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Adesso rubano perfino alla Caritas

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Adesso rubano perfino alla Caritas
Anno V - Numero 63 - Martedì 15 marzo 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Roma
Cronache
Sport
Concorsone,
nuova protesta
Vietata anche
la festa del papà
Ultima chiamata
per la Juventus
a pag. 7
Colosimo a pag. 11
Vignola a pag. 10
IL BALLETTO NELLA CAPITALE CI CONSEGNA UN DOVERE: NON LASCEREMO CAMPO LIBERO AD UNA POLITICA INCOMPRENSIBILE
di Francesco Storace
inora abbiamo scritto tornerà italiana, tornerà sicura, tornerà pulita... Sono
gli slogan principali con
cui abbiamo cominciato
a parlare ai romani, per sollecitarne
l’impegno attorno alla mia candidatura. Ma il delirio che avvolge il
cosiddetto centrodestra indigna e
impone qualche ulteriore passaggio,
magari di livello superiore a quello
pure importante che riguarda la
Capitale.
Deve tornare la destra, ad esempio,
quella indipendente, sovranista, senza padrini. Perché non se ne può
più del balletto a cui stiamo assistendo. Berlusconi vuole Bertolaso,
Salvini voleva Marchini, Meloni vuole
se stessa e prima ancora sosteneva
le candidature di Rita Dalla Chiesa
e Fabio Rampelli. Poi dopo il selfie
con Bertolaso e il romanissimo “fatevene una ragione”, pensavo che
si fossero messi il cuore un pace,
pur se infastiditi dalla mia candidatura. Passati trenta giorni, chi ci capisce è bravo.
Noi abbiamo il dovere di andare
avanti, sapendo che inevitabilmente
il nostro percorso sarà alternativo a
lorsignori. Si illudono pensando che
la commedia che va in scena possa
trovare il gradimento dei loro elettori,
che conosciamo molto più liberi degli apparati striminziti di questi partiti
vegetali.
Domenica pomeriggio mi ha chiamato Berlusconi per vedermi. Gli
ho detto che se non cambiano cavallo
è inutile vedersi. Più tardi ho sentito
Salvini, che credo sapesse della
mossa che un paio d’ore dopo avrebbe fatto la Meloni. Che prima manda
i suoi a votare ai gazebo inventati
da Forza Italia per il monocandidato
e poi lo scarica brutalmente alla
fine dello spoglio. La cavalleria potrebbe raddoppiare, perché Bertolaso non intende fare passi indietro
spalleggiato da Berlusconi; e la Me-
F
TORNERÀ…
Lo spettacolo di Roma impone l’avvento di una politica seria:
chi la vuole, a destra, si ritroverà ad aprile ad Arezzo
loni potrebbe giocare la partita a
scassare contro il Cavaliere. Risultato:
derby finto nel centrodestra e ballottaggio vero tra Pd e Cinquestelle.
A meno che il popolo non li mandi
tutti al diavolo e scelga a destra.
Alla destra che pensa più a Roma
che alle percentuali necessarie per
l’Italicum delle politiche prossime
venture.
GERMANIA AL VOTO, SI CAMBIA
Mi chiedono “che fai”. Rispondo
che decideremo. Non c’è motivo
per lasciare campo libero ad una
politica incomprensibile; e ad Arezzo, il 9 e 10 aprile, lo diremo ad
alta voce. Questo centrodestra
litiga con se stesso; noi preferiamo
tentare di riannodare un percorso
con il popolo. Alleanze scriteriate
non ci interessano affatto, anche
perché ogni cinque minuti cambia
lo scenario. E noi amiamo la serietà. Non ci interessa rincorrere
chi preferisce menarsi ogni giorno.
A partire da quel disgustoso “Meloni faccia la mamma” sibilato da
Guido Bertolaso.
Ma che aspetta Berlusconi a disfarsene...
Ho sentito Berlusconi, ho sentito Sal-
vini. Non ho sentito solo la Meloni.
Strano per chi vuole candidarsi. A
meno che non sia una nuova puntata
di una saga inguardabile.
Ad Arezzo avremo tutto il tempo di
rivedere alla moviola quanto di incredibile accaduto finora. E se tanto
mi dà tanto la risposta sarà scontata:
tornerà la destra. In Campidoglio e
nel Paese.
DALLA PROVINCIA, ATTRAVERSO UN BIGLIETTO DEI LADRI, IL MICROCOSMO DI UN’ITALIA DISPERATA
Adesso rubano perfino alla Caritas
ualche pacco di pasta, ma anche scatolette di tonno, caffè, biscotti e fette
biscottate: ecco il bottino dell’ennesimo
furto, neppure troppo ‘originale’ se vogliamo,
visto che oramai adesso i ladri rubano un po’
di tutto.
Ma la particolarità di questo furto sta nel
fatto stavolta i ladri si sono introdotti nei
locali di una Caritas parrocchiale, a Ceprano,
vicino Frosinone, e hanno portato via prodotti
a lunga conservazione destinati ai poveri.
Poveri come loro che hanno rubato. Una
sorta di ‘guerra tra poveri’, anche perché uno
dei ladri lo ha dichiarato lasciando una ‘firma’,
un piccolo messaggio sul quadernone che i
volontari usano come registro, per annotare
i prodotti che arrivano e quelli che escono,
donati alle tante famiglie povere del paese:
“Come ci ha ridotto il nostro Governo, a
rubare per mangiare e la situazione peggiorerà
sempre peggio che Dio e Gesù mi perdoni”.
Così, in maniera sgrammaticata ma dram-
Q
Merkel kaputt
Di Giorgi a pag. 5
maticamente ‘corretta’, ad esprimere non
solo il suo bisogno ‘da ladro’ ma soprattutto
la sua necessità da uomo, probabilmente da
padre di famiglia, che magari avrà lavorato
una vita e adesso si trova buttato fuori a 4050 anni, o che un lavoro non l’ha mai trovato
e adesso non ce n’è più neanche di saltuari.
Il tutto in una zona dove la disoccupazione
giovanile è alle stelle. E dove le fabbriche
chiuse neppure si contano più: finiti i fasti
della Cassa per il Mezzogiorno, restano solo
le infauste promesse della classe
politica locale.
Insomma, un microcosmo d’Italia.
Certo, il buon parroco di Ceprano e
il suo vice, don Adriano e don Andrea, non negano un aiuto a nessuno,
e quindi qualcuno ha anche avuto il
sospetto di una piccola montatura.
Come a sminuire un episodio che
invece resta gravissimo. Perché anche in questa vita di provincia, c’è
chi si vergogna di bussare alla porta della
Caritas, di farsi vedere ‘dalla gente’ a chiedere
qualcosa per tirare avanti, lui che un giorno
stava bene perché la fabbrica pagava ogni
mese, la moglie dal parrucchiere almeno una
volta ogni 15 giorni, i figli da mandare anche
alla gita di quattro giorni di fine anno scolastico.
Una vergogna dura da digerire. Meglio avvolgerla nelle tenebre della notte, che almeno
coprono l’altra vergogna di sfondare la porta
Igor Traboni
della Caritas parrocchiale.
2
Martedì 15 marzo 2016
ATTUALITA’
OLTRE QUATTRO MILIONI DI ITALIANI VIVONO IN CONDIZIONI DI DISAGIO ASSOLUTO
Le famiglie povere sono sempre di più
L’Istat: fenomeno particolarmente grave al Sud e nei nuclei con bambini
n milione e mezzo di famiglie italiane (il 5,7% del
totale) vivono – o cercano
di vivere - in condizione
di povertà assoluta; si tratta
quindi di ben 4 milioni e 102mila
individui (il 6,8% dell’intera popolazione), secondo la stima diffusa
ieri dall'Istat, durante un'audizione
del ddl Povertà alla Camera.
"Il fenomeno – sempre in base a
quanto sostenuto dall'istituto di statistica - appare più diffuso tra le famiglie residenti nel Mezzogiorno,
dove si stimano in condizione di povertà circa 704 mila famiglie (l’8,6%
del totale), pari a 1,9 milioni di individui poveri (il 45,5% del totale dei
poveri assoluti). Livelli elevati di povertà assoluta si osservano anche
per le famiglie con cinque o più
componenti (16,4%), soprattutto se
coppie con tre o più figli (16%), e
per le famiglie con membri aggregati (11,5%); l’incidenza sale al 18,6%
se in famiglia ci sono almeno tre
figli minori e scende nelle famiglie
di e con anziani (4% tra le famiglie
con almeno due anziani)".
L’Istat ha poi valutato altre componenti del fenomeno. L’incidenza di
povertà assoluta, ad esempio, diminuisce all’aumentare del titolo di
studio della persona di riferimento:
U
se si tratta almeno di un diplomato,
l’incidenza è quasi un terzo di quella
rilevata tra chi ha la licenza elementare. La povertà assoluta colpisce in
misura marginale le famiglie con a
capo imprenditori, liberi professionisti o dirigenti (l’incidenza è inferiore al 2%), si mantiene al di sotto
della media tra le famiglie di ritirati
dal lavoro (4,4%), sale al 9,7% tra le
famiglie di operai per raggiungere
il valore massimo tra quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (16,2%).
Tra le famiglie con membri stranieri
la povertà assoluta risulta più diffusa
rispetto a quelle composte solamente
da italiani; per queste ultime infatti
l’incidenza è pari al 4,3% (i dati
statistici ultimi si riferiscono al 2014)
contro il 12,9% osservato per le famiglie miste e il 23,4% per quelle
composte solamente da stranieri. Al
Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di stranieri è comunque 6
volte superiore a quella delle famiglie di italiani, nel Mezzogiorno risulta circa tripla.
Quanto alle famiglie con la presenza
di minori, i nuclei interessati sono
571mila, con un’incidenza di povertà
assoluta pari all’8,4%, superiore a
quella rilevata sul complesso delle
famiglie residenti (5,7%). Sono 1
milione 45 mila i minori coinvolti, il
10% di quelli residenti nel nostro
Paese, contro un valore che per il
complesso della popolazione è pari
al 6,8%.
Il numero di minori poveri assoluti
risulta quasi doppio rispetto a quello
stimato nel 2011 (523mila; il 5% del
totale) e triplo rispetto a quello del
2008 (375 mila; il 3,7%). Nonostante
l’assegno per il nucleo familiare
venga erogato a oltre 230 mila famiglie con tre o più figli minori, il
18,6% delle famiglie di questa ti-
pologia (143 mila) continua ad essere
in povertà assoluta, per un totale di
375 mila minori.
Un altro dato riguarda poi quello
dei senza dimora: l’Istat stima in
50mila 724 le persone senza dimora
che, nei mesi di novembre e dicembre 2014 (ultimi dati disponibili)
hanno utilizzato almeno un servizio
di mensa o accoglienza notturna nei
158 comuni italiani in cui è stata
condotta l'indagine". Cifre che corrispondono al 2,43 per mille della
popolazione iscritta presso i comuni
considerati dall'indagine, valore in
aumento rispetto a tre anni prima,
quando era il 2,31 per mille (47 mila
648 persone). Oltre metà delle persone senza dimora vive nel Nord
(circa il 56%). Rispetto al 2011 si osserva una diminuzione della quota
di persone senza dimora nel Nordest (dal 19,7% al 18%), cui si contrappone l’aumento nel Sud
(dall’8,7% all’11,1%). Rispetto al
2011, vengono confermate anche le
principali caratteristiche delle persone senza dimora: si tratta per lo
più di uomini (85,7%), stranieri
(58,2%), con meno di 54 anni
(75,8%), con basso titolo di studio
(solo un terzo raggiunge almeno
il diploma di scuola media superiore).
NEL PD LO ATTACCANO IN TANTI E IL CAOS AUMENTA. RESPINTO IL NUOVO RICORSO DI BASSOLINO
Renzi alle strette, ma tanto decide lui
Tensione anche tra i grillini, da Milano la Bedori si toglie qualche sassolino
a finta di niente Matteo Renzi, anche
se nel Pd il tutti contro tutti aumenta
con il passare delle ore. Anzi, adesso
il premier prova ad indossare i panni da
grande statista e sulla sua e-news scrive
che rispetto ai tanti problemi in Europa e
nel mondo "il dibattito interno di tutti i
partiti (talvolta purtroppo anche del Pd)
sembra surreale. Ai miei compagni di
partito che pongono grandi problemi sulla
visione strategica della sinistra, in Italia e
nel mondo, do appuntamento per lunedì
prossimo, in direzione e soprattutto al
F
congresso del 2017". Ma dopo l’ennesimo
attacco di Bersani (“Faccio fatica a tenere
la gente dentro questo pd”) rincara la
dose anche Gianni Cuperlo: "Io ho fatto
un congresso per dire che le cariche di
segretario e di premier dovevano essere
ricoperte da due persone diverse, e l'ho
perso. Ritengo che dedicarsi alla guida
del partito sia un incarico a tempo pieno
che non si può fare a mezzo servizio”, ha
detto a Radio Cusano Campus. "Ha vinto
la linea di Renzi, pero' metta in pratica
quello che ha detto e si impegni anche a
fare il segretario del partito. La segreteria
nazionale del Pd non si riunisce da parecchi
mesi. Se sei il segretario del Pd devi poter
dedicare alla guida del partito un tempo
sufficiente e necessario".
Tra le tante grane del Pd, quella delle primarie napoletane resta comunque ai primi
posti, con l’ennesima novità di queste
ore: la commissione di garanzia per le
primarie del centrosinistra a Napoli ha respinto il ricorso presentato da Antonio
Bassolino contro la proclamazione dei risultati che hanno visto la vittoria di Valeria
Valente con circa 400 voti di scarto.
Bassolino aveva fatto appello alla commissione di garanzia, dopo che un suo
primo ricorso era già stato respinto, chiedendo l'annullamento del voto in cinque
seggi napoletani. Secondo la tesi dell’ex
sindaco di Napoli, le pratiche documentate
nel video diffuso da Fanpage, costituivano
una chiara violazione dei principi costituzionali che garantiscono il libero esercizio
del voto. Di qui la richiesta, ora respinta e
che Bassolino ha di nuovo criticato, di
annullare il voto nei singoli seggi.
Ma se il Pd piange, i cinque stelle di certo
non ridono e dalle parti di Grillo e Casaleggio
continua a tener banco il caso Milano,
dopo che Patrizia Bedori ha deciso di non
correre più da candidato sindaco: “Qualche
sassolino dalla scarpa oggi me lo voglio
levare”, ha scritto su facebook, replicando
a quanti l’hanno attaccata non per le sue
idee ma per il suo aspetto fisico o perché
era senza lavoro. Una lunga e appassionata
autodifesa, quella della Bedori, anche per
regolare certi conti interni ai 5 stelle, dagli
ex attivisti fino ai vertici.
IL PRESIDENTE DELLA CEI BAGNASCO TORNA SU TEMI E FORZATURE DELLE UNIONI CIVILI
“Bambini, non cose da produrre”
entre riaffermiamo con tantissima gente che avere dei figli
è un desiderio bello e legittimo, così è diritto dei bambini non diventare oggetto di diritto per nessuno,
poiché non sono cose da produrre".
Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, aprendo il Consiglio permanente della Cei. Oggi, ha aggiunto il
presidente del ‘parlamentino’ dei vescovi italiani "la deriva individualista,
radicale e liberista, non intende fermarsi. Tanto più che certi cosiddetti
diritti risultano essere solo per i ricchi
alle spalle dei più poveri, specialmente
delle donne e dei loro corpi. Fa parte
di un umanesimo umano il fatto che
l''amore non giustifica tutto, che i bambini hanno diritto a un padre e una
madre, come anche recentemente il
Tribunale dell'Aia".
M
La famiglia è "il perno della rete sociale,
il più grande capitale
di impresa e di solidarietà, un tesoro da
non indebolire e disperdere con omologazioni infondate,
trattando nello stesso
modo realtà diverse",
ha aggiunto il cardinale Angelo Bagnasco, nel corso della
sua prolusione al
Consiglio permanente della Cei. Bagnasco ha poi spiegato che "da una parte si rivendicano le differenze sul piano
culturale e, dall''altra, le si negano sul
piano normativo, creando di fatto delle
situazioni paramatrimoniali. La famiglia
si fonda sul matrimonio" e "ci rammarichiamo che altre forme di convivenza
siano ormai poste allo stesso livello
di questa unione, mentre il concetto
di paternità e di maternità, come vocazione particolare dell''uomo e della
donna nel matrimonio, viene estromesso dalla coscienza pubblica".
Il cardinale genovese si è soffermato
anche su altri temi di attualità, prendendo spunto ad esempio dall’efferato
delitto al Collatino di Roma: "L'ennesimo segno del profondo disagio educativo che serpeggia e miete vittime:
il recente, raccapricciante delitto perpetrato per curiosità, non dunque per
una qualche causa passionale, economica, antagonista, pur assurda e
inammissibile - ma per curiosità, per
vederne l''effetto. Emerge un inquietante, assoluto vuoto interiore, una disperata noia di vivere che esige un
insaziabile bisogno di sensazioni forti,
per cui la tortura e il delitto sono pensati, voluti e vissuti per se stessi", ha
concluso il presidente della Cei nella
sua prolusione.
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Martedì 15 marzo 2016
ATTUALITA’
IL PREMIER PER SALVARE BANCA ROSSA BUSSA ALLA PORTA DI COSTAMAGNA, MESSO ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ PER AZIONI A CONTROLLO PUBBLICO
Mps, ora Renzi batte Cassa
(depositi e prestiti)
Sullo sfondo anche l’ipotesi, difficilissima, di una fusione con Intesa Sanpaolo
di Marcello Calvo
orsa contro il tempo del governo
italiano per trovare un partner a
Mps, roccaforte della sinistra, per
gestire i 26 miliardi di sofferenze
lorde che gravano sull’istituto. Oltre
che per evitare al Monte dei Paschi di ricorrere all’ennesimo aumento di capitale
e accontentare Francoforte che da tempo
ha invitato la più antica banca del mondo a
trovarsi un alleato solido.
Da mesi il Tesoro, azionista del gruppo senese con il 4,024%, sta sondando tutte le
realtà finanziarie italiane per spingerle alle
nozze con banca rossa. E in quest’ottica
sono scesi in campo due fedelissimi del
premier, il consigliere economico Yoram
Gutgeld (quello che, tanto per intendersi,
doveva occuparsi della spending review
bollata come un “insuccesso” anche dalla
Corte dei Conti) e lo speculatore più famoso
a Palazzo Chigi, Davide Serra, già fondatore
di Algebris. Che hanno espresso parole al
miele per l’istituto di credito toscano, lanciando la volata a Mps.
Ebbene, nonostante la sponsorizzazione dei
C
grandi sostenitori del primo ministro, fino a
questo momento il management di Mps ha
incassato solo due di picche. Mettendo in
fila rifiuti su rifiuti. Da parte di Poste Italiane,
Ubi e Bpm. Tant’è, nonostante i diversi “niet”
l’esecutivo non sembra essersi rassegnato.
Anzi. Il ministro dell’Economia Pier Carlo
Padoan sembra essere infatti tornato alla
carica. E secondo le ultime indiscrezioni,
lanciate pure da Affari e Finanza, il settimanale economico di Repubblica, avrebbe
bussato alla porta di Cassa depositi e prestiti,
società pubblica fresca di ricambio al vertice
e presieduta ora dal bocconiano Claudio
Costamagna (sponsorizzato proprio dal Rottamatore), considerata da molti come il
braccio economico di Renzi, che ha come
principale azionista il ministero di via Venti
settembre. Tutto lascia pensare dunque a
un matrimonio possibile, voluto fortemente
dal centrosinistra, per garantire un futuro
roseo alla banca vicina al Pci prima e al
Pds-Ds-Pd poi.
Ma non sarebbe questa l’unica ipotesi sul
tavolo. Perché in alternativa c’è anche una
seconda carta da giocare. Quella legata ad
Intesa Sanpaolo, ad oggi tutt’altro che vincente. Dato che nelle scorse settimane
Carlo Messina, amministratore delegato
del colosso torinese, ha spiegato a chiare
lettere di non essere interessato ad alcun
gruppo italiano.
L’esecutivo non si arrende e rilancia. Adesso
il presidente del Consiglio, per “sistemare”
Mps va a battere “cassa” (depositi e presiti)
dal banchiere Costamagna, messo alla
guida della società per azioni a controllo
pubblico. Che secondo i bene informati,
potrebbe ripagarlo della cortesia concessagli. Chissà, magari, entrando in soccorso
a banca rossa.
APPROPRIAZIONE INDEBITA AGGRAVATA, UN ANNO E OTTO MESI (PENA SOSPESA) PER IL PRIMOGENITO DEL SENATÙR
Fondi Lega, Bossi jr. condannato
Per il tribunale di Milano avrebbe usato denaro pubblico per spese personali – La replica: “Sentenza mediatica”
di Marco Zappa
l primo verdetto relativo all’inchiesta
sui fondi della Lega con lo scandalo
emerso nel 2012 è arrivato. E non
sorride di certo a Riccardo Bossi, condannato a un anno e otto mesi (con rito
abbreviato) per appropriazione indebita
aggravata dal tribunale di Milano per le
presunte spese personali con i soldi del
Carroccio. Con il primogenito del Sènatur
che potrà però avvalersi della sospensione
condizionale della pena e il riconoscimento delle attenuanti generiche.
I
Per i giudici dell’ottava sezione penale,
presieduta da Vincenzina Greco, non ci
sono dubbi: Bossi junior avrebbe usato,
tra il 2009 e il 2011, denaro pubblico
(quantificato in circa 158mila euro) per
pagare “debiti personali, noleggi auto,
rate dell’università dell’Insubria, affitto di
casa, mantenimento dell’ex moglie, paytv, veterinario per il cane, luce e gas”.
Accolta la tesi della pubblica accusa
che nella sua durissima requisitoria
aveva citato come riscontri all’ipotesi
di reato intercettazioni e documenti, tra
cui la famosa cartelletta con la scritta
“The family” sequestrata nell’ufficio romano dell’ex tesoriere del Carroccio
Francesco Belsito, imputato anche lui
per appropriazione indebita (ma con
rito ordinario) assieme al padre e al fratello di Riccardo, e quindi Umberto e
Renzo “Il Trota”. Con la tranche dell’inchiesta sulle presunte appropriazioni
indebite rimasta Milano mentre la parte
principale del procedimento che ha travolto la famiglia Bossi è stata trasferita,
nei mesi scorsi, a Genova. Dov’è ancora
in corso il processo per la presunta
truffa ai danni dello Stato sui rimborsi
elettorali che vede imputati il fondatore
della Lega insieme a Belsito e altri tre
ex revisori del partito.
“Sentenza mediatica”. Questa, la replica
di Agostino Maiello, legale di Riccardo
Bossi dopo la lettura del dispositivo.
“Frutto – ha aggiunto – più del cognome
dell’imputato che delle sue responsabilità.
Il mio assistito non ha mai chiesto soldi
perché è sempre stato autosufficiente.
Solo per un anno e mezzo, quando gli
saltarono alcuni contratti di sponsorizzazione nel campo dei rally automobilistici,
si rivolse al padre pensando che quelli
fossero i soldi di famiglia. Peraltro lui
non ha mai avuto un rapporto diretto
con Belsito dato che aveva difficoltà
anche a parlare con il papà, sempre impegnato con la politica. E infatti si rivolgeva
alla sua segretaria, la signora Loredana,
o lasciava i documenti per la richiesta di
quanto gli occorreva in segreteria in via
Bellerio. A causa di questa inchiesta ora
Riccardo è in difficoltà, ha perso il suo
lavoro di pilota di rally e adesso è in
cerca di un’occupazione mentre prova a
fare il procacciatore di affari in Russia”.
E’ solo il primo step di una battaglia
giudiziaria ancora lunghissima. Con il
primogenito del Senatùr che attraverso
il suo legale ricorrerà in appello contro
quella “condanna mediatica” che in
primo grado gli è costata un anno e
otto mesi.
DOPO 17 ANNI ECCO LA PROVA-REGINA CONTENUTA IN UNA INTERCETTAZIONE RIVELATA DA PREMIUM SPORT
Finalmente la verità: fu la Camorra
a far perdere il Giro d’Italia a Pantani
Dalle dichiarazioni di Vallanzasca la procura di Forlì, costretta ad archiviare il caso per intervenuta prescrizione,
ha incastrato un detenuto a conoscenza dei fatti – Ora fuori i nomi dei mandanti dell’operazione
di Marcello Calvo
C
i sono voluti 17 anni per arrivare a
una verità scomoda, amara, indicibile.
Ma adesso non ci sono più dubbi: il 5
giugno 1999 Marco Pantani fu escluso dal
Giro d’Italia per volere della camorra. Provette
del controllo antidoping alterate e ematocrito
alto. Il risultato? La cacciata del Pirata da una
competizione già vinta, dominata a ritmo di
successi e pedalate. A metterlo nero su bianco,
finalmente, è la procura di Forlì con l’aiuto di
quella di Napoli.
Dopo i sospetti alimentati dalle rivelazioni di
Renato Vallanzasca (che raccontò di come
“Un membro di un clan camorristico, mio vicino di cella, mi consigliò di puntare tutti i
soldi che avevo sulla vittoria dei rivali di
Pantani perché ‘il pelatino non arriva a Milano’”), la prova certa. Contenuta in una intercettazione pubblicata in esclusiva da Premium
Sport, che fuga ogni dubbio. E aggiunge altri
dettagli a un caso pieno di ombre e misteri.
Con la conversazione captata dagli inquirenti
tra quell’uomo che confessò al “bel Renè”
l’esito del Giro d’Italia ’99 e un suo parente.
Arrivata proprio grazie agli accertamenti disposti - dopo le verità del criminale milanese
- su ordine della procura di Forlì e di quella
di Napoli. Dichiarazioni incredibili, pesanti
come un macigno. Che hanno fatto vacillare
gli inquirenti che nell’udirle non credevano
alle proprie orecchie. Fino a quando si sono
dovuti arrendere all’evidenza. Di fronte alla
prova-regina, con la telefonata di un affiliato
a un clan che per cinque volte ripete la
parola “sì”, alla domanda se il test fosse stato
alterato. Ricostruendo pure i mandanti di
quella operazione che segnò per sempre il
destino di Pantani.
Uno degli infiniti misteri giudiziari italiani è
stato forse definitivamente risolto. A distanza
di 17 anni. Ma adesso servono i nomi e i cognomi di chi ha contribuito a rovinare la vita
al più grande ciclista italiano e alla sua fami-
glia. Con la procura di Forlì che potrà soltanto
archiviare il caso perché i fatti sono prescritti.
Diverso invece il fronte civile e sportivo, sul
quale i legali dei parenti di Pantani stanno
lavorando per capire se possano esserci spiragli per qualche azione. Con la mamma del
Pirata, Tonia, che reagisce con un mix di
dolore e soddisfazione dopo la clamorosa
intercettazione che conferma il coinvolgimento della camorra nella morte di suo
figlio: “Finalmente la verità - le parole nell’intervista esclusiva a Premium Sport -. Ringrazio la procura di Forlì che ci ha messo
impegno. Sono parole che fanno male ma
riabilitano la dignità di Marco anche se per
me non l’aveva mai persa. Lo conoscevo
bene, non ho mai accettato quella morte
perché non era vera. Se quella mattina non
si fosse sentito a posto, si sarebbe preso 15
giorni di riposo e poi sarebbe tornato, calmo.
Ma adesso sono serena, finalmente ho avuto
la conferma di quanto si sosteneva”.
Non ci sono più dubbi, fu la camorra a spezzare
la vita di Pantani. Ma adesso fuori i nomi: chi
è stato a condannare per sempre il Pirata? La
risposta non può più attendere.
4
Martedì 15 marzo 2016
ESTERI
TURCHIA
Erdogan:“Il terrorismo verrà messo in ginocchio”
Dopo l’attentato di Ankara il governo bombarda il Pkk. Sale a 38 il bilancio, ancora provvisorio, delle vittime
di Cristina Di Giorgi
Il nostro popolo non
deve preoccuparsi.
La lotta contro il terrorismo finirà con
successo e il terrorismo verrà messo in ginocchio”. Questa la dichiarazione
del presidente turco Erdogan
dopo che domenica un’autobomba (una Bmw bianca
del 1995 carica di tritolo) è
esplosa contro un autobus
nel centro di Ankara, provocando la morte di almeno 38
persone e il ferimento di altre
125 (una ventina delle quali in gravi condizioni). Il ministro dell’Interno Efkan Ala
ha poi dichiarato che le indagini stabiliranno i responsabili dell’attentato, che
ancora non è stato rivendicato. Una responsabilità che però Ankara sembra
aver già attribuito: la scorsa notte l’aviazione turca ha infatti compiuto numerosi
raid nel nord dell’Iraq contro le postazioni
del Pkk. È stato imposto il coprifuoco in
due città curde della Turchia: Yuksekova
e Nusaybin, e in altre tre città del Kurdistan
iracheno.
Gli inquirenti, subito dopo la strage, avevano seguito immediatamente la pista
curda. Il premier Davutoglu aveva infatti
reso noto che “in base ai dati di cui disponiamo, ai reperti sul luogo dell'attacco
e alle analisi dell'intelligence, abbiamo
informazioni concrete sull'organizzazione
terroristica che ha compiuto questo malvagio attacco”. E anche sull’identità degli
“
attentatori: sembra infatti – riferisce la
stampa locale – che uno degli attentatori
suicidi sia un’ex studentessa universitaria
turca unitasi al Pkk nel 2013. Lo confermerebbero le impronte digitali.
Sul fronte delle indagini, inoltre, la polizia
ha eseguito ieri diversi arresti di persone
accusato di legami con il Pkk. L’operazione
principale – riferisce la stampa – si è
svolta a Eskisehir (nel nord-ovest della
Turchia), dove sono state fermate 12 sospetti (in proposito il prefetto della città
ha parlato di accuse di “propaganda terroristica” e “coinvolgimento in diverse
azioni”, senza fare specifico riferimento
all’autobomba di domenica). Due gli
arresti a Istanbul e quattro nella zona di
Sanliurfa (sud est del Paese, al confine
con la Siria): si tratta, in quest’ultimo caso,
di impiegati della concessionaria di auto
in cui si ritiene i jihadisti si siano procurati
il mezzo usato per l’attentato.
Grave incidente, domenica sera, nell’edificio che ospita gli uffici della
Siam Commercial Bank (Scb) a
Bangkok, il più importante istituto
finanziario thailandese. Nel corso
dei lavori di ristrutturazione dell’impianto antincendio, una squadra di
operai ha l’ha attivato per sbaglio,
liberando in tal modo una nuvola di
prodotti chimici altamente nocivi.
Otto persone sono morte (cinque
sul posto e tre in ospedale) e sette
hanno subito danni. La Scb in una
nota ha spiegato che “i lavori possono
aver liberato l’aerosol Pyrogen, che
quando si attiva riduce l’ossigeno
causando danni alle persone”: si
tratta – riferiscono le agenzie - di
un agente chimico utilizzato in luoghi
i cui spegnere un incendio con
l’acqua danneggerebbe documenti
o circuiti elettrici. L’azienda produttrice
sul suo sito internet sostiene invece
che il prodotto non riduce i livelli di
ossigeno ma sconsiglia di utilizzarlo
in stanze occupate e avverte che
“l’esposizione accidentale dovrebbe
essere limitata a cinque minuti”.
Brasile: in mille
sotto casa di Lula
per sostenerlo
Circa un migliaio di persone si sono
radunate in queste ore sotto la casa
dell'ex presidente brasiliano Luiz
Inacio Lula da Silva a San Bernanrdo
do Campo (alla periferia di San
Paolo) per dimostrargli la loro solidarietà, mentre nel resto del Paese
si svolgono manifestazioni di con-
YEMEN
Precipitato jet militare
degli Emirati Arabi
precipitato per un “guasto
tecnico” il caccia degli
Emirati Arabi Uniti del
quale si erano perse le tracce
(la notizia era stata data, senza
ulteriori dettagli, dall’agenzia di
stampa ufficiale Wam). Lo ha
riferito la televisione di Stato
saudita facendo riferimento ad
un comunicato ufficiale delle
autorità. Morti i due piloti a
bordo del jet.
L’aereo – riportano le agenzie
– ha effettuato all’alba di lunedì
un raid che aveva come obiettivo
un deposito di armi sulle montagne nel distretto di al Bariqa,
nella provincia meridionale di
Aden. Ed è poi precipitato pro-
È
prio in quella zona.
Gli Emirati Arabi Uniti partecipano alla coalizione a guida
saudita che, in Yemen, è impegnata da marzo 2015 a sostegno
del deposto presidente Abd
Rabbih Mansur Hadi nella guerra
contro i ribelli sciiti Houti. Quelle
di oggi – ricorda la Bbc – sono
le prime perdite note degli Emirati in un conflitto che, ad oggi,
ha visto la morte di circa 6000
persone, circa la metà delle
quali, precisa l’Onu, sono civili.
Nell’ambito della stessa operazione, lo scorso anno a maggio
era caduto un aereo da guerra
marocchino e a dicembre un
St.Sp.
F16 del Bahrain.
COSTA D’AVORIO
DAL MONDO
Thailandia: sistema
antincendio uccide
otto persone
Quello di domenica è il terzo
attentato che la Turchia subisce
negli ultimi cinque mesi. Appena tre settimane fa un altro
attentato, sempre ad Ankara,
aveva colpito un convoglio militare e causato la morte di 29
persone. In quel caso ne avevano rivendicato la paternità
i “Falconi della Libertà” del
Kurdistan, un’organizzazione
che sostiene di essersi divisa
dal PKK in dissenso con i suoi
tentativi di aprire il dialogo
con il governo.
Sulla grave situazione nel Paese, il presidente della Corte
Suprema ha dichiarato che il Paese deve
“imparare a convivere con il terrorismo
ma i responsabili, quelli che vogliono
raggiungere i loro obiettivi attraverso il
terrore, devono sapere che non otterranno
mai il loro scopo”.
Numerosi messaggi di cordoglio sono
in queste ore giunti ad Ankara da tutto il
mondo: tra essi quello del pontefice, che
ha parlato di “atroce violenza” e quello
del leader del Cremlino, che ha condannato con forza l’attacco e ha espresso
le sue condoglianze ai cittadini turchi.
Parole di condanna su quanto accaduto
e solidarietà alla Turchia sono poi arrivate
anche dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e dal ministro
degli Interni francese Ayrault, secondo
cui “tale gesto ha ricordato alla comunità
internazionale che deve dimostrare solidarietà, unità e determinazione di fronte
al terrorismo”.
testazione alla presidente in carica
Dilma Roussef e allo stesso Lula.
Che, in camicia rossa, è sceso in
strada per salutare la folla ed è stato
accolto – riferisce la stmpa – da applausi ed abbracci. L'ex capo di
Stato la settimana scorsa è stato
prelevato dalla polizia federale per
essere portato a deporre di fronte ai
magistrati incaricati dell'indagine
sulla Tangentopoli brasiliana.
Germanwings:
Lubitz era malato
ma nessuno lo sapeva
Gli investigatori francesi hanno pubblicato il rapporto sull’inchiesta relativa al copilota della Germanwings,
che nel marzo 2015 fece precipitare
l’aereo sulle Alpi francesi (l’incidente
provocò 150 vittime). Stando a quanto si apprende, gli inquirenti hanno
rilevato che i medici, almeno due
settimane prima del tragico incidente,
avevano prescritto ad Andrea Lubitz
il ricovero in una clinica psichiatrica.
Ma non avvertirono nessuno circa
le condizioni mentali dell’uomo (che
tacque a sua volta). Se ne deduce
che “nessuna azione poteva essere
presa dalle autorità o dal suo datore
di lavoro per impedirgli di volare”.
Gli inquirenti in proposito hanno
chiesto che gli enti dell’aviazione
mondiale scrivano nuove regole in
forza delle quali ai medici sia richiesto
di avvisare le autorità quando la
salute mentale dei piloti potrebbe
mettere in pericolo la sicurezza pubblica. Si attendono ora i risultati
della seconda indagine, aperta per
“omicidio colposo”, relativa alle responsabilità penali dell’accaduto.
Al Qaeda rivendica l’attacco al resort
Nell’azione, portata a termine domenica sera,
sono morte 18 persone: tra loro quattro europei”
l Qaeda nel Maghreb islamico
(Aqim) ha rivendicato in una
nota l’assalto mortale di domenica in Costa d’Avorio. Lo ha
reso noto il gruppo di intelligence
e monitoraggio Site, secondo cui
nel comunicato l’organizzazione
terroristica afferma anche che tre
dei suoi combattenti sono morti
nell’azione. Secondo fonti della sicurezza ivoriana, riferite da Afrikatv,
l’attentato è stato rivendicato anche
dal movimento jihadista dell'Africa
Occidentale Al Murabitun, lo stesso
che aveva compiuto l’attentato in
Mali pochi mesi fa.
L’attacco, compiuto da un commando armato di granate e fucili d’assalto, ha avuto come bersaglio la
nota località ivoriana di Grand Bassam (a circa 40 km dalla capitale
Abidjan), molto frequentata da turisti occidentali. I miliziani, che secondo alcuni testimoni erano a
volto coperto e gridavano “Allahu
Akbar”, hanno fatto irruzione in alcuni alberghi – l’Etoile du Sud e il
Koral Beach - sparando all’impazzata ed uccidendo sedici persone
(15 civili e tre militari delle forze
speciali). La spiaggia circostante
è stata immediatamente evacuata
ed isolata da soldati francesi e ivoriani. Il ministro dell’Interno ivoriano Hamed Bakayoko, nel corso
A
di una conferenza stampa al termine
di una riunione straordinaria dell’esecutivo, ha dichiarato che sono
stati uccisi tre terroristi. Sembra
inoltre che uno o due dei componenti il commando sono riusciti a
darsi alla fuga (lo riferisce la tv
fracese Tf11). Tra le vittime – ma il
dato non è ancora ufficiale - vi sarebbero quattro europei, tra cui un
tedesco e un francese. Il presidente
Hollande e il ministro degli Esteri
di Berlino hanno confermato la
morte di due loro concittadini. Nella
zona erano presenti alcuni italiani,
scampati all’attacco, che si trovavano in Costa d’Avorio per lavoro:
“Non puoi spiegarti – ha scritto
uno di loro su facebook – come sia
possibile sparare all’impazzata su
donne e bambini che giocano con
la sabbia”.
L’assalto di domenica – il primo
del genere in Costa d’Avorio - segue di pochi mesi le analoghe azioni nelle captali dei vicini Mali e
Burkina Faso e contribuisce a far
crescere, in Africa Occidentale, la
paura del diffondersi della minaccia
CdG
jihadista.
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Martedì 15 marzo 2016
ESTERI
GERMANIA
La “domenica nera” di Angela Merkel
Nelle elezioni regionali i tedeschi puniscono, votando a destra, la politica sull’immigrazione del cancelliere
di Cristina Di Giorgi
risultati delle elezioni amministrative
di domenica 13 marzo, considerate
come un importantissimo banco di
prova per Angela Merkel, possono
essere senz’altro letti come una sonora
bocciatura del cancelliere e della sua politica
di apertura verso i migranti.
I tedeschi che, nei lander del Baden Wuttenberg, Sachsen-Anhalt e Rheinland-Pfalz,
si sono recati alle urne (gli aventi diritto
erano più di 13 milioni e la partecipazione,
rispetto alla tornata precedente, è aumentata
del 12%), hanno infatti confermato quanto
previsto dai sondaggi: la Cdu della Merkel,
che ha continuato ad insistere nel mantenere
i confini aperti ai migranti, ha perso numerosi
consensi ed ha subito una sonora sconfitta.
In Renania – Palatinato hanno vinto i socialdemocratici dell’Spd con il 36,2% e la Cdu
si è classificata seconda con il 31,8%. Ai Liberali è andato il 6,2% dei consensi, ai Verdi
il 5,3%. La Linke resta fuori con il 2,8%.
Non va meglio in Baden – Wuttenberg, storico
“feudo” della Cdu, dove il primo partito
sono i Verdi, che con il 30,3% sopravanzano
Cdu (27%), Spd (12,7%). Seguono i liberali
con l’8,3%. Anche in questo caso la Linke è
esclusa dal parlamento regionale (ha ottenuto
solo il 2,9%).
Quanto infine alla Sassonia Anhalt, la Cdu
risulta in testa con il 29% ma a perso non
pochi consensi. E soprattutto è tallonata da
Alternativa per la Germania, che conquista
uno storico 22%, che si affianca agli ottimi
risultati ottenuti anche negli altri due lander:
15,1% in Baden Wittenberg e 12,5% in Re-
I
nania (in entrambi i casi è il terzo partito
della regione).
Un’avanzata molto importante quella dell’Afd,
che fa tremare il cancelliere Merkel: il suo
partito risulta infatti estremamente indebolito.
E dovrà correre ai ripari se non vuole rischiare
un’ancor più pesante sconfitta alle prossime
elezioni nazionali, fissate per il 2017.
Nel frattempo, si scatenano le reazioni all’eccezionale risultato della destra populista
di Frauke Petry (Afd), che ha improntato –
evidentemente intercettando la preoccupazione del popolo – la campagna elettorale sulla critica alle politiche della Merkel
ROMANIA
Apre al pubblico
l’ex residenza di Ceausescu
sui migranti.
E se c’è qualcuno, sulla stampa, che ha descritto l’Afd come “il volto peggiore della
Germania”, considerando la sua ascesa
come “una pagina buia” per Berlino e per
l’Europa tutta, i risultati usciti dalle urne
rendono comunque evidente che per governare non si potrà non tener conto del
consenso conquistato da Alternativa per la
Germania nei tre lander in cui si è votato
domenica.
Lander in cui, sottolinea il Foglio, si apre ora
un problema di instabilità: la tradizionale
“Große Koalition” tra Cdu e Spd potrebbe
infatti non bastare e i principali partiti, che
rifiutano tutti di allearsi con la destra dell’Afd,
si trovano dunque di fronte alla necessità di
stringere nuove alleanze per poter riconfermare i governi uscenti.
Quanto al cancelliere, Angela Merkel ha
confermato di voler proseguire nel solco
della linea fino ad ora tracciata: “il governo
federale – ha dichiarato il portavoce Steffen
Steibert – conferma l’attuale corso della sua
politica sui rifugiati”. Ed ha aggiunto che
“l’obiettivo comune (dei Paesi dell’Ue) deve
essere una soluzione europea sostenibile
che porti ad una tangibile riduzione del numero dei profughi in tutti gli stati membri”.
Se la soluzione, come sembra, è quella di
chinare la testa di fronte alla Turchia e ai
suoi ricatti, disattendendo oltretutto le preoccupazioni della gente e i problemi di sicurezza, sociali ed economici che un’apertura
eccessiva delle frontiere inevitabilmente
comporta, i governi europei che la sostengono dovranno quasi certamente prepararsi
ad ulteriori sconfitte.
GRAVE INCIDENTE A MANA POOLS
Zimbabwe: due italiani uccisi dai rangers
La Farnesina: “Circostanze ancora da chiarire. Sono in corso
indagini”. L’ipotesi è che siano stati scambiati per bracconieri
ue italiani sono stati uccisi, domenica pomeriggio, dalle guardie del parco nazionale del
Mana Pools, in Zimbabwe, al confine
con lo Zambia. Secondo quanto riportato dal Mattino di Padova si tratta
di Claudio Chiarelli (50 anni) e del
figlio Massimiliano (20 anni). La notizia
è stata confermata dall’ambasciata
italiana e dalla Farnesina, secondo
cui l’episodio è avvenuto “in circostanze ancora da chiarire”. Secondo
le prime informazioni, i due erano
impegnati in un’operazione contro i
cacciatori di frodo a Mana Pools (patrimonio dell’Unesco e zona protetta
molto spettacolare) e potrebbero essere stati scambiati per cacciatori
di frodo dalle guardie della riserva,
che hanno esploso loro contro vari
colpi di fucile.
“Da quel che ci risulta non sembra
che siano stati uccisi da bracconieri,
ma per errore dalle stesse autorità
del parco” spiega Roberto Franceschini, funzionario della sede diplomatica italiana in Zimbabwe. Che
aggiunge: “aspettiamo comunque di
avere informazioni più precise”. L’Unità di crisi del ministero degli Esteri
ha fatto sapere che sono in corso, da
parte delle forze dell’ordine del
Paese africano, indagini per stabilire
l’esatta dinamica dell’incidente che
ha portato alla morte dei due italiani.
Claudio Chiarelli, che collaborava
spesso con le autorità locali nella
D
l Palazzo di Primavera, ex residenza
privata del dittatore comunista rumeno Nicolae Ceausescu e di sua
moglie Elena ed in seguito destinata
all’accoglienza di delegazioni straniere,
è stata in questi giorni per la prima
volta aperto al pubblico.
Lussuosissima – oltre 80 stanze,
comprende anche un centro benessere, una sauna e una serra esotica,
oltre ad un terreno circostante di 12
mila metri quadri – la villa, situata in
un quartiere signorile di Bucarest,
era stata costruita negli anni ’60 su
richiesta della coppia, che vi ha abitato
I
fino al 1989, quando un colpo di
Stato ha rovesciato il regime. Ceausescu e la moglie vennero processati
sommariamente da un tribunale militare straordinario e fucilati.
“Il pubblico romeno deve fare i conti
con la propria storia e conoscere il
proprio passato” ha dichiarato il ministro per il Dialogo civico di Bucarest
Violeta Alexandru alla cerimonia di
inaugurazione dell’iniziativa. Sabato
il sito è stato visitato gratuitamente
da 300 persone e il 19 marzo verrà
aperto ai turisti (il biglietto costerà
St.Sp.
6.50 euro).
lotta al bracconaggio, si era trasferito
nel Paese africano nel 1994. Ed aveva
acquistato, con alcuni soci, un terreno
su cui era stata allestita una riserva
ecologica e faunistica che ospita prevalentemente rinoceronti neri. Nel
2000, come raccontò lui stesso al
Corriere della Sera, un gruppo di
veterani di guerra protetti dal presidente Mugabe “si insediarono sul
mio terreno e distrussero tutto. Hanno
ammazzato centinaia di animali. Hanno divelto le recinzioni e appiccato
incendi”. Oltretutto, cercando di difendere la proprietà, Chiarelli rischiò
di essere ucciso: “sono stato circondato da 200 uomini armati. Quelli
che lavoravano per me hanno cercato
di farmi scudo ma sono stati picchiati
selvaggiamente. Poi si sono diretti
verso di me e hanno detto: ‘Ora ti
stacchiamo il cuore e lo mangiamo’.
Invece se ne sono andati”.
Il padovano decise di rimanere in
Zimbabwe, dove è nato poco dopo
il figlio Massimiliano. E divenne cacciatore professionista e guida turistica
nei safari, che organizzava nelle aree
naturalistiche del Paese per i turisti
occidentali. Nel maggio 2005 due
elefanti attaccarono un gruppo guidato da Chiarelli: nell’occasione perse
la vita Gianpaolo Tarabini Castellani
(fondatore della Blumarine). Lo Zimbabwe – ricorda la stampa - dopo
l’indipendenza e la fine dell’apartheid, seppur poverissimo, è diventato una delle mete turistiche più
gettonate della regione soprattutto
da chi ama il contatto con la natura o
è appassionato di caccia.
Stella Spada
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Martedì 15 marzo 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
ORMAI È A FERRI CORTI ANCHE CON LA LEADER DI FRATELLI D’ITALIA
Bertolaso, una gaffe tira l’altra
Giorgia Meloni trattiene la rabbia: “Le donne riescono a conciliare impegni professionali e maternità”
di Robert Vignola
er unire, si era detto. E
se le gazebarie sono state un così eloquente successo, resta da capire
come mai il giorno dopo
la chiusura di questa consultazione
un po’ strampalata il centrodestra
tri-partito visto a Roma sia letteralmente esploso. Con Forza Italia che
accusa gli alleati di essersi smarcati,
Giorgia Meloni che deve di nuovo
stare a discutere nell’agone politico
della sua gravidanza e la Lega che
si ritrovi puntualmente confermate
tutte le perplessità a suo tempo
avanzate sull’opportunità di candidare Guido Bertolaso. Il quale, quando parla, raramente non solleva polveroni. Non esitando a mettere la
leader di Fratelli d’Italia a fare metaforicamente la calzetta, non appena qualcuno gli chiede il suo
pensiero sulla ventilata possibilità
che si candidi al suo posto. “La Meloni deve fare la mamma - aveva
detto Bertolaso a Fuori Onda su
La7 - mi pare sia la cosa più bella
che possa capitare a una donna.
Deve gestire questa pagina della
sua vita. Non vedo perché qualcuno
dovrebbe costringerla a fare una
campagna elettorale feroce e, mentre allatta, ad occuparsi di buche,
sporcizia...”.
Alla faccia di chi lo vedeva come
possibile numero due del Campidoglio: “Io sono candidato a sindaco.
A me risulta che la Meloni abbia
detto voglio un vertice con gli altri
due leader del centrodestra e poi
P
dopo vediamo e decidiamo il da
farsi. Non mi pare abbia detto che
si candida. Io ci sono comunque e
sto già pensando alla mia squadra
e al programma”. Il problema è
che il vertice chiesto dalla Meloni
non sia stato ancora convocato, a
quel che se ne sa. Potrebbe persino
non giungere. Quella che è giunta
è stata la replica dell’ex ministro
della Gioventù, che non ha in effetti
aggiunto o tolto nulla circa l’ipotesi
di una sua discesa in campo in extremis per riparare ai danni che la
candidatura Bertolaso pare aver già
prodotto. “Io non voglio polemizzare
- ha spiegato - dico solamente con
garbo e orgoglio a Guido Bertolaso
che sarò mamma comunque e spero di essere un’ottima mamma,
come lo sono tutte quelle donne
che tra mille difficoltà e spesso in
condizioni molto più difficili della
mia riescono a conciliare impegni
professionali e maternità. Lo dico
soprattutto per rispetto loro”.
Ovviamente meno improntate alla
diplomazia le dichiarazioni del resto
del mondo politico. Con Francesco
Storace decisamente duro. “In que-
sservatore dall’esterno di
riti e cerimonie di un centrodestra che non conosce
più, Francesco Storace si è ben
guardato dal farsi tirare dentro
il polverone delle gazebarie. Alle
quali ha riservato alcuni commenti improntato all’ironia, senza
scendere sul piano dello scontro
dialettico con chi, come Silvio
Berlusconi, nel disperato tentativo
di salvare il suo uomo a Roma
cercava di sminuire le altre candidature sul campo. Compresa,
appunto, quella del segretario
nazionale de La Destra. “Dove
vuoi andare, che non sei neanche
capace di amministrare un’edicola, figurati se sai governare
una città difficile come Roma”,
è una delle frasi con le quali il
leader di Forza Italia ha provato
a silenziare la battagliera campagna elettorale messa in campo
da Storace. Al quale non è rimasto che liquidare il tentativo di
fare bagarre con una frase: “C’è
chi non ha bisogno di aprire
un’edicola. Perché ha il quotidiano online. E pure gratuito”.
Tutta pubblicità per Il Giornale
d’Italia… Ma comunque sul ta-
O
che uomo del fare”.
Le scuse sono giunte, per carità.
Con la promessa di Bertolaso a fare
un passo indietro “se Giorgia Meloni
si candidasse sindaco a Roma seguita da tutto il centrodestra. Se
Berlusconi dice tutti su Meloni - ha
ribadito - io sono l'uomo più felice
della Terra, torno a occuparmi dei
bambini poveri. Meloni è mia amica,
la stimo moltissimo, è un leader
politico nazionale. La gravidanza è
una delle pagine belle per una donna, poi se si candida può anche
farlo”.
CON LA LEGA LA ROTTURA ADESSO È TOTALE
DA DESTRA ARRIVA INESORABILE LA “PUNTURA”
Storace: “E meno male
che dovevano andare uniti”
sto mondo di folli che mettono
benzina al motore dei Cinque stelle,
spero che Guido Bertolaso riesca
almeno a trovare le parole per scusarsi con le donne. Bofonchiare in
TV alla Meloni che deve fare la
mamma significa offendere in maniera greve il genere femminile.
Un sindaco, ad esempio, ha tra i
suoi compiti la realizzazione di
asili nido aziendali per non costringere le donne a scegliere tra
la maternità e il lavoro. Ma questa
specie di cowboy proveniente dal
Texas non sa di che parla, altro
Salvini chiude la porta:
“Basta a vecchie alleanze”
na raffica di dichiarazioni
contro Matteo Salvini,
come se fosse forte di un
risultato, quello delle gazebarie,
che invece il leader della Lega
ha ostentatamente ignorato. Tra
i due il dialogo, se davvero era
iniziato, oramai è chiuso. Salvini
su Roma le idee se l’è definitivamente chiarite proprio domenica. “Bertolaso dice che non
gli interessa Salvini - tuona - lui
non interessa a noi, chiuso”.
Tanto che il fuoco di fila nei
confronti dell’ex capo della protezione civile continua. “Sui rom
Bertolaso dice che se frugano
nei cassonetti, vanno tolti i cassonetti... Come fai a dire una
roba del genere?”, ha soffiato
ai microfoni di Radio Padania.
Avendo gioco sin troppo facile
ad irridere le tesi dell’uomo sul
quale si ostina invece a puntare
Berlusconi. “Allora togliamo pure
i semafori - prosegue - così i
rom non ci rompono più le palle
ai semafori. Qui servono patti
chiari e amicizia lunga, e a Roma
servono contenuti e chiarezza”.
Salvini pare volersi prendere
dalla faccenda romana una pau-
U
volo ci dev’essere Roma, non
altro. E infatti Storace punta impietosamente sulla battaglia in
atto nel centrodestra, che invece
sembra voler passare anche sopra alle sorti di una capitale che
avrebbe invece un gran bisogno
di attenzione: “Dicevano uniti si
vince per rompere le scatole a
me. Usano Roma per giochi politici nazionali. Noi amiamo la
città”, ha cinguettato in mattinata
l’ex governatore del Lazio. Non
senza strappare un sorriso sulla
rete quando ha pubblicato sui
social network un fotomontaggio
con un Bertolaso in odore di…
santità. Perché: “3 milioni di
presenze nei primi 100 giorni
del Giubileo. 30000 al giorno,
come ai gazebo. Male che va,
Bertolaso Papa”. Anche perché,
se continua così, sarà bene che
l’ex capo della Protezione Civile
si inventi un altro impiego…
R. V.
sa di riflessione. “Nel week end
ho letto un po' di tutto su di
me che sono un pappone, un
ragazzotto... ma io non sto a rispondere a polemiche di questo
livello, mi occupo di cose più
importante, del mondo che cambia”. E rilancia: “La Lega è così,
o di qua o di là, niente compromessi, noi siamo alternativi a
Renzi mentre c’è in giro qualcuno che forse ha nostalgia
degli inciuci con Renzi... almeno
a volte si ha questa impressione.
Ma noi puntiamo a vincere, non
a partecipare”. Lasciando ad
una frase il compito di far riflettere gli osservatori delle cose
politiche. “Non penso a riedizioni
di vecchie alleanze del centrodestra, riedizioni di vecchie frittate, in cui poi si litiga, non
servono. Preferisco mettere i
puntini sulle i prima”. R. V.
7
Martedì 15 marzo 2016
DA ROMA
OGGI IL TAVOLO SINDACALE SUL PIANO DELLE ASSUNZIONI IN CAMPIDOGLIO
Concorsone, giornata campale
La portavoce di vincitori e idonei, Federica Ragno: “Non possono dimenticarsi di noi”
di Robert Vignola
iornata decisiva per il
Concorsone, ma a dare
battaglia dalla strada ci
saranno le tantissime persone che a loro tempo ottennero l’idoneità, dopo aver sostenuto gli esami e aver pagato anche
i diritti, senza aver avuto più notizie
circa il loro futuro. “Saremo di nuovo
in piazza, mentre sarà in corso il tavolo sindacale che ha come oggetto
il piano assunzionale”. A parlare, in
una nota, è Federica Ragno, portavoce del Comitato 22 Procedure per
la Giustizia che rappresenta vincitori
e idonei del cosiddetto "Concorsone"
partito nel lontano 2010 e che, dopo
sei anni, lascia ancora a casa centinaia
di vincitori e idonei.
“A partire dalle ore 16, saremo in
Campidoglio, mentre dentro sindacati e rappresentanti di Roma Capitale affronteranno un tema che ci riguarda molto da vicino: le nostre
assunzioni, il nostro futuro. Chiediamo
un piano assunzionale 2016 serio,
che preveda l'assunzione di tutti i
vincitori di concorso nell'anno in
corso. Chiediamo che sia effettuato
il recupero immediato delle assunzioni del 2015 che non sono state
effettuate a dicembre e l'applicazione
per il 2016, come la legge prevede,
del turn over al 100%. Questo - aggiunge Federica Ragno - garantirebbe l'assorbimento nel 2016 di
G
tutti i vincitori del "Concorsone". E se Roma deciderà
di applicare il turn over al
100%, deve essere destinato
ai vincitori di concorso che
ancora attendono”.
Anche perché, checché ne
dicano alcuni candidati sindaco, Roma Capitale lamenta
un grave problema di carenza d’organico, più volte
sottolineato dai sindacati.
“Non dimentichiamo poi aggiunge la portavoce - le
procedure della polizia municipale e dei funzionari amministrativi che sono ancora
in itinere. Ci auguriamo che
possano essere concluse
quanto prima per poi potere
programmare anche le assunzioni di questi profili a
partire dal 2017. Infine chiediamo che Roma Capitale
solleciti il Governo a intervenire sulla proroga delle
graduatorie perché al fianco
dei vincitori ci sono oltre
4000 idonei pronti a essere
inseriti. Il commissario Tronca, nei giorni scorsi, ha parlato di una preoccupante situazione della macchina amministrativa capitolina per grave carenza di personale. Questa è dovuta,
a nostro avviso, oltre che ai pensionamenti non sostituiti da nuovi ingressi, anche alla scelta di destinare
le intere facoltà assunzionali al settore
educativo a scapito degli altri. Ad
oggi, se si esclude il settore scuola,
sono stati assunti appena 190 nostri
vincitori a fronte di oltre 2000 pen-
sionamenti negli ultimi tre anni. Se
si vuole evitare il crollo dell'amministrazione bisogna procedere con
le assunzioni in ogni settore, per ridare slancio a questa città. Al tavolo
A TOR BELLA MONACA
LA STRUTTURA DEVE CESSARE L’ATTIVITÀ ENTRO FINE MARZO, MA È GIÀ BATTAGLIA
“Il campo non ce lo chiudete”
Assedio dei rom di via Salaria al dipartimento politiche sociali di Roma Capitale
a campagna elettorale si prepara ad imperversare su Roma, ma ciò che aspetta
la città eterna nei prossimi mesi sarà
davvero una situazione sociale gravissima. Non
è un caso che si sia concentrata sui campi nomadi una delle maggiori tensioni nel centrodestra:
il problema c’è e non può essere affrontato se
non con decisione e ieri si è avuto un antipasto
piuttosto evidente con il sit in inscenato da
alcune famiglie rom sotto il dipartimento alle
politiche sociali del Campidoglio. Motivo? La
necessità di liberare il “centro di raccolta rom”
di via Salaria 971, uno dei campi più “antichi”
della capitale, entro il 28 marzo e la relativa
protesta di chi invece quel posto non lo vuole
lasciare. “325 persone, tra cui 139 minori e
decine di anziani gravemente malati, si ritroveranno improvvisamente per strada, senza un
tetto sopra la testa, in seguito alla decisione
del Comune di Roma di dimettere tutti gli ospiti
accolti nel centro”, denuncia l’Associazione 21
Luglio, un sodalizio che si batte per i diritti di
queste comunità che”esprime profonda preoccupazione per l'intervento che il Comune intende porre in atto perché questo avrebbe
come sola conseguenza quella di rendere ulteriormente vulnerabili uomini, donne e bambini
e di interrompere inevitabilmente il percorso
scolastico d i 55 minori che attualmente frequentano regolarmente la scuola”.
Il fatto è che in Italia, quando si ritiene sia
giunto il momento di superare soluzioni per
definizione temporanee, si riesce sempre a
trovare chi è disposto a procrastinarle all’infinito.
Per stessa ammissione della 21 Luglio, “si fa
infatti riferimento - spiega l'associazione - al
superamento 'del tempo di permanenza presso
la struttura, in considerazione del carattere di
sindacale diciamo, infine, che non
accettiamo più di essere messi in
secondo piano: questa volta dobbiamo essere noi gli unici e i soli
protagonisti”.
Baby-vandali sui bus:
scatta l’operazione
L
na baby-gang di giovanissimi in azione sugli
autobus di Roma, in
zona Tor Bella Monaca. Sono
13 i casi di atti vandalici e
aggressioni su cui la polizia
del commissariato "Casilino"
ha avviato un'inchiesta.
Grazie alle videocamere installate dall'azienda Atac sulle
linee più a rischio, gli agenti
sono arrivati a identificare
tre ragazzi di età compresa
tra i 10 e i 13 anni, ripresi in
azione a bordo di un autobus
praticamente vuoto. A un
certo punto si vede anche
del fumo sul fondo della vettura, come se avessero lanciato qualcosa.
La vicenda ha fornito oggetto
di un'articolata informativa
U
temporaneità dell'accoglienza'. Tuttavia, l'entità
del periodo di accoglienza nel centro di via
Salaria non è presente in alcun regolamento
della struttura, né è mai stato comunicato alle
famiglie al momento dell'ingresso”.
L'altra motivazione addotta dal Comune risulta
invece l'infrazione, da parte delle famiglie, di
regole fondamentali previste dal regolamento
della struttura, quali il divieto di ospitare irregolarmente persone esterne all'interno del
centro. Anhe qui, chi ha fatto della difesa degli
interessi rom la sua professione trova da ridire
definendo le prescrizioni “particolarmente restrittive, tuttavia, che fanno riferimento a un
regolamento non trasparente e non acquisibile
per consultazione neanche dagli stessi ospiti”.
E ancora: “Superare questa struttura attraverso
dimissioni collettive che non prevedono al-
ternative abitative adeguate - afferma l'Associazione 21 luglio - è però la scelta peggiore
tra le opzioni possibili. Mettere sulla strada
123 nuclei familiari, interrompere la frequenza
scolastica dei bambini, negare l'accoglienza
a decine di anziani con invalidità anche gravi:
è questa l'interpretazione della Strategia Nazionale per l'inclusione dei Rom che il Comune
di Roma intende declinare sul territorio?”. Di
qui il presidio che ha dato l’assedio ieri agli
uffici comunali per chiedere “una immediata
sospensione della chiusura del "centro di
raccolta" di via Salaria e l'apertura di un
Tavolo, che veda coinvolti i rom, per la definizione di scelte che vadano verso il superamento del "centro di raccolta" secondo tempi
congrui e nel rispetto dei diritti umani delle
R.V.
325 persone accolte”.
alla procura della Repubblica
anche per definire le responsabilità dei genitori dei ragazzi coinvolti. E in tanti sono
a chiedersi come sia possibile che delle famiglie, a
Roma, lascino i propri figli
viaggiare su autobus anche
notturni, dei quali peraltro
divenivano essi stessi i peggiori spauracchi.
L’Atac in una nota del direttore generale, Marco Rettighieri, ringrazia le forze
dell’ordine e ribadisce “che
non saranno tollerati comportamenti anti sociali che
finiscono col ledere il diritto
alla mobilità dei cittadini
provocando inoltre danni
economici al patrimonio
pubblico”.
8
Martedì 15 marzo 2016
STORIA
LE PAROLE DEL SACERDOTE SUL DOLOROSO EPISODIO DELLA FUCILAZIONE DEI SEDICI REPUBBLICANI, AVVENUTO IL 28 APRILE
Pescarenico, documenti dal 1945
Dalla relazione del rettore del santuario della B.V. Maria della Vittoria, don Lugi Brusa
a cura di Alessandro Russo
ei giorni dell'insurrezione, 26-27-28 aprile
1945, vennero arrestati 160 Repubblicani
della Brigata Perugia che da Bergamo transitavano per Lecco: erano
diretti, credo, in Valtellina. La colonna, dopo una notte e una giornata
di resistenza, dovette cedere le armi
e furono arrestati a Pescarenico dai
partigiani e tradotti alle scuole di
via Ghislanzoni.
Al mattino del 28 aprile ebbi sentore
che qualche cosa di grave stava
per succedere e con due Confratelli,
sacerdoti Aldo Cattaneo e M. Gazzi,
mi portai a dette scuole per poter
avvicinare i giovani detenuti e possibilmente portare il conforto del
Ministero sacerdotale.
Dal comportamento di chi presiedeva alla prigione (certo Piero)
venni in sospetto che si stavano
prendendo decisioni a carico dei
16 giovani, in prevalenza Ufficiali
della Brigata Perugia, che per aver
fatta la resa durante il combattimento, avevano procurato delle
morti nelle file dei partigiani.
Visto che il tentativo presso la direzione delle prigioni di via Ghislanzoni non mi dava alcun affidamento,
mi fece premura di correre da Mons.
Prevosto e di avvertirlo dei miei sospetti, ed insieme escogitammo di
venire in aiuto dei prigionieri.
Mons. Prevosto fece subito i passi
“N
opportuni presso il comando militare
che trovavasi presso le scuole D.
Chiesa ed ebbe come risposta di
stare tranquillo che non c'era nessuna
disposizione a carico degli indiziati.
Verso le 13 rintracciai Mons. Prevosto
nel locale segreteria della scuola D.
Chiesa che, con il berretto in mano,
in un angolo, attendeva una risposta
dal comando. Io abbordai Monsignore e gli dissi che quella gente ci
prendeva in giro. I 16 giovani li stavano caricando per portarli alla fucilazione al campo sportivo. Se non
potevamo salvare i corpi, almeno
avremmo salvato le loro anime.
I condannati a morte sul carro venivano colpiti con pugni e calci dai
partigiani presenti. La folla, ebbra
di sangue, aizzava i soldati. Con
Monsignore corremmo alla Basilica
a prelevare la Sacra Specie e poi
ritornammo sul piazzale. L'autocarro
era appena partito. Noi montammo
su un auto e doppio particolare
stridente nella dolorosa circostanza:
sulla nostra macchina si trovava
“Tom”* l'arrestatore di Mussolini,
che prima era stato portato in trionfo
intorno all'autocarro delle vittime,
ed anche una spavalda figura vestita
da uomo, che poi fu obbligata a
scendere, perché incompatibile la sua presenza con i Ministri di
Dio che portavano la
Specie.
Nell'ampio campo sportivo il drappello dei sedici Repubblicani, scortati da un plotone di
partigiani armati, stava
in attesa dell'ordine di
fucilazione. Noi chiedemmo di poterli avvicinare e ci fu concessa
la massima libertà e tutto il tempo necessario.
Subito li invitammo al
Sacramento della Penitenza.
Così si presentarono
alla morte.
A quattro a quattro venivano fucilati e prima
si baciarono e si abbracciarono.
Amavano teneramente il loro Capitano e questi, davanti al plotone di
esecuzione, rivolse due parole ispirate ad Amor di Patria. Pressapoco
furono queste le parole: “Noi e voi
combattiamo per un'idea Amor di
Patria- Viva l'Italia”. Strinse la mano
all'ufficiale che comandava il plotone,
poi cadde sotto la raffica di mitra.
Nessun giovane è venuto meno di
coraggio, ma tutti con ardore e slancio affrontarono la morte al grido di
Viva l'Italia!
Volli rimanere sul campo sino all'ultimo istante, raccolsi le loro ultime
espressioni e mentre cadevano impartivo loro la benedizione col Crocefisso nelle mani. Lasciai il campo
con gli altri Sacerdoti conservando
nell'animo le forti impressioni della
giornata. Mi fece pena il fatto che,
caduti i giovani, l'ufficiale comandante tentava di sparare il suo colpo
di mitra verso i Caduti che ancora
respiravano e siccome aveva il mitra
scarico, pronunciando una bestemmia, toglieva ad un suo soldato l'arma per completare l'opera.
”
sac. Luigi Brusa
N.B. *Giorgio Cavalleri nel suo libro
Ombre sul lago, Arterigere Editore,
Varese, 2007, che, a proposito dell’
“oro di Dongo”, così scrive: «Il malloppo portato da Moretti nell’abitazione
dell’amico in via Diaz 1 a Como, venne
poi ritirato da un partigiano di Lecco,
Eugenio Tagliabue “Tom”, inviato dal
federale comunista di Como, Dante
Gorreri, e successivamente portato
nel capoluogo lombardo». Quanto alla
definizione di Don Brusa («l’arrestatore
di Mussolini»), evidentemente è perché
faceva parte del gruppo di partigiani
comandati da Urbano Lazzaro sulla
piazza di Dongo. L’ «arrestatore» di
Mussolini, infatti, fu Lazzaro. (Ringrazio
lo storico Luciano Garibaldi per lo
scambio di idee e per avermi aiutato
a riordinare le intuizioni riguardo il
partigiano “Tom” ricordandomi quanto
scritto da Giorgio Cavalleri).
LA LETTERA INVIATA DAL SANTUARIO B. VERGINE DELLA VITTORIA (LECCO) ALLA VEDOVA MARIA PIA BERNARDINI
Le parole del ministro di Dio
alla famiglia di Bernardino
Don Brusa scrisse questa missiva alla famiglia il 24 luglio del 1945
pettabile famiglia
sabato 28 aprile 1945 ore
17.00
A distanza di quasi tre mesi
da questa data oso prendere
in mano la penna per inviare
due parole di condoglianze.
Ho ancora viva la scena dolorosa a cui, come Ministro
del Signore, ho partecipato
onde poter assistere sino all'ultimo istante il vostro buon
Bernardino.
Non posso esprimere se non
con povere parole quello che
ho provato in quella luttuosa
giornata di insurrezione qui
a Lecco. Avuto sentore di
quanto stava per accadere a
16 dei 160 giovani catturati
in combattimento mi sono
dato premura, con l'aiuto di
Monsignor Giovanni Borsieri,
Prevosto di Lecco, di avvicinare i Comandi locali e superate tutte le difficoltà, abbiamo potuto portare i conforti religiosi.
Non vi posso dire la gioia di
questi bravi giovani quando
si son visti vicino a loro il Sacerdote di Dio. Tutti si sono
confessati ed hanno ricevuto
la Santa Comunione pochi
S
istanti prima della morte.
La scena era commoventissima. Abbracciai quei giovani
ad uno ad uno e dissi loro:
“Ti bacio e ti abbraccio a
nome dei tuoi cari”.
Prima di lasciarlo gli ho offerto un'immagine e nel retro
scrisse le ultime parole:
Carissima Maria Pia e Mila
catturato dai partigiani insieme
ai colleghi vado a morte tranquillo e certo del perdono di
Dio. Non serbar rancore a nessuno e inculca in Mila l'amor
di Patria. W l'Italia. Abbraccio
tutti avverti i miei parenti Bernardino.
Tanto l'immagine come un
fazzoletto che mi diede all'ultimo momento sono in mie
mani. Mi direte come posso
inviarveli in modo sicuro.
Il vostro Bernardino non ebbe
un momento di debolezza
ma con ardore e slancio gridando “W l'Italia” affrontò sereno la morte.
Lo Spirito Santo infuse in quel
momento una forza sovrannaturale. Ho voluto rimanere
sul campo sino all'ultimo istante per poter impartire la Be-
il buon Bernardino lo ha imitato.
“Conservi dell'odio?” “No”
mi rispose franco. “Qualche
ora fa si, ora no, perdono tutti
e chiedo al Signore perdono
dei miei peccati”. Io ritengo
che dal Paradiso pregherà
per tutti noi.
Gradite le mie più vive condoglianze e pregate anche
per me.
Il giorno appresso mi sono
dato premura di celebrare
una Santa Messa di suffragio.
Mi vogliano scusare il ritardo
dello scritto.
Nella carità di N.S. Gesù Cristo
di loro obbligo
firmato Luigi Brusa
Rettore Santuario B. Vergine
della Vittoria Lecco
Stralci dagli scritti dei condannati
Affidarono nelle mani del parroco le ultime emozioni della loro vita
Vittorio Naponiello scrive alla
mamma, Vincenza, via Maria
delle Grazie, Eboli (Salerno).
Borghesi Marino scrive ai genitori,
via del Balcone, Perugia.
Capacci Aride scrive a Capacci
Paolo, via Vendemini 6, Bertinoro
(Forlì).
nedizione e l'assoluzione generale.
Al lunedì seguente Monsignor
Prevosto di Lecco poté accompagnare la salma al cimitero di Acquate (Lecco) e
venne sepolto al Ceppo nr.12.
Come Sacerdote comprendo
il loro dolore reso più acuto
dalla notizia di una morte
così tragica però accolgano
l'ultimo desiderio espresso
dal loro Bernardino di non
nutrir odio verso alcuno. Gesù
dall'alto della Croce ce ne
ha dato l'esempio sublime e
Il Capitano Dal Monte scrive:
“Miei cari genitori, fratello e sorella. Muoio col solo dispiacere
di lasciarvi; ma ho la coscienza
tranquilla di aver fatto il mio dovere, per la santissima causa
della Religione della Patria e
della Famiglia. Muoio col Signore
nell'anima, perché ho fatto la
Santa Comunione”.
Il Tenente Giovanni Ferraris scrive
al babbo: “La Patria ha bisogno
di martiri. Da soldato, ho eseguito
gli ordini ed ho tenuto alto l'onore
della bandiera. Non addolorarti
pensa che una pallottola mi
abbia colpito in battaglia”.
Muoio contento. Pregherò per
voi; vi proteggerò dal cielo”.
Il Sottotenente Rinaldi scrive:
“Mamma, babbo, fratello Ivano
muoio in camicia nera. Vi chiedo la santa benedizione e vi
bacio”.
Il Vice Brigadiere Giuseppe De
Victoriis scrive la sera del 27:
“Cara mamma, ti scrivo sul
punto di morte. Ho fatto il mio
dovere fino all'ultimo e non temo
di morire. Sono puro e ciò mi
basta. Non vi affannate, perché
sono morto per la mia Patria.
Tuo Pinuccio”.
Il 28 Aprile (giorno della fucilazione) scrive: “Cara mamma,
ti scrivo ancora in punto di
morte. Mi sono confessato e
ho l'anima pura. Non piangere
per me che sono morto per la
Patria. Bacio te e tutti che in
questo momento ricordo. Tuo
Pinuccio per sempre”.
Il Tenente Alfredo Castellani, di
Castiglione al Lago (PG) non ha
più famiglia a cui scrivere, perché
tutti i suoi cari sono rimasti
uccisi dai bombardamenti. Proprio poco prima l'ha saputo e
scrive sull'immaginetta religiosa
che gli ha offerto Don Brusa:
“Muoio felice per due ragioni:
prima perché ho seguito sempre
la via, senza deviare; secondo
perché proprio ora ho saputo
che tutti i miei sono stati uccisi
e posso andare a raggiungerli”.
Il Sottotenente Sidney Lombardini scrive ai genitori: “Fra pochi
minuti la mia vita sarà stroncata.
Il Vice Brigadiere Alberto Grossi
di Volterra (PI) scrive: “Miei cari,
vostro figlio è morto con il vostro
ricordo in cuore. Perdonatemi.
Vi ho amato tanto”.
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Martedì 15 marzo 2016
STORIA
PROSEGUE IL NOSTRO ESAME DEL “TEOREMA ALESSIANI”
Morte del Duce: la scienza ci avvicina alla verità
L’articolo di Cattabeni su “Clinica Nuova” dell’agosto 1945 e le contraddizioni di un’indagine priva di metodo
di Emma Moriconi
estiamo ancora sul lavoro
di Aldo Alessiani relativo
alle sue indagini sulla
morte di Benito Mussolini.
Troppe sono le cose che
non vanno e che non tornano quanto
a come venne gestita la faccenda
nell'aprile del 1945: il lettore dovrà,
qualora non ne fosse a conoscenza,
anche sapere che nella rivista "Clinica nuova" del 15 luglio - 1 agosto
1945 il professor Mario Cattabeni
scrisse un articolo dal titolo "Rendiconto di una necroscopia d'eccezione" nel quale dice che prende la
parola sul caso "autopsia di Mussolini" perché "la notizia che presso
l'Istituto di Medicina Legale [...] è
stato possibile condurre un'indagine
anatomopatologica e medico-legale
sulla salma di Benito Mussolini ha
destato vivissima curiosità oltre che
nel mondo medico, tra i profani",
curiosità dettata - dice il medico dal fatto che ci si aspettava che essa
indagine chiarisse gli aspetti relativi
alla morte ma anche quelli relativi
alla complessa personalità del Duce.
Ammette che l'autopsia è stata condotta in condizioni di eccezionalità:
"poco tempo prima di una affrettata
inumazione - dice -, in una sala anatomica dove facevano irruzione ogni
tanto, per l'assenza di un servizio
armato d'ordine pubblico, giornalisti,
partigiani e popolo". Dice poi che
R
"non è stata una indagine di tipo
antropologico giudicata irrilevante,
ma, più propriamente, un riscontro
medico-legale e diagnostico diretto
a cerziorare, per ogni eventualità, le
modalità lesive pre- e post-mortali,
reperti anatomopatologici riferibili
a stati morbosi pregressi o in atto,
con particolare riguardo al sistema
nervoso, ed eventuali contrassegni
per una sicura identificazione". Dice
anche che "è stato redatto un verbale
specialmente dettagliato per quanto riguarda le lesioni di tipo
pre- e post-mortale, rilevabili all'esame esterno ed alla dissezione":
abbiamo visto nelle
precedenti puntate di
questo speciale come
questo invece non sia
avvenuto e viene da
chiedersi perché il medico ci tenga tanto a
fare questa precisazione nell'estate del 1945,
su una rivista specializzata, incastrando un
articolo in una miscellanea di articoli di clinica chirurgica. Se lo
chiedeva anche il buon
Aldo Alessiani nel suo
"Teorema": "[...] il Medico settore - scrisse
Alessiani - volle rincalzare che l'autopsia era
stata più che bastevole per testimoniare l'esecuzione avvenuta e narrata
nella conferma delle rivelazioni fatte
a pubblico dominio. In altri termini
una puntualizzazione non essendosi
inizialmente espresso in un supporto
tecnico confermante".
Ci sono poi alcune cose che suscitano quantomeno qualche perplessità in termini umani oltre che di diritto. Al termine dell'articolo Cattabeni dice: "Ho ritenuto opportuno
fissare senza alcun commento questi
appunti essenziali [...] per soddisfare
un legittimo senso di curiosità umana
e professionale nel pubblico medico,
che più di ogni altro aveva diritto di
esserne informato". No. Chi aveva
"più di ogni altro" diritto di esserne
informato era semmai la sua famiglia, sua moglie, i suoi figli. E invece
Rachele seppe tutto dai giornali, il
lettore può immaginare con quale
"delicatezza". Annota ancora Alessiani come Cattabeni sorvola, nell'articolo, sull'ora dell'esecuzione,
"così come aveva fatto quattro mesi
prima omettendo l'ora d'inizio dell'autopsia nel preambolo tecnico
del verbale 7241".
Un altra cosa che proprio non si riesce a capire, e che infatti Alessaini
sottolinea, è perché nel Verbale 7241
non c'è alcun riferimento alle ipostasi
presenti sul corpo. Le ipostasi sono
"macchie da stasi colorativa", per
essere chiari e far capire a chi legge
di cosa parliamo sarà utile spiegare
brevemente di quale fenomeno parliamo. Si tratta di macchie di colore
violacee, bluastre o color vinaccio,
livifo, che si formano sulla cute o
anche sugli organi interni: in base
all'esame di esse si può addivenire
a scoprire l'ora del decesso perché
esse, con il trascorrere delle ore,
modificano il loro aspetto. Non solo:
in base al loro esame si possono
capire le posizioni che il corpo ha
assunto dopo il decesso. Si formano
perche il sangue cadaverico, non
essendo più in circolo, va a depositarsi nelle zone declivi del corpo.
Spiegare il fenomeno ipostatico in
maniera approfondita ci prenderebbe troppo spazio, ma già da queste
poche (ma essenziali) informazioni
il lettore può rendersi agevolmente
conto dell'importanza di questo tipo
di esame per la determinazione
delle dinamiche della morte e delle
vicende del cadavere dopo la morte.
Ebbene questo è un altro dato che
nell'autopsia in oggetto manca del
tutto. Così argomenta la cosa Alessiani: "Si poteva fare un accenno,
per una migliore puntualizzazione
alle macchie da stasi colorativa (ipostasi) altro fenomeno consecutivo
che bella loro fissità belle parti corporee a contatto con le superfici
corporee dovevano pur esserci e
stabili dopo la quindicesima ora dal
decesso. Non apprezzamento nel
merito".
Così oggi abbiamo aggiunto altri
elementi di cognizione a quelli già
espressi nei giorni scorsi. C'è però
ancora molto da dire, e il lettore
avrà la pazienza - ci auguriamo - di
seguirci nei prossimi giorni ancora,
per avere in tal modo tutte le informazioni utili per comprendere la
ragione della nostra insistenza su
un'indagine essenziale, che la storia
e - ahimè - la scienza non hanno sinora tenuta nella debita [email protected]
zione.
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Martedì 15 marzo 2016
DALL’ITALIA
ENNESIMO ATTACCO ALLA FAMIGLIA DEGLI IDEOLOGI DEL GENDER ASSERRAGLIATI NEL MONDO DELLA SCUOLA
All’asilo il pasticcio di San Giuseppe
Due bambini hanno “due mamme”: vietata la Festa del Papà in un plesso del quartiere Isola
tero in affitto illegale? Citofonare Vendola. In un’Italia
costretta ancora a sorbirsi
il suono delle vesti lacerate
delle solite minoranze rumorose per l’aborto della stepchild
adoption, ad essere illegale è se mai
la Festa del Papà. Perché, come dicono
gli stessi fautori di certi pretesi “progressi”, la realtà è sempre più avanti.
Anche quando non dovrebbe. Se è
vero infatti che una coppia omosessuale non può adottare un minore,
occorre chiedersi come mai un asilo
di Milano si candida a divenire un’altra
trincea dell’unico diritto seriamente
messo in pericolo oggi: quello, inviolabile, di un bambino ad avere
una mamma e un papà. Perché qui
di baby-alunni con “due mamme”
ce ne sarebbero addirittura due. Ed
è una questione non marginale, sullo
sfondo dell’ennesima aggressione
alle tradizioni nazionali, cioè l’abolizione via circolare della Festa del
Papà, quella legata a San Giuseppe.
Il 19 marzo sarà così un giorno come tutti gli
altri, con la famiglia rigorosamente dietro la
lavagna, nell’asilo milanese nel quartiere Isola.
Niente bigliettini né poesie, men che meno
recite e canzoncine. Nell’attesa magari che
qualche cantautore impegnato a scalare la
sia carriera salendo sul facile arcobaleno inventa una filastrocca col “genitore-due”.
Una storia paradigmatica della lotta dell’ideo-
U
logia gender contro quel corpo intermedio
che è la famiglia, in cui c’è un po’ di tutto:
dallo svilimento della figura paterna alla dittatura dei pochi su tutti gli altri, passando
dalla legalità violata fino al fare del mondo
scolastico, anzi di un asilo, il terreno di battaglia
di questioni che evidentemente dovrebbero
tenere al riparo i più piccoli dal “fronte”.
L’ennesima storia destinata a sollevare polve-
roni, mettendo l’opinione pubblica davanti al
fatto compiuto, contro cui si scatena comunque
il centrodestra. Con la Lega particolarmente
agguerrita. “Se con l’abolizione della festa
del Natale nelle scuole pensavamo di avere
toccato il fondo, ci sbagliavamo di grosso:
ora il politicamente corretto travolge anche la
festa del papà”, attacca il segretario provinciale
della Lega Nord milanese, Davide Boni. “Che
piaccia o meno, il papà e la mamma sostiene ancora Boni - sono e saranno
per sempre figure di riferimento per
tutti i bambini. A questo ennesimo
tentativo di distruggere la nostra società, pretendendo di imporre un mondo alla rovescia, dobbiamo rispondere
con forza facendo sentire in tutti gli
ambiti possibili la nostra voce”. Gli fa
eco l’on. Paolo Grimoldi, Segretario
della Lega Lombarda e deputato della
Lega Nord. “Un asilo a Milano che
abolisce la festa del 'papà' per non
offendere o discriminare le coppie di
genitori gay? Una follia. Auspico che,
se la notizia fosse confermata, il provveditore, o chi ha la responsabilità in
materia, prenda provvedimenti rapidi
e severi verso la direzione di questo
asilo. Questo episodio, comunque,
conferma che nelle scuole dell’area
di Milano stiamo assistendo ad un inquietante deriva, con divieti di esporre
i crocifissi nelle aule e feste di Natale
annullate per non turbare le sensibilità
degli studenti di altre fedi religiose,
una deriva che non può non preoccupare, perché è chiaro che ci sono troppi presidi o
direttori di istituti scolastici che approfittano
del loro ruolo per fare politica e tentare di indottrinare i bambini in tenera età con le loro
ideologie, giuste o sbagliate che si possano
considerare. Basta con i 'cattivi maestri', basta
fare politica sulla pelle dei bambini”.
Robert Vignola
SI ALLARGA LO SCANDALO DELLE SENTENZE “ADDOMESTICATE” IN COMMISSIONE TRIBUTARIA
Mazzette ai giudici, altri arresti
A Milano bustarelle occultate nei cesti natalizi: ai domiciliari altri due membri
È
un’inchiesta partita in sordina ma che sta riservando
molte sorprese quella delle “mani pulite tributarie”. Tanto
che a causa delle presunte tangenti pagate ad alcuni giudici
delle Commissioni tributarie per
ottenere verdetti favorevoli fa registrate altre quattro ordinanze
di custodia cautelare legate a una
bustarella di 60mila euro versata
da un imprenditore. Ai domiciliari
sono finiti due giudici tributari,
Luigi Pellini, commercialista di
Milano, e Gianfranco Vignoli Rinaldi, avvocato nel capoluogo
lombardo. Una ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto anche il giudice tributario Luigi Vassallo, già arrestato il 17 dicembre
dell'anno scorso in fragranza di
reato mentre intascava una presunta mazzetta di 5mila euro. Vassallo è al suo terzo mandato di
arresto e attualmente si trova nel
carcere di Opera. Il quarto uomo
tava tornando da una serata passata a Poirino,
nel Torinese, la coppia di
Aosta che, forse a causa del
troppo alcol, ha iniziato a litigare
mentre percorreva la A26 per
far rientro a casa. In seguito
all'accesa discussione, la moglie, una 37enne romena, è scesa dall'auto, dopo che il marito,
un italiano di 47 anni, ha accostato la vettura sulla corsia di
emergenza per abbandonare la
consorte lì, sola con la sua borsetta sull'autostrada.
La 37.enne avrebbe percorso
circa una ventina di chilometri
costeggiando il guardrail, prima
di essere centrata in pieno e
S
uccisa da un'auto tra i caselli
di Casale Monferrato Nord e
Sud. Il cadavere è stato ritrovato
all'alba sull'A26, dopo che l'investoitore ha chiamato i soccorsi
del 118: "Me la sono trovata di
fronte, non ho potuto fare nulla
per evitarla", ha detto l'automobilista alla Polizia stradale,
la quale non ha potuto far altro
che constatare il decesso.
Il marito, una volta appresa la
notizia, ha avuto un malore ed
è stato trasportato all'ospedale
di Aosta, dove è attualmente
ricoverato. L'uomo è indagato
per concorso in omicidio colposo con l'automobilista che
R.V.
ha travolto la donna.
vrebbe poi ripartita anche con
Pellini e Vignoli Rinaldi. I soldi,
in banconote da 500 euro, sarebbero stati consegnati da Vassallo
ai due giudici tributari insieme a
“cesti natalizi“. Per tutti loro l'accusa è di corruzione in atti giudiziari. Tra gli indagati figura anche
l'ex militare della Guardia di Finanza, Agostino Terlizzi.
Il primo arresto era scattato nel
dicembre scorso, quando a finire
in carcere era stato l'avvocato Vas-
UN MORTO E UN FERITO IN DUE DIVERSI EPISODI IN POCHE ORE
IN PIEMONTE
Abbandona la moglie sull’A26:
investita mortalmente
arrestato è l'imprenditore Matteo
Invernizzi, amministratore della
società Eurocantieri Srl, attiva nel
settore dell'edilizia. Secondo l'accusa che ora dovrà essere accertata, Invernizzi avrebbe cercato
nel 2013 di “comprare” due sentenze relative a contenziosi aperti
nelle commissioni provinciali e
regionali. La presunta mazzetta
di 60mila euro pagata da Invernizzi sarebbe stata intascata dall'avvocato Vassallo, il quale l'a-
sallo mentre riceveva una tranche
di una presunta bustarella di 30mila
euro. Il 28 gennaio era stata arrestata Marina Seregni, commercialista di Monza e giudice tributario
di primo grado, che era stata già
interrogata in occasione dell'arresto di Vassallo. In una telefonata
registrata sulla sua segreteria, infatti,Vassallo sollecitava un incontro
per parlare di due processi e di
una pratica che lo interessava. Dai
documenti sequestrati nello studio
di Vassallo sarebbero poi emerse
le prove di un meccanismo corruttivo che, secondo l'accusa, era
finalizzato a condizionare le sentenze delle Commissioni tributarie
attraverso l'intervento di giudici
R.V.
compiacenti.
Agguati in strada,
far west a Torino
erate di sangue e coltelli a Torino
domenica. Con un morto, un ferito
e vari arresti a comporre il bilancio di una storia di ordinaria follia
nel degrado tra la stazione e i quartieri
periferici.
Il fatto più grave in via dei Glicini 1,
dove i carabinieri della compagnia
Oltre Dora e agenti della polizia della
squadra mobile hanno arrestato per
omicidio un 66enne, Michele Rignanese, residente a Torino, con precedenti di polizia. L'uomo alle 20 circa,
S
nei giardini comunali in piazza Bottesini, alla presenza di testimoni, al culmine di una lite scaturita per futili
motivi, verosimilmente collegati all'uso
alcolici, ha colpito con 11 fendenti al
torace e al collo un romeno di 30 anni.
La vittima è morta sul posto.
Rignanese, dopo un'ora, si è presentato
spontaneamente dai carabinieri, assumendosi la responsabilità dell'omicidio e consegnando l'arma del delitto,
un coltello da cucina con lama di 16
centimetri.
Se è stato il caso più grave, non è
stato l’unico. Un’aggressione tra nordafricani ha portato all’arresto di tre
ragazzi egiziani. Tutto è avvenuto al
civico 33 di via Berthollet, intorno alle
2 di notte. A essere aggredito è stato
un cittadino tunisino di 45 anni, preso
a calci e pugni e ferito, anche qui,
con un coltello da cucina. Intervenuti
sul posto, i carabinieri del nucleo radiomobile hanno fermato quattro persone, arrestando i tre già citati e denunciando un altro soggetto, anch’esso
di nazionalità egiziana, per lesioni
personali. I quattro avevano litigato
in strada con la vittima e l’avevano
assalita dopo un breve inseguimento
a piedi.
Gli arrestati hanno tutti 18 anni, mentre
il denunciato è minorenne. Per quanto
riguarda le condizioni del tunisino, le
sue lesioni sono state giudicate guaR.V.
ribili in circa 15 giorni.
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Martedì 15 marzo 2016
SPORT
DOMANI I BIANCONERI A CACCIA DEI QUARTI DI CHAMPIONS CONTRO LA CORAZZATA DI GUARDIOLA
Un muro di Berlino tra la Juve e la gloria
All’Allianz Arena la Vecchia Signora chiamata all’impresa col Bayern Monaco per avvicinare il sogno
che porta alla finalissima di San Siro - Si parte dal 2-2 dell’andata, il trionfo non è impossibile
di Federico Colosimo
n successo in Baviera per
scrivere una nuova pagina
di storia e approdare tra
le magnifiche otto della
competizione più importante d’Europa. La parola d’ordine
è categorica in casa Juventus: vincere, contro il Bayern Monaco
schiacciasassi di Guardiola, è davvero l’unica cosa conta.
Ci sono partite che valgono un’intera
stagione. Momenti attesi da settimane, mesi di allenamenti duri.
Dove ci si gioca molto, ma non tutto,
in soli 90 minuti di gioco. Quella
che andrà in scena domani sera all’Allianz Arena (20:45) tra i campioni
tedeschi e quelli italiani non è una
partita qualunque: è la Partita. Dove
a fare la differenza saranno i dettagli
e le motivazioni. Alle stelle.
In palio i quarti di Champions League che i bavaresi non possono
fallire e i bianconeri sognano per
avvicinare la finalissima che si disputerà alla Scala del calcio, lo
stadio Giuseppe Meazza di Milano,
il prossimo 28 maggio. Anche per
provare a vendicare la sconfitta rimediata lo scorso anno, ad un passo
dalla gloria, contro la superpotenza
Barcellona. Un sogno che la Vecchia
Signora per storia e tradizione deve
inseguire. Nonostante abbia di fronte
una compagine meravigliosa che
in Germania continua a fare terra
bruciata mentre in Europa non riesce ad affermarsi.
Insieme si può, insieme si deve.
Questo, il motto di capitan Buffon e
compagni. Con il portiere-leggenda
che prima di superare il record
d’imbattibilità di tutti i tempi nel
campionato italiano (gli serviranno
solo 4 minuti del derby della Mole
U
di domenica pomeriggio per ottenere il primato assoluto, detenuto
da Sebastiano Rossi, che con il “suo”
Milan ha tenuto la porta inviolata
per 929 minuti) vuole condurre la
truppa bianconera ad un’altra sensazionale impresa sportiva. Anche
perché, eliminata la Roma, la Juventus
è l’unica squadra italiana a rappresentare il nostro Paese nell’Europa
che conta. Con la Lazio a tenere
alta la bandiera, da sola, in quella
competizione che fino a poco tempo
fa veniva chiamata Coppa Uefa.
Nessuna paura, alcuna presunzione.
Ma grande consapevolezza di potersela giocare con tutti. Questione
di mentalità, vincente. Trasmessa
da Allegri e “senatori” all’intero
gruppo. Conscio di essere forte e
di non avere nulla da invidiare ai
teutonici. Toccherà alla vecchia
guardia – e quindi a quei leader
(Buffon, Bonucci, Chiellini e Mar-
ESONERATO COLANTUONO
Udinese nel caos,
squadra a De Canio
opo la brutta sconfitta di
Frosinone (i ciociari hanno
largheggiato più del 2-0
finale) e quella che tutto sommato
poteva starci contro una Roma
all’ottava vittoria consecutiva,
l’Udinese ha esonerato Stefano
Colantuono. Al suo posto arriva
Gigi De Canio, per cercare di risollevare una squadra ormai in
caduta libera e ai margini della
zona retrocessione. In effetti,
l’allenatore romano non è mai
riuscito a far esprimere l’Udinese
su buoni livelli, ha tenuto un
certo Totò Di Natale spesso ai
margini e con la tifoseria non è
mai scoccato il feeling.
Per De Canio si tratta di un
ritorno in Friuli dopo 15 anni:
nel 2000 vinse il girone Intertoto
e qualificò i bianconeri per l'allora
Coppa Uefa. L’anno dopo cominciò bene ma poi la squadra
ebbe una notevole flessone e
venne esonerato per lasciare il
posto a Luciano Spalletti.
D
Ma a Udine in queste ore più che
latro continua a tenere banco la
dura contestazione dei tifosi al
termine della gara con la Roma e
il gestaccio che il brasiliano Danilo
avrebbe risolto (ma il condizionale
non è d’obbligo, visto che alcuni
fotogrammi hanno immortalato
la scena) nei confronti di alcuni
ultras, con tanto di dito medio.
Contestazione proseguita per ore
anche davanti allo stadio e che,
assieme a giocatori e ormai ex
tecnico, non ha risparmiato neppure la società
Insomma, per De Canio – che
ha battuto sul filo di lana Calori,
peraltro ex giocatore friulano e
gradito dalla piazza – non sarà
facile risollevare sia la squadra
che tutto un ambiente, particolarmente depresso e con lo spettro della retrocessione in serie
B (considerato che il Frosinone
non molla e lo stesso Carpi è in
risalita) dietro l’angolo.
chisio su tutti) che hanno guidato
la straordinaria rimonta in campionato con il quinto scudetto consecutivo (che in autunno sembrava
perso) sempre più vicino – rendere
possibile quello che in molti ritengono essere impossibile. E quindi
espugnare quella fortezza chiamata
Allianz Arena vestita a festa da oltre
70.000 tifosi tedeschi. Ribaltando i
pronostici. Si parte dal rocambolesco 2-2 dell’andata, quando allo
Stadium Dybala e Sturaro rimontarono il doppio vantaggio di Muller
e Robben. In una sfida certamente
in salita per i campioni d’Italia, da
vincere. Ad ogni costo.
E’ come una finale. C’è un muro di
Berlino (il Bayern) che divide la Juventus dalla normalità all’eccellenza.
Ai bianconeri, il compito di trovare
la forza per abbatterlo o scavalcarlo.
Con una vittoria che avrebbe il sapore del trionfo.
Martedì 15 marzo 2016
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ELEZIONI ROMA
LA LISTA COMPLETA
ECCO TUTTI I COMITATI PER STORACE SINDACO
FORZA VERDE AURELIO portavoce: FABRIZIO BRACCONIERI - mail [email protected]
NOI PER ROMA CON STORACE SINDACO portavoce: ROBERTA OLGA PETRONE
- mail [email protected]
CAMBIA ROMA CON STORACE SINDACO portavoce: SILVIA AMICI - mail
[email protected]
IMPEGNO PER ROMA portavoce: PAOLO PICCININI - mail [email protected]
LAVORATORI C.R.I. PER STORACE SINDACO portavoce: DANILO ZDRILICH mail [email protected]
TORNERÀPULITA CON STORACE SINDACO portavoce: MAURIZIO LUPINI mail [email protected]
LIBERIAMO ROMA PER STORACE SINDACO portavoce: PAOLO PIZZONIA mail [email protected]
COMITATO IV MUNICIPIO portavoce: MARCELLO SPINA - mail [email protected]
COMITATO ACEA portavoce: PAOLO DERIU - mail [email protected]
COMITATO ROMA BOCCEA XIII portavoce: LUIGI TOZZI - mail
[email protected]
COMITATO PIANA DEL SOLE portavoce: ANTONIO SABATO FUSCO - mail [email protected]
COMITATO BAGLIONI 32 portavoce: EMANUELE CAROCCI - mail [email protected]
COMITATO ROMA EX INCIS portavoce: GIORGIA GNOCCHI - mail [email protected]
COMITATO PER STORACE SINDACO portavoce: LUCA PEZZI - mail
[email protected]
COMITATO PER STORACE SINDACO portavoce: DANIELE LUPELLI - mail [email protected]
COM. STORACE SINDACO MUNICIPIO XIV portavoce: MASSIMILIANO PIRANDOLA - mail [email protected]
COMITATO PER STORACE SINDACO portavoce: ANTONELLA BERNARDOTTO
- mail [email protected]
COM. STORACE SINDACO TORREVECCHIA CAMBIA portavoce: STEFANIA
STRIVIERI - mail [email protected]
COM. STORACE SINDACO MUNICIPIO XIII portavoce: ELEONORA LAURENTI
- mail [email protected]
COMITATO M. MAGRO-VILLA GLORI portavoce: ANDREA STRAZIONTA - mail
[email protected]
COMITATO COLLI ALBANI portavoce: FABRIZIO CORSO - mail
[email protected]
COMITATO QUARTIERE AFRICANO portavoce: GIANLUCA GIOIA - mail [email protected]
COM. STORACE SINDACO GIANICOLENSE portavoce: ROBERTO D’AMBROGIO
- mail [email protected]
COM. ITALO BALBO PER STORACE SINDACO portavoce: GIANFRANCO SCALABRINI - mail [email protected]
I DIPENDENTI DELL’IFO PER STORACE SINDACO portavoce: CINZIA QUONDAMCARLO - mail [email protected]
IL SESTO MUNICIPIO PER STORACE SINDACO portavoce: MONICA NASSISI mail [email protected]
COM.VILLA ARMONIA portavoce: ANTONIOVICARI - mail [email protected]
COM. ROMA CENTRO I MUNICIPIO portavoce: MAURIZIO FORLITI - mail
[email protected]
COM. STORACE SINDACO MILITANZA E TERRITORIO portavoce: E.M. GUARNERI
- mail [email protected]
COM. TERZO MUNICIPIO PER STORACE SINDACO portavoce: PIERGIORGIO
BRUNI - mail [email protected]
COM. TRIESTE SALARIO PER STORACE SINDACO portavoce: ROBERTA PERTICARÀ - mail [email protected]
COMITATO LE TORRI VI MUNICIPIO portavoce: ANGELA PRIAMO - mail
[email protected]
COMITATO LA FORZA DELLE DONNE portavoce: JESSICA FARETRA LENTI mail [email protected]
COMITATO TIBURTINO portavoce: MARIO CODOGNI - mail [email protected]
COMITATO DIPENDENTI RAI portavoce: ANTONIO VENTURINI
COMITATO COMITATO ER SINDACO portavoce: FRANCESCO CURTI - mail
[email protected]
X MUNICIPIO PER STORACE SINDACO portavoce: GIANCARLO GRIMALDI mail [email protected]
COMITATO PER STORACE SINDACO XI MUNICIPIO portavoce: GIULIANO
CAMERA - mail [email protected]
COM. STORACE SINDACO REGIONE LAZIO CAPITAN BAVASTRO portavoce:
ANDREA FUMI - mail [email protected]
COMITATO CONCA D’ORO portavoce: FRANCESCO BORSATO - mail
[email protected]
COMITATO C.R.I. EMERGENZE PER STORACE SINDACO portavoce: GIOVANNI
SAUTA - mail [email protected]
COMITATO STORACE SINDACO portavoce: ROBERTO LUPINI - mail [email protected]
COMITATO ITALIA VIVA AZIONE NAZIONALE portavoce: SAVERIO UVA - mail
[email protected]
GRUPPO AG. IMM. CASARE ACILIA MALAFEDE MUN. X E MUN. IX portavoce:
MARISA SUMMA - mail [email protected]
COMITATO TERZO MUNICIPIO PER STORACE portavoce: PIERGIORGIO
BRUNI - mail [email protected]
COMITATO FELICE BORSATO portavoce: PIERA BORSATO
COMITATO PER STORACE SINDACO PISANA portavoce: MIRKO BARRUI
COMITATO GIOVANI E INNOVAZIONE portavoce: ALESSANDRO CURCI
COMITATO VOCE ALLE PARTITE IVA portavoce: SIMONE CORDESCHI
COMITATO GIOVANI EMERGENTI portavoce: CRISTIANO DELLA VALLE
COMITATO VI portavoce: GIOVANNI PIACENTINI
COMITATO ROMA 3 portavoce: MARIO LUIGINI
COMITATO MURATELLA XI MUNICIPIO portavoce: TIZIANO FOSCHETTI
EUR TORRINO portavoce: BARBARA BARBUSCIA - mail [email protected]
AZIONE NAZIONALE X MUNICIPIO portavoce: GIORGIA MITRANO - mail
[email protected]
MONTEVERDE XII portavoce: SARAH VERGATO - mail [email protected]
AUTOFERROTRANVIERI portavoce: EMILIANO DE BELLIS - mail
[email protected]
LAURENTINA - EUR IX MUNICIPIO portavoce: SABINA MARIANO - mail
[email protected]
BALDUINA TRIONFALE portavoce: GIULIA CIAPPARONI - mail
[email protected]
TRIONFALE portavoce: STEFANO PRINCIPE - mail [email protected]
MONTESACRO portavoce: ANNA DONATI
STATUARIO portavoce: MARCO LEVA
CASALE CALETTO portavoce: PAOLA LA GRAVA
PRENESTINO portavoce: MAURIZIO FRANZESE
TIBURTINO portavoce: MARIO CODOGNI - mail [email protected]
VI MUNICIPIO portavoce: RITA DE ANGELIS - mail [email protected]
EUR portavoce: CATERINA GRILLONE - mail [email protected]
II MUNICIPIO portavoce: GLORIA PASQUALI - mail [email protected]
AURELIO portavoce: MARCO PELAGATTI - mail [email protected]
MONTEVERDE portavoce: SARAH VERGATO - mail [email protected]
ROTTA FUTURA FLAMINIO portavoce: MARCO LOMBARDI - mail [email protected]
OSTIA portavoce: GIORGIA MITRANO - mail [email protected]
COLLI
ALBANI
portavoce:
STEFANO
SCHIAFFINO
mail
[email protected]
PRENESTINO portavoce: ANTONELLO PASSIU - mail [email protected]
VALENTE MONTEVERDE portavoce: MARCO VALENTE - mail
[email protected]
INPS DIREZIONE GENERALE portavoce: CAMILLO LUZZI CONTI - mail [email protected]
CIOCIARI A ROMA portavoce: DANIELE BELLI - mail: daniele.belli@hotmail:.it
GIARDINETTI portavoce: ARMANDO QUAGLIERI - mail: [email protected]
GIORGIO ALMIRANTE - INFERNETTO portavoce: FRANCESCO GRIMALDI mail: [email protected]
CULTURA ARTE E SPETTACOLO portavoce: CLAUDIO MONTEREALI - mail:
[email protected]
PARIOLI portavoce: LUISA REGIMENTI - mail: [email protected]
AMOROMA PER STORACE SINDACO portavoce: FLAVIA ALESSANDRA BELLUCCI
- mail: [email protected]
ROMA OSTIENSE PER STORACE SINDACO portavoce: ALESSANDRA LACCETTI
- mail: [email protected]
LIBERIAMOROMA portavoce: ELEONORA BIANCHINI - mail: [email protected]
CASAL
PALOCCO
portavoce:
SIMONE
BARBIERI
mail:
[email protected]
LITORALE ROMANO portavoce: MASSIMILIANO CATINI - mail:
[email protected]
MUNICIPIO XII portavoce:VALERIO LILLI - tel.: 320 2235325
PENSIONATI DIPENDENTI PROVINCIA DI ROMA portavoce: MARIA GIOVANNA
TUCCI - mail: [email protected]
ORTISTI STORICI ROMA NORD PER STORACE SINDACO portavoce: QUINTO
PIRANDOLA - mail: [email protected]
ASSOCIAZIONE GENTES PER STORACE SINDACO portavoce: MARZIA MIGLIORATI - mail: [email protected]
MUNICIPIO XV PER STORACE portavoce: MARCO ATTILIO MIGLIORATI mail: [email protected]
PRATI portavoce: SAVERIO UVA - mail [email protected]
COMITATO PRATO FIORITO PER STORACE SINDACO portavoce: Andrea Regini
- mail [email protected]
COMITATO PER CAMBIARE ROMA portavoce: Enrico Chialastri
COM. FUNZIONALITÀ NELLA LEGALITÀ PER ROMA portavoce: Stefano Prà
COMITATO ONESTÀ E TRASPARENZA PER ROMA portavoce: Franco Mei
COMITATO PIAZZA VISCONTI portavoce: Alessandro Marinelli – mail [email protected]
COMITATO TRASTEVERE portavoce: Claudia Cimini – mail
[email protected]
COMITATO OSTIA PER STORACE portavoce: Giovanbattista Esposito – mail
[email protected]
COMITATO COLLI PORTUENSI PER STORACE portavoce: Marco Di Camillo –
mail [email protected]
COMITATO AMATRICIANI A ROMA portavoce: Elsa Piccionetti – mail [email protected]
COMITATO REGIONE LAZIO portavoce: Catiuscia Giordani – mail [email protected]
COMITATO XV MUNICIPIO portavoce: Marina Bevilacqua – mail [email protected]
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