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rivista del M E N S I L E N . 1 1 N O V E M B R E 2 0 0 9 € 3,50 dal 1928 Pareri doc: Gianfranco Ravasi Il cinema che vorrei { Torino 27 } MUSICA, AUTORI E TANTE OPERE PRIME INTERVISTA Roland Emmerich 2012: un kolossal per salvare il mondo PIACE AMichelle TUTTI Hunziker In Germania spopola. In Italia è la beniamina del pubblico. Dal set di Natale a Beverly Hills spiega perché fondazione ente ™ ™ dello spettacolo Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Nuova serie - Anno 79 N. 11 novembre 2009 In copertina Michelle Hunziker in Natale a Beverly Hills pu nti di vi sta DIRETTORE RESPONSABILE Dario Edoardo Viganò CAPOREDATTORE Marina Sanna REDAZIONE Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco CONTATTI [email protected] PROGETTO GRAFICO P.R.C. - Roma ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Luca Barra, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli, Laura Croce, Silvio Danese, Karen Di Paola, Bruno Fornara, Antonio Fucito, Barbara Millucci, Massimo Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini, Giona A. Nazzaro, Peppino Ortoleva, Luca Pallanch, Anna Maria Pasetti, Giorgia Priolo, Angela Prudenzi, Gianfranco Ravasi, Boris Sollazzo, Marco Spagnoli REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007 STAMPA Società Tipografica Romana S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM) Finita di stampare nel mese di ottobre 2009 MARKETING E ADVERTISING Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710 e-mail: [email protected] DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ME.PE. MILANO ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro SERVIZIO CORTESIA S.A.V.E. Srl, Fiano Romano (RM) tel. 0765.452243 Fax 0765.452201 [email protected]. PROPRIETA’ ED EDITORE PRESIDENTE Dario Edoardo Viganò DIRETTORE Antonio Urrata UFFICIO STAMPA [email protected] COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta [email protected] Festival, avanti il prossimo Senza respiro. Da Venezia a Roma, dalla capitale a Firenze e poi subito Torino. Serve una riflessione generale sul calendario italiano dei festival. Troppi, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. In discussione non è tanto la qualità dei progetti, il contenuto dei programmi, la specificità delle singole proposte. La fretta non aiuta, ma il punto è un altro. Riguarda la capacità di assimilazione di pubblico e stampa. Il primo rischia di finire travolto da appuntamenti diversi e ravvicinati, di non capire cosa diversifichi l’uno dall’altro, di assuefarsi. La seconda è quasi incredula dinnanzi alla generosa offerta di notizie, star e anteprime di cui pullula l’autunno italiano: se non somiglia a una succursale degli uffici stampa, poco ci manca. stessa lunghezza d’onda Simon Konianski, che ha riproposto il tema dell’olocausto e dei conflitti mediorientali attraverso il confronto tra le generazioni, e Dawson Isla, 10, sui perseguitati politici della dittatura cilena. Molto personale la rivisitazione anni’70 realizzata da Mimmo Calopresti ne La maglietta rossa che racconta un pezzo di storia tricolore a partire dall’avventura agonistica di Adriano Panatta. Quanto a passato ne ha da vendere il Festival dei Popoli, che taglia il traguardo delle 50 edizioni. Rievocazioni, e non solo: la kermesse diretta da Luciano Barisone In mezzo al mare grosso di propone la prime retrospettiva personaggi, eventi e iniziative italiana sul grande Thomas Heise, la bussola impazzita dei “Appuntamenti diversi cineasta dell’ex DDR, e si giornali finisce per puntare al e ravvicinati, si rischia conferma un unicum per identità sicuro, spostandosi da un di non capire cosa e intenzioni: il centro di gravità è il Clooney a Venezia a un altro documentario, l’universo che sfila a Roma. Ma il cinema diversifichi l’uno ideologico è la predilezione é qualcosa di più ampio. Storia, dall’altro” spiccata per i linguaggi fuori dalle ad esempio. Le immagini più mode. L’oggetto misterioso è significative che ci consegna il invece Torino – a cui la Rivista festival capitolino sono a dedica un ampio servizio – con la prima rebours. Inquadrano il passato, lo declinano al presente. La memoria come testimonianza civile edizione diretta da Gianni Amelio: grandi nomi è il fil rouge che ha legato film come L’uomo che (Coppola e Kusturica) e buone premesse per un festival che non è mai stato così vicino a verrà di Giorgio Diritti, accorata ricostruzione insidiare il primato dei due fratelli maggiori. Per della strage di Marzabotto e Popieluszko di il salto definitivo i tempi sono maturi. Fossero Rafal Wieczynski, sulla vita di padre Jerzy, anche dilatati… servo di Dio e cappellano di Solidarnosc. Sulla COORDINAMENTO SEGRETERIA Marisa Meoni [email protected] DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.66.37.455 - Fax 06-66.37.321 [email protected] Associato all’USPI Unione Stampa - Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 5 s o m m a r io n. 11 nove mbre 2009 Per ricordare Grace Kelly. Che oggi avrebbe compiuto 80 anni SERVIZI 20 Capitale di star Roma confidential: divi e divine a tu per tu con il pubblico. E’ ancora Festa 32 Disaster Emmerich Profezia maya e fine del mondo: il 2012 arriva prima nelle sale. Le distruggerà? 36 La Mole di Amelio Il TFF cambia pelle: la 27a edizione nel segno di esordi e “note” indimenticabili 52 Firenze (s)Popoli Il Festival dei documentari compie 50 anni: la Germania di Heise, poi Iran e futuro globale FILM DEL MESE 54 Nemico pubblico 58 L’uomo che fissa le capre 60 Francesca 61 Il viaggio di Jeanne 61 Lebanon 62 Gli abbracci spezzati 64 Segreti di famiglia 65 Marpiccolo 65 Alza la testa 66 Nel paese delle creature selvagge 67 Triage 67 Julie & Julia 68 Capitalism: A Love Story PERSONAGGI 44 Ravasi e il cinema Sguardo d’autore: quando i film si ergono a opera d’arte 48 Principessa Grace Incarnazione del sogno per Hitchock, favola diventata realtà per il pubblico 28 COVER Michelle, ma belle Johnny Depp in Nemico pubblico Un tempo icona della pubblicità, la Hunziker è oggi tra i volti più noti del piccolo e del grande schermo. E stavolta il Natale è a Beverly Hills In un film in DVD c’è tutto un mondo da scoprire. Attraverso un DVD puoi scoprire uno spettacolo che va ben oltre il film: contributi speciali, backstage, interviste e making of. Il DVD è un universo ricco di sorprese e curiosità, è una meraviglia da vedere, rivedere, collezionare. Per mille e una serata, per poter decidere tu cosa guardare e quando. Un’opera unica che puoi goderti solo in DVD. DVD. Molto più di un film. The show must go home. TM som ma ri o La distruzione del mondo secondo Emmerich 72 Dvd & Satellite 10 Morandini in pillole Opere e omissioni, acronimi e leggende. Il testo più sfruttato della storia? Hamlet 12 Circolazione extracorporea Sottotitoli, che passione! Alla scoperta dell’universo fan-subber 14 Glamorous Quando il red carpet fa tendenza. Quando il set è un incubo, parola di McKellen 16 Hollywood Ending Salma Hayek si sente brutta, Schwarzenegger predica bene ma la moglie razzola male Director’s Cut per Terminator Salvation. Belfagor in 4 dischi 78 Borsa del cinema Caduta d’Essai, quali le cause? E intervista a David Bush, ideatore di E-Motion 80 Libri Herzog ai confini del mondo, Leone tra nostalgia e mito 82 Colonne sonore Commistioni indie per Spike Jonze, titoli di coda cult per Brüno pensieri e parole Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di un critico DOC MORANDINI in pillole di Morando Morandini Perché i quotidiani nazionali non danno notizia dei premi collaterali ai Festival? Omissioni – Quanti sono i premi collaterali che ogni anno si distribuiscono alla Mostra di Venezia? Ormai una ventina di vario tipo e colore. Anch’io, nella giuria della FEDIC (Federazione Italiana Cineclub) attiva da 60 anni – ho contribuito a darne uno a Lo spazio bianco di Francesca Comencini e una menzione speciale al documentario Di me cosa ne sai di Valerio Jalongo. Perché i quotidiani di diffusione nazionale non ne danno notizia? E’ uno dei tanti segni del degrado – e della disinformazione – dell’attuale giornalismo italiano che rispecchia quello della classe dirigente politica e civile. Una leggenda – Fui tra i pochi alla 66ma Mostra ad apprezzare, nella sua modestia, Questione di punti di vista dell’80enne Jacques Rivette. C’è una leggenda medievale all’origine del titolo originale, 36 vues du Pic Saint-Loup. Tre cavalieri – o fratelli – Loup, Clair e Guiral, tutti innamorati della figlia del signore di Sant-Martin (nel Languedoc) partecipano a una crociata senza sapere quale dei tre sarebbe stato scelto come sposo. Nel frattempo la fanciulla muore. Reduci dalla Terra Santa, i tre si fanno eremiti e s’installano ciascuno su una cima vicina per meglio osservare la tomba della defunta. Ogni anno, il 19 marzo, accendono un fuoco per segnalare la persistenza della loro devozione. L’ultimo a spegnersi fu quello di Loup. LGBT – Alla 66ma Mostra veneziana è stato assegnato per la terza volta il “Queer Lion Award”. Per l’occasione è stato distribuito un elegante opuscolo dal quale ho appreso che la giuria internazionale (quattro italiani e un inglese) aveva a disposizione nelle varie sezioni 14 film a tematica LGBT tra i quali scegliere il migliore. Ha vinto A Single Man (USA 2009) di Tom Ford, segnalato anche dalla giuria ufficiale con la Coppa Volpi del migliore attore a Colin Firth. Al Lido non ero riuscito a decifrare l’acronimo LGBT. A Milano l’ha interpretato per me l’amico Paolo Mereghetti: L(esbiche), G(ay), B(isessuale), T(ransessuale). Il testo letterario più filmato al mondo è Hamlet: 40 versioni mute e 60 sonore 10 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Sono tanti – Angela Gandolfi, preziosa amica, ha fatto per me una ricerca in internet sui film che, in modi più o meno diretti, toccano il tema dell’omosessualità e ne ha trovati 440. C’è anche un Amleto tedesco del 1920, diretto da Sven Gade e Heinz Schall con Asta Nielsen, diva danese del muto, protagonista. Secondo Emanuela Martini, Hamlet è “il testo narrativo (letterario o teatrale) più filmato del mondo”: si contano una quarantina di versioni mute (in gran parte perdute) e più di 60 sonore. novembre 2009 FINE PEN(N)A MAI VISIONI FORZATE E INDULTI CRITICI Mi si nota di più se mi chiamo Festival o Festa? Ecce Roma. #### 600mila visitatori nei luoghi del Festival capitolino: utenti unici o piastrelle visitate? #### Lui tradisce il cane con la moglie, e finisce stecchito dai sensi di colpa: dal Tevere alle sale natalizie, Richard Gere al guinzaglio di Hachiko. #### “Il mio Giovane Holden al femminile”, ovvero l’Amore 14 di Federico Moccia. Che ammoderna pure Louisa May Alcott: Piccole veline crescono… #### Datele tre parole: sesso, cibo e amore. E a 60 anni, Meryl Streep confermerà: da She-Devil al Diavolo griffato, il patto con Belzebù l’ha fatto davvero. #### Christine, Cristina per l’esordio alla regia di Stefania Sandrelli. Di cui apprezziamo soprattutto la promessa a latere: “Non lo farò più”. #### James Ivory & The City of Your Final Destination: “Un film che va alla ricerca dell’America Latina e di noi stessi”. Probabilmente, non è più tornato. ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE STALLE ALLE STARLETTE Da fashion-victim a fashion-killer: Angelina Jolie vestirà i panni di Patrizia Reggiani, la vedova nera di Gucci. STOP “Toccala tutta”. Di fantozziana memoria, l’esortazione di Zeffirelli a Bocelli, avvinghiato alla Bellucci nell’ Omaggio a Roma. STOP Travolta da un’insolita rabbia, Lina Wertmuller insorge contro il Festival di Roma, reo di aver escluso il suo nuovo film. Titolo? Mannaggia la miseria. Appunto. Federico Pontiggia BIANCAFILM RAI CINEMA ALIEN PRODUZIONI PRESENTANO SERGIO CASTELLITTO Premio Marc’Aurelio d’Argento della Giuria al migliore attore ANITA KRAVOS Premio L.A.R.A. alla migliore attrice italiana Sergio Castellitto alzalatesta un film di Alessandro Angelini SERGIO CASTELLITTO ANITA KRAVOS GIORGIO COLANGELI GABRIELE CAMPANELLI LAURA ILIE DUCCIO CAMERINI AUGUSTO FORNARI GABRIEL SPAHIU PIA LANCIOTTI SOGGETTO DI ALESSANDRO ANGELINI ANGELO CARBONE SCENEGGIATURA DI ALESSANDRO ANGELINI ANGELO CARBONE FRANCESCA MARCIANO FOTOGRAFIA ARNALDO CATINARI MONTAGGIO MASSIMO FIOCCHI SCENOGRAFIA ALESSANDRO MARRAZZO COSTUMI DANIELA CIANCIO SUONO REMO UGOLINELLI MUSICHE ORIGINALI DI LUCA TOZZI EDIZIONI WARNER CHAPPELL MUSIC ITALIANA UNA PRODUZIONE BIANCAFILM RAI CINEMA ALIEN PRODUZIONI QUESTO FILM È STATO RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE DAL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI – DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA PRODOTTO DA DONATELLA BOTTI REGIA DI ALESSANDRO ANGELINI dal 6 novembre al cinema www.01distribution.it circolazione extracorporea UNIVERSO FAN-SUBBER Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità a cura di Peppino Ortoleva Non si sottotitolano solo le serie Tv: traduzioni amatoriali, film (ri)scoperti In principio erano i film. O meglio, i film di animazione giapponese. È attorno a questi testi che si sono coagulate le prime comunità di fan-subber, i sottotitolatori amatoriali di audiovisivi destinati a non arrivare sul mercato nazionale: in un’era ancora analogica, valenti appassionati formavano gruppi e si scambiavano VHS con le ultime novità nipponiche tradotte in inglese. Poi è arrivato Lost, e il fansubbing è diventato digitale, cambiando assieme il genere di riferimento (dai cartoni alle serie tv statunitensi), i luoghi (dagli Usa, i subber si sono diffusi nel resto del mondo), i tempi: non più audiovisivi da far arrivare, ma da far arrivare prima, a poche ore dalla messa in onda sulla tv Usa. Ma le origini non si dimenticano. E così, rovistando negli archivi delle due maggiori comunità italiane, Italian Subs Addicted e Subsfactory, si possono ancora trovare, sia pure in “tono minore”, numerosi lungometraggi. Alcune scelte non sorprendono: ci sono lavori legati alla tv (The Simpsons Movie; Stewie Griffin – The Untold Story), piccoli cult per cui i tempi di distribuzione italiani sono stati troppo lunghi (Juno, Control, The Fountain), prodotti dalla complessa (e controversa) traduzione (Religolous). Ma, di fronte alla quasi totale assenza di blockbuster (anche per paura di “ritorsioni” legali), a fare da padroni tra i sub scaricati sono i titoli che da noi non si sono potuti vedere. Generi poco frequentati: dall’indie americano (Zack and Miri Make a Porno ) alla teenage comedy , dal fantasy (Dragonlance) ai mostri (Hulk vs. Wolverine). Imprevisti ritorni dei remake: The Last Kiss, rifacimento Usa de L’ultimo bacio di Muccino. Sequel esclusi da ogni diffusione, sia pure in home video, come Jackass 2 e The Butterfly Effect 3. Cinematografie dalle quali in Italia arriva poco: certo il Giappone, ma pure la Spagna. Poi, gli sceneggiati storici e letterari della BBC e alcuni recuperi d’archivio, da Sweet Sweetback’s Baad Asssss Song a The Trip. Da questa (piccola) esperienza, si possono trarre alcune (piccole) conclusioni. Primo. Le distinzioni tra film e tv tendono a svanire, e così tra i film si Il grande bersaglio trovano anche i tv movie, o i cosiddetti straightè la distribuzione to-Dvd. Secondo. Il pubblico degli appassionati dei telefilm somiglia allo spettatore di molti fe- italiana, “colpevole” stival, con cui condivide non solo il sottotitolo di troppi filtri (autoprodotto!) ma un certo approccio al cult e al genere. Terzo. Il grande bersaglio è la distribu- e ritardi zione italiana, “colpevole” di troppi filtri, ritardi e adattamenti fantasiosi. Come con gli anime da cui tutto è partito, il subbing vuole essere uno stimolo: la dimostrazione che c’è un mercato, sia pure di nicchia. Anche se fosse vero, come disse Hitchcock a Truffaut, che ogni pellicola “perde il 15% della sua forza quando è sottotitolata, il 10% soltanto se è ben doppiata”, un sottotitolo è meglio di niente. Se è vero che internet aggira molte censure, la cosiddetta censura del mercato è tra queste. Luca Barra IN PRINCIPIO ERANO “ANIME” L’anime Itazura na Kiss. In basso Ellen Page in Juno 12 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 CINECITTÀ LUCE, TOMMASO CALEVI E SILVIA D’AMICO BENDICO PRESENTANO ENNIO FANTASTICHINI PAOLO BRIGUGLIA E CON AHMED HAFIENE LA COSA GIUSTA REGIA DI MARCO CAMPOGIANI CINECITTÀ LUCE TOMMASO CALEVI E SILVIA D’AMICO BENDICO PRESENTANO UNA COPRODUZIONE RAI CINEMA E TOMA CINEMATOGRAFICA IN ASSOCIAZIONE CON PLANET IMAGE LA COSA GIUSTA ENNIO FANTASTICHINI PAOLO BRIGUGLIA E CON AHMED HAFIENE CAMILLA FILIPPI SAMYA ABBARY ANTONIO RAMPINO MASSIMO RIGO GIANNI VATTIMO FRANCESCO ROSSINI GUIDO RUFFA JOSEF SCICLUNA CON LA PARTECIPAZIONE DI GRAZIANO PIAZZA SCENEGGIATURA MARCO CAMPOGIANI CON LA COLLABORAZIONE DI GIOVANNI DE FEO SUONO DI PRESA DIRETTA PIERO PARISI DIRETTORE DI PRODUZIONE GIORGIO TURLETTI COSTUMI STEFANIA SVIZZERETTO SCENOGRAFIA MARTA MAFFUCCI MUSICHE ORIGINALI THEO TEARDO MONTAGGIO MAURO MENICOCCI FOTOGRAFIA MAURIZIO CALVESI PRODOTTO DA TOMMASO CALEVI INIZIATIVA REALIZZATA CON IL CONTRIBUTO E IL PATROCINIO DELLA DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA - MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI FILM REALIZZATO CON LA COLLABORAZIONE DI FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE REGIA DI MARCO CAMPOGIANI glamo rous Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze 14 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2009 a cura di Arnone luca Gian AMABILI TEST Peter Jackson sta preparando un’arma capace di distruggere il nazismo. Si chiama Dambusters ed è l’Inglorious Basterds neozelandese. Il cui vero obiettivo sono però i giornalisti: i loro pronostici su Amabili resti, dato in pole per gli Oscar, lo hanno mandato in bestia soprattutto dopo i funesti screen test sul pubblico. Bastardi loro, o senza gloria il film? L’HOBBIT E’ ATTENDERE “Presto sarà pronto lo script. Subito dopo verrà stabilito il budget e a seguire il cast. Inizieremo le riprese in primavera e continueremo a girare per 383 giorni!”. Ian McKellen e il work in progress di The Hobbit, prequel de Il signore degli anelli che sarà diretto da Del Toro. Un progetto attesissimo che l’attore ha firmato a scatola chiusa. Apponendovi anche il testamento per eventuali ritardi di lavorazione. IL FESTIVAL IN DUE SCARPE Vista la scarsa affluenza di pubblico e le foto che abbiamo scelto dal red carpet, sarebbe troppo facile ironizzare sulla passerella romana e dire che era fatta coi piedi. Pensiamo invece che sia stato tutto un equivoco: Roma non ha mai voluto far concorrenza a Venezia. Ma a Milano. La parola passi agli esperti di moda. FOTO KAREN DI PAOLA AIDA TRA FIATO E FIUTO Cosa hanno in comune la Yespica e Rosy Bindi? Sono entrambe più belle che intelligenti. E nessuna delle due è a disposizione degli uomini. Aida suo malgrado. Regala un figlio a Ferrari e lui le dà il benservito. Si butta tra le braccia del miliardario Emilio Rodriguez e lui la pianta in albergo il mese dopo. Infine viene lasciata a piedi dai carabinieri che le ritirano la patente per guida in strada di ebbrezza. Con immancabile “Sapete chi sono io?” urlato ai militari dell’Arma, e una sibillina risposta: Rosy Bindi? novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 15 colpo d’occhio Il Paese delle Meraviglie di Mia Wasikowska? Il cinema. Dopo Burton, che l’ha fatta Alice accanto al cappellaio matto Depp, l’ex promessa australiana – 20 anni appena compiuti – è stata scelta da Gus Van Sant per Restless, nuovo conturbante film sull’adolescenza dal regista di Elephant e Paranoid Park. Mia sarà una teenager ossessionata dal pensiero della morte. Allegria poca, soddisfazione tanta. Come quella di aver rifilato un sonoro due di picche al povero Robert Redford, che l’avrebbe voluta nel suo The Conspirator. Snobbato. La ragazzina – decollata con Amelia di Mira Nair – vola più alto. Qualcuno le ricordi di scendere. Meraviglia Mia La Wasikowska ha preso il volo: dopo Burton, Van Sant. E Redford aspetta Sopra Mia Wasikowska. Più in basso Redford e Van Sant. A sinistra l’attrice con Burton, e l’Amelia Hilary Swank 16 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo settembre 2009 FE ST IVAL DE L M ES E di Massimo Monteleone Il primo Torino di Amelio, Lucherini ad Assisi, Roger Corman a Trieste TORINO FILM FESTIVAL XXVII edizione del festival competitivo internazionale che promuove talenti e cinematografie emergenti. I concorsi sono 5 (uno per i lungometraggi; Italiana. Corti e Italiana.Doc; Spazio Torino; Premio Cult.Il cinema della realtà). Retrospettive (Nicholas Ray e Nagisa Oshima), omaggi e panoramiche. Film d’apertura Nowhere Boy. 1 MEDFILM FESTIVAL XV edizione del festival internazionale competitivo dedicato ai diritti umani e al cinema mediterraneo, europeo e mediorientale (40 paesi). Ospiti d’Onore della manifestazione sono il Marocco e la Francia. Località Roma, Italia Periodo 7-15 novembre tel. (06) 85354814 Sito web www.medfilmfestival.org E-mail [email protected] Resp. Ginella Vocca 5 FESTIVAL INTERNACIONAL DE CINE DE GIJON XLVII edizione della tradizionale rassegna competitiva che presenta produzioni di tutto il mondo, realizzate da giovani o per i giovani. In particolare quelle che sperimentano un nuovo linguaggio filmico. Località Gijòn, Spagna Periodo 19-28 novembre tel. (0034-985) 182940 Sito web www.gijonfilmfestival.com E-mail [email protected] Resp. José Luis Cienfuegos 6 H oll y w o o d Ending LA GUERRA DEI TELEFONINI Schwarzenegger e Maria Shriver non si parlano. E dire che il telefono lo usano. Soprattutto lei, pizzicata nuovamente al cellulare mentre era alla guida. Infrazione pagata cara in California. Specie se il governatore è tuo marito. UNO SCORSESE PICCOLO PICCOLO Scorsese produrrà per HBO il serial Boardwalk Empire, ovvero la storia di Atlantic City dal 1920 – gli anni del proibizionismo – ai giorni nostri. In mezzo la mafia di Al Capone e di bravi ragazzi come Steve Buscemi, Michael Pitt, Shannon e Stuhlbarg. Martin si è assicurato la regia del pilota. E il piccolo schermo una marcia in più. UN CORPO DA TEATRO “Non ho un bel corpo, ma tutti lo pensano. Vorrà dire che sono una brava attrice che recita la parte di una che ha un bel corpo”. Così Salma Hayek dopo il “Best Body Award”, premio assegnatole da Fitness Magazine. E se le davano l’Oscar che diceva? 18 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Località Torino, Italia Periodo 13-21 novembre tel. (011) 8138811 Sito web www.torinofilmfest.org E-mail [email protected] Resp. Gianni Amelio N.I.C.E. USA 2009 2 XIX edizione della manifestazione organizzata dal “New Italian Cinema Events” di Firenze. In concorso i lungometraggi (7 opere-prime o seconde realizzate tra il 2008 e il 2009). Previsti un tributo a Marco Risi e come evento speciale la proiezione di Vincere di Bellocchio. Località New York, San Francisco, Seattle, USA Periodo 11-22 novembre tel. (055) 290393 (rif. a Firenze) Sito web www.nicefestival.org E-mail [email protected] Resp. Viviana del Bianco SCIENCE+FICTION Edizione zero/nove del festival internazionale della fantascienza, competitivo, dedicato all’esplorazione dei mondi del fantastico. Previste anteprime, retrospettive, eventi speciali ed incontri con autori del cinema e della letteratura. Ospite il regista-produttore Roger Corman, che sarà premiato e presenterà alcuni dei suoi film tratti da Edgar Allan Poe. 7 PRIMO PIANO SULL’AUTORE XXVIII edizione della manifestazione sui protagonisti del cinema italiano, dedicata stavolta a Enrico Lucherini. Viene assegnato anche il premio “Domenico Meccoli Scriveredicinema”, giunto alla XVIII edizione. Località Assisi (Perugia), Italia Periodo 2-7 novembre tel. (075) 812534 Sito web www.assisi.umbria2000.it E-mail [email protected] Resp. Franco Mariotti Località Trieste, Italia Periodo 22-28 novembre tel. (040) 3220551 Sito web www.scienceplusfiction.org E-mail [email protected] Resp. Daniele Terzoli FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI SALERNO LXIII edizione della storica manifestazione dove concorrono: lungometraggi a soggetto, fiction televisive, cortometraggi, cartoni animati, audiovisivi industriali, turistici, didattici, scientifici e sportivi. La sezione “Riflessione” intende recuperare i film che hanno avuto una distribuzione limitata. Località Salerno, Italia Periodo 23-28 novembre tel. (089) 231953 Sito web www.festivaldelcinema.it E-mail [email protected] Resp. Mario De Cesare PLUS CAMERIMAGE INTERNATIONAL FILM FESTIVAL OF THE ART OF CINEMATOGRAPHY XVII edizione del festival internazionale, competitivo, che promuove l’arte della fotografia cinematografica. In programma opere professionali e studentesche, retrospettive e seminari. Località Lòdz, Polonia Periodo 28 novembre - 5 dicembre tel. (0048-56) 6210019 Sito web www.camerimage.pl E-mail [email protected] Resp. Marek Zydowicz 3 4 8 http://www.yahoo.it/aseriousman/ Visita il sito ufficiale su Yahoo! festival di roma Confidenz Il meglio della kermesse? In salotto con le star. A tu per tu 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Elisabetta Canalis e George Clooney. Pagina accanto, Richard Gere e Asia Argento e romane con la gente, oltre la passerella e il concorso di Gianluca Arnone foto Karen Di Paola novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 21 festival di roma momenti clou LA CRITICA si scaglia contro i festival – Cannes a parte – per le ragioni meno opportune: i film. A conti fatti però Berlino è preistoria, mentre Venezia passerà a breve dal ruggito del Leone – il trionfo di Lebanon – al mormorio dei dinosauri – la vita di Lebanon in sala: 50 copie e pochi spiccioli. Non è un problema di kermesse che, quanto a promozione, fanno quel che possono, ma un dato di fatto in un mondo “fatto” a misura del marketing. Allo stesso modo, non dimenticheremo forse i film della rassegna romana? Vince Brotherhood, provocatoria storia d’amore tra neo-nazisti e sorride l’Italia (Gran Premio della Giuria e Marco Aurelio d’oro del pubblico a L’uomo che verrà di Diritti, miglior attore Castellitto di Alza la testa. La Mirren l’ha spuntata tra le donne). Ma quanti di noi se ne ricorderanno tra un anno? La sensazione è Per le future edizioni, la formula andrà ricalibrata sugli incontri col pubblico, a scapito della gara che la scossa invisibile che rianima fotografi, spettatori e giornalisti non nasca dai proiettori, ma altrove. La Roma di Rondi (Presidente) e Detassis (Direttore artistico) ci dice due cose: l’epicentro del festival era e rimane glamour; la scommessa, vinta, è quella di democratizzare il rapporto con lo star system, portando gli dei a terra. Gli “incontri col pubblico” vanno in questa direzione, perché superano il concetto di passerella e le sue transenne. Le star amano chiacchierare coi fan e a loro si concedono come mai sognerebbero di fare con la stampa. Gli aneddoti sono la memoria preziosa di questa edizione. Confidenze romane: come quelle della Streep (Marco Meryl Streep “danza” su Roma. Sopra Robert Pattinson e Kristen Stewart in The Twilight Saga: New Moon. A sinistra Paulo Coelho 22 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Attenti a quei due: Muccino e Tornatore. Sotto, “retrospettiva” sulla passerella e Paz Vega Aurelio alla carriera) che a 60 anni lancia la sua filosofia a base di cibo, amore e sesso. E un appello a Scorsese: chiamami! O di Asia Argento, che ha sfoderato tacchi d’oro zecchino e confessato il suo personale rammarico (condivisibile) per le scempiaggini di Scarlett Diva. Per non parlare di Richard Gere, tutto trucchi (“Il segreto della mia bellezza? Make up”), passioni (i cani) e rimpianti (“Due miei film sono venuti male. Ma non vi dirò quali”). Con 3 stoccate finali: contro Malick (“Avevo 26 anni quando ho iniziato a girare I giorni del cielo e 29 alla fine”), i cinesi (“Grandi quando capiranno di non essere onnipotenti”) e Obama (“Il Nobel gli ricordi perché la gente lo ha eletto”). Muccino Sr. poi ha definito “ridondante” il cinema di Tornatore (in sua presenza). Muccino Jr. invece è riuscito a trasformare l’infantile Astro Boy nell’anti-Barbarossa leghista. Più abbottonati Clooney e Canalis: lui non tollera allusioni omosex ma rivela un passato da venditore di scarpe da donna; lei ha perso il dono della parola. Roma ci lascia tutto questo. E un indizio importante per il suo futuro, dove andrà ricalibrata la formula a scapito magari di antichi equivoci (il concorso?). Quando le nubi si diradano rimangono solo le stelle. Mai, come nella capitale, così a portata di mano. % CAPITALE DA SPENDERE DATI CONFORTANTI PER BUSINESS STREET E NEW CINEMA NETWORK: LA CRISI SI E’ FERMATA A ROMA? Business Street e New Cinema Network confermano la loro forza squadernando cifre degne di nota: 370 tra compratori e venditori oltre a 250 produttori presenti, 125 film proiettati al mercato, 12 workshop, 950 meeting per incoraggiare accordi di coproduzione. Intorno ai due poli è cresciuto l’interesse dell’industria internazionale ed è un dato tanto più rilevante se rapportato agli altri progetti legati al cinema e all’audiovisivo che stanno prendendo corpo nel Lazio. Molte infatti le iniziative messe in campo per stimolare la crescita di un settore su cui gli enti locali puntano come bacino di nuovi posti di lavoro. Non a caso di recente, con l’obiettivo di coordinare l’industria della Regione Lazio, è nata la Fondazione Roberto Rossellini per l’Audiovisivo. Ulteriore tassello di un sistema che ha nel Festival Internazionale del Film e nel Fiction Fest due straordinarie vetrine ma che opera sul campo attraverso strutture di primaria importanza come appunto la nuova Fondazione ANGELA PRUDENZI Rossellini e la collaudata Roma & Lazio Film Commision. novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 23 festival di roma temi caldi Cuore animale Cani, delfini, uccelli e tartarughe: ecco il paese delle creature (quasi) selvagge di Boris Sollazzo Mondo imperfetto SOS ambientale: da Strade d’acqua ad H2Oil, tutte le immagini di un disastro di Angela Prudenzi LA SEZIONE “FOCUS”, curata da Gaia Morrione, si è sviluppata quest’anno intorno a un argomento di scottante attualità, l’ambiente. “Abbiamo voluto dare visibilità a problematiche urgenti - 24 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 spiega Morrione - cercando di arrivare a un pubblico trasversale come quello di un festival di cinema. Il “Focus” invece ha affrontato il tema uomo-ambiente utilizzando linguaggi diversi come la musica e le arti visive, senza dimenticare l’approfondimento scientifico.” Molto attenta poi la scelta dei documentari in programma, capaci di sollecitare più di una riflessione: H2Oil di Shannon Walsh, tra i tanti, denuncia un disastro ambientale legato allo sfruttamento del petrolio nella regione di Alberta in Canada dove le estrazioni hanno inquinato una falda acquifera; Strade d’acqua di Augusto Contento fa scoprire le secolari vie fluviali percorse dagli indios dell’Amazzonia; Baobabu no Kioku di Seiichi Motohashi racconta come la vita di un baobab che si erge in un villaggio vicino Dakar sia fondamentale per la sopravvivenza degli abitanti della zona; La questione nucleare di Ugo Fabrizio Giordani si interroga sulle fonti energetiche in Italia. Voci che alzano e si uniscono alle tante che pongono l’attenzione su salvaguardia del territorio, abbattimento delle foreste, risparmio energetico, sviluppo sostenibile, decrescita consapevole, ricerca di energie alternative. Argomenti che il documentarismo ha fatto propri in maniera naturale, confermandosi strumento privilegiato per accompagnare l’analisi di un problema mondiale. % CANI, DELFINI, UCCELLI e tartarughe. Più che al Festival del Cinema quest’anno sembrava di essere al Bioparco. Animali con l’anima al centro di una rassegna che ce li ha mostrati eroici, perseguitati, vittime di traffici, protagonisti di imprese. La nouvelle vague animale - negli ultimi anni abbiamo visto cammelli che piangono, fenicotteri rosa, pinguini e in Earth anche balene - ormai rappresenta un genere a sé, dove creature selvagge vincono contro bipedi senz’anima (noi sì, siamo decisamente delle bestie) per intelligenza e simpatia. Il più umano di tutti è il miglior amico dell’uomo: l’Akita Hachiko di A Dog’s Story di Hallström si è guadagnato una statua di bronzo in Giappone e il red carpet a Roma. Esistito tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, ora ha un film tutto per sé. Per 9 anni aspettò il padrone morto lì dove lo accompagnava ogni giorno, alla stazione. Non sono solo i cani a fare i pendolari: L’incredibile viaggio della tartaruga ci mostra una testuggine marina che attraversa luoghi e tempo. Affronta peripezie, perde 10.000 compagne di viaggio e arrivata, ricomincia. Passando all’ottima sezione Occhio sul mondo, se avete amato Free Willy e Flipper, The Cove fa per voi. Louis Psihoyos ci offre un animal thriller dolorosamente vero: segue l’addestratore del delfino divo della tv, scopre una mattanza coperta dalla legge. Battaglia animalista, grande cinema, la storia di un uomo che rischia tutto per raccogliere prove di un massacro. Da Oscar. Sconvolgente, come The End of the Line. Nel 2048 non ci saranno più pesci, ecco la premessa del lavoro di Murray, implacabile documentario di denuncia. Ironico, quasi filosofico, infine, Ghost Bird: il picchio dal becco d’avorio si è estinto? Una foto riaccende le speranze: la ricerca dell’uccello perduto attraverso l’occhio romantico e arguto di Scott Crocker. % novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 25 festival di roma imperdibili Coen d’autore “Nulla di personale”, dicono del loro film. Ma A Serious Man è una testimonianza di vita e poetica di Gianluca Arnone NEL CASO DEI COEN, esiste uno scarto tra le confidenze dei film e quelle concesse dai due autori. I primi sono indubbiamente più loquaci. Deve essere un vezzo dei grandi. A domanda, non rispondono. Meglio interrogare i film, allora. Quelli dei Coen sono cattedrali di senso affrescate da secchiate di nonsense. L’ultimo, A Serious Man, esemplare: un compendio dei loro temi e caratteri. Non a caso quello con maggiori spunti autobiografici, anche se sono pronti a smentire: “Nulla di personale”. Sarà. Intanto il film è ambientato nel 26 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Midwest, dove Joel ed Ethan sono nati e cresciuti. La vicenda è datata 1967 – i Coen prediligono le storie da “c’era una volta”, perché il passato è una sorta di imprinting magico al racconto – e i fratellini si divertono a fornire aneddoti sul mondo che, da adolescenti in fiore, hanno conosciuto: la scuola e i bulletti sempre pronti a dartele di santa ragione, i compagni sfigati, i professori con le facce di un’era ormai estinta, walkman post-bellici e nascondigli maleodoranti di cannabis; poi le mura domestiche, le nevrosi e le piccole guerre finisce per mettersi nei guai con la giustizia per adescamento e sodomia; un alunno sud-coreano lo tiene sotto scacco con l’accusa di corruzione; il padre dell’alunno sud-coreano vuole denunciarlo per diffamazione; la commissione che deve assegnargli la cattedra viene sommersa da lettere denigratorie sul suo conto e il radiologo personale lo convoca perché ha, I fratelli Coen. Sotto Joel durante la lavorazione del film. Accanto Michael Stuhlbarg presumiamo, pessime notizie da dargli. Intanto un tornado di proporzioni ciclopiche si abbatte sulla città. Larry, come Ed (L’uomo che non c’era), il Drugo (Il grande Lebowski) e lo scettico nel prologo stesso di A Serious Man, è un altro eroe sfasciato nella mitologia al rovescio dei Coen: non solo inetti, come più volte è stato scritto, ma persone dotate di logica e affabilità in un mondo che ha smarrito entrambe. “Uomini passivi in situazioni devastanti”, riassumono i due. Ma il conflitto che il loro cinema – così colorato, divertente, musicato (e anche qui la colonna sonora, con Ie hit dei Jefferson Airplane, meriterebbe un discorso a parte) - mette in scena con tragica ritualità, è su un piano più generale e riguarda lo scontro mortale della razionalità col caos. L’assurdo vince sempre, incrina certezze granitiche e buon senso, sfigura il placido volto dei giusti. I Coen fanno spallucce, ma A Serious Man è insieme lo specchietto retrovisore sul loro cinema e l’opera più schiettamente filosofica. Dietro l’uomo serio forse c’è Giobbe, ma dinanzi a lui si eclissa l’Altissimo. Assente e Innominabile. Sull’argomento i fratelli tacciono. Apocalittici e disintegrati percorrono solitari la loro strada disperata, dimenticata dagli dei. Indifferenti ai sogni, alle bandiere e alla politica (“Obama chi?”, si chiedono divertiti), confermano che il sequel del Grande Lebowski non si farà. Alla faccia dei fan del Drugo. Leali però con chi ha scelto, come loro, di viaggiare in compagnia di eroi senza futuro. % familiari, l’odiata sorella e l’immancabile palla al piede di casa (qui uno zio squinternato), la vicina dei desideri e quello da incubi; infine la comunità ebraica di Minneapolis, con le sue fisionomie – i Coen si confermano straordinari artisti dei volti – le usanze, i riti di passaggio, le parabole dei rabbini, il senso metafisico delle radici. Il protagonista, Larry Gopnik (interpretato dal bravissimo Michael Stuhlbarg) è un professore di fisica la cui vita va a pezzi: la moglie vuole il divorzio per sposare un amico compito e paraculo; il fratello novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 27 COVER OCCHIO A 28 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo ottobre 2009 PER I TEDESCHI E’ L’ANGELO BIONDO, IN ITALIA PIACE A TUTTI. DAL SET DEL NUOVO CINEPANETTONE DI NERI PARENTI, LA HUNZIKER RIVELA: “MERITO DI MIA FIGLIA” DI MARINA SANNA MICHELLE novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 29 COVER IN MEZZO A UOMINI E DONNE che ballano danze tribali, giocano a scherma, passano da un attrezzo all’altro, è la bionda vestita di rosso l’attrazione principale. L’attenzione dei passanti di una delle spiagge più “in” di Los Angeles è infatti per Michelle Hunziker mentre posa con Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi per le foto del secondo episodio di Natale a Beverly Hills. Le riprese sono appena iniziate ma l’aria che si respira sul set fa scommettere che questo nuovo trio sarà l’asso nella manica del 26° cinepanettone, prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis. “Siamo un po’ come Aldo, Giovanni e Giacoma” dice Gianmarco mentre Gassman jr. gli fa da spalla e rilancia: “Riderete come matti nel vedere Tognazzi con la parrucca”. Michelle sprizza felicità, dalla California è volata in Germania per due giorni ed è stato un successo: share da capogiro al debutto nello show tv più importante nazionale (Wetten Dass…?). Ovazione unanime della stampa tedesca, che l’ha giudicata favolosa. Svizzera di origine, classe ’77, intelligente e caparbia, un passato da modella e oltre 10 anni in televisione (da I cervelloni a Festivalbar e Paperissima), qualche miniserie, un esordio defilato sul grande schermo Michelle Hunziker e Alessandro Gassman sul set di Natale a Beverly Hills. Sopra la Hunziker in Natale a Rio 30 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 “Lo dico sempre a tutti: se vi innamorate e incontrate la persona giusta fate un figlio” Sognando Beverly Hills DIRETTO DA NERI PARENTI, Natale a Beverly Hills esce il 18 dicembre 2009 in oltre 800 copie. Il film, diviso in due episodi, è interpretato oltre che dal trio Hunziker, Gassman e Tognazzi, dall’evergreen Christian De Sica, Sabrina Ferilli, Massimo Ghini, Paolo Conticini, e dai giovanissimi Emanuele Propizio e Michela Quattrociocche, con due cammei di Rossano Rubicondi e Jo Champa. Diventato un appuntamento annuale per oltre 5 milioni e mezzo di spettatori il cinepanettone, in 25 anni, ha totalizzato al botteghino oltre 450 milioni di euro. “Credo che il segreto – dice Luigi De Laurentiis – sia l’onestà e la passione con cui io e mio padre facciamo questo lavoro. Nel corso degli anni ci ha premiato nel rapporto con Neri Parenti e gli attori, e con il pubblico (Voglio stare sotto al letto del ’99 a cui è seguito Alex l’ariete di Damiani), fino a Natale in crociera, nel 2007 che l’ha sdoganata anche al cinema. Nel frattempo è diventata nell’immaginario collettivo ‘l’angelo biondo’: bellezza sobria, unita a garbo e professionalità, hanno convinto i più scettici. Piaci a tutti: grandi e piccoli, italiani, svizzeri e tedeschi. Hai una formula speciale? Credo sia mia figlia Aurora. E’ la mia fonte di ispirazione, parliamo molto, mi dà ottimi consigli e mi tiene sempre aggiornata sulle mode, i gusti dei giovani. Un esempio? Mi avvisa se esce un nuovo libro, una canzone che fa tendenza, mi insegna persino a ballare. E’ divertente, mi fa sentire come fossi ancora una ragazzina. Nonostante Aurora abbia già 13 anni? Lo so, sembra incredibile. Ma averla a 19 anni è stata una fortuna. Non è stato facile, però lo rifarei subito. Lo dico sempre a tutti: se vi innamorate e incontrate la persona giusta fate un figlio. E’ l’esperienza più bella che possa capitare a una donna. Questo è il tuo terzo film di Natale. Ormai fai parte della grande famiglia… Sono molto felice, adoro le commedie, mi piace la California e l’America in che ci ha seguito assiduamente”. A dimostrazione delle parole del giovane De Laurentiis, centinaia di turisti italiani, che per caso si trovano a passare su Rodeo Drive, urlano e fanno tifo da stadio. Siamo nel pieno delle riprese che si concluderanno a fine mese. De Sica dorme su una panchina. “Il mio personaggio – racconta Christian - abituato a macchine lussuose e agi di ogni tipo si ritrova sulla strada, come un barbone e il peggio deve ancora arrivare”. “Da vero mascalzone – prosegue Neri Parenti – ha abbandonato 16 anni fa Cristina, cioè Sabrina Ferilli, incinta di 7 mesi e la generale. Per la prima volta però ho avuto un momento di tentennamento, a Gennaio ricomincio la conduzione di Striscia la notizia e detesto passare troppo tempo lontano da Aurora. Dalle prime scene sembra un ruolo decisamente più comico degli altri che hai interpretato. Perché sono una baywatcher, stile Pamela Anderson? (Ride). Se lo sarà il merito è di Alessandro e Gianmarco: mi fanno ridere fino alle lacrime. Questo film è una bella sfida per tutti e tre. Anche per loro che non lavorano insieme da 10 anni. rincontra per caso a Los Angeles, all’aeroporto. Nel frattempo Cristina ha trovato un uomo perbene, un aristocratico, il marchese Aliprando, interpretato da Massimo Ghini, che si è preso cura di lei e del bambino, e quando vede Carlo ha quasi un infarto”. “Altro che colpo – aggiunge la Ferilli –, sono talmente arrabbiata e terrorizzata che lo prendo subito a calci, cosa che farà anche Jo Champa alla fine dell’episodio’. “Grazie a Neri - conclude De Sica - riesco a esprimermi al meglio. Ha un grande senso dell’umorismo, qualità sempre più difficile da trovare in un regista”. E’ vero che improvvisi uno spogliarello? Ma non vedrete nulla o quasi! Sono una ragazza seria, direi un po’ rigida, e le mie amiche insistono per farmi ubriacare. In realtà sto per sposarmi (con Gassman ndr.). Cioè sto festeggiando l’addio al nubilato ma, a causa di qualche bicchierino di troppo, perdo il controllo. E per una serie di malintesi finisco nella stessa stanza d’albergo di Gianmarco. Non posso dirvi altro: io e Alessandro siamo ancora al primo bacio… Che regalo metteresti sotto l’albero? Vorrei far ridere gli italiani. In questo momento più che mai. % novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 31 intervista via dalla Terra Il Signore dei Disastri è tornato: sulla scia delle profezie maya, ecco la nuova catastrofe di Emmerich. Che la fine abbia inizio! di Federico Pontiggia 32 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 CASCA IL MONDO, casca la terra, tutti giù per terra! Probabilmente, era questa la filastrocca preferita dal bambino Roland Emmerich: non esiste oggi nel panorama cinematografico internazionale un regista più indissolubilmente votato alla fine. Perché per lui la fine è l’inizio: tedesco felicemente trapiantato ad Hollywood, Emmerich di tragedie su scala kolossal, cataclismi FX e apocalissi laiche ne sa, da Independence Day a The Day After Tomorrow, come nessun altro, e qui torna a fare il filmaker del malaugurio. Non solo sulla scorta di demoni – e, ovvio, dollari – personali, ma calendario alla mano, quello maya, che ha una chiara data di conclusione, 20-12-2012. La fine è dunque vicina, anzi vicinissima: il 13 novembre è la data d’uscita globale di 2012, il suo nuovo, attesissimo disaster movie. Prodotto dallo stesso Emmerich, acquisito e distribuito da Sony, 2012 ha un budget di oltre 200 milioni di dollari - “ma se andrà male – ironizza il regista – sarà come se fosse costato il doppio” – e un cast di qualità superlativa, se non altro per l’abituale indifferenza attoriale del genere: John Cusack, Chiwetel Ejiofor, Amanda Peet, Oliver Platt, Thandie Newton, Danny Glover e Woody Harrelson. Ma quella che inquadra è una fine ad effetto o c’è da temere? Sicuramente no: “Solo con The Day After Tomorrow avevo la sensazione di girare un documentario sul nostro futuro prossimo”, confessa Emmerich, che pure l’occhio lungo continua ad averlo, tra ecologia, politica e un umanesimo sicuramente ridotto nei parametri del consumo audiovisivo globale, ma non vizzo. Sullo schermo, lo scrittore di fantascienza Cusack è deciso a far sopravvivere ex moglie (Peet) e Sopra, John Cusack se la dà a gambe; qui, un’altra immagine di 2012 novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 33 intervista pargoli costi quel che costi, mentre il consigliere scientifico Ejiofor nutre crescenti dubbi sul mutismo del presidente Usa (Glover, nero come Obama: script preveggente…) a beneficio degli happy few: i ricchi e potenti che si salveranno su futuristiche arche di Noè. Nel frattempo, il profeta neo-hippie Harrelson grida nel deserto mediatico, mentre, complici green/blue screen e marchingegni meccanici, il mondo come lo conosciamo va a rotoli: la California sprofonda nell’oceano, l’Himalaya sta per essere sommerso (la prima immagine visualizzata da Emmerich), e… “Tutti i film sono politici, e già decidere che questo 2012 sia puro intrattenimento è un fatto ideologico”, dice Emmerich, che a differenza di tanti colleghi non ha “ceduto” alle lusinghe del 3D: “All’inizio ne avevamo parlato, ma non sono un grande fan. Mi spiego, come professionista mi piacerebbe molto girare in 3D, ma da spettatore credo provochi troppe distrazioni. Sarà la nuova generazione, i bambini allenati dai cartoon tridimensionali, a poterlo fruire appieno”. Ma questa, appunto, è un’altra storia. Per ora, che la fine abbia inizio… % “Tutti i film sono politici, anche decidere che 2012 non lo sia” 34 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Si salvi chi Cusack! “Con Bush solo le società petrolifere sarebbero salite sull’arca”: l’apocalisse di John “SOPRAVVIVERE? Ma anche no”. E’ il John Cusack che (non) ti aspetti, ovvero il volto del cinema indipendente Usa, visto dall’Europa cinefila, che qui si mette al servizio del nuovo kolossal catastrofico di Roland Emmerich, 2012. Senza spocchia, anzi, con qualche soddisfazione: “Devi fare film di grande successo per poter fare quelli indipendenti: chiunque abbia una minimo di testa avrebbe accettato questo ruolo. E si mangia decisamente meglio”. Comunque, non sopravviveresti ad ogni costo? Chissà, il mio scrittore si pone obiettivi limitati: mezz’ora di vita in più, poi un’altra. Io invece andrei al mare ai Caraibi o a Roma: sarebbe un bel posto per morire Roma. La fine è davvero vicina? Sono ottimista, non credo che il mondo finirà tra tre anni: andremo avanti ancora un po’. Nel caso, chi salirà sulle nuove arche della salvezza? Nel film, il puro intrattenimento si sposa al populismo di Emmerich: lo scontro ideologico è tra le ragioni dell’elite e la ragione dell’uguaglianza. Non va tutto bene, nonostante il presidente (Glover, NdR) sia un nero che preconizza Obama, ma con Bush di certo saremmo rimasti tutti a terra, solo qualche società petrolifera si sarebbe salvata… L’apocalisse è un vizio passeggero? Da ragazzo, negli anni ’70, più che dai disaster movie ero affascinato dai film apocalittici: l’idea della fine del mondo aveva presa facile sul cattolico poco praticante che ero. Che tutti i Paesi cercassero insieme un rimedio per scongiurarla, mi sembrava cosa buona e giusta. E oggi? Oggi continuo a esserne conquistato. L’Armageddon porta con sé la nostra data di scadenza: basta nazioni in lotta l’una contro l’altra, basta schermaglie, tutto livellato da un cambio di coscienze. E’ una profezia di grande fascino: d’altronde, l’apocalisse è sempre catartica. % SELEZIONE UFFICIALE SUNDANCE FILM FESTIVAL 62° FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM LOCARNO To ino sotto la mole Gran 36 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Aria di novità per la prima edizione di Gianni Amelio. Tra esordi sorprendenti, omaggi e un fil rouge musicale di Marina Sanna Orson Welles “citato” da Ferrario. A sinistra Chiara Mastroianni protagonista di No ma fille, tu n’iras pas dancer novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 37 sotto la mole BUONE NOTIZIE. Nonostante il sovraffollamento festivaliero di questi mesi si respira aria di novità a Torino. A incominciare dall’inaugurazione: Nowhere Boy di Sam Taylor Woods è una scelta coraggiosa, se si pensa che l’anno scorso, l’ultimo di Nanni Moretti, si era aperto con l’atteso W. di Oliver Stone. La Taylor Woods, praticamente sconosciuta in Italia, è un’artista inglese molto quotata all'estero, dietro il suo esordio alla regia infatti c'è mr. Miramax Harvey Weinstein. Non è certo l’unica novità di questa 27a edizione, la prima diretta dal regista Gianni Amelio, che con la complicità di Emanuela Martini, ha messo a punto un programma in linea con lo spirito del festival torinese. Sedici film in concorso (oltre duecento sparsi tra le varie sezioni), provenienti da tutto il mondo, in cui abbondano follia, solitudine, disperazione (vedi l’apocalittico Adás di Roland Vranik o il filippino Baseko Bakal Boys in cui due bambini sopravvivono a stento nell’inferno di Manila). E una grande dose di cinefilia: due personali dedicate a Nicholas Ray e al giapponese Nagisa Oshima. Note d’autore Musica a volontà. Da John Lennon a Lulu & Jimi del tedesco Oskar Roehler, film di chiusura, in cui il protagonista si invaghisce delle canzoni di Elvis Presley, passando per il documentario di Jonathan Demme sull’amico Neyl Young (Neyl Young Trunk Show) al nuovo lavoro di Julian Temple, Oil City Confidential, sulla band dei Dr Feelgood che dai pub inglesi si ritrova catapultata sul palcoscenico. Dove nascono le idee Il Torino FilmLab continua ad essere la scommessa vincente del festival A Kusturica il premio alla carriera. Sopra una scena di Neyl Young Trunk Show. Nella pagina accanto Le refuge di Ozon e Robert Duvall in Get Low Sezione nuova di zecca: sei registi parlano di film del cuore, colpi di fulmine o opere a cui si sono ispirati 38 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Uno dei fiori all’occhiello del festival è il TorinoFilmLab,, laboratorio internazionale che sostiene registi di tutto il mondo al primo o secondo film, attraverso attività di Training, Development e Funding. È nato nel marzo del 2008 per volontà del direttore del Museo del Cinema Alberto Barbera, ed è un’iniziativa concreta: ossia migliaia di euro da attribuire a talenti emergenti. Nella prima edizione 5 progetti hanno visto la luce: il costaricano-francese Agua Fría de Mar di Paz Fábrega e l’italiano Le Quattro Volte di Michelangelo Frammartino - in fase di postproduzione, il thailandese High Society di Aditya Assarat e il tedesco-portoghese Red Cross di Hugo Vieira da Silva, e il francese The Man Who Hides the Forest di Bertrand Mandico, in sviluppo. Per la seconda edizione (15-17 novembre) sono stati coinvolti ben 120 tra sceneggiatori/registi, produttori e venditori internazionali. Un incontroevento di tre giorni proiettato verso il futuro. della rock star ungherese Miklos Fenyo. Figli e amanti Sezione nuova di zecca voluta da Amelio: una manciata di registi parlano di film del cuore, colpi di fulmine o opere a cui si sono ispirati. Si parte con Marco Bellocchio (Giuseppe Verdi di Carmine Gallone) e si prosegue con Matteo Garrone (Io la conoscevo bene di Pietrangeli), Paolo Sorrentino (Roma di Fellini), Davide Ferrario (Il processo di Welles). Chiudono Gianni Zanasi con Effetto notte di François Truffaut e Mario Martone con Recordações da casa amarela di Monteiro. Non solo horror Due chicche per gli appassionati del genere brivido e gore: The Loved Ones dell’australiano Sean Byrne, sparizione di giovani e belli sulla falsariga di Wolf Creek, e Pontypool del canadese Bruce McDonald: un horror alla Carpenter contro l’abbrutimento della società. E finalmente The Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson in anteprima italiana. L’unica occasione (forse) per vederlo in sala. % Stella nascente You Won’t Miss Me : protagonista la piccola Schnabel Il sottofondo musicale non manca nel concorso con un esordio americano: Guy and Madeleine On a Park Bench di Damien Chazelle, storia di due giovani che si innamorano a Boston, sulle note della bella colonna sonora di Justin Hurwitz. Infine, lo scatenato Made in Hungaria di Gergely Fonyo, in Festa Mobile, liberamente ispirato alla vita Tra le sorprese del concorso c’è l’opera seconda di Ry Russo-Young, You Won’t Miss Me. La regista, amica di infanzia della famiglia Schnabel, racconta la vicenda di una giovane attrice uscita da un ospedale psichiatrico, che cerca di rimettere in sesto la sua vita. Fin qui nulla di nuovo ma c’è un esordio notevole, quello della protagonista Stella, figlia del pittore e cineasta Julian, finora comparsa solo in piccoli ruoli. Il film assicura lei - non è autobiografico, eppure la sua interpretazione è a cinque stelle. novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 39 sotto la mole Da Gioventù bruciata a Johnny Guitar: il mito di Nicholas Ray rivive al TFF, in retrospettiva di Luca Pallanch Un ribelle senza causa NELLA MIGLIORE TRADIZIONE del Torino Film Festival, la retrospettiva di quest’anno (curata da Emanuela Martini) rende omaggio a un grande regista americano del passato, Nicholas Ray (1911-1979), “il Rossellini hollywoodiano”, come scrisse François Truffaut, uno dei suoi grandi estimatori. In una magistrale recensione di Johnny Guitar, Truffaut scrisse che Ray “da artigiano fabbrica graziosi piccoli oggetti in legno di pungitopo”. L’artigianato del regista americano si traduceva, nella tradizione del miglior Rossellini, nell’improvvisazione sul set, con rielaborazioni della sceneggiatura durante le riprese, quanto di più lontano dagli standard hollywoodiani, scarsa attenzione per i vezzi stilistici, uso spregiudicato dei colori, che accendono lo schermo (il rosso di Gioventù bruciata, l’arancione di Dietro lo specchio, il bianco di Neve rossa, per raggiungere il suo vertice proprio nel simbolismo cromatico di Johnny Guitar), tendenza all’astrazione. In una parola: poesia, in un cinema in cui tutto è permesso tranne proprio la poesia, come sottolineò Truffaut, il quale dipinse in quella recensione l’immagine di un perdente, attento alle ragioni del cuore e “incapace di venire a un accordo con il diavolo e, patteggiando, trarne profitto, ne è abbindolato, e perde la partita ancor prima di giocarla”. Un perdente, Raymond Nicholas Kienzle, in arte Nicholas Ray, per gli amici e i cinefili Nick, il nome con cui fu immortalato da Wim Wenders in Nick’s 40 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Movie, il suo testamento spirituale. Perdente per innata vocazione, “cresciuto sotto la sferza dell’alcolismo fin dalla nascita”, come confessò nelle sue memorie, raccolte dall’ultima moglie, Susan (memorie che si intrecciano alle lezioni di regia e recitazione tenute in diverse università americane negli ultimi anni di vita). “Ho imparato a guidare a tredici anni, per riportare a casa sano e salvo mio padre dai suoi giri notturni tra bar e contrabbandieri”, in una piccola cittadina del Wisconsin, La Crosse, agli annali della storia del cinema per aver dato i natali anche a Joseph Losey. Un uomo di provincia, Ray, di quella provincia americana mirabilmente fotografata da Peter Bogdanovich in The Last Picture Show (Ultimo spettacolo): in essa era racchiuso il sogno americano, la quiete e la felicità della middle class, i valori trasmessi di padre in figlio, i villini a schiera, le strade polverose, il ragazzo che consegna il latte, immagini da cartolina che Nicholas Ray non fu in grado di riprodurre perché la sua infanzia era stata completamente diversa. Il padre, che cercò invano di salvare, morì quando ancora andava a scuola, o meglio quando evitava di andarci per rifugiarsi nella sala da biliardo (e lì fu raggiunto dalla telefonata della madre, la quale gli comunicò che il padre stava morendo). Fu cacciato da scuola diciassette volte, ma questo non gli impedì di diventare allievo del grande architetto Frank Lloyd Wright, di dedicarsi al teatro (assieme a Elia Kazan) e alla radio, dove lasciò il segno con programmi sulla musica folk e sulle varie culture etniche. Attraversò l’America a inseguire le voci dei folksinger, come Woody Guthrie, prima che cadessero nel dimenticatoio. E questa America ha portato sullo schermo: uomini soli, spesso deboli, figli e padri mai riconciliati, incapaci di guardarsi dentro reciprocamente, attorniati da donne temprate dalla vita, più forti e vive di loro. Ribelli senza causa come James Dean. La violenza e la bellezza, l’equilibrio e l’autodistruzione: il cinema esistenziale di Nicholas Ray ha in sé l’istinto della morte. % La violenza e la bellezza, l’equilibrio e l’autodistruzione: un cinema esistenziale che ha in sé l’istinto della morte James Dean sul set di Gioventù bruciata. Sopra Humphrey Bogart e Gloria Grahame in Il diritto di uccidere. A destra La vera storia di Jess il bandito Johnny Guitar, accanto Le ombre bianche con Anthony Quinn novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 41 sotto la mole intervista Affari di famiglia “Lì trovi quasi tutte le domande, e molte risposte”, dice Coppola. Che porta a Torino il nuovo “figlio”: Tetro di Federico Pontiggia “NIENTE È SUCCESSO REALMENTE, ma è tutto vero, tremendamente vero”. E, soprattutto, Tetro, il nuovo film di Francis Ford Coppola, che dalla Quinzaine di Cannes arriva in anteprima italiana al Festival di Torino nell’omaggio al “padrino” e alla sua Zootrope e poi in sala dal 20 novembre con Bim e un altro titolo: Segreti di famiglia. Da lui ideato, scritto e diretto, girato in un superbo bianco e nero (il colore compare solo per i flashback, la fotografia è di Mihai Malaimare Jr.), Tetro scava nei conflittuali rapporti familiari del protagonista (Vincent Gallo), ossessionato dall’idea di “uccidere il padre”, celebre quanto egocentrico parlarne con mia figlia Sofia. E lavorare con mio figlio Roman, guardare i documentari che mia moglie fa sui miei set. In famiglia succede tutto: lì trovi quasi tutte le domande, e molte delle risposte. Un film molto personale? Non solo per i molti riferimenti alla mia storia familiare - ne avete notati ancor più rispetto a quelli che ho voluto inserire - , ma perché, assegnando da sempre la paternità del film a chi aveva scritto la storia, rimanevo in attesa di poter scrivere, un giorno, il mio: “A Coppola’s film”. Il lavoro più difficile, ma anche quello più essenziale, è la sceneggiatura. Ammiro chi come Woody Allen ogni anno firma uno script originale: vorrei esserne capace anch’io. Perché scrivere rende liberi… Certo, Tetro è un inno alla mia libertà! Dopo il flop di Un sogno lungo un giorno che travolse la mia Zoetrope, per un decennio ho fatto quasi un film su commissione all’anno per pagare i miei debiti con le banche. Ovviamente, non avevo più il controllo pressoché totale che avevo ottenuto con Il Padrino. Solo dopo Dracula ho estinto i debiti, e sono finiti questi problemi. Oggi posso infischiarmene del movie-business. Che decisamente non le piace… No, non mi piace il cinema che si vive tra le mura degli uffici marketing, pensa alla televisione e pretende grandi incassi a scapito della qualità e della la gioia di creare. Sono stufo di questo cinema in cui il budget è direttamente proporzionale alla stupidità dell’opera. Francis Ford Coppola sorridente sulla Croisette. Sopra e sotto, il suo Segreti di famiglia direttore d’orchestra (Klaus Maria Brandauer), che non esita a rubargli la fidanzata e a stroncare le sue potenzialità letterarie perché “non può esserci più di un genio in famiglia”. Il cinema per lei rimane una grande famiglia: Tetro è l’ennesimo figlio. La famiglia è il nucleo più importante. Se amo questo lavoro, è perché posso 42 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Le sue origini sono italiane, e il suo presente? Quest’estate ho inaugurato un nuovo albergo in Lucania, torno appena posso. Per me l’Italia significa molto, anche se spesso mi preoccupa! Del vostro cinema, mi sono rimaste nel cuore le commedie feroci di Germi, De Sica, Monicelli e Rosi. E quello straordinario attore di Alberto Sordi, che ebbi la fortuna di conoscere. Fu lui a parlarmi di un collega molto bravo: Carlo Verdone. Chissà, se avesse una bella sceneggiatura, sarebbe bello farne un film insieme. % pareri doc il vangelo se il cinema DALLA POESIA ALLA PELLICOLA, SULLA SCIA DI KAFKA: LA SETTIMA ARTE VISTA DA RAVASI. CON BUÑUEL E PASOLINI, ASPETTANDO L’INCONTRO CON IL PAPA DEL 21 NOVEMBRE 44 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Il settimo sigillo. Sotto Kadosh. Nell’altra pagina Pasolini e Il dottor Živago condo... IN UNA DELLE SUE “CONVERSAZIONI” con Gustav Janouch, Kafka ha usato una curiosa espressione per definire il cinema: “Le corde della lira dei poeti moderni sono le lunghe pellicole di celluloide dei film”. Stava, infatti, sempre più facendosi strada quella che veniva chiamata “la settima arte”: essa s’accostava talora nobilmente, altre volte aggressivamente alle arti tradizionali. Alcuni sospettavano che essa incarnasse una sorta di “Nuovo Testamento” affidato alla visione, allo sguardo, all’immagine in movimento rispetto, all’“Antico Testamento” della cultura scritta e orale. In realtà, parola, voce e silenzio s’intrecciavano necessariamente nel cinema con l’immagine, la scena, la figura. E’ così che letteratura e filmografia hanno camminato insieme al punto tale da creare una vera e propria simbiosi: si provi a contare quante sono le riprese cinematografiche di Romeo e Giulietta o dell’Amleto di Shakespeare e ad elencare la lista interminabile di testi trasposti in film. Anzi, in alcuni casi la trascrizione cinematografica poteva persino superare la matrice letteraria: un esempio tra i tanti, la pellicola Arancia meccanica di Stanley Kubrick è più emozionante del romanzo di Anthony Burgess. O almeno l’esito può essere pari, come nel caso del Giardino dei Finzi Contini di De Sica e il rispettivo romanzo di Bassani. Altre volte i due generi si sono sostenuti a vicenda, rendendo planetario il successo reciproco: pensiamo al Dottor Živago di David Lean, col suo indimenticabile “tema di Lara”, che è veleggiato col romanzo di Pasternak sotto tutti i cieli del pianeta. Letteratura e cinema sono, quindi, tutt’altro che estranei, anche perché entrambi per vie parallele (e quindi distinte) esaltano parola e immagine: la prima attraverso l’iconografia implicitamente sottesa al racconto, il secondo con l’esplicitazione di quell’iconografia. Ma c’è un’altra “sonorità” da evocare, ed è quella che intercorre tra cinema e arte. Non intendiamo riferirci solo al documentario artistico che spesso ha novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 45 pareri doc offerto straordinarie rese di capolavori pittorici e plastici, ma a quello scavo che l’obiettivo può compiere nell’orizzonte misterioso della creazione artistica. Un esempio che affiora spontaneamente è l’Andrej Rublëv di Tarkovskij, indimenticabile ed emozionante biografia interiore del grande pittore di icone con l’approdo supremo nella contemplazione catartica della celebre Trinità. Non si può poi ignorare l’intreccio suggestivo che non pochi movimenti pittorici stabilirono con la cinematografia, a partire dal futurismo che al cinema dedicò un suo “Manifesto”, passando attraverso quella sorprendente opera impressionista che è il film Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene (1919) o ai prodotti surrealisti firmati insieme da Buñuel e Dalì, Un chien andalou (1928) e L’âge d’or (1930), per giungere ai film di Andy Warhol. Il cinema, però, ha un suo intenso legame anche con la fede e la ricerca trascendente, e non tanto con la valanga degli spesso modesti film “biblici” quanto piuttosto con la tormentata interrogazione dei grandi maestri. Basta solo citare i nomi di Bergman, Bresson, Dreyer e di Tarkovskij per scoprire orizzonti grandiosi in cui si dipanano i più complessi e mirabili itinerari esistenziali. Un film come Ordet di Dreyer vale un trattato di teologia, il Settimo sigillo di Bergman è una lezione di spiritualità apocalittica e Au hasard Balthazar di Bresson è una parabola evangelica. Un filo che, transitando attraverso l’esegesi cinematografica del Vangelo secondo E’ necessario che ad ascoltare la voce di Papa Benedetto XVI ci siano anche attori e registi Matteo di Pasolini e la cristologia dei centochiodi di Olmi, può agganciare tanti film vicini a noi apparentemente “laici” ma intrisi di attese religiose, oppure esplicitamente sacrali già nel titolo come nel caso di Kadosh di Amos Gitai, dedicato alla “santità” di Gerusalemme. Per queste ragioni è necessario che il 21 novembre ad ascoltare la voce di Benedetto XVI non ci siano solo pittori, scultori, scrittori, poeti, musicisti, architetti ma anche registi e attori. La “settima arte”, infatti, nelle sue espressioni più alte e autentiche non vuole “rappresentare la pelle umana delle cose, l’epidermide della realtà”, come sospettava Antonin Artaud. Al cinema, invece, si può applicare la confessione che il grande pittore catalano Joan Mirò riservava all’arte: “Essa non deve raffigurare il visibile, ma l’Invisibile che si cela nel visibile”, quindi il mistero, il senso intimo e profondo della realtà e della storia. % GIANFRANCO RAVASI Presidente Pontificio Consiglio della cultura Raz Degan in centochiodi di Ermanno Olmi 46 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 COLIN FARRELL UN FILM DI DANIS TANOVIC REGISTA DEL PREMIO OSCAR ® ‘NO MAN’S LAND’ PAZ VEGA JAMIE SIVES KELLY REILLY & CHRISTOPHER LEE ASAP FILMS E PARALLEL FILMS PRESENTANO UNA PRODUZIONE ASAP FILMS PARALLEL FILMS TORNASOL FILMS CASTAFIORE FILMS CON LA PARTECIPAZIONE DI BORD SCANNÁN NA HÉIRANN/IRISH FILM BOARD IN ASSOCIAZIONE CON ARAMID ENTERTAINMENT E HANWAY FILMS IN ASSOCIAZIONE CON COFICUP 2 & 3 E BACKUP FILMS IL FILM È STATO PRODOTTO CON L’AIUTO DI EURIMAGES CON LA PARTECIPAZIONE DI RAI CINEMA CANAL + TELEVISIÓN ESPAÑOLA TVE CANAL + ESPAÑA CON LA SPONSORIZZAZIONE DI CIUDAD DE LA LUZ E DI GENERALITAT VALENCIANA UN FILM DI DANIS TANOVIC COLIN FARRELL PAZ VEGA “TRIAGE” KELLY REILLY E CHRISTOPHER LEE CASTING NINA GOLD MUSICA DI LUCIO GODOY SCENOGRAFIA DEREK WALLACE MONTAGGIO FRANCESCA CALVELLI GARETH YOUNG DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA SEAMUS DEASY PRODUTTORI ESECUTIVI COLIN FARRELL SIMON FAWCETT TIM HASLAM CO-PRODUTTORI SUSAN MULLEN MARIELA BESUIEVSKY TIM BAISH TRATTO DAL LIBRO DI SCOTT ANDERSON PRODOTTO DA ALAN MOLONEY CEDOMIR KOLAR E MARC BASCHET SCRITTO E DIRETTO DA DANIS TANOVIC www.01Distribution.it DAL 27 NOVEMBRE AL CINEMA anniversari Cary Grant e Grace Kelly in Caccia al ladro Per Hitchcock era l’incarnazione di un sogno, per il pubblico una favola diventata realtà. Storia della divina Kelly, che oggi avrebbe 80 anni di Orio Caldiron Principessa Grace NELLA SUA BREVE CARRIERA cinematografica, l’incontro con Alfred Hitchcock è fondamentale perché rivela Grace Kelly a se stessa, facendone una stella. Tra il maestro del brivido e la ricca borghese di Philadelphia è scattata la complicità. Le foto del set di La finestra sul cortile (1954) sono eloquenti. Soprattutto quelle in cui Hitch in un enorme doppiopetto, ha appena perso trenta chili, sfoglia con lei la sceneggiatura, o con aria protettiva controlla una delle prime scene dei protagonisti appostati alla finestra. O quando, parlando con il regista, l’attrice esplode in una radiosa risata. Ma c’è dell’altro. Per lui Grace è l’incarnazione di un sogno. Neppure tanto segreto se l’ha sempre inseguito nelle sue bionde, da Madeleine Carroll a Ingrid Bergman, da Kim Novak a Eve Marie Saint, da Tippi Hedren a Vera Miles. Ma in nessun’altra la coincidenza è così perfetta, così vicine la fantasia e la realtà. Si direbbe che a Grace venga naturale stare al gioco. O assecondi l’intesa, dia corpo al fantasma perché – bellissima ma misteriosa, 48 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 fredda ma sensibile, altera ma vibrante – Ghiaccio Bollente è proprio lei. Sull’abbigliamento non esita a contraddire il maestro. Se accetta il rito del guardaroba che lui sceglie di persona per ogni nuova attrice, rifiuta subito l’elegante vestito di velluto che dovrebbe indossare in Il delitto perfetto (1954) per rispondere al telefono nel cuore della notte. Meglio non mettere niente e restare in camicia da notte. Hitch è d’accordo e le dà carta bianca. Sarà Grace che con la costumista Edith Head si diverte a scegliere vestiti e accessori, senza mai perdere di vista le novità dell’alta moda, in cui lascia più di un segno. Solo per la scena del ballo di Caccia al ladro (1955) il regista le impone un vistoso costume dorato che diventa la grande attrattiva della festa. Sul set del film, girato sulla Costa Azzurra, incontra il principe Ranieri di Monaco, con cui si sposa l’anno successivo in una sontuosa cerimonia trasmessa in mondovisione. La favola dell’attrice che diventa principessa ripropone come in un flash le particine dell’inizio in cui la giovane mannequin si era affacciata sullo schermo, facendosi notare in Mezzogiorno di fuoco (1952) di Fred Zinnemann e in Mogambo (1953) di John Ford. Solo con La ragazza di campagna (1954) di Gorge Seaton, occhiali e pettinatura anti-glamour, si laurea attrice, ottenendo l’Oscar. Prima di lasciare Hollywood per il Principato, fa in tempo a interpretare Alta società (1956) di Charles Walters, l’ultimo film dove con il “crooner” Bing Crosby accenna qualche nota di “True Love”. La tentazione di tornare sul set l’assale nei momenti di solitudine, quando gli impegni della corona non le bastano più, peggiorano i rapporti con l’autoritario Ranieri, riaffiorano i soprassalti della sua antica inquietudine. La proposta di interpretare Marnie che Hitchcock le fa nel ’63 sembra concretizzarsi ma solo per un attimo, prima che prevalgono le ragioni della realpolitik. Grace Kelly scompare il 13 settembre 1982 in un incidente mortale nei tornanti della Moyen Corniche sopra Montecarlo, dove in Caccia al ladro aveva sfrecciato a folle velocità. Oggi avrebbe ottant’anni. % Sul set di Caccia al ladro incontra Ranieri di Monaco, con cui si sposa l’anno successivo in una sontuosa cerimonia novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 49 percorsi POPOLI 50 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 CROLLANDO, il muro di Berlino ha occultato dietro l’immagine gioiosa dei manifestanti tutte le altre, prodotte faticosamente nel corso dell’esistenza della RDT. La caduta del muro, simboleggiando un’aspirazione e un desiderio, più che una reale volontà politica di contribuire alla creazione di un mondo più aperto, ha di fatto calato il sipario su quella che è stata la storia non solo di un’importante resistenza intellettuale ai dogmi del socialismo reale, ma soprattutto sulla sofferta realtà quotidiana della ex RDT, permeata sino al midollo dall’ideologia del comunismo sovietico. Paradossalmente è stata proprio la caduta del muro a favorire la rimozione di tutto ciò che concerneva la vita nell’altra Germania, quella situata oltre la “frontiera invisibile”. Il cinema di Thomas Heise, in questo senso, colma finalmente un’enorme lacuna di immagini e storia. In occasione del suo 50° anniversario il Festival dei Popoli ha pertanto deciso di puntare sull’opera di un cineasta che ha intrecciato indissolubilmente la pratica del suo lavoro con la storia di una parte essenziale della Germania, per molto tempo “ più vicina al Caucaso che a Berlino”. Lungi da qualsiasi retorica, Heise opera sin dal suo primo film una scelta di campo: documentare, filmare coloro che secondo la posizione ufficiale del regime non esistono. A partire dunque dal 1980 Heise accompagna gli ultimi anni di vita della RDT testimoniandone istituzioni e persone, fiutando con acume impareggiabile il vento dell’Occidente che avrebbe spazzato via October Country. Sotto una scena di Eisenzeit di Thomas Heise. Nella pagina accanto Gli arbitri FUORICAMPO LA GERMANIA DIMENTICATA DI THOMAS HEISE E’ L’ASSO NELLA MANICA DELLA MANIFESTAZIONE. CHE CONFERMA LA SUA ATTENZIONE A TUTTE LE CULTURE DI GIONA A. NAZZARO novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 51 percorsi il muro. Censurato persino dall’archivio per la documentazione di stato, Heise trova asilo politico presso Heiner Müller e nell’ambiente del teatro. Solo dal 1990 in poi inizia a realizzare (quasi) regolarmente i suoi film, perdendo però un’importante causa nei confronti del Bundesfilmarchiv (la cineteca di stato) per rientrare in possesso dei diritti dei film diretti al tempo della RDT. “I negativi si trovano nel Bundesfilmarchiv e, dopo il processo, i diritti appartengono in perpetuo alla Repubblica Federale Tedesca. E loro non hanno alcun interesse a farli vedere“. Da una ragione di stato all’altra, è sempre la storia a pagare le conseguenze. Nella Germania unificata non c’è più spazio nemmeno per l’immagine documentata della RDT e in questa dannazione della memoria sembra di udire il terribile monito di Heinrich Heine: che di lui non resti ricordo alcuno. Heise lavora per ricordare che nonostante le censure il mondo della RDT che oggi come allora Qualità dello sguardo e dell'ascolto fanno del tedesco uno dei registi più preziosi del nostro tempo non doveva essere visto è esistito. Anche dopo la caduta, il regista non abbandona la presa. Probabilmente nessun altro cineasta contemporaneo ha saputo cogliere le sfumature di un territorio in divenire come ha fatto lui. In particolare, con la trilogia dedicata a Why Make a Film About People Like Them? di Halle-Neustadt (Stau – Jetzt geht’s los Heise. A destra Bassidji di Merhran Tamadon (1992), Neustadt (Stau – Der Stand der TUTTO IL MONDO E’ PAESE Iran, Medio Oriente e futuro globale i temi centrali del festival di Luciano Barisone 17 lungometraggi (in concorso) sui principali temi del momento, dalla situazione iraniana all’eterna questione del Medio Oriente e soprattutto della Palestina, fino ad arrivare alla follia dell’uomo che per ragioni di profitto distrugge i luoghi stessi in cui vive. In Stile libero previsti invece eventi speciali come Gli arbitri, commissionato dalla Uefa a tre dei principali documentaristi della tv belga per entrare negli spogliatoi degli ultimi europei di calcio e mettere letteralmente ‘’a nudo’’ un mestiere così noto e al tempo stesso poco conosciuto come quello dell’arbitraggio. Spazio anche al lavoro semisconosciuto di Alvaro Bizzari, “un raro caso di cineasta operaio”, come lo definisce il direttore artistico della rassegna, alla musica e alle “false realtà virtuali”. Alla selezione ufficiale si aggiungono poi due retrospettive, dedicate rispettivamente ai primi sette anni di vita del festival e al documentarista dell’ex RDT Thomas Heise. 52 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Dinge) (2000) e Kinder. Wie die Zeit vergeht (2007), il cineasta realizza un’impresa di grande complessità poetico-politica. Nel corso di quindici anni focalizza la sua attenzione su una città industriale in disarmo dove una volta gli abitanti della RDT si trasferivano attratti da migliori opportunità salariali. Appendice di Halle, città del Land Sachsen-Anhalt (la Sassonia-Anhalt che sino al 2 ottobre del 1990 ha fatto parte della RDT), Neustadt fu costruita per ospitare gli operai di Leuna, il fiore all’occhiello dell’industria chimica della RDT. Situata alla frontiera del Land, essa dista una ventina di chilometri da Lipsia. Sulle tracce della gioventù neonazista del luogo, Heise conosce la famiglia di uno dei ragazzi. Il metodo del regista è limpido: osservazione, ascolto, pazienza. Nessuna risposta preconfezionata. “Per il tipo di interesse che nutro, c’è bisogno di tempo. Se voglio sapere qualcosa da qualcun altro, devo mettermi seduto e aspettare che la mia presenza venga accettata”. È proprio questa qualità dello sguardo e dell’ascolto dunque a fare di Thomas Heise uno dei registi più preziosi e appassionanti del nostro tempo. % OTTIMO BUONO SUFFICIENTE MEDIOCRE SCARSO Nemico Mann aggiunge un altro memorabile ritratto alla sua personale galleria americana: malinconicamente sospeso tra mito e realismo i film del mese in sala SONO POCHI i cineasti americani a credere ancora nelle storie bigger than life, e anche meno quelli capaci di raccontarle in modo credibile. Michael Mann è tra questi. Da Ali a Collateral, la sua filmografia è un antidoto al minimalismo retorico di questi anni e una sfolgorante galleria di ritratti 54 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Regia Con Genere Distr. Durata leggendari e passioni abnormi, destini beffardi e vite al di là del bene e del male. L’epica al contrario del sogno americano, di cui Nemico pubblico rappresenta la variante d’epoca (siamo negli anni ’30), e un modello senza sbavature. Tratto dal libro Public Enemies di Bryan Michael Mann Johnny Depp, Christian Bale Drammatico, Colore Universal 140’ Burrough, il film affronta una delle figure chiave della mitologia yankee, quel John Dillinger che il cinema pubblico novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 55 i film del mese hollywoodiano ha più e più volte messo in scena senza mai sfiorare però la radicalità e l’introspezione profuse qui dal regista. Dal materiale biografico di partenza, di cui conserva nomi, date e luoghi (la maggior parte delle location sono reali), Mann trasceglie i momenti significativi e gli snodi essenziali. L’evasione dal penitenziario di Stato dell’Indiana, la riunione con la gang, le rapine da una parte all’altra degli States, la sfida con Melvin Purvis (il mastino scelto da J. Edgar Hoover per guidare la speciale unità anti-crimine del neonato FBI), l’incontro con l’amata Billie Frechette, il tradimento di un’amica, l’uccisione a pochi metri dal Biograph di Chicago dove aveva appena visto Manhattan Melodrama con Clark Gable: fissata nei suoi episodi fondamentali – procedimento tipico del regista, per cui la narrazione è una successione di circostanze decisive - la vicenda di Dillinger sullo schermo acquista un’indefinibile valenza mitica, come l’eco di una tragedia antica. Al romanticismo struggente del personaggio concorre l’interpretazione volutamente sottotono di Johnny Depp, malinconica maschera di un’epoca al tramonto, dove l’amicizia, la parola e l’etica contano ancora. L’ammirazione che Mann prova per il suo eroe è speculare al consenso goduto da Dillinger durante la Grande Depressione. Il popolo vedeva in lui una sorta di Robin Hood deciso a togliere alle banche quello che le banche avevano sottratto al popolo (da qui il rimando al presente sbandierato dai 56 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Al romanticismo struggente di Dillinger concorre l’interpretazione volutamente sottotono di Johnny Depp critici americani, che il cineasta però sembra assecondare poco). E il film sottolinea questa sua galanteria a più riprese, quando mostra la generosità del rapinatore nei confronti degli ostaggi o la tenace opposizione ai metodi violenti di Baby Face Nelson. Ma il culmine della fascinazione lo si raggiunge grazie all’intreccio amoroso – come al solito il regista è abile ad approfondire ogni sottotesto possibile, immergendo lo spettatore in tutti i livelli del racconto – e al modo in cui Dillinger corteggia, conquista e resta fedele alla sua compagna, la brava e bella Marion Cotillard. Grande affabulatore, Mann rende interessante ogni segmento narrativo, ogni faccia (perfetto il cast, ma Bale è un po’ marmoreo) e dettaglio (dalla musica ai costumi), in un magistrale esercizio di equilibrio che tocca il suo vertice nell’amalgama di classicità e digitale, mito e realismo. Un digitale esaltato dalla fotografia crepuscolare di Dante Spinotti, riverbero opaco di un mondo dove gli uomini nuovi sono forse peggiori dei cattivi che hanno sconfitto. GIANLUCA ARNONE % i film del mese L’uomo che fissa le capre Regia Con Genere Distr. Durata Ewan McGregor, George Clooney Commedia, Colore Medusa Poker di star per una parodia fricchettona del militarismo americano. Che cala nel finale 90’ FARE L’AMORE per vincere la guerra. Ci hanno pensato in pochi, ma se le armi di distruzione di massa più pericolose nell’arsenale di un esercito fossero proprio i mitici “peace and love”? Dopo il Vietnam gli americani ci hanno pensato e hanno (davvero) tentato la via di un esoterismo fondato su principi di positività, su un Esercito della nuova terra che potesse rendere gli Usa la prima superpotenza con superpoteri e, possibilmente, senza superproblemi. E se penserete che questo film è solo una parodia demenziale della realtà, non dimenticate il cartello iniziale: “una storia più vera di quello che possiate immaginare”. A svelarcelo è Jon Ronson, autore di Capre di guerra (ed. Arcana), che del film è ispirazione e prima sceneggiatura. Se la pellicola è un gioco cinematografico che sfrutta 58 in sala Grant Heslov rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 anche la mano vincente di un poker di star- il guru hippy Jeff Bridges, il transfuga nostalgico George Clooney, il cattivo Kevin Spacey, l’inetto reporter Ewan McGregor- il libro è un reportage romanzato delle follie in divisa degli ultimi trent’anni, una tragicomica storia dei battaglioni occulti dell’esercito a stelle e strisce, tra spie psichiche, le sperimentazioni paranormali di Il regista Grant Heslov Guantanamo e un Bush Jr. più stupido di quello di Oliver Stone. Grant Heslov, già buon caratterista e sceneggiatore, da questo capolavoro tira fuori una prima parte frizzante e spesso geniale. La ricostruzione lisergica di Clooney è irresistibile almeno quanto la colonna sonora, la sua pettinatura anni ’70, il disorientamento di McGregor, inviato di guerra da hotel a 5 stelle e scettico che vuol credere all’impossibile, ovvero al progetto Jedi (metacitazione niente male per Obi-Wan Kenobi). Nella seconda parte l’umorismo tagliente, l’attacco all’America conservatrice, imperialista e ottusa, si perdono in un’autoreferenzialità compiaciuta, sia pure ancora con molte buone intuizioni (il finale con colazione dopata, le capre, i superpoteri indimostrabili). Ma al momento di sciabolare, Heslov va giù di fioretto. Contagiato pure lui, forse, da questi soldati fricchettoni. BORIS SOLLAZZO % Storie di vita. Storie di cinema. Nel cinema, come a casa, è con gli ingredienti migliori che si preparano le torte più buone, da gustare raccontandosi le storie più sincere. In autunno le Torte Versa e Inforna sono in scena nel nuovo film di Luis Prieto “Meno male che ci sei”, una storia autentica da gustare fetta dopo fetta. Gioca e vinci con cameo su www.versaeinforna.it i film del mese Francesca Regia Con Genere Distr. Durata Monica Bîrladeanu, Doru Boguta Drammatico, Colore Fandango Le crepe della società rumena e gli sfasci della cultura italiana, in un bel debutto 96’ ALTRO CHE ITALIANI BRAVA GENTE. A sentire quello che i vicini dell’Est pensano di noi, siamo esseri dallo sguardo terrificante che rapiscono poveri rumeni in salute per l’espianto degli organi. Per non parlare del giudizio sulla classe politica tricolore – nella fattispecie la Mussolini (che ha minacciato querele) e il sindaco di Verona Flavio Tosi (che ha già querelato) – costellata di donne ambigue, aguzzini psicotici e razzisti con un occhio solo. D’altra parte noi italiani non siamo più indulgenti verso i rumeni, da tempo non graditi dalle nostre parti e additati di volta in volta come scassinatori, stupratori seriali e parassiti immondi. La provocazione lanciata da Francesca, già a Venezia in Orizzonti e ora in sala con Fandango (che ha distribuito anche Videocracy: a Procacci e soci 60 in uscita Bobby Paunescu rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 complimenti per il coraggio!), sta proprio nella paradossale specularità del pregiudizio, in quel cortocircuito della verità che determina, a seconda del punto di vista, una perfetta mutuabilità di vittime e carnefici. Se l’Italia fosse un paese normale, e non lo è, questo film sarebbe accolto con dovuta preoccupazione e autocritica. Bene che vada invece provocherà polemiche e La protagonista Monica Bîrladeanu boicottaggi organizzati. Al peggio, assuefatta indifferenza. Francesca è la storia di una giovane maestra d’asilo (notevole Monica Bîrladeanu) che sogna di emigrare in Italia, alla ricerca di una vita migliore. Mita (Boguta), il suo ragazzo, la raggiungerà non appena avrà concluso un affare che dovrebbe arricchirlo. E che invece si rivelerà un biglietto di sola andata per l’inferno. Austera (inquadrature fisse, pochi tagli, nessun commento sonoro) e strozzata, pericolosa ma non violenta, l’opera prima di Bobby Paunescu marca stretta la new wave rumena, con qualche anno di ritardo e più di un’ombra di maniera. Teso e a tratti grottesco, il film nega allo spettatore ogni catarsi e alla politica qualsiasi attenuante. Peggiore della sua versione xenofoba c’è quella riveduta e corretta: disposta a dichiararsi colpevole pur di non salire sul banco degli imputati. GIANLUCA ARNONE % Il viaggio di Jeanne Lebanon Metacinema bellico per il Leone d’Oro israeliano: sul carro armato di Samuel Maoz ci siamo anche noi Regia Con Genere Distr. Durata in uscita Padre e figlia in Scandinavia, alla ricerca di un tesoro per ritrovare se stessi. Algido, con poche emozioni UNA VACANZA IN SCANDINAVIA, nel paesaggio dai colori freddi della costa svedese: una location algida per un film che di emozioni fa rigorosa autonomia, nella miglior tradizione di quel cinema europeo intimistico in cui l’umanità silente ed ermetica si muove lenta in un universo di simbolismi noiosi e scontati. Ne Il viaggio di Jeanne, i rappresentati di questo popolo di celluloide sono un’anonima adolescente francese e suo padre, che l’ha trascinata verso le coste del Nord Europa alla ricerca di un fantomatico tesoro vichingo. All’arrivo in Svezia, però, la casa prenotata per il soggiorno è ancora occupata dalla padrona e da una sua amica. Un incontro imprevisto e fortuito, che aiuterà a smuovere le acque nel rapporto apparentemente perfetto tra padre e figlia. Di sicuro apprezzabile la tematica del recupero della propria identità da parte di una ragazza cresciuta all’ombra di un padre iperprotettivo, ma ancora ferito dall’abbandono della moglie per togliere le briglie ai propri sentimenti. Un film in cui il climax viene raggiunto attraverso la distruzione del cadavere di una mosca, lascia però molti dubbi sulla sua reale capacità di comunicare qualcosa di nuovo e di fresco, attestandosi così su quella indifferenza e mediocrità che non aiuta il rilancio dell’arte cinematografica contemporanea. LAURA CROCE % Regia Con Genere Distr. Durata Samuel Maoz Yoav Donat, Itay Tiran Guerra, Colore BIM 94’ “TUTTO È PARTITO da un ricordo sensoriale: l’odore di carne bruciata”. L’approdo è il Leone d’Oro della 66esima Mostra di Venezia: Lebanon dell’esordiente regista israeliano Samuel Maoz, che ritorna alla Prima Guerra del Libano sul filo dell’autobiografia: soldato ventenne, il 6 giugno 1982 uccise per la prima volta. Dalla storia allo schermo, quella guerra è (ri)vista dal carro armato di Shmulik l’artigliere, Assi il capocarro, Hertzel il servente e Yigal il pilota, in missione per perlustrare una cittadina ostile. Dopo il connazionale Valzer con Bashir, alla cui riformulazione estetica del genere bellico, anche faziosa, Maoz non arriva, un’altra riflessione audiovisiva sui conflitti di Israele e sulla guerra tout court: mosso dalla congruenza semantica dell’inglese shoot: sparare e inquadrare, Lebanon si fa cinema non sulla guerra, ma sulla rappresentazione della guerra. Metacinema bellico, che contempla azione e senso della macchina da presa nel mirino del tank, indugiando anche sul vouyerismo (la donna ignuda), e riserva un posto allo spettatore accanto ai quattro carristi, nel buio umido, sporco e impaurito dell’abitacolosala. Non un capolavoro, ma un film necessario: forse al cinema, più che alla vita. FEDERICO PONTIGGIA % in sala Anna Novion Jean P. Darrousin,Anais Demoustier Commedia, Colore Bolero Film 84’ novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 61 i film del mese Gli abbracci spezzati Meno armonioso di Volver, ma sempre coinvolgente: un altro flessuoso flirt tra Almodóvar e il cinema Regia Con Genere Distr. Durata Penélope Cruz, Lluis Homar Drammatico, Colore Warner Bros. Pictures Italia 129’ A CANNES due film di “passione molto incendiaria” sono stati sottovalutati, dimenticati nei premi, sottodimensionati nel giro di “porta a porta” dei festivalieri, le nuove opere di Tarantino e Almodóvar. Hanno entrambi vasi sanguigni del cinema, ma sono re-inquadrature della vita. Tarantino riscuote la Storia, la rimonta secondo la valigia del cinema ma, come un fantino geniale, dirige il 62 in uscita Pedro Almodóvar rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Una scena del film. In basso Almodóvar purosangue impazzito al traguardo, ovvero la verità delle emozioni della Storia. Almodóvar cerca una nuova geometria di quel limbo di emozioni cinema-vita-cinema che lo spinge a creare, a cercare un posto ai personaggi che irrompono e chiedono voce. Anche qui gli si riconosce il bisogno e il piacere di ripensare e ritrovare gli idoli del suo cinema in modo diretto, un po’ programmato, suadente nella combinazione dei toni melò, noir e drammatico, inevitabile per un feticista dell’immagine. I riassunti, la tramina dei suoi film, l’intreccio smanioso dei personaggi, si scrivono con le parole della letteratura d’appendice. Sono le immagini che la sottraggono alla banalità. Lo sceneggiatore Harry Caine, un cinquantenne biondo e cieco (Homar, il Berenguer di La mala educación), assistito da una collaboratrice e amica del cuore, era, nei primi anni ‘90, il regista Mateo, caduto in amore per Lena, l’avvenente convivente dell’anziano Ernesto, industriale geloso e vendicativo che finanzia un film per la donna, ma poi scopre che lei lo tradisce col regista. Le cose si avviluppano in almeno tre piani: la visita del figlio omosessuale dell’ormai deceduto industriale che vuole vendicarsi delle vessazioni del padre, l’amore clandestino tra Mateo e Lena negli anni ‘90, con una fuga tra i crateri e il mare di Lanzarote, mentre Ernesto fa montare insensatamente e distribuire il film per distruggere la carriera di Mateo; il film Ragazze e valigie, commedia al femminile dove Lena - Penélope Cruz recita un ruolo opposto al dramma che sta vivendo nella vita, mentre il figlio di Ernesto gira in video il making of di Ragazze e valigie fornendo al padre informazioni sui comportamenti degli amanti. Complicato? Sì. Meno armonioso, altrettanto maturo di Volver, ma sempre coinvolgente, è un altro flessuoso flirt col cinema, a partire dal titolo che riprende la scena dei resti dei due amanti carbonizzati e abbracciati ritrovati a Pompei nel Viaggio in Italia di Rossellini, abbraccio riprodotto in fotografia da Mateo e Lena sul divano di Lanzarote. E’ un film nel film perché (senza svelare troppo), Ragazze e valigie e le riprese del making of hanno un ruolo determinante nel finale, con una toccante, ma anche un po’ didascalica, celebrazione del cinema come armonica remissione della verità, delle emozioni, dell’amore, della memoria. SILVIO DANESE % Feticista dell’immagine, suadente nella combinazione di melò e noir novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 63 i film del mese Segreti di famiglia Regia Con Genere Distr. Durata Vincent Gallo, Alden Ehrenreich Drammatico, B/N & Colore BIM Altro che Tetro, ecco la Youth With Youth del 70enne Coppola. Tra Edipo e autobiografia 127’ CI SONO TANTI MOTIVI per accogliere con gioia il nuovo film di Francis Ford Coppola, Tetro, presentato alla Quinzaine di Cannes e ora nelle nostre sale come Segreti di famiglia. Innanzitutto, Coppola è un Padrino di regista, e ogni suo ritorno è cosa buona e giusta. Secondo, dopo il deludente e pretenzioso Youth Without Youth, Tetro illumina lo schermo con un fascinoso bianco e nero, che fa pensare alle Nouvelle Vagues anni ’60, per (ri)trovarsi fresco, ottimista e vitale come il saggio di diploma di un grande talento. Ancora, utilizzando all’inverso il colore – saturo - per i flashback, Coppola e il suo notevole direttore della fotografia Mihai Malaimare Jr. ci regalano uno straordinario crash automobilistico, che evoca potenzialità, se solo Francis 64 anteprima Francis Ford Coppola rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 volesse, da mago dell’action-movie, alla faccia dei registi ipervitaminizzati della “new hollywood” contemporanea. Poi, c’è la storia, in cui complessi edipici e riflessi autobiografici la fanno da padrone, con un figlio (Vincent Gallo, bravo) artista costretto ad andarsene perché il padre (Klaus Maria Brandauer, mefistofelico), egocentrico direttore d’orchestra, decide che in famiglia c’è Il regista Francis Ford Coppola spazio per un solo genio. Grazie a Dio, nel clan Coppola le cose sono andate diversamente, ma questo rischio Francis deve averlo vissuto sia da figlio che da padre, e ora ce ne rende partecipi, aprendo le porte a un dramma davvero formato famiglia, girato nella Boca di Buenos Aires. Sceneggiatore, produttore (con la Bim di Valerio De Paolis), regista e negli Usa pure distributore, il nuovo Coppola, esauriti gli “impegni” con le banche, è totale e totalizzante, famelico (da Godard e Welles fino a Powell e Pressburger) e colto, povero e finalmente indipendente. Una gioia, dunque, o quasi, che si fa perdonare lungaggini, rovelli e involuzioni, complici le ottime prove del cast (ci sono pure l’esordiente Alden Ehrenreich, Maribel Verdù e Carmen Maura): Tetro è la Youth With Youth del 70enne Coppola. Che dire? Baciamo le mani! FEDERICO PONTIGGIA % Angelini e Castellitto alla ricerca del cuore altrove: stile, talento ma troppa generosità Regia Con Genere Distr. Durata in sala Mafia e Ilva per il discreto romanzo di (de)formazione di Alessandro di Robilant. Con lo straordinario Giulio Beranek MARE, MARE, MARE, VOGLIO ANNEGARE… Lo cantava Battiato, ma vale anche a Taranto: perché quando il mare ce l’hai, che fai? Se non muori per l’Ilva, finisci ammazzato dal mafiosetto di quartiere, nella fattispecie il Paolo VI. In altre parole, è un Marpiccolo, chiuso, asfittico, malsano. Meglio cambiare acqua: ci proverà Tiziano, lo straordinario esordiente Giulio Beranek (calcio e circo in curriculum), con un padre per cattivo esempio, una madre eco-guerrigliera (Anna Ferruzzo), qualche traffico e un amore abbastanza disperato. Tratto dal libro Stupido di Andrea Cotti, nel cast anche Colangeli e la Carnelutti, Marpiccolo è discretamente diretto da Alessandro di Robilant (Il giudice ragazzino). Se l’Ilva rimane sfondo minaccioso, il focus è sul romanzo di (de)formazione di Tiziano, cresciuto a pane e lavoretti per il boss. Che con il volto ispirato e la testa rasata di Michele Riondino ci fa pensare al Passato è una terra straniera di Vicari, domiciliato a Bari. Ma qui è il presente a essere straniero: almeno nelle intenzioni di Tiziano, che vuole fuggire per (ri)farsi una vita. Da parte sua, il film lo asseconda, concedendosi perfino un’inconsulta parentesi onirica nel finale. A fin di bene: e chiudiamo un occhio pure noi. FEDERICO PONTIGGIA % Regia Con Genere Distr. Durata Alessandro Angelini Sergio Castellitto, Anita Kravos Drammatico, Colore 01 Distribution 86’ IL CUORE (È) ALTROVE: Alza la testa. Dopo l’acclamato L’aria salata, Alessandro Angelini inquadra caduta e resurrezione di Mero (Castellitto), single father in un cantiere nautico di Ostia, con una sola passione: il figlio Lorenzo (Gabriele Campanelli), che vorrebbe campione di boxe. Ma quando Lorenzo inizia a frequentare la giovane Ana, Mero rivede gli errori che hanno stroncato la sua carriera, e si mette in mezzo. Lorenzo fugge e cade in scooter: morte cerebrale. Dopo un meccanico consenso all’espianto degli organi, capire a chi sia finito il cuore del figlio diverrà per Mero l’unica ragione di vita. Alza la testa conferma un regista-regista che gira con un’idea di cinema alle spalle, senza fronzoli né sciatterie, e un ottimo direttore d’attori: bella sorpresa Campanelli, coraggiosa Anita Kravos, bravo e “contenuto” Castellitto, premiato a Roma. E la storia per come è filmata nei primi tre quarti d’ora si tiene dietro gran parte del cinema italiano ultimo scorso. Ma dopo che Lorenzo finisce in coma irreversibile, nemmeno il film se la passa troppo bene: tra migranti, clandestini e trans-azioni di varia natura, Alza troppo la testa e si fa bulimicamente summa sociologica. Opzione ancorché solidale, poco equa. FEDERICO PONTIGGIA % in sala Alessandro di Robilant Giulio Beranek, Michele Riondino Drammatico, Colore Bolero Film 87’ novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 65 film del mese Marpiccolo Alza la testa Nel paese delle creature selvagge in sala Regia Con Genere Distr. Durata Spike Jonze Max Records, Catherine Keener Fantasy, Colore post-produzione. E’ il sogno infranto di Jonze Warner Bros. Pictures 99’ C’È LA NEVE, FUORI. E Max (Max Records), bambino difficile che soffre per la separazione dei genitori, costruisce un igloo per nascondersi dal mondo. Alla sera, poi, la sua eccessiva e mal posta richiesta di attenzioni costringe la mamma (Catherine Keener) a sgridarlo: fugge via Max, avvolto nel “tutotto” da lupo, e prende il mare su una piccola barca a vela. Approda su un’isola lontana, dove vivono stranissime ed enormi creature: per salvarsi, dirà loro di avere grandi poteri e, di lì a poco, sarà riconosciuto come loro nuovo re. Ma governare e rendere tutti felici non sarà cosa semplice. Tratto dal romanzo illustrato di Maurice Sendak (“Where the Wild Things Are”) e dalle premesse dirompenti, Nel paese delle creature selvagge di Spike Jonze conferma purtroppo i timori che si erano andati a 66 Anarchico e imperfetto, “mutilato” in rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 creare nel lunghissimo periodo intercorso tra la fine delle riprese e la conclusione della post-produzione: quello che arriva sullo schermo, oltre alle splendide suggestioni derivanti da spazi incontaminati e mostruosi personaggi, ottima fusione tra pupazzi creati artigianalmente e computer grafica, è un prodotto palesemente mutilato, debordante in alcuni momenti Il regista Spike Jonze sul set di fantastica anarchia (dall’utilizzo della camera a mano al “putiferio” quale prima “azione di governo” del nuovo re Max) ma molto debole nella costruzione di un racconto che, dopo la meraviglia dell’approdo e dell’avvicinamento al mondo delle creature selvagge, sembra implodere minuto dopo minuto, risolvendosi in nulla più che un insieme di “momenti”, o situazioni, a tratti divertenti, altre volte commoventi, ma incapaci di donare all’opera l’ampio respiro che avrebbe meritato. Il talento del neoquarantenne ed ex videoclipparo Jonze è cosa ormai nota ma, proprio come Gondry, dimostra che senza Charlie Kaufman alle spalle (autore dei suoi Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee) la creazione/riproposizione in celluloide di mondi altri non è più così devastante. Ma il dubbio che non sia tutta colpa sua rimane, aspettando magari il Director’s cut in home video. VALERIO SAMMARCO % Triage Julie & Julia Prevedibile ma appetitosa commedia culinaria: a fuoco lento con le vecchie volpi Nora Ephron e Meryl Streep anteprima Semaforo rosso per Danis Tanovic: da dramma bellico a melò ingenuo, si perde pure Farrell ROSSO, GIALLO, VERDE. Il semaforo della vita, quello che troviamo, cinico, inesorabile e a volte fallace, in ogni pronto soccorso. Il triage è quel rischio calcolato che i dottori si prendono all’accettazione dei feriti, dando loro una priorità in base alle possibilità di sopravvivere. In pace serve per sapere chi salvare per primo, in zona di guerra, nel Kurdistan iracheno di questi anni, si può ridurre a soli due colori (blu e giallo) ed essere la condanna di un medico boia nobile e misericordioso (Branko Djuric, ottimo). Colin Farrell, fotografo di guerra, ci regala con lui venti minuti di buon cinema, prima di trovarsi ad esserne un paziente. Da lì il premio Oscar Danis Tanovic, che le Nowhere’s Land le ama per definizione, passa dalla terra di nessuno dei curdi a quella del cuore di un uomo, un compagno, un amico perso in un ricordo lacerante. Dramma intimo e collettivo, che diventa melò ingenuo, Triage si perde nel momento in cui torna a casa, in Irlanda. Dal Christopher Lee improbabile psicologo-redentore (lui si definisce indagatore dell’animo, sic) di colpe e orrori scomodi, alla Paz Vega volenterosa, bella, ma pleonastica, come la sceneggiatura che non approfondisce, ma spesso affonda. Semaforo rosso. BORIS SOLLAZZO % Regia Con Genere Distr. Durata Regia Con Genere Distr. Durata Nora Ephron Meryl Streep, Amy Adams Commedia, Colore Sony Pictures 123’ HOLLYWOOD, quando vuole, è un’ottima cuoca, con gli ingredienti giusti. Qui ha due libri, Julie & Julia di Julie Powell e My Life in France di Julia Child e Alex Prud’homme, opzionati in momenti diversi e uniti in un film. E due generazioni di attrici: un’istrionica e neo-com (ovvero neo-comica, dopo tante lacrime in carriera, ora regala sorrisi e risate) Meryl Streep, un’Amy Adams dolce e grintosa che ne tiene il passo. Donne sull’orlo di una crisi di nervi - la prima è in dorato esilio nell’Europa del dopoguerra con l’amato marito mal sopportato dai maccartisti (Stanley Tucci, delizioso), la seconda è una burocrate dei risarcimenti post 11 settembre - trovano tra i fornelli la loro rinascita. La Child insegnerà la cucina francese all’America, la Powell decenni dopo, tramite un blog, le renderà omaggio con 524 ricette in 365 giorni, ritrovando la sua vena frustrata di scrittrice. A cuocerci a fuoco lento, due vecchie volpi: Nora Ephron, che si conferma regista e sceneggiatrice di razza, e Meryl Streep che, lavorando su goffaggine e voce, fonde in sé le imitazioni al vetriolo della cuoca di Dan Aykroyd al Saturday Night Live con il programma tv della stessa (su YouTube entrambi). Il risultato? Un film prevedibile ma appetitoso. BORIS SOLLAZZO % in sala Danis Tanovic Colin Farrell, Branko Djuric Drammatico, Colore 01 Distribution 96’ novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 67 i film del mese Capitalism: A Love Story Regia Genere Distr. Durata Documentario, Colore Mikado 119’ FORSE, IL MIGLIOR MICHAEL MOORE di sempre. Ovvio, un tanto al chilo, perché il suo cinema continua a doversi pesare sulla bilancia: quantità, più che qualità. E Capitalism pesa assai: omnicomprensivo, arrabbiato, affabulatore e, qui e là, geniale. Non solo, è la consacrazione di un "non regista", ovvero uno straordinario performer, comunicatore di razza, ad alto tasso di faziosità, che qui tuttavia sparando contro la Croce Rossa - la truffa finanziaria - pare relegata nel fuoricampo. Ancora più importante, la sofferenza in presa diretta è meno invasiva, più dignitosa del solito, quasi che di fronte alla rapina a mano armata del Sistema nemmeno le lacrime servissero. La partita, insomma, è già vinta, ma Moore fa ugualmente di tutto per non perderla: sotto il suo fuoco, tra umorismo, sarcasmo e "santa" 68 in sala Michael Moore rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 Forse, il miglior Michael Moore di sempre: piccolo regista, straordinario performer cattiveria (pure la Chiesa è dalla sua parte contro l'abominio capitalistico), cadono in tanti, dall'immancabile Bush alle tante aziende che lucrano assicurativamente sulla vita, ovvero la morte, dei dipendenti di fascia bassa (Dead Peasants), fino al nemico pubblico numero 1, la banca d'affari Goldman Sachs, che, Moore dixit, sarebbe stata pure la prima Il regista Michael Moore finanziatrice di Obama. Tra repertorio e archivio, passa dalla Luna a Roosevelt, dai subprime ai derivati - con sequenze esilaranti di economisti babbei -, dagli scioperi in fabbrica alle case sequestrate dalle banche, per una cronologia critica della crisi: poco creativa, forse, sicuramente utile. Due esempi per difetti e pregi: ottusa e sciovinista l'asserzione che la nostra Costituzione, e non solo, sia così civilmente illuminata perché output diretto, alla fine della Guerra, dei collaboratori di Roosevelt, che non fosse morto avrebbe dotato pure gli Usa di "analoga" carta dei diritti; straordinaria, viceversa, la conclusione, con Moore a delimitare con il nastro giallo la Crime Scene finanziaria: Wall Street, Goldman, vorrebbe arrestarli da privato cittadino. A confermare la sua natura: piccolo regista, grande artista performativo. FEDERICO PONTIGGIA % telecomando teratura: novità e bilanci Homevideo, musica, industria e let DVD Il nuovo Terminator. E Braveheart in Blu-ray Borsa del Cinema Schermi d’essai in flessione. A tu per tu con l’inventore di E-Motion Libri Con Herzog fino alla fine del mondo. In America con Sergio Leone Colonne sonore Spike Jonze sceglie l’indie per il suo paese delle creature selvagge Ricomincio da Troisi Versione restaurata e making of del film che rese celebre il comico napoletano Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD di Valerio Sammarco L’alba di una nuova era: la cyber-saga riparte da qui. In Blu-ray il Director’s Cut Terminator Salvation 72 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 McG non è James Cameron, ne è consapevole lui per primo. Ma gli va dato atto – dopo il deludente terzo capitolo firmato Johnatan Mostow – di aver saputo far risorgere una delle saghe più avvincenti dell’ultimo quarto di secolo: Il futuro ha inizio, questo il sottotitolo di Terminator Salvation, non poteva sintetizzare meglio la portata di un reboot che ci riporta ad un domani da cui tutto prese origine. Siamo nel 2018, undici anni prima rispetto al prologo del primo capitolo: John Connor (Christian Bale) è a capo della resistenza, un giovanissimo Kyle settimana più tardi), Terminator Salvation contiene in esclusiva per l’edizione in alta definizione la versione Director’s Cut, con spezzoni mai mostrati nelle sale e la funzionalità “Un film al massimo! – Modalità Picture-InPicture”, che consente di assistere al film “insieme” al regista McG e comprende un commento con interviste al cast e alla troupe, 11 minicontenuti speciali, storyboard e gallerie di foto. Tra i contenuti speciali BD-Live, poi, 10 video “Terminator TechCom” da scaricare, informazioni sul film grazie alla tecnologia MovieIQ e cinechat, una funzionalità che consente di chattare con i propri amici in tutto il mondo durante la visione del film. DISTR. SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT Reese (che poi diventerà suo padre) è tra i prigionieri di Skynet, mentre dal passato ritorna Marcus Wright (Sam Worthington), “giustiziato” 15 anni prima e adesso catapultato in questo nuovo, desolante mondo, senza memoria ma con una missione da compiere. Disponibile in Blu-ray Disc dal 25 novembre (e in DVD una novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 73 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD Garrone d’annata La cl as se de i cl as si ci a cura di Bruno Fornara In cofanetto i primi tre film (e un doc) del regista di Gomorra REGIA Fritz Lang CON Stewart Granger, George Sanders GENERE Avventura (1955) DISTR. Millennium Storm Il covo dei contrabbandieri 1757, sulle coste dell’Inghilterra. Un ragazzo orfano cerca Jeremy Fox. Libertino e senza scrupoli, Fox è a capo di una banda di contrabbandieri. Un film d’avventura che si rifà a Stevenson e Dickens con un occhio ai quadri di Hogarth. Castelli in rovina, una statua d’angelo (o è un demonio?) con occhi bianchi e vuoti, colori scuri e bruni. Le ossessioni di Fritz Lang sulla lotta tra bene e male, sulle società segrete, i cimiteri e le caverne, su quella parte della società che si nasconde e trama nell’ombra. Il mondo visto con gli occhi e la mente del bambino: la doppiezza e il cinismo MATTEO GARRONE PRIMA DI GOMORRA, Primo amore e L’imbalsamatore. Raccolti in cofanetto, i tre film (più il documentario) con cui il regista romano, ancora ventottenne e dopo il corto Silhouette, incominciò la scalata che lo ha portato, anni più tardi, ai vertici della cinematografia nazionale, e non solo. I tre immigrati negli altrettanti episodi di Terra di mezzo (1996) e i due albanesi trapiantati a Roma di Ospiti (1998), per raccontare le non facili dinamiche dell’integrazione. Poi la storia di Oreste Pipolo, fotografo di matrimoni, nel documentario girato a Napoli sempre nel 1998, fino allo strampalato girovagare per la capitale di uno scenografo in Estate romana (2000), prima collaborazione con lo sceneggiatore Massimo Gaudioso (dopo la co-regia per il corto Un caso di forza maggiore) e ultimo avamposto prima della definitiva consacrazione. DISTR. FANDANGO HOME ENTERTAINMENT 74 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 degli adulti contro l’innocenza ingenua del ragazzo. E un diamante in fondo a un pozzo. Un racconto gotico con l’andamento di un cappa e spada. Un percorso di iniziazione in un clima inquietante e funereo. Il personaggio di Stewart Granger, violento e seduttore, carismatico e ambiguo. La musica gonfia di Miklos Rosza. Il pessimismo di Lang che non crede nella redenzione. Il bambino che resta ottimista e fiducioso nonostante tutto. Un film amatissimo dall’ala più radicale e bizzarra della critica francese, i macmahoniani, che lo riscoprì e lo esaltò oltre ogni misura. Fi lm in or bi ta a cura di Federico Pontiggia Boston Legal 5 (Mya) 13 nuovi episodi per proseguire le vicende professionali e umane degli agguerriti avvocati bostoniani. Spin-off del longevo The Practice Professione avvocati, una serie senza appello. Crash (Rai4) In prima visione free, riprende temi e struttura dell’omonimo film di Paul Haggis, premio Oscar 2006: sullo sfondo Los Angeles, un avvincente puzzle interrazziale con la “nostra” Moran Atias. Monk (Joy) Settima stagione - in lavorazione l’ottava e ultima - per “l’eccentrico” detective Tony Shalhoub, che trova un inedito psichiatra: Hector Helizondo (Pretty Woman). Per ossessivi-compulsivi… Belfagor Torna il Fantasma del Louvre in un’edizione da non perdere Recuperi e omaggi RICOMINCIO DA TRE A 15 anni dalla scomparsa, 01 rende omaggio a Massimo Troisi e al film che l’ha reso famoso, in versione restaurata: tra gli extra, il Making of e un ricordo dell’attore-regista di Tonino Pinto. DISTR. 01 DISTRIBUTION FUERHER EX La storia di Ingo Hasselback, neonazista poi pentitosi, il film di Winfried Bonengel è ambientato a Berlino Est nel quinquennio 19861990, a cavallo della caduta del Muro. Inedito in Italia, passato in concorso a Venezia 59. DISTR. DOLMEN HOME VIDEO PONYO SULLA SCOGLIERA In attesa dell’edizione limitata prevista per il prossimo anno, ecco l’ultima fatica di Miyazaki. Nella versione due dischi, con storyboard del film e karaoke tra gli extra. DISTR. LUCKY RED INTRIGO INTERNAZIONALE RITORNA BELFAGOR, ovvero “Il fantasma del Louvre”, nella duplice versione (1927, 1965), in un’edizione 4 Dischi da non perdere, contenente anche il libro di Arthur Bernède, con illustrazioni di Corrado Roi. Nei primi due dischi i quattro episodi della serie per la tv del 1965, diretta da Claude Barma e interpretata, tra gli altri, da Juliette Greco, Yves Rénier, François Chaumette e Christine Delaroche. Nei dischi 3 e 4, invece, lo sceneggiato del ’27 scritto dallo stesso Bernède per la regia di Henry Desfontaines e co-prodotto da un altro grande demiurgo del mistero alla francese, Gaston Leroux, padre del Fantasma dell’Opera. DISTR. DOLMEN HOME VIDEO In edizione speciale doppio disco, il più classico dei thriller firmati Alfred Hitchcock. In versione restaurata, per rivivere al meglio alcune delle scene più memorabili dell’intera storia del cinema. DISTR. WARNER HOME VIDEO novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 75 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD Grandi registi Dalla library Cristaldi: Lattuada, Comencini e De Santis in cofanetto Ri-vedere Braveheart L’eroe scozzese di Mel Gibson in alta definizione: con 7 ore di extra VINCITORE DI 5 PREMI OSCAR (tra cui Miglior Film e Miglior Regia), Braveheart di Mel Gibson arriva per la prima volta nel formato Blu-ray HD (doppio disco), con il master HD visionato e approvato dal direttore della fotografia John Toll (statuetta anche per lui). Nuovi ed inediti contenuti speciali (circa 7 ore), poi, per “interagire” direttamente con il film: con la modalità “Picture in Picture” di “Il mondo di William Wallace” è possibile scoprire i luoghi e i personaggi della pellicola senza interrompere la visione, mentre con il BD-Java de “Il campo di battaglia della rivoluzione scozzese” lo spettatore sarà al centro di due campi di battaglia con l’animazione in 3D che illustra i movimenti degli eserciti e le strategie di guerra. DISTR. 20TH CENTURY FOX ENTERTAINMENT Prosegue l’operazione “Grandi registi del cinema italiano”: dopo Pietro Germi e Mario Monicelli, Dolmen HV propone altri tre nomi illustri dalla library Cristaldi Film, Alberto Lattuada, Luigi Comencini e Giuseppe De Santis. In tre distinti cofanetti, tre film da conservare di ciascun regista: Il delitto di Giovanni Episcopo, Senza pietà e Il mulino del Po per Lattuada, Proibito rubare, La bella di Roma, La ragazza di Bube per Comencini, Riso amaro, Non c’è pace tra gli ulivi e Un marito per Anna Zaccheo per De Santis. DISTR. DOLMEN HOME VIDEO Alle nato ri nel pall one Pro Evolution Soccer 2010 Per tutte le Console e Pc: croce e delizia per innumerevoli fan L’Italia è un popolo di critici cinematografici ma, come ben noto, anche di allenatori: reali, virtuali e videogiocatori. Mentre il campionato di calcio si appresta ad entrare nel vivo, non potevano mancare simulazioni dedicate a questo sport. Tra i titoli più rappresentativi c’è sicuramente Pro Evolution Soccer, che giunto 76 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 a questa decima edizione mette nuovamente a disposizione di tutti gli appassionati la possibilità di disputare la Champions League, con tanto di musiche e loghi ufficiali, allo scopo di ricreare al massimo l’atmosfera della partita. Non manca la possibilità di disputare amichevoli insieme ad altre persone e anche online, per un pacchetto completo e imperdibile per tutti gli appassionati. Pro Evolution Soccer 2010 è dispo- nibile per tutte le Console e PC. Per saperne di più visitate www.multiplayer.it ANTONIO FUCITO Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE Borsa del cinema di Franco Montini Tristezza d’Essai Si interrompe bruscamente il trend positivo degli ultimi anni: quali le cause del cedimento? CON OLTRE 860 SCHERMI, Invecchiamento del pubblico, ma anche l’attenzione verso i film di qualità è in declino 78 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 il cinema d’essai rappresenta un segmento importante del mercato cinematografico. Nell’ultimo anno, più esattamente dal 1 dicembre 2008 al 4 ottobre 2009, le presenze nelle sale d’essai rilevate da Cinetel sono state pari al 15,2% del totale. Nelle ultime stagioni, nonostante una complessiva stagnazione del mercato e la crescente concorrenza dei multiplex, il settore del cinema di qualità aveva mostrato un trend di crescita, che, tuttavia, quest’anno si è improvvisamente interrotto, come rilevato anche agli Incontri del Cinema d’Essai, svoltisi a Mantova dal 6 all’8 ottobre, per iniziativa della FICE, l’associazione di categoria. Negli incontri di Mantova si è cercato di individuare le ragioni di questo inaspettato cedimento, che non sembra dipendere dalla qualità dell’offerta proposta sul mercato nell’ultimo anno, in linea con il livello delle Cast & Crew di Marco Spagnoli e riprese in 3D ll e d re o is rv e p u s Il Intervista a David Bush, ideatore di E-Motion precedenti stagioni. Piuttosto c’è da rilevare il progressivo invecchiamento del pubblico d’essai e la mancanza di ricambi. Per ogni spettatore che, per ragioni di età, smette di frequentare il grande schermo, non ci sono sostituti o comunque non ce ne sono abbastanza. Fra le nuove generazioni si registra un progressivo imbarbarimento del gusto, fatale conseguenza di una mancata alfabetizzazione all’immagine. I giovani non amano il cinema d’autore per il semplice motivo che ne ignorano perfino l’esistenza e non potrebbe essere altrimenti visto il desolante livello della programmazione in televisione, dove il cinema di qualità è stato completamente cancellato. Un fenomeno analogo si registra sull’informazione stampata: l’attenzione nei confronti del cinema di qualità sta progressivamente diminuendo, mentre gli spazi della critica, che hanno sempre privilegiato questo tipo di film, sono ormai talmente ridotti da non poter svolgere analisi approfondite in grado di orientare e incuriosire i lettori nei confronti dei titoli esaminati. Alle ragioni culturali dell’improvviso deficit del segmento d’essai si aggiungono motivazioni economicocommerciali; la diminuzione delle sale di città; il problema della stagionalità con i film di qualità che continuano ad essere concentrati in pochi mesi. E ancora la carenza delle copie a disposizione dei cinema di profondità e il mutamento delle politiche editoriali della distribuzione. A causa della scarsa redditività del cinema di Dopo aver fondato Cinecittà Digital e, in seguito, avere supervisionato gli effetti visivi di film come Oliver Twist di Roman Polanski, David Bush ha creato E-Motion, la prima società di produzione di riprese e postproduzione in 3D per il mercato italiano. Come ha iniziato a lavorare nel campo dell’effettistica visiva e della produzione in 3D? Quando sono arrivato in Italia nel 1975 facevo il fotografo di scena. Negli anni ’90, poi, con l’introduzione delle nuove tecnologie più sofisticate, mi sono appassionato al montaggio e ho sviluppato un nuovo modo di lavorare nel campo degli effetti visivi. Parliamo del 3D? Il 3D rappresenta il futuro del cinema: oggi viviamo un passaggio importante quanto quelli dal bianco e nero al colore, dal suono monofonico al dolby digital. Così ho trascorso l’ultimo anno a mettere a punto una filiera di ripresa e post produzione 3D. Cosa la affascina di più del suo lavoro? Mi piace modificare la percezione della realtà per renderla così come la vuole il regista. Amo poter studiare soluzioni visive non per “migliorare” la storia, bensì per renderla più appassionante e emozionante. Che consigli darebbe ad un giovane? Di accostarsi al cinema come forma d’arte e non nel suo aspetto produttivo. Conoscere i computer e le loro possibilità è meno importante che vedere tanti film e capire lo stile di un regista. Il cinema nasce da una grammatica visiva. Più si vede, più si impara. box office (aggiornato al 26 ottobre) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Up Parnassus - L’uomo che voleva... Oggi sposi Bastardi senza gloria Julie & Julia Brüno La battaglia dei tre regni Baarìa Lo spazio bianco Basta che funzioni € 19,203,126 € 31,792,248 € 28,940,988 € 18,054,485 € 13,562,643 € 11,527,663 € 31,506,394 € 29,931,629 € 33,699,430 € 34,634,227 N.B. Le posizioni sono da riferirsi all’ultimo weekend preso in esame. Gli incassi sono complessivi qualità nello sfruttamento home video e televisivo, storiche società di distribuzione come Mikado e Lucky Red si stanno orientando verso titoli, almeno in teoria, commercialmente più appetibili. Le proposte rigorosamente di qualità sono oggi distribuite sul mercato da piccole case che non sembrano ancora in grado di offrire ai propri prodotti un adeguato sostegno. Qualche responsabilità, infine, riguarda anche l’esercizio: mentre i multiplex hanno saputo intercettare i bisogni del pubblico dei ragazzi, le sale di città spesso non hanno fatto altrettanto con gli spettatori adulti, ai quali bisognerebbe mettere a disposizione maggiori servizi: la possibilità di prenotazione, foyer ospitali, agevolazioni per i parcheggi. Per spingere il pubblico ad uscire di casa bisogna proporre motivazioni forti; siamo sicuri che gli esercenti d’essai abbiano fatto abbastanza? novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 79 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE Libri Dagli Incontri con il cineasta tedesco all’America di Sergio Leone. La storia della Cines e manuali a go go Ai confini di Herzog Alla fine del mo ndo Tra nos talg ia e mit o Pare che Herzog non volesse collaborare a un libro intervista su di lui: “Non analizzo me stesso” fu la sua prima risposta a Paul Cronin. Poi ha cambiato idea, per smentire quelle che definisce “selvagge falsificazioni” sulla sua figura, in primis la leggenda che lo vede sul set di Aguirre dirigere Kinski fucile alla mano. Nasce così Incontri alla fine del mondo – Conversazioni tra cinema e vita, a cura di P. Cronin (minimumfax, pagg. 405, € 16,50), intenso libro intervista in cui Herzog si rivela meno folle di quanto la sua fama vorrebbe, ma sicuramente geniale e visionario come ci si aspetta. Racconta la sua vita avventurosa e ripercorre la genesi e la lavorazione dei suoi film dal primo corto giovanile, Herakles, fino ai doc della maturità. Mancano i due film in concorso a Venezia, ma, dopo 400 pagine di vita e cinema, forse non è grave. A distanza di tre anni da Sergio Leone. America e nostalgia, il giovane saggista Roberto Donati ripropone con Sergio Leone. L’America, la nostalgia e il mito (Falsopiano, pagg. 256, € 15,00) i tratti fondanti di un cineasta che, proprio attraverso questi tre termini chiave, ha saputo riscrivere e creare nuove coordinate per un cinema del Tempo, ben rintracciabile nella Trilogia composta da C’era una volta il West, Giù la testa e C’era una volta in America, titoli analizzati dall’autore del libro. Con prefazione di Carlo Lizzani, postfazione di Italo Moscati, illustrazioni originali di Luca Zampetti e varie testimonianze di chi, nel corso della carriera, ha fatto parte della vita (e del tempo) di Sergio Leone: dallo sceneggiatore Donati al compositore Ennio Morricone, da Luciano Vincenzoni a Claudia Cardinale. GIORGIA PRIOLO 80 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 VALERIO SAMMARCO Questione di metodo Esiste una “griglia” per analizzare un’opera filmica? Partono da qui F. Vanoye e A. Goliot-Lété, autori di Introduzione all’analisi del film (Lindau, pagg. 190, € 14,50), per un manuale che insegna a guardare e smontare i film, attraverso l’analisi di capolavori come Rebecca di Hitchcock o Paesaggio nella nebbia di Angelopoulos. Un punto di partenza per studenti, aspiranti critici, ma anche spettatori, con il pregio di mettere in guardia sui suoi stessi limiti: non esiste un metodo per interpretare i film, ma solo un talento da coltivare e un grande amore per l’oggetto di analisi. Per passare dalla pratica alla teoria, segnaliamo la riedizione di Introduzione all’estetica del cinema di D. Chateau (Lindau, pagg. 188, € 14,50): ottimo e aggiornato breviario che spiega come trasformare la visione di Harry Potter in un’esperienza estetica. Sguardo e memoria Semiologia visiva del trauma della Shoah, attraverso grandi registi-testimoni di Barbara Millucci GIORGIA PRIOLO Cin es( tor ia) Subito dopo la Titanus (1904), nacque la Cines: era il 1906, il capitale iniziale era di 400.000 lire, e il proposito quello di produrre pellicole, fabbricare apparecchi e commerciare in tutti gli accessori relativi alla cinematografia, fotografia e tecniche affini. Oggi, dopo essere stata sciolta, ceduta a terzi nel ’55 e rifondata nel 2006, rappresenta ancora la continuità del nostro cinema. È per questo che, quasi vent’anni dopo, viene rieditato La Cines. Storia di una casa di produzione di Riccardo Redi (Ed. Paolo Emilio Persiani, pagg. 184, € 14,90): occasione, oltre che per apportare correzioni e aggiunte, di tenere presenti le recenti ricerche, soprattutto dal punto di vista economico, compiute dai vari studiosi nel corso di questi ultimi anni. Senza tralasciare i numerosi film realizzati, primi testimoni dell’attività produttiva e della specificità della società italiana. VALERIO SAMMARCO Com’è dura la scrittura Cominciano ad essere troppi i manuali di sceneggiatura sugli scaffali delle librerie e non è facile orientarsi tra i molti libri che sembrano promettere tutti la stessa cosa: insegnare a scrivere una sceneggiatura. Il sistema sceneggiatura di Bandirali e Terrone (Lindau, pagg. 295, € 22,00) si propone qualcosa di più, come recita il sottotitolo: “scrivere e descrivere un film”. Ambisce ad essere al tempo stesso manuale per imparare a scrivere i film e trattato per capirli, rivolgendosi non solo ad aspiranti sceneggiatori ma anche critici, studenti, insegnanti. Gli autori riprendono e organizzano tutte le teorie della sceneggiatura, da McKee a Dara Marks passando per Linda Seger, e forniscono un’abbondante mole di esempi tratti dal cinema classico fino a The Wrestler, rendendo la lettura affascinante. GIORGIA PRIOLO Alessio Scarlato 20 gennaio 1942 Auschwitz e l’estetica della testimonianza Edizioni NEU € 20,00 Pagg. 278 Che significato dare oggi alla parola testimonianza? Alessio Scarlato nel libro 20 gennaio 1942, Auschwitz e l’estetica della testimonianza (Ed. NEU, pagg. 278, € 20,00), tenta di ripercorrere le tracce delle testimonianze e delle documentazioni visive che hanno portato allo sterminio di massa, metodico e sistematico degli ebrei durante il terzo Reich, arrivando a definire una vera e propria memoria pubblica in un continuo rimando tra significante e significato, forma e contenuto, presente e passato. Un’attenta ed accurata semiologia visiva del trauma della Shoah attraverso i più grandi registi-testimoni del passato. Si va dal documentario sul II congresso del Partito nazionalsocialista Il trionfo della volontà (1935) di Leni Riefenstahl all’antropologia del prigioniero dei campi di sterminio in Primo Levi, passando per le memorabili sequenze girate in b/n all’interno del Museo di Auschwitz di Notte e nebbia di Resnais. Ed ancora da Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer a La passeggera (1963) di Andrzej Munk, fino ad Ungheria privata di Forgács e Histoire(s) du cinéma di Godard. Proprio Godard dirà che “il cinema è fatto per pensare... ma la fiamma si è definitivamente spenta ad Auschwitz”. Il sopravvissuto – scrive Scarlato – offre il proprio corpo per ricordare il carattere incarnato della verità. Nel progetto di sterminio, il testo è il luogo dove la pratica artistica è chiamata a dar conto delle ragioni del proprio essere. novembre 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 81 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE di Gianluigi Ceccarelli Colonne Sonore Visti da vicino Indie Jonze Cori di bambini, filastrocche e noise-punk: Nel paese delle creature selvagge I newyorchesi Yeah Yeah Yeahs e il loro proto poppunk sono l’ultima realtà indie dell’odierna scena musicale (con ampie prospettive di apertura al commerciale: li hanno già definiti “I Blondie del XXI secolo”). Li conosce bene Spike Jonze, che ha diretto il video del loro singolo Y Control e adesso affida la produzione della colonna sonora di Nel paese delle creature selvagge alla carismatica frontwoman del gruppo, la sudcoreana naturalizzata statunitense Karen O (al secolo Karen Lee Orzolek). I “Kids” al seguito sono ragazzi di un certo rilievo: oltre ai compagni di band Brian Chase e Nick Zinner, val la pena citare Dean Fertita dei Queens of the Stone Age, Jack Lawrence (spalla di Jack White nei Dead Weather e nei Raconteurs), Greg Kurstin dei Bird and the Bee. In pratica la scena indie del momento, riunita intorno a Karen O per accompagnare il viaggio fantastico di un bambino con la sua voce selvaggia e insieme fanciullesca. Lo si avverte in brani come All is Love, dove un coro di bambini sottolinea ancor più il contesto irreale e infantile, in Capsize dove pathos della musica e dramma del narrato si sciolgono in testi da filastrocca, nel folle disimpegno di Rumpus, nel cantato noise-punk di Animal. E in Cliffs e Food is Still Hot il lirismo della voce di Karen raggiunge vette sublimi di maturità. Un progetto pensato nel dettaglio che, in mani capaci, ha prodotto un risultato sorprendente, da ascoltare e riascoltare. Per tut ti i gus ti a cura di Federico Pontiggia Marpiccolo Dopo Come Dio comanda per Salvatores, i romani Mokadelic tornano al cinema per Alessandro di Robilant: ossessivi e claustrofobici, come film impone, ma senza dimenticare il marchio di fabbrica neopsichedelico. Taranto on the floor… 82 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2009 A Serious Man Un sola canzone Yiddish, qualche musica liturgica, Machine Gun di Jimi Hendrix e ben 4 pezzi dal Surrealistic Pillow (1967) dei Jefferson Airplane: se aggiungete che il compositore è l’abituale Crater Burdwell, capirete che (meraviglia) stiamo ascoltando. Brüno Bastano solo i titoli di coda: Bono, Elton John (al piano con sedile umano), Sting e Snoop Doggy Dog, a cantare “l’Obama bianco”, il “Gesù austriaco” Sacha Baron Cohen. Comprimari di classe, per un assolo politicamente scorretto. design by FLARVET 27 TORINO FILM FESTIVAL 13-21 NOVEMBRE 2009 con il contributo di con il sostegno di main sponsor partner sponsor internet media partner