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la sintomatologia nel disturbo autistico
DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO II PARTE TORRE DEL GRECO 26.06.2013 DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO TORRE DEL GRECO 26 GIUGNO 2013 Dott.ssa Maria Rosaria Muzio Neuropsichiatra Infantile ASL NA3 Sud EPIDEMIOLOGIA PREVALENZA 10-13 CASI PER 10000 (SOLO FORME CLASSICHE) PREVALENZA DI SESSO RAPPORTO M/F=3-4/ 1 NON SEMBRANO ESSERCI PREVALENZE GEOGRAFICHE E/O ETNICHE MECCANISMI EZIOPATOGENETICI 1 LE CAUSE DELL’AUTISMO SONO SCONOSCIUTE MODELLO SEQUENZIALE??? (RAPIN, 2004) EZIOLOGIA ANATOMIA PATOLOGICA PATOGENESI SINTOMATOLOGIA … non può essere adottato per l’autismo a causa dei complessi rapporti mente-cervello MECCANISMI EZIOPATOGENETICI 2 L’autismo è una sindrome comportamentale e si configura come la via finale comune di situazioni patologiche di svariata natura e con diversa etiolgia (Baird et al., 2003) Fattori causali (etiologia) Modelli interpretativi della clinica (patogenesi) Basi neurobiologiche (anatomia patologica) FATTORI CAUSALI (ETIOLOGIA ) 1. GENETICI: -FAMILIARITA’ nei fratelli 5-10%, gemelli monozigoti concordanza 60-90%, gemelli dizigoti 0-10% -LOCI GENICI DI MAGGIORE INTERESSE SUL CROMOSOMA 7, SUL 2, SUL 16 E SUL 17(IMGSAC 1998,2001). NON ESISTE UN «GENE» DELL’AUTISMO BENSI’ GENI CHE CONFERISCONO UNA VULNERABILITA’. FATTORI CAUSALI(ETIOLOGIA) 2. NON GENETICI: - PATOLOGIE VIRALI IN GRAVIDANZA (ROSOLIA, HERPES) -INFERTILITA’, ABORTI SPONTANEI -VACCINI antimorbillo, parotite, rosolia(non evidenza di relazione causale MRC 2001,HONDA 2005) MODELLI INTERPRETATIVI DELLA CLINICA (PATOGENESI) 1. TEORIA SOCIO-AFFETTIVA L’essere nasce con una predisposizione innata ad interagire con l’altro (Hobson,1993), ciò appartiene al nostro corredo genetico. Nell’autismo ci sarebbe una incapacità biologicamente determinata di interagire biologicamente con l’altro. MODELLI INTERPRETATIVI DELLA CLINICA (PATOGENESI) 2. TEORIA DELLA MENTE Capacità di riflettere su emozioni, desideri e credenze proprie e altrui (Baron-Cohen et al.,2000). Modulo cognitivo che si realizza intorno ai 4 anni. Il bambino autistico è incapace di comprendere e riflettere sugli stati mentali propri e altrui (cecità mentale). LA TEORIA DELLA MENTE Per teoria della mente si intende la capacità di capire gli altri in termini di stati mentali, cioè la capacità di attribuire stati interni quali desideri e credenze a sé e agli altri e di prevedere il comportamento proprio e altrui sulla base di tali stati. Un criterio molto importante per stabilire se e in che momento i bambini sviluppano una teoria della mente è la comprensione della falsa credenza. Questa abilità è stata esplorata da Wimmer e Perner mediante una particolare procedura sperimentale da essi ideata col la quale verificare la capacità di comprendere la nozione di falsa credenza nei bambini dai 4 ai 9 anni. Secondo i due autori comprendere che l’azione di un’altra persona consegue dalla falsa credenza della persona in questione indica che il bambino ha raggiunto la separazione concettuale tra mente e realtà e che concepisce gli stati mentali come cause del comportamento. La prova consiste nel presentare al bambino una scenetta con due personaggi: il personaggio A (Sally) mette un oggetto (una biglia) in un luogo X (dentro un cestino) ed esce; in sua assenza il personaggio B (Anne) sposta l’oggetto dal luogo X (il cestino) al luogo Y (dentro un cassetto). Quando Sally torna decide di andare a prendere la sua biglia. Si chiede quindi al bambino dove Sally andrà a cercare la biglia. La risposta che l’avrebbe cercata dentro il cestino (cioè dove Sally pensa che sia e non dove realmente si trova) corrisponde al riconoscimento della falsa credenza da parte del bambino. Gli studi dimostrano che verso i 4 anni e mezzo i bambini normodotati distinguono chiaramente lo stato reale delle cose dalla credenza di un’altra persona e sono capaci di predire il comportamento del personaggio in funzione della sua rappresentazione mentale e non in base allo stato di fatto. La teoria della mente a 4 anni e mezzo non è tuttavia ancora sviluppata come quella degli adulti. Infatti a quest’età i bambini sono capaci di comprendere le credenze di primo ordine, quelle appena descritte, ma non arrivano a comprendere quelle di secondo ordine. Nell’esperimento delle due bambole veniva incluso un episodio in cui una delle due bambole Sally, uscendo dalla stanza, vedeva lo spostamento realizzato da Anne, l’altra bambola, senza che questa se ne rendesse conto. A questo punto si ponevano al bambino alcune domande, tra cui: “dove Anne (che ha effettuato lo spostamento) crede che Sally cercherà la biglia?” I bambini di cinque anni rispondono come se Anne sapesse che Sally sa dello spostamento (mentre in realtà non è così). Mentre a partire dall’età di 6 anni e mezzo i bambini cominciano a dire correttamente che Anne crederà che Sally cercherà la biglia nel luogo sbagliato, sebbene di fatto lo cercherà in quello giusto. La capacità di risolvere questo test dimostra l’acquisizione delle rappresentazioni di secondo ordine, acquisite normalmente verso i 7 anni. Diversi studi fatti su bambini autistici dimostrano che la maggior parte di questi bambini non superano la prova della falsa credenza. Questo dimostra che nei soggetti con autismo manca una teoria della mente o si sviluppa in maniera deficitaria. Questo spiegherebbe molti dei sintomi presenti nei soggetti con autismo, l’interpretazione letteraria, l’incomprensione di metafore o giochi di parole, la poca comprensione della comunicazione non verbale e l’apparente assenza di empatia in questi soggetti. Il loro distacco dal mondo sarebbe quindi derivato da un’incomprensione degli stati mentali e emotivi degli altri, incapacità che rende i loro partner sociali imprevedibili. È vero infatti che noi ci relazioniamo con gli altri grazie al fatto che comprendiamo (o crediamo di farlo)che cosa l’altro sta pensando e in base ai propri pensieri si muoverà di conseguenza. A nessuno di noi piacciono le persone di cui non riusciamo a comprendere i pensieri e le emozioni perché l’imprevedibilità spaventa tutti figuriamoci un bambino autistico, che non è in grado di comprendere e interpretare il mondo che lo circonda. Il bambino autistico è in grado di provare emozioni, sentimenti e affetto, semplicemente non riesce interpretare quelle degli altri. Per questo è importante fare un training per dare loro degli strumenti utili ad interpretare il mondo e soprattutto i propri partner sociali. Ovviamente gli studi sulla teoria della mente sono ancora in via di sviluppo e questa teoria in ogni caso spiega soltanto alcuni dei sintomi di questo disturbo. Purtroppo una spiegazione dell’enigma è ancora lontana, ma non impossibile. BASI NEUROBIOLOGICHE (ANATOMIA PATOLOGICA) STRUTTURE ANATOMICHE: -ANOMALIE DEL CERVELLETTO (Courchense, 1998) -ANOMALIE LOBO FRONTALE (Castelli, 2000; Schultz et al.,2003) -ANOMALIE DEL SISTEMA LIMBICO (Baron-Cohen et al,2000) BASI NEUROBIOLOGICHE (ANATOMIA PATOLOGICA) NEUROTRASMETTITORI: - ANOMALIE QUALITATIVE E QUANTITATIVE RECETTORI E NEUROTRASMETTITORI(serotonina,dopamina, ossitocina, vasopressina)DEL SISTEMA FRONTO-STRIATALE (Poustka et al., 1998; Volkmar et al.,2004). Tali dati sono preliminari e richiedono ulteriori studi. DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON ALTRI DGS OLTRE AL DISTURBO AUTISTICO CHE RAPPRESENTA UN TERZO DEI DGS SONO PRESENTI: DISTURBO DI ASPERGER DISTURBO DI RETT DISTURBO DISINTEGRATIVO DELLA FANCIULLEZZA DISTURBO PERVASIVO DELLO SVILUPPO NON ALTRIMENTI SPECIFICATO(NAS) PROGNOSI LA PROGNOSI E’ FORTEMENTE CONDIZIONATA DAL GRADO DI FUNZIONAMENTO COGNITIVO(indicatore maggiore); BAMBINI CHE SVILUPPANO UN LINGUAGGIO ENTRO I 5 ANNI HANNO PROGNOSI MIGLIORE (il linguaggio è anch’esso correlato al livello cognitivo); PROGNOSI DAL 60 al 90% DI BAMBINI AUTISTICI DIVENTANO ADULTI NON AUTOSUFFICIENTI IL 10-15% DI SOGGETTI AUTISTICI E’ IN GRADO DI VIVERE E LAVORARE CON VARI GRADI DI INDIPENDENZA (PAZZAGLI,1993); SOLO IL 1-2% DELLE PERSONE CON AUTISMO PUO’ ARRIVARE A CONDURRE UNA VITA NORMALE O QUASI. GRAZIE PER L’ATTENZIONE