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DIOCESI DI TREVISO Ufficio catechistico PRIMA PARTE
DIOCESI DI TREVISO Ufficio catechistico PRIMA PARTE Itinerari diocesani/3 - Sussidio pro manuscripto per la sperimentazione 1 2 ITINERARIO DI INIZIAZIONE CRISTIANA PER FANCIULLI E RAGAZZI L’Ufficio catechistico della diocesi di Treviso sta rielaborando gli itinerari di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi offrendo una proposta sperimentale ad uso delle comunità cristiane. Alcuni percorsi sono già disponibili, altri sono in preparazione. Ogni suggerimento che sacerdoti, catechisti e genitori vorranno segnalare sarà attentamente considerato nella stesura definitiva delle guide. 1. Itinerario di primo annuncio - SULLE STRADE DI GESÙ Per fanciulli di 6-7 anni A. Lungo il Lago di Galilea B. Verso Gerusalemme 2. Itinerario battesimale verso la Riconciliazione - RINATI A VITA NUOVA Per fanciulli di 8 anni 3. Itinerario eucaristico - BEATI GLI INVITATI Per fanciulli di 9-11 anni A. Dacci sempre questo pane B. Chi mangia di me vivrà per me (in preparazione) 4. Itinerario crismale - SECONDO IL SUO PROGETTO Per i preadolescenti di 11-14 anni A. Sto costruendo una cattedrale B. Pietre vive della Chiesa C. Al soffio dello Spirito Gli itinerari sono disponibili presso la portineria della Curia vescovile (Piazza Duomo, 2 – 31100 Treviso). L’Ufficio catechistico può dare informazioni e suggerimenti per procurare il materiale necessario agli incontri. Eventuali osservazioni possono essere inviate a [email protected]. 3 4 Dacci sempre questo Pane INTRODUZIONE Itinerario eucaristico BEATI GLI INVITATI Itinerario eucaristico per i ragazzi e le loro famiglie “Iniziare i fanciulli all’Eucaristia è molto più che prepararli alla prima comunione. È introdurli alla vita cristiana ed ecclesiale che trova nell’eucaristia la sua fonte e il suo culmine (Dal Catechismo Venite con me, p. 121). Queste parole hanno ispirato l’itinerario eucaristico rivolto ai ragazzi che, accostandosi per la prima volta alla comunione, sono invitati a riconoscere non solo la viva presenza di Gesù e del suo dono d’amore, ma anche il dinamismo che sostiene l’intera vita cristiana. Il cristiano infatti vive un’esistenza “eucaristica” nella consapevolezza che solo la vita donata è una vita compiuta. La celebrazione eucaristica è la scuola e nello stesso tempo la condizione di possibilità per divenire capaci, con Gesù e come Gesù, di mettere a disposizione il proprio cuore, l’intelligenza, l’operosità per il bene degli altri, secondo il disegno di Dio. L’itinerario è una tappa di un articolato cammino di iniziazione cristiana che la diocesi di Treviso sta realizzando e proponendo alle comunità cristiane. È importante dunque tener presente l’intero percorso. La ricchezza e l’articolazione della proposta non deve scoraggiare: non è importante quanto si riuscirà ad attuare, ma individuare e mantenere la stessa rotta con il medesimo stile di navigazione. L’itinerario è pensato in due anni corrispondenti in genere a quarta-quinta elementare (10-11 anni). Questo fascicolo contiene la prima parte che accompagna la preparazione e la celebrazione della Prima Comunione. Seguirà uno sviluppo di tipo mistagogico, che aiuterà il fanciullo a comprendere e ad attuare ciò che l’Eucaristia indica e comunica. La Prima Comunione è pensata a tappe che favoriscono la progressiva accoglienza del dono di Dio. In tal modo si vuole sgravare la celebrazione da una certa enfasi che tradizionalmente viene attribuita all’evento e al preciso momento in cui si riceve il Corpo del Signore. Ogni domenica il Signore rinnova la possibilità dell’incontro con lui e, nella comunione eucaristica, vi è la pienezza di una condivisione che si realizza nell’intera celebrazione. Vi è un appello rivolto alle comunità cristiane affinché le celebrazioni domenicali siano sempre curate con attenzione, fin dal momento dell’accoglienza in chiesa, e possano essere significativamente ospitali anche in relazione ai ragazzi, alle loro possibilità di conoscere, di partecipare, di celebrare insieme a tutti gli altri. La grande cornice del Giorno del Signore aiuta ragazzi e famiglie a comprendere che l’Eucaristia rinnova il senso del tempo. L’incontro con Gesù è l’inizio di un giorno nuovo e di un modo nuovo di vivere i giorni, nella scelta e nel darsi degli appuntamenti, nei rapporti con gli altri, nell’uso delle cose e nel contatto con la natura, nel senso attribuito ai propri impegni. Per questo l’itinerario insiste molto sulla dimensione antropologica: la vita parla all’Eucaristia e l’Eucaristia rinnova la vita. Lo sforzo è quello di cogliere un legame senza il quale l’esistenza rischia di essere priva di prospettive e la celebrazione diviene incapace di raggiungere il quotidiano. A volte, a fronte dell’assenza dei ragazzi a messa, non c’è solo la mancanza di interesse da parte delle famiglie, ma anche una celebrazione che non incrocia il vissuto nel quali il Signore risorto desidera, come ad Emmaus, farsi compagno di strada. L’itinerario eucaristico non può essere vissuto in solitudine perché l’Eucaristia è necessariamente un’esperienza di comunione. In numerose occasioni è richiesta la partecipazione dei genitori e non mancano i collegamenti con l’ambiente familiare e la comunità parrocchiale. Mediante l’iniziazione cristiana è la Chiesa che genera i suoi figli ed è importante che ogni parrocchia attivi tutte le risorse 5 Dacci sempre questo Pane INTRODUZIONE Itinerario eucaristico possibili per consentire a ragazzi e famiglie di comprendere e accogliere il dono che la costituisce e la muove. La cura dei processi di iniziazione cristiana appartiene all’intera comunità ed è importante che ciascuno se ne faccia carico, a partire da tutti gli operatori pastorali della parrocchia e dai loro ambiti di impegno. Il catechista è chiamato ad articolare molte risorse: dall’uso dei testi biblici al catechismo, da alcuni importanti testi della tradizione a esperienze cristiane più recenti, dal ricorso all’iconografia cristiana ad immagini suggerite dall’attuale quadro culturale e mediatico. Vorremmo tuttavia che fosse data particolare importanza alla celebrazione stessa, al rito e ai luoghi in cui esso si svolge, cogliendo la forza didattica di tali riferimenti: il bacio o l’incenso all’altare possono essere segni molto più espressivi di tante parole di spiegazione, così come la visita ad un antico ambone può far comprendere la presenza della Parola nella vita della Chiesa. Può essere d’aiuto il contatto con il gruppo liturgico della parrocchia o con il sacerdote in modo da promuovere la formazione cristiana non solo nel momento catechistico ma anche in quello celebrativo. Questo sussidio è una guida per i catechisti: vengono suggerite attività ed esperienze da proporre ai ragazzi e ai genitori. Alcune schede per i ragazzi aiutano a precisare e a ricordare alcuni aspetti, Chiaramente le proposte vanno adattate alla situazione di ciascuna parrocchia: per questo è importante evitare ogni improvvisazione e preparare per tempo le varie attività. L’ideale sarebbe costituire una piccola équipe di lavoro unendo ai catechisti anche una coppia di genitori e possibilmente anche un giovane. L’uso dei catechismi accompagna l’intero itinerario. Vi sono i riferimenti di Io sono con voi e di Venite con me. In alcune occasioni potrà essere utile aprire il testo con i ragazzi, in altri casi è necessario recuperare proposte formative che appartengono alla sapienza catechistica e alla comunità che, come afferma il Documento Base, vengono prima degli stessi catechismi (Cf. DB 200). L’itinerario si compone di 22 incontri di cui 3 rivolti ai genitori. Nulla impedisce che si creino ulteriori possibilità di contatto tra ragazzi e genitori, tenendo conto dell’opportunità e delle possibilità. Poiché la risposta dei genitori non sempre può corrispondere alle richieste, potrebbe essere utile incoraggiare in determinate circostanze la presenza di alcuni genitori, in modo da far comprendere ai ragazzi che l’itinerario della fede riguarda tutti, piccoli e grandi. Un itinerario è una proposta articolata che si serve di numerosi contributi. Alcuni sono stati dati in fase di elaborazione: un vivo ringraziamento a Francesca Negro Vincelli che ha curato la stesura di questo sussidio e alle catechiste del percorso di approfondimento i cui consigli sono stati recepiti nelle varie attività. Poiché la proposta si dà in termini sperimentali, vi è ancora modo di poterla precisare e arricchire con la creatività di ciascun catechista e del patrimonio formativo di ogni comunità. Eventuali indicazioni o osservazioni trasmesse all’Ufficio catechistico ci aiuteranno a curare ulteriormente la traccia definitiva. Ci auguriamo che tra le tante parole e gesti di questo itinerario, i ragazzi destinatari possano ascoltare la Parola che riscalda i cuori ed essere partecipi del Pane spezzato che apre gli occhi e fa riconoscere il Signore Risorto. Don Gerardo Giacometti Direttore Ufficio Catechistico Treviso Treviso, 8 settembre 2011 6 Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico Prima unità DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Primo incontro UN INCONTRO SULLE STRADE DELLA VITA OBIETTIVI I ragazzi: - riflettono sulle loro esperienze di amicizia e sull’importanza di mantenere vive le relazioni attraverso momenti di incontro; - comprendono che anche per Gesù i momenti di incontro erano importanti: accostano l’icona evangelica di Gesù che incontra gli uomini sulle strade della Galilea; - colgono il desiderio di Gesù di aiutare gli uomini e di essere vicino per sempre, fino a morire per loro sulla croce. «Io sono tutto quello che lui possiede» Per affascinare Iniziare l’incontro con un racconto sull’amicizia. Il piccolo e zoppo Matusalemme ed Eliogabalo (detto Gabalo) erano due ragazzi poveri della città. Avevano sempre vissuto, dalla nascita, nel collegio dei ragazzi poveri. «Sai che domani è Natale?» chiese Gabalo, un giorno che tutti e due stavano spalando la neve dall'ingresso dell'istituto. «Ah, davvero?» rispose Matusalemme. «Spero proprio che la signora Pynchum non se ne accorga. Diventa particolarmente antipatica nei giorni di festa!». L'antipatica signora Pynchum era la direttrice dell'Istituto dei poveri ed era temuta da tutti. Matusalemme proseguì: «Gabalo, tu credi che Babbo Natale ci sia davvero?».«Certo che c'è».«E allora perché non viene mai qui alla Casa dei Poveri?». «Beh», rispose Gabalo, «noi stiamo in una strada tutta curve, lo sai no? Forse Babbo Natale non riesce a trovarla». Gabalo cercava sempre di mostrare a Matusalemme il lato bello delle cose, anche quando non c'era! Proprio in quel momento un'automobile investì un povero cane che cadde riverso sulla neve. Gabalo corse subito in suo aiuto e vide che aveva una zampa rotta. Fece una stecca e fasciò strettamente la zampa del cane. Gabalo lesse sul collare che il cane apparteneva al dottor Carruthers, un medico famoso nella città. Lo prese in braccio e si avviò verso la casa del dottore. Il dottore aveva una gran barba bianca lo accolse con un sorriso e gli chiese chi aveva immobilizzato e steccato così bene la zampa del cane. «Perbacco, io, signore», rispose Gabalo e gli raccontò di tutti gli altri animali ammalati che aveva guarito. «Sei un ragazzo davvero in gamba!» gli disse alla fine il dottor Carruthers, guardandolo negli occhi. «Ti piacerebbe venire a viver da me e studiare per diventare 7 Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico dottore?». Gabalo rimase senza parole. Andare lontano dalla signora Pynchum e non essere più uno «della Casa dei Poveri», diventare un dottore! «Oh, oh s-s-sì, signore! Oh...». Improvvisamente la gioia svanì dai suoi occhi. Se Gabalo se ne andava, chi si sarebbe preso cura del piccolo e zoppo Matusalemme? «lo... io vi ringrazio, signore» disse. «Ma non posso venire, signore!». E prima che il dottore scorgesse le sue lacrime corse fuori dalla casa. Quella sera il dottor Carruthers si presentò all'istituto con le braccia cariche di pacchetti. Quando Matusalemme lo vide cominciò a gridare: «E arrivato Babbo Natale!». Il dottore scoppiò a ridere e, mentre consegnava al ragazzo un pacchetto dai vivaci colori, notò che zoppicava e gli fece alcune domande. Dopo un attimo, il dottor Carruthers disse: «Conosco un ospedale in città dove potrebbero guarirti. Hai parenti o amici?».«Oh, si», rispose subito Matusalemme, «ho Gabalo!». Il dottore lanciò uno sguardo penetrante a Gabalo. «È per lui che non hai voluto venire a stare da me, figliolo?».«Beh, io... io sono tutto quello che lui possiede », rispose Gabalo. Il dottore, profondamente commosso, disse: «E se prendessi anche Matusalemme con noi?». Questa volta a Gabalo non importò che tutti vedessero le sue lacrime e Matusalemme si mise a battere le mani dalla gioia. Naturalmente non sapeva che sarebbe guarito e che un giorno Gabalo sarebbe diventato un chirurgo famoso. Tutto quello che sapeva era che Babbo Natale aveva trovato la strada dei poveri e che lo portava via con Gabalo. Anche noi abbiamo un amico “per la pelle”? Qualcuno che è per noi un tesoro prezioso? Lasciare che i ragazzi raccontino le loro storie di amicizia, aiutandoli a comprendere che un’amicizia vera si rivela quando un amico vuole veramente il bene dell’altro. Per approfondire Gesù è un vero amico? Mostrare ai ragazzi alcune immagini che si riferiscono agli incontri di Gesù con gli uomini del suo tempo e leggere i versetti del Vangelo relativi a tali episodi. Che cosa sta a cuore a Gesù? A partire dai suoi gesti e dalle sue parole individuare la profonda intenzione che muove Gesù ad agire in questo modo. Se all’incontro sono presenti più catechisti o qualche genitore dividere i ragazzi in piccoli gruppi e affidare un incontro a ciascuno. Confrontarsi poi insieme su quanto emerso in gruppo: Gv 6,5 Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». 10Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. GESÙ DICE… GESÙ FA… GESÙ DESIDERA CHE … 8 Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico Mc 1,40 Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. GESÙ DICE… GESÙ FA… GESÙ DESIDERA CHE… Gv 8,6 Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». GESÙ DICE… GESÙ FA… GESÙ DESIDERA CHE… Lc 6,12 In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. 13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: 14 Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, 15Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; 16Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. GESÙ DICE… GESÙ FA… Gv 11,40 Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». GESÙ DICE… GESÙ FA… GESÙ DESIDERA CHE… 9 GESÙ DESIDERA CHE… Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico Per assimilare Gesù vuole veramente il bene dell’uomo che incontra; i miracoli che compie sono il segno della vicinanza che insieme al Padre suo intende stabilire con chi crede in lui e a lui affida la propria vita. Ma i miracoli non bastano: ad un certo punto decide di offrire tutta la sua vita per la salvezza di ogni uomo, accettando di morire in croce. Quali sono i pensieri di Gesù sulla croce nei confronti degli uomini che ha amato? Invitare i ragazzi a scrivere nel fumetto un pensiero di Gesù e concludere l’incontro con un momento di preghiera, ringraziando il Signore per il bene che ci vuole. Secondo incontro UN INCONTRO CHE CRESCE. I SETTE SACRAMENTI OBIETTIVO I ragazzi: - comprendono che nel Battesimo hanno incontrato Gesù vivente e che l’incontro con lui cresce ogni giorno, grazie al dono dei sacramenti; - intuiscono che è Gesù morto e risorto l’origine e il fondamento dei sacramenti celebrati dalla Chiesa; - scoprono che fra i sette sacramenti ce ne sono due più importanti, il Battesimo e l’Eucaristia, che hanno la loro sorgente nel mistero pasquale, nell’acqua e nel sangue che escono dal costato di Gesù; - imparano il nome dei sette sacramenti e li collocano nella tradizione biblica ed ecclesiale, comprendendo il motivo della scelta del numero sette. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Venite con me, pag. 124. 10 Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico Per affascinare Raccontare ai ragazzi un pellegrinaggio in Terra Santa, portando alcune immagini. Può essere il viaggio della catechista o di qualcuno che c’è stato che illustra qualche luogo santo. “Vedendo quei posti, mi pareva quasi di vedere Gesù, di incontrarlo! Ma quando sono entrato nel sepolcro e ho visto la pietra vuota, mi sono ricordato delle parole dell’angelo alle donne: «Non è più qui. È risorto!». Ho capito che Gesù ora ci dà appuntamento altrove. Lui aveva deciso così già prima di morire. Ecco dove ci aspetta…”. Mostrare ai ragazzi una riproduzione della Pala dei Sette Sacramenti del pittore fiammingo Rojer Van Der Weyden, (Museo Reale delle Belle Arti, Anversa, Belgio, 1450). Invitare i ragazzi a cercare nel dipinto la rappresentazione dei sette segni. Quali sono? I ragazzi cercano di individuarli precisandone i nomi (si possono usare dei bigliettini da collocare). BATTESIMO UNZIONE DEGLI INFERMI La Pasqua CONFERMAZIONE ORDINE EUCARISTIA MATRIMONIO RICONCILIAZIONE Guarda come sono rappresentati i sacramenti: chi viene raffigurato? Perché? Aiutare i ragazzi a recuperare un semplice quadro sui sacramenti e sulla loro celebrazione. Rivolgere l’attenzione alla collocazione dei sacramenti e in particolare a quello dell’Eucaristia. Dov’è raffigurato? Il pittore gli ha dato il posto più importante al centro della pala, in 11 Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico corrispondenza a Gesù, morto sulla croce, per la salvezza di tutti gli uomini. Ricordare che la pala era collocata inizialmente sopra l’altare della Chiesa, dove si celebra l’Eucaristia. Perché l’Eucaristia è al centro? Il pittore ha collocato l’Eucaristia al centro perché essa raccoglie il dono di Gesù, il suo amore che raggiunge e scorre anche negli altri sacramenti. È come una persona che ci vuole bene: quando ci abbraccia sentiamo tutto il suo amore. Ma quell’amore diventa anche consolazione quando stiamo male o siamo tristi, perdono quando ci comportiamo male, aiuto quando siamo in difficoltà. I sacramenti sono l’amore di Gesù che ci raggiunge in ogni circostanza della vita. Per approfondire Invitare i ragazzi a riconoscere nei sacramenti alcuni momenti della vita di Gesù. Come ci ha dimostrato il suo amore? Si possono distribuire alcune immagini stabilendo dei legami. Mi ricorda il sacramento… 12 Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico Per il catechista Chi ha inventato i Sacramenti? Gesù o la Chiesa? I sacramenti nascono da un’idea di Gesù, dal suo desiderio di farsi sempre vicino all’uomo. Ricordano gli incontri che ha avuto con gli uomini lungo le strade della Galilea e li ripropongono anche a noi oggi. Perché proprio sette? Dopo circa mille anni di storia la Chiesa decise che i sacramenti dovevano essere sette; per comprendere la motivazione di questa scelta bisogna considerare non tanto il numero quantitativo sette ma ciò che per i cristiani allora significava. Sappiamo che nella Bibbia i numeri vengono usati con valore simbolico; il tre, simbolo della perfezione divina, e il quattro, simbolo del cosmo (quattro sono gli elementi che lo compongono, quattro sono i punti cardinali che abbracciano tutta l’esperienza umana su questa terra) sommati insieme danno il numero sette, simbolo della pienezza, della completezza dell’opera di Dio (cfr. Genesi: Dio si riposa il settimo giorno). Il numero sette dice l’incontro tra il divino e l’umano, tra la perfezione di Dio e la fragilità dell’uomo; un incontro che si è realizzato prima di tutto in Gesù, figlio di Dio diventato uomo, e che continua a realizzarsi attraverso di lui nei sacramenti celebrati dalla Chiesa. Sette sacramenti non significa quindi che Dio ha stabilito solo questi sette canali di salvezza ma che nell’esperienza sacramentale la totalità della salvezza si trasmette alla totalità del genere umano. Attenzione a non pretendere di trovare nei testi del Vangelo l’esatta corrispondenza tra parole e gesti di Gesù e parole e gesti di ogni sacramento. E’ il problema dell’istituzione del sacramento, che per secoli ha costretto la chiesa cattolica ad una lettura forzata del testo del Vangelo, alla ricerca del fondamento formale e giuridico del settenario. La relazione tra i sacramenti e Gesù va ricercata altrove, nella fedeltà con cui la Chiesa attraverso i gesti sacramentali custodisce e continua la missione del suo fondatore. Per assimilare Conosci i sacramenti? Vero o falso? I sacramenti sono stati inventati da Papa Pio X I sacramenti realizzano un vero incontro con Gesù Se uno ogni sera parla con Gesù non serve che riceva i sacramenti Il sacramento della Confermazione si chiama anche Cresima Il sacramento dell’Eucaristia offre in dono tutto l’amore di Gesù Se uno si comporta male deve ricevere un’ altra volta il sacramento del Battesimo Il sacramento dell’Eucaristia è il più grande di tutti i sacramenti Il numero 7 indica che il dono dei sacramenti è dato in pienezza Il sacramento dell’Eucaristia è stato consegnato da Gesù nell’ultima Cena Nella Prima Comunione viene consegnato il sacramento della Riconciliazione Il Battesimo è la porta dei sacramenti Il sacramento dell’Ordine è quello che ricevono gli sposi cristiani Nel sacramento dell’Eucaristia Gesù ci dona tutta la forza della Pasqua 13 Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico Terzo incontro (per i genitori) LA MIA PRIMA COMUNIONE OBIETTIVO I genitori: - a partire dal ricordo della loro esperienza si confrontano sulle aspettative e sui timori che accompagnano la preparazione alla prima comunione dei figli; - comprendono che preparare i figli al sacramento dell’Eucaristia significa accompagnarli all’incontro vivo con Gesù; - conoscono e valutano insieme ai catechisti l’itinerario di Prima Comunione a tappe che verrà proposto ai loro figli. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Venite con me, pag. 121. Per il catechista Partire dal vissuto. Quando un adulto aderisce ad una proposta di catechesi non vi giunge mai tabula rasa, ma sempre in riferimento alla propria esperienza. Ogni nuova conoscenza è necessariamente confrontata con situazioni già conosciute. Ciò spiega il desiderio dell’adulto di approfondire alcuni aspetti o le sue resistenze di fronte ad altri. Anche l’educazione e le esperienze positive e negative che ha avuto sul piano religioso si sono radicate in lui e costituiscono la base delle sue convinzioni, come pure quel tessuto di simpatie, sensibilità, allergie e reticenze che lo caratterizzano. L’esperienza dell’adulto crea e costituisce la visione che ha della realtà, delle cose, delle persone, di Dio. MILLE BAMBINI VESTITI DI BIANCO, UNO DI GRIGIO PECCATO PERÒ. CANTANO IN CORO SEDUTI IN UN BANCO, UNO È STONATO E QUESTO LO SO. E QUELLO GRIGIO E STONATO ERO IO, NEL GIORNO TRISTE IN CUI COMINCIO’ A SANGUINARE IL MIO CONTO COL DIO, NEL GIORNO TRISTE CHE NON SCORDERÒ. CHE BELLA FESTA, CHE OCCASIONE, IL GIORNO DELLA PRIMA COMUNIONE, QUANTI PARENTI SONO VENUTI, QUANTI GLI AMICI E QUANTI I SALUTI. MA C'È QUALCOSA CHE NON FUNZIONA, FORSE MIA MADRE CHE È TROPPO BUONA O LA CAMICIA CHE È TROPPO DURA, MA DA DOVE NASCERÀ QUESTA PAURA. LA SAGRESTIA FA PROFUMO D'INCENSO, MA È PROPRIO VERO O SON IO CHE LO PENSO, LA SAGRESTIA FA PROFUMO DI MORTE, È PROPRIO VERO È PERSIN TROPPO FORTE. GUARDA CHE FACCIA ACCIGLIATA HA IL CURATO, MENTRE DOMANDA A TUTTI I BAMBINI, SE SONO ANCOR PURI O SE HAN GIÀ PECCATO O SE HAN MANGIATO DEI CIOCCOLATINI. CHE BELLA FESTA… E TRA I PARENTI DAVANTI ALL'ALTARE, IL PIÙ TRANQUILLO È SENZ'ALTRO MIO ZIO, CHE GUARDA LE GAMBE DELLE SIGNORE, MENTRE IO GUARDO IN FACCIA IL MINISTRO DI DIO. CORPO DI CRISTO, CHE STRANO SAPORE, PANE DI CHIESA NON LIEVITATO. ATTENTO AI DENTI CHE PUÒ SANGUINARE, SE PER SACRILEGIO LO HAI MASTICATO. CHE BELLA FESTA… E QUANTI ANNI CI SONO VOLUTI, PERCHÈ DA SOLO IMPARASSI ANCH'IO, A RIDER DEI PRETI BIGOTTI E FOTTUTI ED A INFISCHIARMENE DEL LORO DIO. MA SE QUALCUNO MI AVESSE AVVERTITO IL GIORNO DELLA PRIMA COMUNIONE, AVREI MANGIATO, AVREI BEVUTO E FORSE AVREI FATTO PERSINO IL BUFFONE. E AVREI GUARDATO INSIEME A MIO ZIO, LE GAMBE DI CHI SO SOLTANTO IO, E AVREI SGRAVATO LA MIA AVVENTURA DEL PESO ENORME DI QUELLA PAURA. CLAUDIO LOLLI, Prima comunione 14 Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico Per affascinare Il catechista inizia l’incontro facendo ascoltare una canzone di Claudio Lolli e la testimonianza di papa Benedetto XVI, due modo diametralmente opposti di porsi davanti al ricordo della propria prima comunione. Che cosa suscitano in noi queste parole? Proporre i due testi e raccogliere le impressioni dei genitori in due fumetti. Andrea: «Caro Papa, quale ricordo hai del giorno della tua prima Comunione?» Mi ricordo bene del giorno della mia Prima Comunione. Era una bella domenica di marzo del 1936, quindi 69 anni fa. Era un giorno di sole, la chiesa molto bella, la musica, erano tante le belle cose delle quali mi ricordo. Eravamo una trentina di ragazzi e di ragazze del nostro piccolo paese, di non più di 500 abitanti. Ma nel centro dei miei ricordi gioiosi e belli sta questo pensiero - la stessa cosa è già stata detta dal vostro portavoce - che ho capito che Gesù è entrato nel mio cuore, ha fatto visita proprio a me. E con Gesù Dio stesso è con me. E che questo è un dono di amore che realmente vale più di tutto il resto che può essere dato dalla vita; e così sono stato realmente pieno di una grande gioia perché Gesù era venuto da me. E ho capito che adesso cominciava una nuova tappa della mia vita, avevo 9 anni, e che adesso era importante rimanere fedele a questo incontro, a questa Comunione. Ho promesso al Signore, per quanto potevo: "Io vorrei essere sempre con te" e l'ho pregato: "Ma sii soprattutto tu con me". E così sono andato avanti nella mia vita. Grazie a Dio, il Signore mi ha sempre preso per la mano, mi ha guidato anche in situazioni difficili. E così questa gioia della Prima Comunione era un inizio di un cammino fatto insieme. Spero che, anche per tutti voi, la Prima Comunione che avete ricevuto in quest'Anno dell'Eucaristia sia l’inizio di un'amicizia per tutta la vita con Gesù. Inizio di un cammino insieme, perché andando con Gesù andiamo bene e la vita diventa buona. (Dall’incontro di Benedetto XVI con i Bambini della Prima Comunione, 15 ottobre 2005) Le parole della canzone di Claudio Lolli sono pesanti e piuttosto forti; il catechista valuti con attenzione l’opportunità di tale proposta, soprattutto se non conosce bene i genitori invitati all’incontro. In un gruppo consolidato e abituato al confronto tale testo può diventare MI VIENE IN MENTE… una provocazione interessante, per far emergere i veri sentimenti che ciascuno custodisce nel cuore e suscitare una degna reazione contro un certo modo di accostare la Chiesa e la liturgia. LE PAROLE CHE MI COLPISCONO… Per approfondire Iniziare i fanciulli all’Eucarestia va oltre la preparazione della messa di Prima comunione e non corrisponde solo al gesto nel quale ci si accosta al sacerdote per ricevere il Corpo del Signore. Fare la comunione vuol dire cercare un rapporto con il Signore che appartiene all’intera celebrazione eucaristica e che si rinnova di domenica in domenica. 15 Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico Per questo vogliamo sgravare la Prima Comunione, intesa come giorno speciale e come gesto solenne, da una certa enfasi celebrativa per accogliere tutto il dono di Gesù nella grazia di un incontro che parte da lontano e mai si esaurisce. Si tratta di aiutare i ragazzi (e i genitori) a comprendere che c’è qualcosa di importante, al di là dei fiori, delle coroncine e dei pranzi da organizzare. I catechisti presentano la proposta, motivando alcune scelte celebrative che non rientrano nelle abitudini. UNA COMUNIONE A TAPPE L’idea è di proporre una prima comunione a tappe, durante tutto l’anno del catechismo; i ragazzi sono accompagnati a vivere con consapevolezza un abbraccio con Gesù sempre più coinvolgente. Sullo sfondo il brano evangelico della vicenda dei discepoli di Emmaus. Prima tappa. La comunione nella comunità I ragazzi si sentono accolti dalla loro comunità; comprendono che in quel gesto di accoglienza è custodita e manifestata l’accoglienza di Gesù. Vivere all’interno di una comunità è il primo passo per vivere la comunione in Gesù. Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt 18,20). Questa tappa può essere caratterizzata dalla CONSEGNA DELLA VESTE: non è solo una presentazione dei bambini alla comunità ma è anche un impegno della comunità ad accompagnare i suoi figli all’incontro pieno con Gesù, rivestiti di una nuova dignità. Seconda tappa. La comunione nell’ascolto della Parola Gesù è la Parola del Padre. È una parola che non è stata detta solamente tanto tempo fa; essa continua ad esserci rivolta anche oggi, personalmente e comunitariamente ed essa trasforma la nostra vita: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68). I ragazzi (con la tunica bianca) partecipano ad una messa dell’Avvento, tempo in cui la Chiesa, con la Vergine Madre e con il Battista, rinnova l’attenzione alla Parola. Mentre tutta la comunità si pone in ascolto, i ragazzi comprendono che c’è una Parola non equiparabile alle altre, che suscita novità e orienta le scelte dell’uomo. In un semplice bacio che i ragazzi sono invitati a dare al libro dei Vangeli essi saranno aiutati a comprendere che quella Parola è Cristo, Verità di Dio per ogni uomo. Terza tappa. La comunione nel pane spezzato I ragazzi vivono in pienezza il loro abbraccio con Gesù, ricevendolo nel Pane eucaristico. La comunione si fa strettissima: riceviamo la vita di Gesù, la sua salvezza, il suo amore, la forza di fare della nostra vita un dono come lui e grazie a lui. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui (Gv 6,56). 16 Dacci sempre questo Pane Prima unità – DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Itinerario eucaristico È il momento della comunione al Corpo e Sangue di Cristo che corrisponde pur sempre a un giorno di grazia, da vivere anche con una certa attesa. I catechisti e i genitori ne ravvivino costantemente il ricordo, suggeriscano ai ragazzi gli atteggiamenti più opportuni, accolgano anche la trepidazione e l’emozione del momento, alimentino la consapevolezza di quanto si sta realizzando. Non possiamo presentare ai ragazzi di questa età tutto il mistero dell’Eucaristia. Importante è condurli a riconoscere la presenza di Gesù risorto e a vivere in comunione con lui. E tuttavia sarà importante che intuiscano: - il mistero della presenza reale: Gesù è presente realmente, non per modo di dire. Si tratta quindi di aiutarli a comprendere l’importanza di essere presenti, come Gesù; - la presenza di un sacrificio: l’Eucarestia non è una “pacca sulla spalla” ma il dono totale di sé che Dio fa a ciascuno di noi. Sarà importante educare i ragazzi alla logica del dono, in una realtà che li spinge nel senso opposto; - la comunione a quel sacrificio: noi non partecipiamo alla comunione per nostro merito ma perché Gesù ce ne rende capaci, mediante la comunione a quel dono. Per questo è’ importante partecipare stabilmente all’Eucaristia. Quarta tappa. La comunione nella vita di ogni giorno Gesù ci aspetta fuori dalla Chiesa, tra i fratelli, nelle fatiche e nelle gioie della vita di ogni giorno. Quando viviamo secondo lo stile che abbiamo appreso nell’Eucarestia noi incontriamo Gesù e ci trasformiamo in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. (Gv 6,57) L’itinerario catechistico accompagna i ragazzi nel passaggio dalla vita all’Eucarestia e dall’Eucarestia alla vita. Può essere significativa in questo senso la partecipazione alla processione del Corpus Domini con la tunica bianca: lo stesso Gesù che abbiamo incontrato in Chiesa ora lo portiamo nel mondo, negli spazi concreti del nostro vivere quotidiano. Il percorso eucaristico continua anche l’anno seguente, con un orientamento mistagogico, nel quale i ragazzi cercano di comprendere e fare proprio lo stile di vita del cristiano. Verrà loro proposto un approfondimento sulla preghiera e sui dieci comandamenti. Per assimilare I catechisti presentano ai genitori il calendario degli incontri previsti per loro e per i ragazzi, le celebrazioni e gli eventuali ritiri. Lasciare spazio per un confronto, perché i genitori comprendano le motivazioni della proposta e possano esprimere il loro parere. Può essere l’occasione di proporre a qualche genitore più sensibile una collaborazione diretta con i catechisti per la gestione degli incontri e nei contatti con gli altri genitori. Concludere con un momento di preghiera, affidando al Signore le famiglie e il loro impegno educativo, in casa e nella Chiesa. 17 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Seconda unità LA GIOIA DI UN INCONTRO Primo incontro È TUTTO FINITO? DA GERUSALEMME AD EMMAUS OBIETTIVO I ragazzi: - conoscono la vicenda dei discepoli di Emmaus e comprendono che il Signore risorto non è lontano dai suoi amici; - intuiscono che l’Eucaristia è il momento in cui l’incontro si fa più intenso e allo spezzare del pane si rivela la presenza del Signore. TESTI DI RIFERIMENTO - nella Bibbia: Luca 24, 13-35; - nel catechismo: Venite con me, pag. 125. Per affascinare Con l’aiuto di alcuni giovani animatori proporre ai ragazzi l’edizione speciale di un telegiornale, nel quale viene narrato in forma giornalistica l’episodio dei discepoli di Emmaus. Si potrebbe dire così: Il TG Emmaus Presentatore: Signori, buongiorno, vi trasmettiamo l’edizione straordinaria di TG Gerusalemme, l’informazione che rischiara. Ci colleghiamo con la Città Santa dove il nostro inviato Melchior Teladit ci sta chiedendo la linea. Giornalista: Buongiorno. Ci troviamo alla Porta di Giaffa di Gerusalemme, perché qui in città c’è molto fermento dopo la notizia che si è diffusa. Due discepoli del Nazareno, che come ricorderete è stato messo in croce qualche giorno fa, dicono di averlo incontrato lungo la strada. Se ne stavano ritornando al loro villaggio, Emmaus, distante undici chilometri da Gerusalemme, quando hanno vissuto un’ esperienza che ha dell’incredibile. E noi siamo riusciti a trovare i protagonisti di questa straordinaria avventura. (rivolgendosi a Cleopa) Perché vi trovavate a Emmaus? 18 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Cleopa Che domanda! Potevamo forse restare a Gerusalemme? Gesù era stato condannato a morte! Eravamo tristi e stavamo anche facendo una pessima figura con la gente del posto: avevamo abbandonato tutto per seguire il nostro maestro, convinti che ci avrebbe salvato da ogni male e ora lui pendeva dalla croce come un delinquente. Avevamo sbagliato tutto! Meglio tornare a casa! Chi pensava che proprio su quella strada...(si interrompe per l’emozione) L’amico Uno strano tipo si mette a camminare con noi. Sembrava non sapesse niente di quello che era successo a Gerusalemme! Allora ci siamo sfogati, gli abbiamo raccontato di Gesù, della sua morte in croce e lui invece di consolarci ci ha rimproverato, come se non avessimo capito nulla. Ma la cosa che mi lascia sconcertato ancora adesso è che non ci siamo sentiti offesi, anzi! Era bello sentirlo parlare, sapeva tante cose e quando si è fatto buio lo abbiamo invitato a fermarsi con noi in una locanda. Cleopa Sembrava una cena come tante: ci sediamo intorno a un tavolo, ci facciamo portare del pane e del vino. Il forestiero prende il pane e lo spezza per dividerlo con noi. In quel momento mi accorgo che il forestiero non è il forestiero: le mani, la voce, il volto … non posso sbagliare! E’ il mio maestro, è Gesù. Ma non è morto, è vivo e ripete quel gesto che aveva fatto con noi prima di morire. Ci guardiamo increduli. Come abbiamo fatto a non riconoscerlo subito? Giornalista Quali sono state le parole del Nazareno quando finalmente lo avete riconosciuto? Vi ha svelato qualche mistero di questa straordinaria vicenda? L’amico Non ci ha detto niente. È scomparso. Ma le parole ormai non servivano più. Così abbiamo deciso di tornare indietro, per dire a tutti quello che abbiamo visto, che Gesù non più tra i morti ma è vivo e non ci ha abbandonato. Giornalista Un evento straordinario o l’immaginazione di due folli? Da Gerusalemme per ora è tutto. Restituisco la linea in attesa di ulteriori sviluppi. Per approfondire Il catechista fa notare ai ragazzi che la storia raccontata nel telegiornale non è per noi nuova. La ascoltiamo ogni anno, nel tempo Pasquale, raccontata dall’evangelista Luca. Lettura del brano del Vangelo di Luca 24, 13-35. Per assimilare Proporre ai ragazzi il poster di Guerrino Pera (supplemento a Dossier catechista - Elledici) che rappresenta la vicenda dei discepoli di Emmaus; isolare quattro scene del brano che indicano i quattro momenti significativi dell’episodio: l’incontro con Gesù sulla strada, l’ascolto di Gesù mentre spiega le Scritture, il riconoscimento al momento dello spezzare il pane e il ritorno a Gerusalemme. Aiutare i ragazzi ad intuire che la vicenda dei discepoli di Emmaus si ripropone anche a noi ogni domenica, quando andiamo a messa. Distribuire la scheda con le illustrazioni dell’episodio e invitare i ragazzi a scegliere quattro scene da collegare ai quattro momenti della messa proposti dal catechista: i riti di introduzione, la liturgia della Parola, la liturgia eucaristica, il congedo e la benedizione finale. 19 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico 20 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Confrontare poi in gruppo le proposte dei ragazzi; il catechista corregge eventuali errori e costruisce un cartellone mettendo in corrispondenza una scena dell’episodio di Emmaus e una parte della messa: Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto I RITI DI INTRODUZIONE Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. LA LITURGIA DELLA PAROLA Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro… LA LITURGIA EUCARISTICA E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: <<Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone>>. IL CONGEDO E LA BENEDIZIONE FINALE 21 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Secondo incontro (genitori) IN QUELLO STESSO GIORNO. IL GIORNO DEL SIGNORE Il giorno del Signore viene presentato in due incontri, uno rivolto ai genitori, uno ai ragazzi; possono essere proposti insieme, in occasione di un ritiro, oppure in momenti separati. Ai genitori che lo desiderano, dopo l’incontro formativo, viene chiesta la collaborazione per introdurre i ragazzi nella riflessione. OBIETTIVO I genitori e i ragazzi: - riflettono sul significato che assume oggi il giorno della domenica; - comprendono il significato della domenica, giorno del Signore e lo collegano alla celebrazione dell’Eucaristia; - accostano la vicenda dei martiri di Abitene e intuiscono il legame tra celebrazione eucaristica e vita cristiana. Per affascinare I martiri di Abitene. Iniziare l’incontro con il racconto della vicenda dei martiri di Abitene. Si può leggere direttamente la testimonianza degli Acta Martyrum, dopo una breve introduzione per collocare storicamente l’episodio. Nell’Africa Proconsolare romana, ad Abitene (nell’attuale Tunisia), durante la persecuzione di Diocleziano (303-305), quarantanove cristiani, tra cui un ragazzo, furono sorpresi a celebrare l’eucaristia domenicale, presieduta dal presbitero Saturnino. L’editto imperiale decretava che le chiese dovessero essere distrutte, le funzioni religiose proibite e i libri delle Scritture consegnati per esser bruciati. L’assemblea liturgica domenicale, di conseguenza, diventava un atto illegale, passibile di gravi pene, non esclusa la morte per i capi della comunità. Saturnino e gli altri vengono dunque imprigionati e inviati a Cartagine, dove il proconsole Anulino li sottopone ad interrogatorio e torture. Un documento molto interessante ci consente di cogliere il valore che quei cristiani attribuivano alla domenica, prima che essa fosse riconosciuta dallo stato, in seguito all’editto di Costantino (313), come giorno festivo e di riposo. La testimonianza del processo è conservata negli Acta Martyrum, redatti da un anonimo cristiano del IV secolo; ne riportiamo alcuni capitoli, con l’interrogatorio del presbitero Saturnino e di Emerito e Felice, che ospitavano nella loro casa la comunità dei cristiani di Abitene. Il catechista scelga le parti che ritiene più significative o costruisca un dialogo semplificato tra il magistrato e i martiri. X. Intanto il presbitero Saturnino, sospeso sul cavalletto bagnato dal sangue da poco sparso dai martiri, si sentiva confortato a restare saldo nella fede di coloro sul cui sangue era disteso. Interrogato se fosse lui il 22 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico promotore e se fosse stato proprio lui a radunare tutti in assemblea, rispose: «Anch'io fui presente all'assemblea». Egli così diceva, ma intanto il lettore Emerito, balzando al combattimento proprio mentre il presbitero sosteneva la lotta, disse: «Il promotore sono io: è nella mia casa che si sono tenute le assemblee». Ma il proconsole, che ormai già tante volte era risultato sconfitto, vedeva con terrore gli attacchi di Emerito, e pertanto, rivolto verso il presbitero, gli chiese: «Perché agivi contro l'editto imperiale, Saturnino?». E Saturnino gli replicò: «Non si può smettere di celebrare la Pasqua domenicale: così ordina la nostra legge». E allora il proconsole: «Sarebbe stato però tuo dovere non disprezzare il divieto imperiale, ma osservarlo, e non prendere iniziative contro l'editto degli Imperatori». E, con parole che già da tempo aveva imparato ad usare riguardo ai martiri, spronò il torturatore a infierire contro di lui, e questi non fu affatto pigro nell'obbedirgli fedelmente. I carnefici, così, si buttano sul corpo senile del presbitero e, con rabbia furiosa, rotti i legamenti dei nervi, lo dilaniano con supplizi da far gemere, e con torture di nuovo tipo, raffinate, trattandosi di un sacerdote di Dio. Avresti potuto vedere infierire i carnefici come mossi da fame rabbiosa a pascersi di ferite, e, aperte le viscere, con orrore di chi stava a guardare, avresti visto biancheggiare tra il rosso del sangue le ossa messe a nudo. Perché nelle pause tra una tortura e l'altra l'anima non venisse meno sì da abbandonare il corpo, mentre lo attendeva ancora il supplizio, con tali parole il presbitero supplicava il Signore: «Ti prego, Cristo, esaudiscimi. Ti rendo grazie, o Dio. Fa' che io sia decapitato! Ti prego, Cristo, abbi misericordia. Figlio di Dio, soccorrimi». Intanto il proconsole insisteva: «Perché agivi contro l'editto?». E il presbitero: «La nostra legge così comanda; la nostra legge così insegna» replicò. O risposta davvero ammirevole e divina, degna di un presbitero e dottore che merita ogni lode! Da presbitero predica anche tra i tormenti la santità di quella legge per la quale con gioia sostiene i supplizi. Spaventato a sentir pronunziare la parola 'legge', Anulino finalmente disse: «Basta!». Lo fece ricondurre sotto custodia in carcere e lo riservò al supplizio da lui bramato. XI. Fatto poi venire avanti Emerito, il proconsole gli chiese: «Nella tua casa si sono tenute le assemblee contro l'editto degli Imperatori?». E Emerito, inondato di Spirito Santo, gli rispose: «Nella mia casa abbiamo celebrato la Pasqua domenicale». Quello replicò: «Perché davi il permesso di entrare da te?». Rispose: «Poiché sono miei fratelli e non potevo proibirglielo». Replicò: «Ma proibirglielo sarebbe stato tuo dovere». Ma lui: «Non potevo, perché sine dominico non possumus». Subito ordina che anche lui sia disteso sul cavalletto e, una volta disteso, sia torturato. Mentre pativa tremendi colpi da parte di nuovi carnefici, che intanto si erano dati il cambio, disse: «Ti prego, Cristo, soccorrimi. E voi, infelici, state agendo contro il comandamento di Dio». Il proconsole lo interruppe: «Non avresti dovuto accoglierli in casa». Rispose: «Non potevo far altro se non accoglierli, perché sono miei fratelli». E il proconsole: «Ma prima veniva l'editto degli Imperatori e dei Cesari». E di contro, il piissimo martire: «Prima viene Dio che è più grande, poi gli Imperatori. Ti prego, Cristo. Ti rendo lode, Cristo Signore. Dammi la forza di patire». Mentre così pregava, intervenne il proconsole: «Hai qualche libro delle Scritture nella tua casa?». Gli rispose: «Le ho, ma nel mio cuore». E il proconsole: «Ma nella tua casa le hai, o no?». Il martire Emerito rispose: «Nel mio cuore le ho. Ti prego, Cristo. A te la lode. Liberami, Cristo: patisco per il tuo nome. Per poco patisco; con gioia patisco, Cristo Signore. Che io non sia confuso». O martire, che, ricordando la parola dell'Apostolo, la legge del Signore la tenne scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivo, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne del suo cuore! O martire degno della legge sacra e suo diligentissimo custode, che avendo in orrore il crimine dei traditori, per impedire la distruzione delle Scritture del Signore, le ripose nel segreto del suo petto! Preso atto di ciò, il proconsole disse: «Basta!» e, mettendo agli atti la sua confessione insieme alla confessione degli altri, disse: «Secondo i vostri meriti e in conseguenza della vostra confessione, pagherete tutti la pena che vi meritate». XII. La rabbia ferina, sazia dei tormenti dei martiri, la bocca sporca di sangue, dava ormai segni di stanchezza. Ma fattosi avanti al combattimento Felice, tale di nome, ma anche per la sua passione, mentre tutta la schiera del Signore restava salda, incorrotta ed invitta, il tiranno, la mente prostrata, la voce bassa, l'animo e il corpo disfatti, disse: «Spero che voi facciate la scelta che vi permetta di continuare a vivere, quella di osservare gli editti». Di contro, i confessori del Signore, invitti martiri di Cristo, quasi a una sola voce dissero: «Siamo cristiani: non possiamo osservare altra legge se non quella santa del Signore fino 23 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico all'effusione del sangue». Colpito da queste parole, l'avversario diceva a Felice: «Non ti chiedo se tu sei cristiano, ma se hai partecipato all'assemblea o se hai qualche libro delle Scritture». O stolta e ridicola richiesta del giudice! Gli ha detto: «Non dire se sei cristiano», e poi ha aggiunto: «Dimmi invece se hai partecipato all'assemblea». Come se un cristiano possa essere senza la Pasqua domenicale, o la Pasqua domenicale si possa celebrare senza che ci sia un cristiano! Non lo sai, Satana, che è la Pasqua domenicale a fare il cristiano e che è il cristiano a fare la Pasqua domenicale, sicché l'uno non può sussistere senza l'altra, e viceversa? Quando senti dire "cristiano", sappi che vi è un'assemblea che celebra il Signore; e quando senti dire "assemblea", sappi che lì c'è il cristiano. Insomma è il martire che ti fa il processo e ti mette in ridicolo. Per la sua risposta sei tu a rimanere battuto. «L'assemblea - disse - l'abbiamo celebrata con ogni solennità, e per leggere le Scritture del Signore siamo sempre convenuti nella Pasqua domenicale». Anulino, gravemente confuso da questa professione di fede, fa battere il martire con le verghe, fino a che quello, esanime, compiuta la sua passione, si unì, raggiungendo in fretta i seggi tra gli astri, all'assemblea celeste. Per approfondire I cristiani di Abitene affrontano il martirio pur di non rinunciare a celebrare il giorno del Signore. La loro vicenda ci aiuta a comprendere la ricchezza custodita dal dies dominicus, senza il quale un cristiano si sente privo della sua identità. I cristiani delle prime generazioni venivano chiamati “quelli della domenica” come ricorda Ignazio di Antiochia ai cristiani di Magnesia: «Coloro che vivevano nell’antico ordine di cose si sono rivolti alla nuova speranza, non più guardando il sabato, ma vivendo secondo la domenica, giorno in cui è sorta la nostra vita per la grazia del Signore e per la sua morte». Che cosa custodisce il Giorno del Signore, quali significati? È IL GIORNO DELLA RISURREZIONE. Gesù risorge il primo giorno dopo il sabato: fin dagli inizi la comunità cristiana celebra nel giorno della domenica la risurrezione di Cristo, la sua definitiva vittoria sulla morte e l’incontro con lui (Gv 20,26). Senza questa persuasione non ha senso celebrare la messa: è in gioco l’identità del cristiano! I genitori possono aiutare i ragazzi a intuire la presenza del Risorto nella loro vita: andiamo a messa per incontrare Gesù, risorto dalla morte e presente oggi in mezzo a noi. Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede (1Cor, 15,17). È IL GIORNO DELL’EUCARISTIA. La comunità cristiana rende grazie al Signore e celebra il sacrificio eucaristico, facendo memoria delle parole e delle azioni di Gesù, mentre offre la sua vita per ogni uomo. La domenica è più grande della partecipazione alla messa, ma la messa dice il senso autentico della domenica! Dio ci dà appuntamento in tanti modi, ma solo nella celebrazione dell’eucaristia, allo spezzare del pane, gli occhi dei discepoli si aprono e riconoscono Gesù risorto (Lc 24,31). Frazione del pane. L’eucaristia si chiama anche così. I genitori aiutano i ragazzi a comprendere che in tale movimento si nasconde l’identità più vera di Gesù e del discepolo. Insieme a Gesù siamo coloro che non trattengono la vita, ma la “spezzano” con generosità, facendone dono agli altri. L’eucaristia ci ricorda che solo donando la nostra vita possiamo riaverla in pienezza. 24 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico È IL GIORNO DELLA COMUNITÁ. L’Eucaristia esprime la gioia di ritrovarci insieme: l’avventura cristiana non è un cammino da percorrere in solitudine ma un’esperienza di comunione. L’assemblea riunita per celebrare l’eucaristia ogni domenica, per quanto possa apparire anonima nei volti o labile nelle presenze, custodisce la verità di ciò che siamo: membra di Cristo, suo vero corpo. E quando riceviamo l’eucaristia, Il corpo di Cristo e diciamo Amen!, tale espressione di fede è riconoscimento della presenza nascosta in quel Pane, ma anche del mistero che ci appartiene, perché nutriti di quel Pane. Ricevi il Corpo di Cristo, sei il Corpo di Cristo! E lo sei con tutte le altre membra, anche con i poveri e i sofferenti. Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane. (1Cor 10,17) Gesù si rende presente nel suo corpo visibile che è la Chiesa: è importante mantenere una certa fedeltà ai luoghi e alle persone, perché i ragazzi si sentano parte del corpo eucaristico costituito dalla loro comunità ecclesiale. Ognuno deve sentirsi atteso e bene accolto, consapevole dell’importanza della propria presenza, perché il corpo non sia privo delle sue membra. È L’OTTAVO GIORNO. GIORNO DEL RIPOSO E DELLA FESTA. Nella domenica si porta a compimento la prima creazione celebrata già nel sabato ebraico. È giorno di pace per tutto il mondo, nel quale la creazione opera di Dio viene contemplata in tutta la sua armonia e bellezza. È giorno del riposo, in cui ogni opera umana cessa per lasciare posto alla contemplazione e alla preghiera. Anche per noi è un giorno di riposo, che non significa solo relax e vacanza; il riposo è orientato a Dio quando ci conduce a lui, liberandoci dalla schiavitù del lavoro e del denaro. Per questo anche una gita domenicale può essere importante! Recuperare il valore del riposo settimanale per tutte le categorie di persone (anche per chi opera nei supermercati che vorremmo sempre aperti, o per i genitori che devono sobbarcarsi gli oneri familiari anche di domenica…). Suggerire attenzioni, perché la festa sia per tutti, anche per i malati, i poveri, le persone sole. C'è qualcuno di loro che possiamo andare a trovare o invitare a casa nostra? Il Giorno del Signore è anche quello in cui si visitano i nostri cari defunti in cimitero: per loro già splende in pienezza la risurrezione di Gesù! LE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALI SPIRITUALI - - Dar da mangiare agli affamati Dar da bere agli assetati. Vestire gli ignudi. Alloggiare i pellegrini. Visitare gli infermi. Visitare i carcerati. Seppellire i morti. Consigliare i dubbiosi. Insegnare agli ignoranti. Ammonire i peccatori. Consolare gli afflitti. Perdonare le offese. - Sopportare le persone moleste. - Pregare Dio per i vivi e per i morti. 25 Le opere di misericordia sono quelle che assicurano al misero un posto nel cuore, perché nessuno mai sia misero, e nel cuore del cristiano possa sentire i battiti del cuore di Dio. Possiamo compiere qualcuna di queste opere nel giorno di domenica? Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Per assimilare Dividere i genitori in piccoli gruppi e chiedere loro di confrontarsi su alcuni passaggi di una Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, dedicata al Giorno del Signore. Invitare un “segretario” a sintetizzare gli interventi nei fumetti che saranno poi letti in assemblea: Dalla Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II Dies Domini (1998) 4. A nessuno sfugge infatti che, fino ad un passato relativamente recente, la «santificazione» della domenica era facilitata, nei Paesi di tradizione cristiana, da una larga partecipazione popolare e quasi dall'organizzazione stessa della società civile, che prevedeva il riposo domenicale come punto fermo nella normativa concernente le varie attività lavorative. Ma oggi, negli stessi Paesi in cui le leggi sanciscono il carattere festivo di questo giorno, l'evoluzione delle condizioni socio-economiche ha finito spesso per modificare profondamente i comportamenti collettivi e conseguentemente la fisionomia della domenica. Si è affermata largamente la pratica del «week-end», inteso come tempo settimanale di sollievo, da trascorrere magari lontano dalla dimora abituale, e spesso caratterizzato dalla partecipazione ad attività culturali, politiche, sportive, il cui svolgimento coincide in genere proprio coi giorni festivi. Si tratta di un fenomeno sociale e culturale che non manca certo di elementi positivi nella misura in cui può contribuire, nel rispetto di valori autentici, allo sviluppo umano e al progresso della vita sociale nel suo insieme. Esso risponde non solo alla necessità del riposo, ma anche all'esigenza di «far festa» che è insita nell'essere umano. Purtroppo, quando la domenica perde il significato originario e si riduce a puro «fine settimana», può capitare che l'uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente più di vedere il «cielo». Allora, per quanto vestito a festa, diventa intimamente incapace di «far festa». Che cosa ha modificato la fisionomia cristiana della domenica? Come tornare a far festa la domenica? LA NOSTRA COMUNITÀ POTREBBE LA NOSTRA FAMIGLIA POTREBBE…. 26 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Terzo incontro (ragazzi) IN QUELLO STESSO GIORNO. IL GIORNO DEL SIGNORE Per affascinare Alcuni genitori presentano ai ragazzi il racconto dei martiri di Abitene. SINE DOMINICO NON POSSUMUS Sottolineare l’espressione pronunciata da Emerito in risposta alle accuse di Anulino: che cosa significa esattamente? Risposte dei ragazzi. E noi, che ne abbiamo fatto di questo giorno? Presentare alcune immagini: 27 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Quale evoca la domenica? Dividere i ragazzi e i genitori in piccoli gruppi; ognuno può soffermarsi su due immagini, quella che rappresenta meglio il sentire comune della gente e quella che esprime il proprio modo di vivere la domenica in famiglia. Il responsabile del gruppo aiuterà i ragazzi a comprendere la ricchezza del giorno del Signore (che vuol dire anche vita in famiglia, riposo, attenzione verso gli altri), orientando la discussione anche sui rischi di una domenica concepita unicamente come “giornata di recupero” di tutto ciò che non si è fatto durante la settimana (spese, pulizie, studio…). Per approfondire Ritornare al racconto dei discepoli di Emmaus. Chiedere ai ragazzi di cercare un riferimento cronologico per collocare il brano del Vangelo in un determinato giorno della settimana. In quello stesso giorno: Che giorno è? Ipotesi dei ragazzi. Portare i ragazzi presso il fonte battesimale o mostrare loro un antico battistero. In genere c’è un elemento architettonico ottagonale che richiama l’ottavo giorno nel quale il cristiano vive. È un giorno speciale, fuori dal nostro tempo, che si affaccia nel mondo di Dio. È la domenica, il giorno di Gesù risorto nel quale ci apre il suo cielo. Con il Battesimo Gesù ci ha aperto l’ottavo giorno e con la domenica noi ci dimoriamo. S. GIOVANNI IN FONTE (VERONA); qui si trova l’ampia vasca battesimale ottagonale dell’inizio del XIII sec., ricavata da un unico blocco di marmo e decorata da bassorilievi con storie dell’infanzia di Gesù opera dello scultore Maestro Brioloto. Per assimilare Ogni giorno è un dono prezioso: riserva novità e custodisce consuetudini, risponde alle nostre profonde attese e ci permette di programmare la vita secondo un ritmo ben preciso. Chiedere ai ragazzi di preparare una preghiera di ringraziamento al Signore, per le tante attività che segnano i giorni della nostra settimana e di fermarsi poi a contemplare quell’ottavo giorno, in cui l’uomo si trae indietro per lasciare posto alla sorpresa di Dio. Ad esempio: - Ogni lunedì inizia una settimana di scuola e di impegno Ti ringraziamo Signore per la soddisfazione di portare a termine con responsabilità il nostro lavoro - Al martedì mi aspettano gli amici al campo di calcio Grazie Signore per il prezioso dono dell’amicizia che ci permette di condividere le nostre passioni - Signore, ogni domenica apri le porte della tua casa perché possiamo riposare accanto a te Donaci la capacità di guardare la nostra vita con gli occhi di chi ha incontrato il Risorto. 28 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Quarto incontro SEI ACCESO? OBIETTIVO I ragazzi - scoprono la bellezza di lasciarsi coinvolgere dagli eventi importanti della loro vita e di esservi partecipi con tutta la loro persona, testa, cuore e mani; - imparano a partecipare attivamente alla messa attraverso i cinque i sensi. SIETE ACCESI??? Per affascinare Ti racconto di un concerto! Invitare all’incontro di catechismo un giovane animatore o un fratello maggiore appassionato di musica che recentemente ha avuto l’opportunità di andare ad un concerto (valutare attentamente il cantante e la tipologia dello spettacolo; è bene che i testi delle canzoni e gli atteggiamenti dei cantanti non siano in netto contrasto con i valori che proponiamo ai ragazzi). Nel racconto del concerto dovrebbe emergere: - l’atmosfera di luci che avvolge gli spettatori: dagli effetti speciali dei riflettori e dei fumi provenienti dal palco alle scie luminose delle migliaia di cellulari accesi che illuminano la platea; - il progressivo coinvolgimento del pubblico, nel momento in cui il cantante intona la canzone preferita: il suono delle voci dei fans che si uniscono a quella del cantante, gli applausi interminabili, gli sguardi assorti e le lunghe catene di mani; - la partecipazione di tutti: lo spettacolo nasce dall’intesa tra il cantante e gli spettatori. Verso la fine del concerto nessuno sta più seduto sulle sedie tutti premono inesorabilmente verso il palco. Può aiutare a rendere il clima la proiezione di uno spezzone del video del concerto; chiedere di portare anche qualche oggetto particolarmente evocativo , come una sciarpa, una maglietta… Per approfondire Quando ci si trova immersi in un evento di questo tipo nessuno resta indifferente; il cantante sul palco non fa spettacolo per conto suo ma sollecita la partecipazione del pubblico, coinvolgendolo nei canti e nei movimenti del corpo. C’è una frase che si sente urlare dal palco con una certa insistenza: “e allora…siete accesi?”. E noi siamo accesi? Ci lasciamo coinvolgere? Proviamo a prendere in considerazione l’eucaristia domenicale. Sappiamo che la messa non è un concerto né uno spettacolo eppure se vogliamo che diventi veramente un evento importante per la nostra vita dobbiamo essere accesi anche lì. 29 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Quando Gesù ci ospita nella sua casa desidera che viviamo l’esperienza dell’incontro con lui in pienezza, che ci lasciamo coinvolgere e vi partecipiamo attivamente. Per questo motivo ci chiede di mettere in funzione tutti e cinque i sensi del nostro corpo. OCCHI: se i miei occhi sono attenti, possono cogliere i gesti che compie il sacerdote,vedere il colore delle vesti, le immagini sacre, i cartelloni, gli oggetti della Messa sull'altare, i fiori. ORECCHI: quando sono a Messa posso ascoltare la Parola di Dio, i canti, le preghiere e anche il silenzio. NASO: il mio naso può sentire il profumo dei fiori e dell'incenso. MANI: le mie mani possono toccare l'acqua appena entrato in chiesa e fare il segno della croce, scambiare il segno di pace e ricevere la Comunione. BOCCA: con la bocca posso pregare e cantare, baciare un segno sacro e ricevere il sacramento dell'Eucaristia. Per assimilare Ci sono alcune frasi della Bibbia che ci aiutano a ricordare i cinque sensi. A quale si riferiscono? Collegare ogni rotolo con uno dei cinque sensi elencati nelle caselle in alto. Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino (Sal 119,105) Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato (Lc 7, 37) Chi ascolta la mia parola e la mette in pratica è come un uomo saggio (Mt 7,24) Gustate e vedete quanto è buono il Signore! (Sal 34,9) Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio». E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. (Mc 10, 13-16) 30 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Quinto incontro UN POSTO PER NOI OBIETTIVO I ragazzi: - conoscono i riti di introduzione alla celebrazione eucaristica; - scorgono in essi il segno della convocazione del Signore che li chiama ad essere parte attiva della comunità eucaristica. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Venite con me, pag.125. Per affascinare Tutti sul campanile. Portare i ragazzi in visita al campanile. In genere le campane sono elettrificate, ma all’interno della torre campanaria sono ancora visibili i buchi dentro cui scorrevano le corde. I chierichetti un tempo andavano a suonarle insieme al campanaro e a volte il peso delle campane li portava con sé, sollevandoli da terra. Ecco, quando suonano le campane di domenica è per ricordarci che è iniziato un giorno nuovo che ci …solleva da terra! A volte però ci dimentichiamo di questo giorno, le campane ci danno fastidio e rimaniamo per terra, legati alle nostre occupazioni e le nostre preoccupazioni. Attribuisci con una freccia questi fumetti alle campane ferme o alle campane che sollevano… CAMPANE CHE SOLLEVANO CAMPANE FERME A messa ci vanno i grandi Ho tanti compiti da fare A messa mi annoio Non c’è solo il lavoro Meglio stare coi piedi per terra Oggi andiamo al Per approfondire centro commerciale 31 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Per approfondire I riti di introduzione della messa. Ricordare ai ragazzi l’episodio di Emmaus, a partire dalle prime sequenze dei disegni di Guerrino Pera: i due discepoli stanno camminando lungo la strada quando Gesù si avvicina loro e diventa compagno di viaggio. È quello che capita anche a noi ogni domenica: Gesù ci chiama ad uscire dalle nostre case, a lasciare le nostre occupazioni per radunarci intorno a lui. All’inizio della celebrazione alcuni riti ci aiutano a sentirci una comunità riunita nel suo nome. Il catechista accompagna i ragazzi all’interno della chiesa e spiega i riti di introduzione percorrendo in quattro tappe i luoghi che li richiamano. I. PRESSO LA PORTA DI INGRESSO DELLA CHIESA All’ingresso della chiesa si trova l’acqua benedetta: i cristiani quando entrano in chiesa fanno un segno della croce con quell’acqua, ricordando il battesimo che li ha resi figli di Dio e parte della Chiesa. Poi si genuflettono con il ginocchio destro per adorare il Signore presente nel tabernacolo. Il catechista aiuta i ragazzi a compiere con calma e consapevolezza questi gesti, perché possano diventare per loro familiari, evitando mosse frettolose e approssimative. IN PIEDI! Fin dall’inizio della celebrazione è richiesta la partecipazione attiva di tutti i fedeli. Ciascuno collabora per creare un clima di comunione e di raccoglimento. Questo è reso esplicito anche dall’atteggiamento del corpo. Durante i riti di introduzione alla messa siamo in piedi, una posizione che dice vigilanza, preghiera, disponibilità a mettersi in cammino. II. LUNGO LA NAVATA CENTRALE Quando tutto il popolo è radunato ha inizio la celebrazione con una processione che parte dalla sacrestia e giunge fino all’altare. Nelle celebrazioni solenni il percorso viene allungato, percorrendo tutta la chiesa in mezzo all’assemblea. Prendono parte alla processione il sacerdote o il vescovo che presiede e i chierichetti, preceduti dalla croce e dal libro dei vangeli. Quando il sacerdote e i chierichetti si avvicinano i fedeli si alzano: un segno per dire rispetto verso il sacerdote e disponibilità a iniziare la celebrazione. Perché si fa la processione? Il catechista aiuta i ragazzi a comprendere il ricco simbolismo che tale rito custodisce: è segno della chiesa in cammino, nell’attesa dell’incontro con il Padre, un cammino percorso dietro la croce di Gesù, che indica la direzione di ogni cristiano. La croce portata in processione è splendente, per dire che Gesù è risorto e noi siamo risorti con lui: questa è la bella notizia che la Chiesa custodisce nel libro dei Vangeli che porta in processione e che venera durante la celebrazione. Anche il canto di ingresso che accompagna la celebrazione ha un suo scopo: dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione e il raccoglimento tra i fedeli e accompagnare la processione. 32 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico III. DAVANTI ALL’ALTARE Giunto presso l’altare il sacerdote si inchina, lo bacia e a volte lo profuma con l’incenso. Questi gesti compiuti a nome di tutta l’assemblea permettono ai fedeli di stabilire un rapporto particolare con il Signore fin dall’inizio dell’Eucaristia. L’altare infatti è segno di Gesù, della sua presenza e del suo dono: a volte assomiglia ad una grande pietra (Gesù è la pietra angolare che regge tutto l’edificio), a volte ha la forma di una mensa per ricordare il banchetto che Gesù ha preparato. L’altare è ornato con la tovaglia, i fiori e i ceri accesi. Accanto si colloca la croce, che ha con l’altare uno stretto legame: entrambi ricordano il sacrificio di Gesù che ha offerto la sua vita per la nostra salvezza. Il bacio dell’altare ricorda il bacio della tavola che veniva dato dal capo famiglia, come segno di riconoscenza a Dio per il cibo ricevuto in dono. Il sacerdote che bacia l’altare rappresenta tutta l’assemblea: è il bacio che la Chiesa sposa dona a Cristo sposo. IV. ALLA SEDE Colui che presiede la celebrazione eucaristica si reca alla sede, la sedia posta davanti all’assemblea; ricorda che il sacerdote è segno di Gesù Buon Pastore, che sta davanti al gregge di pecore che il Padre gli ha affidato. Dalla sede il sacerdote guida il suo popolo a riconoscere la presenza del Signore , ad invocare la sua misericordia e a rendergli lode. La celebrazione inizia con il SEGNO DELLA CROCE, segno di riconoscimento del cristiano. L'amen dell'assemblea è l’espressione della fede da parte di tutto il popolo credente; letteralmente vuol dire: “mi appoggio, è il sostegno della mia vita”. IL SALUTO DEL CELEBRANTE non è un “buongiorno, buonasera”, ma l’annuncio che tutta l’assemblea riunita è raggiunta dal Signore (il Signore sia con voi). Il suo amore insieme a quello del Padre e dello Spirito dimora tra i cristiani. e il suo dono è per tutti: “con voi”, non solo “con te”. I cristiani raggiunti da Gesù formano un cuor solo e un’anima sola. L’ATTO PENITENZIALE è l'invito a riflettere sulla vita, a chiedere perdono a Dio dei peccati commessi. Non è facile diventare un cuore solo e un’anima sola e per questo occorre riconoscere le proprie colpe. Lo facciamo a volte battendoci il petto per dire: è proprio colpa mia, provo una forte sofferenza per il mio peccato ma desidero cambiare! Il GLORIA è un antico inno liturgico, che canta la bontà di Dio che dai cieli raggiunge la terra. È il canto della notte di Natale, che si ripete tutto l’anno (eccetto nel tempo di quaresima e di avvento), per dire che durante ogni messa il cielo si congiunge alla terra e Dio, mediante il suo Figlio, viene ad abitare in mezzo a noi. LA COLLETTA. È una parola che deriva dal latino e significa “raccolta”. In questo caso non si raccolgono soldi bensì le nostre preghiere. Il sacerdote dice: Preghiamo. Tutti pregano per qualche istante in silenzio, poi il sacerdote raccoglie le preghiere di tutti allargando le braccia e le presenta a Dio Padre con un’unica preghiera. Le preghiere della messa finiscono con la frase “Per Cristo nostro Signore”, perché le nostre preghiere le presentiamo al Padre mediante il Figlio suo Gesù. Il catechista può presentare in maniera semplificata i vari riti di introduzione (alcuni saranno approfonditi negli incontri seguenti; nella scheda alla fine della II parte sono richiamati in modo semplificato); in questo incontro è importante che i ragazzi comprendano l’importanza del momento iniziale della messa, in cui si costituisce l’assemblea liturgica e si prepara alla celebrazione dell’Eucaristia 33 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Per assimilare A che ora devo arrivare? I riti di introduzione alla messa hanno lo scopo di costituire l’assemblea liturgica: non basta radunarsi in un luogo per diventare una comunità! Occorre l’impegno di tutti nella puntualità, nell’attenzione agli altri, nel desiderio e nella gioia di ritrovarsi. Provate a riflettere su queste situazioni… Antonio sta giocando con il cellulare fuori della chiesa. Margherita la sua vecchia catechista lo invita a entrare: «Ma siamo solo alle letture!», dice. Michele fa il chierichetto. Sa che deve arrivare per tempo e lui arriva sempre un quarto d’ora prima dell’inizio della messa. Si veste e poi dà una mano ai chierichetti più piccoli che non sono sempre capaci di abbottonarsi. A casa si parla del ritardo a messa. La mamma dice a Martina e Antonio: «Se voi vi sbrigaste un po’ potremmo arrivare puntuali». Gianni e Sandra partecipano alla messa delle 10. Oggi sono arrivati in ritardo. Attraversano il corridoio centrale di corsa, mentre il lettore sta proclamando la prima lettura. Una vecchietta li guarda spazientita. Nella parrocchia di San Prosdocimo alcuni ragazzi del catechismo, a turno, alle porte della chiesa salutano chi arriva e consegnano il foglietto della messa. Il nonno di Chiara dice: «Ai miei tempi se arrivavi a messa quando il sacerdote aveva già toccato il calice, la messa non era più valida. Bisogna mettere delle regole chiare, per tutti!». I soliti ritardatari stanno entrando in chiesa mentre don Carlo sta leggendo il vangelo. Il sacerdote si ferma, fa silenzio e li guarda e loro si vergognano un po’. Teresa e Clotilde sono due anziane della parrocchia. Vengono a messa mezz’ora prima dell’inizio. Si salutano, si raccontano le vicende delle loro famiglie e un po’ si lamentano dei loro dolori. Andrea dice che non importa quanto sei stato dentro in chiesa. Ciò che conta è che ci sei andato. La catechista dice: «L’atto penitenziale è importante. Ci aiuta a ricordare che se facciamo fatica ad andare d’accordo, il Signore risana le nostre divisioni». Nella parrocchia di Santa Feliciana, mentre il giovane sacerdote don Claudio celebra la messa, il parroco don Giacinto sta alle porte della chiesa e saluta chi arriva. Ma la gente dice: «Lo fa per vedere chi arriva in ritardo!». Prima della messa, nella parrocchia di S. Giorgio, ci sono le prove di canto. Marta dice: ci devono andare solo quelli del coro. La catechista richiama Giovanni: «Sei sempre l’ultimo a entrare». «Sì – risponde – ma sono anche il primo a uscire!». Chiedere ai ragazzi di sottolineare gli atteggiamenti più appropriati e discuterne insieme, aiutando a comprendere l’importanza di arrivare a messa in orario. Se lo si ritiene opportuno (valutare le situazioni familiari!) invitare i ragazzi a prendere l’impegno di arrivare puntuali a messa, eventualmente sollecitando anche i loro familiari. Concludere con un momento di preghiera. 34 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Sesto incontro UNA COMUNITÀ RIUNITA OBIETTIVO I ragazzi: - riconoscono nella comunità riunita per la celebrazione dell’Eucaristia la presenza del Signore; - comprendono che nella comunione ecclesiale si vive già l’incontro con Gesù. Per affascinare La storia della vecchietta che aspettava Dio può essere d’aiuto per comprendere che l’incontro con Dio nella messa già si realizza nella presenza dei fratelli. Arriva Dio C'era una volta un'anziana signora che passava in pia preghiera molte ore della giornata. Un giorno senti la voce di Dio che le diceva: «Oggi verrò a farti visita». Figuratevi la gioia e l'orgoglio della vecchietta. Cominciò a pulire e lucidare, impastare e infornare dolci. Poi indossò il vestito più bello e si mise ad aspettare l'arrivo di Dio. Dopo un po' qualcuno bussò alla porta. La vecchietta corse ad aprire. Ma era solo la sua vicina di casa che le chiedeva in prestito un pizzico di sale. La vecchietta la spinse via: «Per amore di Dio, vattene subito, non ho proprio tempo per queste stupidaggini! Sto aspettando Dio, nella mia casa! Vai via!». E sbatté la porta in faccia alla mortificata vicina. Qualche tempo dopo bussarono di nuovo. La vecchietta si guardò allo specchio, si rassettò e corse ad aprire. Ma chi c'era? Un ragazzo infagottato in una giacca troppo larga che vendeva bottoni e saponette da quattro soldi. La vecchietta sbottò: «Io sto aspettando il buon Dio. Non ho proprio tempo. Torna un'altra volta!». E chiuse la porta sul naso del povero ragazzo. Poco dopo bussarono nuovamente alla porta. La vecchietta apri e si trovò davanti un vecchio cencioso e male in arnese. «Un pezzo di pane, gentile signora, anche raffermo... E se potesse lasciarmi riposare un momento qui sugli scalini della sua casa», implorò il povero. «Ah, no! Lasciatemi in pace! Io sto aspettando Dio! E stia lontano dai miei scalini!» disse la vecchietta stizzita. Il povero se ne partì zoppicando e la vecchietta si dispose di nuovo ad aspettare Dio. La giornata passò, ora dopo ora. Venne la sera e Dio non si era fatto vedere. La vecchietta era profondamente delusa. Alla fine si decise ad andare a letto. Stranamente si addormentò subito e cominciò a sognare. Le apparve in sogno il buon Dio che le disse: «Oggi per tre volte sono venuto a visitarti, e per tre volte non mi hai ricevuto!». (B. FERRERO, Altre storie, Elledici). 35 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Per approfondire SONO I MIEI FRATELLI! Riprendere il racconto dei martiri di Abitene. Quando il proconsole romano interroga Emerito che ha fatto entrare in casa propria gli altri cristiani per l’Eucaristia domenicale, gli dice: «Perché permettevi loro di entrare?». Ed Emerito risponde: «Perché sono miei fratelli e non potevo impedir loro di entrare!». Emerito ricorda bene alcune parole di Gesù e degli apostoli. Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18,20) Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi: da questo conosceranno che siete miei discepoli (Gv 13,34) Fratelli noi siamo stati battezzati per formare un solo corpo (1Cor 12,13) Per assimilare Proporre ai ragazzi di ricostruire un puzzle che rappresenti la loro comunità parrocchiale riunita per la celebrazione eucaristica. Mentre si compone il puzzle osservare insieme a loro le persone che formano questa grande famiglia: è importante che ci siano tutte … altrimenti il puzzle non riesce. Settimo incontro IL SIGNORE È BUONO E PERDONA OBIETTIVO I ragazzi: - prendono atto che non sempre riusciamo a vivere nella comunione, come Gesù ci ha insegnato; - comprendono che per incontrare Gesù durante la celebrazione dell’Eucaristia si deve sentire il bisogno del suo amore e del suo perdono; - conoscono nella liturgia le parti dedicate alla richiesta del perdono, in particolare l’atto penitenziale. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Venite con me, pag.164. 36 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Per affascinare Pace sì…ma non troppo! Iniziare l’incontro raccontando la vicenda capitata qualche domenica fa a Consuelo, una giovane donna brasiliana che vive in una parrocchia della nostra diocesi. Al momento del segno della pace ha stretto la mano con convinzione ai suoi vicini di banco, li ha guardati negli occhi e ha sorriso a ciascuno, con voce forte e decisa ha augurato ogni pace e bene a chi stava condividendo con lei la celebrazione dell’Eucaristia. Un po’ troppo per quei fedeli, abituati ad una fugace stretta di mano, data in modo abitudinario e freddo, senza riflettere troppo sul significato di quel gesto. La domenica seguente intorno a Consuelo non c’era più nessuno. Disporre i ragazzi in cerchio e dare loro una corda da tenere in mano. La corda rappresenta la comunione che si crea tra noi mentre celebriamo l’Eucaristia: è la pace piena quella alla quale il Signore ci chiama, non una pace frettolosa stretta per abitudine! A volte però è minacciata dal peccato che rompe i legami d’amore che si sono creati tra noi. Il catechista taglia la corda in tanti pezzi quanti sono i ragazzi in cerchio, in modo tale che a ciascuno resti in mano un frammento di corda. La partecipazione alla celebrazione eucaristica rinsalda il legame spezzato dal peccato; invitare i ragazzi a riannodare i pezzi di corda e notare insieme come il cerchio si sia stretto: la comunione è ristabilita e più forte di prima. Per approfondire Il peccato verso i fratelli è contrario alla comunione con Dio e ci tiene lontani dall’incontro con Gesù; per questo all’inizio della celebrazione chiediamo perdono. Lo facciamo con un gesto molto significativo, battendoci il petto mentre confessiamo le nostre colpe: Confesso a Dio onnipotente, e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni: (battendosi il petto) per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli di pregare per me il Signore Dio nostro. L. LOTTO, Girolamo penitente, 1506, Parigi Il segno del battersi il petto è molto antico; mostrare ai ragazzi una riproduzione del dipinto di Lorenzo Lotto che raffigura Girolamo penitente. Il santo, avvolto solo da un telo rosato, tiene in mano il crocifisso e con l'altra afferra la pietra con cui è solito battersi il petto in segno di penitenza. Vicino a lui sta anche un libro, simbolo della sua traduzione della Bibbia. 37 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Durante la messa ci battiamo il petto tre volte per sottolineare il significato di questo gesto: 1. Sono proprio io: la mano indica il petto, sede del cuore e della volontà dell’uomo. Battendoci il petto dichiariamo la consapevolezza della nostra responsabilità: io ho commesso la colpa, non altri. 2. Il peccato genera sofferenza: Girolamo si batte il petto con una pesante pietra, per mostrare come la colpa porti con sé sofferenza e dolore. Il peccato non è mai un bene: ci illudiamo di essere felici e in realtà ci troviamo poveri, soli e feriti. 3. Sono pronto a rispondere all’appello di Dio: accanto alle pietre Girolamo tiene aperta la Bibbia per ascoltare la Parola di Dio. Battersi il petto è anche un segno di conversione, il desiderio di risvegliarsi dal torpore in cui il peccato ci ha lasciato cadere, per rendere il cuore attento all’appello che Dio ci rivolge. Anche nel peccato Dio non ci abbandona . Per il catechista A volte la rottura provocata dal peccato è talmente forte che l’atto penitenziale non è sufficiente ad accoglierci nella comunione con il Padre. È necessario ricorrere alla confessione. È bene sottolineare questo aspetto con i ragazzi, per aiutarli a guardare con verità alla loro vita, senza minimizzare le conseguenze del peccato. Può essere utile ricordare quali sono i peccati che vanno confessati prima di partecipare all’Eucaristia. Per assimilare Ci sono altri momenti durante la celebrazione in cui chiediamo perdono al Signore. Cercare insieme ai ragazzi le parole del perdono nel foglietto della Messa. Si può fotocopiare in formato ingrandito un foglietto della messa domenicale, evidenziando man mano le parti della messa approfondite insieme. . 38 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico Ottavo incontro LA CONSEGNA DELLA VESTE OBIETTIVO I ragazzi: - si preparano a ricevere la veste per accostarsi alla comunione con Gesù; - riconoscono in essa il segno della disposizione d’animo necessaria per essere parte dell’assemblea liturgica; - comprendono che la comunità, che li ha accolti il giorno del Battesimo, si impegna con la consegna della tunica ad accompagnarli all’incontro con Gesù. TESTI DI RIFERIMENTO Nella Bibbia: Matteo 22, 2-13; Colossesi 3, 12-15. Per affascinare Il catechista distribuisce alcuni inviti: - una festa di compleanno a casa di un amico; - un pranzo in un elegante locale per la laurea del fratello maggiore; - una festa in piscina con i compagni di classe. Chiede ai ragazzi di entrare nel ruolo del personaggio invitato; si tratta di un evento importante, atteso da molto tempo. Finalmente arriva il giorno stabilito, manca poco meno di un’ora alla partenza. Come mi preparo? Dare ai ragazzi un po’ di tempo personale per pensare al look più adatto alla situazione: indicare con precisione abiti, scarpe, accessori vari che in quella circostanza ciascuno prenderebbe dall’armadio e confrontarsi poi in gruppo. Il catechista se necessario aiuti a comprendere il senso dell’attenzione data al proprio aspetto, che non appartiene alla logica dell’apparire; si tratta di sentirsi a proprio agio in una situazione particolare, di dare all’evento la giusta importanza, rispettando anche chi ci ha invitato. Per approfondire E quando Gesù ci invita a partecipare alla messa, quale vestito dobbiamo prendere dall’armadio? Anche Gesù parla del vestito della festa; ascoltiamo dall’evangelista Matteo una parabola che Gesu aveva raccontato ai suoi amici, mentre anche gli scribi e i farisei lo stavano ascoltando: Mt 22,2 «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con 39 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Tutti sono invitati alla festa di Gesù, ma per entrare occorre prepararsi. Il vestito nuziale indica le disposizioni d’animo che ciascuno deve avere, nel momento in cui incontra il Signore; la tunica bianca che viene consegnata ai ragazzi e che sarà indossata nel giorno della comunione è segno di conversione e di vita nuova, di comunione con i fratelli nella lode al Signore. È segno quindi che anche loro sono parte di quell’assemblea liturgica che ogni domenica celebra la Pasqua del Signore. Per assimilare Il gomitolo di Gesù. La tunica che indossiamo nel momento in cui ci accostiamo alla comunione con il Signore è un vestito particolare, diverso da tutti gli altri: ci riveste di Gesù, dei suoi stessi sentimenti e ci rende simili a lui. Anche Paolo ne parla, nella lettera ai Colossesi: i cristiani della comunità di Colossi erano stati tentati di indossare un altro vestito ma Paolo ricorda loro il vestito che Gesù ha consegnato: Fratelli, 12scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, 13sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. 14Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. 15E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! Con quali gomitoli è fatta la veste che Gesù ci dona? Proviamo a descriverne il materiale… Gomitolo del… 40 Dacci sempre questo Pane Seconda unità – LA GIOIA DI UN INCONTRO Itinerario eucaristico PREGHIERA DI BENEDIZIONE DEI RAGAZZI PER LA CONSEGNA DELLA TUNICA DI PRIMA COMUNIONE I ragazzi che si preparano alla prima comunione, all’invito del sacerdote, dopo l’omelia, si dispongono davanti all’altare. Sac. Fratelli, invochiamo la benedizione di Dio su questi ragazzi, perché si preparino con gioioso impegno all’incontro con il Signore Gesù nell’Eucaristia. Tutti pregano in silenzio Sac. Dio nostro Padre, nel Battesimo ci hai rivestito di Cristo e ci hai fatto rinascere come nuove creature. Ass. Gloria a Te, Signore! Sac. Cristo Gesù tu ci doni il tuo Corpo, Pane vero per la vita del mondo. Ass. Gloria a Te, Signore! Sac. Spirito Santo, tu ci unisci in nella famiglia dei figli e fai di noi un cuor solo e un’anima sola. Ass. Gloria a Te, Signore! Oppure, altra formula Sac. Dio nostro Padre, nel Battesimo ci hai rivestito di Cristo e ci hai fatto rinascere come nuove creature. Ass. Mantienici uniti a te come i tralci alla vite. Rag. Cristo Gesù tu ci doni il tuo Corpo, Pane vero per la vita del mondo. Ass. Disponi i nostri cuori ad accogliere il tuo dono. Rag. Spirito Santo, tu ci unisci in nella famiglia dei figli e fai di noi un cuor solo e un’anima sola. Ass. Ravviva in noi la gioia di far parte di questa comunità. Gen. Gesù Maestro e Signore, tu ci chiami a educare i nostri figli nella fede. Ass. Aiuta questi ragazzi a conoscerti e ad amarti. Cat. Aiutaci, Signore a investire i talenti che ci affidi secondo i tuoi disegni. Ass. Fa’ che non rimangano sepolti e facciano crescere il tuo Regno. Sac. Preghiamo Guarda, o Padre, a questi tuoi figli, che oggi ricevono la veste di Prima Comunione. Tu che nel Battesimo li hai rivestiti di Cristo, fa’ che rinati a vita nuova si preparino con gioiosa partecipazione e rinnovato impegno all’incontro con il tuo Figlio Gesù, Pane vivo disceso dal cielo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Tutti: Amen. I ragazzi vengono chiamati per nome e viene loro consegnata la tunica. 41 Dacci sempre questo Pane PER RICORDARE – Schede per i ragazzi Itinerario eucaristico 1. I RITI DI INTRODUZIONE LA PROCESSIONE INIZIALE Il sacerdote che celebra l’Eucaristia insieme ai chierichetti si reca all’altare preceduto dalla croce e dal libro dei vangeli, attraversando l’assemblea. La croce è splendente perché Gesù è risorto e noi siamo risorti con lui: questa è la bella notizia che la chiesa custodisce nei vangeli e per questo cantiamo di gioia L’ALTARE È il segno della presenza di Gesù. Assomiglia ad una grande pietra (Gesù è la pietra angolare che regge tutto l’edificio), oppure ha la forma di una mensa, per ricordare il banchetto che Gesù ha preparato. Il sacerdote bacia l’altare e qualche volta lo profuma con l’incenso. IL SEGNO DELLA CROCE La messa inizia con il segno della croce: è il segno di riconoscimento del cristiano. L'amen che diciamo tutti insieme vuol dire: “mi appoggio su di te Signore, sei il sostegno della mia vita”. Il Signore sia con voi! IL SALUTO DEL CELEBRANTE Non è un “buongiorno, buonasera”, ma l’annuncio che tutta l’assemblea riunita è raggiunta dall’amore del Signore. E il suo dono è per tutti: “con voi”, non solo “con te”. I cristiani raggiunti da Gesù formano un cuor solo e un’anima sola. Il sacerdote apre le braccia, segno di un fraterno abbraccio di pace con la comunità. 42 Dacci sempre questo Pane PER RICORDARE – Schede per i ragazzi Itinerario eucaristico … per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa… L’ATTO PENITENZIALE È l'invito a riflettere sulla vita, a chiedere perdono a Dio dei peccati commessi. Non è facile diventare un cuore solo e un’anima sola e per questo occorre riconoscere le proprie colpe. Lo facciamo a volte battendoci il petto per dire: è proprio colpa mia! A volte al posto dell’atto penitenziale viene fatta l’aspersione con l’acqua benedetta. IL GLORIA Canta la bontà di Dio che dai cieli raggiunge la terra. È il canto della notte di Natale, ma durante ogni messa il cielo si congiunge alla terra e Dio mediante il suo Figlio viene ad abitare in mezzo a noi. … per Cristo nostro Signore LA COLLETTA È una parola che deriva dal latino e significa “raccolta”. In questo caso non si raccolgono soldi bensì le nostre preghiere. Il sacerdote dice: Preghiamo. Tutti pregano per qualche istante in silenzio, poi il sacerdote raccoglie le preghiere di tutti allargando le braccia e le presenta a Dio Padre con un’unica preghiera. Le preghiere della messa finiscono con la frase “Per Cristo nostro Signore”, perché le nostre preghiere le presentiamo al Padre mediante il Figlio suo Gesù. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 43 Dacci sempre questo Pane PER RICORDARE – Schede per i ragazzi Itinerario eucaristico CONOSCI I RITI DI INTRODUZIONE ALLA MESSA? 1 2 3 4 DEFINIZIONI 1. La raccolta delle preghiere. 2. Lo è l’atto con cui ci si batte il petto. 3. Il luogo in cui il sacerdote si trova all’inizio della celebrazione. 4. Lo rivolge ai fedeli il sacerdote all’inizio della celebrazione. 5. Il sacerdote lo è di tutti i fedeli della parrocchia. 6. Un canto che intona il sacerdote. 7. Così si chiama quello della croce. 8. Il segno della presenza di Gesù durante la celebrazione. 5 6 7 8 Nelle caselle annerite apparirà un altro nome con cui viene chiamata l’Eucaristia. CHE COLORE SCELGO? Il sacerdote indossa paramenti di colori diversi a seconda della celebrazione; abbina con una freccia la celebrazione e il colore liturgico corrispondente: Natale Pentecoste Mercoledì delle ceneri Messa di domenica scorsa ATTENTO! Celebrazione per i defunti Ogni colore ha il suo significato: - Il bianco indica luce e gioia; - Il rosso fuoco e sangue; - Il viola tempo di attesa e purificazione; - Il verde speranza nel ritorno del Signore. San Giovanni Battista Pasqua San Pietro e Paolo Assunzione di Maria Messe del tempo ordinario 44 Dacci sempre questo Pane Terza unità – UNA PAROLA CHE RISCALDA Itinerario eucaristico Terza unità UNA PAROLA CHE RISCALDA Primo incontro LA PAROLA DI GESÚ RISCALDA IL CUORE OBIETTIVO I ragazzi: - riflettono sull’importanza di una parola pronunciata da chi ci vuole bene; - intuiscono che la Parola di Gesù è una Parola efficace e dà vita perché è Parola di Dio; - scoprono che Dio parla ad ogni uomo e la sua Parola porta frutto in chi la accoglie; - accostano la vita di un santo per comprendere come la Parola di Dio continua ad operare nella Chiesa. TESTI DI RIFERIMENTO - nella Bibbia: Marco 4, 1-9. - nel catechismo: Io sono con voi, 129-130; Venite con me, pag.126-127. Per affascinare ERA STATO COINVOLTO NELL’INCIDENTE SULLA COMPLANARE NELLA ZONA INDUSTRIALE DI BRINDISI Svegliato dal coma il quindicenne di Brindisi BRINDISI – Si è svegliato dal coma Michele M., il ragazzo di 15anni rimasto ferito giovedì 27 dicembre in un incidente in scooter avvenuto sulla complanare che collega il rione Bozzano di Brindisi con la zona industriale. Un sospiro di sollievo per parenti, amici e conoscenti, che per tutte queste ore hanno pregato e sperato nel risveglio del giovane, le cui condizioni erano parse subito gravi, dopo il volo compiuto dal suo scooter.. Una botta tremenda, avvenuta sotto gli occhi di alcuni automobilisti di passaggio, che si erano subito fermati per prestare aiuto e per chiamare soccorsi. In pochi minuti, un’ambulanza del 118 si era portata sul posto per il trasporto del ragazzo – il quale riportava profonde ferite sul viso – presso l’ospedale “Perrino”. Dopo quattro giorni di coma e il costante monitoraggio dei medici del reparto di Rianimazione, la bella notizia nel pomeriggio di oggi: Michele si è risvegliato. In tutte queste ore gli amici non lo avevano mai lasciato solo e avevano continuato a rivolgergli parole di speranza e di incoraggiamento. Alla notizia del suo risveglio dal coma, c’è grande felicità nei post inviati sul suo profilo di Facebook: “Finalmente ti sei risvegliato, non avevamo dubbi su di te, continua così, ti vogliamo tutti un mondo di bene”. 45 Dacci sempre questo Pane Terza unità – UNA PAROLA CHE RISCALDA Itinerario eucaristico Iniziare l’incontro leggendo ai ragazzi la notizia di un risveglio dal coma; far notare come la presenza degli amici più cari acceleri la guarigione di chi si trova in bilico tra la vita e la morte. La parola che viene dal cuore giunge direttamente al cuore di chi si trova disteso in un letto di ospedale, apparentemente senza speranza e lo riporta alla vita. Riprendere con i ragazzi l’episodio di Emmaus. Anche la parola di Gesù ha un effetto simile a quella degli amici di Michele; è una parola che tocca il cuore e riporta alla vita i due discepoli, dopo che la notizia della morte di Gesù aveva tolto ogni speranza per il futuro. Osservare insieme ai ragazzi i colori usati dal disegnatore Guerrino Pera per rendere l’efficacia della parola di Gesù; nei disegni della prima colonna i tonI sono freddi mentre dalla quinta scena c’è un cambio di tonalità. Prevalgono colori più caldi, che si diffondono nella scena dal volto e dalle mani di Gesù, mentre spiega ai due discepoli le pagine della Scrittura. La parola di Gesù scalda il cuore. Per approfondire La Parola di Gesù scalda il cuore perché è Parola di Dio: quando Dio parla nasce sempre qualche cosa di straordinario. La sua parola è come un seme, che cade nel terreno e produce vita nuova. Leggere la parabola del seminatore nel vangelo di Marco; puntare l’attenzione più sul seme gettato che sui vari terreni su cui cade. Mc 4,3 «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. 8Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». Nella parabola Gesù ci fa intuire come sia la Parola di Dio attraverso un’immagine molto comune per gli apostoli ma allo stesso tempo imprevedibile. Che cosa ha in comune il seminatore Dio con i seminatori che erano soliti vedere in mezzo ai campi? Attraverso i cartelli-concetto aiutare i ragazzi a cogliere i criteri differenti che guidano la semina di Dio rispetto alla semina dell’uomo: UN SEME GETTATO CON ABBONDANZA UN SEME PER TUTTI GLI UOMINI 46 UN SEME CHE PORTA MOLTO FRUTTO Dacci sempre questo Pane Terza unità – UNA PAROLA CHE RISCALDA Itinerario eucaristico Per assimilare La Parola di Dio seminata nella storia ha portato molto frutto; ce lo testimoniano numerose figure di cristiani che hanno lasciato che la loro vita fosse trasformata dalla Parola. Accostiamo con i ragazzi una figura significativa del nostro tempo, per comprendere come l’opera del seminatore continui anche oggi. Si può presentare la vicenda di CARLO CASTAGNA, che ha suscitato un certo scalpore tra le pagine della cronaca per aver perdonato gli assassini della moglie, della figlia e del nipote, uccisi a Erba nel dicembre del 2006. Di fronte alle reazioni sconcertate del mondo che si aspettava parole di odio e di rabbia ha risposto: «Non ho fatto altro che applicare ciò che il Vangelo ci ha sempre insegnato e sempre insegnerà: “Ama il tuo nemico, perdona il tuo nemico”. Dona a lui lo stesso perdono che tu hai ricevuto un sacco di volte, e non aspettarti neanche un cenno di ringraziamento, non lo voglio neanche. Non mi aspettavo che ci fosse un consenso da parte dell’opinione pubblica. Il mio agire è stato aiutato e condotto seguendo la traccia che ci indica il cammino della speranza, della redenzione, dell’amore». Secondo incontro POTESSI ASCOLTARE ANCH’IO LA SUA PAROLA! OBIETTIVO I ragazzi: - scoprono che Dio continua a parlarci, in particolare durante la celebrazione dell’Eucaristia, nella liturgia della Parola; - conoscono l’ambone e la simbologia ad esso relativa; - imparano la varie parti da cui è formata la liturgia della Parola, comprendendo le differenti modalità con cui Dio parla all’uomo. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Io sono con voi, pag.129-130; Venite con me, pag.126-127. 47 Dacci sempre questo Pane Terza unità – UNA PAROLA CHE RISCALDA Itinerario eucaristico Per affascinare Dio ci parla ancora. Accompagnare i ragazzi in chiesa presso l’ambone, il luogo da cui ci viene proclamata la Parola di Dio. Recuperare alcuni significati simbolici, facendo eventualmente riferimento anche ad altri amboni. Particolarmente significativo l’ambone del XIII secolo attribuito a FRA GUGLIELMO DI PISA, che si trova nella chiesa di san Giovanni di Pistoia. Fra Guglielmo ha inserito in un unico ambone tre leggii, uno per spigolo. Sotto il primo leggio un gruppo di sculture con immagine di alcuni profeti, sotto il secondo i simboli degli evangelisti, sotto il terzo altri autori del nuovo testamento. Chiaro il riferimento ai tre differenti libri da cui si attingono le letture della messa, secondo l’antico uso documentato già da Sant’Ambrogio (+397): “ Prima si legge il profeta e l’apostolo, poi il Vangelo”. Un luogo elevato: ambone è una parola greca che significa salire. Spesso infatti si trova in un luogo rialzato, al quale si accede mediante tre gradini. Essi rappresentano le tre parole con cui Dio si rivolge agli uomini: la parola annunciata dai profeti nell’Antico Testamento, la parola custodita dalle prime comunità degli apostoli e tramandata nelle lettere e la parola di Gesù, che è il Vangelo. L’annuncio della Pasqua: l’ambone rappresenta il sepolcro vuoto sul quale siede l’angelo, che rivolge alle donne e ad ogni uomo la bella notizia della risurrezione di Gesù. Per questo dall'ambone si proclamano le Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento, tutte orientate a spiegare il mistero della Pasqua del Signore, morto e risorto per noi. Un luogo solido: l’ambone non è un semplice leggio. E’ una struttura stabile, che sottolinea la stabilità della Parola di Dio che da lì viene proclamata. Non ci sale chiunque ma solo il lettore e il sacerdote che in quel luogo non dicono le loro parole ma la Parola di Dio. Se possibile far vedere ai ragazzi i libri dai quali viene proclamata la Parola di Dio dall’ambone: il lezionario, che contiene le letture dell’Antico testamento e le lettere, e l’evangeliario, dal quale il sacerdote proclama il Vangelo, la buona notizia di Gesù. 48 Dacci sempre questo Pane Terza unità – UNA PAROLA CHE RISCALDA Itinerario eucaristico Per approfondire SEDUTI O IN PIEDI? A partire dai libri liturgici spiegare ai ragazzi le varie parti di cui si compone la liturgia della Parola; si tratta di dialogo tra Dio e l’uomo, in cui noi tutti siamo invitati a partecipare, attraverso l’ascolto attento e la risposta. Può essere l’occasione di spiegare ai ragazzi l’atteggiamento da tenere durante la liturgia della Parola, il significato di stare in piedi o seduti. Seduti per ascoltare È la posizione di chi ascolta un messaggio importante senza lasciarsi distrarre da mille altre preoccupazioni. Ricordi Marta e Maria? Maria stava seduta ai piedi di Gesù per ascoltare la sua Parola: è per noi il modello di come si sta davanti al Signore In piedi per essere pronti Ci alziamo per esprimere la gioia di incontrare Gesù! Stiamo in piedi ben dritti, senza cercare alcun appoggio, per essere pronti a ricevere un grande dono: è la libertà dal peccato che Gesù ci offre in ogni Eucarestia. Anche gli Ebrei quando stavano per uscire dall’Egitto mangiarono in piedi, pronti per partire verso la terra promessa: stare in piedi ci ricorda che non c’è tempo da perdere! Per il catechista ALLA MENSA DELLA PAROLA Per l’incontro con i ragazzi ci si può servire dello schema semplificato riportato nella scheda alla fine della Terza Unità. IL PROFETA. La prima lettura è scelta generalmente tra le pagine dell’Antico Testamento, dove viene raccontata la storia dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. La chiesa continua a leggere tali pagine per lo stretto legame che da sempre ha riconosciuto fra i due Testamenti. Gesù stesso spiegando ai discepoli di Emmaus il senso delle Scritture sottolinea il valore dell’Antico Testamento e il compimento nel Nuovo: “cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,27). Attraverso le vicende di Abramo, di Mosè, di Davide e dei profeti Dio continua a parlare alla Chiesa che nella storia dell’Antico Israele comprende anche la sua storia. La prima lettura è sempre collegata al Vangelo, che ne rivela il compimento. Nel tempo di Pasqua si leggono brani tratti dagli Atti degli Apostoli. L’APOSTOLO. La seconda lettura. Generalmente è tratta da un libro del Nuovo Testamento, eccettuati i Vangeli: le Lettere, gli Atti degli Apostoli, l’Apocalisse. Questi libri contengono l’annunzio della salvezza messo per iscritto, per ispirazione dello Spirito Santo, dagli apostoli e da uomini della loro cerchia. Presentano un carattere apostolico, non solo per i loro autori ma anche per il contenuto: contengono la vita e l’insegnamento degli Apostoli e la ricca testimonianza di fede delle prime comunità. Le parole di incoraggiamento rivolte agli apostoli alla chiesa primitiva diventano attuali per la Chiesa di ogni tempo che riconosce nella chiesa apostolica il suo riferimento. 49 Dacci sempre questo Pane Terza unità – UNA PAROLA CHE RISCALDA Itinerario eucaristico IL VANGELO. “Dopo aver parlato molte volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, il Padre ha parlato per mezzo di suo Figlio Gesù”. Gesù è Parola del Padre; è lui il vangelo, la bella notizia di salvezza per ogni uomo. Il termine Vangelo indica anche i libri sacri per eccellenza, i quattro vangeli, che si distinguono dagli altri perché “costituiscono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo Incarnato” (DV 18). La proclamazione del Vangelo costituisce il momento più solenne della liturgia della Parola; i quattro evangelisti ci guidano alla conoscenza di Gesù: Matteo, il pubblicano convertito, Marco, associato alla missione di Paolo e interprete di Pietro, Luca, fedele collaboratore di Paolo e Giovanni, il discepolo che Gesù amava. Ognuno riporta la vita e gli insegnamenti di Gesù con particolari sfumature, che rivelano la sensibilità dell’autore e le esigenze dei suoi destinatari: proclamano un solo Vangelo anche se presentato in modo differente. La solennità del Vangelo è sottolineata dai gesti liturgici che precedono e seguono la sua lettura: - il libro dei Vangeli viene portato in processione dal sacerdote all’ambone, dove viene incensato; - due chierichetti accompagnano la processione con i candelieri che restano accesi per tutta la lettura del Vangelo; - prima di proclamare il Vangelo il sacerdote recita una preghiera di purificazione, ispirata alla chiamata di Isaia al suo ministero profetico (Is 6): “Purifica il mio cuore e le mie labbra, Signore, perché possa annunciare degnamente il tuo vangelo”; - la proclamazione è preceduta da un breve dialogo tra il sacerdote e i fedeli, nel quale viene sottolineata la presenza del Signore in mezzo all’assemblea. Dal Vangelo secondo Marco Gloria a Te, o Signore Il Signore sia con voi E con Il tuo Spirito Il dialogo continua con l’annuncio da parte del sacerdote della bella notizia che verrà proclamata, secondo la prospettiva di uno dei quattro evangelisti. L’accento è sulla buona notizia alla quale il popolo risponde con una acclamazione di fede. - Il sacerdote traccia un segno di croce sul libro dei Vangeli e poi su se stesso, sulla fronte, sulle labbra, sul petto. Questo gesto è ripetuto anche dai fedeli; indica che Cristo crocifisso e risorto deve entrare nei nostri pensieri, deve esprimersi con le nostre parole, deve vivere nel nostro cuore. - Al termine della proclamazione del Vangelo il libro dei Vangeli viene baciato, in segno di venerazione. A volte viene solennemente mostrato al popolo che può rivolgere un’acclamazione. Per assimilare Affidare a ciascun ragazzo un versetto del Vangelo da proclamare all’ambone alla fine dell’incontro come momento di preghiera. Lasciare un breve tempo di silenzio e di meditazione, in cui ciascuno possa leggere per conto suo il versetto e prepararsi su come proclamarlo in modo efficace, perché raggiunga agli altri non come parola nostra ma come Parola di Dio. 50 Dacci sempre questo Pane Terza unità – UNA PAROLA CHE RISCALDA Itinerario eucaristico Terzo incontro RISPONDIAMO ALLA SUA PAROLA OBIETTIVO I ragazzi: - comprendono l’importanza di rispondere all’appello di un Dio che continua a rivolgerci la sua Parola; - collocano la professione di fede e la preghiera dei fedeli all’interno della liturgia della Parola; - maturano un atteggiamento consapevole di partecipazione all’Eucaristia; - intuiscono che nell’ascolto della Parola vivono l’incontro con Gesù e si preparano a celebrare con la comunità la comunione nella Parola. Per affascinare E io non parlo più. Capita in famiglia che un figlio, una mamma o un papà per degli imprecisati motivi si rinchiudano in un silenzio impenetrabile. Gli sforzi degli altri componenti della famiglia di ripristinare il dialogo risultano faticosi e alle domande più accattivanti si ottiene come risposta un incomprensibile grugnito. Presentare ai ragazzi alcune situazioni tipo da drammatizzare in una semplice scenetta. 1. Marta, 10 anni, è stata invitata ad una festa di compleanno sabato sera ma i genitori hanno pensato che è ancora troppo piccola per feste di questo tipo. Sono 24 ore che non rivolge più la parola a nessuno, neppure al fratellino Sandro di 5 anni che non capisce la situazione. La famiglia è a tavola per la cena… 2. Papà Claudio aveva organizzato una rimpatriata con i suoi vecchi amici scout in un rifugio di montagna ma all’ultimo momento è costretto a rinunciare per impegni di lavoro. La mamma ha pensato di invitare a cena la nonna ma papà non ha molta voglia di parlare. Sono tutti in salotto, seduti sul divano, mentre aspettano che l’arrosto sia pronto. La nonna si rivolge a papà… 3. Dopo una faticosa giornata di lavoro mamma Antonietta torna a casa e trova la cucina in disordine. Sono le sette di sera e sul tavolo c’è ancora il pentolino del latte e le tazze di chi si è preparato uno spuntino nel pomeriggio. La mamma prepara la cena di malavoglia e si siede a tavola con i tre figli; l’atmosfera è tesa. Luisa, Franco e Pietro tentano di smuovere la situazione… Commentare le scenette insieme ai ragazzi. Sono situazioni che abbiamo vissuto? Riflettere come il mutismo di un solo membro della famiglia incida sul clima generale e sulla serenità familiare. 51 Dacci sempre questo Pane Terza unità – UNA PAROLA CHE RISCALDA Itinerario eucaristico Per approfondire In una relazione affettiva rispondere alle sollecitazioni è fondamentale: ascoltare non basta! La risposta sbrigativa ostacola il dialogo e crea un clima di incomprensione. A volte ci capita di essere sbrigativi anche con Dio: andiamo a messa presi da altri pensieri, stiamo ad ascoltare impassibili e il dialogo con Dio si trasforma in un arido monologo tra noi e le nostre preoccupazioni. La liturgia della parola ci aiuta a trovare le risposte giuste da dare a Dio, dopo aver ascoltato la sua Parola: A te, mi rivolgo, Signore ! Nel salmo responsoriale noi rispondiamo a Dio e lui stesso ci dà le parole adatte per farlo. Possono essere parole di lode, di ringraziamento, di supplica, di pentimento. Dio ci insegna a parlare correttamente con lui! Ci credo! È come dire: “OK, per me è importante: la tua Parola non mi lascia indifferente”. È il credo, la professione di fede che pronunciamo dopo aver ascoltato la Parola di Dio. Si tratta di un tesoro prezioso per la nostra fede che ci viene dato dalla tradizione della Chiesa. Da sempre i cristiani si sono riconosciuti come una sola famiglia grazie alle parole del credo, che riassumono l’essenziale della Parola di Dio contenuta nelle Sacre Scritture. Ascoltaci, Signore! Dopo esserci riconosciuti come una grande famiglia ci stringiamo attorno a Dio Padre e gli presentiamo le fatiche e le sofferenze di ogni uomo, implorando la sua benevolenza. La Chiesa non dimentica di essere luce per il mondo e vuole abbracciare tutti: per questo la preghiera dei fedeli si chiama anche preghiera universale. Per assimilare I ragazzi si preparano per la celebrazione della Comunione nella Parola. Un appuntamento importante, per loro e per la comunità ecclesiale, chiamata a riscoprire la presenza viva del Signore nella Parola proclamata ogni domenica dall’ambone. LA COMUNIONE CON LA PAROLA Per la celebrazione di questo appuntamento si valorizzi la proclamazione del vangelo. I ragazzi (indossando la loro tunica) accompagnano la processione con l’evangeliario e si dispongono accanto all’ambone con un cero acceso (eventualmente anche con fiori e incenso). Dopo la proclamazione e la solenne presentazione al popolo dell’evangeliario, essi lo possono baciare in segno di venerazione. In questa circostanza possono anche ricevere in dono il libro dei vangeli. 52 Dacci semore questo Pane PER RICORDARE – Schede per i ragazzi Itinerario eucaristico 2. LA LITURGIA DELLA PAROLA PRIMA LETTURA (seduti) E’ scelta tra le pagine dell’Antico Testamento, dove viene raccontata la storia dell’alleanza tra Dio e il suo popolo; Dio ci parla attraverso le vicende di Abramo, di Mosè, di Davide e dei profeti e ci fa comprendere che la storia di salvezza giunge fino a noi e si compie in Gesù. Per questo la prima lettura è sempre collegata al Vangelo. Nel tempo di Pasqua si leggono brani tratti dagli Atti degli Apostoli. IL SALMO (seduti) Quando qualcuno ci parla è normale rispondergli: dopo aver ascoltato la lettura tratta dall’Antico Testamento rispondiamo a Dio con le parole dei Salmi. Sono le preghiere di alcuni credenti dell’AT che esprimono al Signore il loro sentimento di lode, gioia, supplica e ringraziamento. Sono parole ispirate da Dio: sarebbe una grande presunzione volerle sostituire con parole nostre che si disgregano col tempo. Il salmo normalmente andrebbe cantato. SECONDA LETTURA (seduti) E’ un brano tratto dagli scritti del Nuovo Testamento come le Lettere e gli Atti degli Apostoli: sono pagine scritte dai primi cristiani, subito dopo la morte e risurrezione di Gesù, per diffondere il suo messaggio e incoraggiare i nuovi fratelli nella fede. Prima di ascoltare il vangelo ricordiamo che c’è una chiesa “apostolica” che ce l’ha trasmesso e nella quale sempre risuona: è la chiesa che ci mette in contatto con Gesù ed è la chiesa che ancora ne ascolta la Parola. IL CANTO AL VANGELO (in piedi) È un’acclamazione piena di lode al Signore. Lode a te per la gioiosa notizia del Vangelo, lode a te per le parole di vita e di luce che stiamo per ascoltare! Mentre si canta l’ALLELUIA (in Quaresima LODE E GLORIA A TE!) il libro dei vangeli viene portato all’ambone accompagnato dalle candele e dall’incenso. 53 Dacci semore questo Pane PER RICORDARE – Schede per i ragazzi Itinerario eucaristico IL VANGELO (in piedi) Non è un libro, ma è Gesù, la Bella Notizia della sua passione, morte e risurrezione, raccontata dagli evangelisti Luca, Matteo, Marco e Giovanni. Il segnarsi con una piccola croce sulla fronte, labbra e petto, indica che Cristo crocifisso e risorto deve entrare nei nostri pensieri, deve esprimersi con le nostre parole, deve vivere nel nostro cuore. L’OMELIA (seduti) Omelia vuol dire discorso familiare: le parole del sacerdote ci riscaldano il cuore e risvegliano il nostro coraggio; ci aiutano a comprendere il significato del messaggio biblico e lo rendono attuale, spezzando il pane della Parola per ciascuno di noi. Dopo l’omelia segue un momento di silenzio in cui ciascuno si fa terreno buono nel quale la parola possa iniziare a mettere radici e a trasformare la vita. IL CREDO (in piedi) Non basta proclamare la Parola! Occorre dare una risposta a ciò che abbiamo ascoltato. Ci alziamo in piedi, pronti a dire il nostro sì alla Parola del Signore con le antiche parole del credo. E’ la professione di fede che appartiene ai cristiani fin dai primi decenni della loro storia. Il credo è un tesoro prezioso per la nostra fede: le sue parole riassumono l’essenziale della Parola di Dio contenuta nelle Sacre Scritture. LA PREGHIERA DEI FEDELI (in piedi) Come una grande famiglia ci stringiamo attorno a Dio Padre e gli presentiamo le fatiche e le sofferenze di ogni uomo, implorando la sua benevolenza. La chiesa non dimentica di essere luce per il mondo e vuole abbracciare tutti: per questo la preghiera dei fedeli si chiama anche preghiera universale. 54 Dacci semore questo Pane PER RICORDARE – Schede per i ragazzi Itinerario eucaristico CONOSCI LA LITURGIA DELLA PAROLA? Può essere utile proporre qualche gioco, qualche domanda quiz che aiutino i ragazzi a fissare mnemonicamente i vari momenti della liturgia della parola. Si può proporre un lavoro personale come verifica o utilizzare i giochi e le domande per una sfida tra due squadre. VERO O FALSO? 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Le pagine dell’Antico Testamento si possono comprendere attraverso quelle del Nuovo. In chiesa è preferibile che leggano uomini. Il Vangelo lo si legge solo nelle domeniche particolarmente solenni. Il salmo è la risposta dell’uomo con Parole che vengono da Dio. Il bacio al libro dei Vangeli è un’antica usanza, abolita con il Concilio Vaticano II. Dall’ambone si possono leggere gli avvisi parrocchiali, purché si mantenga un tono solenne. L’omelia può essere tenuta da un prete o da un bravo catechista. Nella preghiera del fedeli viene chiesto un aiuto a Dio per le situazioni di sofferenza della comunità parrocchiale. SOLUZIONI 1. Vero; noi cristiani crediamo che in Cristo si compiano tutte le promesse di Dio. Per questo le sue parole e i suoi gesti illuminano la storia della salvezza che lo ha preceduto. 2. Falso; la Parola può essere proclamata da un uomo o da una donna, l’importante è che le sia conferita la giusta dignità. 3. Falso. La lettura del Vangelo è il culmine della liturgia della Parola e va fatta in ogni celebrazione eucaristica, festiva e feriale. 4. Vero. L’uomo risponde alla Parola con le parole che la Chiesa ha riconosciuto ispirate da Dio. Sono antiche preghiere di lode e di intercessione, attribuite dalla tradizione al re Davide. 5. Falso. Si tratta di un segno importante che la chiesa ha sempre mantenuto. Dopo la proclamazione del Vangelo il sacerdote bacia il libro dei Vangeli per sottolineare il rispetto e la venerazione verso Gesù, Parola del Padre. Il libro dei Vangeli è anche incensato e portato in processione e in sacrestia viene riposto con particolare cura. 6. Falso. Dall’ambone non si leggono mai gli avvisi parrocchiali. È il luogo della Parola di Dio e non della parola degli uomini. 7. Falso. L’omelia all’interno di una celebrazione eucaristica può essere tenuta solo da un presbitero. Il catechista, come qualunque altro battezzato, può annunciare e spiegare il Vangelo in altri ambiti. 8. Falso. La preghiera dei fedeli è detta anche universale e in essa i fedeli chiedono a Dio un aiuto per tutta la Chiesa, non solo per le singole esigenze della comunità parrocchiale. 55 Dacci semore questo Pane PER RICORDARE – Schede per i ragazzi Itinerario eucaristico CERCA GLI AUTORI E I DESTINATARI DEL NUOVO TESTAMENTO A L I E R B E I A D U I G P N O M A R C O N O E C G A L A T I T A L O V I I S O S A O E T T A M P I E T R O E I G I A C O M O T Nello schema sono disposti in senso orizzontale, verticale e obliquo i nomi degli autori del Nuovo Testamento e di alcuni destinatari delle lettere di San Paolo. Cerchia i nomi; riscrivi le lettere inutilizzate nello schema qui sotto e avrai il titolo di un famoso libro della Bibbia. I SIMBOLI DEI QUATTRO EVANGELISTI Il Vangelo di . . . . . . dà molto spazio alle origini umane di Gesù. Per questo il suo simbolo è un uomo alato o un . . . . . . Il Vangelo di . . . . . si apre con l’immagine del deserto, che un tempo si credeva popolato da animali selvaggi. Il suo simbolo è il . . . . . . . . . comincia il suo Vangelo con la visione di Zaccaria, mentre compie un sacrificio; gli viene attribuito il simbolo del . . . . . . . . . . . . è raffigurato come un’ . . . . . . : il suo Vangelo ha una visione maggiormante teologica e quindi una vista più acuta. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….. ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….. 56 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Quarta unità SPEZZÓ IL PANE Per il catechista Con la liturgia eucaristica giungiamo al cuore della celebrazione; i ragazzi vanno accompagnati ad intuire che nel pane spezzato, nel vino versato Gesù si rende realmente presente, con il suo corpo e il suo sangue. Il rischio è di accostare il rito della consacrazione come una formula magica, il cui successo è vincolato all’esatta ripetizione di parole e gesti. Ma non è una magia quella che avviene sull’altare. Gesù non inventa effetti speciale per stupire; valorizza un’esperienza tipicamente umana come quella del banchetto per lasciare il dono prezioso della sua presenza, ad ogni uomo, in ogni tempo. Per questo motivo iniziamo l’unità partendo dall’esperienza consueta e familiare del mangiare; essa ci dà l’occasione di riflettere sul rito, nella sua valenza antropologica e quindi liturgica. Abbiamo già accostato alcuni riti negli incontri precedenti; si tratta ora di comprenderne il significato. Il rito è legato al linguaggio simbolico dei segni, gesti concreti che rimandano a qualche cosa di ulteriore rispetto a quello che sono: una stretta di mano dice di più di un semplice contatto tra due corpi, una rosa rossa non è un semplice fiore per chi lo dona e per chi lo riceve. Anche Gesù si serve di parole e gesti per comunicare l’amore del Padre e ci invita a non fermarci alla concretezza del segno ma ad andare oltre: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà (Gv 6,26-27). L’incontro introduttivo alla dimensione rituale dell’esperienza religiosa può essere proposto anche in un’altra circostanza, all’inizio o alla fine dell’itinerario, a seconda delle esigenze del gruppo. Primo incontro I RITI DELLA VITA OBIETTIVO I ragazzi: - comprendono il significato del termine rito a partire dalla loro esperienza quotidiana; - riflettono sui riti cristiani e sull’importanza che in essi assumono le parole, i gesti e le cose. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Venite con me, pag. 123. 57 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Per affascinare Dimmi come mangi. Farsi raccontare dai ragazzi come è la loro famiglia a tavola in una condizione di normalità. Che succede? Ci sono dei gesti abituali? Immaginare poi che a casa arrivi un ospite (l’allenatore, l’insegnante, il don, un parente dall’America, un calciatore importante…). In queste occasioni i riti abituali appaiono con maggiore chiarezza. Viene a pranzo Per l’occasione indosso … ………………………………………… Metto una tovaglia… e in mezzo alla tavola ci deve essere… Nel Menù non deve mancare …………………………………………………………….. Se questo è il tavolo ecco come ci sediamo Non deve proprio capitare… 58 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Per approfondire Non è la stessa cosa mangiare da soli o con qualcun altro. Ma non è sufficiente neppure che ci siano gli altri; a volte si può essere soli anche in mezzo ad altra gente, come può capitare in una mensa aziendale o in una famiglia in cui ognuno si prepara il suo piatto e lo svuota davanti alla televisione. Perché il pranzo sia un’esperienza piacevole ci vuole qualche cosa in più del cibo. Ci vogliono i riti. Aiutare i ragazzi a comprendere che cosa sia un rito attraverso il racconto del dialogo tra la volpe e il Piccolo Principe; sottolineare alcune espressioni e attualizzarle attraverso fumetti e cartelli concetto: Dal Piccolo Principe Un misterioso personaggio in viaggio da un lontano pianeta approdò sulla terra: si trattava di un principe. Incontrò una volpe con la quale iniziò a dialogare. La volpe si lamentava della sua esistenza e diceva: “La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò”. «Che cosa posso fare per te?», le chiede il Piccolo Principe. E la volpe: «Mi puoi addomesticare. Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà diversa». "Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti". "Che cos'è un rito?", disse il piccolo principe. "Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza". Così il piccolo principe addomesticò la volpe. 59 … E IO MI ANNOIO… La nostra vita qualche volta è spenta e monotona come quella della volpe MI PUOI ADDOMESTICARE Questa parola significa: “far diventare di casa”. La vita cambia quando l’altro entra in casa mia, diventa parte della mia vita. CI VOGLIONO I RITI Ciò che cambia il nostro modo di stare a tavola, la nostra vita sono i riti! C’È UN RITO. PER ESEMPIO… Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Per assimilare Anche i cristiani hanno dei riti: li ha inventati Gesù per poter restare sempre insieme agli uomini. I riti dei cristiani sono caratterizzati da: - parole: la parola illumina il gesto e mi riconduce al suo significato profondo, all’amore di Dio per gli uomini e al suo desiderio essere loro vicino. - gesti: richiamano i gesti di Gesù e hanno un significato simbolico, nel senso che dicono molto di più rispetto a quello che si vede (ad esempio il gesto di benedizione: è più di una mano tesa verso di noi, indica una presenza di Dio nella nostra vita); - cose concrete: anche Gesù si serve dell’acqua, del fango, del pane, del vino… Chiedere ai ragazzi di ripensare alla celebrazione eucaristica; quali riti vengono loro in mente? Il catechista può aiutarli con delle immagini o con un video di una celebrazione parrocchiale. RITO: PAROLA GESTO COSA CONCRETA Concludere l’incontro con un segno della croce con acqua benedetta. È un gesto che compiamo ogni volta che entriamo in Chiesa; ci ricorda il Battesimo che abbiamo ricevuto e la nostra appartenenza a Cristo. Ravviva in noi, Signore, il ricordo del nostro Battesimo e l’adesione a Cristo Signore crocifisso e risorto per la nostra salvezza. 60 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Secondo incontro IL DONO PIÚ GRANDE OBIETTIVO I ragazzi: - sono introdotti alla liturgia eucaristica e comprendono lo stretto legame tra liturgia della Parola e liturgia eucaristica; - conoscono le tre parti che compongono la liturgia eucaristica (offertorio-memoriale-comunione) e approfondiscono la parte dell’offertorio ; - maturano un atteggiamento di disponibilità e di condivisione nei confronti di chi ha bisogno di un aiuto. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Io sono con voi, pag.131. Per il catechista Da Emmaus alla celebrazione dell'Eucaristia Questa parte del racconto di Emmaus ci pone aiuta a passare dalla Liturgia della Parola alla Liturgia eucaristica, le due parti della celebrazione che insieme e inseparabilmente dicono la pienezza dell'incontro con il Risorto. In ogni rapporto di comunione, in ogni incontro vero con l'altro viene il momento in cui le parole sono insufficienti e si avverte l'esigenza di una condivisione più profonda, fino al dono di sé. Così avviene nel progetto di alleanza di Dio con il suo popolo: dopo aver parlato a più riprese attraverso i profeti, parla attraverso il Figlio suo (cf. Eb 1,1). Ma in Gesù la Parola si fa carne, vicinanza, dono. È una parola che non rimane discorso ma diviene totale dono di sé, vicinanza e salvezza incondizionata, fino a raggiungerci nell'abisso della morte in totale solidarietà. Il dinamismo della celebrazione ci fa passare dalla convocazione in assemblea, all'ascolto della Parola al vertice della condivisione mediante la partecipazione al sacrificio di Cristo. Gesù non risparmia nulla di sé e l'incontro che intende stabilire con noi è un'alleanza autentica e totale, senza restrizioni o limitazioni. È la pasqua di Gesù che ci viene donata in tutta la sua sorprendente ricchezza. Gesù, preoccupato che tutti i suoi discepoli potessero partecipare di tale dono, ne ha racchiuso la forza in un sacramento. Gesù "inventando" l'Eucaristia ha dischiuso per il discepolo di ogni tempo (per noi oggi!) la possibilità di accedere e di partecipare ai frutti della sua pasqua. Come egli stesso aveva pregato: Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato (Gv 17, 20-21). Nell'Eucaristia Gesù riunisce tutti i discepoli nell'unità della vita di Dio, nutrendoli dello stesso amore con il quale egli si consegna al Padre e ai fratelli. E, nutriti di tale amore, in tale amore si viene ridisegnati, scoprendo che esso è l'unico accesso alla vita autentica. Quando Gesù comanda: fate questo in memoria di me egli non intende solo consegnare un gesto rituale, ma uno stile che contraddistingue la nuova esistenza dei discepoli: un'esistenza risorta. Fate questo in memoria di me significa fate questo fino a diventare memoria viva di me accogliendo l'unico stile che genera risurrezione: lo stile del dono di sé nell'amore. 61 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico • L'offertorio: il dono più grande. Grazie! La logica dell'amore viene espressa già nell'offertorio. È una sorta di "gara di generosità" nella quale Dio è insuperabile. Chi dona a chi? Siamo noi che portiamo il pane e il vino "frutto della terra e del nostro lavoro" ma immediatamente riconosciamo che tali doni li abbiamo ricevuti dalla bontà di Dio. Grazie! E portando tali doni essi ci vengono restituiti ricchi di tutta la presenza e l'efficacia dell'azione salvifica da parte di Dio: cibo di vita eterna e bevanda di salvezza. Grazie! L'Eucaristia è la gioia di donare sempre di più, persuasi che non si possiede se non ciò che si dona, se non quando si dona. Perché quando doni è l'amore che conduce l'esistenza e un'esistenza condotta dall'amore non può essere perduta e ciò che nell'amore viene dato non va perduto, perché diviene parte di un'economia più grande che appartiene appunto a chi ama. Grazie! L'Eucaristia è un grande rendimento di grazie. Riconosciamo che la nostra vita è un grande dono e con Gesù ringraziamo il Padre. Per affascinare Minestra per tutti Uno straniero, che camminava verso un villaggio si fermò sulla soglia di una povera capanna. Chiese alla donna, che stava seduta fuori della capanna qualcosa da mangiare. - "Mi dispiace al momento non ho niente". - "Non si preoccupi. Ho nella bisaccia un sasso per minestra: se mi darete il permesso di metterlo in una pentola di acqua bollente, preparerò la zuppa più deliziosa del mondo. Mi occorre una pentola molto grande per favore". La donna era incuriosita, gli diede una pentola e andò a confidare il segreto del sasso per minestra a una vicina di casa. Quando l'acqua cominciò a bollire, c'erano tutti i vicini, accorsi a vedere lo straniero e il suo sasso. Egli depose il sasso nell'acqua, poi ne assaggiò un cucchiaio ed esclamò con aria beata: - "Ah, che delizia! Mancano solo delle patate". - "Io ho delle patate in cucina". Pochi minuti dopo era di ritorno con una grande quantità di patate tagliate a fette, che furono gettate nel pentolone. Allora lo straniero assaggiò di nuovo il brodo. - "Eccellente... Se solo avessimo un po' di carne e un po' di verdura diventerebbe uno squisito stufato". Un'altra massaia corse a casa a prendere della carne; un'altra portò carote e cipolle. Dopo aver messo anche quelle nella zuppa, lo straniero assaggiò il miscuglio e chiese ancora: - "Manca solo un po' di sale!". - "Eccolo!" - "Scodelle e piatti per tutti". La gente corse a casa a prendere scodelle e piatti. Qualcuno portò anche frutta e manioca. Tutti sedettero mentre lo straniero distribuiva grosse porzioni della sua incredibile minestra. Tutti provavano una strana felicità, ridevano, chiacchieravano e gustavano il loro pasto in comune. Dopo essere rimasto un po' con loro, lo straniero, in mezzo all'allegria generale scivolò fuori silenziosamente. Lasciò però il sasso miracoloso affinché potessero usarlo tutte le volte che volevano per preparare la minestra più buona del mondo. 62 Iniziare l’incontro con la storia: Minestra per tutti. Si possono invitare i ragazzi a portare ciascuno una manciata di farina per confezionare un pane che poi può diventare un "superpanino" al cioccolato da dividere tra tutti i ragazzi. Far notare che: col proprio pugnetto di farina non si sarebbe fatto il pane; in quel pane non c'è solo pane: c'è anche l'entusiasmo di farlo insieme, l'attesa di qualcosa di bello; mangiando quel panino si rinsalda l'amicizia e la condivisione. L'attività può essere fatta insieme ai ragazzi. Cosa c'era nel panino? Scrivere gli ingredienti reali e gli ingredienti ...in più! AMICIZIA GIOIA CONDIVISIONE DONO Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Per approfondire Riprendere il brano dei discepoli di Emmaus; ad un certo punto le parole non bastano e Gesù compie un gesto importante: spezza il pane mentre si trova a tavola con i due forestieri. Quel gesto lo rende riconoscibile ai loro agli occhi; i discepoli scoprono nel pane l’ingrediente in più: l’amore di Gesù che ha dato la vita per gli uomini. Tutta l’immagine si illumina di una calda tonalità gialloarancione: la presenza di Gesù risorto dalla morte vince ogni tristezza. Per assimilare Anche a messa avviene una cosa simile. Portiamo un po' di pane e un po' di vino, ma nelle mani di Gesù divengono un dono prezioso, capace di far crescere il suo amore tra gli uomini. C'è un ingrediente in più: c'è Gesù! Per questo rendiamo grazie come si dice nella preghiera che segue la presentazione dei doni. È veramente giusto renderti grazie! Grazie per tutti i doni che ci hai dato, ma grazie soprattutto perché ci hai dato il tuo Figlio Gesù e con lui possiamo fare cose straordinarie. Grazie a lui possiamo vivere una vita nell'amore. Grazie a Gesù noi possiamo… Grazie a Gesù la nostra vita Grazie a Gesù io riesco… Grazie a Gesù il male… Grazie a Gesù l’amore … Con Gesù i gesti più semplici diventano grandi: domenica prossima portiamo all'offertorio insieme al pane e al vino alcuni prodotti alimentari per i poveri. Un piccolo gesto che grazie a Gesù aiuta noi e la nostra comunità a vivere nel suo amore. Si conclude con una preghiera di ringraziamento (pag. 131 catechismo lo sono con voi). 63 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Terzo incontro FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME OBIETTIVO I ragazzi: - comprendono il significato del termine liturgico memoriale, l’esperienza capace di unire insieme passato, presente e futuro; - riflettono sulla motivazione per cui il memoriale è collocato all’interno della liturgia eucaristica. TESTI DI RIFERIMENTO - nella Bibbia: Luca 22, 7-20. - nel catechismo: Io sono con voi, pag. 132-133; Venite con me, pag. 128-129. Per il catechista Il memoriale: Dio si ricorda e anche noi ci ricordiamo Dopo la consacrazione la celebrazione continua con alcune parole che ci ricordano quello che stiamo facendo: celebrando il memoriale. La parola allude ad un’esperienza capace di unire insieme il passato, il presente e il futuro. Il ricordo di quello che Dio ha compiuto, per il fatto che l’ha compiuto lui, libera una forza che lo rende vivo ed efficace, oggi e domani. Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice (oggi della celebrazione) annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione (ieri storico dell’evento) nell’attesa della tua venuta(domani che si apre in maniera nuova). E’ la forza dell’ottavo giorno che va oltre il tempo di questo mondo (il chronos) e ci proietta nel tempo di Dio, il tempo propizio alla sua rivelazione (kairos). Struttura del memoriale: - Gesù ci invita a ricordare la sua ultima cena: fate questo in memoria di me. E mentre ricordiamo siamo resi partecipi della sua passione, morte e risurrezione; - Ricordando la Pasqua di Gesù entriamo in un disegno più grande, l’opera dell’amore del Padre, il suo progetto di salvezza che va verso la sua piena manifestazione. Mentre ricordiamo restituiamo al cuore del Padre il suo Figlio, la sua azione di salvezza mediante il suo sacrificio, il suo progetto di salvezza nel quale siamo compresi anche noi. - Ricordando quel progetto scopriamo la sua efficacia storica mediante la Chiesa, segno e strumento di salvezza: Ricordati della tua Chiesa…Ed è tutta la Chiesa ad essere ricordata, quella celeste e quella terrestre, i vivi e i morti. - In questa forza memoriale anche il credente diviene memoria: la seconda invocazione dello Spirito dopo la consacrazione domanda la grazia di essere riuniti in Cristo in un solo corpo: dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito. Il cristiano facendo memoria di Gesù diviene memoria viva di Gesù! Agisce come lui nell’amore. - Da notare il ruolo dello Spirito. È lui la memoria viva di Gesù che ne attiva il ricordo. 64 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Per affascinare Presentare ai ragazzi il dipinto di Caravaggio: La cena di Emmaus. Descrivere l'immagine insieme ai ragazzi, aiutandoli a fissare l’attenzione su alcuni particolari. C'è un oste. A differenza dei due discepoli guarda ma non si muove. Senza la fede non si vede Gesù! Mano benedicente. È la mano che esprime il rendimento di grazie al Padre da parte di Gesù per quanto ha operato attraverso il Figlio Gesù nel mezzo: al centro c'è lui e tutti gli sguardi su di lui sono rivolti. Ha un volto giovane e luminoso: è il Risorto Discepolo stupito con le braccia aperte sembra voler accogliere un dono più grande di lui, che sembra quasi bucare il quadro. La conchiglia indica l'infinito. Mano rivolta al pane mentre sta per essere spezzato. Gesù lo sfiora e gli occhi si aprono Discepolo stupito che sta per alzarsi. L'incontro con il Signore non lascia seduti e mette in movimento. Pane e vino. Sono gli alimenti utilizzati da Gesù per l'Ultima Cena. Quella cena si ripete! Canestra di frutta. Chi incontra Gesù e il suo dono porta molto frutto. Senza di lui non possiamo far nulla! Il tavolo di una locanda è preparato come gli altari del '600 al tempo di Caravaggio: tovaglia ornata sotto e tovaglia in lino sopra. Siamo nella nuova locanda che è la chiesa! Per approfondire Perché i due discepoli aprono gli occhi quando Gesù spezza il pane? Perché si ricordano che quel gesto egli lo aveva già fatto nell'Ultima Cena: è proprio lui, il Signore! Capiscono che Gesù non li ha abbandonati e che ogni volta che si spezza il pane come lui aveva fatto in quella sera precedente alla sua morte, egli si sarebbe fatto presente con tutta la sua vicinanza, il suo amore, la sua forza. E lo aveva proprio detto: Fate questo in memoria di me! Andiamo a vedere che cosa è successo quella sera! Ecco come ci racconta la cena l'evangelista Luca. Evidenziare servendosi di alcuni cartelli-concetto le parole chiave (sceglierne solo alcune). 65 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Lc 22,7 Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. 8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua». 9Gli chiesero: «Dove vuoi che prepariamo?». 10Ed egli rispose loro: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. 11Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 12Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate». 13 Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. 14 Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi». AZZIMI: È ormai vicina la pasqua ebraica, il giorno degli Azzimi, cioè del pane non lievitato in ricordo della veloce fuga degli Ebrei dall'Egitto e del pane che non aveva fatto in tempo a lievitare. PREPARARE: Gesù prepara con cura il banchetto pasquale. Sa che sta per fare qualcosa di speciale PIANO SUPERIORE: Bisogna preparare una stanza per partecipare alla cena di Gesù. È la stanza del piano superiore della vita: la stanza di Dio nel proprio cuore. L’ORA: L'ora è quella della cena ma c'è un'altra "ora" che si sta avvicinando: quella della morte di Gesù. Nell'Eucaristia è racchiusa la forza di quell'ora QUESTA PASQUA: La pasqua antica lascia ormai posto alla pasqua di Gesù. Non più l'uscita dall'Egitto, ma l'uscita dal peccato e dalla morte. PRESE IL PANE: Gesù consegna il pane dicendo che è il suo corpo. Il corpo dice la presenza della persona. Mangiando questo mio corpo mi troverete! FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME: Gesù invita i suoi discepoli a ripetere quel gesto in memoria di lui. Non è un semplice ricordo ma un ricordo vivo! È quello che avviene a messa: Gesù ci ha lasciato un comando preciso. CALICE: Gesù porge il calice. Il vino che c'è dentro diviene il suo sangue. II sangue versato è il segno della vita donata totalmente. Gesù non risparmia nulla. Dona la sua vita e la sua morte. Se bevete a questo calice avrete la mia vita, più forte della morte! Per assimilare I miracoli eucaristici. Nella storia della Chiesa la presenza reale del corpo e del sangue di Gesù è stata più volte messa in dubbio, e non solo dai non credenti. Il fervore dei fedeli ha individuato in diversi segni che si producevano sulle ostie o nel vino consacrato dei prodigi, giudicati miracoli. Esistono molti miracoli eucaristici; i più diffusi, come quello di Lanciano e di Bolsena, consistono nella trasformazione del pane e del vino nel carne e nel sangue tra le mani del sacerdote celebrante, mentre è colto da dubbi sulla presenza di Gesù. 66 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Una leggenda, riportata dalla più antica biografia di Sant’Antonio da Padova, attribuisce al santo un miracolo eucaristico molto singolare. Nella città di Rimini, ancora oggi è possibile visitare la chiesa eretta in onore del Miracolo Eucaristico operato da Sant’Antonio da Padova nel 1227. «Sant’Antonio discuteva con un eretico cataro che era contro il Sacramento dell’Eucaristia e il Santo l’aveva quasi condotto alla Fede Cattolica. Ma questo eretico, dopo i vari e numerosi argomenti dichiarò: “Se tu, Antonio, riesci con un prodigio a dimostrarmi che nella Comunione vi è realmente il Corpo di Cristo, allora io, dopo aver abiurato totalmente l’eresia, mi convertirò subito alla Fede Cattolica”. “Perché non facciamo una sfida? Terrò rinchiusa per tre giorni una delle mie bestie e le farò sentire i tormenti della fame. Dopo tre giorni la porterò fuori in pubblico e mostrerò ad essa il cibo preparato. Tu starai di fronte con quello che ritieni sia il Corpo di Cristo. Se la bestia, trascurando il foraggio, si affretta ad adorare il suo Dio, io condividerò la fede della tua Chiesa”». Sant’Antonio, illuminato e ispirato dall’alto, accettò la sfida. L’appuntamento fu fissato in Piazza Grande (l’attuale piazza Tre Martiri), richiamando una immensa folla di curiosi. Il giorno fissato, all’ora convenuta, i protagonisti della inconsueta sfida fecero la loro apparizione sulla piazza, seguiti dai loro simpatizzanti. Sant’Antonio dai fedeli cattolici, Bonovillo (questo era il nome dell’eretico cataro) dai suoi alleati nella miscredenza. II Santo si presentò tenendo tra le mani l’Ostia consacrata chiusa nell’Ostensorio, l’eretico tenendo per mano la mula affamata. II Santo dei Miracoli, dopo aver chiesto ed ottenuto il silenzio, si rivolse alla mula con queste parole: «In virtù e in nome del tuo Creatore, che io per quanto ne sia indegno, tengo nelle mie mani, ti dico e ti ordino: avanza prontamente e rendi omaggio al Signore con il rispetto dovuto, affinché i malvagi e gli eretici comprendano che tutte le creature devono umiliarsi dinanzi al loro Creatore che i sacerdoti tengono nelle mani sull’altare». E subito l’animale, rifiutando il nutrimento del padrone, si avvicinò docile verso il religioso: piegò le zampe anteriori davanti all’Ostia e vi sostò in modo reverente. Antonio non si era ingannato nel giudicare la lealtà del suo avversario che si gettò ai suoi piedi e abiurò pubblicamente i suoi errori, divenendo da quel giorno uno dei più zelanti cooperatori del Santo taumaturgo. Per il catechista Bisogna crederci? La Chiesa non ha quasi mai riconosciuto tali prodigi come miracoli, eppure hanno un significato all’interno della sua storia. “Sembra che tali miracoli appaiono spesso nei luoghi e nei periodi in cui la fede è minacciata. Essi costituiscono così un incoraggiamento, una conferma per il popolo cristiano. Non sono prove, nel senso scientifico del termine, e non converrebbe pensarle così. Ma sono segni, richiami, gesti di affetto e di manifestazione dell’onnipotenza e della libertà di Dio. Essi spronano ad andare avanti, a non temere gli ostacoli ad appoggiarsi sulla forza che Dio darà giorno dopo giorno e che, in effetti, non manca mai alle anime fiduciose”. (B. PEYROUS, Miracle eucharistique). Questi miracoli sono ancora oggi per alcuni cristiani un riferimento importante. Carlo Acutis nel 2006 ideò nel 2006 una mostra di miracoli eucaristici nel mondo (www.miracolieucaristici.org); il giovane, morto a soli 15 anni di leucemia fulminante, era un appassionato adoratore di Gesù nell’eucaristia: “Gesù è il mio grande amore e l’eucaristia la mia autostrada per il cielo”. 67 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Quarto incontro BEATI GLI INVITATI OBIETTIVO I ragazzi: - comprendono il motivo per cui si recita il Padre Nostro e ci si scambia il segno della pace prima di ricevere il corpo di Gesù; - avvertono l'importanza di essere in pace con gli altri prima di ricevere la Comunione; - conoscono le disposizioni necessarie per accostarsi all’Eucaristia. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Io sono con voi, pag. 134-135; Venite con me, pag. 130-131. Per il catechista La comunione con Cristo e tra noi I riti di comunione esprimono la crescente partecipazione del cristiano al Dono di Cristo. Invitandoci al banchetto e nutrendoci del suo Corpo veniamo assimilati in lui: diventiamo parte della sua vita, della sua relazione intima col Padre, del suo amore verso i fratelli. - La preghiera del Padre nostro restituisce l’assemblea alla consapevolezza di appartenere alla famiglia dei figli di Dio, di coloro che si rivolgono a lui con il nome di Abbà; - l’abbraccio di pace diventa segno della disposizione nuova che intercorre tra i credenti inviati a diventare segno di riconciliazione nella Chiesa e tra gli uomini; - la frazione del pane che dà il nome all’intera eucaristia non ha una semplice ragione pratica. Esprime il profondo desiderio di comunione: l’unico pane spezzato per essere ricostituito nell’unico corpo ecclesiale, il corpo di Cristo, - la comunione sacramentale. È il modo pieno di partecipare alla vita in Cristo, alla sua salvezza, alla sua intimità. La partecipazione all’eucaristia, sacramento della nuova alleanza, è quindi il vertice dell’assimilazione a Cristo: lo assimiliamo (ci nutriamo di lui) per essere da lui assimilati (diventare parte del suo corpo) e per diventare simili a lui, vivendo come lui nella carità. Siamo condotti nella vita intima di Dio; ci preserva dal peccato donandoci la forza di contrastarlo e di attingere alla grazia del perdono; rinsalda la chiesa nell’unità. La comunione rinnova, fortifica, approfondisce questa incorporazione alla chiesa già realizzata mediante il battesimo. Nel battesimo siamo chiamati a formare un solo corpo. L’eucaristia realizza e solidifica questa chiamata; impegna nei confronti dei poveri: significativo è il forte richiamo di Paolo all’assemblea di Corinto e alle divisioni che si creano tra ricchi e poveri nell’agape fraterna che segue la celebrazione: perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna; pegno di gloria futura. Io dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò di nuovo con voi nel Regno del Padre mio. ( Mt 26,29). Ogni volta che la Chiesa celebra l’eucaristia ricorda questa promessa e il suo sguardo si volge verso Colui che viene. 68 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Per affascinare Si può cominciare l'incontro con una staffetta in due squadre cercando di preparare una tavola. Ogni ragazzo porta un oggetto (tovaglia, piatti, posate...), lo sistema e torna alla base. Alla fine uno alla volta tutti i ragazzi portando una sedia devono sedersi a tavola. Alla fine uno porta il pane ed è la fine del gioco. Per approfondire Anche al banchetto di Gesù succede la stessa cosa. - Portiamo alcuni oggetti: calice, la patena, le ampolline, i fiori, i ceri. Sono oggetti che ci servono e che possono cambiare a seconda delle occasioni, come succede a casa nostra. A volte questi oggetti sono legati a dei ricordi: in ogni comunità c'è quasi sempre un calice più antico donato da qualcuno... - Portiamo noi stessi. Non è una presenza scontata, perché a volte non ci siamo e a volte ci siamo ...a metà. Proprio come quando la famiglia è a tavola e qualcuno guarda la TV o se ne va prima che gli altri abbiano finito. Ci sei davvero? Come ci sei? Svogliato? Obbligato? Distratto? Prima di partecipare alla comunione diciamo il Padre nostro per ricordarci che siamo figli amati dal Padre, riuniti e nutriti dal suo amore. Valorizzare la preghiera del Padre nostro intorno all'altare a braccia aperte. - Ci raggiunge Gesù. Il sacerdote dopo le parole e i gesti dell'Ultima Cena presenta il Pane e il Vino dicendo: Mistero della fede! Dietro alle apparenze del Pane e del Vino si nascondono il Corpo e il Sangue di Gesù. Ma li riconoscono solo gli occhi della fede che sanno andare oltre le apparenze. Pensate al film Ratatouille: il critico gastronomico Anton Ego giunge in ristorante per poter scrivere la solita critica spietata; ma quando mangia la ratatouille scatta qualcosa che gli permette di riconoscere nel piatto un volto: il volto di sua madre. Quella specie di minestrone è un piatto molto semplice, quasi banale, ma risveglia molte emozioni infantili: è come la ratatouille che faceva la mamma. Mentre gli altri vedono un minestrone, qualcuno si rende conto che c'è qualcosa in più. Qualcosa che cambia la vita. Nell'Eucaristia i cristiani vedono il volto di Gesù e quell'incontro cambia la loro vita. È quello che diciamo quando ci accostiamo alla comunione. Aiutare i ragazzi a comprendere il significato dell’AMEN che siamo chiamati a pronunciare davanti al corpo di Cristo. Riconosco che c'è Gesù: è proprio lui Il corpo di Cristo Amen! Riconosco che agisce Gesù: mi fido di lui Riconosco che divengo il corpo di Gesù: mi unisco a lui Amen non vuol dire solo "così sia" ma "mi fido" e "appoggio la mia vita su di te" per trovare nuova stabilità e capacità di resistere. 69 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Per assimilare È importante ricordare ai ragazzi anche le "disposizioni" all'Eucaristia. Molto efficace può essere il racconto della "comunione del topo", ricordando l'antica quaestio dibattuta nel Medioevo. Un topolino si intrufola nel tabernacolo di un monastero e mangia l'Eucaristia. Il sacrestano se ne accorge e chiama l'abate che chiama a sua volta tutti i monaci. La grande domanda: "II topo ha fatto la comunione?". Chiaramente non l'ha fatta: al topo bastava riempire la pancia! Qualche volta però c'è anche per noi il rischio di fare la comunione del topo! La convinzione di incontrarsi con Gesù: non vado a un pic-nic ma al grande appuntamento con il Signore! Ho visto il Signore! Vivere l’amicizia con lui e con i fratelli: fare la comunione vuol dire vivere in comunione sempre! Siamo un solo corpo Digiuno un po' prima per dire che il cibo vero è solo Gesù. Io sono il pane di vita! Si può proporre un esercizio di identificazione degli atteggiamenti da evitare e da coltivare per fare la comunione. COMUNIONE DEL CRISTIANO COMUNIONE DELTOPO Arrivo a messa tardi Ricevo la comunione mangiando gomma Dico amen a voce alta alla comunione Prima della messa ho chiesto scusa a Enrico Vado alla comunione perché vanno gli altri Sghignazzo col vicino subito dopo la comunione ………………..…………………………………………………………………… 70 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Quinto incontro - genitori LA COMUNIONE NEL PANE OBIETTIVO I genitori: - riflettono sul significato dell’Eucaristia a partire dalle rappresentazioni della cena pasquale. TESTI DI RIFERIMENTO - Nella Bibbia: Matteo 26, 17-29. Per affascinare Il banchetto Si può partire evocando il tema del banchetto con il dipinto qui accanto. Da evidenziare: in una famiglia contadina del ‘500, nel matrimonio venivano invitate non più di una ventina di persone, per cui, se guardiamo la parte sinistra del quadro, notiamo diverse figure che sbirciano l’evento, evento semplice, popolare. Musicisti, vino, scodelle di polenta e pasticcio d’avena allietano gli sposi e i BRUEGEL IL VECCHIO, Il banchetto banchettanti. Che cosa ci colpisce dell’immagine? Quali Kunsthistorisches Museum, Vienna. sono gli ingredienti necessari di un banchetto? Per approfondire Il banchetto di Gesù Anche Gesù ha in mente un banchetto speciale. Ascoltiamo come decide di prepararlo e che cosa succede. Lettura del Vangelo. Mt 26,17 nuziale (1567), Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: 18 «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; 19 farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. 20 21 Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In 22 verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, 23 cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: 24 «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio 25 dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». 26 Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27 28 Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati». 71 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico Il catechista continua con una breve presentazione del testo. - C’è un momento importante a cui Gesù sta pensando: non è una cena come le altre . È il banchetto pasquale che gli Ebrei preparavano ogni anno ricordando la liberazione dall’Egitto, al tempo di Mosè e dell’Esodo. Il popolo di Israele, schiavo in Egitto, poco dopo quel banchetto era stato liberato dalla mano del faraone. Il catechista può riprendere la vicenda dell’esodo e i significati della cena pasquale ebraica richiamandone qualche aspetto (i pani non lievitati, l’agnello arrostito, le erbe amare). Si può ricordare ai ragazzi che anche oggi nelle famiglie ebree ci si riunisce nella notte di pasqua e il più piccolo pone la domanda: “Perché questa notte è diversa dalle altre notti?”. Il capofamiglia allora ricorda la vicenda della liberazione, l’uscita dall’Egitto, il passaggio del Mar Rosso, i quarant’anni nel deserto, l’ingresso nella Terra Promessa. Il popolo schiavo del faraone scopre la bellezza di essere il popolo di Dio. Per rispetto alla tradizione ebraica si evitino inopportune rappresentazioni del rito del “seder”. Sarebbe come se qualcuno di altra religione “imitasse” la nostra celebrazione eucaristica… - Gesù sceglie questa occasione familiare per dire che c’è un’altra liberazione che sta avvenendo. E consegnerà ai suoi amici alcuni segni perché ricordino e rivivano per sempre tale evento. Che cosa è avvenuto in quel banchetto? L’arte ce lo suggerisce. Lo scopriamo con il celebre dipinto dell’Ultima cena di Iacopo da Bassano. Il dipinto è uno dei capolavori della pittura italiana del XVI secolo. Jacopo si ispira alla più famosa Cena di Leonardo (1495) ma all’eleganza dell’ambientazione leonardesca preferisce una tavola più semplice, con gente scalza che partecipa al banchetto. Il recente restauro ha solo rivelato gli straordinari colori originali, che sono stati ricoperti e attenuati nel XIX secolo, quando il verde smeraldo e il rosa e l'arancio iridescenti non erano di moda. IACOPO DA BASSANO, Ultima cena di (1546-48), Roma - Galleria Borghese. 72 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico La testa dell’agnello: un progetto che parte da lontano Nell’opera appare chiaramente la testa dell’agnello che accompagnava la cena pasquale ebraica. L’agnello ricorda la notte dell’esodo e la liberazione di Israele. Il sangue dell’agnello sugli stipiti delle porte degli Ebrei fermava l’angelo sterminatore che colpiva gli Egiziani e risparmiava i figli di Israele. Da allora gli Ebrei cominciarono a ricordare quell’evento nella pasqua di ogni anno, accompagnando la liturgia familiare con l’agnello arrostito. «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». La pasqua cristiana si inserisce nella tradizione ebraica, ma c’è ormai un nuovo agnello da riconoscere. Con la mano sinistra Gesù indica il piatto, con la mano destra indica se stesso. È lui l’Agnello pasquale il cui sangue ci libera dal peccato e dalla morte. Un sacrificio che non ha paragoni rispetto al sacrificio antico. L’eucaristia contiene il dono della morte di Gesù, quella che di lì a poco egli avrebbe affrontato per liberarci dal peccato e dalla morte! Il discepolo amato: la ricerca di un’intimità L’eucaristia ci strappa dal peccato e dalla morte e ci inserisce nell’intimità divina, destinazione che Dio sogna per ogni uomo. La cena di Gesù è l’annuncio e l’inizio di tale relazione, momento di straordinaria comunione con Gesù e con il Padre. L’esperienza del tradimento alle porte non riduce questa ricerca. Il discepolo amato riposa nel petto di Gesù quasi per udire il battito segreto del suo cuore, il suo desiderio di stringerci a sé: «Farò la Pasqua da te». L’Eucaristia prima di ogni precetto è desiderio di Gesù di stare con noi, di farci sentire la sua vicinanza e amicizia. A messa non ci vado “perché mi sento”, ma prima di tutto perché “sente lui”. La concitazione del momento: banchetto dei peccatori Questa immagine, come quella di Leonardo, è la presentazione della reazione dei discepoli di fronte all’annuncio di Gesù. «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Basta osservare la concitazione dei personaggi che si interrogano l’un l’altro. L’Eucaristia fa sempre i conti con i nostri tradimenti, con la partecipazione dei peccatori. Notare il coltello nella mano del discepolo: più che una posata sembra un’arma! E anche noi a volte partecipando all’eucaristia siamo “armati” contro Gesù o contro qualche altra persona. «Sono forse io, Signore?». Anche noi ce lo domandiamo, sapendo che il fatto di andare a messa non esclude la possibilità del tradimento. Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà». Ma Gesù è venuto per questo: non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. E prima di partecipare alla comunione lo diciamo chiaramente: Signore, non son degno di partecipare, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. Il pane e il vino: la semplicità del quotidiano trasfigurata Sulla tavola sono ben visibili il pane e il vino, alimenti che Gesù utilizza per racchiudervi il suo dono. Pane e vino sono alimenti comuni, familiari, come molto familiare e “rustica” è la scena dipinta da Jacopo da Bassano. Per regalarci il tesoro più grande che poteva – se stesso! – Gesù usa gli alimenti semplici del quotidiano. Niente effetti speciali: lui ama nascondersi nella ferialità, nella povertà: continua il mistero dell’incarnazione. Così scopriamo che anche la nostra vita fatta di famiglia, lavoro, relazioni, impegni ha una dignità “eucaristica”: ciò che portiamo a Gesù viene trasformato e anche noi veniamo trasformati! «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Mangiando di quel Pane diventiamo il suo Corpo. 73 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico I piedi e il catino: i gesti del servizio A differenza del quadro leonardesco questa scena drammatica è caratterizzata da pescatori scalzi che mostrano i loro piedi nudi. Nel contesto della cena infatti Cristo si chinerà sui discepoli per lavare loro i piedi, come attesta il catino davanti al tavolo. L’eucaristia custodisce la memoria dei gesti sul pane e sul calice e di quelli con il grembiule e il catino. Sono i gesti del servizio. Gesù anticipa nella Cena pasquale quella lavanda che avrebbe fatto sulla croce con il suo sangue. E anticipa anche il senso di quel gesto: si mette a servizio dell’altro. La vera salvezza anche per il discepolo sarà questa: lasciarsi lavare i piedi e imparare a lavare i piedi agli altri come Gesù. Per assimilare Soffermati su una mano! Osservare le mani ritratte dal pittore: danno vita e movimento alla scena e ci suggeriscono lo stato d’animo di ogni personaggio mentre si trova intorno alla mensa. Dividere i genitori in piccoli gruppi e indicare alcuni spunti per la riflessione e il confronto. LA MANO CHE PIÚ MI COLPISCE È ... ESPRIME UN ATTEGGIAMENTO DI … PENSANDO AL MIO INCONTRO CON IL SIGNORE NELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA QUESTA MANO SEMBRA DIRMI… 74 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico La messa di prima comunione Qualche indicazione in vista della celebrazione Non entriamo nel merito di questa celebrazione che risponde spesso a tradizioni legate ad ogni comunità cristiana. Invitiamo tuttavia a verificare tali tradizioni, custodendo gli aspetti evangelici ed educativi alla fede. Può essere utile costituire una piccola équipe, composta dal sacerdote, dai catechisti e da alcuni genitori in modo da formulare una proposta celebrativa da presentare alle famiglie e alla comunità. 1. Si richiamino le prime due tappe già vissute, facendo comprendere ai ragazzi che l’incontro giunge alla pienezza: Gesù non si limita a essere compagno di viaggio e a parlarci, ma ci dona tutto se stesso. Qui voleva condurci! Alimentare nei ragazzi la gioia dell’incontro. 2. Attenzione alla coreografia. È utile far cogliere anche attraverso i segni la straordinarietà dell’evento, senza che questo impedisca di coglierne i legami con l’ordinario della vita e con la celebrazione che la comunità vive ogni domenica. Dopo la Prima comunione c’è la seconda… che non è meno importante! La chiesa sia ornata a festa, senza impedire con troppi fiori di vedere e di essere visti. I ragazzi siano vestiti con la loro tunica, possibilmente uguale per tutti, evitando guanti, veli e ornamenti sofisticati. Le ragazze non devono necessariamente recarsi dalla parrucchiera ed esibire acconciature estranee alla loro età e alla normalità dei loro rapporti. Si evitino segni di disuguaglianza che possono suscitare invidie e gelosie e smentiscono il senso stesso della comunione. 3. Il fotografo sia unico e opportunamente istruito sul tipo di servizio che deve realizzare. Lo si inviti a muoversi con moderazione nello spazio della celebrazione evitando di abusare del flash. Ogni famiglia farà in modo di trattenere la zia che immancabilmente deve realizzare le proprie foto e i cugini che le scattano col loro favoloso telefonino. 4. Si curi in famiglia il segno della festa. Il momento conviviale è importante, ma anche in questo caso occorre osservare la misura. Gli invitati siano persone che effettivamente rivestano un ruolo affettivo nella vita del ragazzo e della sua famiglia. Si tenga conto anche dell’opportunità di riunire più ragazzi con le loro famiglie nell’unico momento di festa. Anche i regali andranno fatti con moderazione, mantenendo il segno e destinando qualcosa ai più poveri. Dove c’è l’usanza di offrire dei confetti si eviti in modo assoluto la logica della “bomboniera”, preferendo un’immagine o un simbolo che richiami l’eucaristia. 5. La celebrazione incoraggi la partecipazione attiva dei ragazzi e dell’assemblea. La corale eviti impegnative interpretazioni e sostenga canti a cui tutti possono unirsi. Può essere utile offrire un libretto-guida ai presenti, favorendo “l’orientamento” di chi non frequenta molto la comunità cristiana. Le letture sono proclamate dagli adulti (catechisti o genitori) mentre i ragazzi possono intervenire alla preghiera dei fedeli o nel ringraziamento dopo la comunione. Gli interventi dei ragazzi siano rispettosi della loro età, aiutandoli a esprimere correttamente il loro pensiero, evitando ripetizioni e infantilismi. 6. I ragazzi siano disposti nel posto che normalmente occupano ogni domenica. Si evitino laboriosi allestimenti che fanno perdere di vista gli spazi celebrativi. Non ha senso sostituire 75 Dacci sempre questo Pane Quarta unità – SPEZZÓ IL PANE Itinerario eucaristico l’altare con un “grande tavolo” se abbiamo impiegato un incontro di catechismo per affermare che l’altare è il segno di Cristo! I ragazzi siano disposti in gruppo con i loro catechisti. Non si pretenda di collocarli tra i loro genitori quando le relazioni familiari sono laboriose o poco chiare. Si possono invitare però i ragazzi a raggiungere le loro famiglie per il segno della pace. 7. Può essere significativo curare la processione offertoriale, portando all’altare quanto serve per la sua preparazione (tovaglia, fiori), per il sacrificio eucaristico (pane, vino, acqua) e per la condivisione con i poveri (offerte, alimentari). Si evitino segni didattici (palloni, catechismi, indumenti…) più adatti al momento catechistico che a quello liturgico. 8. Secondo l’opportunità, i ragazzi ricevano la comunione sotto le due specie. Se il gruppo non è troppo numeroso, ciascuno si può recare davanti al sacerdote ricevendo prima il Pane consacrato e poi assumendo dal calice un po’ di Vino. L’assemblea nel frattempo rimane seduta e partecipa al canto osservando quanto sta avvenendo. 9. Al termine della celebrazione può essere consegnato un piccolo pane confezionato da spezzare in famiglia prima di pranzo, donandone un pezzetto a tutti gli invitati. Il gesto potrebbe essere accompagnato da una preghiera. 10. È buona abitudine lasciare un segno di gratitudine per la parrocchia. Il Corpo di Cristo è anche quello costituito da tutte le sue membra. Un’offerta in denaro per le necessità della comunità e dei suoi poveri o l’acquisto di qualcosa di utile possono essere un modo per esprimere appartenenza e riconoscenza. Altre indicazioni possono essere reperite nel Direttorio liturgico-pastorale della Diocesi di Treviso ai nn. 92-104. Ricordiamo un’indicazione del Direttorio che riguarda l’eventuale presenza di ragazzi diversamente abili. 94 Dopo una preparazione, possibilmente comunitaria e adeguata alla situazione, siano ammessi all’Eucaristia anche i fanciulli diversamente abili, nella fiducia che il dono di Cristo va oltre l’esigenza della piena comprensione dell’evento, che, peraltro, vede tutti in cammino ed è favorita dallo stesso Sacramento. Qualora ci si trovi in difficoltà nel valutare la consapevolezza del fanciullo circa il Sacramento, credendo nell’azione della grazia, ci si limiti a verificare che da parte sua ci sia per lo meno la capacità di distinguere il pane comune da quello eucaristico. 76 Dacci sempre questo Pane PER RICORDARE – Schede per i ragazzi Itinerario eucaristico 3. LA LITURGIA EUCARISTICA I QUATTRO GESTI DI GESÚ. Pochi giorni prima di morire Gesù si trova a tavola con i suoi amici; è l’Ultima cena durante la quale succede qualcosa di importante: ancora oggi ricordiamo e riviviamo quel momento ripetendo i gesti e le parole di Gesù. 1. PRESE IL PANE E IL VINO Nell’offertorio il sacerdote prende il pane e il vino, come ha fatto Gesù. Non ci presentiamo a Messa a mani vuote: il pane e il vino sono il segno del nostro impegno quotidiano che offriamo al Signore perché attraverso di lui diventi dono per tutti. Durante l’offertorio portiamo anche le offerte raccolte per la Chiesa e in particolare per i poveri: anche noi partecipiamo al sacrificio di Gesù. 2. RESE GRAZIE CON LA PREGHIERA DI BENEDIZIONE Nell’ultima cena Gesù ringrazia il Padre prima di donare il pane e il vino come il suo corpo e il suo sangue. RENDIAMO GRAZIE AL SIGNORE È COSA NOSTRO DIO BUONA E GIUSTA! Anche noi siamo invitati dal sacerdote a ringraziare il Signore per tutto quello che ha fatto per noi, in particolare per la morte e la risurrezione di Gesù. Siamo alla Preghiera eucaristica, il cuore della messa; il sacerdote invoca lo Spirito Santo, perché il pane e il vino diventino il corpo e il sangue di Gesù. Sono le parole che Gesù ha pronunciato durante l’Ultima Cena e che ci ha chiesto di ripetere per restare con noi per sempre. Durante la consacrazione del pane e del vino ci mettiamo in ginocchio: è l’atteggiamento di chi sta alla presenza di Dio e si sente piccolo e bisognoso di amore. In ginocchio esprimiamo anche l’adorazione, il nostro stupore di fronte a Dio che ci ama e ci ha donato la vita e la salvezza. 77 Dacci sempre questo Pane PER RICORDARE – Schede per i ragazzi Itinerario eucaristico 3. LO SPEZZÒ Gesù durante la cena spezza il pane per far comprendere ai suoi amici quello che gli sarebbe successo sulla croce: avrebbe spezzato la sua vita perché tutti potessero ricevere con abbondanza il suo amore. Il sacerdote spezza il pane durante la preghiera dell’Agnello di Dio. Quando Gesù spezza il pane a Emmaus i suoi amici lo riconoscono: ecco perché è importante guardare il sacerdote mentre spezza il Pane, senza distrarsi! In quel momento anche noi riconosciamo nel pane spezzato la presenza di Gesù. PREPARIAMOCI! Prima della frazione del pane rivolgiamo a Dio la preghiera del Padre Nostro e ci scambiamo un Segno di pace: possiamo essere un solo corpo solo se ci sentiamo vicini a Dio nostro Padre e ai fratelli. 4. LO DIEDE AI DISCEPOLI Gesù distribuisce il pane ai suoi discepoli dicendo che il suo corpo è offerto per loro e per tutti. Durante la Comunione il pane viene dato a tutti: il desiderio di Gesù è che tutti gli uomini diventino parte del suo corpo. Riceviamo il pane presentando al sacerdote le mani aperte, a forma di croce: non siamo noi che ci prendiamo il pane ma è un dono che ci viene offerto …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….. 78 Dacci sempre questo Pane Quinta unità – E TORNARONO A GERUSALEMME Itinerario eucaristico Quinta unità E TORNARONO A GERUSALEMME Primo incontro UN DONO DA CUSTODIRE OBIETTIVO I ragazzi: - comprendono che la presenza di Gesù nel pane consacrato continua anche dopo la celebrazione della messa; - attraverso la vicenda di san Tarcisio comprendono l’importanza di custodire il dono prezioso del pane consacrato; - riconoscono che nel tabernacolo c’è la presenza di Gesù e maturano un atteggiamento di rispetto e di adorazione verso il Santissimo. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Io sono con voi, pag. 137. Per affascinare Molti film presentano la ricerca del Sacro Graal, il calice nel quale, secondo una leggenda, Gesù avrebbe bevuto nell'Ultima Cena. Un calice, si dice, pieno di poteri magici come curare le ferite e dare l'immortalità. Anche i cavalieri dell'antichità cercavano il Sacro Graal pensando di diventare invincibili. Ma i cristiani sanno bene che non si tratta di trovare il Sacro Graal, ma quello che contiene e che non ha bisogno di molte ricerche perché ci viene dato ogni volta che celebriamo l'Eucaristia: il Corpo e il Sangue di Gesù, la sua vita e il suo amore. Qui sta le vera forza che cambia la vita. 79 Dacci sempre questo Pane Quinta unità – E TORNARONO A GERUSALEMME Itinerario eucaristico La Chiesa custodisce tutto questo come il tesoro più prezioso. II tabernacolo è un piccolo scrigno che in ogni chiesa custodisce il Corpo di Gesù. E ogni tanto la chiesa pone quel pane su un ostensorio, un oggetto nel quale il Corpo di Gesù è visibile e "ci parla" di sé. Per approfondire Si può proporre ai ragazzi un momento di adorazione eucaristica. Si conducono in chiesa, davanti al tabernacolo. Se c’è il sacerdote si può fare l’esposizione del SS.mo Sacramento. Se c’è un ministro straordinario della comunione si può aprire la porta del tabernacolo. Dire ai ragazzi il senso di quanto si sta per vivere. Creare un clima di raccoglimento, proporre un canto e iniziare l’adorazione. Suggerire l’atteggiamento giusto con il seguente racconto: In Francia, nel piccolo paese di Ars, il parroco vedeva spesso un contadino che tutti i giorni rimaneva seduto a lungo in chiesa, davanti al tabernacolo. Incuriosito, un giorno gli chiese: «Che fai qui così spesso?». Quel contadino rispose: «Niente io guardo Lui e Lui guarda me….». Anche noi siamo davanti a Gesù: lui ci guarda e noi lo guardiamo… Che cosa vediamo? Suggerire alcuni sguardi, proponendo ad ogni meditazione un breve canto o una preghiera. È presente Gesù. Non ci ha abbandonato. È ancora in mezzo ai suoi. lo sono con voi tutti i giorni! È presente il suo amore, quello che l'ha spinto a donare la sua vita. Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. È presente la sua forza che ci sostiene nella vita. Senza di me non potete far nulla È presente la sua salvezza che ci libera dal male, dal peccato e dalla morte. Chi mangia di questo pane non morirà in eterno. È presente il paradiso, la risurrezione e la vita nuova. lo sono la risurrezione e la vita. Al termine i ragazzi possono esprimere liberamente una preghiera accompagnata da qualche grano di incenso che può bruciare sopra un carboncino ardente. 80 Dacci sempre questo Pane Quinta unità – E TORNARONO A GERUSALEMME Itinerario eucaristico Per assimilare Concludere l’incontro presentando la figura di san Tarcisio. Pur essendo molto giovane aveva compreso che nel pane consacrato c’era qualche cosa di prezioso, più della sua stessa vita. Tarcisio era un ragazzino che frequentava le Catacombe di San Callisto ed era molto fedele alla vita di quella giovane Chiesa. Egli ricevette i Sacramenti, nonostante essi si amministrassero solo agli adulti; prima del Battesimo la Chiesa prevedeva un periodo triennale ("Catecumenato") di preparazione; dopo questi tre anni, i padrini garantivano le buone intenzioni del catecumeno, quindi si giungeva al Sacramento. Durante la Veglia Pasquale, come era usanza di allora, Tarcisio ricevette i tre sacramenti, detti "dell'iniziazione cristiana", il Battesimo, l'Eucaristia e la Confermazione. Divenne anche un accolito. Negli anni di Valeriano le persecuzioni erano brutali ed era diventato assai arduo il compito dei Diaconi e degli Accoliti, che dovevano portare l'Eucaristia dalle Catacombe alle carceri e agli ammalati. Un giorno il sacerdote della Catacomba di Tarcisio, dopo aver preparato il Pane per la distribuzione all'esterno, si guardò attorno per cercare qualcuno che si incaricasse di tale gravoso compito. "Padre, manda me". Una voce echeggia nella Catacomba; la voce è quella di un giovane, Tarcisio appunto, che si offre volontario. Alla protesta del sacerdote, che lo riteneva troppo giovane, egli rispose: "Padre mio, la mia giovinezza sarà la miglior salvaguardia. Non negarmi questo onore, ti prego!". Il dialogo si concluse poi così: "Tarcisio, ricordati che un tesoro celeste è affidato alle tue deboli cure. Evita le vie frequentate e non dimenticare che le cose sante non devono essere gettate ai cani né le gemme ai porci. Custodirai con fedeltà e sicurezza i Sacri Misteri?". "Morirò piuttosto di cederli", fu la risposta del giovanetto. Tarcisio attraversò dunque le vie della città, evitando sia i luoghi molto frequentati sia quelli troppo deserti. Tarcisio accelerava il passo, raccolto in pensieri santi e sublimi. Non distava molto dal carcere: c'era soltanto da attraversare una grande piazza, dove alcuni ragazzacci facevano gazzarra. "Ci manca uno per completare la squadra", gridava il caporione, "come facciamo?". Videro passare in quel momento Tarcisio, che era conosciuto da quei ragazzi, che però non sapevano che era un cristiano. Egli rifiutò l'invito a giocare e, nonostante essi insistettero, egli stringeva le mani al petto e rifiutava ancora. Ad un certo punto il caporione si accorge che egli incrociava le mani e gli chiese cosa custodiva lì dentro. Egli strinse ancor più le sue mani, mentre gli altri cercavano di strappargliele, poi giunse un signore anziano che capì che era un cristiano che portava i Santi Misteri. Appena si seppe questo iniziò il pestaggio: il sangue di Tarcisio cominciò a spandersi su quel luogo, mentre ormai i colpi e i calci non si contavano più. Giunse allora un erculeo ufficiale pretoriano di nome Quadrato, segretamente cristiano, che intimò a quelle canaglie di andarsene. Appena la piazza fu libera, si chinò sul morente Tarcisio che gli disse: "Io sto morendo, Quadrato, ma il Corpo del Signore è salvo! Ti prego, portami dal sacerdote!". Giunto là, Tarcisio era già morto. Subito le sue spoglie furono poste nelle stesse Catacombe di San Callisto; un'iscrizione poi ricorda il loro trasporto alla chiesa di San Silvestro in Campo, molto tempo dopo. Nel XIX secolo il martire dell'Eucaristia fu scelto come patrono dei ministranti del SS. Sacramento. 81 Dacci sempre questo Pane Quinta unità – E TORNARONO A GERUSALEMME Itinerario eucaristico Secondo incontro UN SOSTEGNO PER CHI SOFFRE OBIETTIVO I ragazzi: - comprendono che Gesù si rende presente presso i malati e gli anziani nel pane consacrato, che diventa sostegno nella sofferenza e farmaco di salvezza; - conoscono il servizio dei ministri straordinari dell’Eucaristia e imparano a riconoscerli nella loro comunità parrocchiale; - attraverso la diretta testimonianza dei ministri straordinari dell’Eucaristia incontrano alcune esperienze di sofferenza e solitudine presenti nella loro realtà; - ritrovano l’eucaristia nel viatico, sacramento di passaggio dalla morte alla vita. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Venite con me, pag. 132. Per affascinare Iniziare l’incontro con il racconto del padre malato e dei suoi tre figli; può essere efficace creare l’atmosfera di penombra e mostrare gli oggetti che man mano vengono citati nel racconto: la paglia, le piume colorate, la candela e il fiammifero. Una luce nel buio. Molto tempo fa c'era un uomo che aveva tre figli ai quali voleva molto bene. Non era nato ricco, ma con la sua saggezza e il duro lavoro era riuscito a risparmiare un bel po' di soldi e a comprare un fertile podere. Quando divenne vecchio, cominciò a pensare a come dividere tra i suoi figli ciò che possedeva. Un giorno, quando ormai era molto vecchio e malato, decise di fare una prova per capire quale dei suoi figli fosse il più intelligente. Chiamò allora i tre figli al suo capezzale. Diede a ciascuno cinque soldi e chiese loro di comprare qualcosa che riempisse la sua stanza, che era vuota e spoglia. Ciascuno dei figli prese i soldi e uscì per esaudire il desiderio del padre. Il figlio più grande pensò che fosse un lavoro facile. Andò al mercato e comprò un fascio di paglia, ossia la prima cosa che gli capitò sotto gli occhi. Il secondo figlio, invece, rifletté per qualche minuto. Dopo aver girato tutto il mercato e aver cercato in tutti i negozi, comprò delle bellissime piume. lì figlio più piccolo considerò per un lungo tempo il problema. «Cosa c'è che costa solo cinque soldi e può riempire una stanza?» si chiedeva. Solo dopo molte ore passate a pensare e ripensare, trovò qualcosa che faceva al suo caso, e il suo volto si illuminò. Andò in un piccolo negozio nascosto in una stradina laterale e comprò, con i suoi cinque soldi, una candela e un fiammifero. Tornando a casa era felice e si domandava cosa avessero comprato i suoi fratelli. Il giorno seguente i tre figli si riunirono nella stanza del padre. Ognuno portò il suo regalo, l'oggetto che doveva riempire una stanza. Per primo il figlio grande sparse la sua paglia sul pavimento, ma purtroppo 82 Dacci sempre questo Pane Quinta unità – E TORNARONO A GERUSALEMME Itinerario eucaristico questa riempì solo un piccolo angolo. lì secondo figlio mostrò le sue piume: erano molto graziose, ma riempirono appena due angoli. Il padre era molto deluso degli sforzi dei suoi due figli maggiori. Allora il figlio più piccolo si mise al centro della stanza: tutti gli altri lo guardavano incuriositi chiedendosi: «Cosa può aver comprato?». Il ragazzo accese la candela con il fiammifero e la luce di quell'unica fiamma si diffuse per la stanza e la riempì. Tutti sorrisero. Il vecchio padre fu felice del regalo del figlio più piccolo. Gli diede tutta la sua terra e i suoi soldi, perché aveva capito che quel ragazzo era abbastanza intelligente da farne buon uso e si sarebbe preso saggiamente cura dei suoi fratelli. Perché il padre gradisce il regalo del figlio più piccolo? Di che cosa ha bisogno una persona malata? Libera discussione fra i ragazzi; il catechista lasci emergere il senso di solitudine che segna le giornate di un malato e il bisogno di riempire spazi vuoti con la presenza dei propri cari. Per approfondire Intervista al ministro straordinario. C’è un amico che non ci lascia mai soli, in particolare nel momento in cui viviamo l’esperienza della malattia. Quando una persona gravemente malata non può andare in chiesa per stare con Gesù è Gesù che la raggiunge e le porta il conforto della sua presenza, come la candela che rischiara e riscalda la triste stanza del padre malato. Invitare all’incontro un ministro straordinario della Comunione e farsi raccontare il tipo di servizio che svolge nella Chiesa. Nell’intervista dovrebbe emergere: - l’antica origine di questo servizio e il desiderio da sempre radicato nella Chiesa di portare ai malati la presenza di Gesù nell’Eucaristia; - l’attesa con cui il malato vive l’incontro con Gesù e l’efficacia di tale incontro nella sua situazione di solitudine e sofferenza; - lo stato d’animo con cui il ministro vive il suo servizio; - il legame ecclesiale che la comunione crea tra il malato e l’assemblea eucaristica che celebra in chiesa il mistero della Pasqua di Gesù. Per il catechista I ministri straordinari per la distribuzione della Comunione possono essere consacrati o laici che ricevono dal vescovo la facoltà di portare la comunione a casa dei malati e di aiutare il sacerdote nella distribuzione dell’Eucaristia durante la messa. Fin dal II secolo la storia della Chiesa conosce dei fedeli laici con il compito di conservare presso di sé e di distribuire la Santa Comunione per i fratelli, come viatico in punto di morte. Questa necessità era strettamente connessa con i tempi: le comunità cristiane di allora erano di piccole dimensioni, sparse in vasti territori, indifese e spesso vittime di atroci persecuzioni da parte ei pagani. In questo quadro si comprende come colui che fosse trovato in pericolo di morte volesse accostarsi per l’ultima volta all’Eucaristia. Da queste necessità nacque il servizio del ministro straordinario della Comunione, riscoperto con il Concilio Vat. II. 83 Dacci sempre questo Pane Quinta unità – E TORNARONO A GERUSALEMME Itinerario eucaristico La distribuzione della comunione non è un semplice gesto liturgico ma il contributo all’edificazione della Chiesa, che vuole raggiungere tutti i fedeli, in particolare gli anziani e i sofferenti; anche loro sono parte del corpo di Gesù. Subito dopo la messa il ministro straordinario si reca dal malato o dall’anziano con la sua preziosa teca contenente il Pane consacrato: non va a fare la spesa con il corpo di Gesù nella borsetta! Un segno importante, che dice continuità e vicinanza tra l’assemblea eucaristica e il malato. Il ministro straordinario non si limita a portare la comunione ma si fa vicino al malato, condividendo la sua sofferenza e talvolta aiutandolo anche nella soluzione di problemi concreti. Gesù si fa presente con il suo corpo nel pane consacrato ma anche con i piedi, le mani e il cuore di coloro ai quali si affida. IL VIATICO Il termine deriva dalla lingua latina: viaticum era il bagaglio che permetteva ai cittadini dell’impero romano di intraprendere un lungo e rischioso viaggio con una certa tranquillità. Comprendeva denaro, una riserva di cibo e alcuni vestiti e se il cittadino andava in missione per conto del senato gli veniva dato anche il rimborso per pagare ogni tipo di spesa. I cristiani assumono questo termine e lo riferiscono al viaggio verso il Padre; il viatico è la comunione che la Chiesa dà ai fedeli gravemente malati per sostenerli nel momento della sofferenza per dare la speranza della vita eterna. “Ricevuta in questo momento di passaggio al Padre, la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo ha un significato e un'importanza particolari. È seme di vita eterna e potenza di risurrezione, secondo le parole del Signore: « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno » (Gv 6,54). Sacramento di Cristo morto e risorto, l'Eucaristia è, qui, sacramento del passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre.”(CCC 1524) Per assimilare Il gruppo dei ragazzi si fa vicino all’esperienza del ministro: accompagnare in piccoli gruppi i ministri straordinari della Comunione in visita presso i malati, accostando direttamente alcune situazioni di sofferenza e di malattia presenti nella parrocchia. Se questa esperienza non fosse possibile preparare in gruppo un piccolo pensiero, ad esempio un una preghiera scritta in un bigliettino, da affidare al ministro, perché possa portarlo ad un malato e fargli sentire vicina anche la presenza dei ragazzi. Concludere l’incontro con un momento di preghiera per le persone malate e sole della parrocchia. 84 Dacci sempre questo Pane Quinta unità – E TORNARONO A GERUSALEMME Itinerario eucaristico Terzo incontro UN DONO DA PORTARE A TUTTI OBIETTIVO I ragazzi: - comprendono che il dono di Gesù nel pane consacrato va condiviso con tutti gli uomini; - partecipano alla processione del Corpus Domini, riconoscendo in essa l’opportunità di portare a tutti la presenza di Gesù nell’Eucaristia. TESTI DI RIFERIMENTO - nel catechismo: Venite con me, pag. 133. Per affascinare La messa è finita. Andate in pace. Quali sono i pensieri della gente mentre il sacerdote conclude la messa con le parole e i gesti della benedizione? Consegnare un fumetto pensante vuoto e chiedere a ciascuno di scrivere il pensiero che ritiene più frequente. Confrontare i fumetti e commentare insieme. E’ importante che i ragazzi comprendano che l’incontro con Gesù non si conclude tra i banchi della chiesa ma continua anche fuori, nella vita di ogni giorno. Durante la messa abbiamo partecipato alla Pasqua di Gesù, alla sua morte e alla sua risurrezione. Ora siamo chiamati a portare quell’annuncio fuori dalla porte della chiesa, nella vita di ogni giorno. Finita la messa in chiesa comincia quella nella vita quotidiana. Per approfondire Ritornare alle immagini di Emmaus. Perché i discepoli tornano a Gerusalemme? Non se ne erano forse andati da lì? 85 Dacci sempre questo Pane Quinta unità – E TORNARONO A GERUSALEMME Itinerario eucaristico Invitare i ragazzi a confrontare le due immagini; la crocifissione di Gesù aveva reso la città inabitabile, avvolta dalle tenebre della morte. L’incontro con il risorto porta una nuova luce nella vita dei discepoli; ora possono tornare a Gerusalemme: l’annuncio della risurrezione strappa la città dall’oscurità della morte. Anche noi dopo la messa siamo chiamati a portare la luce del risorto nelle tenebre in cui si trova il mondo; ce lo dicono chiaramente le parole della benedizione che conclude la messa nella settimana di Pasqua: Andate e portate a tutti la gioia del risorto. Alleluia. Quali sono oggi le tenebre in cui sembra particolarmente urgente l’annuncio di Gesù risorto e vivo e presente in mezzo a noi? Il catechista può partire da un articolo di giornale che riporta un recente fatto di cronaca oppure dagli ambiti di vita dei ragazzi (famiglia, scuola, gruppi sportivi, amici…). Che cosa vuol dire tornare alla vita quotidiana dopo aver vissuto l’incontro con Gesù nell’Eucaristia? Quali atteggiamenti assumere? Se possibile dividere i ragazzi in piccoli gruppi e affidare una situazione a ciascuno, chiedendo eventualmente l’aiuto di alcuni genitori o animatori per la gestione dei gruppetti. Per assimilare Il tempo pasquale si conclude con il Corpus Domini, una festa che la Chiesa ha istituito nel 1200, per ravvivare nei fedeli il culto eucaristico, in un periodo in cui molti mettevano in dubbio la presenza reale di Gesù nel pane consacrato. Tradizionalmente la messa del Corpus Domini è seguita da una processione: i fedeli portano tra le strade del mondo il corpo di Gesù, perché l’annuncio della sua risurrezione raggiunga ogni uomo. L’itinerario si conclude con la partecipazione dei ragazzi alla processione del Corpus Domini; sono invitati ad indossare la tunica bianca della messa di Prima Comunione; un segno per ricordare che la comunione con Gesù non si esaurisce fra le mura della chiesa ma continua nella vita di ogni giorno. Durante la processione vi è in alcuni luoghi l’usanza di spargere petali di fiori di fronte all’eucaristia. Si può proporre ai ragazzi lo stesso gesto: dove passa Gesù fiorisce l’amore. 86 Dacci sempre questo Pane INDICE DEGLI INCONTRI Itinerario eucaristico Dacci sempre questo Pane Indice degli incontri INTRODUZIONE Presentazione all’itinerario……………………………………………………………………………………….………………… 5 I UNITÁ: DAL BATTESIMO ALL’EUCARISTIA Primo incontro. Un incontro sulle strade della vita………....................................................................................... 7 Secondo incontro. Un incontro che cresce. I sette sacramenti………………………………………………….………………….………. 10 Terzo incontro. La mia Prima Comunione (genitori) …………..………………………………………………………….…...….………. 14 II. UNITÁ: LA GIOIA DI UN INCONTRO Primo incontro È tutto finito? Da Gerusalemme a Emmaus …………………………………………………………………..…….… 18 Secondo incontro In quello stesso giorno. Il giorno del Signore (genitori) …………………………………………………………… 22 Terzo incontro In quello stesso giorno. Il giorno del Signore …………………………………………………………….…..………. 27 Quarto incontro Sei acceso? …………………………………………………………………………………………………………………………….… 29 Quinto incontro Un posto per noi ………………………………………………………………………………………………………………….……31 Sesto incontro Una comunità riunita …………………………………………………………………………………………………………....… 35 Settimo incontro Il Signore è buono e perdona ……………………………………………………………………………………………….…..36 Ottavo incontro La consegna della veste………………………………………………………………………………………..……………..……39 Preghiera di benedizione per la consegna della tunica …………………………………………………….……. 41 Per ricordare. Schede per i ragazzi I riti di introduzione ………………………………………………………………………………………………………….……… 42 III UNITÁ: UNA PAROLA CHE SCALDA IL CUORE Primo incontro La Parola di Gesù riscalda il cuore ………………………………………………………………………………………….. 45 87 Dacci sempre questo Pane INDICE DEGLI INCONTRI Itinerario eucaristico Secondo incontro Potessi ascoltare anch’io la sua Parola! ……………………………………………………………………………..… 47 Terzo incontro Rispondiamo alla sua Parola ………………………………………………………………………………………..……… 51 Per ricordare. Schede per i ragazzi La liturgia della Parola …………………………………………………………………………………………………..……… 53 IV UNITÁ: SPEZZÓ IL PANE Primo incontro I riti della vita ………………………………………………………………………………………………………………………… 57 Secondo incontro Il dono più grande ……………………………………………………………………………………………………….………… 61 Terzo incontro Fate questo in memoria di me …………………………………………………………………………………..…..……… 64 Quarto incontro Beati gli invitati …………………………………………………………………………………………………………....………. 68 Quinto incontro La comunione nel pane (genitori) ……………………………………………………………………………….……….. 70 La messa di Prima Comunione. Indicazioni per la celebrazione ………………………………….……….. 75 Per ricordare. Schede per i ragazzi La liturgia eucaristica ……………………………………………………..………………………………………………..…… 77 V UNITÁ: E TORNARONO A GERUSALEMME Primo incontro Un dono da custodire …………………………………………………………………………………..……………………… 79 Secondo incontro Un sostegno per chi soffre……………………………………………………………………………..……………………… 82 Terzo incontro Un dono da portare a tutti ………………………………………………………………..………………………………… 85 88