello che tra di noi non ci saranno distacchi!" (Bella Achmadùlina) Bella Achmadùlina, Poesie scelte, Fondazione Piazzolla 46 Inverno Fili neri di pioppi fili neri di nubi sul cielo rosso, su questa prima erba libera dalla neve chiara che fa pensare alla primavera e guardare se ad una svolta nascono le primule. Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri – la nebbia addormenta i fossati – un lento pallore devasta i colori del cielo. Scende la notte nessun fiore è nato ... (Antonia Pozzi) Antonia Pozzi, Parole, Mondadori Nel sole del tramonto La bianca betulla sotto la mia finestra s’è coperta di neve come d’una coltre d’argento. Sta ritta la betulla nella quiete assonnata e arde la neve nel fuoco dorato.* Ma l’alba, pigra girando intorno, cosparge i rami d’un argento nuovo. (Sergey Esenin) *Il fuoco acceso nella casa dona riflessi dorati alla neve che copre la betulla. 47 Notte invernale Mulinava la neve su tutta la terra, in ogni dove. Una candela ardeva sul tavolo, una candela ardeva. Come d’estate a sciame i moscerini volano sulla fiamma, precipitavano i fiocchi dal cortile sul riquadro della finestra. La tormenta attaccava al vetro cerchietti e strali. Una candela ardeva sul tavolo, una candela ardeva. Sul soffitto rischiarato si stendevano le ombre, incroci di braccia, incroci di gambe, incroci della sorte. E due scarpette cadevano con rumore sul pavimento, e a lacrime la cera dal lucignolo gocciolava sull’abito. E tutto scompariva nella foschia nevosa canuta e bianca. Una candela ardeva sul tavolo, una candela ardeva. Sulla candela un soffio da un angolo E l’ardore della tentazione sollevava, quale angelo, due ali in forma di croce. La neve mulinò tutto il mese a febbraio, e senza posa una candela ardeva sul tavolo, una candela ardeva. (1946) (Boris Pasternak) Boris Pasternak, Poesie d’amore, Newton 48 Notte d’inverno Non è dato correggere il giorno con sforzi di lampade, né sollevare alle ombre i veli di gennaio. Sulla terra è inverno e il fumo dei fuochi non riesce a raddrizzare le case, che giacciono coricate fianco a fianco. Panini di lampioni e marzapane di tetti e nero su bianco nella neve lo stipite della palazzina: è casa signorile e in essa io sono istitutore. Sono solo — ho mandato l’allievo a dormire. Nessuno è atteso. Ma è tirata la tenda. E’ tutto cumoli il marciapiede, ingombro il terrazzino. Ricordo non agitarti! Saldati a me! Credi e fammi credere che sono un tutt’uno con te. Di nuovo volto a lei? No, non ne sono turbato. Chi le ha rivelato i tempi, chi l’ha messa sulla traccia? Fu quel colpo l’origine di tutto. Quanto al resto ora, grazie a lei, non me ne importa. E’ tutto cumoli il marciapiede. Tra le biforcature della neve le gelate bottiglie delle lastre di ghiaccio nude, nere. Panini di lampioni e sul comignolo, come gufo, nelle piume affondato, un fumo ritroso. (1913, 1928) (Boris Pasternak) Boris Pasternak, Poesie d’amore, Newton 49 Senza fretta e buona come mai Senza fretta e buona come mai sono uscita nella neve di un cortile dell’Arbat, e là c’era un tale spettacolo: albeggiava! La luce fioriva come un cespuglio di lillà ed il cortile, di recente cosa vuoto, all’improvviso divenne luminoso ed angusto grazie ai bambini. Un setter irlandese, vispo come il fuoco, mise la nuca nella mia mano, i cuccioli e i bambini erano felici per la neve e sugli occhi e sulle labbra mi cadde una palla di neve, e questo piccolo avvenimento era ridicolo e tutto rideva ed induceva al riso. Come amavo in quel momento Mosca. Pensavo: quanto più a lungo vivo, tanto più semplice è la mente, tanto più fresca è l’anima. Ecco la neve, ecco il portiere, ecco i bambini che corrono: tutto esiste ed è soggetto alla esaltazione, cosa può essere più sensato e sacro? Il giorno della vita, come un essere vivente, sta ed aspetta il mio concorso, e l’aria del giorno mi sembra salùbre. Ah, non basta questa fortuna, che ero viva, che ero completamente felice in quel vialetto che si chiama Chlebnyj. (1974) (Bella Achmadùlina) Bella Achmadùlina, Poesie scelte, Fondazione Piazzolla 50 Paesaggio invernale Respirano lievi gli altissimi abeti racchiusi nel manto di neve. Più morbido e folto quel bianco splendore riveste ogni ramo, via via. Le candide strade si fanno più zitte: le stanze raccolte più intente. Rintoccano l’ore. Ne vibra percosso ogni bimbo, tremando. Di sopra gli alari, lo schianto d’un ciocco che in lampi e faville rovina. (Rainer Maria Rilke) 51 Il vento Desolazione invernale. Nel mondo di un solo colore sibila il vento. (Bashò) Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI Tramonto invernale Ululano lupi in coro nel tramonto nevoso. (Jòsò) Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI 52 Per un bel giorno Un cielo cosi puro un vento cosi leggero non so più dove sono dove ero. O gaggia nuda, bruna violetta che nel calore fugace appassisci in fretta. Giorno che te ne vai e non sai nulla di me e della violetta che tanto amo e del ramo nudo della gaggia, giorno, non andar via. (Attilio Bertolucci) Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti Questa sera il sole... Questa sera il sole tramonta nei tuoi occhi l’inverno vi si spegne, lenta brace tranquilla. Così la gente indugia per le strade che l’ombra non ha toccato ancora, ma il fumo appena da umili camini intimamente annuvola. Tu lascia che ristagni sulle case ed offuschi i lontani`del cielo che scolora. Finché un’altra pena porti la notte, vigilia della primavera. (Attilio Bertolucci) Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti 53 Il frate Viene un frate alla mia casa porta la prima polvere attaccata ai sandali viene a piedi lo segue un asinello viene a cercare legna grano e melica nei prati dolcemente asciuga l’ultimo umido della neve che s’è sciolta viene il frate più presso alla mia porta uomo e animale aspettano nel sole fiumi azzurri lambiscono la terra bambini escono dall’ombra rospi e viole pace feriale è questa che un’incudine percossa chi sa dove segna e spande a meta è la mia vita a metà il giorno a metà ormai la mia solitudine. (Attilio Bertolucci) Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti Albero secco Un albero secco fuori dalla mia finestra solitario leva nel cielo freddo i suoi rami bruni. Il vento rabbioso, la neve e il gelo non possono ferirlo. Ogni giorno quell’albero mi dà pensieri di gioia: da quei rami secchi indovino il verde a venire. (Wang Va Ping) 54 Lame di fuoco Lame di fuoco accendono la valle quando l’inverno è quasi al suo morire. Tra le barene l’acqua trascolora scorre sul limo il passo della luce. Già livide ombre le nubi velano con lento brivido il cielo. Vibra improvviso il cuore nell’inatteso miracolo. È fuggito l’istante ormai perduto. Ma nel silenzio fondo ancora nutre il cuore spirali di fiamme quasi lontano preludio non di un mesto tramonto ma di un’alba preziosa. (Maria Teresa Mancini) Febbraio Febbraio è sbarazzino. Non ha i riposi del grande inverno, ha le punzecchiature, i dispetti Dalla bora di febbraio requie non aspettare. Questo mese è un ragazzo fastidioso, irritante che mette a soqquadro la casa, rimuove il sangue, annuncia il folle marzo periglioso e mutante. (Vincenzo Cardarelli) Vincenzo Cardarelli, Poesie, Oscar Mondadori 55 Tempo di bucaneve Lunghe sere d’inverno! Rumori fievoli, ovattati di neve. La fiamma del vecchio camino ci scaldava le guance ed il babbo diceva: “Verrà presto il tempo dei bucaneve ed il sole bacerà la terra sciogliendo le nevi”. Correva il nostro pensiero pregustando la gioia di corse pazze sulle rive dei prati. Quieto il cuore attendeva, le fragili, bianche corolle già vedeva spuntar dalla neve. Lungo inverno dell’anima! Lungo, interminabile inverno. Tu anima sai ancora attendere? Bruciano gli occhi che così a lungo hanno scrutato la terra. Ma i tuoi fiori anima, i tuoi bucaneve non si vedono ancora. (Gemma Bellotto) Gemma Bellotto, Una Gemma a Cortelà, Edizioni del Circolo d’Arte 56 Disgelo Case nel sole: una striscia di giallo, di scialbo giallo, sui prati nevati. Alberi, dietro; alti pioppi sfumati dentro un sottile pulviscolo d’oro. Lucide chiazze di cupo viola sui tetti bianchi: la neve si sfa. Finestre aperte; bucato a festoni; donne affacciate. È l’inverno che va. (Diego Valeri) Diego Valeri, Il campanellino, SEI Verso la primavera Timido è il sole di febbraio, e nudo come un povero: pur, nel suo tepore, ramo di pioppo e ramo di betulla già crede aver le fronde. E tu con essi lo credi: già le vedi: in te già senti gonfiare i bocci che saran domani rosa di peschi e bianco di ciliegi. (Ada Negri) Ada Negri, Poesie, Mondadori 57 Giorni che precedono la primavera Ci sono giorni che precedono la primavera, sotto la neve compatta riposa il prato, gli alberi suonano di una secca allegria, il vento tiepido si fa elastico e dolce. Stupisce il corpo d’esser così leggero, la casa non si riconosce più, e la canzone che t’aveva annoiata, ricanti con nuova emozione. (Anna Achmatova) Anna Achmatova, Poesie, Nuova Accademia