Una corsa nata dalla passione, cresciUta grazie a dedizione e
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Una corsa nata dalla passione, cresciUta grazie a dedizione e
leggende /mille miglia di Stefano Cossetti Cuore e cervello Una corsa nata dalla passione, cresciuta grazie a dedizione e professionalità, diventata in breve un evento internazionale. Oggi È uno dei simboli del “made in italy” 54 automobile giugno 2012 L I piloti Giannino Marzotto e Marco Crosara su Ferrari 340 mm spyder (carrozzeria Vignale), vincitori della Mille Miglia 1953. (© LaPresse) a Mille Miglia nacque dalla passione e dalla ragione. Non c’è alcun dubbio. La corsa che parte e arriva a Brescia e che in molti hanno definito “più bella del mondo” ha avuto origine dal felice connubio di passione per le competizioni e dalla consapevolezza che serviva una iniezione di “tecnicismo” per far fronte alla forte concorrenza che l’industria italiana dell’automobile subiva dalla vicina Francia. Basti pensare che negli anni Venti, quando in Italia si vendevano circa 13 mila automobili, sulle strade francesi ne circolavano un milione. Il divario era pesante e bisognava escogitare qualcosa. Ma qualsiasi considerazione effettuata solo su una base razionale sarebbe incompleta senza il contesto di passione e di attaccamento ai motori che da sempre caratterizza il territorio bresciano. Le radici hanno nomi e cognomi: si chiamano Franco Mazzotti e Aymo Maggi, due rampolli della nobiltà bresciana che una volta alla settimana non si accontentavano semplicemente di andare al Biffi a Milano; no, lo facevano sfidando il treno con la loro auto; per vedere chi arrivava primo. Per raccontare a Borzacchini, Brilli Peri, Danese, Nuvolari, Varzi… le gesta del “duello” contro il “mostro di ferro”. Succedeva in Galleria, a Milano, dove c’era gente che viveva per le corse e che avrebbe scritto pagine importanti – se non a volte irripetibili – per la specialità; anche alla Mille Miglia. Mazzotti e Maggi “pescavano” nella passione cresciuta da una tradizione che c’era già; perché nel 1899 in provincia di Brescia si era disputata la Grande Corsa su Strada alla quale – dal 1904 al 1907 – avrebbero fatto seguito le Settimane Motoristiche. Gli eventi si erano succeduti negli anni, e i ricordi sfumavano nello “scippo” del Gran Premio d’Italia. Nel 1921, infatti, la gara si disputò sul circuito (stradale) della Fascia d’Oro, che altro non era se non una rivisitazione di quel che era stato il precedente Circuito di Brescia. L’organizzatore si chiamava Arturo Mercanti. Ma fu storia breve. Già nel 1922 il Gran Premio d’Italia si trasferì al nuovo autodromo del Parco di Monza. I bresciani ci rimasero male, perché la pista brianzola fu realizzata da Mercanti, bresciano d’adozione ma milanese di nascita. Tanto è vero che quando ritornò per disputare la Mille Miglia preferì gareggiare con lo pseudonimo di “Frate Ignoto”. Era consapevole dello “sgarro”. Ma torniamo alle origini, a quella notte della vigilia di Natale del 1926 quando il giornalista Giovanni Canestrini – sonnecchiante sul divano di casa – sentì la voce roca di Aymo Maggi, giù nel cortile, che lo chiamava. Non era solo. Con lui c’erano Franco Mazzotti, Renzo Castagneto e il barone Flaminio Monti. I quattro – in breve – spiegarono che l’industria italiana dell’auto aveva bisogno di un palcoscenico; perché altrimenti anche il settore delle competizioni ne avrebbe risentito; la Bugatti avrebbe avuto campo libero. Ma non si voleva legare l’evento a un circuito; doveva essere una corsa su strada. Ad esempio, da Brescia fino a Roma e ritorno. L’andata lungo la Riviera Adriatica scendendo da Ravenna fino a Pescara, per poi passare da L’Aquila con arrivo nella Capitale. Il ritorno avrebbe toccato Siena, Firenze, Bologna per terminare a Brescia. Tutto in un’unica soluzione. Fatti quattro conti, sarebbero stati circa 1.600 chilometri. Mazzotti era reduce da un viaggio negli “States” e gli venne spontaneo azzardare il nome Mille Miglia. Nasceva la Coppa delle Mille Miglia, la cui prima edizione si doveva disputare nel 1927. Canestrini avrebbe poi ideato la freccia rossa con stampigliata all’interno la cifra 1000. Un simbolo per sempre. Che vive ancor oggi. In questo contesto di slancio e passione va anche ricordato il forte legame che intercorse tra la competizione e la nascita dell’Automobile Club Brescia. Nel 1927 fu infatti scritto il nuovo ordinamento dell’Automobile giugno 2012 • automobile 55 leggende /mille miglia Club Italia, precisamente del Reale Automobile Club Italia (Raci). Tra le nuove competenze a carico delle sedi provinciali, c’era l’avvio del pubblico registro automobilistico. Brescia era una sezione dell’Automobile Club di Milano, e le nuove esigenze suggerirono la “scissione”. L’evento trovò terreno fertile a Brescia, tra chi riteneva compromesso il rapporto con Milano dopo il “furto” del Gran Premio. Il consiglio direttivo del neonato ACI Brescia era presieduto da Franco Mazzotti, affiancato da due vice: Aymo Maggi e Oreste Bertoli. La componente politica era rappresentata da Alfredo Giarratana e Innocente Dugnani, che sarebbe poi diventato il federale di Brescia. I due erano politicamente vicini al parmense Augusto Turati, già segretario del Fascio di Brescia dal 1923 al 1926 e poi del Partito Nazionale Fascista. Sul piano organizzativo, l’Automobile Club bresciano poteva contare su Renzo Castagneto, segretario, e sul suo vice, Flaminio Monti. Che la Mille Miglia avesse bisogno di aiuto – come spesso accade – c’era da aspettarselo: l’organizzazione della corsa subì infatti un attacco da parte del senatore Silvio Crespi, presidente nazionale ACI e dell’AC Milano. Si temeva la pericolosità dell’evento. Fu Augusto Turati a farsi garante. La Mille Miglia poteva proseguire il proprio cammino organizzativo. Il regime fascista – dal canto suo – avrebbe potuto contare su una vetrina destinata a far vedere un’Italia moderna. Inoltre, lo sviluppo del mercato dell’auto avrebbe 56 automobile giugno 2012 fornito l’occasione per rimpinguare le deficitarie casse erariali con l’istituzione di nuove tasse di circolazione, e di quelle sui carburanti e sui lubrificanti. Anche la popolazione italiana ne avrebbe tratto beneficio, perché le strade interessate dal percorso sarebbero state sistemate. Giovanni Canestrini fu coinvolto nell’evento perché era capo rubrica dell’automobilismo per la Gazzetta dello Sport, tra i cui azionisti c’erano Giovanni Agnelli ed Edoardo Bianchi. Il quotidiano sportivo avrebbe garantito visibilità alla Coppa delle Mille Miglia, così come faceva con il Giro d’Italia per biciclette, del quale era organizzatore. Considerato il successo della corsa su due ruote – che si registra tuttora – era un’occasione da non perdere. Il fondatore e direttore della “rosea” era Emilio Colombo, al quale tutti riconoscevano formidabili capacità, che garantivano il successo alle iniziative sportive da lui sostenute. Castagneto ebbe carta bianca e si mise al lavoro: la Coppa delle Mille Miglia avrebbe premiato numerose classi, permettendo pertanto a molti piloti di gareggiare con l’ambizione di vincere la propria categoria. 1927 • La prima edizione scatta da Brescia il 26 marzo 1927. Gli equipaggi “imbarcano” in auto il necessario per un pernottamento in quanto nessuno è in grado di fare previsioni; tante le incognite; pressoché inevitabili le noie meccaniche, su strade assai improbabili nonostante gli interventi del regime. Al ter- Qui sotto, il pilota Eugenio Castellotti al controllo della Mille Miglia e, più in basso, Stirling Moss. Vinse nel ’55 insieme a Jenkinson. (© LaPresse) albo d’0r0 Qui a lato, a Roma nel 1932 il senatore Giovanni Agnelli consegna a Benito Mussolini la prima Balilla. Più a sinistra, il Duce arriva a Tobruk insieme al maresciallo Balbo, governatore di Libia. È il 12 maggio del 1937. (AP photo) mine di una “cavalcata” di 21 ore, 4 minuti e 28 secondi, la O.M. Superb 665 in versione “sport” di Ferdinando (Nando) Minoia – navigato da Giuseppe Morandi – taglia per prima il traguardo di Brescia. La media rilevata fu di 77 chilometri all’ora. Minoia non era nuovo ai successi: sempre per la O.M., aveva vinto la Susa-Moncenisio del 1922 e la Coppa delle Alpi del 1923. La vittoria alla “freccia rossa” fu per l’O.M. un momento importante. Una sorta di riconoscimento di un lavoro che aveva già fatto conoscere e apprezzare le auto che costruiva. Nel 1921 – ad esempio – anche il “Vate” Gabriele d’Annunzio era stato “folgorato” e si era fatto costruire l’O.M. 467. Partiti: 77. Classificati: 54. 1928 • Arrivano le Bugatti. Si corre in un clima di entusiasmo perché Benito Mussolini in persona ha decretato la continuità di una corsa che era nata senza la certezza di un futuro. Le auto di Ettore Bugatti, l’italiano trasferitosi in Alsazia, non si rivelano all’altezza. Ma anche per la O.M. di Franco Mazzotti (organizzatore e pilota) è dura; l’Alfa Romeo diretta da Vittorio Jano ha infatti schierato un modello innovativo; si tratta della 6 cilindri 1500 Super Sport. È stata affidata al “negher” Giuseppe Campari, che inaugura così la serie di vittorie del Biscione (saranno 11 in totale). Partiti: 83. Classificati: 40. 1929 • L’edizione segna un momento di svolta da parte della Lancia che – seppur non ufficialmente – partecipa alla Mille Miglia in quanto il suo fondatore ha intuito l’importanza della “vetrina” e si presenta al via nonostante non abbia mai apprezzato le competizioni motoristiche. La gara se la aggiudica ancora Giuseppe Campari in coppia con Ramponi. Per l’Alfa Romeo si tratta di una vittoria con un’auto – la 6C 1750 Super Sport – destinata a segnare a lungo la storia delle corse. Al secondo posto c’è la O.M. 665 SMM di Morandi-Rosa. Quarta piazza per la Lancia guidata da Gildo Strazza. Partiti: 82. Classificati: 42. 1930 • Non sapremo mai come andò per davvero, ma a tutti piace la leggenda di un Nuvolari che nella notte spegne i fari per non farsi scorgere da Varzi al momento di sorpassarlo, andando così a vincere la Mille Miglia. Sull’e- 1927Minoia-MorandiO.M. 665 S 1928Campari-RamponiAlfa Romeo 6C 1500 Sport Spider Zagato 1929Campari-RamponiAlfa Romeo 6C 1750 SS Spider Zagato 1930Nuvolari-GuidottiAlfa Romeo 6C 1750 GS Spider Zagato 1931Caracciola-SebastianMercedes-Benz SSK 1932Borzacchini-BignamiAlfa Romeo 8C Spider Touring 1933Nuvolari-CompagnoniAlfa Romeo 8C 2300 Spider Zagato 1934Varzi-BignamiAlfa Romeo 8C 2600 Monza Spider Brianza 1935Pintacuda-Della StufaAlfa Romeo 8C 2900 Tipo B 1936Brivio-OngaroAlfa Romeo 8C 2900A 1937Pintacuda-MambelliAlfa Romeo 8C 2900A 1938Biondetti-StefaniAlfa Romeo 8C 2900B Spider MM Touring 1940Von Hanstein-BaumerBMW 328 Berlinetta Touring 1947Biondetti-RomanoAlfa Romeo 8C 2900 B Berlinetta Touring 1948Biondetti-Navone Ferrari 166 S Coupé Alemanno 1949Biondetti-Salani Ferrari 166 MM Barchetta Touring 1950Marzotto-Crosara Ferrari 195 S Berlinetta Touring 1951Villoresi-Cassani Ferrari 340 America Berlinetta Vignale 1952Bracco-Rolfo Ferrari 250 S Berlinetta Vignale 1953Marzotto-Crosara Ferrari 340 MM Spider Vignale 1954AscariLancia D24 Spider 1955Moss-JenkinsonMercedes-Benz 300 SLR 1956Castellotti Ferrari 290 MM Spider Scaglietti 1957Taruffi Ferrari 315 Sport Mille Miglia Storica 1977Hepp-BauerAlfa Romeo RLSS 1982Bacchi-MontanariOSCA MT 4 1984Palazzani-Campana Stanguellini 1100S 1986Schildbach-NetzerMercedes-Benz SSK 1987Nannini-MarinMaserati 200 Sl 1988Rollino-Gaslini Fiat 1100 S MM 1989Valaseriati-FaveroMercedes-Benz 300 SL 1990Agnelli-Cavallari Cisitalia 202 SC 1991Panizza-Pisanelli Renault 750 Sport 1992Cané-GallianiBMW 507 1993Vesco-Bocelli Cisitalia 202 SC 1994Cané-GallianiBMW 507 1995Ferrari-SalzaAbarth 750 Zagato 1996Cané-GallianiBMW 328 MM 1997Valseriati-SabbadiniMercedes-Benz 300 SL 1998Cané-GallianiBMW 328 MM 1999Cané-Auteri Ferrari 340 MM 2000Cané-GallianiBMW 328 MM 2001Sisti-Bernini Healey Silverstone 2002Cané-GallianiBMW 328 MM 2003Sielecki-HervasBugatti T 23 Brescia 2004Cané-GallianiBMW 328 MM Coupé 2005Viaro-De MarcoAlfa Romeo 6C 1500 S 2006Cané-GallianiBMW 328 MM Coupé 2007Viaro-BergamaschiAlfa Romeo 6C 1500 Super Sport 2008Viaro-ViaroAlfa Romeo 6C 1500 Super Sport 2009Ferrari-FerrariBugatti Type 37 2010Cané-GallianiBMW 328 MM Coupé 2011Mozzi-BiaccaAston Martin Le Mans 2012Scalise-ClaramuntAlfa Romeo 6C 1500 GS pisodio si scatena un dibattito. Il copilota di Nuvolari – Giambattista Guidotti – conferma. Nuvolari e Varzi correvano entrambi con un’Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport. Da quell’edizione nasce la rivalità tra i due. Il mossiere è Attilio Terruzzi, capo di stato maggiore della Milizia Fascista. Partiti: 135. Classificati: 73. giugno 2012 • automobile 57 leggende /mille miglia 1931 • La fama della corsa è cresciuta anche all’estero e la Mercedes vuole vincere. Dopo averci provato l’anno prima, ce la fa nel 1931 con la 720 SSKL. L’auto è stata accorciata e alleggerita. Il motore è un 7100 cc. Il confronto con l’Alfa Romeo vede la casa del Biscione favorita nella prima parte della gara; poi, inesorabilmente, la stella a tre punte ha la meglio grazie alla potenza esuberante. Rudy Caracciola precede sul traguardo di Brescia la 6C 1750 Gran Sport di Campari. Partiti: 99. Classificati: 59. 1932 • In pieno regime fascista, il vincitore Borzacchini, che di nome di battesimo fa Baconin, decide di cambiare e di chiamarsi Mario Umberto in omaggio alla monarchia sabauda. Il suo nome era di origine russa. La gara doveva essere la riscossa dell’Alfa Romeo, e così è stato. La casa italiana ha schierato la 8C 2300. Il motore è costituito da due bancate da 4 cilindri. Il risultato è perentorio: 9 Alfa Romeo nei primi dieci posti. Non c’è gloria né per Caracciola, passato all’Alfa Romeo, né per il compagno di squadra Nuvolari. Entrambi si ritirano alla pari di Varzi, che corre con la Bugatti. Partiti: 88. Classificati: 42. 1933 • Sulla scena delle corse arriva il cavallino rampante e ci resterà fino ai giorni nostri (e chissà per quanto tempo ancora). L’Alfa Romeo si ritira nonostante la gloria dell’anno precedente. Tazio Nuvolari corre con un’Alfa 8C 2300 schierata dalla scuderia modenese guidata da Enzo Ferrari, che è in parabola ascendente. Il cavallino rampante lo ha ottenuto dalla moglie 58 automobile giugno 2012 di Francesco Baracca, il “mito” dell’aviazione sulla cui carlinga campeggiava quel simbolo. L’Alfa Romeo non ha rivali nonostante il ritiro ufficiale, e piazza dieci auto ai primi dieci posti. Partiti: 85. Classificati: 52. 1934 • Nel ciclismo c’erano Bartali e Coppi, alla Mille Miglia ci sono Nuvolari e Varzi. Il mantovano ha rotto con Enzo Ferrari. Il costruttore modenese offre a Varzi un’Alfa 8C 2300 Monza la cui cilindrata è stata portata a 2556 cc. Nuvolari si accorda con l’Alfa Romeo, che vuole rientrare. La sfida tra i due rivali si gioca sugli pneumatici. Le gomme fanno la differenza: nella pioggia della parte finale di gara le Pirelli di Varzi vanno meglio delle Dunlop di Nuvolari. Al traguardo c’è anche Piero Taruffi, quinto. Partiti: 57. Classificati: 29. 1935 • Non c’è Nuvolari. Varzi è favorito con la Maserati 6C/34 da 270 cavalli. Ferrari escogita una soluzione “estrema”: modifica una vettura da Gran Prix e la rende biposto. Si tratta di un’Alfa 8C Tipo B con motore di 2905 cc e 240 cavalli di potenza. L’abitacolo è stretto e viene scelto un pilota/fantino, Pintacuda, affiancato dal marchese Della Stufa, anche lui dal fisico minuto. Il ritiro precoce di Varzi spiana la strada a Pintacuda e fa felice Ferrari, orgoglioso della sua trovata. Partiti: 86. Classificati: 47. 1936 • In Italia vige un clima autarchico, e incombe l’impegno bellico in Abissinia con tutte le conseguenze derivate. C’è una categoria di auto che vanno a carbone, dalle prestazioni a dir poco patetiche. Al via non ci sono case I quattro moschettieri L Nella pagina a fianco, davanti allo stabilimento dell’Alfa Romeo a Milano, gli equipaggi della scuderia che parteciperanno alla Mille Miglia. Siamo negli anni ’30. Più in basso, il duo Cortese-Severi con la nuova Alfa Romeo 6C 2300 B nel ’35. Si classificheranno all’8° posto. Qui sotto, Enzo Ferrari (con l’impermeabile) assiste a un rifornimento durante l’edizione del ’36. L’auto è l’Alfa Romeo 8C 2900 A di Brivio e Ongaro, che poi vinceranno. Più a destra, l’equipaggio Boratto-Guidotti in azione nel ’37. Si classificheranno al 4° posto. (©fumagalli/ LaPresse) straniere, fatta eccezione per un’Aston Martin. L’Alfa Romeo domina e la 8C 2900A di BrivioOngaro precede la gemella di Farina-Meazza. Partiti: 69. Classificati: 37. 1937 • L’automobile diventa sempre più popolare e la Mille Miglia attrae nuovi piloti, desiderosi di mettersi alla prova con piccoli modelli. Al via ci sono 20 Fiat 500 Topolino, iscritte nel Turismo Nazionale. Pintacuda vince come due anni prima grazie alla competitività delle Alfa Romeo schierate dalla scuderia di Enzo Ferrari. Sulla scena si affacciano le case francesi Delahaye e Talbot, ma la loro presenza è accademica perché patiscono la mancanza di agilità. Partiti: 124. Classificati: 65. 1938 • Se Nuvolari aveva stupito nel 1930 vincendo ad oltre 100 km/h di media, otto anni dopo Biondetti si aggiudica la Mille Miglia a 138 km/h. L’Alfa Romeo è tornata alle corse e ha affidato la direzione della squadra ad Enzo Ferrari. L’Alfa 8C 2900B mette alle corde le Case francesi: Dreyfus con la Delahaye e Carrière con la Talbot sono quarto e quinto. Di meglio non riescono a fare. Partiti: 141. Classificati: 72. 1940 • Dopo la pausa del 1939 (provocata da un grave incidente dell’anno prima) la Mille Miglia del 1940 ha una veste tutta particolare. Si tratta del Gran Premio Brescia delle Mille Miglia. Si corre su un circuito stradale che collega Brescia, Cremona e Mantova. La BMW iscrive per la prima volta una sua auto nell’albo d’oro dei vincitori. Ma c’è anche una prima volta per Enzo Ferrari, che schiera la prima auto i hanno chiamati i “quattro moschettieri” e sono gli ideatori – nonché i fondatori – della Mille Miglia, la “corsa più bella del mondo”. A quei quattro personaggi, sabato 14 aprile 2012, a Brescia è stato dedicato un tributo. La breve cerimonia si è tenuta in viale Venezia, punto di partenza della gara. L’iniziativa è stata curata dal Club della Mille Miglia Franco Mazzotti e dall’Automobile Club Brescia, con l’auspicio che i fondatori della mitica gara possano essere ricordati per sempre con un’opera celebrativa in piazza della Vittoria o con l’intestazione di una strada bresciana. Ecco di seguito un breve profilo dei quattro personaggi. Renzo Castagneto (Verona 1892-Sanremo 1971). La sua vita è stata impostata all’insegna dello sport perché fu buon pilota nonché organizzatore di competizioni automobilistiche in Italia e in Libia. Nel 1934 fu anche commissario straordinario della squadra del Brescia Calcio. Giovanni Canestrini (Catania 1893-Milano 1975). Fu a lui che la sera del 24 dicembre 1926 si rivolsero Castagneto, Maggi e Mazzotti Biancinelli (c’era anche il conte Flaminio Monti, che successivamente si defilò). Canestrini ascoltò attentamente le ragioni per cui quei quattro ritenevano fondamentale per l’industria automobilistica italiana l’organizzazione della nuova gara. Aymo Maggi (Brescia 1903-Calino 1961). Di origini nobili, il pilota bresciano debuttò in gara nel 1922 e due anni dopo colse il suo primo successo nella cronoscalata gardesana Gargnano-Tignale. Legò la sua carriera alla Bugatti, tanto che gareggiò con quelle auto e fu anche amico del patron Ettore. L’incidente mortale alla Mille Miglia del 1957 lo indusse a smettere. Si ritirò nell’azienda di famiglia, in Franciacorta, a fare il viticoltore. Morì d’infarto a 58 anni. Franco Mazzotti Biancinelli (Chiari 1904-Canale di Sicilia 1942). Nella sua vita fu pilota di auto e anche aviatore. Nel 1928 fu secondo alla Mille Miglia con una O.M. 665. Presidente del Regio Automobil Club Italia fu anche alla guida del Brescia, la squadra di calcio della sua città. Scomparve in un incidente aereo: il Savoia-Marchetti S.M. 75 del quale era al comando fu abbattuto sul Canale di Sicilia dagli inglesi. Mazzotti era partito dalla Libia e stava riportando in Italia un gruppo di civili e militari. leggende /mille miglia da lui interamente costruita: è la 815. Per la cronaca, il vincitore è Von Hanstein. Partiti: 88. Classificati: 33. 1947 • Franco Mazzotti non c’è più. Se l’è portato via la guerra. Riparte la Mille Miglia. Vince il bresciano Emilio Romano che alla partenza ingaggia al volo Clemente Biondetti. Nuvolari corre con una Cisitalia 1100. Il mantovano è scatenato, ma il maltempo non gli rende facile la vita. Romano guida invece un’Alfa 2900B carrozzata dalla Touring. Una curiosità: l’organizzatore Renzo Castagneto ottiene dal governo pneumatici e benzina per favorire l’iscrizione degli equipaggi. Tra quanti accettano l’offerta, oltre 100 non si fanno poi vedere al via senza però restituire ciò che hanno ricevuto… Partiti: 150. Classificati: 54. 1948 • La Mille Miglia “incolla” la gente alla radio. Nuvolari è tornato; Enzo Ferrari lo ha scovato sul lago di Garda dove si è ritirato, stanco e malato. Gli offre un’auto per correre. La carrozzeria è scoperta perché il mantovano 60 automobile giugno 2012 ha problemi polmonari e ha bisogno di respirare. La corsa è epica. Nuvolari è al comando davanti a Biondetti. Ma il confronto è terribile e il mantovano a Bologna è ancora primo ma stremato. Enzo Ferrari lo scongiura di ritirarsi ma non riesce a convincerlo. Sarà una balestra, che si rompe a Reggio Emilia, a privarlo del successo. Partiti: 167. Classificati: 64. 1949 • La Mille Miglia è ormai entrata nel calendario dei grandi eventi. La guerra è alle spalle da qualche anno e la “freccia rossa” cresce assieme al Paese. Biondetti fa poker. Si tratta della quarta vittoria consecutiva nella Mille Miglia classica. La sua Ferrari 166 lo porta al traguardo di Brescia, mentre lascia per strada il compagno di squadra Piero Taruffi, che ha condotto per molti chilometri. La piazza d’onore va al pilota di Manerbio (Brescia), Felice Bonetto. Partiti: 303. Classificati: 182. 1950 • Giannino Marzotto fa saltare il banco. Il giovane nobile si aggiudica la corsa con una Ferrari 195S, un’auto di soli 155 cavalli. La concorrenza di Ferrari, Alfa Romeo, Jaguar e di altre case viene sbaragliata. Dopo 13 ore di gara, il conte Marzotto indossa ancora l’abito doppiopetto che aveva al via. Impeccabile. Dirà che si sente più a suo agio che con una tuta. La cravatta fa “pendant” con l’azzurro della carrozzeria. Partiti: 357. Classificati: 213. 1951 • Un’uscita di strada con danni alla carrozzeria e il cambio bloccato in quarta marcia non tolgono a Luigi Villoresi la soddisfazione della vittoria al volante di una Ferrari 340 America. La Mille Miglia, dal 1951, assegna i numeri in base all’orario di partenza. Sul secondo gradino Qui sopra, la berlinetta Vignale che nel ’52 vincerà la corsa. Al volante Giovanni Bracco. In alto a sinistra, la 166 Inter Sport di Vittorio Marzotto nel 1950. Qui a lato, ancora una berlinetta Vignale, arrivata prima al traguardo (questa volta siamo nel 1951) e la Ferrari 250 MM PF di Marzotto e Zignago durante un rifornimento, nell’edizione del ’53. (© LaPresse ) La Mille Miglia oggi sale Giovanni Bracco, che ha guidato una nuovissima Lancia Aurelia GT iscritta nella categoria Gran Turismo. Partiti: 325. Classificati: 175. 1952 • L’edizione del 1952 consegna alla storia la figura di Giovanni Bracco, autentico protagonista della parte finale della gara, quando riesce ad avere la meglio su Kling, al via con una Mercedes 300 SL. Bracco guida una Ferrari 250 che inizialmente era stata assegnata a Villoresi, assente perché infortunato. Enzo Ferrari gli ha dato la macchina ma lo considera un pilota privato che deve pagarsi le spese. Solo dopo il ritiro di Taruffi potrà fruire delle gomme nuove. Il biellese ripaga Ferrari con la vittoria. Nulla da fare per i rivali, tra i quali c’è per la prima volta anche la Porsche che con la 356 1100 vince il gruppo Sport di serie con Von Metternich-Einsiedel. Tra gli sconfitti c’è Rudy Caracciola, che con la 300 SL tentava di ripetere il successo del 1931. Partiti: 501. Classificati: 275. 1953 • Sulla scena della corsa bresciana appare l’argentino Juan Manuel Fangio, ingaggiato dall’Alfa Romeo. La gara fa parte del Campionato del Mondo Vetture Sport. Il parco partenti è impressionante ma ancora una volta il conte Giannino Marzotto taglia per primo il traguardo con una Ferrari 340 MM Spider Vignale con al suo fianco Marco Crosara. Va detto che il dominatore è stato proprio Fangio fino a quando non ha danneggiato lo sterzo in una toccata. Al via c’è anche il regista Roberto Rossellini. Partiti: 481. Classificati: 286. 1954 • La Mille Miglia piange la scomparsa di Tazio Nuvolari, avvenuta nell’agosto del 1953, e gli dedica il Gran Premio Nuvolari nell’ambito della corsa: vince chi ci metterà meno a percorrere il tratto MantovaCremona-Brescia. Il regolamento esclude per la prima volta l’obbligo del copilota. Alberto Ascari guida la Lancia D24 e con un dominio perentorio precede Vittorio Marzotto su Ferrari e Luigi Musso su Maserati. Per la Lancia è la prima affermazione nella “freccia rossa”. Piero Taruffi O ggi la Mille Miglia è uno degli eventi motoristici più importanti del mondo, se non il più importante. Il percorso per diventare tale è stato arduo. Nel 1967, a dieci anni dall’ultima edizione, ci fu una timida rievocazione di 10 miglia. Nel 1977 – a 50 anni dalla nascita e a 20 dalla conclusione –– ci pensarono il musical Watch Veteran Car Club e l’Automobile Club di Brescia con un’altra celebrazione rievocativa. La svolta avvenne nel 1982, dopo un quarto di secolo dall’ultima edizione. I protagonisti della “rinascita” furono Gino Danieli, Costantino Franchi, Beppe Lucchini (presidente della Mirabella Mille Miglia), Vittorio Pallanzani, Manuel Vigliani ed Enzo Ziletti. Inizialmente a cadenza biennale, dal 1986 la Mille Miglia è diventata un formidabile evento, simbolo d’eccellenza del made in Italy e ambasciatrice nel mondo attraverso una storia industriale e di passione che ha al centro dell’attenzione l’automobile. giugno 2012 • automobile 61 leggende /mille miglia è costretto al ritiro da una perdita d’olio dal motore. Partiti: 374. Classificati: 275. 1955 • L’edizione del 1955 sarà ricordata per alcune cose: tra le quali, il più alto numero di partenti, la media più alta di sempre e l’invenzione delle note come avviene attualmente nei rally moderni. La Mercedes cerca una nuova vittoria e la ottiene con Stirling Moss che precede Juan Manuel Fangio. L’inglese è navigato dal giornalista Denis Jenkinson, il quale gli detta le note dell’intero percorso. Il risultato è strabiliante, con una vittoria alla media di 157,65 km/h. Mai più nessuno farà meglio. A vincere è la 300 SLR Sport, mentre la categoria Gran Turismo se la aggiudicano due 300 SL. Nel 2005 Moss è tornato alla Mille Miglia e ha partecipato alla rievocazione storica con la stessa auto del 1955. Partiti: 521. Classificati: 281. 1956 • Eugenio Castellotti riscatta l’industria italiana nonostante la Mercedes-Benz sia tornata con l’intenzione di ripetere le storiche 62 automobile giugno 2012 prestazioni di un anno prima. Al via ci sono quattordici 300 SL! Ferrari replica con cinque auto: sono le quattro 290 MM (Castellotti, Collins, Fangio e Musso) mentre Gendebien guida una 250 GT. Il cavallino rampante occuperà le prime cinque posizioni. Per Castellotti è un grande tributo. Il giovane pilota ha guidato con vera classe. Enzo Ferrari ritrova la serenità persa un anno prima a causa della pesante sconfitta. Partiti: 356. Classificati: 182. 1957 • La Mille Miglia si congeda con il dramma di Guidizzolo, con la morte del marchese De Portago, del suo copilota e di nove spettatori tra i quali ci sono tre bambini. Pare che per non perdere tempo De Portago abbia rifiutato un cambio di gomme. Sul rettilineo di Guidizzolo lo scoppio di uno pneumatico, quando la sua Ferrari 335S viaggiava a circa 300 km/h. La gara la vince Piero Taruffi su Ferrari 335, ma tutto passa in secondo piano davanti ad una tragedia così grande che metterà fine alla “freccia rossa”. Partiti: 298. Classificati: 163. È il 28 aprile 1956. Al traguardo a Brescia arriverà per prima la Ferrari 290 MM Spider Scaglietti. Al volante, Eugenio Castellotti. (© LaPresse)