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questo pomeriggio si preannuncia piuttosto denso

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questo pomeriggio si preannuncia piuttosto denso
Alberto Folgheraiter (giornalista della Rai, moderatore):
questo pomeriggio si preannuncia piuttosto denso di interventi.
La scaletta prevede innanzitutto l’intervento del Presidente della Provincia, Lorenzo
Dellai, quindi di Alberto Tafner, Presidente dell’associazione “Trentini nel mondo”, del
vice governatore del Chaco Juan Carlos Bacileff Ivanov, di Ciro Russo che, per conto
dell’associazione Trentini nel mondo e della Provincia autonoma di Trento, dal 1992
coordina i progetti di solidarietà in America Latina. Poi ci sarà circa un’ora di spazio per
interventi, per il dibattito e infine vi saranno gli interventi di altri partecipanti.
Abbiamo graditi ospiti, da varie nazioni dove sono in corso questi progetti: Monica
Panzardi, che è docente indicata dal governo del Chaco nella gestione del progetto
educativo, Pablo Magnago, un medico veterinario addetto alla gestione del progetto
Pro.Ga.No., abbiamo poi Antonio Lo Fiego, che lavora presso “GVG” una Ong con
sede a Bologna, impegnata nel Chaco, che è il capo progetto “Penco”. Poi c’è l’ingegner
Francisco Nardelli, Presidente della cooperativa trentina Pampeana di Bahía Blanca,
coordinatore dei Circoli trentini di Argentina ed anche vice Segretario generale del
Consiglio Generale degli italiani all’estero.
Abbiamo poi, graditi ospiti, Herman Brunswig, ingegnere agronomo, Sottosegretario e vice ministro del Ministero dell’economia del governo del Chaco. Dal Brasile c’è
qui Marcelo Sardagna che si era diplomato in vitivinicoltura all’Istituto agrario di San
Michele all’Adige, socio della Vinicola di San Michele a Rodeio, nello stato di Santa
Catarina, nel sud del Brasile. Infine, dal Paraguay, Roque Gomez Rodriguez Gottardi,
addetto alla contabilità dell’associazione “Trentini nel mondo” in Paraguay.
Di nuovo, buon pomeriggio a tutti. Benvenuti a questa conferenza di informazione. Darei subito la parola al Presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai.
Presidente Lorenzo Dellai:
da parte mia porgo un cordialissimo saluto a tutti i presenti. Saluto il vice governatore, il nostro amico Juan Carlos e tutti gli altri ospiti che sono qui e rappresentano le
istituzioni, le associazioni e tutte le persone che hanno a cuore il rapporto tra il Trentino e i trentini che vivono in altri paesi, in particolare in America Latina, ancora più in
particolare oggi, consentitemi, nel Chaco, visto che abbiamo qua il vice governatore.
Per me è un grande piacere dare a tutti voi un cordiale saluto e vorrei richiamare il
senso di questo mio saluto, che è anche il senso dell’impegno che la Provincia autonoma di Trento, da sempre, mette in campo su questo terreno. Il senso è quello di cose
che contano veramente ed è per questa ragione che io mi permetto di dire che anche
la discussione di oggi e tutte le discussioni che ci saranno, anche nei prossimi giorni,
in occasione della Festa provinciale dell’emigrazione, dovrebbero essere discussioni che
tengono conto del fatto che parliamo di cose importanti. Le polemiche hanno sempre
un ruolo, naturalmente, nella vita delle persone e delle associazioni, delle comunità.
Però bisognerebbe anche sapere che quando ci mettiamo a discutere di queste cose,
noi discutiamo di una storia importante, quella che lega il Trentino ai suoi emigrati,
ai discendenti dei suoi emigrati e dunque io penso che dobbiamo discutere anche dei
problemi, se ci sono, con uno stile, con una serietà e vorrei dire anche con una pacatezza che siano all’altezza di questa storia.
Devo dire che, per quanto ci riguarda, questa esigenza di serietà, di compostezza nelle
discussioni, la avvertiamo a maggior ragione oggi, a pochissimo tempo dalla tragedia che
ha colpito il mondo dell’emigrazione trentina, con l’incidente che ha posto fine alla vita dei
nostri tre amici, che tutti ricordiamo. Anche questo fatto dovrebbe indurci, penso, a uno
sforzo di serietà. Uno sforzo di serietà che, naturalmente, riteniamo di dover compiere prima di tutto noi, istituzioni dell’autonomia provinciale, e la Provincia autonoma di Trento,
credendo fortemente – e noi ci crediamo fortemente – a tutte le politiche che vanno nel
senso del sostegno ai rapporti con le comunità dei discendenti dei trentini, che si traducono
anche in questo strumento importante, di solidarietà e di cooperazione allo sviluppo delle
comunità nelle quali vivono i discendenti dei trentini. Devo dire che questa politica, che ha visto la Provincia molto impegnata in America Latina, in Argentina, in Chaco in particolare – e di questo oggi parliamo – fa
parte di un disegno più generale, che è quello che vede la nostra Provincia impegnata
fortissimamente proprio sul terreno della cooperazione allo sviluppo, direi a 360 gradi.
Recentemente c’è stato un incontro a Roma tra il Ministro degli esteri italiano e tutti i
rappresentanti delle regioni, dove si discuteva della cooperazione allo sviluppo e sono
stati diffusi dei dati e anche dei numeri. Abbiamo notato con molto piacere che il
volume degli investimenti nel campo generale della cooperazione allo sviluppo messo
in campo dalla Provincia autonoma di Trento rappresentava una percentuale molto
elevata di tutto il volume degli investimenti che tutte le regioni italiane, povere e ricche, del Nord e del Sud, piccole e grandi, mettono in campo in questo settore. Quindi
noi siamo molto orgogliosi di investire molto in termini politici, in termini finanziari,
in termini organizzativi, nel campo della cooperazione allo sviluppo. Siamo molto
contenti e orgogliosi che in questo quadro una quota significativa di risorse sia andata,
in tutti questi anni, a favorire progetti di sviluppo di quelle comunità nelle quali, in
particolare, discendenti di trentini e di persone provenienti dal Trentino si trovavano e
si trovano a fare i conti con situazioni di difficoltà.
Questo è avvenuto in generale in America Latina ed è avvenuto in particolare nel
Chaco. Ricordo anche personalmente alcune visite, due o tre, che ho fatto nei periodi
di maggiore crisi sociale ed economica dell’Argentina e del Chaco in particolare. Ricordo ancora con grande emozione quelle visite. Ricordo anche i rapporti che si sono
costruiti attraverso i nostri organi consiliari, la commissione legislativa che si occupa di
politica dell’emigrazione. Quindi parliamo di un settore di attività che non è solo uno
dei tanti settori amministrativi, ma è un settore che fa parte delle politiche calde della
nostra Provincia, che seguiamo con particolare partecipazione e con grande affetto e
vorremmo che tutti, i favorevoli e i contrari, quelli che ritengono sia fatto bene e quelli
che ritengono potrebbe essere fatto meglio, tenessero conto, nell’esprimere le loro opinioni, di questo fatto e quindi tenessero conto che si è veramente cercato di operare
con grande impegno, con grande disponibilità e con grande sacrificio.
Io ringrazio molto tutte le persone che hanno reso possibile questi interventi. Devo
dire con grande sincerità che ringrazio molto innanzitutto Ciro Russo, che è stato ed
è il principale referente di questi interventi. Noi abbiamo piena fiducia in Ciro Russo:
pensiamo che, come tutte le persone, abbia i suoi difetti e le sue virtù, che abbia fatto
cose buone e abbia fatto anche degli errori, come sempre si fa nella vita. Ma abbiamo
piena fiducia nel suo ruolo, nella sua correttezza e nella capacità, che ha avuto e ha, di
interpretare le sue funzioni nell’ambito dell’associazione dalla quale dipende, ma anche
nelle sue attività di interesse pubblico e quindi di referente della Provincia.
Abbiamo sottoposto gli interventi dei quali parliamo oggi, nel corso di tutti questi
anni, a numerosi monitoraggi e a numerose ispezioni; non solo come Giunta provinciale, quindi come governo della Provincia, ma anche come assemblea legislativa.
Naturalmente, come accennavo prima, sappiamo che si è operato e si sta operando
in un contesto difficile, dove ci sono anche contraddizioni, dove non sempre i tempi
degli interventi sono sintonizzati al 100 per cento. Quindi certamente può esserci stato
qualche difficoltà, qualche errore, qualcosa che non è andato per il verso giusto. Ma
le informazioni di cui disponiamo, gli elementi che abbiamo raccolto in tutti questi
anni, ci portano a dire che, nella sostanza, abbiamo operato e stiamo operando nel
verso giusto, con correttezza e in assoluta onestà intellettuale. Credo che questo sia ciò
che si chiede a una comunità come la nostra, che destina una parte delle proprie risorse per essere concretamente vicina, in termini di solidarietà, alle persone che vivono a
così tanti chilometri di distanza. La direzione dunque è stata giusta e mi pare che si sia
anche scelto di seguire non progetti fantasmagorici, per stupire con effetti speciali, ma
tanti interventi di dimensioni modeste, contenuti, progetti adatti a essere in sintonia
con i meccanismi di sviluppo del contesto locale. Devo dire che abbiamo anche sempre
seguito la regola fondamentale della cooperazione stretta con le autorità politiche e istituzionali locali. I territori nei quali operiamo non sono sotto la nostra responsabilità,
sono territori autonomi e sovrani, nei quali esistono delle autorità istituzionali, delle
autorità politiche, con le quali noi abbiamo sempre scritto protocolli d’intesa, codici
operativi, abbiamo condiviso obiettivi e strumenti. Anche di questo ringrazio perché
abbiamo sempre, in Chaco in particolare, ma direi in generale in tutta l’area del Sudamerica, dell’Argentina, trovato corrispondenza di interessi, disponibilità a lavorare
insieme e credo che questa sia la via giusta anche per il futuro.
A me fa molto piacere che oggi ci sia questo incontro. Mi fa piacere perché è giusto
che le istituzioni diano conto di ciò che si fa: non solo delle cose buone, ma anche delle
difficoltà, delle contraddizioni, dei limiti che abbiamo incontrato, perché nessuno ha
la verità in tasca. È giusto darne conto, soprattutto facendo parlare non gli emissari
degli emissari degli emissari, quelli che sanno sempre tutto perché sanno sempre una
pagina in più del libro, ma facendo parlare i rappresentanti delle istituzioni e delle comunità, dunque, entro le quali e a favore delle quali questi interventi sono stati messi
in campo.
Chiudo con una parola di saluto e ringraziamento ai nostri ospiti, salutando in
particolare di nuovo i rappresentanti delle associazioni, che sono espressione della comunità su questo piano, e salutando di nuovo i rappresentanti delle istituzioni. Chiudo da dove ho cominciato, cioè io penso che noi dobbiamo avere un atteggiamento di
serenità, quando discutiamo di queste cose. Io penso che dobbiamo veramente mettere
da parte quell’animosità che ho visto talvolta, forse quell’espressione un po’ sopra le
righe che di tanto in tanto si coglie. Non c’è alcuna ragione per la quale si debba fare
così. C’è veramente tutto lo spazio e ci sono tutti i margini e tutte le volontà per dare
conto, come facciamo, delle cose fatte, ma anche per migliorare le cose fatte e non c’è
dubbio che oggi possiamo dire che in Chaco, come in tutte le realtà dell’America latina
in particolare, noi oggi possiamo fare un salto di qualità nella nostra presenza, passare
forse dalla fase più acuta dell’emergenza, una fase pionieristica di questi interventi, a
una fase più matura, più consolidata. Possiamo senza dubbio investire di più su un
rapporto stabile e duraturo con le comunità locali. Ci sono tutte le condizioni per
farlo e io penso che anche la presenza del vice governatore, che rappresenta la massima
istituzione del Chaco, stia ad indicare la volontà di lavorare in questa direzione.
Dunque io ringrazio nuovamente tutti e considero esaurite le cose che volevo dire
all’inizio di questo incontro. Altri ragionamenti avrò modo di farli domenica a Storo
nell’ambito della Festa dell’emigrazione. Vi auguro veramente un buon pomeriggio.
Alberto Folgheraiter:
a questo punto darei la parola, al vice governatore del Chaco, Bacileff Ivanov, per
un intervento di saluto e non solo.
Vice Governatore Juan Carlos Bacileff Ivanov:
[traduzione: versione in spagnolo all.to 1]: grazie mille Presidente, autorità regionali,
autorità governative, rappresentanti venuti dall’America Latina, e in particolare a coloro i quali rappresentano questo progetto della Provincia di Trento.
E’ un piacere essere presente, anche se è stato complicato venire fin qui dal Chaco.
Sono accompagnato del sottosegretario alla produzione, che è la persona che si occupa
di portare avanti questi progetti insieme al ministro dell’Economia e della Produzione
del Chaco, e inizialmente anche il Governatore avrebbe voluto essere qui.
Dobbiamo però tornare un po’ indietro nel tempo e dire che tutte queste situazioni
e tutti questi progetti non sono estranei ai problemi del mondo globalizzato. Sappiamo
che viviamo in realtà simili in diverse parti del mondo. Io sono stato qui lo scorso febbraio e in quell’occasione firmammo un nuovo accordo con il Presidente, successivo ad
accordi precedenti firmati con governatori e autorità di altri partiti politici del Chaco.
Però noi abbiamo dato continuità a questi accordi. Gli uomini cambiano, i funzionari
cambiano, le autorità appartengono a diversi partiti politici, ma la continuità giuridica
deve esserci sempre. Quando noi siamo arrivati al governo abbiamo deciso di dare
continuità ai progetti che consideriamo prudenti e necessari e lo stiamo facendo. Tra
questi c’è proprio il progetto dell’impianto di macellazione di Pampa del Infierno, una
regione del Chaco, a cui stiamo lavorando insieme alla Provincia di Trento. Lo consideriamo estremamente importante.
Prima il Presidente parlava degli emigrati - per noi immigrati - del Trentino. Il progetto costituisce un aiuto non solo per l’emigrazione trentina, ma anche per le nostre
comunità, perché se noi creiamo posti di lavoro, forniamo risorse, diamo assistenza a
qualsiasi tipo di comunità, indirettamente diamo lavoro a chi commercializza i prodotti, agli argentini, agli abitanti del Chaco, a chi compra questi prodotti di esportazione
che si producono in Argentina. Quindi tutto questo ha un effetto moltiplicatore che
permette a tutta la comunità del Chaco di beneficiare realmente di questi progetti. E’
questo il modo in cui noi lo intendiamo.
Il Presidente diceva anche che sono coinvolti investimenti politici e finanziari. Io
provengo da un movimento politico molto conosciuto in Italia, il peronismo, la cui
bandiera principale è la giustizia sociale, e quando noi parliamo di questi progetti, non
cerchiamo risultati finanziari, cerchiamo risultati positivi per la gente. Molto spesso
questo significa fare degli investimenti e lo Stato deve sostenere un impegno economico tale da permettere a questi investimenti di portare realmente benessere ai cittadini.
Dicevo prima che la globalizzazione ha portato alcuni problemi legati alla crisi internazionale. Fortunatamente in Argentina non ci sono stati gravi problemi finanziari,
ma gli effetti collaterali si sentono, e nel Chaco particolarmente. In estate c’è stata
un’epidemia di dengue (febbre gialla) che ha causato molta preoccupazione e naturalmente ci sono stati effetti anche sui progetti della comunità trentina nel Chaco.
Se Lei ricorda, Presidente, Lei visitò Pampa del Infierno quando inizió il progetto
del macello per carne caprina e quella era una zona dove c’erano molti allevatori di
capre, però i Ce.De.Pro. (), che fanno parte del programma Pro.Ga.No (), un piano
amministrato dal governo che collabora con il progetto trentino del macello, vennero
costruiti nell’Impenetrable. L’Impenetrable è la zona nord del Chaco, al confine con la
provincia di Salta; lì si trovano i sette Ce.De.Pro. e si concentra la produzione caprina. Quando Lei visitò, Presidente, le località dell’interno, c’era un’altra realtà politica,
un’altra realtà finanziaria e un’altra realtà strutturale di produzione. Voi saprete che in
Argentina c’è stato un lungo conflitto per la gestione delle campagne, che ha finito per
penalizzare i piccoli produttori. C’è stata una politica molto decisa da parte del governo e del settore rurale. Grazie al nostro governatore, siamo riusciti a modificare la riso-
() Centros de Desarrollo Productivo, centri di sviluppo produttivo (NdT).
() Programa Ganadero Noroeste del Chaco, progetto per l’allevamento nel nordovest del Chaco (NdT).
luzione che si stava discutendo al Parlamento argentino e ad inserire numerosi benefici
per il Chaco, come ad esempio dimezzare il prezzo del trasporto del grano ai porti di
Rosario e Buenos Aires e diminuire la tassazione sulla soia ad una percentuale ridotta
per le province del nord. Ma quando poi si votò al Senato, tutte le conquiste che avevamo raggiunto alla Camera dei Deputati crollarono. In sostanza si fece la legge ed i
risultati che avevamo ottenuto legislativamente sparirono e venimmo danneggiati.
Stavo dicendo, quando Lei è stato a Pampa del Infierno, non c’erano grandi superfici di terreno coltivabile. Sono arrivati molti capitali dalla zona della Pampa Húmeda
di Buenos Aires, con la diffusione della soia, che ha messo in secondo piano il grano,
il girasole, l’allevamento bovino. Tutta questa produzione si è spostata al nord ed effettivamente noi nell’Impenetrable non coltiviamo soia, i nostri prodotti sono cotone,
bovini, capre, maiali, quindi un altro tipo di produzione. Per questo motivo i Ce.De.
Pro., che fanno parte di un programma del governo provinciale del Chaco, lavorano
con la comunità trentina, con il macello e con tanti altri progetti.
Per noi è molto importante quello che ha fatto la comunità trentina per mezzo dei
suoi dirigenti, mossi dalla volontà di aiutarci. Il Presidente prima ha detto “ci interessano gli investimenti politici”; noi vediamo il risultato sociale, il beneficio sociale, non
il beneficio economico, perché questi progetti sono diretti alle persone più povere.
Non sono pensati per le persone o per gli imprenditori che nel Chaco, o in qualsiasi
altra parte del mondo, non hanno bisogno di questi progetti perché evidentemente
svolgono un’attività in proprio e lo Stato non deve far altro che mettere in regola le loro
attività e non deve intervenire, come facciamo invece noi, per fornire dei sussidi. A
volte la parola “sussidio” viene considerata una parola negativa, ma non dev’essere così.
Quando mi dicono che a fine anno l’impianto di macellazione a Pampa del Infierno
non dà un bilancio economico positivo, io rispondo che abbiamo aiutato i produttori,
che hanno ricevuto più denaro per le loro capre e per i loro prodotti, e se noi riusciamo
a far restare questa gente nelle zone rurali, a mantenere unite le famiglie – ed è questa
la nostra filosofia – ad evitare che si trasferiscano nelle zone urbane, dove le famiglie si
distruggono perché si spostano dalla campagna alla città e lì continuano a vivere nella
stessa miseria, senza energia elettrica, senza cibo, i padri devono tornare al paese a cercare lavoro, i figli sono vittime della droga, della delinquenza… Noi preferiamo che
queste famiglie abbiano una situazione sanitaria accettabile, energia elettrica per far
funzionare i progetti produttivi e mantenere unito il nucleo familiare per evitare che
si trasferiscano nelle città dove soffrono e vivono dell’assistenzialismo. Per questo noi
diciamo: se lasciamo che queste famiglie si trasferiscano nelle zone urbane, parlando
in termini puramente economici, il costo per lo Stato è fino a dieci volte superiore a
quello di trattenerle nelle campagne. Quindi il sussidio non è una spesa, è un investimento. Per questo si sta discutendo molto, e molto si è discusso, riguardo al conflitto
delle campagne in Argentina.
Quando io ero studente, quando si parlava di marxismo, si parlava di distribuzione
della ricchezza. Oggi non si parla più di questo, si parla di distribuzione delle entrate
e distribuire le entrate significa distribuire i guadagni, ad esempio gli enormi guadagni
che oggi in Argentina hanno i centri di produzione della soia, che sono entità finanziarie che invece di investire il denaro nelle banche, lo investono in poli produttivi della
soia perché per loro è più conveniente. Ma questi poli produttivi della soia creano pochi posti di lavoro e una scarsa distribuzione delle entrate. Per questo noi sosteniamo,
insieme alla nostra Presidente Cristina Fernández de Kirchner, che un governo deve
fare in modo che le entrate arrivino a tutti i settori economici. Non deve più esistere
il grado di denutrizione che c’è oggi in Argentina e questa è una battaglia che combattiamo con tutte le nostre forze. Vi posso dare un esempio. Nella zona sud adesso
siamo in inverno e stiamo affrontando il problema dell’Influenza A, siamo il secondo
paese più colpito e abbiamo avuto più morti che in Messico, ma questo solo a Buenos
Aires e provincia. Nel Chaco non abbiamo ancora avuto questo picco di contagi, però
abbiamo altri problemi che la gente non conosce. Prima di partire per venire qui abbiamo fatto un consiglio di gabinetto, mi scusi signor Presidente se scendo nei dettagli.
C’erano tre bambini ricoverati all’ospedale Perrando, nella città principale del Chaco,
che vengono da una famiglia di sette fratelli la cui madre è sola; sono tutti denutriti, tre
di questi si trovano in terapia intensiva con assistenza respiratoria – malati di polmonite, non di Influenza A – e anche gli altri sono malati di polmonite e a rischio. Allora
cosa si può fare di fronte a una situazione del genere? Lavorare per la gente più povera,
più umile, e questo naturalmente deve accadere in Europa, in Argentina, nell’America
del Nord…bisogna distribuire correttamente le entrate: chi ha di più, deve dare di
più, a chi ha di meno. Ma chi ha di meno, deve ricevere benefici, ma deve anche dare
qualcosa in cambio. Per questo motivo i progetti che state realizzando con la Provincia
di Trento insieme al governo del Chaco sono importanti, perché chi entra a far parte
di questi progetti ha dei doveri. Ad esempio ci sono persone che lavorano al macello e
più tardi l’ingegnere Brunswig vi spiegherà la parte tecnica e come si sta lavorando nei
diversi progetti.
Quindi noi siamo molto soddisfatti dell’attività che sta realizzando la comunità
trentina nel Chaco e dei progressi che sono stati fatti dall’ultima volta in cui sono stato
qui. Abbiamo avuto un dialogo costante con il signor Ciro Russo. Nonostante abbiamo avuto qualche problema burocratico nel nostro governo…perché bisogna anche
riconoscere che quando si analizzano i problemi politici e quando si parla della politica
di un governo, si parla sempre dell’opposizione e a volte invece il nemico è all’interno,
non all’esterno. E in Argentina abbiamo molti problemi di questo tipo, ci sono molti
burocrati, molta gente incompetente, che non conosce la situazione e non la capisce.
Abbiamo funzionari che sono stati ad Harvard, a Oxford, poi hanno presentato il curriculum e hanno avuto l’incarico di ministri in regioni povere. Non capiscono che non
bisogna preoccuparsi solo dei problemi di macroeconomia, ma bisogna comprendere
che i problemi dei poveri, anche se a chi governa sembrano problemi piccoli, in realtà
sono problemi grandi per il cittadino comune e bisogna ascoltarlo con la responsabilità
e l’altruismo che merita.
All’inizio di questo incontro ho parlato con Ciro e con tutta la gente che lavora
in questi progetti. Noi abbiamo l’intenzione di proporvi, signor Presidente, e per il
momento è solo un’intenzione, un’idea, più avanti elaboreremo un programma per
capire se alla Provincia di Trento può interessare ampliare i già numerosi progetti che
sta realizzando. Nella provincia del Chaco ci sono circa un milione e mezzo di ettari di
terreno di proprietà dello Stato. La provincia del Chaco, perché possiate farvi un’idea, è
grande quasi quanto la Bulgaria. E nel nord del Chaco ci sono quasi un milione e mezzo di ettari di proprietà dello Stato. Insieme al governatore abbiamo deciso di concedere queste terre a persone che vogliono fare degli investimenti, però in comodato d’uso,
con comodati di vent’anni, trenta, o quanto è necessario. Possono accedere al prestito
le comunità e anche il settore privato. Ho appena concesso un comodato di 10.000
ettari a una cooperativa della zona di Castelli, che è la porta dell’Impenetrable e il paese
dove vivo. E’ una cooperativa agro-zootecnica di 400 soci che si occupa principalmente
di allevamento bovino e di coltivazione del cotone. Quello che è successo è questo: in
questo periodo Obama, il Presidente degli Stati Uniti, ha approvato alcune risoluzioni
e per affrontare la crisi finanziaria ha ridotto alcuni aiuti diretti ai produttori del sud,
agli allevatori. Di conseguenza, è aumentato il prezzo del cotone in Argentina e i produttori del Chaco hanno deciso di produrre più cotone, oltre all’allevamento bovino.
Per questo ci hanno chiesto una superficie di circa 10.000 ettari da utilizzare come terreni da pascolo e coltivabili. Ci sarà la cooperazione di tutti i 400 soci, ben organizzati
ed esenti dalle tasse, e questi 400 soci forniranno i loro animali per i terreni da pascolo.
Da noi esiste un legge che permette di disboscare solo il 20% di 10.000 ettari e quindi
potranno usufruire di 2.000 ettari per coltivare cotone e alimenti per gli animali, per
realizzare i progetti di agricoltura e allevamento, coltivare foraggio, allevare diverse specie di animali. A ciò si possono abbinare perfettamente, come dicevo a Ciro, maggiori
investimenti per acquistare capre e questo ci permetterebbe di raggiungere un numero
sufficiente per il macello, che effettivamente è un’attività ben avviata, e così avrebbe un
numero sufficiente per lavorare. Comunque, queste sono tutte idee.
Potete vedere la cartina del Chaco, io vi sto parlando di Castelli, la zona in giallo da
Juan José Castelli in là. Potete vedere i fiumi, il fiume Teuco, il fiume Ermejo. Se guardate con attenzione vedrete che tutti i fiumi hanno vecchi affluenti con antichi alvei, che
esistevano prima della colonizzazione spagnola. I Gesuiti entrarono da Salta, dalla Bolivia, finché non furono cacciati. Ricorderete la storia della conquista dell’America per gli
enormi interessi economici. In queste zone ci sono molte rovine e molti paleoalvei, cioè
alvei di vecchi fiumi che potrebbero tornare a fornire acqua, che è il bene più richiesto.
Sappiamo tutti che nel mondo le prossime guerre scoppieranno non per il petrolio, ma
per l’acqua, l’acqua dolce. Per questo pensiamo che sia una grande potenzialità da sfruttare e vogliamo metterla al servizio della gente, di chi ha più bisogno.
Tra tutti questi progetti vorrei segnalare il progetto dell’impianto di macellazione,
il progetto Pro.Ga.No., realizzato dal governo del Chaco, con sette Ce.De.Pro., vale a
dire sette centri in cui lavorano delle associazioni di produttori. Poi ci sono altri programmi, come il programma educativo, che stiamo implementando insieme a Ciro e
abbiamo scelto i docenti che daranno assistenza educativa a trentini. Stiamo dedicando
molti sforzi a questo progetto e vogliamo estenderlo ad altre zone. E inoltre esiste un
altro progetto di assistenza sociale a domicilio che sta funzionando molto bene. Poi il
progetto di Tirol Chaqueña a Quitilipi, la costruzione di 71 case che per noi sono molto importanti, così come altri progetti che sta portando avanti la comunità trentina,
ad esempio a Buenos Aires, in Paraguay. Sappiamo quello che fate in America Latina,
signor Presidente.
Sono venuto per rappresentare il governo provinciale del Chaco per quanto riguarda questi progetti. Sono stato invitato dal governo di Trento per parlare di questi
programmi e se qualcuno ha dei problemi in Argentina con il funzionamento di questi
programmi, dovrà parlarne con il governo della provincia del Chaco. Io rappresento il
governo della provincia del Chaco e se qualcuno vuole fare qualche reclamo al governo
trentino dovrà farlo all’autorità del governo trentino. Non sono venuto qui per prestarmi a giochi politici, che si fanno da tutte le parti e lo vivo nel mio paese. Quindi
qualsiasi differenza di opinione e non dico che non ci sia ragione nella differenza, ma
bisogna trovare il giusto ambito di dialogo, bisogna cercare le giuste situazioni per discuterne e bisogna cercare l’accordo, la cortesia, ed essere coscienti che i confronti non
sempre portano alla soluzione giusta.
Quello che dobbiamo fare è avere la volontà di discutere, avere la volontà di rispettare gli impegni e la mia presenza qui, dopo la mia visita in febbraio, è per confermare
che stiamo facendo dei progressi e per chiedere al governo di Trento, vista la sua buona
predisposizione. Il nostro Chaco ha bisogno di investimenti, il nostro Chaco ha bisogno che i più umili abbiano delle risposte.
Nel passato sono stati avviati molti progetti internazionali nel Chaco; si è parlato
molto dell’Impenetrable – siamo stati sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il
mondo – per la morte di aborigeni nel Chaco. Allora sono arrivati pseudorappresentanti di associazioni comunitarie, dicendo di rappresentare gli interessi di comunità
che nemmeno sapevano di essere rappresentate, e arrivarono molte risorse, milioni, ma
se Lei oggi va a cercarli, non li trova.
Quindi per concludere volevo dire, signor Presidente, che vi sono molto grato per
il vostro invito e che è volontà del governo del Chaco continuare a lavorare con voi e
unire le forze e continuare lungo questa strada, perché siamo coscienti che nel mondo
la solidarietà dev’essere imposta e questi progetti arrivano davvero alla gente e noi che
viviamo lì lo vediamo con i nostri occhi. Grazie mille, grazie alle persone che sono qui
e grazie per accoglierci sempre con tanta gentilezza nella vostra provincia.
Alberto Folgheraiter:
grazie al governatore della Provincia del Chaco, Juan Carlos Bacileff Ivanov. Do la
parola al Presidente dell’associazione “Trentini nel mondo,” Alberto Tafner.
Alberto Tafner:
devo dire che ho ascoltato con molto interesse questi primi due interventi delle
istituzioni, perché sono nuovo di Presidenza, sono relativamente nuovo per questo ambiente, così come lo è il collega Vanzo, che saluto, Presidente dell’associazione “Unione
delle famiglie trentine all’estero”.
Ho ascoltato con interesse perché sono stato contento di vedere che questa edizione
della festa 2009 dell’emigrazione provinciale si apre con una conferenza di informazione sugli interventi di solidarietà nel Sudamerica. Questo è un tema che comprende una
molteplicità di aspetti, da quelli economici a quelli umanitari, da quelli sociali a quelli
etici. È un tema complesso, che ha bisogno di essere affrontato con serietà e con quella
onestà intellettuale che scaturisce principalmente dalla conoscenza dei fatti. È proprio
per dare informazioni a chiunque sia interessato a conoscere la realtà degli interventi di
solidarietà del Sudamerica penso, sia stata organizzata questa conferenza.
I primi progetti che la Trentini nel mondo e la Provincia di Trento hanno realizzato
nel Sudamerica, in accordo con i governi, con i Circoli trentini e la popolazione locale,
risalgono all’inizio degli anni ’90. Questa è già un’informazione utile per capire come
i numerosi progetti siano ormai consolidati e ritenuti un patrimonio della collettività
globale. Ma l’informazione indispensabile per sgomberare il campo da un equivoco di
fondo, è quella delle scelte che stanno a monte dei progetti per il Sudamerica: altrimenti si rischia di parlare di cose diverse e soprattutto si rischia di cadere nelle trappole
delle beghe personali o della tecnologia.
I progetti per il Sudamerica sono nati secondo la logica dello sviluppo operativo che
comprende la formazione professionale, la diffusione dell’ideale cooperativo, il sostegno
all’avvio di imprese e, in generale, il sostegno al lavoro delle persone. Leggere i risultati
o l’andamento dei progetti solo attraverso i parametri della pura economia o della logica
del profitto costituirebbe un metodo parziale, che non tiene conto degli obiettivi per cui
i progetti stessi sono nati. Risulterebbe perciò un metodo miope se non addirittura strumentale, in quanto le ragioni sono ben più complesse e articolate di una semplice visione
ragionieristica dei fatti. Probabilmente si potevano fare scelte diverse, certo, si potevano
fare scelte diverse visto che qualsiasi cosa può venire realizzata in tanti modi diversi. Ma
la Provincia autonoma di Trento e la Trentini nel mondo hanno pensato che questo tipo
di progetti, progetti di avvio imprenditoriale, potevano risultare i più adatti per creare
coscienza e consapevolezza, per formare le persone, per stimolare la crescita delle infrastrutture, per movimentare le energie collettive pubbliche e private.
Allora è il caso di dare un’ulteriore informazione: prima di decidere qualsiasi tipo di
intervento sono sempre state prese in esame e analizzate alcune variabili. Sarebbe stato
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più facile distribuire direttamente ai bisognosi i fondi messi a disposizione dagli enti
finanziatori. Questo approccio, di tipo prevalentemente caritatevole, comporta però
alcuni punti deboli, come la creazione di un rapporto di dipendenza e di subalternità
senza vie di uscita. Infatti, se il sussidio venisse interrotto, il bisognoso tornerebbe
nelle condizioni iniziali, nella situazione di partenza. Sarebbe inoltre stato sicuramente
lesivo della sensibilità e della dignità delle persone, in particolare dove queste persone
avrebbero la possibilità di lavorare ma non riescono a farlo per mancanza di capitali
iniziali o di formazione professionale.
Altro punto debole sarebbe stato quello dell’assoluta mancanza di ricadute al di
fuori dei beneficiari diretti, in quanto non avrebbe avviato alcun processo virtuoso di
crescita delle comunità locali.
La scelta più opportuna invece è stata individuata negli interventi di cooperazione
allo sviluppo, da attuarsi attraverso l’avvio di attività imprenditoriali. Anche in questo
caso ovviamente sono stati presi in esame i punti deboli, come il rischio connaturato
alle attività imprenditoriali stesse, nella consapevolezza che gli interventi venivano effettuati in aree di marginalità sociale ed economica, in ambienti spesso meno istruiti
e socialmente disagiati in genere. È stato quindi messo nel conto che ci sarebbero stati
tempi abbastanza lunghi, dal momento del riconoscimento del bisogno a quello del
suo effettivo soddisfacimento, passando attraverso l’ideazione, la formazione dei partecipanti, la progettazione e la realizzazione.
Questa variabile imprenditoriale presentava, però, anche numerosi punti positivi,
come la realizzazione di strutture in grado di fornire reddito e lavoro in modo continuativo e alla fine capaci di svincolare definitivamente il beneficiario dall’ente finanziatore; l’offerta di un lavoro alle persone, che in termini di dignità umana non ha alcun
paragone con l’incasso di sussidio caritatevole; la possibilità di avviare effetti positivi
permanenti e moltiplicativi su tutta la comunità locale. I progetti di filiera come il Pro.
Ga.No, ad esempio, incidono su tutte le fasi della realizzazione di un prodotto e offrono occasioni di sviluppo complessivo del territorio, in cui vengono portati avanti. Per
questi e molti altri motivi, analoghi, la Trentini nel mondo e la Provincia autonoma di
Trento, assieme ai governi locali, hanno così deciso di andare oltre la logica del sussidio
diretto, che comunque rimane, per situazioni di marginalità insormontabili. Questa
logica, oltre ad allargare la propria azione della promozione di attività imprenditoriali,
va avanti: si è preferito adottare questa logica dello sviluppo operativo, che comprende
la formazione professionale, il sostegno all’avvio alle imprese e in generale il sostegno
al lavoro delle persone, sia attraverso l’inserimento in aziende promosse con i progetti,
sia mettendo a disposizione sostegni e formazioni per agricoltori, ad esempio, che allargassero, per ciascuno, le proprie possibilità individuali.
Queste sono alcune informazioni sul metodo e sulle scelte che stanno alla base degli
interventi di solidarietà con le comunità trentine del Sudamerica. Senza questo dato fondamentale di partenza possiamo parlare all’infinito, senza però capirci mai. Grazie.
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Alberto Folgheraiter:
ringrazio Alberto Tafner, e do la parola a questo punto a Ciro Russo che, dal 1992,
è il coordinatore dei progetti di solidarietà in Sudamerica.
Ciro Russo:
devo subito dire che, dovendo illustrare 41 progetti e tenendo
conto delle esigenze dei tempi, devo essere necessariamente molto
rapido. Tuttavia nell’apertura al dibattito che ci sarà successivamente, sarà possibile approfondire ciò che si riterrà necessario.
In primo luogo due parole sull’inizio di questi progetti. Ovviamente non serve fare la storia dell’emigrazione trentina, possiamo
partire dal fatto che dalla metà degli anni ’80, sulle ceneri delle
dittature di quei paesi del Sudamerica, la “Trentini nel mondo” e la Provincia hanno
constatato la situazione di quei paesi, le situazioni di estrema difficoltà e sono stati
avviati quindi i primi interventi: da quelle decine di giovani che, a metà degli anni
’80, sono venuti a Trento all’Istituto agrario a studiare – alcuni di loro poi protagonisti
di alcuni progetti – fino ad arrivare a un momento cruciale, cioè il famoso congresso
di Cordoba del 1990 dove, constatata la situazione delle comunità trentine, fu deciso
l’avvio di questi progetti.
Io cercherò di fare un elenco dei progetti, con alcune immagini e alcuni dati: successivamente, ripeto, si potrà cercare di chiarire ciò che vi sembrerà necessario chiarire.
È difficile parlare oggi, in questa occasione, senza ricordare Rino, assieme a Gianni
e anche a Luigi. Domani sera loro saranno ricordati sicuramente con parole più profonde delle mie, però personalmente io ricordo di aver iniziato a lavorare con Rino
Zandonai ed è stata veramente una grande perdita. Come lui diceva, dobbiamo andare
avanti, però Rino oggi avrebbe dovuto essere qua.
Iniziamo con i progetti in Argentina.
Progetti conclusi:
- cooperativa trento regina - Rio Negro
- cooperativa tirol chaqueña – Chaco
- cooperativa trento viedma - Rio Negro
- cooperativa cunícola – Cordoba
- piano straordinario argentina 2002-2005
- cooperativa trentino pampeana - Bahia Blanca
- proyecto confecciones “cocco” - Santa Fé
- cooperativa trento santafesina - Santa Fé
- proyecto de pastas Trecor – Chaco
- proyecto costura Villa Ocampo - Santa Fé
Progetti in corso:
- abitazioni Argentina
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- progetto educativo - Chaco
- cooperativa valsugana chaqueña - progano Chaco
- cooperativa trento chaqueña - progano Chaco
- cooperativa soltrecha – Chaco
- cooperativa guerino passamani – Escobar
- coop. nuovo orizzonte – Reconquista
- cooperativa trento salto grande - Entre Rios
- cooperativa trento patagónica - Rio Negro
- piano di solidarietà (America)
- struttura accoglimento giovani vittime violenza familiare – Pampa del Infierno
- l’avis italia e argentina – Cordoba
Il primo progetto in assoluto, fu avviato con la cooperativa Trento Regina, quella che si
dedicò alla commercializzazione della frutta, in particolare delle pere, anche qui in Trentino, in accordo con i supermercati SAIT. Iniziò nel ’91: in questo progetto la Provincia ha
speso 132.284 euro.
La cooperativa Tirol Chaqueña è stata avviata nel 1994: e in questo progetto, compresi i terreni, la Provincia ha speso 591.000 euro.
Il terzo progetto è quello del complesso turistico (camping – appartamenti e bar)
a Viedma, parte nord della Patagonia. In questo progetto sono stati spesi 267.000
euro.
Un altro progetto concluso: la cooperativa di Colonia Tirolesa, in provincia di
Cordoba, che si dedica all’allevamento dei conigli. Ci sono le strutture, il piccolo macello e fanno un prodotto innovativo, il salame di coniglio, che ha un buon mercato. È
iniziato nel 2002 ed è un progetto concluso. In questo progetto la Provincia ha speso
276.000 euro.
Qui arriviamo a un momento di svolta cruciale: credo che tutti sappiano che alla
fine del 2001 è avvenuta la grande crisi in Argentina. La Provincia di Trento, come
diceva prima il Presidente, è una delle regioni italiane che è riuscita a dare, in termini
immediati, in termini efficaci, una risposta alla grande crisi in Argentina. Io ricordo
che in quei giorni varie persone dicevano che avremmo avuto un’alluvione di persone
che sarebbero emigrate. In effetti in quegli anni in Argentina ci sono state migliaia
di persone che sono ritornate, se così vogliamo dire, anche se in realtà sono emigrate
nei loro paesi di origine. Attraverso questo insieme di strumenti e di interventi siamo
riusciti a dare, io credo, una grande risposta e anche a iniziare un nuovo capitolo nella
gestione dei progetti. Innanzitutto si trattava di dare una risposta a migliaia di persone:
il tempo purtroppo fa dimenticare un po’ le cose, ma qualcuno si ricorderà cosa succedeva in Argentina nei primi mesi del 2002, quando alcuni dicevano che era sparita
la classe media. Persone disoccupate, persone che dalla mattina alla sera si sono trovate
con nulla in mano. Si trattava quindi di dare una risposta.
La prima cosa che abbiamo fatto è stato affrontare le emergenze, dare una risposta
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immediata alle persone che non avevano più alcun reddito. Però abbiamo cercato di dare
una risposta contraria all’assistenzialismo e cioè si è detto che il sussidio era possibile
darlo solamente alla persona anziana, la persona che non aveva più alcuna possibilità
di poter risolvere i propri problemi, perché non era più in grado di lavorare. Attraverso
questo servizio di assistenza sociale sono state visitate oltre 5.500 famiglie. Per dare l’idea
della dimensione di questo lavoro io faccio sempre un esempio: sarebbe come prendere
un’assistente sociale qui a Trento e dirle: “Domani vai a Napoli a cercare quella famiglia,
perché sappiamo che quella famiglia probabilmente ha dei problemi. Vai a visitarla per
vedere se effettivamente sta male e se effettivamente ha bisogno di aiuto”. Tutto questo
è stato fatto anche con criteri di assoluta austerità. Mi spiace dirlo perché io sono uno
di quelli che criticano tanto, ma mi piace anche riconoscere le cose: ci sono assistenti
sociali che viaggiano la notte con la corriera, anche per risparmiare una notte di albergo,
che quando arrivano il giorno dopo fanno il loro lavoro e la notte successiva viaggiano
di nuovo in corriera per ritornare. Le distanze delle famiglie trentine in Argentina sono
enormi, il raggio d’azione del servizio di assistenza sociale arriva intorno agli 800-900
km. Dal 2002 a 2005 abbiamo assistito oltre 1.350 famiglie ogni anno, con sussidi e
borse di studio. Però l’innovazione è stata quella di dire: “Se tu sei disoccupato, se non hai
reddito, non ti diamo il sussidio, riproponiamo un corso di formazione che, a seconda
delle sue modalità di gestione, cioè a seconda del numero delle ore, prevedeva anche un
incentivo alla frequenza dei corsi”. Abbiamo fatto tanti corsi, con oltre 1.900 partecipanti. Mi pare siano stati 121 i corsi, con 1.900 partecipanti, dai quali poi sono emersi
cinque nuovi progetti, che poi potremo vedere.
In questa azione c’è stata anche Trento Rientro. Come dicevo prima, allora si pronosticava che migliaia di trentini volessero tornare. Alla fine sono state circa 230 famiglie quelle che sono tornate, emigrate a Trento, delle quali però alcune sono rientrate
nuovamente in Argentina, perché non è sempre facile coniugare una certa cultura, un
certo modo di vivere, con un altro, per esempio quello dell’Italia o di Trento in particolare.
In questi cinque anni sono state portate avanti tutte queste azioni. Quelli che rientravano ovviamente avevano un sostegno economico, veniva loro pagato il viaggio. Comunque nell’insieme di queste azioni la Provincia di Trento, attraverso la legge speciale
che aveva promulgato, aveva speso 3.675.000 euro.
All’interno di questo Piano straordinario, uno dei nuovi progetti partiti è stato
quello della cooperativa Trentino Pampeana da Bahía Blanca, provincia di Buenos
Aires. È una cooperativa che si dedica alla produzione di miele. In questo progetto,
che dispone, con l’investimento fatto, anche di una sala di estrazione – come si dice
lì – cioè per elaborare il miele e dispone anche di un impianto di frazionamento, la
Provincia ha speso 479.000 euro.
Tutti questi progetti possono essere approfonditi nei loro contenuti specifici.
All’interno del Piano straordinario sono sorti anche dei micro-progetti, magari senza
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la forma di cooperativa, come gruppo associativo. Ad esempio un gruppo di donne che
a Reconquista (Santa Fè) si sono messe assieme, hanno fatto un corso di formazione e
hanno deciso di dedicarsi alla confezione, alla sartoria. Sono tre socie e tre dipendenti che
si dedicano a questo lavoro. A questo gruppo
sono stati ceduti i macchinari che erano stati
utilizzati durante i corsi di formazione.
Abbiamo poi un’altra cooperativa, che è
sorta con il Piano straordinario ed è la cooperativa Cotresa, di Santa Fè, Reconquista,
che si dedica ai lavori edili. Qui c’è l’esempio di una casa, come era prima.
Hanno anche costruito la nostra sede,
perché a Reconquista abbiamo vari progetti, che stanno funzionando. Queste sono le
abitazioni che facciamo. Gli interventi sono
iniziati nel 2004. Per questa cooperativa la
Provincia ha investito 260.000 euro.
Questo è un altro gruppo informale, di
un paese che si chiama Corzuela, nel Chaco. Sono donne che si sono messe assieme
producendo pasta, dopo aver fatto un corso di formazione, tenuto da un cuoco che
è stato inviato dalla Federazione delle cooperative. Loro si riuniscono, producono la
pasta e la vendono.
Un altro progetto, ancora composto da
donne è partito a Villa Ocampo, provincia di Santa Fè: anche loro si dedicano alla
sartoria. Sono sette donne che lavorano assieme per vendere abiti, in particolare abiti
da lavoro, uniformi scolastiche. Anche a
queste donne sono stati ceduti i macchinari che erano stati acquisiti per realizzare i
corsi.
Questo è un altro progetto, molto importante, iniziato già nei primi anni ’90,
nel Chaco. Questo è un intervento molto
importante perché, come si può vedere, in
Argentina abbiamo realizzato 101 interventi, di cui 71 nel Chaco: costruzione di
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nuove abitazioni, dal ’92 fino al 2008.
In questo progetto, in cui abbiamo
realizzato 101 interventi di nuove abitazioni o risanamenti, sono stati spesi
1.688.000 euro, ossia 101 abitazioni
con una media di spesa di 16.000 euro
ciascuna. Ovviamente i costi, nel tempo, cambiano.
Progetto educativo: è un progetto
in corso. E’ stato realizzato attraverso
gli accordi con il governo del Chaco.
Per gestirlo ci sono tre assistenti sociali e tre docenti che mette a disposizione il governo
del Chaco. È un progetto molto importante perché si tratta di garantire la continuità
agli studi dei giovani, altrimenti non avrebbero queste possibilità. Quest’anno, nel
2009, sono previste 336 borse di studio, con 40 corsi di lingua italiana. In questo progetto, infatti, è anche previsto un corso di italiano. Qui abbiamo alcuni dati, abbiamo
già 111 ragazzi che si sono potuti laureare e 325 giovani, come media, per le borse di
studio, in questi anni. Infatti, se andiamo a vedere dal 1998 al 2008, questi sono i numeri e le borse di studio che sono state erogate in questi anni. Il numero degli alunni
invece che frequentano i corsi di italiano sono questi: si possono vedere, da 400 fino a
627 dell’anno scorso. Questo è un grande sforzo organizzativo, perché organizzare un
corso di italiano in una capitale, a Resistencia, è facile, mentre arrivare nei paesi all’interno della provincia, a distanza di 3-400 km, è molto più difficile, anche per trovare
gli insegnanti.
Andiamo avanti e arriviamo alla cooperativa Valsugana Chaqueña, attiva dal 1995.
La cooperativa fa parte del più ampio programma Pro.Ga.No. La sua missione è quella
di dedicarsi al miglioramento genetico e alla vendita degli animali riproduttori, cioè
femmine o caproni; alla produzione di latte, sia nella cooperativa, sia con soci che
producono nel proprio campo; servizio e assistenza produzione foraggi, perché aiuta i
produttori soci; e produzione e vendita di alimenti bilanciati. Queste sono le attività
della cooperativa Valsugana. L’investimento finale per questa cooperativa, finora, è di
505.000 euro.
Arriviamo a Pro.Ga.No., tema che è stato toccato prima dal vice governatore. Io vorrei ulteriormente chiarire che è un progetto abbastanza complesso. Vorrei spiegare bene
che il Pro.Ga.No. funziona bene su questa base. La storia sarebbe troppo lunga, se dovessi
raccontarla, se dovesse servire possiamo farlo dopo nel dibattito. Ma, per capire bene lo
schema, la Provincia di Trento si è impegnata a collaborare la costruzione del “frigorifico”
e nella realizzazione dell’industrializzazione e commercializzazione dei prodotti, mentre
la responsabilità della produzione degli animali è del governo del Chaco, attraverso le
strutture che abbiamo citato prima. La prima firma di questo progetto è avvenuta nel
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1998 e il “frigorifico” è stato realizzato e messo in funzione nel 2003, sapendo che nel
frattempo è avvenuta la tragedia argentina, la grande crisi. Dobbiamo anche dire – vi
accennava anche il governatore prima – che quando cambia un governo – sebbene sia
stata scelta la continuità, come diceva anche lui prima – comunque ci vogliono dei mesi.
L’attuale Amministrazione, per esempio, è entrata in funzione nel dicembre del 2007 e
dobbiamo dire che l’ultimo accordo per rimettere in marcia definitivamente questo progetto è stato possibile firmarlo nel gennaio 2009, ossia 14 mesi dopo. Questi purtroppo
sono i tempi politici, i tempi tecnici, chiamiamoli come vogliamo, le cose stanno così.
Comunque è stato fatto questo accordo e il vice governatore l’ha chiarito prima.
Dobbiamo dire a proposito dei soci, che attualmente i soci della cooperativa, che deve
considerarsi una cooperativa di secondo grado, sono nominati da due governi, perché
l’obiettivo finale di questo progetto è che i soci della cooperativa Trento-Chaqueña siano le sette associazioni (Ce.De.Pro.), più la cooperativa Valsugana. Cioè la cooperativa
sarà una cooperativa di secondo grado, i cui soci saranno le sette associazioni Ce.De.
Pro. più la cooperativa Valsugana.
Un altro progetto, oggetto di accordo fra le due province è la cooperativa Solidarietà Trento-Chaqueña. È una cooperativa che si dedica, fra l’altro, all’assistenza
domiciliare.
Vorrei dire che nel Pro.Ga.No la Provincia finora ha investito 1.813.000 euro, nella
cooperativa Soltrecha 560.000 euro.
Il progetto “Escobar” è nato nell’ambito del Piano straordinario, quando abbiamo
incontrato un nucleo di famiglie, tutte di cognome Passamani, che vivevano in miseria
in una baraccopoli (“asentamiento”) di Buenos Aires. Si tratta di un impianto – è un progetto ambizioso – di riciclaggio della plastica. I soci attuali sono 17, sapendo però che si
sta lavorando su un turno perché progressivamente si penserà poi di lavorare su tre turni,
per lo meno per la parte finale del macchinario. Questo per noi è un progetto molto importante e valido. Praticamente la cooperativa acquisisce – attraverso contratti con altre
imprese o attraverso acquisto diretto – la plastica recuperata. Come classificarla, perché
ci sono vari tipi di plastica, è semplice ma è molto delicato, perché se in una partita va
un pezzo di plastica di un altro tipo si contamina tutta la partita e quindi quella plastica
non serve più. Quindi si acquisisce il materiale e lo si recupera attraverso una serie di
lavorazioni. Cioè prima lo si tritura in un mulino, lo si lava in tre momenti diversi di
lavatura, si passa all’asciugatura e infine a un estrusore: il prodotto finale è sotto forma di
palline che verranno vendute alle fabbriche che si occupano dei manufatti nei vari tipi di
plastica. Questo progetto è molto importante perché, oltre a dare una risposta produttiva
a questa gente che viveva nella miseria, contribuisce anche a un’attività ambientale molto
importante.
Questo è un progetto importante perché, oltre alla fabbrica, si prevede anche di
dare una soluzione al tema della casa di queste famiglie. Vivevano in queste condizioni
che abbiamo appena visto, prossimamente andranno a vivere in queste case, che stiamo
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costruendo in un terreno di poco più di due ettari che abbiamo acquisito, dove da una
parte c’è la fabbrica, dall’altra parte ci saranno queste case che saranno anche migliorate, perché sicuramente a Buenos Aires non c’è il clima del nord, quindi per esempio
è previsto il riscaldamento. Questo è un progetto importante: parliamo di 1.020.000
euro.
La cooperativa di assistenza sociale “Nuovi orizzonti” ha sede a Reconquista, nella
provincia di Santa Fè. L’attività, è iniziata nel 2005 e va avanti; sono 13 soci e 51 famiglie coinvolte. In questo progetto la Provincia ha investito 387.000 euro.
Un progetto importante della provincia di Entre Rios è quello della cooperativa che
si dedica alla coltivazione e commercializzazione di verdura e frutta. In parte la verdura è
prodotta con sistema idroponico o fuori dalla terra, oltre che con il sistema tradizionale.
Questo progetto è portato avanti anche in collaborazione con il governo di Entre Rios e
con la commissione binazionale. Nella zona di Concordia c’è una grande diga che produce energia elettrica e c’è una commissione che dispone le risorse da destinare a iniziative
produttive. Quindi sono partner nel portare avanti questo progetto, il quale punta a
organizzare tutto il sistema di produzione orticolo di questa zona. È iniziato nel 2004 e
la Provincia vi ha investito 394.000 euro.
A Rio Negro in Patagonia, una cooperativa produce lamponi, more e fragole. Anche
qui si sta terminando di costruire un magazzino, le celle frigorifere. Qui, oltre a lavorare
la frutta della cooperativa dei soci, si farà un servizio per produttori terzi. Questo progetto ha un costo di 295.000 euro.
C’è il progetto di solidarietà. La Provincia, nell’anno 2009, sta aiutando 1.288
persone con borse di studio e con sussidi; 913 sono nelle Americhe. Questo è un
grande sforzo organizzativo, ricollegandomi a quello che dicevo prima. Stiamo
parlando di anziani, persone portatrici di
handicap e borse di studio ai giovani, per
farli studiare. È un grosso sforzo organiz-
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zativo perché questo significa non soltanto il contatto con le famiglie, ma anche un grosso sforzo economico perché qui la Provincia investe circa un milione di euro all’anno.
Un progetto che inizierà quest’anno (2009) è la realizzazione di una struttura di accoglienza di bambini vittime di violenza familiare. Anche questo è un tema molto pesante.
Questa struttura verrà costruita a Pampa del Infierno, perché c’è un grosso fenomeno di
questa natura e non ci sono strutture. Quando avviene il fatto non si sa dove mettere il
bambino o la bambina. Normalmente, dopo qualche giorno, i bambini vengono rimandati all’interno dello stesso nucleo familiare dove sono stati oggetto di violenza e quindi
rimessi nello stesso ambiente. Non si riesce dunque a dare una risposta. Lavorando con
questi partner, tra i quali credo potremo contare anche il governo del Chaco, si potrà dare
una risposta a questo drammatico problema.
Inoltre anche qui quest’anno viene avviato un progetto di collaborazione per questa
attività di promozione del volontariato e donazione del sangue nella provincia di Cordoba, perché in Argentina, come succedeva decenni fa, se una persona ha bisogno di
una trasfusione i parenti fanno personalmente la donazione, altrimenti bisogna pagare
il sangue. Non è organizzata alcuna forma di volontariato di raccolta del sangue.
Passiamo al Paraguay.
Progetti conclusi:
- scuola San Antonio di Padova
- intervento riattivazione sistema produttivo San Pedro
Progetti in corso:
- cooperativa trento luqueña
- formazione
Questa è una scuola dove c’è una grossa comunità trentina, si chiama Caacupé.
Questa era la scuola prima, non c’era acqua potabile ed era così piccola: abbiamo
messo in atto un intervento con il quale
abbiamo ampliato le aule, costruito un
refettorio, inserito un pozzo di acqua potabile e quindi abbiamo dato una risposta
a questa situazione.
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Questo è un altro progetto: questo è
stato un intervento di emergenza perché
nel 2007, in questa località, che è San Pedro, molto all’interno del Paraguay, una
comunità, tutta dal cognome Libardi,
dove c’è anche difficoltà a parlare lo spagnolo perché parlano il guarani, è stata vittima di grandi incendi: era stato distrutto
tutto il loro piccolo sistema produttivo.
Dobbiamo pensare che questa gente, tuttora, lavora il proprio piccolo campo con
l’aratro o con il cavallo. Quindi abbiamo aiutato a riattivare questo sistema produttivo
(24 famiglie con più di 250 persone). Un
dato interessante è che lì si produce il sesamo, però non sono organizzati, quindi i
grandi imprenditori comprano il sesamo
dei piccoli produttori, li pagano poco e
fanno gli affari. Su questo magari diremo
qualcosa di più specifico.
Per la scuola di prima il costo è stato di
44.000 euro, l’intervento a San Pedro quasi
25.000 euro.
Progetti in corso. Il progetto del riciclaggio della plastica, a Luque praticamente è uguale a quello di Escobar
in Argentina. In questo progetto l’investimento è di 614.000 euro. Anche qui
è prevista la costruzione di case. Queste
persone prima lavoravano la plastica (polietilene) in questa maniera, molto artigianale, in condizioni molto disagiate.
Adesso invece potranno dedicarsi a fare
questo lavoro di riciclaggio della plastica
in una fabbrica moderna che possa loro
garantire anche un reddito sicuramente
importante. Questo è l’impianto di trattamento residui della fabbrica. Anche per
questo il tema è l’abitazione: prima vivevano in queste condizioni. Le case in cui
abitano tuttora sono fatiscenti: prossimamente potranno abitare in queste case,
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che stiamo terminando. L’investimento è di 614.000 euro – non
so se l’ho già detto – comprese le 10 abitazioni.
In Paraguay abbiamo in corso anche un progetto di formazione. Qui i progetti di formazione sono mirati – come viene
spiegato qui – alla possibile realizzazione di progetti produttivi e i
cui contenuti sono: lingua e cultura italiana, cooperativismo, elaborazione e valutazione progetti. È un corso di 220 ore al termine
del quale, se chi frequenta questi corsi individua o chiede di fare
un corso specifico su una determinata attività, questo corso può
essere attivato, per valutare, attraverso la presenza dei tecnici, se
questa attività alla quale vorrebbero dedicarsi è fattibile o meno.
Questa è la modalità per cercare di andare avanti con queste iniziative. Questo corso costa 25.000 euro.
Andiamo in Uruguay.
Progetti conclusi:
- cunicultura
- struttura comunitaria Colonia del Sacramento
- corso di formazione
Progetti in corso:
- abitazioni
Altro progetto è questa struttura comunitaria per i bambini di
strada, costruita con una spesa di 44.000 euro.
Infine un progetto di formazione nei termini che dicevo prima: tre corsi, 54 partecipanti. È in corso un progetto di abitazione, anche qui: stiamo costruendo cinque abitazioni, finiranno
quest’anno, con una spesa di 87.000 euro.
Andiamo in Brasile.
Progetti conclusi:
- vinicola S. Michele – Rodeio - vivaio barbatelle
- vinicola Nova Trento
- trentolat – Nova Trento
- latte Rio dos Cedros – Rio do Oeste- Rio do Sul
- agro turistico Santa Maria Novo Tirol – Parana
- latte e distillato zucchero – Piracicaba - S. Paolo
- vivaio barbatelle – Santana do Livramento – Rio Grande do
Sul
- borse di studio scuola agrotecnica Camboriù
Progetti in corso:
- progetto sviluppo viticultura stato di Santa Catarina
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La vinicola di San Michele è anche un vivaio di barbatelle. Anzi,
qui varrebbe la pena richiamare che siamo particolarmente orgogliosi del fatto che abbiamo organizzato a Rodeio il primo vivaio
di barbatelle certificate. È stato il primo vivaio realizzato in Brasile.
Questa vinicola – qui è presente anche uno dei soci – va molto
bene e attualmente ha in atto un programma di ampliamento per
aumentare l’attività. L’inizio è stato nel 1992, Per questa cantina e
per il vivaio l’investimento è stato pari a 203.000 euro.
C’è un’altra cantina, Nova Trento, specializzata sui vini locali.
L’investimento per questa cantina è stato di 92.000 euro.
Poi abbiamo un progetto di latte, che è al centro del caseificio
Trento Latte, di Nova Trento, che però si è sviluppato in vari paesi: oltre che a Nova Trento, Rodeio, Rio dos Cedros, Rio de Oeste, Rio do Sul, cioè tutte le località dello Stato di Santa Catarina
nella Vale dos Trentinos, come la chiamano. Qui c’è il caseificio,
sono stati aiutati nel 1999 e questa è la costruzione. Il progetto
però è nato fin dal 1992. Il numero dei produttori interessati è di
35. Per questo progetto, in questi termini, compreso il caseificio,
l’investimento è stato di 565.000 euro.
È stato fatto un secondo progetto che interessa un paese dello Stato del Paranà, che è Santa Maria do Nuovo Tirol, più una
città nello Stato di San Paolo, che è Piracicaba. C’è da dire che
per quanto riguarda Santa Maria do Nuovo Tirol, che è la località dove Rino Zandonai era stato durante il suo viaggio, questo progetto intendeva aiutare i nuovi produttori per un’attività
di agriturismo. Occorre dire che dopo alcuni anni, ossia quattro
anni fa, il governo del Paranà ha deciso di fare una grande diga
per rifornire di acqua potabile la città di Piracicaba. Quindi tutti i
nostri trentini sono stati interessati da questo progetto e sono stati
espropriati. Devo dire che sono stati anche pagati bene. Tutta la
struttura e le loro case sono state abbattute perché si sta alzando
questa diga. Il governo del Paranà ha messo a disposizione una
cifra di 1.200.000 reais circa (circa 460.000 euro), per mettere
in atto un progetto produttivo. Attualmente si sta discutendo su
cosa fare con queste risorse che ha messo a disposizione lo stato
del Paranà. Era anche questo uno dei motivi del viaggio di Rino.
A Piracicaba, a parte alcuni allevatori che conferiscono il latte
a un caseificio locale, abbiamo un progetto nel settore della canna
da zucchero dove si fanno distillati: lì si chiama cachaça. In questo
progetto sono stati investiti 246.000 euro.
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Infine abbiamo un vivaio nell’estremo sud del Brasile, a Santana do Livramento, sul confine con l’Uruguay. È un vivaio che
dispone di un terreno di 50 ettari, può produrre fino a 400.000
barbatelle all’anno; il vivaio serve a sostenere tutto l’ampio programma di miglioramento del settore produzione dell’uva nello
stato di Rio Grande do Sul.
Il progetto che abbiamo in corso ora, invece, è tecnologico:
si tratta di sviluppare il settore vitivinicolo dello stato di Santa
Catarina, sulla base di un accordo firmato tra la nostra Provincia
e lo stato federale di Santa Catarina. I partner sono l’Università
federale e l’Istituto agrario di San Michele all’Adige (Fondazione
Edmund Mach) per un progetto che si sta avviando in queste
settimane.
Vorrei ricordare infine che, come associazione Trentini nel
mondo, partecipiamo a due progetti in partenariato con una Ong
di Bologna. Il primo progetto è stato messo in atto nella provincia
di Santa Fè e si tratta di sostegno allo sviluppo locale attraverso
agenzie di sviluppo locale e microcredito che la Provincia ha cofinanziato per un valore di 128.000 euro. Un altro progetto, che è
definito Juan Penco, si dedica soprattutto ad attività formative e
microcredito nella provincia del Chaco, con la quale stiamo collaborando. È un progetto molto utile perché, attraverso di esso, finanziato per la maggior parte dal Ministero degli esteri, possiamo
portare avanti, rafforzandole, tutte quelle iniziative di formazione
di cui c’è bisogno per portare avanti gli altri progetti. In questo
progetto l’impegno finanziario della Provincia è di 79.000 euro.
Ricordo inoltre che in questi progetti hanno collaborato e
continuano a collaborare, attraverso varie forme, l’Istituto agrario San Michele e la Federazione trentina delle cooperative. Se
ci fosse il tempo bisognerebbe approfondire, ma vorrei che si sapesse che possiamo contare sulla collaborazione tecnica di queste
istituzioni.
Alcune valutazioni finali, molto rapidamente. Noi cerchiamo di
portare avanti questi progetti provando ad affermare alcuni valori,
che riteniamo essenziali, perché le cose possano funzionare. Questi
valori sono la cultura del lavoro – che è un problema a volte molto
serio – il senso della responsabilità, individuale e collettiva – altro
tema abbastanza importante, l’associazionismo o il cooperativismo
sono fattori importanti, specialmente per i piccoli produttori o per
la gente sola, come la solidarietà. Diciamo sempre che quest’ultima
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non deve essere solo predicata ma anche praticata. A volte parliamo
di solidarietà, ma spesso viene intesa a senso unico, solo nel ricevere
e non nel dare. Questi sono i valori che cerchiamo di praticare nel
lavorare giorno per giorno in questi progetti.
Allo stato attuale noi affermiamo che in Brasile, Argentina e
Uruguay in futuro non ci sarà bisogno di altri progetti con queste
caratteristiche. Si tratta di completare quelli ancora in corso e di
assicurare continuità alle cooperative che già stanno funzionando da molti anni. Però dobbiamo sapere che in questi paesi già
normalmente c’è sempre stato un problema di accesso al credito.
I vari protagonisti di questi progetti possono dire che l’accesso al
credito è praticamente impossibile e laddove si arriva a qualche
credito paghiamo dei tassi di interesse insostenibili. Per esempio
parlavo in Brasile con la vinicola di Rodeio: un piccolo scoperto
in banca oggi costa il 30%, in una finanziaria a Bahia Blanca un
piccolo prestito, di poche migliaia di euro, costa il 6%: mensile,
non annuale! Abbiamo anche lì quindi il problema del credito.
Stiamo lavorando e speriamo che la Provincia ci accompagni in
questo senso, stiamo lavorando per far sì che l’anno prossimo si
possa avere un fondo per attuare una forma di prestito. La gente,
anche in Sudamerica, ormai ha capito che il fondo perduto non è
più possibile: dobbiamo lavorare sul prestito, con garanzie solide
o concrete.
Detto questo, permangono le problematiche dei giovani e degli anziani, per i quali purtroppo la vita è dura perché le pensioni
o le malattie fanno sì che questi problemi rimangano acuti.
In Paraguay invece abbiamo almeno tre località, Passo Barreto, San Pedro e Concepcion – tre località con comunità trentine
– che vivono in condizioni di estrema povertà. Vivono nelle baracche, i bambini non hanno le scarpe per andare a scuola, vivono
veramente in uno stato di estrema indigenza. Abbiamo fatto presente la situazione e crediamo che prossimamente sarà necessario
mettere in piedi l’ipotesi di progetti per queste comunità.
Prima di finire vorrei anche dire che tutta questa mole di iniziative non sarebbe possibile se non potessimo disporre di una
struttura. I progetti camminano anche sulle gambe delle persone.
Qui abbiamo voluto mettere i volti di alcune delle persone che lavorano in questi paesi, per questi progetti. In particolare, progetti
per progetti, queste sono le persone. Sono tutte persone giovani,
con studi universitari, che stanno facendo una loro personale espe-
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rienza. Abbiamo avuto tra di loro già dei veterinari, agronomi, assistenti sociali che,
dopo aver lavorato con noi, hanno ricevuto offerte di lavoro, proprio sulla base della
loro professionalizzazione acquisita lavorando su questi progetti: noi ovviamente siamo
contenti perché questi progetti non sono per sempre ed è giusto che possano avere altre
prospettive di vita.
Alberto Folgheraiter:
grazie a Ciro Russo. A questo punto è prevista una finestra di interventi, di domande e interrogativi, ai quali poi daranno risposta una serie di ospiti soprattutto dal
Sudamerica.
Do la parola a Oliviero Vanzo, Presidente dell’associazione ”Unione delle famiglie
trentine all’estero”.
Oliviero Vanzo:
buonasera a tutti. Non era previsto un mio intervento questa sera, infatti sarà un’informativa.
Nell’organizzazione della Festa dell’emigrazione che si svolgerà domani e dopodomani a Storo, la nostra associazione è stata presente con i propri funzionari, in maniera
fattiva, come sempre. Purtroppo all’ultimo momento è stato inserito questo appuntamento, che chiediamo da tanto tempo perché i trentini sono poco informati sul mondo dell’emigrazione e delle attività che le associazioni dell’Unione delle famiglie e dei
Trentini del mondo fanno per questo e non solo in Sudamerica ma anche tante altre
parti del mondo. Siamo stati colti di sorpresa positivamente per l’iniziativa, ma è da
sottolineare il fatto che non siamo stati informati di questa informativa pubblica sulle
attività dell’Unione delle famiglie.
Giustamente, come ha detto il Presidente Dellai, era opportuno che le nostre immagini, i nostri dialoghi e i nostri dati fossero supportati anche da chi li vive: parlo del
Brasile e dell’Argentina in particolare, dove siamo intervenuti con le attività. Mi scuso
per la carenza del nostro intervento – proprio perché ne siamo stati informati alcuni
giorni fa in maniera ufficiale – e portare qui delle persone dal Brasile o dall’Argentina
era tecnicamente impossibile.
Come diceva il vice governatore del Chaco, presentare le attività delle associazioni
che lavorano nel sociale è di estrema importanza, perché c’è la necessità di sentirsi con
le radici attaccate al Trentino, in maniera molto lineare, molto semplice, con il cuore.
Chiederò ad Alberto Tafner, Presidente dell’associazione “Trentini nel mondo”, che
ringrazio per il saluto precedente, di adoperarsi insieme a noi perché questa informativa venga svolta una volta all’anno in maniera regolare. Però non per gli addetti ai lavori, come siamo tutti noi, bensì aperta alla cittadinanza del Trentino, proprio perché si
conosca quello che viene fatto. Non vogliamo dire che siamo bravi, però pensiamo sia
utile che si conoscano le attività della Provincia autonoma di Trento nel sociale, nelle
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attività economiche, nel cooperativismo, di cui credo tutti noi andiamo fieri.
Lancio un appello: si sta delineando a livello del governo nazionale – non una
contrapposizione nei confronti di nessuno, ovviamente – una situazione particolare. Si
verranno a ridurre i consolati soprattutto nel Sudamerica e questo vuol dire che tutta la
nostra gente, che chiede di avere la doppia cittadinanza – di estrema importanza in un
mondo globale, quale è adesso, per non considerare i nostri discendenti degli extracomunitari – avrà delle difficoltà. Io spero che tutte le forze politiche e associazionistiche
facciano un’operazione di spinta per sollecitare l’evasione di queste pratiche e facciano
in modo che questi consolati non vadano a depauperare questa richiesta.
Questo era il mio intervento solo informativo. Ringrazio tutti voi e vi auguro un
buon lavoro.
Alberto Folgheraiter:
grazie al Presidente Vanzo, anche per la pacatezza dell’intervento, perché serve per
capire meglio.
Darei inizio agli interventi, alle domande e agli interrogativi in sala.
Ferruccio Bolognani:
buonasera, sono Ferruccio Bolognani. Ho viaggiato per 58 mesi in tutta l’America
Latina, ho scritto tre libri come reportage e sono qui in rappresentanza di alcuni amici
che si interessano delle problematiche dell’emigrazione.
Farò giungere al Presidente l’introduzione di questo mio intervento. Mi auguro
comunque che sia considerato un contributo per migliorare l’immagine, a volte negativa, che molti hanno riportato analizzando i risultati di alcune iniziative che potevano
avvantaggiare meglio i trentini, sconfitti dalla vita e dalle situazioni economiche e politiche in cui si sono trovati.
Approvo ed elogio qualsiasi progetto, molti illustrati da Ciro Russo, che migliori
la situazione economica, sanitaria, sociale e culturale delle famiglie in difficoltà e trasmetta le tradizioni del Trentino come arricchimento per coloro che hanno radici nelle
nostre valli.
Qui c’è un appunto: è un pensiero che può essere di critica, ma è giusto esprimerlo
lealmente. Non credo che fosse compito specifico della Provincia cercare un partner
nel Chaco per un progetto di sviluppo economico come quello del Pro.Ga.No., che è
legato a programmi di partiti che si alternano al governo in quella provincia argentina.
Non è sempre detto che i progetti studiati a tavolino qui a Trento siano i migliori per
aiutare le comunità trentine. Talvolta si è intelligentemente fatto marcia indietro quando si volevano diplomare a San Michele all’Adige dei giovani che potevano studiare
in eccellenti istituti agrari in Brasile e in Argentina, senza sradicarli dal loro contesto
ambientale, in un’età ancora bisognosa di un clima familiare e affettivo, ad esempio.
La stessa critica è ripetuta per i risultati negativi delle due cooperative di Pampa del
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Infierno. Il progetto prevedeva l’attività di macellazione per 300 capre al giorno nel
“frigorifico”, la concia delle pelli, la vendita di prodotti caseari e del latte delle capre.
Credo che nessun esperto industriale trentino avrebbe scelto quel posto, che è privo di
acqua, per commercializzare la carne caprina in Argentina, dove è più economica e si
privilegia quella bovina.
Che il progetto legato al Pro.Ga.No. e agli allevatori sparsi nei 49.000 km² dell’Impenetrabile dovesse aiutare i trentini, le comunità autoctone e quelle degli indios
del Chaco, credo sia stata un’utopia. Il governo del Chaco poteva spendere del denaro
secondo un suo piano di sviluppo economico. Non lo avrebbe dovuto fare la Provincia
di Trento, se avesse studiato meglio l’impossibile realizzazione del progetto. È vero che
il centro Mandela, critico verso il “frigorifico”, il Pro.Ga.No.. e il Ce.De.Pro., poteva
essere una spina nel governo del Chaco, come qualsiasi opposizione, ma forse le sue
analisi scientifiche dovevano essere meglio considerate dai politici della Provincia di
Trento, che hanno visitato il Chaco e che hanno fatto parte delle commissioni nel
2000 e nel 2005. Anche se non si fosse data retta all’allarme del dottor Nunes del centro Mandela, era opportuno riflettere sulle affermazioni del rappresentante della PAT
per i progetti, quando nel febbraio del 2004 dichiarava al giornale del Chaco, Diario
norte, che il “frigorifico” era una cattedrale nel deserto costata 2.500.000 dollari; quando, alla festa dei trentini nel Chaco, nell’agosto del 2005, dichiarava che il “frigorifico”
era un fallimento.
D’altronde se si macellavano solo 180 capre alla settimana, invece delle 300 al giorno, era facile credere al passivo di 700.000 pesos alla fine del 2007, quando l’attività
si è interrotta e la Provincia ha dovuto pagare i dipendenti e le autocisterne che hanno
portato acqua al “frigorifico”.
Sorvolo sulle polemiche e gli scontri che il rappresentante della Provincia non
avrebbe dovuto, lui di persona, ingaggiare con ministri e governatori del Chaco, già
presenti a Trento per sottoscrivere accordi economici.
Ora, con il cambiamento della maggioranza al governo del Chaco, si intende riprendere i contatti con Trento. Ringrazio il vice governatore Bacileff Ivanov che, prima
della firma dell’accordo dello scorso gennaio, ha detto parole chiare per riprogettare la
collaborazione con la PAT. Sono felice che rappresenti il governatore Capitanich, dopo
il recente successo nella tornata elettorale che lo vede al centro del suo partito, anche
nella nazione argentina.
Saluto Herman Brunswig, sottosegretario del Chaco, perché la sua testimonianza
possa avvalorare la serietà e la trasparenza del progetto, che si desidera continuare con
la provincia del Chaco.
Tuttavia, senza ripercorrere il fallimento che ha portato al disastro economico di
un progetto, nato senza una valutazione scientifica da parte della Provincia di Trento,
si pongono alcuni interrogativi per il futuro. Se dal mese di gennaio al mese di giugno
2009 sembra che il Frigorifico abbia lavorato non oltre il 30%, non è chiaro a tutti il
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decennale impegno finanziario della Provincia per le due cooperative, Trento e Valsugana Chaqueña, con il Frigorifico di Pampa del Infierno, fino a tutto l’anno 2008, poiché
non sempre coincidono i dati raccolti, come quelli testimoniati dal signor Ciro; e non
è chiaro l’impegno finanziario con gli accordi bilaterali dello scorso gennaio 2009.
Già nel 2004 l’ex Assessore Berasi aveva dichiarato che se la Provincia avesse dovuto
soccorrere una cattedrale nel deserto, sarebbe stato opportuno distogliere i contributi
per realizzare altre iniziative, più sicure. Io credo che queste siano da individuare in
quelle che suggeriscono gli stessi emigranti, che vivono nel territorio e che non hanno
bisogno di baby-sitter che giungono da Trento. Perché, se è vero che gli emigranti sono
una risorsa, è bene che siano autonomi nelle loro scelte e sappiano proporre e dirigere
con trasparenza, con la supervisione del consultore, quei progetti, quelle micro-cooperative che possono dare benefici economici, con un primo aiuto della Provincia, che
non si trasformi in umiliante beneficenza e assistenzialismo, salvo rare circostanze.
Basterebbe calcolare lo stipendio e le varie indennità assegnate al rappresentante
della Provincia, dal 1992 al 2009, sommandole ai contributi della Provincia per il Pro.
Ga.No., per comprendere quali sviluppi ci sarebbero stati, a vantaggio delle famiglie
trentine bisognose, in Argentina.
I trentini che vivono all’estero hanno bisogno non solo di benessere economico,
ma anche di un clima di amicizia, solidarietà, collaborazione, anche se scelgono di appartenere a due associazioni, che non sono in concorrenza ma stimolano la ricerca di
progetti di crescita e di sviluppo, di circoli e di famiglie, che arrivino anche in località
dove i discendenti trentini sono ignorati.
Rivolgo un amichevole interrogativo a Roque Gomez Rodriguez Gottardi: “Sapevi di essere trentino nel 1999? Chi è riuscito a scoprire i discendenti dei trentini in
Paraguay, ignorati dalla Trentini del mondo e dalla stessa Provincia?”. Non sta a me
giudicare le ragioni e le colpe che hanno provocato la divisione dei trentini in Paraguay. Mi piacerebbe leggere le richieste scritte nella lettera che il 20 luglio 2005 sette
Presidenti dei circoli trentini hanno scritto al Governatore Dellai, al Presidente Pisoni e all’Assessore Berasi, per non denunciare alla magistratura del Paraguay il signor
Beltràn. Loro volevano si dichiarasse questo signor Beltràn cittadino non gradito in
Paraguay, loro volevano la direzione della sede della Trentini del mondo in Asunciòn e
la nomina di un consultore che fosse cittadino del Paraguay. Per quest’ultima richiesta
si erano convinti che la consultrice Elisabetta Deavi non lo fosse più, mentre invece
era stata invitata a partecipare alla riunione dei consultori a Trento. Il signor Beltràn è
ancora ricercato dalla magistratura del Paraguay, che ha spiccato un mandato di cattura
internazionale.
In questo momento non interessa la contabilità che comprende la fabbrica di riciclaggio di Luque, che il Ministro dell’ambiente del Paraguay mi ha detto personalmente essere inquinata. Mi piacerebbe pensare che tu, Roque Gomez Rodriguez Gottardi,
possa studiare come riprendere i rapporti umani, amichevoli, con Elisabetta Deavi per
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collaborare con quei trentini che sono rimasti fedeli e grati a lei, per quanto ha fatto e
sofferto. Mi auguro che la festa degli emigranti trentini ci convinca che l’unico collante
è l’amicizia, che nasce dal rispetto delle idee e delle scelte.
Noi non siamo giudici per condannare, stiamo trentini che vogliono collaborare
alla crescita di un’identità che arricchisce anche chi ora vive in un’altra patria. Grazie.
Miguel Angel Fernandez:
[traduzione: versione in spagnolo all.to 2]: buona sera, sono Miguel Ángel Fernández, discendente trentino, di Vallarsa.
Signor governatore ho un documento da consegnarle. Si tratta di un caso di corruzione, non del governo che è in carica da un anno, ma del governo Rosas. Se Lei vuole,
e mi dá il permesso, posso leggerlo, in modo che la gente sappia cosa succedeva durante
la costruzione dei Ce.De.Pro. Posso ?
Il signor Daniel Resler, credo che fosse di Castelli, Lei saprà che all’epoca era
il marito della signora Dunraus, consigliere provinciale del dottor Rosas. A questo
signore hanno ceduto i diritti di dieci rate per la costruzione del Ce.De.Pro di Fuerte
Esperanza. La somma totale di queste dieci rate è 237.000 pesos. Per ogni Ce.De.Pro
era prevista una spesa di 500.000 pesos secondo il governo Rosas e tutta l’amministrazione Rosas ha dimostrato di essere un governo corrotto dalla A alla Z.
Il marito di un consigliere provinciale del governo del dottor Ángel Rosas, che
è stato più volte a Trento, ha ricevuto dall’impresa di costruzioni FAP – Lei la conosce, vicegovernatore? – dieci rate che venivano dalle casse del governo del Chaco per
un totale di 237.000 pesos. Questo solo per un Ce.De.Pro e stiamo parlando di sette
Ce.De.Pro in tutto l’Impenetrable, il che significa un regalo molto grande…io non so
se la provincia di Trento è disposta a utilizzare i soldi in questo modo, a regalarli a una
persona solo perché era il segretario privato del dottor Rosas quando era governatore.
Questo lo lascio qui e faccio una domanda al responsabile dei progetti. Due
mesi fa sono stato a Quitilipi e ho le prove - lì c’è Bolognani e ha le prove – di quello
che è Quitilipi. Una vergogna, Ciro Russo. Nel 2005 mi avete accusato di aver ricevuto
denaro da un consigliere provinciale di Trento ed era tutto falso, tutta una montatura.
E quello che avete visto voi nel 2005, oggi lo vedo io e ho tutto registrato. Inoltre, sono
stato al macello di carne caprina, ho parlato con un operaio e mi ha detto che vengono
macellati 150 capi al giorno e se facciamo un calcolo non si arriva a coprire neanche
il 30% della capacità produttiva del Pro.Ga.No. e siamo sempre in perdita. Lei deve
darmi numeri, bilanci, gli incassi delle esportazioni in Europa, Asia, Antille Olandesi,
a Trento…questo è quello che voglio sapere, Ciro Russo, una volta per tutte, glielo
chiedo per piacere, per chiarire finalmente le cose.
Alberto Folgheraiter:
grazie per questo intervento. Il signor governatore vuole intervenire.
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Vice Governatore Juan Carlos Bacileff Ivanov:
[traduzione: versione in spagnolo all.to 3] il governo di Rosas, perché i trentini lo
sappiano, è il governo precedente al nostro, noi siamo in carica da un anno e mezzo.
Lui parlava del governo di Rosas che ha governato per due legislature. Nikisch era il
vicegovernatore ed è rimasto in carica per più di quattro anni. Allora io chiedo: sono
passati diversi anni, perché non avete presentato denuncia prima? Da noi c’è un sistema, come in tutti gli stati democratici, in cui esiste un periodo di tempo preciso prima
che i reati cadano in prescrizione. Se tu mi parli della mia amministrazione riguardo
al tema dei Ce.De.Pro., che è un programma provinciale, io prendo quel documento
e lo porto al dipartimento giuridico. Però se parli del governo Rosas io non posso dare
per certo quello che dici e fare una denuncia, a maggior ragione considerando che Rosas è il leader dell’opposizione. Accetto il tuo documento, ma quello che vorrei è che
foste voi a inoltrare la denuncia penale, dato che voi avete fatto un’accusa, un’accusa
di reato a un ex governante della provincia del Chaco…e ci sono state molte critiche a
questo governatore…se voi farete la denuncia e se esistono gli elementi necessari, noi
ci impegneremo a portarla avanti con la procura. In queste situazioni bisogna agire per
vie istituzionali.
Alberto Folgheraiter:
darei la parola a Monica Panzardi, docente, indicata dal governo del Chaco nella
gestione del progetto educativo.
Monica Panzardi:
buonasera a tutti. Io sono coordinatrice del progetto educativo
ma anche docente per la provincia del Chaco.
Nel 1998 si realizza, nella provincia del Chaco, il progetto socio-educativo “Due province unite nella lotta per l’avvenire dei loro
figli”, nell’ambito dell’accordo firmato tra i governi della Provincia
autonoma di Trento e della provincia del Chaco.
Essendo il Chaco una delle province con elevato indice di analfabetizzazione, evasione dell’obbligo e insuccessi scolastici, è stato necessario delineare
le strategie tendenti a ridurre questo indice, con un documento chiaro, preciso, conciso e con interventi personalizzati, che rendessero possibile assistere in maniera costante
quei ragazzi, giovani e adulti, che possono essere recuperati e ora inseriti nel sistema
educativo e trattenere quelli a rischio di abbandono.
La politica educativa del governo della provincia del Chaco portava anche differenti piani per offrire migliori servizi e opportunità ai cittadini del Chaco, per mezzo
dell’educazione sistematica. Un proposito, questo, condiviso con il governo di Trento,
per quanto attiene ai suoi discendenti che abitano il suolo argentino. Vale a dire offrire a questi discendenti il massimo delle possibilità, perché proseguano gli studi che
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permetteranno loro non solo di raggiungere una migliore qualità di vita, ma anche di
contribuire allo sviluppo della società nella quale sono inseriti come partecipanti attivi,
dando impulso alla trasformazione della popolazione del Chaco.
Il contesto e le caratteristiche della zona dell’esecuzione del progetto educativo,
durante i suoi 10 anni di durata, non presentano modificazioni significative. Lo stesso
vale per la sua popolazione e la sua economia.
Relativamente alle famiglie censite, complessivamente 1.500, si deducono i seguenti valori percentuali sui livelli di scolarizzazione dei figli dei discendenti dei trentini nel Chaco:
su un totale di 250 alunni di terzo livello, soltanto il 10% ha possibilità concrete di arrivare
al termine e su 685 alunni che frequentano il livello elementare e medio, il 25% ha la possibilità concreta di arrivare al termine del livello di appartenenza. Se si considera che, per
mezzo dell’educazione, ogni popolo è capace di costruire un futuro migliore, per sé e per
i propri discendenti, risulta evidente che questo progetto è uno strumento indispensabile
che, unitamente al sistema di politiche sociali, permetterà di raggiungerlo.
All’interno del quadro cronologico di realizzazione del progetto si sono via via messe a fuoco differenti problematiche, scaturite puntualmente dall’esigenza urgente di
ciascuna comunità. È difficile descrivere con poche parole il lavoro minuzioso e costante che il progetto educativo ha svolto in tutti questi anni. Citando, a titolo di esempio,
alcuni casi concreti, in forma anonima per una mera ragione di etica professionale,
possiamo ricordare che abbiamo fatto un lavoro di sostegno e di accompagnamento
per una giovane violentata in una zona isolata di campagna mentre si recava verso la
scuola media della località più vicina, realizzando un’operazione interdisciplinare con
la partecipazione di assistenti sociali, medici, psicologi e psichiatri, affinché la giovane
potesse superare il suo trauma e, a sua volta, potesse concludere – come ha fatto recentemente – i suoi studi terziari.
Nello stesso modo siamo intervenuti per il sostegno di una giovane di 17 anni che,
a causa di una gravidanza precoce e rischiosa per effetto del suo preoccupante stato
di denutrizione, rischiò di perdere la vita mentre non fu possibile salvare quella del
neonato. Grazie all’intervento congiunto, la giovane borsista è riuscita a concludere la
scuola media e attualmente sta proseguendo con gli studi terziari.
Si individuano, anno dopo anno, ragazzi con problemi di apprendimento, dovuti
al ritardo mentale, che vengono dirottati verso le scuole speciali per poter offrire loro
un insegnamento adeguato, collaborando, quando sia possibile, con le scuole normali,
per favorire i processi di integrazione. Abbiamo lavorato con bambini con malattie
terminali, accompagnandoli fino all’ultimo momento di vita e con altri fino a vincere
in maniera concreta la malattia.
Potremmo continuare enumerando molti altri casi, raccontando la storia della vita
di ognuna delle famiglie coinvolte nel progetto.
Risultati ottenuti. Concretamente, i risultati scolastici e di lavoro in comunità raggiunti: in una prima tappa si è ottenuto il mantenimento del borsista nel sistema
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educativo. Il 100% degli allievi del medio, terziario e universitario, in condizioni di
recupero, è riuscito a stabilizzarsi e ad affermarsi negli studi, mantenendosi all’interno
del sistema educativo, con un totale di 41 recuperi. 111 giovani hanno potuto concludere i propri studi terziari, universitari e di formazione professionale.
Effetti del beneficio. Volendo potremmo raccontare, per ora, quello che ha significato mettere in marcia questo gigante costituito dai progetti trentini nel Chaco. Diciamo gigante perché tutti noi che abbiamo vissuto giorno per giorno l’esperienza diretta,
conosciamo la sua enorme grandezza e generosità. Per questo ci troviamo di fronte alla
responsabilità di trasmettere il significato di questo aiuto a migliaia di famiglie. Noi,
che conosciamo i loro bisogni, le loro sofferenze, le loro carenze, manteniamo incise a
fuoco le loro innumerevoli testimonianze di illimitata gratitudine per l’aiuto ricevuto,
per il costante incoraggiamento ad andare avanti.
Molti hanno raggiunto la meta, famiglie intere rallegrate dalla gioia di avere ereditato
il tesoro trentino più prezioso, che è l’educazione. Se poteste capire quante profonde siano
le tracce che avete lasciato nei vostri discendenti, capireste anche che ognuno di quei casi
non è soltanto la vittoria di quella persona, ma anche la vostra. Però rimane molto da fare:
bambini con la sete di ottenere gli stessi successi e lo stesso aiuto, genitori, fratelli, nonni
senza possibilità, che non lasciano, forse per essere anche loro degni di questi benefici. Da
parte nostra noi continueremo a lavorare rigorosamente, perché sappiamo molto bene a
quale grande premio corrisponda la gloriosa soddisfazione, e questo non ha prezzo.
“Da quanto tempo non ci accarezzano il sangue?” Ogni volta che un gruppo di persone dà avvio a un’entità solidale, sta manifestando la propria vocazione cooperativistica,
che tutti, in un modo o nell’altro, possediamo naturalmente. Nessuno può considerarsi un essere completo nella solitudine. Da quando nasciamo la compagnia degli altri
ci è indispensabile e soltanto con l’unione possiamo trovare il sostegno e la sicurezza
necessari per crescere pienamente. È così che oggi il fratello trentino chaqueño non
si sente solo: può contare sull’aiuto di coloro che stanno meglio, di coloro che hanno
possibilità, di coloro che vogliono un inizio di cooperazione; una cooperazione allo
sviluppo, offerta a partire dal sostegno e dall’assistenza sociale. Questo lavoro viene
avviato con integrità, proteso verso il futuro.
Molti laggiù si domanderanno il perché. Sembrerà loro incredibile che il Trentino si ricordi dei suoi figli migranti, dando loro una mano tanto grande in un luogo
tanto lontano. Mentre noi ci chiediamo, da un luogo molto meno complicato, quello
della ragione, “Perché no?, se nelle loro vene continua a correre il loro stesso sangue,
sangue operoso, forte, coraggioso, generazione dopo generazione, con lo sforzo, con il
sacrificio, con la stanchezza, che si nota a prima vista se osserviamo i segni degli anni e
dell’usura sulle mani dei nonni”.
Gente che si è staccata da tutto, dai suoi genitori, dai suoi fratelli, dai propri amici,
dalla propria terra. Molti trentini hanno aspettato questa carezza, molti se ne sono andati senza riceverla, in questa terra che prometteva successo ma che si rivelò veramente
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dura. È per questo che abbiamo capito che la migliore maniera di aiutare è quella di
iniziare dai due estremi più vulnerabili: i bambini, gli anziani e gli ammalati; i bambini
e i giovani, a partire dall’educazione, visto che si tratta di un diritto e un dovere comune della società e di ognuno, nella crescita come persona e come cittadino.
Il progetto collabora con la cooperativa Soltrecha e anche con il progetto di abitazione. Per tutto questo sentiamo l’esigenza di chiarire a tutti che i progetti trentini
nella provincia del Chaco hanno dato risposta a una serie innumerevole di bisogni delle famiglie trentine, concedendo loro un pilastro d’appoggio che non solo ha teso una
mano solidale, ma che in molti casi li ha risollevati dopo le loro cadute. Finalmente
comprendiamo che il ringraziamento è senza limiti. Non abbiamo imparato completamente il cammino di autogestione, abbiamo ancora bisogno di un po’ di accompagnamento perché quando crediamo che ci possano lasciare la mano, situazioni estranee ai
nostri propositi ci fanno barcollare e ci rendiamo conto che ci serve ancora un po’ di
aiuto, di compagnia, di sentire che qualcuno ci sta vicino per sostenerci.
Infine voglio evidenziare che senza questo contributo non sarebbe possibile per gli
studenti continuare a frequentare i corsi.
Alberto Folgheraiter:
grazie a Monica Panzardi. Interviene brevemente il governatore.
Vice Governatore Juan Carlos Bacileff Ivanov:
[traduzione: versione in spagnolo all.to 4] ero già a conoscenza della questione che
ha sollevato questo signore, l’avevo saputo nel 2001 tramite la stampa, quindi – come
ha detto il signor Muñez – noi conoscevamo già la questione. Ma i trentini devono
sapere che il Pro.Ga.No. è un progetto con sette Ce.De.Pro., ovvero sette centri di produzione caprina, che noi abbiamo criticato duramente durante la campagna elettorale,
ma che non era responsabilità della Provincia di Trento, è un progetto esclusivamente
della provincia del Chaco. La costruzione del macello di Pampa del Infierno è stata
realizzata al 50% dalla provincia di Trento e al 50% dalla provincia del Chaco, ma
il Pro.Ga.No. è di responsabilità esclusiva della provincia del Chaco, non c’entrano
assolutamente niente né Ciro Russo né il governo trentino. Questo documento che mi
ha portato lo conoscevo già attraverso la stampa, questa è una denuncia di corruzione
in cui si menziona il signor Daniel Eduardo Resler. C’è molta soggettività qui…non so
se riuscite a capirmi…io ero deputato dell’opposizione quando la signora Dunraus era
deputato al governo ed effettivamente i pettegolezzi dicevano che questo signore era
il suo concubino. Quello che ha fatto questo signore in un atto pubblico è stato comprare un’azienda il cui proprietario era sparito e allo stesso tempo ha comprato i crediti
che l’azienda aveva nei confronti del governo Rosas, che dovevano essere dieci rate.
Di questo parlarono i giornali, vennero fatte delle pubbliche accuse, i nostri deputati
denunciarono i fatti, adesso che vedo la documentazione mi viene in mente.
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Alberto Folgheraiter:
grazie, governatore, per questa precisazione. Do la parola a Ferruccio Pisoni.
Ferruccio Pisoni:
grazie. So bene che gli ex non dovrebbero parlare, ma vorrei salutare il vice governatore, con il quale abbiamo avuto rapporti in passato e poi dire due cose. Per 15 anni
ho retto la Presidenza e devo dire che abbiamo condiviso, come associazione, tutto il
tragitto fatto. Vorrei anche comunicare come, all’interno dell’associazione, ogni scelta
sia stata soppesata, ogni lavoro travagliato, mai abbiamo assunto le cose con superficialità né ci siamo lasciati andare alle cose più facili. Le scelte, infatti, a nostro giudizio
sono state le più difficili possibili, proprio nell’impronta da dare al nostro intervento,
nell’utilizzo che volevamo fare dei mezzi a disposizione.
Un’azione duratura, quotidiana, dell’associazione, era quella di far sì che la presenza della “Trentini nel mondo”, anche in Argentina, non fosse una mera presenza
di trentini, ma fosse presenza dei trentini di lì, che ogni azione passasse attraverso il
coinvolgimento cosciente dei trentini di lì, non come manodopera, non come manovalanza, ma come classe dirigente. Il nostro intento era creare una classe dirigente, era
creare degli operatori. Ci siamo riusciti o non ci siamo riusciti? Sulle cose che riescono
o non riescono possiamo poi discutere.
Ogni volta che si metteva in essere un progetto che avesse respiro e che non fosse
limitato alla risposta del quotidiano, ma che potesse immaginare il problema della
globalizzazione, l’incidenza del Mercosur, ciò che avrebbe comportato un tipo di sviluppo sulla realtà agricola, soprattutto locale, l’abbiamo misurato sull’esperienza, che
noi abbiamo fatto qui quando abbiamo fatto l’Unione Europea, quando siamo passati
dagli stati nazionali allo Stato europeo, quando abbiamo visto come le aziende andavano fuori, come si dovesse programmare il futuro. È ovvio che questo è sempre un
rischio, perché sconta una lettura del futuro, sconta un tipo di progresso che si aspetta,
sconta poi l’affidabilità dei partner e sconta il permanere delle condizioni in cui un
determinato progetto nasce o sconta la sua capacità di seguirne l’evoluzione. Questo
è il rischio. Ma pensiamo che questo sia anche il compito di una forza che si proietta,
che va avanti, che risponde con il piano di solidarietà alle richieste del quotidiano, che
assiste l’anziano, che eroga le borse di studio, però fa anche questo tipo di discorso.
Abbiamo cercato di mettere al corrente tutti di queste nostre scelte: abbiamo un giornale che ha pubblicato queste cose, però purtroppo è di questo mondo la constatazione
che non sempre, all’attenzione con cui si pongono le domande, corrisponde anche l’attenzione con cui uno ascolta le chiarificazioni o le risposte alle domande che pone.
Alberto Folgheraiter:
grazie. Una mia parentesi, un frammento di storia personale. Molti anni fa andai a
intervistare l’arcivescovo Gottardi a 10 anni dalla sua elezione alla cattedra di San Vigilio
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e gli dissi, durante l’intervista: “Guardi che la stanno criticando, perché lei ha venduto
le azioni dell’Adige ed è uscito dal collateralismo con la Democrazia Cristiana”. Lui mi
guardò e mi rispose: “Un vecchio proverbio veneziano dice che chi va per mare naviga,
chi sta in terra critica”. Questa fu la sua risposta lapidaria, che io pubblicai. Prego.
Pablo Magnago:
(medico veterinario) [traduzione: versione in spagnolo allegato 5]
buonasera, abbiamo un powerpoint però forse è troppo lungo per
mostrarvelo e non so se abbiamo abbastanza tempo perché ci sono
molte persone che vogliono parlare.
Vi parlerò del progetto Pro.Ga.No. in cui sto lavorando; ho
iniziato a collaborare con l’associazione “Trentini nel Mondo” a
Resistencia e più tardi ho lavorato a Pampa del Infierno con la
cooperativa Valsugana-Chaqueña.
Il progetto Pro.Ga.No. nasce nel 1994. L’associazione “Trentini nel Mondo” si
identifica con la comunità di Pampa del Infierno, comunità di discendenti di trentini
che si trovavano in situazione di bisogno. Quindi ha deciso di intervenire in questa regione. La regione dell’Impenetrable del Chaco si chiama Impenetrable proprio perché
presenta condizioni climatiche particolarmente difficili, come 600 millimetri di pioggia all’anno. E’ una zona semi-arida ed è realmente poco quello che si può coltivare
e produrre. In quel periodo la produzione principale, la più diffusa, era l’allevamento
delle capre. Per questo si è deciso di sviluppare un progetto legato all’allevamento caprino ed è nata la cooperativa Valsugana-Chaqueña tramite la quale, previo accordo
con il governo del Chaco, l’associazione “Trentini nel Mondo” ha comprato il terreno
per consegnarlo ai produttori e avviare l’attività. Questa cooperativa rappresenta un
modello di produzione. Come controparte il governo del Chaco si è impegnato, e
ha rispettato il suo impegno, a realizzare alcuni disboscamenti, non per l’agricoltura
– come quelli che si fanno oggi e sono dannosi – ma per creare terreni da pascolo e
per fornire elettricità alla cooperativa. E’ nata così la cooperativa Valsugana-Chaqueña
e – per rispondere alla domanda del signor Bolognani che diceva che non sono stati
realizzati sufficienti studi sul progetto – io, come esperto, come abitante del Chaco,
penso che in questa zona non era possibile avviare un altro tipo di attività: l’agricoltura
sarebbe stata impossibile, ad esempio. Oggi si sta cercando di sviluppare l’agricoltura
e da tre anni c’è siccità. Prendiamo ad esempio tutti quelli che se ne sono andati dalla
Pampa Húmeda per coltivare la soia, perché tutti i grandi produttori di soia, della
provincia di Cordoba e Buenos Aires e di tutta la zona della Pampa Húmeda hanno
comprato terreni e hanno danneggiato i produttori locali. Molti hanno venduto a un
prezzo e oggi la terra vale dieci volte di più. Questi terreni erano la loro fonte di sostentamento e molti di loro oggi non sanno più cosa fare.
La produzione di soia oggi non riesce neanche a compensare i costi e molti stanno
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decidendo di lasciare la provincia e lasciano i campi in un stato semi-desertico, ancora
peggiore rispetto al terreno originale, e danneggiano così tutta l’area.
Per questi motivi, sono convinto che lo sviluppo del progetto di produzione caprina nella zona dell’Impenetrable del Chaco sia una scelta intelligente, non penso ci sia
un altro modo di intervenire che permetta di portare reali benefici al piccolo produttore. Naturalmente, esiste anche il progetto Pro.Ga.No. che è iniziato più tardi, previo
accordo con la associazione Trentini nel Mondo, proprio perché c’era e c’è tutt’oggi
un’elevata produzione caprina nel Chaco, e non solo nel Chaco ma in tutta la zona circostante, e questo significa avere una fonte di provvista importante, se ben organizzata,
e una fonte di lavoro per l’impianto di macellazione.
Nasce il progetto Pro.Ga.No. e insieme al progetto Pro.Ga.No. dopo qualche anno
nasce – come diceva Ciro Russo – la cooperativa Trento Chaqueña, che è l’obiettivo
finale del progetto. Si costruisce l’impianto di macellazione per dare la possibilità ai
produttori di commercializzare i propri prodotti. Io, come abitante del Chaco, perché
vivo lì e lavoro lì, e come beneficiario del progetto, sono molto orgoglioso di far parte,
in quanto discendente trentino, della ATM e sono contento di avere l’opportunità di
descrivervi tutto il lavoro che facciamo per aiutare i discendenti trentini nel Chaco e
tutta la comunità degli abitanti dell’Impenetrable chaqueño.
Questo progetto permette di commercializzare i prodotti realizzati dai produttori
dell’Impenetrable chaqueño. Il produttore dell’Impenetrable Chaqueño – qui potete vedere delle fotografie – si trova nella maggior parte dei casi ancora oggi in condizione di
povertà.
Il progetto non ha l’ambizione di eliminare la povertà, ma per lo meno di offrire
aiuto e permettere loro di essere realmente produttori e commercializzare i loro prodotti. Ciò naturalmente porterà, e porta già oggi, moltissimi benefici, come il miglioramento della qualità della vita e non solo per quanto riguarda l’aspetto abitativo.
Con questo progetto c’è stato un maggior intervento di esperti ed è aumentata la
consapevolezza dei produttori grazie ai corsi di formazione e professionalizzazione che
stiamo facendo. Migliora la qualità della vita, si riduce l’esodo dalle campagne - come
diceva il governatore – e ci sono stati diversi miglioramenti anche sul fronte del prezzo
dei prodotti, perché ora il produttore lo sa valutare meglio. Inoltre, sono migliorate
le condizioni igienico-sanitarie: prima di questo progetto, probabilmente per la scarsa
informazione, il produttore non conosceva molte malattie, come ad esempio il mal de
Chagas (), una malattia con un alto tasso di mortalità nel Chaco. Grazie al miglioramento della produzione, sono migliorate anche le infrastrutture di produzione, ad
esempio per quanto riguarda la costruzione dei recinti, la fornitura d’acqua e di cibo.
Tutto ciò ha permesso di migliorare la vita dei produttori.
() Malattia trasmessa da un insetto locale che vive tra i mattoni fatti con il fango e la paglia e che può
provocare gravi lesioni a organi vitali (NdT).
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Il progetto ancora oggi necessita di sostegno e non siamo ancora riusciti a realizzare
tutto quello che avevamo previsto. Questo avviene perché sono stati firmati vari accordi tra i quali alcuni, e in particolare quello del 2003, non sono stati portati a termine
a causa dei cambiamenti di governo. Questo progetto prevedeva che il governo del
Chaco intervenisse presso i produttori del Chaco per garantire la qualità, quantità e
continuità necessarie al funzionamento del macello.
E’ stato detto che attualmente macelliamo 150 capi al giorno. In realtà la cifra
è un po’ più alta. Abbiamo fatto un calcolo e 300 capi al giorno è il massimo che
si può macellare. Non puntiamo ad arrivare al massimo, ma possiamo aumentare la
macellazione attuale e raggiungere buoni livelli giornalieri, ma attualmente con 200
capi al giorno siamo vicini ad ottenere una migliore commercializzazione e, con ogni
probabilità, siamo vicini a raggiungere l’equilibrio economico. Ci stiamo provando.
Siamo convinti che stiamo facendo grandi progressi dopo il periodo in cui il macello
è stato fermo per i problemi di cui ha già parlato Ciro…il cambio di governo, e tutti
i problemi che abbiamo avuto… Possiamo dire che in questo momento il macello sta
funzionando bene.
Come stavo dicendo, era stato firmato un accordo che poi non è stato rispettato però oggi, fortunatamente, l’attuale governo nella persona del vicegovernatore del
Chaco qui presente ha ribadito l’accordo.
Realizzeremo un intervento a favore di quattordici produttori dell’Impenetrable,
due per ogni associazione di produttori, che costituiranno un modello e una prova per
valutare la convenienza di adottare in futuro tale modello per tutta la provincia.
Come stavo dicendo, alcuni benefici per i produttori consistono nel miglioramento
della qualità di vita e nel miglioramento dell’alimentazione quotidiana familiare. Ciò
avviene perché grazie alla professionalizzazione il produttore impara non solo ad allevare le capre, ma anche a realizzare altre attività e dispone dell’assistenza tecnica del
progetto Pro.Ga.No., che è molto importante.
C’è una maggiore affluenza dei bambini a scuola, questo è stato verificato, e si
cambia la forma degli scambi economici con la scomparsa del baratto. In generale i
produttori in campagna vivono del baratto e ci perdono sempre perché non conoscono il prezzo esatto del prodotto. Di conseguenza, l’assistenza tecnica permette loro di
conoscere i prezzi ed evitare le perdite e, inoltre, di fare investimenti a prezzi equi. Diminuisce quindi l’esodo dalle campagne – quello che diceva prima il vicegovernatore
– e migliorano le condizioni abitative e la costruzione delle case. Il mal de Chagas, ad
esempio, è una malattia portata da un parassita che vive nei tetti delle case costruiti
con fango e paglia o sui recinti per gli animali e nei luoghi dove c’è sporcizia. Di conseguenza, se il produttore conosce la malattia, migliora progressivamente le condizioni
della sua abitazione. Dare più cultura al lavoro permette di evitare l’esodo dalle campagne e questo è importantissimo, lo abbiamo detto tutti.
I produttori adesso hanno una mentalità aziendale, conoscono la commercializza-
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zione, sanno quanto valgono i loro prodotti, sanno che valgono più di quanto pensavano, lottano per i loro prodotti, capiscono che si tratta di un’attività economica. Non
sono passivi, hanno un atteggiamento diverso nei confronti della produzione.
Il produttore adesso fissa un prezzo minimo di mercato, valorizza altri prodotti,
come ad esempio le capre, che prima dell’avvio del progetto venivano lasciate morire
nei campi. Grazie alla cooperativa, da qualche anno le capre costituiscono una fonte
di entrata importante. Importante è anche l’eliminazione dei parassiti e degli insetti
nocivi, così come la sostituzione dei recinti di rami. Prevediamo che grazie a questi interventi il produttore vedrà gli effetti positivi di lavorare meglio, di produrre meglio.
Attraverso il progetto sono state organizzate anche moltissime fiere per vendere i
prodotti e acquistare nuove specie e in questo modo il progetto è stato presentato in
varie zone del paese.
Bene, con l’assistenza tecnica e l’inserimento di nuove specie, adesso il produttore
conosce le medicine, sa quali medicine dare ai suoi animali. Dunque è migliorata la sua
produzione, non solo perché alleva capre, ma anche perché in piccole quantità alleva
anche mucche e maiali.
Come dicevo prima, l’obiettivo dell’intervento a favore di quattordici produttori
dell’Impenetrable è, in un primo momento, favorire l’attività delle associazioni di produttori di ogni Ce.De.Pro. Nella provincia ci sono sette Ce.De.Pro. e ognuno di questi
ha un raggio d’azione di circa 100 km, quindi coinvolge moltissimi produttori, praticamente tutti i produttori dei due dipartimenti, che territorialmente rappresentano il
40% della regione.
Un altro obiettivo è il rafforzamento delle associazioni attraverso la formazione e la
professionalizzazione - lo stiamo realizzando insieme alla GVC di Bologna – e la dotazione dei mezzi necessari alla produzione. L’obiettivo è garantire un certo volume di
produzione del macello, sia per quanto riguarda la quantità, la qualità e la continuità,
cosa che vogliamo realizzare grazie a questi quattordici interventi.
I produttori dovranno essere soci, far parte dell’associazione di produttori che a sua
volta fa parte dei Ce.De.Pro. che costituiscono il progetto Pro.Ga.No. e che in futuro
saranno i proprietari della cooperativa, perché è previsto che le sette associazioni di
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produttori e la cooperativa Valsugana diventino i proprietari e responsabili della gestione del macello. Questo avverrà tramite la restituzione del valore dell’investimento
attraverso la produzione, vale a dire, non è un credito, in realtà i produttori restituiscono una percentuale minima, circa l’8%, che andrà a formare un fondo rotativo che
permetterà nuovi investimenti.
A parte tutto questo, volevo aggiungere che quando nel 2005 Fernández ha girato
questo video, io ero in Valsugana, e voglio sottolineare che Fernández non ci ha avvertito che sarebbe venuto, è venuto da solo senza avvisare e ha filmato solo le cose che
non funzionavano, le cose buone non le ha filmate. Hanno ripreso alcuni vasetti di siero di latte… dovete sapere che si smette di lavorare alle dodici, perché fa troppo caldo,
e i vasetti di siero erano rimasti all’intemperie e si erano riempiti di mosche…questo
è stato quello che ha filmato Fernández, ma in realtà poi noi non facevamo altro che
raccoglierli e darli da mangiare ai maiali, che oggi non abbiamo più. Penso che tutto
questo sia stato fatto in mala fede.
Alberto Folgheraiter:
ora do la parola a Roque Gomez Rodriguez Gottardi, per parlare della situazione
in Paraguay.
Roque Gomez Rodriguez Gottardi:
[traduzione: versione in spagnolo all.to 6] buonasera a tutti, il
mio nome è Roque Gómez, Gottardi è il mio cognome trentino,
rappresento la quarta generazione di trentini, discendenti di Ferdinando Gaudencio Gottardi Coser che nell’anno 1860 emigrò da
Aldeno in America. Grazie al dottor Bruno Fronza, che nell’anno
1990 è stato in Paraguay, abbiamo saputo che siamo discendenti
di trentini. Ogni volta che ne ho l’occasione approfitto per ringraziare il dottor Fronza, perché grazie a lui abbiamo potuto scoprire le nostre radici e
dal 2005 iniziare a lavorare in diversi progetti della provincia di Trento. Inoltre, lavoro
come volontario per progetti sociali della Chiesa cattolica, non solo con la provincia.
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Nel 2003 la provincia ha deciso di realizzare un intervento, dopo aver fatto un censimento delle famiglie trentine che vivono in
diverse città del Paraguay, esclusa Asunción, e
che si trovano in situazioni di necessità economica. Affinché voi possiate farvi un’idea, queste sono le foto scattate in quei giorni. Io non
lavoravo ancora con loro, quello che vedete è
il lavoro che facevano loro. Dal censimento si
è scoperto che le famiglie avevano un reddito
basso e non erano in grado di soddisfare i bisogni fondamentali, relativi a salute, educazione
e abitazione. Queste famiglie sono formate per
il 60% da minori di 20 anni, di ambo i sessi,
con in media quattro anni di istruzione scolastica e un alto tasso di analfabetismo. In sintesi, erano famiglie con indicatori socioeconomici problematici. Questa situazione ha spinto
la provincia autonoma di Trento ad estendere
al Paraguay i progetti che aveva già avviato in
Argentina, Brasile e Uruguay, come si è detto
precedentemente. Si realizzarono diverse attività con il circolo di Luque.
Il circolo di Luque si occupa principalmente del riciclaggio della plastica: la raccolgono nelle discariche dei rifiuti e la lavano
manualmente. Poi, la fanno asciugare al sole,
sempre in modo completamente manuale, e
la vendono a quelli che riciclano la plastica,
con il valore aggiunto della loro mano d’opera che è di 1 dollaro ogni 10 chili. La produzione massima settimanale è di 80 chili. Fate
voi il calcolo. Ve lo dico perché possiate farvi un’idea di quanto guadagnano.
Dopo il primo intervento, vennero aperti altri circoli in Paraguay e in altre città,
come Luque, Fernando de la Mora, Lambaré, San Pedro de Ycuamandiyú, Caaguazú,
Concepción, Paso Barreto…siamo arrivati a dieci circoli trentini. In questi circoli si
fanno corsi di formazione e vari interventi di solidarietà.
Dal 2007 esiste il circolo di San Pedro de Ycuamandiyú, che è il dipartimento più
grande e con maggior disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. E’ il principale produttore ed esportatore di carne del Paraguay, ma è anche il luogo che rac-
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chiude il maggior numero di persone in condizioni
di estrema povertà. Fra queste si trova la famiglia
Libardi che ha perso i suoi campi, bruciati a causa
della siccità.
Di fronte a questa situazione, di fronte alle necessità di questa comunità, è stata fatta una richiesta alla
provincia di Trento che è intervenuta con un intervento di emergenza fornendo assistenza tecnica per
recuperare la terra, strumenti nuovi, acqua... Nelle
foto potete vedere un signore anziano che per poter
annaffiare le piante doveva prendere l’acqua con una
bacinella da un pozzo profondo 30 metri; immaginatevi la fatica che dovevano fare questo signore e sua
moglie per fare questo lavoro. Gli abbiamo dato una
pompa dell’acqua e una cisterna e altri strumenti per poter migliorare la produzione.
Inoltre, abbiamo osservato che i bambini non andavano a scuola perché non avevano la divisa, le scarpe e tutto quello che serviva per la scuola. Allora il circolo e l’associazione trentina ha fornito loro tutto il necessario per poter andare a scuola. Il problema principale è che il bambino che non ha queste cose non vuole andare a scuola,
perché quello che invece ha la possibilità
di comprarle ha la sua divisa, le sue scarpe
e tutto il resto…e quindi uno non vuole
essere meno dell’altro.
Nel 2006 è iniziato il lavoro della cooperativa Trento Luqueña per svolgere l’attività di riciclaggio della plastica. All’interno
dei vari corsi di formazione, hanno elaborato il progetto di una fabbrica per il riciclaggio dalla plastica. Dobbiamo capire che
quello che loro facevano prima era ricevere
un compenso per il servizio prestato. Ora,
invece, riciclano la plastica in una fabbrica e
generano capitale. Cosa significa questo? La
generazione di capitale è il nostro obiettivo.
Non basta che ricevano il valore aggiunto
del loro lavoro. Questo è il motivo per cui
investiamo in una fabbrica di riciclaggio
della plastica. Queste 24 famiglie hanno
formato una cooperativa e hanno seguito
tutto il procedimento legale perché sia rico-
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nosciuta come tale. In Paraguay esiste una organizzazione che si chiama ENCOP che regola
tutte le cooperative, le quali devono rispettare una serie di requisiti. Grazie alla loro tenacia,
queste persone sono riuscite a formare una cooperativa legalmente riconosciuta. A questo
proposito voglio chiarire un punto. Il signor Bolognani ha detto che questa cooperativa,
questa fabbrica, non ha una certificazione ambientale. Voglio che sia chiaro che nel dicembre del 2008 sono stati importati i macchinari con cui lavora la cooperativa e il Ministero
dell’Industria e del Commercio e il Ministero del tesoro del Paraguay hanno concesso una
esenzione dalle tasse, dal pagamento delle tasse per l’importazione dei macchinari.
Tra i requisiti legali richiesti dalla commissione per ottenere l’abilitazione alla produzione c’è quello di possedere una certificazione ambientale. Quindi mi sembra fuori
luogo dire che non diamo importanza alla certificazione ambientale. I fatti lo dimostrano. Questa fabbrica attualmente sta funzionando e dà lavoro a undici membri delle ventiquattro famiglie socie della cooperativa. Potete vederlo nelle foto: questo è il lavoro che
fanno e questa è la materia prima recuperata dalla plastica, che è già in commercio.
Attualmente stiamo lavorando ad un’alleanza strategica con due supermercati di
Luque che appartengono alla famiglia Pacher, di origine trentina, per realizzare una
campagna di sensibilizzazione tra gli abitanti di Luque, che è il punto principale di raccolta di materia prima. La campagna punta a diffondere la differenziazione dei rifiuti
in casa in modo che la plastica, che noi poi compriamo, non venga a contatto con olio,
grassi o altre sostanze che rendono il nostro lavoro più difficile. Quest’alleanza strategica potrà contare anche sull’appoggio del Ministero dell’Ambiente, che giudica positivamente la nostra attività, in quanto favorisce l’eliminazione dei rifiuti che riempiono
le discariche. Questo è quello che volevo chiarire in risposta al signor Bolognani.
Ci sono diversi modi di vedere il lavoro. Noi, per il lavoro che facciamo, diamo importanza alla parte sociale, all’aiuto ai più bisognosi. E’ nostro dovere diffondere la conoscenza
in modo che queste persone acquisiscano il know-how e possano aumentare la loro produttività. Non dobbiamo essere egoisti e voler trarre un profitto esclusivo dalle nostre conoscenze; per lo meno questa è la mia visione ed è quello che vogliamo fare con la gente.
Che Dio vi benedica, grazie alla provincia autonoma di Trento per l’aiuto che ci
dá. Ci sono altre comunità trentine in Paraguay, che sono quella di San Pedro de Ycuamandiyú, Paso Barreto, Concepción, anche queste in situazione di bisogno, di estremo
bisogno. Oggi in Paraguay c’è un alto tasso di criminalità e il governo sta portando
avanti un’importante campagna in particolare nei luoghi in cui c’è disoccupazione,
perché è stato dimostrato che più aumenta la disoccupazione, più aumenta la criminalità. Quindi vogliamo collaborare anche con un altro governo e dare l’opportunità ad
altre comunità trentine di ricevere aiuto. Grazie mille.
Alberto Folgheraiter:
grazie a Roque Gottardi. Ha chiesto di intervenire Sergio Muraro, ex Assessore
provinciale all’Emigrazione.
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Sergio Muraro:
grazie Alberto e buonasera a tutti. Innanzitutto vorrei dare il benvenuto al vice
governatore del Chaco: benvenuto in Trentino, La ringrazio per la sua esposizione così
dettagliata.
Mi sentivo in dovere di intervenire anche se credo che abbia ragione il past President, cioè Ferruccio Pisoni, quando dice che gli ex non dovrebbero mai parlare. Ma io
non voglio parlare come ex Assessore all’Emigrazione, carica che ho avuto l’onore di
ricoprire per un lustro e mezzo, vorrei invece intervenire come figlio di emigrati. Sia
mio nonno che mio padre hanno dovuto emigrare e il mondo dell’emigrazione non lo
porto nella testa, ma nel cuore.
Vorrei intervenire perché conosco bene Bolognani – che ha desiderato intervenire
– mentre non conosco l’altra persona intervenuta, le cui parole non condivido: però
vorrei dire a Bolognani che le stesse cose che ha ripetuto oggi qui me le aveva già dette
nel 1994, quando ancora ero un semplice Consigliere che si occupava di emigrazione.
La mia risposta fu: “Se ha degli elementi, si rivolga alla magistratura”.
Io so che la magistratura ha svolto due inchieste, che non hanno avuto luogo a procedere, perché non c’erano gli elementi per poter procedere ed erano infondate. Da questo
punto di vista mi sento in dovere di intervenire nei confronti di una persona che qui è stata
dipinta come una babysitter superpagata e io credo che non sia onesto nei confronti di una
persona che da 20 anni vive non al Marriott Hotel di Manhattan, ma vive nel Chaco, vive
a Resistencia e ha dedicato 20 anni della sua vita al mondo dell’emigrazione.
Noi trentini di oggi, figli di questo Trentino ricchissimo, dobbiamo essere consapevoli – non mi stancherò mai di ripeterlo – che non riusciremo mai e poi mai, con
tutti gli interventi che potremo fare in giro per il mondo, a sfiorare l’ipotesi di pagare
quel grandissimo debito di riconoscenza morale che il Trentino di oggi, che vive nella
ricchezza, che è una delle regioni più ricche d’Italia, ha nei confronti del mondo dell’emigrazione. Tutte queste persone hanno dovuto lasciare la loro terra, per andare in
posti che non conoscevano, hanno patito sacrifici enormi e oggi vengono a ringraziarci
per quello che facciamo: dovremmo essere noi a ringraziare loro, perché io credo che
in un mondo globalizzato come quello di oggi, per ritrovare veramente le nostre radici,
avremmo bisogno di frequentarli di più, di andarli a trovare nei loro paesi d’origine.
Dovete essere orgogliosi di essere cittadini brasiliani, cittadini argentini, paraguaiani,
uruguaiani, ma ricordatevi che il Trentino, almeno nella parte politica – e di questo va
dato atto soprattutto a questa Amministrazione provinciale, degli ultimi 10-15 anni
– si è prodigata per questo debito di riconoscenza che abbiamo.
A Bolognani ho risposto, per quanto detto dall’altro signore io credo che questi interventi rimangano agli atti perché sono registrati e le affermazioni sono talmente gravi che forse la
magistratura potrebbe dare qualche occhiata. Perché definire il governo Rosas corrotto dalla
A alla Z, come testualmente è stato detto, credo sia un’affermazione troppo grave
Vorrei ringraziare invece – e lo faccio non a nome di altri, perché non mi sento di
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rappresentare nessuno – dal profondo del mio cuore, una persona che ha dedicato più
di 20 anni della sua vita a favore degli emigrati e dei figli degli emigrati trentini che
vivono nel mondo. Grazie a Ciro Russo.
Alberto Folgheraiter:
grazie Sergio Muraro. Do la parola a Marcelo Sardagna, diplomato all’Istituto agrario di San Michele all’Adige, oggi socio della vinicola di San Michele a Rodeio, nello
Stato federale di Santa Catarina - Brasile.
A tale proposito vorrei dire che nel 1992, quando ci è capitato per lavoro di andare
nello stato di Santa Catarina, eravamo rimasti un po’ allibiti nel vedere che, per dare un
po’ di acidità al vino, ci spremevano del limone. Credo che oggi il vino di Santa Catarina
sia un signor vino e che la frequenza a San Michele non solo del nostro gradito ospite, ma
anche di altri giovani del Brasile, abbia prodotto dei risultati davvero notevoli. Grazie.
Marcelo Sardagna:
cerco di essere breve e sintetico.
Il progetto di viticoltura ed enologia nello stato di Santa Catarina, Brasile, è iniziato nel 1992, quando siamo tornati da un corso
a San Michele all’Adige. Sono state realizzate delle vinicole una a
Rodeio – la vinicola San Michele – e la vinicola Nova Trentina a
Nova Trento in Brasile.
Il gruppo per la formazione di questi progetti era formato da
tecnici dell’Istituto agrario San Michele all’Adige, come Marco Stefanini, Duilio Porro, tecnici dell’Università federale di Santa Catarina, tecnici brasiliani che hanno studiato a San Michele, come noi, vivaisti italiani dei vivai Marchi e Volpe, che oggi
costituiscono il progetto e l’associazione “Trentini nel mondo” attraverso Ciro Russo,
coordinatore del progetto in Sudamerica.
Lo scopo del progetto delle cantine è: produzione di barbatelle certificate, produzione di uve di qualità, produzione e distribuzione di vini di qualità, collaborazione con
contadini trentini e sviluppo della viticoltura ed enologia nelle comunità trentine.
La viticoltura catarinense. Quando siamo entrati, i principali problemi che abbiamo
dovuto affrontare sono stati: barbatelle di bassa qualità sanitaria e genetica – non riuscivamo ad avere uve di qualità, perché erano contaminate da virus e malattie; pratiche agronomiche inadeguate; impianti con bassa durata economica. I contadini, inoltre, a causa del
materiale problematico, avevano 5-10 anni di durata economica degli impianti.
Le uve erano di scarsa qualità: siamo stati criticati diverse volte perché il vino era scadente, però abbiamo fatto del lavoro per cercare di migliorare. Nel settore della ricerca c’è stata
la collaborazione con i tecnici dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige e dell’Università
di Santa Catarina per la produzione di materiale sano. Hanno fatto un progetto per produrre materiale con qualità geneticamente comprovata e materiale virus-esente.
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Test di varietà alternativi in differenti zone. Quando siamo arrivati in Brasile avevamo del Cabernet Sauvignon scarso, del Merlot scarso e, attraverso San Michele all’Adige e i loro tecnici, abbiamo cercato di introdurre varietà con migliore potenziale
di maturazione.
Valutazione dei sistemi di conduzione. Sono stati valutati, attraverso i tecnici dell’Università e di San Michele, i sistemi di conduzione adeguati per migliorare la maturazione delle uve prodotte. Sono in corso valutazioni fisiologiche per continuare a
migliorare la qualità.
Corsi e seminari ai viticoltori dell’area. Questi sono stati svolti principalmente dai
tecnici di San Michele o formati a San Michele (Alfonso Voltolini, che ha fatto il dottorato all’Istituto San Michele, attraverso l’Università federale di Florianopolis, Marco
Stefanini e Duilio Porro).
Qui vediamo l’equipe dell’Università federale di Santa Catarina che fa delle valutazioni fisiologiche: Alfonso Voltolini e il professor Aparecido Lima da Silva, due dottori,
che stanno valutando il miglioramento nell’area.
Parallelamente al settore della ricerca, è stato creato il vivaio San Michele con lo
scopo di produzione in larga scala di produzione di base certificata, commercializzazione di barbatelle ai contadini e supporto tecnico ai contadini stessi. Qui vediamo la
struttura del vivaio San Michele. Ci sono state diverse difficoltà iniziali per riuscire a
introdurre la produzione di barbatelle in Brasile. Abbiamo un clima differente e condizioni fisiologiche differenti, però con la costanza siamo riusciti ad avere un buon
esito nella produzione. A parte l’innesto tradizionale, sempre attraverso l’Istituto San
Michele, abbiamo iniziato la produzione di innesto verde: è una tecnologia francese e
stiamo producendo varietà sane e con molta sicurezza di qualità.
Qui vediamo piante fatte nello stesso anno, da portare ai contadini e qui vediamo il
vivaio di quest’anno al campo: queste piante saranno commercializzate in inverno.
Commercializzazione servizi. Noi vendiamo queste barbatelle ai contadini trentini
e ad altri e lavoriamo su progetti per contadini e per l’assistenza tecnica. Risultati ottenuti: siamo riusciti a introdurre impianti moderni e uve mature.
Le cantine: la vinicola San Michele, la vinicola Neo trentina.
Dati produttivi: sono due cantine piccole, con circa 150-160.000 bottiglie all’anno
per ogni cantina. Qui vediamo delle foto del sistema produttivo, di etichettatura e di
spedizione.
Le principali sfide della vinicola: produzione di uve di qualità, per migliorare il
nostro vino; produzione di vino di qualità; investimenti per sostenere la competitività
e commercializzazione dei prodotti.
Qui vediamo i nuovi impianti che sono stati realizzati: è un villaggio brasiliano a
1.100 m, dove sono stati realizzati 5 ettari di impianto nell’anno 2008, con barbatelle
prodotte nel vivaio di San Michele e varietà raccomandate da Marco Stefanini.
Produzione di uve di qualità. Realizzazione di nuovi impianti, come abbiamo visto,
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assistenza per il miglioramento di pratiche di coltivazione e controllo dei trattamenti.
Come risultato, vediamo la produzione di uva nell’anno 2009 a Santa Catarina:
non erano ancora totalmente mature, ma oramai avevamo un Cabernet Sauvignon di
buona qualità e un Sauvignon blanc di altrettanta buona qualità.
Tutti i lavori fatti hanno permesso di migliorare la qualità del vino prodotto, diversificare la linea dei prodotti e competere sul mercato brasiliano principalmente con
vini da tutto il mondo. Il mercato dei vini da tutto il mondo in Brasile è molto difficile. La nostra linea di prodotti è divisa in vini bianchi, vini rossi, vini spumanti e vini
biodinamici. Oggi il nostro principale sforzo è sulla linea di vini spumanti, perché il
mercato brasiliano chiede molto vino spumante. Poi, c’è il mercato dei vini biodinamici, che è molto particolare in Brasile: è rivolto a un pubblico che cerca prodotti diversi,
prodotti sani, di qualità. Tutti i vini biodinamici sono certificati dall’IBD, un Istituto
francese che credo sia conosciuto anche in Italia.
Qui vediamo alcune bottiglie di spumante, alcune bottiglie di vini bianchi e di vini rossi.
Investimenti necessari. Per affrontare le sfide del mercato, le cantine hanno bisogno di
accrescere i volumi produttivi e diversificare le loro attività. A tal fine, anche per soddisfare alcune esigenze imposte dall’autorità locale, si deve procedere a riorganizzare il sistema
produttivo, mettendo in atto modifiche e ampliamenti della struttura attuale. Abbiamo
avuto dei problemi con il Ministero dell’agricoltura, dal 1992 sono apparse nuove regole e
abbiamo dovuto cambiare sistema di produzione. Adesso siamo in una fase di riforma.
Questo è il progetto iniziale, ci sono ampliamenti nel settore di ricevimento, spedizione e vendita.
Poi c’è il mercato del vino: le principali azioni sono vendita nei negozi e nei mercati, divulgazione negli eventi trentini, fiere, corsi di degustazione, corsi per camerieri
e per enoturismo.
Esposizione del prodotto. Per poter essere venduto, il prodotto deve essere esposto,
quindi dobbiamo cercare di trovare dei posti adatti. Facciamo degli assaggi con i clienti, per promuovere la vendita. Questa è la fiera di San Paolo, con prodotti biodinamici. La fiera di San Paolo è stata utilizzara per esporre il prodotto a questo mercato in
crescita in Brasile.
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Il vino spumante è per un pubblico giovane e stiamo lavorando su di loro, per sostituire il consumo della birra. Le ragazze bevono moscato ma i ragazzi bevono prosecco o
qualche spumante brut. Nelle feste italiane e trentine noi partecipiamo sia a quelle dei
Circoli trentini come a quelle delle Famiglie trentine e mettiamo i nostri prodotti.
I limiti del progetto in corso. Esistono fattori che limitano il nostro progetto: esigenza di investimenti a lungo termine, necessità di invecchiamenti di vino – perché
per esempio oggi lavoriamo con uno spumante champenois anche da 3-4 anni, vini
rossi da 2-3 anni – e quindi abbiamo bisogna di acquistare l’uva dai contadini, pagarla,
pagare le barriques, tenere i vini, questo porta a un’esigenza di elevato capitale a questo
proposito. C’è difficoltà a raggiungere delle linee di credito in Brasile. Esistono delle
linee di credito a buon mercato, ma è molto difficile avervi accesso. Ci sono alti tassi
di interesse per capitali di giro. Oggi, quando magari abbiamo un problema, per una
settimana o 10 giorni, c’è dal 30 al 60% di interesse all’anno di capitale di giro.
Però, nonostante tutte le difficoltà, il progetto di viticoltura di Santa Catarina ha contribuito e sta contribuendo a migliorare tutto il settore vinicolo. La cantina fa parte del sindacato
dell’industria del vino di Santa Catarina, che cerca di avere delle agevolazioni dallo Stato. Per
esempio questo mese siamo riusciti ad avere una riduzione delle imposte sul vino.
Nella città di Nova Trento c’erano 7-8 cantine clandestine, abbiamo messo in atto
tutti i progetti per metterle in regola e oggi lavorano e si producono a Nova Trento
circa 3 milioni di litri di vino.
Questa è un’immagine dei prodotti di zona.
Fino a circa 12 anni fa si parlava di Santa Catarina
come una zona che non produceva vini di qualità. Oggi, in zone di altitudine, come abbiamo visto
precedentemente, si riesce ad avere vini che sono
considerati tra i migliori brasiliani.
Dal 1992, quando siamo tornati da San Michele, è la prima volta che torno in Trentino e assieme
ai nostri amici abbiamo portato avanti il progetto
durante questi anni.
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Ciro Russo:
scusate, ci sono ancora tre ospiti: l’ingegner Brunswig, sottosegretario alla produzione, che dovrebbe parlare un po’ anche del Pro.Ga.No.; Antonio Lo Fiego, che è il
capo del progetto Penco, lavora per la GVC con la quale stiamo lavorando assieme nel
Chaco e infine Francisco Nardelli, Presidente della cooperativa Pampeana, coordinatore di tutti i Circoli trentini, e vice segretario generale del CGIE.
Do la parola a Herman Brunswig, segretario del Ministero dell’economia e responsabile delle attività di produzione nel settore agro-zootecnico, quindi è il diretto
responsabile tecnico del Pro.Ga.No.
Herman Brunswig:
[traduzione: versione in spagnolo all.to 7] buona sera, vi ringrazio per avermi dato la
possibilità di esprimere l’opinione del governo del Chaco riguardo a un progetto che,
come è già stato detto, ha sollevato grandi polemiche. Tuttavia, da quando è entrato in
carica il nuovo governo, sono stati realizzati molti studi su questo progetto, e bisogna
sottolineare che le polemiche sono nate quando noi eravamo all’opposizione e io lavoravo in un’altra regione.
Vorrei fare una breve presentazione e dire alcune cose che per me sono molto importanti: magari ci fossero altri interventi di governi di altri paesi e altre ONG internazionali che seguono un modello di collaborazione continua tra paese e governo! Io
ho lavorato a lungo con diverse ONG europee e americane, nelle quali pur di lavorare
separatamente dal governo si sono realizzati progetti sia buoni che cattivi, ma che non
hanno inciso sulla realtà politica e sociale del paese. Per questo, è fondamentale lavorare insieme, discutendo ogni principio, anche se è più complicato. Non voglio stufarvi,
ma vi voglio dire che le discussioni interne che abbiamo al governo sono molto accese,
perché ognuno difende la propria posizione finché non arriviamo ad un accordo. L’accordo in questione credo che l’abbia firmato proprio il vicegovernatore qui presente
nel gennaio 2009.
Un altro elemento che vorrei fosse chiaro è che la zona dove è stato avviato il
progetto si chiama Impenetrable. Si chiama così proprio perché qui i modelli di produzione tradizionali non hanno mai funzionato. Ci sono stati molti progetti, di molti governi, di molte ideologie, molte ONG, tutte le Chiese, quella cattolica, quelle
evangeliche, quella anglicana…tutti hanno cercato di intervenire ma purtroppo non è
rimasto nulla.
L’ultimo punto è che di tutti i progetti che vedono l’intervento del governo provinciale e nazionale, quello di cui stiamo parlando è l’unico che ha una visione di produzione, di catena, di mercato.
Farò una presentazione breve solamente per raccontarvi qual è stata l’evoluzione
del macello dal momento in cui si è arrivati all’accordo, dopo lunghe discussioni, e ci
siamo fatti carico della questione finché qui in Italia non si è firmato l’accordo. Ci è
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voluto molto tempo perché ci sono state tante discussioni interne. Finalmente abbiamo raggiunto un accordo e credo che è questo il punto da cui dobbiamo partire per
presentare i risultati della nuova strada intrapresa.
Nella mia presentazione parlerò fondamentalmente di: aspetti istituzionali, voglio
soffermarmi su questo; le componenti del progetto; un elemento che è stato particolarmente complicato, ovvero il coinvolgimento dei produttori nel progetto, quindi
l’acquisto degli animali; un altro elemento molto complicato, ovvero la vendita del
prodotto, cioè della carne; e infine come guardiamo il futuro.
All’interno del sottosegretariato, il mio incarico è quello di occuparmi di quattro
aree: la produzione animale, la produzione vegetale, lo sviluppo territoriale e il controllo fiscale. Come potete vedere, le nostre strategie di intervento sono divise sulla base
del rafforzamento di settore, di catena, e una delle catene a cui lavoriamo è proprio la
carne di capra e per la prima volta ci stiamo dedicando la stessa attenzione che diamo
alle altre catene, quelle tradizionali, vale a dire la carne di manzo e maiale.
Per quello che si riferisce alla carne di capra, i nostri strumenti di intervento riguardano all’80% il Pro.Ga.No., un progetto provinciale, la collaborazione con la cooperativa Trento Chaqueña e le feste dedicate all’allevamento delle capre che facciamo
abitualmente e che sono già entrate a far parte delle tradizioni del Chaco.
Con questo voglio sottolineare che la decisione di investire in questo progetto non
è semplicemente una decisione, ma è la conseguenza diretta del fatto che vediamo i
risultati, ottenuti grazie all’aiuto del governo e ad aiuti esterni, e per questo decidiamo
di intervenire.
Dato che il tempo stringe, vorrei dirvi solamente che l’assegnazione dei preventivi
fissata dalla Camera dei Deputati si basa su preventivi per catene e su progetti studiati
in base agli indicatori di pianificazione del quadro logico, quindi è una presa di posizione molto decisa.
Come vi dicevo, stiamo lavorando al potenziamento delle associazioni. Avete già
visto la cartina del Chaco. Voglio farvi vedere la distanza in chilometri tra l’area del
progetto e la zona più sviluppata della regione: la nostra è la zona più remota della
regione, è per questo che è così difficile realizzare un intervento.
Questa è la mappa catastale della zona dei quattro Ce.De.Pro. e potete vedere che
c’è un grande vuoto di occupazione e di titoli di proprietà delle terre. Qui non è mai
stato adottato il sistema tradizionale di consegna delle terre, perché per poter avere un
titolo di proprietà il produttore doveva dimostrare di possedere un sistema di produzione. Essendo una zona così inadatta all’agricoltura, era difficile impiantare un sistema di produzione e di conseguenza queste zone sono ancora oggi di proprietà dello
Stato e ciò rappresenta un serio problema.
Il processo che si è sviluppato a partire dal secondo accordo con Trento, in gennaio,
ha implicato che ci incontrassimo con i produttori per accordarci sul prezzo che poteva
pagare la cooperativa e il prezzo che loro accettavano di pagare. Vorrei ricordarvi che in
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quel momento il progetto era fermo, il macello era fermo. E’ stato un confronto molto
complicato, ma alla fine abbiamo raggiunto un accordo e ognuna delle due parti era soddisfatta. Abbiamo quindi organizzato l’aspetto logistico – è una zona con grandi problemi di viabilità. Abbiamo ricevuto anche l’aiuto concreto di esperti del governo chaqueño
dei Ce.De.Pro., in particolare per aiutarci nell’acquisto di bestiame. In quest’ambito – già
che siamo sull’argomento – è importante dire che nella provincia del Chaco esiste anche
un altro progetto, realizzato da GVC, che riguarda la professionalizzazione. Non facciamo corsi teorici, ma andiamo sui terreni con i produttori e con gli esperti. Questi corsi
puntano proprio a migliorare i sistemi di vendita e di acquisto del bestiame.
Nel breve periodo che va dal mese di aprile – l’accordo venne firmato qui in gennaio e tra febbraio e marzo si sbrigarono le questioni burocratiche – il macello ha
comprato 3.394 animali da 332 produttori. Naturalmente, siccome siamo agli inizi e
si tratta di piccoli produttori, in media ogni produttore ha venduto solo dieci animali,
ma ciò dimostra che sono state rispettate le loro necessità di vendere gli animali.
Un altro dato – che è già stato detto questa mattina – mostra che della totalità dei
339 produttori, il 19% alleva capretti, che è la categoria tradizionale e la più venduta,
il 20% si occupa delle capre in fascia di età intermedia e il 60% delle capre adulte, il
cui unico compratore nel Chaco è questa cooperativa. Stiamo creando un importante
mercato di esportazione e siamo convinti che, se riusciremo a rispettare la quantità
prevista di esportazione mensile di capre, potremo raggiungere il punto di equilibrio
economico del macello per questo tipo di mercato.
Voglio inoltre che possiate vedere come è stata gestita la questione della trasparenza
del prezzo per unità e la media dei chili per ogni categoria di produzione messa sul
mercato dai produttori. In questo periodo il produttore ha guadagnato in media 435
pesos per la vendita dei suoi prodotti. Vorrei ricordare che si tratta solo di due mesi,
ma comunque questa cifra mostra la dinamica di questo sistema. Naturalmente siamo
soddisfatti di questo, ma pensiamo di avere delle prospettive ancora maggiori. Questo
è il prezzo della carne che vendiamo, espresso in pesos e in euro. In questi pochi mesi
abbiamo identificato un totale di 33 punti vendita, che comprendono 14 macellerie,
13 ristoranti di carne, tre supermercati e due distributori. In questo modo abbiamo
una buona copertura territoriale per quanto riguarda la domanda di questo tipo di
prodotti. Nel periodo che stiamo considerando, c’è stata una vendita per un totale di
56.000 pesos, di cui il 48% proviene dai canali di distribuzione, cosa che è molto interessante dal punto di vista commerciale, perché se noi triplichiamo o quadruplichiamo
la nostra produzione, sarà molto più facile distribuire i prodotti attraverso questa rete.
Un settore che dobbiamo potenziare è quello dei supermercati, per facilitare la collocazione dei prodotti nel mercato man mano che aumenteremo la produzione.
Il futuro: sostanzialmente l’80% dei nostri sforzi è diretto alla commercializzazione e alla produzione giornaliera, perché se funziona la catena ne beneficerà tutta
la produzione. Contemporaneamente, vogliamo lavorare – come ha detto Magnago
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– sui sistemi di produzione. Questo però è necessariamente collegato al problema della
terra. Attualmente un produttore del Pro.Ga.No. non può fare investimenti destinati
al miglioramento della terra se non possiede un titolo di proprietà, e non può avere il
titolo di proprietà se non possiede un sistema produttivo. Stiamo cercando di risolvere
questo problema affidando dei comodati d’uso alla cooperativa: ciò ci permetterà di
fare dei progressi, gestire il problema dei terreni e migliorare i sistemi produttivi.
Sono convinto che questo possa essere un progetto modello e dimostrerà che è
possibile creare nell’Impenetrable, la zona più povera del paese, una cooperativa che in
futuro sarà gestita da quello che oggi è uno dei produttori più poveri della regione. Io
credo che sia possibile. Grazie mille.
Antonio Lo Fiego:
buonasera, lavoro per la Ong GVC di Bologna. Vorrei ringraziare Ciro Russo per questo invito che ritengo molto importante
per chiarire molti aspetti e dubbi.
Questo progetto nasce dalla volontà di ATM, già nel 2002,
perché ad ATM mancava uno strumento tecnico per andare sul
territorio, nel senso di ampliare l’attività che svolgeva già nel Chaco verso la formazione. Tenete presente che la formazione è uno
degli elementi che manca nel Chaco e in Argentina in generale. Questo è un progetto
finanziato dal Ministero degli Affari esteri e quando si lavora a un progetto di questo
tipo bisogna sempre trovare un capofila per il consorzio: in questo caso è stato individuato GVC. Questo non significa che ATM sia passiva in questo progetto, nel senso
che tutte le decisioni nel progetto di Juan Penco vengono assunte assieme ad ATM e,
nella fattispecie, con Ciro Russo, per cui tutte le azioni svolte sono ampiamente condivise da ATM.
La controparte di questo progetto importantissimo è la provincia del Chaco. In
questo momento noi stiamo lavorando con il nuovo governo del Chaco, qui rappresentato dal vice governatore, e soprattutto con Miguel Brunswig, sottosegretario alla
produzione. Questo per chiarire l’aspetto istituzionale del progetto.
Qui abbiamo una presentazione veloce di ciò che è stato fatto a Santa Fé, come
ATM. Tenete presente che ATM ha lavorato con GVC a Santa Fè per il rafforzamento
dell’agenzia e lo sviluppo della micro, media e piccola impresa, un progetto sviluppato
tra il 2005 e il 2008, dove sono state create delle piccole reti di commercializzazione
per piccole e medie imprese e dove l’apporto di ATM è stato fondamentale, in quanto
ha partecipato con il 40% del fondo.
Comunque GVC è presente in Argentina dal 1991 ed è presente anche su vari
progetti. È comunque la prima volta che lavoriamo nel Chaco, GVC è presente soprattutto nella provincia di Santa Fè. Ora abbiamo anche un progetto nella provincia
di Jujuy, nel Nord dell’Argentina.
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Il progetto di cui volevo parlare ha lo scopo di migliorare la vita e la sicurezza alimentare delle popolazioni rurali, soprattutto dell’Impenetrabile. I destinatari di questo progetto sono i piccoli produttori e le famiglie campesine. È importante questa
distinzione, perché il piccolo produttore produce e vende qualcosa sul mercato, la
famiglia campesina è quella che produce per l’autoconsumo: è una differenza molto
importante. Questo vuol dire che la famiglia campesina è ancora più povera del piccolo produttore, già povero. La famiglia campesina è quella che nella maggior parte dei
casi si trova nell’Impenetrabile. Questo è il territorio dove si lavora nel progetto: come
vedete si estende per tutta la provincia del Chaco.
Questo è un progetto interistituzionale, ovvero lavora con tutti i ministeri. Essendo
un progetto di formazione, in pratica una scuola, lavora con tutti i ministeri. È un progetto di formazione, dove si lavora sulla commercializzazione, sull’agroecologia, sull’associativismo e soprattutto sul microcredito. Come diceva giustamente Ciro Russo,
la nuova frontiera per i nuovi progetti sarà il microcredito, fondamentale per lo sviluppo, soprattutto perché i piccoli produttori non hanno accesso al credito istituzionale.
Quando andiamo a parlare dell’Impenetrabile vediamo anche qual è la situazione. Ci
sono produttori che non hanno mai visto una banca, fisicamente, com’è fatta, per cui
non hanno neanche idea di cos’è un microcredito, non hanno idea di cosa voglia dire
restituire un prestito, soprattutto perché hanno sempre vissuto di sussidi. L’intenzione
è quella di cambiare il rapporto, perché il sussidio certamente non aiuta a sviluppare
l’agricoltura e neanche l’agricoltore.
Le organizzazioni con cui si lavora praticamente sono quasi tutte le associazioni
del Chaco. Sono associazioni di produttori, a parte il PSA, Programma di sviluppo
agricolo della provincia del Chaco.
Come progetto abbiamo lavorato sugli interscambi. Per rendere l’idea: il Chaco è
5 volte l’Emilia-Romagna, ha una popolazione di circa un milione di abitanti, mentre
l’Emilia-Romagna ne ha 4 milioni e mezzo. Praticamente la densità di popolazione è
bassissima, la rete viaria è composta principalmente da strade sterrate, dove la gente
difficilmente si riunisce. Per cui questi interscambi nascono dall’idea che la gente possa
comunicare tra di loro le proprie esperienze e creare una cultura di partecipazione su
ciò che si sta facendo, considerando che molte comunità e molti contadini non sono
mai usciti dal proprio villaggio.
Questi sono gli interscambi. Questa metodologia viene dal Brasile e serve a produrre in maniera biodinamica e biologica, per piccoli contadini.
I primi corsi di formazione erano rivolti a: associativismo, biodinamica, agroecologia, vaccinazione, artigianato, utilizzazione del bosco.
L’Impenetrabile si estende per circa 42 milioni di ettari. Sempre riportando l’esempio all’Emilia-Romagna, è grande due volte tanto, con 90.000 persone presenti. Mi
dispiace sia andato via il signore che ha portato delle critiche sull’Impenetrabile, sarebbe stato utile se fosse rimasto fino alla fine ad ascoltare. È un peccato perché è anche
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una mancanza di rispetto per chi lavora e per chi viene dall’Argentina, dal Brasile e da
altri posti del mondo. L’Impenetrabile è una regione molto fragile perché ha un tipo
di formazione pedo-climatica molto particolare, ossia un disboscamento molto forte
porta a una diminuzione delle precipitazioni, cosa già avvenuta negli ultimi 10 anni.
Come è giustamente stato fatto notare da Ciro e dagli altri, una delle poche possibilità
per i piccoli produttori è l’allevamento caprino, utilizzando i prodotti del sottobosco.
Quando sono arrivato in dicembre in Argentina, ho letto le relazioni di Nuñes e gli
ho anche parlato. È un personaggio simpatico, che ha solo un difetto: ti vuole spiegare
quello che tu pensi. Quindi avevo già un’idea molto negativa sul Pro.Ga.No., nel senso
che questi personaggi me ne avevano già parlato male.
Vivendo nell’Impenetrabile, stando a dormire con i contadini per tre mesi, assieme
a Marchetti dell’ATM, a Pablo Magnago, abbiamo capito quanto siano importanti i
progetti che sono stati sviluppati. Io non voglio fare un elogio diretto a Ciro, perché
sinceramente quando ci siamo conosciuti mi era antipatico, ma nel tempo non ho
potuto che apprezzare ciò che è stato fatto.
Da un’analisi compiuta sull’Impenetrabile per tre mesi, si è potuto capire che l’unica cosa che si poteva fare per queste persone era un macello caprino. Poi si può discutere fino alla noia se fosse giusto o meno, se abbiamo speso poco o molto – elementi
sul cui merito non voglio entrare – ma quel che è certo è che il progetto era centrato e
tutt’oggi ha una validità, tant’è che il nuovo governo vuole continuarlo e potenziarlo.
Questi piccoli produttori sono in 90.000 su un territorio che è il doppio dell’Emilia-Romagna. Non hanno strade e quando piove si blocca tutto, nel senso che non
arriva la benzina e nient’altro: il massimo dell’isolamento. Molti non hanno acqua e la
luce. Provate a immaginarvi la situazione. Questo Frigorifico è l’unica alternativa per
affrancare queste popolazioni dalla povertà. Tenete presente che la metà dei capretti di
questi produttori muore per sete e per fame, perché non sanno neanche a chi venderli,
per cui li lasciano morire. Pertanto il conferimento alla cooperativa Trento-Chaqueña
è l’unica alternativa che oggi abbiamo. Se c’è da fare un unico appunto al progetto è
che, quando è stato istituito, si pretendeva che il governo potesse potenziare e rafforzare l’associazionismo. Qualsiasi governo, di qualsiasi nazione, non può entrare direttamente nelle associazioni. Può fare delle politiche a favore dell’associazionismo, ma non
può essere il governo stesso a far sì che queste associazioni funzionino. Questo è stato
l’unico errore di fondo.
Grazie all’accordo con Ciro, il Juan Penco è andato presso tutte le sette associazioni
e adesso stiamo facendo i corsi di formazione, abbiamo messo a disposizione tecnici e
contabili, affinché queste associazioni funzionino e il risultato sia visibile. Forse questa
era l’unica pecca presente, ma direi che con questo progetto si sta cercando di coprirla.
Questo per dire che bisogna vivere sul campo le esperienze per capire come stanno
veramente le cose. I produttori dell’Impenetrabile hanno questa risorsa, delle capre,
mentre l’altra su cui si sta lavorando è il miele.
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L’altra cosa importante di questo progetto è stata formare i docenti. Nel Chaco ci
sono quasi 2.200 docenti rurali, che vanno in zone veramente disagiate. Da una parte
c’era la collettività che si lamentava per la scarsa relazione esistente tra il docente e la
collettività, considerando che il docente sta formando i futuri produttori, che dovrebbero rimanere sul territorio. Dall’altra parte i docenti si lamentavano costantemente
del fatto che andavano a lavorare in zone disagiate, erano isolati e non erano formati.
Direi che questa esperienza che il Juan Penco sta facendo con il Ministero dell’Educazione è unica in tutta l’Argentina, tanto che altre province vogliono conoscere quello
che stiamo facendo. Sono stati informati in tutto 70 docenti, come formatori, che a
loro volta hanno formato 1.812 docenti, in tutte queste zone. Sono stati formati questi
docenti su qual è il valore di un docente rurale, ovvero formati come ci si relaziona
con la popolazione rurale e, soprattutto, li abbiamo formati sul valore dell’utilizzo del
sottobosco, di come sia importante la zona in cui lavorano, di come sia importante ciò
che ti dà il territorio in cui si lavora.
Ringrazio tutti i presenti.
Francisco Nardelli:
vista la ristrettezza dei tempi, farò una breve illustrazione dei
due progetti fuori dalla logica di cui si è parlato, che sono inseriti
nel sud dell’Argentina e poi vorrei fare una piccola riflessione su
come questi progetti toccano la nostra collettività di discendenti
dei trentini, noi argentini di origine trentina. Fino ad ora si è parlato solo di come sono toccati i beneficiari diretti dei progetti.
Iniziamo da un progetto ancora in corso d’opera, ovvero quello
della cooperativa Trento Patagonica. Ha inizio nella Valle del Rio Negro ed è un progetto nato dopo la crisi del 2001, quando si è venuti a conoscenza della realtà di alcuni
produttori di pere e mele tradizionali in quell’area, dove c’è quasi una monocoltura,
che non riuscivano ad adempiere alle nuove regole del mercato. C’è un processo in
atto, per cui grandi gruppi hanno comprato le terre e quindi il piccolo produttore che
non è riuscito a inserirsi in un processo cooperativo è sempre più penalizzato, fino a
perdere la sua proprietà.
Questo progetto si è proposto come un’alternativa produttiva, inserendo nella zona
l’impianto e la commercializzazione dei piccoli frutti. Il progetto ha tre grandi aree: la
produzione di frutta, il vivaio e lo stabilimento per la confezione, la conservazione e la
commercializzazione.
Il progetto si prefigge di allargarsi alla comunità. L’idea è di toccare non solo le
famiglie di origine trentina, ma di allargarlo a tutti quei produttori che hanno più o
meno le stesse difficoltà e realtà dei nostri corregionali. Questo anche per evitare quel
senso di ghetto del “noi siamo fortunati e tu no”. Abbiamo provato ad allargare il progetto a tutti quelli che vivono più o meno nella stessa realtà, con due linee di prodotti,
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una di frutta fresca per il mercato interno – finché non ci sarà una logistica che permetta di arrivare in Europa o negli Stati Uniti, i due mercati più importanti per i frutti di
bosco – e per il mercato estero solo frutta surgelata, vendendo l’eccedente al mercato
delle marmellate, all’interno.
All’inizio la produzione è stata principalmente di lamponi e poi, grazie al consiglio
della cooperativa Sant’Orsola – perché abbiamo instaurato dei rapporti anche con delle realtà trentine – abbiamo avviato anche l’impianto di more.
Qui si vedono alcune immagini di quanto è stato fatto fino adesso. Qui c’è un
impianto che abbiamo fatto per consentire di avere la produzione prima di avere il
capannone, perché i “piccoli frutti” hanno bisogno di freddo. Abbiamo fatto dunque
un piccolo impianto per consentire la costruzione del capannone, che vediamo qui.
Adesso è in corso d’opera la parte del frigorifero e della sala di processo.
Oggi la produzione non è ancora al punto d’equilibrio, ci vuole ancora del tempo, perciò questa cooperativa ha attualmente dei problemi dal punto di vista del giro
commerciale, del capitale di lavoro. A volte i nostri progetti non hanno tenuto conto
che è necessario un periodo per arrivare a quel punto di equilibrio per cui uno è autosufficiente. Con la crisi finanziaria – attualmente le tasse sono al 5% mensile – per
una cooperativa di questo tipo, dove i soci sono anche persone bisognose, non c’è
possibilità di accedere al credito bancario a buon mercato e bisogna affrontare questi
problemi a tassi impossibili.
Intanto quest’anno si stanno impiantando le more e si è cominciato a dare servizio
a terzi per le ciliegie, per le quali c’era la produzione ma mancava la struttura che potesse processarle e venderle in modo adeguato. La cooperativa allora ha previsto di dare
servizio a questi soci terzi.
In ultimo c’è il vivaio. Stiamo lavorando con l’ATM per sensibilizzare il governo
della provincia del Rio Negro per fare degli accordi che permettano di allargare il
progetto ad altri produttori che abbiano questa possibilità, dove l’investimento per i
singoli produttori sia fatto dall’autorità argentina.
La cooperativa è composta da una quindicina di famiglie trentine e fino ad oggi si
sono integrati 7 o 8 produttori non di origine trentina.
Passo rapidamente all’altro progetto cooperativa Trentino Pampeana e Bahía Blanca. Dal Piano di emergenza straordinario che ha previsto la Provincia quando c’è stata
la crisi argentina, questa è la città dove risiedo e voglio soprattutto sottolineare che in
questi due casi sono stati voluti dai circoli, proposti alla struttura. Noi eravamo un po’
fuori dall’area degli interventi, perché si svolgevano sempre al nord, dove la realtà è
molto più dura – non ne discutiamo – ma purtroppo la crisi del 2001 aveva toccato
tutto il sistema produttivo e ci siamo ritrovati con persone bisognose di lavoro.
Qui c’è la cronologia, come è partito. All’inizio ci sono stati i corsi di formazione
che segnalava Ciro prima e lì abbiamo scoperto che queste persone avevano degli interessi concreti. Abbiamo fatto un accordo con l’Università per dare una formazione.
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In quell’anno di formazione – ottobre 2002-2003 – con la tutela del Circolo trentino
abbiamo organizzato degli incontri con queste persone per valutare se ci fosse o meno
la possibilità di dare una soluzione di tipo produttivo.
Furono 44 persone all’interno degli ambiti: produzione piccola, industrializzazione
del miele e lavorazione di conserve (marmellate e melanzane sott’olio, per esempio).
I corsi di formazione sono stati attinenti a: cooperativismo, italiano, apicoltura e
lavorazioni agroalimentari.
Come raccontavo, una volta deciso di andare avanti nel progetto, con alcuni volontari del Circolo abbiamo aiutato a redigere il progetto che è stato presentato dall’ATM
alla Provincia e poi è stato avviato nel 2003.
Nel frattempo si è svolta la prima assemblea, ma purtroppo Buenos Aires ha alcune
difficoltà burocratiche e ci sono voluti 3 anni per avere la licenza ufficiale e poter commercializzare legalmente.
A ottobre siamo partiti con l’acquisto dei primi alveari e poi, a marzo 2004, con
le conserve. La produzione piccola: c’è un’alta particolarità, siamo riusciti a convincere
alcuni soci del circolo, che avevano capacità di investire, di entrare nel progetto, anche
per dare volume. Perché l’altro problema che aveva questo progetto era che non si poteva
pensare di chiedere tutto alla Provincia e se non ci fosse stato un volume minimo non
avrebbe avuto senso fare gli investimenti previsti, soprattutto per l’industrializzazione.
1.000 arnie sono state fornite dalla Provincia e nel progetto si prevedeva che la controparte ne fornisse 2.000 in più. Durante il primo anno ne abbiamo fatte altre 1.000
e in questo periodo siamo arrivati all’obiettivo.
Poi è stato comprato il materiale, che è stato assemblato dagli stessi beneficiari. Nel
2005, il primo anno, siamo partiti con il contributo di questi soci “non bisognosi”,
chiamiamoli così, che hanno fornito attrezzature, equipaggiamento, rimorchi eccetera,
però poi il progetto ha consentito di comprare per i beneficiari un camion e un rimorchio, di modo che potessero essere indipendenti per produrre a modo loro.
Con i soci del Circolo trentino abbiamo facilitato il percorso nel trovare dove inserire gli alveari, perché non è semplice collocare 3.000 arnie. Abbiamo trovato dei
produttori agricoli che ci hanno consentito di farlo tramite contatti. L’altra scelta è
stata quella di collocare le arnie in un raggio più ampio per minimizzare il rischio climatologico. Purtroppo non ci siamo riusciti perché negli ultimi cinque anni la siccità
della zona è stata assoluta.
Questa era la distribuzione dei campi. Avevamo installato alveari, più o meno 150
arnie, perché ogni famiglia beneficiaria ne aveva ricevuto tale quantità, così che potessero
lavorarci in tre, darsi una mano l’uno con l’altro, senza bisogno di pagare altre persone.
Finiti i corsi di formazione, in attesa che i tempi del progetto consentissero di
costruire il laboratorio, ne abbiamo affittato uno appartenente a un’altra associazione,
che ci ha consentito, lavorando tre giorni alla settimana, di fare una prima tappa pilota, per uscire dalla teoria dell’università, della loro formazione e anche per definire i
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prodotti e aggiustare i tempi di fabbricazione. Qui si vedono alcuni soci al lavoro per
l’estrazione del miele.
Lì abbiamo fatto un accordo con la cooperativa Obrera, che è la cooperativa di
consumo più grande dell’Argentina, che per fortuna ha sede a Bahía Blanca. La nostra
cooperativa ha il lato positivo di poter arrivare alla vendita senza nessun tramite ulteriore passaggio.
Abbiamo anche potuto fare delle promozioni durante le feste italiane, perché stiamo provando a collocare questi prodotti nella nicchia delle delikatessen, per avere un
valore aggiunto. Siccome le quantità che si producono sono così grandi, se non abbiamo un valore aggiunto dalla qualità e dal sistema di vendita, non riusciamo a coprire
i costi. Abbiamo fatto anche promozione alla radio, nei programmi della collettività
italiana e in altri. Inoltre, per creare sinergia, abbiamo offerto ad altre cooperative trentine, come quella della Valsugana che produce i formaggi caprini, di utilizzare questo
canale di vendita. Lo stanno facendo da tre anni.
L’ultima tappa è stata l’industrializzazione e l’acquisto di un ettaro di terreno per
l’impianto. Queste sono alcune immagini dell’inizio della costruzione. All’inizio era
un capannone di 400 mq, più un’area di servizio di 100 mq, che è stata finita nel 2006
con una prima sala di estrazione. Qui si vede l’equipaggiamento della sala, tutto in
acciaio inossidabile. La sala è stata disegnata per adempiere a tutte le regolamentazioni
europee, perché in futuro l’idea è di arrivare qui in Europa con miele confezionato,
non all’ingrosso.
In quel momento i soci della cooperativa hanno deciso di reinvestire e ci hanno
permesso di affrontare un ampliamento del progetto, anche con un 30% a fondo
perduto dal governo argentino. Con quello siamo riusciti a raddoppiare, abbiamo allargato l’edificio a 200 mq, siamo riusciti a raddoppiare la capacità di estrazione e a
comprare tutto il laboratorio per la confezione. Abbiamo l’omogeneizzazione, la pastorizzazione e l’invaso.
Poi abbiamo fatto un accordo con l’Università Nazionale del Sud, che era già stato sottoscritto, all’epoca, con la Trentini nel mondo, per i corsi di formazione. L’abbiamo rinnovato con la cooperativa una volta che è diventata in regola, per creare delle sinergie. Questo
che si vede è un corso per apicoltori nella zona, con la docente dell’università. Abbiamo
un accordo per cui loro fanno i test sulla qualità del miele. Possiamo quindi certificare il
prodotto e abbiamo inserito norme di tracciabilità con il loro contributo. Vengono da noi
anche stagisti della cattedra di apicoltura, così si crea un circolo virtuoso.
Per ora riusciamo a vendere all’ingrosso e abbiamo fatto alcuni accordi commerciali
con grandi ditte, che ci consentono di avere un prezzo differenziale per le confezioni e
le marmellate.
Un’ultima considerazione: al di là del beneficio che certamente questi progetti
portano ai Circoli e ai beneficiari, c’è stato un ulteriore beneficio per la comunità
trentina. è servito a tanti, soprattutto alle nuove generazioni, per capire che avere que-
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sta presenza organizzata all’estero, questa
rete di circoli vivi, era molto importante.
Questo ha portato a che tantissimi giovani si avvicinassero alle nostre associazioni,
anche offrendo le loro capacità di professionisti, per integrarsi a questo processo.
Tutto questo ha permesso anche di vedere
che i circoli non hanno solo un approccio
folcloristico e nostalgico con il Trentino,
ma sono una presenza viva nel territorio
e un patrimonio che dobbiamo tutelare e
portare avanti.
Credo che a volte ci sia stato un errore nella
proposizione dei progetti. Non accuso nessuno,
perché anche noi quando abbiamo scritto il progetto Bahía Blanca non abbiamo tenuto conto che
i progetti non sono palazzi, che si esauriscono nella costruzione di un impianto, ma sono enti vivi,
che devono essere tutelati e aiutati finché arrivano
al punto di equilibrio. Sicuramente, come si diceva
oggi, la Provincia autonoma di Trento si può vantare di questa realtà all’estero.
Al CGIE, Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, o alla Conferenza delle Regioni, tutti si
tolgono il cappello per quello che fa la Provincia
Autonoma, come anche la Regione Trentino-Alto Adige.
Oggi, con questa crisi che colpisce anche ditte ben inserite nel mercato, però affrontiamo veramente un rischio che questi progetti abbiano delle grandi difficoltà. Non
possiamo lasciarli al loro destino, perché se fallissero avremmo un costo nell’immagine
e nella delusione che daremmo a queste persone che abbiamo provato ad aiutare, che
non è da sottovalutare. Grazie.
Alberto Folgheraiter:
grazie ingegner Nardelli. Nel corso di oltre un secolo abbiamo esportato migliaia di
braccia. C’è un Trentino fuori dal Trentino. Inoltre scopriamo, con questi interventi,
di avere seminato anche cervelli.
Sentire queste cose credo ci abbia fatto bene, perchè non le conoscevamo. Credo
anche che non si potrà più dire che non si è detto e che non si è fatto.
Grazie a tutti voi che avete partecipato e che avete avuto la pazienza di rimanere.
58
*****
Comunicato dell’ufficio stampa della Provincia
n. 2371 del 19 luglio 2009
Lo afferma con forza il vicegovernatore del Chaco Bacileff Ivanov
NESSUNA CORRUZIONE IN ARGENTINA
CHE COINVOLGA LA PROVINCIA
(m.n.) - Non credeva ai propri occhi, ieri, il vicegovernatore del Chaco Juan Carlos
Bacileff Ivanov, in Trentino per partecipare alla Festa provinciale dell’Emigrazione.
Nel corso della conferenza di informazione di venerdì pomeriggio, durante la quale
erano stati illustrati i progetti di solidarietà in atto in Sud America, il signor Miguel
Angel Fernandez aveva consegnato nelle mani del vicegovernatore alcuni documenti
riguardanti un caso di presunta corruzione avvenuto in Chaco.
“Ciò che mi risulta strano è che già nel corso della conferenza ho avuto modo di
spiegare come effettivamente sono andate le cose - ci ha detto il vicegovernatore, - ma
evidentemente il giornalista non ha sentito. Quello sollevato dal signor Fernandez è
un caso di corruzione che risale al 2001 e che la giustizia argentina ha già archiviato
da tempo. Nel 2001 il Chaco era governato da un partito politico diverso dal mio, e
quindi io non mi sento responsabile di alcunché, men che meno di una cosa che la
nostra giustizia ha già risolto. Non solo: al signor Fernandez venerdì pomeriggio ho
rivolto l’invito a girare eventualmente la sua documentazione direttamente al governo
chaqueno, visto che la Provincia autonoma di Trento è del tutto estranea all’episodio
portato alla ribalta. Non è infatti assolutamente vero che il preteso caso di corruzione
riguardi un progetto di solidarietà messo in atto dal Trentino nel Chaco: riguarda
esclusivamente interventi nel campo zootecnico di completa pertinenza argentina e
chaqueña.”
*****
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60
ALLEGATI
All.to 1)
Juan Carlos Bacileff Ivanov
Bueno, muchísimas gracias señor Presidente, autoridades de la región, autoridades
legislativas, representantes que vinieron de Latino América y especialmente a quien
representan este proyecto de la comunidad de Trento.
Es un gusto y es un placer, tuvimos que hacer mucho esfuerzo desde el Chaco,
señor Presidente, para estar presentes aquí. Estoy en compañía del subsecretario
de la producción que es quien lleva adelante estos proyectos conjuntamente con el
ministro de Economía y Producción del Chaco y en principio inclusive nuestro señor
Gobernador quería estar presente, pero tenemos que hacer un poco de historia y
decirles que todos estos proyectos y todas estas circunstancias no escapamos a los
problemas que tiene hoy el mundo globalizado. Sabemos que vivimos realidades
parecidas en distintos lugares del mundo y a veces venir a la comunidad europea…
yo estuve aquí en febrero, firmamos un nuevo acuerdo con el Presidente, después
de acuerdos anteriores que se hicieron con gobernadores y autoridades de otros
partidos políticos en el Chaco, pero nosotros le dimos continuidad; o sea, los hombres cambian, los funcionarios cambian, las autoridades por ahí son de distintos signos
políticos pero la continuidad jurídica siempre existe, o sea siempre a los proyectos…
por lo menos nosotros cuando empezamos esta administración, los proyectos que
creíamos que eran prudentes, que eran necesarios, les seguimos dando continuidad.
Y este proyecto justamente que estamos trabajando en el frigorífico de Pampa del
Infierno, que es una localidad del Chaco, conjuntamente con el gobierno de Trento y
el gobierno de la provincia del Chaco, lo consideramos muy importante.
Acá el Presidente hacía alusión a los emigrantes y para nosotros inmigrantes de
este Trentino y es una solución para la emigración trentina, pero también es una
solución para nuestros pobladores, porque si nosotros creamos fuentes de trabajos,
llevamos recursos, damos asistencia a cualquier tipo de población, en forma indirecta
también estamos dando trabajos a quienes comercializan los productos, a quienes
son argentinos, chaqueños, o quienes a veces reciben estos productos de exportación que se hacen de la Argentina. O sea todo esto tiene un efecto multiplicador que
efectivamente estos proyectos benefician a toda la comunidad del Chaco y nosotros
lo tomamos en ese sentido. Decía también el Presidente de que en esto hay inversiones política-financieras. Nosotros tomamos estos proyectos… y yo vengo de un
movimiento político, que en Italia se lo conoce muy bien, del Peronismo, cuya bandera principal es la justicia social y cuando nosotros a veces hablamos de proyectos
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no vemos a veces no buscamos resultados financieros, buscamos resultados positivos
para la gente y eso significa muchas veces hacer inversiones que el Estado tiene que
tener un compromiso suficiente para que estas inversiones le significan llevar bienestar a los ciudadanos.
Yo le estaba diciendo que el tema de la globalización nos trajo algunos problemas
de la crisis internacional que por suerte en la Argentina financiariamente no lo hemos sufrido, pero los efectos colaterales se sienten, y en el Chaco particularmente.
Yo estuve en febrero, nosotros tuvimos durante el verano una epidemia del dengue
que ha provocado mucha zozobra y justamente esto va relacionado con lo que la comunidad trentina hace en el Chaco. Acá si lo debe recordar Usted Presidente estuvo
en Pampa del Infierno, cuando se hace el proyecto este del frigorífico caprino, ésta
era una zona donde existían muchos productores caprinos pero principalmente los
CE.DE.PRO.S, que es el programa que se llama PRO.GA.NO., que es un plan que lo
administra el gobierno y trabaja conjuntamente con el proyecto trentino del frigorífico, se hizo en el Impenetrable. El Impenetrable es la zona norte del Chaco, límite
con Salta, y allí están los siete CE.DE.PRO.S, en esta zona, y allí está principalmente la
producción caprina.
Cuando Usted visitó, señor Presidente, aquellas localidades del interior, nosotros
teníamos otra realidad política y otra realidad financiera y teníamos otra realidad
estructural en cuanto a la producción. Ustedes saben de que tuvimos un largo conflicto del campo en la Argentina donde quizás fueron perjudicados los pequeños productores y una política muy firme desde el gobierno y una política sectorial del sector
del campo, muy firme también, y a través de nuestro gobernador hemos logrado en
este conflicto modificar esta resolución que se discutía en el Parlamento argentino y
allí incorporamos nosotros muchos beneficios para el Chaco, como por ejemplo que
los transportes de granos a los puertos de Rosario, Buenos Aires, tengan la mitad
de la tarifa, que se segmenten las retenciones a la soja a un porcentaje reducido a
las provincias del norte… y de la manera que se votó después en el Senado todas
estas conquistas que habíamos logrado en la Cámara de Diputados cayeron, o sea
que en síntesis se legisló y los progresos que logramos legislativamente, porque se
votó por el sí y por el no, y no por una media de intermedia, fuimos perjudicados en
cuanto a nuestras producciones. Esto evidentemente… yo le decía, cuando Usted
estuvo en Pampa del Infierno, no existían grandes extensiones de desmonte. Han
entrado muchos capitales de la zona pampeana, que es la famosa Pampa Húmeda
de Buenos Aires, con la expansión de la soja, desplazó el trigo, el girasol, el ganado
bovino y toda esta producción se fue yendo hacia el norte y nosotros justamente en
el Impenetrable no tenemos sojas, justamente lo que tenemos es algodón, tenemos
bovino, caprino, cerdo, o sea otro tipo de producción.
Por eso justamente este proyecto, los CE.DE.PRO.S, que es un programa del
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gobierno provincial del Chaco, trabaja con la comunidad trentina, con el frigorífico y
todos los otros proyectos que sólo voy a enumerar. Entonces para nosotros es muy
importante lo que ha hecho la comunidad trentina a través de sus dirigentes, de la
intención, por eso yo decía el señor Presidente acá dijo “nos interesan las inversiones
políticas”, nosotros vemos el resultado social, nosotros vemos el beneficio social, no
el beneficio económico, porque estos proyectos están destinados a las clases más
humildes. Las personas o los empresarios que en el Chaco o en cualquier parte del
mundo no necesitan de estos proyectos porque evidentemente trabajan en la actividad privada y el Estado simplemente tiene que regular sus actividades, pero no tiene
que intervenir como intervenimos nosotros a veces subsidiando, y a veces la palabra
“subsidio” es mala palabra y no debe ser así; porque cuando a mi me dicen de que
el frigorífico que está instalado en Pampa del Infierno… Usted hace a fin de año las
cuentas… y asistimos a los productores, les pagamos un poco más por sus cabras y
demás… nos puede dar un resultado financiero negativo, yo le digo, si yo esa gente
la contengo en la zona rural donde yo puedo mantener, y esta es la filosofía nuestra,
el núcleo de la familia, unida, y no llevarlos a los centros periféricos de las ciudades,
donde hoy las familias se desintegran porque vienen pobladores de las zonas rurales
a las zonas urbanas, viven en la misma miseria, sin energía, con desnutrición, los padres
que buscan trabajo retornan a sus hogares, los hijos son víctimas de las drogas, son
víctimas de los vicios… entonces preferimos tener a estas familias con situaciones sanitarias sostenibles, con energía eléctrica para que los proyectos productivos tengan
la eficiencia necesaria y mantener el núcleo familiar y no llevarlos a las ciudades donde padecen y viven del asistencialismo. Entonces, nosotros decimos: si traemos esas
familias a las zonas urbanas, y hablamos netamente del aspecto financiero económico,
el costo para el Estado a veces es diez veces superior a mantener estas familias en la
zona rural. Entonces el subsidio no es un gasto, es una inversión. Por eso mucho se
está discutiendo y se discutió mucho en esto del conflicto del campo en la Argentina, cuando nuestra Presidenta Cristina Fernández de Kirchner hablaba que hay dos
modelos en la Argentina… que es… en la época que yo era estudiante… cuando
hablábamos de marxismo, se hablaba de distribución de la riqueza, hoy no se habla
más de eso, se habla de la distribución de los ingresos y distribuir los ingresos significa que las ganancias, las superganancias que hoy obtienen en la Argentina los polos
sojeros, que son entidades financieras que en vez de invertir el dinero en los bancos
lo invierten en polos productivos en la soja porque le da más ganancia. Pero estas ganancias, estos polos productivos sojeros generan poco empleo y poca distribución de
los ingresos. Por eso es que nosotros sostenemos lo mismo que nuestra Presidenta,
que un gobierno debe preocuparse que los ingresos lleguen a todos los sectores. No
puede existir el grado de nutrición que tenemos en la Argentina, esto es una pelea
que lo estamos haciendo fuertemente y le puedo dar un ejemplo. Antes de partir
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por acá tuvimos una reunión de gabinete y disculpe Presidente que me vaya en los
detalles particulares. Nosotros hoy estamos en invierno en la zona sur y estamos
con el problema de la Gripe A, ya estamos en segundo lugar, tenemos más personas
fallecidas que en México, pero en Buenos Aires y en la provincia de Buenos Aires. En
el Chaco todavía no tuvimos este pico pero tenemos otros problemas estructurales
y que por ahí la gente no sabe. Teníamos internados tres criaturas en un hospital de
primera que se llama Hospital Perrando en la capital del Chaco y provenían de una
familia de siete hermanos con una madre soltera, todos desnutridos, tres chicos de
ellos en terapia intensiva con asistencia respiratoria – con neumonía, no con Gripe A
– y los otros chicos también con neumonía, grupos de riesgo…entonces uno ¿qué
puede hacer ante esta situación?
Trabajar por esa gente más humilde y evidentemente eso es en Europa, en la
Argentina, en América del Norte… hay que distribuir bien los ingresos: el que más
tiene, más tiene que aportar, para el que menos tiene. Pero el que menos tiene, tiene
que recibir beneficios, pero tiene que tener una contraprestación. Por eso es importante estos proyectos que Ustedes llevaron a través de la comunidad trentina y que
lo trabajamos juntamente con el Chaco porque quienes entran en estos programas
tienen obligaciones. Por ejemplo en el frigorífico hay personas trabajando, y ahora el
ingeniero Brunswick que es el subsecretario le va a explicar la parte técnica, cómo se
están trabajando los distintos proyectos. Así que nosotros estamos muy conformes
por toda la actividad que vino desarrollando la comunidad trentina en el Chaco y por
lo que hemos avanzado de febrero a la última vez que yo estuve aquí, que tuvimos
un diálogo casi permanente con el señor Ciro Russo, que a veces hasta los problemas
burocráticos que tenemos en el gobierno…porque hay que reconocer también que
uno por ahí analiza los inconvenientes políticos y cuando uno habla de la política de
un gobierno habla de la oposición y a veces Usted el enemigo lo tiene adentro, no
lo tiene afuera. Y justamente en la Argentina tenemos muchos de estos problemas,
tenemos muchos burócratas, mucha gente que no sabe, no conoce la cuestión y no
entiende. Tenemos funcionarios que por allí estuvieron en Harvard, en Oxford, y son
funcionarios que presentan el currículum y acceden a cargo de ministros en provincias pobres y no entienden de que no hay que atender solamente la macroeconomía,
sino que hay que entender que cuando viene un humilde, hay que entender que el
problema del humilde es un problema grande para él, y quizás para uno que gobierna
es un problema chico, pero es un problema grande para el ciudadano común y hay
que atenderlo con la responsabilidad que se merece y con el altruismo que se merece. Así que yo para dar inicio a esto le decía a Ciro, le comentaba a toda la gente
que trabaja en estos proyectos…nosotros tenemos la intención de plantearle, esta es
una intención, esta es la idea, señor Presidente, y después lo vamos a elaborar en un
programa, para ver si a la comunidad de Trento le interesa ampliar la cuestión de los
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trabajos que está realizando la comunidad trentina que hoy tiene muchos proyectos
en desarrollo, pero nosotros tenemos en la provincia del Chaco aproximadamente
un millón y medio de hectáreas fiscales. La provincia del Chaco, para que Ustedes
tengan idea, tiene casi la misma dimensión que el estado búlgaro, casi la misma dimensión territorialmente. Y tenemos en el norte del Chaco casi un millón y medio
de hectáreas fiscales, o sean que son propiedad del Estado.
Hemos decidido con el gobernador no transferir más estas tierras, darle uso a
estas tierras a gente que quiere invertir, pero en comodato, que es una figura – bueno que la conocemos los abogados – o sea hacer comodatos, préstamos de uso,
de veinte años, treinta… lo necesario, e invitar a comunidades e inclusive el sector
privado. Yo termino de cerrar con una cooperativa – esto se maneja con sistemas
cooperativos – yo termino de cerrar con un cooperativa de la zona de Castelli, que
es la puerta del Impenetrable y que es el pueblo donde yo vivo, justamente un comodato de 10.000 hectáreas que me pidieron para 400 socios de una cooperativa
agropecuaria pero que se maneja principalmente con el ganado bovino y algodón.
Entonces que ocurre: el algodón en estos momentos – estuvo postergado muchos
años – en estos momentos Obama, el Presidente de Estados Unidos, ha tomado algunas resoluciones y por la crisis financiera que tienen ha reducido algunos subsidios
que se les estaban dando a los productores del sur, a los ganaderos.
Eso provocó que el algodón hoy tenga buen precio en la Argentina y que nuestros productores del Chaco estén pensando en producir, usar sus inmuebles en
producir algodón, pero también producen ganado bovino, entonces nos pidieron
una superficie aproximada de 10.000 hectáreas para allá hacer feed up ganadero.
Estos feed up ganaderos se van a formar a través de la contribución, ellos tienen
400 socios bien estructurados, saneados, y estos 400 socios van a aportar animales
para que esos feed up puedan funcionar y al tener 10.000 hectáreas le va a permitir
– tenemos una ley de bosque que nos permite solamente en esta zona desmontar
una superficie reducida: sobre 10.000 hectáreas podemos sacar solamente un 20%;
pueden tener 2.000 hectáreas para cultivar alimentos para los animales y también
para hacer proyectos, lo que nosotros llamamos los proyectos silvopastoril, donde
se hace un manejo de monte, donde se siembra pastura, y donde se crían distintas
clases de animales.
Aquí también yo le decía a Ciro que puede encajar perfectamente tener inversiones en cabras, a través de esta metodología, y esto nos va a permitir tener el
número suficiente para que el frigorífico, que es realmente una empresa muy buena
que está en Pampa del Infierno, pueda tener siempre el material suficiente para
faenar. Entonces bueno todas estas son ideas…y o creo que está acá la mapa del
Chaco, si Ustedes ven yo le estoy hablando de Castelli, la zona amarilla de Juan José
Castelli para allá, Ustedes ven los ríos, el río Teuco, el río Ermejo. Si ven allí todos
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los ríos tienen viejos ríos de viejos cauces porque eso se colonizó en la época de la
colonización española. Entraron por Salta, por Bolivia, los Jesuitas, hasta que fueron
expulsados. Ustedes recordarán de América por intereses económicos. Entonces hay
muchas ruinas en esas zonas y muchos paleocauces, o sea cauces de viejos ríos que
con un trabajo que uno puede hacer podemos tener zonas productivas buenas, agua,
que es lo que más escasea y sabemos que en el mundo los conflictos van a venir no
por el petróleo sino que van a venir por el agua, el agua dulce… así que creemos
que tenemos mucha potencialidad y esa potencialidad nosotros la queremos poner
al servicio de la gente, poner al servicio de los más necesitados. Así que entre todos
estos proyectos es de destacar lo que recién le decía, el proyecto del frigorífico, el
proyecto del PRO.GA.NO., que es un proyecto trabajado por el gobierno del Chaco,
que tenemos siete CE.DE.PRO.S, o sea siete centros donde se trabaja ahora con
asociaciones que se fueron conformando a través de la iniciativa del subsecretario
que se encuentra acá, asociaciones de productores, que nos asisten… y después
los otros programas, como el programa educativo, que lo fuimos fortaleciendo con
Ciro, le hemos designado a cargo del gobierno de la provincia del Chaco los docentes, para que puedan hacer un trabajo de asistencia educativa a los trentinos, así
que estamos trabajando fuertemente en esto y queremos expandir este proyecto. Y
también a través de otro proyecto que es el de asistencia social domiciliaria, que lo
están haciendo muy bien… el proyecto que tienen de Tirol Chaqueño en Quitilipi, la
construcción de 71 viviendas.
Entonces, se construyeron estas 71 viviendas que para nosotros son importantes
y así distintos proyectos que nosotros sabemos que se están haciendo… la comunidad trentina… por ejemplo en Buenos Aires, en Paraguay, estamos informados de lo
que están haciendo Ustedes, señor Presidente, en toda Latinoamérica. Entonces yo
lo único que les pido a los ciudadanos chaqueños que se encuentran acá… yo vine
en representación del gobierno provincial del Chaco y solamente voy a aceptar…
yo represento el gobierno del Chaco en los programas de estos… y solamente voy
a aceptar un diálogo no en este ámbito, porque no vine a eso, vine invitado por el
gobierno de Trento, para hablar de estos programas en conjunto, y lo temas, si alguno
tiene problemas en la Argentina con el funcionamiento de estos programas, los tiene
que plantear entre el gobierno en la provincia del Chaco.
Yo vine representando al gobierno de la provincia del Chaco y si alguien tiene que
hacerle algún reclamo al gobierno trentino, lo tendrá que hacer a la autoridad del
gobierno trentino. Yo no vine para prestarme a ninguna interna, que siempre existen,
yo las vivo en mi provincia, así que cualquier diferencia…y yo no digo que no se tengan razones en las diferencias, hay que buscar los ámbitos del diálogo, hay que buscar
los ámbitos precisos para discutirlos y hay que buscar la conciliación, la cordialidad y
saber que la confrontación no siempre nos lleva a los caminos justos.
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Lo que nosotros tenemos que hacer es tener voluntad de diálogo, tener voluntad
de llegar a cumplir con los compromisos y mi presencia acá, ya que yo estuve en
febrero, es para ratificar de sí que nosotros hemos avanzado, que nosotros consideramos y le pedimos al gobierno de Trento, dada su buena predisposición… nuestro
Chaco necesita inversiones, nuestro Chaco necesita que los más humildes tengan respuestas, pero también sabemos, y lo estamos viviendo, y yo lo estoy viviendo en forma personal… en el Chaco yo he visto que han bajado muchos programas internacionales porque se habló mucho del Impenetrable, nosotros fuimos portadas en los
diarios internacionales del mundo por la muerte de aborígenes en el Chaco. Entonces aparecieron pseudorepresentantes de asociaciones comunitarias, representando
intereses de comunidades que ni sabían que los representaban y bajaron muchos
recursos, millones, y que si Usted los busca hoy, no los encuentra. Así que para terminar le digo que… y para redondear le digo, señor Presidente, muy agradecido por
la invitación, que es voluntad del gobierno del Chaco seguir con Ustedes trabajando
mancomunadamente, institucionalmente, y vamos a seguir en este sendero porque
sabemos que en el mundo la solidaridad se tiene que imponer y estos proyectos
realmente llegan a la gente y nosotros que caminamos la provincia lo vemos. Así que
muchas gracias, muchas gracias a los presentes, y gracias por recibirnos siempre con
cordialidad en esta provincia.
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All.to 2)
Miguel Ángel Fernández,
discendente trentino, della parte di Vallarsa.
Señor vice Gobernador tengo un documento para entregárselo a Usted, porque
aquí se trata de un caso de corrupción, no del gobierno que apenas tiene un año y
medio de gobierno, sino del gobierno Rosas. Si Usted quiere y me permite, yo puedo
leerlo, así la comunidad sabe cómo se manejaba en la construcción de los CEDEPROS. ¿Puedo?
El señor Daniel Resler, creo que de la localidad de Castelli, Usted sabrá que en
su momento era marido de la señora Dunraus, consigliere comunale, provinciale, del
doctor Rosas. A este señor le ceden derechos de dieci rate per la costruzione del
CEDEPRO de Fuerte Esperanza. La suma totale de queste dieci rate sono 237.000
pesos, quindi per ogni CEDEPRO era prevista una spesa di 500.000 pesos secondo
el governo de Rosas porque tutta la administración Rosas se ha caracterizado por
essere un governo corrupto dalla A alla Z.
Mire, el marido de una consigliera provinciale del gobierno del doctor Ángel Rosas que tanto viajó a Trento, recibió de parte de la constructora FAP construcciones
- ¿la conoce Usted vicegobernador? - diez ratas a cobrar de la caja del gobierno del
Chaco por la suma de 237.000 pesos. Esto es por un CEDEPRO, estamos hablando
de siete CEDEPROS en todo el Impenetrable, quiere decir un regalo así tan grande…yo no sé si la provincia de Trento es dispuesta también a utilizarlo así, a regalar a
un conocido por ser un secretario privado del doctor Rosas cuando era gobernador.
Esto lo dejo aquí y le voy a hacer una pregunta al responsable de los proyectos: hace
dos meses pasé Ciro Russo por Quitilipi, tengo la afirmación, ahí está Bolognani, tiene
la afirmación si quieren ver, de lo que es Quitilipi. Una vergüenza, Ciro Russo. Una
vergüenza, Ciro Russo.
En el 2005 me acusaste de que fuimos pagados por un consigliere provincial de
Trento, todo montado, no es verdad. Así como lo viste en el 2005, hoy lo está viendo
igual, ahí lo tengo registrado. Y segundo, pasé por el frigorífico caprino, hablé con un
operario que estaba allí adentro, y me dijo que estaban faenando 150 chilitos al día,
así que si hacemos un cálculo no llegamos a cubrir ni el 30% de la capacidad operativa del PROGANO y seguimos en pérdida.
Vos me tenéis que dar números, balances, recaude de la venta de exportación a
Europa, Asia, Antillas Holandesas, a Trento…esto es lo que quiero saber, Ciro Russo,
de una vez por todas, por favor te pido, para hacer más clara la cosa.
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All.to 3)
Juan Carlos Bacileff Ivanov
Me decías de eso…bueno, el gobierno de Rosas - para que sepan los trentinos
- nosotros asumimos hace un año y medio…él mencionó el gobierno de Rosas que
estuvo períodos. Nikisch fue su vicegobernador, estuvo un período más de cuatro
años, yo pregunto: han pasado cuántos años ¿por qué no hicieron la denuncia?
Nosotros tenemos un sistema, como todos los régimes legales, donde Usted tiene un tiempo determinado para que los delitos no prescriban. Si tú me hablas de una
administración intente ahora del tema del CEDEPRO que es un programa provincial,
y yo lo voy a tomar y lo voy a llevar, porque nosotros tenemos un departamento
jurídico, tenemos una fiscalidad de estado, pero a veces quienes detectan…yo no
puedo hoy, y más teniendo en cuenta que el doctor Rosas es el quien lidera el partido de la oposición, yo no puedo tomar una noticia como cierta, ni puedo hacer una
denuncia si tengo los elementos. A mí lo que me gustaría, yo te voy a recibir la copia,
pero ya tú hiciste una imputación, una imputación de un delito a un ex gobernante de
la provincia del Chaco…que nosotros tuvimos muchas críticas a este gobernador…
pero como esta es una imputación de un delito me gustaría que Ustedes radiquen la
denuncia penal, Ustedes la hagan, y nosotros nos comprometemos a través de fiscalidad de Estado de continuar, si es que vemos de que hay los elementos necesarios.
Hay que manejarse institucionalmente en estas cosas.
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All.to 4)
Juan Carlos Bacileff Ivanov
Este es un tema que me acercó este señor. Yo lo conocí periodísticamente en el
2001 este tema, así como informa el señor Muñez, nosotros también conocíamos
este tema, pero tienen que saber los trentinos que el PRO.GA.NO. es un proyecto
con siete CE.DE.PRO.S, o sea siete centros de producción de caprinos, que nosotros
en la campaña electoral hemos criticado fuertemente, pero que no era responsabilidad de Trento, en un proyecto netamente de la provincia del Chaco. En la construcción del frigorífico de Pampa del Infierno, que trabajamos 50 y 50 al final en la
construcción del frigorífico, pero el PRO.GA.NO. es responsabilidad exclusiva de la
provincia del Chaco, no tiene nada que ver ni Ciro Russo, ni tiene nada que ver el
gobierno trentino. Y esto que yo estoy viendo acá, yo ya lo conocía, en su momento
por la prensa, esto es una acepción de derecho, hay un señor que lo mencionan acá,
Daniel Eduardo Resler.
Hay mucha subjetividad acá, si Ustedes me pueden entender. Este señor…yo fui
diputado compañero de quien mencionan acá que fue la diputado Dunraus, yo fui
diputado en la legislatura por otro partido, no por el partido gobernante. Realmente
este señor, el comentario de la calle, decían que este señor era concubino. Lo que
hace este señor en una acta pública, él le compra una firma que estaba desaparecida
que también es de mi pueblo, de Castelli, un tal Pereira, desaparece el dueño de la
empresa y este señor le compra la empresa y le compra el crédito que tenía a cobrar
con el gobierno de Rosas, que tenía creo que diez cuotas a cobrar en el gobierno
de Rosas. Esto es un problema, que lo transcribió la prensa, se hicieron denuncias
públicas, nuestros diputados denunciaron estos hechos, ahora que yo miro la documentación recuerdo. O sea, este es un problema netamente del Chaco, no tienen
nada que ver los trentinos, y se tiene que dilucidar con la justicia chaqueña, que le
quede claro.
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All.to 5)
Pablo Magnago
Entonces voy a contar un poco lo que yo pensaba hablar del proyecto PRO.
GA.NO.. Estoy trabajando en el proyecto, comencé como dependiente de la asociación Trentinos en el Mundo colaborando en Resistencia y después participé justamente en Pampa del Infierno trabajando en la cooperativa Valsugana Chaqueña. El
proyecto PRO.GA.NO. nace justamente en el año 1994 más o menos con… digamos… se identifica la Asociación Trentinos en el Mundo, se identifica en la comunidad de Pampa del Infierno, una comunidad de descendientes de trentinos, los cuales
estaban en situación de necesidad. Por lo tanto, la Asociación Trentinos en el Mundo
identifica aquí lo que se podía hacer en ese entonces en la región. Identificó que
por aquel entonces, si aún hoy vivimos en situaciones… la región del Impenetrable
chaqueño justamente se llama Impenetrable porque tiene situaciones, condiciones
climáticas muy duras, como 600 milímetros anuales, es una región semiárida y en
verdad es muy poco lo que se puede producir. En aquella época lo único, lo que más
existía, era la cría del caprino. Entonces se pensó de desarrollar un proyecto caprino,
digamos, por eso nace la cooperativa Valsugana Chaqueña en primera parte, en la
cual, previo convenio también con el gobierno del Chaco, en el cual la Asociación
Trentinos en el Mundo compra el terreno para desarrollar la actividad como modelo,
digamos, de transferencia a los productores. Esta cooperativa actúa como modelo,
digamos, de producción. Como contraparte el gobierno del Chaco se comprometió,
y lo ha hecho, a hacer algunos desmontes, llamamos, pero de tipo silvopastoriles,
no aquéllos que hoy se hacen por ejemplo y son destructivos que se dedican a la
agricultura en la región, y a portar, llevar la electricidad a la cooperativa. Nace la
cooperativa Valsugana Chaqueña y después de esto – un poco para responder la
pregunta del señor Bolognani que habla de que no se ha estudiado el proyecto – yo
como técnico, como chaqueño, digo que me parece que en ese lugar otra cosa no
se podía desarrollar: la agricultura hubiese sido imposible, por ejemplo. Hoy se está
desarrollando la agricultura y hace tres años que estamos en época de seca y por
ejemplo todos aquellos que se han ido de la Pampa Húmeda a producir soja, porque
han comprado todos los grandes productores de soja, de la provincia de Córdoba y
Buenos Aires y de toda la zona de la Pampa Húmeda, han ido a comprar los campos
inclusive perjudicando a los productores locales porque muchos los han vendido
a un precio que hoy no vale la tierra, que hoy vale 10 veces más la tierra, perdón.
Cuando los productores locales era el sustento de vida de ellos, y vemos que muchos de ellos hoy no tienen que hacer. Esa producción sojera hoy por ejemplo no
está ni siquiera salvando los costos y muchos se están yendo de la provincia o dejan
los campos de manera semi-desértica, peor de lo que es la zona, y perjudicando al
área. Por lo tanto me parece que en la zona del Impenetrable chaqueño el desarrol71
lo productivo del proyecto caprino del Chaco es una elección muy inteligente, no
creo que se pueda desarrollar de manera que beneficie al pequeño productor sobre
todo otras actividades. Por supuesto, el proyecto PRO.GA.NO. que después, previos
convenios también con la ATM, se desarrolla, y justamente porque había y existe aún
tanta producción de caprinos en el Chaco, no solamente en el Chaco sino en toda la
provincia aledaña, y lo que significa una fuente de provisión que podría ser, si es bien
organizada, importante para la fuente de trabajo del frigorífico…
Bien, decía que nace el proyecto PRO.GA.NO. y junto con el proyecto PRO.
GA.NO. nace después de unos años, como lo dijo Ciro Russo, nace la cooperativa
Trento Chaqueña que es el fin último, digamos, del proyecto. Nace el frigorífico para
darle una salida comercial a todos estos productores. El proyecto pienso que, a mi
modo de pensar como persona, como chaqueño primero porque vivo ahí, trabajo
ahí, si bien soy beneficiario digamos por la parte trentina, me siento muy orgulloso
de pertenecer como descendiente trentino a la ATM y tener la oportunidad de expresarles a Ustedes todo el esfuerzo que hacemos para ayudar a los descendientes
trentinos en el Chaco y a la comunidad, a los pobladores chaqueños del Impenetrable. Este proyecto le da salida a los productos que desarrolla el productor del
Impenetrable chaqueño. El productor del Impenetrable chaqueño – tengo algunas
fotografías para pasarles – se encuentra en la mayoría en situación aún de pobreza.
El proyecto no pretende salvarlos de la pobreza, pero sí por lo menos brindarles
una ayuda y volverlos productores y comercializadores de su producto, con lo cual
seguramente tendrá, y tiene, digamos, muchísimos beneficios, como mejora la calidad
de vida, no solamente en el aspecto habitacional, porque con este proyecto ha tenido
mayor influencia de lo técnicos y se ha acercado más, ha tenido mayor conciencia
a través de los cursos de formación y capacitación que aún los seguimos haciendo.
Mejora su condición de vida, evita el éxodo rural, como decía el gobernador, y le ha
mejorado inclusive en varios aspectos por ejemplo el precio de sus productos, los
ha hecho conocer, ha mejorado inclusive la sanidad, su propia sanidad, porque hasta
antes este proyecto probablemente por la falta de formación, desconocía muchas
enfermedades como el mal de chaga, es una enfermedad que es un alto porcentaje
mortal para las personas del Chaco, que la padecen. A través del mejoramiento de la
producción se ha visto que han mejorado como productores la infraestructura de su
producción en cuanto a corrales, en cuanto a la búsqueda de agua, a la búsqueda de
alimentación. Todo esto ha hecho de que él mejore su propia vida.
El proyecto sufrió…el por qué por ahí el proyecto digamos aún hoy este debe ser
ayudado y por el cual aún no hemos arribado a desarrollar todo lo que el proyecto
preveía. Por ejemplo, se han firmado varios acuerdos entre los cuales, con los diversos, con los sucesivos gobiernos, muchos de los cuales, y uno en específico, por ejemplo del 2003, del gobierno anterior, no se ha cumplido. Este proyecto preveía que el
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gobierno del Chaco debía hacer la intervención a los productores chaqueños para
generar la calidad, la cantidad y la continuidad necesaria que necesita el frigorífico.
Hoy, como bien decía Fernández, al cual le respondo después. Hoy dice que faenamos 150, estamos un poco más arriba de eso. Nosotros hemos hecho un cálculo
sobre la base de que…300 caprinos lo que se habla aquí de faena es el máximo, no
necesitamos llegar al máximo pero inclusive podemos estar más arriba de esta faena
para hacer un máximo de faena diaria, pero con 200 animales hoy estamos cerca de
arribar a una mejor comercialización, y probablemente a un equilibrio económico. Lo
estamos buscando. Creemos que se está avanzando mucho después de un tiempo,
digamos, de no funcionar el frigorífico por los problemas que ya ha comentado Ciro,
digamos, este cambio de gobierno y los problemas que hemos tenido, la evolución,
digamos, en este tiempo de la faena del frigorífico está yendo bien.
Lo que le decía… era importante que el convenio que se firmó y que después no
se ha cumplido pero hoy tenemos, por suerte, con la firma del nuevo convenio con
el actual gobierno que lo ha refrendado el actual vicegobernador aquí del Chaco. La
Asociación Trentinos en el Mundo hará una intervención sobre catorce productores
del Impenetrable, dos por cada asociación de productores, los cuales servirán de
modelo para que posteriormente la asociación de productores se evalúe en si es
conveniente o no realizarlo y para que la provincia lo tome como modelo.
Bien, como decía algunos beneficios para los productores son el mejoramiento
de la calidad de vida, el mejoramiento para la alimentación familiar… porque con la
capacitación técnica el productor aprende no sólo a producir cabras, sino otras producciones, tiene asistencia técnica del proyecto PRO.GA.NO. el cual es muy importante y aprende a desarrollar otras actividades. Por lo tanto hay mayor participación
de los chicos a la escuela, esto está comprobado, hay una disminución de los cambios
económicos, nosotros le llamamos trueque. Por lo general el productor vive del trueque en el campo perdiendo siempre porque el que le vende le vende a costo del
cual el productor no conoce. Por lo tanto, al tener mayor asistencia técnica, conoce
más los precios y evita así la pérdida, mejora el costo de la compra de sus insumos.
Disminuye por lo tanto el éxodo rural - lo que decía muy bien hoy el vicegobernador
– mejora, lo que le decía, mejora la construcción de las condiciones habitativas. El
chaga por ejemplo es una enfermedad de un insecto que porta un parásito que se
encuentra en el techo de las casas, el cual se da sobre todo en el techo de las casas
de barro y paja y también se encuentra por ejemplo en las construcciones de los
corrales, por ejemplo que ellos producen y en todo lo que significa suciedad. Por lo
tanto, al conocer de la enfermedad, él progresivamente va mejorando las condiciones
de su habitación. Cultura al trabajo, bueno eso va de la mano con la disminución del
éxodo rural, esto es importantísimo, lo hemos dicho todos. Tiene una visión empresarial, digamos, es un negocio, porque sabe, digamos, de comercialización, sabe cuánto
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vale su producto, que puede valer más, pelea por su producto, tiene otra… no es
pasivo, tiene otra actitud frente a la producción. Y con respecto a lo que le decía hoy,
fija un precio mínimo de mercado, valoriza a otros productos como por ejemplo la
cabra, que antes se le moría en el campo, gracias a la cooperativa, hoy se ha podido
desde hace algunos años, hoy se porta la cabra, esta cabra que ya productivamente
no le sirve más, al él le genera un ingreso importante. La eliminación de los parásitos y los animales nocivos, con la sustitución de aquello que le decía, los corrales de
ramas, prevemos que con las intervenciones verá el efecto positivo, por ejemplo de
trabajar mejor, de producir mejor. Bueno, a través de este proyecto se han organizado muchísimas ferias, el gobierno en el proyecto ha llegado a toda la zona, a toda
la región, a través del remate-ferias en los cuales ha permitido inclusive al productor
incorporar genética y por lo tanto incorporar calidades a animales.
Y bueno, con la asistencia técnica y el mejoramiento de otras especies también,
conoce de medicamentos, qué medicamentos darle a sus animales… por lo tanto ha
mejorado la producción, porque no sólo produce cabras, sino en pequeñas cantidades
también tiene algunas vacas y algunos cerdos. Bueno, el objetivo de la intervención es
– lo que le decía hoy – esta intervención a catorce productores del Impenetrable en
un comienzo, es poner en pleno funcionamiento las asociaciones de los productores
de cada CE.DE.PRO.; en la provincia son siete y cada CE.DE.PRO. tiene un rayo de
acción de cerca de 100 km, por lo tanto incluye a muchísimos productores, a todos
los productores de dos departamentos que territorialmente representan el 40% de
la provincia. Otro de los objetivos es el refuerzo de las asociaciones a través de la formación, de la capacitación y lo estamos haciendo con la GVC de Bolonia y dotarlos
de los medios necesarios para producir. Garantizar el volumen de producción tanto
en cantidad, en calidad como en continuidad al frigorífico, a través de estas catorce
intervenciones. La regla… para terminar… contar que el productor deberá ser socio,
integrar la asociación de productores que a su vez integran los CE.DE.PRO.S que
forman el proyecto PRO.GA.NO. y los cuales serán en un futuro los dueños de la
cooperativa, porque está previsto que las siete asociaciones de productores más la
cooperativa Valsugana van a ser los dueños quienes van a gestionar el frigorífico. Esto
se hará a través de la restitución del valor de la inversión con producción, es decir,
no es un crédito, en realidad se devuelve con un porcentaje pequeño, mínimo, que
no le significa mucho, hablamos de un 8% prácticamente, los cuales van a constituir
un fondo rotativo, el cual permitirá nuevas reinversiones. Yo quería hacer un comentario aparte, aparte de todo esto, para responder, porque yo estaba en el 2005 en
la Valsugana cuando Fernández hizo este vídeo que… realmente quiero destacar de
que Fernández no nos ha avisado que iba, ha ingresado por cuenta propia a la cooperativa y filmaron, hicieron filmaciones realmente de cosas que estaban mal, las cosas
buenas no las filmaron. Filmaron unos tarros de suero de leche que teníamos… en
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realidad el trabajo termina a las doce, allá hace demasiado calor, y los tarros de suero
quedaron a la intemperie, por lo tanto se llenó de moscas y esto fue lo que filmó
Fernández, pero en realidad esto después se recogía y se daba como alimentación
de unos cerdos, que ya hoy no los tenemos más. Creo que eso fue hecho de muy
mala voluntad.
Bueno, dar las gracias por estar otra vez aquí en la provincia, realmente me siento
orgulloso de ser descendiente, si bien muy lejano, les pido disculpa si alguno lo he
ofendido. La verdad es que me enorgullezco de trabajar con la ATM y para todo el
proyecto Chaco. Por último, toda la comunidad del Chaco y pienso que todos los
trentinos de la Argentina sentimos muchísimo muchísimo muchísimo la partida de
Rino. Para nosotros realmente… nada más, gracias.
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All.to 6)
Roque Gomez Rodriguez Gottardi
Muy buenas tardes a todos, mi nombre es Roque Gómez, Gottardi es mi apellido trentino, yo soy cuarta generación de trentinos, descendiente de Ferdinando
Gaudencio Gottardi Coser que en el año 1860 emigró de Aldeno para América. Y
gracias al doctor Bruno Fronza que en el año ’90 estuvo de visita a Paraguay, supimos
que éramos descendientes de trentinos. Siempre cada vez que me toca la oportunidad le agradezco al doctor Fronza que a través de él pudimos saber nuestras raíces
y empezar a trabajar en diversos proyectos que la comunidad tiene. La verdad es
que yo estoy trabajando, colaborando con diversos proyectos de la provincia desde
el año 2005, pero también tengo que aclarar que soy trabajador voluntario para
proyectos sociales de la Iglesia católica. No es solamente con la provincia que trabajo
en el área social. Bueno, en el 2003 la provincia ha decidido hacer una intervención,
hizo un censo de las familias trentinas que no viven en Asunción, pero sí viven en
Paraguay, en diferentes ciudades, y que hasta ahora están en situación de necesidad
económica. Para que Ustedes puedan ver, éstas son las fotos que se sacaron en ese
momento, yo no estaba trabajando con este grupo, y éste era el trabajo que ellos
hacían. Del censo se pudo saber que provienen de un grupo de bajos ingresos con
bolsones, polos nacionales de necesidad básicas insatisfechas…qué quiere decir, que
tienen atención en salud, educación y viviendas malas. Están formados por un 60% de
menores de 20 años, de ambos sexos, con una media de 4 años de escolaridad, un
alto porcentaje de analfabetismo funcional, familias con indicadores problemáticos de
estructura socioeconómico. Esta estructura social obligó a la provincia autónoma de
Trento a extender a Paraguay los proyectos que venía desarrollando en la Argentina,
Brasil y Uruguay, como habrán visto anteriormente. Con el círculo de Luque, siempre
se van a hacer actividades, que ellos se dedicaban principalmente a esto que es el
reciclado de plástico: los recogen de los centros de acopio y basura y se dedican a
lavar el plástico en forma manual. De esta forma, después, ellos secan al sol en forma
totalmente manual y lo vuelven a vender a los que hacen el reciclado plástico con el
valor agregado de su mano de obra que es 1 dólar cada 10 kilos. Hagan la relación.
Y la producción máxima semanal que ellos hacen es 80 kilos a la semana. Para que
Ustedes tengan una idea de cuál es el ingreso. A partir de esa intervención, también
se empezaron a abrir varios círculos en Paraguay y en otras ciudades que son Luque,
Fernando de la Mora, Lambaré, San Pedro de Ycuamandiyú, Caaguazú, Concepción,
Paso Barreto…llegando a diez círculos trentinos. En estos círculos se empezaban a
hacer también los cursos de formación y los trabajos de solidaridad. Desde el año
2007 tenemos el caso del círculo de San Pedro de Ycuamandiyú, el más grande departamento con mayor desigualdad de distribución de riqueza. El mayor productor
de carne que exporta el Paraguay, pero también el mayor contenedor de población
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en estado de extrema pobreza. Dentro de este grupo se encuentra la familia Alibardi
que, por causa de la sequía, se quemaron sus campos. Ante de esta situación, ante el
pedido de esta comunidad, se hizo una solicitud a la provincia, que atendió para hacer
una ayuda de emergencia, que consistió en una ayuda técnica para recuperar la tierra,
asistencia de herramientas nuevas, proveerle de agua – Ustedes está viendo en las
fotos – este es un señor ya de edad, que tenía, para regar sus plantas, tenía que sacar
en balde el agua de un promedio 30 metros de profundidad así que hagan un cálculo
del esfuerzo que tenía que hacer este señor con su señora para hacer este trabajo.
Se le proveyó de bomba y tanque de agua así que… dentro de la herramienta que
se le proveyó para que pueda mejorar su producción. También en esta intervención
se pudo constatar, porque fue casi un año, de octubre 2007 a julio 2008, se pudo
constatar que a dos meses del inicio de las clases, normalmente, los niños no acudían
a la escuela porque no tenían uniforme, no tenían calzado, no tenían útiles escolares.
Entonces a través de unas gestiones que realizó el círculo y la asociación trentina
también se le pudo proveer de útiles y de todos los bienes para que puedan asistir
a clase. Porque el principal problema es que el niño que carece de estos elementos
no quiere ir a la escuela porque el otro que tiene mayores recursos sí se van con su
uniforme, con sus zapatos y con sus útiles y entonces no quiere ser menor que el
otro. En el año 2006 comenzó el trabajo de la cooperativa Trento Luqueña para la
producción, para trabajar en lo que ellos trabajan, que es el reciclado plástico. Dentro de los cursos de formación ellos hicieron proyectos de una fábrica reciclada de
plástico y acá hay que entender que lo que ellos hacían, a través de su prestación
de servicios, era recibir un pago por el servicio que ellos prestaban. Del momento
que ellos están haciendo, en una fábrica, el reciclado plástico, están generando capital. ¿Qué significa eso? La generación de capital es lo que nosotros tenemos que
buscar. No darle solamente un valor agregado por el servicio del trabajo. Esa es la
visión que hay que tener al ver el por qué se invierte en una fábrica de reciclado
plástico y darle la oportunidad a estas 24 familias que primeramente formaron una
cooperativa, hicieron todo el procedimiento legal para que sean reconocidos como
tal, porque en Paraguay las cooperativas están regidas por una organización que se
llama ENCOP, que tienen una cantidad de requisitos previos que hay que llenar para
poder hacer esto. Gracias a la tenacia de esta gente, pudieron hacer y accedieron a
ser cooperativa. Lo que quiero aclarar, lo que dijo el señor Bolognani, que esta cooperativa, esta fábrica, no cuenta con licencia ambiental. Quiero aclarar que en el año
2008 en diciembre se hizo la importación de las maquinarias con que trabaja esta
cooperativa y se obtuvo del Ministerio de Industria y Comercio y del Ministerio de
Hacienda del Paraguay una liberación de impuestos, del pago de nuevos impuestos
para aduaneros de estas máquinas.
Entre los requisitos legales que exige esta comisión está el de poseer licencia
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ambiental que le habilite a trabajar. Entonces me parece que es inapropiado decir
que no cuenta nada. Los hechos ya lo demuestran. Esta fábrica está trabajando actualmente y dando mano de obra a once miembros de las 24 familias que son socias de
la cooperativa, y – como podrán ver – este es el trabajo que ellos hacen y esta ya es
la materia prima recuperada del plástico que ya se está comercializando. Actualmente estamos haciendo una asociación estratégica con dos supermercados de Luque
que justamente son de la familia Pacher, de origen trentino, para hacer una campaña
de concienciación en la población del Luque, que es nuestro primer anillo de recolección de materia prima, para hacer una diferenciación en casa de los residuos
para que este plástico, que nosotros a futuro compramos, ya no esté contaminado
con productos como aceite, grasas o otros tipos que hacen que nuestro trabajo sea
más difícil. Esta alianza estratégica también va a contar con ayuda del Ministerio del
Ambiente, porque consideran que nuestra actividad está apoyando fuertemente en
la eliminación de productos que están colmatando nuestros locales de depósito de
residuos. Bueno, eso es lo que quiero aclararle acá al señor en el sentido de que hay
diferentes visiones de la forma de trabajar. Nosotros, desde el trabajo que yo estoy
haciendo, siempre vemos la parte social, de ayuda al necesitado. Es nuestra obligación
como profesional de transmitir el conocimiento que tenemos para que esa persona
tome el know-how y pueda aumentar su productividad. No tenemos que ser egoístas y querer lucrar con este conocimiento nosotros; al menos esta es la visión que
yo tengo y lo estoy trabajando con la gente. Nada más, que Dios les bendiga a todos,
gracias a la provincia por la ayuda que nos está dando, y que hay otras comunidades trentinas en Paraguay que son la de San Pedro de Ycuamandiyú, Paso Barreto,
Concepción, que están en necesidades también, de extrema necesidad. Nosotros en
Paraguay tenemos ahora un alto porcentaje de delincuencia y a través del gobierno
se está haciendo una campaña importante en estos lugares donde existe la falta de
trabajo, porque se ha comprobado que a medida que disminuye el trabajo, aumenta
la delincuencia; entonces queremos colaborar también con otro gobierno y darle
oportunidad a otras comunidades trentinas para poder contar apoyo. Muchas gracias.
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All.to 7)
Herman Brunswig
Buenas tardes, quiero agradecer la posibilidad de poder emitir la opinión del gobierno chaqueño sobre un proyecto que, como ya se anticipó, tiene una polémica
importante, pero que yo desde mi función política, desde que inició este gobierno
tomamos largo tiempo para estudiarlo, justamente por la época que nosotros estábamos en la oposición, inclusive yo trabajando en otra provincia, escuchábamos los
ruidos que generaba este proyecto. Yo simplemente quiero decir en una breve presentación dos comentarios que para mi son importantes: ojalá otras intervenciones
de gobiernos de otros países y otras ONGs internacionales tomen el modelo de
permanente colaboración del proyecto “el país con el gobierno”. Yo trabajé mucho
tiempo, profesionalmente vinculado a distintas ONGs europeas y americanas, donde
por trabajar por fuera de los gobiernos han hecho proyectos buenos y malos pero
que no han transformado la realidad política y social. Por lo tanto este punto, de trabajar discutiendo cada uno los principios, si bien es más complicado, yo no quiero
cansarlos, pero las discusiones internas que tenemos entre los gobiernos son muy
fuertes porque cada uno defendemos nuestra posición y finalmente llegamos a un
acuerdo que yo creo que lo selló en enero de 2009 el vicegobernador aquí presente. Otro elemento que yo quisiera dejar en claro es que la zona donde funciona el
proyecto se llama Impenetrable. Impenetrable es porque los modelos tradicionales
de producción nunca han podido entrar: hubo muchos proyectos, de muchos gobiernos, de muchas ideologías, muchas ONGs, todas las Iglesias, desde la católica, las
evangélicas, las anglicanas, que quisieron intervenir y no ha quedado nada desgraciadamente. Y lo último es que de todos los proyectos que interviene el gobierno provincial y nacional, el único proyecto que trabaja con una visión de producción, de
cadenas, de mercado, es el que vamos a tratar en este momento. Yo voy a hacer una
presentación corta simplemente para decir cómo evolucionó el frigorífico desde que
se llegó, después de largas discusiones, desde que nos hicimos cargo hasta que acá en
Italia se firmó el convenio, tardó mucho, porque internamente tuvimos que discutir.
De las dos partes cada uno se dio una parte y llegamos a un acuerdo que creo que
es donde estamos en estos momentos para presentar los resultados de un reencaminamiento. Yo me voy a referir en mi presentación básicamente a: aspectos institucionales, yo quiero hacer énfasis en eso; en las componentes del proyecto; en un
elemento que fue muy complicado, que es la vinculación del proyecto con los productores, que es el modo de la adquisición de esos animales; otro elemento que es
difícil, que es la venta del producto que es la carne; y cómo miramos el futuro en este
proyecto. Este es mi cargo, en la subsecretaría tengo trabajando cuatro áreas: la producción animal, producción vegetal, lo que llamamos desarrollo territorial y una división de control fiscal. Simplemente quiero que vean que tenemos divididas nuestras
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estrategias de intervención en base al fortalecimiento de cadena y una de las cadenas
que tratamos es justamente la carne caprina con la similar, por primera vez, con la
similar intensidad que trabajamos otras cadenas, las más tradicionales, que es la de
vacuno y de cerdos. También y concretamente en lo que es carne caprina, nuestra
herramienta de intervención, básicamente el 80%, se refiere al PRO.GA.NO., un
proyecto provincial, a la vinculación con la cooperativa Trento Chaqueña y a las fiestas
caprinas que hacemos permanentemente y ya son parte de la tradición del Chaco.
Quiero decir con esto que ya la decisión de intervenir en esto no es una decisión,
como así al principio, de dos gobiernos, sino nosotros dados los resultados que estamos viendo, con ayuda de este gobierno, u otras ayudas, vamos así interviniendo
porque vemos los resultados. Como estamos cortos de tiempo simplemente quiero
decirles que la asignación presupuestaria dictada por la Cámara de Diputados se basa
en presupuestos por cadenas y en proyectos que están estudiados con los indicadores del marco lógico, que los planificadores los conocen, o sea que es una decisión
bastante fuerte. Como le decía, estamos trabajando en el fortalecimiento de las asociaciones, en el apoyo a siete centros, y el apoyo a la COMPR. Este mapa ya lo vieron,
quiero que simplemente vean la distancia física en kilómetros que tiene el área del
proyecto de la zona más desarrollada de la provincia. O sea, es la zona más olvidada
de toda la provincia, por eso la dificultad de hacer la intervención. Este es el mapa
catastral solamente de la zona de los cuatro CE.DE.PRO.S y acá simplemente gráficamente Ustedes ven que hay un gran vacío de ocupación y de titulación de tierras,
porque nunca se pudo avanzar el modelo tradicional de entrega de tierras, porque
para poder acceder a un título el productor debía demostrar un modelo de producción. Como era un zona tan difícil, ese modelo no se instalaba y así todavía esas zonas
son todas tierras fiscales con un serio problema de entrega de tierras fiscales. El proceso que se desencadenó a parte del segundo acuerdo acá en Trento en enero - yo
quiero recordarles que efectivamente el proyecto estaba parado, el frigorífico estaba
parado - implicó reunirnos con los productores y ponernos de acuerdo en el precio
que podía pagar la cooperativa y el precio que ellos aceptaban entregar. Fue una discusión muy ardua, donde finalmente llegamos por suerte a un acuerdo, donde como
todos acuerdos saben, ambas partes se ven para realmente que el acuerdo sea positivo para ambas partes. Se organizó la logística, es una zona con dificultad en caminos,
y allí tuvimos el fuerte apoyo de los técnicos del gobierno chaqueño en los CE.DE.
PRO.S para apoyar las compras. Y el tipo de animales que se compran. En este sentido ya contemporáneamente, ya que estamos con eso, opera en la provincia del
Chaco otro proyecto llevado a cabo por GBC, que es un proyecto de capacitación
donde en vez de hacer capacitaciones áulicas, las hacemos directamente en el monte
con los productores, con los técnicos. Y las capacitaciones centraban en mejorar justamente los sistemas de venta. En el breve período que va desde el mes de abril - el
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convenio se arregló acá en enero, entre febrero y marzo se avanzaron los pasos burocráticos - y acá le puedo mostrar que en ese período el frigorífico compró a 332
productores la cantidad de 3.394 animales. Este es un dato concreto, son 3.394 animales a 332 productores en todas estas enclaves que tienen. Obviamente, como
estamos empezando y son pequeños productores, el promedio de compra por cada
productor es nada más que diez, pero que evidentemente esto demuestra que territorialmente se ha respetado a todas sus necesidades vender sus animales. Otro
dato - que ya se dijo esta mañana - es que el total de los 339 productores, un 19%
de una categoría cabrito que es la más tradicional y la más vendida, un 20% de cabrilla que es un animal intermedio y un 60% de cabra que es una categoría que el único
comprador en el Chaco que existe es esta cooperativa y estamos desarrollando un
fuerte mercado de exportación y creemos que en la medida que se cumplan los
planes que tenemos de exportación mensual de cabras, prácticamente podemos
llegar al punto de equilibrio del frigorífico con ese mercado. Acá simplemente quiero
que vean como se ha tratado y se ha transparentado el precio por unidad, los kilos
promedio de cada una de las categorías que han comercializado los productores.
Expresado en pesos, Ustedes tienen un promedio en ese período de 435 pesos que
ha cobrado el productor con la venta en ese período. Quiero recordarles que son
nada más que dos meses, pero que muestra la dinámica que tiene este modelo y que
obviamente no nos conforma, pero creemos que tiene una proyección realmente
interesante. Este es el precio de la carne que se vende de estas categorías, expresado
en pesos y en euros. En estos pocos meses, prácticamente hemos identificado un
total de 33 puntos de venta con 14 carnicerías, 13 parrillas, 3 supermercados y 2 distribuidores. Eso nos da una cobertura territorial interesante a nivel de todos los que
demandan esta mercadería. En ese período fue una venta de 56.000 pesos, pero
Ustedes pueden visualizar que el 48% ya lo lleva la distribuidora, cosa que comercialmente es algo interesante, porque a medida que nosotros tripliquemos o cuadrupliquemos nuestra producción va a ser mucho más fácil canalizar los recursos con esta
estructura. Un área muy pobre, que reconocemos y que tenemos que desarrollar es
el área de supermercados; en la medida de que nosotros tripliquemos nuestra presencia seguramente la colocación va a ser mucho más fluída. El futuro: básicamente
el 80% del esfuerzo queremos hacerlo en la comercialización y en la faena, porque
en la medida que funcione la cadena, va a funcionar el interés por el resto de la producción. Paralelamente, vamos a trabajar lo que dijo Magnago en el tema de los sistemas de producción, pero lo tenemos que vincular al problema de la tierra. Un productor hoy del PRO.GA.NO. no puede invertir en mejoras si no tiene el título de la
tierra, y no le puedo dar el título de la tierra si no tiene un modelo productivo. Trabajando a través de la cooperativa, estamos viendo una ampliación, estamos proponiendo una entrega en comodato a la cooperativa como para que con el tiempo
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podamos avanzar y paralelamente consolidar el tema tierra y consolidar el modelo
productivo. Yo quería decir que este proyecto va a ser un proyecto gatillo para que
realmente el Impenetrable sea el lugar de máxima pobreza del país en una cooperativa que a futuro va a ser integrada por hoy uno de lo productores más pobres de la
provincia.Yo creo que este proyecto va a posibilitar esto. Por ahora nada más, muchas
gracias.
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