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Il Combattimento nostro non è contro sangue e carne. Efes.6:12 Una

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Il Combattimento nostro non è contro sangue e carne. Efes.6:12 Una
G R I D O d i B AT TA G L I A - P E R I O D I C O M I S S I O N A R I O d i C R I S TO È L A R I S P O S TA - A N N O X V I I I N. 6 9 , D i c e m b r e 2 0 0 8
Dir. Resp. Tina Della Cananea Aut. Trib. di Cosenza N.462/88
Il Combattimento
nostro
non è
contro
sangue
e carne.
Efes.6:12
Una parola sulla copertina a pagina 20
Poste Italiane SPA-Spedizione in Abbonamento Postale-D.L. 353/2003 (CONV.INL. 27/02/2004 N°46) Art.1 1comma 2 DCB
N
on ha un’altra religione da presentare,
né un’altra dottrina da
insegnare. Noi predichiamo Cristo crocifisso, e il
nostro obbiettivo è quello
di raggiungere più persone
possibili, in ogni luogo,
prima che il nostro
Signore ritorni. Noi
vogliamo trasmettere una
visione per l’evangelizzazione del mondo alla
Chiesa e stimolare le
comunità locali a mandare
più operai in missione;
una visione che farà crescere un desiderio ardente
nel cuore di ogni credente
per conquistare anime
dovunque si trovi!
Abbiamo visto per esperienza che l’opera di evangelizzazione può progredire dando l’opportunità a
persone senza alcuna esperienza, e senza avanzare
alcuna richiesta economica. L’unico requisito è un
cuore fervente e pieno
d’amore. Questo giornale
vuole essere un incoraggiamento ad alimentare
questa visione a tutta la
Chiesa Italiana, attraverso
notizie di vari gruppi nel
mondo, testimonianze e
traduzioni di articoli che
trattano vari aspetti della
vita cristiana. Il giornale è
sostenuto dalle libere
offerte dei credenti e viene
inviato gratuitamente,
senza abbonamento, a
chiunque ne farà richiesta,
scrivendoci o telefonandoci al nostro recapito.
2
v
i saluto dalla città di Guidonia Montecelio, ubicata nelle immediate vicinanze di
Roma, a Nord Est della capitale; dove ci troviamo stanziati con la Tenda dal
Settembre scorso. Continuiamo il progetto di contornare la città di Roma con la predicazione dellʼEvangelo e con lʼintercessione, chiedendo a Dio, nella Sua grande
misericordia, di attirare a Sé le persone che incontriamo durante i giorni di evangelizzazione.
Durante questo periodo abbiamo ospitato due riunioni, una con il sindaco di Tivoli
(città prospiciente Guidonia) e parte della Giunta municipale e unʼaltra riunione ha
visto come ospiti il sindaco e parte della Giunta municipale di Guidonia Montecelio.
Entrambe le riunioni erano convocate dalle rispettive Giunte municipali allo scopo di
discutere e chiarire ai cittadini argomenti strettamente riguardanti il buon andamento
della città; abbiamo potuto donare ai sindaci intervenuti una copia della Bibbia e a
tanti altri cittadini una copia del Nuovo Testamento. Ospiteremo anche tutti i cittadini
che vorranno intervenire a una riunione speciale dedicata agli abitanti di Guidonia
Montecelio e delle città limitrofe con lo scopo di annunciare loro lʼEvangelo di Cristo.
Abbiamo avuto dei tempi di comunione ed edificazione con i credenti rumeni, membri
di una chiesa vicina a noi. Hanno preparato per noi un lauto pranzo di cucina
tradizionale rumena, ci hanno servito a regola dʼarte, dopodiché si sono seduti a fianco a noi, condividendo il cibo. Siamo rimasti davvero benedetti e soddisfatti, anche
sentendo come il Signore sta operando in mezzo ai rumeni emigrati in Italia, che contano già migliaia di convertiti con chiese che raggiungono circa 1.000 membri; sappiamo inoltre che il Signore sta compiendo unʼopera meravigliosa anche in mezzo ad
altri emigrati in Italia, provenienti da svariate nazioni. Fratelli, preghiamo per loro,
amiamoli, accogliamoli perché loro rendono una validissima testimonianza di fede e
conversione a Cristo a molti di noi italiani, che altrimenti non avrebbero la possibilità
materiale di conoscere il Signore.
Ringraziamo il Signore per avere risparmiato con un miracolo la mia vita e quella di
altri tre fratelli, usciti tutti indenni da un terribile incidente stradale successoci il 4
Settembre scorso, mentre ci recavamo a Napoli per sbrigare alcune incombenze che
riguardavano la nostra Missione; se volete visionare le fotografie dellʼauto incidentata
sono disponibili sul nostro sito, www.cristoelarisposta.it
Cristo è la Risposta, C.P. 163 - 82100 Benevento
Dati Bancari: Banca Intesa – BN,
I B A N: I T 4 7 E 0 3 0 6 9 1 5 0 1 0 0 1 5 9 8 1 5 3 0 1 9 5
B I C: B C I T I T M M 5 2 1
Dati Postali : C. C. P. 1 0 5 1 8 8 2 7
Tel. 328/4861536
Pagina Web: www.cristoelarisposta.it www.citaitaly.com
E-mail: [email protected]
[email protected]
Nella prossima dichiarazione dei redditi, i cittadini potranno scegliere gli enti ai quali destinare
il 5 per mille dell’IRPEF che lo stato ha stanziato a favore del volontariato indicando il codice fiscale dell’ente beneficiario a cui si intende destinare il contributo. I contribuenti che
vogliono destinare il 5 per mille all’Associazione Internazionale Cristo è la Risposta Onlus,
dovranno apporre la propria firma in uno solo dei riquadri, quello corrispondente alla voce:
“Sostegno delle Organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art 10, c.1 lett. A),
del D. Lgs. n. 460 del 1997.”
Indicando anche il nostro codice: 92012140627
Clark, come ogni anno in questo periodo, sta visitando
insieme a suo figlio, Grant, le chiese negli Stati Uniti, per
presentare i bisogni dei nostri gruppi Missionari sparsi nel
mondo, cercando di incoraggiare altri a considerare la
scelta di un impegno missionario a tempo pieno; per
favore, pregate per lui.
Quando riceverete questo giornalino ci saremo trasferiti
con la Tenda nel IV° Municipio di Roma, in P.le Ennio
Flaiano, in zona Bufalotta, dove permarremo fino al
Giugno 2009, durante questo tempo abbiamo in programma di celebrare due matrimoni, quello di mio figlio Jesse
con una sorella di Roma, Lucia, che è nella Missione dal
Luglio 2006; e quello di Christian e Denise Gray, figlia di
Carol e del nostro anziano Paul Gray. Facendo riferimento
a questa zona, ad alta densità abitativa e dove si trova il
Quartier Generale dei Testimoni di Geova, vi chiediamo di
pregare intensamente per noi, affinchè il Signore ci conceda la possibilità di predicare efficacemente. Sì, fratelli,
intensifichiamo lʼimpegno di preghiera a favore di Roma e
dellʼItalia, considerando anche i tempi, che diventano
sempre più insicuri, quando le opere umane crollano letteralmente come castelli di sabbia, e molti hanno la vista
annebbiata da pensieri distruttivi, molti sono troppo
amareggiati per vedere una luce in fondo al loro tunnel.
Ma per noi la luce del Signore continua a crescere e a
risplendere con sempre maggior fulgore.
Il Signore è immensamente buono verso tutto il Suo popolo !
Con tutto il nostro amore,
Paul Schafer e tutto il Gruppo.
3
I
l Signore è vicino a tutti quelli che lo
invocano, a tutti quelli che lo invocano in
verità. (Sl.145:18)
Mi chiamo Marianna e ho 28 anni. Cinque anni fa ho
sperimentato nella mia vita ciò che il salmista ha scritto
circa tremila anni fa nel versetto sopra citato e questo mi
fa intendere che Dio non cambia mai, come dice l’autore
della lettera agli Ebrei: “Egli è lo stesso ieri, oggi e in eterno”. (Eb.13:8) ALLELUIA!
Sono cresciuta in una famiglia cristiana evangelica, quindi ho ricevuto dei buoni insegnamenti. Ricordo ad esempio
che da bambina, all’età di circa 3 anni, amavo cantare al
fianco di mia nonna il cantico “abbiamo un Dio molto
grande”… era il mio preferito!
Crescendo, sentivo Dio al mio fianco ed ero certa che Lui si
prendesse cura di me. All’età di 14 anni scelsi di fare il
battesimo in acqua, professando la mia fede in Cristo
Gesù.
Crescendo ho frequentato l’istituto superiore diplomandomi in arte applicata, nel settore moda e costume ma,
facendo nuove amicizie e soprattutto raggiungendo la
maggiore età, cominciai a vivere a modo mio, abbandonando pian piano le cose di Dio e intraprendendo così una
strada che mi ha portato ad avere solo tristezza e delusioni, in poco tempo iniziai a comportarmi come i giovani di
oggi perché ero convinta che se mi comportavo così, potevo essere accettata in un modo migliore dalla società.
Forse ti chiederai cosa cercano o cosa fanno di male i giovani d’oggi?!
Io posso dirti che hanno tutto ma, allo stesso tempo non
hanno niente; quello che cercano è di appagare un vuoto
che non si può riempire né con l’alcool né con la droga e
né con quanto altro ancora. Corrono, corrono dietro ad
una società che non ha mai un punto d’arrivo…
Dio solo può riempire quel vuoto, dandogli una vera gioia
senza sballo e un puro amore.
Dopo diversi anni trascorsi nel buio e nell’insoddisfazione, le cose cambiarono quando arrivò la tenda di Cristo è
la Risposta nella mia città. Ricordo che furono i momenti
più belli della mia vita!
La mia famiglia cominciò a frequentare ogni sera le riunioni, cosicché vi andai anch’io, incuriosita. Rimasi affasci-
4
nata dal loro modo di vivere, ma soprattutto vedevo nei
loro volti la serenità e la gioia che a me mancavano.
Cominciai a fare amicizia con diversi giovani, e un giorno, dopo aver pranzato insieme a loro a casa mia, ci riunimmo in preghiera. Fu così che mi ritrovai a piangere
sulle mie ginocchia e a chiedere a Dio di perdonare i miei
peccati… In quell’istante Dio mi battezzò con lo Spirito
Santo e sperimentai la nuova nascita. (Giov. 3)
La mia vita cambiò, non ero più la stessa persona: avevo
sentimenti d’amore, di pace, non provavo più rancore per
alcune persone, il mio unico pensiero era quello di lodare
Dio e parlare della salvezza a tutti quelli che incontravo. I
miei amici non mi riconoscevano più, dicevano che mi avevano plagiata, ma io sapevo bene che era la mano di Dio
che mi aveva toccata. In quei giorni ho capito bene i versetti che sono scritti in Romani 8 - 5/7: “…quelli che sono
secondo la carne, pensano alle cose della carne, invece
quelli che sono secondo lo Spirito pensano alle cose dello
Spirito, ma ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che
brama lo Spirito è vita e pace…”; ormai non ero più una
di loro, perché avevo scelto di seguire Gesù.
Da allora ho cominciato il mio cammino con Gesù e
sono più che convinta di aver fatto la scelta più bella e
più importante della mia vita. Quando la tenda andò via
dalla mia città, piombò una forte tristezza nel mio cuore,
così decisi di andare con loro una settimana per fare
un’esperienza in missione. Oggi, da quasi quattro anni vivo
nel gruppo, credo che qui io abbia ogni giorno una buona
opportunità per poter servire il Signore e portare la verità
a tanti giovani come me. Sono sposata da due anni con
Giovanni e abbiamo il dono più bello che Dio poteva farci:
una meravigliosa bambina di un anno che si chiama Esdra.
In questi anni ho visto la mano di Dio su di me ed io
voglio ringraziarlo per come un giorno si è rivelato nella
mia vita facendomi capire la cosa più importante che Dio
poteva darci: “la salvezza della propria anima”.
Sicuramente la vita riserverà delle cose difficili ma io so in
chi confido e in chi ho creduto e sono certa che Dio si
prenderà cura di me e della mia famiglia.
Con queste poche righe spero che tanti possano riflettere su quanto sia necessario credere in Gesù per ricevere la
certezza della vita Eterna perché in Lui non abbiamo niente da perdere ma tutto da guadagnare.
Kazakistan
Pace a voi! Io e Giordana vogliamo farvi partecipi oggi di una decisione che
abbiamo preso ultimamente riguardante la nostra missione in Kazakistan.
Purtroppo abbiamo dovuto chiudere lì il nostro lavoro a causa delle nuove
leggi, le quali limitano sempre di più l’operato missionario straniero e l’ottenimento dei visti religiosi.
Diversi fratelli sono stati mandati via dalla nazione ed è ormai vietato per
un predicatore straniero portare la Parola. Le Chiese sono state controllate
spesso ultimamente, attraverso degli “pseudo visitatori”, il cui scopo era
quello di filmare ed interrogare i presenti. Alcuni pastori sono stati anche
sanzionati e severamente ripresi.
Sinceramente ci è costata molto questa decisione! E dobbiamo dire di esserci molto dispiaciuti nel doverlo fare, poichè abbiamo lavorato quattro anni
ed il nostro cuore si è legato spiritualmente a questa nazione. Cosi’, Dio
volendo, ritorneremo in Kazakistan in primavera per vendere la casa che
abbiamo lì e chiudere definitivamente l’opera.
Fino a quel momento pero’ qualche sorella è ancora sul posto fino al nostro
rientro e vi chiediamo veramente di pregare per loro affinchè il Signore le
guardi da ogni male durante questo lungo periodo e pregate anche affinchè
continuino a portare frutto per la gloria di Dio.
Cio’ che ci consola in tutto questo è il fatto di sapere che la nostra fatica
non è stata vana nel Signore e che abbiamo avuto la gioia di strappare alcune anime dalla perdizione. Vederli adesso camminare liberi dal peccato e
nelle vie del nostro Signore è per noi di grande benedizione. Dio ci ha anche
consolati in un altro modo, cioè aprendoci delle nuove porte per continuare
a fare quello che è più caro al nostro cuore: l’evangelizzazione. E’ Lui che
costruisce tutte le cose (Ebrei 3:4) e per questo crediamo che ci stia guidando per ritornare in Ucraina e operare in collaborazione con dei fratelli evangelisti francesi e dei ministri dell’Ucraina.
Come sapete io sono fermo in Francia a causa della mia salute ed il giorno
dell’operazione è ormai prossimo: il 29 Settembre. Dopo dovro’ fare ancora
qualche mese di rieducazione. Sarà quindi una lunga “pausa”. Potremmo
dire costretta dalle “circostanze”, ma leggendo la Parola di Dio comprendo
che niente nella vita di un credente è legato
al caso , ma è il Signore che guida ogni
cosa. Nei salmi, per esempio, spesse volte
troviamo l’espressione “PAUSA” ed anche
questa è Parola di Dio.
In questi giorni ho molto meditato su questa
piccola, e talvolta secondo noi, insignificante
parola a proposito anche di mia madre. Una
donna attiva di 76 anni, impegnata nella vita
di tutti i giorni e nell’ambiente cristiano,è
rimasta paralizzata in un letto con grandi
difficoltà nel linguaggio, a causa di un ictus
cerebrale. Per tutta la famiglia è stato un
grande shock ma mi sono ricordato delle
parole del salmista :”ogni uomo, benchè
saldo in piedi, non è che vanità”
(Salmo 39:5). Continuando a leggere, il
seguente versetto mostra l’espressione
“PAUSA”. Anche per lei capisco che è un tempo di “pausa” in un letto di
sofferenza, ma riconosciamo il Signore anche in questa “brutta circostanza”.
Vogliamo anche farvi sapere che grazie a Dio stiamo ben collaborando con
la Chiesa locale di Bourges. Il pastore mi dona la parola della predicazione
ed ha affidato a me e a Giordana l’evangelizzazione di un paesino vicino di
nome Saint-Amand. Pensate che è lo stesso paese in cui si trova la clinica
dove è ricoverata la mamma!!!Gloria a Dio ! Siamo entusiasti di questo
compito donato, perchè ci permette di continuare a fare la cosa più importante: strappare delle anime dal mondo e portarle alla salvezza. Pregate per
favore perchè molte anime nuove vengano
al Signore.
Siete nei nostri cuori e vi ringraziamo ancora una volta per il vostro sostegno per portare avanti il ministerio che Dio ci ha affidato. Speriamo di vederci presto. Dio vi benedica,
Thierry e Giordana Prevost
Messico 2
Carissimi nel Signore,
Possa Dio continuare a benedirvi e proteggervi. Amen.
Crisi? Il nostro Dio è più grande di ogni crisi che possa venire. Dobbiamo
crederlo. Onestamente sono più preoccupato per la crisi spirituale che impera quasi in ogni dove. Animo fratello mio, Gesù è presente, in noi, vicino a
noi. Ciò di cui abbiamo bisogno è stare attenti, essere sapienti, non spendere soldi in cose inutili, e mai smettere di invistire nel Regno di Dio, in forze,
tempo, energie e finanze.
Sono appena tornato da un viaggio missionario dall’ Honduras, dove ho visitato i nostri missionari, e ho potuto portare loro alcune cose utili per il ministerio. Ho avuto il privilegio e la responsabilità di ministrare , anche a dei
servi di Dio. Il tutto è stato molto benedetto.
La maggioranza delle persone che ho incontrato non sono mai stati in una
crisi economica, sono stati sempre poveri.
Dei 5 pastori che ho conosciuto, nessuno di loro aveva una macchina.
Passiamo ad altre notizie.
La campagna di 40 giorni nel terreno della stazione di Cuauhtemoc, è stata
bellisssima. Come ogni anno abbiamo ricevuto la visita di dottori e infermiere cristiani, che hanno offerto assistenza , cibo e medicine alle centinaia di
diseredati che hanno assistito tutte le sere.
Che benedizione lavorare spalla a spalla con i fratelli, per la Gloria di Dio,
invece di litigare.
Una sera in particolare, è stato così prezioso. Erano cosi tanti i malati che
durante il culto, nel lato opposto della tenda i dottori non smettevano di
prendere cura di pazienti. Bellissimo. Il tutto era cosi semplice, così spontaneo.
Dio è amore, e tutti noi siamo il Suo strumento per portare questo amore
ad altri.
Sinceramente vi amiamo.
Renato e Wendy Gaglione.
P.S. Grazie di cuore a tutti coloro che stanno pregando per mia madre, sta
molto meglio, grazie a Dio.
Se Dio non dispone altro, Wendy dovrebbe operarsi il 15 Dicembre. Pregate
per lei, grazie mille.
5
Romania
LIPOVA
Questa evangelizzazione estiva è stata illuminata
dalla nostra ultima evangelizzazione con la tenda in una piccola località nella provincia di Arad chiamata Lipova.
Generalmente nei luoghi in cui lavoriamo con la tenda c’è una
comunità pentecostale o battista e la maggior parte delle
volte lavora con noi ; ma a Lipova c’erano quattro chiese pen-
tecostali e due battiste e una carismatica. Di conseguenza le
riunioni erano molto frequentate. Infatti abbiamo avuto la
miglior partecipazione da molti anni sia di credenti che di non
credenti. Dopo aver abbassato la grande tenda e averla chiusa
per l’inverno ho potuto visitare mia figlia e la sua famiglia a
Sarajevo. È stata una grande gioia vedere il mio nuovo nipotino, Jack così come le mie due nipotine . Mentre ero lì ho
potuto predicare in una delle chiese in cui mio genero e mia
figlia servono. Sono stato ricevuto con tanto calore dal pastore Slavko.
L’opera del
Signore non è
facile in Bosnia
e io desidero
chiedervi di
ricordarvi di
pregare per la
chiesa che è lì.
Essi servono
fedelmente il
Signore.Vi amo
e vi apprezzo tutti, possa il Signore benedirvi !
Jared Worby
Ucraina
Vi salutiamo nel nome del nostro Signore e Salvatore.
Alla fine di Aprile abbiamo iniziato la prima campagna evangelistica dell’anno durata un mese, alla fine i
fratelli non volevano lasciarci andare al punto di voler
convincere alcuni membri del gruppo a restare per
curare la chiesa nascente.
A Giugno, un gruppo di fratelli dal
Canada ci ha visitato per dieci giorni ministrando in
molte chiese e predicando il Vangelo in tanti posti,
inclusi campi cristiani estivi e un orfanotrofio per bambini handicappati.
Alla metà di Luglio abbiamo montato la grande
6
tenda a Kerson, per tenere una crociata di un mese durante la
quale abbiamo avuto la piena collaborazione dei fratelli locali
che ci hanno aiutato in tutto. Alla fine della prima settimana
c’erano già alcuni nuovi convertiti e uno di loro è stato battezzato.
La crociata è terminata il 15 agosto e il lunedì successivo
ne abbiamo cominciata un’altra in un paesino sulla spiaggia
del Mar Nero. È stata
una campagna
davvero meravigliosa.
In quel periodo dell’anno credenti da tutta
l’Ucraina vengono lì a
trascorrere le vacanze
e quando hanno visto
la tenda non solo
sono venuti alle riunioni ma hanno partecipato anche a tutto
il resto. Contemporaneamente, una parte del gruppo è rimasto
a Kerson per i lavori di manutenzione e per continuare il
lavoro con i bambini dell’orfanotrofio. Dopo la crociata a
Bolshevik (il nome del paese sul Mar Morto), nuovi credenti si
sono aggiunti alla piccola chiesa della città
e il gruppo se ne è
andato con nuovo
entusiasmo per continuare il lavoro a
Kerson dove abbiamo
rimontato la tenda,
ma in un’altra zona
della città per aiutare la chiesa battista che voleva fare una
campagna evangelistica nel mese di settembre.
Adesso le evangelizzazioni con la tenda sono finite per
quest’anno, ma andremo
avanti con le evangelizzazioni nelle scuole,
negli orfanotrofi, negli
ospedali, ospizi, nelle
strade e dovunque il
Signore ci aprirà le
porte.
Abbiamo molto lavoro
davanti a noi e alcune grandi necessità, e questo è un ostacolo per rendere efficace il nostro lavoro.
Queste sono le nostre ultime notizie, cari fratelli.
Dio vi benedica
Henry & Julia
America Centrale
Pace a voi.
Uno dei fattori più piacevoli del nostro peregrinaggio è che il
Signore ci ha lasciato molte sorprese.
All’inizio si tratta di bruttissime sorprese, come motore fuso,
un generatore che produce elettricità troppo forte e brucia gli
apparecchi del complesso, una macchina che si rompe, l’accampamento allagato, problemi con la legge in quanto a stare
in regola con il documento per risiedere ad Honduras (solo per
non Centroamericani), un terreno il cui proprietario non vuole
darci il permesso, a meno che, si costruisca un portone grande
dopo la nostra partenza, un discepolo che non va d’accordo e
minaccia l’altro e bisogna riconciliarli a qualsiasi costo, il
gasolio che costa più della benzina, mentre s’inizia lo spostamento, il cassiere automatico che non funziona e se questo
non fosse sufficiente, Guido che si è rotto la mano 25 anni fa,
adesso ha un dolore forte ed avrà bisogno dí un intervento
chirurgico.
Certamente, ogni giorno ha il suo affanno, la sua
piaga, ma la fedeltà del Signore è più forte e sicura.
Abbiamo avuto così molte lotte di carattere spirituale, fino a
chiederci se possiamo andare avanti, ma possiamo concludere
che è soltanto perchè Dio è Dio, e che la Sua potenza si manifesta nella nostra debolezza, che si può continuare.
In quest’ultima crociata, eravamo a San Isidro,
un paesino bellissimo, circondato da boschi e montagne,
molto povero, con bellissimi bambini dei quali, alcuni malnutriti. I Pastori delle diverse chiese ci hanno dato una piena collaborazione, venendo regolarmente con la loro gente. Ognuno
di loro ha avuto almeno due volte l’opportunità di predicare
sotto la tenda, così i nuovi convertiti possono assistere ai culti
di chiese una volta che ci siamo spostati.
I bambini dei vicini che avevano fame, sentivano la
libertà di venire alla nostra mensa, finivano per conoscerci a
tutti per nome e viceversa e l’armonia del gruppo gli faceva
assimilare che la vita non è soltanto un maltrattamento.
Noi, da parte nostra, ci sentivamo più sotto pressione, giacchè
la vita e la disciplina del gruppo portano già pressioni, ma il
Signore ci ha dato la grazia per camminare nello Spirito, ed
anche se tante volte loro venivano in momenti innoportuni, ci
sforzavamo di mostrargli amore.
Col favore di Dio, Laila ed io andremo a visitare sua
madre in Svezia, che ha l’Alzheimer e vorremmo passare
dicembre con i nostri figli in Germania giacchè sono passati
tre anni che non li vediamo.
Pedro y Laila Viaud
A presto in cielo.
Mexico 1
Cari fratelli,
Il nostro desiderio e’ che Dio benedica le vostre vite
in abbondanza.
Nel mese di Settembre abbiamo fatto una seconda
campagna evangelistica nella cittá di Victoria, in una frazione
chiamata “Las enfermeras”. All’inizio dell’evangelizzazione
abbiamo avuto molta opposizione da parte del nemico: certe
persone di quella comunitá si sono rivolte contro il nostro
ministerio, raccogliendo delle firme per farci andare e non
continuare l’evangelizzazione. Grazie a Dio non hanno potuto
fare niente perche noi avevamo tutti i permessi in regola; allora hanno cercato altri mezzi per distruggere la nostra testimonianza, ma non hanno concluso niente.
Dio ci ha sorpreso nei due ultimi giorni della nostra campagna, lí, diverse persone che erano contro noi sono venuti
alle riunioni della sera e Dio ha parlato alle loro vite in modo
che hanno iniziato a raccogliere firme affinché non andassimo
via. Dio trasforma i cuori.
Abbiamo collaborato in una “Marcia per Gesù” nel centro
della cittá rendendo testimonianza del nostro Signore.
All’inizio di Ottobre ci siamo spostati in un paese
chiamato “Santa Engracia” a 35Km da Victoria e circa otto
pastori della zona stanno appoggiando le nostre riunioni.
In questo paese abbiamo messo la tenda dormitorio
dei fratelli, che un anno fà era stata distrutta da un vento
forte. Ringraziamo Dio che ci ha provveduto una tenda nuova.
Ringraziamo i fratelli che ci aiutano nella preghiera e
offerte, Dio continua a salvare anime per mezzo del vostro
aiuto.
Dio vi benedica sempre. Fratello David
7
QUANDO DIO CI PORTA NELLA PROFONDA SOFFERENZA E DOLORE, ALLORA POSSIAMO CAPIRE L’APOSTOLO PAOLO QUANDO SCRIVE IN I CORINZI 15:19 “ SE ABBIAMO SPERATO IN CRISTO SOLO PER QUESTA VITA, SIAMO I PIÙ MISERABILI DELLA TERRA”.
Mi trovavo con un caro pastore in Bavaria, godendo il calore della sua casa alpina e mentre
mangiavamo pane scuro e bevevamo il forte caffè tedesco, parlavamo della stabilità e di
come trascorrere questa breve vita dataci dal Signore, poi il fratello mi ha chiesto se non mi
sentissi come un vagabondo dopo aver viaggiato per trent’anni senza nessuna stabilità terrena e io mi sono chiesto se il suo senso di stabilità significasse una bella casa e una vita confortevole.
I miei pensieri si sono volti verso Abrahamo e come Dio lo chiamò a lasciare la grande città
di Ur senza sapere quale sarebbe stata la sua destinazione. (Ebrei 11:8-10).
Anch’io sento di vivere un pellegrinaggio divino, proprio come Abrahamo, un vero straniero in
questo mondo. Oggi posso vivere momenti di piacere, ma domani, forse, attraverserò momenti di tristezza, tuttavia è la destinazione finale ciò che importa e nonostante stia attraversando questa vita terrena, nel mio cuore guardo avanti per arrivare a casa.
Pensiamo ad esempio a Salomone, un uomo saggio e diligente che ha speso
molte energie e molto tempo cercando la soddisfazione nei piaceri della vita
e nella conoscenza umana e che tuttavia il Signore ha portato a vedere
la fine della sua vita e l’effimera vanità persino delle cose terrene più
preziose. Nel suo grido: “Vanità delle vanità, tutto è vanità”, notiamo
la frustrazione, la disillusione e la rabbia di uno che vive la vita per il
guadagno terreno, piuttosto che per quello celeste. L’attitudine di
Salomone è ancora viva oggi in molti che conoscono il Signore, la frustrazione nel sapere di dover lasciare tutto un giorno, tormenta molti cristiani. Il desiderio di possedere in questa vita crea molti problemi che potrebbero
essere evitati, se accettassimo il fatto che siamo di passaggio e che le cose che abbiamo ci servono solo per il “viaggio”. Negli insegnamenti di Cristo per la Chiesa del Nuovo
Testamento viene continuamente ribadito il fatto che siamo qui solo “in transito”, pellegrini,
stranieri. (Matteo 6:19-21).
La sensazione che la morte possa toccare gli altri e mai noi, ci dà la convinzione che saremo
qui ancora per un pò e che non dobbiamo preoccuparci delle cose che concernono la morte.
Il pensiero che tra breve dovremo abbandonare questa vita per aprire un nuovo capitolo nell’eternità è talmente terribile che rifiutiamo di affrontarlo e di conseguenza non mettiamo
mai in ordine la nostra casa per coloro che dovranno continuare il cammino senza di noi.
Molte volte, la superficialità dei genitori che non hanno distribuito adeguatamente i loro beni
terreni tra i figli prima di partire da questa vita, ha lasciato molte famiglie con tanti problemi, dalle tasse di successione alle dispute famigliari per l’eredità. È un grave errore pensare
che siamo colonizzatori stabili e non viaggiatori in transito in questo mondo.
Quando possediamo la mente del pellegrino, siamo pronti a cedere in ogni momento le cose
che stiamo usando affinché possano benedire altri che stanno facendo lo stesso viaggio.
Avevo una cugina che comprò la bara e i vestiti con cui voleva essere sepolta. Così il giorno
in cui morì ebbe il trucco che desiderava, il bellissimo vestito bianco che aveva scelto e dunque lentamente fu deposta nella bara che aveva comperato in anticipo; lì le furono incrociate
le braccia nel modo in cui lei aveva voluto, le furono chiusi gli occhi e fu fotografata. Voleva
sapere esattamente come sarebbe apparsa al suo funerale. Questo forse può apparire un pò
estremo, ma le dò ragione sul fatto di aver accettato la realtà e di essersi preparata
per l’inevitabile. Tutto ciò richiede un certo coraggio.
I grandi uomini della nostra storia hanno combattuto per costruire il proprio lascito,
la propria eredità in questo mondo. I loro interessi sono evidenti e notiamo la differenza tra coloro che erano in transito ( solo di passaggio) e coloro che hanno voluto
costruire la loro vita come se fosse eterna in questo mondo. Nimrod costruì
Babilonia, la prima città e creò l’arte della guerra. Nero costruì l’antica e bellissima
Roma che conosciamo oggi. Re Luigi di Francia costruì Versailles, mentre la sua
8
nazione stava combattendo e causò la Rivoluzione
Francese. Hitler ricostruì il Reichstag per lasciare ai posteri
un regno millenario.Tutti questi uomini hanno avuto qualcosa in comune: i loro regni erano di questo mondo e
furono costruiti con la violenza e l’oppressione, ma il
tempo li ha ridotti in macerie. È nell’istinto umano cercare
la gloria e la sicurezza per il futuro costruendo qualcosa
che tutti possano vedere. In realtà comunque, non esiste
niente che abbia un valore duraturo se costruito ai danni
di altri, e invece lascia dietro di se una scia di sofferenza
e di vite rovinate.
Un giorno i discepoli attirarono l’attenzione di Gesù al
tempio;Erode il Grande lo aveva appena restaurato ed
era il più grande tempio del mondo dell’epoca, la gente
arrivava da ogni parte per vederlo; era l’orgoglio della
fede giudaica, ma quando Gesù lo vide disse che non ne
sarebbe rimasta una pietra sull’altra. Quarant’anni più
tardi infatti fu distrutto dall’esercito romano e le sue
grandi pietre sono state solo recentemente ritrovate. I
Romani le gettarono nel burrone adiacente al monte su cui si trovava il
tempio e poi le nascosero, ricoprendole interamente con la spazzatura così
che non se ne poté ritrovare alcuna
per molto, molto tempo. Gesù sapeva
ciò che sarebbe accaduto al grande
monumento della fede giudaica, perciò non aveva nessuna intenzione di
lasciarne uno di se stesso. Egli aspirava a qualcosa di più grande, qualcosa
di spirituale e non di materiale.
Sapeva che non sarebbe rimasto qui a
lungo e che era di passaggio per completare la Sua missione. Egli avrebbe
costruito il Suo tempio nel cuore degli
uomini, così sarebbero vissuti per
valori eterni e per un regno che non
avrebbe avuto mai fine.
Quando viaggio, soprattutto in
America, vedo progetti di grandi chiese, molti pastori cercano di attrarre le persone presentando bellissime sale nelle quali adorare. Sebbene nessuno
possa essere mai salvato dalla bellezza di una costruzione, molti cari fratelli si sviano a causa della pressione
interiore creata nel voler costruire qualcosa di maestoso,
quando poi avrebbero dovuto pensare a edificare spiritualmente, nel regno di Dio. Quando perdiamo tempo dietro a cose futili, allora diventiamo deboli spiritualmente,
ma quando ci amiamo vicendevolmente e aiutiamo il
povero, l’orfano, la vedova allora diventiamo forti. Così
quando presentiamo il Vangelo della speranza ai perduti
eccelliamo perché stiamo dichiarando che questo mondo
non è la nostra destinazione finale. “Sappiamo infatti che
se questa tenda che è la nostra abitazione terrena viene
disfatta, noi abbiamo un’abitazione non fatta da mano
d’uomo eterna nei cieli.” (II Corinzi 5:1) Gesù troverà
monumenti in Suo onore
quando ritornerà? Penso
di si, molti, ma la cosa
importante è se tro-
verà fede, ci saranno ancora persone che non avranno
amato la propria vita tanto da offrirla anche per morire?
(Ap.12: 11). Troverà pellegrini qui, solo di passaggio?
Mentre sei in viaggio non pensi a quanto sarebbe bello
avere una casa alla stazione ferroviaria o all’aeroporto,
che vita terribile sarebbe senza una destinazione, paragonata alla nostra destinazione, la stazione non è davvero
molto bella, tantomeno cercheremo di rendere la stazione
più confortevole possibile così da poterci restare. No! La
sola gioia nel viaggiare è la consapevolezza che presto
arriveremo a casa nostra dove saremo accolti dal calore
della nostra famiglia. Siamo in transito in questo mondo,
e i nostri pensieri dovrebbero focalizzarsi sulla destinazione finale, la città che Abrahamo stava cercando, quella
costruita non da mani umane, né su questa stazione chiamata Terra.
I viaggiatori hanno una prospettiva particolare riguardo
alle possessioni: non stringono legami troppo stretti e
sebbene possano procurarsi alcune cose lungo la via, tutte
sono prontamente lasciate quando
arriva il momento di ripartire per la
destinazione finale. In altre parole,
la proprietà è solo temporanea e
sono molto attenti al riguardo; ciò
influenza tutti gli aspetti della loro
vita, direziona i loro sentimenti e li
aiuta a gestire qualunque cosa prenda momentaneamente posto nella
loro vita. Le grandi delusioni sembrano perdere la loro importanza
quando acquisiamo questa mentalità, e le tragedie diventano opportunità per imparare. Alcune volte Dio
permette che la sofferenza, il dolore
e le tragedie ci colpiscano, ma con
Paolo possiamo proclamare che “le
sofferenze del tempo presente non
sono affatto da eguagliarsi alla gloria che sarà manifestata in noi.”
(Rom. 8.18) .
Dio spesso desidera completare alcune cose nella nostra
vita che altrimenti non sarebbe possibile portare a termine se non attraverso la sofferenza. Mentre cerchiamo di
arrivare alla totale comprensione che questa vita è solo
una breve visita di passaggio, cominciamo a valorizzare
ciò che Dio ha preparato per noi, e accettiamo le misure
estreme che Egli prende per attrarre la nostra attenzione
sull’eternità. Gesù era molto attento nel tenere presente
che la Sua vita qui sarebbe stata molto breve e lo profetizzava, e così fu. I Suoi valori, desideri e ambizioni avevano così poco a che fare con ciò per cui la maggior parte
di noi vive oggi. Spesso dichiariamo che Lui è il nostro
esempio, ma dovremmo esaminare noi stessi e vedere se
davvero viviamo e agiamo come faceva Lui e se stiamo
valutando ogni cosa alla luce del fatto che siamo viaggiatori. Coloro che lo fanno dimostrano che stanno cercando
un Paese migliore, che è uno celeste: “perciò Dio non si
vergogna di esser chiamato il loro Dio, perché ha preparato per loro una città.” (Ebrei 11:14-16).
I piaceri terreni stimolano nei nostri cuori la sete per i
9
piaceri celesti dell’eternità? Le cose terrene non ci soddisfano, tanto che non le
vorremmo come la nostra casa eterna? Forse sappiamo poco sul significato del
discepolato, siamo stati istruiti a focalizzare la nostra mente su questo mondo e
non siamo stati addestrati come Gesù lo fu da Suo Padre, entrambi erano in
costante comunione, e altrettanto noi dovremmo permettere al Padre di insegnarci
riguardo al Cielo alfine di acquisire una mentalità più centrata sul Cielo e meno
sulla Terra che renderebbe il nostro viaggio attraverso la vita molto più fruttuoso.
Jonathan Edwards è conosciuto particolarmente per il suo messaggio:”Peccatori
nelle Mani di un Dio Adirato”, che convinse molte persone al ravvedimento e che
fu una delle scintille del risveglio nel New England, ma un altro dei suoi grandi
messaggi:”Il Cuore degli uomini dovrebbe essere in Cielo” fu tratto dal passaggio
scritto in Matteo 6:21:”Perché dov’è il tuo tesoro lì sarà anche il tuo cuore”.
Colossesi 3:2 e I Corinzi 2:9 che dice:”Ma come è scritto: le cose che occhio non
ha visto e che orecchio non ha udito e che non sono salite in cuor d’uomo, sono
quelle che Dio ha preparato per coloro che lo amano” ci dicono qual’è la fine del
nostro viaggio.
Quando i credenti parlano pronunciano la parola “cuore” che è effettivamente il posto nel nostro intimo in cui nascono i desideri e i sogni. Una
volta che diamo il nostro cuore a Dio, Egli diventa geloso del nostro
affetto e ci vuole pieni di amore e di desiderio per Lui. Da parte sua ci
libera dalle cure soffocanti di questa vita che limitano la nostra visione e consumano il nostro tempo, ci benedice allargando la nostra
comprensione sui tesori eterni così che possiamo afferrare il frutto
eterno e adempiere la scrittura:”…ma chi semina per lo Spirito, dallo
Spirito raccoglierà vita eterna.” (Galati 6:8)
Potremmo perdere tutto ciò che abbiamo in questa vita, e forse un
giorno potrebbe accadere davvero, ma se realizziamo che questo è solo
per un breve viaggio, il nostro cuore sarà ricolmo di gioia e certamente
la nostra destinazione ci apparirà più vicina. Il grande pastore tedesco,
Dietrich Bonhoeffer, fu uno delle ultime persone uccise dal nazismo per la sua
fede. Mentre veniva condotto alla forca, queste furono le sue ultime parole:
“Oh Dio,questa è la fine, ma per me è solo l’inizio.” È una “forma mentis”, una
mentalità che solo i figlioli di Dio hanno, che sono convinti che ciò che è scritto
in Romani 8:38-39 sia possibile. Il Cielo sarà il luogo della nostra guarigione e
riempimento finale. Focalizziamo la nostra mente su questo giornalmente e la
nostra speranza crescerà, la nostra vita cambierà e comprenderemo meglio i
propositi di Dio per noi.
Certamente saremo in grado di gioire di tutte le benedizioni terrene e delle
quali abbiamo molto per cui essere grati, e che rappresentano solo un
assaggio di ciò che deve ancora venire.
L’apostolo Paolo ha chiarito molto bene nella sua lettera il fatto che i
nostri occhi devono essere fissi sulle cose “di sopra”, ma allo stesso
tempo ci invita ad essere diligenti nel lavoro che abbiamo e a mantenerlo fino al ritorno del Signore. Gesù ha evidenziato questa esortazione
nella parabola dei Talenti: non diventare fissati per il Cielo tanto da
diventare inutili sulla Terra. La nostra speranza deve rinvigorirci e
renderci più ferventi nel condividere la ragione per cui speriamo
a questo mondo che non ne possiede alcuna. Dio sta cercando persone che sanno chi sono e la direzione verso cui stanno marciando e che tengano alta la bandiera di Cristo in
questi giorni cruciali. Impegnamoci ad essere noi coloro
che fanno la differenza in questo mondo nel quale,
ricordiamolo, siamo solo di passaggio. IL MIGLIORE SI
DEVE ANCORA ARRIVARE. È un posto in cui la rettitudine, la giustizia, la compassione e il perdono prevalgono e amore, purezza, e sapienza saranno presenti
in coloro che abitano nella casa eterna di Dio. Il mio
cuore palpita pensando a tutto ciò!
Fratello Clark
10
L’origine della parola “Evangelo”
(euangelion) indicava il messaggero
che, dopo una battaglia o un assedio, correva verso il proprio re per
annunciarne la vittoria.
I vangeli di Matteo, Marco e Luca
partono dallo stesso punto di vista e
per tanto sono definiti “sinottici”.
Nel II° sec. Taziano tentò di fondere
in un solo volume il contenuto di
tutti e quattro i vangeli.
Questa opera fu chiamata il
“Diatassero” lett. attraverso i quattro. Questo tentativo di unificare i
quattro vangeli non ebbe successo
ma oggi è una prova apologetica che
i vangeli canonici furono sin dall’origine solamente in quattro.
Matteo è l’unico degli evangelisti
che usa la parola “CHIESA”
Il vangelo di Marco è probabilmente
stato il primo vangelo scritto e diceva il presbitero: “Marco, divenuto
interprete di Pietro, scrisse accuratamente ma non certo in ordine,
tutte le cose dette o fatte dal nostro
Signore.” - Papia (150 d.C.)
La precisione storica del vangelo di
Luca e degli Atti degli apostoli è tale
che Sir William Ramsay uno dei più
noti archeologi della storia, definì
Luca uno ‘storico di prima categoria.
Ad es. per molti anni si riteneva che
il famoso censimento di Luca cap. 2
fosse un’invenzione perché l’incarico
di Quirinio iniziò alcuni anni dopo la
nascita di Gesù ma, un iscrizione
trovata a Tivoli nel 1764, dimostrò
credibilmente che Quirinio fosse
stato governatore della Siria anche
precedentemente e quindi nel periodo da Luca indicato.
Per secoli si sostenne l’ipotesi
che il vangelo di Giovanni si era
sbagliato in merito alla
descrizione della vasca di Betesda,
che fu costruita con cinque portici,
oggi alla luce di nuove scoperte
archeologiche, è dimostrato che il
vangelo non si era mai sbagliato.
Giovanni è l’unico dei vangeli che
non contiene parabole.
Policarpo (150 d.C.) conobbe di persona Giovanni è disse ad Ireneo che
il vangelo di Giovanni fu scritto
mentre l’evangelista si trovava ad
Efeso.
Il “John Rylands” è un frammento
del vangelo di Giovanni conservato
all’università di Manchester ritrovato
in Egitto ed è datato tra il I° e il II°
sec. screditando chi affermava che il
Vangelo fosse un’invenzione dei
secoli successivi.
Per il tono conciliatorio e per l’abbondanza di profezie messianiche in
esso contenute il libro del profeta
Isaia (del quale esistono copie intere
risalenti a più di un secolo prima
della venuta di Gesù) viene spesso
chiamato il quinto vangelo. Pertanto
si può affermare che il libro fù un
vangelo scritto profeticamente
prima che il messia arrivasse.
Concludiamo dicendo che sono sempre esistiti i cosi detti “altri vangeli”
come per es. il famoso vangelo
secondo Giuda, ma è doveroso dire
che esso altro non è che un testo
apocrifo scritto da seguaci dello gnosticismo (setta sorta dopo il cristianesimo) ...secondo i Cainiti, solo
Giuda il traditore conosceva la
Verità come nessun altro e per questo realizzò il mistero del tradimento, in seguito al quale tutto, in terra
e in cielo, rimase sconvolto. Essi
hanno dunque prodotto una storia
fondata su dette basi e l’hanno chiamata Vangelo di Giuda. - Ireneo
(Contro Eresie, I:31) 190 d.C.
11
La natura del conflitto
Come conseguenza dell’opera della croce di Cristo e
della Sua risurrezione, la vita eterna è ricevuta da coloro che credono. Benché questa vita sia in se stessa vittoriosa, incorruttibile e indistruttibile, il credente deve
realizzarla per fede, vivere secondo essa, imparare le
sue leggi, ed esservi conformato. C’è un deposito nel
credente che non ha bisogno di aggiunte, per ciò che
riguarda la qualità; in quanto a vittoria, potenza, gloria
e potenzialità non c’è nulla da aggiungere. Ma l’esperienza della vita spirituale è scoprire, appropriarsi, e
vivere secondo tutto ciò che essa rappresenta.
Spesso tendiamo a credere che la vita del Signore in noi
abbia bisogno in qualche modo di essere migliorata,
aumentata, mentre in verità dobbiamo solo scoprire ciò
che abbiamo e attraverso l’esperienza, vivere secondo
esso. Come dice l’apostolo, “E’ Cristo la vita nostra“, e
il nostro bisogno è scoprire ciò che Cristo è in noi, e
vivere di conseguenza.
Così, in realtà, è la vita che deve avere più di noi, piuttosto che noi più della vita. Tutto questo in un mondo
dove la morte ancora governa ed opera, poiché non è
stata ancora manifestata la sua distruzione, benché il
Calvario rimanga una pieno trionfo su di essa. Tutto
questo finisce per dar luogo ad un conflitto fra quello
che è nel mondo e la vita che dimora nel credente.E’
una battaglia per la vita, e la questione non è tanto se
la morte ce la può portar via, ma se può impedire che la
sua potenza si manifesti pienamente. Possiamo avere
vita eterna, ma come bloccata all’interno del nostro
essere, senza opportunità di manifestarsi, esprimersi e
trionfare. Può trovarsi là, ma come paralizzata, soffocata. Come si può provare, fornire l’evidenza che Gesù è
risorto dai morti ed è Signore? Attraverso l’espressione
trionfante della Sua vita in quelli che Gli appartengono.
La prova che Cristo è vivente e Signore non si ha mai
attraverso dichiarazioni dottrinali; puoi dichiarare in
fede di credere che Gesù sia morto, risorto, asceso al
cielo e seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi, ma come puoi dimostrare quello che dici? Che evidenza Dio ha fornito di questo? Puoi crederlo, puoi
volenterosamente deporre la tua vita per quella fede,
puoi dichiararla con grande enfasi, ma ancora non ne
stai dimostrando la realtà. La prova non può essere mai
per argomenti, poiché ciò che un argomento può
costruire, può anche demolire; e ciò che la logica può
innalzare, può anche distruggere. Quindi come puoi
dimostrarlo? Attraverso la manifestazione e l’esprimersi
della Sua vita di risurrezione, che è tutto… e un “tutto”
potente. Questo significa che tu sei la personificazione
della cosa che dichiari, non solo l’affermazione dottrinale, ma anche l’espressione vivente. In questo modo la
risurrezione e la signoria di Gesù sono legate a quella
espressione che è chiamata “testimonianza“. La prova
che Gesù ha vinto la morte è una vita vittoriosa sulla
12
morte, una vita che esprima se stessa in te. Tutto sta in
una “potenza di vita“che attesti la realtà di Cristo. Non
mettiamo la vita al posto di Cristo, ma diciamo che la
“prova“ di Cristo è attraverso la vita. L’impatto della
forza spirituale che emana da Lui questa è la dimostrazione del Signore Gesù. Per questo motivo la maggior
arma del nemico è la morte, che è anche una potenza
spirituale. Diventa così un combattimento tra due
potenze spirituali, la vita e la morte. Questa guerra è in
atto, e continuerà finché la chiesa diventerà così vivificata dalla Sua potenza che, in un istante, quelli che
giacciono nelle tombe e quelli che sono rimasti in vita
andranno ad incontrare il Signore in gloria con una
potente risurrezione-ascensione. Il conflitto tra le due
potenze spirituali continuerà fino a quel momento.
La sfera del conflitto
Le persone più spirituali scoprono che la battaglia per la
vita infuria attorno al loro spirito. C’è un assalto diretto
contro di esso per indebolirlo, ingabbiarlo, schiacciarlo,
tanto da far loro sentire come se nel profondo del loro
essere non riuscissero a respirare. Pur non potendo localizzare esattamente il disturbo, sono consapevoli che il
loro spirito è come rinchiuso, compresso, soffocato.
Accadrà una delle due cose: o rimarrà schiacciato sotto
il peso della morte spirituale ed essi ne saranno sopraffatti, oppure dovranno seriamente gridare al Signore,
perché li fortifichi per mezzo del Suo spirito nell’uomo
interiore, ed esercitare fede in preghiera per resistere
nello spirito contro quell’attacco. Il problema per una
gran parte del popolo di Dio è che non si sollevano, per
così dire, sui talloni dello spirito per combattere e resistere nel nome di Gesù. C’è un’accettazione delle cose,
un acconsentire, un atteggiamento passivo. Oppure
entrano in un terribile vortice di domande, dubbi, argomenti, discussioni con il diavolo, girando in un circolo
vizioso di introspezione ed analisi, quando in realtà
dovrebbero alzarsi per fede e rifiutare quella cosa,
attingendo nel nome di Gesù alle energie dello Spirito
Santo. Se il nemico scopre che può avere in pugno la
situazione tenendoci in tale cerchio di interrogativi,
dubbi e così via, farà tutto il possibile per tenerci lì.
Cercherà di farci girare senza sosta a colpi di frusta,
come avviene ai cavalli del circo, e così non riusciremo
ad andare al di là del punto da cui abbiamo iniziato. Se
continuiamo a girare così, senza fare un solo passo
avanti verso la vittoria, possiamo andare avanti per cinquant’anni. Un altro metodo usato dal nemico è di
influenzarci, per farci vedere e spiegare le cose secondo
criteri “minori“ rispetto alla verità, e attirare la nostra
attenzione su altre cose che finiamo per ritenere colpevoli della situazione. Probabilmente cercherà di sfruttare
al massimo le nostre debolezze umane, le nostre condizioni fisiche, il nostro carattere, le condizioni ambientali, ma in definitiva non è un fatto di situazioni naturali,
ma di essere forti nello spirito. Se operi dalla circonfe-
renza verso il centro, agisci nel verso sbagliato e non
arriverai a destinazione; sarai tenuto alla circonferenza
finché sarai morto. Il nemico non ti lascerà raggiungere
il centro. Devi cominciare dal centro ed operare verso
l’esterno. La chiave per vincere è essere uniti nello spirito col nostro Signore, risorto e sovrano.
Ci sono altri campi in cui si svolge questo combattimento per la vita, e dove la morte cerca di assalire il credente. Uno di essi è la mente. A volte avviene come un
oscuramento, un intorpidimento, o una specie di paralisi
mentale al momento di considerare le cose del Signore.
Si scopre che la mente è come offuscata, non sta “funzionando“, ci sono oscurità e morte stese come un velo
su di essa. Senza dubbio il nemico assale la mente, ma
anche l’anima , in ogni area. Attacca la sfera delle emozioni, per far inaridire o raffreddare i nostri sentimenti,
così da renderci incapaci di rispondere o reagire di
cuore agli “stimoli“ del Signore. Lo stesso accade nella
sfera della volontà. Ci sono momenti in cui sembra che
non riusciamo a prendere alcuna decisione, né ad esercitare la nostra volontà nelle cose del Signore. Questa si
trova sotto attacco. La morte cerca di far breccia in noi
in ognuna di queste aree, per non parlare del corpo; non
c’è dubbio che il nemico cerchi di attaccare il corpo dei
Figli di Dio. Non voglio dire che ogni infermità, debolezza o stanchezza fisica sia opera diretta del diavolo,
chiunque si troverebbe in grave difficoltà ad insegnare
questo; ma gli attacchi della morte sono tali che, dove
ci sia un punto di debolezza fisica, il nemico si attacca,
l’aumenta, e cerca di usarlo per paralizzarci mentre, se
anche quel problema fisico dovesse rimanere, non
dovremmo assolutamente farci paralizzare da esso.
La spina nella carne di Paolo
Paolo ha lasciato come testimonianza che, per timore
che si insuperbisse a motivo delle eccellenti rivelazioni
ricevute, gli era stata messa una spina nella carne, un
“angelo di satana“ per “schiaffeggiarlo“. La spina era
senza dubbio un’infermità fisica, e Paolo la definisce un
“angelo di satana“. Lo scopo del nemico era di operare
per la morte, ma anche se il Signore permise al diavolo
di attaccare il corpo di Paolo, tutto questo non operò
per la morte, ma per la vita.
Infatti la vita di Paolo è un continuo trionfo sulla morte
e su satana. Che la potenza della morte voglia assalire i
credenti, e che Dio non sempre lo impedisca, è evidente;
ma questo non significa che Lui voglia vederci morire!
In quel caso è accaduto esattamente l’opposto: l’opera
del nemico fu espressamente usata per tenere Paolo spiritualmente vivo, poiché se non avesse avuto quella
spina, la sua vita spirituale ne sarebbe stata “avvelenata“. Notiamo le sue stesse parole: “..e perché io non
avessi a insuperbire..” ( Cor 12:7 ). Trova un uomo umiliato in questo modo, e comunque trionfante al di là di
ogni spiegazione naturale, e avrai trovato un gigante
spirituale. Si, il nemico attacca il corpo, cerca di paraliz-
zare i santi, ma la Parola dichiara in modo grandioso
che anche in presenza di un handicap fisico, o qualcosa
messo dal diavolo col permesso di Dio, c’è una potenza
di vita che ci può abilitare ad adempiere un grandioso
piano divino, non limitato da situazioni naturali. Questo
è ciò che l’apostolo dichiara, “La vita che vivo ora nella
carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio, il quale mi ha
amato e ha dato se stesso per me.“ ( Galati 2:20 ). Fu
una vita nella fede nel Figlio di Dio…e che vita!
Veramente la sua fu una vita di trionfo sulla morte, ma
fu sempre una guerra. Ne troviamo le tracce leggendo II
Corinzi; Paolo era appena scampato ad una tremenda
situazione in cui aveva disperato della stessa vita. Era
stato così abbattuto da quella cosa, qualunque fosse
stata, che non credeva di potersi riprendere. Ma ne uscì.
Portava i segni della battaglia con la morte, ma alcune
delle cose più gloriose sarebbero successe proprio dopo
di questo.
La vita è più profonda della nostra
coscienza
Dobbiamo avere sempre fiducia che la vita divina, con
le sue immense potenzialità, è radicata molto più in
profondità delle situazioni e circostanze della nostra
vita fisica o emotiva. Quando sentiamo la morte aggredire il nostro corpo o la nostra anima, e tutto nella
nostra vita fisica sembra parlarci di morte, troppo spesso ci viene di arrenderci. Io credo che ciò che viene da
Dio sia più profondo dei nostri esseri mortali. Credo che
Figli di Dio, realmente nati di nuovo, possano perdere la
ragione, magari finire in una casa di cura, e nonostante
ciò nella parte più profonda del loro essere, che è in
relazione col Signore, non cambi nulla. La vita del
Signore è molto più profonda di quella dell’essere mortale. Dirò una cosa che potrebbe suonare terribile: potrà
aiutare alcuni, mettere in imbarazzo altri, rischierò.
Credo possa accadere che Figli di Dio, che vivono in
comunione col Signore e camminano sinceramente con
Lui secondo la luce ricevuta, entrino in un’esperienza in
cui si sentono come posseduti dal diavolo. Intendo dire
che perdono ogni sensazione di essere in contatto con
Dio, e Dio con loro, ed avvertono come ci fossero forze
maligne che lottano e premono dentro il loro essere.
Non è solo qualcosa che avvertono nell’aria, ma si sentono così mossi interiormente verso il male, da far loro
seriamente credere di avere mille demoni. Suona terribile sentire questo riguardo Figli di Dio, vero? Non sto
dicendo che siano posseduti, ma che a volte sia possibile entrare in un’esperienza in cui sembra di esserlo,
come se il male non fosse fuori ma dentro. In quei
momenti tutta la santa pazienza sembra lasciarti, tutta
quella quiete e calma padronanza di sé sembra andarsene, lo spirito vitale sembra svanire, e ti ritrovi nel vortice di un terribile conflitto, come se l’inferno fosse dentro di te. Credo sia un’esperienza possibile per un Figlio
di Dio, e credo con tutto il cuore che il motivo sia che
13
Dio ha un piano particolare per quella vita, e il diavolo
muova tutte le forze dell’inferno nel tentativo malvagio
di soffocarla. Dobbiamo ricordare che si tratta di forze
spirituali, e queste non si arrestano di fronte ad alcuna
barriera fisica. Per vari motivi, spesso dopo essersi
“versati“ spiritualmente, i Figli di Dio sentono i nervi
come in tensione, e sentono di tutto fuorché bontà o
santità. Vuoi dire che non sono Figli di Dio? Vuoi dire
che Elia non era più il profeta dell’Altissimo quando si
sedette sotto la ginestra ed espresse il desiderio di
morire? Non stiamo cercando di giustificare la nostra
debolezza, ma di arrivare al cuore della situazione.
E’ possibile che per ragioni particolari i santi entrino in
una dimensione che sembra vero e proprio inferno, non
solo intorno a loro, ma dentro di loro, poiché la battaglia infuria sul loro sistema nervoso, nella sfera delle
emozioni. Questo non significa che Dio li abbia abbandonati, o che non siano più Figli di Dio. Indica che il
nemico le ha rese persone “segnate“, a motivo di qualcosa che sta cercando di distruggere nella loro vita.
Alcuni riconoscono cos’è che sta dando loro l’assalto,
facendoli sentire come fossero perduti. Oh, possano
questi riconoscere quello che stiamo cercando di dire,
cioè di alzarsi nello spirito per fede, e rifiutare quell’inganno! Possa il Signore insegnarci a non accettare quella situazione come definitiva! C’è qualcosa di più profondo; il Signore è più profondo delle nostre sensazioni
fisiche, e anche della nostra anima. Se impariamo a resistere, ne verremo fuori. Tutto quello passerà, e potremo
sperimentare un’altra manifestazione della Sua vita.
Impareremo da quella battaglia quale vittoria ci sia per
noi in Cristo per mezzo della Sua croce.
La natura progressiva del conflitto
1.Il dato di fatto.
E’ un dato di fatto, chiaramente osservabile, che il conflitto ha un carattere progressivo. Le parole di Esodo 23
valgono anche per il Nuovo Testamento: “Non li scaccerò dalla tua presenza in un anno…Li scaccerò dalla tua
presenza a poco a poco“ ( versi 29-30 ). Nel Nuovo
Testamento Efesini capitolo 6 indica questa caratteristica del conflitto: “…il nostro combattimento infatti non
è contro carne e sangue, ma contro i principati, contro
le potenze..” ( verso 12 ). Benché Gesù le abbia vinte,
spogliate, e ne abbia fatto un pubblico spettacolo,
siamo ancora in guerra contro queste potenze.
2. Il motivo divino.
Considerando che Gesù ha ottenuto una vittoria assoluta, e che noi non possiamo aggiungervi nulla tutti i
nemici sono stati affrontati e sconfitti alla croce ci
potremmo chiedere, “Perché non ce l’ha data nella sua
completezza, così da poter camminare allegramente nella
vita senza dover sostenere alcuna guerra spirituale?
“Il passo in Esodo 23 ci spiega il perché:“ Non li scaccerò dalla tua presenza…finché tu cresca di numero.”
Quindi il motivo divino è che si deve verificare un accrescimento, in modo da poter prendere possesso del
14
territorio ancora occupato dal nemico. Ritardiamo ad
appropriarci della vittoria completa a causa della nostra
incapacità a prendere possesso; mancanza di capacità,
limiti ed immaturità spirituale. Cerchiamo di ragionare
in termini di territorio spirituale, cioè occupato da forze
spirituali, che possono essere espropriate solo da altrettante forze spirituali. Se è così, allora ci deve essere
qualcosa che sia almeno equivalente a loro in capacità e
grandezza, in grado di riempire quel “luogo“ da esse
occupato fino a quel momento. Il principio spirituale che
la Parola ci presenta è che il Signore farà dipendere la
nostra influenza spirituale dalla nostra crescita spirituale.
Spesso preghiamo e intercediamo chiedendo vittoria
sulle forze della malvagità, e ci aspettiamo che il
Signore venga con potenza e ci trasporti di colpo in un
“luogo di vittoria“. In realtà Egli vuol farci ingrandire,
affinché siamo in condizione di prendere il possesso. Ci
fa passare attraverso una scuola di vita, di esperienze, e
ci porta in qualche modo ad espanderci e crescere spiritualmente, ad aumentare le nostre capacità, e a misura
che lo facciamo finiremo spontaneamente per occupare
un territorio più grande. Il passo in Esodo 23 lo presenta
in modo chiaro. Notiamo anche che l’illustrazione usata
è interessante. C’è un popolo chiamato a vincere, a conquistare, in continuo movimento, e con il Signore che va
davanti a loro e combatte contro i popoli rivali.
Immaginiamo che Dio scacci via tutti i nemici lasciando
il territorio vuoto, mentre il Suo popolo è ancora così
piccolo, tanto da poterne occupare solo una parte; cosa
succederebbe? Né Dio né il diavolo credono nei vuoti.
Rimani in uno stato di passività e senza una precisa
occupazione, ed in poco tempo ti troverai nei guai. Il
Signore crede che le cose vadano riempite, crede nel
possesso pieno. In senso spirituale questo richiede che
avvenga un allargamento, prima che Dio possa dare un
territorio più grande. Una certa “cristianità“ ha girato le
cose nel verso opposto, e ha creato grandi spazi, sperando poi di crescere. Così vengono costruiti grandi edifici, con enorme dispendio di lavoro e fatica, e si cerca
poi di riempirli. Dio non fa le cose in quel modo. Prima
ingrandisce, e poi da’ di conseguenza. L’impatto spirituale sulle forze delle tenebre e della morte è in relazione alla crescita spirituale, essenziale per occupare un
territorio maggiore. La sfida che Dio ci propone è, “Puoi
riempirlo? Puoi occuparlo? Puoi prenderne possesso?
Sei in grado di farlo, se te lo do?“ Quanto sono importanti crescita e maturità spirituale! L’intera questione della vittoria progressiva si basa sul progresso spirituale. Avere impatto sulle forze
del nemico non è un “dono” che Dio ci dà,
ma si sviluppa in noi attraverso la crescita
spirituale; è un fatto di capacità.
Per questo motivo, coloro che meglio conoscono la vittoria sono spesso non quelli che ne parlano di più, ma
coloro che hanno attraversato esperienze e processi per
mezzo dei quali sono stati potentemente ingranditi in
Cristo. Ci dovrebbe consolare sapere che tutto quello
che Dio fa per “allungarci“ – scavare solchi più profondi, condurci più in profondi-
tà, “romperci“ ed “aprirci“ tutto ciò che ci fortifica
attraverso la sofferenza, si prefigge di portarci ad avere
più potenza ed impatto spirituale. Per prendere possesso
dobbiamo ingrandirci; il Signore non lo farà in un altro
modo. La misura dell’influenza spirituale è quella della
crescita spirituale.
3.Un deterrente se preso nel modo sbagliato.
Il fatto che il conflitto abbia un carattere progressivo
può diventare un deterrente, se preso nel modo sbagliato. Alla natura umana piace avere le cose chiare e pronte in un attimo, ed il lungo processo della crescita spirituale diventa spesso molto scoraggiante per la carne.
Per questa ragione Israele non riuscì a scacciare del
tutto le nazioni pagane, semplicemente perché questo
richiedeva perseveranza e continua dedizione. Ci voleva
un esercizio continuo, con sempre qualcosa ancora da
fare. Lo stesso accade con noi: ci sentiamo spesso scoraggiati e impediti, perché ci sembra di fare così pochi
progressi.Voglio dirvi in tutta onestà che in questa battaglia vi sentirete sempre come se aveste fatto poco o
nulla, a confronto di quello che è ancora da fare.
Avrete la sensazione che le forze contrarie siano sempre
lì quasi a sopraffarvi, e nonostante quanto potete essere
avanti spiritualmente, giungerete spesso al “ luogo “
dove vi sentirete quasi schiacciati, come se quelle forze
non fossero mai state abbattute. Il cammino verso
la gloria è un cammino verso un conflitto
sempre più grande, e la fase più dura è proprio quella che precede la vittoria. Il Signore
non ci dà mai motivi per accomodarci, e questo è un
altro aspetto del fallimento del popolo di Israele.
Mentre da una parte molti erano scoraggiati dal protrarsi del conflitto, si vede che altri
erano entrati in uno stato di
appagamento che non veniva da
Dio. Dicevano più o meno così,
“Abbiamo combattuto, siamo arrivati
fino a qua, ci va bene così”.
Lo scontento può essere “santo“ o “del
mondo“, esiste una santa insoddisfazione.
Finché rimangono forze della malvagità da
spodestare, finché ci sono realtà spirituali che
si oppongono al Signore, tu ed io non abbiamo ragione di sentirci appagati. Non dovremmo adagiarci dicendo “Sarebbe bello, ma è
impossibile! Va bene parlare di come dovrebbe essere, ma è inutile pretendere qualcosa di
impossibile da raggiungere, sia nelle nostre
vite che come popolo di Dio“ Questa ci viene
proposta come sfida in rapporto alla testimonianza del Signore. Ci possiamo guardare
attorno, nel mondo cosiddetto “cristiano“, e
vedere la sua condizione. Vediamo divisioni e
fallimenti in quella che è chiamata “ chiesa “ e
sorge in noi una domanda: “ E’ possibile avere
una testimonianza integra, piena? “La risposta che
spesso si sente suona così: “Beh, sarebbe l’ideale,
ma è un obiettivo irraggiungibile. E’ meglio accettare la situazione e fare del nostro
meglio”. Sei soddisfatto con questo? Io no, e ho deciso
che se anche dovessi morire nel tentativo, darò me stesso per realizzare il proposito del Signore più pienamente. Non voglio accettare un tale fallimento; non è da Dio
entrare in un tale stato di “appagamento“. E’ il non
perseverare, quando sembrerebbe impossibile andare
avanti, che ha prodotto la terribile paralisi e l’inefficacia
spirituale che oggi si vedono nel popolo di Dio in quasi
tutto il mondo.
Il bisogno di comunione fraterna
Di cosa abbiamo bisogno per vincere il combattimento?
Ci possono essere molte risposte, ma io vedo come
passo fondamentale da fare quello suggerito nel primo
capitolo del libro dei Giudici. I figli d’Israele chiesero,
“Chi salirà per primo a combattere contro i Cananei”?
Il Signore rispose, “Salirà Giuda“…Allora Giuda disse a
Simeone suo fratello, “Sali con me nel paese che mi è
toccato in sorte e combatteremo contro i Cananei; poi
anch’io andrò con te in quello che ti è toccato in sorte”.
Simeone andò con lui…e sconfissero a Bezec diecimila
uomini. Ecco un esempio di vera efficacia. Cosa c’era
dietro? La comunione fraterna, l’operare insieme. C’è
uno spirito fraterno che si esprime nel reciproco soccorso in battaglia. Il nemico era riuscito a mantenere il
possesso e a resistere al popolo di Dio proprio per mancanza di esso. Non possiamo enfatizzare questo abbastanza! Questo è il peso nel mio cuore: il Signore ha
grandemente bisogno di uno “strumento“ di preghiera
che si unisca con un solo obiettivo, scacciare il nemico
dal territorio. Non soltanto formulando richieste o versando parole, poiché per quanto giuste e valide sarebbero insufficienti per ottenere la
vittoria del Signore e per renderla operante là dove è il
nemico. Ci deve essere un unirsi
insieme e per fede impadronirsi di
quella vittoria. Finché non riusciremo
in questo, non potremo sperimentare lo
stesso trionfo, in senso spirituale, di Giuda
e Simeone. Si, sento che il bisogno primario
oggi è che il popolo di Dio si riunisca in preghiera. Non abbiamo preso la cosa abbastanza a
cuore, né abbiamo preso veramente a cuore la
testimonianza del Signore. Abbiamo il “bastone“
della vittoria nelle nostre mani, o dovremmo averlo; abbiamo il “bastone“ del nome di Gesù, e
chiediamo a Dio, quando in verità Egli ci dice,
“Applica su quella situazione la vittoria che è in
me per te!“ E’ il venire insieme in comunione,
esercitando la grande vittoria che Dio ha per noi.
Possa Dio muoverci in questo modo nel nome di
Gesù, così da diventare uno strumento, un vaso,
attraverso cui si manifesterà la potenza del Suo
trono nelle situazioni che sono ancora sotto il dominio del nemico!
15
Dawson Trotman non fece
un’entrata spettacolare in
questo mondo . Nacque il 25
Marzo 1906 in casa a Bisbee,
una piccola cittadina mineraria
a Tombstone Valley,
Arizona, U.S.A. Pesava Kg
1.1 soffrì di un difetto
cardiaco e non riuscì a
camminare fin quasi all’età
di tre anni. La sua famiglia in seguito si trasferì a
Lomita L.A.(Los Angeles), dove suo padre trovò lavoro presso un
cantiere navale in cui venivano messe a punto le navi per la Grande
Guerra. Dawson crebbe come parte integrante della scuola presbiteriana locale, frequentando la scuola domenicale, gli scout e i club cristiani per ragazzi (Christian Endeavour clubs). Sviluppò una personalità esuberante e divenne capo dell’unione studentesca, discutendo
sempre i temi del giorno, ma combatteva anche difetti caratteriali
più profondi che lo tormentarono per molti anni. Era, infatti, un
bugiardo compulsivo e ladro al punto da rubare dal fondo studentesco proprio mentre dibatteva sull’importanza della moralità e dell’onestà. Il giorno del suo diploma si ubriacò e, stanco dell’ipocrisia,
fece cadere l’immagine di buon cristiano che aveva costruito su di
sé.
Per i successivi tre anni la vita di Dawson fu consumata dal
desiderio di “godere la vita” e diventare popolare tra i suoi amici; e
infatti divenne particolarmente conosciuto per il suo amore per il
biliardo. Forse Dawson aveva finito con Dio, ma Dio non aveva finito
con lui; sua madre continuava a pregare per lui. L’occasione arrivò
quando in un particolare incidente al lago con i suoi amici Dawson
rischiò di annegare nel tentativo di salvare la sua ragazza, e allora
gridò a Dio. Sopravvissero all’incidente, ma egli rimase molto scosso.
Un mese più tardi fu arrestato perchè trovato in stato di ebbrezza,
ubriaco a tal punto da non riuscire più a trovare la sua auto. Il poliziotto gli disse:”Figlio, ti piace questo tipo di vita?” “Signore, la
odio” replicò Dawson, ma poteva cambiarla? Poco tempo dopo,una
domenica sera, di fronte alla scelta fra la sala da biliardo e il club
Cristiano per ragazzi che una volta frequentava, si fece coraggio e
decise di incontrare i suoi vecchi compagni.
Allora i giovani si sfidavano nel memorizzare versi delle
Scritture, e Dawson accettò la sfida. Dieci versi sulla salvezza furono
imparati alla perfezione da Dawson per l’incontro della settimana
successiva. Poi altri dieci sulla crescita cristiana, e ancora lui era
l’unico ad aver memorizzato tutto. Una terza settimana, e altri dieci
versi; la sua mente si stava riempiendo di scritture: “ma a tutti coloro che l’hanno ricevuto, Egli ha dato l’autorità di diventare figli di
Dio, a quelli cioè che credono nel Suo nome,” Giov. 1:12. “Si Signore,
io ti ricevo”, pregò un giorno Dawson e così si immerse nella sua
nuova vita con franchezza, energia e zelo. In piedi la mattina presto
per pregare; impegnandosi a memorizzare un nuovo verso della
Bibbia ogni giorno, Dawson testimoniava ovunque e a chiunque
incontrasse. Nonostante ciò non ottenne una vittoria immediata
sulle aree oscure della sua vita e continuò a lottare con la sua ira
sulla quale vinse solo lentamente con la crescita spirituale interiore.
Più tardi quell’anno Dawson fu introdotto nel Club L.A. Fisherman
(Pescatore), un gruppo di circa cinquanta giovani sotto la guida del
dott. Vernon Morgan, e si dedicò al “pescare le anime”. Qui sviluppò
una predilezione per le “battute di pesca”, e imparò riguardo ai
grandi eroi cristiani quali David Brainerd, George Muller, Adoniram
Judson, Hudson Taylor, e molti altri ancora. Fortemente sfidato, cercò
dei compagni di preghiera per i suoi tempi di “darsi da fare” con il
suo Signore, ma pochi riuscirono a mantenere il suo ritmo a lungo.
Per tutto il 1928, Dawson spinse molto ovunque si recasse, affinché la memorizzazione delle Scritture diventasse parte centrale di ogni vita cristiana. Fu angosciato dalla generale mancanza di
conoscenza delle Scritture e dalla debolezza della testimonianza. La
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memorizzazione delle Scritture era stata centrale nella sua conversione, e dunque era convinto che fosse la chiave per una vita cristiana efficace e vittoriosa. Dovunque fosse coinvolto, con la scuola
domenicale, Fisherman Club, Endeavour Club, metteva a punto e
distribuiva schede da memorizzare con riferimenti biblici su un lato e
versi sull’altro. Certamente la sua insistenza verso le famiglie affinchè controllassero i progressi e la precisione dei loro figli nel memorizzare, fece sì che molte famiglie ricevessero una buona “dose”
della Parola di Dio ogni settimana. Stampò un libricino con il verso
11 del salmo 119 in copertina :”Ho conservato la Tua parola nel mio
cuore per non peccare contro di Te”. Sessantadue riferimenti scritturali singoli o doppi riguardo a soggetti quali il “ Cammino
Cristiano”, la Sicurezza, la Preghiera, la Fede. Spese la allora piccola
fortuna di 60 dollari per la stampa, e richiese la promessa che chiunque non avesse fatto progressi nel memorizzare, riportasse il libretto
indietro affinché altri avrebbero potuto usarlo. L’insistenza di
Dawson perché “Tutta la Scrittura... è utile” per i cristiani, era diretta
a contrastare il popolare “Dispensazionalismo Teologico”, che insegna che molte Scritture sono specifiche per determinati periodi di
sviluppo della Chiesa. Sotto questo tipo d’insegnamento, il Sermone
sul Monte, per esempio, era specificamente per il popolo d’Israele e
non per la chiesa intera. Allora, qual’era l’utilità nel memorizzare
versi se poi non potevi applicarne le promesse e i comandamenti
quando ne avevi bisogno? La Parola doveva avere un’applicazione
personale. Un’altra sfida sull’importanza di memorizzare le Scritture
venne dai cosiddetti Circoli di “Alto Criticismo”, che dibattevano sull’ispirazione divina della Bibbia. Per alcuni nella Chiesa, la Bibbia era
un misto di verità umane, idiosincrasie culturali, e interpretazioni
distorte di eventi. Molti dei miracoli biblici, come il concepimento di
Gesù in Maria vergine e la separazione del Mare Rosso, per esempio,
erano considerati niente più che leggende, e solo attraverso studi
approfonditi gli “studiosi esperti della Bibbia“avevano potuto separare il vero dalle distorsioni. Dawson rimase fermo su tale punto:
l’intera Bibbia è Parola di Dio, e gli sforzi di memorizzarla sarebbero
stati ben ripagati.
Nei successivi quattro anni Dawson frequentò una facoltà di
studio della Bibbia, curò una piccola chiesa, e sviluppò il suo lavoro
con i club per ragazzi nella zona di Los Angeles. Si sposò nel mese di
luglio del 1932 con Lila Clayton. Presto la loro nuova casa divenne
un centro di studio della Bibbia e di incontri di preghiera. Fu
pressappoco in quel periodo che un marinaio, Les Spencer, fu mandato da lui; era un giovane cristiano interessato agli studi biblici, e
desiderava essere aiutato a crescere nella conoscenza di Cristo. Egli
fu immediatamente impressionato dall’abilità e l’efficacia con cui
Dawson usava le Scritture quando condivideva il Vangelo, e perciò
gli chiese di aiutarlo a sviluppare questa capacità. Dawson visitò la
Corazzata USS West Virginia, dove Spencer era in servizio e fu grandemente sfidato da ciò che vide: un migliaio di uomini messi insieme gomito a gomito per mesi. Molti erano giovani lontani da casa,
con poco che potesse catturare il loro interesse in un qualunque tipo
di sana ricerca, e praticamente con nessuna possibilità di esposizione alla luce del Vangelo. C’era un cappellano della marina sulle navi
maggiori, ma non era sufficiente per tutti quegli uomini. Certamente
la Marina si era guadagna una terribile reputazione grazie ai marinai
che erano rinomati per le loro sbronze, risse, la ricerca di donne dai
facili costumi, e il linguaggio volgare. I marinai erano disprezzati e
temuti in tutti i porti , sia negli U.S.A. che altrove, e non pochi
negozi riportavano cartelli del tipo:”Vietato l’accesso ai cani e ai
marinai”. Uomini di fede e di preghiera, ripieni della Parola di
Dio, disciplinati e dedicati, sarebbero stati necessari per portare
un’efficace testimonianza di Cristo in un tale ambiente. Spencer
era d’accordo nel cominciare lezioni di studio della Bibbia a
bordo, mentre Dawson procurava il materiale necessario,
incluso schede di versi da memorizzare, che eventualmente
sarebbero diventate una parte integrante del ministero.
Spencer inizialmente era riluttante, ma Dawson insistette:”Se
tu non puoi insegnare ad altri ciò che io ho insegnato a te, allora ho
fallito.” Altrettanto importanti divennero le frequenti visite che i
marinai facevano a casa di Dawson ogni volta che avevano uno o
due giorni liberi. Dawson investì tempo in ciascuno che mostrava un
serio interesse nel Vangelo, con incontri di preghiera mattutini, studiando attentamente le Scritture, sfidando gli uomini ad impegnarsi
a memorizzarle e a metterle in pratica. Un piccolo ma crescente
gruppo divenne ospite regolare di casa Trotman e, man mano che
cominciava a spargersi tra i marinai la parola sul buon cibo, la
buona compagnia, un’atmosfera familiare e studi biblici seri, i
numeri si moltiplicarono. I Trotman presto ebbero bisogno di una
casa più grande, e con la collaborazione di alcuni marinai riuscirono
presto a trasferirsi nella prima “Casa Navigante”. Questa fu solo la
prima di tante altre che avrebbero aperto le loro porte ai marinai nei
porti più grandi degli Stati Uniti, e successivamente nel mondo.
Ognuno era chiamato ad aiutare nelle faccende domestiche e normalmente contribuiva anche nelle spese; ma ancora questo restava
una prova di fede giorno per giorno, e un “test” per le capacità di
Lila nel fare la spesa, cucinare e organizzare.
Il piccolo gruppo di marinai cominciò a testimoniare nelle
chiese locali e nelle stazioni radio locali con effetti incredibili. La
vista di quattro o cinque marinai in uniforme, distinti e disciplinati,
che davano la loro testimonianza piena di versi delle Scritture, parlavano di serietà e impressionavano chiunque. Nel febbraio 1934, la
flotta si mise in mare per un giro di servizio di sei mesi, e il piccolo gruppo
ritornò più grande e più forte di prima.
Essi furono mandati su diverse navi
della flotta, e ciascuno considerò la
nuova nave il proprio personale campo
di missione. Nel 1935 Dawson ebbe
dodici uomini chiave, dieci in uniforme e
due alla L.A. Bible School. La sua enfasi
era su pochi uomini affidabili, e dedicati,
su cui poter contare per mantenere i più
alti standard di vita cristiana e impegno
per il Vangelo. Egli spendeva ore con
ciascuno di loro in preghiera e ministrandoli personalmente, esortandoli a cercare altri che volessero
essere discepolati.
Quell’estate, Spencer condusse un piccolo gruppo di marinai
per due mesi di evangelizzazione attraverso l’America, visitando le
chiese e contattando militari. Furono ben ricevuti ovunque andarono,
ma il loro titolo”The Service Men’s Bible Club Minute Men”(uomini
pronti alla battaglia in un minuto), era così ingombrante che decisero di cambiarlo semplicemente in “Navigatori” e il nome fu appropriato. Con Gesù come capitano, la Bibbia come mappa e lo Spirito
Santo come guida, i cristiani navigano davvero le acque alte del
mare della vita, facendo attenzione a non urtare contro gli scogli del
peccato e dell’incredulità. A Dawson piaceva illustrare la vita come
una ruota, con Gesù come mozzo e i vari raggi come “Preghiera,
Parola, Testimonianza, Vivere la Vita”. Se uno qualunque dei raggi
fosse più corto degli altri la vita cristiana ne risulterebbe sbilanciata
e “funzionerebbe” male, proprio come un pneumatico sgonfio. Gesù,
come mozzo porta tutto il peso, ma i raggi, attaccati a Gesù, ci
fanno funzionare bene.
Il 1936 vide uno o più Navigatori su dodici navi, e l’USS West
Virginia, con studi biblici serali,divenne conosciuta come il
seminario galleggiante. Là l’ufficiale cappellano incoraggiò
grandemente il lavoro dei Navigatori, ma su altre navi
venivano a volte guardati con sospetto poiché non appartenevano ad alcun gruppo o denominazione; erano solo uomini
che amavamo Gesù. La flotta salpò.
Dawson non aspettò indolente mentre la flotta era lontano, ma
focalizzò il suo ministero sulle scuole superiori e sugli studenti
universitari di tutto il paese. Aprì club biblici, con nomi tipo
“Dunamis” e “Conquistatori”, corsi biblici sul discepolato e sul
come condurre uomini a Cristo. Dovunque ci fosse una porta aperta
Dawson era sempre lì a spingere a memorizzare le Scritture e a consumare la propria vita impegnandosi per il Vangelo. La gioventù del
paese aveva bisogno di essere discepolata.
Continuò ad esortare ed incoraggiare i Navigatori con lettere e
materiale per corsi biblici, implementando le “razioni B” (Razioni
Bibliche) per lo studio quotidiano e schede di memorizzazione ritagliate nella giusta misura per entrare nella piccola tasca della camicia dei marinai. Il tempo si accorciava a misura che le ombre della
guerra si allungavano, e una casa di Navigatori fu aperta nelle
Hawaii dove la flotta del Pacifico stazionava. Il lavoro a bordo delle
navi progrediva di buon passo.
Dawson si trovava a casa con la sua famiglia il 7 dicembre
1941, quando arrivò via radio la notizia di Pearl Harbour. Mentre si
inginocchiarono insieme in preghiera i suoi pensieri correvano…
Quali navi? La West Virginia? La California? Visi e nomi balenavano
nella sua mente: Downing? Bell? Watters? Proprio quella mattina
aveva parlato della loro fedele testimonianza. Tutto l’equipaggio del
USS Tennesse aveva certamente udito il Vangelo, ma quello della
USS Arizona e della USS Nevada? Migliaia di uomini erano su quelle
navi con nessun testimone chiave a bordo. Uomini scagliati nell’eternità totalmente impreparati! Quanti avevano mostrato interesse per
il Vangelo, ma avevano rimandato la decisione a più tardi? Ma non
c’era un “più tardi “ per loro. Egli era
certo che almeno i suoi uomini avevano compiuto bene il loro dovere sia
nello spirituale che nel pratico.
Lentamente, nei mesi seguenti, la
piena portata del danno prodotto fu
resa manifesta a misura che arrivarono foto e lettere. Avevano perduto
alcuni uomini validi, ma ancora c’era
molto lavoro che doveva essere fatto.
Nel corso dei quattro anni successivi, i
Navigatori stabilirono una testimonianza sulla maggior parte delle navi
della flotta americana; uomini che
testimoniavano, combattevano e morivano a fianco dei loro compagni, essendo una luce per Cristo nelle ore più buie.
La guerra finalmente terminò, e visto che molti Navigatori
lasciarono la Marina, Dawson li diresse verso altri campi di missione,
altrove nel globo. La Wycliffe Bible Translators ne aveva chiesto 500,
ed altri andarono in Cina con la C.I.M. Spencer stabilì scuole domenicali e chiese in tutta l’America. Alcuni uomini restarono con
Dawson mentre allargava la sua visione per un ministero di discepolato complementare ai programmi cristiani via radio (ministero di
“follow-up”). Dawson fu invitato da Billy Graham ad organizzare la
rete di discepolato che doveva seguire le sue campagne evangelistiche negli U.S.A. e in Europa. Dawson, inoltre, aprì una nuova base di
Navigatori a “Glen Eyrie”, una spettacolare tenuta in Colorado che
fu utilizzata per stampare la sua letteratura sul discepolato e i programmi di addestramento, e per coordinare il lavoro in tutto il
mondo. I Navigatori stabilirono personale chiave in vari paesi nel
mondo, operando insieme alla chiesa locale nel discepolato e nei
programmi “follow-up”, e sottolineando il bisogno di “produrre per
riprodurre”.
Dawson Trotman morì inaspettatamente il 18 giugno 1956,
mentre salvava un bagnante durante una gita in barca sul lago. Lui
che aveva speso tutta la sua vita portando salvezza agli altri, spese i
suoi ultimi momenti per salvare la vita di qualcuno sconosciuto che
non sapeva nuotare. L’opera continua a crescere nel mondo e adesso
conta circa 3600 persone nello staff che rappresentano 60 nazionalità e che lavorano in 101 Paesi per tenere alta l’eccellenza del servizio cristiano per il quale Dawson Trotman lavorò così tenacemente
per stabilire.
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L
eggendo le nostre Bibbie, incontriamo molte più scritture riguardanti la punizione eterna che non le gioie
che saranno godute in cielo. Oggi molti buoni cristiani
non credono che esista un tale luogo ( l’inferno), e ancor
meno che il Dio d’amore che conoscono possa mandare
qualcuno la’.
Penso che il motivo per cui credo nell’inferno è poiché
molti anni fa, prima di invocare il nome del Signore,
avevo aperto la mia vita al principe delle tenebre.
Ricordo bene come iniziai a trasformarmi dopo che avevo
alzato i miei pugni al cielo, maledicendo Dio e gridando,
“ Dio! Tu non mi ami! Non hai mai fatto niente per me!
Satana, puoi tu fare qualcosa per me? “
Di li’ a due settimane nessuno aveva bisogno di convincermi dell’esistenza del diavolo. Mi stavo trasformando. Il cambiamento che notai più evidente è che iniziai a
sentirmi superiore e dominante nel carattere; sembravo
capace di trovar sempre le parole giuste per contraddire
e far sembrare stupidi ed ignoranti quelli intorno a me.
Non ero mai stato così prima; ero sempre stato una persona tranquilla e non incline a far sentire la propria opinione, ma piuttosto di carattere timido.
Il cambiamento fu così grande che divenni spaventato
al pensare che, se è vero che c’è un diavolo, allora deve
esserci anche un inferno. Impaurito pensai di gridare a
Dio e, mentre iniziavo ad aver quel desiderio nel cuore,
un grande combattimento aveva luogo nella mia mente,
molte accuse che per me non c’era più speranza; avevo
rigettato il Signore Dio e stavo andando all’inferno, ormai
era troppo tardi per pregare! Una notte riuscii a gridare
a Dio ed Egli udì il mio grido, mi strappò dalla presa
delle tenebre e mi pose nel Regno del Suo amato Figlio,
Gesù Cristo.
Fin dal primissimo giorno cominciai a condividere con i
miei amici le esperienze che avevo vissuto, avvertendoli
ed implorandoli a ravvedersi e andare al Signore, prima
che fosse troppo tardi!
Così compresi per rivelazione che ora ero stato liberato e
pulito, e che ero chiamato a raccogliere con Gesù.
“Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie
con me, disperde. Quando lo spirito immondo esce da un uomo,
vaga per luoghi aridi, cercando riposo; e non trovandone, dice:
“Ritornerò nella mia casa dalla quale sono uscito”; e, se quando
torna, la trova spazzata e adorna, allora va e prende con sè
sette altri spiriti peggiori di lui, ed essi entrano là e vi abitano;
e l’ultima condizione di quell’uomo diviene peggiore della
prima”.
Luca 11:23-26
Se il credente non ha come scopo principale qui sulla
terra di essere coinvolto nella raccolta, pur essendo stato
lavato dai suoi peccati, allora corre il rischio di essere di
nuovo avviluppato dal mondo e dal principe delle tenebre
che lo governa.
“Il frutto del giusto è un albero di vita, e il savio fa
conquista d’anime”.
Proverbi 11:30
Fratello Horst
19
C'era una volta un
uomo di nome George Thomas, era
pastore protestante e viveva in un piccolo paese. Una mattina della
Domenica di Pasqua stava recandosi in
Chiesa, portando con se una gabbia
arrugginita. La sistemò vicino pulpito.
La gente era alquanto scioccata. Come
risposta alla motivazione, il pastore
cominciò a parlare.....
"Ieri stavo passeggiando quando
vidi un ragazzo con questa gabbia.
Nella gabbia c'erano tre uccellini, tremavano dal freddo e per lo spavento.
Fermai il ragazzo e gli chiesi: "Cos'hai
lì, figliolo?".
"Tre vecchi uccelli" fu la risposta.
"Cosa farai di loro?" chiesi
"Li porterò a casa e mi divertirò con
loro", ripose il ragazzo. Li stuzzicherò,
strapperò le piume cosi litigheranno.
Mi divertirò tantissimo".
"Ma presto o tardi ti stancherai di
loro. Allora cosa farai?".
"Oh, ho dei gatti,” disse il ragazzo.
"A loro piacciono gli uccelli, li darò a
loro”.
...Il pastore rimase in silenzio per un
momento... "Quanto vuoi per questi
uccelli, figliolo?”.
"Cosa??!!! Perché, mica li vuoi,
Signore, sono uccelli di campo,niente
di speciale. Non cantano. Non sono
nemmeno belli!”
"Quanto?” chiese di nuovo il pastore.
Pensando fosse pazzo il ragazzo
disse,"$10?"
Il pastore prese $10 dalla sua tasca e
li mise in mano al ragazzo. Come un
fulmine il ragazzo sparì. Il pastore
prese la gabbia e con delicatezza
andò in un campo dove c'erano alberi
e erba. Apri la gabbia e con gentilezza
lasciò liberi gli uccellini.
Una parola sulla Copertina
Un uomo di Dio disse una volta:
“Come cristiani in questo mondo ci troviamo in
una pentola a pressione, con le forze del nemico sotto di noi, e la riprensione del Padre amorevole sopra di noi”.
Molte delle afflizioni che siamo chiamati a sopportare, siano spirituali, mentali, o fisiche, altro
non sono che la mano di Dio sopra di noi che ci
vuole portare ad umiliarci davanti a Lui.
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore, il
tuo Dio, ti ha fatto fare…nel deserto per umiliarti
e metterti alla prova, per sapere quello che
avevi nel cuore” ( Deut. 8:2 ).
Se queste esperienze nel deserto servano a
questo piano divino o no dipende dalla nostra
attitudine verso quella mano che ci disciplina.
Se possiamo baciarla e dire, “Nella Tua fedeltà
mi hai afflitto”, certamente il Suo proponimento
sarà realizzato. Ma quella mano che ammorbidisce uno, può indurire un altro, proprio come il
sole che scioglie la cera, ma indurisce lʼargilla.
Così si spiega il motivo
per la gabbia vuota
accanto pulpito. Poi iniziò a raccontare questa
storia…
Un giorno Satana e
Gesù stavano conversando. Satana era appena ritornato dal Giardino
di Eden, era borioso e si
gonfiava di superbia.
"Si, Signore, ho appena catturato
l'intera umanità. Ho usato una trappola che sapevo non avrebbe trovato
resistenza, ho usato un esca che sapevo ottima. Li ho presi tutti!”
"Cosa farai con loro?" chiese Gesù
Satana rispose, "Oh, mi divertirò con
loro! Gli insegnerò come sposarsi e
divorziare, come odiare e farsi male a
vicenda, come bere e fumare e
bestemmiare. Gli insegnerò a fabbricare armi da guerra, fucili e bombe e
ammazzarsi fra di loro. Mi divertirò un
mondo!”
"E poi, quando hai finito di giocare
con loro, cosa ne farai?”, chiese Gesù.
"Oh, li ucciderò,” esclamò Satana
con superbia.
"Quanto vuoi per loro?” chiese Gesù
"Ma va, non la vuoi questa gente.
Non sono per niente buoni, sono cattivi. Li prenderai e ti odiaranno. Ti sputeranno addosso, ti bestemmieranno e
ti uccideranno. No, non puoi volerli!!”
"Quanto?” chiese di nuovo Gesù.
Satana guardò Gesù e sogghignando disse, "Tutto il tuo sangue,tutte le
tue lacrime e la tua vita.”
Gesù disse, "AFFARE FATTO!” …
E poi pagò il prezzo.
Il pastore prese la
gabbia e lasciò il pulpito.
° G R I D O D I B AT TA G L I A
Semestrale Missionario di
“ C R I S T O E ʼ L A R I S P O S TA ”
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Anno XVIII n.68 - Giugno 2008
338-9055570
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