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Altri metodi di auto-analisi. - Auto

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Altri metodi di auto-analisi. - Auto
Altri metodi di auto-analisi.
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PARTE 1
837
Indice.
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Confronto tra metodi di auto-analisi e la metodica di auto-aiuto del sito.
Pag. 839
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L’auto-analisi secondo Karen Horney.
Pag. 841
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L’auto-analisi secondo Klaus Thomas.
Pag. 851
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838
Confronto tra metodi di auto-analisi
e la metodica di auto-aiuto del sito.
Dueinuno, Diario di viaggio: nulla è già scritto. 2004
Illustrazione fatta a mano, elaborata al computer. Cm 12 x 15.
INTRODUZIONE GENERALE.
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Colui che sta partendo per un lungo viaggio, quando ha finito di preparare le valige,
si ferma a pensare e si chiede: “Ho preso tutto quello che mi servirà?”.
Così, giunto a questo punto del percorso del sito, il lettore che si sta preparando all’applicazione
della tecnica ai suoi problemi, ha probabilmente nella sua mente soltanto domande metodologiche:
a. “Sono sicuro di avere compreso tutti gli aspetti del metodo d’auto-aiuto presentato dal sito?”.
E forse anche:
b. “Sono sicuro delle possibilità fornite dalle caratteristiche di questo metodo?
Esistono anche altri metodi che mi porterebbero ad una conoscenza di me stesso utile
alla risoluzione dei miei problemi?”.
839
Il suo interesse è comprensibilmente centrato sul metodo da usare per raggiungere la pace nell’animo.
Per aiutarlo a rispondere a queste domande QUATTRO ha preso in considerazione altre metodiche
d’auto-analisi, esaminandole esclusivamente dal punto di vista del metodo che questi testi descrivono.
Non sono state prese in esame le basi concettuali di tali metodi.
Lo scopo, infatti, non era un confronto tra le teorie psicologiche formulate allo scopo di spiegare
come nascono i conflitti e i problemi emotivi. Questa sezione del sito ha quindi un unico, semplice,
fine: confrontare vari metodi d’auto-analisi con la metodica d’auto-aiuto descritta nel sito,
limitatamente all’aspetto della tecnica. I parametri di confronto scelti sono:
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1a. Semplicità d’applicazione e
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1b. Brevità del tempo d’applicazione pratica del metodo descritto (ovviamente in auto-applicazione),
per ogni singola seduta. Tali parametri rivestono particolare importanza perché si presuppone
che l’intero processo d’auto-conoscenza abbia una durata almeno di parecchi mesi
(fino a 1-2 anni) occupati da un numero variabile di sedute da 100 a 200 o più.
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2. Applicazione della tecnica,
• Diretta o
• Mediata (da associazioni, esercizi, questionari).
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3. Assenza di necessità di rielaborazione interpretativa sul materiale prodotto dal soggetto in ogni
singola seduta (perché costituito da catene di libere associazioni, stesura di sogni, variazioni
(nel tempo) delle risposte ad esercizi o questionari o schemi predefiniti di comportamento
da studiare). Quest’assenza di rielaborazione interpretativa permette un’immediata fruizione del
risultato conoscitivo ed emozionale della seduta da parte del soggetto, ai fini del suo benessere.
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4. Possibilità nel soggetto di progressiva crescita,
• Diretta o
• Mediata,
di due fattori:
 Comprensione della forma e della dinamica dei suoi antichi rapporti
con gli adulti della sua infanzia.
 Liberazione delle emozioni significative per l’espressione e lo sviluppo della sua individualità.
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Come si vede lo scopo di questo confronto non è definire se sia più efficace
(ai fini del raggiungimento della serenità interiore del soggetto) l’applicazione dei metodi
d’auto-analisi presentati o del metodo d’auto-aiuto illustrato nel sito. Non saranno quindi formulati
giudizi di merito. Il confronto sarà fatto semplicemente con riferimento ai parametri indicati,
inseriti in una tabella che li considera tutti. Per ogni testo sarà fatta una breve analisi basata
su un sintetico esame dei vari capitoli dell’indice. I testi d’auto-analisi sono ora elencati in ordine
cronologico della prima pubblicazione originale:
Horney, Karen: “Autoanalisi”.
Thomas, Klaus: “L’Autoanalisi”.
Langs, Robert: “Autoanalisi giorno per giorno. La padronanza della vita emotiva”.
Klein, Mavis: “Auto Analisi Transazionale. Per scoprire la nostra vera personalità”.
Ellis, Albert: “How to stubbornly refuse to make yourself miserable about anything: yes, anything!”.
In realtà la prima pubblicazione di Albert Ellis sulla Psicoterapia Razionale Emotiva è del 1958:
“Rational Psychotherapy”, in: “Journal of General Psychology”.
La prima conferenza sul tema particolare del libro che abbiano citato è del 1973:
“How to stubbornly refuse to be ashamed of anything”.
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L’auto-analisi secondo Karen Horney.
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SCHEDA TECNICA - A CURA DI QUATTRO
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AUTORE:
Horney, Karen
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TITOLO:
Autoanalisi.
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EDITORE:
Edizioni Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1978.
Titolo originale: “Self-Analysis”, W. W. Norton & Company Inc., New York, 1942.
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PAGINE:

208
INQUADRAMENTO GENERALE:  vedi
INDICE:

vedi
TEST DA COMPILARE:

no
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INQUADRAMENTO GENERALE.
NOTA DEL SITO (EDIZIONE INGLESE).
L’esposizione del pensiero di Karen Horney è stata fatta cogliendo qua e là frasi e spunti
spesso separati da molte pagine. Non sono state fatte citazioni letterali dirette.
La traduzione in inglese è stata quindi fatta su tale testo italiano mixato, senza ricorrere
a citazioni dell’edizione originale inglese.
COMMENTO AI CAPITOLI DELL’INDICE.
CAPITOLO 1°.
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In questo capitolo la Horney, parlando della possibilità e desiderabilità dell’auto-analisi,
evidenzia alcuni punti fondamentali. (Segnaliamo subito che tali punti possono essere applicati
anche al metodo d’auto-aiuto proposto dal sito).
Ogni analista sa che l’analisi è tanto più rapida ed efficace quanto più il soggetto coopera, cioè di spontanea volontà - si esprime con la maggiore sincerità possibile. Esprime cioè i propri sentimenti
con la maggiore libertà, lottando contro resistenze che egli deve superare per entrare nel cuore
dei suoi problemi. Con brillante paradosso la Horney sostiene (lei, che è stata allieva diretta di Freud)
che all’analista dovrebbe essere riservata semplicemente la parte della guida alpina che in una difficile ascensione di montagna - si limita ad indicare la via che conviene seguire o evitare.
Anzi, la definisce onestamente una guida non troppo sicura della via da percorrere,
perché (pur essendo esperta di scalate) non è ancora mai salita su quella particolare montagna.
Che il paziente se ne rende conto o no, e senza definiti sforzi coscienti da parte sua,
che sia nell’intervallo breve tra le sedute regolarmente pianificate o nei periodi di più lunga pausa
che comportano ampie sospensioni del lavoro analitico (vacanze ecc.), moltissimi elementi
indicano che una qualche attività mentale deve aver continuato a far sentire la sua azione.
Infatti, ad un certo momento, molti problemi si chiariscono da soli al soggetto, di colpo,
come dopo un sonno notturno. Ogni analista sfrutta questo lavoro mentale inconscio del paziente.
Perché - dice la Horney - non dovrebbe fare la stessa cosa il soggetto da solo?
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Certo dovrebbero essergli forniti strumenti tecnici per superare le resistenze. Ma su quest’importante
aspetto saranno forniti più avanti molti elementi. Tuttavia, sebbene Freud abbia espresso mille concetti
esatti e profondi, non è detto che ogni sua affermazione debba essere considerata verità indiscutibile.
La Horney cita la contraddizione di Freud, che pur avendo in tutta la sua opera negato la possibilità
d’auto-analisi, ha scritto un trattato sull’interpretazione dei sogni utilizzando suoi sogni.
Ancora più criticamente l’Autrice sembra dire: un qualsiasi analista (rigido epigono di un Maestro
esploratore) sicuramente affermerebbe che il soggetto, abbandonato a se stesso,
riuscirebbe al più ad ottenere delle introspezioni “puramente intellettuali”.
(Poche righe sopra questa frase intenzionalmente resa polemica, la Horney mette in bocca
a quest’ipotetico critico fedelissimo freudiano, una frase curiosamente premonitrice:
“...Così, per esempio, potrebbe argomentare che un paziente può sbarazzarsi delle sue difficoltà
solo riesperimentando i propri desideri, paure e passioni infantili nel rapporto con l’analista”. (Pag. 14).
Considerando:
• Che la Horney ha espresso questo concetto nel 1942,
• Che dal 1972 la Terapia Primaria si propone proprio quest’obiettivo di ri-sperimentazione
delle emozioni del paziente, in se stesso, tra sé e sé.
• Che dagli anni 1980 Alice Miller ha messo l’accento su questa modalità possibile di entrare
in contatto con la propria infanzia.
• Che il metodo d’auto-aiuto presentato dal sito ha esattamente questo scopo e il team del sito
ritiene - con fondati motivi - di fornirne anche gli strumenti necessari.
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Il lettore del sito può dormire sonni tranquilli se pensa alla sua futura serenità.
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La Horney afferma con semplicità che chi fa auto-analisi non dovrebbe pensare a produrre creazioni
d’alto livello scientifico, ma lasciarsi guidare dal suo interesse: cercare soltanto ciò che attira
la sua attenzione, risveglia la sua curiosità, fa vibrare qualche emozione dentro di lui.
Se sarà il suo spontaneo interesse a guidarlo, esso gli farà scegliere intuitivamente gli argomenti
più comprensibili per lui, o più connessi al problema su cui lavora.
Certo, la teoria è spesso distante dalla realtà pratica:
• Un soggetto può non trovare, nei fatti di una intera giornata, nulla che gli susciti interesse
o gli fornisca qualche illuminazione su di sé.
• Oppure molti spunti gli sembrano degni di nota allo stesso livello, ed egli non sa quale scegliere.
(In entrambi i casi, stendere una breve annotazione scritta può servire, in seguito,
a dirimere la questione).
• In molti momenti si ha l’impressione che il lavoro che si sta facendo sia fuori strada, o non serva
a nulla: non bisogna mollare e prima o poi l’orizzonte del significato psicologico si aprirà,
o si riuscirà ad abbandonare il precedente vicolo cieco.
Ma non si pensi che Karen Horney affermi che conquistare la conoscenza di sé sia impresa facile:
l’Autrice sottolinea con forza che la volontà, la spinta interiore, del soggetto ad arrivare
ad un risultato, è fattore più importante che qualsiasi aspetto tecnico dell’analisi.
Proclama che, senza tema di smentite, un analista non può condurre un paziente più in là del punto
al quale il paziente stesso vuole arrivare. Questa stessa volontà, questa spinta a raggiungere
una meta interiore che si è prefissata, il soggetto può sfruttarla da solo.
Ma mentre Freud s’interessò praticamente solo sempre dell’eliminazione dei sintomi nevrotici,
la Horney ritiene che la meta del lavoro psicoterapico sia sbarazzare una persona da servitù interne,
e renderla libera di sviluppare al massimo le sue migliori possibilità. E questa molla interiore è presente
al fondo d’ogni individuo sofferente. Ma (prosegue la Horney dando ancora voce a questo teorico
ma ipercritico collega psicoanalista), quest’impresa può essere compiuta da un “profano”
che manca delle conoscenze e dell’esperienza necessaria?
Risponde l’Autrice:
Noi tutti siamo troppo inclini a credere che:
• Solo un uomo politico possa intendersi di politica.
• Solamente un meccanico sappia riparare la nostra macchina.
• Unicamente un esperto giardiniere riesca a potare i nostri alberi.
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Naturalmente, ricorda la psicoanalista, una persona del mestiere può eseguire un lavoro
più rapidamente e più efficacemente di un profano, il quale anzi - in molti casi - non saprà essere
all’altezza del compito assunto. Però la distanza che separa un esperto da un profano appare spesso
più grande di quanto non sia, ed un’eccessiva fiducia nella specializzazione può facilmente trascendere
in un’adorazione cieca, e soffocare ogni tentativo di nuove attività.
La Horney presenta infine un’altra acuta argomentazione: non sottovalutiamo le difficoltà
dello psicoanalista. Egli deve:
• Conoscere a fondo se stesso.
• Conoscere l’animo umano sul piano sia cosciente sia inconscio.
• Saper trattare diversamente i differenti clienti.
• Sapere cosa scartare e cosa prendere in considerazione tra i sintomi e le affermazioni del soggetto.
• Sapere comprendere ciò che avviene all’interno del paziente.
• Sapere interpretare e orientare, ma senza mai consigliare (né - peggio - imporre)
una qualsiasi scelta ad un soggetto che è pur sempre un’altra persona.
Il paziente invece, da parecchi punti di vista, è nettamente in vantaggio:
• Il suo mondo interiore è proprio quello che lui vive, anzi è l’inizio che conosce.
Osservare se stesso dovrebbe essergli più facile di quanto potrebbe riuscire ad una terza persona.
Dopo di tutto, egli vive con se stesso giorno per giorno. Il soggetto è un po’ come un’infermiera
intelligente, che stia tutto il giorno a contatto con un malato: sebbene ella disponga di metodi
non così approfonditi, precisi e sostenuti dalla scienza rispetto al medico, tuttavia non ha soltanto
un’ora per osservare il malato (come accade al medico), ma un’intera giornata riempita
da osservazioni molto più particolareggiate ed attente.
La Horney conclude, sia pure con un punto interrogativo: l’auto-analisi dovrebbe essere fattibile
senza aiuto analitico esterno. L’ultimo punto che la Horney tratta è quello del possibile danno
prodotto dall’auto-analisi. Anzitutto non si deve trascurare un aspetto non irrilevante.
Il soggetto che da solo (naturalmente incline a lasciare cadere tutto ciò che lo fa soffrire)
è molto meno esposto al rischio di insistere in introspezioni al momento intollerabili rispetto
al caso in cui fosse pressato da un analista non sensibile ad accettare che certe spiegazioni
siano per il paziente premature.
Inoltre, in senso generale, lo scontrarsi con una verità interiore dolorosa non è per il soggetto
soltanto causa di sofferenza, ma rappresenta anche una forza liberatrice che dà un senso
di sollievo inerente ad ogni verità, e l’inizio del riconoscimento di una via d’uscita dal problema.
CAPITOLO 2°. Forze motrici nelle nevrosi.
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CAPITOLO 3°. Studi della comprensione psicoanalitica.
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CAPITOLO 4°. Ruolo dell’analista nel procedimento psicoanalitico.
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Il cuore di vecchio psicoanalista che batte nel petto di QUATTRO piange a non citare nessuna
delle cento e cento spiegazioni di meccanismi psicologici che i capitali presentano.
Ma l’impegno morale a parlare non di spiegazioni teoriche bensì di solo d’aspetti tecnici è per lui
vincolante. Così il lettore del sito potrà ricavarne spunti da utilizzare per lavorare concretamente
sulla propria vita personale. Sul ruolo dell’analista nel procedimento psicoanalista non sarà fatto
alcun commento giacché il metodo d’auto-aiuto del sito non è un procedimento psicoanalitico
e non contempla l’intervento diretto d’alcun terapeuta.
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CAPITOLO 8°.
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Auto-analisi sistematica di una tendenza morbosa: anche questo capitolo
non sarà recensito, per un intenso carattere di particolarismo individuale, difficile da applicare
a qualsiasi altra storia di lettori comuni.
CAPITOLO 6°.
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Auto-analisi occasionale: il capitolo non sarà recensito perché il concetto base
del sito è che il metodo d’auto-aiuto debba essere applicato regolarmente e non occasionalmente.
CAPITOLO 4°.
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Ruolo del paziente nel procedimento psicoanalitico (considerazioni applicabili in parte anche
al metodo d’auto-aiuto del sito): secondo la Horney, il soggetto che inizia un lavoro d’auto-analisi
deve affrontare tre grossi compiti:
1° COMPITO.
Esprimersi senza reticenze e nel modo più sincero e leale possibile.
Secondo la Horney, un’autoespressione completa si raggiunge per mezzo della libera associazione
delle idee. Su questo punto (evidentemente fondamentale per l’aspetto tecnico)
QUATTRO è in totale disaccordo. Ma prima di criticare un’impostazione bisogna illustrarla.
La Horney spiega sinteticamente che la libera associazione di un’idea ad un’altra significa
un tentativo da parte del soggetto di esprimere senza riserve, e nell’ordine in cui gli si va
presentando, tutto ciò che gli venga in mente.
E ciò senza preoccuparsi se questa o quella cosa gli appaia insignificante, estranea all’argomento,
incoerente, irrazionale, indiscreta mancante di tatto, imbarazzante, umiliante.
L’espressione “tutto ciò che venga in mente”, va intesa esattamente alla lettera: deve comprendere
non solo pensieri passeggeri e generici, ma anche idee e ricordi specifici, incidenti avvenuti
nell’ultima seduta, ricordi d’esperienze fatte in qualsiasi periodo della vita, riflessioni sopra se stesso
o altri, reazioni alla situazione auto-analitica, pensieri o professioni di fede in fatto di morale,
di religione, di politica e arte, desideri e progetti per il futuro, fantasticherie presenti o passate.
E, naturalmente, i sogni avuti.
È particolarmente importante che il paziente esprima ogni sentimento che emerga in lui
(passioni, speranze, esultanza, scoraggiamento, senso di sollievo, sospetti, collera),
ed ogni suo pensiero generico o specifico. Naturalmente il paziente - per una ragione o per l’altra potrà avere ritrosia a parlare di certe cose, ma in tal caso dovrebbe manifestare le sue obbiezioni
a parlare di un dato pensiero o sentimento. La libera associazione differisce dal nostro abituale modo
di pensare e di parlare non solamente per la franchezza e la schiettezza cui è improntata, ma anche
per la sua apparente mancanza di direzione. Discutendo un problema, o in genere parlando
con altre persone, siamo soliti attenerci strettamente all’argomento. Delle varie ondate di pensiero
che attraversano la nostra mente, noi tendiamo a selezionare quegli elementi che si riferiscono
specificamente alla situazione, e a tralasciare ciò che deve essere omesso, anche se facciamo
quest’operazione senza sforzo. Nella libera associazione invece, è insito uno sforzo tendente
ad esprimere tutto quello che ci passi per la mente, senza preoccuparci dove ciò possa condurci.
Secondo la Horney, la libera associazione costituisce un metodo perfettamente appropriato
per comprendere l’esistenza, l’importanza e il significato dei sentimenti e degli impulsi inconsci.
Certo, dice la Horney, non ci si può aspettare miracoli: è un errore attendersi che - non appena
abbiano reinstaurato la libertà d’espressione cosciente - tutto ciò che ci causava paura
e vergogna sia rivelato. In ogni modo (nel bene e nel male) possiamo star certi che non apparirà
nulla di più di quanto siamo preparati a sopportare. Trascrivere subito le libere associazioni
(nell’amplissima eccezione che ripetiamo, perché sia chiaramente utilizzabile: pensieri passeggeri,
ricordi specifici, reazioni a fatti avvenuti, memorie d’eventi anche molto antichi, riflessioni su di sé
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o su altre persone, o su grandi temi ideali di pensieri, desideri, progetti, fantasticherie)
ha diversi vantaggi. Il soggetto può:
• Rendersi conto che il flusso di pensieri è assai meno dispersivo di quanto egli pensasse.
• Cogliere più facilmente una loro deviazione parassitaria.
• Evitare il rischio di scartare spunti utili che su momento gli appaiono insignificanti.
• Soprattutto rileggere in un secondo tempo le note prese:
 Vedendo più chiaramente certe connessioni di significato prima non notate.
 Rivivendo scoperte già fatte ma dimenticate da qualche tempo.
 Vedendo sotto una nuova luce di significato intuizioni prima viste con minore profondità.
Ma non dimentichiamo che l’evocare libere associazioni riesce difficile a tutti
per diverse specifiche difficoltà:
a. Timore che lasciando via libera ad ogni pensiero o sentimento, questi sconvolgerebbero
territori tabù, morali e sociali.
b. Timore di distruggere tutta una serie d’atteggiamenti basati su una rigida prevenzione,
che mira ad evitare ogni rischio.
c. Timore di aprirsi e dover lasciare cadere una maschera con la quale si è sempre protetta
la propria vita privata da ogni intrusione (in realtà da ogni vero rapporto con altri esseri umani).
d. Timore (o incapacità?) ad osare avere idee proprie.
e. Stato finale di così grave inibizione ed inerzia esistenziale, da avere perso il contatto
con il proprio sé, la capacità di sentire la forza motrice delle proprie emozioni, desideri, bisogni.
2° COMPITO.
Il soggetto deve affrontare con onestà intellettuale i suoi problemi, rendendosi conto dei fattori rimasti
fino allora inconsci. Quest’introspezione, per essere efficace, deve essere sia intellettuale sia emotiva.
In tal modo produce diversi risultati positivi:
• È un esperienza mentalmente piacevole.
• È fonte di sollievo.
• Svela la realtà che esisteva sotto speciosi atteggiamenti precedenti.
• Sostituisce emozioni attive e vitali (anche la collera, la paura, l’eccitamento, il disprezzo)
a sostituti fatti d’imitazioni paralizzanti.
• Apre la strada all’azione.
3° COMPITO.
Cambiare dentro se stesso, quei fattori che interferiscono con un migliore sviluppo,
con trasformazioni dell’azione e del comportamento, in ogni campo:
• Capacità d’esibizioni in pubblico, di svolgere attività creativa, di sviluppare cooperazione con altri.
• Superamento di fobie, ansie, depressione.
• Raggiungere un’attitudine realistica verso se stesso (né troppo esaltata né autodemolitiva).
• Sviluppare spirito d’iniziativa, autoaffermazione e coraggio (invece di restare inerte e pavido).
• Imparare a fare progetti (invece di restare paralizzato).
• Sviluppare atteggiamenti autocentranti invece di appoggiarsi agli altri (e quindi abbandonare
tendenze costanti ad avere eccessive pretese dagli altri e continue accuse nei loro confronti).
• Sviluppare atteggiamenti di maggiore tolleranza e apertura verso gli altri invece
di una diffusa ostilità difensiva.
CAPITOLO 7°. Auto-analisi sistematica. Preliminari.
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Rispetto a quell’occasionale, l’auto-analisi sistematica è:
1. Più frequente (ovviamente).
2. Segue sistematicamente fino in fondo i problemi sotto la spinta motrice di una inflessibile volontà
della persona di entrare in contatto con i suoi problemi, del desiderio di sviluppare il suo vero Io,
e di imparare a far fronte a ciò che possa ostacolare tale sviluppo.
845
UTILIZZO DEI SOGNI.
Secondo la Horney, l’utilizzo sistematico dei propri sogni, ed un serio tentativo di analizzarli fa parte
essenziale di un’auto-analisi sistematica (anche su questo punto QUATTRO prenderà le distanze
dalla sua antica Maestra, così come sul peso attribuito allo strumento delle libere associazioni).
PROCEDURA COMPLESSA DI LAVORO.
La Horney sottolinea che se un soggetto vuole veramente imparare a conoscersi, i sentimenti
che prova ogni giorno possono aiutarlo a fondo in questo scopo. Può essere stupito perché,
ad un certo momento, si è incollerito senza ragione plausibile. O che è rimasto paralizzato dinanzi
ad una decisione senza importanza apparente o che è diventato offensivo in misura sproporzionata
o addirittura senza volerlo. Per non parlare d’ansie improvvise e immotivate.
Queste osservazioni, insieme alle associazioni libere d’idee che ne derivano, e al lavoro
d’interpretazione dei sogni, costituiscono il materiale grezzo dell’auto-analisi.
Il lavoro su questo materiale richiede parecchio tempo (un’ora il giorno o anche più).
CONTINUITA’ DELLE SEDUTE D’AUTO-ANALISI.
È necessaria:
• Sia per approfondire il lavoro di conoscenza di sé.
• Sia per superare le resistenze.
REGOLARITA’ DELL’ORA E DEL GIORNO FISSATI PER LE SEDUTE.
Non è possibile rispettarla perché non è possibile nemmeno imporla.
• L’impulso a fare una seduta può impostarsi in momenti non pratici (per esempio durante un pranzo.
• Può essere fastidioso fare la seduta ad ora fissa, sempre al termine del lavoro.
• Un tema emotivo può chiarirsi - nell’animo del soggetto - in momenti inadatti a farne
una seduta (prima di addormentarsi o facendo una passeggiata).
Ma, dice la Horney, queste obiezioni riguardano solo il processo totale del lavoro psicologico:
l’efficacia dell’auto-analisi è garantita anche se c’è una certa irregolarità. Non è grave se al soggetto
sfugge uno spunto: sarà il problema a ripresentarsi a lungo appena se ne produrranno
di nuovo le condizioni.
NORMALITA’ DI UN RITMO DISCONTINUO.
Anche se il soggetto è profondamente convinto dell’importanza dell’auto-analisi nel suo processo
di trasformazione interiore, non deve pensare che dovrà praticarla dal momento in cui l’ha iniziata
fino al giorno della sua morte: ci saranno fasi nelle quali l’auto-analisi passerà in secondo piano.
Pur cercando di comprendere le cause di qualche sua reazione, il soggetto lavorerà con un ritmo
più calmo e lento. Oppure il lavoro fatto precedentemente può aver creato una riserva d’energia
che consente di combattere contro difficoltà estreme.
CAPITOLO 10°. Trattamento delle resistenze.
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È uno dei capitoli più interessanti scritti dalla Horney ed è molto importante per il lavoro d’auto-analisi
(e - per estensione - anche per il percorso d’auto-aiuto proposto dal sito).
Anzitutto la sua voce (autorevole nel campo della psicoanalisi!) spalanca orizzonti di speranza ai lettori:
è falso, dice la Horney, l’assioma della letteratura psicoanalitica secondo cui il soggetto è impotente
contro le proprie resistenze, non riesce a superarle senza l’aiuto di un esperto, lo psicoanalista.
Falso, dice la Horney. La causa è un’altra: l’esperienza analitica è determinata dal fatto che al paziente
non è lasciata la possibilità di lottare da solo contro le proprie resistenze.
Il secondo punto su cui le idee della Horney divergono da quelle di Freud è che mentre questi
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deve ampio spazio (nell’economia delle forze presenti nell’animo umano) ad istinti poco distruttivi,
poco spazio concedeva invece alle forze costruttive, che potrebbero lottare per la crescita
e lo sviluppo del soggetto. Poiché tali forze costruttive costituiscono il contrappeso dinamico
delle forze negative che producono le resistenze, la Horney afferma che la visione pessimistica
di Freud condurrebbe necessariamente ad una sfiducia nella possibilità di superare le resistenze
grazie ad uno sforzo personale.
L’Autrice prende una posizione dissenziente precisa, rifiutando la visione pessimistica e paralizzante
dell’ortodossia freudiana. Sostiene che il risultato dell’auto-analisi dipende molto
dalla capacità individuale ad affrontare le resistenze (oltre che dalla potenza, o forza di queste),
come anche dal fatto che il soggetto si renda conto della loro esistenza (anche perché ne conosce,
almeno orientativamente, l’origine e la forma). La Horney presenta due settori generali d’osservazione
sulle resistenze in auto-analisi.
QUANDO E DOVE NASCONO LE RESISTENZE?
• Per lo più le resistenze non sono riconosciute dal soggetto perché i meccanismi difensivi entrano
in azione (e molto lentamente, molto sottilmente) solo quando il soggetto affronta direttamente
i problemi che la resistenza copre, cioè, quando sono messe a nudo le sue esigenze segrete,
poste in dubbio le sue illusorie speranze, insidiate le sue misure di sicurezza.
• Le fonti delle resistenze sono costituite dalla somma di tutti gli interessi di un individuo
a mantenere immobile, statico, il suo mondo interiore.
Non è che egli voglia rimanere ammalato, non desidera mantenere in piedi la sua nevrosi intera,
bensì solo tutti quegli aspetti della nevrosi che gli hanno dato un’impressione di sicurezza
e di soddisfacimento per il futuro.
In una parola, tutto ciò che riguarda le segrete esigenze che egli ha dalla vita; le sue aspettative
d’amore, potere o d’indipendenza; le sue illusioni su se stesso; le sue zone di sicurezza
nel muoversi nella vita.
Se tutte queste cose vengono in qualche modo messe in discussione, il soggetto andrà in crisi,
con varie reazioni:
• Di disperazione.
• D’irritabilità mista a scoraggiamento.
• Di paura o vera e propria ansia acuta.
COME SI ESPRIMONO LE RESISTENZE?
In generale possono esserci tre forme d’espressione.
1. Un aperto conflitto con il problema che è sottostante:
poniamo il caso di un soggetto con un bisogno nevrotico d’indipendenza assoluta
(con difficoltà a trattare con gli altri, oppure ad avere rapporti sciolti con le donne).
Se nell’auto-analisi si tocca questo modo conflittuale il soggetto:
• Può irritarsi come se qualcosa o qualcuno si intrudesse nelle sue relazioni umane.
2. La comparsa di reazioni emotive difensive.
Il soggetto può:
• Di colpo manifestare fiducia verso l’auto-analisi.
• Perdere d’interesse o di regolarità nel fare le sedute.
• Provare inconsueti sentimenti di timore, vergogna, senso di colpa nel fare le sedute d’auto-analisi.
3. La comparsa d’inibizioni difensive e manovre evasive.
Il soggetto può:
• Lasciarsi distogliere dal cominciare ad analizzare un certo problema.
• Bloccare il fluire dei temi emotivi (fluire dall’uno all’altro) lungo le sedute.
• Rimanere impigliato in una incapacità di comprensione.
• Far ricorso a dichiarazioni che ha altre cose urgenti da fare, che è troppo stanco
per fare la seduta, che dispone di troppo poco tempo.
847
COME VANNO TRATTATE LE RESISTENZE?
1. Se il soggetto non si accorge che è in atto una resistenza: non vi è nulla da fare.
2. Nella maggior parte dei casi, di fatto non è necessario fare nulla, perché il soggetto
è molto poco propenso a rendersi conto che c’è una resistenza.
3. Resistenze forti, ben percepibili (anzi vissute con sofferenza dal soggetto) riguardano veri campi:
• I punti cruciali del nostro mondo interiore dinanzi ai quali chiudiamo gli occhi.
• Forme nelle quali esprimiamo la nostra abitudine a minimizzare emozioni e sentimenti complessi.
• Le ricerche in direzione sbagliata (sospettabili perché la ricerca va a rilento,
fa perdere tempo senza risultati apprezzabili).
• Valutazione dei risultati del processo di auto-analisi che sembrano in contrasto con la sensazione
di benessere (malessere percepito, senso di falso esaltamento o di sfiducia immotivata
circa i progressi dell’auto-analisi).
TECNICA DI AFFRONTAMENTO DI TALI FORME DI RESISTENZA.
1. Confrontare le annotazioni sui mutamenti comportamentali realmente avvenuti e registrati,
con le descritte impressioni apposte.
2. NOTA BENE.
Tenere presente il concetto di schema del disco rotto: tali pensieri incongrui, tali emozioni
esagerate, non vanno mai al di là del punto morto in cui si era bloccata la seduta,
oppure era partita per la tangente in maniera esagerata.
In sostanza non apportano nessun elemento costruttivo nuovo.
(Lo stesso consiglio è perfettamente applicabile alle sedute di auto-aiuto del sito).
3. Fare una o più sedute di auto-analisi specificamente sul tema della resistenza
(lo stesso suggerimento è valido per le sedute di auto-aiuto proposte dal sito, nelle quali
la resistenza diviene evidentemente il
1° passo - ciò che percepisco come importante - e dà autonomamente il via al
2° passo - l’emozione che mi deriva dal percepire la resistenza che mi blocca -).
PROCEDIMENTO GENERALE PER AFFRONTARE UNA RESISTENZA.
Quando ci si accorge che è in atto un blocco una resistenza, bisogna lasciar cadere la ricerca
auto-analitica che si stava conducendo su un certo tema. È inutile sforzarsi: cercare di forzare
una chiave che non apre una serratura non serve che a rompere la chiave. Bisogna considerare
la resistenza come il vero problema attuale da risolvere. La Horney suggerisce:
• Di riesaminare il testo dell’ultima seduta di auto-analisi (al massimo la penultima).
Molto probabilmente sarà possibile evidenziare il punto in cui si è verificato il blocco,
è scattata la resistenza. Non solo il tema emotivo sviluppato prima che il blocco lo troncasse,
può dare indicazioni. Ancora più precisamente bisogna osservare il punto in cui tale tema
si è arenato. Quel punto è sede di un modo conflittuale.
Lavorando sopra il suo contenuto e meccanismo si può scegliere, superare, la resistenza,
e far riprendere il flusso regolare della seduta. (Consiglio pienamente applicabile anche
alle sedute di auto-aiuto con la tecnica del sito).
• Per sicurezza supplementare, fare una o più sedute di auto-analisi specificatamente
sul tema della resistenza. (Lo stesso vale per la metodica di auto-aiuto del sito).
POSIZIONE EMOTIVA DEL SOGGETTO DINANZI ALLE RESISTENZE.
Molto importanti sono le osservazioni della Horney se il soggetto è bloccato da resistenze.
• Non deve colpevolizzarsi o rimproverarsi di nulla.
• Non deve né disistimarsi né irritarsi con se stesso.
848
• Deve rispettare quelle forze istintive del suo animo che (non lasciandogli vedere problemi
troppo dolorosi) gli hanno permesso di sopravvivere per anni, quando non disponeva
di alcun strumento di aiuto. Le resistenze di oggi sono il residuo di quelle forze più potenti,
ed istintivamente mirano a realizzare lo stesso scopo di protezione (anche se oggi eccessivo)
con pazienza e con rispetto il soggetto le ascolti, si sforzi di comprendere quale effetto vogliono
produrre (in fondo per il suo bene globale) e cerchi di proporre loro una nuova strada
di compromesso: la soluzione del conflitto in questione.
COMMENTO FINALE.
Parlare di “Autoanalisi”, di Karen Horney, è per QUATTRO fare un tuffo nel passato, ritornando
alla sua gioventù. Attorno ai suoi 20 anni questo libro è stato per lui una apertura verso paesaggi
ed orizzonti con colori di promessa: serenità, libertà interiore, possibilità di entrare in possesso
della propria essenza emozionale e farla fiorire ed espandere. La chiave era la conoscenza interiore
che sembrava possibile ottenere attraverso la metodologia proposta da Karen Horney.
Da allora il tempo è passato e - per QUATTRO come per tutti gli esseri umani - ha cancellato molte
speranze (o erano illusioni?), lasciando come tracce del suo passaggio alcune (poche) certezze.
Così è avvenuto anche a proposito delle speranze che QUATTRO riponeva nel metodo di auto-analisi
proposto da Karen Horney. L’ammirazione giovanile per la saggezza della Maestra di una psicoanalisi
che mirava a semplificarsi rispetto al modello Freudiano, ad adeguarsi alla vita di oggi ed agli uomini
che la vivono, ha portato QUATTRO a fare ampie citazioni del pensiero di Karen Horney.
Il concetto di auto-analisi ne è stato sicuramente illuminato a fondo, e reso degno
di rigorosa attenzione. Alcuni campi fondamentali di osservazioni della Horney:
1. Aspetti generali dei compiti del paziente nel suo lavoro di auto-analisi e soprattutto,
2. Il trattamento delle resistenze.
Sono da considerare preziosi per chiunque voglia fare un cammino di conoscenza di sé, quindi anche
per i lettori del nostro sito di auto-aiuto. Tuttavia a parere di QUATTRO il metodo di “Autoanalisi”,
di Karen Horney, risente fortemente della sua vicinanza cronologica, ed in parte anche concettuale,
con la psicoanalisi di Sigmund Freud. Due grandi limiti ne ostacolano un facile utilizzo in autogestione:
1. L’uso fondamentale delle libere associazioni di idee, di forte impronta freudiana originaria: a parere
di QUATTRO - per un soggetto che lavori con tecnica di auto-aiuto ma sia affidato solo a se stesso le libere associazioni di un’idea ad un’altra, senza preoccuparsi che le idee siano significative
in rapporto allo spunto iniziale che gli ha fatto scattare la necessità della seduta, ha troppi rischi
di pensieri parassiti, passeggeri, generici ed insignificanti. Se si lavora da soli, la mancanza
di direzione non è una caratteristica positiva anzi è fortemente negativa (per grave rischio
di dispersione sterile). Inoltre la lunga catena di semplici parole o di più complessi pensieri (materiale
grezzo, dice la Horney stessa) richiede poi una ulteriore fase di elaborazione, cioè ulteriore consumo
di tempo e fatica mentale. Il metodo di auto-aiuto proposto dal sito prende anch’esso lo spunto
da un suggerimento inconscio, è l’inconscio che fa sì che la mente cosciente sia colpita da:
• Un ricordo, recente o antico.
• Una scena di vita appena vista.
• Una frase di un libro o di una canzone.
• Una scena di un film o vista alla TV.
• Un sogno stesso del soggetto.
Ma, su questo spunto che l’inconscio ha liberamente scelto, il soggetto è poi portato dalle sequenze
dei passi del metodo primario in maniera non dispersiva, è incanalato verso il cuore delle emozioni
del suo passato senza il rischiosi sbandamenti. E non occorre alcun ulteriore lavoro di elaborazione
interpretativa: il materiale emotivo della seduta parla da solo.
2. Utilizzo dei sogni come elemento regolare, basilare, della tecnica di auto-analisi.
Le obbiezioni sono le stesse:
• Rischio di dispersione nella fase di interpretazione (da solo) del significato del sogno
che ha sempre confini sfrenati e non facilmente definibili.
849
• Lavoro supplementare di trasferimento alla vita di ogni giorno, del significato dato al sogno!
(Tenendo - per di più - presente che i sogni - come ricorda la Horney  esprimono tendenze e non definizioni precise di problemi o conflitti,
 hanno, un’ampia misura, il significato di realizzazione di desideri (di per sé importanti
per il soggetto, ma non necessariamente legati in modo stretto al conflitto
che egli sta studiando).
Riassumendo quindi tutti i punti della valutazione tecnica del testo “Autoanalisi”, di Karen Horney,
secondo i parametri indicati nella parte generale, il risultato è la seguente tabella:
AUTOANALISI - Karen Horney
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Semplicità di applicazione pratica:  Molto limitata.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Brevità di applicazione pratica:

Assente (inoltre indefinibile).
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Applicazione della tecnica:

Diretta
Mediata

No
Sì, da:
• Libere associazioni.
• Trascrizione sogni.
• Annotazioni varie.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Necessità di interpretazione del materiale grezzo globale della seduta:


• Associazioni.
• Sogni.
• Collegamento con note varie.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Incremento della comprensione del significato dei rapporti con gli adulti dell’infanzia:

Sì, per:
Diretto

Non chiaramente definibile.
Mediato

Dal lavoro di interpretazione del materiale grezzo.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Incremento della liberazione emozionale:


Non chiaramente evidenziabile.
Dal lavoro di interpretazione del materiale grezzo
(ma non chiaramente definibile).
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––


Diretto
Mediato


INDICE.
Introduzione.
Capitolo 1°
Capitolo 2°
Capitolo 3°
Capitolo 4°
Capitolo 5°
Capitolo 6°
Capitolo 7°
Capitolo 8°
Capitolo 9°
Capitolo 10°
Capitolo 11°
- Possibilità e desiderabilità dell’auto-analisi.
- Forze motrici nelle nevrosi.
- Stadi nella comprensione psicoanalitica.
- Ruolo del paziente nel procedimento psicoanalitico.
- Ruolo dell’analista nel procedimento psicoanalitico.
- Auto-analisi occasionale.
- Auto-analisi sistematica: preliminari.
- Auto-analisi sistematica di una dipendenza morbosa.
- Spirito e regole di un’auto-analisi sistematica.
- Trattamento delle resistenze.
- Limitazioni dell’auto-analisi.
850
L’auto-analisi secondo Klaus Thomas.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
SCHEDA TECNICA - A CURA DI QUATTRO
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
AUTORE:
Thomas, Klaus
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
TITOLO:
L’Autoanalisi.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
EDITORE:
Edizioni Mediterranee, Roma, 1977.
Titolo originale: “Selbstanalyse”, Georg Thieme, Verlag, Stuttgard, 1972.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
PAGINE:

170
INQUADRAMENTO GENERALE:  vedi
INDICE:

vedi
TEST DA COMPILARE:

no
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
INQUADRAMENTO GENERALE.
Commento ai capitoli dell’indice.
Nel libro “L’Autoanalisi”, di Klaus Thomas, si sente, forte, l’influenza della sua preparazione medica
psichiatrica, l’influsso culturale della psicoanalisi freudiana (sempre tenuta presente dall’Autore)
e l’impostazione del suo lavoro in strutture pubbliche (università, centri di specializzazione,
centri d’assistenza medica ai depressi). Il discorso di Klaus Thomas è così scrupoloso da risultare
(per precisione di dettagli) talora persino non troppo chiaro nella definizione stessa di che cosa sia
l’auto-analisi. In ultima analisi, l’analisi è poi definita come un metodo sussidiario complementare
alla psicoanalisi (con l’obbligo di registrare ogni mattina, per almeno 15 minuti, i propri sogni).
Il prospetto globale di che cosa avviene nell’auto-analisi non ha in sostanza nessun elemento
di tipo tecnico concreto (“che cosa fare per ottenere questo risultato”, ma costituisce un elenco
d’aspetti psicologici generali. Essi sono espressi, per di più, con un taglio d’operazione mentale
attivata dalla razionalità cosciente e - sembra quasi - secondo uno schema progressivo
che ha qualcosa di meccanico). Questi aspetti psicologici generali sembrerebbero capaci di per sé
(quasi miracolosamente) di produrre l’emergenza d’emozioni profonde dall’inconscio, e seduta dopo seduta - una benefica trasformazione della personalità globale.
Riportiamo la tabella di pag. 25:
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
PROCESSO E META DELL’AUTO-ANALISI.
(Dall’auto-conoscenza approfondita all’auto-realizzazione maturata).
1. Rievocazione mentale dei conflitti o traumi.
a. Riflessione logica.
b. Combinazione sul piano intellettivo.
c. Constatazione sul piano intellettivo.
d. Comprensione sul piano razionale.
e. “Ricordo” grazie alla facoltà mnemonica
2. Rappresentazione visiva di fantasie e simboli.
a. “Immaginazione” semiattiva.
b. Osservazione passiva di sogni, d’immagini autogene o ipnotiche.
c. Libera associazione d’idee.
d. Esposizione orale ed in particolare “relazione” scritta.
e. Chiarificazione, correlazione e “scoperta”.
851
3. Esperienze sul piano affettivo: immedesimazione e identificazione.
a. Individuazione dei sentimenti che salgono dal basso.
b. Accentuazione dei sentimenti negativi.
c. Eventuale “transfert” dei sentimenti
d. Conseguente descrizione per iscritto dei sentimenti.
e. Compito di imparare a pilotare i sentimenti.
4. Esperienza psichica globale di ristrutturazione della vita.
a. Autoconoscenza approfondita grazie a sincerità assoluta.
b. Conoscenza approfondita del mondo circostante grazie ad un’osservazione più obiettiva,
spassionata, meno legata ai sentimenti.
c. Individuazione esatta dei compiti grazie ad un’impostazione meno “egocentrica”.
d. Individuazione esatta dei valori grazie ad ordine nella propria vita.
e. Autorealizzazione maturata grazie al lavoro sul proprio carattere.
Il successivo paragrafo:
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
“Struttura e attuazione dell’auto-analisi. Raccomandazioni tecniche per l’esecuzione”.
È costituito in sostanza da 4 consigli generali, importanti ma in realtà privi d’ogni elemento tecnico:
1. Mettere per iscritto le osservazioni (l’auto-analisi orale registrata sembra non essere considerata
dagli Autori di formazione psicoanalitica: né la Horney, né Klaus Thomas, né - dopo Robert Langs; ne parlano) perché vi sono vari vantaggi:
• Stimola la memoria e facilita il ricordo.
• Nella rilettura necessaria permette confronti e inquadramenti sul percorso compiuto.
2. Lavorare con serietà, di buon grado, e consenso d’auto-responsabilità.
3. Scrivere regolarmente, in ore determinate (almeno 3-4-5 ore la settimana, in momenti esattamente
stabiliti) ogni giorno, al risveglio, occorre per almeno 15 minuti, registrare i sogni notturni.
4. Custodire gelosamente il proprio scritto lontano da mani indiscrete.
Ora anche QUATTRO ha scritto quasi esattamente le stesse osservazioni, raccomandazioni pressoché
identiche. Ma le ha considerate esattamente quello che erano: semplici suggerimenti pratici,
piccole malizie e trucchetti che l’esperienza ha suggerito per superare piccoli scogli
nello svolgimento del flusso della seduta.
Quello che QUATTRO cercava nel testo di Klaus Thomas e che definiva con il termine
di “aspetti tecnici” era un qualcosa di paragonabile (ma benvenuta anche una proposta
assai più avanzata, nella sua diversità pratica!) alla sequenza tecnica generale dell’andamento
della ricerca interiore che si approfondisce dal presente al passato, e dalla coscienza all’inconscio,
come nello schema di J. Konrad Stettbacher.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
• PERCEZIONE ATTUALE
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
• EMOZIONE ATTUALE
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
• COINVOLGIMENTO EMOZIONALE DEGLI ADULTI  DEL PASSATO
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
• PROCLAMAZIONE DEI BISOGNI DEL BAMBINO

NEL PASSATO
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
• AUTO-AFFERMAZIONE

NEL PRESENTE
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
852
Questa, a parere di QUATTRO, è una reale sequenza di passi tecnici, ripetibile da ogni soggetto,
ogni volta, nello stesso ordine, secondo i principi del metodo scientifico. Ma - in realtà - la distanza tra
QUATTRO e Klaus Thomas è forse molto minore di quanto (in questo momento) QUATTRO sia portato
a pensare. In questa parte del suo testo, Thomas descrive minutamente le precauzioni che deve
prendere e osservare il ricercatore interiore che s’inoltra da solo nel territorio dell’auto-analisi.
Nel capitolo “Consigli pratici generici per il contenuto. Esaminate i vostri motivi!”,
Thomas afferma che un viaggio dentro se stesso richiede una preparazione seria, accurata
e meticolosa alla quale chi vuole conoscere il suo animo deve sottoporsi come il viaggiatore
che volesse attraversare il Sahara con la sicurezza di tornare a casa sua vivo e arricchito
da un’esperienza eccezionale:
• Conoscere a fondo i motivi della propria ricerca.
• Avere senso di responsabilità verso il proprio equilibrio, e rispetto verso i segreti del proprio animo,
quando ci si accinge ad esplorarli.
• Imparare ad ascoltare i sentimenti che premono da dentro ed apprendere a dare loro voce corretta
ed esatta. Anche le cose che non amiamo devono trovare le parole che le esprimono nella nostra
sfera cosciente, affinché ogni parte del nostro animo possa essere viva; sensi di colpa, aggressività,
sentimenti contrastanti.
Sembrerebbero consigli persino un po’ pedanti. Ma se QUATTRO pensa alla meticolosità (con la quale
- nella prima parte del sito - ha bombardato per decine e decine di pagine i poveri utenti del sito,
sottoponendoli a questionario, verifiche, test, richieste di relazioni, domande, schemi di valutazione
psichiatrica della propria situazione interiore e familiare) gli nasce il sospetto che questa meticolosità
sia tipica d’ogni medico psichiatra scrupoloso, il quale si preoccupi di preparare ignoti lettori
ad un’avventura interiore potenzialmente difficile.
Del resto QUATTRO non ha dimenticato che è grande il suo debito verso Klaus Thomas
fin dalla parte iniziale del sito. Tutta la STORIA PERSONALE all’inizio del percorso
del sito d’auto-aiuto è stata guidata dalle TABELLE E DOMANDE facilitanti riferite
alle diverse tappe della vita personale, ricavate direttamente - con limitate variazioni
dalle parti prefinali e finali del libro “L’Autoanalisi”, di Klaus Thomas.
NOTA BENE.
Si noti tuttavia che questi schemi e tabelle sono stati inseriti nella parte iniziale, preparatoria
del percorso del sito. Le sedute vere e proprie del metodo d’auto-aiuto cui il sito addestra l’utente
non sono vincolate a nessuno schema, al di fuori della sequenza del tutto generica
e aspecifica dei cinque passi:
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Percezione
Emozione
COinvolgimento
Bisogni
Autoaffermazione
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
PECOBA
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
853
Terminando l’analisi del libro di Thomas si deve osservare che gli schemi, le tabelle preparatorie
e la serie delle varie domande sui diversi temi, rappresentano nel libro stesso di Thomas una realtà
per così dire preparatoria. Poi, sono riportati frammenti anche ampi di racconti auto-analitici, i quali
sembrano apparire come dal nulla. Non si comprende da quale sequenza d’istruzioni sia stato
generato questo fluido raccontare, non si comprende a quali tappe di uno schema i resoconti
personali stiano dando la scorrevolezza di un discorso. Gli schemi, le domande, i questionari, pongono
domande singole, alle quali non possono che seguire risposte singole, magari non secche
e schematiche, in ogni modo staccate tra loro (cime erano distinte le domande), per quanto
descrittive. Se l’utente lavora da solo (sotto la spinta di domande staccate che lo stimolano
ed aiutano), un racconto continuo che fluisce morbidamente senza intoppi non può nascere
che da un pensiero guida che ha una più alta e globale visione del problema. Non può che derivare
da una linea generale la quale apre la strada ad un discorso che si muove liberamente perché
è il prodotto di un’elaborazione mentale unica ed autoctona. Ma se l’utente prende lo spunto
da una nuvola di singoli spunti frammentari, la domanda che nasce spontanea è: “Questa visione
unica e fluidamente unificante che collega in un discorso tanti spunti staccati, è prodotta dalla mente
del soggetto o dalla mente dell’analista che lo affianca?”. Lo stesso dubbio non compare nelle sedute
di auto-aiuto proposto dal sito non perché i suoi utenti siano più geniali e annaspino meno tra
le proprie oscurità e resistenze. Le loro sedute (forse raramente brillanti e fluidissime) sono però
sempre (lunghe o brevi che risultino) scorrevoli per dote propria. Volenti o nolenti i soggetti
non hanno la possibilità di sfuggire al percorso obbligato, lineare e ben definito, che li porta al cuore
della loro sofferenza antica sepolta al fondo di se stessi. Come le pescatrici giapponesi di perle devono
tuffarsi fino a toccare il fondo del mare, perché questo è il loro compito; che portino su l’ostrica
perlifera o debbano risalire per mancanza d’aria è un altro aspetto. Ancor diverso è poi se l’ostrica
conterrà una perla o sarà vuota. Riassumendo quindi tutti i punti della valutazione tecnica del testo
“L’Autoanalisi”, di Klaus Thomas, secondo i parametri indicati nella parte generale, il risultato è:
L’AUTOANALISI - Klaus Thomas
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Semplicità di applicazione pratica:  Molto limitata.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Brevità di applicazione pratica:

Assente.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Applicazione della tecnica:


Diretta
Mediata


No
Sì, da:
• Schemi.
• Questionari.
• Considerazioni.
• Sogni.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Necessità di interpretazione del materiale grezzo globale della seduta:
• Schemi.
• Questionari.
• Considerazioni.
• Sogni.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Incremento della comprensione del significato dei rapporti con gli adulti dell’infanzia:

Sì, da:
Diretto

Non chiaramente definibile.
Mediato

Dal lavoro di interpretazione del materiale grezzo.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Incremento della liberazione emozionale:


Non chiaramente evidenziabile.
Dal lavoro di interpretazione del materiale grezzo
(ma non chiaramente definibile).
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––


Diretto
Mediato


854
INDICE.
Introduzione.
1. Teoria dell’autobiografia e del suo studio in profondità.
• Senso e funzione dell’auto-analisi.
• Struttura e attuazione dell’auto-analisi
- Raccomandazioni tecniche per l’esecuzione.
- Consigli pratici generici per il contenuto.
- Compiti speciali per superare le passioni.
- Esponete i problemi in forma interrogativa.
2. Pratica, storia d’esame retrospettivo della malattia
(contenuto dell’analisi descrittiva dei disturbi).
• Esempi d’auto-analisi.
• Infanzia e genitori.
• Sviluppo sensuale e fratelli.
• Ambienti e relative persone.
• Domande sullo sviluppo e sui diversi periodi della vita.
3. Bilancio della propria vita e sue prospettive liberatorie.
a. Coscientivazione e indirizzo dell’auto-analisi.
• Esame del presente e risoluzione dei conflitti.
• Prendere decisioni e impegnare il tempo in modo intelligente.
• Questionario relativo all’analisi della personalità e all’auto-analisi
delle situazioni attuale e conflittuale.
b. Speranze e azione nell’auto-analisi.
• Pianificazione del futuro.
• Profonda individuazione dei valori.
• Questionario sul carattere e sul futuro.
c. Effetti terapeutici dell’auto-analisi.
855
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