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Come mai i labirinti piacciono tanto? Forse perché, nel risolverli, il

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Come mai i labirinti piacciono tanto? Forse perché, nel risolverli, il
Comportamento
Ecco tre delle più originali e recenti creazioni ideate
dagli enigmisti sull’intramontabile tema del labirinto.
Intricati
e provvisori
GIOCO 1
Il “trilabirinto”, un
enigma su 3 piani
Uno dei tanti
“labirinti
più grandi
del mondo”
realizzati
a Reignac sur
Indre, in
Francia. Ma
hanno tutti
durata limitata.
principale differenza
Lè laaconpresenza
i labirinti tradizionali
della terza
dimensione: in corrispondenza dei pallini azzurri si
può infatti “prendere
l’ascensore” e cambiare
piano di gioco, inoltrandosi
nei meandri di un secondo
labirinto, dal quale si potrà
poi uscire nello stesso
modo. L’entrata, come indica
la freccia, è nell’angolo a
sinistra in alto del piano più
elevato, mentre l’uscita è
nell’angolo a destra in basso
del pianoterra.
(La soluzione è nell’ultima
pagina del servizio).
I record
orse il più antico è
FLuzzanas,
italiano: si trova a
in Sardegna,
e risale a 2 mila anni
avanti Cristo. Gli contende il primato il
labirinto trovato nella
tomba di Amenemhet
III, del 1.800 a. C.
A stegosauro. E il più
grande? Dipende: il più
esteso provvisorio è
stato realizzato in un
campo di grano in
Pennsylvania, Usa, nel
1993: a forma di
stegosauro, ricopriva
un’area di 11.700 m2.
Il più esteso
permanente è quello
realizzato nel 1890 a
Ruurlo, in Olanda:
8.740 m2 di sentieri in
siepi di faggio. I più
lunghi si trovano
invece in Inghilterra: a
Chesterfield c’è quello
di Jim Buchanan,
unidirezionale, lungo
2,4 km, e a Longleat
c’è quello di Greg
Bright, i cui sentieri
fiancheggiati da
arbusti di tasso si
estendono per 2,7 km.
Focus 176
Uno scontro
inevitabile
Il Minotauro, qui
dipinto su un
vaso greco del
VI secolo a. C.,
viveva al centro
di un labirinto
unidirezionale:
Teseo, l’eroe
che lo uccise,
non avrebbe
proprio potuto
non incontrarlo.
Come mai i labirinti piacciono tanto? Forse perché,
nel risolverli, il cervello cambia ritmo
Scusi, dov’è l’uscita?
Focus 177
Il labirinto della cattedrale
di Chartres, in Francia. Forse
simboleggia il tortuoso
percorso verso la Terrasanta.
La tecnica perfetta per risolverli? C’è, ma
a patto di poter lasciare segni sulle pareti
Una fuga
per tentativi
S
iete al centro di un labirinto. Cercare di uscirne a
tentativi sembra insensato: ogni corridoio si apre
in altri meandri. Nessuno strumento può aiutarvi, né la bussola
né la radio. Come fate a uscirne?
Un circuito
elettrico? No
sono i percorsi
seguiti da
alcune persone
(fornite di torce
elettriche) nel
loro tentativo
di uscire dal
labirinto di
un parco giochi.
In trappola
nel cubo
Un fotogramma
del film “The
Cube”, dove
i 6 protagonisti
sono rinchiusi
in un mortale
labirinto 3D,
simile al cubo
di Rubik.
Solo uno di loro
si salverà,
trovando
la soluzione.
GIOCO 2 Il labirinto planetario
uesto è uno spetQ
tacolare esempio
della fantasia del
francese Philippe
Fassier, uno dei più
originali e stimati
Focus 178
creatori di labirinti.
Scopo del gioco è
trovare la strada per
arrivare da Parigi al Polo
Nord. Volete un piccolo
suggerimento? Non
inoltratevi nelle
regioni più esterne,
dove, oltretutto, il
percorso del labirinto
diventa meno chiaramente visibile.
● Il rischio? Girare in tondo
Il primo a studiare seriamente
questo problema fu il matematico
inglese William Rouse Ball, forse
durante le passeggiate nel labirinto del suo giardino: la sua conclusione fu che basta poggiare una
mano su una parete e, senza staccarla mai, camminare fino all’uscita.Aveva ragione, ma non nel 100
per cento dei casi: con questo trucco si corre infatti il rischio di girare in continuazione intorno a una
parete isolata, come nel Blenheim
Palace progettato da Adrian Fisher, un esperto mondiale nella costruzione di labirinti.
La tecnica di fuga perfetta richiede che sia consentito lasciare
tracce lungo il percorso, e fu trovata dal matematico francese Tremaux: si procede a caso fino a
quando si arriva a un vicolo cieco
oppure a una via già percorsa, e in
tal caso si torna indietro e si imbocca, appena possibile, una via
inesplorata.
Se poi si ha a disposizione un
computer, di algoritmi d’uscita se
ne trovano a bizzeffe. Per esempio, si può riempire il labirinto
d’acqua, virtualmente, con velocità uniforme, e poi ricostruire il
cammino inverso della goccia che
Portafortuna
primitivo
Incisione dell’
età del bronzo
in Val Camonica,
fornita dal
Centro Camuno
di Studi
preistorici.
arriva per prima (basta marcare il
centro con un “sensore”).
● In Giappone durano di più
Questi trucchi si possono applicare a labirinti di tutti i tipi: percorsi circolari, triangolari, esagonali, a piani multipli, “aperti” (nel
senso che se si esce da destra si
rientra da sinistra) e così via. Ma
quel che attira il pubblico non sono
tanto le tecniche di soluzione,
quanto il poter vivere di persona
l’esperienza del labirinto, reale o
virtuale che sia. Giochi elettronici
come Doom o Prince of Persia,
ambientati in labirinti, hanno avuto un grande successo anche per
la sfida che lanciavano al senso
dell’orientamento dei giocatori. E
nel recente Diablo 2 è stato inserito un generatore casuale di labirinti che crea un percorso diverso a
ogni nuova partita.
L’elettronica non ha però soppiantato il fascino dei labirinti reali, fatti di siepi, cemento, legno, o
addirittura acqua, come nel Parc
de la Mer on Jersey, in Inghilterra.
«Questa è l’epoca d’oro dei labirinti» afferma Fisher, autore di oltre 200 labirinti in 17 nazioni. «Il
numero totale di labirinti aperti al
pubblico nel mondo è quasi raddoppiato nell’ultimo decennio».
Ce n’è per tutti i gusti: dal pavimento della Grace Cathedral di
San Francisco, ai labirinti artistici
dello scozzese Jim Buchanan, ai
I trucchi degli
enigmisti
a tecnica per ideare un
Lbastano
labirinto è semplice:
un foglio a quadretti
e una matita. Tracciare un
riquadro per delimitare i
tracciati, quindi inserire i
punti di entrata e di uscita sul
bordo, e collegarli con un
percorso tortuoso e piuttosto
lungo seguendo i quadretti.
Dopo aver ideato la soluzione,
conviene copiarla su un foglio
a parte, prima di continuare
ad aggiungere tracciati che,
partendo da quello esatto, si
diramano più volte prima di
terminare in un vicolo cieco.
Accortezze. Nella soluzione
dei labirinti, i giocatori sono
condizionati dal senso della
lettura, e scelgono di
preferenza tracciati che
vanno verso destra e che
scendono verso il basso.
Inoltre un buon labirinto deve
essere equilibrato anche
graficamente: ogni parte della
sua superficie deve essere
occupata da vicoli ciechi.
Walter Obert
complicatissimi labirinti giapponesi, come quello di Funabushi,
composto da più parti collegate
tramite ponti per simulare una
struttura tridimensionale.
Sono proprio i giapponesi i più
fanatici. «In Giappone» spiega Fisher «i “giocatori” si aspettano che
la risoluzione di un labirinto duri
quanto un film o una partita di calcio, mentre in Europa la gente preferisce uscirne in mezz’ora». L’arte
di Fisher è proprio quella di far sì,
usando la giusta quantità di crocevia, che tutti escano nello stesso
tempo, minuto più minuto meno.
● Simbolo universale
Ma perché i labirinti ci affascinano? Forse perché sono presenti
nei nostri ricordi ancestrali. Quello del labirinto, infatti, è un concetto antichissimo. Il primo, scoperto nel 1888, fu costruito dal faraone Amenemhet III a protezione della sua tomba, nel 1800 a. C.
Secondo Erodoto, che lo visitò nel
450 a. C., era più complesso di “tutti gli edifici della Grecia messi insieme”!
Poi c’è quello di Creta, il più famoso dell’antichità. Secondo la
leggenda fu costruito da Dedalo
ed era abitato dal Minotauro, ma
più probabilmente si trattava del
palazzo del re Minosse, nella città
di Cnosso. Ne rimane testimonianza nel simbolo impresso sulle
monete cretesi (un millennio più
Focus 179
▼
Il simbolo di un viaggio
Ce n’erano
ovunque: da
Nazca a Troia,
dall’Indonesia
alla Norvegia
▼
tardi): un intricato percorso, che
porta inesorabilmente dall’esterno all’interno. Questo simbolo
misterioso associato al labirinto,
composto da sette avvolgimenti,
ha forse origini ancora più antiche
e potrebbe simboleggiare la Dea
Madre o la scomparsa Atlantide,
che secondo Platone sarebbe stata
circondata da sette cerchi di terra e
acqua. Di certo la figura comprende altri due simboli antichissimi,
la croce e la spirale, ed è stata ritrovata nelle più diverse zone del
pianeta: dall’Arizona precolombiana degli Hopi alle sabbie
Venite! Qui
della pianura di
c’è
un buco
Nazca, in Perù,
Accanto, un
fino all’isola di
visitatore
Sumatra, in Inprende una
donesia.
Anche sulle monete
Una moneta di Cnosso (Creta).
Raffigura l’antico simbolo
del labirinto unidirezionale,
come quello del Minotauro.
Non mangiatemi!
scorciatoia nel
labirinto di
▼
● Troia
Leeds (Uk). In
In Europa, il
alto, il labirinto
simbolo del lapiù lungo: è a
birinto non è asLongleat (Uk).
sociato solo a
Creta, ma anche
alla città di Troia, protetta da sette nivano usati anche per competimura. Si è scoperto che i pastori zioni atletiche: nel XVIII secolo i
del Galles tracciavano il simbolo giovani facevano a gara per ragnel prato, e lo chiamavano “Caer- giungere la fanciulla nel centro!
In Norvegia, fino all’inizio del
droia”, che oggi gli studiosi interpretano come “Città di Troia” o ’900, i pescatori camminavano lun“città delle svolte”. Secondo la leg- go un labirinto immaginario prigenda, infatti, la Gran Bretagna ma di uscire in mare: lo scopo era
prende il nome da Bruto, nipote quello di condurre i venti cattivi
di Enea, che la fondò insieme ai nel centro e qui intrappolarli.
prigionieri che egli stesso liberò
● Un viaggio interiore
proprio da Troia. Un labirinto con
Il fascino dei labirinti deriva
la scritta “Trui” (Troia) è stato trovato anche su un vaso etrusco a quindi dal loro valore simbolico e
tradizionale? «Quel che è certo è
Tragliatella, vicino a Cerveteri.
Nel Medioevo il labirinto rap- che i labirinti sono usati da millenpresentava Gerusalemme, la città ni come simboli di meditazione, di
sacra, e aveva sempre una croce al viaggio interiore» commenta Jim
centro, come nella cattedrale go- Buchanan, creatore di molti labitica di Chartres, in Francia. Si pen- rinti provvisori in Gran Bretagna.
sa che i fedeli percorressero il tracciato, forse in ginocchio, come “surrogato” di un viaggio in Terrasanta.
cco un’altra straoralto, si può infatti
Nei secoli successivi, comunque,
dinaria creazione
arrivare all’uscita al
gli stessi labirinti furono utilizzati
del
francese
Philippe
centro in basso in due
per danze o giochi simbolici, proFassier: un labirinto
modi: o seguendo i
prio come nei labirinti all’aperto, in
nascosto in un altro
percorsi segnati in
Germania (per esempio ad Hanlabirinto. Partendo
grassetto (più grossi),
nover) e in Polonia. In Inghilterdall’entrata al centro in
oppure percorrendo le
ra, invece, i labirinti all’aperto ve-
Uno dei percorsi di Pacman,
il famoso videogioco in cui
una “bocca” gialla mangiava
puntini in un labirinto.
GIOCO 3 Il “bilabirinto multiplo”
E
Focus 180
piccole viuzze interne.
A complicare ulteriormente il gioco, il
labirinto è multiplo: se
cioè un percorso arriva
al bordo (a destra, a
sinistra, in alto o in
basso), si deve
rientrare dalla parte
opposta alla stessa
altezza. Proprio come
se ci fosse un altro
labirinto identico affiancato al primo.
Due infermiere fanno da guida a soldati inglesi
nel labirinto di Hatfield House (Uk), nel 1940.
Soluzione
antistress
“Lift if Lost”
significa: alzate
se vi siete
perduti. E,
soprattutto, se
siete stanchi di
girare a vuoto.
Attirato dal
profumo
A destra, un topo
in un labirinto.
Al centro c’è il
premio, un pezzo
di formaggio.
▼
Nello sforzo di trovare una via d’uscita,
il cervello comincia a emettere “onde teta”
Ma c’è di più. «Trasmettono curiosità per l’ignoto: ciò che si troverà
al centro» aggiunge lo storico britannico Jeff Saward, presidente di
Caerdroia, una pubblicazione specializzata in labirinti.
● Onde cerebrali
Qualunque sia la risposta, quando cerchiamo di districarci in un
labirinto, nel nostro cervello si propagano onde elettriche della frequenza di 4-8 oscillazioni al secondo, le cosiddette “onde teta”. In
genere l’attività del cervello appare come una serie confusa di impulsi. Ma ogni tanto i segnali si amplificano e formano oscillazioni
ben distinte. «Le onde teta compaiono quando gli animali eseguono particolari compiti spaziali,
LE SOLUZIONI
1
motori e cognitivi» spiega Micheal
J. Kahan del dipartimento di neurochirurgia del Children’s Hospital
di Boston, Usa.
Queste onde poco conosciute
viaggiano un po’ in tutto il cervello, ma principalmente nell’ippocampo, la zona della navigazione
spaziale. Fino a poco tempo fa erano state osservate solo nei topi,
perché per gli esperimenti è necessario applicare gli elettrodi direttamente alla corteccia cerebrale. Sembrava impossibile farlo con
l’uomo. Ma l’anno scorso Kahan
ha trovato una soluzione: perché
non chiedere la collaborazione di
pazienti epilettici gravi, che a causa della malattia devono comunque avere tali elettrodi?
Sotto l’occhio degli scienziati, i
2
Creazione effimera
Questo labirinto a Reignac
sur Indre, Francia, era fatto
con piante di orzo e mais:
durò solo pochi mesi.
pazienti hanno risolto vari labirinti elettronici, prima seguendo frecce indicatrici, poi senza più aiuti.
«Abbiamo osservato che le onde
teta sono davvero collegate a questo tipo di attività cerebrale,
e appaiono essere tanto più
frequenti quanto più complessi sono i labirinti» conclude Kahan.
■
Andrea Parlangeli
3
La via più
complessa
per uscire
dal doppio
labirinto...
...e la più
semplice,
lungo i
tracciati in
grassetto.
Per saperne di più:
Su Internet: http://ilc.tsms.soton.ac.uk/
caerdroia. Il miglior sito sui labirinti
tradizionali, con molti link ad altri siti.
Gruner und Jahr-Mondadori SpA.
Corso Monforte, 54 - 20122 Milano
Gruner und Jahr-Mondadori Spa
© Gruner und Jahr - Mondadori SpA. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati.
Elaborazione ELEVER SRL
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