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A Mantova e nel mantovano “depositi” di prigioneri austriaci

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A Mantova e nel mantovano “depositi” di prigioneri austriaci
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N. 2 – Giugno 2015
Prima guerra mondiale
A Mantova e nel mantovano
“depositi” di prigioneri austriaci
Sergio Leali
È
sicuramente noto a quasi
tutti i Mantovani che, dopo
il luglio 1943, nella nostra
città esistevano tre campi di
concentramento, in cui furono internati militari e civili
italiani. Si trovavano precisamente al Gradaro e presso
le caserme di Montanara e di
Lunetta. Meno risaputo è che Mantova abbia “ospitato” un campo di concentramento o meglio un “deposito” di prigionieri austriaci. Si trovava nei pressi della
Valletta di Belfiore, in un vasto prato sulla sponda del
Lago Superiore, oltre il passaggio a livello della ferrovia.
Certamente non assomigliava ai campi di concentramento della seconda guerra che numerose, drammatiche immagini testimoniano. Non esistevano infatti garitte ma, per sorvegliare le diverse baracche nelle quali
“alloggiavano” i prigionieri, era sufficiente un modesto
corpo di guardia posto vicino al comando, che era dislocato all’ingresso del campo, protetto da filo spinato. Il
numero degli internati si aggirava normalmente intorno
alle trecento unità e variava con una certa frequenza.
I prigionieri, provenendo quasi tutti da zone di montagna, ove la lavorazione del legno è molto diffusa, trascorrevano il tempo fabbricando piccoli oggetti ornamentali
o attrezzi da cucina che vendevano, a cifre modeste o in
cambio di qualche pagnotta o altro cibo, a quanti si avvicinavano senza grossi rischi ai reticolati. Non si hanno
notizie di fughe di prigionieri o di sommosse, si presume
infatti, venissero trattati con una certa umanità. Coloro
che per varie ragioni volevano entrare nel campo, dovevano essere muniti di lasciapassare rilasciato dall’autorità militare.
Finita la guerra, nel giro di qualche mese, il campo venne smantellato e i prigionieri, secondo gli accordi di
pace, vennero rimpatriati.
Un’altra cartolina, spedita sempre da Mantova, a guerra
finita da poco, il 25 novembre 1918, indirizzata a Trieste,
reca stampata la scritta “Corrispondenza Prigionieri
di guerra – Campo di Concentramento Lugagnano
(Verona)”. Probabilmente venne portata a Mantova,
per essere inoltrata assieme ad altra corrispondenza. Lo
si desume dal fatto che reca i timbri a tampone: “Dep.
Prigionieri di G. – MANTOVA – Campo Conc. N. 1” e
“RR. POSTE – CROCE ROSSA ITALIANA”.
Poiché tutta la corrispondenza, da e per i prigionieri,
era sottoposta a censura, su nessuna sono riportate notizie delicate; normalmente i prigionieri informavano i
familiari sul loro stato di salute chiedendo altrettanto
a loro.
Il servizio di raccolta della corrispondenza e il trasporto
presso l’ufficio postale centrale di Mantova, venne svolto da un giovane fattorino delle poste, Umberto Paglia,
che abbiamo personalmente conosciuto e che ci ha fornito qualche ragguaglio su quanto abbiamo scritto.
Interessante è poi una cartolina spedita da Sebenico
la vigilia di Natale del 1918 diretta a Matteo Music –
Deposito Prigionieri di Guerra Mantova – Baracca N.
12 – Italija.
Non esistono, che si sappia, fotografie che ritraggono il
campo e poche davvero sono le notizie riportate nelle
cronache di allora. Restano comunque alcune testimonianze su cartoline postali, stampate appositamente
per i prigionieri, da loro inviate ai familiari. Su una di
queste, spedita da Mantova il 23 ottobre 1918, quindi
pochi giorni prima della fine della guerra, indirizzata a Kranjsko, in Austria, sono riportate a stampa le
legende in italiano e in tedesco: Corrispondenza prigionieri di guerra (in franchigia) – Korrespondenz fur
Kriegsgefangene (Taxfrei). Reca inoltre le impronte,
impresse a tampone, “DEPOSITO PRIGIONIERI
DI GUERRA DI MANTOVA – BARACCA 8”, “P.I.
278”, “CENSURA MILITARE PRIGIONIERI DI
GUERRA – VERIFICATO” e “RR. POSTE – CROCE
ROSSA ITALIANA”. Il mittente, Rudolf Zakota,
indica come grado “Prigioniero – Lavoratore dell’8a
Compagnia – 26a Zona”.
In provincia di Mantova, vi erano altri campi di internamento molto più modesti che, a quanto sappiamo,
si trovavano a Borgoforte, a Quingentole e a Porto
Mantovano e forse in altre località. La presenza a Porto
Mantovano di un campo per prigionieri, è testimoniata
da una cartolina, spedita il 2 maggio 1919 dal caporale
Alfons Forster, che reca un timbro violetto con la dicitura 3023 CENTURIA PRIG.RI LAV.RI Porto Mantovano
(manoscritto).
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