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Una corsa nata dalla passione, cresciUta grazie a dedizione e
leggende /mille miglia
di Stefano Cossetti
Cuore e cervello
Una corsa nata dalla passione, cresciuta grazie a dedizione
e professionalità, diventata in breve un evento
internazionale. Oggi È uno dei simboli del “made in italy”
54
automobile giugno 2012
L
I piloti Giannino
Marzotto e Marco
Crosara su Ferrari
340 mm spyder
(carrozzeria
Vignale),
vincitori della
Mille Miglia 1953.
(© LaPresse)
a Mille Miglia nacque dalla passione e dalla
ragione. Non c’è alcun dubbio. La corsa che
parte e arriva a Brescia e che in molti hanno definito “più bella del mondo” ha avuto origine dal
felice connubio di passione per le competizioni
e dalla consapevolezza che serviva una iniezione
di “tecnicismo” per far fronte alla forte concorrenza che l’industria italiana dell’automobile
subiva dalla vicina Francia. Basti pensare che
negli anni Venti, quando in Italia si vendevano
circa 13 mila automobili, sulle strade francesi
ne circolavano un milione. Il divario era pesante
e bisognava escogitare
qualcosa. Ma qualsiasi
considerazione effettuata solo su una base razionale sarebbe incompleta senza il contesto
di passione e di attaccamento ai motori che
da sempre caratterizza
il territorio bresciano.
Le radici hanno nomi e
cognomi: si chiamano Franco Mazzotti e Aymo
Maggi, due rampolli della nobiltà bresciana che
una volta alla settimana non si accontentavano
semplicemente di andare al Biffi a Milano; no,
lo facevano sfidando il treno con la loro auto;
per vedere chi arrivava primo. Per raccontare
a Borzacchini, Brilli Peri, Danese, Nuvolari,
Varzi… le gesta del “duello” contro il “mostro
di ferro”.
Succedeva in Galleria, a Milano, dove c’era gente
che viveva per le corse e che avrebbe scritto
pagine importanti – se non a volte irripetibili –
per la specialità; anche alla Mille Miglia. Mazzotti
e Maggi “pescavano” nella passione cresciuta
da una tradizione che c’era già; perché nel
1899 in provincia di Brescia si era disputata la
Grande Corsa su Strada alla quale – dal 1904
al 1907 – avrebbero fatto seguito le Settimane
Motoristiche. Gli eventi si erano succeduti negli
anni, e i ricordi sfumavano nello “scippo” del
Gran Premio d’Italia. Nel 1921, infatti, la gara si
disputò sul circuito (stradale) della Fascia d’Oro,
che altro non era se non una rivisitazione di quel
che era stato il precedente Circuito di Brescia.
L’organizzatore si chiamava Arturo Mercanti.
Ma fu storia breve. Già nel 1922 il Gran Premio
d’Italia si trasferì al nuovo autodromo del Parco
di Monza. I bresciani ci rimasero male, perché
la pista brianzola fu realizzata da Mercanti,
bresciano d’adozione ma milanese di nascita.
Tanto è vero che quando ritornò per disputare
la Mille Miglia preferì gareggiare con lo pseudonimo di “Frate Ignoto”. Era consapevole dello
“sgarro”. Ma torniamo alle origini, a quella notte
della vigilia di Natale del 1926 quando il giornalista Giovanni Canestrini – sonnecchiante sul
divano di casa – sentì la
voce roca di Aymo Maggi, giù nel cortile, che lo
chiamava. Non era solo.
Con lui c’erano Franco
Mazzotti, Renzo Castagneto e il barone Flaminio Monti. I quattro
– in breve – spiegarono
che l’industria italiana
dell’auto aveva bisogno
di un palcoscenico; perché altrimenti anche il
settore delle competizioni ne avrebbe risentito;
la Bugatti avrebbe avuto campo libero.
Ma non si voleva legare l’evento a un circuito;
doveva essere una corsa su strada. Ad esempio,
da Brescia fino a Roma e ritorno. L’andata lungo
la Riviera Adriatica scendendo da Ravenna fino
a Pescara, per poi passare da L’Aquila con arrivo
nella Capitale. Il ritorno avrebbe toccato Siena,
Firenze, Bologna per terminare a Brescia. Tutto
in un’unica soluzione.
Fatti quattro conti, sarebbero stati circa 1.600
chilometri. Mazzotti era reduce da un viaggio
negli “States” e gli venne spontaneo azzardare
il nome Mille Miglia. Nasceva la Coppa delle
Mille Miglia, la cui prima edizione si doveva
disputare nel 1927. Canestrini avrebbe poi
ideato la freccia rossa con stampigliata all’interno la cifra 1000. Un simbolo per sempre. Che
vive ancor oggi. In questo contesto di slancio
e passione va anche ricordato il forte legame
che intercorse tra la competizione e la nascita
dell’Automobile Club Brescia. Nel 1927 fu infatti
scritto il nuovo ordinamento dell’Automobile
giugno 2012 • automobile
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leggende /mille miglia
Club Italia, precisamente del Reale Automobile
Club Italia (Raci). Tra le nuove competenze a
carico delle sedi provinciali, c’era l’avvio del
pubblico registro automobilistico. Brescia era
una sezione dell’Automobile Club di Milano, e
le nuove esigenze suggerirono la “scissione”.
L’evento trovò terreno fertile a Brescia, tra chi
riteneva compromesso il rapporto con Milano
dopo il “furto” del Gran Premio. Il consiglio
direttivo del neonato ACI Brescia era presieduto da Franco Mazzotti, affiancato da due vice:
Aymo Maggi e Oreste Bertoli. La componente
politica era rappresentata da Alfredo Giarratana
e Innocente Dugnani, che sarebbe poi diventato
il federale di Brescia. I due erano politicamente
vicini al parmense Augusto Turati, già segretario del Fascio di Brescia dal 1923 al 1926 e
poi del Partito Nazionale Fascista. Sul piano
organizzativo, l’Automobile Club bresciano
poteva contare su Renzo Castagneto, segretario, e sul suo vice, Flaminio Monti. Che la Mille
Miglia avesse bisogno di aiuto – come spesso
accade – c’era da aspettarselo: l’organizzazione
della corsa subì infatti un attacco da parte del
senatore Silvio Crespi, presidente nazionale
ACI e dell’AC Milano. Si temeva la pericolosità
dell’evento. Fu Augusto Turati a farsi garante. La
Mille Miglia poteva proseguire il proprio cammino organizzativo. Il regime fascista – dal canto
suo – avrebbe potuto contare su una vetrina
destinata a far vedere un’Italia moderna. Inoltre, lo sviluppo del mercato dell’auto avrebbe
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automobile giugno 2012
fornito l’occasione per rimpinguare le deficitarie
casse erariali con l’istituzione di nuove tasse
di circolazione, e di quelle sui carburanti e sui
lubrificanti. Anche la popolazione italiana ne
avrebbe tratto beneficio, perché le strade interessate dal percorso sarebbero state sistemate.
Giovanni Canestrini fu coinvolto nell’evento
perché era capo rubrica dell’automobilismo
per la Gazzetta dello Sport, tra i cui azionisti
c’erano Giovanni Agnelli ed Edoardo Bianchi. Il
quotidiano sportivo avrebbe garantito visibilità
alla Coppa delle Mille Miglia, così come faceva
con il Giro d’Italia per biciclette, del quale era
organizzatore. Considerato il successo della
corsa su due ruote – che si registra tuttora –
era un’occasione da non perdere. Il fondatore
e direttore della “rosea” era Emilio Colombo,
al quale tutti riconoscevano formidabili capacità, che garantivano il successo alle iniziative
sportive da lui sostenute.
Castagneto ebbe carta bianca e si mise al lavoro:
la Coppa delle Mille Miglia avrebbe premiato
numerose classi, permettendo pertanto a molti
piloti di gareggiare con l’ambizione di vincere
la propria categoria.
1927 • La prima edizione scatta da Brescia
il 26 marzo 1927. Gli equipaggi “imbarcano”
in auto il necessario per un pernottamento
in quanto nessuno è in grado di fare previsioni; tante le incognite; pressoché inevitabili le
noie meccaniche, su strade assai improbabili
nonostante gli interventi del regime. Al ter-
Qui sotto,
il pilota Eugenio
Castellotti al
controllo della
Mille Miglia e,
più in basso,
Stirling Moss.
Vinse nel ’55
insieme a
Jenkinson.
(© LaPresse)
albo d’0r0
Qui a lato, a Roma
nel 1932
il senatore
Giovanni Agnelli
consegna a
Benito Mussolini
la prima Balilla.
Più a sinistra,
il Duce arriva a
Tobruk insieme
al maresciallo
Balbo, governatore
di Libia. È il 12
maggio del 1937.
(AP photo)
mine di una “cavalcata” di 21 ore, 4 minuti
e 28 secondi, la O.M. Superb 665 in versione
“sport” di Ferdinando (Nando) Minoia – navigato da Giuseppe Morandi – taglia per prima
il traguardo di Brescia. La media rilevata fu di
77 chilometri all’ora. Minoia non era nuovo ai
successi: sempre per la O.M., aveva vinto la
Susa-Moncenisio del 1922 e la Coppa delle Alpi
del 1923. La vittoria alla “freccia rossa” fu per
l’O.M. un momento importante. Una sorta di
riconoscimento di un lavoro che aveva già fatto
conoscere e apprezzare le auto che costruiva.
Nel 1921 – ad esempio – anche il “Vate” Gabriele d’Annunzio era stato “folgorato” e si era fatto
costruire l’O.M. 467. Partiti: 77. Classificati: 54.
1928 • Arrivano le Bugatti. Si corre in un clima
di entusiasmo perché Benito Mussolini in persona ha decretato la continuità di una corsa che
era nata senza la certezza di un futuro. Le auto
di Ettore Bugatti, l’italiano trasferitosi in Alsazia,
non si rivelano all’altezza. Ma anche per la O.M.
di Franco Mazzotti (organizzatore e pilota) è
dura; l’Alfa Romeo diretta da Vittorio Jano ha
infatti schierato un modello innovativo; si tratta
della 6 cilindri 1500 Super Sport. È stata affidata
al “negher” Giuseppe Campari, che inaugura
così la serie di vittorie del Biscione (saranno 11
in totale). Partiti: 83. Classificati: 40.
1929 • L’edizione segna un momento di svolta
da parte della Lancia che – seppur non ufficialmente – partecipa alla Mille Miglia in quanto
il suo fondatore ha intuito l’importanza della
“vetrina” e si presenta al via nonostante non
abbia mai apprezzato le competizioni motoristiche. La gara se la aggiudica ancora Giuseppe
Campari in coppia con Ramponi. Per l’Alfa
Romeo si tratta di una vittoria con un’auto –
la 6C 1750 Super Sport – destinata a segnare
a lungo la storia delle corse. Al secondo posto
c’è la O.M. 665 SMM di Morandi-Rosa. Quarta
piazza per la Lancia guidata da Gildo Strazza.
Partiti: 82. Classificati: 42.
1930 • Non sapremo mai come andò per davvero, ma a tutti piace la leggenda di un Nuvolari che nella notte spegne i fari per non farsi
scorgere da Varzi al momento di sorpassarlo,
andando così a vincere la Mille Miglia. Sull’e-
1927Minoia-MorandiO.M. 665 S
1928Campari-RamponiAlfa Romeo 6C 1500 Sport Spider Zagato
1929Campari-RamponiAlfa Romeo 6C 1750 SS Spider Zagato
1930Nuvolari-GuidottiAlfa Romeo 6C 1750 GS Spider Zagato
1931Caracciola-SebastianMercedes-Benz SSK
1932Borzacchini-BignamiAlfa Romeo 8C Spider Touring
1933Nuvolari-CompagnoniAlfa Romeo 8C 2300 Spider Zagato
1934Varzi-BignamiAlfa Romeo 8C 2600 Monza Spider Brianza
1935Pintacuda-Della StufaAlfa Romeo 8C 2900 Tipo B
1936Brivio-OngaroAlfa Romeo 8C 2900A
1937Pintacuda-MambelliAlfa Romeo 8C 2900A
1938Biondetti-StefaniAlfa Romeo 8C 2900B Spider MM Touring
1940Von Hanstein-BaumerBMW 328 Berlinetta Touring
1947Biondetti-RomanoAlfa Romeo 8C 2900 B Berlinetta Touring
1948Biondetti-Navone
Ferrari 166 S Coupé Alemanno
1949Biondetti-Salani
Ferrari 166 MM Barchetta Touring
1950Marzotto-Crosara
Ferrari 195 S Berlinetta Touring
1951Villoresi-Cassani
Ferrari 340 America Berlinetta Vignale
1952Bracco-Rolfo
Ferrari 250 S Berlinetta Vignale
1953Marzotto-Crosara
Ferrari 340 MM Spider Vignale
1954AscariLancia D24 Spider
1955Moss-JenkinsonMercedes-Benz 300 SLR
1956Castellotti
Ferrari 290 MM Spider Scaglietti
1957Taruffi
Ferrari 315 Sport
Mille Miglia Storica
1977Hepp-BauerAlfa Romeo RLSS
1982Bacchi-MontanariOSCA MT 4
1984Palazzani-Campana Stanguellini 1100S
1986Schildbach-NetzerMercedes-Benz SSK
1987Nannini-MarinMaserati 200 Sl
1988Rollino-Gaslini
Fiat 1100 S MM
1989Valaseriati-FaveroMercedes-Benz 300 SL
1990Agnelli-Cavallari
Cisitalia 202 SC
1991Panizza-Pisanelli
Renault 750 Sport
1992Cané-GallianiBMW 507
1993Vesco-Bocelli
Cisitalia 202 SC
1994Cané-GallianiBMW 507
1995Ferrari-SalzaAbarth 750 Zagato
1996Cané-GallianiBMW 328 MM
1997Valseriati-SabbadiniMercedes-Benz 300 SL
1998Cané-GallianiBMW 328 MM
1999Cané-Auteri
Ferrari 340 MM
2000Cané-GallianiBMW 328 MM
2001Sisti-Bernini
Healey Silverstone
2002Cané-GallianiBMW 328 MM
2003Sielecki-HervasBugatti T 23 Brescia
2004Cané-GallianiBMW 328 MM Coupé
2005Viaro-De MarcoAlfa Romeo 6C 1500 S
2006Cané-GallianiBMW 328 MM Coupé
2007Viaro-BergamaschiAlfa Romeo 6C 1500 Super Sport
2008Viaro-ViaroAlfa Romeo 6C 1500 Super Sport
2009Ferrari-FerrariBugatti Type 37
2010Cané-GallianiBMW 328 MM Coupé
2011Mozzi-BiaccaAston Martin Le Mans
2012Scalise-ClaramuntAlfa Romeo 6C 1500 GS
pisodio si scatena un dibattito. Il copilota di
Nuvolari – Giambattista Guidotti – conferma.
Nuvolari e Varzi correvano entrambi con un’Alfa
Romeo 6C 1750 Gran Sport. Da quell’edizione
nasce la rivalità tra i due. Il mossiere è Attilio
Terruzzi, capo di stato maggiore della Milizia
Fascista. Partiti: 135. Classificati: 73.
giugno 2012 • automobile
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leggende /mille miglia
1931 • La fama della corsa è cresciuta anche
all’estero e la Mercedes vuole vincere. Dopo
averci provato l’anno prima, ce la fa nel 1931
con la 720 SSKL. L’auto è stata accorciata e
alleggerita. Il motore è un 7100 cc. Il confronto
con l’Alfa Romeo vede la casa del Biscione favorita nella prima parte della gara; poi, inesorabilmente, la stella a tre punte ha la meglio grazie
alla potenza esuberante. Rudy Caracciola precede sul traguardo di Brescia la 6C 1750 Gran
Sport di Campari. Partiti: 99. Classificati: 59.
1932 • In pieno regime fascista, il vincitore
Borzacchini, che di nome di battesimo fa Baconin, decide di cambiare e di chiamarsi Mario
Umberto in omaggio alla monarchia sabauda. Il
suo nome era di origine russa. La gara doveva
essere la riscossa dell’Alfa Romeo, e così è stato.
La casa italiana ha schierato la 8C 2300. Il motore è costituito da due bancate da 4 cilindri. Il
risultato è perentorio: 9 Alfa Romeo nei primi
dieci posti. Non c’è gloria né per Caracciola,
passato all’Alfa Romeo, né per il compagno di
squadra Nuvolari. Entrambi si ritirano alla pari
di Varzi, che corre con la Bugatti. Partiti: 88.
Classificati: 42.
1933 • Sulla scena delle corse arriva il cavallino
rampante e ci resterà fino ai giorni nostri (e
chissà per quanto tempo ancora). L’Alfa Romeo
si ritira nonostante la gloria dell’anno precedente. Tazio Nuvolari corre con un’Alfa 8C 2300
schierata dalla scuderia modenese guidata da
Enzo Ferrari, che è in parabola ascendente. Il
cavallino rampante lo ha ottenuto dalla moglie
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automobile giugno 2012
di Francesco Baracca, il “mito” dell’aviazione
sulla cui carlinga campeggiava quel simbolo.
L’Alfa Romeo non ha rivali nonostante il ritiro
ufficiale, e piazza dieci auto ai primi dieci posti.
Partiti: 85. Classificati: 52.
1934 • Nel ciclismo c’erano Bartali e Coppi,
alla Mille Miglia ci sono Nuvolari e Varzi. Il
mantovano ha rotto con Enzo Ferrari. Il costruttore modenese offre a Varzi un’Alfa 8C
2300 Monza la cui cilindrata è stata portata a
2556 cc. Nuvolari si accorda con l’Alfa Romeo,
che vuole rientrare. La sfida tra i due rivali si
gioca sugli pneumatici. Le gomme fanno la differenza: nella pioggia della parte finale di gara
le Pirelli di Varzi vanno meglio delle Dunlop di
Nuvolari. Al traguardo c’è anche Piero Taruffi,
quinto. Partiti: 57. Classificati: 29.
1935 • Non c’è Nuvolari. Varzi è favorito con la
Maserati 6C/34 da 270 cavalli. Ferrari escogita
una soluzione “estrema”: modifica una vettura
da Gran Prix e la rende biposto. Si tratta di
un’Alfa 8C Tipo B con motore di 2905 cc e 240
cavalli di potenza. L’abitacolo è stretto e viene
scelto un pilota/fantino, Pintacuda, affiancato
dal marchese Della Stufa, anche lui dal fisico
minuto. Il ritiro precoce di Varzi spiana la strada
a Pintacuda e fa felice Ferrari, orgoglioso della
sua trovata. Partiti: 86. Classificati: 47.
1936 • In Italia vige un clima autarchico, e
incombe l’impegno bellico in Abissinia con
tutte le conseguenze derivate. C’è una categoria
di auto che vanno a carbone, dalle prestazioni
a dir poco patetiche. Al via non ci sono case
I quattro moschettieri
L
Nella pagina a
fianco, davanti
allo stabilimento
dell’Alfa Romeo
a Milano, gli
equipaggi della
scuderia che
parteciperanno
alla Mille Miglia.
Siamo negli anni
’30. Più in basso, il
duo Cortese-Severi
con la nuova
Alfa Romeo 6C
2300 B nel ’35. Si
classificheranno
all’8° posto.
Qui sotto, Enzo
Ferrari (con
l’impermeabile)
assiste a un
rifornimento
durante l’edizione
del ’36. L’auto è
l’Alfa Romeo 8C
2900 A di Brivio
e Ongaro, che
poi vinceranno.
Più a destra,
l’equipaggio
Boratto-Guidotti in
azione nel ’37. Si
classificheranno
al 4° posto.
(©fumagalli/
LaPresse)
straniere, fatta eccezione per un’Aston Martin.
L’Alfa Romeo domina e la 8C 2900A di BrivioOngaro precede la gemella di Farina-Meazza.
Partiti: 69. Classificati: 37.
1937 • L’automobile diventa sempre più popolare e la Mille Miglia attrae nuovi piloti, desiderosi di mettersi alla prova con piccoli modelli.
Al via ci sono 20 Fiat 500 Topolino, iscritte
nel Turismo Nazionale. Pintacuda vince come
due anni prima grazie alla competitività delle
Alfa Romeo schierate dalla scuderia di Enzo
Ferrari. Sulla scena si affacciano le case francesi Delahaye e Talbot, ma la loro presenza è
accademica perché patiscono la mancanza di
agilità. Partiti: 124. Classificati: 65.
1938 • Se Nuvolari aveva stupito nel 1930
vincendo ad oltre 100 km/h di media, otto anni
dopo Biondetti si aggiudica la Mille Miglia a
138 km/h. L’Alfa Romeo è tornata alle corse e
ha affidato la direzione della squadra ad Enzo
Ferrari. L’Alfa 8C 2900B mette alle corde le Case
francesi: Dreyfus con la Delahaye e Carrière
con la Talbot sono quarto e quinto. Di meglio
non riescono a fare. Partiti: 141. Classificati: 72.
1940 • Dopo la pausa del 1939 (provocata da
un grave incidente dell’anno prima) la Mille
Miglia del 1940 ha una veste tutta particolare.
Si tratta del Gran Premio Brescia delle Mille Miglia. Si corre su un circuito stradale che collega
Brescia, Cremona e Mantova. La BMW iscrive
per la prima volta una sua auto nell’albo d’oro
dei vincitori. Ma c’è anche una prima volta
per Enzo Ferrari, che schiera la prima auto
i hanno chiamati i “quattro moschettieri” e sono gli ideatori – nonché i fondatori – della Mille Miglia, la “corsa
più bella del mondo”. A quei quattro personaggi, sabato 14
aprile 2012, a Brescia è stato dedicato un tributo. La breve
cerimonia si è tenuta in viale Venezia, punto di partenza
della gara. L’iniziativa è stata curata dal Club della Mille
Miglia Franco Mazzotti e dall’Automobile Club Brescia, con
l’auspicio che i fondatori della mitica gara possano essere
ricordati per sempre con un’opera celebrativa in piazza
della Vittoria o con l’intestazione di una strada bresciana.
Ecco di seguito un breve profilo dei quattro personaggi.
Renzo Castagneto (Verona 1892-Sanremo 1971). La sua
vita è stata impostata all’insegna dello sport perché fu
buon pilota nonché organizzatore di competizioni automobilistiche in Italia e in Libia. Nel 1934 fu anche commissario
straordinario della squadra del Brescia Calcio.
Giovanni Canestrini (Catania 1893-Milano 1975). Fu a lui
che la sera del 24 dicembre 1926 si rivolsero Castagneto,
Maggi e Mazzotti Biancinelli (c’era anche il conte Flaminio
Monti, che successivamente si defilò). Canestrini ascoltò
attentamente le ragioni per cui quei quattro ritenevano
fondamentale per l’industria automobilistica italiana l’organizzazione della nuova gara.
Aymo Maggi (Brescia 1903-Calino 1961). Di origini nobili,
il pilota bresciano debuttò in gara nel 1922 e due anni dopo
colse il suo primo successo nella cronoscalata gardesana
Gargnano-Tignale. Legò la sua carriera alla Bugatti, tanto
che gareggiò con quelle auto e fu anche amico del patron
Ettore. L’incidente mortale alla Mille Miglia del 1957 lo
indusse a smettere. Si ritirò nell’azienda di famiglia, in
Franciacorta, a fare il viticoltore. Morì d’infarto a 58 anni.
Franco Mazzotti Biancinelli (Chiari 1904-Canale di
Sicilia 1942). Nella sua vita fu pilota di auto e anche aviatore. Nel 1928 fu secondo alla Mille Miglia con una O.M.
665. Presidente del Regio Automobil Club Italia fu anche
alla guida del Brescia, la squadra di calcio della sua città.
Scomparve in un incidente aereo: il Savoia-Marchetti S.M.
75 del quale era al comando fu abbattuto sul Canale di
Sicilia dagli inglesi. Mazzotti era partito dalla Libia e stava
riportando in Italia un gruppo di civili e militari.
leggende /mille miglia
da lui interamente costruita: è la 815. Per la
cronaca, il vincitore è Von Hanstein. Partiti:
88. Classificati: 33.
1947 • Franco Mazzotti non c’è più. Se l’è portato via la guerra. Riparte la Mille Miglia. Vince
il bresciano Emilio Romano che alla partenza
ingaggia al volo Clemente Biondetti. Nuvolari
corre con una Cisitalia 1100. Il mantovano è
scatenato, ma il maltempo non gli rende facile
la vita. Romano guida invece un’Alfa 2900B
carrozzata dalla Touring. Una curiosità: l’organizzatore Renzo Castagneto ottiene dal governo
pneumatici e benzina per favorire l’iscrizione
degli equipaggi. Tra quanti accettano l’offerta,
oltre 100 non si fanno poi vedere al via senza
però restituire ciò che hanno ricevuto… Partiti:
150. Classificati: 54.
1948 • La Mille Miglia “incolla” la gente alla
radio. Nuvolari è tornato; Enzo Ferrari lo ha
scovato sul lago di Garda dove si è ritirato,
stanco e malato. Gli offre un’auto per correre.
La carrozzeria è scoperta perché il mantovano
60
automobile giugno 2012
ha problemi polmonari e ha bisogno di respirare. La corsa è epica. Nuvolari è al comando
davanti a Biondetti. Ma il confronto è terribile
e il mantovano a Bologna è ancora primo ma
stremato. Enzo Ferrari lo scongiura di ritirarsi
ma non riesce a convincerlo. Sarà una balestra,
che si rompe a Reggio Emilia, a privarlo del
successo. Partiti: 167. Classificati: 64.
1949 • La Mille Miglia è ormai entrata nel calendario dei grandi eventi. La guerra è alle spalle
da qualche anno e la “freccia rossa” cresce
assieme al Paese. Biondetti fa poker. Si tratta
della quarta vittoria consecutiva nella Mille
Miglia classica. La sua Ferrari 166 lo porta al
traguardo di Brescia, mentre lascia per strada
il compagno di squadra Piero Taruffi, che ha
condotto per molti chilometri. La piazza d’onore va al pilota di Manerbio (Brescia), Felice
Bonetto. Partiti: 303. Classificati: 182.
1950 • Giannino Marzotto fa saltare il banco.
Il giovane nobile si aggiudica la corsa con una
Ferrari 195S, un’auto di soli 155 cavalli. La
concorrenza di Ferrari, Alfa Romeo, Jaguar e
di altre case viene sbaragliata. Dopo 13 ore di
gara, il conte Marzotto indossa ancora l’abito
doppiopetto che aveva al via. Impeccabile. Dirà
che si sente più a suo agio che con una tuta.
La cravatta fa “pendant” con l’azzurro della
carrozzeria. Partiti: 357. Classificati: 213.
1951 • Un’uscita di strada con danni alla carrozzeria e il cambio bloccato in quarta marcia non
tolgono a Luigi Villoresi la soddisfazione della
vittoria al volante di una Ferrari 340 America.
La Mille Miglia, dal 1951, assegna i numeri in
base all’orario di partenza. Sul secondo gradino
Qui sopra,
la berlinetta
Vignale che
nel ’52 vincerà
la corsa. Al
volante Giovanni
Bracco. In alto a
sinistra, la 166
Inter Sport di
Vittorio Marzotto
nel 1950. Qui
a lato, ancora
una berlinetta
Vignale,
arrivata prima
al traguardo
(questa volta
siamo nel 1951)
e la Ferrari
250 MM PF
di Marzotto e
Zignago durante
un rifornimento,
nell’edizione
del ’53.
(© LaPresse )
La Mille Miglia oggi
sale Giovanni Bracco, che ha guidato una nuovissima Lancia Aurelia GT iscritta nella categoria Gran Turismo. Partiti: 325. Classificati: 175.
1952 • L’edizione del 1952 consegna alla storia
la figura di Giovanni Bracco, autentico protagonista della parte finale della gara, quando
riesce ad avere la meglio su Kling, al via con
una Mercedes 300 SL. Bracco guida una Ferrari 250 che inizialmente era stata assegnata
a Villoresi, assente perché infortunato. Enzo
Ferrari gli ha dato la macchina ma lo considera un pilota privato che deve pagarsi le spese.
Solo dopo il ritiro di Taruffi potrà fruire delle
gomme nuove. Il biellese ripaga Ferrari con la
vittoria. Nulla da fare per i rivali, tra i quali c’è
per la prima volta anche la Porsche che con
la 356 1100 vince il gruppo Sport di serie con
Von Metternich-Einsiedel. Tra gli sconfitti c’è
Rudy Caracciola, che con la 300 SL tentava
di ripetere il successo del 1931. Partiti: 501.
Classificati: 275.
1953 • Sulla scena della corsa bresciana appare l’argentino Juan Manuel Fangio, ingaggiato
dall’Alfa Romeo. La gara fa parte del Campionato del Mondo Vetture Sport. Il parco partenti
è impressionante ma ancora una volta il conte
Giannino Marzotto taglia per primo il traguardo
con una Ferrari 340 MM Spider Vignale con al
suo fianco Marco Crosara. Va detto che il dominatore è stato proprio Fangio fino a quando non
ha danneggiato lo sterzo in una toccata. Al via
c’è anche il regista Roberto Rossellini.
Partiti: 481. Classificati: 286.
1954 • La Mille Miglia piange la
scomparsa di Tazio Nuvolari, avvenuta nell’agosto del 1953, e gli dedica
il Gran Premio Nuvolari nell’ambito della corsa: vince chi ci metterà
meno a percorrere il tratto MantovaCremona-Brescia. Il regolamento
esclude per la prima volta l’obbligo
del copilota. Alberto Ascari guida la
Lancia D24 e con un dominio perentorio precede Vittorio Marzotto
su Ferrari e Luigi Musso su Maserati.
Per la Lancia è la prima affermazione
nella “freccia rossa”. Piero Taruffi
O
ggi la Mille Miglia è uno degli eventi
motoristici più importanti del mondo,
se non il più importante. Il percorso per
diventare tale è stato arduo. Nel 1967,
a dieci anni dall’ultima edizione, ci fu
una timida rievocazione di 10 miglia. Nel
1977 – a 50 anni dalla nascita e a 20 dalla
conclusione –– ci pensarono il musical
Watch Veteran Car Club e l’Automobile
Club di Brescia con un’altra celebrazione
rievocativa. La svolta avvenne nel 1982,
dopo un quarto di secolo dall’ultima
edizione. I protagonisti della “rinascita”
furono Gino Danieli, Costantino Franchi,
Beppe Lucchini (presidente della Mirabella
Mille Miglia), Vittorio Pallanzani, Manuel
Vigliani ed Enzo Ziletti. Inizialmente
a cadenza biennale, dal 1986 la Mille
Miglia è diventata un formidabile evento,
simbolo d’eccellenza del made in Italy e
ambasciatrice nel mondo attraverso una
storia industriale e di passione che ha al
centro dell’attenzione l’automobile.
giugno 2012 • automobile
61
leggende /mille miglia
è costretto al ritiro da una perdita d’olio dal
motore. Partiti: 374. Classificati: 275.
1955 • L’edizione del 1955 sarà ricordata per
alcune cose: tra le quali, il più alto numero di
partenti, la media più alta di sempre e l’invenzione delle note come avviene attualmente nei
rally moderni.
La Mercedes cerca una nuova vittoria e la ottiene con Stirling Moss che precede Juan Manuel
Fangio. L’inglese è navigato dal giornalista Denis
Jenkinson, il quale gli detta le note dell’intero
percorso. Il risultato è strabiliante, con una
vittoria alla media di 157,65 km/h. Mai più
nessuno farà meglio. A vincere è la 300 SLR
Sport, mentre la categoria Gran Turismo se
la aggiudicano due 300 SL. Nel 2005 Moss è
tornato alla Mille Miglia e ha partecipato alla
rievocazione storica con la stessa auto del 1955.
Partiti: 521. Classificati: 281.
1956 • Eugenio Castellotti riscatta l’industria
italiana nonostante la Mercedes-Benz sia tornata con l’intenzione di ripetere le storiche
62
automobile giugno 2012
prestazioni di un anno prima. Al via ci sono
quattordici 300 SL! Ferrari replica con cinque
auto: sono le quattro 290 MM (Castellotti, Collins, Fangio e Musso) mentre Gendebien guida
una 250 GT. Il cavallino rampante occuperà
le prime cinque posizioni. Per Castellotti è un
grande tributo. Il giovane pilota ha guidato con
vera classe. Enzo Ferrari ritrova la serenità
persa un anno prima a causa della pesante
sconfitta. Partiti: 356. Classificati: 182.
1957 • La Mille Miglia si congeda con il dramma
di Guidizzolo, con la morte del marchese De
Portago, del suo copilota e di nove spettatori tra
i quali ci sono tre bambini. Pare che per non
perdere tempo De Portago abbia rifiutato un
cambio di gomme. Sul rettilineo di Guidizzolo
lo scoppio di uno pneumatico, quando la sua
Ferrari 335S viaggiava a circa 300 km/h. La gara
la vince Piero Taruffi su Ferrari 335, ma tutto
passa in secondo piano davanti ad una tragedia
così grande che metterà fine alla “freccia rossa”.
Partiti: 298. Classificati: 163.
È il 28 aprile
1956. Al
traguardo a
Brescia arriverà
per prima la
Ferrari 290 MM
Spider Scaglietti.
Al volante,
Eugenio
Castellotti.
(© LaPresse)
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