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Il rancore gioca brutti scherzi: l`ex governatore della Campania dopo

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Il rancore gioca brutti scherzi: l`ex governatore della Campania dopo
Non si compra,
non ci comprano.
SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI
Anno XI - numero 1 - marzo/aprile 2016
distribuzione gratuita
HO VISTO
BASSOLINO,
CHIAMATE
LA NEURO.
Il rancore gioca brutti scherzi: l’ex governatore della Campania dopo
le primarie chiede le «secondarie» e non si rende conto che nel suicidio
del Pd lui è la pistola. Per la corsa a Palazzo San Giacomo
de Magistris gode del disfacimento altrui e insegue il bis: pur non avendo
governato Napoli per 5 anni si prepara a scatenare l’inferno demagogico.
I grillini si autoeliminano con la scelta dello juventino Matteo Brambilla.
Intanto Lettieri va a tutta forza: per ora è «6 metri per 3 sopra il cielo».
www.chiaiamagazine.it
IUPPITER EDIZIONI
OBLÒ
Confronto tra popoli
Caro direttore,
tutti a parlare di polveri sottili e
di inquinamento dell’aria. Con
la scoperta del fuoco, l’uomo ha
ottenuto un notevole miglioramento della propria esistenza.
Nell’800, innumerevoli applicazioni industriali della combustione sfociarono in motori e
macchinari, perfezionati nel
‘900. Se oggi ci svegliamo in un
ambiente riscaldato, se scaldiamo il latte prima di uscire,
prendiamo l’ascensore, lo dobbiamo sempre e soltanto a una
combustione chimica. L’elettricità non è in sé un processo di
combustione ma è generata indirettamente da un processo di
combustione. In una centrale
elettrica si bruciano combustibili di varia natura per ottenere
calore. Questo, riscaldando
acqua, genera vapore che, pressurizzato e inviato a turbine,
muove dinamo o alternatori
che generano la corrente elettrica che arriva nelle nostre
case. Dunque è qui che c’è il
grosso della combustione e
delle emissioni in atmosfera di
tonnellate di CO2. In Italia
quasi tutte le attività lavorative
e non, dipendono dalle centrali
elettriche alle quali non possiamo fare le targhe alterne
perché la corrente la vogliamo
h 24, e allora facciamo le targhe
alterne alle auto. Il nostro Paese
non ha sufficienti risorse energetiche ed Enrico Mattei, uomo
geniale che voleva rendere l’Italia energeticamente indipendente dagli altri paesi, morì
misteriosamente in un incidente nel ‘62. Ci rivolgiamo
quindi alla Francia che ci
vende corrente che poi paghiamo otto volte il prezzo di
acquisto. La Francia ha 58 centrali elettriche che emettono vapore acqueo e radioattività non
superiore a quella naturale. Enrico Fermi, con i suoi studi e ricerche finanziate dall’America,
creò la pila atomica, prototipo
delle centrali nucleari e gli USA
ora hanno un centinaio di reattori nucleari. I nostri politici,
ovviamente ignoranti anche in
questo fondamentale settore
energetico, ci hanno fatto fare
nel 1987 un referendum chiedendo a un popolo che, essendo
ignorante in fisica, ha detto di
no alle nostre centrali fermandone la produzione nel 1988. Il
tempo poi ha smentito capre e
pseudo intellettualoidi. Nel
2011 un secondo referendum
ha condannato l’Italia a dipendere energeticamente dagli altri
paesi. Tutti i paesi hanno centrali nucleari che non sono
altro che moderne centrali elettriche, sicure ed efficienti, che
invece di bruciare i combustibili fossili sottopongono isotopi
a fissione, ricavando una resa
immensamente maggiore (un
chilo di uranio dà lo stesso calore di un milione e mezzo di
Kg di metano) in energia elettrica pulita.
MARIO FAIDO
(2)
«CUORE E LETTURA», L’INIZIATIVA
CHE LIBERA LA MENTE
Iuppiter Edizioni ha donato alcuni titoli del
proprio catalogo a strutture in cui la lettura è
un momento di crescita e di confronto.
L’iniziativa “Cuore e Lettura” ha destinato
circa 500 libri a diversi istituti carcerari
campani (il carcere maschile di Poggioreale,
quello femminile di Pozzuoli e quello
minorile di Nisida) ma non solo. Alcuni titoli
sono stati inviati alla casa di reclusione di
Bollate, eccellenza italiana che propone un
particolare programma rieducativo che va
dalla ristorazione alla creazione di una
biblioteca di quasi 20.000 volumi. Non
soltanto istituti penitenziari: “Cuore e
Lettura” sostiene anche realtà impegnate nel
sociale come l’associazione Annalisa Durante
a Forcella e Liberi di Volare, la onlus che ospita
detenuti in affido e in regime di semilibertà,
oltre all’Azienda Ospedaliera dei Colli
(Cotugno, Monaldi e CTO). Tra le prossime
tappe dell’iniziativa sono previsti alcuni
incontri nella casa circondariale di
Poggioreale con gli autori Iuppiter in
collaborazione con Liberi di Volare. (l.g.)
Il fascino politico dell’evasione
FISCALE
Il paginone
Promemoria per Chiaia: voce per voce i
punti chiave per la vera svolta della «city».
pagine 4-5
Luigi Romano
SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI
Anno XI - n. 1 - marzo/aprile 2016
Direttore responsabile
Max De Francesco
Caporedattore
Laura Cocozza
h o r u m
l u x
Redazione
Livia Iannotta, Lidia Girardi
Reg. Tribunale di Napoli n° 93 del 27 dicembre 2005
Iscrizione al Roc n°18263
© Copyright Iuppiter Group s.c.g.
Tutti i diritti sono riservati
Progetto e realizzazione grafica
Fly&Fly
Per comunicati e informazioni:
[email protected]
Primo piano
La politica del risentimento:
Bassolino, storia di sprechi e disastri.
pagina 6
Focus
Fondi europei e Mezzogiorno: scacco
al Sud con le risorse riprogrammate.
pagina 11
Quartierissime
Linea 6, la parola al geologo: «Rischio
idrico con il passaggio dei treni».
pagina 15
L’inchiesta
Archeologia negata: l’inaccessibile
patrimonio dei Campi Flegrei.
pagina 17
Storie & Imprese
Enrico Monzatti (Liberi di Volare):
«Così metto il sole in tasca agli esclusi».
pagine 24
Saper Vivere
«La mia Apocalisse è a Miami»:
Diego Santanelli racconta il suo viaggio
personale e la prossima mostra in Florida.
pagina 27
c e d e t
Società editrice
IUPPITER GROUP S.C.G.
Sede legale e redazione:
via dei Mille, 59 - 80121 Napoli
Tel. 081.19361500 - Fax 081.2140666
www.iuppitergroup.it
Presidente: Laura Cocozza
Stampa
Centro Offset Meridionale srl - Caserta
Chiaia Magazine compie 10 anni:
non si compra, non ci comprano.
pagina 3
Gentile direttore, la disturbo a proposito non solo
delle quattro banche italiane (Etruria, Marche, Ferrara e
Chieti), che hanno creato non pochi problemi sia al “buon” Renzi che
all’economia dei distretti su cui operano, ma anche per la creazione della “bad
bank”, a cui saranno trasferiti i miliardi di “crediti incagliati”, e per l’accordo raggiunto con
l’UE. I primi dieci anni della mia vita lavorativa li ho svolti lavorando con la Ernst &Young e la
Price Waterhouse, colossi della certificazione dei bilanci. Sono decenni che mi chiedo come facciano
le banche italiane a concedere danaro a vario titolo ad imprese piccole, medie e grandi in assenza di
bilanci certificati, ma si accontentano di bilanci chiaramente falsi, che non rappresentano la situazione
patrimoniale e finanziaria dell’azienda che chiede l’aiuto di una banca. Che poi sono l’altra faccia della
evasione fiscale che ammonta a circa 120 miliardi annui e che nessun governo vuole seriamente affrontare,
pena la sconfitta alle elezioni successive. Fatto che è stato indirettamente confermato da R. Orlandi (capo dell’
Agenzia delle Entrate) quando ha recentemente detto che “le istituzioni sono poco sensibili nella lotta all’evasione”. Questa poca sensibilità spiega anche la grande propensione al risparmio delle formiche italiane, che
giustamente non sono tanto disponibili a investire in azioni. Tutto va nascosto al fisco, la trasparenza
finanziaria (furbizia italica) è una chimera. Ovviamente questo discorso non vale per le 234 aziende
quotate in borsa (a Londra ce ne sono 2365) che hanno l’obbligo della certificazione del bilancio e
di tutte quelle aziende che si sottopongono alla certificazione volontaria. Il problema delle
banche, che hanno nei loro bilanci “crediti incagliati”, si ripresenterà ancora, l’evasione
resterà sempre altissima, la lotta all’evasione darà sempre risultati risibili (14
incassati su almeno 120) e l’economia stenterà sempre a crescere,
con tutti i riflessi negativi sull’occupazione.
n u m q u a m
Editoriali
Chiaia Magazine vive
grazie alle inserzioni
pubblicitarie. Non è
il foglio di nessun
partito o movimento,
ma una libera tribuna
che resta aperta grazie
alla passione estrema
e alla tenacia di un
gruppo di giornalisti.
Responsabile area web
Massimiliano Tomasetta
Pubblicità (Tel. 081.19361500)
Michele Tempesta (392.1803608)
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
Si ringrazia Tony Baldini per la consulenza
grafica e l’archivio Ruggieri.
EDITORIALI
CHIAIA MAGAZINE, L’ANNIVERSARIO
DISASTRO PRIMARIE
Non si compra, Ormai il Pd
non ci comprano è agli spiccioli
Max De Francesco
Non si compra, non ci comprano.
Chiaia Magazine fa 10 anni, età che per
un giornale, soprattutto per un freepress
indipendente persino da se stesso, rappresenta la piena maturità. Un traguardo che sembrava impossibile per un’idea
nata da un istinto civico a piazza dei Martiri, dopo un’accesa conversazione tra
Nino De Nicola, Alvaro Mirabelli, Laura
Cocozza e il sottoscritto. Un’idea mai
agevolata da finanziamenti pubblici, volutamente scomoda e sorda al richiamo
di qualsiasi allineamento. Primo numero un sabato di febbraio del 2006: otto pagine a colori, carta tatami, progetto grafico col talento della chiarezza, testata
rosso passione, tiratura 2000 copie, distribuzione gratuita. E un principio mai
tradito in questi 10 anni di libertà e romanticismo, di sano virus satirico e inguaribile piglio marziale: non si compra,
non ci comprano.
Tre le molle che in un decennio rovinoso per l’editoria tradizionale hanno consentito al giornale di resistere al buio economico e all’inevitabile contrazione del
flusso pubblicitario: l’unicità della proposta giornalistica (notizie e inchieste
che gli altri non hanno, spazio alla cultura non ufficiale); la possibilità di osare
e sperimentare (cover di rottura, redazione votata alla tenacia e allo sviluppo
di idee più che al copiaincolla e alle marchette); una questione sempre aperta
con il cuore. Questione di cuore, c’è tutto qui dentro: c’è il palpito degli inizi, la
condivisione d’incomprensibili emozioni, la rinuncia alle lusinghe di strade leggere, gli occhi nuovi di chi è assetato
d’imparare e ti affianca mentre fingi forza ma barcolli per la stanchezza, il tepore della notizia scovata, gli amori interrotti, l’orgoglio per la testata, le incazza-
ture per una pagina che non vuole proprio chiudersi, le corse in tipografia, le
battaglie che non importa se siano perse ma vanno fatte e basta, il rispetto verso se stessi e le proprie idee a qualsiasi
costo, gli incredibili collaboratori che
passano in redazione e riempiono giornate ristrette, le telefonate improvvise
dei lettori che aspettano l’uscita, lo scarico all’alba delle copie calde, quel profumo di carta e inchiostro vivo che prende le narici e consegna una breve magia,
un piccolo senso d’appagamento.
Una questione di cuore, c’è tutto dentro: stanze piene di fumo e battiti, l’illusione del caffè prima che la notte carichi
sorrisi e si sciolgano gli ultimi dubbi sull’attacco di un pezzo, pomeriggi infiniti
a corteggiare un titolo e a immaginare
una «prima» che spacchi. Tutto dentro,
soprattutto gli amici che non ci sono più
come il buon Lucio Luongo, il missionario Beppe Airoldi, la dolce Mylene Biancospino, il poeta Ciro Rimonti, il leone
Marcello Fasolino, l’esagerato Nuccio
Apolito e l’immenso Alvaro Mirabelli, il
nostro Mizzi, oggi ancora di più tra noi
nello sguardo greco della figlia Sveva che
ne ha ereditato l’amore per la scrittura e
il rigore poetico. Se siamo ancora qui a
raccontarci e a raccontare la città, a indignarci e a custodire passioni è perché
siamo tutto questo, fieri di non aver mai
bruciato fondi pubblici né di aver ma
aperto il manuale del leccaculismo. In
un libro, in uscita a maggio, raccoglieremo le cover di Chiaia Magazine che hanno la giusta forza visiva per sintetizzare
al meglio umori e bluff napoletani. Presto, affezionati lettori, vi regaleremo
un’altra tribuna di libertà. Un’altra impresa editoriale, ambiziosa e sudista. Il
nostro modo di festeggiare i 10 anni è rilanciare. E, anche se è un azzardo, continuare a ragionare col cuore.
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
(3)
IL PAGINONE
AL FUTURO SINDACO
Promemoria
per Chiaia
Un’agenda di cose da fare, compilata insieme
a chi vive e lavora nella Prima Municipalità.
Dal nodo parcheggi alla sicurezza, dalla movida
alla manutenzione urbana: voce per voce i punti
chiave per la vera svolta della «city»
Pino Fermento
LA SCHEDA
C
La Prima
Municipalità è uno
dei 10 municipi in
cui è suddivisa la
città di Napoli,
istituita assieme alle
altre 9 con
deliberazioni del
Consiglio comunale
partenopeo nel 2005.
Ha sede a Palazzo
Ciccarelli di
Cesavolpe, in Piazza
Santa Maria degli
Angeli a
Pizzofalcone 1.
All’ultimo
censimento
generale della
popolazione,
risalente all’anno
2001, fornito dai
Servizi Statistici del
Comune di Napoli, il
territorio della
Municipalità
contava una
popolazione di
84.067 abitanti,
spalmata su una
superficie di 8,80
km², con una densità
abitativa di 9.553,07
ab./km².
Tre i quartieri
compresi: Chiaia
con 41.423 residenti
su una superficie
pari a 2,71 km²;
Posillipo con 23.311
residenti, per una
superficie di 5,17
km²; San Ferdinando
con 17.939 residenti
su una superficie
pari a 0,92 km².
inque «focus group» tenuti in redazione
sui temi più caldi del territorio (sicurezza,
viabilità, turismo, impresa, ambiente,
manutenzione), oltre mille telefonate
fatte a chi vive e lavora nella Prima Municipalità ponendo due domande chiare:
«Qual è la priorità per migliorare il tuo
quartiere? Hai un’idea da proporre al
futuro sindaco della città?».
Chiaia Magazine, che da dieci anni racconta luci e tormenti di un luogo straordinario ma ancora troppo «ammalato» di
disservizi, ha stilato un’«agenda del fare»
insieme a chi conosce il bello e il brutto
della «city», una sorta di vademecum per
chi si candida a governare la città e per
chi aspira a diventare il presidente della
Municipalità 1. Il quadro che viene fuori
conferma che negli ultimi dieci anni la
vita di Chiaia - vuoi per la crisi economica, vuoi per il malgoverno cittadino, vuoi
per il fallimento della riforma sul decentramento, che prevedeva municipalità
più forti e più autonome - non segnala
miglioramenti. Anzi, le criticità sono
aumentate e le opportunità sciupate
sembrano assediare presente e futuro del
territorio. In sintesi, dopo aver raccolto
pareri e segnalazioni, pubblichiamo i
promemoria che riguardano i punti
chiave per la vera riscossa di Chiaia. Con
questi farà i conti il prossimo governo
della città.
Nodo parcheggi
A forte vocazione turistica e commerciale,
cuore pulsante della città, Chiaia continua a non avere adeguate aree pubbliche
di sosta. Chi vive e lavora qui invoca da
(4)
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
tempo la realizzazione di parcheggi interrati che possano permettere ai cittadini di
sostare a prezzi popolari. I garage privati
non bastano per contenere il flusso di
auto che raggiunge il centro soprattutto
nei fine settimana. Secondo alcuni tecnici
l’asse del Lungomare potrebbe essere
l’area ideale per una grande operazione di
parcheggi sotterranei come avviene già in
altre città europee. Le opzioni sul dove
sono numerose: Piedigrotta, la Torretta (o
piazza della Repubblica), San Pasquale
(zona Pignatelli), piazza Vittoria. Da valutare anche un progetto che prevede aree
di sosta sotto piazza del Plebiscito.
Viabilità e Lungomare
Bello, scenografico, vanto del mandato de
Magistris, il lungomare «politicizzato» fa la
sua figura. Ben venga la pedonalizzazione,
che lo ha reso contenitore di grandi eventi
e teatro di posa per weekend tra pizze e
locali, ma a farne le spese è stata la mobilità del quartiere. Disagi, code, cittadini
«imprigionati» nelle strade interne congestionate all’inverosimile. È il caso della
Galleria Vittoria, di via Arcoleo, via Vannella Gaetani. La maggioranza degli intervi-
stati è per la mediazione. Alcuni propongono ad esempio di prevedere la riapertura delle strade dal lunedì notte al venerdì
sera, considerando che durante la settimana via Caracciolo e via Partenope sono
pressoché deserte. Insomma, lungomare
sì ma non così.
Opere incompiute
Un albo impietoso di gioielli architettonici
che chiedono vendetta, fondi bruciati,
favole e tagli del nastro rimandati a tempo
indeterminato. Le opere pubbliche in
stand-by a Chiaia abbondano. Giusto per
fare qualche esempio: in Villa comunale
accolgono i passanti la Casina del Boschetto, ex Circolo della Stampa, in eterna
ristrutturazione; la Casina Pompeiana,
riaperta nel 2011 dopo anni di lavori e oggi
sottoutilizzata; cantieri e ruspe della linea
6, il metrò lumaca, scenografia permanente del giardino borbonico. Ancora, sulla
collina di Posillipo, il mausoleo Schilizzi
grida vendetta. Così come il comprensorio
del Monte Echia, per la cui riqualificazione
si contano solo soldi persi e lavori fermi.
Follie tutte napoletane per cui i cittadini
pretendono un punto.
Municipalità 1,
inizia la sfida
per il dopo Chiosi
Adriano Padula
VITTORIE
Manutenzione urbana
Nella prima Municipalità, come del
resto in tutta la città, le strade sprofondano, le buche si allargano e i sampietrini saltano. Insieme ai nervi di chi quotidianamente percorre, a piedi o su ruote,
il quartiere. Il manto stradale logorato fa
beccare all’amministrazione uscente un
voto basso sulla manutenzione urbana.
La beffa è smascherata. Si rattoppa, si
pavimentano tratti usurati, ma le coperture finanziarie sono scarse e gli interventi di manutenzione restano il tallone
d’Achille del governo cittadino.
La soluzione degli abitanti? Più soldi alla
Municipalità. Un maggiore respiro
finanziario, infatti, fa rima con una più
incisiva autonomia e pronto intervento
sul territorio. Per via del Parco Margherita, tra le strade più bistrattate, i cittadini
propongono la soluzione già adottata a
via Tasso: via i cubetti e spazio all’asfalto. E poiché il problema scende molto
più in profondità, ipotizzano una mappatura generale del sottosuolo per verificare lo stato delle fogne.
Se non fosse stato per
l’interventismo delle
associazioni civiche e
la caparbietà della
promotrice Antonella
Pane, la Cassa
Armonica (nella foto a
sinistra) sarebbe stata
rovinata da un
restauro irrispettoso
della sua storia.
Grazie, invece, alla
denuncia di un gruppo
di cittadini contro
Comune e
Sovrintendenza, rei di
aver previsto un
restyling del
monumento della Villa
Comunale «infedele»
al disegno originale
voluto da Enrico
Alvino nel 1862, il
Ministero ha fermato i
lavori. Infatti, dopo il
dossier inviato dai
comitati civici di
Chiaia, da Roma è
partita un'immediata
ordinanza di rimozione
dei pannelli della
«corona» della Cassa,
così che i vetri ora
finalmente saranno
gialli e verdi, in linea
con il progetto di
Alvino, e non bianchi
e di policarbonato.
Una vittoria, questa,
che smaschera
superficialità e
ignoranza di chi è
tenuto a
salvaguardare il
patrimonio culturale
e storico della città.
Movida sicura e turismo
Nessuno tocchi la movida, anche se urge
un’opera di regolazione. Tra baby gang,
provvedimenti giudiziari e giustificate
proteste di chi vive a Chiaia, serve un
sapiente compromesso tra gli imprenditori
del by night e i residenti. La movida è
economia e fermento per il territorio, ma
non può diventarne un problema. Gli
intervistati sul tema hanno le idee chiare:
maggiore pattugliamento della zona calda
dei locali; monitoraggio del livello acustico
(sperimentare nella zona impianti di misurazione acustica); utilizzo di «steward»,
assunti in forma consorziata dai locali,
addetti a controllare che gli avventori non
disturbino la quiete pubblica e privata,
non arrechino danno al decoro e all’igiene
dei luoghi pubblici.
Capitolo turismo: bisogna lavorare affinché chi sceglie la «city» non si accontenti
solo del Lungomare. Attraverso eventi,
infopoint e un’efficace promozione di
alternativi itinerari culturali e gastronomici, i turisti vanno «portati» tra le vie di
Chiaia, alla scoperta di negozi storici,
musei, monumenti e sottosuoli magici.
Rifiuti e decoro urbano
Nel salotto di Napoli si fa shopping tra
cassonetti stracolmi di immondizia e
cumuli di cartone abbandonati ai margini
delle strade. E mentre amministrazione e
Asia sventolano orgogliosi le cifre di una
differenziata che in realtà avanza timidamente e senza colpo d’occhio, i cittadini si
dicono ancora scontenti. Alcuni suggeriscono di allinearsi ad altre città del centronord, tra cui Milano, installando cassonetti
sotterranei, contenitori “a scomparsa” per
guadagnare in estetica e neutralizzare il
problema degli odori sgradevoli. La Municipalità - insistono gli interpellati - dovrebbe porsi sempre più come un dipartimento
ambientale e il presidente dovrebbe vestire
i panni di una sentinella del vivere civile.
Bocciati anche spazzamento delle strade e
decoro urbano. Ai writers che imbrattano i
monumenti, poi, sanzioni più salate.
Dopo tre mandati come presidente, prima della circoscrizione di
Chiaia e poi della Municipalià 1,
Fabio Chiosi, abituato da giovanissimo a masticare pane e politica prima nel Msi, poi in An e infine
nel PdL, non sarà più il «governatore» del territorio. A fermarlo è la
legge che lo costringerà a rinunciare alla corsa per la presidenza.
Per la sua esperienza amministrativa e un’onestà indiscutibile, in
molti si augurano che Chiosi, se il
centrodestra dovesse vincere le
prossime elezioni comunali, abbia
un futuro ancora istituzionale,
come assessore o alla guida di
qualche ente pubblico.
Chi verrà dopo Chiosi? La gara per
diventare presidente del «parlamentino» della Municipalita 1 è
già iniziata, anche se l’ufficialità
delle candidature negli opposti
schieramenti è ancora lontana e,
quindi, navighiamo nel mare delle
ipotesi. Per il centrodestra sono tre
i nomi che circolano con insistenza: Francesco de Giovanni di
Santaseverina, Alberto Boccalatte
e Mario Mele. Per il centrosinistra,
invece, tra i possibili candidati:
Diana Pezza Borrelli (madre del
consigliere regionale Francesco
Emilio Borrelli, già sfidante di
Chiosi nelle elezioni del 2011),
Enzo Serio, Valerio Di Pietro e
Davide Leonardi.
Sul fronte Movimento 5 Stelle non
giungono notizie concrete, mentre
ancora incerta appare la posizione
di Fratelli d’Italia, soprattutto
dopo la rottura romana con Forza
Italia. Non si sa, infatti, se il partito
di Giorgia Meloni e di Marcello
Taglialatela sosterrà il candidato a
sindaco del centrodestra Gianni
Lettieri o correrà da solo. Di conseguenza nelle municipalità non si
sa se Fdi proporrà propri candidati
alle presidenze o si apparenterà
con il centrodestra, ipotesi quest’ultima molto più probabile.
Se dovesse, invece, correre autonomamente, nella Municipalità 1
il nome come possibile candidato
alla presidenza è quello del medico Paolo Santanelli, espressione
della società civile, già candidato
al Consiglio comunale con il PdL
nelle scorse elezioni. Certi di
candidarsi come consiglieri della
Prima Municipalità sono Diego
D’Alessio, Maurizio Tesorone,
Francesco Salerno. Non si ricandida Fabio Cicala, invece è tentato
a intraprendere una nuova sfida
Nino De Nicola, ex presidente
delle Nuove Botteghe dei Mille
molto legato al territorio.
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
(5)
PRIMO PIANO
LA POLITICA DEL RISENTIMENTO
Bassolino, storia di sprechi e disastri
Adriano Padula
Povero Bassolino! Mitico scalatore
cinematografico e letterario del Vesuvio e delle Dolomiti, dopo aver affrontato epocali processi in prescrizione,
aver scalato montagne di sale, di
fango e di rifiuti, tutto avrebbe potuto
immaginare tranne che alle primarie
sarebbe nuovamente finito nella
polvere. Per colpa, vedi un po’ i paradossi della vita, di una sua allieva
impertinente, che lo ha definitivamente disarcionato. A questo punto
per risollevarlo è d’obbligo una domanda alla Marzullo: «Onorevole
Don Antonio, visto che avete perso
per una “man(g)iata” di voti, voi che
eravate abituato alle abbuffate, si
faccia una domanda e si dia una
risposta!» È una parola, poiché come
accadde a Reporter, l’ex governatore
non risponde alle domande da cento
pistole, se volete la risposta sulla sua
ingloriosa uscita di scena, è possibile
averla da questi coraggiosi libri e
rapporti: Bassolino, Amici e Compagni, edito nel 2008 da Controcorrente,
a cura di Mimmo della Corte, in cui è
raccontata la Bengodi di Bassolino; la
verifica degli ispettori ministeriali in
Materia di scostamenti dagli obiettivi
di finanza pubblica, eseguita dal
giugno all’agosto del 2010, oppure
una qualsiasi relazione annuale della
Corte dei Conti della Campania.
Infine il libro-intervista a Francesco
D’Ercole, ex capo dell’opposizione in
Consiglio regionale, vale a dire Magnanapoli, edito da Iuppiter nel
gennaio 2010. Per il resto, ciò che oggi
racconta quello che per noi ormai è
«un rattopardo» col talento del rancore, è un giro nel nulla tra autoassoluzioni e risentimenti. Basta una sintesi
volante sull’operato di Bassolino
come governatore (tratta dal libro
Magnanapoli) per capire cosa significa sperperare denaro pubblico.
Il mitomane dei Trasporti
Pur riconoscendo che il settore
Trasporti era il meno negativo della
giunta bassoliniana, non si possono
tacere la spesa e la inutilità delle
stazioni del cosiddetto “Metrò
dell’Arte” e, soprattutto, il monumento progettato dall’angloindiano
(6)
Anish Kapoor per la stazione di
Monte Sant’Angelo. Pensate: ha
fruttato al solo progettista Kapoor
quasi 2milioni e 600mila euro e per
la realizzazione ha già ingoiato
12milioni e 424mila, con una previsione di spesa complessiva di quasi
58milioni di euro già tutti finanziati.
Il fuoriclasse dei rifiuti
Senza scavare oltre, restiamo solo
all’ultimo dossier dell’ottobre 2010
della Corte dei Conti, dove figurano
una serie impressionante di cifre,
che evidenziano come, negli ultimi
due anni di Governatorato, siano
stati spesi ben 240milioni di euro
per mandare all’estero i rifiuti in
treno, in cuccetta. E non è finita: 50
sono serviti alla gestione della struttura che doveva programmare e
gestire lo smaltimento rifiuti, 155 se
ne sono andati per pagare gli stipendi ai 5 commissari dal 2005 al
2010. Un periodo di tempo in cui si
sono accumulati debiti per ben 2
miliardi di euro. Costi enormi che,
purtroppo, non hanno prodotto un
bel nulla.
Con il tempo, a furia di mettere la testa grigia
fuori dal buco, rovistare nelle stive di una nave
fantasma e ricordare le scorpacciate di formaggio di una volta, Bassolino si è mutato in «rattopardo», nuova specie di animale politico che alterna giorni da topo di biblioteca ad altri in cui, roso dalla nostalgia, studia e ripassa la toponomastica del suo regno perduto. Non avendo nulla di nuovo da dire, sollecitato dagli
amici roditori che ne conoscono l’incontrollabile autostima, è affetto da «rattopardismo», incurabile «sindrome
del ritorno» che, a differenza del gattopardismo, non provoca il trasformismo ma un illusionismo d’accatto, inevitabilmente patetico e rovinoso per la comunità.
(di Max De Francesco - Chiaia Magazine - ott./nov. 2015)
“
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
La festilenza
In dieci anni, Paser dopo Paser, i
fondi strutturali europei sono finiti
su “sponde” che, anziché contenere
un salutare fiume di investimenti
strategici per lo sviluppo, hanno
solo arricchito la piena di fiere e
sagre: della salsiccia, del maiale, del
ciuccio e del merlo maschio oppure
della ciliegia, dell’albicocca e del
mangiamaccheroni, con la finale
esilarante iniziativa della “Fabbrica
dei sensi” che ci donò, sentite un
po’, come digestivo un poetico
“Sussurro delle sorgenti”.
Insomma, bocconi di cifre astrali.
Memorabile su ogni altro evento la
Piedigrotta con Elton John, che
dopo aver intascato un assegno di
750mila euro (che ora l’Europa
rivuole indietro dalla Campania),
disse di aver cantato gratis; oppure
il concorso ippico in piazza del
Plebiscito, dove stupendi stalloni
saltavano gli ostacoli mentre, nel
“parterre de roi”, i ratti, indisturbati,
disputavano uno degli ultimi
“Grand Prix” bassoliniani.
PRIMO PIANO
IL PUNTO SUL NUOVO ENTE
Città metropolitana, riforma infinita
Livia Iannotta
Dalla data “rovente” ci separano tre mesi, ma il countdown sembra già partito.
Quella di sindaco di Napoli è
una poltrona rognosa e la posta in gioco alle urne per i duellanti alta. Anzi, doppia. Perché,
almeno per il momento, l’inquilino di palazzo San Giacomo siede di diritto anche al vertice della Città metropolitana.
Senza essere stato eletto da
nessuno. E nonostante Napoli
– insieme solo a Roma e Milano – abbia virato con l’approvazione dello statuto sull’elezione diretta del sindaco metropolitano.
L’ente, edificato sulle rovine
della Provincia nell’ottica di
una riduzione della spesa pubblica, è di fatto entrato a pieno
regime dal 1 gennaio 2015. Merito della legge Delrio, la n. 56
del 2014, primo passo di quel
contorto cammino di riordino
degli enti locali che, svuotando
di potere le vecchie Province
(in attesa di una legge costituzionale che le cancelli definitivamente) e prevedendo la nascita di dieci Città metropolitane, si è prefissata l’obiettivo
di semplificare e ottimizzare la
governance su largo raggio del
territorio. Un anno di assesta-
mento quello che il neo ente
napoletano si lascia dietro, in
cui si è riusciti a portare a casa
almeno un risultato, fondamentale e atteso: l’approvazione dello Statuto. Il documento
che detta le norme fondamentali dell’organizzazione, le attribuzioni degli organi, le loro
competenze, gli strumenti dell’azione complessiva di governo nonché i rapporti tra i Co-
muni e la Città metropolitana,
ha incassato il plauso unanime della conferenza metropolitana lo scorso giugno. E qualche sorpresa l’ha riservata. Su
uno dei punti cardine del dibattito: l’elezione, ora a suffragio universale, di sindaco e
consiglieri metropolitani, cariche esercitate per 5 anni a titolo gratuito. In base alla legge,
infatti, il Consiglio metropoli-
tano, organo di indirizzo e controllo, è composto da 24 membri nei territori con più di 3 milioni di abitanti come Napoli.
Mentre il corpus elettorale, sia
attivo che passivo, vedrebbe in
campo solo i sindaci e i consiglieri dei Comuni dell’hinterland in carica. Un’elezione di
secondo grado che Napoli, nello statuto, ha scelto di abbandonare lasciando che siano i
cittadini, tutti, a pronunciarsi.
Ma cosa succederà alla grande
Napoli con la prossima tornata elettorale? È scritto nella legge: «In caso di rinnovo del Consiglio del Comune capoluogo,
si procede a nuove elezioni del
Consiglio metropolitano entro
sessanta giorni dalla proclamazione del sindaco del Comune capoluogo». Dato che
«la cessazione dalla carica comunale comporta la decadenza da consigliere metropolitano». Nel caso di Napoli la situazione è più nebbiosa. Questo perché per l’elezione diretta di sindaco e consiglio metropolitano si adotta «il sistema elettorale che sarà determinato con legge statale». Una
normativa che ancora non c’è.
A cui si aggiungono altri paletti: «È inoltre condizione necessaria, affinché si possa dar luogo a elezione del sindaco e del
Consiglio metropolitano a suffragio universale, che entro la
data di indizione delle elezioni
si sia proceduto ad articolare il
territorio del Comune capoluogo in più Comuni. A tal fine
il Comune capoluogo deve
proporre la predetta articolazione territoriale, con deliberazione del Consiglio comunale». Proposta che poi «deve essere sottoposta a referendum
tra tutti i cittadini della Città
metropolitana». Nell’attesa,
dunque il sindaco napoletano,
chiunque sarà, continuerà a
occupare anche la poltrona
metropolitana. Che comoda
non è. Trasporti, gestione dei
rifiuti, ambiente, turismo, politiche economiche: è su questi campi di gioco che si muoverà il governo della grande
Napoli. Una sfida, nel melting
pot più aggrovigliato d’Italia,
congestionato da 92 comuni e
un’altissima densità abitativa.
E forse il colpo di mano sta proprio nella possibilità, prevista
dalla legge, di ridisegnare i bordi dell’area metropolitana, ritagliandola in virtù dei processi economici e sociali, sempre
più spalmati al nord verso il casertano e a sud nell’agro sarnese-nocerino. Evitando così
di cadere in un facsimile della
“rottamata” Provincia.
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
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CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
IL CASO
UN LIBRO SVELA RETROSCENA E SEGRETI DELLA VITA DI PASQUALE SCOTTI
Chi ha paura del camorrista fantasma?
Laura Cocozza
Pasquale Scotti è tornato
in Italia dopo 31 anni di
latitanza ed è a disposizione della giustizia del Belpaese. «La mia vita è distrutta», ha detto in lacrime
sull'aereo che dal Brasile lo
ha riportato in Italia.
L’ex superlatitante, considerato braccio destro di
Raffaele Cutolo, agli uomini
del Servizio centrale operativo, della Squadra mobile
di Napoli e dell'Interpol, si
è mostrato come un uomo
sconfitto che, in preda allo
smarrimento, ha confessato:«Mi avete preso, ma la
persona che cercavate non
esiste più». Ma chi è veramente questo fantasma
della camorra, risorto nel
maggio 2015? Come è stata
possibile una latitanza così
lunga? A queste e ad altre
domande hanno voluto
rispondere gli autori del
libro «Il camorrista fantasma. Le mille vite del superlatitante Pasquale Scotti»,
pubblicato da Iuppiter
Edizioni, disponibile nelle
librerie e negli store digitali
e già alla seconda edizione.
Il volume è il risultato di un
lavoro d’inchiesta partito
quando l’ex padrino della
Nuova Camorra Organizza-
Pasquale Scotti, l’ex boss estradato in Italia. La copertina del libro «Il camorrista fantasma» (Iuppiter Edizioni)
ta era ancora latitante,
mandato poi in stampa, nel
dicembre scorso, con gli
ultimi sviluppi sull’intricata
vicenda del bosso Scotti. A
scrivere sono i tre giornalisti Enzo Musella (scomparso nel gennaio 2015 proprio
mentre scriveva questo
libro), Gianmaria Roberti e
Gaetano Pragliola e l’ex
dirigente di polizia ora in
pensione Luigi De Stefano,
colui che arrestò Scotti per
la prima volta nel 1983
durante il famigerato blitz
di Caivano. «Per mettere
insieme il puzzle sono
serviti una marea di docu-
menti ed informative delle
forze dell’ordine - spiega
Gianmaria Roberti -, raccolte tra fonti ufficiali ed ufficiose, interviste a personaggi della “terra di mezzo” ed
illustri uomini dello Stato. È
una storia fatta di omicidi,
intrighi, trattative fra Stato
e malavita organizzata». ‘O
Collier, uno dei soprannomi
di Scotti è riemerso nel
2015, con le sembianze di
un tranquillo uomo d'affari
brasiliano. Un imprenditore
di successo, felicemente
sposato e con figli nella
città di Recife, sotto la falsa
identità di Francisco De
Castro Visconti. Nel mezzo,
decine di avvistamenti,
tracce, catture mancate per
un soffio. E il sospetto che il
ragazzo di Casoria, reo
confesso di 25 omicidi,
fosse diventato un killer di
Stato, riciclato per le missioni più audaci alla corte
di tiranni come Ben Alì.
Dopo la sua cattura l’ex
primula rossa cutoliana ha
tentato di prolungare la sua
impunità giocando la carta
del perseguitato politico.
Tesi, però, alla quale i giudici brasiliani non hanno
creduto, decretando dunque l’estradizione in Italia.
Tra le righe del libro emerge, in modo non troppo
velato, il forte sospetto che
il superkiller di Casoria sia
la pedina di un gioco molto
più grande e che nella sua
seconda vita sia diventato
un uomo usato per specifiche operazioni, talvolta
anche su ordine di pezzi
deviati di quello Stato che
ufficialmente gli dava la
caccia per fargli scontare i
tre ergastoli che pendono
sul suo capo. Nella narrazione si va dalla guerra di
camorra al colpo di Stato in
Tunisia. «Pasquale Scotti racconta Roberti - è l’uomo
che ereditò il mandato a
riscuotere le promesse della
Dc per la liberazione dell’ex
assessore regionale Ciro
Cirillo rapito dalle Brigate
Rosse. Ma sa molto anche
dell'omicidio del “banchiere di Dio” Roberto Calvi, un
finto suicidio, ancora senza
colpevoli, inscenato a Londra da un pugno di cutoliani. Sullo sfondo ci sono le
ombre della P2, del Vaticano, dei servizi e della mafia.
Scotti fuggì la notte di Natale dell’84 in un vortice di
misteri, sparendo dalle
mappe con la protezione di
menti raffinatissime. Come
abbiamo ricostruito, una
fuga annunciata».
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
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CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
FOCUS
FONDI EUROPEI E MEZZOGIORNO
Risorse riprogrammate, scacco al Sud
Mimmo Della Corte
«I Fondi Europei - sottolinea l’econimista Massimo
Lo Cicero - sono scaglionati di sei anni in sei anni,
perché devono essere un
supporto ai progetti reali
delle comunità locali. Per
questo, finiti i sei anni, si
devono concludere nel
settimo e collaudare i
risultati ottenuti». E fin qui
tutto bene. Ma questo lo
sanno tutti, sicché Lo Cicero - meridionale sì, ma non
particolarmente amico del
Sud - rileva anche che «nel
Sud si aspetta il primo
anno, in cui arrivano i
fondi, e si comincia a discutere lentamente su cosa
si potrebbe fare, ma si
conclude con un nulla di
fatto per larga parte dei
fondi potenzialmente
utilizzabili», aggiungendo
anche che «nel Nord, europeo ed italiano, al contrario, si preparano prima i
progetti che al primo giorno, del primo anno in cui
si ottengono i fondi, sono
pronti per aprire i cantieri
ed utilizzare i flussi monetari». Sarà, ma allora come
si spiega che, nonostante la
limitatezza - ovviamente,
rispetto al Sud - dei fondi
Ue a sua disposizione, e
tutta la solerzia operativa
di cui lo si accredita, in
sette anni il Nord dei
7.822.601.482 di euro a
disposizione, per la programmazione Ue
2007/2013, al 31 ottobre
2015 ovvero a due mesi
dalla data finale entro la
quale le amministrazioni
destinatarie avrebbero
dovuto effettuare i pagamenti rendicontabili su tali
risorse, è riuscito ad utilizzarne solo 6.792,505.038,
mentre il Sud dei
20.237.200.836 disponibili,
negli stessi sette anni, ne
ha spesi 14.719.617.211?
Certo, nel primo caso, la
percentuale di spesa è
dell’86% e nel secondo del
72,7, ma chi ha detto che la
capacità di utilizzo si misura sulla percentuale, anziché sul valore assoluto
della spesa realmente
effettuata? Tanto più se la
base di partenza è così
tanto squilibrata?
Certo, al momento, non è
ancora possibile tirare
alcun bilancio definitivo.
Le amministrazioni titolari
“
Perché il Piano di Azione e Coesione,
gestito direttamente dal Governo,
attraverso la costosissima Agenzia per
la Coesione, ha penalizzato tutte
le regioni esclusa l’Emilia Romagna?
dei programmi cofinanziati
dai fondi strutturali europei, infatti, durante gli
ultimi mesi a loro disposizione potrebbero aver
effettuato pagamenti anche superiori alla dotazione dei programmi, al fine
di avere una base maggiore
di risorse da presentare a
rimborso alla Commissione europea entro il marzo
del 2017 e questo potrebbe
produrre ulteriori ritardi
nell’aggiornamento dei
dati di monitoraggio.
Sicché, per avere effettiva
consapevolezza di ciò che
è realmente successo, di
quante risorse sono state
utilizzate e quante dovranno riprendere la strada
verso Bruxelles, bisognerà
necessariamente aspettare
ancora qualche tempo.
Ma i dati al 31 ottobre sono
più che sufficienti a dimostrare quanto detto in
precedenza.
Andiamo con ordine, cominciando col sottolineare
che la dotazione complessiva (Fse + Fesr e comprensiva della quota di cofinanziamento nazionale e
regionale) di risorse comunitarie ricevute in dote
dall’Italia per il settennio
2007/2013 era di
45.724.267.071, ma è stata
decurtata, in quattro successive riprogrammazioni,
di 8.592.697.013 (18,7%),
trasferiti al cosiddetto
Piano di Azione e Coesione,
gestito direttamente dal
Governo, attraverso la
fantomatica e costosissima
Agenzia per la Coesione che, come l’araba fenice,
“che ci sia ognun lo dice,
dove sia (e cosa faccia)
nessun lo sa” - e dei restanti 35.148.847.232 (76,9%),
ad ottobre scorso, ne risultavano utilizzati
27.291,171.167 che corrispondono al 77,6%.
Prima di andare avanti c’è
da rilevare che con le quattro riprogrammazioni e
successive decurtazioni il
governo ha penalizzato
tutte le regioni ad eccezione di una, l’Emilia Romagna, che, invece, si è vista
assegnare un premio di ben
77.128. 731 euro. Perché
l’Emilia Romagna? Perché
aveva dimostrato di essere
più capace di spendere
delle altre? No, per premiare la fedeltà a Matteo Renzi
dell’ex sindaco di Reggio
Emilia, Graziano Delrio,
attuale ministro dell’Infrastrutture e Trasporti. Al di là
delle chiacchiere, ci sembra
opportuno, perché possiate
rendervi conto di qual è lo
“stato dell’arte” dei Fondi
Europei, richiamare la
vostra attenzione sulle
tabelle visibili in alto. Nella
loro elaborazione, abbiamo
compreso nell’area Sud,
così come, a nostro parere,
è più giusto: Basilicata,
Calabria, Campania, Puglia
e Sicilia ed in quella di
Centro-Sud: Abruzzo e
Molise, mentre la Sardegna
è da sola perché la sua
posizione geografica non
consented’aggiungerla ad
alcuna area del Paese. Anzi,
da qualche parte si parla,
visto anche il gentile
“omaggio” del Governo
Renzi alla Francia dei pescosissimi tratti marini a
nord della stessa, della
possibile nascita di un
macroregione “Mediterranea” composta da Corsica e
Sardegna.
Cosa ci dicono i dati di
queste tre tabelle? Innanzitutto, che se i “cattedratici”
del Mezzogiorno non si
limitassero alla semplice e
superficiale scorsa delle
cifre inserite negli interminabili “fogli excel” dei
“dispacci” del “minculpop”
governativo e provassero
ad analizzarne in maniera
organica ed oggettiva i
risultati indicati, magari perché no? - avventurandosi anche in uno sforzo di
rielaborazione, si eviterebbero “figurelle” come quella dell’inizio.
Diciamo la verità, se davvero si vuole stabilire chi è
più “spendaccione” non ci
si può limitare a valutare le
singole disponibilità, perché a chi ha poco da spendere occorre certamente
meno tempo per farlo di
chi ha molto di più. Soprattutto quando, come nel
caso dei Fondi Europei, per
poterlo fare bisogna rispettare dei vincoli ristretti e
invalicabili, come il cosiddetto “patto di stabilità”, e
poter contare su un cofinanziamento nazionale.
In assenza del quale le
risorse comunitarie non si
muovono da Bruxelles, ma
che, se effettuato, fa sforare
il “patto”. E l’Italia, quell’accordo capestro lo ha già
bucato da tempo.
Quindi, sostenendo che il
Mezzogiorno non sa spendere le risorse e rischia di
perderle, le “riprogramma”,
rinviandone l’utilizzo e la
conseguente necessità di
cofinanziarle. Facendo
così, spera di ridimensionare il livello dell’ulteriore
“sforamento”. Inoltre,
inventandosi il Piano di
Azione e Coesione - finanziato con le risorse che
avrebbe dovuto investire
per cofinanziare quelle
europee che rimangono
invariate, ma non possono
essere spese - l’Italia ha
aperto uno sportello per
poterle, successivamente,
utilizzare in aree diverse da
quelle cui erano originariamente destinate. E guarda
caso, a rimetterci di più è il
Mezzogiorno, dal momento
che, come risulta dalla
tabella, degli 8.592.697.13
di euro “riprogrammati” e
quindi bloccati, ben
7.834.996.077, ovvero il
91,2% sono stati strappati,
proprio al Sud.
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
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SOLLECITAZIONI
LA DIVISA BUTTATA
ALLE ORTICHE
Ci fu un tempo, non troppo lontano, in
cui tutti indossavano un’uniforme. Un’uniforme nera di un nero netto, marcato. La
indossava mio padre e pure mio nonno. I
miei zii paterni e materni non erano da
meno: tutti in nero il sabato per le grandi
adunate. Poi, con la caduta del Grande
Feticcio e con l’arrivo degli occupanti, le
uniformi, le divise, come d’incanto, sparirono. Tutti furono più liberi.
Liberi di vestire di altri colori. Non più una
sola grande intruppata, ma due fazioni
divise da un solco profondo: i Bianchi e i
Rossi. Da allora altre uniformi, altre divise
buttate alle ortiche.
La divisa non più come segno di riconoscimento, di distinzione, di riferimento, ma
come un peso, un marchio di cui liberarsi.
Si può capire di divise smesse perché cadute in disuso per il cambiar del vento, ma
tutte le altre che non si vedono più in giro?
Tra le prime a farne a meno furono le care
semplici maestrine della scuola elementare. Forse perché il nero del loro grembiule
era il colore della tetraggine o forse perché
richiamava alla mente un dovere tutto da
compiere? Dal nero al grigio il passo è
breve. Grigio era il colore della divisa dei
tramvieri. Ancora un colore scuro. Scuro e
incolore come il loro macchinoso lavoro.
C’era poi il blu delle tute dei fontanieri, dei
gassisti, degli operai dell’Ilva, di quelli della
SME, della Peroni, del Silurificio. Il blu delle
sigaraie del Tabacchificio. Il blu dei netturbini, delle merciaie, delle sartine, del falegname, del fabbro. I ferrovieri avevano la
divisa color antracite, una zimarra antracite
quella dei cocchieri. Di colore scuro, unicamente per allontanare lo sporco, vestiva il
portiere, il vinaio, il terrasantiere.
La divisa, l’uniforme, serviva a identificare
ciascun lavoratore, a creare responsabilità.
Una divisa per lavorare, per nobilitare.
Nessun lavoro è vergogna, star senza far
nulla è vergognoso. E meno che meno
vergognoso è indossare una qualsiasi uniforme. Non è vergognoso infilare quella
bianca dei cuochi, dei farmacisti, degli
infermieri, dei camerieri. Ogni lavoro ha la
divisa che si merita. Ogni lavoro è tanto più
utile quanto più serve alla comunità. E dal
tipo di lavoro che si svolge viene mutuata la
foggia, il taglio, la misura, il colore. L’uniforme non è un capriccio, un lusso, una
ricercatezza, è un’esigenza. E chi ha cura
della propria persona e rispetto per il lavoro che svolge, si veste con decenza.
Indossa la tuta o il grembiule, il camice o la
palandrana. Assume i panni dell’operaio,
dell’artigiano, di colui che svolge un mestiere o una professione. La divisa non
appiattisce ma qualifica, non ridimensiona
ma conferma.
Ed oggi chi ambisce a portare la divisa?
Fatta eccezione per il vigile urbano, il carabiniere, il pompiere, il finanziere, la guardia
giurata, non c’è altri che tiene a indossarla.
Qualche eccezione. In tempi di pari opportunità, sono le donne che ardentemente
tendono verso l’uniforme, per prima quella
militare. E una conferma viene anche dalle
donne magistrato, dalle donne poliziotto e
dalle spose. Un abito a cui le giovani promesse non rinunciano è quello da sposa.
Bianco, il più bianco che ci sia. Il bianco
della castità, della verginità, con rispetto
parlando.
UMBERTO FRANZESE
(12)
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
LABOCCETTA RACCONTA IL TRADIMENTO DI FINI
Il golpe bianco
di Napolitano
Aldo De Francesco
Nella storia o cronaca politica
del nostro Paese, la si guardi
sotto il profilo saggistico o di
semplice accadimento dei fatti,
da qualche tempo a questa
parte si registra una ricca pubblicistica, in cui spesso però a
prevalere è il dato scandalistico
di più facile profitto mediatico.
Tutto questo a scapito in molti
casi di un più corretto approccio a numerose e torbide vicende contemporanee.
Dopo questa premessa, bisogna dire subito che il recente
libro di Amedeo Laboccetta qualcosa tra dossier, memoriale, autobiografia e confessioni dal contenuto avvincente e il
titolo chilometrico Almirante
Berlusconi Fini Tremonti Napolitano. La vita è un incontro
(Controcorrente edizioni) è
davvero qualcosa di notevole.
L’opera, strutturata secondo la
scansione esistenziale dell’autore - un rincorrersi di eventi,
di avventure, di conoscenze, di
cimenti privati e pubblici, di
conquiste e anche di qualche
caduta, in cui ogni persona di
impegno può incappare, caduta, va detto subito, cancellata
da una successiva limpida
rivalsa - dà conto soprattutto di
un periodo storico politico, il
nostro, tra i più tormentati, che
stenta tuttora a ritrovare un
avvenire di certezze e di stabilità. Giovanissimo esponente del
vecchio Movimento sociale
italiano negli anni più difficili e
insidiosi - anni in cui la sinistra
Dc per contare di più nella
gestione del potere e non avere
disturbi concorrenziali a destra, con un comportamento
incostituzionale si inventò
l’arco costituzionale per emarginare il Msi -; più volte consigliere comunale di Napoli poi
parlamentare, Laboccetta vive
la politica con un passione
sconfinata, nel segno di un
ideale mai scalfito da opportunismi e convenienze, pagando
per questo prezzi enormi.
La sua - è lui stesso a dirlo - è
una malattia che va curata sul
campo, vivendola attimo per
attimo, con coerenza e un
profilo prioritario di eminente
servizio per una causa superiore. Diversamente è delusione e
baratto. Da qui, a nostro avviso,
da queste nobili motivazioni la
ragione stessa e profonda del
libro, che ha il suo punto di
forza e di denuncia nella “narrazione clou”: il tradimento di
Fini nei riguardi di Berlusconi.
Uno snodo dirompente della
nostra storia repubblicana, che
Laboccetta sente la necessità di
rileggere, ricostruendo i momenti più critici, in cui la spregiudicata coscienza, torbide
brame e trame, meschini velleitarismi distrussero un grande
progetto politico del centrodestra, consegnando il Paese alla
sinistra.
L’autore del libro, che non è
stato testimone marginale e
passivo di questa operazione
ma tenace oppositore -e contro
cui si scagliò incalzando Fini e
gli altri congiurati -, ora vuota il
sacco con nuovi particolari
sconcertanti che rendono la
storia di un “golpe bianco”
tuttora ricca di suspense, soprattutto nel farci toccare con
mano dove possa arrivare la
irresponsabilità di talune istituzioni, capaci di camuffare il
loro bieco cinismo come servizio reso al Paese. Mentre altri
hanno accennato al ruolo che
ebbe Napolitano, allora capo
dello Stato nel siluramento di
Berlusconi, senza affondare il
bisturi in questa ferita ancora
dolente, Laboccetta nel suo
libro scrive e dimostra con
chiare parole che il Colle fu
decisivo in quest’azione demolitrice, dopo essersi a lungo
servito dell’azione destabilizzante di “Fini-Giuda” che, da
presidente della Camera, in
molte circostanze orientò i
lavori a sfavore della maggioranza di centrodestra per creare il caos.
Una brutta pagina della nostra
storia repubblicana, riemersa
in questi giorni sullo scenario
internazionale per le complicità dei Servizi Segreti americani,
che spiarono per tre anni Berlusconi mentre i nostri Servizi
evidentemente dormivano.
Oggi, dopo aver letto questo
libro, sentire Storace autocandidatosi a sindaco di Roma,
dire che Fini “è stato un segretario coraggioso”, sinceramente fa molto pena.
SOLLECITAZIONI
la vignetta
di Malatesta
IL SUDISTA
Mimmo Della Corte
TRA “GALLI” E
STELLE CADENTI
Diario stupendo
G. MAROTTA
San Gennaro
non dice
mai di no
«In marzo Napoli è
una città bambina,
con le violette in
mano, che va a fare la
sua prima
comunione. Chiede
indulgenza per i suoi
peccatucci invernali una incipriatura di
neve il 29 dicembre,
pioggia e vento
nell'ultima settimana
di gennaio, uno
scivolone il 15
febbraio all'Arco
Mirelli con frattura del
femore eccetera -,
mea culpa dice
sfavillando in ogni
vetro di finestra,
riceve l'assoluzione,
riceve come
sacramento un sole
purissimo, un sole
particolare; e infine si
alza, strizza l'occhio a
una nuvoletta che è
apparsa dietro il
Vesuvio, conta fino a
sessanta».
«Allora come allora,
nel marzo del 1947,
Napoli,
eccettuandone via dei
Mille, via Tasso, il viale
Elena e poche altre
arterie di Chiaia, di
San Ferdinando, del
Vomero, era tutta un
rione popolare. Napoli
era allora un vicolo
solo, un "basso" solo,
una botteguccia sola».
«Lasciatemi dire che a
Napoli i Santi, dal
supremo e volubile
San Gennaro al
distratto San
Giuseppe, da
Sant'Antonio che
protegge Posillipo a
San Pasquale che
sorveglia
attentamente Chiaia,
non sono che
autorevoli congiunti
del popolo. Il
napoletano ha San
Luigi, Sant'Espedito e
ogni altro Santo come
a certi poveracci dei
vicoli capita di essere
imparentati con un
insigne professore
residente a via dei
Mille. Questi
poveracci descrivono
orgogliosamente
l'attività e i successi
dell'eccezionale
consanguineo,
dicono: “E quello il
commendatore ci è
stretto cugino”, solo
per qualche consiglio
o raccomandazione si
permettono di
disturbarlo, la verità è
che si leverebbero il
pane di bocca per
accrescere il suo
benessere. Così, o
quasi, stanno le cose a
Napoli tra il popolino
e i Santi; ma sempre
fede è, sempre
amore».
(Da «San Gennaro
non dice mai di no,
Giuseppe Marotta,
1948)
Colmo
di fulmine
di RENATO ROCCO
La cultura è unica:
le nozioni unite.
Il Settecento
fu il secolo dei lumi
senza lampadine.
Il rimpianto
è l’impotenza
verso il passato.
Esiste qualcuno
al di sopra
del Padreterno?
Sì, il Padrequaterna.
Quel soprano
ha le ore cantate.
Scriveva con i piedi
ma non andava
lontano.
Quella “meridionale”,
più che una “questione”
è un “problema”. Se
non, addirittura, la
sommatoria di entrambi. Da cui deriva un
rebus, purtroppo, di
difficile soluzione.
La prima, ovvero la
questione, è il ritardo di
sviluppo del Mezzogiorno rispetto al resto del
Paese e non l’arretratezza che “lorsignori” gli
addebitano solo per
continuare a tenerlo
sotto scacco. Un divario,
conseguenza soprattutto
della difficoltà di rapporto con un governo centrale che, praticamente
da sempre, nei suoi
confronti “promette
certo” ma poi “manca
sicuro”. A parole, al Sud
fa intravedere “cieli
stellati”, ma nei fatti gli
ruba anche quei pochi
astri che, nonostante
criticità e venti contrari,
coraggiosamente, ancora si ostinano ad illuminarne l’orizzonte. Sicché, non può sorprendere nessuno dover constatare che dei 3,5 miliardi di euro destinati
dal Governo al sostegno
dell’occupazione con i
Bonus Lavoro, ne siano
stati già utilizzati ben 2,9
(2,28 recuperati dalla
riprogrammazione delle
risorse europee di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia; 381
milioni dal Ministero
delle Infrastrutture; 167
da quello dello Sviluppo
Economico; 116 da
quello dell’Interno e 36
da quello dell’Università), tutti originariamente
destinati al Mezzogiorno, ed abbiano prodotto
ben 794 mila assunzioni
nel centronord e soltanto 364 mila al di sotto del
Garigliano. Purtroppo,
non è che l’ultimo di
una lunga, interminabile
e ultracentenaria teoria
di episodi similari che
sono alla base del divario fra centronord e
Meridione.
Il secondo, cioè il problema, è rappresentato
dai troppi galli che
affollano il pollaio:
associazioni, partiti,
movimenti e singole
individualità, incapaci di
cantare alla stessa ora,
perché ingabbiati in stie
ristrette, ideologiche e
partitiche, che con
quest’area e le ragioni
del suo sviluppo hanno
ben poco da spartire.
Stando, così, al gioco di
chi vorrebbe che qui
non sorgesse mai il sole.
Di conseguenza, pur
avendo potenzialmente
tanti difensori, il Sud si
ritrova solo ed intrappolato fra la retorica dei
“meridionalisti illuminati” e, in difesa dei propri
privilegi, “filogovernativi”, sempre proni e
pronti a chiedere assistenza, e quella antimeridionale che, proprio
per questo, lo mette
continuamente sotto
accusa, salvo elargirgli
un po’ di carità, ovviamente per tenerselo
buono. Certo, inutile, ma
sempre valida a far dire
che in assenza
dell’alt(r)aItalia, per il
Meridione sarebbe la
fine. E così, presta il
fianco alle “avances” ed
alle profferte amorose
del novello Giuseppe
Garibaldi, Matteo Salvini
che, dopo avere per anni
sputato veleno sul Mezzogiorno, ora, aspirando
alla leadership del centrodestra ed alla presidenza del Consiglio,
tenta di conquistare
consensi e spazi politici
anche al di sotto del
Garigliano. E sarebbe
una terapia ancora
peggiore della malattia
da curare, perché ne
indebolirebbe ulteriormente i “geni” a presidio
della sua crescita. Che,
di contro, ne risulterebbero rafforzati se i meridionali si fermassero a
riflettere sul fatto che lo
sviluppo del Sud non è
collegabile ad uno schieramento - di destra o di
sinistra, piuttosto che di
centro - bensì trasversale. Coinvolge tutti e per
affermarsi ha bisogno
che quanti accarezzano
tale “sogno” rinuncino
agli schematismi partitici, lavorino insieme in
maniera unitaria e
parlino tutti la stessa
lingua. Perché l’unione
fa la forza e questa può
davvero aiutare il Sud a
crescere, facendo fruttare al meglio le sue enormi potenzialità endogene.
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
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CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
QUARTIERISSIME
IL CASO DELLE TERME GAUTHIER. LINEA 6, LA PAROLA AL GEOLOGO
«Rischio idrico con il passaggio dei treni»
Musica e magia per
i bambini del Pausilipon
Livia Iannotta
Il promemoria è uno scheletro di cemento a tre piani. Una
casa delle bambole a grandezza
umana, con la tappezzeria
sbiadita ancora in bella mostra,
penzolante nel vuoto. È il civico
72 della Riviera di Chiaia a
ricordare quanto sia delicata la
Napoli sotterranea. Fragili i suoi
equilibri. Il 4 marzo del 2013 ha
dato il “la” a tre anni di indagini
e uno sciame di dibattiti. Paura,
anche. E mentre l’imputata
eccellente di quel disastro, la
linea 6 del metrò cittadino, si
prepara (presumibilmente dalla
seconda metà del 2016) a fare la
spola da Mostra a San Pasquale,
in attesa di poter stendere i suoi
binari fino al capolinea ufficiale, piazza Municipio, altri progetti avanzano. Meno imponenti, certo, meno ambiziosi,
ma che stuzzicano ugualmente
curiosità e senso critico.
La spa che verrà
La storia la conoscono in pochi.
Dei lavori di restauro delle
antiche Terme Gauthier ci si
accorge solo per l’andirivieni
quasi giornaliero degli operai.
Nessun cartello sul portone del
numero 11 di vico Belledonne
ne fa accenno, ma in embrione
c’è un centro termale con
annessi albergo e palestra,
commissionato dalla “Enne
Hotels”, in sinergia con Comune e Soprintendenza. Il progetto, avviato nel 2009, intendeva
diluire i residui della struttura
settecentesca con linee e servizi
moderni. Si parlò perciò di
intervento di “ripristino filologico”. Ma è davvero così?
Il civico 12 di via Fiorelli affaccia, dal retro, proprio sul complesso in gestazione. «C’erano
alberi, un bel giardino e resti di
mura antiche, non hanno
lasciato quasi niente», denuncia un’inquilina. Hanno provato a vederci chiaro i condomini,
appellandosi al Tar e ottenendo
una sentenza di accoglimento
parziale del ricorso che annullò
il permesso a costruire nella
parte relativa al corpo palestra.
Non sembra si fosse rispettata
infatti la superficie preesistente
dell’edificio, minore rispetto a
quella progettuale. Un impatto
eccessivo, così nel 2010 il Comune revisionò il progetto. In
corso d’opera, però, le perplessità si infittiscono. Come evidenzia la relazione tecnica di
alcuni architetti, interpellati
tempo fa dal condominio, ci
sarebbero dubbi sulla «conformità tra quanto realizzato e in
fase di completamento e quanto autorizzato»: nel mirino
l’altezza della palestra, superiore a quella concessa, e la distanza troppo ridotta dal condominio di via Fiorelli.
Sul caso, poi, altri covano paure
più profonde: è possibile che la
riattivazione di una fonte termale vada a scombussolare
ulteriormente gli equilibri del
sottosuolo? Abbiamo girato la
domanda a Riccardo Caniparoli, geologo, il primo a denunciare la “mano pesante” dell’uomo
nelle viscere di Chiaia e a non
essere ascoltato: «In questo
caso si tratta di un intervento di
gestione e non di sconvolgimento - spiega -. Il problema è
capire di che tipo di sorgente si
tratta, come viene realizzato il
sistema di captazione dell’acqua, se viene sfruttata in maniera intensiva, se si vanno ad
alterare degli equilibri idrogeologici».
È dissesto idrogeologico
Cautela, tocchi leggeri, nessun
intervento al caso: un monito
esasperato quello di Caniparoli.
È come un castello di carte, se
sotto smuovi i pezzi, sopra
qualcosa crolla. «Non si sa cosa
potrà accadere ai fabbricati in
superficie con le vibrazioni
prodotte dal passaggio dei
treni. Mi chiedo: sono state
fatte delle prove tecniche per la
valutazione del rischio? Non
dimentichiamo che la linea 6 è
composta da una galleria a
canna unica molto ampia, non
due tunnel che camminano
paralleli o uno sopra l’altro
come la linea 1. Quindi c’è una
situazione di sollecitazione
maggiore. Non bisogna essere
allarmisti, ma all’apertura ci
saranno dei problemi, principalmente idrici». Che a causare
il crollo sia stato il tunnel sotterraneo, d’altronde, lo confermano le perizie dell’inchiesta post
disastro. «La galleria funge da
diga, impedendo flussi e deflussi delle acque presenti nel
sottosuolo Se si osserva su una
cartina il tracciato - aggiunge
l’esperto - si nota come tutte le
impalcature realizzate dopo i
crolli dei cornicioni coincidono
con le stazioni». Il problema?
«Non si deve assolutamente
scavare nei terreni molli, di
pozzolane, pomici e sabbie
vulcaniche». Poi lancia il sassolino, ancora una volta: «È tutto
collegato: il crollo del muro a
via della Croce Rossa, il teatro
San Carlo restaurato nel 2009 e
oggi ingabbiato, così come la
Galleria Umberto e Palazzo
Reale, il sollevamento della
falda, la fuoriuscita dell’acqua
termominerale del Chiatamone
(la cosiddetta acqua suffregna)
che sgorga lungo il tragitto della
linea 6, l’allagamento di parte
del Tunnel Borbonico, i blackout. E la causa è una sola: lo
stravolgimento delle circolazioni idriche sotterranee. Sono
fatti, non fantasie». Tutto questo mentre la cartolina di Napoli muore: «In Villa Comunale
non ci sono quasi più alberi.
Due Eucalyptus, i primi portati
in Europa nel ‘700, stanno per
morire. Questi sono monumenti vivi. Stroncarli è un delitto.
Così distruggiamo la memoria
storica della città».
Sono bastati un coro, qualche artista e una
spolverata di note per catapultare i bambini
dell’Ospedale Pausilipon di Napoli dritti dritti
sull’isola che non c’è. Un incantesimo di 90 minuti,
lanciato dal progetto “Musica, Arte e Sorrisi” il 29
gennaio scorso e realizzato anche grazie al sostegno
dei volontari del day hospital del presidio
ospedaliero. Una mattinata che ha dispensato sorrisi
e magia, tanto che la piccola Lucrezia, 4 anni,
nonostante la chemio endovena, non ci pensava
proprio a lasciar andare via i suoi compagni di
viaggio. Parliamo del Coro San Filippo Neri insieme
guidato, da sei anni, dal maestro Adriano De Simone;
di Lorenzo Bisceglia (chitarra); di Mattia Capo e
Caterina Accetto (tastiera); di Ilaria Pollio, Ilaria
Pelliccia, Giuseppe Buonomo, Myriam Buono,
Federica Iannuzzi (coristi) e delle pittrici Francesca
Strino e Cristina Trapanese (nella foto in alto). Ad
aprire l’evento, una serie di canti a tema fiabesco (tra
cui “L’isola che non c'è”, “Il gatto e la volpe”,
“All’alba sorgerò”, tratto dal recente successo Disney
“Frozen”), intervallati da battute e risate. Stesso
effetto per lo spettacolo di marionette, allestito da
Federica Iannuzzi, che ha coinvolto l’intera sala,
mentre i pennelli delle due pittrici costruivano su
una tela ad acquerello (poi donata all’ospedale) un
mondo fiabesco di castelli, orsacchiotti e principesse.
Sono stati proprio i piccoli pazienti ad darle il tocco
finale, arricchendola di particolari e firmandola sul
retro. Chiude il sipario “Io tifo per te”, canzone tratta
dalla serie tv “Braccialetti rossi”, che è suonata come
una promessa o, meglio ancora, una speranza. (l.i.)
Le arguzie di Labruna
sulla legalità smarrita
“La legalità smarrita” è
il nuovo libro di Luigi
Labruna (nella foto),
storico del diritto
romano, editorialista e
commentatore
politico. In esso, edito
dalla ESI, lo studioso
torna ad intervenire
nel dibattito pubblico
napoletano in punta di
penna, con il solito
spirito sottile, arguto, sagace e profondamente legato
al senso di giustizia che lo contraddistingue,
raccontando episodi, riprendendo questioni
politiche, affrontando i problemi legati ad una realtà
difficile da vivere. (l.g.)
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
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CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
L’INCHIESTA
LA MAPPA DELL’ARCHEOLOGIA NEGATA
Campi Flegrei, inaccessibile patrimonio
mente si è accumulata nel
corso degli anni. L’area è
stata praticamente abbandonata dell’Ente (Sovrintendenza ai Beni Archeologici)
preposto alla sua tutela e
salvaguardia.
Rosario Scavetta
Quale futuro per l’archeologia dei Campi Flegrei? Il
dibattito è aperto e fa leva su
un altro interrogativo di
fondo: come mai il territorio
non riesce attraverso le sue
ricchezze (monumenti, siti
archeologici e musei) a produrre ricchezza, a differenza
della gran parte dei Paesi
europei? Passeggiando per
l’area flegrea di Napoli, in
particolar modo tra Pozzuoli,
Bacoli e Monte di Procida, ci
si imbatte in vere e proprie
“pinacoteche” a cielo aperto,
nelle quali spiccano vestigia,
reperti archeologici, necropoli, ninfei. Molte di queste
spesso chiuse, dismesse o in
grave stato di decadimento.
Mentre nell’Est Europa è un
continuo restaurare opere
d’arte, edifici storici e chiese,
dalle nostre parti si adotta la
filosofia dell’abbandono.
È lecito supporre che il patrimonio archeologico dell’area
non sia ancora stato recepito
dalle istituzioni come risorsa
per il territorio. E così i beni
culturali flegrei si riducono a
frammenti scarsamente
valorizzati o non fruibili in
maniera adeguata. Né si
registrano fenomeni significativi di sviluppo di attività di
servizio connesse al settore
culturale. L’immaginario
collettivo ricollega l’archeologia dei Campi flegrei a pochi
siti: l’Anfiteatro Flavio, il
Tempio di Serapide, il Parco
Archeologico di Cuma con
l’Antro della Sibilla e la Piscina Mirabilis di Bacoli con le
Cento Camerelle. Anche se il
territorio è costellato da una
miriade di altre perle “minori”, altrettanto ricche di storia
e da valorizzare.
Anfiteatro Flavio
È tra i siti archeologici più
significativi dell’area flegrea
ed è situato nel centro di
Pozzuoli. Non trovandosi
quindi in posizione periferica
rispetto alla città, il disagio
per i suoi fruitori è rappresentato dalla mancanza di aree di
sosta nella sua prossimità e
mancanza di indicazioni
stradali per raggiungerlo. È
gestito dalla Soprintendenza
per i beni archeologici di
Napoli e Pompei ed è aperto
tutti i giorni feriali e festivi
dalle ore 9:00 sino ad un'ora
prima del tramonto (chiusura
settimanale il martedì). Non è
presente però un sito internet
che mostri in anteprima al
Segnaletiche
ed infrastrutture
Durante il nostro breve
excursus abbiamo notato
forti punti di criticità che
rendono difficile raggiungere
o visitare i siti archeologici
descritti. Ci siamo resi conto
che i punti di debolezza e le
carenze riscontrate sono di
diversa natura: mancanza di
segnaletiche e infrastrutture
adeguate che permettono di
raggiungere facilmente un
posto o l’altro, mancanza di
informazioni turistiche
aggiornate e chiare, mancanza di strutture informative
come infopoint o turist
information che possono
sopperire alla mancanza di
informazioni turistiche del
luogo; in poche parole il
turista che arriva nell’area
flegrea rischia di perdersi e di
non arrivare a destinazione
facilmente sia con i mezzi
pubblici che con i propri.
turista che lo voglia visitare
l’immenso e splendido “Colosseo” puteolano e questo
francamente, nell’epoca del
web 2.0, è a dir poco sconcertante.
Tempio di Serapide
È un museo a cielo aperto.
Nel senso che è visibile dall’alto della piazzetta collocata
proprio davanti al golfo di
Pozzuoli. Il tempio di Serapide è da sempre lo storico
misuratore “naturale” del
bradisismo, fenomeno caratteristico della zona che, nel
bene e nel male, ha accompagnato Pozzuoli lungo gli anni.
È un reperto archeologico
importantissimo, centralissimo nella sua posizione tra il
porto e la stazione della
ferrovia Cumana, perennemente visibile da chiunque si
trovi a passare nella zona
“bassa” della città, a due passi
dal mare, tra ristoranti, bar e
zone di aggregazione. Non è
però accessibile. A causa del
bradisismo, spesso è invaso
dalle acque. L’unica “difesa”
per il sito archeologico in
questione è rappresentata da
una pompa idrovora, di
recente installazione da parte
della Sovrintendenza, che
aspira l’acqua dal suo interno
nei periodi di criticità.
Antro della Sibilla
La galleria artificiale di epoca
greco-romana, rivenuta a
seguito degli scavi del sito
archeologico che ha restituito alla luce anche i resti
dell'antica Cuma, non è
percorribile dopo i recenti
crolli che l’hanno interessata.
È possibile visitare il parco
tutti giorni, ma per quanto
riguarda l’Antro della Sibilla
si può ammirare solo l’ingresso. Al momento il Parco
di Cuma è gestito dalla Soprintendenza per i Beni
Archeologici di Napoli e
Pompei, ma è di recente
l’annuncio del ministro
Franceschini (Beni e Attività
culturali) che presto diventerà museo autonomo.
Piscina Mirabilis
La Piscina Mirabilis è un
monumento archeologico
romano costruito in età
augustea e ricade sul territorio del Comune di Bacoli. È
una grande cisterna ed aveva
la funzione di approvvigionare di acqua le numerose navi
appartenenti alla flotta militare romana che trovava
ormeggio e ricovero nel
porto di Miseno. È inutile
dire che si tratta un sito
archeologico di enorme
importanza, unico nel suo
genere in Italia. Per visitarla è
necessario, come recita il
cartello apposto davanti al
cancello d’ingresso, prendere
appuntamento con tale
Lucci Immacolata. Chi si
trova a visitare Bacoli e non
sa di dover prendere appuntamento con la signora Lucci,
però, può ammirare la “piscina” solo dall’esterno.
Cento Camerelle
Monumento archeologico
romano di Bacoli, il complesso apparteneva in origine al
console romano Quinto
Ortensio Ortalo. L’edificio fu
poi acquistato da Antonia
minore, madre dell'imperatore Claudio. Sarebbe in
seguito appartenuto a Nerone, ed infine a Vespasiano. Il
sito archeologico si trova in
condizioni precarie. Oltre ad
essere chiuso da decenni,
sicuramente interessato da
crolli, è pieno di erbacce alte
e spazzatura che inevitabi-
Infopoint
Bisognerebbe installare punti
di informazione per i turisti
in tutto il territorio, chiostri
informativi dove chi, alla
ricerca di risposte utili, possa
fermarsi per conoscere il
come, il cosa ed il quando
relativi alle tappe del suo
viaggio in terra flegrea. Tra
siti web non funzionanti o
scarsamente utili, cartellonistica e informazioni affisse
non sempre veritiere o addirittura assenti è impossibile
districarsi e riuscire a raggiungere i luoghi d'interesse
in maniera veloce e comoda.
Parcheggi autobus
Le città dell’area flegrea,
piccoli gioielli del Sud Italia
dovrebbero avere senza
dubbio una più che spiccata
propensione turistica. Ma,
analizzando le zone in cui
l’afflusso di visitatori dovrebbe essere maggiore ci si
accorge come la maggior
parte di esse sia sprovvista di
idonee aree di sosta per
autovetture e bus turistici.
E nella città in cui sono
presenti, come Pozzuoli ad
esempio, risultano troppo
lontane dai siti d’interesse
che i turisti vorrebbero raggiungere.
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
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STORIE&IMPRESE
BARI FESTIVAL, ANTEPRIMA DEL FILM CON PEPPE SERVILLO
Due euro l’ora, lavoro e amore in Irpinia
Lidia Girardi
L’appuntamento è per il 5
aprile, in Puglia, nella cornice del Bari International Film
Festival. “Due euro l’ora”
opera prima del regista
Andrea D’Ambrosio, autore
anche della sceneggiatura
scritta a quattro mani con
Donata Carelli, verrà presentato in anteprima alla settima edizione del festival e
concorrerà, insieme ad altri
sette lungometraggi italiani,
nella sezione “Nuove proposte”. Il film è stato girato
interamente a Montemarano, paese irpino, famoso per
il vino Taurasi, per la Tarantella, usata da Pasolini nel
suo “Il Decameron”, e perché nel castello del borgo
Giambattista Basile scrisse
“Lo cunto de li cunti”, il
capolavoro della letteratura
popolare. E sarà proprio
Montemarano ad ospitare
una seconda proiezione,
seguita da una successiva a
Napoli, per poi essere distribuito nelle sale a maggio. Il
lungometraggio, prodotto da
Enzo Porcelli per l’Achab
Film, è realizzato col contributo del Ministero per i Beni
e le Attività Culturali e in
collaborazione con Rai Cine-
ma. D’Ambrosio, già autore
di documentari d’inchiesta
come “Biutiful Cauntri” e di
cortometraggi sociali tra cui
“I frutti del lavoro”, girato a
Vibonati con Enzo Decaro
come protagonista, per la
sua opera prima ha scelto un
cast d’eccezione, quasi interamente campano, di cui
fanno parte Peppe Servillo,
Chiara Baffi, Paolo Gasparini,
l’esordiente Alessandra
Mascarucci, Massimo De
Matteo, Patrizia Di Martino,
Marianna Mercurio, Antonella Morea, Davide Schiavo,
Peppe Miale, Lorena Leone, e
con la partecipazione, per la
prima volta sullo schermo,
della top model americana di
origine ucraina Alyona
Osmanova.
Il film racconta, in un paese
del Sud Italia, la storia di due
donne che cercano, attraverso il lavoro, un riscatto della
loro condizione sociale, ma
anche gli affetti familiari che
sono loro mancati e l’amore
della vita. Distanti per anni,
esperienze e interessi, si
incontrano per caso. Rosa è
una ragazzina di 17 anni,
recalcitrante e aggrappata a
un amore adolescenziale che
la porta lontano da tutto.
Gladys di anni ne ha quasi
40, è tornata dal Sudamerica
con un pugno di mosche in
mano, è nubile e si rompe la
schiena a lavorare perché ha
rinunciato a tutti i suoi sogni.
In una fabbrica decadente e
claustrofobica, vessate da un
datore di lavoro rozzo e
manesco, Rosa e Gladys
confezionano felpe e capi di
abbigliamento in maglia.
Tutto per due euro l’ora.
Sullo sfondo della vita del
paese, tra bar, gratta e vinci e
lavoratori precari, Rosa e
Gladys tornano a sperare, a
ridere, ad amare. Un incendio, però, le sorprenderà in
un giorno come tanti.
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
(19)
febbraio 2006
marzo 2006
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Banca Monte dei Paschi di Siena Spa
Anno I - N.1 febbraio 2006
aprile 2006
CHIAIA
m a ga z i n e
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IL GIORNALE DELLE NUOVE BOTTEGHE DEI MILLE
Distribuzione gratuita
IL MENSILE
PER CHI
AMA CHIAIA
Banca Monte dei Paschi di Siena Spa
NINO DE NICOLA*
NINO DE NICOLA*
’avevamo promesso: stiamo
mantenendo la parola. Il primo
impegno era capire cosa stesse
succedendo al Parcheggio Morelli. In
questo numero, dunque, insistiamo
in questa direzione. Quanto era
emerso nel numero precedente,
infatti, autorizzava preoccupazioni
sulla data d’apertura e sul numero
di posti a disposizione del pubblico.
Quanto si è appreso nel prosieguo
della nostra inchiesta è persino
sconcertante. Due certezze: i posti
saranno pochi e i tempi saranno
lunghi. Diminuire il danno spetta
all’amministrazione, ritoccando con
la Napoletana Parcheggi alcuni
aspetti del progetto. Le due parti
sono chiamate ad uno sforzo di
volontà per migliorare la disponibilità di posti pubblici e accorciare i
tempi d’esecuzione: questa almeno è
la ferma speranza delle Nuove
Botteghe dei Mille e della gente di
Chiaia. Margine per trattare ce n’è:
spetta a Palazzo san Giacomo
sensibilizzare il costruttore sugli
interessi della collettività. Strettamente legata al problema della
sosta è la Zona a Traffico Limitato.
Continuiamo a crederci, ma la sua
attuazione pratica ci delude. Ci
stiamo accorgendo che non funziona
come dovrebbe per tre motivi: il
primo è appunto la drammatica
carenza di parcheggi; il secondo è
l'assenza di controllo sul territorio; il
terzo è la desertificazione provocata
dall’ostilità verso la movida. Risultato: un’impennata di attività criminale. Con un’aggravante: un sistema
di viabilità diverso che, durante la
settimana, riduce il flusso dei veicoli
e svuota ulteriormente le strade.
Dopo quattro mesi di rodaggio,
quindi, la «novità» va rivista e
corretta. Da parte nostra continueremo a denunciare le disfunzioni e a
favorire il contatto tra territorio e
amministratori. Infine un’anticipazione. Sul fronte dell’emergenza
rifiuti a Chiaia, si sta profilando un
tavolo di concertazione per stilare
un «Progetto Pilota» tra le Nuove
Botteghe dei Mille e l’assessorato
competente: vi terremo informati.
L
IL GARAGE
delle illusioni
Parcheggio Morelli, ultime novità sui lavori.
Scadenza e numero posti: i conti non tornano
Parte con un’inchiesta il primo numero del 2006 di Chiaia Magazine, raccogliendo le preoccupazioni del quartiere sull’emergenza parcheggi. Per tutti, in cima alla lista delle priorità ci sono le aspettative sul futuro del Parcheggio Morelli. Tutti lo vogliono, ma
pochi sanno qual è lo stato dei fatti. La
ricostruzione della vicenda e le affermazioni dei protagonisti (il Comune e
la Napoletana Parcheggi del Gruppo
Maione, concessionaria dell’opera di
ristrutturazione integrale) sollevano
perplessità e apprensioni sulla data di
conclusione dei lavori e sul numero dei
posti auto che saranno a disposizione
del pubblico. Emerge, ad esempio, dalle dichiarazioni raccolte, una disponibilità davvero esigua degli spazi sottoposti a tariffa oraria. Amministrazione e costruttori riferiscono, poi, scadenze differenti sul compimento finale dell’opera. Chiaia, però, esige risposte chiare e concrete. (pagine 3 e 4)
ocus sul by night
F«Non
toccate la Movida»
Sequestri e dissequestri: stop e ripartenza per il popolo della notte.
peciale San Valentino
a Chiaia»
S«Innamorarsi
L’INTERVISTA
v
l’inter ista
Nel cuore della città come a New York.
Arrivano le architetture di luce.
Luca Esposito
8
venti&Curiosità
Saper vivere il quartiere
E
Così cambierà
il quartiere
*presidente
Nuove Botteghe dei Mille
6
Dalla mostra di Waschimps al «Pulcinella» di Giovanni Mauriello.
5
11
*presidente
Nuove Botteghe dei Mille
Benedetto Gravagnuolo
Senza parcheggi
il quartiere è al palo
Uberto Siola
La soluzione? Soste
interrate sul lungomare
le illusioni. Per due buoni motivi: pochi
i posti pubblici previsti e nessuna certezza sul termine dei lavori. In più una
inquietante divergenza di dati e date tra
l’assessorato ai Parcheggi e l’impresa esecutrice dell’opera. La novità è che ora
l’assessore competente Ferdinando Di
Mezza fornisce notizie più certe ma più
scoraggianti: i parcheggi a rotazione saranno 135, i box che l’impresa venderà
circa 300. Non era questo che si aspettava il quartiere né si aspettava l’altra brutta notizia: sulla data di riapertura, attualmente, non c’è nessuna certezza. E
l’assessore conferma: «La concessionaria
è in netto ritardo». Conseguenze: un
quartiere sul piede di guerra.
E quello che è diventato un caso - se n’è
accorta anche Repubblica che il 5 febbraio
ha ripreso la nostra inchiesta - rischia di
diventare un fronte incandescente anche altrove: ci riferiamo al delicato dibattito che è in corso sulla realizzazionedi parcheggi interrati di interscambio
nel tratto da Piedigrotta a piazza Vittoria. Lì Chiaia si gioca il futuro. Chi li farà e quando? La mischia sul business è
già in atto. (pagine 3 e 4)
In collaborazione con Nuove Botteghe dei Mille
Edizioni
Iuppiter Group
l leader dell’opposizione ha 59 anni ed è stimato primario ortopedico al Centro Traumatologico Ortopedico di Napoli. Ha sempre coltivato l’impegno civile fino ad essere consigliere comunale dal 1993 al
2001. Alle ultime amministrative ha riportato 22.517 voti e il suo schieramento ha riscosso il 48,53 % di consensi. La sua compagine nel parlamentino è formata da 11 consiglieri. Sicurezza, sociale, parcheggi ed
emergenza rifiuti sono stati i suoi cavalli di battaglia elettorali.
I
S
3
Q
LRC 180447 - 23/6/98
proprio dall'enigma del costruendo parcheggio Morelli. Li
prendiamo in parola, ma verificheremo i progressi sui fatti.
Infine, inauguriamo una nuova parola d'ordine: «Chiaia al
centro di grandi eventi nazionali e internazionali». Lo spunto è la 2° edizione della «Notte Bianca» che si terrà in autunno:
riteniamo l'iniziativa vincente e fin d'ora remiamo perché il
nostro quartiere abbia un ruolo primario. Non ci resta che
augurarvi buone vacanze. E arrivederci a settembre.
*Presidente delle Nuove Botteghe dei Mille
aper vivere: «Napoli con
le valigie pronte»
6
5
Villa Comunale: alberi malati e chalet distrutti. Molosiglio: tendopoli nei giardini.
Al museo Pignatelli e all’Ambasciatori una
rassegna sui miti del cinema italiano.
S
Tour tra le agenzie di viaggio alla ricerca delle mete e delle offerte migliori.
8
Nautica Branchizio Mergellina
traffico Gennaro Mola: a Chiaia rilancia il vecchio
senso di marcia. Motivo? I cantieri della Riviera.
• E non finisce qui: abolisce la Ztl da via Domenico
Morelli a via dei Mille e rispolvera le ganasce
contro la sosta selvaggia.
Edizioni
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Anno I - N.9 ottobre 2006
Distribuzione gratuita
Mostre, concerti e spettacoli teatrali:
tutti gli appuntamenti da non perdere.
Noleggio di gommoni e motoscafi
Trasferimenti in tutte le isole del Golfo
o nulla. E soltanto ora, sotto elezioni,
il Comune decide di informare la città
CHIAIA
SPECIALE
ELEZIONI
il 20 maggio
esce un numero
interamente
dedicato alle
amministrative
del 28-29 maggio
«Arriva
Silocietà&Costume:
Napoli Film Festival»
4
Gli esperti: Comune bocciato e poteri speciali al futuro sindaco per le aree di sosta.
La rassegna cinematografica dedica l’anteprima al film cult «Febbre da cavallo».
dal 1946
«Manuela
Eventi&Curiosità:
Arcuri all’Augusteo»
10
Noleggio di gommoni e motoscafi
Trasferimenti in tutte le isole del Golfo
Mostre, concerti e spettacoli teatrali:
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la vigilante
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Nautica Branchizio Mergellina
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Tel. 081 734 04 24 - 081 734 98 22 - Pronto intwervento 081 734 02 88 - Fax 081 734 98 18
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Part. IVA 03577570637 - Camera di Commercio n. 155962 - Iscritta al N 381 - R.I. Tribunale di Napoli
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dal 1946
novembre 2006
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In collaborazione con Nuove Botteghe dei Mille
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7
QUARTIERISSIME
Mergellina, la stazione
del disonore
7 CULTURA&SOCIETÀ
Teatro Delle Palme,
ritorno al futuro
8
MUNICIPALITÀ
Miniassessorati,
ma contano davvero?
8 MOVIDA
Festa di Chiaia Magazine,
la galleria delle foto
10 SOCIETÀ&COSTUME
Fendi alla conquista
di via Filangieri
NO
QUELL’OSCURO OGGETTO DEL
PAN
PARKING NO CHIAIA
5 milioni di euro all’anno per
una media di 15 visitatori al
giorno, consulenze stellari,
un esercito di dipendenti e
casse a secco: questo è il crac
di Palazzo Roccella, esempio
desolante di spreco di risorse
inchiesta a pagina 5 umane ed economiche.
solutivi. Lo ripetiamo: l'asse della Riviera è l'ideale per ospitare grandi strutture sotterranee per lo stallo delle auto. Nell'interesse di tutti. A proposito di buona amministrazione,
sia pure in ritardo, si è messa in riga anche la Municipalità
1 che è riuscita a nominare i suoi 4 assessori. Alla squadra
di governo del presidente Fabio Chiosi auguri di buon lavoro da parte mia, delle Nuove Botteghe dei Mille e di Chiaia
Magazine che sarà cronista attenta dell'operato della giunta. A proposito, buona Notte Bianca a tutti.
Debutta il Movimento Parcheggi a Chiaia per interpretare il disagio di un intero
quartiere ormai in ginocchio per la carenza di posti-auto. Economia e vivibilità
sono allo stremo. Le promesse elettorali non sono state mantenute. Patto di
ferro tra cittadini: già pronto un piano d’azione che prevede proteste di piazza,
dibattiti e petizioni. E Chiaia «indossa» la maglietta simbolo del Movimento.
8
MUNICIPALITÀ
Riforma sbagliata:
assessori declassati
9
SOCIETÀ&COSTUME
Saper bere a Chiaia:
itinerari di...vini
Amm’ truvat
‘o Bambeniello
...ma nun truvamm’
‘o parcheggio!
2
0
0
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L’INCHIESTA
Pan, desolazione
«contemporanea»
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La montagna
che sale
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Politica in tournèe:
il conto al cittadino
Enti locali: casse all’asciutto. E la
città va in pezzi. Nei Palazzi del
potere esplode la rincorsa al rigore e alla sobrietà. Intanto, però, spulciando tra i provvedimenti del Comune, si scopre
che la manìa dei viaggi di rappresentanza non è mai tramontata. Un esempio? In pochi
mesi la giunta Iervolino ha deliberato tre missioni all’estero
per l’assessore Nicola Oddati: Cina, Messico e Spagna.
Scandalo
Pausilipon
Dura da marzo lo stop
ai ricoveri dei bambini
ammalati di cancro,
costretti a partire
verso gli ospedali del
Nord. Colpa del deficit
della Sanità campana
che risparmia su medici
e infermieri. Un esodo
drammatico e inutile:
alla fine la Regione
pagherà il doppio.
pagina 4
5 IL CASO
Mergellina, stazione
vietata ai disabili
7 POTERI SPECIALI
Parcheggi, la Iervolino
esclude Chiaia
Anno II - N.9 settembre 2007
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Dalla catena
umana a Palazzo
Santa Lucia
al popolo di Grillo:
parte dalle piazze
la protesta
contro la politica
degli sprechi
e dei privilegi.
La gente boccia
la strategia
delle kermesse
e chiede una città
più vivibile.
Chiaia epicentro
della riscossa
morale.
La società civile
prepara l’agenda
di lotta
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il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
L’INCHIESTA
QUARTIERISSIME
Grattino a 4 euro,
follia ambientalista
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12 SOCIETÀ&CULTURA
La bella estate e la notte dei prodigi
Gli indignati
7
MOBILITÀ
il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
Quotazioni stellari, occasioni con il contagocce, trattative interminabili:
a Chiaia comprare casa è un’impresa. Nel quartiere anche il record
delle abitazioni vuote: il 9%. Strada per strada, ecco il listino dei prezzi.
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LO SGOVERNATORE
L’uomo dell’anno
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5
RIQUALIFICAZIONE
IL CASO
Cantieri aperti,
incognita traffico
Appello alla città: salviamo il Circolo Artistico
Via Martucci, piazza Amedeo,
via Carducci: la riqualificazione
nel cuore di Chiaia fa i conti con
i problemi del traffico. Parte il
nuovo dispositivo della viabilità, ma non si escludono correttivi. A via Martucci i commercianti già temono il crac economico. Tra i problemi da risolvere lo stazionamento dei taxi.
3 e4
pagina 4
8
QUARTIERISSIME
Armatori napoletani: alleanza per il futuro
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Galassia Gutenberg nel segno del mare
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ATTACCO ALLA MOVIDA
Anno II - N.5 maggio 2007
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Metti una sera a cena
con le ganasce
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IL CASO
Sul pianeta delle buche
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Vasari ignorato e spese pazze per il Pan
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QUARTIERISSIME
Poteri speciali, i torpori della Iervolino
5
10 DIARIO DELLA MUNICIPALITÀ
Brancaccio: «Siamo i segretari del Comune»
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Cerchi uno stile? Datti al Vintage
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Palazzo Reale
ridotto ad una
autorimessa:
beffati i vincoli
e la civiltà.
Uno scandalo
che fa il giro
del mondo
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dei turisti.
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cortili-vergogna.
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IL CASO
pagina 4
Don Giuseppe in campo per il Pallonetto
6
QUARTIERISSIME
Funivia di Posillipo, la stazione rinnegata
8
5
STORIE
Ordine di Malta, il codice della modernità
10
10 SOCIETÀ&COSTUME
La Notte Vintage di Chiaia Magazine
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dicembre 2007
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Anno II - N.11 novembre 2007
Garage reale
PRIMO PIANO
Iervolino un anno dopo
Le cose non fatte
A maggio 2006, vigilia delle Comunali, Chiaia Magazine pubblicò un elenco di sette priorità
per il futuro sindaco. Titolammo: «Le cose da fare». Il tempo è
volato, la seconda sindacatura
Iervolino festeggia il suo primo
compleanno. Perciò è tempo di
un consuntivo su quei promemoria che ci segnalò la gente di
Chiaia. Facciamo il punto su
quelle sette emergenze.
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pagina 3
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pagina 3
Multe e bloccaruote assediano
il popolo del by night.
L’auto in divieto di sosta può
costare fino a 119 euro.
La repressione, però, serve
solo a mascherare il problema:
la mancanza drammatica
di parcheggi. E così siamo
al paradosso: si aprono nuovi
locali di intrattenimento,
ma si ghettizza il quartiere.
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maggio 2007
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Sarà un privato a gestire, con il
sistema del Servizio Globale, la
manutenzione delle principali
strade della città. A Chiaia le vie
interessate sono 62. Problema risolto? Non del tutto. Resta infatti aperto il problema delle
strade secondarie che nella prima Municipalità sono il 60% dell’intera rete viaria.
5
11 DIARIO DELLA MUNICIPALITÀ
Decentramento, l’Osservatorio non decolla
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il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
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Anno II - N.12 dicembre 2007
il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
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RISPETTO
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Natale senza luminarie:
è la forma estrema
di protesta
dei commercianti
di Napoli. Invece
delle strade
va illuminato il buio
del malgoverno in cui
brancola l’intera città.
Intanto la società civile
è pronta a tornare
in piazza.
• Mergellina: dopo l’inaugurazione della stazione
con la partecipazione del presidente Napolitano
affiorano gravi insufficienze. Pagano i disabili.
finalmente!
• Il 10 novembre Chiaia scende in piazza in difesa
del territorio e per il ritorno della legalità. Cittadini
contro il Palazzo: mai più inganni e prese in giro.
la vigilante
la vigilante
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fate luce
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la classe
aprile 2008
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Anno III - N. 3 marzo 2008
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«La classe dirigente diventa digerente.
Assimila e manda giù tutto, dalle inchieste della magistratura alle critiche,
alle contestazioni, alle accuse. Impavida e in sella. Con mille cavilli non scende da cavallo. Protesta labili innocenze,
trasparenze offuscate, diritture morali
frantumate. Fa autocritica retorica. Si
autoassolve. Si riposiziona. Si risistema.
Si rimpasta. Condivide la misura è colma, voltare pagina, chiudere il libro,
aprire al futuro, cambiare passo, moralizzare. E resta al suo posto per rimboccarsi le maniche e annodarsi la cravatta pronunciando la parola decisiva:
discontinuità».
(Mimmo Carratelli, La Repubblica)
Antonio Bassolino
superwoman?
I reati più frequenti: rapine, scippi e furti. Il flop
del piano sicurezza. San Pasquale come il Bronx.
marzo 2008
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Finalmente
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febbraio 2008
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Ma se le compravendite languono, il mercato dei fitti è fiorente.
E intanto sul panorama immobiliare si abbatte il rincaro degli estimi.
Gli esperti concordano: «Conviene presentare ricorso».
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il traffico va in tilt. Festival delle buche nelle strade
e nei marciapiedi: una trappola per auto e pedoni.
TENNISLIFE CUP
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• Cantieri aperti, vigili assenti, parcheggi fantasma:
Al Green Park
arriva la carica
dei campioni
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del mattone
13 SOCIETÀ&CULTURA
L’agenda del Maggio
dei Monumenti
Anno II - N.4 aprile 2007
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• Il quartiere assediato dalla microcriminalità.
Il Pan insiste:
spese pazze
e gestione allegra
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IL BALLO
11 L’INTERVISTA
Antonio Pace: «Così
cambierò l’Ascom»
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Non c’è più
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Anno II - N.10 ottobre 2007
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POTERI SPECIALI
Il mistero della
Casina del Boschetto
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Dopo la nomina a commissario per l’emergenza
traffico, si apre una nuova era per Rosa Russo
Iervolino. Milioni di euro da spendere
e la facoltà di decidere in fretta su parcheggi,
appalti, videosorveglianza, assunzioni di vigili:
è un supersindaco. E se sbaglia non ha più scuse.
Via Martucci, piazza Amedeo,
via Carducci: decolla la riqualificazione nel cuore di
Chiaia. Firma il restyling Elisabetta Gambardella, assessore comunale al Decoro e Arredo Urbano. Durata dell’operazione: 10/12 mesi. Costi: più
di due milioni di euro. Non
mancheranno i disagi, ma ne
varrà la pena. E sul fronte dei
lavori pubblici, parte anche il
recupero monumentale di
Santa Caterina da Siena. Durata dei lavori: un anno e
mezzo. Costi: 1.394.000 euro.
(servizi da pagina 6)
9
Anno II - N.3 marzo 2007
La rivolta di Chiaia
8
10 LETTURE ESTIVE
Premio Napoli: ecco
i 12 libri finalisti
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Parte l’anno
dei cantieri
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marzo 2007
CHIAIA
Anno II - N.2 febbraio 2007
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Mola: ganasce
avanti tutta,
parcheggi al palo
9 MUNICIPALITÀ 1
Commissione Ambiente
Si punta al fotovoltaico
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C’era una volta il salotto
di Napoli: topi a Monte
di Dio, bidoni stracolmi
nelle vie dello shopping,
spazzamento allo sbando.
Raccolta differenziata
snobbata dai residenti.
pagine 3/4
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Lamberti e Malvano: «Troppi gli sconti di pena. Rivedere le leggi».
Videosorveglianza: il Comune la promette da tre anni e il ministro
degli Interni da tre mesi. Ma di «occhi elettronici» nemmeno l’ombra.
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Mille agenti contro la Malanapoli: la città ci credeva. Sono arrivati?
Se ci sono, non se n’è accorto nessuno. Aggressioni in pieno centro,
auto incendiate, turisti in fuga: a Chiaia teppisti da tutti i quartieri.
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11 SOCIETÀ&COSTUME
Viaggio tra i caffè
letterari alla moda
ISTITUTO DI VIGILANZA
LRC 180447 - 23/6/98
FUOCO
QUARTIERISSIME
Parco Margherita,
l’ascensore dei sogni
la vigilante
s.r.l.
COPRI
IL REPORTAGE
Strade gruviera:
la mappa delle buche
6
Direzione e Centro operativo: 80142 NAPOLI - Via Carlo di Tocco, 82/84
Tel. 081 734 04 24 - 081 734 98 22 - Pronto intwervento 081 734 02 88 - Fax 081 734 98 18
Internet: http//www.la-vigilante.com - E-mail: [email protected]
Part. IVA 03577570637 - Camera di Commercio n. 155962 - Iscritta al N 381 - R.I. Tribunale di Napoli
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Fioriolli, il questore sulla polveriera
5
Edizioni
Iuppiter Group
In collaborazione con Nuove Botteghe dei Mille
Distribuzione gratuita
La scelta è stata facile e amara:
l’apertura di questo numero è dedicata all’emergenza criminalità. Lo
dicemmo a maggio sullo Speciale
Elezioni, indicando al futuro sindaco sette priorità: tra esse spiccava il
tema sicurezza. Otto mesi dopo
siamo all’allarme rosso. Chiaia, da
sempre reputata zona franca, si
riscopre teatro di un’escalation che
fa paura. Gli appelli sono rimbalzati sui palazzi del potere come su
un muro di gomma. Straripa l’illegalità, rozza, aggressiva e impunita. E si rischia la vita. Che fare?
Il quartiere è compatto: il tempo è
scaduto, servono leggi speciali.
ALL’I NTERNO I PARCH EGGI DELFUTU RO - SHOPPI NGG RAN DI FI R M E - LEFESTEDICH IAIA
ISTITUTO DI VIGILANZA
la vigilante
5
m a ga z i n e
S A P E R V I V E R E L A C I T TÀ
Anno II - N.1 gennaio 2007
Con lo slogan «No
parking, no
Chiaia», nasce il
Movimento Parcheggi a Chiaia,
che raccoglie lo
scontento e la
rivolta del cuore
di Napoli nei confronti dell’immobilismo delle istituzioni sul problema delle grandi
aree di sosta da realizzare nel quartiere. Per Nino De Nicola (nella foto),
presidente delle Nuove Botteghe dei
Mille e promotore dell’iniziativa
«sarà una lotta a colpi di forum e
proteste di piazza». (pagina 3)
e cultura nel segno dell’indipendenza,
senza aver mai ricevuto un solo
centesimo di finanziamento pubblico.
Chiaia Magazine è una libera
tribuna che resta aperta grazie
alla passione estrema e alla tenacia
di un gruppo di giornalisti.
5
Edizioni
Iuppiter Group
I numeri della prima
edizione furono un successo: 2 milioni di persone in strada e un volume d’affari di 50 milioni
di euro. «Difficile migliorare le cifre di un
anno fa», dice l’assessore
regionale Andrea Cozzolino, ideatore e promotore dell’evento. Ma
stavolta il bis si preannucia davvero ambizioso. Il tema di quest’anno: «Mediterraneo, un
mare di cultura».
5
LRC 180447 - 23/6/98
CHIAIA
Sicurezza,
è l’ora di reagire
6 QUARTIERISSIME
Municipalità 1, scelti
finalmente gli assessori
dal 1946
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N
A
T
A
L
E
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gennaio 2007
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Anno I - N. 11 dicembre 2006
Telefono 081.667913
Cell. 338.2204628 - 338.2767442
PRIMO PIANO
1O anni di storie, inchieste, verità
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9
contro Rotondo:
la grande sfida di Chiaia.
Chiosi
Il Movimento
dei Parcheggi
s.r.l.
Anno II - N.6 giugno 2007
8
CHIAIA
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la vigilante
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Nautica Branchizio Mergellina
e nuove Municipalità: tutto
che c’è da sapere.
Lquello
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S A P E R V I V E R E L A C I T TÀ
Anno I - N. 10 novembre 2006
• Burocrazia scatenata: veti
e rinvii sulle concessioni
rati intoccabili dai vincoli ambientali, sono ormai terra bruciata. E loro, i diportisti, respinti dal lungomare, ora possono
scegliere tra il vendersi la barca, andare altrove o piegarsi a
prezzi da capogiro. Il contraccolpo peggiore, però, è quello occupazionale: per gli uomini dei consorzi e per le loro famiglie
sono giorni drammatici. Una soluzione sul piatto d’argento l’avevano offerta gli ormeggiatori luciani: boe galleggianti a impatto ambientale praticamente nullo e con le giuste distanze.
Ma è arrivato il no dell’Autorità Portuale. Ora tutto è rimandato. Bye Bye estate. (a pagina 3)
Noleggio di gommoni e motoscafi
Trasferimenti in tutte le isole del Golfo
Ormeggio&AssistenzaNautica
4
dicembre 2006
CHIAIA
• Lungomare: no ai posti barca.
Sos di ormeggiatori e diportisti
Autorità Portuale, Sovrintendenza ai Beni Paesaggistici, Tribunale Amministrativo Regionale: questi i protagonisti di un
diabolico gioco delle parti con due uniche vittime. Ormeggiatori e diportisti. Nella prima categoria c’è chi ha la concessione a gestire posti barca e non può lavorare per impedimenti burocratici, ma c’è anche chi è stato escluso dalla gestione del business: per tutti loro malumori e proteste. Della
seconda categoria fanno parte i proprietari di barche che questa estate, come le precedenti, sono destinati a soffrire: i tre
siti di Nazario Sauro, Mergellina e Largo Sermoneta, dichia-
ALL’INTERNO focus CANTIERIACHIAIA - mania BURRACO - evento NAPOLIFILMFESTIVAL
ervolino, Malvano, Rossi
una poltrona per tre.
IDoria:
m a ga z i n e
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degli ORMEGGI
NINO DE NICOLA
quartiere, stavolta si adegua alla
stagione balneare: ad interessarci è
l’emergenza dei posti barca sul
lungomare. Nella pagine interne,
troverete poi la consueta attenzione
per i problemi della manutenzione
urbana: dall’allarme per Parco
Margherita ad un’estate piena di
cantieri. C’è poi una finestra sullo
spettacolo: vi diamo qualche
consiglio per seguire l’evento del
NapoliFilmFestival. Infine un’anticipazione: a luglio vi racconteremo,
per filo e per segno, i nuovi volti
della Municipalità I. Ovvero quelli
che governeranno Chiaia.
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IL MIRAGGIO
TEMPO
D’ESTATE
hiaia Magazine, che in questi
C
mesi ha condotto una decisa
battaglia per i posti auto nel
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Nautica Branchizio Mergellina
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• Del cambiamento i cittadini sanno poco
Ormeggio&AssistenzaNautica
la vigilante
dal 1946
Ormeggio&AssistenzaNautica
Napoli ci arriva adesso. A Milano esiste
già dal 1997 e a Roma dal 2001
«Parcheggi interrati,
Forum:
tutti li vogliono»
14
ISTITUTO DI VIGILANZA
CHIAIA
16 EVENTI&CURIOSITÀ
Teatro Sancarluccio,
a cena con il vampiro
manifestiamo qualche riserva sull'altra decisione dell'amministratore, quella di abolire la ZTL sull'asse Morelli-via dei
Mille. Comprendiamo la sua motivazione (la prossima apertura di cantieri alla Riviera esigeva via dei Mille come valvola di sfogo del traffico), ma ribadiamo che almeno il sabato, giorno di punta per lo shopping, l'oasi pedonale sia d'obbligo. Tutto il discorso, però, impone un ripensamento globale sul versante dei parcheggi interrati in zona Chiaia e vogliamo sperare che i poteri speciali del sindaco saranno ri-
C
m a ga z i n e
in dieci piccole città. Sulla carta avranno
autonomia finanziaria. Sarà vero?
Distribuzione gratuita
Li abbiamo «attaccati» in prima
pagina perché non ci fossero alibi
per nessuno. Vanno risolti uno ad
uno: a qualsiasi costo. I promemoria
riguardano i punti chiave per la vera
riscossa di Chiaia. Con questi farà
i conti il prossimo governo della città
ome promesso, Chiaia Magazine esce con questo Speciale
Elezioni non solo per riassumere lo
scenario elettorale, ma soprattutto
per ribadire le sette priorità
necessarie al rilancio di Chiaia:
un'agenda di cose da fare, da noi
compilata grazie alle segnalazioni
di chi vive, lavora nel quartiere. E
ovviamente ci siamo rivolti ai
candidati a sindaco per raccogliere le loro intenzioni in proposito.
Ma andiamo al concreto. Senza
parcheggi Chiaia non decolla: è il
cavallo di battaglia della nostra
rivista e abbiamo notato che il
tema è stato sposato da tutti i
contendenti alla poltrona di
sindaco. Senza sicurezza, poi,
mancano le condizioni elementari
ad un serio rilancio economico e
culturale dell'intera area: è un
ingrediente indispensabile alla
qualità della vita nell'intera città.
Senza una seria manutenzione
urbana, non quella che finora si è
ispirata alla logica del «rattoppo»,
l'immagine e la funzionalità delle
strade sono gravemente pregiudicate: all'interno troverete un
inventario delle vie in lista d'attesa per adeguati interventi di
recupero. Senza una viabilità
razionale, l'intera mobilità del
quartiere va in tilt: come purtroppo è accaduto con una ZTL mal
formulata e direzioni di marcia
veicolare da rivedere. Senza un
idoneo sistema di raccolta e
spazzamento dei rifiuti, sono a
rischio igiene, dignità e immagine
del salotto di Napoli. Senza
turismo, inoltre, Chiaia rinuncia a
giocarsi un asso nella manica
sontuoso: occorre invertire la
tendenza con grandi eventi,
promozione adeguata e garanzie
precise da offrire ai visitatori.
Senza il rilancio di una «movida»
rispettosa delle regole, restano al
palo una buona fetta di occupazione qualificata e gli stimoli cosmopoliti di un quartiere che ha
vocazione internazionale.
Sono questi i promemoria che
Chiaia consegna al futuro sindaco.
RIFORMA
• Il decentramento non è una novità:
IL GIORNALE DELLE NUOVE BOTTEGHE DEI MILLE
le cose da fare
I SETTE
IMPEGNI
NINO DE NICOLA
• Addio circoscrizioni: Napoli sarà divisa
Anno I - N.5 giugno 2006
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L’INIZIATIVA
NINO DE NICOLA
S
«Gigi
Eventi&Curiosità:
Proietti all’Augusteo»
9
CHIAIA
m a ga z i n e
AL FUTURO SINDACO
Notte Bianca
«La mia Napoli
libera e pacifica»
ASPETTANDO I PARCHEGGI
i riprende e la stagione si presenta densa di eventi e aspettative per Chiaia. Molti i fronti da tener d'occhio e Chiaia
Magazine si arma delle migliori intenzioni nell'interesse del
quartiere. Innanzitutto: si riparte con il ripristino del vecchio
senso di marcia da via Morelli a via dei Mille, un provvedimento che aspettavamo in quanto il dispositivo di marcia
precedente non si è dimostrato funzionale. La decisione è firmata dal neoassessore comunale al traffico Gennaro Mola
del quale apprezziamo l'attivismo e la concretezza. Anche se
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Cell. 338.2204628 - 338.2767442
Anno I Speciale maggio 2006
*Presidente delle Nuove Botteghe dei Mille
Vivere: «I divi di ieri?
Saper
Più “machi” che mici»
Noleggio di gommoni e motoscafi
Trasferimenti in tutte le isole del Golfo
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intervista a pagina
• Partenza sprint del neoassessore comunale al
garage sotterranei: con i nuovi poteri del sindaco
l’impresa diventa possibile.
16 anni d’immobilismo: un’inquietante
miscela di inerzia, sfortuna e silenzi.
«Una giornata
Focus:
nei parchi del degrado»
sertificata e la notte è sempre più buia. Nero perché le economie dell'intero quartiere soffrono
pesantemente. Una rotta irreversibile? No! La speranza è che chi si candida ad amministrare
la città voglia imprimere da subito una svolta decisiva nel governo del territorio. Le soluzioni
ci sono, ma serve una volontà forte e radicale a risolvere i problemi. Per quanto ci riguarda cominceremo a dibattere di futuro con una serie di “forum” sulle varie emergenze. Inviteremo i
candidati a sindaco perché spieghino le intenzioni e le idee che hanno sullo sviluppo di Chiaia.
Non ci limiteremo a sperare che la nottata passi da sola: vigileremo su parole e fatti.
•
LA STRANA
s.r.l.
In collaborazione con Nuove Botteghe dei Mille
• Infine, pensa al futuro e aderisce al «partito» dei
critiche se governeranno male e con chi congratularsi se faranno bene. Insomma: per non sentirci comparse, ma cittadini che vigilano e partecipano. Di più: vi anticipiamo che
ogni mese la rivista pubblicherà un diario sull'operato del
Consiglio di Chiaia. E vale per la maggioranza come per l'opposizione. Poi, di nuovo il tormentone del parcheggio Morelli
perché anche qui il segreto è non abbassare la guardia: prendiamo atto della nuova attenzione che il sindaco Iervolino e
l'assessore Mola preannunciano sul problema, a cominciare
uartierissime: «Garage
Morelli, oscuri presagi»
Intervista a Bruno Terracciano, assessore comunale alle Municipalità.
10
Ormeggio&AssistenzaNautica
S A P E R V I V E R E L A C I T TÀ
MOLA
VECCHIE E NUOVE SFIDE
peciale Municipalità:
«L’assessore itinerante»
venti&Curiosità:
«Salemme all’Augusteo»
CHIAIA
Anno I - N.8 settembre 2006
Distribuzione gratuita
NINO DE NICOLA*
rizzato l'impegno della rivista: Municipalità e parcheggi. Riparliamo dunque delle neonate Municipalità, soffermandoci ovviamente su quella di Chiaia. E stavolta, dopo un cenno a luci e ombre della riforma, vi presentiamo, con veloci
profili e relative foto, i 30 consiglieri (più il presidente) eletti
a Chiaia. Obiettivo: indicare al quartiere a chi indirizzare le
C
ome avranno forse notato i lettori, Chiaia Magazine adora il colore. Stavolta, però, ha scelto una prima pagina dove domina il nero. Vi chiederete perché. Noi rispondiamo che non
se ne poteva fare a meno. I motivi? Eccoli. Nero perché siamo arrabbiati neri ( e in questo rispecchiamo l'umore del quartiere) e lo siamo perché stufi di malamministrazione. Nero perché,
con un territorio abbandonato al degrado, il futuro si prospetta davvero oscuro. Nero perché
francamente, a questo punto, indecifrabili ci sembrano i progetti dell'Amministrazione Comunale per la zona. Non è forse una vicenda oscura quella del parcheggio Morelli? E poi la Ztl: non
è neanche nata e già siamo costretti a intonare il De Profundis. Nero perché Chiaia è ormai de-
9
Storia dell’aperitivo «rosso». Le
ricette e i segreti dei barman.
E
NINO DE NICOLA*
ottobre 2006
OPERAZIONE
RENATO ROTONDO
Capo dell’opposizione
on questo numero di luglio/agosto Chiaia Magazine traccia un consuntivo ideale dei suoi primi 7 mesi di vita, torC
nando ad occuparsi delle due bandiere che hanno caratte-
6
«Tutti
pazzi per lo Spritz»
Relax&Movida:
Mostre, musica, teatri: tutti gli
appuntamenti da non perdere.
SERVE UNA SVOLTA
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Tra le dieci Municipalità, quella di Chiaia
è davvero speciale visto che è l’unica ad
essere governata dal centrodestra.
Per maggioranza e opposizione doppia
responsabilità: far funzionare riforma
e quartiere. All’interno tutti i protagonisti
FABIO CHIOSI
Presidente
E intanto incalzano altre emergenze:
«spaccate», scippi, strade sporche e dissestate.
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D’OCCHIO
onostante i suoi 29 anni, si ritrova per la seconda volta al timone
di Chiaia. E’ stato eletto con 23.846 voti e il suo schieramento ha
ottenuto il 51,43 % dei consensi. 18 i consiglieri della sua coalizione. La
sua squadra di governo sarà formata da un vicepresidente (cui toccherà
un assessorato) e 3 assessori. Ha due premure: velocizzare i tempi della
riforma e ottenere subito risorse finanziare per il territorio. Obiettivi:
manutenzione, parcheggi, sicurezza con l’aiuto dei vigili urbani.
Il Comune ignora l’appello. Assessori bocciati:
chi tace, chi promette, chi non si fa trovare...
• Per il popolo di Chiaia il danno e la beffa.
s.r.l.
VI TERREMO
N
S
A Palazzo Calabritto il nuovo
show room per i «bons vivants».
settembre 2006
S A P E R V I V E R E L A C I T TÀ
NINO DE NICOLA
L
lo scarso presidio dei varchi, un sistema
di videosorveglianza mai realizzato.
aper Vivere: «Al Primo
Piano il lusso è di casa»
dal 1946
?
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CHIAIA
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IL GIORNALE DELLE NUOVE BOTTEGHE DEI MILLE
a novità è grossa. In questo
numero parliamo del nuovo
istituto della Municipalità, chiave
di volta del decentramento amministrativo voluto dal Comune.
Infatti scompaiono le circoscrizioni e nascono appunto 10 Municipalità, vale a dire 10 microcittà
che avranno autonomia finanziaria e un proprio bilancio di spesa.
Le competenze che il Comune
delegherà, dopo le elezioni, alle
nuove miniamministrazioni
riguardano in sintesi la manutenzione urbana, la attività socioassistenziali, le attività scolastiche/sportive/culturali, infine la
gestione dei servizi amministrativi(commercio, artigianato, traffico
etc.). Su queste attività (e soprattutto sulla manutenzione) la
Municipalità avrà poteri di spesa
da esercitare con 4 assessori.
Sembra una svolta notevole.
Ma i dubbi ci sono. Primo: il
Regolamento delle Municipalità,
almeno per ora, non chiarisce
bene la gestione delle risorse
finanziarie che il Comune trasferisce alle sedi decentrate: all'interno
vi spieghiamo perché. Secondo: è
stata prevista una figura che
governerà questo trapasso dal
vecchio al nuovo sistema, per
evitare il caos? Queste le perplessità, fermo restando che la Municipalità ha tutte le premesse per
migliorarci la vita. A proposito: la
vecchia circoscrizione ChiaiaPosillipo-S.Ferdinando si chiamerà
Municipalità 1.
In questo numero vi parliamo
anche del forum da noi organizzato con successo sul problemaparcheggi. Intanto, nell'imminenza delle Amministrative, annunciamo una serie di incontri coi
candidati-sindaci. Vedremo che
intenzioni hanno su Chiaia.
giugno 2006
SPECIALE ELEZIONI
SI CAMBIA
DAVVERO?
• Le cause del flop: la farsa del garage Morelli,
5
La circoscrizione protesta. ZTL:
forte confusione «tecnologica».
la vigilante
Il nuovo «Parlamento» di Chiaia
Anno I - N.4 maggio 2006
Sono arrivati desertificazione, notti da paura,
e crisi delle attività commerciali.
ocus videosorveglianza:
resta fuori»
F«Chiaia
ISTITUTO DI VIGILANZA
m a ga z i n e
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• L’intero quartiere invoca parcheggi.
rosegue la nostra inchiesta sul Parcheggio Morelli (nella foto), da noi deP
finito nello scorso numero Il garage del-
CHIAIA
Arrivano le nuove MUNICIPALITÀ
Ultime notizie sul futuro garage: il quadro peggiora.
Un pessimo affare per il Comune. La rivolta di Chiaia
LRC 180447 - 23/6/98
Anno I - N.6/7 luglio/agosto 2006
IL GIORNALE DELLE NUOVE BOTTEGHE DEI MILLE
• Doveva risollevare l’economia e la vivibilità.
la vigilante
luglio/agosto 2006
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Zona a Traffico Limitato
INGANNO
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maggio 2006 speciale
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ILPAPOCCHIO
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Anno I - N.3 aprile 2006
AUTO
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Banca Monte dei Paschi di Siena Spa
Parcheggio MORELLI
opo il numero natalizio che,
nonostante la veste sperimentale, ha riscosso apprezzamento da
parte dei cittadini di Chiaia, della
stampa, di chi lavora e produce, e,
infine, delle istituzioni e delle
associazioni, «Chiaia Magazine» - di
cui sono direttore editoriale - prende
ora decisamente il largo. E lo fa,
fedele alle dichiarazioni di intenti
iniziali, utilizzando come baricentro
delle proprie cronache il territorio
di Chiaia. Puntiamo, quindi, sull’attualità e i problemi del quartiere,
coniugando tuttavia il taglio
impegnato all’interesse per gli
aspetti del saper vivere, dell'enogastronomia, per i fermenti culturali e
imprenditoriali, per il by night e la
moda, per le risorse giovanili e per
le potenzialità del quartiere.
Una tribuna eterogenea, dunque,
che funzionerà con le voci e i contributi di tutti.
Mi piace ribadire lo slogan della
nostra iniziativa editoriale: «Questo
giornale lo scriveremo assieme». Da
qui nasce la scelta degli argomenti
di questo numero e dei prossimi. In
questa occasione, raccogliendo
segnalazioni e impressioni sul
campo, abbiamo privilegiato tre
problematiche di stretta attualità:
emergenza parcheggi, riqualificazione urbana e il controverso capitolo
della movida.
Il primo punto sta molto a cuore ai
commercianti, ai residenti e a
quanti per lavoro, shopping o
divertimento, frequentano il cuore
di Napoli. E il nodo cruciale non
poteva essere che l'agognato parcheggio Morelli. Sulla seconda
questione abbiamo, poi, intervistato
l'assessore al Turismo e Decoro
Urbano Luca Esposito. Come avrete
modo di leggere, ci saranno delle
importanti novità. Terzo tema:
dossier Movida. La nostra posizione
è chiara: rispetto delle regole ma
niente bavaglio alla notte.
Come avrete capito, la nostra scelta
di campo è netta: scommettiamo
sulle forze e sulle risorse di Chiaia.
E’ qui il fermento.
D
Banca Monte dei Paschi di Siena Spa
IL GIORNALE DELLE NUOVE BOTTEGHE DEI MILLE
Anno I - N.2 marzo 2006
IL «NUOVO»
CHE NON SA
DECOLLARE
maggio 2006
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DIGERENTE
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maaga
gazziinnee
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il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
maggio 2008
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Anno III - n.4 aprile 2008
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Anno III - n.5 maggio 2008
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Anno III - n.6 giugno 2008
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il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
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DALLA CITTÀ DI NAPOLI
Non è un paese per
VECCHI
Catastrofe ambientale e politica a Napoli e in Campania. Due emergenze
tengono banco: i rifiuti e Bassolino. Mentre Veltroni e Berlusconi tentano
di rinnovare i rispettivi schieramenti, il governatore, invece, si barrica
nel Palazzo. Con la credibilità sotto le scarpe e l’impossibilità di camminare
tra la gente, più che alle dimissioni pensa a come organizzare al meglio
la «resistenza» della sua poltrona. La regione è alla frutta. Il re alla muffa.
The end
Piazza Santa Maria degli Angeli
Elisabetta Gambardella, ex assessore
SODOMA
DOPPIO TAGLIO
FESTIVAL DELLO SPRECO
Una piazza perde i suoi alberi senza che nessuno ne sappia niente.
L’assessore all’Arredo e Decoro urbano «tagliato» malgrado stesse
lavorando sodo per Chiaia. Le sorprese del Comune non finiscono mai
a giugno arriva
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A R T E • M O D A • R E L A X • PA S S I O N I • E V E N T I • T U R I S M O • P E R S O N A G G I
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a luglio arriva
CHIAIAtour
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luglio/agosto 2008
Anno III - n.7/8 luglio-agosto 2008
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CLAUDIO
BUCATO
i 3000
di Chiaia
Dopo il fallimento del Global Service, decolla
il superassessorato antibuche. Manovra di facciata?
• Sprecopoli a Palazzo San Giacomo: nonostante il
sindaco sventoli conti in rosso, tra luglio e agosto
distribuiti 490 mila euro di microfinanziamenti.
Scesero in strada per riprendersi la città.
Quel giorno è diventato un libro: «I 3000 di
Chiaia», storia di una clamorosa protesta che
stupì l’Italia. Per i protagonisti di allora il lavoro
non è ancora finito: tutti in piazza a novembre.
Poi avanti tutta con il progetto della lista civica.
• Sicurezza: tornano a Chiaia le invasioni barbariche.
Dal turista pestato a via Carducci alle notti brave
dei branchi in piazza San Pasquale. Stato d’assedio.
• Riqualificazione: aprono i cantieri in vico Vasto
a Chiaia e in via Vetriera. Via Tasso: a novembre
fine dei lavori. Piazzetta Cariati pronta a dicembre.
febbraio 2009
CHIAIA
il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
Anno IV - n.3 marzo 2009
CHIAIA
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foglie
morte
Chiaia Magazine + Dvd 3,90 euro
Anno IV - n.4 aprile 2009
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il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
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RONDA
SU
RONDA
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Municipalità: arrivano
i giardinieri «fantasma»
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5
L’INCHIESTA
Arte perduta,
odissea
nello strazio
9
LA DENUNCIA
Galleria Umberto,
i barboni sui ponteggi
7
IL CASO
Warner Village,
salviamo
il multisala
14
CULTURA
ciao,
Franco
11
LA DENUNCIA
Scuola De Amicis,
la palestra
dei misteri
Anno IV - n.5 maggio 2009
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basta palle
GENNAIO 2009: LA NUOVA GIUNTA IERVOLINO
16
L’APPELLO
pagina 13
Villa Pignatelli:
riaprite il Museo
delle carrozze
giugno 2009
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IN BUCA
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Anno IV - n.11 novembre 2009
il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
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PRIMO PIANO
PARADOSSI
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il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
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Anno IV - n.7/8 luglio-agosto 2009
il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
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KIAVIKA
Chiamiamoli con il loro nome.
Impuniti, scatenati, balordi:
i grafomani deturpano monumenti,
chiese, palazzi. Infliggono guasti
gravi al patrimonio, all’immagine,
al turismo. Nessuno li ferma.
Nemmeno la recente ordinanza
sulla sicurezza e il decoro urbano,
in pratica inapplicabile per la carenza
di uomini e mezzi.
TEATRO SUDD
RITUFFIAMOCI
dicembre 2009
gennaio/febbraio 2010
marzo/aprile 2010
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Anno IV - n.10 ottobre 2009
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Società civile,
un libro
per l’alleanza
6
novembre 2009
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Anno IV - n.9 settembre 2009
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ottobre 2009
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Anno IV - n.1 gennaio 2009
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Tempesta giudiziaria
sui palazzi del potere:
cronaca di un’apocalisse
annunciata. Stagione
finita per un Sistema
trasversale ai partiti,
naufragato sulla
questione morale.
Dalla città, stanca
di beffe e promesse,
parte lo sfratto
alla «casta».
3
maggio 2009
Strade gruviera: fondi
scarsi, promesse tradite.
A Posillipo un dramma
annunciato. E la Giunta
Iervolino finisce...
L’uscita del film «Fortapàsc» di Marco Risi rilancia la drammatica vicenda
di Giancarlo Siani, il giornalista napoletano ucciso dalla camorra nel 1985,
a soli 26 anni, con dieci colpi di pistola, mentre ritornava a casa a bordo
della sua fragile Mehari. Oggi, quanti sono i giovani che conoscono vita
e passione del cronista de «Il Mattino»?
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SIETE UNA
MACCHINA?
settembre 2009
il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
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Franco Nico
LA STORIA
esta
i è qu
di ch
Dopo l’insetto che sta distruggendo
le palme della città, non si ferma
la mattanza del verde. Dai lecci marci
di Posillipo agli alberi minacciati
dai cantieri della Linea 6 del metrò.
Distribuzione gratuita
Viale Gramsci, vince
il killer delle palme
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maaga
gazziinnee
m
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5
aprile 2009
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Anno IV - n.2 febbraio 2009
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I gazebo della discordia
Ecco cosa dice la legge
Comunità luterana
tra musica e letteratura
marzo 2009
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CHIAIA
Anno III - n.12 dicembre 2008
«La giungla del vivere
quotidiano inaridisce e
dà sempre meno valore
a ciò che per me è
stato ed è tuttora fonte
di benessere: la poesia,
la musica, l’arte».
IL CASO
Futuro
gennaio 2009
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il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
Distribuzione gratuita
4
Una «casta» apparentemente inossidabile,
una classe dirigente che non molla le poltrone:
da qualche anno, però, contro la malapolitica
è sceso in campo l’associazionismo civico.
Il 10 novembre 2007, la società civile marciò nel
cuore di Napoli in nome della legalità. Furono
• Emergenza manutenzione: saltano tutti i controlli.
CLAUDIO VELARDI
assessore regionale
al Turismo
IUPPITER EDIZIONI
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Anno III - n.11 novembre 2008
il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
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Cronache dalla città trappola
il divo
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Anno III - n.10 ottobre 2008
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dicembre 2008
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Anno III - n.9 settembre 2008
novembre 2008
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il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
IUPPITER EDIZIONI
CUORE MARCIO
Napoli fuorilegge: viaggio nelle discariche sotterranee. La verità sui rischi
EDIZIONE
STRAORDINARIA
Chi ha paura dei vigilantes civici? Perché
«i rondisti» di Chiaia sono diventati un caso?
maggio 2010
giugno/luglio 2010
settembre/ottobre 2010
novembre/dicembre 2010
gennaio/febbraio 2011
marzo/aprile 2011
giugno/agosto 2011
settembre/novembre 2011
dicembre 2011
febbraio 2012
marzo 2012
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magazine
SAPER VIVERE LA CITTÀ
IUPPITER
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anno V n.5
maggio 2010
Città negata tra la "dittatura" delle buche e i cantieri lumaca.
Lo scandalo della Casina del Boschetto
NAPOLIROTTA
maggio 2011
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distribuzione gratuita
SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI
magazine
SAPER VIVERE LA CITTÀ
Anno VII - numero 1/2 - Febbraio 2012
distribuzione gratuita
nel forum
Coppa America a Bagnoli
esplode la polemica sull’area contaminata
La carta quando cade non fa rumore. È come le
foglie: stessa fragilità, stessa poesia. Chi vuoi che
si accorga più, in giornate in cui la persistenza
della “connessione” è il morbo senza cura e l’informazione è stregata dai new media, di un giornale che chiude. Del suo cuore accartocciato, dei
suoi giornalisti, dei suoi battiti d’inchiostro.
Affascinati dalle nuove frontiere della comunicazione, conserviamo, per questioni di cuore e lavoro, un fervido occhio di carta, un’abitudine romantica a ritrovarsi nel fruscio cartaceo tra titoli, occhielli e corsivi. È per questo che, nonostante
il cimitero della carta stampata si riempia di testate, proseguiamo la magia del giornale tradizionale. Chiaia Magazine, al suo settimo anno di
vita, si rinnova nella grafica e nei contenuti. Dopo gli ultimi due anni “patinati” - esperienza sug-
SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI
Anno VII - numero 4 - Aprile 2012
giugno 2012
SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI
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Anno VII - numero 5 - Maggio 2012
luglio/agosto 2012
MAX DE FRANCESCO
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SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI
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SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI
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Anno VII - numero 6 - Giugno 2012
settembre/ottobre 2012
Anno VII - numero 7/8 - Luglio-Agosto 2012
Al Pancione
Meglio
Grillo che
il grilletto
sommario
sommario
FUORI SALONE
DI VITIGNO ITALIA
NAPOLI
DAL 16
AL 19 MAGGIO
2012
wineandthecity.it
L’inchiesta
4
L’inchiesta
Ztl, la grande trappola
Primo piano
Il caso
Così muoiono le librerie
Società&Costume
33
www.chiaiamagazine.it
Sindaco,
ma che bici!
sommario
sommario
sommario
L’inchiesta
4
L’esclusiva
Centro storico, l’ira dell’Unesco
9
Primo piano
Sos animali, stop agli abbandoni
Il caso
Il caso
11
35
Saper Vivere
Primo piano
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L’inchiesta
Storie&Territori
Primo piano
Saper Vivere
Il caso
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11
Comune, indagine sul buco nero
Saper Vivere
27
27
Savignano, attrazione per il futuro
Guida alla scelta dei vini d’estate
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9
Premio Siani, un furbetto sul podio
16
Pozzuoli, ingorgo pendolari
27
4
Lungomare e mobilità indecente
7
Quando la propaganda va in bici
Quei miracoli di Re Ragù
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4/5
Viaggio a Blatt City
8
11
Ztl, la rivolta degli scontenti
Summonte, a cavallo tra i sapori
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il sindaco
blattera
Rifiuti, la legge che ci avrebbe salvato
Itinerari
catenelle
Formula Indi, svolta nel cinema
Caizzi e quel sogno di via Margutta
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Non basta più
spezzare
le catene,
bisogna anche
tirare le
4
Primo piano
11
SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI
Anno VII - numero 9/10 - Settembre/Ottobre 2012
Le vittime del Lungomare liberato
9
Confessioni di un ex scommettitore
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Freddoro
sommario
gestiva ma economicamente insostenibile - ritorniamo al nostro formato d’origine, quello che
ci ha fatto conoscere al pubblico negli anni delle magagne bassoliniane e dei letarghi della Iervolino. Serviva un restyling anche alla testata, in
cui ora è ben visibile il logo della società editrice
fondata, insieme a me, da un’eroica cordata di
professionisti. Chiaia Magazine, dal prossimo
numero, arriverà anche nelle edicole della provincia di Napoli. L’obiettivo è quello di divenire un
periodico sempre più metropolitano, battagliero, intrigante e portatore di virus satirico. Non resta che affidarsi al sorriso, ad esempio, quando si
entra “nel forum” delle Culture e si assiste al “cineforum” del sindaco. Cari lettori, si riparte. C’è
tanto da capire e scrivere. Non vedevamo l’ora.
Una nuova sfida per vederci chiaro.
UNA NUOVA
SFIDA PER
VEDERCI CHIARO
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VENTIMILA
BEGHE
SOTTO I MARI
aprile 2012
SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI
Anno VII - numero 3 - Marzo 2012
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anno VI n. 9/10/11
settembre-novembre 2011
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L’inchiesta
4
Il degrado delle fontane storiche
Primo piano
8
Gioco d’azzardo, business e mania
Il caso
11
Avron, la truffa sbarca a Napoli
Itinerari
34
Ottaviano, patria dell’arte bianca
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STORIE&IMPRESE
L’IDEA DI GERARDO MAGLIACANO NEL SEGNO DELL’ANNURCA
«MeLo Adotto», un libro diventa albero
Livia Iannotta
Al Nord, quando le scenografie delle sue giornate
erano brumose metropoli e
«la parte migliore della sua
vita» era rimasta 1000 km più
in giù, una mela Annurca al
supermercato era capace di
“sorridergli” come una vecchia amica, rispolverando
sapori d’infanzia e famiglia.
Non deve aver dimenticato
quella suggestione, perché
tornato al Sud dopo la sua
odissea al contrario, Gerardo
Magliacano (nella foto) non
solo ha dedicato al frutto un
capitolo del suo libro “Terro(m)nia - Ritorno alla mia
terra” (Iuppiter Edizioni), ma
ne ha addirittura fatto il
perno del suo ultimo progetto eco-friendly.
È lui, salernitano, docente di
storia e letteratura, esteta
della musica, emigrante
prima e fiero “terrone”poi, ad
aver ideato “MeLo Adotto”,
iniziativa lanciata qualche
mese fa e pronta a sbocciare
in primavera. L’idea di base è
semplice, l’obiettivo nobile:
per ogni copia di
“Terro(m)nia” venduta la
terra riceve un albero, un
melo (varietà Annurca) per la
precisione. È un incentivo
(22)
alla forestazione o, se vogliamo, la restituzione alla terra
di un favore. Dall’albero al
libro, dal libro all’albero: il
ciclo, anche in questo caso, si
chiude con un ritorno alle
origini. Ad adottare i meli,
alberi della conoscenza e del
libero arbitrio, i terreni mortificati dalle mafie e non solo.
«Terro(m)nia – spiega Magliacano – auspica una sorta
di ritorno alla (mia) terra,
come recita il sottotitolo.
Ricostruire quel vecchio
rapporto che ci univa, che
univa l’uomo alla terra, nel
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
nome di quell’humus, entro
cui l’umanità tutta affonda le
sue radici, nel tentativo di
riconciliare “cultura” e “coltura”, per ri-definirle in
quell’unico lemma, “cultus”».
Sudismo, radici, terra. È un
concentrato di disillusioni il
volume di Magliacano. La sua
è una storia che inizia come
tante altre: una fuga, la speranza, le abbondanti terre del
Nord a portata di mano. Ma
che si conclude inaspettatamente, dopo dieci anni in cui
altri vecchi amici (l’aglianico,
un’alfasud targata SA, il vinile
“Terra mia” di Pino Daniele)
gli sussurravano di raccogliere i frutti altrove, di non
inaridirsi in un posto non
suo. Lo scrive in uno dei
capitoli finali: «A quel punto,
non solo mi sentii meridionale, uomo del Sud, appartenente alla mia città, ma mi
sentii figlio della terra come
lo sono i contadini, i pastori, i
cafoni, come in fondo lo è
ogni singolo individuo. E il
mio non era un semplice
legame alla terra, ma era un
inscindibile legame alla mia
terra». Il cordone che attorciglia il progetto al libro è
evidente. I primi meli, ad
esempio, sono stati piantati
nei luoghi dove è ambientato
il capitolo “Incontro con una
vecchia amica”, dedicato
appunto alla mela Annurca:
la Valle dell’Irno, in provincia
di Salerno. «Qui una volta si
onorava e ci si prendeva cura
dell’Annurca, tanto da dedicarle anche una sagra annuale – ricorda l’autore – Poi più
niente: un mare di cemento
ha sommerso le Annurche e
di esse non è rimasto neanche il ricordo. Il progetto
intende quindi arginare la
fiumara della dimenticanza e
del cemento». Un altro melo,
poi, è stato affidato all’Art
Hause di Eboli (un presidio di
Libera Campania) che gestisce un bene confiscato. E
mentre marzo sbarra le porte
all’inverno, “MeLo Adotto” si
prepara a germogliare: «Ci
stiamo dando da fare per far
sbocciare in primavera Meleti della Libertà e della Legalità in altre terre del Meridione.
Il progetto, inoltre, sta riscuotendo l’interesse di associazioni e cooperative del Nord
che stanno supportando il
progetto promovendolo e
ospitandolo».
CHIAIA MAGAZINE •MARZO/APRILE 2016
(23)
STORIE&IMPRESE
ENRICO MONZATTI E LA MISSIONE DI «LIBERI DI VOLARE»
«Così metto il sole in tasca agli esclusi»
Lidia Girardi
Esistono occhi che sono in
grado di parlare, sorrisi capaci di accarezzare la disperazione dell’uomo e racconti di
vita che smuovono le coscienze. Tutto questo è Enrico
Monzatti (nella foto con don
Franco Esposito), un uomo
che da anni costruisce, sostiene e aiuta a sopravvivere preziose realtà sociali. Editore per
vocazione e missionario per
scelta, Monzatti ha reso la sua
vita un esempio per tanti, avvicinandosi dapprima al volontariato e, a seguito dell’incontro con don Franco Esposito, illuminato cappellano del
carcere di Poggioreale, ha dato vita a “Liberi di Volare”, onlus a cui dedica la sua vita e
(24)
che, a sua volta, cerca di dare
speranza e stimoli a tanti ex
detenuti o detenuti in regime
di semilibertà e in affido. Nell’ambito della Pastorale Diocesana, don Franco ed Enrico
iniziano a porre le basi di
quella che sarà un “casa delle
seconde vite”, quelle vissute
nella legalità, nel lavoro, nell’impegno quotidiano e anche
nella fede. Da un iniziale supporto alle famiglie dei detenuti, Liberi di Volare ottiene
dalla Diocesi, nella persona
del Cardinale Sepe, le chiavi
del terzo piano dell’antico
Monastero delle Suore della
Carità di via Pietro Trinchera e
nel 2013 si prepara ad ospitare il primo ex detenuto che,
dopo aver scontato la sua pena, non aveva nessuna realtà
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
a cui fare ritorno. A lui in poco tempo si aggiungeranno
tanti altri “esclusi” e Monzatti assumerà i ruoli più disparati nella casa accoglienza, diventando all’occorrenza anche cuoco. Senza mai perdersi d’animo, insieme a don
Franco, non assiste imperterrito ai desolati paesaggi umani che si aprono ai suoi occhi,
anzi, cerca di rimettere il sole
in tasca a persone che hanno
attraversato il buio. Così prendono il via i tanti laboratori e
corsi: quello di scrittura creativa (in cui Monzatti può giocarsi la sua esperienza di editore), quelli di falegnameria (i
cui frutti sono apprezzabili
nella cappella interamente in
legno costruita presso la sede
di via Trinchera) o ancora
quelli di bigiotteria e di grafica. Sono circa quaranta le
persone che ogni giorno rendono viva la casa accoglienza
e le loro storie, il loro passato
non interessa a nessuno; a
tutti, però interessa l’impegno, il lavoro e la dedizione
con cui ricostruiscono se
stessi per mezzo delle tante
attività che Liberi di Volare gli
offre. Qualche anno fa, quando l’associazione si è aggiudicata un progetto finanziato,
ha assunto i volontari, e adesso al terzo piano di via Pietro
Trinchera ci sono due psicologi, un criminologo, personale di segreteria e un assistente sociale. Quello che appare vergognosamente inspiegabile è capire perché lo
Stato italiano, che destina cir-
ca 200 euro al giorno per ogni
detenuto, non decida di prevedere anche meno della metà di quanto spende per il
mantenimento di ogni carcerato in favore di case accoglienza come Liberi di Volare
(unica in Campania). Un paradosso tutto italiano. Ma
questo non basta a chi da anni è abituato a «friggere il pesce con l’acqua», come confessa lo stesso Monzatti.
La domanda è umana e lecita:
chi sostiene Monzatti in quest’opera che ha scelto di far diventare la propria esistenza?
«La fede – come ammette serenamente – quando una persona mi chiede aiuto, vedo in
quegli occhi Gesù. E allora il
nervosismo e le difficoltà diventano poca cosa».
STORIE&IMPRESE
LA PASSIONE PER LO SPORT NEL LIBRO DELL’EX CAMPIONE EUROPEO
Nicola Tempesta, quando il judo è favola
Fabio Tempesta
Nicola Tempesta, l’ex campione europeo di judo,
(bandiera dello sport napoletano degli anni ‘50 e ‘60,
oltre mezzo secolo sul tatami, due medaglie d’oro e
due d’argento ai Campionati
Europei, oltre 15 i titoli
italiani conquistati, olimpionico a Tokio nel ‘64, ex allenatore della nazionale e
infine, a 80 anni, Maestro
emerito del judo con la
cintura nera ottavo Dan), ha
presentato Judo, Sport e
Tradizione (224 pagine, Luni
Editrice) recentemente alla
Polisportiva Partenope.
Un amarcord di vittorie e
grandi emozioni, un tuffo
nel passato guardando al
futuro delle nuove generazioni. Un libro interessante,
che entra nello spirito del
judo, come disciplina di vita,
di insegnamento al rispetto
delle regole con tutti i valori
che sono alla base della
dolce arte. Tempesta si batte
da anni perché il judo diventi materia di insegnamento
nelle scuole, come già avviene in tanti altri Paesi europei. Il libro, scritto con la
collaborazione del professore Giuseppe Tribuzio, docente di sociologia all’Università
di Bari, e del maestro Ferdi-
nando Tavolucci, settimo
Dan, “intende coniugare afferma Tempesta - tre culture che sono proprie del
judo: agonistica, didattica e
quella formativa e sociale.
Ovvero, culture che sono
l’estensione di un’idea di
educazione che parte dal
prendersi cura del corpo per
poi coinvolgere la mente. Il
judo, infatti, nasce come
disciplina non come attività
sportiva”.
Il volume è stato illustrato,
durante la conferenza stampa, oltre che dagli autori
Tempesta e Tribuzio, da
illustri personaggi del mon-
do della scienza, dello sport
e della politica: dall’assessore allo Sport del Comune di
Napoli Ciro Borriello al
Presidente provinciale del
Coni Sergio Roncelli; da
Alessandro Gelormini Amministratore Delegato A.P.
Partenope al Professor Vito
Eugenio Leonardi della
Scuola dello Sport del Coni;
dal Segretario Generale A.P.
Partenope Aldo Barbi al
consigliere comunale Gennaro Esposito; dall’inviato
Unione Europea di Judo Dr.
Attilio Sacripanti alla professoressa Marisa Iavarone
dell’Università degli Studi di
Napoli “Parthenope” e al
Consigliere Nazionale Fijlkam Luigi Nasti.
Durante il dibattito, Sergio
Roncelli e Alessandro Gelormini hanno elogiato più
volte il Campione Nicola
Tempesta definendolo un
mito, una leggenda dello
sport nazionale ed internazionale, comunicandogli che
la palestra di judo della
Polisportiva Partenope è
stata intitolata a suo nome.
Oltre a questo tributo, un
altro riconoscimento per il
campione napoletano: nei
prossimi giorni sarà esposto
il suo libro su gli scaffali
della biblioteca del Coni.
Momenti emozionanti per il
Maestro emerito, che è stato
applaudito dai tanti presenti
e campioni del passato.
C’erano: l’ex Campione di
judo e Direttore Tecnico
della Squadra Nazionale di
Judo Silvano Addamiani
(Presidente della Commissione Federale Nazionale
Azzurri), Aldo Nasti Presidente Comitato Regionale
Fijlkam, Bruno D' Isanto
Vice Presidente Regionale
Judo, i giornalisti Adriano
Cisternino e Carmelo Prestisimone, il musicista e autore
Rai Lino Cosenza, Giuseppe
Marmo Presidente Kodokan
Napoli, i Giudici di Pace
Antonio De Vivo e Franca de
Tullio e i Campioni d’Italia
del passato: Gennaro Lippiello, Bernardo Centracchio, Enzo Inda, Giuseppe
Panachia e il maestro di judo
Lello Parlati. Moderatore e
presentatore del grande
evento è stato il maestro
Gennaro Muscariello, che
con grande verve comunicativa ha intervistato i presenti
per il suo programma Barrus
su Telecapri Sport. Ad immortalare i momenti più
importanti e significativi
della presentazione sono
stati i fotoreporter Franco Di
Capua e Mariano Montella.
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CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
(25)
DIVINAZIONE
IL MITO E I GIORNI
Pesci e quel
nuovo inizio
Simbologia del segno zodiacale d’acqua il cui mito
di salvezza è diffuso nelle culture di tutto il mondo
Rosamaria Lentini
Il simbolo del pesce ha una
lunga e ricca storia che va,
come dimostrano gli ultimi tre
Segni dello Zodiaco, dalla
capra con la coda di pesce del
Capricorno a Oannes, il diopesce babilonese dell’Acquario, e infine con i Pesci, l’unico
Segno di diritto appartenente
all’elemento acqua. Esiste un
motivo conduttore, che va
dall’Asia, al sud America,
all’Islanda, all’area mediterranea, nel quale c’è la tradizione
di un uomo-pesce sempre con
una funzione salvifica e civilizzatrice. Sappiamo anche che il
diluvio universale, presente in
quasi tutto il mondo arcaico,
era il modo di annientare
un’umanità degradata e corrotta, per farne rinascere una
nuova e migliore. La lontana
origine di questo patrimonio
comune potrebbe risiedere in
quella vita animata che nasce
dall’acqua, parallelamente a
come dalla terra nasce la
vegetazione. Non c’è da meravigliarsi perciò, se i pesci siano
stati assunti a formare una
costellazione, nonché un
Segno dello Zodiaco. In Mesopotamia la costellazione,
chiamata Kun.Mes (code) era
composta da un pesce e da
una rondine, le cui code si
toccavano. In senso climatico e
astrologico, questi due animali
bene raffiguravano il periodo
stagionale prossimo all’equinozio di primavera: il pesce,
che s’inabissava nelle acque,
era il simbolo di una fase che
stava finendo e la rondine era
l’annunzio di una nuova che
perpetuava la vita. Non conosco il motivo per cui la rondine
fu sostituita da un altro pesce.
Ma, anche se l’iconografia è
cambiata, rimane inalterato il
suo simbolismo. Infatti, come
mostra l’immagine tratta
dall’atlante celeste di Flamsteed, il pesce che va verso il
basso può essere inteso come
la vita del singolo, che terminato il suo tempo, torna allo
stadio primordiale, a quel
mondo privo di alcuna forma
dal quale proviene, e il pesce
(26)
che si dirige verso l’alto è
quella vita che non appartiene
né al tempo né allo spazio, non
ha alcun limite e finitezza e
muore e nasce simultaneamente. Non è possibile parlare
di questo Segno senza soffermarsi sulla nascita di Cristo, il
Salvatore, avvenuta all’inizio
dell’Era dei Pesci. Secondo
Jung il simbolo non è né un’allegoria né un segno, ma è il
miglior modo per designare un
oggetto non completamente
conoscibile. Considerata la
grande diffusione del simbolo
del pesce, la sua comparsa non
deve destare alcuna meraviglia, poiché si tratta solo dell’animazione del simbolo, che
per quanto ci concerne si
realizzò con Cristo. Questo
evento era già stato previsto,
nel 6 a.C.: infatti, proprio nel
Segno dei Pesci, per ben tre
volte era avvenuta la grande
congiunzione di Giove e Saturno. Gli antichi astrologi consideravano una qualsiasi congiunzione dei due pianeti
come un evento rilevante per
tutta l’umanità. Giove è la luce
e Saturno il buio, l’uno la vita,
l’altro la morte, l’alfa e l’omega
che sanciscono l’unione degli
opposti, della fine, perciò, e
dell’inizio. Va ricordato anche
Virgilio, che nella IV Egloga
delle Bucoliche parla dell’avvento di un puer, destinato a
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
restaurare l’età dell’oro, l’aurea
aetas, quella che veniva festeggiata nei Saturnali, dei quali si
è parlato a proposito del
Capricorno e del solstizio
d’inverno. Per inciso, è molto
interessante l’interpetrazione
del puer come la personificazione del tempo, che si rigenera a partire dalla mitica età
dell’oro. Come Oannes, anche
Cristo viene a salvare un’umanità che è affaticata, smarrita
per la corrosione del credo
pagano, bisognosa d’interiorizzazione, aperta ad un intervento messianico che riaccenda la speranza nella vita.
L’aspettativa messianica è un
archetipo presente nell’inconscio collettivo e in quello
personale; caratterizza la storia
dell’umanità e riprende vigore
ogni qualvolta le difficoltà
sociali e/o personali sono tali
da farci illudere che un quid
possa risolvere l’empasse nella
quale ci troviamo. Quest’archetipo che per duemila anni
ha ritmato la vita dell’uomo l’Era dei Pesci -, ha ora ceduto
il passo ad una nuova Era,
quella dell’Acquario, che nella
sua caratteristica principale
prevede il mettere da parte il
proprio piccolo mondo, per
aprirsi a quello tanto più vasto
della solidarietà umana, dell’aiuto, della fratellanza.
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LE CARTE DEL DESTINO
Maurizio Pacelli
LA RUOTA
DI FORTUNA
Con la Ruota di Fortuna
volge al termine la fase
dell’apprendimento attraverso cui si sono poste le
basi per il controllo della
personalità. Da qui può
cominciare un nuovo
percorso attraverso il quale
è la nostra anima - la parte
sensibile e intuitiva - a
condurre il gioco in modo
che le nostre azioni siano
sempre più lo specchio
delle reali necessità interiori. È davvero difficile descrivere la complessità di
questa lama. Si tratta,
innanzitutto, di una ruota a
sei raggi, non a caso, poiché proprio la ruota a sei
braccia identifica il crisma,
importante emblema della
chiesa primitiva, ripreso da
una più antica immagine
del Sol Invictus. Come
cerchio, quindi, rappresenta il Sole e dunque rimanda
alla simbologia del Sé,
considerato anche che in
questo cerchio esiste un
centro (un punto) ben
visibile e raffigurato da un
pomo a cui è collegata una
leva: il meccanismo di
azionamento della ruota
del destino. Dunque è
l’espressione della totalità
nella sua accezione dinamica. La ruota gira incessantemente su se stessa a
manifestare il processo
dell’eterno ritorno. Anche
il numero associato alla
carta ripete lo stesso significato. Il dieci rappresenta
la tetraktys pitagorica,
ovvero la somma dei primi
quattro numeri naturali
intesi come manifestazione
del tutto che dalla molteplicità delle forme si riduce
all’unità, quel processo
attraverso cui dalla differenziazione si ritorna alla
sintesi. Quindi, da un lato
si racconta del destino, o
meglio della Vita che, nel
suo ciclo di morte e rinascita, è perennemente
presente; dall’altro, in
riferimento alla nostra
biografia, racconta delle
alterne e cicliche vicende
della vita. Due cose ancora
vanno notate: i tre personaggi esterni alla ruota; le
onde del mare su cui la
ruota poggia. Queste ultime ci ricordano che la vita
è un viaggio ed è importante lasciar andare e lasciarsi
andare. L’adattabilità, la
capacità di accogliere il
nuovo così come si presenta sono arti da apprendere.
Tutto può cambiare e i
rovesci, come le vittorie,
sono passaggi naturali che
devono essere affrontati
con impegno e responsabilità. “Il sole è nuovo ogni
giorno” (Eraclito, I Frammenti, n.43), sembra banale ma non è semplice attuare questo precetto. Dei
tre personaggi va notato
innanzitutto che sono
esterni alla ruota. Da un
lato sembrerebbe che siano
fuori dal ciclo eterno e
quindi costretti a ruotare in
balia degli eventi, tuttavia
uno di essi, quello alla
sommità della ruota, ha in
testa una corona e in mano
una spada. Sono chiari
segnali di comando. La
sfinge governa, o meglio
può governare, il proprio
destino, essendo così in
grado di partecipare al
movimento della vita, a
due condizioni: che sappia
operare un profondo ascolto interiore, come i tre
orecchi dell’animale di
destra vogliono simboleggiare; che non si lasci
travolgere dalla propria
mente (la scimmia che
cade verso il basso sul lato
sinistro). In una lettura
l’arcano X rappresenta la
fine di un ciclo, ma anche
la possibilità di un viaggio.
Ad un livello superiore
indica che il consultante è
pronto per governare la
propria esistenza, ossia ad
affrontare il proprio viaggio. Come simbolo circolare della totalità esso rappresenta anche il Tarot.
Come al solito, se rovesciato indica delle difficoltà in
merito ai temi richiamati,
più in generale sottolinea
l’incapacità di abbandonare qualche aspetto della
propria esistenza, sebbene
esso non sia più funzionale
al proprio progetto di vita.
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saper vivere
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«La mia Apocalisse è a Miami»
Livia Iannotta
Mi parla dell’urgenza creativa.
Visioni da regalare alla tela, pensieri
per la punta di una biro che vengono a
galla così, a distrarti il sonno o mentre
sei a mollo nell’oceano: «Una volta, in
Florida, ero in acqua, non avevo niente
con me ma non potevo permettermi di
perdere un’idea, allora l’ho scritta sulla
sabbia». La nostra è una conversazione
che si prende gioco del tempo e deraglia presto altrove: la fede, gli uomini,
stralci di escatologia. Solo con gli
individui “pieni” il gioco riesce. Diego
Santanelli è un artista, uno di quei
talenti che Napoli ha perso e non sa
ancora di rimpiangere. Emigrato da
qualche tempo in una ridente Florida,
lo incontro in uno dei brevi ritorni in
madrepatria, in cui mi trascina nei suoi
zig zag, nelle testate alle regole, nella
migrazione dallo “status quo” alla vita
che si sceglie di volere, nella distruzione e nella bellezza. Esporrà dall’8 aprile
la sua personale al “Canale Diaz Art
Center” di Miami, col patrocinio del
Consolato italiano e della Società
Dante Alighieri, dopo aver già catturato
sguardi e consensi alla Fiera di Palm
Beach. Prima del successo però c’è il
caos, e lontano dalla sua casa d’adozione, mi racconta una storia frastagliata,
di quelle che non stanno nei contorni.
Inizia nel modo più classico: agiata
famiglia borghese, laurea in medicina,
due studi dentistici. Ma qualcosa non
andava, i pezzi stavano insieme senza
combaciare. Era un’anima artistica
incastrata in una realtà scientifica. Ci
prova in tutti i modi a trovarsi, istigando la fortuna: è medico senza frontiere
in Madagascar, disegnatore di gioielli
etnici, imprenditore nel settore vinicolo nelle terre di Champagne.
La peregrinazione si arresta solo più
tardi, grazie a dei pigmenti di colore
termosensibili che ad un certa temperatura cambiano struttura molecolare
diventando cristalli trasparenti e rivelando sulla tela una parte del lavoro
nascosta. A Parigi, nel 2009, presso
Da dentista infelice ad artista affermato:
Diego Santanelli racconta il suo viaggio
personale e la prossima mostra in Florida
l'Espace Pierre Cardin, Santanelli
presenta la sua “Hiddenart” che lo
sdogana agli occhi della critica e del
grande pubblico, lo rende appetibile.
«Per mia cultura non avevo mai pensato che fare l’artista potesse essere un
lavoro, benché avessi dipinto sin da
piccolo e in famiglia ci fossero una
pittrice e un autore teatrale, Manlio
Santanelli. Per dieci anni sono stato un
dentista infelice. Ad un certo punto
sono andato in crisi, la mia insoddisfazione parlava a voce troppo alta». E
dopo una sperimentazione che lo
traghetta dall’olio all’acrilico al foto
integrato, è con gli smalti che arriva
l’illuminazione. «Li manometto, dialogo con loro, cerco di capirli: hanno
un’autonomia di movimento a cui do
la mia regia». Lo ispirano al punto di
partorire una nuova tecnica pittorica, il
branching, sul calco del dripping di
Pollock e basata sul versamento di
vigorose masse di pittura sulla tela,
lasciando i materiali mescolarsi, ramificarsi, sovrapporsi in un tessuto archi-
tettonico e cromatico articolato su più
livelli. Si scomoda la gravità: niente
pennelli, nessuna spatola, solo ondulamento e basculamento del piano di
lavoro.
L’approdo artistico lo raggiungerà nel
2013, stremato, tormentato. «L’artista è
un setaccio dell’universo. Tutte le
energie passano attraverso di lui e
nell’anima restano imbrigliate le scorie. È un lavoro duro, assorbi anche il
dolore, la devastazione del mondo e
devi sopravvivervi», dice. Sarà l’“Apocalisse” il suo centro gravitazionale.
Come lo erano i tagli per Fontana, i
colli lunghi per Modigliani e il cubismo
per Picasso. «Nel primo lavoro della
collezione sull’Apocalisse ho buttato
tutta la delusione, la sofferenza, la
rabbia per un mondo dell’arte che non
è poesia. Dopo sentii di essere arrivato
a casa». Legge allora i testi di Giovanni,
vi scopre un’Apocalisse di luce, non
distruzione: un percorso di sofferenza,
un purgatorio terreno e quotidiano per
arrivare alla Gerusalemme Celeste.
Dolore, speranza, lieto fine. Trasforma
la sua visione apocalittica anche in
versi, ne fa una sceneggiatura teatrale.
«I miei lavori sono delle proposte di
catarsi, il fruitore deve trovarsi disorientato tra tante porte d’ingresso
colorate. È l’invito a un viaggio introspettivo, basato sulla perdita della
gravità che tiene ancorati alla terra e
sul distacco da tutto ciò che è materiale». Nelle tele c’è tridimensionalità,
prospettiva, profondità: «Come se
potessi scavalcare il quadro e caderci
dentro passando attraverso tutte le
domande senza risposte della vita,
entrando in comunione col divino che
è in te, quella parte di anima con cui
siamo poco abituati a dialogare». L’arte
apocalittica lo porta aldilà dell’oceano,
sempre da solo, come già a Parigi,
continuando a fare imprenditoria di se
stesso. E a Miami viene adottato artisticamente da Raisa Clavijo, caporedattrice di ARTPULSE magazine, sua curatrice. Scacco matto all’Italia: «Ora cammino tutti i giorni con le farfalle nello
stomaco, con la sensazione che qualcosa di eccezionale possa accadere in
qualsiasi momento».
Esteta, caparbio, positivista relativo,
narciso («Nella vita provo tutto, ma non
cado mai nei vizi, amo troppo me
stesso»), di un’intelligenza eclettica e
sfrontata che lo porta senza riserve a
“bacchettare” i piani alti, i manager
dell’arte del Belpaese: «Quello italiano
è un sistema di chiusura, una lobby di
critici e galleristi che decreta vita e
morte degli artisti. L’America mi ha
reso libero, capace di esprimermi al
massimo. Lì solo perché sei artista sei
ritenuto un bene prezioso, ti danno
perfino la cittadinanza. Ti valorizzano
come un’eredità da legare a loro. Sanno
che perdere un artista è un delitto».
È dall’inizio dell’intervista che porto
dietro la domanda. Ritornerà a Napoli?
Glielo chiedo, alla fine. «Da turista,
distaccato dalle tensioni di dover
lavorare qui», confessa lui. Che per chi
resta sa di amaro. È un gran peccato,
solo questo.
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
(27)
ARTE
VESUVII
Spazio
a Branzi
Domenica Calì
«Sono quadri dipinti a mano, ma a
differenza delle pitture tradizionali
essi sono anche degli oggetti d’uso,
nel senso che possono servire come
nicchie o mensole per oggetti, cose o
altre figure (o figurine)». Nessun
confine tra arte e design, il consumismo sconfina nel passato, l’arredamento domestico rompe la sacralità
dell’arte. E se a dirlo è un vero e
proprio principe dell’architettura,
resta poco da controbattere. Andrea
Branzi, nel gotha del design neomoderno e tra i fondatori del collettivo
Archizoom Associati (1964-1974),
primo gruppo di avanguardia noto in
campo internazionale, approda a
Napoli, alla galleria Al Blu di Prussia
(via Filangieri 42), con la sua nuova
personale.
Architetto e designer fiorentino,
lombardo d’adozione (dalla metà
degli anni ’70 vive e lavora a Milano),
classe 1938, cofondatore della Domus
Academy nel 1982, prima scuola
internazionale post laurea di design,
vincitore di tre Compassi d’Oro, allo
spazio multidisciplinare di Giuseppe
Mannajuolo diretto da Mario Pellegrino, Branzi propone circa 25 opere
tra Flat, Maquette/Domus e Luoghi,
racchiuse nel corpus “Opere recenti”,
in collaborazione con Antonia Jannone - Disegni di Architettura, Milano.
Visibili dal 17 febbraio al 7 aprile.
“Flat”, come spiega lo stesso Branzi, è
una «collezione di modelli di pannelli
d’uso, che si collocano cioè tra il
quadro dipinto e la consolle; decorati
a mano accolgono nicchie e mensole
(28)
su cui poggiare libri, lampade, vasi,
elementi di arredo. Sono progetti
ibridi, che contaminano l’arredamento domestico con la sacralità
dell’arte; due categorie tradizionalmente opposte, che oggi si sovrappongono: pitture tridimensionali e
scaffalature d’arte. In un’epoca come
la nostra, dove i confini tradizionali
delle specializzazioni tendono a
sfumare, i “Flat” testimoniano che
nuove tipologie sono possibili e
nuove esperienze funzionali aprono
la strada a superfici più espressive
destinate a trasformare le nostre
superfici decorative in micro-spazi
accoglienti e segreti». Diversa la
vision di “Maquette/domus”: oggetti
provenienti da diverse categorie ed
epoche storiche si fondono in un
unico spazio. Ci sono frammenti di
antiquariato, mosaici romani, affreschi pompeiani, cineserie e oggetti
disegnati da Branzi stesso accanto a
libri, computer e prodotti di consumo contemporaneo. Domus che
condensano meditazioni inconsce,
immagini e ricordi frammentari di un
uomo che vive tra il consumismo di
oggi e le nostalgie dotte del passato. Il
perché è chiaro: «Non mi è mai interessato capire la differenza che esiste
tra design e arte e individuare il
confine che separa queste due attività
- scrive Branzi - Non ho mai accettato
quella censura che sembra colpire chi
contamina quei due mondi, limitrofi
e parenti tra di loro, che sono stati
allontanati dal pregiudizio borghese
che consiste nell’assioma sbagliato:
“L’arte non serve a niente mentre il
design deve essere utile”».
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
È un Vesuvio leggero,
sereno, dai colori
pastello, quello che si
mette in posa nei
dipinti di Lino Fiorito. I
suoi acquerelli
saranno in mostra, fino
al 4 aprile, al Museo
Archeologico
Nazionale, grazie a
un’iniziativa del
Servizio Educativo in
collaborazione con
Paolo Bowinkel
Galleria d’Arte e
Maurizio Marinella e
con il Matronato della
Fondazione
Donnaregina per l’arte
contemporanea. “I
Vesuvi sono quelli che,
bambini, si
costruivano al mare
con la sabbia, quelli
che emettevano anche
fumo, grazie alle
pagine di un vecchio
giornale e a qualche
cerino”, dice l’artista.
Le opere, delicate,
invitano quasi alla
contemplazione: in
tutte il vulcano è un
contorno privo della
sua consueta
catastrofica bellezza.
Occhio di riguardo
Gianni Pisani al Pan
Lea Vergine, all'indomani della personale alla Galleria Apollinaire di Milano,
lo ribattezzò “il portatore di traumi”.
L’enfant terrible Gianni Pisani, uno dei
più enigmatici rappresentanti del
Novecento italiano, torna a Napoli,
meta prediletta della sua ricerca
artistica, con una grande mostra al
PAN di via dei Mille, curata da Maria
Savarese, dal titolo “Uomo che cammina”. Dal 9 marzo al 17 aprile, in esposizione 22 opere degli ultimi anni (20132015), più tre serie/racconti: 8 opere
per “Il Mare”, con lavori dal 2003 al
2014; 12 per “Il Bosco”, realizzate dal
2005 al 2008; 13 per “Uah”, dipinte tra
2004-2005. Ma è l'ultima serie, risalente
alla fine del 2015, “Uomo che cammina”, a dare titolo e senso all'intero
percorso. Dai quadri emerge un Pisani
addolcito, che conserva però tutto il
vigore del suo lavoro, un racconto
intimo e involontariamente anche
violento, per la naturale spudoratezza
con cui si mostra nelle ultime opere. Il
progetto espositivo è promosso dall'Assessorato alla Cultura e al Turismo
del Comune di Napoli, realizzato grazie
al contributo di Seda e gode del Matronato della Fondazione Donnaregina per
le arti contemporanee.
MICHELE TEMPESTA
ARTE
De Luca,
chiamata
alle arti
IL SUO REGNO È IL CENTRO
STORICO, MA AMA LAVORARE A
BERLINO. POETICA DI UN ARTISTA
SANGUIGNO E VISIONARIO
Lidia Girardi
Quella di Bruno De Luca (nella foto) è
una concezione di artista personalissima, che merita di essere l'interprete di
un mondo apparentemente fatto solo di
sospiri e grida, in cui le luci all'orizzonte,
quelle labili e lontane dei paesaggi desolati, sono visibili solo per pochi. Per spiriti eletti, artisti per l'appunto. De Luca,
classe ‘52, sfugge a qualsiasi definizione:
designer, grafico, scenografo, storico dell'arte, pittore, scultore; a lui non interessa essere incasellato in una qualche categoria, per lui l'arte è medicina. E così
spazia da un lavoro all'altro, un giorno
possiamo trovarlo che allestisce la scenografia di un spettacolo teatrale alla factory del Centro storico, la Domus Ars (in
cui lavora ormai da anni), il giorno dopo
starà dipingendo o scolpendo volti distaccati e sofferenti all’ombra di Spacca-
napoli e il giorno dopo ancora sarà volato nella sua seconda città, Berlino, per arredare un locale «a cui non vuole togliere la sua anima». De Luca si ciba del mondo che lo circonda, alla continua ricerca
di un'umanità che ritiene essere «la ragione del mondo», portandosi dietro un
bagaglio di verità che legge tra la gente.
Perché lui guarda negli occhi chi si trova
davanti, e, abbandonando il piglio dell'artista, elabora l'emozione del momento trasformandola nel realismo melodrammatico delle sue opere. Per lui l'arte risponde alla logica della spontaneità,
non è necessaria la ricerca dell'episodio
grafico, del reale fatto di cronaca, «l'anima è sempre la vittima, mai il corpo» e da
questo si spiegano i suoi volti, allungati,
distanti, con evidenti richiami all'arte pittorica di Modigliani e di Dalì e con le pe-
culiarità dei lavori di Bruegel. De Luca
non ricerca spasmodicamente la meccanica, ripudia la “materia artefatta” e continua a preferire l'argilla che raggiunge la
sua perfezione indurendosi con l'aria,
senza forni. Come Dalì è convinto che
“l'arte deve far parlare” e l'ispirazione primaria la riceve dalla natura che è sempre
prorompente e generosa nelle sue opere.
Il cavallo è un elemento figurativo assai
caro al maestro d'arte, che lo inserisce
come metafora dello spirito più puro e
selvaggio dell'uomo facendo sue le parole del Corano: «Ama il cavallo come una
parte del tuo cuore».
La smania artistica di De Luca si rasserena e riprende nuovo vigore nelle pause
che di tanto in tanto si concede. E seppure Napoli è la culla della sua arte, la
prima musa ispiratrice delle sue opere, ri-
Matarese,
ironia ed eros
Venerdì 4 marzo è stata inaugurata al
PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, la
mostra antologica dell’artista napoletana Rosaria Matarese dall’omonimo
titolo Rosaria Matarese, a cura di
Mario Franco. L’esposizione lascia
percorrere all’osservatore un conturbante iter tra le opere esibite e questo
attraverso una concreta rassegna di
molti elementi salienti e distintivi
dell’opera di una donna che sin dall’adolescenza ha fatto delle discipline
plastiche e pittoriche una passione e
poi un lavoro, affermandosi significativamente dagli anni ’60 a oggi. Il discorso compositivo della Matarese, non
lontano dalla Weltanschauung del
gruppo di Linea Sud, rimarca il valore
dell’indeterminazione, espresso in
particolare dalla triangolazione non
precisabile tra il momento della creazione artistica, quello della fruizione e
quello del rigetto della restrittiva
circoscrizione del quadro a un iconico
hortus conclusus. Le opere costruite
sono perciò “aperte”, “strutture modificabili” o ancora, come le definisce
Mario Persico, “praticabili”, quasi
protese verso l’interazione. Quello che
appare caratterizzare la ricerca è allora
l’appropriazione e rielaborazione ex
novo delle lezioni futurista e dadaista e
al contempo l’attenzione a tematiche
intense di una certa avanguardia. Che
sia mediante ritagli fotografici, disegni,
scritte di tipo erotico e politico, legni
bruciati o “spiaggiati”, bambole, teste
di manichino o lavori di natura esclusivamente figurativa, la poetica qui
come altrove rimane forte e sempre
LA MEMORIA
DELLE CITTA’
CUORE
MESSICANO
In 40 acquerelli di formati
vari, Pedro Cano tratteggia
“una geografia del Sud del
mondo in cui protagonista
è la luce”. L’artista
spagnolo torna a Napoli
con la personale “La
memoria delle città”
inaugurata l’11 marzo,
negli spazi della Galleria
PRAC - Piero Renna Arte
Contemporanea, in via
Nuova Pizzofalcone 2, e
visitabile fino al 6 maggio.
Cano presenta al pubblico i
suoi “luoghi della mente”,
catturati servendosi di uno
sguardo attento ed
evocativo, puntato sulle
Sono artisti messicani, ma
hanno fatto dell’Italia la
loro nuova casa. Le opere a
cui hanno dato vita
spaziano dalla pittura alla
fotografia, dalla ceramica
al disegno di moda e sono
originalissimi tributi alla
madrepatria.
Ana María Serna, David
Beuchot, Jehsel Lau, Karla
Guajardo Ro, Ricardo
Macías e Santos Badillo,
fissano la loro terra in
trentanove opere esposte,
fino al 31 marzo,
all’Instituto Cervantes di
Napoli, nella mostra dal
titolo “Cuore lontano,
atmosfere di Roma, Napoli,
Pompei, Villa Adriana,
Ragusa, Matera, Atene,
Patmos, Spalato, Gadames,
Palmira, Damasco,
Meknés, Marrakech,
Gerasa, Cirene.
LIDIA GIRARDI
conosce come sia difficile per questa città accettare la contemporaneità: «Tutto
ha una storia e una sua evoluzione, accettare l'arte contemporanea significa conoscere i grandi maestri del passato ed
essere educati ad un nuovo tipo di arte»,
ammette con amarezza. Per questa ragione ritiene che i musei non possano
essere una “concessione”, un lusso per
pochi, «dovrebbero invogliare la gente a
andarci, altrimenti i tesori di Napoli continueranno ad essere nascosti». De Luca,
con il suo segno panoramico e allucinatorio e le visioni stupefacenti colte da angolature inconsuete, è attualmente impegnato nella realizzazione delle scenografie del “Miserere” e nell’allestimento
della sua mostra in cui farà rivivere una
Pompei calata nell’attualità per mezzo
delle sue opere scultoree.
restituita con profonda consapevolezza senza mai pesare. La Matarese non
manca infatti di ironia, soprattutto là
dove emerge incisiva la critica al consumismo e alla mercificazione o là
dove la riflessione sull’Eros diventa
anelito a una riconquista più propriamente orfica che prometeica della
dimensione erotica. A documentare
l’antologica è il catalogo Rosaria Matarese, pubblicato dalla giovane casa
editrice Marchese Editore, con una
raccolta di foto delle opere e di testi
intorno al lavoro dell’autrice. La mostra, che gode del sostegno dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo del
Comune di Napoli e realizzata grazie al
contributo di Immobiliare Santandrea,
sarà visitabile fino al 10 aprile 2016.
cuore messicano. Sei artisti
messicani in Italia”.
L’esposizione, organizzata
dall’Ambasciata del
Messico in Italia, propone
opere differenti per forma,
tecnica e materiali usati,
ma accomunate da
orgogliosi riferimenti alla
terra d’origine e
caratterizzate da una
grande espressività che
rispecchia appieno la
ricchezza e la varietà
dell’arte contemporanea
messicana.
I sei artisti sono arrivati in
Italia per motivi diversi:
studio, lavoro, famiglia, o
semplice desiderio di
conoscere l’Italia e si sono
SVEVA DELLA VOLPE MIRABELLI
perfettamente integrati nel
tessuto sociale locale,
senza però mai
dimenticare la loro
messicanità, che trasuda
lucente da ogni scatto o
bozzetto.
ANTONIO BIANCOSPINO
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
(29)
LIBRI&NOVITÀ
LIBRIDINE
Saggio
Una città
di primati
e sorprese
INTRIGA E CONVINCE IL LIBRO
DI MAURIZIO PONTICELLO «FORSE
NON TUTTI SANNO CHE A NAPOLI...»,
43 STORIE TRA MITI, RITI E CURIOSITÀ
Gli eredi della sirena Parthenope hanno un
sperimentata con Agnese Palumbo in “Misteri,
brutto vizio: perdono la memoria. Di sé, delle radici, segreti e storie insolite di Napoli” e “Il giro di Napoli
in 501 luoghi”. Nel 2013, appena dopo l’uscita del
del bello. E quando il cicaleccio (spesso bugiardo)
gioca a freccette con la città, si fa presto ad alzare gli romanzo thriller “La nona ora”, gli avevamo
scudi, gonfiando un’indignazione che si spegne con riservato l’appellativo di “Dan Brown napoletano”, e
il paragone regge ancora. Restano
la stessa facilità con cui monta.
in piedi l’indole a rivangare
Poco importa se il chiacchierato
l’occulto, le ricostruzioni
bidet sia stata una trovata sudista,
appassionate, il piglio didascalico
se nel Seicento il diabolico
che accompagna la prosa. Non si
Raimondo di Sangro debellava
parla di Graal o templari. Sotto la
misteriosamente malattie mortali
lente dello studioso di culti
o se, un secolo dopo, i Borbone
misterici c’è Napoli, sempre, il cui
elevavano la città a capitale dei
caleidoscopio di simboli, idoli e
primati europei. I napoletani
cronache non è certo meno
dimenticano identità, storia e
rigoglioso: «Napoli, città doppia
talenti. Con l’intento di
per eccellenza – conferma
rinfrescarne la memoria nasce
Ponticello nell’introduzione – ha
“Forse non tutti sanno che a
sempre un volto che occulta tra le
Napoli…”, ultima pubblicazione
pieghe delle proprie vicende». Per
di Maurizio Ponticello (nella foto
rendere l’idea: l’autore ci parla del
di Maria Teresa Gargiulo) per
FORSE NON TUTTI
“nebbioso” dio Ebone, noto solo
Newton Compton Editori. Titolo
SANNO CHE
dalle epigrafi rintracciate dopo il
che si chiude (o si apre, punti di
A NAPOLI...
ritrovamento della Canefora a San
vista) con tre martellanti puntini
Gregorio Armeno; di classici della
sospensivi, richiamati in ognuno
Maurizio Ponticello
mitologia napoletana come Virgilio
dei capitoli del volume.
Newton Compton Editori
mago e Raimondo di Sangro sotto
Duemilaseicento anni di storia di
la luce inedita di taumaturgo; di
Napoli condensati in 43 racconti e
casi curiosi come quello della
408 pagine. Un crescendo
donna albero che il medico degli Incurabili Curzio si
temporale che dall’anno zero arriva dritto al
ritrovò tra le mani. E ancora: i segni ermetici a San
Novecento, tra spaccati inediti, storie sconosciute o
alternative, aneddoti, misteri sepolti tra manoscritti, Domenico Maggiore, gli enigmi delle mummie
aragonesi e digressioni sul “melange” della lingua
pietre, guglie e pareti. Andrebbe letto come un
napoletana (dalla genesi incerta alla prova che
promemoria questo libro, vademecum per il
all’ombra del Vesuvio si parlasse greco fino all’anno
napoletano più che per il turista. Per chi, cioè,
mille). Miscellanea di «una città resa grande dalle
calpesta e respira la città, accomodandosi spesso e
storie minime e che ha saputo, da sempre, rendere
volentieri su cliché e paradigmi triti. Maurizio
grandi anche le storie minime», chiosa l’autore.
Ponticello, scrittore, avvezzo al genere noir,
continua a filare la trama documentaristica già
LIVIA IANNOTTA
Aurora Cacopardo
L’ELOGIO
DEL MEDICO
I quattro racconti del
professor Gianpaolo
Porreca, racchiusi in
“Elogio del medico”
(Tullio Pironti Editore),
sono veri e propri quadri costituiti con fotogrammi epifanici di esistenza, catturati dallo
sguardo di chi è abituato a scrutare segreti ed
essenza di eventi, persone e natura. Professore di chirurgia vascolare
della II Università di Napoli, svolge la sua attività presso l’azienda ospedaliera “Monaldi” di Napoli. Scrittore, giornalista, sportivo, abituato a
“nominare” le cose con
scientifica esattezza, il
dottor P. avverte che la
vita contiene scorci altri
di verità, decifrabili solo
con l’aiuto di strumenti
diversi, meno affini alla
ragione e più adatti a
scandagliare risorse e
nebbie dell’anima. La
realtà per il dottor P. non
sembra essere governata sempre dalla logica, la
vita non è sempre scandita da ritmi lineari. Caso e caos talvolta turbano, scompigliano e creano solitudini e dolore.
Come nel bel racconto
“Il medico ed il pianista”
(“...lo sente, signor T. come sta nettamente meglio?”. “Certo professore, lo sento, ma non sto
ancora bene, per me che
ero un pianista l’unica
passione e l’unico motivo per me, cieco, della
mia vita è quello di poter suonare. Migliorerò
ancora per potermi dedicare a Chopin? Lei conosce I notturni? Pro-
fessore, mi scusi, ma è
sicuro di aver fatto tutto
quello che si poteva fare?”) e d’improvviso,
spiazzato, guardando
quel viso senza luce il
dottor P. chinò gli occhi
e si sentì una volta in più
onestamente in colpa. Il
libro è anche una sorta
di viaggio nei ricordi colti in se stessi o come paradigma cui rappresentare il presente. Delicato
e profondo l’abbraccio
degli amati luoghi, quel
rettangolo di mondo
raccolto tra il monte
Massico, il Garigliano ed
il mare: “Il mare quando
nelle giornate di settembre il tramonto si incendiava sugli Aurunci”.
Scrivere serve a ritrovarsi, a scoprirsi permeabili alle emozioni, a prendere coscienza della
propria singolarità e del
proprio ruolo, questo il
bellissimo messaggio de
“L’elogio del medico”.
Prova ne sono i personaggi, intorno ai quali si
snodano i fatti: lo zio
dottor M., figura dal fascino immacolato di un
medico condotto; Mario dagli occhi mobili ed
un sorriso straripante, le
cui polpette al ragù rendevano dolci le domeniche in trasferta all’ospedale; il paziente di
un Natale che ricorda
nel nome del dottor P. lo
stesso nome di colui che
gli aveva salvato la vita
in un campo minato nel
1943.
Scrittura sobria, misurata, che fa breccia nel
cuore del lettore coinvolgendolo e spingendolo ad immedesimarsi
negli eventi, a sentirsi
parte viva della storia
rappresentata.
Quando il mito svela origini e segreti dello Zodiaco
Sembra che le stelle abbiano delle
qualità che s’inseriscono bene
nella nostra psicologia” scriveva
Carl Jung, e questo deve essere
anche il pensiero di Rosamaria
Lentini che con la sua opera “Le
origini dello Zodiaco” (Iuppiter
Edizioni) ha saputo creare una
perfetta commistione di astrologia
e letteratura classica, mostrando
come la complessa materia astrologica possa essere interpretata nell’ottica umanistica e storica.
La Lentini, psicoterapeuta della
Gestalt è, da oltre quaranta anni,
una studiosa del mito e dei conseguenti risvolti psicologici di questo.
Nella premessa chiarisce le basi
della ricerca e dello studio del mito
che consentono una lettura più
(30)
profonda dello Zodiaco. L’introduzione, invece, offre un quadro
storico delle società con cui il lettore entrerà in contatto nel corso
della descrizione dei vari segni
zodiacali.
Le origini dello Zodiaco per essere
apprezzate non hanno bisogno di
conoscenze astrologiche ma di
curiosità e di un intenso amore per
il mito e la cultura, amore che chi
legge potrà apprezzare in ogni
manifestazione artistica contenuta
nel saggio e che comprende anche
le immagini di dipinti famosi come
“Amore e Psiche” di Bouguereau,
“Bacco” di Caravaggio e numerose
opere dell’antichità che contribuiscono ad arricchire ed integrare il
discorso.
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
Il “significato storico” di ogni segno, della loro simbologia e delle
caratteristiche, è sviscerato alla
luce di questa ricca tradizione
formatasi in tempi risalenti.
Il tono seppur erudito è accessibile
e affabile. Il volume offre una lettura scorrevole e interessante per
colui che vuole conoscere le sfumature del proprio segno.
Lo stimolo che ha prodotto quest’opera dotta e magica è secondo
le parole della scrittrice: “l’amore
per le origini dell’uomo, per le sue
radici, quelle più remote possibili,
perché noi siamo fatti anche di
quelle che, sebbene sprofondate
nel buio più totale, agiscono dentro
di noi”.
MARIA NEVE IERVOLINO
LIBRI&MUSICA
Quel peccato
originale
del Risorgimento
IL DISEGNO CONTRO IL SUD DELLO STATO
PIEMONTESE E IL LAVORO SOTTERRANEO
DEI TRADITORI NEL SAGGIO «REGNO
DELLE DUE SICILIE» DI GUIDO BELMONTE
avevano nulla da spartire, se non di farlo diventare
Nella disputa infinita che oppone fautori del
Risorgimento a coloro che ne sono critici o ostili, già oggetto delle loro trame per un totale controllo del
Mediterraneo. Ma il dato più penalizzante e grave
prima che si realizzasse, spesso è tale il grado di
per il Sud, di cui si fece implacabile accusatore e
animosità ideologica - e perché no anche
portavoce agli inizi del secolo scorso Giuseppe
sentimentale - nelle argomentazioni, da vanificarne
Capogrossi, filosofo e giurista,
spesso le reciproche e rispettive
diciamo pure il “peccato originale”,
ragioni. Dopo anni in cui il tema del
fu che “il più grande costruttore
Risorgimento era qualcosa di
dello Stato Italiano risultò un altro
intoccabile - o toccabile con seguito
Stato, lo Stato piemontese”.
di ineludibili polemiche -, bisogna
Che si arrogò il diritto-potere “di
dare atto che da qualche tempo si
organizzare una nazione nascente
comincia a parlarne con maggiore
con forme perfettamente opposte a
pacatezza e obiettività. Spesso
quelle che erano le indicazioni
falsità e ricostruzioni inattendibili
precise di una ricca storia
hanno portato l’acqua al mulino di
millenaria” e di sostenere addirittura
un pregiudizio atavico verso il Sud
di averlo fatto con mirabile
più che a una serena analisi delle
edificazione, dimentico di aver usato
vicende che lo videro soccombere.
“cannone e mano ferrea”. Belmonte
Un limite questo, ancora più grave e
va però oltre, mentre molti storici
indigeribile della stessa annessione.
anche a favore del Sud sorvolano su
Di chi la colpa? Sulla scia di quel
alcune indulgenze o leggerezze che
giusto e lungimirante
REGNO DELLE DUE
lo danneggiarono oltre, egli non
intendimento che il grande
SICILIE
desiste dal denunciare talune
Burckart diede della Storia,
distratte e complici collaborazioni
secondo cui, più che un mero
Guido Belmonte
date dagli stessi esuli o patrioti ai
svolgimento dei fatti, essa “debba
Controcorrente edizioni
governi nazionali post unitari. A
porsi il compito di spiegarli, perché
riguardo “carta canta”: molti di loro
le cose sono giunte a stare così”,
invece di dar una mano al Sud gliela fecero
finalmente molte risposte, oggettivamente
mancare, forse ancora abbagliati da un’unità che, in
accettabili e credibili, ce le dà Guido Belmonte nel
suo recente saggio. “Regno delle due Sicilie. Liberali, realtà, per dirla con Guido Dorso, fu solo una
“conquista regia”. Insomma ci sono tante buone
ecclesiastici, fuorusciti e traditori”.
(Controcorrente). L’autore, che non è uno storico di ragioni per leggere questo libro, che non ricalca le
professione, ma un uomo di legge, studioso rigoroso vecchie litanie della cosiddetta “storia affettuosa”,
come Croce soleva bacchettare taluni
di questo periodo, senza lasciarsi incantare da
sentimentalismi, ma propone serie e degne riletture
alcuna visione mitica o fuorviante, dimostra che
ad ogni livello: “dagli ultimi banchi alle più elevate
l’annessione è stata determinata, prima che da un
cattedre”. Che secondo il monito del Foscolo, vuol
disegno di arbitrio espansivo, anche e soprattutto
da una serie di interessi internazionali, di Inghilterra dire: “io vi esorto alle storie”.
e Francia che, con quelli del Mezzogiorno non
ALDO DE FRANCESCO
Tempo di «Conversation»
con il duo Lanzieri-Rea
A fine febbraio sotto le stelle del jazz è nata una
nuova creatura, Conversation, ultima opera discografica di Mino Lanzieri alla chitarra e Andrea Rea
al pianoforte. Un duo che idealmente rievoca certi
esempi illustri nel genere come la coppia Jim Hall
e Bill Evans o Pat Metheny e Brad Mehldau, ma
riesce a plasmare quell’incontro tra chitarra e
pianoforte in una nuova e scintillante figura.
Musicisti giovani e già dalla ricca esperienza
studio e live, possono infatti annoverare nel
proprio curriculum un fecondo itinerario personale e collaborazioni di fama nazionale e internazionale. Mino Lanzieri ha lavorato e suonato con
artisti come Gene Jackson, Reuben Rogers, Antonio Faraò, Emanuele Cisi, Giovanni Amato e ha
all'attivo due album a suo nome: Things I See, The
Alchemist e uno come co-leader con gli AsOne
quintet, RoseDawn. Andrea Rea, vincitore nel
2007 del prestigioso Premio Internazionale Massimo Urbani PIMU11, ha conosciuto e collaborato
nel corso degli anni con musicisti del calibro di
Stefano Di Battista, Dee Dee Bridgewater, Joe
Lovano, Maria Pia De Vito e Richard Galliano.
Nel 2010 ha realizzato White Room, suo primo
album da solista e nel 2014 Arioso. È attualmente
membro del quartetto di Stefano Di Battista.
Il confronto tra due così ampie e dinamiche
biografie musicali, rinsaldate oltretutto da un
profondo legame d’amicizia, non poteva che
generare una Conversation, album che è un
ispirato spazio di dialogo e scambio musicale ed
extramusicale. In 8 tracce Mino Lanzieri e Andrea
Rea danno prova delle loro raffinate capacità
interlocutorie, di quanto siano l’uno all’ascolto
dell’altro senza mai sovrapporsi. Dimostrando
quanto affermava Merleau-Ponty: “Quando parlo
o quando comprendo, sperimento la presenza
dell’altro in me, di me nell’alltro”, l’arte dell’interplay raggiunge in questo lavoro apici sentimentali
e giocosi di rara bellezza. L’album è una simbolica
antologia immaginaria del background musicale
e amicale dell’affiatato duo, ne sono esempio
alcuni standard completamente riarrangiati:
Milonga Gris di Carlos Aguirre, Infant Eyes di
Wayne Shorter, Passarim di Antonio Carlos Jobim,
Relaxin’ at Camarillo di Charlie Parker e In a
Sentimental Mood di Duke Ellington.
Ciò nondimeno non mancano brani originali
composti dai due musicisti. Andrea Rea è l’autore
di Fido Dido. Di Mino Lanzieri sono invece Love
Steps, in cui passi di danza e tappe amorose
ridisegnano i reciproci tempi di ascese e attese, e
la poetica Country Poem che chiude oniricamente il disco.
SVEVA DELLA VOLPE MIRABELLI
CACOPARDO, L’IRONIA VINCE TRA DELITTI E CASTIGHI
Aurora Cacopardo vive a
Napoli, insegna letteratura
italiana e latina, collabora
con il quotidiano “Roma”,
con i periodici “Chiaia
Magazine” e “Il Cerchio”. Ha
vinto numerosi premi per la
narrativa e la poesia e il suo
ultimo libro, datato
novembre 2015, si intitola
“Sotto un contorto ulivo
saraceno” (Iuppiter
Edizioni).
Oggi più che mai si sente il
forte bisogno di un’ancora,
dopo che per tutto il
Novecento gli uomini hanno
continuato a galleggiare,
tanto che le tragedie di
questo secolo continuiamo a
ricordarle, perché è giusto
commemorare, ma è
altrettanto giusto tener
presente ciò che non
vogliamo rivivere. Qual è
quindi la famosa “terza via”?
Quella che sembra plasmarsi
nel momento in cui tutto
sembra soffocarci. «L’unica
via di salvezza - dice la
Cacopardo - è rendere forte
la coscienza individuale con
la continua presenza di
moralità, ragionevolezza ed
equilibrio». Le pagine di
questo libro parlano infatti
di tolleranza, ironia,
conforto, sorrisi e coraggio.
«Tranne qualche eccezione, i
racconti sono brevi ed
impongono la
concentrazione intorno ad
alcuni nuclei tematici, che si
misurano direttamente con
la psicologia dei vari
personaggi».
I racconti sono esperienze
che si identificano con il
personaggio che li vive, lì
dove c'è luce, per qualcun
altro non c'è che buio, un
oggetto appuntito può
rivelarsi rotondo per le mani
che non sono nostre, è
soltanto il racconto però che
dà senso a quell'oggetto,
quella luce o quel buio,
altrimenti esisterebbero ma
non avrebbero alcun
contatto con noi, ed è questo
il mistero che la letteratura
svela, intendendo “la vita
come racconto”.
Il libro è diviso in tre sezioni:
azioni, parole e sentimenti.
Sono parti di un tutto, che
necessariamente va al di là
del libro stesso e delle sue
pagine. Il tutto siamo forse
noi, il nostro corpo, la bocca,
il cuore, e i mille modi di
esprimerci, perché l'uomo
che è privato della bocca
possa parlare con il corpo,
chi è privato del corpo possa
parlare con la bocca, chi
però è privato del cuore, sarà
costretto a tacere.
“Sotto un contorto ulivo
saranceno” è anche il titolo
del primo racconto della
sezione “Sentimenti”, in cui
si narra la storia di una
madre ormai lontana da sua
figlia: “il sogno di una
giustizia veramente giusta” è
l'ultimo desiderio di questa
madre e di miliardi di altre, e
quell'ulivo è l'ancora, il
baluardo sotto il quale,
nonostante tutto, ci si può
ancora addormentare.
MARIANGELA RANIERI
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
(31)
LIBRI&EVENTI
Presentato, nell’ambito della rassegna Poetè, ideata da Claudio Finelli, il quarto
numero della rivista di poesia edita da Iuppiter e diretta da Eugenio Lucrezi
La Napoli
di Levania
Maria Neve Iervolino
Tra due mondi sta la
poesia di «Levania», rivista
di cultura, edita da Iuppiter Edizioni, arrivata al
quarto numero, presentata il 3 marzo scorso al
Chiaja Hotel De Charme
di Napoli nell’ambito della
prestigiosa rassegna culturale «Poetè» ideata da
Claudio Finelli.
Due mondi, quello misterioso di via Toledo e quello
solare di via Filangieri che
s’incontrano sulla porta di
via Chiaia. Due mondi in
un unico «condominio»,
quello napoletano. A
questa folle comunità
vuole rendere omaggio la
rivista, all’anima dissolta
eppure viva di Napoli,
attraverso le parole di
interpreti autoctoni e
stranieri. Dalla poesia di
Emily Dickinson A still –
Volcano – Life –, pubblicata in molteplici traduzioni
sul precedente numero
della rivista, è partita la
ricerca degli autori per
innovare la collaudata
formula del periodico
poetico. Per meglio descrivere Napoli, lontano dai
luoghi comuni, si è deciso
di mettere in risalto le
opere di artisti non partenopei, ma senza dimenticare incursioni del dialetto
napoletano e poesia visiva,
a tale proposito il direttore
(32)
responsabile di Levania
Eugenio Lucrezi ha ricordato il poeta Stelio Maria
Martini, deceduto pochi
giorni prima della presentazione, capostipite della
poesia verbo-visiva italiana, lezione che Levania ha
accolto anche all’interno
delle precedenti uscite. Il
poeta Marco De Gemmis,
curatore della mostra dei
“Vesuvii” di Lino Fiorito al
Museo archeologico di
Napoli, ha sottolineato
come questo sia un «numero che si presta ad
essere guardato oltre che
letto», proprio per la forte
presenza di artisti visivi.
L’incontro è stato moderato da Claudio Finelli,
presidente del Coordinamento Arcigay Campania,
e ha assunto subito i toni
d’una conversazione
d’amore in due direzioni,
verso la poesia, in tutte le
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
sue mutevoli varianti, e
verso la città che l’accoglie. Dato che come ha
ricordato la poetessa Paola
Nasti, l'amore per Napoli
sembra nascere solo dallo
stereotipo, il senso del
quarto numero di Levania
è rompere decisamente la
rappresentazione folclorica, attraverso la scelta
della distanza e della
visione di poeti non italiani, poiché «l'eterno lavoro
della poesia è sentire
quanto il sangue corre
dall'interno e dall'esterno». Parafrasando le intense parole della Nasti si può
affermare che in questa
città piena del senso della
dissoluzione, la poesia
aiuta a comprendere il
senso della vita che continua a scorrere sotto la
superficie. Per un’altra
poetessa partenopea,
attiva nell’ambito della
cultura e dei diritti civili
come Enza Silvestrini,
questo è il numero più
«levaniano»: mescola
poeti riconosciuti ed
emergenti, registri vari,
vernacolo e immagini,
numero non facile quindi,
perché di tutto si è detto
su questa città. C’è bisogno di guardare da un
mondo altro, dalla luna, il
«condominio» Napoli.
Questa visione sopraelevata è l’anima della rivista
Levania.
POST-IT
Sarà presentato,
sabato 2 aprile
2016, alle ore
18:00, presso il
Laboratorio delle
Arti di Monte di
Procida (via
Torrione), il film
“Nun ce a'
faccio”, prodotto
da Flegreo Media
Studios per la
regia di Giuseppe
Cannas. Una vera
e propria
scommessa per
Cannas che ha
realizzato il
lungometraggio
senza avvalersi di
mezzi altamente
tecnologici e
senza l'ausilio di
strumenti
supplementari e
soprattutto con
attori non
professionisti.
La trama del
progetto ha come
soggetto un
ragazzo con una
difficoltà
oggettiva e i suoi
amici che faranno
di tutto per
aiutarlo.
Il lungometraggio
gode del
patrocinio morale
del Comune di
Monte di Procida
e Bacoli e sarà
trasmesso in
esclusiva per
l’area flegrea
dall’emittente
televisiva Quarto
Canale Flegreo
(canale 648).
L’iniziativa non ha
scopo di lucro ma
è finalizzata a
diffondere un
preciso
messaggio
sociale e
promuovere il
territorio flegreo,
ricco di bellezze
naturali, dove è
stato girato il film.
Viaggio sentimentale
nel sapore dei ricordi
“Il sapore dei ricordi - Ricette e storie di
famiglia” è un libro prezioso che regala
emozioni che spingono a ritornare bambini. In esso scopriamo sapori sottili come le
rughe di una nonna, odori timidi da snidare, cibo che ci riporta indietro nel tempo, in
una sorta di rallentato rewind gastronomico
ad altri anni, ad altri posti: la brioche delle
feste preparata dalla nonna, la zuppa di
latte che consola, le polpette che ci mettono in pace con noi stessi.
Il libro, scritto da Gabriella Greco Giugni e
Maria Ferrara Taglioni (nella foto), ed edito
da Edizioni Fioranna, racconta di pranzi
affollati con il tovagliolo infilato nel colletto,
fette di infanzia piene di ricordi, persone
molto amate come le immancabili e insostituibili zie, profumi in qualche modo quasi
perduti. “Amiche da sempre” così inizia il
libro. “Ci siamo conosciute nel lontano
1953, quando frequentavamo la scuola
media”. Era l’anno dell’Italia del convivio
quando, dopo pochi anni, scoppiato il
boom economico, il nostro Paese iniziava a
placare la fame atavica e nel contempo
rivoluzionava pian piano le abitudini alimentari. Attorno al cibo ed al suo significato ruotano capolavori del cinema: come
non ricordare “Miseria e Nobiltà” nel quale
Totò si ingozza di profumati spaghetti
attingendo direttamente dalla zuppiera.
Ma, a parte ciò, è giusto sottolineare che nel
cibo c’è la cultura e la spiritualità di un
incontro. Non bisogna dimenticare che la
convivialità in primis è necessaria perché
nessuno basta a sé stesso, in secundis
pranzare o cenare insieme non è la stessa
cosa che mangiare contemporaneamente. Il
piacere del cibo e l’apprezzamento della
sua preparazione sono una specie di dono
aggiunto della sua condivisione, si armonizzano con il piacere della convivialità che
autorizza anche tra estranei a commentare
la vita in termini ospitali, confidenziali,
affettuosi e gentili. Belle le immagini in
bianco e nero riportate nel libro, ogni pagina un odore, un susseguirsi di sapori che
dalle cucine del passato giungono nel piatto
del presente. Per concludere: il libro è un
menù esistenziale consigliabile ad uomini e
donne, particolarmente a coloro che sono
votati al surgelato in microonde. Costoro
potranno leggerlo senza farsi prendere da
troppi complessi di colpa. Basterà considerarlo una sorta di ricettario di ricordi, pezzi
di vita, impiattati con amorevole cura.
AURORA CACOPARDO
LIBRI&SUD
Savoia
e la falsa
storia
Aurora Cacopardo
Nel saggio “Savoia o Borbone.
La bugia del Risorgimento”
(Edizioni Il Coscile), Antonino
Ballarati si cimenta in un’avvincente narrazione di un periodo storico i cui riflessi fanno
ancora discutere: la caduta dei
Borbone, una dinastia durata
ben 127 anni, dal 1734 al 1861.
Per l’ennesima volta si riapre
una diatriba sull’Unità d’Italia,
cioè sull’annessione militare
del Sud al Nord, ahimè, alimentata dall’antica ostilità della cultura cattolica dell’epoca
del temporalismo religioso, poi
superata in tempi vicini a noi
dal costituzionalismo di Dossetti e dal liberalismo cattolico
di De Gasperi. Ma ciò non è bastato. Si è riaperta la discussione sul concetto che la storia
viene scritta dai vincitori e il
nostro Risorgimento non fa eccezione.
I vincitori furono i piemontesi
e le grandi lobby protestanti
europee. Si è rimesso sul tavolo l’accusa della conquista militare e delle migliaia di giovani uccisi dalle truppe piemontesi in Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia per il motivo di
cospirare ed insorgere contro
lo Stato nato da annessioni
“plebiscitarie” e quindi democraticamente sospettabili. Si è
parlato di “sacco del Mezzogiorno”. Francesco Saverio
Nitti, economista, politico, saggista, constatò che quando
l’Italia Meridionale fu unita al
resto d’Italia, lo stato delle Due
Sicilie era il solo in condizione
di grande prosperità finanziaria.
Con l’unificazione, tutti i macchinari industriali utili e presenti al Sud, furono trasferiti al
Nord, mentre il resto venne deliberatamente distrutto. Per inciso a Napoli, sabato 20 febbraio di quest’anno, il professor Musella, ordinario di Storia
contemporanea alla Federico
II ha tenuto una conferenza sul
tema: “1862 Processo alla famiglia Fortunato”. In tale conferenza si è parlato di Giustino
Fortunato accusato di cospirazione, di aver aiutato i Briganti contro il nuovo stato unitario. Negare i fatti è impossibile, quelle esecuzioni sommarie ci furono e non si trattò di
una semplice operazione di
polizia, ma una vera e propria
Esperto di storia
e cultore del mito,
Antonino Ballarati
ripercorre nel suo
ultimo libro «Savoia o
Borbone-Le bugie del
Risorgimento» la
storia dell’Unità
d’Italia e la guerra
civile che insanguinò
il Mezzogiorno.
guerra civile che durò dieci anni ed insanguinò tutto il Mezzogiorno. Tuttavia la conquista
militare fu anche portatrice di
un ideale di Nazione e di riscatto sociale. Il Risorgimento
non è stato e non deve essere
un’agiografia. Il legno storto
con il quale l’Italia fu costruita
era pur sempre la sola materia
prima disponibile. È fuor di
dubbio che una delle cause
della caduta dei Borbone è da
ricercarsi anche nella politica
estera tenuta dagli ultimi rappresentanti della Casata: inimicizia con l’Inghilterra, con
la Francia; la mancanza di alleanze con la Russia e l’impero Ottomano, il disinteresse alle sorti della Dinastia da parte
dell’Austria; la regina di Napoli, Maria Sofia era la sorella di
Sissi, moglie dell’Imperatore
austro-ungarico. Per concludere, il libro di Ballarati fa riflettere e forse il Nord non sarebbe quello che poi è divenuto se non avesse potuto contare sulle immense risorse finanziare del Regno delle Due
Sicilie.
Questa interessante e diversa
ricostruzione del Risorgimento, rigorosamente documentata, potrà far riflettere lo studioso o il semplice lettore che qualunque periodo storico ha in
sé luci e ombre, trionfi e sconfitte nel nostro caso e ridà fierezza al popolo meridionale.
«Io credo, noi crediamo»
la fede secondo Cariello
Dopo il cortometraggio “I
frutti del lavoro” con Enzo
De Caro, Iuppiter Movie,
insieme alla Pietralba Produzioni e Vittoria Piancastelli,
lancia “Io credo, noi crediamo”, docufilm dedicato al
sentimento religioso e alla
fede in vista del Giubileo. Il
docufilm, in uscita a maggio,
è stato scritto e diretto dal
regista e attore Bruno Cariello (nella foto), la fotografia
affidata a Rosario Cardinale
mentre il montaggio è stato
realizzato da Mauro Menicocci, musiche di Carlo
Crivelli. «Il docufilm - spiega
Bruno Cariello - in 52 minuti
desidera mettere in luce due
posizioni su cui due bambini
si interrogano: credere o non
credere. La risposta ha poca
Giosi Cincotti, ritorna «Neapolis in Fabula»
«Mi è capitato anche in un ristorante
di Palermo che mi hanno portato una
cosa che non sapevo che era e ho
pensato: sarà jazz…!», così Giobbe
Covatta, in una sagace e ironica nota di
copertina, presenta l’opera musicale
Neapolis in Fabula di Giosi Cincotti
(nella foto), noto e affermato compositore, arrangiatore, pianista, tastierista e
fisarmonicista di Polla, ma da tempo
ormai di adozione napoletana. Neapolis in Fabula è una progetto jazz proteiforme, che ha visto la luce nel 2009, ma
che si accinge a tornare in un secondo
volume entro l’estate. Si tratta di un
disco e d’altro, di una necessità artistica a 360 gradi. Nell’esperienza passata
e nelle intenzioni della prossima,
muovendo dalla dimensione musicale,
la tradizione classica napoletana con
Cincotti si è lasciata e intende lasciarsi
contaminare da diversi linguaggi, tutti
orchestrati tra storia, memoria, miste-
ro e fantasia. L’avventura, cominciata
sette anni fa, aveva nell’album una
sintesi formale e sostanziale di una
idea del live estesa, poliedrica, declinata sul piano sonoro e visivo. Infatti il
pianoforte di Giosi Cincotti ha avuto in
quell’occasione tra i suoi principali
compagni di viaggio non solo musicisti
come Mena Cacciapuoti (voce), Marco
de Tilla (contrabbasso), Michele Maione (percussioni) e preziosi guests come
Pericle Odierna (clarinetto, sax soprano, flauto), Marzouk Mejri (voce e
percussioni) Emidio Ausiello (percussioni) ed Enzo Grimaldi (fisarmonica),
ma anche le visioni di sabbia del disegnatore Licio Esposito e la Napoli
importanza perché è cercata
da occhi puri, che cercano
nel mistero delle cose sentite
dire dagli adulti. Vi è anche
attenzione al creato, o alla
creazione dell’universo in
natura. Il mare, la terra, il
cielo, i boschi, i tramonti, le
albe. Con occhio attento e
sensibilità cerchiamo attraverso il silenzio Dio e la
bellezza del mondo».
Una parentesi anche su
Gesù: «Cosa ci ha lasciato?
Gli ultimi giorni, il cenacolo,
gli apostoli. Siamo oggi in
grado di accogliere quel
messaggio? La presenza dei
bambini sembra spingerci
ad avere una curiosità e un
cuore come il loro, bello e
gioioso».
MICHELE TEMPESTA
popolare, esoterica e superstiziosa
messa in scena, secondo il soggetto
teatrale dello scrittore napoletano
Marcello D’Orta, complemento integrativo ideale all’opera esclusivamente
musicale che comprende brani classici
del songbook nostrano quali ‘E spingole frangese, Canzone appassiunata,
Michelemmà, ‘A vucchella e Reginella.
Con Neapolis in Fabula vol. II, in uscita
dal prossimo giugno, l’inesauribile
patrimonio della canzone napoletana,
arrangiato e rielaborato dal pianista
salernitano in chiave etno-jazz già una
volta, tornerà con una nuova affabulazione, sempre coniugando la melodia
originaria partenopea a sonorità
gospel, blues o a ritmi africani tribali e
mediorientali.
SVEVA DELLA VOLPE MIRABELLI
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
(33)
SOCIETÀ&COSTUME
Night Storm
di Fabio Tempesta
LA VITA A COLORI
DI ALESSANDRA
Io, Chiara e il sipario
Livia Iannotta
È proprio il caso di dirlo: galeotto fu
un foyer. Ma anche camerini, palco e
proscenio. Prendiamo un teatro, il San
Ferdinando, una delle pietre miliari
della drammaturgia napoletana, e
piazziamoci dentro una bambina che
per ingannare l’attesa del papà a
lavoro (Giulio Baffi, critico teatrale e
direttore, in quegli anni, del nido
artistico di Eduardo) gironzola da un
angolo all’altro, respirando arte senza
cercarla, incrociando interpreti senza
volerlo. «Ho cominciato ad assistere
agli spettacoli molto prima delle altre
della mia età. E già allora mi intrigavano». Su un terreno così, non ci mette
niente a sbocciare l’amore. Chiara
Baffi (nella foto), classe 1979, bambina
prodigio ieri (si becca gli applausi post
spettacolo ad appena 5 anni, per “Hai
fai” di Pasquale Scialò, in cui aveva la
parte del cd come voce fuori campo),
brillante attrice oggi. Fanno storia
numeri e nomi: pièce di Shakespeare,
Dostoevskij, Brecht, premi su premi,
incontri con stelle del palco come
Francesco Rosi, Luca De Filippo,
Renato Carpentieri. Fino ad approdare
a Teatri Uniti, la compagnia con cui è
stata in tournèe in tre fortunati spettacoli: “Chiove”, per la regia Francesco
Saponaro, e due adattamenti diretti da
Toni Servillo, “LaTrilogia della Villeggiatura” e “Le voci di dentro”.
Senti di essere partita con una marcia
in più?
«Ho sicuramente avuto il privilegio di
poter affrontare il palcoscenico con
naturalezza, era un ambiente già
familiare nonostante non sia figlia di
attori o registi. Mio padre mi ha sempre trasmesso il gusto di assistere e
fare teatro, mai la fatica».
Attori si nasce o si diventa?
«È difficile dirlo. L’ho capito molto
presto, intorno ai 16 anni. All’inizio
volevo fare cinema. Il fatto che gli
spettacoli teatrali “svanissero” dopo la
fine della tournèe mi turbava, i film mi
sembravano più persistenti. Ma è
bastato mettere piede sul palco per
farmi innamorare follemente del
teatro e per capire che in fondo non
aveva senso protrarre uno spettacolo
all’infinito, come invece si può pensare degli altri amori».
Ad aprile sarà nelle sale “Due euro
l’ora”, il tuo primo lungometraggio
da protagonista.
«Per me quella è stata un’esperienza
preziosa. Dal punto di vista umano,
per il gruppo di lavoro speciale e la
calorosa accoglienza del paese in cui
abbiamo girato per un mese, Montemarano. E anche sotto quello professionale, perché pur avendo partecipato ad altri film non avevo mai avuto un
ruolo da protagonista. Il personaggio
mi piaceva, mi sono affezionata alla
storia, ai colleghi, al regista Andrea
Bella gente
D’Ambrosio. Begli incontri che hanno
messo in moto una sinergia particolare, fatta di semplicità e umanità».
Sei un’artista molto versatile, che
genere teatrale senti più tuo?
«Me lo chiedo spesso. Ma alla fine
l’importante è emozionare ed emozionarsi, che sia attraversa il dolore o il
sorriso. È questo che ti mette in comunicazione col pubblico, lo scambio
con la platea senza la quale io non
avrei senso in quel momento».
Proseguirai nel cinema?
«Il linguaggio cinematografico mi
piace. L’anno scorso ho recitato anche
in “Senza fiato”di Raffaele Verzillo, un
film corale con sette storie che si
intrecciano. Credo di poterne godere
in modo più idoneo avendo maturato
una forte esperienza teatrale. Impari il
senso della fatica che c’è dietro la
costruzione di un personaggio. Io mi
preparo lasciandomi stupire dal personaggio, innamorandomene. In
questo senso riconosco grande valore
alla regia, mi piace cooperare ed
essere guidata».
Sei in dolce attesa, un insegnamento
che ti piacerebbe dare a tua figlia?
«Vorrei insegnarle a seguire il cuore, a
non rinunciare ai sogni che implicano
una dose di fatica, dovrà capire che è
faticoso tutto ciò che è bello. Magari il
cuore poi le dirà che quella non è la
strada giusta, allora anche cambiare
sarà giusto, vorrà dire ascoltarlo».
di Tommy Totaro
Noemi Montanaro
L’artista ha presentato al Pan di
Chiaia una serie di sculture,
installazioni, foto e disegni,
nonché sculture tassidermiche e di
porcellana dalla serie «Beauty-Full»
appositamente prodotte per
questa prima personale nella sua
città natale. Un successo di critica
e di pubblico.
Daniela Sentenza
Al cinema Metropolitan è riuscita
finalmente a incontrare l’attore
romano Alessandro Gassman, in
occasione della presentazione del
(34)
Successo e pubblico delle grandi occasioni
per Alessandra Amoroso, per la presentazione del ultimo cd alla Feltrinelli di Piazza
Garibaldi,“Vivere a colori”. Stavolta - ha
detto la Amoroso - ho deciso di mettere da
parte la malinconia e di cantare finalmente
canzoni più movimentate con testi forti. Una
volta mi sentivo a mio agio nelle ballate, ma
volevo cantare l’amore anche in un modo più
positivo: ecco, con questo album volevo mostrarmi più ottimista e positiva”. Alessandra
Amoroso nasce a Galatina, in provincia di
Lecce, il 12 agosto del 1986. Il suo nome nel
mondo della musica è legato al Talent Show
di Maria De Filippi “Amici”, che la cantante
pugliese vince nel 2009. Nello stesso anno
l’Amoroso pubblica il brano “Stupida”, che
ottiene un gran riscontro in termini di vendite
ed esce il suo primo album dal titolo "Senza
Nuvole". Nel 2010 partecipa al Festival di
Sanremo duettando con Valerio Scanu. Nello
stesso anno la Amoroso pubblica il brano “La
mia storia con te” che anticipa l’uscita del
secondo album "Il mondo in un secondo". Al
suo interno troviamo “Niente” e “Dove sono i
colori“. Nel 2011 esce “E’ vero che vuoi restare”, contenuto, insieme a “Ti aspetto“,
nell’album "Cinque passi in più". Nel 2012
duetta con Emma Marrone al Festival di Sanremo. Nel 2013 esce il nuovo album "Amore
puro" che contiene l’omonimo brano oltre al
singolo “Fuochi d’artificio“, anche “Non devi
perdermi mai” e “L’hai dedicato a me“. Nel
2015 esce il singolo “A tre passi da te” che
diventa uno dei tormentoni dell’estate. Dall'inizio dell’anno è impegnata nella promozione del nuovo album "Vivere a colori". Ad
immortalare in esclusiva la cantante pugliese
è stato il fotoreporter Mariano Montella.
che ha il potere di risvegliare
emozioni e far assaggiare tutto il
divertimento delle esclusive notti
made in Naples.
film «Onda su Onda».
Il pubblico intervenuto all’evento,
oltre al fascino indiscutibile
dell’attore, è stato stregato dalla
bellezza mediterranea e fotogenica
di Daniela.
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
Giorgio Cappiello
Con lo scatto dal titolo «Sleeping»
a rappresentare il mese di Aprile,
Giorgio Cappiello è il vincitore del
contest fotografico «Calendario
Facenight 2016» . Un calendario
Diego Fava
Ha festeggiato il suo
quarantatreesimo compleanno a
Tenerife, con un party
stratosferico, circondato dagli
amici veri, giunti da Napoli e
Londra, sua seconda casa.
Nel 2013 ha ricevuto il Premio
Facenight 2013 come miglior
produttore discografico con il
soprannome di Diego Ck Family.
TEATRI
SGUARDI LONTANI
Francesco Iodice
SPETTACOLI DA NON PERDERE
Il concerto
di Barra
L’infaticabile
Peppe Barra sarà
in scena al Teatro
delle Palme, dal 7
al 10 aprile con
uno spettacolo di
cui oltre ad essere
autore è anche
protagonista, dal
titolo “Concerto
d’amore”. Un
evento che si
preannuncia
dirompente, nel
segno della
tradizione e di
un’originalità
linguistica ricca
di infallibile
musicalità.
Teresa Mori
Napoli e il teatro, un connubio che
offre un’infinità di scelte e proposte
artistiche di qualità e originalità.
Chiaia Magazine ha scelto questi
appuntamenti.
Il Teatro Sancarluccio mette in
scena dal 27 al 30 marzo “Attori o
personaggi?” di Ernesto Lama e
Rosaria De Cicco, che oltre a curare
la regia sono anche in palcoscenico.
I due attori spaziano fra diversi stili
dirigendosi verso una comicità
intelligente ed arguta.
Il Teatro Elicantropo, dal 24 al 27
marzo, ospita “Hai appena applaudito ad un criminale” messo in
scena da La fabbrica dell’Attore e
diretto da Alessandro Minati.
Al Teatro Bellini, da un’idea di Emma Dante che cura anche la regia, la
Compagnia Sud Costa Occidentale
rappresenta “Operetta burlesca”
dal 29 marzo fino al 3 aprile. Si tratta
di uno spettacolo ricco di numeri di
travestimento e spogliarelli, una
favola nera raccontata in maniera
grottesca e disperata.
Il Teatro Augusteo dal 29 al 31 marzo
ospita Enrico Brignano e il suo
“Evolushow”.
A partire dal 31 marzo fino al 12
aprile al Teatro di San Carlo sarà in
scena “Coppelia”. Musiche di Léo
Delibes, coreografie di Roland Petit
(riprese da Luigi Bonino), dirige il
maestro David Garforth, scene e
costumi di Ezio Frigerio.
Il Teatro Mercadante dal 30 marzo al
17 aprile propone “Casa di bambola” su un testo di Henrik Ibsen. La
regia è affidata a Claudio Di Palma e
nel cast sono presenti Gaia Aprea,
Claudio Di Palma, Giacinto Palmarini e Paolo Serra.
Rocco Papaleo sarà dal 30 marzo al
10 aprile al Teatro Diana con il suo
sorprendente “Onda su onda” in cui
continua il suo viaggio attraverso il
teatro canzone.
Antonello De Rosa dirige “Macbeth
- La poltrona” al Teatro Elicantropo
dal 31 marzo al 3 aprile. Nel testo di
Aniello Nigro un uomo, asserragliato dai moderni miti di potere, si
AMORI NAPOLETANI
DI SCHOPENHAUER
Se dovessimo giudicare il filosofo
Arthur Schopenhauer dalla sua
vita privata, dovremmo considerarlo solo come un povero misantropo che viveva rinchiuso nella
sua nevrosi in compagnia del suo
cane. Non si fidava di nessuno ed
era tanto geniale quanto invidioso.
Affetto da una sorta di mania
persecutoria che gli faceva vedere
nemici dappertutto. Intendiamoci: la testa di Schopenhauer non
era di quelle che si possono dare
in affitto, né il filosofo aveva l’abitudine di mandarle a dire. Come
se non bastasse, un famoso episodio (la storia della sartina che lo
disturbava con i suoi rumori nel
corridoio dello stabile, dove si era
insediata) mostra che egli spesso
si comportava come quei filosofi
(e non solo) che invitano a fare
quel che dicono ma non quel che
fanno.
A Napoli un proverbio recita:
“Dicette ‘o prevete: fa’ chello ca
dico io, ma nun fa’ chello ca facc’io”(“Disse il prete: fa’ quello che
ti dico ma non fare quello che
faccio io.”). Anche ai tempi d’oggi
può capitare, forse anche abbastanza spesso, che un prete possa
consigliare agli altri di comportarsi positivamente, senza pensare ai
suoi eventuali atteggiamenti
privati. E Napoli che c’entra? Don
Arthur venne in Italia due volte,
nel 1818 e nel 1822, visitando
Bologna, Roma e Napoli e imparando perfino la lingua italiana.
Nella nostra città ebbe più di
ritrova ad essere eletto senza alcun
mandato popolare. Tra gli attori
Aldo De Martino, Monica Maiorino,
Simona Fredella.
A partire dal primo aprile fino al 3 al
Nuovo Teatro Sancarluccio uno
spettacolo a metà tra una commedia, uno stand-up e un monologo:
in “Maledetto Peter Pan”, la protagonista Michela Andreozzi, con la
regia di Massimiliano Vado, porta in
scena tutti i personaggi, raccontando, in maniera divertente, un dramma che tutti conoscono: il tradimento.
Al Teatro Augusteo dal primo aprile
fino al 10, Amii Stewart in “La via
del successo”(The dreamsister's)
racconta la carriera del gruppo
vocale femminile statunitense
un’avventura (evidentemente la
sua fama di intellettuale e filosofo
esercitava anche sul gentil sesso
nostrano una notevole influenza),
sia con donne non di alto ceto, sia
con una gentildonna di alto lignaggio; con quest’ultima, però,
ruppe il fidanzamento dopo aver
appreso che la poverina aveva una
malattia ai polmoni. Questo comportamento ha comunque nei
“Diari” la spiegazione dello stesso
Schopenhauer: «Una moglie non
si confà a un filosofo». Pertanto,
con un sorriso divertito, leggeremo le pagine del “Mondo come
volontà e rappresentazione”, nelle
quali Schopenhauer - malgrado
fosse stato definito, da chi lo
conosceva bene, un “maschilista”
e un “reazionario egoista” - vanta i
meriti del saggio libero dalla
volontà di vivere, che perciò sopporta pazientemente l'affronto,
manifesta una mitezza infinita,
ricambia il male col bene, senza
manifestare odio o collera, accoglie come una benedizione ogni
offesa, ogni oltraggio e ogni danno
e, senza opporsi al torto che gli
viene fatto, prende tutto col sorriso impassibile di Buddha. Tra il
dire e il fare, evidentemente, c'è di
mezzo il mare.
"Diana Ross & The Supremes".
“Concerto d’amore”, uno spettacolo di e con l’intramontabile Peppe
Barra, al Teatro delle Palme sarà in
scena dal 7 al 10 aprile.
Iaia Forte, Roberto De Francesco e
l’Orchesta di Piazza Vittorio, diretti
da Mario Martone, proporanno sul
palco del Teatro Bellini una “Carmen” napoletana dal 12 al 24 aprile,
su un testo di Enzo Moscato.
Alesandro Siani torna all’Augusteo
(dal 13 al 24 aprile) con una commedia musicale insieme a Sal Da
Vinci, con coreografie di Luca Tommassini.
“Giorni felici” di Beckett sarà in
scena al Teatro San Ferdinando con
la regia di Llui Pascal e interpretato
da Angela Pagano e Enzo Turrin a
partire dal 13 fino al 24 aprile.
Al Teatro Mercadante “Re Lear” di
William Shakespeare sarà rappresentato dal 20 aprile fino al primo
maggio in uno spettacolo diretto da
Giuseppe Dipasquale.
Il Teatro Nuovo Sancarluccio, dal 28
aprile al primo maggio offre un
viaggio “Da Marechiaro a Manhattan” in un testo di Mariano Bauduin.
“Fedora” sarà in scena al Teatro di
San Carlo dal 3 al 13 maggio. Musiche di Umberto Giordano, libretto di
Arturo Colautti. Dirigeranno i maestri Asher Fish (3, 5, 7 e 8 Maggio) e
Maurizio Agostini (10 e 11 Maggio).
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
(35)
LAPILLI
Terni&Favole. Che marzo sia un mese folle lo si sa
già, ma a Napoli lo è all’ennesima potenza. La
mattina non sai mai cosa metterti perché c’è un
sole formidabile; il pomeriggio, invece, s’oscura il
cielo e un freddo umido e balordo scende sulla
città. In attesa della primavera, quella vera e determinata che apre le strade a infinite luci, alla Tabaccheria Postiglione a Largo Ferrandina a Chiaia, non
si parla che delle prossime elezioni del sindaco di
Napoli. Tra primarie tarocche, sindaci che si fingono rivoluzionari, ex sindaci che vivono di risentimenti, grillini smarriti e imprenditori scugnizzi che
ci riprovano, non è che lo scenario sia dei più chia-
ri. «Per chi crede ancora nella politica - dice il
nostro mago dei numeri Alberto Postiglione consiglio di giocare il terno elettorale: 68 (elezione),
90 (il popolo), 31 (l’urna). Terno da giocare sulle
ruote di Napoli, Roma e Milano (dove si vota a
giugno) ogni sabato fino al giorno delle elezioni
(che dovrebbe essere il 12 giugno). Per chi, invece,
è orientato al non voto e non crede più alla politica,
consigliamo il terno del disincanto che comprende
questi numeri: 45 (andare), 1 (mare), 90 (il popolo).
Combinazione da giocare sempre il sabato a partire
dal prima sabato di aprile». E il terno per chi non sa
chi votare? Lo daremo nel prossimo numero.
Lingua napoletana, Aige in campo
Laura Bufano
La scuola rappresenta un
trait d’union tra passato, presente e futuro. Lo sa bene
l’AIGE (Associazione Informazione Giovani Europa) che,
grazie al coordinatore Umberto
Franzese, propone ai giovani
degli Istituti Superiori, eventi
per la salvaguardia delle nostre
tradizioni a partire dalla lingua.
L’Oratorio dei Nobili del Palazzo delle Congregazioni, che
dall’anno scolastico 1888/89 è
Aula Magna del Liceo A. Genovesi, dopo “Donna è Anima” e
“Cibo e Tradizioni Napoletane”, ha accolto “‘A lengua ‘e
Don Salvatore mmescata cu’
ll’ate”. Esperti a confronto
trattano di parlata napolitana,
latina e greca portando all’attenzione delle classi del Liceo, e
non solo, l’argomento. Già
l’Istituto Palizzi aveva portato i
suoi allievi nell’Aula Magna a
partecipare alla decodificazione dell’inglese presente nella
nostra lingua. Lingua e non
dialetto, come l’Unesco ha
stabilito, seconda, sul territorio
nazionale, solo all’italiano. I
relatori: Carlo Iandolo, docente
di lettere classiche, linguista,
appassionato dialettologo, da
sempre dedito allo studio
metodologico e scientifico del
napoletano; Valeria Jacobacci ,
scrittrice interessata alla storia
di Napoli; Franco Lista pittore,
architetto, promotore della Pop
Art a Napoli, eclettico in veste
di dialettofono. Si è parlato di
napoletano anche con le
poesie di Salvatore Di Giacomo, come “‘E rimpetto”, interpretata dall’attrice Anna Donato e “Lettera amirosa”, interpretata da Umberto Zito. Non
potevano mancare le poesie di
Di Giacomo musicate, interpretate da Patrizia Fanelli (“Era
de’ maggio” e “Serenata napulitana”). Presenti Romeo Bar-
baro, Rosanna Bazzano, Tullio
Del Matto, Max Fuschetto e
Gianni Lamagna. A chiudere,
una chicca: di Salvatore Di
Giacomo era nipote Gegé Di
Giacomo, batterista di di Renato Carosone. Mimmo Di Domenico, percussionista, gli ha
reso omaggio. (Foto di Ferdinando Kaiser).
Marianna Mercurio, scugnizza della passione
«Penso che solo conoscendo la vita
un artista riesca ad essere credibile sul
palco. Io cerco di immergermi nel personaggio, trovare la sua verità, ed è per
questo che amo De Filippo, il suo è un
teatro umoristico sempre ispirato a
spaccati di vita vissuta, eternamente
attuale». Il principio, Marianna Mercurio (nella foto), lo ha messo in pratica tutto. Anche sul set. Lo abbiamo visto nella fiction di metà febbraio di Rai
Uno, “Io non mi arrendo”, ispirata alla storia di Roberto Mancini, il poliziotto che per primo avviò, negli anni
‘90, il filone di indagini sulla gestione
criminale dello smaltimento dei rifiuti in Campania. Nella miniserie, diretta da Enzo Monteleone con Beppe Fiorello, vestiva i panni della “cattiva”, una
donna abile nel destreggiarsi tra fornelli e affari sporchi, tacendo e avallando i traffici del marito, l’avvocato
Gaetano Russo, interpretato da Massimo Popolizio. Naturalezza e capacità di
immedesimazione hanno permesso
all’attrice napoletana (già nota per il
recital “C’era una volta…Scugnizzi”,
“Cani e gatti” con Luigi De Filippo e
“Napoli chi resta chi parte” con Sal Da
Vinci) di incassare una performance
(36)
convincente sul piccolo schermo, restituendo la perfetta immagine della
“matrona” di camorra che spalleggia il
non lecito, figlia di ambizioni criminali. «Non mi aspettavo di essere scelta
per questo ruolo – racconta – anche
perché concorrevo con altre attrici importanti. Ma il regista fin dai provini
mi ha ritenuta perfetta per la parte. È
un personaggio in cui non potrei mai
rispecchiarmi. Ma mi sono divertita ad
interpretare la tipica donna di casa. E
recitare con Massimo Popolizio è stato per me molto stimolante».
Altri progetti cinematografici?
«Ho recitato in uno dei sei episodi della serie “I bastardi di Pizzofalcone” (regia di Carlo Carlei, in onda a settembre
sulla Rai). Interpreto una vedova a cui
hanno ucciso il marito. Poche scene in
cui però ho avuto la fortuna di lavorare con Alessandro Gassman. Ed è stato interessante sperimentare un tipo
di cinema più “complesso” dal punto
di vista di riprese e fotografia. Sarò poi
nelle sale a maggio con “Gramigna”, il
secondo film di Sebastiano Rizzo, con
protagonista Biagio Izzo. Interpreto sua
cognata, ovvero la moglie di Mario Porfito, in una famiglia di malavitosi».
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
Novità anche a teatro...
«Sì, sono tornata da poco dalla Sicilia,
dove mi sono esibita in un varietà con
Tuccio Musumeci che riprenderà in
estate. Nello spettacolo si ripercorreva
la storia del varietà, mi dividevo tra
pezzi della rivista di Wanda Osiris e i
caffè chantant in cui facevo la soubrette napoletana. È stato il regista Armando Pugliese a volermi. Avevo già lavorato con lui in passato, in “Napoli
chi resta e chi parte”, e il fatto che mi
abbia scelta è stato soddisfacente, si-
gnifica che ho ripagato la fiducia che
aveva posto in me. Il 23 e 24 marzo, invece, torno sul palcoscenico che è un
po’ casa mia, il teatro Totò, riproponendo il recital-concerto “Non solo
scugnizzi”, diretto da me e scritto insieme a Tommaso Scarpato. Tre spettacoli (in pomeridiana e serale) di canzoni napoletane, omaggio al musical
“Scugnizzi” a cui ho partecipato».
C’è un ruolo che aspetti di interpretare?
«Quando al teatro Bellini, in “Dignità
autonome di prostituzione” di Luciano Melchionna, ho interpretato un
monologo di Filumena, un produttore romano mi ha fatto promettere che
un giorno interpreterò una Filumena
da lui prodotta. Mi hanno già proposto
di interpretarla, ma ho rifiutato. Non
mi sento pronta, sono in parte ancora
“acerba”. Penso che chi non è madre
non possa essere Filumena. È un ruolo sacro e al Bellini ho accettato perché
si trattava di uno stralcio sulla povertà.
In quella parte mi sentivo a mio agio,
ho vissuto una realtà popolare che poteva sfiorare quei sapori. Potevo cogliere quella verità».
LIVIA IANNOTTA
LAPILLI
Camera Zero,
il genus loci
in albergo
L’IDEA DELL’ARCHITETTO
LORELLA CASOLA E DI NABI
INTERIOR DESIGN NEL SEGNO
DELLA TIPICITÀ DEL LUOGO
Viaggiatori, preparatevi a
incontrare il genus loci
anche in una camera d’albergo. Alloggiare in un
ambiente che parli con la
stessa voce delle mete cui si
approda, che abbia i suoi
profumi, le sue nuance, può
aiutare infatti a sentirsi, per
un po’, parte di un luogo.
Design e territorialità. È il
cuore del progetto “Camera
Zero”, ideato da Lorella
Casola, architetto napoletano da sempre dedicato alla
pianificazione strategica per
lo sviluppo territoriale, in
collaborazione con “Nabi
interior design”. «L’obiettivo
- chiarisce Casola - è creare
una piattaforma professionale di riferimento per il
tessuto alberghiero (ristrutturazione, progettazione,
forniture), creando un ponte
tra territorialità e strutture. Il
bene dell’uno, in fondo, vuol
dire quello dell’altro». La
tendenza dei viaggiatori
contemporanei sembra sia
quella di non rivolgersi più
alle grandi catene alberghiere “globalizzate”, ma cercare
un servizio personalizzato,
fatto di immagini e sensazioni che rimangano impresse.
Fondamentale è quindi
attuare strategie di marketing etico, già tanto in voga
nel nord e centro Europa.
Gli imprenditori alberghieri
hanno avuto modo di accedere ad un prototipo concreto di “Camera Zero”, proget-
tata e creata nel rispetto
dell’ambiente, nel recupero
delle tradizioni e dell’identità dei luoghi, presso la “Nabi
interior design” di via Chiatamone, lo scorso 25 febbraio. Occasione per toccare
con mano spazi, materiali e
soluzioni proposte, nonché
sperimentare la filosofia che
sta dietro al progetto, ovvero
destinare ai clienti un’accoglienza unica e multisensoriale. «Ogni ambiente avrà
una realizzazione differente,
strettamente legata all’identità del luogo - spiega Casola
- Non è un caso che nella
prima “Camera Zero” domini il mood del giallo, del tufo,
del nero per rievocare i
colori del Vesuvio». (l.i.)
L’ORA LEGALE
Adelaide Caravaglios
MAMMA RAI, LA TV È ROTTA
MA IL CANONE SI PAGA
Ne è passato di tempo da quando Renato
Zero cantava “Viva la Rai”! Chissà se
intonerebbe lo stesso motivetto anche oggi,
sapendo che il relativo canone si deve pagare
sia nell’ipotesi in cui è stato richiesto
l’oscuramento delle reti, sia quando
l’apparecchio TV è rotto e, quindi,
inutilizzabile. A chiarirlo è stata la Corte di
Cassazione in una recente ordinanza, la n.ro
1922/2016, nella quale i giudici di legittimità
– nell’intervenire sul ricorso dell’Agenzia
delle Entrate promosso avverso un cittadino
che non aveva pagato il canone televisivo per
gli anni 2002-2007, perché aveva richiesto
l’oscuramento delle reti Rai, e per il 2008, in
quanto aveva dichiarato l’inutilizzo
dell’apparecchio televisivo detenuto perché
rotto – hanno affermato che questi non
poteva esimersi dal pagamento né nell’una
né nell’altra ipotesi dal momento che «la
disciplina del canone radiotelevisivo dettata
dal regio decreto-legge n. 246/38 (come le
Sezioni Unite di questa Corte hanno
precisato nella sentenza n. 24010/07), non
trova la sua ragione nell’esistenza di uno
specifico rapporto contrattuale che leghi il
contribuente all’Ente, la Rai, che gestisce il
servizio pubblico radiotelevisivo, ma
costituisce una prestazione tributaria
fondata sulla legge e non commisurata alla
possibilità effettiva di usufruire del servizio;
la richiesta di oscuramento dei canali Rai,
infatti, non rientra nel novero dei fatti
estintivi dell’obbligo di pagamento del
canone previsti dall’articolo 10 di tale regio
decreto-legge».
In altre parole, il canone Rai non è un
obbligo collegato ad un servizio, ma
“semplicemente” una prestazione tributaria,
fondata sulla legge e non commisurata alla
effettiva possibilità di usufruire del servizio.
Stranezze all’italiana!
La Napoli
infinita
di Antonio
Lazzarini
LO SCRITTORE DI POSILLIPO
HA PUBBLICATO LA SECONDA
EDIZIONE DEL LIBRO «SETTE
STORIE DI STORIA NAPOLETANA»
Gli splendidi 24 anni
della «tronista» Valeria Ghilleri
Dopo la convocazione per un provino a «Uomini e
Donne», per tutti non è più Valeria Ghilleri, ma «Valeria la
tronista». Gli amici per festeggiare i suoi radiosi 24 anni
hanno pensato bene di organizzarle una festa a sorpresa
tra candele, palloncini indomabili, champagne di alta
qualità e una torta con fragole reali. Un party iniziato con
una megapizza, proseguito in un trionfo di Moscow Mule
nel baretto di Chiaia Il Mosto e conclusosi con il classico
spegnimento delle candeline sulle note del celebre show di
Maria De Filippi. Tra baci, abbracci e selfie, Valeria, dopo
aver donato carovane di sorrisi, ha ricevuto dai suoi fedeli
«sudditi» una splendida corona. Nell’indossarla i suoi occhi
da gatta erano un infinto regno di gioia e meraviglia. (l.g.)
Gradito ritorno del
saggio «Sette storie di
storia napoletana» dello
scrittore Antonio Lazzarini, nato a Napoli, anzi
a Posillipo, come scherzosamente ama precisare agli amici. Lazzarini,
autore di numerosi
saggi storici e punto di
riferimento del laicato
cattolico presso l’Arcidiocesi di Napoli, ha
fortemente voluto la
pubblicazione della
seconda edizione delle
sue «storie».
L’opera raccoglie «cronache e racconti dei
sette eventi storici che
hanno segnato il destino
di Napoli Capitale» e
contribuisce in maniera
analitica ad analizzare
quegli avvenimenti
rivoluzionari, antispagnoli del 1647, repubblicani del 1799, unitari del
1860 ed ancora quelli
«non privi d’ombra» che
hanno mutato gli assetti
istituzionali del Comune partenopeo nel 1946.
Con la sua lente d’ingrandimento e supportato da uno stile chiaro e
accorto, Antonio Lazzarini entra nelle «Sette
storie», le scruta attraverso un rigore encomiabile, le approfondisce con aneddoti scovati
durante le sue ricerche
nelle biblioteche e nelle
confraternite.
Un libro su Napoli, sulle
vicende che la videro
protagonista, scritto in
«presa diretta» e che
coinvolge il lettore in
lungo viaggio appassionante che descrive
scorci storici esaminati
da diverse angolazioni.
Seconda edizione, come
dice lo stesso Lazzarini
nella prefazione del
libro, dedicata «a chi
davvero ama Napoli ed
ha la debolezza di non
concepire nulla al mondo che sia più bello e
attraente di questa città
dalle bimillenarie origine greche».
ROSARIO SCAVETTA
CHIAIA MAGAZINE • MARZO/APRILE 2016
(37)
IUPPITER i libri del mese
LE ORIGINI DELLO ZODIACO
L’uomo tra archetipi, miti e dei
L’IMPRENDITORE SCUGNIZZO
La mia Napoli, le mie sfide
Autore: Rosamaria Lentini
Costo: 12 euro
Pagine: 256
Autore: Gianni Lettieri
Costo: 10 euro
Pagine: 300
SECONDA EDIZIONE
Il testo è un atto d’amore per le origini dell’uomo, per le sue radici, quelle
più remote possibili, perché noi siamo fatti anche di quelle che, sebbene
sprofondate nel buio più totale, agiscono dentro di noi. Scopo del saggio è
far conoscere il cammino compiuto dall’uomo fin dagli albori della nascita della coscienza e di come tanta parte di questa storia sia stata conservata in un prezioso contenitore quale è lo Zodiaco. Libro consigliato anche a
chi non pratica l’astrologia, non la conosce o addirittura la critica.
«Gianni Lettieri è ciò che in America chiamerebbero un self-made man. Un
uomo che si è fatto da solo. Uno che ha cominciato da ragazzo, nel ramo commerciale in cui lavorava il padre, e con l'ingegno e anche la furbizia tipica di
un napoletano, si è trasformato in imprenditore, capace di uscire dall'ambito geografico e settoriale di partenza, e di aver successo. Questa attitudine, questo tipo di carriera, non è molto ben vista nel nostro Paese, e forse
neanche a Napoli». (Dalla prefazione di Antonio Polito)
IL CAMORRISTA FANTASMA
Le mille vite di Pasquale Scotti
LE VIE DELLA PIZZA
Miti e riti della magica specialità
Autori: E. Musella, G. Pragliola,
G. Roberti, L. De Stefano
Costo: 10 euro
Pagine: 90
SECONDA EDIZIONE
Autore: Domenico Mazzella
Costo: 10 euro
Pagine: 168
Dalla guerra di camorra al colpo di Stato in Tunisia. Omicidi, intrighi, trattative fra Stato e malavita organizzata. Pasquale Scotti riemerge dal limbo
degli invisibili dopo 30 anni, e porta con sé segreti inconfessabili. È l’uomo che ereditò il mandato a riscuotere le promesse della Dc per la liberazione di Ciro Cirillo. Ma sa molto anche dell'omicidio del banchiere Roberto
Calvi, un finto suicidio inscenato a Londra da un pugno di cutoliani.
Muoversi per le millenarie strade di Neapolis, visitare straordinarie chiese
e palazzi, degustare e confrontare «pizze veraci» preparate da mani esperte che ripetono un rito antico fatto di acqua, farina, lievito, sale e tanta passione: la specialità napoletana più conosciuta al mondo non ha più segreti con «Le vie della pizza», libro, in versione italiana e inglese, che inaugura la collana «Tourista» dedicata alle guide culturali e gastronomiche.
SOTTO UN CONTORTO
ULIVO SARACENO (racconti)
CINEMA ALL’APERTO
Romanzo di sogni e ritorni
Autore: Aurora Cacopardo
Costo: 10 euro
Pagine: 164
Autore: Sergio Califano
Costo: 10 euro
Pagine: 144
Noir a tutta forza, storie incredibili, finali sorprendenti: la raccolta di racconti della scrittrice e saggista Aurora Cacopardo colpiscono per il piglio
narrativo e la galleria di personaggi. Convincono i racconti dove i protagonisti sono i gatti e quelli dove l’ironia tiene banco, nonostante delitti e
tristi eventi. Un libro consigliato a chi ama le letture classiche ed è in cerca di storie dal fascino cinematografico.
La vita di Carlo raccontata nel suo dinamismo. Geografie di tempi, di luoghi e d’incontri che solo nel ritorno trovano composizione. Veloce si compie il passaggio dalla crudele bellezza dell’infanzia all’età adulta, monotonia squarciata da fatti imprevedibili, forse guidati da un destino bizzarro che
riesce sempre a sorprendere la vita. Realtà e sogno, verità e ipotesi si confondono in una struttura narrativa circolare in cui tutto può ripetersi.
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Treni in orario
91
la percentuale di
treni arrivati puntuali
nei primi 40 giorni
dell’anno in
Campania, secondo i
dati diffusi da
Trenitalia. Ridotte del
30% le cancellazioni
di corse.
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L’arte della pizza
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! milione e oltre le
firme raccolte in tutto
il mondo a sostegno
della candidatura
dell’arte dei
pizzaioli napoletani
a Patrimonio
immateriale
dell’Unesco.
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Murales a Troisi
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i murales ispirati ai
film di Massimo
Troisi che
abbelliranno San
Giorgio a Cremano.
L’amministrazione
mira alla promozione
delle espressioni
artistiche murali.
15
mila gli studenti di
Napoli e provincia
che hanno sfilato in
corteo da piazza del
Plebiscito alla
rotonda Diaz per la
XXI° Giornata della
Memoria e
dell’Impegno.
Ecoballe
500
mila le tonnellate di
ecoballe che stanno
per lasciare i suoli
campani. Lo ha
annunciato il
governatore De
Luca. I primi camion
partiranno a
fine aprile.
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