Il miele. Nuovi aspetti del ruolo nutrizionale, metabolico e
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Il miele. Nuovi aspetti del ruolo nutrizionale, metabolico e
26/09/2001 14.37 Pagina 56 RUBRICHE Imp_3-4_2001_finale_mod.qxd a cura del Laboratorio Apistico Regionale (LAR) Il miele: composizione e proprietà Il miele. Nuovi aspetti del ruolo nutrizionale, metabolico e dietetico 1a parte A. Raimondi Istituto Studi e Ricerche Nutrizionali Alpe Adria Trieste Fig. 2 - Rappresentazione schematica delle sedi di assorbimento di alcuni principi presenti nel miele. NOTIZIARIO ERSA 3-4/2001 Fig. 1 - Composizione del miele Da molti anni si studia la composizione del miele per capirne il ruolo fisiologico, metabolico e terapeutico nell’organismo umano e fin dall’inizio si è rivelata la presenza di numerose sostanze di interesse biologico e nutrizionale (fig. 1). Tra queste sostanze, in primo piano si rilevarono gli zuccheri, oltre 20, tra i quali, sono fondamentali per il ruolo strutturale, metabolico e fisiologico, il glucosio, il fruttosio, il saccarosio, il maltosio, le destrine ed altri poli e oligosaccaridi; ma sono importanti anche gli acidi organici, gli aminoacidi e talune proteine complesse; le vitamine idrosolubili; i flavonoidi, i sali minerali tra i quali quelli di importanza biologica, Fe, Cu, Mn, Na, Ca, S, Mg, Al, P, Cl, oligoelementi ed elementi traccia; gli enzimi diastasi, invertasi, catalasi, fosfatasi; i terpeni, i deri- vati dell’acido cinnamico ed altre sostanze che si rivelarono biologicamente attive a livello di vari tessuti ed organi e che nel miele, come veicolo, vengono ad avere un veloce e privilegiato assorbimento nelle varie sedi del tubo digerente (fig. 2). La presenza di queste sostanze nel miele e l’ipotesi teorica che potessero avere un ruolo nei fenomeni metabolici organici, hanno indotto a promuovere a vari livelli, numerosi studi sperimentali e clinici, attraverso i quali si è potuto verificare varie applicabilità del miele a scopo nutrizionale, preventivo e curativo, oltre che come alimento (fig. 3). Nell’immediato dopoguerra, il miele veniva utilizzato in lnghilterra come «terapia dolce» sfruttando l’azione di alcune sostanze, tra le quali le «inibine» (così chiamate perché inibi56 scono lo sviluppo delle spore) e l’acetilcolina, in grado di bloccare l’azione di tossine nelle piaghe da decubito e nelle infezioni dei monconi di amputazione e in alcune infezioni interne. Nel merito si è formulata l’ipotesi che l’azione antibatterica del miele possa essere legata oltre che alla elevata concentrazione di zuccheri, alla presenza di acido formico, di calcio, ferro, sodio, potassio, che incrementano la capacità fagocitica (maggiore sviluppo ed attività dei globuli bianchi per la distruzione dei germi) ed aumentano la pressione osmotica, tutti fattori che impediscono la sopravvivenza dei germi. Si è ipotizzato altresì che il miele possa essere attivo anche nei confronti dei funghi patogeni. Nel prosieguo gli studi hanno evidenziato che il miele presenta proprietà in grado di svolgere funzioni equilibratrici a cari- Imp_3-4_2001_finale_mod.qxd 26/09/2001 Fig. 3 - Schema del metabolismo globale di nutrienti presenti nel miele co di varie funzionalità organiche a cominciare dal tubo digerente per l’azione dei vari enzimi e quindi di poter coprire un ruolo nutrizionale-metabolico-immunitario per l’azione dei nutrienti macro e micro e di substrati biologicamente attivi, come pure nel miglioramento delle funzioni emopoietiche, nella stimolazione delle funzioni catalizzatrici in diversi sentieri metabolici organici, ecc. Di conseguenza le proprietà del miele e dei prodotti dell’alveare vennero e sono utilizzate come tonificante dell’organismo, per stimolare l’appetito, combattere la fatica, stimolare la funzionalità epatica e quella cardiaca nonché il flusso sanguigno, per aumentare la concentrazione dell’emoglobina e quindi combattere l’anemia, 14.37 Pagina 57 quale antiaggregante, per stimolare la secrezione biliare, aumentare la calcemia, come emolliente e antidisidratante della cute, nella prevenzione delle malattie da raffreddamento, come antinfiammatorio, antisettico, espettorante, sedativo, lassativo, ecc. Effetti sul sistema nervoso Un settore organico non sufficientemente studiato nel passato e che solo negli ultimi tempi ha attratto l’interesse dei ricercatori, riguarda l’effetto di alcuni nutrienti presenti in misura variabile nei diversi tipi di miele, sul sistema nervoso centrale e quindi sulle funzioni neuro-psico-mentali. Da un punto di vista generale, si può dire che gli zuccheri presenti nel miele, specie i monosaccaridi, sono utili per il cervello tenuto presente da un lato la loro alta assimibilità, e quindi la pronta metabolizzazione, e dall’altro, l’elevato fabbisogno del cervello (120-180 grammi di glucosio al giorno secondo l’età e secondo le attività del cervello stesso e del sistema nervoso centrale (S.N.C.) nel suo complesso): il metabolismo basale cerebrale comporta un dispendio energetico che è il più elevato tra tutti gli altri organi, corrispondente a circa il 25% del metabolismo dell’intero organismo. Va aggiunto che tutte le attività nervose e psichiche, gli stress nervosi, ecc., comportano una spesa energetica aggiuntiva che contribuisce ad elevare il fabbisogno dei nutrienti energetici. Il cervello per mantenersi efficiente deve assumere una adeguata concentrazione di nutrienti a carattere energetico non solo per le spese caloriche, ma anche per le necessità strutturali in quanto tali nutrienti coprono funzioni anche plastiche, entrando nella formazione di strutture fondamentali come gli acidi nucleici delle nucleoproteine e i cerebrosidi (sostanze essenziali per il corretto funzionamento oltreché per la qualità strutturale del cervello), nonché nella mielina e nei nervi: tali sostanze includono sempre nella composizione chimica un esoso e cioè il glucosio e il galattosio. Tra le varie funzioni che richiedono energia ed utilizzano a questo scopo i monosaccaridi presenti nel miele come principali metaboliti, debbono essere considerate preminenti la secrezione e il conseguente recupero dei neurotrasmettitori, la biosintesi dei lipidi complessi e delle macromolecole nelle cellule neuronali e gliali, il mantenimento del gradiente ionico, il trasporto intracellulare e altre funzioni ancora (fig. 4). In queste funzioni il monosaccaride viene utilizzato con una velocità elevata lungo l’asse metabolico glicolisi - ciclo di Krebs - catena respiratoria, per l’approvvigionamento di ATP nel cervello: se l’apporto di glucosio non è sufficiente, il cervello e l’organismo intero ricorrono alla neoglucogenesi che è un fenomeno che può comportare conseguenze negative e talvolta lesioni al sistema neuropsichico e ripercussioni sulla qualità della vita di relazione. Fig. 4 - Schema circuito e destino metabolico dei nutrienti glicidici nel cervello. 1. Continua GLICIDI DEL MIELE UE NG A S TRIPTOFANO AL CERVELLO 57 RI CH IE ST A SINTESI CEREBRALE SEROTONINA NOTIZIARIO ERSA 3-4/2001