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1BLendinara - I.C.S. di Lendinara

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1BLendinara - I.C.S. di Lendinara
Emma Scappini 1 B Lendinara
Ulisse nell’isola “dei ricordi”
Finalmente un giorno approdai su un’isola dall’aspetto cupo, con le coste nebbiose e desolate; ad osservarla
attentamente, si potevano vedere le case degli abitanti e, basandomi sui ricordi e sui miei sogni, mi accorsi che
sembravano proprio le abitazioni della mia amata Itaca.
Non potevo credere che, dopo anni ed anni di viaggio, avessi finalmente raggiunto la terra dei miei padri, dove avrei
potuto rivedere Penelope e mio figlio Telemaco!
Più mi avvicinavo e più mi accorgevo dei particolari che caratterizzavano la mia amata Itaca.
Alcuni dei miei compagni si buttarono in acqua e dissero: ”Finalmente i Numi ed il Fato ci hanno ricondotto nella nostra
amata terra! Ulisse vieni con noi ad ispezionare l’isola!”
Ma io risposi di no, perché sentivo nel cuore una strana emozione, come un presentimento, e riconobbi in essa la
sensazione che provavo ogni qualvolta mi si presentava davanti un pericolo.
Due giorni dopo, dei sette uomini che si erano allontanati da me, ne tornò uno solo dicendo: “ Gli altri sono spariti nel
nulla. Ulisse abbiamo visto Penelope sull’isola ed è come l’hai lasciata tanti anni fa, mentre Telemaco è diventato un
bambino adorabile”.
A queste parole rimasi perplesso: in tutti questi anni Telemaco era rimasto un bambino?
Intanto nell’Olimpo, un grande scompiglio si era creato fra gli Dei e questa agitazione era dovuta a me ed alla mia
presenza su quell'isola; poco tempo dopo, un messaggero da loro inviato, mi mise al corrente che l’isola dove mi
trovavo non era Itaca, bensì l’isola chiamata “dei ricordi” voluta da Persefone, per farle ricordare i tempi trascorsi con
la madre Demetra, finché stava con il marito Ade.
L’isola era custodita dalle ninfe dell’aria, conosciute come “le figlie di Afrodite” per la loro bellezza, ed il loro compito
era quello di ricreare la terra dei mortali che vi approdavano, per ingannarli, indurli a fermarsi e poi trasformarli nella
nebbia che avvolgeva l’isola, poiché senza di questa le ninfe si sarebbero dissolte e Persefone non avrebbe più avuto
quell’isola e i suoi ricordi da alimentare e custodire come il tesoro più prezioso.
Ancorai la barca, diffidando di quello che mi era stato appena raccontato dal messaggero degli Dei, mentre delle voci
mi dicevano: “ Vattene Ulisse, vattene!” ed i miei compagni superstiti mi dissero che erano i numi contrari alla riuscita
dell’impresa.
La sera ci accampammo sulla baia dove di solito la finta Penelope si dirigeva a passeggiare con le sue ancelle. Durante
la notte, mi apparve in sogno Atena che, con dolci parole, mi disse: “ Ulisse, abbandona quest'isola, poiché, come ben
sai, non é la tua amata Itaca, ma l’isola dei ricordi voluta da Persefone. I tuoi compagni sono già stati trasformati nella
nebbia che avvolge l’isola. Se li vuoi liberare, domani, quando la finta Penelope si recherà qui con le sue ancelle, senza
che se ne accorga, devi farla camminare vicino alle braci di un fuoco, perché solo in questo modo la materia di cui sono
formate queste finte creature si dissolverà immediatamente ”.
La mattina seguente, incitai i miei compagni a cercare Asteto, un contadino che abitava vicino alla reggia per farsi dare
latte e miele necessari al nostro sostentamento, mentre io rimasi nella baia, fino a quando vidi Penelope, più bella che
mai, con due ancelle, ma non mi feci ingannare dalla sua bellezza, perché sapevo che era stata creata dalle ninfe per
catturarmi e trasformarmi nella “nebbia dei ricordi” che avvolgeva tutto intorno a noi.
Vedendomi, Penelope mi corse incontro e mi abbracciò dicendo: “ Ulisse sei tornato!”
Io stetti al gioco e dissi: “Penelope sono così contento di vederti, vieni, abbracciami, portami subito da nostro figlio e
poi vi mostrerò il tesoro che ho accumulato in tutti questi anni di viaggio!”
E così dicendo, la condussi con le due ancelle vicino ad un fuoco che avevo precedentemente acceso e tutte e tre,
come spuma di mare, immediatamente evaporarono. Così facendo, la nebbia che avvolgeva l’isola, ma anche i nostri
occhi, si dissolse ed io, con i miei compagni, tornai alla barca e ripresi il viaggio per tornare nella mia vera terra: Itaca,
la bellissima Itaca!
Scappini Emma classe I B
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