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Adesso rubano perfino alla Caritas
Anno V - Numero 63 - Martedì 15 marzo 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Roma Cronache Sport Concorsone, nuova protesta Vietata anche la festa del papà Ultima chiamata per la Juventus a pag. 7 Colosimo a pag. 11 Vignola a pag. 10 IL BALLETTO NELLA CAPITALE CI CONSEGNA UN DOVERE: NON LASCEREMO CAMPO LIBERO AD UNA POLITICA INCOMPRENSIBILE di Francesco Storace inora abbiamo scritto tornerà italiana, tornerà sicura, tornerà pulita... Sono gli slogan principali con cui abbiamo cominciato a parlare ai romani, per sollecitarne l’impegno attorno alla mia candidatura. Ma il delirio che avvolge il cosiddetto centrodestra indigna e impone qualche ulteriore passaggio, magari di livello superiore a quello pure importante che riguarda la Capitale. Deve tornare la destra, ad esempio, quella indipendente, sovranista, senza padrini. Perché non se ne può più del balletto a cui stiamo assistendo. Berlusconi vuole Bertolaso, Salvini voleva Marchini, Meloni vuole se stessa e prima ancora sosteneva le candidature di Rita Dalla Chiesa e Fabio Rampelli. Poi dopo il selfie con Bertolaso e il romanissimo “fatevene una ragione”, pensavo che si fossero messi il cuore un pace, pur se infastiditi dalla mia candidatura. Passati trenta giorni, chi ci capisce è bravo. Noi abbiamo il dovere di andare avanti, sapendo che inevitabilmente il nostro percorso sarà alternativo a lorsignori. Si illudono pensando che la commedia che va in scena possa trovare il gradimento dei loro elettori, che conosciamo molto più liberi degli apparati striminziti di questi partiti vegetali. Domenica pomeriggio mi ha chiamato Berlusconi per vedermi. Gli ho detto che se non cambiano cavallo è inutile vedersi. Più tardi ho sentito Salvini, che credo sapesse della mossa che un paio d’ore dopo avrebbe fatto la Meloni. Che prima manda i suoi a votare ai gazebo inventati da Forza Italia per il monocandidato e poi lo scarica brutalmente alla fine dello spoglio. La cavalleria potrebbe raddoppiare, perché Bertolaso non intende fare passi indietro spalleggiato da Berlusconi; e la Me- F TORNERÀ… Lo spettacolo di Roma impone l’avvento di una politica seria: chi la vuole, a destra, si ritroverà ad aprile ad Arezzo loni potrebbe giocare la partita a scassare contro il Cavaliere. Risultato: derby finto nel centrodestra e ballottaggio vero tra Pd e Cinquestelle. A meno che il popolo non li mandi tutti al diavolo e scelga a destra. Alla destra che pensa più a Roma che alle percentuali necessarie per l’Italicum delle politiche prossime venture. GERMANIA AL VOTO, SI CAMBIA Mi chiedono “che fai”. Rispondo che decideremo. Non c’è motivo per lasciare campo libero ad una politica incomprensibile; e ad Arezzo, il 9 e 10 aprile, lo diremo ad alta voce. Questo centrodestra litiga con se stesso; noi preferiamo tentare di riannodare un percorso con il popolo. Alleanze scriteriate non ci interessano affatto, anche perché ogni cinque minuti cambia lo scenario. E noi amiamo la serietà. Non ci interessa rincorrere chi preferisce menarsi ogni giorno. A partire da quel disgustoso “Meloni faccia la mamma” sibilato da Guido Bertolaso. Ma che aspetta Berlusconi a disfarsene... Ho sentito Berlusconi, ho sentito Sal- vini. Non ho sentito solo la Meloni. Strano per chi vuole candidarsi. A meno che non sia una nuova puntata di una saga inguardabile. Ad Arezzo avremo tutto il tempo di rivedere alla moviola quanto di incredibile accaduto finora. E se tanto mi dà tanto la risposta sarà scontata: tornerà la destra. In Campidoglio e nel Paese. DALLA PROVINCIA, ATTRAVERSO UN BIGLIETTO DEI LADRI, IL MICROCOSMO DI UN’ITALIA DISPERATA Adesso rubano perfino alla Caritas ualche pacco di pasta, ma anche scatolette di tonno, caffè, biscotti e fette biscottate: ecco il bottino dell’ennesimo furto, neppure troppo ‘originale’ se vogliamo, visto che oramai adesso i ladri rubano un po’ di tutto. Ma la particolarità di questo furto sta nel fatto stavolta i ladri si sono introdotti nei locali di una Caritas parrocchiale, a Ceprano, vicino Frosinone, e hanno portato via prodotti a lunga conservazione destinati ai poveri. Poveri come loro che hanno rubato. Una sorta di ‘guerra tra poveri’, anche perché uno dei ladri lo ha dichiarato lasciando una ‘firma’, un piccolo messaggio sul quadernone che i volontari usano come registro, per annotare i prodotti che arrivano e quelli che escono, donati alle tante famiglie povere del paese: “Come ci ha ridotto il nostro Governo, a rubare per mangiare e la situazione peggiorerà sempre peggio che Dio e Gesù mi perdoni”. Così, in maniera sgrammaticata ma dram- Q Merkel kaputt Di Giorgi a pag. 5 maticamente ‘corretta’, ad esprimere non solo il suo bisogno ‘da ladro’ ma soprattutto la sua necessità da uomo, probabilmente da padre di famiglia, che magari avrà lavorato una vita e adesso si trova buttato fuori a 4050 anni, o che un lavoro non l’ha mai trovato e adesso non ce n’è più neanche di saltuari. Il tutto in una zona dove la disoccupazione giovanile è alle stelle. E dove le fabbriche chiuse neppure si contano più: finiti i fasti della Cassa per il Mezzogiorno, restano solo le infauste promesse della classe politica locale. Insomma, un microcosmo d’Italia. Certo, il buon parroco di Ceprano e il suo vice, don Adriano e don Andrea, non negano un aiuto a nessuno, e quindi qualcuno ha anche avuto il sospetto di una piccola montatura. Come a sminuire un episodio che invece resta gravissimo. Perché anche in questa vita di provincia, c’è chi si vergogna di bussare alla porta della Caritas, di farsi vedere ‘dalla gente’ a chiedere qualcosa per tirare avanti, lui che un giorno stava bene perché la fabbrica pagava ogni mese, la moglie dal parrucchiere almeno una volta ogni 15 giorni, i figli da mandare anche alla gita di quattro giorni di fine anno scolastico. Una vergogna dura da digerire. Meglio avvolgerla nelle tenebre della notte, che almeno coprono l’altra vergogna di sfondare la porta Igor Traboni della Caritas parrocchiale. 2 Martedì 15 marzo 2016 ATTUALITA’ OLTRE QUATTRO MILIONI DI ITALIANI VIVONO IN CONDIZIONI DI DISAGIO ASSOLUTO Le famiglie povere sono sempre di più L’Istat: fenomeno particolarmente grave al Sud e nei nuclei con bambini n milione e mezzo di famiglie italiane (il 5,7% del totale) vivono – o cercano di vivere - in condizione di povertà assoluta; si tratta quindi di ben 4 milioni e 102mila individui (il 6,8% dell’intera popolazione), secondo la stima diffusa ieri dall'Istat, durante un'audizione del ddl Povertà alla Camera. "Il fenomeno – sempre in base a quanto sostenuto dall'istituto di statistica - appare più diffuso tra le famiglie residenti nel Mezzogiorno, dove si stimano in condizione di povertà circa 704 mila famiglie (l’8,6% del totale), pari a 1,9 milioni di individui poveri (il 45,5% del totale dei poveri assoluti). Livelli elevati di povertà assoluta si osservano anche per le famiglie con cinque o più componenti (16,4%), soprattutto se coppie con tre o più figli (16%), e per le famiglie con membri aggregati (11,5%); l’incidenza sale al 18,6% se in famiglia ci sono almeno tre figli minori e scende nelle famiglie di e con anziani (4% tra le famiglie con almeno due anziani)". L’Istat ha poi valutato altre componenti del fenomeno. L’incidenza di povertà assoluta, ad esempio, diminuisce all’aumentare del titolo di studio della persona di riferimento: U se si tratta almeno di un diplomato, l’incidenza è quasi un terzo di quella rilevata tra chi ha la licenza elementare. La povertà assoluta colpisce in misura marginale le famiglie con a capo imprenditori, liberi professionisti o dirigenti (l’incidenza è inferiore al 2%), si mantiene al di sotto della media tra le famiglie di ritirati dal lavoro (4,4%), sale al 9,7% tra le famiglie di operai per raggiungere il valore massimo tra quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (16,2%). Tra le famiglie con membri stranieri la povertà assoluta risulta più diffusa rispetto a quelle composte solamente da italiani; per queste ultime infatti l’incidenza è pari al 4,3% (i dati statistici ultimi si riferiscono al 2014) contro il 12,9% osservato per le famiglie miste e il 23,4% per quelle composte solamente da stranieri. Al Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di stranieri è comunque 6 volte superiore a quella delle famiglie di italiani, nel Mezzogiorno risulta circa tripla. Quanto alle famiglie con la presenza di minori, i nuclei interessati sono 571mila, con un’incidenza di povertà assoluta pari all’8,4%, superiore a quella rilevata sul complesso delle famiglie residenti (5,7%). Sono 1 milione 45 mila i minori coinvolti, il 10% di quelli residenti nel nostro Paese, contro un valore che per il complesso della popolazione è pari al 6,8%. Il numero di minori poveri assoluti risulta quasi doppio rispetto a quello stimato nel 2011 (523mila; il 5% del totale) e triplo rispetto a quello del 2008 (375 mila; il 3,7%). Nonostante l’assegno per il nucleo familiare venga erogato a oltre 230 mila famiglie con tre o più figli minori, il 18,6% delle famiglie di questa ti- pologia (143 mila) continua ad essere in povertà assoluta, per un totale di 375 mila minori. Un altro dato riguarda poi quello dei senza dimora: l’Istat stima in 50mila 724 le persone senza dimora che, nei mesi di novembre e dicembre 2014 (ultimi dati disponibili) hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l'indagine". Cifre che corrispondono al 2,43 per mille della popolazione iscritta presso i comuni considerati dall'indagine, valore in aumento rispetto a tre anni prima, quando era il 2,31 per mille (47 mila 648 persone). Oltre metà delle persone senza dimora vive nel Nord (circa il 56%). Rispetto al 2011 si osserva una diminuzione della quota di persone senza dimora nel Nordest (dal 19,7% al 18%), cui si contrappone l’aumento nel Sud (dall’8,7% all’11,1%). Rispetto al 2011, vengono confermate anche le principali caratteristiche delle persone senza dimora: si tratta per lo più di uomini (85,7%), stranieri (58,2%), con meno di 54 anni (75,8%), con basso titolo di studio (solo un terzo raggiunge almeno il diploma di scuola media superiore). NEL PD LO ATTACCANO IN TANTI E IL CAOS AUMENTA. RESPINTO IL NUOVO RICORSO DI BASSOLINO Renzi alle strette, ma tanto decide lui Tensione anche tra i grillini, da Milano la Bedori si toglie qualche sassolino a finta di niente Matteo Renzi, anche se nel Pd il tutti contro tutti aumenta con il passare delle ore. Anzi, adesso il premier prova ad indossare i panni da grande statista e sulla sua e-news scrive che rispetto ai tanti problemi in Europa e nel mondo "il dibattito interno di tutti i partiti (talvolta purtroppo anche del Pd) sembra surreale. Ai miei compagni di partito che pongono grandi problemi sulla visione strategica della sinistra, in Italia e nel mondo, do appuntamento per lunedì prossimo, in direzione e soprattutto al F congresso del 2017". Ma dopo l’ennesimo attacco di Bersani (“Faccio fatica a tenere la gente dentro questo pd”) rincara la dose anche Gianni Cuperlo: "Io ho fatto un congresso per dire che le cariche di segretario e di premier dovevano essere ricoperte da due persone diverse, e l'ho perso. Ritengo che dedicarsi alla guida del partito sia un incarico a tempo pieno che non si può fare a mezzo servizio”, ha detto a Radio Cusano Campus. "Ha vinto la linea di Renzi, pero' metta in pratica quello che ha detto e si impegni anche a fare il segretario del partito. La segreteria nazionale del Pd non si riunisce da parecchi mesi. Se sei il segretario del Pd devi poter dedicare alla guida del partito un tempo sufficiente e necessario". Tra le tante grane del Pd, quella delle primarie napoletane resta comunque ai primi posti, con l’ennesima novità di queste ore: la commissione di garanzia per le primarie del centrosinistra a Napoli ha respinto il ricorso presentato da Antonio Bassolino contro la proclamazione dei risultati che hanno visto la vittoria di Valeria Valente con circa 400 voti di scarto. Bassolino aveva fatto appello alla commissione di garanzia, dopo che un suo primo ricorso era già stato respinto, chiedendo l'annullamento del voto in cinque seggi napoletani. Secondo la tesi dell’ex sindaco di Napoli, le pratiche documentate nel video diffuso da Fanpage, costituivano una chiara violazione dei principi costituzionali che garantiscono il libero esercizio del voto. Di qui la richiesta, ora respinta e che Bassolino ha di nuovo criticato, di annullare il voto nei singoli seggi. Ma se il Pd piange, i cinque stelle di certo non ridono e dalle parti di Grillo e Casaleggio continua a tener banco il caso Milano, dopo che Patrizia Bedori ha deciso di non correre più da candidato sindaco: “Qualche sassolino dalla scarpa oggi me lo voglio levare”, ha scritto su facebook, replicando a quanti l’hanno attaccata non per le sue idee ma per il suo aspetto fisico o perché era senza lavoro. Una lunga e appassionata autodifesa, quella della Bedori, anche per regolare certi conti interni ai 5 stelle, dagli ex attivisti fino ai vertici. IL PRESIDENTE DELLA CEI BAGNASCO TORNA SU TEMI E FORZATURE DELLE UNIONI CIVILI “Bambini, non cose da produrre” entre riaffermiamo con tantissima gente che avere dei figli è un desiderio bello e legittimo, così è diritto dei bambini non diventare oggetto di diritto per nessuno, poiché non sono cose da produrre". Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, aprendo il Consiglio permanente della Cei. Oggi, ha aggiunto il presidente del ‘parlamentino’ dei vescovi italiani "la deriva individualista, radicale e liberista, non intende fermarsi. Tanto più che certi cosiddetti diritti risultano essere solo per i ricchi alle spalle dei più poveri, specialmente delle donne e dei loro corpi. Fa parte di un umanesimo umano il fatto che l''amore non giustifica tutto, che i bambini hanno diritto a un padre e una madre, come anche recentemente il Tribunale dell'Aia". M La famiglia è "il perno della rete sociale, il più grande capitale di impresa e di solidarietà, un tesoro da non indebolire e disperdere con omologazioni infondate, trattando nello stesso modo realtà diverse", ha aggiunto il cardinale Angelo Bagnasco, nel corso della sua prolusione al Consiglio permanente della Cei. Bagnasco ha poi spiegato che "da una parte si rivendicano le differenze sul piano culturale e, dall''altra, le si negano sul piano normativo, creando di fatto delle situazioni paramatrimoniali. La famiglia si fonda sul matrimonio" e "ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità, come vocazione particolare dell''uomo e della donna nel matrimonio, viene estromesso dalla coscienza pubblica". Il cardinale genovese si è soffermato anche su altri temi di attualità, prendendo spunto ad esempio dall’efferato delitto al Collatino di Roma: "L'ennesimo segno del profondo disagio educativo che serpeggia e miete vittime: il recente, raccapricciante delitto perpetrato per curiosità, non dunque per una qualche causa passionale, economica, antagonista, pur assurda e inammissibile - ma per curiosità, per vederne l''effetto. Emerge un inquietante, assoluto vuoto interiore, una disperata noia di vivere che esige un insaziabile bisogno di sensazioni forti, per cui la tortura e il delitto sono pensati, voluti e vissuti per se stessi", ha concluso il presidente della Cei nella sua prolusione. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Martedì 15 marzo 2016 ATTUALITA’ IL PREMIER PER SALVARE BANCA ROSSA BUSSA ALLA PORTA DI COSTAMAGNA, MESSO ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ PER AZIONI A CONTROLLO PUBBLICO Mps, ora Renzi batte Cassa (depositi e prestiti) Sullo sfondo anche l’ipotesi, difficilissima, di una fusione con Intesa Sanpaolo di Marcello Calvo orsa contro il tempo del governo italiano per trovare un partner a Mps, roccaforte della sinistra, per gestire i 26 miliardi di sofferenze lorde che gravano sull’istituto. Oltre che per evitare al Monte dei Paschi di ricorrere all’ennesimo aumento di capitale e accontentare Francoforte che da tempo ha invitato la più antica banca del mondo a trovarsi un alleato solido. Da mesi il Tesoro, azionista del gruppo senese con il 4,024%, sta sondando tutte le realtà finanziarie italiane per spingerle alle nozze con banca rossa. E in quest’ottica sono scesi in campo due fedelissimi del premier, il consigliere economico Yoram Gutgeld (quello che, tanto per intendersi, doveva occuparsi della spending review bollata come un “insuccesso” anche dalla Corte dei Conti) e lo speculatore più famoso a Palazzo Chigi, Davide Serra, già fondatore di Algebris. Che hanno espresso parole al miele per l’istituto di credito toscano, lanciando la volata a Mps. Ebbene, nonostante la sponsorizzazione dei C grandi sostenitori del primo ministro, fino a questo momento il management di Mps ha incassato solo due di picche. Mettendo in fila rifiuti su rifiuti. Da parte di Poste Italiane, Ubi e Bpm. Tant’è, nonostante i diversi “niet” l’esecutivo non sembra essersi rassegnato. Anzi. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sembra essere infatti tornato alla carica. E secondo le ultime indiscrezioni, lanciate pure da Affari e Finanza, il settimanale economico di Repubblica, avrebbe bussato alla porta di Cassa depositi e prestiti, società pubblica fresca di ricambio al vertice e presieduta ora dal bocconiano Claudio Costamagna (sponsorizzato proprio dal Rottamatore), considerata da molti come il braccio economico di Renzi, che ha come principale azionista il ministero di via Venti settembre. Tutto lascia pensare dunque a un matrimonio possibile, voluto fortemente dal centrosinistra, per garantire un futuro roseo alla banca vicina al Pci prima e al Pds-Ds-Pd poi. Ma non sarebbe questa l’unica ipotesi sul tavolo. Perché in alternativa c’è anche una seconda carta da giocare. Quella legata ad Intesa Sanpaolo, ad oggi tutt’altro che vincente. Dato che nelle scorse settimane Carlo Messina, amministratore delegato del colosso torinese, ha spiegato a chiare lettere di non essere interessato ad alcun gruppo italiano. L’esecutivo non si arrende e rilancia. Adesso il presidente del Consiglio, per “sistemare” Mps va a battere “cassa” (depositi e presiti) dal banchiere Costamagna, messo alla guida della società per azioni a controllo pubblico. Che secondo i bene informati, potrebbe ripagarlo della cortesia concessagli. Chissà, magari, entrando in soccorso a banca rossa. APPROPRIAZIONE INDEBITA AGGRAVATA, UN ANNO E OTTO MESI (PENA SOSPESA) PER IL PRIMOGENITO DEL SENATÙR Fondi Lega, Bossi jr. condannato Per il tribunale di Milano avrebbe usato denaro pubblico per spese personali – La replica: “Sentenza mediatica” di Marco Zappa l primo verdetto relativo all’inchiesta sui fondi della Lega con lo scandalo emerso nel 2012 è arrivato. E non sorride di certo a Riccardo Bossi, condannato a un anno e otto mesi (con rito abbreviato) per appropriazione indebita aggravata dal tribunale di Milano per le presunte spese personali con i soldi del Carroccio. Con il primogenito del Sènatur che potrà però avvalersi della sospensione condizionale della pena e il riconoscimento delle attenuanti generiche. I Per i giudici dell’ottava sezione penale, presieduta da Vincenzina Greco, non ci sono dubbi: Bossi junior avrebbe usato, tra il 2009 e il 2011, denaro pubblico (quantificato in circa 158mila euro) per pagare “debiti personali, noleggi auto, rate dell’università dell’Insubria, affitto di casa, mantenimento dell’ex moglie, paytv, veterinario per il cane, luce e gas”. Accolta la tesi della pubblica accusa che nella sua durissima requisitoria aveva citato come riscontri all’ipotesi di reato intercettazioni e documenti, tra cui la famosa cartelletta con la scritta “The family” sequestrata nell’ufficio romano dell’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, imputato anche lui per appropriazione indebita (ma con rito ordinario) assieme al padre e al fratello di Riccardo, e quindi Umberto e Renzo “Il Trota”. Con la tranche dell’inchiesta sulle presunte appropriazioni indebite rimasta Milano mentre la parte principale del procedimento che ha travolto la famiglia Bossi è stata trasferita, nei mesi scorsi, a Genova. Dov’è ancora in corso il processo per la presunta truffa ai danni dello Stato sui rimborsi elettorali che vede imputati il fondatore della Lega insieme a Belsito e altri tre ex revisori del partito. “Sentenza mediatica”. Questa, la replica di Agostino Maiello, legale di Riccardo Bossi dopo la lettura del dispositivo. “Frutto – ha aggiunto – più del cognome dell’imputato che delle sue responsabilità. Il mio assistito non ha mai chiesto soldi perché è sempre stato autosufficiente. Solo per un anno e mezzo, quando gli saltarono alcuni contratti di sponsorizzazione nel campo dei rally automobilistici, si rivolse al padre pensando che quelli fossero i soldi di famiglia. Peraltro lui non ha mai avuto un rapporto diretto con Belsito dato che aveva difficoltà anche a parlare con il papà, sempre impegnato con la politica. E infatti si rivolgeva alla sua segretaria, la signora Loredana, o lasciava i documenti per la richiesta di quanto gli occorreva in segreteria in via Bellerio. A causa di questa inchiesta ora Riccardo è in difficoltà, ha perso il suo lavoro di pilota di rally e adesso è in cerca di un’occupazione mentre prova a fare il procacciatore di affari in Russia”. E’ solo il primo step di una battaglia giudiziaria ancora lunghissima. Con il primogenito del Senatùr che attraverso il suo legale ricorrerà in appello contro quella “condanna mediatica” che in primo grado gli è costata un anno e otto mesi. DOPO 17 ANNI ECCO LA PROVA-REGINA CONTENUTA IN UNA INTERCETTAZIONE RIVELATA DA PREMIUM SPORT Finalmente la verità: fu la Camorra a far perdere il Giro d’Italia a Pantani Dalle dichiarazioni di Vallanzasca la procura di Forlì, costretta ad archiviare il caso per intervenuta prescrizione, ha incastrato un detenuto a conoscenza dei fatti – Ora fuori i nomi dei mandanti dell’operazione di Marcello Calvo C i sono voluti 17 anni per arrivare a una verità scomoda, amara, indicibile. Ma adesso non ci sono più dubbi: il 5 giugno 1999 Marco Pantani fu escluso dal Giro d’Italia per volere della camorra. Provette del controllo antidoping alterate e ematocrito alto. Il risultato? La cacciata del Pirata da una competizione già vinta, dominata a ritmo di successi e pedalate. A metterlo nero su bianco, finalmente, è la procura di Forlì con l’aiuto di quella di Napoli. Dopo i sospetti alimentati dalle rivelazioni di Renato Vallanzasca (che raccontò di come “Un membro di un clan camorristico, mio vicino di cella, mi consigliò di puntare tutti i soldi che avevo sulla vittoria dei rivali di Pantani perché ‘il pelatino non arriva a Milano’”), la prova certa. Contenuta in una intercettazione pubblicata in esclusiva da Premium Sport, che fuga ogni dubbio. E aggiunge altri dettagli a un caso pieno di ombre e misteri. Con la conversazione captata dagli inquirenti tra quell’uomo che confessò al “bel Renè” l’esito del Giro d’Italia ’99 e un suo parente. Arrivata proprio grazie agli accertamenti disposti - dopo le verità del criminale milanese - su ordine della procura di Forlì e di quella di Napoli. Dichiarazioni incredibili, pesanti come un macigno. Che hanno fatto vacillare gli inquirenti che nell’udirle non credevano alle proprie orecchie. Fino a quando si sono dovuti arrendere all’evidenza. Di fronte alla prova-regina, con la telefonata di un affiliato a un clan che per cinque volte ripete la parola “sì”, alla domanda se il test fosse stato alterato. Ricostruendo pure i mandanti di quella operazione che segnò per sempre il destino di Pantani. Uno degli infiniti misteri giudiziari italiani è stato forse definitivamente risolto. A distanza di 17 anni. Ma adesso servono i nomi e i cognomi di chi ha contribuito a rovinare la vita al più grande ciclista italiano e alla sua fami- glia. Con la procura di Forlì che potrà soltanto archiviare il caso perché i fatti sono prescritti. Diverso invece il fronte civile e sportivo, sul quale i legali dei parenti di Pantani stanno lavorando per capire se possano esserci spiragli per qualche azione. Con la mamma del Pirata, Tonia, che reagisce con un mix di dolore e soddisfazione dopo la clamorosa intercettazione che conferma il coinvolgimento della camorra nella morte di suo figlio: “Finalmente la verità - le parole nell’intervista esclusiva a Premium Sport -. Ringrazio la procura di Forlì che ci ha messo impegno. Sono parole che fanno male ma riabilitano la dignità di Marco anche se per me non l’aveva mai persa. Lo conoscevo bene, non ho mai accettato quella morte perché non era vera. Se quella mattina non si fosse sentito a posto, si sarebbe preso 15 giorni di riposo e poi sarebbe tornato, calmo. Ma adesso sono serena, finalmente ho avuto la conferma di quanto si sosteneva”. Non ci sono più dubbi, fu la camorra a spezzare la vita di Pantani. Ma adesso fuori i nomi: chi è stato a condannare per sempre il Pirata? La risposta non può più attendere. 4 Martedì 15 marzo 2016 ESTERI TURCHIA Erdogan:“Il terrorismo verrà messo in ginocchio” Dopo l’attentato di Ankara il governo bombarda il Pkk. Sale a 38 il bilancio, ancora provvisorio, delle vittime di Cristina Di Giorgi Il nostro popolo non deve preoccuparsi. La lotta contro il terrorismo finirà con successo e il terrorismo verrà messo in ginocchio”. Questa la dichiarazione del presidente turco Erdogan dopo che domenica un’autobomba (una Bmw bianca del 1995 carica di tritolo) è esplosa contro un autobus nel centro di Ankara, provocando la morte di almeno 38 persone e il ferimento di altre 125 (una ventina delle quali in gravi condizioni). Il ministro dell’Interno Efkan Ala ha poi dichiarato che le indagini stabiliranno i responsabili dell’attentato, che ancora non è stato rivendicato. Una responsabilità che però Ankara sembra aver già attribuito: la scorsa notte l’aviazione turca ha infatti compiuto numerosi raid nel nord dell’Iraq contro le postazioni del Pkk. È stato imposto il coprifuoco in due città curde della Turchia: Yuksekova e Nusaybin, e in altre tre città del Kurdistan iracheno. Gli inquirenti, subito dopo la strage, avevano seguito immediatamente la pista curda. Il premier Davutoglu aveva infatti reso noto che “in base ai dati di cui disponiamo, ai reperti sul luogo dell'attacco e alle analisi dell'intelligence, abbiamo informazioni concrete sull'organizzazione terroristica che ha compiuto questo malvagio attacco”. E anche sull’identità degli “ attentatori: sembra infatti – riferisce la stampa locale – che uno degli attentatori suicidi sia un’ex studentessa universitaria turca unitasi al Pkk nel 2013. Lo confermerebbero le impronte digitali. Sul fronte delle indagini, inoltre, la polizia ha eseguito ieri diversi arresti di persone accusato di legami con il Pkk. L’operazione principale – riferisce la stampa – si è svolta a Eskisehir (nel nord-ovest della Turchia), dove sono state fermate 12 sospetti (in proposito il prefetto della città ha parlato di accuse di “propaganda terroristica” e “coinvolgimento in diverse azioni”, senza fare specifico riferimento all’autobomba di domenica). Due gli arresti a Istanbul e quattro nella zona di Sanliurfa (sud est del Paese, al confine con la Siria): si tratta, in quest’ultimo caso, di impiegati della concessionaria di auto in cui si ritiene i jihadisti si siano procurati il mezzo usato per l’attentato. Grave incidente, domenica sera, nell’edificio che ospita gli uffici della Siam Commercial Bank (Scb) a Bangkok, il più importante istituto finanziario thailandese. Nel corso dei lavori di ristrutturazione dell’impianto antincendio, una squadra di operai ha l’ha attivato per sbaglio, liberando in tal modo una nuvola di prodotti chimici altamente nocivi. Otto persone sono morte (cinque sul posto e tre in ospedale) e sette hanno subito danni. La Scb in una nota ha spiegato che “i lavori possono aver liberato l’aerosol Pyrogen, che quando si attiva riduce l’ossigeno causando danni alle persone”: si tratta – riferiscono le agenzie - di un agente chimico utilizzato in luoghi i cui spegnere un incendio con l’acqua danneggerebbe documenti o circuiti elettrici. L’azienda produttrice sul suo sito internet sostiene invece che il prodotto non riduce i livelli di ossigeno ma sconsiglia di utilizzarlo in stanze occupate e avverte che “l’esposizione accidentale dovrebbe essere limitata a cinque minuti”. Brasile: in mille sotto casa di Lula per sostenerlo Circa un migliaio di persone si sono radunate in queste ore sotto la casa dell'ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva a San Bernanrdo do Campo (alla periferia di San Paolo) per dimostrargli la loro solidarietà, mentre nel resto del Paese si svolgono manifestazioni di con- YEMEN Precipitato jet militare degli Emirati Arabi precipitato per un “guasto tecnico” il caccia degli Emirati Arabi Uniti del quale si erano perse le tracce (la notizia era stata data, senza ulteriori dettagli, dall’agenzia di stampa ufficiale Wam). Lo ha riferito la televisione di Stato saudita facendo riferimento ad un comunicato ufficiale delle autorità. Morti i due piloti a bordo del jet. L’aereo – riportano le agenzie – ha effettuato all’alba di lunedì un raid che aveva come obiettivo un deposito di armi sulle montagne nel distretto di al Bariqa, nella provincia meridionale di Aden. Ed è poi precipitato pro- È prio in quella zona. Gli Emirati Arabi Uniti partecipano alla coalizione a guida saudita che, in Yemen, è impegnata da marzo 2015 a sostegno del deposto presidente Abd Rabbih Mansur Hadi nella guerra contro i ribelli sciiti Houti. Quelle di oggi – ricorda la Bbc – sono le prime perdite note degli Emirati in un conflitto che, ad oggi, ha visto la morte di circa 6000 persone, circa la metà delle quali, precisa l’Onu, sono civili. Nell’ambito della stessa operazione, lo scorso anno a maggio era caduto un aereo da guerra marocchino e a dicembre un St.Sp. F16 del Bahrain. COSTA D’AVORIO DAL MONDO Thailandia: sistema antincendio uccide otto persone Quello di domenica è il terzo attentato che la Turchia subisce negli ultimi cinque mesi. Appena tre settimane fa un altro attentato, sempre ad Ankara, aveva colpito un convoglio militare e causato la morte di 29 persone. In quel caso ne avevano rivendicato la paternità i “Falconi della Libertà” del Kurdistan, un’organizzazione che sostiene di essersi divisa dal PKK in dissenso con i suoi tentativi di aprire il dialogo con il governo. Sulla grave situazione nel Paese, il presidente della Corte Suprema ha dichiarato che il Paese deve “imparare a convivere con il terrorismo ma i responsabili, quelli che vogliono raggiungere i loro obiettivi attraverso il terrore, devono sapere che non otterranno mai il loro scopo”. Numerosi messaggi di cordoglio sono in queste ore giunti ad Ankara da tutto il mondo: tra essi quello del pontefice, che ha parlato di “atroce violenza” e quello del leader del Cremlino, che ha condannato con forza l’attacco e ha espresso le sue condoglianze ai cittadini turchi. Parole di condanna su quanto accaduto e solidarietà alla Turchia sono poi arrivate anche dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e dal ministro degli Interni francese Ayrault, secondo cui “tale gesto ha ricordato alla comunità internazionale che deve dimostrare solidarietà, unità e determinazione di fronte al terrorismo”. testazione alla presidente in carica Dilma Roussef e allo stesso Lula. Che, in camicia rossa, è sceso in strada per salutare la folla ed è stato accolto – riferisce la stmpa – da applausi ed abbracci. L'ex capo di Stato la settimana scorsa è stato prelevato dalla polizia federale per essere portato a deporre di fronte ai magistrati incaricati dell'indagine sulla Tangentopoli brasiliana. Germanwings: Lubitz era malato ma nessuno lo sapeva Gli investigatori francesi hanno pubblicato il rapporto sull’inchiesta relativa al copilota della Germanwings, che nel marzo 2015 fece precipitare l’aereo sulle Alpi francesi (l’incidente provocò 150 vittime). Stando a quanto si apprende, gli inquirenti hanno rilevato che i medici, almeno due settimane prima del tragico incidente, avevano prescritto ad Andrea Lubitz il ricovero in una clinica psichiatrica. Ma non avvertirono nessuno circa le condizioni mentali dell’uomo (che tacque a sua volta). Se ne deduce che “nessuna azione poteva essere presa dalle autorità o dal suo datore di lavoro per impedirgli di volare”. Gli inquirenti in proposito hanno chiesto che gli enti dell’aviazione mondiale scrivano nuove regole in forza delle quali ai medici sia richiesto di avvisare le autorità quando la salute mentale dei piloti potrebbe mettere in pericolo la sicurezza pubblica. Si attendono ora i risultati della seconda indagine, aperta per “omicidio colposo”, relativa alle responsabilità penali dell’accaduto. Al Qaeda rivendica l’attacco al resort Nell’azione, portata a termine domenica sera, sono morte 18 persone: tra loro quattro europei” l Qaeda nel Maghreb islamico (Aqim) ha rivendicato in una nota l’assalto mortale di domenica in Costa d’Avorio. Lo ha reso noto il gruppo di intelligence e monitoraggio Site, secondo cui nel comunicato l’organizzazione terroristica afferma anche che tre dei suoi combattenti sono morti nell’azione. Secondo fonti della sicurezza ivoriana, riferite da Afrikatv, l’attentato è stato rivendicato anche dal movimento jihadista dell'Africa Occidentale Al Murabitun, lo stesso che aveva compiuto l’attentato in Mali pochi mesi fa. L’attacco, compiuto da un commando armato di granate e fucili d’assalto, ha avuto come bersaglio la nota località ivoriana di Grand Bassam (a circa 40 km dalla capitale Abidjan), molto frequentata da turisti occidentali. I miliziani, che secondo alcuni testimoni erano a volto coperto e gridavano “Allahu Akbar”, hanno fatto irruzione in alcuni alberghi – l’Etoile du Sud e il Koral Beach - sparando all’impazzata ed uccidendo sedici persone (15 civili e tre militari delle forze speciali). La spiaggia circostante è stata immediatamente evacuata ed isolata da soldati francesi e ivoriani. Il ministro dell’Interno ivoriano Hamed Bakayoko, nel corso A di una conferenza stampa al termine di una riunione straordinaria dell’esecutivo, ha dichiarato che sono stati uccisi tre terroristi. Sembra inoltre che uno o due dei componenti il commando sono riusciti a darsi alla fuga (lo riferisce la tv fracese Tf11). Tra le vittime – ma il dato non è ancora ufficiale - vi sarebbero quattro europei, tra cui un tedesco e un francese. Il presidente Hollande e il ministro degli Esteri di Berlino hanno confermato la morte di due loro concittadini. Nella zona erano presenti alcuni italiani, scampati all’attacco, che si trovavano in Costa d’Avorio per lavoro: “Non puoi spiegarti – ha scritto uno di loro su facebook – come sia possibile sparare all’impazzata su donne e bambini che giocano con la sabbia”. L’assalto di domenica – il primo del genere in Costa d’Avorio - segue di pochi mesi le analoghe azioni nelle captali dei vicini Mali e Burkina Faso e contribuisce a far crescere, in Africa Occidentale, la paura del diffondersi della minaccia CdG jihadista. 5 Martedì 15 marzo 2016 ESTERI GERMANIA La “domenica nera” di Angela Merkel Nelle elezioni regionali i tedeschi puniscono, votando a destra, la politica sull’immigrazione del cancelliere di Cristina Di Giorgi risultati delle elezioni amministrative di domenica 13 marzo, considerate come un importantissimo banco di prova per Angela Merkel, possono essere senz’altro letti come una sonora bocciatura del cancelliere e della sua politica di apertura verso i migranti. I tedeschi che, nei lander del Baden Wuttenberg, Sachsen-Anhalt e Rheinland-Pfalz, si sono recati alle urne (gli aventi diritto erano più di 13 milioni e la partecipazione, rispetto alla tornata precedente, è aumentata del 12%), hanno infatti confermato quanto previsto dai sondaggi: la Cdu della Merkel, che ha continuato ad insistere nel mantenere i confini aperti ai migranti, ha perso numerosi consensi ed ha subito una sonora sconfitta. In Renania – Palatinato hanno vinto i socialdemocratici dell’Spd con il 36,2% e la Cdu si è classificata seconda con il 31,8%. Ai Liberali è andato il 6,2% dei consensi, ai Verdi il 5,3%. La Linke resta fuori con il 2,8%. Non va meglio in Baden – Wuttenberg, storico “feudo” della Cdu, dove il primo partito sono i Verdi, che con il 30,3% sopravanzano Cdu (27%), Spd (12,7%). Seguono i liberali con l’8,3%. Anche in questo caso la Linke è esclusa dal parlamento regionale (ha ottenuto solo il 2,9%). Quanto infine alla Sassonia Anhalt, la Cdu risulta in testa con il 29% ma a perso non pochi consensi. E soprattutto è tallonata da Alternativa per la Germania, che conquista uno storico 22%, che si affianca agli ottimi risultati ottenuti anche negli altri due lander: 15,1% in Baden Wittenberg e 12,5% in Re- I nania (in entrambi i casi è il terzo partito della regione). Un’avanzata molto importante quella dell’Afd, che fa tremare il cancelliere Merkel: il suo partito risulta infatti estremamente indebolito. E dovrà correre ai ripari se non vuole rischiare un’ancor più pesante sconfitta alle prossime elezioni nazionali, fissate per il 2017. Nel frattempo, si scatenano le reazioni all’eccezionale risultato della destra populista di Frauke Petry (Afd), che ha improntato – evidentemente intercettando la preoccupazione del popolo – la campagna elettorale sulla critica alle politiche della Merkel ROMANIA Apre al pubblico l’ex residenza di Ceausescu sui migranti. E se c’è qualcuno, sulla stampa, che ha descritto l’Afd come “il volto peggiore della Germania”, considerando la sua ascesa come “una pagina buia” per Berlino e per l’Europa tutta, i risultati usciti dalle urne rendono comunque evidente che per governare non si potrà non tener conto del consenso conquistato da Alternativa per la Germania nei tre lander in cui si è votato domenica. Lander in cui, sottolinea il Foglio, si apre ora un problema di instabilità: la tradizionale “Große Koalition” tra Cdu e Spd potrebbe infatti non bastare e i principali partiti, che rifiutano tutti di allearsi con la destra dell’Afd, si trovano dunque di fronte alla necessità di stringere nuove alleanze per poter riconfermare i governi uscenti. Quanto al cancelliere, Angela Merkel ha confermato di voler proseguire nel solco della linea fino ad ora tracciata: “il governo federale – ha dichiarato il portavoce Steffen Steibert – conferma l’attuale corso della sua politica sui rifugiati”. Ed ha aggiunto che “l’obiettivo comune (dei Paesi dell’Ue) deve essere una soluzione europea sostenibile che porti ad una tangibile riduzione del numero dei profughi in tutti gli stati membri”. Se la soluzione, come sembra, è quella di chinare la testa di fronte alla Turchia e ai suoi ricatti, disattendendo oltretutto le preoccupazioni della gente e i problemi di sicurezza, sociali ed economici che un’apertura eccessiva delle frontiere inevitabilmente comporta, i governi europei che la sostengono dovranno quasi certamente prepararsi ad ulteriori sconfitte. GRAVE INCIDENTE A MANA POOLS Zimbabwe: due italiani uccisi dai rangers La Farnesina: “Circostanze ancora da chiarire. Sono in corso indagini”. L’ipotesi è che siano stati scambiati per bracconieri ue italiani sono stati uccisi, domenica pomeriggio, dalle guardie del parco nazionale del Mana Pools, in Zimbabwe, al confine con lo Zambia. Secondo quanto riportato dal Mattino di Padova si tratta di Claudio Chiarelli (50 anni) e del figlio Massimiliano (20 anni). La notizia è stata confermata dall’ambasciata italiana e dalla Farnesina, secondo cui l’episodio è avvenuto “in circostanze ancora da chiarire”. Secondo le prime informazioni, i due erano impegnati in un’operazione contro i cacciatori di frodo a Mana Pools (patrimonio dell’Unesco e zona protetta molto spettacolare) e potrebbero essere stati scambiati per cacciatori di frodo dalle guardie della riserva, che hanno esploso loro contro vari colpi di fucile. “Da quel che ci risulta non sembra che siano stati uccisi da bracconieri, ma per errore dalle stesse autorità del parco” spiega Roberto Franceschini, funzionario della sede diplomatica italiana in Zimbabwe. Che aggiunge: “aspettiamo comunque di avere informazioni più precise”. L’Unità di crisi del ministero degli Esteri ha fatto sapere che sono in corso, da parte delle forze dell’ordine del Paese africano, indagini per stabilire l’esatta dinamica dell’incidente che ha portato alla morte dei due italiani. Claudio Chiarelli, che collaborava spesso con le autorità locali nella D l Palazzo di Primavera, ex residenza privata del dittatore comunista rumeno Nicolae Ceausescu e di sua moglie Elena ed in seguito destinata all’accoglienza di delegazioni straniere, è stata in questi giorni per la prima volta aperto al pubblico. Lussuosissima – oltre 80 stanze, comprende anche un centro benessere, una sauna e una serra esotica, oltre ad un terreno circostante di 12 mila metri quadri – la villa, situata in un quartiere signorile di Bucarest, era stata costruita negli anni ’60 su richiesta della coppia, che vi ha abitato I fino al 1989, quando un colpo di Stato ha rovesciato il regime. Ceausescu e la moglie vennero processati sommariamente da un tribunale militare straordinario e fucilati. “Il pubblico romeno deve fare i conti con la propria storia e conoscere il proprio passato” ha dichiarato il ministro per il Dialogo civico di Bucarest Violeta Alexandru alla cerimonia di inaugurazione dell’iniziativa. Sabato il sito è stato visitato gratuitamente da 300 persone e il 19 marzo verrà aperto ai turisti (il biglietto costerà St.Sp. 6.50 euro). lotta al bracconaggio, si era trasferito nel Paese africano nel 1994. Ed aveva acquistato, con alcuni soci, un terreno su cui era stata allestita una riserva ecologica e faunistica che ospita prevalentemente rinoceronti neri. Nel 2000, come raccontò lui stesso al Corriere della Sera, un gruppo di veterani di guerra protetti dal presidente Mugabe “si insediarono sul mio terreno e distrussero tutto. Hanno ammazzato centinaia di animali. Hanno divelto le recinzioni e appiccato incendi”. Oltretutto, cercando di difendere la proprietà, Chiarelli rischiò di essere ucciso: “sono stato circondato da 200 uomini armati. Quelli che lavoravano per me hanno cercato di farmi scudo ma sono stati picchiati selvaggiamente. Poi si sono diretti verso di me e hanno detto: ‘Ora ti stacchiamo il cuore e lo mangiamo’. Invece se ne sono andati”. Il padovano decise di rimanere in Zimbabwe, dove è nato poco dopo il figlio Massimiliano. E divenne cacciatore professionista e guida turistica nei safari, che organizzava nelle aree naturalistiche del Paese per i turisti occidentali. Nel maggio 2005 due elefanti attaccarono un gruppo guidato da Chiarelli: nell’occasione perse la vita Gianpaolo Tarabini Castellani (fondatore della Blumarine). Lo Zimbabwe – ricorda la stampa - dopo l’indipendenza e la fine dell’apartheid, seppur poverissimo, è diventato una delle mete turistiche più gettonate della regione soprattutto da chi ama il contatto con la natura o è appassionato di caccia. Stella Spada 6 Martedì 15 marzo 2016 DA ROMA E DAL LAZIO ORMAI È A FERRI CORTI ANCHE CON LA LEADER DI FRATELLI D’ITALIA Bertolaso, una gaffe tira l’altra Giorgia Meloni trattiene la rabbia: “Le donne riescono a conciliare impegni professionali e maternità” di Robert Vignola er unire, si era detto. E se le gazebarie sono state un così eloquente successo, resta da capire come mai il giorno dopo la chiusura di questa consultazione un po’ strampalata il centrodestra tri-partito visto a Roma sia letteralmente esploso. Con Forza Italia che accusa gli alleati di essersi smarcati, Giorgia Meloni che deve di nuovo stare a discutere nell’agone politico della sua gravidanza e la Lega che si ritrovi puntualmente confermate tutte le perplessità a suo tempo avanzate sull’opportunità di candidare Guido Bertolaso. Il quale, quando parla, raramente non solleva polveroni. Non esitando a mettere la leader di Fratelli d’Italia a fare metaforicamente la calzetta, non appena qualcuno gli chiede il suo pensiero sulla ventilata possibilità che si candidi al suo posto. “La Meloni deve fare la mamma - aveva detto Bertolaso a Fuori Onda su La7 - mi pare sia la cosa più bella che possa capitare a una donna. Deve gestire questa pagina della sua vita. Non vedo perché qualcuno dovrebbe costringerla a fare una campagna elettorale feroce e, mentre allatta, ad occuparsi di buche, sporcizia...”. Alla faccia di chi lo vedeva come possibile numero due del Campidoglio: “Io sono candidato a sindaco. A me risulta che la Meloni abbia detto voglio un vertice con gli altri due leader del centrodestra e poi P dopo vediamo e decidiamo il da farsi. Non mi pare abbia detto che si candida. Io ci sono comunque e sto già pensando alla mia squadra e al programma”. Il problema è che il vertice chiesto dalla Meloni non sia stato ancora convocato, a quel che se ne sa. Potrebbe persino non giungere. Quella che è giunta è stata la replica dell’ex ministro della Gioventù, che non ha in effetti aggiunto o tolto nulla circa l’ipotesi di una sua discesa in campo in extremis per riparare ai danni che la candidatura Bertolaso pare aver già prodotto. “Io non voglio polemizzare - ha spiegato - dico solamente con garbo e orgoglio a Guido Bertolaso che sarò mamma comunque e spero di essere un’ottima mamma, come lo sono tutte quelle donne che tra mille difficoltà e spesso in condizioni molto più difficili della mia riescono a conciliare impegni professionali e maternità. Lo dico soprattutto per rispetto loro”. Ovviamente meno improntate alla diplomazia le dichiarazioni del resto del mondo politico. Con Francesco Storace decisamente duro. “In que- sservatore dall’esterno di riti e cerimonie di un centrodestra che non conosce più, Francesco Storace si è ben guardato dal farsi tirare dentro il polverone delle gazebarie. Alle quali ha riservato alcuni commenti improntato all’ironia, senza scendere sul piano dello scontro dialettico con chi, come Silvio Berlusconi, nel disperato tentativo di salvare il suo uomo a Roma cercava di sminuire le altre candidature sul campo. Compresa, appunto, quella del segretario nazionale de La Destra. “Dove vuoi andare, che non sei neanche capace di amministrare un’edicola, figurati se sai governare una città difficile come Roma”, è una delle frasi con le quali il leader di Forza Italia ha provato a silenziare la battagliera campagna elettorale messa in campo da Storace. Al quale non è rimasto che liquidare il tentativo di fare bagarre con una frase: “C’è chi non ha bisogno di aprire un’edicola. Perché ha il quotidiano online. E pure gratuito”. Tutta pubblicità per Il Giornale d’Italia… Ma comunque sul ta- O che uomo del fare”. Le scuse sono giunte, per carità. Con la promessa di Bertolaso a fare un passo indietro “se Giorgia Meloni si candidasse sindaco a Roma seguita da tutto il centrodestra. Se Berlusconi dice tutti su Meloni - ha ribadito - io sono l'uomo più felice della Terra, torno a occuparmi dei bambini poveri. Meloni è mia amica, la stimo moltissimo, è un leader politico nazionale. La gravidanza è una delle pagine belle per una donna, poi se si candida può anche farlo”. CON LA LEGA LA ROTTURA ADESSO È TOTALE DA DESTRA ARRIVA INESORABILE LA “PUNTURA” Storace: “E meno male che dovevano andare uniti” sto mondo di folli che mettono benzina al motore dei Cinque stelle, spero che Guido Bertolaso riesca almeno a trovare le parole per scusarsi con le donne. Bofonchiare in TV alla Meloni che deve fare la mamma significa offendere in maniera greve il genere femminile. Un sindaco, ad esempio, ha tra i suoi compiti la realizzazione di asili nido aziendali per non costringere le donne a scegliere tra la maternità e il lavoro. Ma questa specie di cowboy proveniente dal Texas non sa di che parla, altro Salvini chiude la porta: “Basta a vecchie alleanze” na raffica di dichiarazioni contro Matteo Salvini, come se fosse forte di un risultato, quello delle gazebarie, che invece il leader della Lega ha ostentatamente ignorato. Tra i due il dialogo, se davvero era iniziato, oramai è chiuso. Salvini su Roma le idee se l’è definitivamente chiarite proprio domenica. “Bertolaso dice che non gli interessa Salvini - tuona - lui non interessa a noi, chiuso”. Tanto che il fuoco di fila nei confronti dell’ex capo della protezione civile continua. “Sui rom Bertolaso dice che se frugano nei cassonetti, vanno tolti i cassonetti... Come fai a dire una roba del genere?”, ha soffiato ai microfoni di Radio Padania. Avendo gioco sin troppo facile ad irridere le tesi dell’uomo sul quale si ostina invece a puntare Berlusconi. “Allora togliamo pure i semafori - prosegue - così i rom non ci rompono più le palle ai semafori. Qui servono patti chiari e amicizia lunga, e a Roma servono contenuti e chiarezza”. Salvini pare volersi prendere dalla faccenda romana una pau- U volo ci dev’essere Roma, non altro. E infatti Storace punta impietosamente sulla battaglia in atto nel centrodestra, che invece sembra voler passare anche sopra alle sorti di una capitale che avrebbe invece un gran bisogno di attenzione: “Dicevano uniti si vince per rompere le scatole a me. Usano Roma per giochi politici nazionali. Noi amiamo la città”, ha cinguettato in mattinata l’ex governatore del Lazio. Non senza strappare un sorriso sulla rete quando ha pubblicato sui social network un fotomontaggio con un Bertolaso in odore di… santità. Perché: “3 milioni di presenze nei primi 100 giorni del Giubileo. 30000 al giorno, come ai gazebo. Male che va, Bertolaso Papa”. Anche perché, se continua così, sarà bene che l’ex capo della Protezione Civile si inventi un altro impiego… R. V. sa di riflessione. “Nel week end ho letto un po' di tutto su di me che sono un pappone, un ragazzotto... ma io non sto a rispondere a polemiche di questo livello, mi occupo di cose più importante, del mondo che cambia”. E rilancia: “La Lega è così, o di qua o di là, niente compromessi, noi siamo alternativi a Renzi mentre c’è in giro qualcuno che forse ha nostalgia degli inciuci con Renzi... almeno a volte si ha questa impressione. Ma noi puntiamo a vincere, non a partecipare”. Lasciando ad una frase il compito di far riflettere gli osservatori delle cose politiche. “Non penso a riedizioni di vecchie alleanze del centrodestra, riedizioni di vecchie frittate, in cui poi si litiga, non servono. Preferisco mettere i puntini sulle i prima”. R. V. 7 Martedì 15 marzo 2016 DA ROMA OGGI IL TAVOLO SINDACALE SUL PIANO DELLE ASSUNZIONI IN CAMPIDOGLIO Concorsone, giornata campale La portavoce di vincitori e idonei, Federica Ragno: “Non possono dimenticarsi di noi” di Robert Vignola iornata decisiva per il Concorsone, ma a dare battaglia dalla strada ci saranno le tantissime persone che a loro tempo ottennero l’idoneità, dopo aver sostenuto gli esami e aver pagato anche i diritti, senza aver avuto più notizie circa il loro futuro. “Saremo di nuovo in piazza, mentre sarà in corso il tavolo sindacale che ha come oggetto il piano assunzionale”. A parlare, in una nota, è Federica Ragno, portavoce del Comitato 22 Procedure per la Giustizia che rappresenta vincitori e idonei del cosiddetto "Concorsone" partito nel lontano 2010 e che, dopo sei anni, lascia ancora a casa centinaia di vincitori e idonei. “A partire dalle ore 16, saremo in Campidoglio, mentre dentro sindacati e rappresentanti di Roma Capitale affronteranno un tema che ci riguarda molto da vicino: le nostre assunzioni, il nostro futuro. Chiediamo un piano assunzionale 2016 serio, che preveda l'assunzione di tutti i vincitori di concorso nell'anno in corso. Chiediamo che sia effettuato il recupero immediato delle assunzioni del 2015 che non sono state effettuate a dicembre e l'applicazione per il 2016, come la legge prevede, del turn over al 100%. Questo - aggiunge Federica Ragno - garantirebbe l'assorbimento nel 2016 di G tutti i vincitori del "Concorsone". E se Roma deciderà di applicare il turn over al 100%, deve essere destinato ai vincitori di concorso che ancora attendono”. Anche perché, checché ne dicano alcuni candidati sindaco, Roma Capitale lamenta un grave problema di carenza d’organico, più volte sottolineato dai sindacati. “Non dimentichiamo poi aggiunge la portavoce - le procedure della polizia municipale e dei funzionari amministrativi che sono ancora in itinere. Ci auguriamo che possano essere concluse quanto prima per poi potere programmare anche le assunzioni di questi profili a partire dal 2017. Infine chiediamo che Roma Capitale solleciti il Governo a intervenire sulla proroga delle graduatorie perché al fianco dei vincitori ci sono oltre 4000 idonei pronti a essere inseriti. Il commissario Tronca, nei giorni scorsi, ha parlato di una preoccupante situazione della macchina amministrativa capitolina per grave carenza di personale. Questa è dovuta, a nostro avviso, oltre che ai pensionamenti non sostituiti da nuovi ingressi, anche alla scelta di destinare le intere facoltà assunzionali al settore educativo a scapito degli altri. Ad oggi, se si esclude il settore scuola, sono stati assunti appena 190 nostri vincitori a fronte di oltre 2000 pen- sionamenti negli ultimi tre anni. Se si vuole evitare il crollo dell'amministrazione bisogna procedere con le assunzioni in ogni settore, per ridare slancio a questa città. Al tavolo A TOR BELLA MONACA LA STRUTTURA DEVE CESSARE L’ATTIVITÀ ENTRO FINE MARZO, MA È GIÀ BATTAGLIA “Il campo non ce lo chiudete” Assedio dei rom di via Salaria al dipartimento politiche sociali di Roma Capitale a campagna elettorale si prepara ad imperversare su Roma, ma ciò che aspetta la città eterna nei prossimi mesi sarà davvero una situazione sociale gravissima. Non è un caso che si sia concentrata sui campi nomadi una delle maggiori tensioni nel centrodestra: il problema c’è e non può essere affrontato se non con decisione e ieri si è avuto un antipasto piuttosto evidente con il sit in inscenato da alcune famiglie rom sotto il dipartimento alle politiche sociali del Campidoglio. Motivo? La necessità di liberare il “centro di raccolta rom” di via Salaria 971, uno dei campi più “antichi” della capitale, entro il 28 marzo e la relativa protesta di chi invece quel posto non lo vuole lasciare. “325 persone, tra cui 139 minori e decine di anziani gravemente malati, si ritroveranno improvvisamente per strada, senza un tetto sopra la testa, in seguito alla decisione del Comune di Roma di dimettere tutti gli ospiti accolti nel centro”, denuncia l’Associazione 21 Luglio, un sodalizio che si batte per i diritti di queste comunità che”esprime profonda preoccupazione per l'intervento che il Comune intende porre in atto perché questo avrebbe come sola conseguenza quella di rendere ulteriormente vulnerabili uomini, donne e bambini e di interrompere inevitabilmente il percorso scolastico d i 55 minori che attualmente frequentano regolarmente la scuola”. Il fatto è che in Italia, quando si ritiene sia giunto il momento di superare soluzioni per definizione temporanee, si riesce sempre a trovare chi è disposto a procrastinarle all’infinito. Per stessa ammissione della 21 Luglio, “si fa infatti riferimento - spiega l'associazione - al superamento 'del tempo di permanenza presso la struttura, in considerazione del carattere di sindacale diciamo, infine, che non accettiamo più di essere messi in secondo piano: questa volta dobbiamo essere noi gli unici e i soli protagonisti”. Baby-vandali sui bus: scatta l’operazione L na baby-gang di giovanissimi in azione sugli autobus di Roma, in zona Tor Bella Monaca. Sono 13 i casi di atti vandalici e aggressioni su cui la polizia del commissariato "Casilino" ha avviato un'inchiesta. Grazie alle videocamere installate dall'azienda Atac sulle linee più a rischio, gli agenti sono arrivati a identificare tre ragazzi di età compresa tra i 10 e i 13 anni, ripresi in azione a bordo di un autobus praticamente vuoto. A un certo punto si vede anche del fumo sul fondo della vettura, come se avessero lanciato qualcosa. La vicenda ha fornito oggetto di un'articolata informativa U temporaneità dell'accoglienza'. Tuttavia, l'entità del periodo di accoglienza nel centro di via Salaria non è presente in alcun regolamento della struttura, né è mai stato comunicato alle famiglie al momento dell'ingresso”. L'altra motivazione addotta dal Comune risulta invece l'infrazione, da parte delle famiglie, di regole fondamentali previste dal regolamento della struttura, quali il divieto di ospitare irregolarmente persone esterne all'interno del centro. Anhe qui, chi ha fatto della difesa degli interessi rom la sua professione trova da ridire definendo le prescrizioni “particolarmente restrittive, tuttavia, che fanno riferimento a un regolamento non trasparente e non acquisibile per consultazione neanche dagli stessi ospiti”. E ancora: “Superare questa struttura attraverso dimissioni collettive che non prevedono al- ternative abitative adeguate - afferma l'Associazione 21 luglio - è però la scelta peggiore tra le opzioni possibili. Mettere sulla strada 123 nuclei familiari, interrompere la frequenza scolastica dei bambini, negare l'accoglienza a decine di anziani con invalidità anche gravi: è questa l'interpretazione della Strategia Nazionale per l'inclusione dei Rom che il Comune di Roma intende declinare sul territorio?”. Di qui il presidio che ha dato l’assedio ieri agli uffici comunali per chiedere “una immediata sospensione della chiusura del "centro di raccolta" di via Salaria e l'apertura di un Tavolo, che veda coinvolti i rom, per la definizione di scelte che vadano verso il superamento del "centro di raccolta" secondo tempi congrui e nel rispetto dei diritti umani delle R.V. 325 persone accolte”. alla procura della Repubblica anche per definire le responsabilità dei genitori dei ragazzi coinvolti. E in tanti sono a chiedersi come sia possibile che delle famiglie, a Roma, lascino i propri figli viaggiare su autobus anche notturni, dei quali peraltro divenivano essi stessi i peggiori spauracchi. L’Atac in una nota del direttore generale, Marco Rettighieri, ringrazia le forze dell’ordine e ribadisce “che non saranno tollerati comportamenti anti sociali che finiscono col ledere il diritto alla mobilità dei cittadini provocando inoltre danni economici al patrimonio pubblico”. 8 Martedì 15 marzo 2016 STORIA LE PAROLE DEL SACERDOTE SUL DOLOROSO EPISODIO DELLA FUCILAZIONE DEI SEDICI REPUBBLICANI, AVVENUTO IL 28 APRILE Pescarenico, documenti dal 1945 Dalla relazione del rettore del santuario della B.V. Maria della Vittoria, don Lugi Brusa a cura di Alessandro Russo ei giorni dell'insurrezione, 26-27-28 aprile 1945, vennero arrestati 160 Repubblicani della Brigata Perugia che da Bergamo transitavano per Lecco: erano diretti, credo, in Valtellina. La colonna, dopo una notte e una giornata di resistenza, dovette cedere le armi e furono arrestati a Pescarenico dai partigiani e tradotti alle scuole di via Ghislanzoni. Al mattino del 28 aprile ebbi sentore che qualche cosa di grave stava per succedere e con due Confratelli, sacerdoti Aldo Cattaneo e M. Gazzi, mi portai a dette scuole per poter avvicinare i giovani detenuti e possibilmente portare il conforto del Ministero sacerdotale. Dal comportamento di chi presiedeva alla prigione (certo Piero) venni in sospetto che si stavano prendendo decisioni a carico dei 16 giovani, in prevalenza Ufficiali della Brigata Perugia, che per aver fatta la resa durante il combattimento, avevano procurato delle morti nelle file dei partigiani. Visto che il tentativo presso la direzione delle prigioni di via Ghislanzoni non mi dava alcun affidamento, mi fece premura di correre da Mons. Prevosto e di avvertirlo dei miei sospetti, ed insieme escogitammo di venire in aiuto dei prigionieri. Mons. Prevosto fece subito i passi “N opportuni presso il comando militare che trovavasi presso le scuole D. Chiesa ed ebbe come risposta di stare tranquillo che non c'era nessuna disposizione a carico degli indiziati. Verso le 13 rintracciai Mons. Prevosto nel locale segreteria della scuola D. Chiesa che, con il berretto in mano, in un angolo, attendeva una risposta dal comando. Io abbordai Monsignore e gli dissi che quella gente ci prendeva in giro. I 16 giovani li stavano caricando per portarli alla fucilazione al campo sportivo. Se non potevamo salvare i corpi, almeno avremmo salvato le loro anime. I condannati a morte sul carro venivano colpiti con pugni e calci dai partigiani presenti. La folla, ebbra di sangue, aizzava i soldati. Con Monsignore corremmo alla Basilica a prelevare la Sacra Specie e poi ritornammo sul piazzale. L'autocarro era appena partito. Noi montammo su un auto e doppio particolare stridente nella dolorosa circostanza: sulla nostra macchina si trovava “Tom”* l'arrestatore di Mussolini, che prima era stato portato in trionfo intorno all'autocarro delle vittime, ed anche una spavalda figura vestita da uomo, che poi fu obbligata a scendere, perché incompatibile la sua presenza con i Ministri di Dio che portavano la Specie. Nell'ampio campo sportivo il drappello dei sedici Repubblicani, scortati da un plotone di partigiani armati, stava in attesa dell'ordine di fucilazione. Noi chiedemmo di poterli avvicinare e ci fu concessa la massima libertà e tutto il tempo necessario. Subito li invitammo al Sacramento della Penitenza. Così si presentarono alla morte. A quattro a quattro venivano fucilati e prima si baciarono e si abbracciarono. Amavano teneramente il loro Capitano e questi, davanti al plotone di esecuzione, rivolse due parole ispirate ad Amor di Patria. Pressapoco furono queste le parole: “Noi e voi combattiamo per un'idea Amor di Patria- Viva l'Italia”. Strinse la mano all'ufficiale che comandava il plotone, poi cadde sotto la raffica di mitra. Nessun giovane è venuto meno di coraggio, ma tutti con ardore e slancio affrontarono la morte al grido di Viva l'Italia! Volli rimanere sul campo sino all'ultimo istante, raccolsi le loro ultime espressioni e mentre cadevano impartivo loro la benedizione col Crocefisso nelle mani. Lasciai il campo con gli altri Sacerdoti conservando nell'animo le forti impressioni della giornata. Mi fece pena il fatto che, caduti i giovani, l'ufficiale comandante tentava di sparare il suo colpo di mitra verso i Caduti che ancora respiravano e siccome aveva il mitra scarico, pronunciando una bestemmia, toglieva ad un suo soldato l'arma per completare l'opera. ” sac. Luigi Brusa N.B. *Giorgio Cavalleri nel suo libro Ombre sul lago, Arterigere Editore, Varese, 2007, che, a proposito dell’ “oro di Dongo”, così scrive: «Il malloppo portato da Moretti nell’abitazione dell’amico in via Diaz 1 a Como, venne poi ritirato da un partigiano di Lecco, Eugenio Tagliabue “Tom”, inviato dal federale comunista di Como, Dante Gorreri, e successivamente portato nel capoluogo lombardo». Quanto alla definizione di Don Brusa («l’arrestatore di Mussolini»), evidentemente è perché faceva parte del gruppo di partigiani comandati da Urbano Lazzaro sulla piazza di Dongo. L’ «arrestatore» di Mussolini, infatti, fu Lazzaro. (Ringrazio lo storico Luciano Garibaldi per lo scambio di idee e per avermi aiutato a riordinare le intuizioni riguardo il partigiano “Tom” ricordandomi quanto scritto da Giorgio Cavalleri). LA LETTERA INVIATA DAL SANTUARIO B. VERGINE DELLA VITTORIA (LECCO) ALLA VEDOVA MARIA PIA BERNARDINI Le parole del ministro di Dio alla famiglia di Bernardino Don Brusa scrisse questa missiva alla famiglia il 24 luglio del 1945 pettabile famiglia sabato 28 aprile 1945 ore 17.00 A distanza di quasi tre mesi da questa data oso prendere in mano la penna per inviare due parole di condoglianze. Ho ancora viva la scena dolorosa a cui, come Ministro del Signore, ho partecipato onde poter assistere sino all'ultimo istante il vostro buon Bernardino. Non posso esprimere se non con povere parole quello che ho provato in quella luttuosa giornata di insurrezione qui a Lecco. Avuto sentore di quanto stava per accadere a 16 dei 160 giovani catturati in combattimento mi sono dato premura, con l'aiuto di Monsignor Giovanni Borsieri, Prevosto di Lecco, di avvicinare i Comandi locali e superate tutte le difficoltà, abbiamo potuto portare i conforti religiosi. Non vi posso dire la gioia di questi bravi giovani quando si son visti vicino a loro il Sacerdote di Dio. Tutti si sono confessati ed hanno ricevuto la Santa Comunione pochi S istanti prima della morte. La scena era commoventissima. Abbracciai quei giovani ad uno ad uno e dissi loro: “Ti bacio e ti abbraccio a nome dei tuoi cari”. Prima di lasciarlo gli ho offerto un'immagine e nel retro scrisse le ultime parole: Carissima Maria Pia e Mila catturato dai partigiani insieme ai colleghi vado a morte tranquillo e certo del perdono di Dio. Non serbar rancore a nessuno e inculca in Mila l'amor di Patria. W l'Italia. Abbraccio tutti avverti i miei parenti Bernardino. Tanto l'immagine come un fazzoletto che mi diede all'ultimo momento sono in mie mani. Mi direte come posso inviarveli in modo sicuro. Il vostro Bernardino non ebbe un momento di debolezza ma con ardore e slancio gridando “W l'Italia” affrontò sereno la morte. Lo Spirito Santo infuse in quel momento una forza sovrannaturale. Ho voluto rimanere sul campo sino all'ultimo istante per poter impartire la Be- il buon Bernardino lo ha imitato. “Conservi dell'odio?” “No” mi rispose franco. “Qualche ora fa si, ora no, perdono tutti e chiedo al Signore perdono dei miei peccati”. Io ritengo che dal Paradiso pregherà per tutti noi. Gradite le mie più vive condoglianze e pregate anche per me. Il giorno appresso mi sono dato premura di celebrare una Santa Messa di suffragio. Mi vogliano scusare il ritardo dello scritto. Nella carità di N.S. Gesù Cristo di loro obbligo firmato Luigi Brusa Rettore Santuario B. Vergine della Vittoria Lecco Stralci dagli scritti dei condannati Affidarono nelle mani del parroco le ultime emozioni della loro vita Vittorio Naponiello scrive alla mamma, Vincenza, via Maria delle Grazie, Eboli (Salerno). Borghesi Marino scrive ai genitori, via del Balcone, Perugia. Capacci Aride scrive a Capacci Paolo, via Vendemini 6, Bertinoro (Forlì). nedizione e l'assoluzione generale. Al lunedì seguente Monsignor Prevosto di Lecco poté accompagnare la salma al cimitero di Acquate (Lecco) e venne sepolto al Ceppo nr.12. Come Sacerdote comprendo il loro dolore reso più acuto dalla notizia di una morte così tragica però accolgano l'ultimo desiderio espresso dal loro Bernardino di non nutrir odio verso alcuno. Gesù dall'alto della Croce ce ne ha dato l'esempio sublime e Il Capitano Dal Monte scrive: “Miei cari genitori, fratello e sorella. Muoio col solo dispiacere di lasciarvi; ma ho la coscienza tranquilla di aver fatto il mio dovere, per la santissima causa della Religione della Patria e della Famiglia. Muoio col Signore nell'anima, perché ho fatto la Santa Comunione”. Il Tenente Giovanni Ferraris scrive al babbo: “La Patria ha bisogno di martiri. Da soldato, ho eseguito gli ordini ed ho tenuto alto l'onore della bandiera. Non addolorarti pensa che una pallottola mi abbia colpito in battaglia”. Muoio contento. Pregherò per voi; vi proteggerò dal cielo”. Il Sottotenente Rinaldi scrive: “Mamma, babbo, fratello Ivano muoio in camicia nera. Vi chiedo la santa benedizione e vi bacio”. Il Vice Brigadiere Giuseppe De Victoriis scrive la sera del 27: “Cara mamma, ti scrivo sul punto di morte. Ho fatto il mio dovere fino all'ultimo e non temo di morire. Sono puro e ciò mi basta. Non vi affannate, perché sono morto per la mia Patria. Tuo Pinuccio”. Il 28 Aprile (giorno della fucilazione) scrive: “Cara mamma, ti scrivo ancora in punto di morte. Mi sono confessato e ho l'anima pura. Non piangere per me che sono morto per la Patria. Bacio te e tutti che in questo momento ricordo. Tuo Pinuccio per sempre”. Il Tenente Alfredo Castellani, di Castiglione al Lago (PG) non ha più famiglia a cui scrivere, perché tutti i suoi cari sono rimasti uccisi dai bombardamenti. Proprio poco prima l'ha saputo e scrive sull'immaginetta religiosa che gli ha offerto Don Brusa: “Muoio felice per due ragioni: prima perché ho seguito sempre la via, senza deviare; secondo perché proprio ora ho saputo che tutti i miei sono stati uccisi e posso andare a raggiungerli”. Il Sottotenente Sidney Lombardini scrive ai genitori: “Fra pochi minuti la mia vita sarà stroncata. Il Vice Brigadiere Alberto Grossi di Volterra (PI) scrive: “Miei cari, vostro figlio è morto con il vostro ricordo in cuore. Perdonatemi. Vi ho amato tanto”. 9 Martedì 15 marzo 2016 STORIA PROSEGUE IL NOSTRO ESAME DEL “TEOREMA ALESSIANI” Morte del Duce: la scienza ci avvicina alla verità L’articolo di Cattabeni su “Clinica Nuova” dell’agosto 1945 e le contraddizioni di un’indagine priva di metodo di Emma Moriconi estiamo ancora sul lavoro di Aldo Alessiani relativo alle sue indagini sulla morte di Benito Mussolini. Troppe sono le cose che non vanno e che non tornano quanto a come venne gestita la faccenda nell'aprile del 1945: il lettore dovrà, qualora non ne fosse a conoscenza, anche sapere che nella rivista "Clinica nuova" del 15 luglio - 1 agosto 1945 il professor Mario Cattabeni scrisse un articolo dal titolo "Rendiconto di una necroscopia d'eccezione" nel quale dice che prende la parola sul caso "autopsia di Mussolini" perché "la notizia che presso l'Istituto di Medicina Legale [...] è stato possibile condurre un'indagine anatomopatologica e medico-legale sulla salma di Benito Mussolini ha destato vivissima curiosità oltre che nel mondo medico, tra i profani", curiosità dettata - dice il medico dal fatto che ci si aspettava che essa indagine chiarisse gli aspetti relativi alla morte ma anche quelli relativi alla complessa personalità del Duce. Ammette che l'autopsia è stata condotta in condizioni di eccezionalità: "poco tempo prima di una affrettata inumazione - dice -, in una sala anatomica dove facevano irruzione ogni tanto, per l'assenza di un servizio armato d'ordine pubblico, giornalisti, partigiani e popolo". Dice poi che R "non è stata una indagine di tipo antropologico giudicata irrilevante, ma, più propriamente, un riscontro medico-legale e diagnostico diretto a cerziorare, per ogni eventualità, le modalità lesive pre- e post-mortali, reperti anatomopatologici riferibili a stati morbosi pregressi o in atto, con particolare riguardo al sistema nervoso, ed eventuali contrassegni per una sicura identificazione". Dice anche che "è stato redatto un verbale specialmente dettagliato per quanto riguarda le lesioni di tipo pre- e post-mortale, rilevabili all'esame esterno ed alla dissezione": abbiamo visto nelle precedenti puntate di questo speciale come questo invece non sia avvenuto e viene da chiedersi perché il medico ci tenga tanto a fare questa precisazione nell'estate del 1945, su una rivista specializzata, incastrando un articolo in una miscellanea di articoli di clinica chirurgica. Se lo chiedeva anche il buon Aldo Alessiani nel suo "Teorema": "[...] il Medico settore - scrisse Alessiani - volle rincalzare che l'autopsia era stata più che bastevole per testimoniare l'esecuzione avvenuta e narrata nella conferma delle rivelazioni fatte a pubblico dominio. In altri termini una puntualizzazione non essendosi inizialmente espresso in un supporto tecnico confermante". Ci sono poi alcune cose che suscitano quantomeno qualche perplessità in termini umani oltre che di diritto. Al termine dell'articolo Cattabeni dice: "Ho ritenuto opportuno fissare senza alcun commento questi appunti essenziali [...] per soddisfare un legittimo senso di curiosità umana e professionale nel pubblico medico, che più di ogni altro aveva diritto di esserne informato". No. Chi aveva "più di ogni altro" diritto di esserne informato era semmai la sua famiglia, sua moglie, i suoi figli. E invece Rachele seppe tutto dai giornali, il lettore può immaginare con quale "delicatezza". Annota ancora Alessiani come Cattabeni sorvola, nell'articolo, sull'ora dell'esecuzione, "così come aveva fatto quattro mesi prima omettendo l'ora d'inizio dell'autopsia nel preambolo tecnico del verbale 7241". Un altra cosa che proprio non si riesce a capire, e che infatti Alessaini sottolinea, è perché nel Verbale 7241 non c'è alcun riferimento alle ipostasi presenti sul corpo. Le ipostasi sono "macchie da stasi colorativa", per essere chiari e far capire a chi legge di cosa parliamo sarà utile spiegare brevemente di quale fenomeno parliamo. Si tratta di macchie di colore violacee, bluastre o color vinaccio, livifo, che si formano sulla cute o anche sugli organi interni: in base all'esame di esse si può addivenire a scoprire l'ora del decesso perché esse, con il trascorrere delle ore, modificano il loro aspetto. Non solo: in base al loro esame si possono capire le posizioni che il corpo ha assunto dopo il decesso. Si formano perche il sangue cadaverico, non essendo più in circolo, va a depositarsi nelle zone declivi del corpo. Spiegare il fenomeno ipostatico in maniera approfondita ci prenderebbe troppo spazio, ma già da queste poche (ma essenziali) informazioni il lettore può rendersi agevolmente conto dell'importanza di questo tipo di esame per la determinazione delle dinamiche della morte e delle vicende del cadavere dopo la morte. Ebbene questo è un altro dato che nell'autopsia in oggetto manca del tutto. Così argomenta la cosa Alessiani: "Si poteva fare un accenno, per una migliore puntualizzazione alle macchie da stasi colorativa (ipostasi) altro fenomeno consecutivo che bella loro fissità belle parti corporee a contatto con le superfici corporee dovevano pur esserci e stabili dopo la quindicesima ora dal decesso. Non apprezzamento nel merito". Così oggi abbiamo aggiunto altri elementi di cognizione a quelli già espressi nei giorni scorsi. C'è però ancora molto da dire, e il lettore avrà la pazienza - ci auguriamo - di seguirci nei prossimi giorni ancora, per avere in tal modo tutte le informazioni utili per comprendere la ragione della nostra insistenza su un'indagine essenziale, che la storia e - ahimè - la scienza non hanno sinora tenuta nella debita [email protected] zione. 10 Martedì 15 marzo 2016 DALL’ITALIA ENNESIMO ATTACCO ALLA FAMIGLIA DEGLI IDEOLOGI DEL GENDER ASSERRAGLIATI NEL MONDO DELLA SCUOLA All’asilo il pasticcio di San Giuseppe Due bambini hanno “due mamme”: vietata la Festa del Papà in un plesso del quartiere Isola tero in affitto illegale? Citofonare Vendola. In un’Italia costretta ancora a sorbirsi il suono delle vesti lacerate delle solite minoranze rumorose per l’aborto della stepchild adoption, ad essere illegale è se mai la Festa del Papà. Perché, come dicono gli stessi fautori di certi pretesi “progressi”, la realtà è sempre più avanti. Anche quando non dovrebbe. Se è vero infatti che una coppia omosessuale non può adottare un minore, occorre chiedersi come mai un asilo di Milano si candida a divenire un’altra trincea dell’unico diritto seriamente messo in pericolo oggi: quello, inviolabile, di un bambino ad avere una mamma e un papà. Perché qui di baby-alunni con “due mamme” ce ne sarebbero addirittura due. Ed è una questione non marginale, sullo sfondo dell’ennesima aggressione alle tradizioni nazionali, cioè l’abolizione via circolare della Festa del Papà, quella legata a San Giuseppe. Il 19 marzo sarà così un giorno come tutti gli altri, con la famiglia rigorosamente dietro la lavagna, nell’asilo milanese nel quartiere Isola. Niente bigliettini né poesie, men che meno recite e canzoncine. Nell’attesa magari che qualche cantautore impegnato a scalare la sia carriera salendo sul facile arcobaleno inventa una filastrocca col “genitore-due”. Una storia paradigmatica della lotta dell’ideo- U logia gender contro quel corpo intermedio che è la famiglia, in cui c’è un po’ di tutto: dallo svilimento della figura paterna alla dittatura dei pochi su tutti gli altri, passando dalla legalità violata fino al fare del mondo scolastico, anzi di un asilo, il terreno di battaglia di questioni che evidentemente dovrebbero tenere al riparo i più piccoli dal “fronte”. L’ennesima storia destinata a sollevare polve- roni, mettendo l’opinione pubblica davanti al fatto compiuto, contro cui si scatena comunque il centrodestra. Con la Lega particolarmente agguerrita. “Se con l’abolizione della festa del Natale nelle scuole pensavamo di avere toccato il fondo, ci sbagliavamo di grosso: ora il politicamente corretto travolge anche la festa del papà”, attacca il segretario provinciale della Lega Nord milanese, Davide Boni. “Che piaccia o meno, il papà e la mamma sostiene ancora Boni - sono e saranno per sempre figure di riferimento per tutti i bambini. A questo ennesimo tentativo di distruggere la nostra società, pretendendo di imporre un mondo alla rovescia, dobbiamo rispondere con forza facendo sentire in tutti gli ambiti possibili la nostra voce”. Gli fa eco l’on. Paolo Grimoldi, Segretario della Lega Lombarda e deputato della Lega Nord. “Un asilo a Milano che abolisce la festa del 'papà' per non offendere o discriminare le coppie di genitori gay? Una follia. Auspico che, se la notizia fosse confermata, il provveditore, o chi ha la responsabilità in materia, prenda provvedimenti rapidi e severi verso la direzione di questo asilo. Questo episodio, comunque, conferma che nelle scuole dell’area di Milano stiamo assistendo ad un inquietante deriva, con divieti di esporre i crocifissi nelle aule e feste di Natale annullate per non turbare le sensibilità degli studenti di altre fedi religiose, una deriva che non può non preoccupare, perché è chiaro che ci sono troppi presidi o direttori di istituti scolastici che approfittano del loro ruolo per fare politica e tentare di indottrinare i bambini in tenera età con le loro ideologie, giuste o sbagliate che si possano considerare. Basta con i 'cattivi maestri', basta fare politica sulla pelle dei bambini”. Robert Vignola SI ALLARGA LO SCANDALO DELLE SENTENZE “ADDOMESTICATE” IN COMMISSIONE TRIBUTARIA Mazzette ai giudici, altri arresti A Milano bustarelle occultate nei cesti natalizi: ai domiciliari altri due membri È un’inchiesta partita in sordina ma che sta riservando molte sorprese quella delle “mani pulite tributarie”. Tanto che a causa delle presunte tangenti pagate ad alcuni giudici delle Commissioni tributarie per ottenere verdetti favorevoli fa registrate altre quattro ordinanze di custodia cautelare legate a una bustarella di 60mila euro versata da un imprenditore. Ai domiciliari sono finiti due giudici tributari, Luigi Pellini, commercialista di Milano, e Gianfranco Vignoli Rinaldi, avvocato nel capoluogo lombardo. Una ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto anche il giudice tributario Luigi Vassallo, già arrestato il 17 dicembre dell'anno scorso in fragranza di reato mentre intascava una presunta mazzetta di 5mila euro. Vassallo è al suo terzo mandato di arresto e attualmente si trova nel carcere di Opera. Il quarto uomo tava tornando da una serata passata a Poirino, nel Torinese, la coppia di Aosta che, forse a causa del troppo alcol, ha iniziato a litigare mentre percorreva la A26 per far rientro a casa. In seguito all'accesa discussione, la moglie, una 37enne romena, è scesa dall'auto, dopo che il marito, un italiano di 47 anni, ha accostato la vettura sulla corsia di emergenza per abbandonare la consorte lì, sola con la sua borsetta sull'autostrada. La 37.enne avrebbe percorso circa una ventina di chilometri costeggiando il guardrail, prima di essere centrata in pieno e S uccisa da un'auto tra i caselli di Casale Monferrato Nord e Sud. Il cadavere è stato ritrovato all'alba sull'A26, dopo che l'investoitore ha chiamato i soccorsi del 118: "Me la sono trovata di fronte, non ho potuto fare nulla per evitarla", ha detto l'automobilista alla Polizia stradale, la quale non ha potuto far altro che constatare il decesso. Il marito, una volta appresa la notizia, ha avuto un malore ed è stato trasportato all'ospedale di Aosta, dove è attualmente ricoverato. L'uomo è indagato per concorso in omicidio colposo con l'automobilista che R.V. ha travolto la donna. vrebbe poi ripartita anche con Pellini e Vignoli Rinaldi. I soldi, in banconote da 500 euro, sarebbero stati consegnati da Vassallo ai due giudici tributari insieme a “cesti natalizi“. Per tutti loro l'accusa è di corruzione in atti giudiziari. Tra gli indagati figura anche l'ex militare della Guardia di Finanza, Agostino Terlizzi. Il primo arresto era scattato nel dicembre scorso, quando a finire in carcere era stato l'avvocato Vas- UN MORTO E UN FERITO IN DUE DIVERSI EPISODI IN POCHE ORE IN PIEMONTE Abbandona la moglie sull’A26: investita mortalmente arrestato è l'imprenditore Matteo Invernizzi, amministratore della società Eurocantieri Srl, attiva nel settore dell'edilizia. Secondo l'accusa che ora dovrà essere accertata, Invernizzi avrebbe cercato nel 2013 di “comprare” due sentenze relative a contenziosi aperti nelle commissioni provinciali e regionali. La presunta mazzetta di 60mila euro pagata da Invernizzi sarebbe stata intascata dall'avvocato Vassallo, il quale l'a- sallo mentre riceveva una tranche di una presunta bustarella di 30mila euro. Il 28 gennaio era stata arrestata Marina Seregni, commercialista di Monza e giudice tributario di primo grado, che era stata già interrogata in occasione dell'arresto di Vassallo. In una telefonata registrata sulla sua segreteria, infatti,Vassallo sollecitava un incontro per parlare di due processi e di una pratica che lo interessava. Dai documenti sequestrati nello studio di Vassallo sarebbero poi emerse le prove di un meccanismo corruttivo che, secondo l'accusa, era finalizzato a condizionare le sentenze delle Commissioni tributarie attraverso l'intervento di giudici R.V. compiacenti. Agguati in strada, far west a Torino erate di sangue e coltelli a Torino domenica. Con un morto, un ferito e vari arresti a comporre il bilancio di una storia di ordinaria follia nel degrado tra la stazione e i quartieri periferici. Il fatto più grave in via dei Glicini 1, dove i carabinieri della compagnia Oltre Dora e agenti della polizia della squadra mobile hanno arrestato per omicidio un 66enne, Michele Rignanese, residente a Torino, con precedenti di polizia. L'uomo alle 20 circa, S nei giardini comunali in piazza Bottesini, alla presenza di testimoni, al culmine di una lite scaturita per futili motivi, verosimilmente collegati all'uso alcolici, ha colpito con 11 fendenti al torace e al collo un romeno di 30 anni. La vittima è morta sul posto. Rignanese, dopo un'ora, si è presentato spontaneamente dai carabinieri, assumendosi la responsabilità dell'omicidio e consegnando l'arma del delitto, un coltello da cucina con lama di 16 centimetri. Se è stato il caso più grave, non è stato l’unico. Un’aggressione tra nordafricani ha portato all’arresto di tre ragazzi egiziani. Tutto è avvenuto al civico 33 di via Berthollet, intorno alle 2 di notte. A essere aggredito è stato un cittadino tunisino di 45 anni, preso a calci e pugni e ferito, anche qui, con un coltello da cucina. Intervenuti sul posto, i carabinieri del nucleo radiomobile hanno fermato quattro persone, arrestando i tre già citati e denunciando un altro soggetto, anch’esso di nazionalità egiziana, per lesioni personali. I quattro avevano litigato in strada con la vittima e l’avevano assalita dopo un breve inseguimento a piedi. Gli arrestati hanno tutti 18 anni, mentre il denunciato è minorenne. Per quanto riguarda le condizioni del tunisino, le sue lesioni sono state giudicate guaR.V. ribili in circa 15 giorni. 11 Martedì 15 marzo 2016 SPORT DOMANI I BIANCONERI A CACCIA DEI QUARTI DI CHAMPIONS CONTRO LA CORAZZATA DI GUARDIOLA Un muro di Berlino tra la Juve e la gloria All’Allianz Arena la Vecchia Signora chiamata all’impresa col Bayern Monaco per avvicinare il sogno che porta alla finalissima di San Siro - Si parte dal 2-2 dell’andata, il trionfo non è impossibile di Federico Colosimo n successo in Baviera per scrivere una nuova pagina di storia e approdare tra le magnifiche otto della competizione più importante d’Europa. La parola d’ordine è categorica in casa Juventus: vincere, contro il Bayern Monaco schiacciasassi di Guardiola, è davvero l’unica cosa conta. Ci sono partite che valgono un’intera stagione. Momenti attesi da settimane, mesi di allenamenti duri. Dove ci si gioca molto, ma non tutto, in soli 90 minuti di gioco. Quella che andrà in scena domani sera all’Allianz Arena (20:45) tra i campioni tedeschi e quelli italiani non è una partita qualunque: è la Partita. Dove a fare la differenza saranno i dettagli e le motivazioni. Alle stelle. In palio i quarti di Champions League che i bavaresi non possono fallire e i bianconeri sognano per avvicinare la finalissima che si disputerà alla Scala del calcio, lo stadio Giuseppe Meazza di Milano, il prossimo 28 maggio. Anche per provare a vendicare la sconfitta rimediata lo scorso anno, ad un passo dalla gloria, contro la superpotenza Barcellona. Un sogno che la Vecchia Signora per storia e tradizione deve inseguire. Nonostante abbia di fronte una compagine meravigliosa che in Germania continua a fare terra bruciata mentre in Europa non riesce ad affermarsi. Insieme si può, insieme si deve. Questo, il motto di capitan Buffon e compagni. Con il portiere-leggenda che prima di superare il record d’imbattibilità di tutti i tempi nel campionato italiano (gli serviranno solo 4 minuti del derby della Mole U di domenica pomeriggio per ottenere il primato assoluto, detenuto da Sebastiano Rossi, che con il “suo” Milan ha tenuto la porta inviolata per 929 minuti) vuole condurre la truppa bianconera ad un’altra sensazionale impresa sportiva. Anche perché, eliminata la Roma, la Juventus è l’unica squadra italiana a rappresentare il nostro Paese nell’Europa che conta. Con la Lazio a tenere alta la bandiera, da sola, in quella competizione che fino a poco tempo fa veniva chiamata Coppa Uefa. Nessuna paura, alcuna presunzione. Ma grande consapevolezza di potersela giocare con tutti. Questione di mentalità, vincente. Trasmessa da Allegri e “senatori” all’intero gruppo. Conscio di essere forte e di non avere nulla da invidiare ai teutonici. Toccherà alla vecchia guardia – e quindi a quei leader (Buffon, Bonucci, Chiellini e Mar- ESONERATO COLANTUONO Udinese nel caos, squadra a De Canio opo la brutta sconfitta di Frosinone (i ciociari hanno largheggiato più del 2-0 finale) e quella che tutto sommato poteva starci contro una Roma all’ottava vittoria consecutiva, l’Udinese ha esonerato Stefano Colantuono. Al suo posto arriva Gigi De Canio, per cercare di risollevare una squadra ormai in caduta libera e ai margini della zona retrocessione. In effetti, l’allenatore romano non è mai riuscito a far esprimere l’Udinese su buoni livelli, ha tenuto un certo Totò Di Natale spesso ai margini e con la tifoseria non è mai scoccato il feeling. Per De Canio si tratta di un ritorno in Friuli dopo 15 anni: nel 2000 vinse il girone Intertoto e qualificò i bianconeri per l'allora Coppa Uefa. L’anno dopo cominciò bene ma poi la squadra ebbe una notevole flessone e venne esonerato per lasciare il posto a Luciano Spalletti. D Ma a Udine in queste ore più che latro continua a tenere banco la dura contestazione dei tifosi al termine della gara con la Roma e il gestaccio che il brasiliano Danilo avrebbe risolto (ma il condizionale non è d’obbligo, visto che alcuni fotogrammi hanno immortalato la scena) nei confronti di alcuni ultras, con tanto di dito medio. Contestazione proseguita per ore anche davanti allo stadio e che, assieme a giocatori e ormai ex tecnico, non ha risparmiato neppure la società Insomma, per De Canio – che ha battuto sul filo di lana Calori, peraltro ex giocatore friulano e gradito dalla piazza – non sarà facile risollevare sia la squadra che tutto un ambiente, particolarmente depresso e con lo spettro della retrocessione in serie B (considerato che il Frosinone non molla e lo stesso Carpi è in risalita) dietro l’angolo. chisio su tutti) che hanno guidato la straordinaria rimonta in campionato con il quinto scudetto consecutivo (che in autunno sembrava perso) sempre più vicino – rendere possibile quello che in molti ritengono essere impossibile. E quindi espugnare quella fortezza chiamata Allianz Arena vestita a festa da oltre 70.000 tifosi tedeschi. Ribaltando i pronostici. Si parte dal rocambolesco 2-2 dell’andata, quando allo Stadium Dybala e Sturaro rimontarono il doppio vantaggio di Muller e Robben. In una sfida certamente in salita per i campioni d’Italia, da vincere. Ad ogni costo. E’ come una finale. C’è un muro di Berlino (il Bayern) che divide la Juventus dalla normalità all’eccellenza. Ai bianconeri, il compito di trovare la forza per abbatterlo o scavalcarlo. Con una vittoria che avrebbe il sapore del trionfo. Martedì 15 marzo 2016 12 ELEZIONI ROMA LA LISTA COMPLETA ECCO TUTTI I COMITATI PER STORACE SINDACO FORZA VERDE AURELIO portavoce: FABRIZIO BRACCONIERI - mail [email protected] NOI PER ROMA CON STORACE SINDACO portavoce: ROBERTA OLGA PETRONE - mail [email protected] CAMBIA ROMA CON STORACE SINDACO portavoce: SILVIA AMICI - mail [email protected] IMPEGNO PER ROMA portavoce: PAOLO PICCININI - mail [email protected] LAVORATORI C.R.I. PER STORACE SINDACO portavoce: DANILO ZDRILICH mail [email protected] TORNERÀPULITA CON STORACE SINDACO portavoce: MAURIZIO LUPINI mail [email protected] LIBERIAMO ROMA PER STORACE SINDACO portavoce: PAOLO PIZZONIA mail [email protected] COMITATO IV MUNICIPIO portavoce: MARCELLO SPINA - mail [email protected] COMITATO ACEA portavoce: PAOLO DERIU - mail [email protected] COMITATO ROMA BOCCEA XIII portavoce: LUIGI TOZZI - mail [email protected] COMITATO PIANA DEL SOLE portavoce: ANTONIO SABATO FUSCO - mail [email protected] COMITATO BAGLIONI 32 portavoce: EMANUELE CAROCCI - mail [email protected] COMITATO ROMA EX INCIS portavoce: GIORGIA GNOCCHI - mail [email protected] COMITATO PER STORACE SINDACO portavoce: LUCA PEZZI - mail [email protected] COMITATO PER STORACE SINDACO portavoce: DANIELE LUPELLI - mail [email protected] COM. STORACE SINDACO MUNICIPIO XIV portavoce: MASSIMILIANO PIRANDOLA - mail [email protected] COMITATO PER STORACE SINDACO portavoce: ANTONELLA BERNARDOTTO - mail [email protected] COM. STORACE SINDACO TORREVECCHIA CAMBIA portavoce: STEFANIA STRIVIERI - mail [email protected] COM. STORACE SINDACO MUNICIPIO XIII portavoce: ELEONORA LAURENTI - mail [email protected] COMITATO M. MAGRO-VILLA GLORI portavoce: ANDREA STRAZIONTA - mail [email protected] COMITATO COLLI ALBANI portavoce: FABRIZIO CORSO - mail [email protected] COMITATO QUARTIERE AFRICANO portavoce: GIANLUCA GIOIA - mail [email protected] COM. STORACE SINDACO GIANICOLENSE portavoce: ROBERTO D’AMBROGIO - mail [email protected] COM. ITALO BALBO PER STORACE SINDACO portavoce: GIANFRANCO SCALABRINI - mail [email protected] I DIPENDENTI DELL’IFO PER STORACE SINDACO portavoce: CINZIA QUONDAMCARLO - mail [email protected] IL SESTO MUNICIPIO PER STORACE SINDACO portavoce: MONICA NASSISI mail [email protected] COM.VILLA ARMONIA portavoce: ANTONIOVICARI - mail [email protected] COM. ROMA CENTRO I MUNICIPIO portavoce: MAURIZIO FORLITI - mail [email protected] COM. STORACE SINDACO MILITANZA E TERRITORIO portavoce: E.M. GUARNERI - mail [email protected] COM. TERZO MUNICIPIO PER STORACE SINDACO portavoce: PIERGIORGIO BRUNI - mail [email protected] COM. TRIESTE SALARIO PER STORACE SINDACO portavoce: ROBERTA PERTICARÀ - mail [email protected] COMITATO LE TORRI VI MUNICIPIO portavoce: ANGELA PRIAMO - mail [email protected] COMITATO LA FORZA DELLE DONNE portavoce: JESSICA FARETRA LENTI mail [email protected] COMITATO TIBURTINO portavoce: MARIO CODOGNI - mail [email protected] COMITATO DIPENDENTI RAI portavoce: ANTONIO VENTURINI COMITATO COMITATO ER SINDACO portavoce: FRANCESCO CURTI - mail [email protected] X MUNICIPIO PER STORACE SINDACO portavoce: GIANCARLO GRIMALDI mail [email protected] COMITATO PER STORACE SINDACO XI MUNICIPIO portavoce: GIULIANO CAMERA - mail [email protected] COM. STORACE SINDACO REGIONE LAZIO CAPITAN BAVASTRO portavoce: ANDREA FUMI - mail [email protected] COMITATO CONCA D’ORO portavoce: FRANCESCO BORSATO - mail [email protected] COMITATO C.R.I. EMERGENZE PER STORACE SINDACO portavoce: GIOVANNI SAUTA - mail [email protected] COMITATO STORACE SINDACO portavoce: ROBERTO LUPINI - mail [email protected] COMITATO ITALIA VIVA AZIONE NAZIONALE portavoce: SAVERIO UVA - mail [email protected] GRUPPO AG. IMM. CASARE ACILIA MALAFEDE MUN. X E MUN. IX portavoce: MARISA SUMMA - mail [email protected] COMITATO TERZO MUNICIPIO PER STORACE portavoce: PIERGIORGIO BRUNI - mail [email protected] COMITATO FELICE BORSATO portavoce: PIERA BORSATO COMITATO PER STORACE SINDACO PISANA portavoce: MIRKO BARRUI COMITATO GIOVANI E INNOVAZIONE portavoce: ALESSANDRO CURCI COMITATO VOCE ALLE PARTITE IVA portavoce: SIMONE CORDESCHI COMITATO GIOVANI EMERGENTI portavoce: CRISTIANO DELLA VALLE COMITATO VI portavoce: GIOVANNI PIACENTINI COMITATO ROMA 3 portavoce: MARIO LUIGINI COMITATO MURATELLA XI MUNICIPIO portavoce: TIZIANO FOSCHETTI EUR TORRINO portavoce: BARBARA BARBUSCIA - mail [email protected] AZIONE NAZIONALE X MUNICIPIO portavoce: GIORGIA MITRANO - mail [email protected] MONTEVERDE XII portavoce: SARAH VERGATO - mail [email protected] AUTOFERROTRANVIERI portavoce: EMILIANO DE BELLIS - mail [email protected] LAURENTINA - EUR IX MUNICIPIO portavoce: SABINA MARIANO - mail [email protected] BALDUINA TRIONFALE portavoce: GIULIA CIAPPARONI - mail [email protected] TRIONFALE portavoce: STEFANO PRINCIPE - mail [email protected] MONTESACRO portavoce: ANNA DONATI STATUARIO portavoce: MARCO LEVA CASALE CALETTO portavoce: PAOLA LA GRAVA PRENESTINO portavoce: MAURIZIO FRANZESE TIBURTINO portavoce: MARIO CODOGNI - mail [email protected] VI MUNICIPIO portavoce: RITA DE ANGELIS - mail [email protected] EUR portavoce: CATERINA GRILLONE - mail [email protected] II MUNICIPIO portavoce: GLORIA PASQUALI - mail [email protected] AURELIO portavoce: MARCO PELAGATTI - mail [email protected] MONTEVERDE portavoce: SARAH VERGATO - mail [email protected] ROTTA FUTURA FLAMINIO portavoce: MARCO LOMBARDI - mail [email protected] OSTIA portavoce: GIORGIA MITRANO - mail [email protected] COLLI ALBANI portavoce: STEFANO SCHIAFFINO mail [email protected] PRENESTINO portavoce: ANTONELLO PASSIU - mail [email protected] VALENTE MONTEVERDE portavoce: MARCO VALENTE - mail [email protected] INPS DIREZIONE GENERALE portavoce: CAMILLO LUZZI CONTI - mail [email protected] CIOCIARI A ROMA portavoce: DANIELE BELLI - mail: daniele.belli@hotmail:.it GIARDINETTI portavoce: ARMANDO QUAGLIERI - mail: [email protected] GIORGIO ALMIRANTE - INFERNETTO portavoce: FRANCESCO GRIMALDI mail: [email protected] CULTURA ARTE E SPETTACOLO portavoce: CLAUDIO MONTEREALI - mail: [email protected] PARIOLI portavoce: LUISA REGIMENTI - mail: [email protected] AMOROMA PER STORACE SINDACO portavoce: FLAVIA ALESSANDRA BELLUCCI - mail: [email protected] ROMA OSTIENSE PER STORACE SINDACO portavoce: ALESSANDRA LACCETTI - mail: [email protected] LIBERIAMOROMA portavoce: ELEONORA BIANCHINI - mail: [email protected] CASAL PALOCCO portavoce: SIMONE BARBIERI mail: [email protected] LITORALE ROMANO portavoce: MASSIMILIANO CATINI - mail: [email protected] MUNICIPIO XII portavoce:VALERIO LILLI - tel.: 320 2235325 PENSIONATI DIPENDENTI PROVINCIA DI ROMA portavoce: MARIA GIOVANNA TUCCI - mail: [email protected] ORTISTI STORICI ROMA NORD PER STORACE SINDACO portavoce: QUINTO PIRANDOLA - mail: [email protected] ASSOCIAZIONE GENTES PER STORACE SINDACO portavoce: MARZIA MIGLIORATI - mail: [email protected] MUNICIPIO XV PER STORACE portavoce: MARCO ATTILIO MIGLIORATI mail: [email protected] PRATI portavoce: SAVERIO UVA - mail [email protected] COMITATO PRATO FIORITO PER STORACE SINDACO portavoce: Andrea Regini - mail [email protected] COMITATO PER CAMBIARE ROMA portavoce: Enrico Chialastri COM. FUNZIONALITÀ NELLA LEGALITÀ PER ROMA portavoce: Stefano Prà COMITATO ONESTÀ E TRASPARENZA PER ROMA portavoce: Franco Mei COMITATO PIAZZA VISCONTI portavoce: Alessandro Marinelli – mail [email protected] COMITATO TRASTEVERE portavoce: Claudia Cimini – mail [email protected] COMITATO OSTIA PER STORACE portavoce: Giovanbattista Esposito – mail [email protected] COMITATO COLLI PORTUENSI PER STORACE portavoce: Marco Di Camillo – mail [email protected] COMITATO AMATRICIANI A ROMA portavoce: Elsa Piccionetti – mail [email protected] COMITATO REGIONE LAZIO portavoce: Catiuscia Giordani – mail [email protected] COMITATO XV MUNICIPIO portavoce: Marina Bevilacqua – mail [email protected]