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Settecentomila Svizzeri vivono all`estero A Sorrento il 12

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Settecentomila Svizzeri vivono all`estero A Sorrento il 12
Anno 43 N.3, marzo 2012
Mensile degli Svizzeri in Italia con comunicazioni ufficiali delle Autorità svizzere e informazioni del Segretariato degli Svizzeri all’estero Internet: http://www.gazzettasvizzera.it
La maggioranza in paesi dell’Unione Europea
Settecentomila Svizzeri
vivono all’estero
Una statistica del 2011, pubblicata dal Dipartimento degli Affari esteri (DFAE), indica che
circa il 10% dei cittadini svizzeri vive fuori dai
confini nazionali. Si tratta di 703’640 persone. La maggioranza di esse risiede in Europa:
i 435’203 svizzeri che vi vivono, risiedono,
nel 96,67% dei casi, in Paesi dell’Unione Europea.
All’incirca tre su quattro possiedono almeno
una seconda nazionalità oltre a quella elvetica. Alla Francia spetta il primato, vi risiede la
comunità più numerosa di confederati: sono
registrati 183’754 compatrioti. Questa cifra
corrisponde a un quarto di tutti gli svizzeri
all’estero (26,11%). Al secondo posto troviamo la Germania, dove vivono 79’050 cittadini, pari all’11,23%; seguita dagli Stati Uniti,
che con il 10,75% ospitano 75’637 persone.
In Italia vivono oltre 50’000 svizzeri.
L’anno scorso, il numero di svizzeri registra-
ti all’estero è aumentato di 8’517 persone,
ossia dell’1,23%. Come nel 2010, il maggior
tasso di crescita si registra in Asia, con un
aumento del 4,49% (1’861 persone in più),
quindi in Europa (crescita dell’1,35%, sarebbe a dire 5’705 individui), Oceania (aumento
dell’1,11%, 334 persone), Africa (più 155) e
America (più 462).
Dei 545’844 svizzeri all’estero con diritto
di voto, il 26,25%, ossia 143’288 persone,
esercita i propri diritti politici come votante
iscritto nel catalogo elettorale di un Comune
svizzero.
Per la prima volta, il censimento è stato effettuato a Berna in modo centralizzato su incarico della Direzione consolare del DFAE, con
l’ausilio di un nuovo programma informatico.
In passato i dati erano rilevati dalle ambasciate e dai consolati generali e poi trasmessi a
Berna, dove venivano assemblati.
Congresso del Collegamento e del Comitato Giovani
A Sorrento il 12-13 maggio
Il 74º Congresso del Collegamento Svizzero
in Italia avrà luogo quest’anno dal 12 al 13
maggio a Sorrento. Il tema che verrà trattato il sabato pomeriggio (la partecipazione è
aperta a tutti) è dedicato alla formazione per
i giovani in Svizzera: studi universitari - scuole
professionali, apprendistato, lavoro.
Il programma del Congresso e i moduli
per l’iscrizione sono stati pubblicati nel
numero di gennaio di “Gazzetta Svizzera”.
Per il Comitato Giovani, vedi l’invito a
pagina 16.
● pagina 2
Norme stradali
svizzere e sanzioni
●pagina 10
Pellegrinaggio in Terra
Santa a Milano
●pagina 20
La letteratura
svizzera nel mondo
● pagina 4
Torno in Svizzera: quali
tasse sulla pensione?
●pagina 18
La Svizzera s’interessa
poco del mondo
●pagina 22
Orso d’argento
svizzero a Berlino
Nuovi primati in Svizzera
Immigranti
ed emigranti
Il 2011 avrà fatto registrare nuovi primati per quanto concerne i movimenti
migratori da e per la Svizzera. Il numero di cittadini svizzeri all’estero (tre
quarti dei quali con doppia nazionalità)
ha superato la soglia delle 700’000
unità, con un aumento del flusso migratorio (partenze meno rientri) di oltre
8’500 unità (vedi articolo qui di fianco).
Anche l’immigrazione in Svizzera ha
registrato un nuovo record annuale. Il
saldo migratorio, in questo caso, supera le 75’000 unità. Come da qualche
tempo la maggior parte proviene dalla Germania (15’000), dal Portogallo
(7’000), dalla Francia (5’000) e dall’Italia (4’000). Questi dati si basano sulle
statistiche 2010, poiché le cifre 2011
per paesi non sono ancora note.
Una novità è data da 4’700 arrivi dai
paesi dell’Est europeo, per i quali la
libera circolazione delle persone è in
vigore soltanto dallo scorso mese di
maggio. Ma l’aumento è tale da poter
chiedere, da parte svizzera, l’applicazione della “clausola di salvaguardia”
prevista negli accordi di libera circolazione con l’UE. Il totale di questi immigrati supera infatti del 10% la media
dei tre ultimi anni. È opportuno?
Sul piano politico non va dimenticato che è in corso la raccolta di firme
per l’iniziativa “Contro l’immigrazione
massiccia” dell’UDC. Essa chiede che
il Consiglio federale reintroduca il sistema dei contingenti, come prima del
2002. La conseguenza sarebbe però
che la Svizzera debba rinegoziare l’accordo di libera circolazione con l’UE o
magari denunciarlo. L’idea di applicare
la “clausola di salvaguardia” comincia
però a ottenere consensi, tanto più che
il rapporto immigrazione / buona congiuntura non sembra più funzionare a
dovere.
Ignazio Bonoli
2
N. 3, marzo 2012
Dalle multe disciplinari alle sanzioni di varia entità
Le sanzioni previste in Svizzera
per violazioni delle norme stradali
Gentili Lettori,
chi avrà letto l’articolo del mese scorso di
certo ricorderà che lo stesso traeva spunto
dalla segnalazione di un lettore che aveva violato i limiti di velocità in Svizzera con l’auto
aziendale. Per questa ragione la società italiana per cui lavora aveva ricevuto dalla Polizia
Cantonale una comunicazione contenente la
richiesta di compilare un questionario teso ad
individuare il conducente dell’autovettura e ad
inquadrare la situazione personale, soprattutto dal punto di vista economico, di chi guidava
l’auto al momento della violazione.
Abbiamo così ricordato le diverse tipologie di
sanzioni; il fatto che le violazioni del codice
stradale svizzero, ad eccezione di quelle molto lievi, sono tutte punite penalmente; nonché
la peculiarità della Svizzera per cui – sempre
eccettuate le violazioni di minore entità - l’importo della sanzione da pagare è variabile e
dipende, oltre che dal grado di pericolosità
della condotta tenuta e dai precedenti del trasgressore, anche dalla condizione personale
ed economica dello stesso.
Tale vicenda concreta – che per molti è stata
una sorpresa - ha sollecitato, come prevedibile, ulteriori domande, e quindi, ci offre lo
spunto per ulteriori approfondimenti.
Visto allora che il tema appare di diffuso e
comune interesse, ho ritenuto, quindi, di dedicargli ancora un po’ di spazio anche questo
mese, per tracciare un quadro più generale
della disciplina e soprattutto delle sanzioni
elvetiche in tema di violazioni delle norme
stradali.
La sanzione della multa disciplinare
Vi sono innanzitutto le violazioni di minor rilievo. Esse sono sanzionate solo con l’obbligo di pagamento di una somma di denaro
prefissata (c.d. “multa disciplinare”), a norma
della Legge sulle Multe Disciplinari del
24.6.1970 (LMD).
Ci torneremo poi per un aspetto specifico a
conclusione del nostro discorso.
Le sanzioni penali
Vi sono poi le ulteriori e più serie violazioni
stradali che, in Svizzera – in ragione della
loro ponderata pericolosità sociale - sono
sempre punite penalmente dalla Legge Federale sulla Circolazione Stradale del
19.12.1958 (LCStr). Esse si distinguono in
lievi, medie e gravi.
In questo senso, ad esempio, l’art. 16a LCStr.
stabilisce che commette un’infrazione lieve
chi:
a.violando le norme della circolazione provoca un pericolo minimo per la sicurezza
altrui e si rende responsabile soltanto di
una colpa leggera;
b. guida un veicolo a motore in stato d’ebrietà ma senza una concentrazione qualificata di alcol nel sangue e senza commettere
altre infrazioni alle prescrizioni sulla circolazione stradale.
Rientrano in questa ipotesi:
– la guida in stato di ebbrezza - o ebrietà
secondo i canoni linguistici del legislatore
svizzero (sulle cui peculiarità in materia di
domicilio mi ha già fornito utili e divertenti
osservazioni una nostra attenta lettrice
che ringrazio) con un tasso alcolemico
basso (da 0,5 a 0,79) e senza violazione
di altre disposizioni sulla circolazione stradale;
– il tamponamento non grave di un altro veicolo;
– il superamento dei limiti di velocità tra i 16
ed i 20 Km/h nei centri abitati, tra 21 ed i
25 Km/h fuori dai centri abitati, tra 26 ed
Rubrica
legale
dell’Avv.
Markus
W. Wiget
i 30 Km/h in autostrada.
Sull’accertamento dei limiti di velocità, va
precisato che in Svizzera i margini di tolleranza (c.d. “margini di sicurezza”) sono stabiliti
dall’art. 8 dell’Ordinanza dell’USTRA del
22.5.2008, concernente il controllo sulla
circolazione stradale. Peraltro, a differenza
di quanto accade in Italia dove tali margini
sono fissi (5% della velocità rilevata con un
minimo di 5 Km/h) in Svizzera essi variano notevolmente a seconda del tipo di apparecchio
impiegato, della velocità rilevata, del tratto
stradale su cui si opera (rettilineo o in curva)
e delle condizioni del rilevamento (ad es. se
l’accertatore è in fase di inseguimento).
In tutti questi casi la persona colpevole soggiace alla multa, come detto, d’importo variabile e che, da un lato, deve essere commisurata alle condizioni dell’autore e, dall’altro,
non può superare i 10.000 franchi (art. 90
LCStr e 103, 106 C.P. svizzero). Il trasgressore, poi, può venire solo ammonito (se nei
due anni precedenti non gli è stata revocata
la licenza o non sono stati ordinati nei suoi
confronti provvedimenti amministrativi). Altrimenti, la patente gli è addirittura revocata per
almeno un mese.
Il successivo art. 16b LCStr., invece, prevede
che commette un’infrazione di media gravità, ad esempio chi:
a. violando norme della circolazione provoca
un pericolo per la sicurezza altrui o assume il rischio di detto pericolo;
b. guida un veicolo a motore in stato d’ebrietà ma senza una concentrazione qualificata di alcol nel sangue e commette inoltre
un’infrazione lieve alle prescrizioni sulla
circolazione stradale;
c. guida un veicolo a motore senza essere in
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Editore: Associazione Gazzetta Svizzera
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all’Associazione. L’Associazione Gazzetta Svizzera fa parte del Collegamento Svizzero in Italia (www.collegamentosvizzero.it).
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3
N. 3, marzo 2012
possesso della licenza di condurre valida
per la categoria corrispondente;
d. ha sottratto un veicolo a motore per farne
uso.
In questi casi, stante la maggiore gravità dei
fatti, oltre alla multa (sempre parametrata alle condizioni dell’autore e di un ammontare
massimo di 10.000 franchi) viene imposta
la revoca della licenza di condurre che può
essere sia temporanea - e compresa da un
minimo di un mese ad un tempo indeterminato (ma almeno per due anni) - sia addirittura
definitiva in casi specifici di recidiva.
Le infrazioni più serie sono invece disciplinate
dall’art. 16c LCStr. In questo senso è stabilito
che commette un’infrazione grave chi:
a. violando gravemente le norme della circolazione cagiona un serio pericolo per la
sicurezza altrui o assume il rischio di detto
pericolo;
b. guida un veicolo a motore in stato d’ebrietà con una concentrazione qualificata di
alcol nel sangue (quindi, superiore a quella
sopra indicata);
c. sotto l’influenza di stupefacenti o medicinali o per altri motivi non è idoneo alla
guida e in questo stato conduce un veicolo
a motore;
d.intenzionalmente si oppone o si sottrae
alla prova del sangue, all’analisi dell’alito
o ad un altro esame preliminare disciplinato dal Consiglio federale, che è stato
ordinato o lo sarà verosimilmente, o a un
esame sanitario completivo oppure elude
lo scopo di tali provvedimenti;
e. si è dato alla fuga dopo aver ferito o ucciso
una persona;
f. guida un veicolo a motore nonostante la
revoca della licenza.
In questi casi, il responsabile soggiace alla
pena detentiva sino a tre anni o alla pena pecuniaria, la quale, lo ricordiamo nuovamente,
ai sensi degli artt. 90 LCstr. e 34 C.P. svizzero, ammonta ad un massimo di 360 aliquote
giornaliere ciascuna delle quali può arrivare fino a 3’000 franchi. L’importo definitivo, come
per le multe, è deciso dal giudice in ragione
delle condizioni personali dell’autore.
Inoltre, sempre per queste gravi violazioni la
patente (o licenza di condurre ancora secondo la dizione originale) è revocata per un periodo in questo caso non inferiore ai tre mesi.
La revoca può però anche in questo caso essere definitiva se, ad esempio, nei cinque anni
precedenti la licenza è stata revocata perché
la persona si è intenzionalmente opposta o
sottratta alla prova del sangue.
In pratica, alla luce di quanto sopra emerge
che, a dispetto di quanto accade in Italia, per
un verso, le autorità svizzere hanno maggiore
discrezionalità nell’applicazione delle varie sanzioni, e per un altro, che le violazioni stradali
sono in generale considerate in modo molto
severo.
Violazioni particolari
A conclusione di questo articolo ritengo utile, per diverse ragioni non ultima quella di
“alleggerire” un po’ il clima, soffermarmi su
un’ipotesi di illecito diffusissimo (purtroppo)
in Italia, ossia l’utilizzo del telefonino senza
auricolare o vivavoce!
Questo illecito è punito in Svizzera, ai sensi dell’Allegato 1 all’Ordinanza sulle Multe
Disciplinari del 4.3.1996 (punto 311) con
una minima sanzione pecuniaria: appena 100
franchi.
Si tratta però di una sanzione, solo apparentemente più bassa di quella prevista in Italia
(ossia da 152 a 608 euro, decurtazione di
ben 5 punti dalla patente nonché sospensione della patente da uno a tre mesi in caso di
recidiva nel biennio in base agli artt. 173 e
126 bis del Codice della Strada italiano).
Infatti, malgrado l’apparenza, se da questa
(purtroppo frequente) negligenza derivano in
Svizzera conseguenze dannose, ad esempio
un tamponamento anche modesto, riprenderebbero vigore le disposizioni penali sopra
citate e quindi le più pesanti sanzioni appena
ricordate.
Per questo, in conclusione, miei cari lettori,
ricordate sempre di informarVi sulle norme
locali e comunque di essere prudenti anche,
ma soprattutto, in Svizzera.
Avv. Markus W. Wiget
La convenzione fra la Svizzera e l’Italia prevede norme precise a cui attenersi
Servizio militare in Svizzera per doppi nazionali
Egregio Direttore,
Le invio questa affinché possiate prendere atto che, nonostante le vs. belle pubblicazioni al
riguardo del servizio militare, mio figlio S. A.
non è stato accettato per il servizio militare.
Con i saluti. B.C.
Lettera allo S.M. dell’Esercito
il sottoscritto S.A., cittadino svizzero (di madre
solo svizzera e padre italiano), residente in Italia, ha ricevuto la Vostra lettera del 30.11.2011
nella quale si respinge la mia richiesta di fare il
servizio militare in Svizzera con una motivazione a mio parere modesto un po’ vaga e poco
plausibile: “… Lei non può scegliere di prestare il servizio militare in Svizzera”.
Vorrei chiarire quanto segue: in seguito alla
convenzione del 26.2.2007 fra Confederazione svizzera e la Repubblica italiana relativa
al servizio militare delle persone con doppia
cittadinanza, l’articolo 3 indica: il doppio
cittadino è sottoposto agli obblighi militari
soltanto in uno dei due Stati contraenti, dato
che in Italia non sono tenuto ad adempiere gli
obblighi militari a seguito della sospensione
/ soppressione del servizio militare obbligatorio, legge 226 del 23.8.2004, come da
certificato sulla posizione militare, formulario
D, pagina 3955 vidimato dal Centro militare
di Como, come cittadino svizzero posso svolgere il servizio militare in Svizzera.
Lo scorso 22.03.2010 ho ricevuto il foglio
militare (che vi allego) e la lettera del Console.
Ho compilato il modello D e lo rimetto agli
interessati affinché essi possano comprovare
la posizione nei confronti dell’altro Stato.
Vogliate analizzare bene la mia richiesta alla
luce anche di tutte le informazioni che sono
pubblicate sulla Gazzetta Svizzera e delle comunicazioni del Consolato di Milano.
Ho tutte le qualità e la devozione nel Vostro
Stato che è comunque anche il mio trasmesso anche da mia madre B. C., attinente di C.
e dai miei nonni e bisnonni.
S. A.
Risposta
Possiamo capire la delusione del nostro lettore, non fosse che per una risposta un po’ lacunosa. Si legge infatti che “… secondo l’art.
3 cpv 2 della Convenzione del 26 febbraio
2007 … Lei non può scegliere di prestare
servizio militare in Svizzera, perciò la Sua richiesta è respinta”.
Non si dicono però i motivi che sono alla base
della risposta negativa. Ci siamo perciò rivolti al responsabile del Gruppo del personale
dell’esercito a Berna, che per altro è sempre
a disposizione per eventuali chiarimenti.
Il sig. S.A. compiva i 18 anni il 26.12.2010.
Da questa data – secondo la Convenzione
citata – aveva tempo sei mesi per inoltrare
la domanda, quindi entro il 26.06.2011. Ora
non conosciamo la data dell’inoltro della domanda. Sappiamo però che essa deve essere corredata dal “Certificato sulla posizione
militare”.
Questo certificato, rilasciato dal Comando Militare Esercito Italiano, Centro Documentale,
porta la data del 20.12.2011. Supponiamo
quindi che la richiesta debba essere considerata completa solo con l’aggiunta di questo
documento.
In effetti l’Ufficio degli affari militari di Bellinzona rispondeva all’interessato già il
30.11.2011, trascorsi cioè i sei mesi citati.
Da Berna ci è stato detto che l’autorità italiana è molto rigida sul rispetto dei tempi, per
cui l’Esercito svizzero non poteva più prendere in considerazione la domanda dopo il
26.06.2011.
(Red.)
­4
N. 3, marzo 2012
L’imposta verrà calcolata sul totale lordo delle pensioni e di altri redditi
Voglio tornare in Svizzera:
come saranno tassate le mie pensioni?
Gentile signor Engeler,
leggo con interesse tutti gli articoli che vengono pubblicati sulla Gazzetta Svizzera e mi
riferisco in particolare a tutte quelle notizie
che date sulla problematica di chi vorrebbe
rientrare in Svizzera, dopo aver lavorato per
molto tempo in Italia e che percepisce una
pensione INPS. Approfitto della Vs. gentilezza
per esporre il mio caso e per poter capire
se il mio eventuale trasferimento in Patria mi
convenga o meno. Io sono esclusivamente
cittadino Svizzero con passaporto e carta di
identità svizzera, risiedo da molti anni in Bergamasca dove ho lavorato fino alla età di 65
anni (oggi sono 73enne).
A quella età sono stato pensionato INPS e ricevo regolarmente la pensione italiana.
Percepisco pure una pensione AVS che faccio
trasferire sul mio conto corrente bancario italiano, pagando una tassa secca dei 5 % al momento del trasferimento della stessa ìn Italia.
Pure mia moglie, che è pure esclusivamente
cittadina Svizzera, percepisce una pensione
AVS che viene pure trasferita in Italia con le
stesse procedure della sua pensione AVS.
Mia figlia è sposata e risiede nelle vicinanze di
Lugano e sarebbe desiderio di mia moglie di
avvicinarsi alla figlia per potersi “godere” la
compagnia dei nipotini.
In Bergamasca vivo in un appartamento in affitto e pertanto non avrei problemi logistici per ii
trasferimento in Patria, dove affitterei un appartamento per andare a vivere.
Mi sono informato presso l’INPS di (BG) sul
trattamento che sarebbe applicato alla mia
pensione nel caso che io lasciassi l’Italia e
trasferissi la mia residenza nel Canton Ticino.
Ho avuto solo notizie alquanto confuse e non
affidabili per eseguire un eventuale passo così
importante.
Non ho capito bene se l’IRPEF che oggi mi
viene regolarmente trattenuta alla fonte continuerebbe ad essere trattenuta dalla stessa
INPS anche nel caso che io lasciassi la mia
residenza in Italia, oppure se la mia pensione
italiana mi verrebbe trasferita come somma
lorda in Svizzera, dove dovrei denunciarla assieme alla pensione AVS mia e di mia moglie
come reddito totale lordo.
Rientrando in Svizzera dovrei anche aderire
ad una cassa malati sia per me che per mia
moglie, come è la regola per tutti i cittadini
svizzeri e questo mi è chiaro.
Nel caso che NON fosse possibile far trasferito il lordo della mia pensione INPS in Svizzera,
viste le leggi di doppia imposizione esistenti fra
i due paesi, continuerei a pagare l’IRPEF in Italia,
dovrei denunciare la cifra lorda della pensione
INPS in Svizzera solo per avere applicata una
aliquota più alta sugli importi delle pensioni
AVS mia e di mia moglie, che in quel caso non
farei più trasferire in Italia. Domanda: se fossi
residente in Svizzera e pagassi l’IRPEF in Italia
potrei continuare a lasciar trasferire gli importi
delle pensioni AVS mia e di mia moglie in Italia
con la tassazione secca del 5%, evitando in
quel modo di pagare delle tasse in Svizzera?
Quale sarebbe il passo iniziale da fare per poter procedere in uno o l’altro caso?
Avrei bisogno però delle notize precise e sicure sul caso esposto, in quanto non vorrei
iniziare le pratiche di trasferimento della mia
residenza in incognita (con dei dubbi) su come
verranno trattate le mie questioni finanziarie
per il futuro.
Ringrazio per il disturbo a per l’impegno che
Le chiedo e Le invio i miei più cordiali saluti in
attesa di sentire la Sua versione del problema.
Naturalmente sono disposto a venirLe incontro per remunerare il Suo prezioso tempo per
questa consulenza.
Grazie ancora.
M. B.
Risposta
Caro lettore,
La risposta nel Suo caso è abbastanza semplice:
Ai gentili lettori
Oltre al lavoro di volontariato di tutto il comitato, il Signor Robert Engeler e l’Avvocato Markus
Wiget offrono anche, nei settori di rispettiva competenza, un’importante consulenza mensile,
pure assolutamente gratuita, a favore di molti lettori.
Dato che i contributi che molti Svizzeri benemeriti versano volontariamente alla Gazzetta
Svizzera bastano purtroppo soltanto per coprire i costi di stampa e di spedizione, ma non
bastano certo per le altre numerose spese che devono essere sostenute, chiediamo a tutti
i Lettori e, in particolare, a quelli che ricevono le suddette consulenze dai signori Engeler e
Wiget, di utilizzare il bollettino allegato alla Gazzetta Svizzera (in aprile e ottobre) e versare
anch’essi un adeguato contributo.
AVS/AI
Assicurazioni
sociali
di Robert
Engeler
– Le imposte dirette vanno quasi sempre
pagate nel paese di domicilio. Ci sono
pochissime eccezioni, le principali sono le
pensioni di dipendenti pubblici e gli immobili; né uno né l’altro è il Suo caso.
–Trasferendo il Vostro domicilio in Ticino,
dovrete pagare le imposte sul Vostro reddito (pensione INPS Sua, rendita AVS Sua
e di Sua moglie, eventuali interessi su patrimonio) e l’imposta sul Vostro patrimonio
al comune, cantone di residenza ed eventualmente federale. Non possedendo
immobili,non dovrete più pagare nessuna
imposta in Italia.
– Finirà quindi la tassazione bassissima (5%)
sulle Vostre rendite AVS; tutte le Vostre
pensioni saranno tassate sull’aliquota valida per il totale dei Vostri redditi familiari.
Dato che in Svizzera le aliquote sulle imposte di reddito sono generalmente molto più
basse di quelle italiane – variano tuttavia
secondo il cantone e comune – il conto totale delle Vostre imposte dovrebbe situarsi
sotto il livello di quello italiano.
– Per ottenere il pagamento della Vostra pensione INPS al lordo delle imposte italiane
dovrà chiedere all’ufficio INPS o scaricare
dal sito www.inps.it (bottone “moduli”) il
modulo EP I/1 e, non appena Vi annunciate al comune di residenza in Svizzera, farlo
compilare e ritornarlo all’INPS. Dopo pochi
mesi la pensione INPS Le arriverà al lordo
delle imposte; eventuali trattenute fatte nel
periodo intermedio Le verranno restituite
con una prossima rata mensile se i mesi si
riferiscono allo stesso anno. Se invece si
riferiscono all’anno precedente, il ricupero
va chiesto con una procedura abbastanza
lunga. Per questo un trasferimento nei primi otto/nove mesi dell’anno è preferibile.
–Per l’AVS basta una lettera alla Cassa di
Compensazione Svizzera, Avenue Edmond-Vaucher 18, 1211 Genève 28, al
momento del trasferimento, chiedendo il
pagamento su un conto svizzero. Automaticamente Vi arriverà la somma lorda che
dovrete dichiarare poi con tutti i redditi in
Svizzera.
–Lasciando l’Italia, dovete annunciare la
Vostra partenza al comune di residenza
e al Consolato Generale di Svizzera, Via
Palestro 2, 20121 Milano. Per quest’ultimo, una telefonata (02 771 91 61) o una
lettera è sufficiente.
Con i migliori auguri
Robert Engeler
­
5
N. 3, marzo 2012
Ancora una precisazione
Presentazione della domanda
per la pensione di invalidità
Essendomi arrivate alcune domande in proposito, pubblico di nuovo la lettera con la quale il sig.
Markus Odermatt, assistente di direzione della Cassa di Compensazione di Ginevra mi aveva
gentilmente fatto notare nel 2010 che i modi di presentazione della domanda per la pensione
di invalidità erano ora i seguenti:
Egregio Signore,
In riferimento all’articolo pubblicato il 10 ottobre 2010, nel quale il dott. Robert Engeler
dava una risposta ad una lettrice in merito
alle prestazioni dell’assicurazione per l’invalidità svizzera AI, comunichiamo di aver rilevato un errore nella risposta fornita per quanto
riguarda il luogo d’inoltro di una domanda di
prestazioni per un richiedente di nazionalità
svizzera con residenza in Italia.
Infatti, in conformità alle direttive (CEE) n°
1408/71 e 574/72, il richiedente deve
presentare la Sua domanda di prestazioni
secondo le seguenti istruzioni, nonche al
Consolato di Svizzera come menzionato
nell’articolo:
A) se è od è stato soggetto alla legislazione dell’assicurazione sociale in
vigore nel Suo stato di residenza
La preghiamo di rivolgersi all’ente di previdenza sociale del Suo stato di residenza (per
l’Italia, l’INPS della provincia). Detto ente è
incaricato di fornirci i documenti necessari
all’istruzione della Sua domanda.
B) se non è mai stato soggetto alla legislazione dell’assicurazione sociale in
vigore nel Suo stato di residenza
La preghiamo di presentare la Sua domanda presso l’ente di previdenza sociale dello
stato membro dell’UE/AELE dove è stato assicurato da ultimo. Detto ente è incaricato di
fornirci i documenti necessari all’istruzione
della Sua domanda.
C) se non è mai stato soggetto alla legislazione dell’assicurazione sociale
in vigore nel Suo stato di residenza e
che l’ultimo stato dove è stato (soggetto) assicurato è la Svizzera
Il richiedente deve confermare per iscritto
quanto sopra all’Ufficio AI per gli assicurati
residenti all’estero (UAIE) a Ginevra. Gli altri
stati membri dell’UE/AELE nei quali è stato
assicurato ci devono ugualmente essere comunicati. L’UAIE Le manderà in seguito un
questionario per la domanda di prestazioni.
D) se è stato soggetto solamente alla legislazione dell’assicurazione sociale
svizzera
Il richiedente deve confermare per iscritto
quanto sopra all’Ufficio AI per gli assicurati
residenti all’estero (UAIE) a Ginevra. L’UAIE
Le manderà dopo un questionario per la domanda di prestazioni.
La preghiamo cortesemente di voler informare i lettori della Gazzetta svizzera di quanto precede e restiamo a Sua disposizione
per ogni informazione complementare che
possa sollecitare.
Porgiamo i nostri distinti saluti Markus
Odermatt Adjoint de direction.
Ricordo l’indirizzo dell’UAIE a Ginevra:
Av. Edmond-Vaucher 18, CH-1211 Genève.
Robert Engeler
Die dritte Säule (il terzo pilastro)
Eine begünstigte Möglichkeit
aber nur vor der Pensionierung
Guten Tag Herr Engeler,
In ihrem Video über die AVS, sagen Sie dass
(in der Schweiz) eine dritte Säule die aus
Ersparnisse besteht, die mit einem anderen
Steuersatz berechnet wird. Wenn ich aus
meinem Lohn oder Pensionsgeld spare, wo
liegt der Unterschied für den Fiskus? Wann
wird Pensionsgeld oder Lohn “Ersparnis”?
Ich war bis 2008 in Italien wohnhaft, und
dann bin ich für 3 Jahre in die Schweiz gezogen, wo ich an einer Hochschule unterrichtet
habe. Nun wurde ich ab Herbst pensioniert
und möchte demnächst wieder in mein Haus
in Italien einziehen. Nur habe ich wegen der
finanziellen Situation in Italien bedenken, und
überlege ob ich noch abwarten soll bis es
klar wird was ich zu erwarten habe.
Vielen Dank.
J. P.
Le video-risposte
di Robert Engeler sul sito:
gazzettasvizzera.it
Antwort
Liebe Leserin
Die Altersvorsorge in der Schweiz fusst auf
drei Säulen:
Gazzetta Svizzera presenta i video di Robert Engeler con le risposte ad alcune delle domande più frequenti inviate dai lettori.
1.Säule: AHV und Invalidenversicherung,
Ergänzungsleistungen zur AHV und IV
(letztere nur in der Schweiz)
2.Säule hauptsächlich die berufliche Vor-
sorge, im Volksmund Pensionskassen
genannt, aber auch die Arbeitslosenversicherung
3.Säule: steuerlich begünstigtes Sparen
vor dem Pensionsalter, 2011 beschränkt
auf Fr. 6’682.- für Personen, welche einer beruflichen Pensionskasse unterstellt
sind, 20% des Bruttoeinkommens aber
max. Fr. 33’408.- für Personen, welche
keiner Pensionskasse angeschlossen
sind.
Bis zum Erreichen des Pensionsalters können Sie steuerbegünstigte Einzahlungen in
die dritte Säule machen. Das Steueramt,
jede Bank oder Versicherungsgesellschaft
oder Ihr Steuerberater kann Sie informieren,
ob sich dies für dieses Jahr noch lohnt. Die
Begünstigung vermindert Ihr steuerbares
Einkommen um den einbezahlten Betrag;
Zinsen und Wertsteigerungen auf dem so angesparten Betrag sind ebenfalls steuerfrei,
es sind also recht beachtliche Vorteile.
Mit freundlichen Grüssen.
Robert Engeler
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N. 3, marzo 2012
«Primo piano»
A cura di Annamaria Lorefice www. gazzettasvizzera.it
Il settimo poderoso volume curato da Giorgio Mollisi presentato all’Università della Svizzera Italiana
Torino stupisce ed emoziona
grazie anche alla maestria svizzera
Lugano - Giorgio Mollisi, direttore di Ticino Management, è un appassionato storico dell’arte. Una decina d’anni fa ha iniziato a scovare e descrivere, per la collana
Arte&Storia tutto quel patrimonio d’arte
e di attività economiche che gli svizzeri
hanno portato in parecchie città d’Italia e
d’Europa.
In una recente conferenza all’Università di
Lugano è stato presentato il libro “Svizzeri
a Torino” dal Quattrocento ad oggi, presenti personalità istituzionali e accademiche
italiane e Svizzera, tra cui l’architetto ticinese Mario Botta. Abbiamo chiesto all’Autore alcuni dettagli sulle brillanti attività degli
elvetici a Torino, i quali oltre ad eccellere
nel campo artistico che vede in primo piano
la maestria ticinese, si dimostrano abili fondatori di iniziative economiche, industriali e
finanche sportive come il Torino Calcio (A.
Dick) e la Juventus.
Questo su Torino è un volume poderoso,
che batte quelli da lei in precedenza curati e incentrati su altre città. Conta ben
settecento pagine: come mai?
«Per un motivo ben preciso, e cioè che la
presenza degli svizzeri a Torino è massiccia
in tutti i campi. Dall’economia, alla storia,
dalla cultura, all’arte e persino allo sport. In
particolare l’apporto dei ticinesi è ingente
nella storia dell’arte».
Quali opere e quali personalità l’hanno
colpita di più tra gli svizzeri che hanno
lasciato la loro impronta a Torino?
«Arrivare a Piazza Castello e vedere il monumento dello scultore Vincenzo Vela davanti a Palazzo Madama e di fronte a Palazzo
Reale, è stata la prima grande emozione.
Vela rapppresenta a Torino la presenza
artistica e patriottica ticinese, poiché è un
grande patriota che combatte nelle guerre
risorgimentali per l’Italia. Una figura che è la
sintesi di idealismo e arte del Canton Ticino.
A Piazza Castello, entrando nell’androne del
Comune, c’è il grande monumento del Vela
a Vittorio Emanuele II. Sempre del Vela sono
due statue in marmo, veramente belle, delle
regine Maria Teresa e Maria Adelaide, che si
trovano nel santuario della Consolata, una
favolosa chiesa molto interessante».
Poi c’è la Reggia di Venaria Reale, appena restaurata.
«Si tratta di una piccola Versailles torinese.
Da notare che una parte della Venaria è stata
progettata dall’architetto di corte Michelangelo Garove di Campione. Ovunque, in un
Gli stucchi di Alessandro Casella di Carona nella Sala del Negozio al castello del
Valentino (1647-1648). Sotto, il monumento a Vittorio Emanuele II, di Vincenzo Vela.
Nella pagina a fianco, una Sibilla di Angelika Kauffmann (Coira 1741 – Roma 1807).
Nella copertina del libro curato da Giorgio Mollisi (sopra), la statua dell’Alfiere, di Vincenzo Vela
uno dei maggiori scultori ticinesi dell’Ottocento, posta in Piazza Castello a Torino.
Il volume “Svizzeri a Torino” della Collana Arte&Storia (dopo quelli dedicati a Genova, Napoli, Milano, Roma, Venezia, Firenze e Bergamo) è stato presentato all’Università di Lugano, lo scorso 15
febbraio, dove hanno preso la parola: Giorgio Giudici (Sindaco della Città di Lugano), Massimo
Baggi (Console Generale di Svizzera a Milano), Giovanni Maria Ferraris (Presidente Consiglio
comunale di Torino), Mario Botta (Accademia di architettura dell’USI) e Costanza Roggero
(Politecnico di Torino). Prima di Lugano, il volume era stato presentato lo scorso 21 novembre
a Palazzo Reale di Torino, nel Salone degli Svizzeri, dove hanno partecipato numerose autorità
svizzere e italiane, celebrando così il 150esimo dell’Unità d’Italia nel ricordo dei volontari svizzeri
e ticinesi che combatterono al fianco dei patrioti italiani nelle guerre risorgimentali.
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7
N. 3, marzo 2012
palazzo o in una chiesa, c’è una presenza
ticinese. Sono emozioni da brivido che, durante la conferenza di Lugano, ho tentato
di comunicare ai ticinesi, perché penso che
pochi conoscano le stupende creazioni dei
nostri artisti. In parecchie chiese ho visto i
marmi “macchia vecchia d’Arzo”. Un marmo
estratto in questo comune del Mendrisiotto
e conosciuto in tutto il mondo come uno dei
più pregiati. È impressionante anche pensare al loro trasporto dal Canton Ticino fino
Torino, se si pensa che siamo nel 1600... ci
si chiede come facessero».
Quali edifici e opere non si devono mancare se si è in visita a Torino?
«L’edificio emblema è Palazzo Reale che
custodisce straordinarie opere di artisti ticinesi. Ed è formidabile perché, ancora oggi,
se si entra in ambienti come l’Alcova del re
e della regina, si possono ammirare sculture in legno, a grandezza uomo e anche più
alte, oltre ad un baldacchino in legno dorato
che sono opera soprattutto di un ticinese,
Quirico Castelli di Melide. Siamo a metà del
Seicento e questi sicuramente sono tra i pezzi da non perdere».
Un altro edificio che i ticinesi dovrebbero visitare?
«Il Valentino. Il castello, in gran parte restaurato, è oggi sede del Politecnico di Torino. È
un capolavoro. Tutte le sale sono dei capolavori di pittura e scultura in stucco ad opera di
una famiglia ticinese, i Casella di Carona. Io
studio gli stucchi da quarant’anni e secondo
me quelli di Alessandro Casella del Seicento,
sono i migliori che esistano al mondo».
Cosa hanno di particolare?
«Rappresentano volti inconsueti: alcuni ghignano, altri sorridono, altri ancora si prendono in giro... è tutto un gioco continuo
d’espressioni. È un artista favoloso che ha
fatto un lavoro pazzesco poi continuato da
suo figlio. Anche per questo il Valentino è
assolutamente da vedere».
Proseguiamo questo interessante tour
con...
«La chiesa di San Francesco, dove c’è la
cappella Sant’Anna dei Luganesi, meravigliosa. Non dimentichiamo però un altro autore,
che confesso non conoscevo: Giuseppe Frizzi architetto urbanista nato a Minusio, vicino
a Locarno. Nientemeno ha progettato Piazza
Vittorio, una delle più grandi piazze d’Europa, con i palazzi a forma di ferro di cavallo,
il vialone davanti, e in fondo la chiesa Gran
Madre di Dio, con di fronte una statua del
ticinese Giuseppe Gaggini».
Non dimentichiamo nemmeno Angelika
Kauffmann.
«Certo, dato che i suoi dipinti si trovano in
tutte le città più importanti d’Italia. A Torino,
alla Galleria Sabauda, ci sono suoi quadri
molto belli, una Sibilla che si svela e una
Sibilla che legge. Citare tutti è impossibile,
ma gli appassionati troveranno nel libro nomi
ed opere al completo, fino ad arrivare ai nostri giorni con il Centro diocesano del Santo
Volto, dell’architetto Mario Botta , una realizzazione splendida inaugurata nel 2006.
Questo è lo straordinario percorso svizzero
e ticinese dalla fine del Quattrocento agli
anni 2000».
[email protected]
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N. 3, marzo 2012
Al Circolo Svizzero di Roma
L’inno nazionale svizzero
precede la “raclette”
Nel rispetto della consuetudine, l’Inno Nazionale ha aperto il tradizionale evento “Raclette” del Circolo Svizzero Roma. La palestra della Scuola Svizzera, trasformata per
l’occasione in una grande “Stube”, decorata
con la bandiera rossocrociata e con quelle
dei cantoni, ha accolto circa duecento soci
intervenuti per il consueto appuntamento. Le
varie tavolate si sono poi sfidate sul gioco del
quizzone ai cui vincitori è stata consegnata
la “Coppa Raclette 2012”. Presente il Console Mauro Gobbo che ha portato i saluti di
S.E. l’Ambasciatore di Svizzera in Italia, San
Marino e Malta, Bernardino Regazzoni ed il
Primo Segretario e Console Roberto Lupi. Un
particolare ringraziamento è andato ai Soci
che hanno contribuito al buon funzionamento
della serata tra cui i “Racleur” che con la loro
attività ed i forni professionali a disposizione
sono riusciti a far saziare i partecipanti. Un
meritato plauso per il lavoro svolto durante la
serata è andato anche al gruppo di studenti
della Scuola Svizzera di Roma che si è impegnato con solerzia e gentilezza nella gestione
del servizio.
Corso di “Racleur”
Sfidando la neve, nonostante le difficoltà
ambientali, nulla ha fermato gli amanti della
Raclette che hanno raggiunto la Casa Svizzera di Roma per frequentare con lodevole attenzione il corso di “Maestri d’arte dell’ordine
della Religeuse”. Nonostante la bufera di neve
che durante il tardo pomeriggio e la sera ha
reso impraticabili le strade di Roma, cinquan-
Buona partecipazione nonostante l’eccezionale nevicata a Roma.
ta soci hanno raggiunto il ritrovo culinario trasformato per l’occasione in un “rifugio” dove,
seguendo le spiegazioni del maestro d’arte
Philippe Praz, si è tenuto il 3 corso Racleur
con associata degustazione di Raclette, indetto dal Circolo Svizzero Roma. Alla fine della serata che ha riscosso vivo apprezzamento
Teatro alla Scuola Svizzera di Roma
e successo, sono stati conferito 3 attestati
di “Maestri d’arte dell’ordine della Religeuse”.
L’Apfelmus, caldo, condito con la cannella
ed accompagnato da un buon bicchierino di
kirsch, ha terminato la serata.
Fabio Trebbi
[email protected]
Gli studenti di terza Liceo
hanno presentato “Nathan 2010”
Molto interesse e partecipazione ha suscitato la serata del Theaterprojekt
che come di consueto gli studenti del terzo Liceo della Scuola Svizzera di
Roma hanno presentato al termine della Projektwoche ad una folta platea
riunitasi per l’occasione nell’Auditorium del Goethe Instituts. La particolarità
di quest’anno, come spiegano gli insegnanti che hanno preparato ed assistito
gli studenti nei loro ruoli, è la rappresentazione di “Nathan 2010” rielaborato
da Martina Pallotto, una studentessa della Scuola Svizzera di Roma, per la
propria tesi di maturità che ha “Nathan der Weise” in di heutige Zeit übertragen. Die Figuren sind grundsätzlich geändert, weil einige Rollen existieren
heute nicht mehr. Der Sultan zum Beispiel ist eine Figur, die heute nicht mehr
vertreten ist, deshalb entschied Martina Pallotta in ihre Matura-Arbeit, ihn
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N. 3, marzo 2012
in die Figur zu verwandeln, der er in der heutigen Welt am nächsten kommt:
einen sehr einflussreichen und starken Geschäftsmann aus dem arabischen
Raum. Eine andere Figur, die verwandelt werden musste, war der tempelritter.
Auch tempelritter existieren heute bekanntlich nicht mehr. “Ich entschied mich
dazu, ihm seine Rolle als Soldat zu lassen, jedoch sollte er diesmal einen
amerikanischen Soldaten, der in Israel im einsatz ist, darstellen” sagte Martina. Die Figur, die sich am meisten verändert hat, ist Daja, genannt ester. Sie
wird von der einfachen gouvernante des Hauses zu einer Frau mit multiplen
Persönlichkeiten, die die zukunft von Rachel und Michael in ihren Händen hält.
Sie stellt das Schicksal dar. Toleranz – vor allem zwischen den verschiedenen
Religionen – war ein zentrales Anliegen der europäischen Aufklärung im 18. Jh.
Exemplarisch dafür steht G.E. Lessings Schauspiel “Nathan der Weise”. Wie
wäre der Toleranz-Gedanke der Aufklärung in einem aktuellen Stück unserer
Zeit darzustellen? Diese Frage hat sich Martina Pallotto, ehemalige Schülerin der Schweizer Schule Rom, in ihrer Matura-Arbeit gestellt. Dabei ist das
Theaterstück “Nathan 2010” entstanden, das die aktuelle dritte Klasse des
Gymnasiums seit September 2011 für die Aufführung vorbereitet.
Fabio Trebbi
[email protected]
Nelle foto: gli attori in scena per l’applauso finale (pagina
accanto). Qui sopra: tre dei protagonisti.
Principesse, fatine, supereroi e “Spidermann”
Carnevale alla Scuola Svizzera
di Caslino al Piano (Co)
Che fermento oggi a scuola! L’ingresso addobbato a festa ha accolto i bambini vestiti
nei modi più svariati. Le bambine hanno sfilato vestite da principessine e fatine nei colori
rosa, azzurro o turchese. I maschietti hanno
privilegiato i costumi dei supereroi, in prima
graduatoria “Spiderman”. A dare un contributo alla natura c’erano piccoli animali del bosco ma anche una bella zebra!
La prima classe ha potuto godere di un’inse-
Incontro il 29 aprile
Circolo Svizzero
Sondrio
e Alto Lario
Carissimi, ci incontriamo Sabato 24 marzo, a partire dalle 19,30 presso il Ristorante Pizzeria al Laghetto, zona Fuentes Colico, per mangiare una pizza in compagnia
e illustrarvi il programma dell’assemblea
annuale dei soci del Circolo Svizzero di
Sondrio e Alto Lario che si terrà in data
29 aprile 2012 a Teglio in Valtellina.
Ricordiamo che il circolo è sempre aperto
a nuovi soci.
Per conferme e prenotazioni contattare
Margrit Birrer, via Pendoglia 10, 23020
GORDONA SO – telefono 346 37 23 214.
E-mail [email protected]
gnante eccezionale: un bel pupazzo di neve
che ha svolto la sua lezione con il solito rigore
già conosciuto in classe. I piccoli della scuola
materna sono stati assistiti da una simpatica
“pippi calze lunghe” e da un mago imponente
vestito di tutto punto. I bambini più grandi invece hanno trovato in classe un’affascinante
“ Signora del West”.
Anche in segreteria si è visto spuntare un pupazzo tutto matto!
Verso le ore 9.30 si sono aperte le danze: lo
spazio della mensa è stato liberato e adibito
a sala dei divertimenti dove i bambini hanno
giocato con le stelle filanti, tanti palloncini colorati, cantato e danzato a suon di musica.
Dopo tutto questo saltare e cantare, la fame
e la sete si sono fatte sentire e ad accogliere
i bambini ma anche le insegnati un bel banchetto pieno di cose buone da mangiare:
chiacchiere a volontà cosparse di tanto zucchero a velo, patatine e poi e poi ancora… La
mattinata è continuata allegramente in questa
atmosfera un po’ fatata, un po’ magica tanto
cara ai bambini ma anche ai grandi!
Loredana Montani
Alcune scene del divertente carnevale
dei bambini della Scuola Svizzera.
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N. 3, marzo 2012
Presentazione del nuovo volume “La Terra dell’Alleanza”
Pellegrinaggi in Terra Santa
alla Società Svizzera di Milano
La Società Svizzera di Milano, nel quadro delle sue molteplici attività e proposte culturali,
il 26 gennaio scorso ha ospitato un incontro dedicato alla Terra Santa. L’occasione è
stata la presentazione del volume “La Terra
dell’Alleanza” (di Mario Russo Cirillo, Edizioni
Terra Santa 2011), nuova guida ai Luoghi
Santi pubblicata dalla casa editrice della Custodia di Terra Santa in Italia (cfr scheda).
In sala Meili, davanti a un folto pubblico di soci
e non, l’autore Mario Russo Cirillo ha presentato il proprio lavoro affiancato dalla professoressa Elena Lea Bartolini De Angeli, docente
di Giudaismo ed Ermeneutica ebraica presso
la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale,
da fra Giuseppe Ferrari ofm, delegato del
Custode di Terra Santa, e dal Dott. Tzvi Lotan, direttore dell’Ufficio nazionale israeliano
del turismo di Milano.
Gerusalemme antica con al centro la Basilica del Santo Sepolcro.
La Custodia di Terra Santa
La Custodia di Terra Santa è l’organo
dell’Ordine dei Frati Minori (l’ordine fondato da san Francesco d’Assisi) incaricato fin dal 1342 dalla Chiesa cattolica
di custodire i Luoghi Santi della fede
cristiana. Questo compito si esprime nel
concreto con l’animazione delle liturgie
nei santuari sia per i pellegrini che per
le comunità locali, con l’accoglienza dei
pellegrini che giungono da tutte le parti
del mondo, con il mantenimento delle
strutture di tali Luoghi nel loro corretto
funzionamento. Sono inoltre numerose le
attività formative e sociali che la Custodia
promuove per il supporto alla presenza
cristiana in Terra Santa: scuole, costruzione di abitazioni, aiuto alle diverse
forme di povertà. La Custodia è presente
in tutto il mondo attraverso propri rappresentanti chiamati Commissari, che
contribuiscono a far conoscere e a sostenere le opere dei Francescani in Terra
Santa. Commissario di Terra Santa per
la Svizzera è fra Gottfried Egger, che
risiede presso il convento francescano di
Mariaburg, a Näfels (Canton Glarona). In
Italia, operano diversi Commissariati, uno
in quasi ogni regione. Per la lista completa: www.terrasanta.net. (nell’immagine:
vista dall’alto della basilica del Santo
Sepolcro a Gerusalemme, uno dei santuari in cui operano i frati della Custodia di
Terra Santa. Foto Archivio ETS).
Alberto Fossati
La guida, che con le sue 700 pagine illustrate
è forse lo strumento più completo finora realizzato per prepararsi alla visita di Israele e Palestina, è articolata in quattro parti. La prima,
tra le più interessanti e utili per introdurre alla
realtà storico-geografica di questa regione,
presenta un approfondito sguardo d’insieme
sull’Israele storico e politico (dall’età paleolitica alla questione palestinese, attraverso
ogni fase della storia del popolo ebraico e
degli abitanti della Terra Santa), ma anche su
flora e fauna locali, l’ordinamento politico, la
questione demografica. Grande attenzione è
riservata alle caratteristiche delle tre grandi
tradizioni religiose: ebraismo, cristianesimo
e islam. Ciascuna delle sezioni successive
è dedicata alla descrizione delle tre regioni
storiche della Terra Santa (Galilea, Samaria
e Giudea), attraverso cartine, immagini e
schede di approfondimento.
L’autore Mario Russo Cirillo ha promosso e organizzato tutta la vita itinerari nei luoghi della
Bibbia, attività che gli ha meritato vari riconoscimenti dalla Custodia di Terra Santa e dallo
Stato di Israele. In questo lavoro ha riposto
l’esperienza di cinquant’anni di pellegrinaggi
in Terra Santa.
Nel corso della serata, il dott. Lotan ha ricordato l’importanza dei pellegrinaggi per
Israele. Nonostante la leggera flessione negli
arrivi registrata nel 2011 rispetto al 2010
(annata record per il turismo in Israele, con
3 milioni e 300 mila visitatori complessivi),
i pellegrini cristiani continuano a costituire
la grande maggioranza dei turisti, più dei
2/3 del totale. Proprio per questo, durante
la serata l’Ufficio del turismo ha presentato
due nuovi itinerari pensati proprio per questo
pubblico, tra cui il “Gospel Trail”, che tocca
le principali località di Terra Santa legate agli
episodi evangelici.
L’incontro è stato organizzato dalle Edizioni
Terra Santa in collaborazione con la Società
svizzera milanese, l’Opera napoletana pellegrinaggi, di cui l’autore è direttore tecnico,
e l’Ufficio del turismo israeliano. Le Edizioni
Terra Santa, braccio editoriale della Custodia
di Terra Santa in Italia, sono solite proporre
a Milano occasioni di riflessione e approfondimento riguardanti il Medio Oriente e i pellegrinaggi (per info: www.edizioniterrasanta.
it – telefono 02 34 59 26 79).
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N. 3, marzo 2012
Soci “cucinieri” alla Società Svizzera di Milano
Come si prepara e si gusta
la celebre “raclette” vallesana
“… ad un certo punto della serata si sentì picchiare alla porta dell’atrio con un gran vociare
come di gente allegra e la voce di una flautista:… allora Agatone disse: se sono amici fateli
entrare, altrimenti dite loro che abbiamo già finito di bere e stiamo dormendo ……..”
Platone Simposio cap. XXX
La sera del 24 gennaio, alla Società Svizzera
di Milano, alcuni soci in veste di “cucinieri”,
hanno organizzato, preparato e servito ad una
trentina di connazionali ed amici, un’abbondante raclette.
Gli annunciati anfitrioni che già nei giorni precedenti, secondo ben precisi accordi, avevano
procurato gli ingredienti e le materie prime,
alle 18,30 hanno preso servizio, assumendo il
pieno controllo delle operazioni e della cucina.
Hanno dato inizio all’attività procedendo alla
verifica degli approvvigionamenti: oltre 10
kg. di patate dal Ticino, due fragranti forme
di Raclette dal Vallese, come pure dal Vallese
il profumato Fendant, un intero pezzo di carne secca ed i Landjäger dai Grigioni, oltre ad
una buona scorta di kirsch ed altre accessorie
prelibatezze.
Sotto l’esperta guida del bernese Alberto Hachen, perfetto e provetto “racletteur”, il friburghese Riccardo Klinguely ed i ticinesi coniugi
Ciseri, hanno dato il via alla preparazione della
serata, il tutto con la supervisione organizzativa dell’infaticabile Sig.na Sara Fraticelli.
Così si è dato inizio al taglio delle forme di
formaggio nelle necessarie porzioni e si sono
affettate la carnesecca ed i…. “gendarmi”; si
è proceduto alla verifica del vino mediante un
attento, reiterato e prolungato assaggio anche
al fine di valutarne la perfetta temperatura; si
sono approntate le piccole e farcite sfoglie che
costituivano l’antipasto e sono stati predisposti
in piccole ciotole, i cetriolini e le rosse cipolline.
Il tutto in un clima di divertimento e rilassatezza, in sospensioni di cure ed affanni, mentre la
frenesia del tardo pomeriggio milanese scorreva dietro le grandi finestre dell’ampia cucina.
Messe in cottura le patate, apparecchiati i
tavoli, riassaggiato il vino a miglior preparazione dei “cucinieri” e tutela dei commensali,
disposta in ampi vassoi la carne e verificato
il perfetto ordine di marcia impartito, alle ore
20,00 in cucina, come nel mito platonico, dalla
vicina stube si è cominciato ad avvertire un
lieve chiacchierar di benvenuto, un sommesso rumor di sedie, di posti occupati, di amici
ritrovati o lì conosciuti.
Così, in un continuum con l’attività in cucina,
da questa si è principiato a servire l’antipasto
cui le bottiglie di freschissimo Fendant han - fin
da subito - fatto magnifica corona ed affiatata
compagnia.
Poi la tenerissima bresaola tagliata ad arte, gli
affumicati Landjäger cui hanno fatto seguito
senza soluzione di continuità, le caldissime
patate nei loro rituali cestini ed infine i grandi
piatti del profumatissimo formaggio vallesano.
Gli approntati e già caldi fornelli hanno cominciato a produrre magnifiche e cremose dosi di
formaggio fuso che spandeva nell’aria i suoi
gustosi ed attraenti aromi dalle irrinunciabili
fragranze montane.
I piccoli e personali “padellini” ripieni della vellutata bontà, hanno permesso ai commensali
- ciascuno secondo il proprio gusto, inventiva
ed estetica - di confezionare il proprio piatto
di “artigianale” raclette : chi versando sulle
patate la raclette e su questa adagiando i cetriolini e le cipolline; chi su patate, cetriolini e
cipolline ponendo il liquido formaggio; chi l’uno
ponendo accanto a quelle ed ancora a fianco,
i sottaceti; chi abbondando con i cetriolini, chi
con le patate, chi con le cipolline e chi con….
il tutto.
Il tutto in variar di colori, di inventiva, accostamenti e gusto personalissimi.
E dalla cucina un via vai di cestini, di vassoi, di
ciotoline, di freschissime bottiglie de fruttato
vino che ha ricevuto un unanime e continuo
consenso e plauso.
E con il vino, le piacevoli chiacchiere, le rinnovate amicizie e le nuove conoscenze, gli
scambi di opinioni ed a ondate, le tante e tante
risate.
Dopo qualche richiesta di altre patate ed altra
raclette prontamente servite, dopo una breve
ed apprezzata pausa, è stata servita una colorata macedonia di frutta fresca con gelato alla
crema cui ha fatto seguito un bell’applauso suscitato e sollecitato dal friburghese incaricato
del rischioso incombente che fa corona alla
richiesta di gradimento.
A suggello di quello, spenta l’eco fuggevole di
quello spontaneo applauso ed in sua perfetta
continuità per l’apprezzato servizio, i commensali hanno potuto gustare un caldissimo caffè
e subito dopo, un ancor più gradito quanto
desiderato kirsch, servito nei piccoli bicchieri
contrassegnati dai diversi stemmi cantonali.
E poi, dopo aver fatto capolino nell’ormai quieta cucina, alcuni soci hanno potuto gustare
ancora qualche piccolo caffè, qualche altro
kirsch e qualche piccola meringa di produzione ticinese.
A poco a poco sono cominciati i saluti, le domande circa la prossima cena, le offerte di
disponibilità a farsi anfitrione e cuciniere e le
promesse ed impegno di ritrovarsi il prossimo
7 febbraio per la programmata fondue a cui attenderanno ancora i medesimi cucinieri di “ieri
stasera” che, per unanime consenso, hanno
ampiamente superato la prova.
Avv. Niccolò G. Ciseri
La Sezione Signore della Società Svizzera di Milano
In ricordo di Sarah Mari
Scrivere della nostra cara Sarah consapevoli
di ricordarla è molto, molto triste ma, purtroppo, la realtà d’ora in poi non ci permetterà altro se non di tenerla vicina attraverso i ricordi
dei tanti momenti passati insieme.
Chi di noi non sentirà la mancanza di questa
garbata e attivissima bionda signora, sempre
pronta a dare un supporto là dove necessario. A ogni incontro, a ogni manifestazione
benefica non potremo fare a meno di aspettare il suo arrivo, con l’immancabile sorriso e
quella carica vitale che ne faceva un punto di
forza per ogni amica, come se fosse sempre
pronta a sistemare ogni cosa nel migliore dei
modi.
Cara Sarah, ti sei sempre dimostrata forte
ma, al tempo stesso, gentile e premurosa
come se il tuo animo delicato si nascondesse dietro uno schermo protettivo. Questo tuo
lasciarci in sordina, senza voler turbare più
di tanto la nostra tranquillità, ci sgomenta e
non fa che ampliare il vuoto prodotto dalla
tua mancanza.
Sempre entusiasta dei tuoi viaggi, hai affrontato anche il più impegnativo con un coraggio
esemplare, ma questa volta non potrai raccontarci quali meravigliose scoperte il misterioso mondo dell’altrove aveva in serbo per
te. Tuttavia, il filo della vita non viene realmente mai spezzato, quindi… arrivederci Sarah.
Sezione signore
Società Svizzera di Milano
­ 12
N. 3, marzo 2012
Tre ticinesi in cucina con un friburghese
Una serata “fondue” nella stube
della Società Svizzera di Milano
“…. interdiu severa, nunc hilaria.”
Petronio Arbitro: Satyricon cap. 64
1
Lo scorso 7 febbraio, nella accoglientissima
stube della Società Svizzera di Milano, con la
partecipazione di una quindicina di commensali fra soci e amici, si è tenuta una serata di
buona cucina, di ottimo vino, di allegra compagnia e di piacevoli chiacchiere.
Dopo una giornata di freddo intenso con ancora tanta neve ai bordi delle strade ed un teso vento da nord, alle ore 20,00 i commensali
che si erano annunciati, hanno potuto trovare
posto nei due tavoli accuratamente preparati
dall’instancabile Sig.na Sara con le tonalità
del rosso e del bianco in onore dei nostri colori nazionali.
In cucina, tre ticinesi (Definti ed i due Ciseri)
ed un friburghese (Klinguely), fin dalle 19,00
hanno dato il via alla preparazione di una magistrale fondue2 la cui miscela, accuratamente
preparata da due giovani fanciulle di un noto
e fornitissimo negozio ticinese3, ha deliziato
i cucinieri prima ed i commensali poi, per il
gradevole e lo squisito aroma che ha invaso i
locali sin dall’apertura delle confezioni.
Ma quando lo squisito melange4 ha cominciato a fondere, allora dalla grande pentola si è
sprigionato un tal profumo, che nel continuo
sobbollire, ha dato, alle incantate note dei
vari formaggi che componevano la delicata
miscela, la possibilità di liberarsi nell’aria e
spandersi, attraverso la cucina, in sala e lì
essere apprezzata ancor prima del sapore,
dai presenti.
A poco a poco, alla miscela divenuta fluida,
è stato unito ancora un po’ di Fendant ed un
piccolo bicchiere di kirsch che hanno trasformato il formaggio fuso, in una vellutata e morbidissima fondue che, posta nei tradizionali
caquelons5, ha fatto il suo ingresso in sala per
essere posta sui già predisposti fornellini, uno
ogni quattro commensali.
Ma prima, i presenti avevano potuto gustare
un piccolo antipasto d’apertura ed un paté
maison di squisita fattura e di ancor miglior
presentazione con pan carré caldo, cetriolini
e piccoli cipollotti.
Il tutto accompagnato da uno squisito, quanto
freschissimo Fendant du Vallais6.
Cambiati i piatti e rinnovate le mense dunque,
i caquelons fumanti dello squisito melange
ticinese, sono stati posti sui tavoli affinché,
con i cubetti di pane accuratamente tagliati
nella canonica misura ed issati sulle lunghe
forchettone, ciascuno potesse gustare, con i
ritmi propri di una tranquilla serata invernale,
la più aggregante e vellutata delle pietanze.
Così, ciascuno, “armato” della lunga forchetta, con lenti e misurati movimenti, quasi a
volerlo avvolgere in una vellutata stoffa, poteva realizzare il proprio boccone che portato
lentamente alla bocca si scioglieva in essa in
una piacevole raggiunta acme di piacere e di
ineguagliata gratificazione del palato.
Qualche commensale, sollecitato anche dagli
attivi cucinieri, svelava agli astanti qualche segreto per meglio gustare il prelibato boccone
di filante formaggio, bagnando nel kirsch il
pane, prima di affondarlo in lenti giri nel fumante caquelon.
Fuori dalle vetrate a piombo, Milano si stava approntando per la notte, mentre nella
nostra calda ed accogliente stube si andava
celebrando questo religiosissimo rito del gusto, della vista e della piacevole compagnia
resa ancor più amalgamata da un profumatissimo Fendant e da un ancor più richiesto
Alter Kirsch che in breve, ha dovuto essere
integrato con una nuova, ma rigorosamente
identica bottiglia.
Prima di passare ad un piccolo dessert di
frutta e gelato, i commensali hanno voluto
tributare all’emissario friburghese dei cucinie-
ri, palesatosi sulla porta, un applauso tanto
prolungato quanto intenso da far sì che in un
attimo tutta la fatica e la stanchezza della
giornata e dei preparativi se ne sono andate
sciogliendosi nel desiderio di riprovarci ancora in un’altra serata, con un altro programma,
ma sempre con questo spirito di conviviale
servizio e del comune piacere dello stare insieme.
Dunque, cari connazionali, soci e amici, vi
aspettiamo numerosi alla prossima cena nella stube il 20 marzo con un menù ancora in
fase di affinamento, ma certamente ispirato
alla buona tavola, al piacere di stare assieme
ed alla gioia del buon bere e per dirla con
Apuleio “… prima creterra ad sitim pertinet,
secundam ad hilaritatem, tertia ad volupta7
tem….”
Avv. Niccolò G. Ciseri
________________
Petronio Arbitro - Titus Petronius Niger
(Marsiglia 27-Cuma 66) dal Satyricon “la cena di Trimalcione” “… durante il giorno i seri
affanni, adesso tutti siano allegri….”
1
Per chi volesse ripetere l’esperienza a casa
Come preparare la “fondue”
con tutte le sue varianti
2
Fondue: Molte sono le varianti della ricetta
tradizionale, questa è composta da quantità
uguali di gruyère e vacherin fribourgeois (fondue moitié-moitié), due formaggi friburghesi
(fondue suisse). La fondue è preparata in un
recipiente speciale, il caquelon, che viene sistemato su una fiammella regolabile che si
può portare in tavola.
Ingredienti (per 4 persone)
-– 600 gr di pane, tagliato in cubetti di 2-3 cm
-– 1 spicchio d’aglio
-– 0,3 l di vino bianco secco
-– 3 cc di amido di mais
-– 400 gr di Vacherin Fribourgeois, grattuggiato
-– 400 gr di Gruyère
-– 5 cl di kirsch (acquavite di ciliegie)
-– pepe
Preparazione
Grattuggiare grossolanamente il formaggio in
piccoli pezzi. Pelare e schiacciare lo spicchio
di aglio sul fondo del caquelon. Sciogliere l’amido di mais nel kirsch. Versare il vino nel caquelon, aggiungere il formaggio e scaldare il tutto
a fuoco lento senza cessare di rimestare con
l’aiuto di una spatola in legno fino a che la miscela raggiunge il punto di ebollizione. Aggiungere il legante al kirsch e pepare secondo il
gusto. Sistemare il caquelon su una fiammella
per mantenere la fondue in temperatura. Con
una lunga forchetta per fondue immergere rigirando i pezzetti di pane nel formaggio fuso.
È importante mescolare la fondue di tanto in
tanto per evitare che attacchi. Attenzione: se
dividete la fondue con degli amici svizzeri, state attenti a non lasciar cadere il pezzo di pane
nel formaggio altrimenti vi costringeranno a
pagar pegno! Conformemente alle tradizioni
democratiche svizzere ai vostri commensali spetterà decidere il tipo di punizione. Se,
­
13
N. 3, marzo 2012
per esempio, state cenando in uno chalet di
montagna, aspettatevi di dover fare un giro in
giardino a piedi nudi nella neve... La fondue
è un piatto ideale per l’inverno, ma piuttosto
pesante, per questo viene accompagnato con
vino bianco (Fendant) e tè caldo.
Variante Vacherin Mont d’Or
Una versione insolita della fondue, che lascia perplessi i tradizionalisti, può essere
fatta con il formaggio Vacherin Mont d’Or e
necessita solo di una scatola di Vacherin e
di un piccolo bicchiere di vino bianco. Preparazione: Avvolgete la scatola di legno in un
foglio di alluminio, senza coprire il formaggio.
Forate la crosta e versateci sopra il vino bianco. Passate in forno a 200° C per 25 minuti.
Gustatela poi come una fondue tradizionale.
La fonduta o fondue è uno dei piatti nazionali e tipici della Svizzera, ma radicato anche
in Italia (Valle d’Aosta e Piemonte) e Francia
(Savoia). Per la sua preparazione viene usato
un mix di formaggi a pasta dura che viene
fuso all’interno di una pentola apposita detta
caquelon, per essere mangiato caldo. A ta-
vola deve essere servita nel caquelon (che è
una sorta di casseruola, in ghisa, terracotta
o porcellana) nella quale ogni commensale
intinge il suo pezzo di pane grazie all’ausilio di una forchetta particolare. Il caquelon è
posizionato al di sopra di un supporto metallico (generalmente in ferro battuto), alla
base del quale si trova una fonte di calore
(solitamente una candela o un fornelletto ad
alcool) che mantiene la fonduta alla temperatura desiderata per tutta la durata del pasto.
Per degustare la fonduta, ogni commensale
ha a disposizione una forchetta da fonduta
di forma allungata con cui s’infilza un pezzo
di pane (più raramente una patata) che va
immerso nel formaggio fuso presente all’interno della casseruola. Una volta immerso il
pane, s’imprime alla forchetta un movimento
rotatorio continuo cercando di non far fuoriuscire il formaggio al di fuori del caquelon;
quando si ritiene che il pane abbia raggiunto
una temperatura ideale, si può estrarre dal
formaggio fuso e gustarlo apprezzandone il
sapore. Generalmente, nelle zone d’origine, è
possibile acquistare dei mix di formaggi adat-
ti per preparare una fonduta molto gustosa in
quanto, per chi non è specialista, non è facile
preparare un mix bilanciato di formaggi.
Le altre varianti sono
– la fribourgeoise ou tiède con il vacherin fribourgeois
– la vodoise con il gruyère
– l’appenzeller con Appenzeller
– la Suisse centrale con gruyère, emmentaler e sbrinz
– la neuchâteloise con gruyère ed emmentaler
3
Manor Food: altri grandi magazzini o negozi specializzati
4
Il melange acquistato (kg. 5) per l’occasione era del tipo moitié-moitié;
5
Caquelon: è una sorta di casseruola, in ghisa, terracotta o porcellana, con un manico
ed un fondo sagomato per bloccarsi dentro
il fornellino;
6
Fendant Caves St. Léonard SA;
7
Lucio Apuleio: (Madaura 125 d.c. – 170
d.c.) da Floridia 20, 2: “ …il primo bicchiere
è per la sete, il secondo per l’allegria, il terzo
per il piacere….”.
Alla Società Svizzera di Milano l’Ambasciatore Regazzoni e l’ing. de Benedetti
“L’importanza di essere Svizzera”:
un testo commentato ed elogiato
In una Sala Meili gremita come la Landsgemeinde di fine aprile, cui non faceva difetto
neppure un’affollatissima galleria, alla presenza dell’Ambasciatore di Svizzera in Italia Dott.
Bernardino Regazzoni, del Console Generale
di Svizzera a Milano Dott. Massimo Baggi,
dell’Ing. Carlo De Benedetti, del Dott. Lucio
Caracciolo Direttore della rivista Limes e del
Dott. Paolo Magri Direttore Ispi e per la circostanza, anche moderatore della serata, lo
scorso 6 febbraio si è tenuta la presentazione
del volume di Limes dall’interessantissimo titolo “L’importanza di essere Svizzera : miti e
fatti di un’eccezione europea” (già in edicola
ed in libreria il 29 dicembre).
L’eccezionale tardo pomeriggio milanese
ha visto e, soprattutto, potuto udire ciò che
spesso la realtà offre, ma che per fretta,
disattenzione o mancanza di tempo, molti
italiani non sanno, o non vogliono sapere.
Infatti, legati agli stereotipi, spesso gli stranieri si accontentano di rappresentare il nostro Paese come un grande orologio a cucù
di cioccolata con i dardi dell’eroe di Altdorf
come lancette, le ore segnate da luccicanti
diamanti ed i semoventi personaggi che alle
ore compaiono sul proscenio, come omini
d’affari vestiti Armani.
Ma la Svizzera è – anche – un’altra “cosa”!
La Svizzera è la terra delle eccezioni ordinarie, dei contrasti concordanti, dell’equilibrio
in bilico e della cronaca in altalena fra mito
e storia!
È la patria degli orologi a cucù, ma più e meglio dei sincronizzati orologi Mondaine1 delle
FFS; è la patria del cioccolato anche se il cacao non vi cresce; è la terra di Guglielmo Tell
anche se ad Altdorf oltre la statua addossata
alla chiesa, il balestriere non si è mai visto;
è terra ricca e luccicante di laghi e ghiacciai,
ma non ci sono miniere di diamanti; quale
settima piazza d’affari mondiale, è terra di
un gran via vai di businessmen dalla veloce
camminata, ma è anche uno Stato in cui si
fà ancora il dolce di pane2! È una splendidamente “imperfetta”, organizzata ed articolata
democrazia, ma si vota anche per decidere
l’orario di apertura delle latterie (Zurigo), la
costruzione di un parcheggio (S. Moritz e
Ronco s/Ascona) o l’acquisto di un castello
(Locarno).
È il Paese, forse l’unico, che ha fatto della
diversità di lingua, cultura, stili di vita e religione, la propria ….. forza!
Ed è la forza di tutti perché ciascuno è ed ha
la percepita coscienza di essere parte, magari piccolissima, ma di un tutto che è ……
“summa”!
È il Paese in cui spesso le previsioni sono
smentite dai risultati: si pensi al referendum
sui minareti che ha stupito persino i suoi
promotori; oppure quello nel quale i risultati
sconfessano i promotori: si pensi alle “aggregazioni” che date per certe, hanno “travolto”
i già certi sostenitori.
Il bello non sta in questo e neppure nel fatto
che su questi come su altri argomenti, si può
tornare a votare domani e magari avere esiti
diversi, ma nel fatto che ciò non scandalizza
nessuno né tanto meno crea disagio o imbarazzo politico e tanto meno sociale.
La vita è un divenire e la vita di una società,
di questa società ed il suo progresso è dato
dalla sua capacità di evolversi… nell’irrinunciabile tradizione.
Questo è ciò che della Svizzera attrae, che
la rende desiderata e detestata, amata ed
odiata, corteggiata e respinta: una regione
geograficamente al centro dell’Europa, ad essa legata da mille rapporti, ma da essa ben
distinta ed…. unitamente separata.
Così, dopo una breve introduzione del Dott.
Magri improntata alla così vicina ed al tempo
stesso lontana Svizzera: tanto vicina, ma anche tanto sconosciuta, ha preso la parola il
Dott. Caracciolo che ha illustrato il volume
di Limes dall’intrigante titolo “miti e fatti di
un’eccezione europea”, nel quale con felicissima sintesi, si è riusciti a descrivere davvero tutta la peculiarità della Confederazione.
Si fonda e si nutre ancora di miti come il Rütli e
segue a pagina 14
­ 14
N. 3, marzo 2012
segue da pagina 13
Guglielmo Tell, ma è profondamente pragmatica nella sua quotidianità; non ha il mare, ma
con Alinghi ha vinto l’American’s Cup; nelle case “i fusibili” sono ancora quelli di ceramica,
ma già si vota per via telematica, si vendono
(e comprano) ancora salumi vietati in Italia e
si fà ancora il dolce di pane, ma la Confiserie
Sprüngli3 da anni, ha inaugurato un fiorente ed
efficientissimo e-commerce.
Ed i miti come gli stereotipi, non sono sufficienti, ma servono – come ha ricordato il Dott.
Caracciolo – perché connotano, forniscono
un approccio, accendono un interesse, cui
però non deve mancare l’approfondimento,
la conoscenza o meglio il reciproco scambio
e ciò nella certezza dell’appartenenza perché,
come recita, provocatoriamente in copertina,
un sottotitolo della rivista ………..“per convivere conviene non capirsi”.
Come ampiamente illustrato dal Dott. Caracciolo, il volume di dicembre si apre con una
lunga intervista al Segretario di Stato Mauer2
il quale, da un osservatorio più che privilegiato, ci offre l’immagine di come la Svizzera
si presenta e si propone nella sfida di questi
anni a venire.
La parola è passata poi all’Ambasciatore
Regazzoni il quale con una visuale complementare a quella del Segretario di Stato, ha
illustrato la percezione che all’estero la gente
ha della Svizzera. Il modo in cui la Svizzera è
avvertita dagli stranieri e dagli Italiani in particolare: così vicini, ma così stranieri e quasi
estranei. Da tutto ciò è emerso quanto precedentemente accennato e cioè che all’estero –
salvo rari casi – la Svizzera è poco conosciuta, poco conosciute le sue istituzioni, i suoi
meccanismi politici e sociali, le dinamiche di
una vita quotidiana in equilibrio fra diversità e
convivenze il cui procedere è simile al camminare in cui ad ogni passo si perde l’equilibrio
per ritrovarlo nel passo successivo.
Alcuni accenni dell’Ambasciatore ai non sempre facili reciproci rapporti “fiscal-tributari”
fra Svizzera e Italia hanno concluso il suo
intervento. Infatti, anche nel più recente passato, questi “malintesi” hanno generato più
di un sospetto ed oggi, con l’allineamento
della Svizzera alle norme Ocse per quanto
attiene alla disciplina bancaria (registrazione
dei clienti, codice iban, tracciabilità etc…),
ha reso il nostro Paese un po’ meno ….. in
sospetto o per adoperare un termine in uso
nella “diplomazia” americana, “un paese un
po’meno canaglia”!
Forse - ci piace dirlo e ci fà piacere saperlo tuttora un po’ “canaglia”, ma sempre tanto e
comunque desiderato! (ndr)
Terminato il suo intervento, l’Ambasciatore
ha ridato la parola al moderatore che ha introdotto l’ospite, la “guest star” della serata: l’Ing. Carlo De Benedetti, la cui voce da
prima velata anche di una forte connotazione intimistica si è poi ampliata in più aperti e
generali toni e temi di sincera ammirazione
e gratitudine nei confronti dell’ospitale pri-
ma e generosa poi, terra elvetica.
Gratitudine per aver accolto lui e la sua famiglia al tempo delle persecuzioni razziali, ammirazione per la capacità tutta e solo elvetica
di fare democrazia. E di queste gratitudine
ed ammirazione, l’Ing. De Benedetti ha dato ampia illustrazione, con esempi, ricordi,
aneddoti e racconti anche molto personali:
dall’accoglienza a Zurigo negli anni ’40, all’iscrizione e frequenza, sua e di suo fratello,
alle scuole tedesche, alla più serena vita dei
figli a Genève, alla più recente acquisita cittadinanza svizzera ed attinenza di Sankt Moritz
(in grigionese locale: San Murezzan).
Dalla difficoltà iniziale di trovarsi catapultati
in un Paese straniero del quale non conoscevano neppure la lingua, alla possibilità/ dovere/opportunità di frequentare le scuole ed
imparare il tedesco, fino all’ottenimento della
cittadinanza del Canton Grigioni ed alla possibilità di votare persino per la costruzione
o meno di un parcheggio in quella sua città
dell’Engadina.
E questo, ha stigmatizzato l’Ing. De Benedetti,
è il segno ed il senso di una democrazia diretta che non nasce come concessione dall’alto
per poi spesso farsene beffa, ma neppure dal
basso perché nessuno, salvo poche materie,
delega a Berna la vita ed il quotidiano del
proprio Cantone ed ancor meno del proprio
Comune, ma (nasce, quella democrazia) dalla
stessa essenza dell’aver comuni radici in un
Comune nella vita del quale, anche dall’estero, sei veramente parte. Dove l’orario delle
latterie lo decide la “gente”; se costruire un
parcheggio con i relativi costi, lo decidono i
cittadini; se “aggregarsi” o meno con altri Comuni lo decide la popolazione; se acquistare
un Castello lo decide la collettività! Nulla o
comunque pochissimo “arriva” dall’alto!
Ed il pensiero dell’Ingegnere è andato subito
alla “esaltazione” del Comune come entità base di una società che funziona e può funzionare solo se al centro dell’Amministrazione c’è
la gente, la popolazione ed il (loro) Comune
con le sue peculiarità e le sue quotidianità,
con i suoi problemi e le condivise soluzioni.
Ed infatti in Svizzera è davvero il Comune
l’entità, il nucleo di base della società.
E del Comune il nucleo, il suo DNA sono le
famiglie, o meglio con un’espressione che ancora rimanda alla tradizione che è certezza
del futuro : “i fuochi”4.
Così infatti in Svizzera ed in Ticino in particolare, vengono definiti i nuclei familiari!
Ed è così ancor oggi quando ai focolari si
sono sostituiti le stufe ed alla legna i panelli
solari.
Ancora qualche parola dell’Ing. De Benedetti
circa la scelta della Svizzera di non “entrare
in Europa” e l’affermazione che come Italiano
non può che apprezzare l’appartenenza dell’Italia all’Europa, ma come Svizzero comprendere bene il rifiuto degli Elvetici.
Infine, dal pubblico qualche domanda, qualche quesito ed anche qualche particolarismo
ben ricondotto però nel più ampio respiro
della serata, da un raffinato quanto accorto
Dott. Magri il quale nel trarre le conclusioni
della serata, ha ringraziato tutti i presenti sia
in platea che sul palco ed in particolare l’Ing.
De Benedetti che si è detto lieto e onorato
di aver potuto ancora una volta rendere, alla
Terra che tanti anni fa lo accolse e lo salvò,
quel tributo di riconoscenza e gratitudine cui
mai è venuto meno.
Un piacevole rinfresco ha poi chiuso una serata di evocativi racconti, di intense memorie
e di istruttive esperienze.
Avv. Niccolò G. Ciseri
Note:
1. L’orologio ufficiale delle Ferrovie federali svizzere, è conosciuto in tutto il mondo.
Si basa sul progetto dell’ ingegnere svizzero
Hans Hilfiker con brevetto del 1940 e con
oltre 3’000 pezzi che sono visibili in tutte
le stazioni svizzere. È anche famoso per la
lancetta rossa dei secondi, che si ferma brevemente prima del minuto successivo e poi
fa uno scatto in avanti pari a quella frazione
di secondo durante la quale è stato fermo.
2. Torta di pane: dolce tipico Ticinese
3. Confiserie Sprüngli: www.Sprüngli.ch
4. Fuoco: Arcaico per “nucleo familiare”,
“nucleo domestico”, “Casa, famiglia, nucleo
familiare (spec. negli antichi censimenti): si
numera la popolazione numerandola a case
o fuochi”. http://www.treccani.it/vocabolario/fuoco/”Nel medioevo e all’inizio dell’età
moderna, il termine era usato per indicare
le singole unità familiari nelle registrazioni di
censimento, e libro-lista dei f. era l’elenco delle persone dimoranti stabilmente in un paese
e tenute al pagamento dell’imposta personale
(o focatico)”. In Svizzera la parola si è mantenuta viva (“Avviso a tutti i fuochi”, “lettera recapitata a tutti i fuochi”, ecc.), mentre è stato
abolito il fuocatico o focatico (v.).
Fuocatico o focatico - Imposta sul “fuoco”,
nel senso di focolare ossia di nucleo famigliare – abbinata al testatico, imposta personale
– diffusa nell’Europa medievale e moderna,
soppressa in Italia nel 1923 e sostituita nel
1924 dall’imposta di famiglia. In Ticino il focatico - già criticato come il testatico da Stefano Franscini nel suo La Svizzera Italiana - è
rimasto in vigore fino ad alcuni decenni fa (per
lo meno fino negli anni Sessanta) ed era un’imposta che si pagava nel luogo d’origine (“dove
si mantiene l’esercizio attivo del patriziato o
l’attinenza comunale”, diceva la legge del 7
dicembre 1861 sulle imposte comunali). Nel
canton Grigioni, perlomeno in alcuni comuni,
sembra essere tuttora in vigore una tassa
fuocatico, di tutt’altro significato: a Mesocco
è “riscossa da ogni famiglia che in paese, sui
monti o sugli alpi consuma legna da ardere
del Comune”.
La legge ticinese del 7 dicembre 1861 sulle
imposte comunali distingue fra: a. imposta
sulla sostanza; b. focatico e c. testatico
Sul focatico l’articolo 12 stabilisce che si
paga dove si mantiene l’esercizio attivo del
patriziato o l’attinenza comunale
Focatico: legge ticinese sulle imposte comunali (1861) – Tassa fuocatico: Regolamento
forestale (1967) del Comune di Mesocco.
­
15
N. 3, marzo 2012
In risposta all’articolo del mese di febbraio
Il figlio conferma le notizie
sulle due Svizzere in Toscana
Rispondo al sig. Biscarini dopo che mi hanno
segnalato un articolo apparso sulla Gazzetta
Svizzera, che non ricevo, di questo febbraio
a pag. 13 dal titolo “ricerca di due svizzere
perse di vista nel ’44”. Sono il figlio di Stefania Barblan in Barblan (i miei erano cugini)
e nipote di Anna Caduff vedova di Giacomo
Barblan. nel ’44 non avevo ancora sei anni
ma ricordo alcuni fatti importanti. Eravamo
sfollati, provenienti da Siena, a Poggiobrucoli, frazione del comune di Casciano di Murlo
vicino a Siena. È passato tutto il fronte ricordo
che la mamma aveva appeso al portone una
locandina con lo stemma della Confederazione Elvetica che il Consolato ci aveva fatto
avere. Questo stemma fu scambiato dai vari
soldati feriti che passavano con quello della
croce rossa. Mia mamma, che era stata crocerossina in ospedale per molti anni fino a
quando rifiutò di prendere la tessera del pnf,
ne curò molti (ricordo un giovanissimo soldato
tedesco che morì fra le sue braccia). Inoltre
conoscendo alla perfezione il tedesco (aveva
studiato a Heidelberg) e francese fu interprete
in molte occasioni. Soldati tedeschi volevano
razziare il paese ma con calma e, parlando
con il comandante, si fece dare dagli abitanti
cibo e altro che i tedeschi chiedevano e tutto finì bene. Un’altra volta fu interprete in un
processo militare intentato dal comandante
francese contro due marocchini che avevano
violentato due donne e che furono condannati alla fucilazione. Ci sono altri episodi più
o meno simili che non posso ricordare. So
solo che in paese chiamavano mia mamma
la madonna perché intervenuta più volte in
loro difesa. Mio padre che aveva dei negozi
a Siena veniva a trovarci la sera in bicicletta
per ripartire la mattina dopo. Una volta finita
la guerra ritornammo a Siena dove abbiamo
sempre vissuto. Mia nonna è morta nel 1950
a 73 anni e mia madre nel 2001 a 99 anni.
ma il consolato di Firenze è sempre stato al
corrente dei movimenti di casa nostra quando
c’era il console Steinhauslin (inoltre mio padre
è stato per tanti anni corrispondente per Siena
e provincia del Consolato Svizzero di Firenze)
per cui mi sembra strano il titolo “due svizzere
perse di vista”! questo è quanto posso dire, di
più non so. Cordiali saluti e buon lavoro.
Giovanni Barblan
Circolo Svizzero della Riviera di Ponente
Assemblea Generale ordinaria
nella sala del Comune di Santo Stefano
Il presidente, Graziano Poretti, ha avuto il piacere di salutare 30 soci presenti e 6 assenti
malati scusati per iscritto, e dare il benvenuto
a 4 nuovi soci. Un saluto speciale è stato riservato al Console onorario di Genova – René
Rais – invitato all’ultimo minuto! non ha potuto
organizzarsi (mea culpa, mea culpa), ma ha
mandato saluti ed auguri. Siamo convinti di
vederlo presto e di creare una buon contatto.
Dato che il Signor Rais è attivo nel Circolo di
Genova conosce bene i problemi. Noi, problemi, quest’anno non abbiamo avuti. Siamo
un Circolo vivo con un calendario ricco: Ogni
attività è stata ben frequentata, e per una
mezz’ora abbiamo con piacere ripercorso
ogni evento sfogliando i ricordi.
Grazie a molto volontariato, le spese possono
essere tenute basse, i conti tornano e sono
stati approvati con applauso. Grazie al cassiere Angelo ed al revisore Pierino.
Il programma ormai è diventato routine, è previsto per 2012:
MarzoPasseggiata
Aprile
Festa di Primavera/Pasqua
Maggio
Incontro con Pizza
GiugnoGita
29 Luglio Festa Nazionale
Settembre “La Svizzera nel Borgo”
OttobreCastagnata
DicembreSamichlaus
L’Assemblea si è tenuta in un’atmosfera molto sciolta. Tutti hanno partecipato a stabilire il
programma 2012, tante belle idee per la gita
(anche di due giorni). Il Comitato seguira le
diverse piste e proporra le diverse possibilità
alla Festa di Primavera al voto dei soci.
Gertrud Fischer
­ 16
N. 3, marzo 2012
Invito al 74º Congresso del Collegamento a Sorrento
I giovani Svizzeri d’Italia
vogliono ripetere l’esperienza

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Dopo il successo del
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Congresso del Collega

mento Svizzero di Tir
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renia e l’avvio dei lavori
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 del Comitato Giovani,
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quest’anno il Comitato
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 Giovani Vi aspetta ov
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17
N. 3, marzo 2012
Conferenza del dottor Vaucher de la Croix al Circolo Svizzero di Firenze
“Filosofia e culto di Dante
nella Svizzera del secondo ottocento”
Dopo la visita al laboratorio di restauro di
Bettina Schindler e la visita alla chiesa di
San Niccolò a Firenze l’11 febbraio, l’attività
del Circolo svizzero di Firenze è proseguita
lunedì 27 febbraio con una conferenza del
dottor Vaucher de la Croix sul tema “Filosofia
e culto di Dante nella Svizzera del secondo
ottocento”. La conferenza, inizialmente programmata per il sabato precedente, ha subito
un leggero slittamento. Il 29 febbraio alle ore
20,45 è stato presentato da Anita Sansone
il film in lingua tedesca “Vincent will Meer”, di
Ralf Huettner (Germania, 2010).
Per quanto riguarda l’attività a medio termine
del circolo, per il 9 marzo è stata fissata l’as-
semblea generale ordinaria; sabato 24 marzo
ci sarà il ritorno del coro “La corte di Orfeo”
che proporrà una raffinata selezione di brani
corali medievali e rinascimentali. Verso metà
aprile dovrebbe essere organizzata una gita
con pranzo alla Villa Caruso Bellosguardo, al
parco e all’annesso museo.
Scuola Svizzera Firenze
Per il 4 marzo è intanto confermato il raduno
degli ex-allievi della Scuola svizzera di Firenze
nei locali del Circolo svizzero di Via del Pallone
a Firenze. Nel prossimo numero della Gazzetta Svizzera sarà dato un resoconto di questo
avvenimento, organizzato con largo anticipo e
pubblicizzato soprattutto sulla pagina di Facebook (gruppo Scuola Svizzera Firenze), che al
20 febbraio 2012 contava ben 135 membri.
Dora Isler
Dopo una lunga malattia è mancata alla fine
di gennaio la socia Dora Isler. Molti ricordano
la signora Isler come valida insegnante alla
Scuola Svizzera; lei e il marito Paolo, prima
attivissimo al consolato in Via Tornabuoni,
poi presidente del circolo dal 1987 al 1997
(anno della sua scomparsa), seppero dare un
grande contributo alla comunità svizzera di
Firenze.
David Tarallo
Attaccata dal fisco americano
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La Banca Wegelin
salvata da Raiffeisen
Un’operazione-lampo ha portato la parte “non americana” della Banca
Wegelin nelle mani del gruppo Raiffeisen. La Banca Wegelin, la più antica
banca svizzera attiva nel “private banking”, stava rischiando grosso, a
causa delle pressioni del fisco americano che accusa tre banchieri della
Wegelin di aver aiutato clienti americani a evadere il fisco.
La Wegelin si è difesa dicendo di aver sempre agito in conformità al diritto
svizzero, ma i tempi sono cambiati e dopo le decisioni prese a livello politico nel caso UBS, il diritto svizzero non mette più al riparo gli investitori
esteri dalle rispettive autorità fiscali.
Accanto alla fuga di clienti (si parla di almeno 3 miliardi di franchi di depositi), è questo il motivo principale per cui non c’è stata altra scelta se
non quella di cedere tutta la “parte non americana” della banca. Questo è
potuto avvenire perché la Banca Wegelin era una banca molto particolare,
composta da soci in accomandita. Questi soci si sono arresi all’evidenza
e hanno deciso di cedere la loro attività a una nuova banca, la Notenstein
SA, “a causa della situazione sempre minacciosa” a cui erano esposti. Ovviamente vi è stato l’accordo preventivo con la Raiffeisen, che è pure una
banca particolare. Il direttore generale della Raiffeisen – che è diventato il
terzo gruppo bancario e conta fra i suoi soci quasi uno svizzero adulto su
due – assume la presidenza del Consiglio d’amministrazione della nuova
banca. Il campo specifico della Raiffeisen è quello del credito ipotecario
e del piccolo e medio credito commerciale. Essa si rifinanzia pure con gli
strumenti classici della raccolta di risparmio e delle obbligazioni di cassa.
Le recenti difficoltà delle grandi banche hanno favorito ulteriormente lo
sviluppo del gruppo Raiffeisen, che nel frattempo sta cercando una diversificazione delle proprie attività, con un occhio particolare sul “private
banking”, per il quale ha già una partecipazione del 12,5% nella Vontobel.
La Notenstein (700 dipendenti in 13 sedi in Svizzera, 21 miliardi di capitali
gestiti) non verrà integrata al gruppo Raiffeisen, ma servirà quale base
per futuri sviluppi.
I. B.
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N. 3, marzo 2012
Preoccupa il crescente calo di qualità del giornalismo d’informazione
La Svizzera tende ad interessarsi
sempre meno alle vicende del mondo
Kurt Imhof, specialista zurighese di scienze dei media, studia da parecchi anni il
paesaggio mediatico svizzero. È coeditore degli annali “Qualità dei media”. Egli osserva un calo crescente della qualità del giornalismo d’informazione e pensa che sia
necessario sopprimere la stampa che si vuole ad ogni costo gratuita.
Domanda: Signor Imhof, noi viviamo nell’era
dell’informazione. È quindi legittimo chiederle
come vanno i media in Svizzera.
Kurt Imhof: Ancora peggio di vent’anni fa.
La quota delle “notizie leggere” e dei soggetti concernenti le persone e lo sport è
considerevolmente aumentata. In parallelo
le informazioni contestuali diminuiscono. Le
informazioni sono più episodiche e l’attualità
è frastagliata in eventi isolati che non sono più
collegati gli uni agli altri. I processi da causa
ad effetto sono trascurati e il pubblico dispone di un margine ristretto per formarsi un’opinione. Inoltre gli attori politici che portano
messaggi provocanti hanno oggi più facilità
di prima a ritagliarsi un posto nei contenuti
redazionali. Si costata anche una diminuzione
delle informazioni di politica estera. La Svizzera si ripiega sempre più su se stessa e si
interessa sempre meno al resto del mondo.
politico si è sviluppato in parallelo con successo. Da noi le conseguenze sono più gravi
che nei paesi con un sistema d’opposizione di
governo. La concordanza svizzera non lavora
bene con una comunicazione pubblica in cui il
messaggio “colpo di pugno” ha il sopravvento
sull’argomento di qualità. Il drammatico ridimensionamento subito dalla stampa in quanto principale vettore d’informazione politica
nuoce alla democrazia.
Secondo le sue ricerche come si spiega questa evoluzione?
Sin dagli anni settanta, i messaggi politici
erano trasmessi dai giornali di partito, cioè
dai giornali d’opinione che non dipendevano
in primo luogo dalla vendita. In seguito vi fu
il trionfo dei giornali d’opinione che si sono
impadroniti dei lettori dei giornali di partito:
i lettori erano soprattutto cittadini prima di
essere consumatori di media. Il cambiamento
radicale è avvenuto negli anni ’80.
e intima
si è sviluppata
a detrimento
di quanto concerne
un po’ tutti
Come?
Con la comparsa di un sistema mediatico dipendente dai consumatori di media e che cerca di accaparrarsi lettori grazie a informazioni
spettacolari. Il giornalismo ha così acquisito
una carica morale ed emozionale. La sfera
privata e intima si è sviluppata, a detrimento
di quanto concerne un po’ tutti. Gli attori populisti di ogni partito sono oggi più presenti
nei media, rispetto a quelli che basano la loro
politica su argomenti. La forza leggera del miglior argomento è surclassata dall’esplosione
dell’indignazione. Avendo perduto i loro propri
giornali, i partiti devono lavorare con i messaggi più spettacolari e provocatori possibili.
Quali sono le conseguenze politiche in Svizzera?
Ovunque, dove la stampa gratuita ha brutalmente aumentato le tirature, il populismo
Noi ci interroghiamo sull’origine del fenomeno: si tratta dell’offerta mediatica che è cambiata o dell’interesse pubblico?
La questione non va posta in questi termini. Si tratta piuttosto dell’opposizione fra la
civilizzazione e la barbarie. È possibile da
“La sfera privata
”
sempre vendere giornali mediocri. Non è
assolutamente una novità. Durante l’Ancien
Régime, decine di migliaia di persone assistevano a esecuzioni pubbliche per soddisfare
la loro sete di sensazioni forti. Per ottenere
la democrazia, che del resto è un progetto
d’élite, è stato necessario aumentare il livello di formazione dei cittadini, allo scopo di
renderli capaci di utilizzare gli argomenti che
permettessero loro di prender parte al dibattito democratico. Non siamo semplicemente
impotenti di fronte all’evoluzione attuale. Si
tratta di una decisione deliberata.
Quale analisi fa del ruolo dei media durante
l’ultima campagna elettorale?
Questa campagna è stata molto particolare. Fin dagli anni ’90, l’UDC è generalmente
riuscita a imporre i suoi temi. In particolare
nel 2007, quando ha posto la criminalità dei
giovani stranieri al centro del dibattito. A tal
punto che prima delle elezioni, la criminalità dei giovani, in particolare degli stranieri,
occupava il primo posto del barometro delle
preoccupazioni dell’istituto Gfs, a parità con
la problematica degli stranieri. E’ quanto ha
permesso all’UDC di affermarsi.
Quest’anno è stato diverso?
Sî, poiché avvenimenti fondamentali hanno
perturbato la campagna: Fukushima, il franco forte, la crisi economica e infine il nuovo scandalo in seno all’UBS sono altrettanti
avvenimenti che hanno distolto l’attenzione
dai manifesti dell’UDC contro l’immigrazione
massiccia. Il sistema politico mediatico conosce quindi ancora alcune interferenze con il
mondo reale. Questo è rassicurante.
Sono proprio questi processi che voi studiate presso il dipartimento di ricerca Opinione
pubblica e Società dell’Università di Zurigo.
In ottobre, il secondo numero degli annali
“Qualità dei media” è uscito in Svizzera. In
quale misura i risultati sono diversi da quelli
dell’anno precedente?
L’utilizzazione dei mezzi d’informazione è diminuita rispetto al 2010, considerando tutti i
media globalmente. Da tempo questo avviene
per i giornali per abbonamento. Il calo della
radio e della televisione durante gli ultimi dieci
anni è particolarmente drammatico. La novità
tra il 2009 e il 2010 è che anche l’utilizzazione dei siti d’informazione online è diminuita, contrariamente a quella dei portali come
Bluewin o GMX, che è aumentata.
Si tratta di cambiamenti quantitativi. Si vedono anche differenze qualitative?
Ci sono sempre più “notizie leggere” e sempre meno informazioni contestuali. Noi spieghiamo questo attraverso i licenziamenti nelle
redazioni e attraverso il fatto che i giornalisti
lasciano i media. L’informazione diventa ancora più episodica. Per finire, si costata anche
un cambiamento: i corrispondenti esteri sono
abbandonati e le risorse disponibili sono utilizzate a favore di soggetti come Kachelmann
e Hirschmann.
In un capitolo speciale, avete studiato l’informazione economica sulle aziende. Per questo
avete sviluppato un programma che riconosce il plagio.
Sì. Abbiamo così potuto mostrare che una
parte spaventosamente grande dell’informazione economica proviene da semplici resoconti dei dipartimenti di PR. I giornali riprendono le informazioni delle PR delle aziende
e vendono questi interessi particolari sotto
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N. 3, marzo 2012
Nato nel 1956, Kurt Imhof ha studiato storia, sociologia e filosofia. Oggi è professore di scienza dei media e sociologia. Dal 1997
dirige il Dipartimento di ricerca “Opinione pubblica e società” dell’Università di Zurigo. È autore di numerose pubblicazioni sul tema.
forma di interessi generali. Noi abbiamo costatato questo fenomeno in tutti i media stampati, benché in una misura differente. I giornali
gratuiti sono i più forti in materia.
Voi dedicate pure un capitolo all’utilizzazione
della tematica degli stranieri. Perché funziona
così bene in Svizzera?
La Svizzera ha una grossa tradizione su questo punto, fin dagli anni ’60. Le iniziative sul
rinvio e sui minareti ci hanno permesso di
mostrare come una campagna debba essere
diretta affinché ricavi il maggior numero possibile di prestazioni redazionali. E’ necessario
denaro e un messaggio provocante. Per l’iniziativa sul rinvio, l’UDC ha messo in campo
3,3 milioni di franchi in mezzi a pagamento
come i manifesti. Per contro, il PLR ha speso
soltanto 180’000 franchi, il PDC 145’000 e il
PS 5’000. Nessun altro paese, all’infuori della
Svizzera, ha un attore di destra popolare così
ricco. Grazie al suo messaggio provocatorio,
l’UDC ha toccato un massimo di persone e
la sua problematizzazione dello straniero è
stata approvata dalla maggioranza. Tutto ciò
spiega il successo delle iniziative.
Cosa bisognerebbe cambiare per migliorare
di nuovo la qualità della comunicazione pubblica?
Bisogna agire su tre punti: in primo luogo sul
pubblico e in particolare sugli adolescenti e i
giovani adulti. Per esempio oggi non fa più una
grande differenza fra leggere un giornale di
qualità o un giornale gratuito. Dobbiamo agire
a livello delle scuole e sviluppare ulteriormente le competenze mediatiche. In secondo luogo introdurremo una valutazione che mette in
luce la qualità dei media. Noi potremmo così
ogni anno mostrare quali prodotti mediatici
forniscono un lavoro di qualità in termini di
diversità, professionalismo, attualità e pertinenza. In terzo luogo la politica è chiamata
a creare le condizioni che permettono di garantire il finanziamento di un giornalismo di
qualità. Ciò presuppone una diminuzione della
stampa gratuita, poiché il pubblico tende a
non più rendersi conto dei costi.
Come pensate che bisogna fare?
Dobbiamo eliminare la stampa che vuole ad
ogni costo essere gratuita. Infatti il collegamento fra i soldi della pubblicità e i contenuti
redazionali, che hanno spesso permesso la
sopravvivenza del giornalismo, sta rompendosi. Abbiamo quindi bisogno di misure di
sostegno, anche attraverso il denaro dei
contribuenti. Bisogna escludere le imprese
mediatiche, la cui offerta comprende prodotti
gratuiti e che nuocciono così al mercato. Ciò
deve evidentemente essere organizzato al di
fuori dello Stato, attraverso una fondazione
che attribuisca dei mezzi finanziari sulla base di criteri di qualità chiaramente definiti. I
cittadini devono mettere mano al portafoglio,
non ci sono altre soluzioni. E’ importante qui
essere coscienti che il giornalismo è il più importante servizio pubblico di una democrazia,
ancora più importante dei trasporti pubblici.
Poiché abbandonando la comunicazione pubblica esclusivamente nelle mani del mercato,
perdiamo i valori culturali che le “Lumières”
ci hanno dato e prendiamo la strada della
barbarie.
Ma è questa una strada praticabile politicamente?
Non vi è nessun’altra strada prevedibile. Per
esempio, se una delle maggiori aziende mediatiche fosse venduta all’estero, la Svizzera
perderebbe la sua infrastruttura giornalistica
e quindi la possibilità di mantenere la sua democrazia e di farla progredire. Questo provocherebbe sicuramente una crisi profonda. Se
le crisi sono orribili, portano anche sempre in
sé la possibilità che la gente prenda coscienza dell’importanza della qualità del dibattito
pubblico.
Intervista di Manuel Gnos
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N. 3, marzo 2012
Quadrilinguismo o multilinguismo? La letteratura svizzera nel mondo
Le marcate frontiere interne elvetiche
chiedono forti legami con l’estero
A livello mondiale la letteratura svizzera è molto piccola. Essa però non è insignificante. La creazione letteraria, ripartita nelle varie regioni linguistiche, ha tuttavia bisogno
per esistere di forti legami con i paesi esteri della stessa lingua, poiché le frontiere
all’interno della Svizzera stessa sono molto marcate.
Agota Kristof, i cui libri fanno parte della letteratura mondiale nel senso più ampio del termine, è deceduta a fine luglio a Neuchâtel. Ci ha
lasciato la sua trilogia “Le Grand Cahier”, “La
Preuve” e “Le Trosième Mensonge”, seguita
dal romanzo “Hier”. Purtroppo si è trattato
dell’ultima opera di questa scrittrice grandiosa. Agota Kristof ha scritto in Svizzera, dove
ha vissuto a partire dal 1956, dopo essere
fuggita dall’Ungheria. I suoi scritti sono infatti
nutriti da una vita contrassegnata in modo
decisivo dalla fuga: questa donna nata in Ungheria ha avuto un’esistenza senza radici. La
sua letteratura trae la sua forza dall’esperienza dell’emigrazione, il che le conferisce, ben
al di là dell’aspetto biografico personale, un
valore universale nel mondo, confrontato con
il fenomeno della migrazione da molto tempo
e sicuramente per molti anni ancora.
Non stupisce quindi che le opere di Agota Kristof siano state tradotte in oltre trenta lingue.
Questa immigrata, un’eccellente autrice, ha
contribuito alla gloria internazionale della letteratura svizzera. Un paradosso? O piuttosto
un sintomo? Probabilmente né l’uno né l’altro.
La Svizzera è piccola e la letteratura è un’arte. Le opere veramente maggiori sono molto
rare. Agota Kristof, di origine ungherese, ha
quindi creato soprattutto un caso felice per la
scena letteraria svizzera.
Nel suo paese d’adozione, nel quale non si è
mai veramente sentita a casa propria, Agota
Kristof ha trovato nel francese, che ha imparato con fatica, un modo d’espressione lette-
raria particolare: una lingua arida e minimalista che racchiude un’arte sottile dietro la sua
apparente ingenuità. I suoi quattro romanzi
sono tutti stati pubblicati da Seuil a Parigi,
una delle migliori case editrici letterarie. La
Francia, soprattutto Parigi, è stata determinante per la letteratura francofona, ma anche
per quella originaria dalla Svizzera francofona. Ne risulta un problema maggiore per gli
autori svizzero-romandi che non accedono a
Parigi. Grazie alla diversità delle case editrici svizzere, essi possono però contare sulla
pubblicazione dei loro testi, ma la diffusione
di questi ultimi rimane troppo spesso più o
meno limitata al pubblico elvetico.
Il prestigioso Prix Goncourt
Rare sono le opere letterarie svizzere che
trovano la strada delle librerie francesi. Ciò si
spiega da un lato a causa della distribuzione
e dei meccanismi della stampa, ma dall’altro
soprattutto a causa del proverbiale sciovinismo francese. Chi riesce a essere pubblicato
in Francia beneficia anche in Svizzera di una
stima e di un’attenzione maggiori. Questa
tradizione non è recente: Charles Ferdinand
Ramuz, il grande autore delle “Lettres romandes” ha dovuto fare il viaggio a Parigi per
diventare celebre in Svizzera. Jacques Chessez, un’altra penna celebre della Svizzera romanda, che ci ha lasciati poco tempo fa, ha
pure pubblicato i suoi libri a Parigi, cosa di cui
andava fiero. Ha ottenuto per il suo romanzo
“L’Ogre” nel 1973 il Prix Goncourt, prestigio-
Eccellenza,
&
Tradizione
Tra
dizione
Prelibata Contemporaneità.
Business Lunch
Happy hour
Dinner
Pedro Lenz, autore di «Der Goalie bin
ig» alle giornate letterarie di Soletta.
so premio francese di letteratura. È stato il
primo autore non francese ed è ancora oggi
il solo Svizzero che l’abbia ricevuto.
Forte creazione poetica in Ticino
Con le sue quattro regioni linguistiche, la
Svizzera è anche un caso eccezionale nella
letteratura. Ognuna di queste regioni, forse
con l’eccezione di quella romancia – un caso
particolare nel caso particolare – confina con
il paese della stessa lingua: la Svizzera tedesca si trova alla frontiera con la Germania e
l’Austria, la Svizzera romanda con la Francia e
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N. 3, marzo 2012
il Ticino, nonché la parte italofona del Grigioni,
con l’Italia. Gli autori di ognuna di queste regioni linguistiche guardano quindi al di là delle
frontiere nazionali, dove non ci sono soltanto
più case editrici, ma anche e soprattutto un
pubblico potenziale considerevole.
Mentre l’orizzonte dei romandi si allarga soltanto in modo limitato per le ragioni citate,
gli autori ticinesi trovano infatti i loro lettori
tra i loro vicini italiani. Se pochi romanzi sono
scritti in Ticino, questa regione gode però di
una forte creazione poetica. Le raccolte di
poemi dei principali autori ticinesi sono pubblicate presso editori italiani rinomati. Limmat,
casa editrice situata a Zurigo, nutre da tempo
l’ambizione di rendere questa letteratura accessibile al pubblico della Svizzera tedesca e
pubblica regolarmente traduzioni delle raccolte di poesie ticinesi. Che questi libri non siano
dei bestseller non è un segreto per nessuno.
La poesia deve già accontentarsi di avere degli amatori nella sua lingua d’origine, amatori
che si fanno rari quando i poemi tradotti attraversano le barriere linguistiche.
Il “Röstigraben” è una realtà
Come tutti sanno, queste barriere esistono
anche in Svizzera e creano in pratica l’obbligo
di studiare una lingua straniera nelle scuole.
Il tristemente celebre “Röstigraben” è una
realtà tenace. Da qualche tempo si vedono
tuttavia tentativi di superare questa barriera
in letteratura. Un gruppo di giovani autori, uomini e donne, si sono riuniti sotto il marchio
“Partout, Bern ist überall”. Essi si presentano
sotto varie formazioni nei festival, anche nelle
scuole, dove realizzano performance parlate
e animate dalla musica e dove si fanno acclamare da un pubblico multi generazionale.
I membri di “Partout, Bern ist überall” sono
originari di Berna, Losanna, Ginevra, Zurigo
e della Surselva romancia. Essi difendono la
loro lingua con fierezza e successo: grazie a
loro, i giovani Svizzeri-romandi trovano all’improvviso lo Svizzero-tedesco “cool”, il che lascia stupiti i loro professori di tedesco. Infatti,
il buon tedesco scolastico che è così poco
apprezzato, è ancora tutta un’altra storia.
Pro Helvetia garantisce la qualità
La valle sana Noëlle Revaz fa parte di “Partout, Bern ist überall”. Il suo primo romanzo
“Rapport aux bêtes” ha fatto sensazione nel
2002: in uno stile brutale offre un’immagine
nel contempo cruda e scioccante degli ambienti contadini. Con il suo libro ha messo il
dito su uno dei punti sensibili della nostra civilizzazione ultratecnologica. Il giovane autore
Arno Camenisch, altro membro di “Partout,
Bern ist überall”, ha pure provato che il mondo contadino è oggi di moda. Ha scritto simultaneamente in romancio e in tedesco la sua
prima opera “Sez Ner”, il cui intrigo da incubo
è situato nei Grigioni. Questo libro apparso
nel 2009 è eccezionalmente ben venduto,
finora con circa 6000 esemplari. Esiste già
nelle traduzioni francese e italiana e perfino
in rumeno, mentre sono in atto traduzioni in
altre lingue. D’altro canto la fondazione sviz-
zera per la cultura Pro Helvetia garantisce la
qualità della traduzione. Essa accorda un sostegno alla produzione letteraria primaria, ma
dedica pure un’attenzione speciale alla traduzione. Essa veglia anche alla diffusione della
letteratura svizzera all’estero e al passaggio
da una lingua nazionale all’altra.
Sembra che Pro Helvetia abbia perfino in progetto di tradurre in buon tedesco il celebre
romanzo in lingua parlata “Der Goalie bin ig”
di Pedro Lenz, Bernese e membro di “Partout,
Bern ist überall”. Sarà un’opera da rompersi
la testa. ““Der Goalie bin ig” è stato nominato
nel 2010 per il Premio del libro svizzero, un
istituto relativamente recente nell’ambito del
“Le opere
di Agota Kristof
sono tradotte
in oltre
trenta lingue
”
Salone del libro “BuchBasel”. Tuttavia l’anno
scorso, Melinda Nadj Abonji ha vinto questo
premio con il suo secondo romanzo “Il volo
delle colombe”. Aveva già ricevuto prima il
Premio del libro tedesco per questa opera,
che era stata festeggiata come un riconoscimento e una dinamizzazione per la letteratura
svizzero-tedesca. Infatti non è evidente per gli
scrittori della Svizzera tedesca essere riconosciuti sull’insieme del mercato germanofono,
anche se è più accessibile del mercato francofono. L’eco suscitata da questi due premi per
Nadj Abonji è stata enorme. Nel suo romanzo
premiato, essa incrocia elementi autobiografici con la storia contemporanea fra la sua
città d’origine in Serbia e la Svizzera: da bambina ha dovuto lasciare la Vojvodina, una regione rurale ungarofona, per venire a Zurigo.
Benché contrariamente a Agota Kristof il suo
stile sia più poetico, si trovano similitudini fra
queste due scrittrici. “Il volo delle colombe”
è anche basato sul sentimento di alienazione
in un ambiente nuovo e il tono talvolta quasi
soave non nasconde l’esperienza difficile del
destino dell’emigrante che, su uno sfondo di
guerra nella ex Iugoslavia, emana in modo
molto più dirompente. Melinda Nadj Abonji è
la prima artista residente accolta all’Istituto
svizzero di Roma. Si tratta di una nuova possibilità voluta per incoraggiare la creazione
artistica e, in questo caso, letteraria.
Gli scrittori hanno anche bisogno di risorse
per guadagnarsi da vivere. Dal 2006 sono
numerosi coloro che si procurano una parte dei loro redditi, tenendo corsi all’Istituto
letterario svizzero di Bienne, un’alta scuola
specializzata che propone un cursus di scrittura letteraria, in tedesco e in francese. La
lista degli insegnanti conta personalità della
nuova generazione di scrittori svizzeri: Silvio
Huonder, Francesco Micieli, Urs Richle, Ruth
Schweikert, Michael Stauffer, Beat Sterchi,
Claire Genoux, Eugène Meiltz, Ilma Rakusa,
Peter Stamm, Raphael Urweider. Ma il corpo
insegnante non si limita soltanto agli autori
nazionali. Vi sono in particolare numerosi
scambi e contatti con uomini e donne delle letterature estere germanofone. Prendiamo l’esempio del teatro: le pièces di Lukas Bärfuss,
il maggior giovane autore drammatico svizzero, sono spesso e volentieri date in Germania
e in Austria, dove sono perfino rappresentate
per la prima volta. Il patriottismo nazionale
non è un criterio letterario, per fortuna.
Barbara Villiger Heilig
Redattrice culturale della NZZ e membro del
gruppo di critici del Club di letteratura della
Televisione svizzera
Visitatori davanti al muro decorato con i ritratti di scrittori in occasione delle Giornate
letterarie di Soletta.
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N. 3, marzo 2012
L’Orso d’oro ai fratelli Paolo e Vittorio Taviani con “Cesare deve morire”
Alla Berlinale premio speciale
alla svizzera Ursula Meier
La franco-elvetica Ursula Meier, con L’enfant
d’en-haut si è aggiudicata un meritato Orso
d’argento – Premio speciale, una sorta di
menzione per un film, girato in Svizzera, che
racconta con sensibilità il difficile rapporto tra
un ragazzino che sbarca il lunario rubando
sulle piste (Kacey Mottet Klein) e la sua giovane sorella (Léa Seydoux, ma c’è un colpo di
scena). Un premio che è di buon auspicio per
il cinema del nostro Paese (ma la regista, nata
a Besançon nel 1971 e il film stesso hanno
una doppia nazionalità, svizzera e francese).
Il consigliere federale Alain Berset, congratulatosi al telefono con la Meier, ha sottolineato l’importanza di questo riconoscimento,
“un successo di rilevanza internazionale che
ricompensa lo sguardo visionario e il rigore narrativo” di Ursula Meier, fattasi notare
internazionalmente con Home, le cui opere
mostrano come “la fiction elvetica ha una
forte potenzialità”.
Il massimo riconoscimento del festival cinematografico tedesco è andato ai fratelli Paolo
e Vittorio Taviani. I due registi italiani hanno
convinto la giuria guidata da Mike Leigh con
un incontro fra teatro e cinema, forte dell’intensità della recitazione degli interpreti. A
parte pochi attori professionisti e Salvatore
Striano, che ha già scontato la sua pena e ha
iniziato da tempo una carriera teatrale e ci-
Una scena del film della Meier “L’enfant d’en haut”.
nematografica, i protagonisti sono infatti dei
detenuti dell’ala di alta sicurezza del carcere
romano di Rebibbia, dove scontano condanne
per reati che vanno dal traffico di stupefacenti
alla criminalità organizzata. Sono loro il fulcro
del film, confezionato in parte come una fiction che mette in scena il Giulio Cesare di Shakespeare, in parte come un documentario.
Il regista ticinese della chiusura delle Olimpiadi di Torino
“L’Anello Hans Reinhart”
a Daniele Finzi Pasca
L’Anello Hans Reinhart, che dal 1957 viene
conferito dalla Società Svizzera di Studi Teatrali (con il sostegno dell’Ufficio federale
della cultura) ad illustri personalità svizzere
che si sono distinte nel mondo del teatro, è
stato assegnato per il 2012 a Daniele Finzi
Pasca con la seguente motivazione: “Uomo
di teatro a tutto campo, ha saputo imporsi
nel mondo intero con spettacoli universali
nella loro capacità di parlare direttamente
all’animo umano”.
Nell’albo d’oro del più prestigioso riconoscimento assegnato nel nostro paese in ambito teatrale, il nome di Finzi Pasca va quindi
ad aggiungersi a quelli di personalità che si
sono fatte conoscere a livello internazionale
come Michel Simon (premiato nel 1964), Leopold Lidtberg (1969), Dimitri (1976), Gardi Hutter (1990), Bruno Ganz (1991), Luc
Bondy (1997) o Christoph Marthaler (2011),
senza dimenticare, a livello ticinese, Carlo
Castelli (1972) e Ketty Fusco (1994).
Daniele Finzi Pasca è noto anche in Italia, non
solo per la sua attività teatrale, ma anche per
aver curato la regia della cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici invernali di Torino.
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N. 3, marzo 2012
Svizzera subito fuori dalla Coppa Davis
Roger Federer si rifà
vincendo in Olanda
Magra figura degli Svizzeri nel primo turno della
Coppa Davis (in pratica il “Mondiale” di tennis a
squadre). Pur partendo favoriti e giocando in
casa (a Friburgo), Federer e Wawrinka hanno
subito perso i due singoli (contro gli americani
Isner e Fish) e si sono poi fatti battere anche
nel doppio (da Fish e Bryan). Senza storia la
gara delle “riserve” Chiudinelli e Lammer, con
un umiliante 5 a 0 finale.
Una settimana dopo l’enorme delusione friborghese, Roger Federer si è decisamente rifatto,
andando a cogliere, a Rotterdam, il suo 71°
trionfo nel circuito ATP. Il numero 3 mondiale, in
finale, ha dato una vera e propria lezione a Juan
Martin Del Potro (ATP 10), battuto in 1h26’ con il
risultato di 6-1 6-4. Il 30enne basilese si è così
avvicinato di un ulteriore passo al “podio” dei
più titolati di sempre, podio dominato da Jimmy
Connors con i suoi 109 tornei vinti. Sul terzo
gradino al momento vi è John McEnroe, a quota
77, insomma, poco lontano. Sul duro indoor, Federer è imbattuto da 25 incontri: nel frattempo
ha vinto i Masters del 2010, Basilea, Parigi-Bercy, i Masters del 2011 e, ora, Rotterdam. Una
serie impressionante, rintuzzata in un torneo da
cui mancava dal 2005. «Sapevo che mi sarei
sentito a mio agio qui. È incredibile che mi siano
serviti sette anni per tornare a difendere il mio
titolo di allora». Federer è soddisfatto. «Il mio è
stato un grande inizio di stagione». E pensare
che, proprio a Rotterdam, in semifinale, Roger
ha rischiato davvero moltissimo. Contro l’altalenante russo Nikolay Davydenko (ATP 49), a un
certo punto il basilese si è ritrovato sotto 6-3
3-1, ma ha saputo trovare in extremis la chiave
per la riscossa, vincendo poi 4-6 6-3 6-4. Contro
Del Potro, nonostante una scarsa efficacia con
la prima di servizio, Federer ha sfruttato una
ritrovata varietà di colpi e una strenua difesa
sulle palle break concesse.
Snowboard: nel circuito Ticket to Ride
“I-Pod” campione del mondo
Notizie
in breve
dalla Svizzera
• Meno patenti ritirate – Nel 2011 in Svizzera sono state ritirate 76’913 patenti, 2’073
in meno rispetto al 2010. I più colpiti dal provvedimento sono gli automobilisti tra i 20 e i
29 anni. Tutte le altre fasce d’età registrano
una diminuzione dei ritiri, salvo gli over 70,
per i quali si riscontra un aumento di casi del
9,7%. Le cause principali sono sempre il superamento della velocità consentita e il tasso
alcolemico eccessivo.
• Prezzi in flessione – In gennaio i prezzi in
Svizzera sono scesi dello 0,8% su base annua. Continua quindi il periodo caratterizzato
dall’assenza di inflazione, anche se i prezzi
di gennaio hanno subito l’influsso dei saldi
invernali.
• Stabile l’industria del cioccolato – L’industria svizzera del cioccolato ha registrato
lo scorso anno un volume di vendite pari a
176’332 tonnellate, in leggero calo dello
0,1% rispetto al 2010. Il fatturato è però sceso a 1,69 miliardi di franchi, in calo del 3,1%.
• Proposta privata per il Gottardo – Uno
studio commissionato da Economiesuisse
prevede che un finanziamento privato della
seconda galleria autostradale del Gottardo
sarebbe più vantaggioso per la Confederazione. Esso presuppone però il prelievo di un
pedaggio di 21 franchi per le automobili e
di importi più elevati per le altre categorie.
Come noto l’attuale galleria deve essere risanata, per cui si prevede la chiusura per circa
900 giorni per i lavori.
• Polemiche per i caccia – Un rapporto di
ufficiali dell’aviazione contesta il previsto acquisto dell’aereo da caccia svedese Gripen.
Il consigliere federale Maurer afferma però
che tutte le perizie sono favorevoli a questo
aereo, non da ultimo per i costi inferiori. In
concorrenza c’erano il francese Rafale e il
tedesco Eurofighter.
• In banca solo capitali dichiarati – Il
Consiglio federale ha presentato la nuova
strategia per i depositi della clientela estera
nelle banche svizzere. Da un lato rafforza la
diligenza delle banche, dall’altro esige l’autocertificazione per i clienti esteri, ma estende
il modello dell’imposta liberatoria sul tipo di
quella proposta per la Germania e la Gran Bretagna, migliorando nel contempo l’assistenza
amministrativa con gli Stati di provenienza dei
capitali.
Iouri Podladtchikov ha aggiunto un prezioso trofeo alla sua bacheca. A Oslo, il 23enne
zurighese si è infatti laureato campione del mondo di half-pipe nel circuito Ticket to
Ride, alternativo a quello della FIS e... più remunerativo. “I-Pod” (per gli amici) ha
rispettato i pronostici, battendo gli americani Ladley e Vito. Sesto Christian Haller.
• Formazione e ricerca – Nel quadriennio
2013-2016 il Consiglio federale vuole promuovere l’educazione, la ricerca e l’innovazione, stanziando 26 miliardi di franchi.
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N. 3, marzo 2012
A U S L A N D S C H W E I Z E R - O R G A N I S AT I O N
«Die Internet-Plattform SwissCommunity
vernetzt Schweizer weltweit»
Ursula Deplazes
Forscherin
Bündnerin in Rom
«Ein Netzwerk unter
Auslandschweizern
aufzubauen spielt eine
wichtige Rolle – sowohl
privat wie auch beruflich.»
Daniel Keller
Manager
Zürcher in Hanoi
«Als internationaler
Berater sind die lokalen
Erfahrungen von Schweizern sehr wertvoll.»
Urs Steiner
Direktor Schweizer Schule
Berner in Peru
«Andere Auslandschweizer kennenlernen, gute
Adressen austauschen,
mich über die Schweiz
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