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100% Sbirro - Dario Flaccovio Editore
Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati I.M.D. con Raffaella Catalano 100% Sbirro AVVENTURE E DISAVVENTURE DI UN POLIZIOTTO DELLA CATTURANDI Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati I.M.D. 100% SBIRRO ISBN 978-88-7758-920-0 Prima edizione: maggio 2010 © 2010 by Dario Flaccovio Editore s.r.l. - tel. 0916700686 www.darioflaccovio.it [email protected] I.M.D. 100% sbirro : avventure e disavventure di un poliziotto della catturandi / I.M. D. - con Raffaella Catalano. - Palermo : D. Flaccovio, 2010. ISBN 978-88-7758-920-0 I. Catalano, Raffaella <1964->. 853.914 CDD-21 SBN Pal0225853 CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace” Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati 100% Sbirro AVVENTURE E DISAVVENTURE DI UN POLIZIOTTO DELLA CATTURANDI Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati Prefazione di Gian Carlo Caselli* Con le feroci stragi di mafia del 1992 si abbatté sull’Italia un pericolo gravissimo: la trasformazione di una democrazia – imperfetta quanto si vuole, ma pur sempre democrazia – in uno stato mafia, un narco-stato di tipo colombiano, dominato da un’organizzazione criminale spietata come «Cosa nostra». Per fortuna, invece di precipitare in un tale abisso senza fondo, il nostro Paese è riuscito a resistere. In questa «resistenza», decisiva è stata la sequenza continua ed ininterrotta di arresti di boss latitanti che ha caratterizzato la risposta dello Stato dal periodo successivo alle morti di Falcone e Borsellino fino ad oggi. Merito dell’impegno di tutti (forze dell’ordine e magistrati in particolare), ma soprattutto ed indiscutibilmente della Sezione Catturandi della Squadra mobile della Questura di Palermo. Un gruppo affiatato di professionisti straordinari che è diventato un mito – ben oltre la cerchia degli addetti ai lavori – per l’impressionante serie di successi che è riuscito a mettere a segno nella pericolosa e difficilissima attività di ricerca e cattura dei mafiosi in attività: compresi moltissimi uomini sicuramente di vertice, per cara* Procuratore capo di Torino. 7 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati tura criminale, ruolo di comando nell’organizzazione e spietatezza. Un gruppo di specialisti disposto a lavorare con sistemi costantemente perfezionati e affinati, «ventiquattro ore su ventiquattro, come un orologio a cui non bisogna mai dare la corda». Un «orologio perfetto», dentro il quale «ci sono ingranaggi fatti di sangue e sudore, di ideali e di dovere, di orgoglio e, perché no, anche di vendetta». Dove «voler vendicare» «significa riscattare la propria terra, voler liberare la propria città da un giogo troppo pesante, voler vedere dietro le sbarre i criminali che tanto dolore e danno hanno inflitto alla collettività». Un gruppo che ha avuto ed ha come «unico obiettivo» quello di «sconfiggere la mafia e catturare quanti più latitanti possibile». Un gruppo che questo obiettivo ha sempre più efficacemente ed intensamente conseguito acquisendo e via via perfezionando un metodo di lavoro vincente. Il metodo di lavoro della Sezione Catturandi della Squadra mobile della Questura di Palermo è diffusamente raccontato in questo bellissimo libro da un binomio di eccellenza, già autore del libro Catturandi pubblicato circa un anno fa. Il binomio è formato da I.M.D. (un componente della Sezione che per ovvi motivi di sicurezza cela il suo nome sotto le semplici iniziali) e da Raffaella Catalano, che ne ha tradotto in brillante parola scritta le superlative esperienze, iniziate il 4 dicembre 1995 e proseguite poi per 15 anni, fino ad oggi. Non si tratta né di un saggio né di un romanzo. Piuttosto di un libro di azione, dove la realtà viene raccontata – in maniera sempre avvincente, da togliere il fiato – come fosse il soggetto di un film di ottimo livello. Tecniche di indagine sofisticate, impiego di tecnologie di avanguardia, intuito, pazienza e testardaggine, capacità di pianificare gli interventi e di modificarli «in corsa» a seconda degli eventi, ricorso quando 8 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati necessario anche ad espedienti di grande «fantasia» ed efficacia, scommesse azzardate spesso vincenti, abilità e fortuna, capacità (ascoltando le intercettazioni telefoniche o ambientali) di «decriptare il messaggio, il linguaggio utilizzato, i toni, le pause che spesso nascondono significati reconditi»: sono gli ingredienti che in ognuno dei moltissimi episodi raccontati da I.M.D. mescolano thrilling-suspense-azione con ritmi sempre di straordinaria intensità e con interessanti spaccati sulla vita dei mafiosi: vizi pubblici e privati, caratteristiche e «specialità» criminali, abitudini a volte persino un po’ maniacali, donne regolari e non… L’ironia sapientemente dosata in molte pagine del libro lo rende ancor più gradevole, conferendo ad imprese che a buon diritto si possono definire epiche dimensioni «umane» che le rendono ancor più apprezzabili. Così, dando la caccia ad un latitante può anche capitare di infilarsi «dritto dritto con una gamba dentro un bidone di calce fresca, rimanendo bloccato sul posto» e scatenando le risate dei colleghi. Oppure può capitare che i due poliziotti impiegati in un appostamento notturno in campagna siano scambiati per omosessuali in vena di tenerezze e aggrediti da giovani ubriachi in missione omofoba. O addirittura essere costretti a farsi arrestare come topi d’appartamento da colleghi fatti precipitosamente intervenire, per evitare che il proprietario dell’alloggio, che stava rientrando mentre era in corso un’operazione di sistemazione di microspie, mangiasse la foglia. La vita del «cacciatore» di mafiosi è ovviamente fatta di grandi sacrifici. Pesano in particolare le continue, inevitabili rinunzie sul piano della vita affettiva e di relazione. Malamente compensate dalle innumerevoli cene, grigliate, mangiate e bevute in comune: organizzate soprattutto per amalgamare 9 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati uomini che nello spirito di gruppo costruiscono quella solidarietà e dedizione reciproca che è indispensabile per agire come un blocco coeso e compatto, perciò dotato di maggiori chances di successo. Sacrifici che I.M.D. sa raccontare con intelligente leggerezza venata di autoironia, come nell’episodio della forzata rinunzia, all’ultimo momento, alla programmata festa di compleanno, dovendo correre d’urgenza dietro ad un latitante senza potersi cambiare d’abito, al punto di essere scambiato per il capo dell’operazione, lui giovanissimo poliziotto, a causa della giacca e cravatta che, unico tra gli inquirenti, aveva indosso. Ma il racconto dei sacrifici è soprattutto amaro, perché si tratta anche di straordinari non pagati, a volte di soldi necessari che mancano in cassa, di tempo impiegato più per cercare fondi che per fare indagini, di ferie e riposi sempre rinviati e mai compensati. Per non parlare del pericolo che sempre incombe su chi lavora alla cattura di latitanti, senz’altra protezione che quella di farsi volontariamente – ogni tanto – la scorta l’uno all’altro. I.M.D. sa benissimo, poi, che «la mafia non è solo quella che spara» e che sulla maschera della mafia che spara si staglia l’ombra cupa di un sistema di collusioni e coperture che della mafia sono la vera spina dorsale. Durante le sue indagini I.M.D. ha constatato – in presa diretta – «connivenze con banche e istituzioni pubbliche, centinaia di casi di appalti truccati, finte gare pubbliche, accordi politico-mafiosi, investimenti e riciclaggi illeciti, violazioni di leggi e regolamenti sui fidi e i conti correnti bancari e molto altro». Ha visto «Comuni commissariati e molti amministratori locali finiti sotto inchiesta». Persino un ministro della Repubblica che si occupava indirettamente della difesa del pericoloso mafioso Vito Vitale (detto Fardazza, cioè straccione); e ancora la relazione sentimentale fra la sorella di Fardazza (mafiosa anche 10 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati lei) e un presidente di consiglio comunale. Relazione «molto interessante per comprendere le dinamiche della politica ed i suoi intrecci con la mafia. Uno scambio sinergico di informazioni che consentiva un sodalizio vincente con vantaggi da entrambe le parti». Il formidabile lavoro della Sezione Catturandi di Palermo, come ogni indagine in qualunque parte d’Italia per ogni manifestazione di criminalità, si regge sulle intercettazioni telefoniche e ambientali, decisivo ed insostituibile strumento di lavoro al servizio della sicurezza dei cittadini. Ed è perciò sacrosanta, oltre che basata sulla sua diretta esperienza, la preoccupazione di I.M.D., cui preme «lanciare un forte grido di allarme quando sente parlare di leggi che limitino o vietino le intercettazioni», grazie alle quali invece vengono quotidianamente raccolte «preziose informazioni sull’ambiente, il territorio, gli usi, i costumi, le vicende familiari e gli affari sporchi dei mafiosi» ricercati, senza che «mai siano stati svelati nomi e circostanze estranei al mondo criminale». I.M.D. ed i suoi colleghi della Catturandi sono autentici sbirri, sbirri al 100%, nel senso di uomini professionalmente votati, nati e cresciuti per assicurare alla giustizia – nel rispetto delle regole – i criminali che causano ferite profonde e lacerazioni terribili al tessuto connettivo della collettività in cui ciascuno di noi è inserito. Sbirri istituzionali, dunque. Sbirri con la S maiuscola. Ma sempre capaci di intrecciare gli «obblighi civili e morali, ancor prima che giuridici», che guidano la loro azione, con il rispetto per le persone. Che si è «costretti ad arrestare». «Costretti nel senso che non c’è quasi mai odio o rancore in quello che si fa: è un lavoro necessario e a volte molto doloroso. Portare via a un bambino un padre, una madre o un fratello è sempre un trauma». E ciò, «anche se 11 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati può sembrare difficile da credere» – osserva con assoluta sincerità I.M.D. – vale pure per i poliziotti che doverosamente intervengono eseguendo le operazioni loro affidate. Un libro tutto da leggere, dunque, che si conclude affiancando – alla voce solista di I.M.D. – il «coro» delle voci di un gran numero di colleghi e tecnici che formano la Sezione Catturandi, ciascuno dei quali racconta episodi di vita vissuta che arricchiscono e irrobustiscono ancor più la narrazione di base. Singolare (ed imperdibile!) il caso del poliziotto la cui figlia frequentava la stessa scuola del figlio di un indagato sotto intercettazione («Palermo sembra grande, ma in realtà è una specie di piccolo cortile»…). Finché un giorno il figlio dell’indagato porta a scuola il telefono del padre e lo presta alla compagna, che telefona al padre poliziotto per dirgli: «Papà, fammi la ricarica. Sono senza soldi e non posso telefonare». E così, per aver dimenticato di ricaricare il telefonino della figlia, il poliziotto si ritrova la sua voce su una intercettazione per mafia, con l’intiera Sezione ad ascoltare e riascoltare la «conversazione-beffa» registrata, «con le cuffie alle orecchie e la risata sotto i baffi», dirigenti compresi. Merita infine di essere segnalata la lucida analisi con cui I.M.D. conclude il suo racconto. «Nonostante decine e decine di arresti da parte delle forze dell’ordine – egli nota – la rigenerazione è continua e richiede interventi diversi da quelli repressivi». È ben possibile un domani «diverso, in cui la mafia sarà ridimensionata e localizzata». Ma intanto nuove forme di delinquenza si profilano (la cosiddetta criminalità diffusa, con sullo sfondo forme di «xenofobia o razzismo criminogeno»), mentre «i nuovi picciotti, più spregiudicati e noncuranti, si sono messi in gioco rispettando soltanto poche regole, quelle territoriali». «Per il resto fiumi di droga, rapina e violenza» ancora dilagano nella già tanto «martoriata Palermo». 12 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati Un gruppo straordinario di Guido Marino* Quando I.M.D. mi ha chiesto di presentare il suo 100% sbirro, mi sono sentito profondamente lusingato e, dunque, mi sono imposto un atteggiamento adeguatamente distaccato: ebbene, questo proposito è clamorosamente fallito. Ammetto che non riuscirò mai a parlare della Squadra Mobile di Palermo con toni misurati, ma confesso che – forse per la prima volta in trent’anni di servizio – non sono affatto rammaricato di un risultato mancato. Nella consapevolezza di rivolgermi a un lettore che non conosce il santuario della Squadra Mobile di Palermo e, segnatamente, la cripta della Catturandi, devo chiarire che il testo costituisce un vero e proprio diario, un susseguirsi avvincente di momenti esaltanti – come le indagini culminate nella cattura dei più grossi latitanti di Cosa nostra – descritti in modo scorrevole e appassionato da I.M.D. che, avendoli vissuti da protagonista, è in grado di sottolinearne non solo gli aspetti operativi, ma anche i risvolti personali e * Ex dirigente della Squadra Mobile di Palermo, oggi questore di Caltanissetta. 13 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati umani, le accelerazioni e le battute d’arresto, l’euforia e la stanchezza. Se non avessi avuto l’onore e il privilegio di dirigere la Squadra Mobile di Palermo per oltre cinque anni, meravigliosi e incancellabili, avrei trovato piuttosto agevole presentare questo libro in modo anglosassone, sicché la prima riflessione che sottopongo al lettore è la seguente: il racconto di I.M.D. descrive una realtà in cui non c’è posto per formalismi e formalità, per orari di servizio e rapporti ovattati, una realtà in cui il risultato viene perseguito e puntualmente conseguito a ogni costo: con sacrifici, abnegazione, fantasia, caparbietà e tanto altro ancora. Ne consegue che il resoconto della cattura di un latitante che gli organi di informazione offrono, quasi sempre in modo inevitabilmente succinto, si limita alle fasi salienti dell’attività investigativa, ma non è mai in grado di cogliere e rappresentare l’atmosfera che avvolge quest’attività: le tensioni, la continua ed estenuante ricerca del piccolo passo in avanti, la rabbia per l’immancabile contrattempo, gli scherzi, i panini, i caffè, le domeniche al lavoro, i contraccolpi familiari, il pensiero rivolto ai nostri caduti. La peculiarità di questo diario e, quindi, il grande merito di I.M.D. consistono nell’aver fotografato in modo genuino e appassionante il suo impegno di poliziotto eccellente, senza tuttavia rinunciare ai fotogrammi del suo ambiente di lavoro, dei suoi compagni di lavoro e della passione per il suo lavoro. Mentre scrivo, penso a chi leggerà questo libro senza essere un addetto ai lavori, all’idea che potrà farsi di un gruppo di poliziotti cui si deve la cattura di mafiosi per troppo tempo considerati imprendibili, ma ammetto di essere in difficoltà poiché comprendo il rischio di banalizzare un impegno incessante e intenso o, per contro, il rischio di enfatizzarlo, sulla base di un racconto che, ancorché pienamente attendi14 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati bile, non può rappresentare compiutamente la vita della Squadra Mobile. Per questi motivi – e concludo – desidero proporre una seconda riflessione al lettore: la Catturandi e, più in generale, la Mobile di Palermo non costituiscono un gruppo di extraterrestri, convinti di essere invulnerabili e indistruttibili, ma rappresentano più semplicemente uno straordinario gruppo di poliziotti, in prevalenza di origine palermitana, follemente innamorati della loro terra e, per questo, disposti a tutto per onorarla e difenderla, nel segno dei tanti – troppi – poliziotti ai quali sono dedicate le lapidi della Questura e della Squadra Mobile palermitane; un gruppo di poliziotti, capaci di dimostrare che se Palermo, secondo un ottuso luogo comune, è la capitale della mafia, lo è anche dell’antimafia, quella vera! A questo straordinario gruppo, con il quale ho condiviso cinque anni indimenticabili, desidero esprimere eterna gratitudine per tutto ciò che mi ha insegnato e per il vincolo indissolubile che mi lega a quella magica esperienza. A I.M.D., infine, il mio affettuoso e sincero grazie per avermi concesso l’opportunità di esprimere questi sentimenti, ancora più forti nel ricordo del recente dramma di Oscar, autentica perla della Squadra Mobile. 15 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati Nel mondo di uno sbirro di Raffaella Catalano Calarsi nel mondo di uno sbirro è una bella avventura, anche se non la vivi su un’auto di servizio o in mezzo a una squadra durante il blitz per la cattura di un latitante di mafia. È bella anche se a raccontartela è un poliziotto che affianchi nella scrittura, che conosci da un po’ di tempo e che apprezzi per quello che fa, nonostante i mezzi e i fondi molto scarsi di cui la polizia dispone. Le risorse esigue rendono questo lavoro più una missione e un sacrificio personale che una professione. Però c’è chi, come I.M.D. e tanti suoi colleghi, continua a impegnarsi con entusiasmo, a costo – in certi periodi – di notti insonni, di straordinari non pagati, di benzina non rimborsata, di estenuanti sedute di intercettazione e decrittazione in spazi angusti, scalcinati e magari senza nemmeno un condizionatore che d’estate regali sollievo. Mi preme sottolineare, anche se dovrebbe essere ben chiaro a tutti, che nessun poliziotto è Superman e che nonostante molti di loro operino in ambiti delicatissimi e in situazioni in cui si può anche rischiare la vita, non sempre lavorano nelle condizioni migliori quanto a dotazioni tecniche, sicurezza personale e serenità. 17 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati A parte questo, molto spesso la vita da sbirro concede emozioni forti, positive, e lascia spazio – tra un momento di stress e l’altro – a qualche pausa per una risata liberatoria, per uno scherzo a un collega, per una mangiata in compagnia. E poi, manco a dirlo, riserva tante situazioni di suspense, di sorpresa, di curiosità e di mistero, proprio come in un film poliziesco. Fasi in cui prevale l’ansia buona, quella che tiene vivi, che scatena l’adrenalina e che porta al risultato. E quando il risultato è l’arresto di un pericoloso latitante, l’azione che sventa un summit di mafia o che spezza il giogo di un racket, l’immaginario cinematografico si fa realtà, una realtà di fondamentale importanza. Sono queste le esperienze che I.M.D. ha fatto vivere a me, a voce o per iscritto, durante la nostra collaborazione per questo libro e per altri lavori che abbiamo fatto insieme, incluso il suo precedente Catturandi, pubblicato da Dario Flaccovio nel 2009. E nel loro complesso si tratta di episodi che, torno a ripeterlo, sono una gran bella avventura. Un’avventura che questo poliziotto adesso offre a ogni lettore. A margine, una curiosità. Durante la revisione di questo libro, il 15 novembre 2009, ricevo una telefonata. È I.M.D., che mi dice: “Ferma il lavoro. Bisogna riscrivere. Abbiamo appena arrestato Domenico Raccuglia a Calatafimi”. Era latitante da ben tredici anni. Esulto con lui, gli faccio i complimenti per quel successo suo e di tutta la Catturandi e aspetto di sentirlo il giorno dopo per modificare le parti del testo in cui si parlava del boss palermitano e della sua imprendibilità, ormai anacronistica. A una decina di pagine dalla fine del lavoro, un’altra telefonata. Sono le tre del pomeriggio del 5 dicembre. È ancora lui, I.M.D. “Ferma tutto”, mi fa. “Abbiamo preso anche Gianni Nicchi”. Quasi non credevo alle mie orecchie. Dopo appena venti 18 Abstract tratto da www.darioflaccovio.it - Tutti i diritti riservati giorni, un altro arresto eccellente, quello del giovane e rampante capomafia di Palermo, il numero due nella lista dei latitanti da catturare. Preso nella stessa giornata in cui a Milano, per una felice coincidenza, finiva in manette Gaetano Fidanzati, il più anziano dei padrini ricercati. Così, per il libro, c’era di nuovo tanto da modificare. Ma con quell’adrenalina addosso – la sua da poliziotto, la mia da cittadina – l’avremmo riscritto volentieri altre mille volte. 19