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Scarica PDF - Cinematografo
rivista del
M E N S I L E N . 1 1 N O V E M B R E 2 0 0 9 € 3,50
dal 1928
Pareri doc:
Gianfranco Ravasi
Il cinema
che vorrei
{ Torino 27 }
MUSICA,
AUTORI E TANTE
OPERE PRIME
INTERVISTA
Roland
Emmerich
2012: un kolossal
per salvare il
mondo
PIACE
AMichelle
TUTTI
Hunziker
In Germania spopola. In Italia è
la beniamina del pubblico.
Dal set di Natale a Beverly Hills
spiega perché
fondazione ente
™ ™
dello spettacolo
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Nuova serie - Anno 79 N. 11 novembre 2009
In copertina Michelle Hunziker in Natale a Beverly Hills
pu nti di vi sta
DIRETTORE RESPONSABILE
Dario Edoardo Viganò
CAPOREDATTORE
Marina Sanna
REDAZIONE
Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco
CONTATTI
[email protected]
PROGETTO GRAFICO
P.R.C. - Roma
ART DIRECTOR
Alessandro Palmieri
HANNO COLLABORATO
Luca Barra, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli, Laura Croce,
Silvio Danese, Karen Di Paola, Bruno Fornara, Antonio Fucito,
Barbara Millucci, Massimo Monteleone, Franco Montini,
Morando Morandini, Giona A. Nazzaro, Peppino Ortoleva, Luca
Pallanch, Anna Maria Pasetti, Giorgia Priolo, Angela Prudenzi,
Gianfranco Ravasi, Boris Sollazzo, Marco Spagnoli
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
N. 380 del 25 luglio 1986
Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007
STAMPA
Società Tipografica Romana S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM)
Finita di stampare nel mese di ottobre 2009
MARKETING E ADVERTISING
Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano
Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710
e-mail: [email protected]
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO
ME.PE. MILANO
ABBONAMENTI
ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro
ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro
SERVIZIO CORTESIA
S.A.V.E. Srl, Fiano Romano (RM) tel. 0765.452243 Fax 0765.452201
[email protected].
PROPRIETA’ ED EDITORE
PRESIDENTE
Dario Edoardo Viganò
DIRETTORE
Antonio Urrata
UFFICIO STAMPA
[email protected]
COMUNICAZIONE E SVILUPPO
Franco Conta
[email protected]
Festival, avanti il prossimo
Senza respiro. Da Venezia a Roma, dalla capitale
a Firenze e poi subito Torino. Serve una
riflessione generale sul calendario italiano dei
festival. Troppi, a pochi giorni di distanza l’uno
dall’altro. In discussione non è tanto la qualità dei
progetti, il contenuto dei programmi, la specificità
delle singole proposte. La fretta non aiuta, ma il
punto è un altro. Riguarda la capacità di
assimilazione di pubblico e stampa. Il primo
rischia di finire travolto da appuntamenti diversi e
ravvicinati, di non capire cosa diversifichi l’uno
dall’altro, di assuefarsi. La seconda è quasi
incredula dinnanzi alla generosa offerta di
notizie, star e anteprime di cui pullula l’autunno
italiano: se non somiglia a una succursale degli
uffici stampa, poco ci manca.
stessa lunghezza
d’onda Simon
Konianski, che ha
riproposto il tema
dell’olocausto e dei
conflitti mediorientali
attraverso il confronto
tra le generazioni, e Dawson Isla, 10, sui
perseguitati politici della dittatura cilena. Molto
personale la rivisitazione anni’70 realizzata da
Mimmo Calopresti ne La maglietta rossa che
racconta un pezzo di storia tricolore a partire
dall’avventura agonistica di Adriano Panatta.
Quanto a passato ne ha da vendere il Festival
dei Popoli, che taglia il traguardo delle 50
edizioni. Rievocazioni, e non solo: la kermesse
diretta da Luciano Barisone
In mezzo al mare grosso di
propone la prime retrospettiva
personaggi, eventi e iniziative
italiana sul grande Thomas Heise,
la bussola impazzita dei
“Appuntamenti diversi
cineasta dell’ex DDR, e si
giornali finisce per puntare al
e ravvicinati, si rischia
conferma un unicum per identità
sicuro, spostandosi da un
di non capire cosa
e intenzioni: il centro di gravità è il
Clooney a Venezia a un altro
documentario, l’universo
che sfila a Roma. Ma il cinema
diversifichi l’uno
ideologico è la predilezione
é qualcosa di più ampio. Storia,
dall’altro”
spiccata per i linguaggi fuori dalle
ad esempio. Le immagini più
mode. L’oggetto misterioso è
significative che ci consegna il
invece Torino – a cui la Rivista
festival capitolino sono a
dedica un ampio servizio – con la prima
rebours. Inquadrano il passato, lo declinano al
presente. La memoria come testimonianza civile edizione diretta da Gianni Amelio: grandi nomi
è il fil rouge che ha legato film come L’uomo che (Coppola e Kusturica) e buone premesse per un
festival che non è mai stato così vicino a
verrà di Giorgio Diritti, accorata ricostruzione
insidiare il primato dei due fratelli maggiori. Per
della strage di Marzabotto e Popieluszko di
il salto definitivo i tempi sono maturi. Fossero
Rafal Wieczynski, sulla vita di padre Jerzy,
anche dilatati…
servo di Dio e cappellano di Solidarnosc. Sulla
COORDINAMENTO SEGRETERIA
Marisa Meoni
[email protected]
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.66.37.455 - Fax 06-66.37.321
[email protected]
Associato all’USPI
Unione Stampa - Periodica Italiana
Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale
Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla
legge 7 agosto 1990, n. 250
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
s o m m a r io
n. 11
nove mbre
2009
Per ricordare Grace
Kelly. Che oggi
avrebbe compiuto
80 anni
SERVIZI
20 Capitale di star
Roma confidential: divi e divine
a tu per tu con il pubblico.
E’ ancora Festa
32 Disaster Emmerich
Profezia maya e fine del
mondo: il 2012 arriva prima
nelle sale. Le distruggerà?
36 La Mole di Amelio
Il TFF cambia pelle: la
27a edizione nel segno di esordi e
“note” indimenticabili
52 Firenze (s)Popoli
Il Festival dei documentari compie
50 anni: la Germania di Heise, poi
Iran e futuro globale
FILM DEL MESE
54 Nemico pubblico
58 L’uomo che fissa le
capre
60 Francesca
61 Il viaggio di Jeanne
61 Lebanon
62 Gli abbracci spezzati
64 Segreti di famiglia
65 Marpiccolo
65 Alza la testa
66 Nel paese delle
creature selvagge
67 Triage
67 Julie & Julia
68 Capitalism: A Love
Story
PERSONAGGI
44 Ravasi e il cinema
Sguardo d’autore: quando i film si
ergono a opera d’arte
48 Principessa Grace
Incarnazione del sogno
per Hitchock, favola
diventata realtà per il pubblico
28 COVER
Michelle, ma belle
Johnny Depp in Nemico pubblico
Un tempo icona della pubblicità,
la Hunziker è oggi tra i volti più noti del
piccolo e del grande schermo.
E stavolta il Natale è a Beverly Hills
In un film in DVD c’è tutto un mondo da scoprire.
Attraverso un DVD puoi scoprire uno spettacolo che va ben oltre il film: contributi speciali, backstage,
interviste e making of. Il DVD è un universo ricco di sorprese e curiosità, è una meraviglia da vedere,
rivedere, collezionare. Per mille e una serata, per poter decidere tu cosa guardare e quando. Un’opera unica
che puoi goderti solo in DVD.
DVD. Molto più di un film.
The show must go home.
TM
som ma ri o
La distruzione
del mondo secondo
Emmerich
72
Dvd & Satellite
10
Morandini in pillole
Opere e omissioni, acronimi
e leggende. Il testo più
sfruttato della storia? Hamlet
12
Circolazione
extracorporea
Sottotitoli, che passione!
Alla scoperta dell’universo
fan-subber
14
Glamorous
Quando il red carpet fa
tendenza. Quando il set è
un incubo, parola di
McKellen
16
Hollywood
Ending
Salma Hayek si sente
brutta, Schwarzenegger
predica bene ma la
moglie razzola male
Director’s Cut per
Terminator Salvation.
Belfagor in 4 dischi
78
Borsa del cinema
Caduta d’Essai, quali le
cause? E intervista a
David Bush, ideatore di
E-Motion
80
Libri
Herzog ai confini
del mondo, Leone
tra nostalgia e mito
82
Colonne sonore
Commistioni indie
per Spike Jonze,
titoli di coda cult
per Brüno
pensieri e parole
Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di
un critico DOC
MORANDINI in pillole
di Morando Morandini
Perché i
quotidiani
nazionali non
danno notizia
dei premi
collaterali ai
Festival?
Omissioni – Quanti sono i premi collaterali che ogni anno si
distribuiscono alla Mostra di Venezia? Ormai una ventina di
vario tipo e colore. Anch’io, nella giuria della FEDIC
(Federazione Italiana Cineclub) attiva da 60 anni – ho contribuito a darne uno a Lo spazio bianco di Francesca Comencini e
una menzione speciale al documentario Di me cosa ne sai di
Valerio Jalongo. Perché i quotidiani di diffusione nazionale non
ne danno notizia? E’ uno dei tanti segni del degrado – e della
disinformazione – dell’attuale giornalismo italiano che rispecchia quello della classe dirigente politica e civile.
Una leggenda – Fui tra i pochi alla 66ma Mostra ad apprezzare,
nella sua modestia, Questione di punti di vista dell’80enne
Jacques Rivette. C’è una leggenda medievale all’origine del
titolo originale, 36 vues du Pic Saint-Loup. Tre cavalieri – o fratelli – Loup, Clair e Guiral, tutti innamorati della figlia del
signore di Sant-Martin (nel Languedoc) partecipano a una crociata senza sapere quale dei tre sarebbe stato scelto come
sposo. Nel frattempo la fanciulla muore. Reduci dalla Terra
Santa, i tre si fanno eremiti e s’installano ciascuno su una cima
vicina per meglio osservare la tomba della defunta. Ogni anno,
il 19 marzo, accendono un fuoco per segnalare la persistenza
della loro devozione. L’ultimo a spegnersi fu quello di Loup.
LGBT – Alla 66ma Mostra veneziana è stato assegnato per la
terza volta il “Queer Lion Award”. Per l’occasione è stato distribuito un elegante opuscolo dal quale ho appreso che la giuria
internazionale (quattro italiani e un inglese) aveva a disposizione nelle varie sezioni 14 film a tematica LGBT tra i quali scegliere il migliore. Ha vinto A Single Man (USA 2009) di Tom
Ford, segnalato anche dalla giuria ufficiale con la Coppa Volpi
del migliore attore a Colin Firth. Al Lido non ero riuscito a decifrare l’acronimo LGBT. A Milano l’ha interpretato per me l’amico Paolo Mereghetti: L(esbiche), G(ay), B(isessuale), T(ransessuale).
Il testo
letterario più
filmato al
mondo è
Hamlet: 40
versioni mute
e 60 sonore
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Sono tanti – Angela Gandolfi, preziosa amica, ha fatto per me
una ricerca in internet sui film che, in modi più o meno diretti,
toccano il tema dell’omosessualità e ne ha trovati 440. C’è
anche un Amleto tedesco del
1920, diretto da Sven Gade e
Heinz Schall con Asta
Nielsen, diva danese del
muto, protagonista. Secondo
Emanuela Martini, Hamlet è
“il testo narrativo (letterario o
teatrale) più filmato del
mondo”: si contano una quarantina di versioni mute (in
gran parte perdute) e più di
60 sonore.
novembre 2009
FINE PEN(N)A MAI
VISIONI FORZATE E INDULTI
CRITICI
Mi si nota di più se mi chiamo Festival
o Festa? Ecce Roma. #### 600mila
visitatori nei luoghi del Festival capitolino:
utenti unici o piastrelle visitate? ####
Lui tradisce il cane con la moglie, e finisce stecchito dai sensi di colpa: dal Tevere
alle sale natalizie, Richard Gere al guinzaglio di Hachiko. #### “Il mio Giovane
Holden al femminile”, ovvero l’Amore 14
di Federico Moccia. Che ammoderna pure
Louisa May Alcott: Piccole veline crescono… #### Datele tre parole: sesso, cibo
e amore. E a 60 anni, Meryl Streep confermerà: da She-Devil al Diavolo griffato,
il patto con Belzebù l’ha fatto davvero.
#### Christine, Cristina per l’esordio
alla regia di Stefania Sandrelli. Di cui
apprezziamo soprattutto la promessa a
latere: “Non lo farò più”. #### James
Ivory & The City of Your Final Destination:
“Un film che va alla ricerca dell’America
Latina e di noi stessi”. Probabilmente,
non è più tornato.
ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE
STALLE ALLE STARLETTE
Da fashion-victim a fashion-killer:
Angelina Jolie vestirà i panni di Patrizia
Reggiani, la vedova nera di Gucci. STOP
“Toccala tutta”. Di fantozziana memoria,
l’esortazione di Zeffirelli a Bocelli, avvinghiato alla Bellucci nell’ Omaggio a
Roma. STOP Travolta da un’insolita rabbia, Lina Wertmuller insorge contro il
Festival di Roma, reo di aver escluso il
suo nuovo film. Titolo? Mannaggia la
miseria. Appunto.
Federico Pontiggia
BIANCAFILM
RAI CINEMA
ALIEN PRODUZIONI
PRESENTANO
SERGIO CASTELLITTO Premio Marc’Aurelio d’Argento della Giuria al migliore attore
ANITA KRAVOS Premio L.A.R.A. alla migliore attrice italiana
Sergio Castellitto
alzalatesta
un film di
Alessandro Angelini
SERGIO CASTELLITTO ANITA KRAVOS GIORGIO COLANGELI GABRIELE CAMPANELLI LAURA ILIE DUCCIO CAMERINI AUGUSTO FORNARI GABRIEL SPAHIU PIA LANCIOTTI
SOGGETTO DI ALESSANDRO ANGELINI ANGELO CARBONE SCENEGGIATURA DI ALESSANDRO ANGELINI ANGELO CARBONE FRANCESCA MARCIANO
FOTOGRAFIA ARNALDO CATINARI MONTAGGIO MASSIMO FIOCCHI SCENOGRAFIA ALESSANDRO MARRAZZO COSTUMI DANIELA CIANCIO
SUONO REMO UGOLINELLI MUSICHE ORIGINALI DI LUCA TOZZI EDIZIONI WARNER CHAPPELL MUSIC ITALIANA
UNA PRODUZIONE BIANCAFILM RAI CINEMA ALIEN PRODUZIONI
QUESTO FILM È STATO RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE DAL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI – DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA
PRODOTTO DA DONATELLA BOTTI REGIA DI ALESSANDRO ANGELINI
dal 6 novembre al cinema
www.01distribution.it
circolazione extracorporea
UNIVERSO FAN-SUBBER
Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità
a cura di Peppino Ortoleva
Non si sottotitolano solo le serie Tv: traduzioni
amatoriali, film (ri)scoperti
In principio erano i film. O meglio, i film di animazione giapponese. È attorno a
questi testi che si sono coagulate le prime comunità di fan-subber, i sottotitolatori
amatoriali di audiovisivi destinati a non arrivare sul mercato nazionale: in un’era ancora analogica, valenti appassionati formavano gruppi e si scambiavano VHS con le
ultime novità nipponiche tradotte in inglese. Poi è arrivato Lost, e il
fansubbing è diventato digitale, cambiando assieme il genere di riferimento (dai cartoni alle serie tv statunitensi), i luoghi (dagli Usa,
i subber si sono diffusi nel resto del mondo), i tempi: non più audiovisivi da far arrivare, ma da far arrivare prima, a poche ore dalla messa in onda sulla tv Usa. Ma le origini non si dimenticano. E
così, rovistando negli archivi delle due maggiori comunità italiane,
Italian Subs Addicted e Subsfactory, si possono ancora trovare, sia
pure in “tono minore”, numerosi lungometraggi.
Alcune scelte non sorprendono: ci sono lavori legati alla tv (The
Simpsons Movie; Stewie Griffin – The Untold Story), piccoli cult per
cui i tempi di distribuzione italiani sono stati troppo lunghi (Juno,
Control, The Fountain), prodotti dalla complessa (e controversa)
traduzione (Religolous). Ma, di fronte alla quasi totale assenza di
blockbuster (anche per paura di “ritorsioni” legali), a fare da padroni tra i sub scaricati sono i titoli che da noi non si sono potuti
vedere. Generi poco frequentati: dall’indie americano (Zack and
Miri Make a Porno ) alla teenage comedy , dal fantasy
(Dragonlance) ai mostri (Hulk vs. Wolverine). Imprevisti ritorni dei remake: The Last
Kiss, rifacimento Usa de L’ultimo bacio di Muccino. Sequel esclusi da ogni diffusione, sia pure in home video, come Jackass 2 e The Butterfly Effect 3. Cinematografie
dalle quali in Italia arriva poco: certo il Giappone, ma pure la Spagna. Poi, gli sceneggiati storici e letterari della BBC e alcuni recuperi d’archivio, da Sweet
Sweetback’s Baad Asssss Song a The Trip.
Da questa (piccola) esperienza, si possono trarre
alcune (piccole) conclusioni. Primo. Le distinzioni
tra film e tv tendono a svanire, e così tra i film si Il grande bersaglio
trovano anche i tv movie, o i cosiddetti straightè la distribuzione
to-Dvd. Secondo. Il pubblico degli appassionati
dei telefilm somiglia allo spettatore di molti fe- italiana, “colpevole”
stival, con cui condivide non solo il sottotitolo
di troppi filtri
(autoprodotto!) ma un certo approccio al cult e al
genere. Terzo. Il grande bersaglio è la distribu- e ritardi
zione italiana, “colpevole” di troppi filtri, ritardi e
adattamenti fantasiosi. Come con gli anime da
cui tutto è partito, il subbing vuole essere uno stimolo: la dimostrazione che c’è un
mercato, sia pure di nicchia. Anche se fosse vero, come disse Hitchcock a Truffaut,
che ogni pellicola “perde il 15% della sua forza quando è sottotitolata, il 10% soltanto se è ben doppiata”, un sottotitolo è meglio di niente. Se è vero che internet aggira molte censure, la cosiddetta censura del mercato è tra queste.
Luca Barra
IN PRINCIPIO ERANO “ANIME”
L’anime Itazura na Kiss. In basso
Ellen Page in Juno
12
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
CINECITTÀ LUCE, TOMMASO CALEVI E SILVIA D’AMICO BENDICO
PRESENTANO
ENNIO FANTASTICHINI PAOLO BRIGUGLIA
E CON AHMED HAFIENE
LA COSA
GIUSTA
REGIA DI MARCO CAMPOGIANI
CINECITTÀ LUCE TOMMASO CALEVI E SILVIA D’AMICO BENDICO PRESENTANO
UNA COPRODUZIONE RAI CINEMA E TOMA CINEMATOGRAFICA IN ASSOCIAZIONE CON PLANET IMAGE
LA COSA GIUSTA ENNIO FANTASTICHINI PAOLO BRIGUGLIA E CON AHMED HAFIENE
CAMILLA FILIPPI SAMYA ABBARY ANTONIO RAMPINO MASSIMO RIGO GIANNI VATTIMO
FRANCESCO ROSSINI GUIDO RUFFA JOSEF SCICLUNA CON LA PARTECIPAZIONE DI GRAZIANO PIAZZA
SCENEGGIATURA MARCO CAMPOGIANI CON LA COLLABORAZIONE DI GIOVANNI DE FEO
SUONO DI PRESA DIRETTA PIERO PARISI DIRETTORE DI PRODUZIONE GIORGIO TURLETTI
COSTUMI STEFANIA SVIZZERETTO SCENOGRAFIA MARTA MAFFUCCI MUSICHE ORIGINALI THEO TEARDO
MONTAGGIO MAURO MENICOCCI FOTOGRAFIA MAURIZIO CALVESI
PRODOTTO DA TOMMASO CALEVI INIZIATIVA REALIZZATA CON IL CONTRIBUTO E IL PATROCINIO DELLA
DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA - MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI
FILM REALIZZATO CON LA COLLABORAZIONE DI FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE
REGIA DI MARCO CAMPOGIANI
glamo rous
Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze
14
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2009
a cura di
Arnone
luca
Gian
AMABILI TEST
Peter Jackson sta preparando un’arma capace di distruggere il nazismo. Si chiama
Dambusters ed è l’Inglorious Basterds neozelandese. Il cui vero obiettivo sono però i
giornalisti: i loro pronostici su Amabili resti, dato in pole per gli Oscar, lo hanno mandato in
bestia soprattutto dopo i funesti screen test sul pubblico. Bastardi loro, o senza gloria il film?
L’HOBBIT E’ ATTENDERE
“Presto sarà pronto lo script. Subito dopo
verrà stabilito il budget e a seguire il cast.
Inizieremo le riprese in primavera e
continueremo a girare per 383 giorni!”. Ian
McKellen e il work in progress di The
Hobbit, prequel de Il signore degli anelli
che sarà diretto da Del Toro. Un progetto
attesissimo che l’attore ha firmato a scatola
chiusa. Apponendovi anche il testamento
per eventuali ritardi di lavorazione.
IL FESTIVAL IN
DUE SCARPE
Vista la scarsa affluenza di pubblico e
le foto che abbiamo scelto dal red
carpet, sarebbe troppo facile
ironizzare sulla passerella romana e
dire che era fatta coi piedi. Pensiamo
invece che sia stato tutto un
equivoco: Roma non ha mai voluto far
concorrenza a Venezia. Ma a Milano.
La parola passi agli esperti di moda.
FOTO KAREN DI PAOLA
AIDA TRA FIATO
E FIUTO
Cosa hanno in comune la
Yespica e Rosy Bindi? Sono
entrambe più belle che
intelligenti. E nessuna delle
due è a disposizione degli
uomini. Aida suo malgrado.
Regala un figlio a Ferrari e lui
le dà il benservito. Si butta
tra le braccia del miliardario
Emilio Rodriguez e lui la
pianta in albergo il mese
dopo. Infine viene lasciata a
piedi dai carabinieri che le
ritirano la patente per guida
in strada di ebbrezza. Con
immancabile “Sapete chi
sono io?” urlato ai militari
dell’Arma, e una sibillina
risposta: Rosy Bindi?
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
15
colpo d’occhio
Il Paese delle Meraviglie di Mia
Wasikowska? Il cinema. Dopo
Burton, che l’ha fatta Alice
accanto al cappellaio matto
Depp, l’ex promessa australiana
– 20 anni appena compiuti – è
stata scelta da Gus Van Sant per
Restless, nuovo conturbante
film sull’adolescenza dal regista
di Elephant e Paranoid Park.
Mia sarà una teenager
ossessionata dal pensiero della
morte. Allegria poca,
soddisfazione tanta. Come
quella di aver rifilato un sonoro
due di picche al povero Robert
Redford, che l’avrebbe voluta
nel suo The Conspirator.
Snobbato. La ragazzina –
decollata con Amelia di Mira
Nair – vola più alto. Qualcuno le
ricordi di scendere.
Meraviglia Mia
La Wasikowska ha preso il
volo: dopo Burton, Van
Sant. E Redford aspetta
Sopra Mia Wasikowska. Più
in basso Redford e Van Sant.
A sinistra l’attrice con Burton,
e l’Amelia Hilary Swank
16
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
settembre 2009
FE ST IVAL DE L M ES E
di Massimo Monteleone
Il primo Torino di Amelio, Lucherini ad
Assisi, Roger Corman a Trieste
TORINO FILM FESTIVAL
XXVII edizione del festival
competitivo internazionale che
promuove talenti e
cinematografie emergenti. I
concorsi sono 5 (uno per i
lungometraggi; Italiana. Corti e
Italiana.Doc; Spazio Torino;
Premio Cult.Il cinema della
realtà). Retrospettive (Nicholas
Ray e Nagisa Oshima), omaggi e
panoramiche. Film d’apertura
Nowhere Boy.
1
MEDFILM FESTIVAL
XV edizione del festival
internazionale competitivo
dedicato ai diritti umani e al
cinema mediterraneo, europeo
e mediorientale (40 paesi).
Ospiti d’Onore della
manifestazione sono il Marocco
e la Francia.
Località Roma, Italia
Periodo 7-15 novembre
tel. (06) 85354814
Sito web www.medfilmfestival.org
E-mail [email protected]
Resp. Ginella Vocca
5
FESTIVAL INTERNACIONAL
DE CINE DE GIJON
XLVII edizione della tradizionale
rassegna competitiva che
presenta produzioni di tutto il
mondo, realizzate da giovani o per
i giovani. In particolare quelle che
sperimentano un nuovo
linguaggio filmico.
Località Gijòn, Spagna
Periodo 19-28 novembre
tel. (0034-985) 182940
Sito web www.gijonfilmfestival.com
E-mail [email protected]
Resp. José Luis Cienfuegos
6
H oll y w o o d
Ending
LA GUERRA DEI TELEFONINI
Schwarzenegger e Maria Shriver
non si parlano. E dire che il telefono
lo usano. Soprattutto lei, pizzicata
nuovamente al cellulare mentre era
alla guida. Infrazione pagata cara in
California. Specie se il governatore
è tuo marito.
UNO SCORSESE PICCOLO PICCOLO
Scorsese produrrà per HBO il serial Boardwalk
Empire, ovvero la storia di Atlantic City dal 1920 –
gli anni del proibizionismo – ai giorni nostri. In
mezzo la mafia di Al Capone e di bravi ragazzi come Steve Buscemi, Michael Pitt, Shannon e
Stuhlbarg. Martin si è assicurato la regia del pilota.
E il piccolo schermo una marcia in più.
UN CORPO DA TEATRO
“Non ho un bel corpo, ma tutti lo pensano. Vorrà dire
che sono una brava attrice che recita la parte di una
che ha un bel corpo”. Così Salma Hayek dopo il “Best
Body Award”, premio assegnatole da Fitness Magazine. E se le davano l’Oscar che diceva?
18
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Località Torino, Italia
Periodo 13-21 novembre
tel. (011) 8138811
Sito web www.torinofilmfest.org
E-mail [email protected]
Resp. Gianni Amelio
N.I.C.E. USA 2009
2 XIX
edizione della
manifestazione organizzata dal
“New Italian Cinema Events” di
Firenze. In concorso i
lungometraggi (7 opere-prime o
seconde realizzate tra il 2008 e il
2009). Previsti un tributo a Marco
Risi e come evento speciale la
proiezione di Vincere di
Bellocchio.
Località New York, San Francisco,
Seattle, USA
Periodo 11-22 novembre
tel. (055) 290393 (rif. a Firenze)
Sito web www.nicefestival.org
E-mail [email protected]
Resp. Viviana del Bianco
SCIENCE+FICTION
Edizione zero/nove del
festival internazionale della
fantascienza, competitivo,
dedicato all’esplorazione dei
mondi del fantastico. Previste
anteprime, retrospettive, eventi
speciali ed incontri con autori
del cinema e della letteratura.
Ospite il regista-produttore
Roger Corman, che sarà
premiato e presenterà alcuni dei
suoi film tratti da Edgar Allan
Poe.
7
PRIMO PIANO SULL’AUTORE
XXVIII edizione della
manifestazione sui protagonisti
del cinema italiano, dedicata
stavolta a Enrico Lucherini. Viene
assegnato anche il premio
“Domenico Meccoli
Scriveredicinema”, giunto alla
XVIII edizione.
Località Assisi (Perugia), Italia
Periodo 2-7 novembre
tel. (075) 812534
Sito web www.assisi.umbria2000.it
E-mail [email protected]
Resp. Franco Mariotti
Località Trieste, Italia
Periodo 22-28 novembre
tel. (040) 3220551
Sito web www.scienceplusfiction.org
E-mail [email protected]
Resp. Daniele Terzoli
FESTIVAL INTERNAZIONALE
DEL CINEMA DI SALERNO
LXIII edizione della storica
manifestazione dove concorrono:
lungometraggi a soggetto, fiction
televisive, cortometraggi, cartoni
animati, audiovisivi industriali,
turistici, didattici, scientifici e
sportivi. La sezione “Riflessione”
intende recuperare i film che
hanno avuto una distribuzione
limitata.
Località Salerno, Italia
Periodo 23-28 novembre
tel. (089) 231953
Sito web www.festivaldelcinema.it
E-mail [email protected]
Resp. Mario De Cesare
PLUS CAMERIMAGE INTERNATIONAL FILM
FESTIVAL OF THE ART OF
CINEMATOGRAPHY
XVII edizione del festival
internazionale, competitivo, che
promuove l’arte della fotografia
cinematografica. In programma
opere professionali e
studentesche, retrospettive e
seminari.
Località Lòdz, Polonia
Periodo 28 novembre - 5
dicembre
tel. (0048-56) 6210019
Sito web www.camerimage.pl
E-mail [email protected]
Resp. Marek Zydowicz
3
4
8
http://www.yahoo.it/aseriousman/
Visita il sito ufficiale su Yahoo!
festival di roma
Confidenz
Il meglio della kermesse? In salotto con le star. A tu per tu
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
Elisabetta Canalis
e George Clooney.
Pagina accanto,
Richard Gere
e Asia Argento
e romane
con la gente, oltre la passerella e il concorso
di Gianluca Arnone
foto Karen Di Paola
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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festival di roma momenti clou
LA CRITICA si scaglia contro i festival –
Cannes a parte – per le ragioni meno
opportune: i film. A conti fatti però
Berlino è preistoria, mentre Venezia
passerà a breve dal ruggito del Leone –
il trionfo di Lebanon – al mormorio dei
dinosauri – la vita di Lebanon in sala:
50 copie e pochi spiccioli. Non è un
problema di kermesse che, quanto a
promozione, fanno quel che possono,
ma un dato di fatto in un mondo “fatto”
a misura del marketing. Allo stesso
modo, non dimenticheremo forse i film
della rassegna romana? Vince
Brotherhood, provocatoria storia
d’amore tra neo-nazisti e sorride l’Italia
(Gran Premio della
Giuria e Marco Aurelio
d’oro del pubblico a
L’uomo che verrà di
Diritti, miglior attore
Castellitto di Alza la
testa. La Mirren l’ha
spuntata tra le donne).
Ma quanti di noi se ne
ricorderanno tra un
anno? La sensazione è
Per le future edizioni, la formula andrà
ricalibrata sugli incontri col pubblico,
a scapito della gara
che la scossa invisibile che rianima
fotografi, spettatori e giornalisti non
nasca dai proiettori, ma altrove. La
Roma di Rondi (Presidente) e Detassis
(Direttore artistico) ci dice due cose:
l’epicentro del festival era e rimane
glamour; la scommessa, vinta, è quella
di democratizzare il rapporto con lo
star system, portando gli dei a terra. Gli
“incontri col pubblico” vanno in questa
direzione, perché superano il concetto
di passerella e le sue transenne. Le
star amano chiacchierare coi fan e a
loro si concedono come mai
sognerebbero di fare con la stampa. Gli
aneddoti sono la memoria preziosa di
questa edizione. Confidenze romane:
come quelle della Streep (Marco
Meryl Streep “danza”
su Roma. Sopra
Robert Pattinson e
Kristen Stewart in
The Twilight Saga:
New Moon. A sinistra
Paulo Coelho
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rivista del cinematografo
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novembre 2009
Attenti a quei due: Muccino e Tornatore. Sotto,
“retrospettiva” sulla passerella e Paz Vega
Aurelio alla carriera) che a 60 anni
lancia la sua filosofia a base di cibo,
amore e sesso. E un appello a
Scorsese: chiamami! O di Asia Argento,
che ha sfoderato tacchi d’oro zecchino e
confessato il suo personale rammarico
(condivisibile) per le scempiaggini di
Scarlett Diva. Per non parlare di
Richard Gere, tutto trucchi (“Il segreto
della mia bellezza? Make up”), passioni
(i cani) e rimpianti (“Due miei film sono
venuti male. Ma non vi dirò quali”). Con
3 stoccate finali: contro Malick (“Avevo
26 anni quando ho iniziato a girare I
giorni del cielo e 29 alla fine”), i cinesi
(“Grandi quando capiranno di non
essere onnipotenti”) e Obama (“Il Nobel
gli ricordi perché la gente lo ha eletto”).
Muccino Sr. poi ha definito “ridondante”
il cinema di Tornatore (in sua
presenza). Muccino Jr. invece è riuscito
a trasformare l’infantile Astro Boy
nell’anti-Barbarossa leghista. Più
abbottonati Clooney e Canalis: lui non
tollera allusioni omosex ma rivela un
passato da venditore di scarpe da
donna; lei ha perso il dono della parola.
Roma ci lascia tutto questo. E un indizio
importante per il suo futuro, dove andrà
ricalibrata la formula a scapito magari
di antichi equivoci (il concorso?).
Quando le nubi si diradano rimangono
solo le stelle. Mai, come nella capitale,
così a portata di mano.
%
CAPITALE DA SPENDERE
DATI CONFORTANTI PER BUSINESS STREET E NEW CINEMA NETWORK:
LA CRISI SI E’ FERMATA A ROMA?
Business Street e New Cinema Network confermano la loro forza squadernando cifre
degne di nota: 370 tra compratori e venditori oltre a 250 produttori presenti, 125 film
proiettati al mercato, 12 workshop, 950 meeting per incoraggiare accordi di
coproduzione. Intorno ai due poli è cresciuto l’interesse dell’industria internazionale
ed è un dato tanto più rilevante se rapportato agli altri progetti legati al cinema e
all’audiovisivo che stanno prendendo corpo nel Lazio. Molte infatti le iniziative messe in campo per stimolare la
crescita di un settore su cui gli enti locali puntano come bacino di nuovi posti di lavoro. Non a caso di recente, con
l’obiettivo di coordinare l’industria della Regione Lazio, è nata la Fondazione Roberto Rossellini per l’Audiovisivo.
Ulteriore tassello di un sistema che ha nel Festival Internazionale del Film e nel Fiction Fest due straordinarie
vetrine ma che opera sul campo attraverso strutture di primaria importanza come appunto la nuova Fondazione
ANGELA PRUDENZI
Rossellini e la collaudata Roma & Lazio Film Commision.
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festival di roma temi caldi
Cuore
animale
Cani, delfini, uccelli e
tartarughe: ecco il paese delle
creature (quasi) selvagge
di Boris Sollazzo
Mondo imperfetto
SOS ambientale: da Strade d’acqua ad H2Oil, tutte le immagini di un disastro
di Angela Prudenzi
LA SEZIONE “FOCUS”, curata da Gaia
Morrione, si è sviluppata quest’anno
intorno a un argomento di scottante
attualità, l’ambiente. “Abbiamo voluto
dare visibilità a problematiche urgenti -
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spiega Morrione - cercando di arrivare a
un pubblico trasversale come quello di
un festival di cinema. Il “Focus” invece ha
affrontato il tema uomo-ambiente
utilizzando linguaggi diversi come la
musica e le arti visive, senza dimenticare
l’approfondimento scientifico.” Molto
attenta poi la scelta dei documentari in
programma, capaci di sollecitare più di
una riflessione: H2Oil di Shannon Walsh,
tra i tanti, denuncia un disastro
ambientale legato allo sfruttamento del
petrolio nella regione di Alberta in
Canada dove le estrazioni hanno
inquinato una falda acquifera; Strade
d’acqua di Augusto Contento fa scoprire
le secolari vie fluviali percorse dagli
indios dell’Amazzonia; Baobabu no Kioku
di Seiichi Motohashi racconta come la
vita di un baobab che si erge in un
villaggio vicino Dakar sia fondamentale
per la sopravvivenza degli abitanti della
zona; La questione nucleare di Ugo
Fabrizio Giordani si interroga sulle fonti
energetiche in Italia. Voci che alzano e si
uniscono alle tante che pongono
l’attenzione su salvaguardia del territorio,
abbattimento delle foreste, risparmio
energetico, sviluppo sostenibile,
decrescita consapevole, ricerca di
energie alternative. Argomenti che il
documentarismo ha fatto propri in
maniera naturale, confermandosi
strumento privilegiato per
accompagnare l’analisi di un problema
mondiale.
%
CANI, DELFINI, UCCELLI e tartarughe.
Più che al Festival del Cinema
quest’anno sembrava di essere al
Bioparco. Animali con l’anima al centro
di una rassegna che ce li ha mostrati
eroici, perseguitati, vittime di traffici,
protagonisti di imprese. La nouvelle
vague animale - negli ultimi anni
abbiamo visto cammelli che piangono,
fenicotteri rosa, pinguini e in Earth anche
balene - ormai rappresenta un genere a
sé, dove creature selvagge vincono
contro bipedi senz’anima (noi sì, siamo
decisamente delle bestie) per
intelligenza e simpatia. Il più umano di
tutti è il miglior amico dell’uomo: l’Akita
Hachiko di A Dog’s Story di Hallström si
è guadagnato una statua di bronzo in
Giappone e il red carpet a Roma. Esistito
tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso,
ora ha un film tutto per sé. Per 9 anni
aspettò il padrone morto lì dove lo
accompagnava ogni giorno, alla stazione.
Non sono solo i cani a fare i pendolari:
L’incredibile viaggio della tartaruga ci
mostra una testuggine marina che
attraversa luoghi e tempo. Affronta
peripezie, perde 10.000 compagne di
viaggio e arrivata, ricomincia. Passando
all’ottima sezione Occhio sul mondo, se
avete amato Free Willy e Flipper, The
Cove fa per voi. Louis Psihoyos ci offre
un animal thriller dolorosamente vero:
segue l’addestratore del delfino divo
della tv, scopre una mattanza coperta
dalla legge. Battaglia animalista,
grande cinema, la storia di un uomo che
rischia tutto per raccogliere prove di un
massacro. Da Oscar. Sconvolgente,
come The End of the Line. Nel 2048 non
ci saranno più pesci, ecco la premessa
del lavoro di Murray, implacabile
documentario di denuncia. Ironico,
quasi filosofico, infine, Ghost Bird: il
picchio dal becco d’avorio si è estinto?
Una foto riaccende le speranze: la
ricerca dell’uccello perduto attraverso
l’occhio romantico e arguto di Scott
Crocker.
%
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festival di roma imperdibili
Coen
d’autore
“Nulla di personale”, dicono del loro
film. Ma A Serious Man è una
testimonianza di vita e poetica
di Gianluca Arnone
NEL CASO DEI COEN, esiste uno scarto
tra le confidenze dei film e quelle
concesse dai due autori. I primi sono
indubbiamente più loquaci. Deve essere
un vezzo dei grandi. A domanda, non
rispondono. Meglio interrogare i film,
allora. Quelli dei Coen sono cattedrali di
senso affrescate da secchiate di
nonsense. L’ultimo, A Serious Man,
esemplare: un compendio dei loro temi e
caratteri. Non a caso quello con maggiori
spunti autobiografici, anche se sono
pronti a smentire: “Nulla di personale”.
Sarà. Intanto il film è ambientato nel
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Midwest, dove Joel ed Ethan sono nati e
cresciuti. La vicenda è datata 1967 – i
Coen prediligono le storie da “c’era una
volta”, perché il passato è una sorta di
imprinting magico al racconto – e i
fratellini si divertono a fornire aneddoti
sul mondo che, da adolescenti in fiore,
hanno conosciuto: la scuola e i bulletti
sempre pronti a dartele di santa ragione,
i compagni sfigati, i professori con le
facce di un’era ormai estinta, walkman
post-bellici e nascondigli maleodoranti di
cannabis; poi le mura domestiche, le
nevrosi e le piccole guerre
finisce per mettersi nei guai con la
giustizia per adescamento e sodomia; un
alunno sud-coreano lo tiene sotto scacco
con l’accusa di corruzione; il padre
dell’alunno sud-coreano vuole
denunciarlo per diffamazione; la
commissione che deve assegnargli la
cattedra viene sommersa da lettere
denigratorie sul suo conto e il radiologo
personale lo convoca perché ha,
I fratelli Coen. Sotto
Joel durante la
lavorazione del film.
Accanto Michael
Stuhlbarg
presumiamo, pessime notizie da dargli.
Intanto un tornado di proporzioni
ciclopiche si abbatte sulla città. Larry,
come Ed (L’uomo che non c’era), il Drugo
(Il grande Lebowski) e lo scettico nel
prologo stesso di A Serious Man, è un
altro eroe sfasciato nella mitologia al
rovescio dei Coen: non solo inetti, come
più volte è stato scritto, ma persone
dotate di logica e affabilità in un mondo
che ha smarrito entrambe. “Uomini
passivi in situazioni devastanti”,
riassumono i due. Ma il conflitto che il
loro cinema – così colorato, divertente,
musicato (e anche qui la colonna sonora,
con Ie hit dei Jefferson Airplane,
meriterebbe un discorso a parte) - mette
in scena con tragica ritualità, è su un
piano più generale e riguarda lo scontro
mortale della razionalità col caos.
L’assurdo vince sempre, incrina certezze
granitiche e buon senso, sfigura il
placido volto dei giusti. I Coen fanno
spallucce, ma A Serious Man è insieme
lo specchietto retrovisore sul loro cinema
e l’opera più schiettamente filosofica.
Dietro l’uomo serio forse c’è Giobbe, ma
dinanzi a lui si eclissa l’Altissimo.
Assente e Innominabile. Sull’argomento i
fratelli tacciono. Apocalittici e
disintegrati percorrono solitari la loro
strada disperata, dimenticata dagli dei.
Indifferenti ai sogni, alle bandiere e alla
politica (“Obama chi?”, si chiedono
divertiti), confermano che il sequel del
Grande Lebowski non si farà. Alla faccia
dei fan del Drugo. Leali però con chi ha
scelto, come loro, di viaggiare in
compagnia di eroi senza futuro.
%
familiari, l’odiata sorella e l’immancabile
palla al piede di casa (qui uno zio
squinternato), la vicina dei desideri e
quello da incubi; infine la comunità
ebraica di Minneapolis, con le sue
fisionomie – i Coen si confermano
straordinari artisti dei volti – le usanze, i
riti di passaggio, le parabole dei rabbini,
il senso metafisico delle radici. Il
protagonista, Larry Gopnik (interpretato
dal bravissimo Michael Stuhlbarg) è un
professore di fisica la cui vita va a pezzi:
la moglie vuole il divorzio per sposare un
amico compito e paraculo; il fratello
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COVER
OCCHIO A
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2009
PER I TEDESCHI E’
L’ANGELO BIONDO, IN
ITALIA PIACE A TUTTI.
DAL SET DEL NUOVO
CINEPANETTONE DI
NERI PARENTI, LA
HUNZIKER RIVELA:
“MERITO DI MIA
FIGLIA”
DI MARINA SANNA
MICHELLE
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rivista del cinematografo
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COVER
IN MEZZO A UOMINI E DONNE che
ballano danze tribali, giocano a scherma,
passano da un attrezzo all’altro, è la
bionda vestita di rosso l’attrazione
principale. L’attenzione dei passanti di
una delle spiagge più “in” di Los Angeles
è infatti per Michelle Hunziker mentre
posa con Alessandro Gassman e
Gianmarco Tognazzi per le foto del
secondo episodio di Natale a Beverly
Hills. Le riprese sono appena iniziate ma
l’aria che si respira sul set fa
scommettere che questo nuovo trio sarà
l’asso nella manica del 26°
cinepanettone, prodotto da Aurelio e
Luigi De Laurentiis. “Siamo un po’ come
Aldo, Giovanni e Giacoma” dice
Gianmarco mentre Gassman jr. gli fa da
spalla e rilancia: “Riderete come matti
nel vedere Tognazzi con la parrucca”.
Michelle sprizza felicità, dalla California è
volata in Germania per due giorni ed è
stato un successo: share da capogiro al
debutto nello show tv più importante
nazionale (Wetten Dass…?). Ovazione
unanime della stampa tedesca, che l’ha
giudicata favolosa. Svizzera di origine,
classe ’77, intelligente e caparbia, un
passato da modella e oltre 10 anni in
televisione (da I cervelloni a Festivalbar e
Paperissima), qualche miniserie, un
esordio defilato sul grande schermo
Michelle Hunziker
e Alessandro
Gassman sul set di
Natale a Beverly
Hills. Sopra la
Hunziker in Natale
a Rio
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“Lo dico sempre a tutti: se vi
innamorate e incontrate la persona
giusta fate un figlio”
Sognando Beverly Hills
DIRETTO DA NERI PARENTI, Natale a
Beverly Hills esce il 18 dicembre 2009
in oltre 800 copie. Il film, diviso in due
episodi, è interpretato oltre che dal trio
Hunziker, Gassman e Tognazzi,
dall’evergreen Christian De Sica,
Sabrina Ferilli, Massimo Ghini, Paolo
Conticini, e dai giovanissimi Emanuele
Propizio e Michela Quattrociocche, con
due cammei di Rossano Rubicondi e Jo
Champa. Diventato un appuntamento
annuale per oltre 5 milioni e mezzo di
spettatori il cinepanettone, in 25 anni,
ha totalizzato al botteghino oltre 450
milioni di euro. “Credo che il segreto –
dice Luigi De Laurentiis – sia l’onestà e
la passione con cui io e mio padre
facciamo questo lavoro. Nel corso degli
anni ci ha premiato nel rapporto con
Neri Parenti e gli attori, e con il pubblico
(Voglio stare sotto al letto del ’99 a cui è
seguito Alex l’ariete di Damiani), fino a
Natale in crociera, nel 2007 che l’ha
sdoganata anche al cinema. Nel
frattempo è diventata nell’immaginario
collettivo ‘l’angelo biondo’: bellezza
sobria, unita a garbo e professionalità,
hanno convinto i più scettici.
Piaci a tutti: grandi e piccoli, italiani,
svizzeri e tedeschi. Hai una formula
speciale?
Credo sia mia figlia Aurora. E’ la mia
fonte di ispirazione, parliamo molto, mi
dà ottimi consigli e mi tiene sempre
aggiornata sulle mode, i gusti dei giovani.
Un esempio?
Mi avvisa se esce un nuovo libro, una
canzone che fa tendenza, mi insegna
persino a ballare. E’ divertente, mi fa
sentire come fossi ancora una ragazzina.
Nonostante Aurora abbia già 13 anni?
Lo so, sembra incredibile. Ma averla a 19
anni è stata una fortuna. Non è stato
facile, però lo rifarei subito. Lo dico
sempre a tutti: se vi innamorate e
incontrate la persona giusta fate un
figlio. E’ l’esperienza più bella che possa
capitare a una donna.
Questo è il tuo terzo film di Natale.
Ormai fai parte della grande famiglia…
Sono molto felice, adoro le commedie, mi
piace la California e l’America in
che ci ha seguito assiduamente”. A
dimostrazione delle parole del giovane
De Laurentiis, centinaia di turisti
italiani, che per caso si trovano a
passare su Rodeo Drive, urlano e fanno
tifo da stadio. Siamo nel pieno delle
riprese che si concluderanno a fine
mese. De Sica dorme su una panchina.
“Il mio personaggio – racconta Christian
- abituato a macchine lussuose e agi di
ogni tipo si ritrova sulla strada, come un
barbone e il peggio deve ancora
arrivare”. “Da vero mascalzone –
prosegue Neri Parenti – ha
abbandonato 16 anni fa Cristina, cioè
Sabrina Ferilli, incinta di 7 mesi e la
generale. Per la prima volta però ho
avuto un momento di tentennamento, a
Gennaio ricomincio la conduzione di
Striscia la notizia e detesto passare
troppo tempo lontano da Aurora.
Dalle prime scene sembra un ruolo
decisamente più comico degli altri che
hai interpretato.
Perché sono una baywatcher, stile
Pamela Anderson? (Ride). Se lo sarà il
merito è di Alessandro e Gianmarco: mi
fanno ridere fino alle lacrime. Questo
film è una bella sfida per tutti e tre.
Anche per loro che non lavorano insieme
da 10 anni.
rincontra per caso a Los Angeles,
all’aeroporto. Nel frattempo Cristina ha
trovato un uomo perbene, un
aristocratico, il marchese Aliprando,
interpretato da Massimo Ghini, che si è
preso cura di lei e del bambino, e
quando vede Carlo ha quasi un infarto”.
“Altro che colpo – aggiunge la Ferilli –,
sono talmente arrabbiata e terrorizzata
che lo prendo subito a calci, cosa che
farà anche Jo Champa alla fine
dell’episodio’. “Grazie a Neri - conclude
De Sica - riesco a esprimermi al meglio.
Ha un grande senso dell’umorismo,
qualità sempre più difficile da trovare in
un regista”.
E’ vero che improvvisi uno spogliarello?
Ma non vedrete nulla o quasi! Sono una
ragazza seria, direi un po’ rigida, e le mie
amiche insistono per farmi ubriacare. In
realtà sto per sposarmi (con Gassman
ndr.). Cioè sto festeggiando l’addio al
nubilato ma, a causa di qualche
bicchierino di troppo, perdo il controllo. E
per una serie di malintesi finisco nella
stessa stanza d’albergo di Gianmarco.
Non posso dirvi altro: io e Alessandro
siamo ancora al primo bacio…
Che regalo metteresti sotto l’albero?
Vorrei far ridere gli italiani. In questo
momento più che mai.
%
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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intervista
via
dalla
Terra
Il Signore dei Disastri è tornato: sulla scia
delle profezie maya, ecco la nuova catastrofe di
Emmerich. Che la fine abbia inizio!
di Federico Pontiggia
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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CASCA IL MONDO, casca la terra, tutti
giù per terra! Probabilmente, era questa
la filastrocca preferita dal bambino
Roland Emmerich: non esiste oggi nel
panorama cinematografico
internazionale un regista più
indissolubilmente votato alla fine. Perché
per lui la fine è l’inizio: tedesco
felicemente trapiantato ad Hollywood,
Emmerich di tragedie su scala kolossal,
cataclismi FX e apocalissi laiche ne sa,
da Independence Day a The Day After
Tomorrow, come nessun altro, e qui
torna a fare il filmaker del malaugurio.
Non solo sulla scorta di demoni – e,
ovvio, dollari – personali, ma calendario
alla mano, quello maya, che ha una
chiara data di conclusione, 20-12-2012.
La fine è dunque vicina, anzi vicinissima:
il 13 novembre è la data d’uscita globale
di 2012, il suo nuovo, attesissimo
disaster movie. Prodotto dallo stesso
Emmerich, acquisito e distribuito da
Sony, 2012 ha un budget di oltre 200
milioni di dollari - “ma se andrà male –
ironizza il regista – sarà come se fosse
costato il doppio” – e un cast di qualità
superlativa, se non altro per l’abituale
indifferenza attoriale del genere: John
Cusack, Chiwetel Ejiofor, Amanda Peet,
Oliver Platt, Thandie Newton, Danny
Glover e Woody Harrelson. Ma quella che
inquadra è una fine ad effetto o c’è da
temere? Sicuramente no: “Solo con The
Day After Tomorrow avevo la sensazione
di girare un documentario sul nostro
futuro prossimo”, confessa Emmerich,
che pure l’occhio lungo continua ad
averlo, tra ecologia, politica e un
umanesimo sicuramente ridotto nei
parametri del consumo audiovisivo
globale, ma non vizzo. Sullo schermo, lo
scrittore di fantascienza Cusack è deciso
a far sopravvivere ex moglie (Peet) e
Sopra, John
Cusack se la dà a
gambe; qui,
un’altra immagine
di 2012
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rivista del cinematografo
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intervista
pargoli costi quel che costi, mentre il
consigliere scientifico Ejiofor nutre
crescenti dubbi sul mutismo del
presidente Usa (Glover, nero come
Obama: script preveggente…) a beneficio
degli happy few: i ricchi e potenti che si
salveranno su futuristiche arche di Noè.
Nel frattempo, il profeta neo-hippie
Harrelson grida nel deserto mediatico,
mentre, complici green/blue screen e
marchingegni meccanici, il mondo come
lo conosciamo va a rotoli: la California
sprofonda nell’oceano, l’Himalaya sta per
essere sommerso (la prima immagine
visualizzata da Emmerich), e…
“Tutti i film sono politici, e già decidere
che questo 2012 sia puro intrattenimento
è un fatto ideologico”, dice Emmerich,
che a differenza di tanti colleghi non ha
“ceduto” alle lusinghe del 3D: “All’inizio
ne avevamo parlato, ma non sono un
grande fan. Mi spiego, come
professionista mi piacerebbe molto girare
in 3D, ma da spettatore credo provochi
troppe distrazioni. Sarà la nuova
generazione, i bambini allenati dai
cartoon tridimensionali, a poterlo fruire
appieno”. Ma questa, appunto, è un’altra
storia. Per ora, che la fine abbia inizio… %
“Tutti i film sono
politici, anche
decidere che 2012
non lo sia”
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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Si salvi chi Cusack!
“Con Bush solo le società petrolifere sarebbero salite
sull’arca”: l’apocalisse di John
“SOPRAVVIVERE? Ma anche no”. E’ il
John Cusack che (non) ti aspetti,
ovvero il volto del cinema indipendente
Usa, visto dall’Europa cinefila, che qui
si mette al servizio del nuovo kolossal
catastrofico di Roland Emmerich, 2012.
Senza spocchia, anzi, con qualche
soddisfazione: “Devi fare film di grande
successo per poter fare quelli
indipendenti: chiunque abbia una
minimo di testa avrebbe accettato
questo ruolo. E si mangia decisamente
meglio”.
Comunque, non sopravviveresti ad
ogni costo?
Chissà, il mio scrittore si pone obiettivi
limitati: mezz’ora di vita in più, poi
un’altra. Io invece andrei al mare ai
Caraibi o a Roma: sarebbe un bel posto
per morire Roma.
La fine è davvero vicina?
Sono ottimista, non credo che il mondo
finirà tra tre anni: andremo avanti
ancora un po’.
Nel caso, chi salirà sulle nuove arche
della salvezza?
Nel film, il puro intrattenimento si
sposa al populismo di Emmerich: lo
scontro ideologico è tra le ragioni
dell’elite e la ragione dell’uguaglianza.
Non va tutto bene, nonostante il
presidente (Glover, NdR) sia un nero
che preconizza Obama, ma con Bush di
certo saremmo rimasti tutti a terra,
solo qualche società petrolifera si
sarebbe salvata…
L’apocalisse è un vizio passeggero?
Da ragazzo, negli anni ’70, più che dai
disaster movie ero affascinato dai film
apocalittici: l’idea della fine del mondo
aveva presa facile sul cattolico poco
praticante che ero. Che tutti i Paesi
cercassero insieme un rimedio per
scongiurarla, mi sembrava cosa buona
e giusta.
E oggi?
Oggi continuo a esserne conquistato.
L’Armageddon porta con sé la nostra
data di scadenza: basta nazioni in lotta
l’una contro l’altra, basta schermaglie,
tutto livellato da un cambio di
coscienze. E’ una profezia di grande
fascino: d’altronde, l’apocalisse è
sempre catartica.
%
SELEZIONE UFFICIALE
SUNDANCE
FILM FESTIVAL
62° FESTIVAL
INTERNAZIONALE
DEL FILM LOCARNO
To ino
sotto la mole
Gran
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
Aria di novità
per la prima
edizione di Gianni
Amelio. Tra esordi
sorprendenti,
omaggi e un fil
rouge musicale
di Marina Sanna
Orson Welles “citato”
da Ferrario. A sinistra
Chiara Mastroianni
protagonista di No ma fille,
tu n’iras pas dancer
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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sotto la mole
BUONE NOTIZIE. Nonostante il
sovraffollamento festivaliero di questi
mesi si respira aria di novità a Torino. A
incominciare dall’inaugurazione:
Nowhere Boy di Sam Taylor Woods è
una scelta coraggiosa, se si pensa che
l’anno scorso, l’ultimo di Nanni Moretti,
si era aperto con l’atteso W. di Oliver
Stone. La Taylor Woods, praticamente
sconosciuta in Italia, è un’artista
inglese molto quotata all'estero, dietro
il suo esordio alla regia infatti c'è mr.
Miramax Harvey Weinstein. Non è certo
l’unica novità di questa 27a edizione, la
prima diretta dal regista Gianni Amelio,
che con la complicità di Emanuela
Martini, ha messo a punto un
programma in linea con lo spirito del
festival torinese. Sedici film in concorso
(oltre duecento sparsi tra le varie
sezioni), provenienti da tutto il mondo,
in cui abbondano follia, solitudine,
disperazione (vedi l’apocalittico Adás di
Roland Vranik o il filippino Baseko
Bakal Boys in cui due bambini
sopravvivono a stento nell’inferno di
Manila). E una grande dose di cinefilia:
due personali dedicate a Nicholas Ray e
al giapponese Nagisa Oshima.
Note d’autore
Musica a volontà. Da John Lennon a
Lulu & Jimi del tedesco Oskar Roehler,
film di chiusura, in cui il protagonista si
invaghisce delle canzoni di Elvis
Presley, passando per il documentario
di Jonathan Demme sull’amico Neyl
Young (Neyl Young Trunk Show) al
nuovo lavoro di Julian Temple, Oil City
Confidential, sulla band dei Dr
Feelgood che dai pub inglesi si ritrova
catapultata sul palcoscenico.
Dove nascono
le idee
Il Torino FilmLab continua
ad essere la scommessa
vincente del festival
A Kusturica il premio alla
carriera. Sopra una scena di Neyl
Young Trunk Show. Nella pagina
accanto Le refuge di Ozon e
Robert Duvall in Get Low
Sezione nuova di zecca: sei registi parlano
di film del cuore, colpi di fulmine o opere
a cui si sono ispirati
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
Uno dei fiori all’occhiello del
festival è il TorinoFilmLab,,
laboratorio internazionale che
sostiene registi di tutto il
mondo al primo o secondo film,
attraverso attività di Training,
Development e Funding. È nato
nel marzo del 2008 per volontà
del direttore del Museo del
Cinema Alberto Barbera, ed è
un’iniziativa concreta: ossia
migliaia di euro da attribuire a
talenti emergenti. Nella prima
edizione 5 progetti hanno visto
la luce: il costaricano-francese
Agua Fría de Mar di Paz
Fábrega e l’italiano Le Quattro
Volte di Michelangelo
Frammartino - in fase di postproduzione, il thailandese High
Society di Aditya Assarat e il
tedesco-portoghese Red Cross
di Hugo Vieira da Silva, e il
francese The Man Who Hides
the Forest di Bertrand Mandico,
in sviluppo. Per la seconda
edizione (15-17 novembre) sono
stati coinvolti ben 120 tra
sceneggiatori/registi,
produttori e venditori
internazionali. Un incontroevento di tre giorni proiettato
verso il futuro.
della rock star ungherese Miklos Fenyo.
Figli e amanti
Sezione nuova di zecca voluta da Amelio:
una manciata di registi parlano di film
del cuore, colpi di fulmine o opere a cui
si sono ispirati. Si parte con Marco
Bellocchio (Giuseppe Verdi di Carmine
Gallone) e si prosegue con Matteo
Garrone (Io la conoscevo bene di
Pietrangeli), Paolo Sorrentino (Roma di
Fellini), Davide Ferrario (Il processo di
Welles). Chiudono Gianni Zanasi con
Effetto notte di François Truffaut e Mario
Martone con Recordações da casa
amarela di Monteiro.
Non solo horror
Due chicche per gli appassionati del
genere brivido e gore: The Loved Ones
dell’australiano Sean Byrne, sparizione di
giovani e belli sulla falsariga di Wolf
Creek, e Pontypool del canadese Bruce
McDonald: un horror alla Carpenter
contro l’abbrutimento della società. E
finalmente The Fantastic Mr. Fox di Wes
Anderson in anteprima italiana. L’unica
occasione (forse) per vederlo in sala. %
Stella nascente
You Won’t Miss Me : protagonista la piccola Schnabel
Il sottofondo musicale non manca nel
concorso con un esordio americano:
Guy and Madeleine On a Park Bench di
Damien Chazelle, storia di due giovani
che si innamorano a Boston, sulle note
della bella colonna sonora di Justin
Hurwitz. Infine, lo scatenato Made in
Hungaria di Gergely Fonyo, in Festa
Mobile, liberamente ispirato alla vita
Tra le sorprese del concorso c’è
l’opera seconda di Ry Russo-Young,
You Won’t Miss Me. La regista, amica
di infanzia della famiglia Schnabel,
racconta la vicenda di una giovane
attrice uscita da un ospedale
psichiatrico, che cerca di rimettere
in sesto la sua vita. Fin qui nulla di
nuovo ma c’è un esordio notevole,
quello della
protagonista Stella,
figlia del pittore e
cineasta Julian, finora
comparsa solo in
piccoli ruoli. Il film assicura lei - non è autobiografico,
eppure la sua interpretazione è a
cinque stelle.
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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sotto la mole
Da Gioventù bruciata a Johnny Guitar: il mito
di Nicholas Ray rivive al TFF, in retrospettiva
di Luca Pallanch
Un ribelle
senza causa
NELLA MIGLIORE TRADIZIONE del Torino
Film Festival, la retrospettiva di
quest’anno (curata da Emanuela Martini)
rende omaggio a un grande regista
americano del passato, Nicholas Ray
(1911-1979), “il Rossellini
hollywoodiano”, come scrisse François
Truffaut, uno dei suoi grandi estimatori.
In una magistrale recensione di Johnny
Guitar, Truffaut scrisse che Ray “da
artigiano fabbrica graziosi piccoli oggetti
in legno di pungitopo”. L’artigianato del
regista americano si traduceva, nella
tradizione del miglior Rossellini,
nell’improvvisazione sul set, con
rielaborazioni della sceneggiatura
durante le riprese, quanto di più lontano
dagli standard hollywoodiani, scarsa
attenzione per i vezzi stilistici, uso
spregiudicato dei colori, che accendono lo
schermo (il rosso di Gioventù bruciata,
l’arancione di Dietro lo specchio, il bianco
di Neve rossa, per raggiungere il suo
vertice proprio nel simbolismo cromatico
di Johnny Guitar), tendenza all’astrazione.
In una parola: poesia, in un cinema in cui
tutto è permesso tranne proprio la
poesia, come sottolineò Truffaut, il quale
dipinse in quella recensione l’immagine
di un perdente, attento alle ragioni del
cuore e “incapace di venire a un accordo
con il diavolo e, patteggiando, trarne
profitto, ne è abbindolato, e perde la
partita ancor prima di giocarla”.
Un perdente, Raymond Nicholas Kienzle,
in arte Nicholas Ray, per gli amici e i
cinefili Nick, il nome con cui fu
immortalato da Wim Wenders in Nick’s
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
Movie, il suo testamento spirituale.
Perdente per innata vocazione, “cresciuto
sotto la sferza dell’alcolismo fin dalla
nascita”, come confessò nelle sue
memorie, raccolte dall’ultima moglie,
Susan (memorie che si intrecciano alle
lezioni di regia e recitazione tenute in
diverse università americane negli ultimi
anni di vita).
“Ho imparato a guidare a tredici anni, per
riportare a casa sano e salvo mio padre
dai suoi giri notturni tra bar e
contrabbandieri”, in una piccola cittadina
del Wisconsin, La Crosse, agli annali
della storia del cinema per aver dato i
natali anche a Joseph Losey.
Un uomo di provincia, Ray, di quella
provincia americana mirabilmente
fotografata da Peter Bogdanovich in The
Last Picture Show (Ultimo spettacolo): in
essa era racchiuso il sogno americano, la
quiete e la felicità della middle class, i
valori trasmessi di padre in figlio, i villini a
schiera, le strade polverose, il ragazzo
che consegna il latte, immagini da
cartolina che Nicholas Ray non fu in
grado di riprodurre perché la sua infanzia
era stata completamente diversa. Il
padre, che cercò invano di salvare, morì
quando ancora andava a scuola, o meglio
quando evitava di andarci per rifugiarsi
nella sala da biliardo (e lì fu raggiunto
dalla telefonata della madre, la quale gli
comunicò che il padre stava morendo). Fu
cacciato da scuola diciassette volte, ma
questo non gli impedì di diventare allievo
del grande architetto Frank Lloyd Wright,
di dedicarsi al teatro (assieme a Elia
Kazan) e alla radio, dove lasciò il segno
con programmi sulla musica folk e sulle
varie culture etniche. Attraversò
l’America a inseguire le voci dei
folksinger, come Woody Guthrie, prima
che cadessero nel dimenticatoio. E
questa America ha portato sullo
schermo: uomini soli, spesso deboli, figli
e padri mai riconciliati, incapaci di
guardarsi dentro reciprocamente,
attorniati da donne temprate dalla vita,
più forti e vive di loro. Ribelli senza causa
come James Dean.
La violenza e la bellezza, l’equilibrio e
l’autodistruzione: il cinema esistenziale di
Nicholas Ray ha in sé l’istinto della
morte.
%
La violenza e la
bellezza, l’equilibrio e
l’autodistruzione:
un cinema esistenziale
che ha in sé l’istinto
della morte
James Dean sul set di Gioventù bruciata. Sopra Humphrey Bogart e Gloria
Grahame in Il diritto di uccidere. A destra La vera storia di Jess il bandito
Johnny Guitar, accanto Le ombre bianche con Anthony Quinn
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sotto
la mole
intervista
Affari di famiglia
“Lì trovi quasi tutte le domande, e molte risposte”,
dice Coppola. Che porta a Torino il nuovo “figlio”: Tetro
di Federico Pontiggia
“NIENTE È SUCCESSO REALMENTE, ma
è tutto vero, tremendamente vero”. E,
soprattutto, Tetro, il nuovo film di
Francis Ford Coppola, che dalla
Quinzaine di Cannes arriva in anteprima
italiana al Festival di Torino nell’omaggio
al “padrino” e alla sua Zootrope e poi in
sala dal 20 novembre con Bim e un altro
titolo: Segreti di famiglia.
Da lui ideato, scritto e diretto, girato in
un superbo bianco e nero (il colore
compare solo per i flashback, la
fotografia è di Mihai Malaimare Jr.),
Tetro scava nei conflittuali rapporti
familiari del protagonista (Vincent Gallo),
ossessionato dall’idea di “uccidere il
padre”, celebre quanto egocentrico
parlarne con mia figlia
Sofia. E lavorare con
mio figlio Roman,
guardare i documentari
che mia moglie fa sui
miei set. In famiglia
succede tutto: lì trovi
quasi tutte le domande,
e molte delle risposte.
Un film molto personale?
Non solo per i molti riferimenti alla mia
storia familiare - ne avete notati ancor
più rispetto a quelli che ho voluto
inserire - , ma perché, assegnando da
sempre la paternità del film a chi aveva
scritto la storia, rimanevo in attesa di
poter scrivere, un
giorno, il mio: “A
Coppola’s film”. Il
lavoro più difficile, ma
anche quello più
essenziale, è la
sceneggiatura.
Ammiro chi come
Woody Allen ogni
anno firma uno script
originale: vorrei esserne capace anch’io.
Perché scrivere rende liberi…
Certo, Tetro è un inno alla mia libertà!
Dopo il flop di Un sogno lungo un giorno
che travolse la mia Zoetrope, per un
decennio ho fatto quasi un film su
commissione all’anno per pagare i miei
debiti con le banche. Ovviamente, non
avevo più il controllo pressoché totale
che avevo ottenuto con Il Padrino. Solo
dopo Dracula ho estinto i debiti, e sono
finiti questi problemi. Oggi posso
infischiarmene del movie-business.
Che decisamente non le piace…
No, non mi piace il cinema che si vive tra
le mura degli uffici marketing, pensa
alla televisione e pretende grandi incassi
a scapito della qualità e della la gioia di
creare. Sono stufo di questo cinema in
cui il budget è direttamente
proporzionale alla stupidità dell’opera.
Francis Ford
Coppola sorridente
sulla Croisette.
Sopra e sotto, il suo
Segreti di famiglia
direttore d’orchestra (Klaus Maria
Brandauer), che non esita a rubargli la
fidanzata e a stroncare le sue
potenzialità letterarie perché “non può
esserci più di un genio in famiglia”.
Il cinema per lei rimane una grande
famiglia: Tetro è l’ennesimo figlio.
La famiglia è il nucleo più importante.
Se amo questo lavoro, è perché posso
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rivista del cinematografo
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Le sue origini sono italiane, e il suo
presente?
Quest’estate ho inaugurato un nuovo
albergo in Lucania, torno appena posso.
Per me l’Italia significa molto, anche se
spesso mi preoccupa! Del vostro
cinema, mi sono rimaste nel cuore le
commedie feroci di Germi, De Sica,
Monicelli e Rosi. E quello straordinario
attore di Alberto Sordi, che ebbi la
fortuna di conoscere. Fu lui a parlarmi di
un collega molto bravo: Carlo Verdone.
Chissà, se avesse una bella
sceneggiatura, sarebbe bello farne un
film insieme.
%
pareri doc
il vangelo se
il cinema
DALLA POESIA ALLA PELLICOLA, SULLA SCIA DI KAFKA: LA SETTIMA ARTE VISTA DA RAVASI.
CON BUÑUEL E PASOLINI, ASPETTANDO L’INCONTRO CON IL PAPA DEL 21 NOVEMBRE
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Il settimo sigillo.
Sotto Kadosh.
Nell’altra pagina
Pasolini e Il dottor
Živago
condo...
IN UNA DELLE SUE “CONVERSAZIONI”
con Gustav Janouch, Kafka ha usato
una curiosa espressione per definire il
cinema: “Le corde della lira dei poeti
moderni sono le lunghe pellicole di
celluloide dei film”. Stava, infatti,
sempre più facendosi strada quella che
veniva chiamata “la settima arte”: essa
s’accostava talora nobilmente, altre
volte aggressivamente alle arti
tradizionali. Alcuni sospettavano che
essa incarnasse una sorta di “Nuovo
Testamento” affidato alla visione, allo
sguardo, all’immagine in movimento
rispetto, all’“Antico Testamento” della
cultura scritta e orale.
In realtà, parola, voce e silenzio
s’intrecciavano necessariamente nel
cinema con l’immagine, la scena, la
figura. E’ così che letteratura e
filmografia hanno camminato insieme
al punto tale da creare una vera e
propria simbiosi: si provi a contare
quante sono le riprese
cinematografiche di Romeo e Giulietta
o dell’Amleto di Shakespeare e ad
elencare la lista interminabile di testi
trasposti in film. Anzi, in alcuni casi la
trascrizione cinematografica poteva
persino superare la matrice letteraria:
un esempio tra i tanti, la pellicola
Arancia meccanica di Stanley Kubrick è
più emozionante del romanzo di
Anthony Burgess. O almeno l’esito può
essere pari, come nel caso del Giardino
dei Finzi Contini di De Sica e il rispettivo
romanzo di Bassani. Altre volte i due
generi si sono sostenuti a vicenda,
rendendo planetario il successo
reciproco: pensiamo al Dottor Živago di
David Lean, col suo indimenticabile
“tema di Lara”, che è veleggiato col
romanzo di Pasternak sotto tutti i cieli
del pianeta. Letteratura e cinema sono,
quindi, tutt’altro che estranei, anche
perché entrambi per vie parallele (e
quindi distinte) esaltano parola e
immagine: la prima attraverso
l’iconografia implicitamente sottesa al
racconto, il secondo con l’esplicitazione
di quell’iconografia. Ma c’è un’altra
“sonorità” da evocare, ed è quella che
intercorre tra cinema e arte.
Non intendiamo riferirci solo al
documentario artistico che spesso ha
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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pareri doc
offerto straordinarie rese di capolavori
pittorici e plastici, ma a quello scavo
che l’obiettivo può compiere
nell’orizzonte misterioso della
creazione artistica. Un esempio che
affiora spontaneamente è l’Andrej
Rublëv di Tarkovskij, indimenticabile ed
emozionante biografia interiore del
grande pittore di icone con l’approdo
supremo nella contemplazione
catartica della celebre Trinità. Non si
può poi ignorare l’intreccio suggestivo
che non pochi movimenti pittorici
stabilirono con la cinematografia, a
partire dal futurismo che al cinema
dedicò un suo “Manifesto”, passando
attraverso quella sorprendente opera
impressionista che è il film Il gabinetto
del dottor Caligari di Robert Wiene
(1919) o ai prodotti surrealisti firmati
insieme da Buñuel e Dalì, Un chien
andalou (1928) e L’âge d’or (1930), per
giungere ai film di Andy Warhol.
Il cinema, però, ha un suo intenso
legame anche con la fede e la ricerca
trascendente, e non tanto con la
valanga degli spesso modesti film
“biblici” quanto piuttosto con la
tormentata interrogazione dei grandi
maestri. Basta solo citare i nomi di
Bergman, Bresson, Dreyer e di
Tarkovskij per scoprire orizzonti
grandiosi in cui si dipanano i più
complessi e mirabili itinerari
esistenziali. Un film come Ordet di
Dreyer vale un trattato di teologia, il
Settimo sigillo di Bergman è una
lezione di spiritualità apocalittica e Au
hasard Balthazar di Bresson è una
parabola evangelica. Un filo che,
transitando attraverso l’esegesi
cinematografica del Vangelo secondo
E’ necessario che ad ascoltare
la voce di Papa Benedetto XVI ci siano
anche attori e registi
Matteo di Pasolini e la cristologia dei
centochiodi di Olmi, può agganciare
tanti film vicini a noi apparentemente
“laici” ma intrisi di attese religiose,
oppure esplicitamente sacrali già nel
titolo come nel caso di Kadosh di Amos
Gitai, dedicato alla “santità” di
Gerusalemme.
Per queste ragioni è necessario che il
21 novembre ad ascoltare la voce di
Benedetto XVI non ci siano solo pittori,
scultori, scrittori, poeti, musicisti,
architetti ma anche registi e attori. La
“settima arte”, infatti, nelle sue
espressioni più alte e autentiche non
vuole “rappresentare la pelle umana
delle cose, l’epidermide della realtà”,
come sospettava Antonin Artaud. Al
cinema, invece, si può applicare la
confessione che il grande pittore
catalano Joan Mirò riservava all’arte:
“Essa non deve raffigurare il visibile,
ma l’Invisibile che si cela nel visibile”,
quindi il mistero, il senso intimo e
profondo della realtà e della storia. %
GIANFRANCO RAVASI
Presidente Pontificio Consiglio della
cultura
Raz Degan in
centochiodi di
Ermanno Olmi
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COLIN FARRELL
UN FILM DI DANIS TANOVIC
REGISTA DEL PREMIO OSCAR
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‘NO MAN’S LAND’
PAZ VEGA JAMIE SIVES KELLY REILLY
& CHRISTOPHER LEE
ASAP FILMS E PARALLEL FILMS PRESENTANO UNA PRODUZIONE ASAP FILMS PARALLEL FILMS TORNASOL FILMS CASTAFIORE FILMS CON LA PARTECIPAZIONE DI BORD SCANNÁN NA HÉIRANN/IRISH FILM BOARD IN ASSOCIAZIONE CON ARAMID ENTERTAINMENT E HANWAY FILMS IN ASSOCIAZIONE CON COFICUP 2 & 3 E BACKUP FILMS IL FILM È STATO PRODOTTO CON L’AIUTO DI EURIMAGES
CON LA PARTECIPAZIONE DI RAI CINEMA CANAL + TELEVISIÓN ESPAÑOLA TVE CANAL + ESPAÑA CON LA SPONSORIZZAZIONE DI CIUDAD DE LA LUZ E DI GENERALITAT VALENCIANA UN FILM DI DANIS TANOVIC COLIN FARRELL PAZ VEGA “TRIAGE” KELLY REILLY E CHRISTOPHER LEE CASTING NINA GOLD MUSICA DI LUCIO GODOY
SCENOGRAFIA DEREK WALLACE MONTAGGIO FRANCESCA CALVELLI GARETH YOUNG DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA SEAMUS DEASY PRODUTTORI ESECUTIVI COLIN FARRELL SIMON FAWCETT TIM HASLAM CO-PRODUTTORI SUSAN MULLEN MARIELA BESUIEVSKY TIM BAISH TRATTO DAL LIBRO DI SCOTT ANDERSON PRODOTTO DA ALAN MOLONEY CEDOMIR KOLAR E MARC BASCHET SCRITTO E DIRETTO DA DANIS TANOVIC
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DAL 27 NOVEMBRE AL CINEMA
anniversari
Cary Grant
e Grace Kelly in
Caccia al ladro
Per Hitchcock era l’incarnazione
di un sogno, per il pubblico una favola
diventata realtà. Storia della divina Kelly,
che oggi avrebbe 80 anni
di Orio Caldiron
Principessa
Grace
NELLA SUA BREVE CARRIERA
cinematografica, l’incontro con Alfred
Hitchcock è fondamentale perché rivela
Grace Kelly a se stessa, facendone una
stella. Tra il maestro del brivido e la ricca
borghese di Philadelphia è scattata la
complicità. Le foto del set di La finestra
sul cortile (1954) sono eloquenti.
Soprattutto quelle in cui Hitch in un
enorme doppiopetto, ha appena perso
trenta chili, sfoglia con lei la
sceneggiatura, o con aria protettiva
controlla una delle prime scene dei
protagonisti appostati alla finestra. O
quando, parlando con il regista, l’attrice
esplode in una radiosa risata. Ma c’è
dell’altro. Per lui Grace è l’incarnazione di
un sogno. Neppure tanto segreto se l’ha
sempre inseguito nelle sue bionde, da
Madeleine Carroll a Ingrid Bergman, da
Kim Novak a Eve Marie Saint, da Tippi
Hedren a Vera Miles. Ma in nessun’altra
la coincidenza è così perfetta, così vicine
la fantasia e la realtà. Si direbbe che a
Grace venga naturale stare al gioco. O
assecondi l’intesa, dia corpo al fantasma
perché – bellissima ma misteriosa,
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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fredda ma sensibile, altera ma vibrante –
Ghiaccio Bollente è proprio lei.
Sull’abbigliamento non esita a
contraddire il maestro. Se accetta il rito
del guardaroba che lui sceglie di persona
per ogni nuova attrice, rifiuta subito
l’elegante vestito di velluto che dovrebbe
indossare in Il delitto perfetto (1954) per
rispondere al telefono nel cuore della
notte. Meglio non mettere niente e
restare in camicia da notte. Hitch è
d’accordo e le dà carta bianca. Sarà
Grace che con la costumista Edith Head
si diverte a scegliere vestiti e accessori,
senza mai perdere di vista le novità
dell’alta moda, in cui lascia più di un
segno. Solo per la scena del ballo di
Caccia al ladro (1955) il regista le impone
un vistoso costume dorato che diventa la
grande attrattiva della festa. Sul set del
film, girato sulla Costa Azzurra, incontra
il principe Ranieri di Monaco, con cui si
sposa l’anno successivo in una sontuosa
cerimonia trasmessa in mondovisione. La
favola dell’attrice che diventa principessa
ripropone come in un flash le particine
dell’inizio in cui la giovane mannequin si
era affacciata sullo schermo, facendosi
notare in Mezzogiorno di fuoco (1952) di
Fred Zinnemann e in Mogambo (1953) di
John Ford. Solo con La ragazza di
campagna (1954) di Gorge Seaton,
occhiali e pettinatura anti-glamour, si
laurea attrice, ottenendo l’Oscar. Prima di
lasciare Hollywood per il Principato, fa in
tempo a interpretare Alta società (1956)
di Charles Walters, l’ultimo film dove con
il “crooner” Bing Crosby accenna qualche
nota di “True Love”. La tentazione di
tornare sul set l’assale nei momenti di
solitudine, quando gli impegni della
corona non le bastano più, peggiorano i
rapporti con l’autoritario Ranieri,
riaffiorano i soprassalti della sua antica
inquietudine. La proposta di interpretare
Marnie che Hitchcock le fa nel ’63
sembra concretizzarsi ma solo per un
attimo, prima che prevalgono le ragioni
della realpolitik. Grace Kelly scompare il
13 settembre 1982 in un incidente
mortale nei tornanti della Moyen
Corniche sopra Montecarlo, dove in
Caccia al ladro aveva sfrecciato a folle
velocità. Oggi avrebbe ottant’anni.
%
Sul set di Caccia
al ladro incontra
Ranieri di Monaco,
con cui si sposa
l’anno successivo in
una sontuosa
cerimonia
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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percorsi
POPOLI
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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CROLLANDO, il muro di Berlino ha
occultato dietro l’immagine gioiosa dei
manifestanti tutte le altre, prodotte
faticosamente nel corso dell’esistenza
della RDT. La caduta del muro,
simboleggiando un’aspirazione e un
desiderio, più che una reale volontà
politica di contribuire alla creazione di
un mondo più aperto, ha di fatto calato il
sipario su quella che è stata la storia
non solo di un’importante resistenza
intellettuale ai dogmi del socialismo
reale, ma soprattutto sulla sofferta
realtà quotidiana della ex RDT,
permeata sino al midollo dall’ideologia
del comunismo sovietico.
Paradossalmente è stata proprio la
caduta del muro a favorire la rimozione
di tutto ciò che concerneva la vita
nell’altra Germania, quella situata oltre
la “frontiera invisibile”.
Il cinema di Thomas Heise, in questo
senso, colma finalmente un’enorme
lacuna di immagini e storia. In
occasione del suo 50° anniversario il
Festival dei Popoli ha pertanto deciso di
puntare sull’opera di un cineasta che ha
intrecciato indissolubilmente la pratica
del suo lavoro con la storia di una parte
essenziale della Germania, per molto
tempo “ più vicina al Caucaso che a
Berlino”.
Lungi da qualsiasi retorica, Heise opera
sin dal suo primo film una scelta di
campo: documentare, filmare coloro
che secondo la posizione ufficiale del
regime non esistono. A partire dunque
dal 1980 Heise accompagna gli ultimi
anni di vita della RDT testimoniandone
istituzioni e persone, fiutando con
acume impareggiabile il vento
dell’Occidente che avrebbe spazzato via
October Country.
Sotto una scena di
Eisenzeit di Thomas
Heise. Nella pagina
accanto Gli arbitri
FUORICAMPO
LA GERMANIA DIMENTICATA DI THOMAS HEISE E’ L’ASSO
NELLA MANICA DELLA MANIFESTAZIONE. CHE
CONFERMA LA SUA ATTENZIONE A TUTTE LE CULTURE
DI GIONA A. NAZZARO
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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percorsi
il muro. Censurato persino dall’archivio
per la documentazione di stato, Heise
trova asilo politico presso Heiner Müller
e nell’ambiente del teatro. Solo dal 1990
in poi inizia a realizzare (quasi)
regolarmente i suoi film, perdendo però
un’importante causa nei confronti del
Bundesfilmarchiv (la cineteca di stato)
per rientrare in possesso dei diritti dei
film diretti al tempo della RDT. “I
negativi si trovano nel Bundesfilmarchiv
e, dopo il processo, i diritti
appartengono in perpetuo alla
Repubblica Federale Tedesca. E loro
non hanno alcun interesse a farli
vedere“. Da una ragione di stato
all’altra, è sempre la storia a pagare le
conseguenze. Nella Germania unificata
non c’è più spazio nemmeno per
l’immagine documentata della RDT e in
questa dannazione della memoria
sembra di udire il terribile monito di
Heinrich Heine: che di lui non resti
ricordo alcuno. Heise lavora per
ricordare che nonostante le censure il
mondo della RDT che oggi come allora
Qualità dello sguardo e dell'ascolto
fanno del tedesco uno dei registi più
preziosi del nostro tempo
non doveva essere visto è esistito.
Anche dopo la caduta, il regista non
abbandona la presa. Probabilmente
nessun altro cineasta contemporaneo
ha saputo cogliere le sfumature di un
territorio in divenire come ha fatto lui. In
particolare, con la trilogia dedicata a
Why Make a Film About People Like Them? di Halle-Neustadt (Stau – Jetzt geht’s los
Heise. A destra Bassidji di Merhran Tamadon (1992), Neustadt (Stau – Der Stand der
TUTTO IL MONDO E’ PAESE
Iran, Medio Oriente e futuro globale i temi centrali del festival di
Luciano Barisone
17 lungometraggi (in concorso) sui principali temi del momento, dalla
situazione iraniana all’eterna questione del Medio Oriente e soprattutto della
Palestina, fino ad arrivare alla follia dell’uomo che per ragioni di profitto
distrugge i luoghi stessi in cui vive. In Stile libero previsti invece eventi
speciali come Gli arbitri, commissionato dalla Uefa a tre dei principali
documentaristi della tv belga per entrare negli spogliatoi degli ultimi europei
di calcio e mettere letteralmente ‘’a nudo’’ un mestiere così noto e al tempo
stesso poco conosciuto come quello dell’arbitraggio. Spazio anche al lavoro
semisconosciuto di Alvaro Bizzari, “un raro caso di cineasta operaio”, come lo
definisce il direttore artistico della rassegna, alla musica e alle “false realtà
virtuali”. Alla selezione ufficiale si aggiungono poi due retrospettive, dedicate
rispettivamente ai primi sette anni di vita del festival e al documentarista
dell’ex RDT Thomas Heise.
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Dinge) (2000) e Kinder. Wie die Zeit
vergeht (2007), il cineasta realizza
un’impresa di grande complessità
poetico-politica. Nel corso di quindici
anni focalizza la sua attenzione su una
città industriale in disarmo dove una
volta gli abitanti della RDT si
trasferivano attratti da migliori
opportunità salariali. Appendice di
Halle, città del Land Sachsen-Anhalt (la
Sassonia-Anhalt che sino al 2 ottobre
del 1990 ha fatto parte della RDT),
Neustadt fu costruita per ospitare gli
operai di Leuna, il fiore all’occhiello
dell’industria chimica della RDT. Situata
alla frontiera del Land, essa dista una
ventina di chilometri da Lipsia. Sulle
tracce della gioventù neonazista del
luogo, Heise conosce la famiglia di uno
dei ragazzi. Il metodo del regista è
limpido: osservazione, ascolto,
pazienza. Nessuna risposta
preconfezionata. “Per il tipo di interesse
che nutro, c’è bisogno di tempo. Se
voglio sapere qualcosa da qualcun altro,
devo mettermi seduto e aspettare che la
mia presenza venga accettata”. È
proprio questa qualità dello sguardo e
dell’ascolto dunque a fare di Thomas
Heise uno dei registi più preziosi e
appassionanti del nostro tempo.
%
OTTIMO
BUONO
SUFFICIENTE
MEDIOCRE
SCARSO
Nemico
Mann aggiunge un altro memorabile ritratto
alla sua personale galleria americana:
malinconicamente sospeso tra mito e realismo
i film del mese
in sala
SONO POCHI i cineasti americani a
credere ancora nelle storie bigger than
life, e anche meno quelli capaci di
raccontarle in modo credibile. Michael
Mann è tra questi. Da Ali a Collateral, la
sua filmografia è un antidoto al
minimalismo retorico di questi anni e
una sfolgorante galleria di ritratti
54
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
leggendari e passioni abnormi,
destini beffardi e vite al di là del
bene e del male. L’epica al
contrario del sogno americano, di
cui Nemico pubblico rappresenta
la variante d’epoca (siamo negli anni
’30), e un modello senza sbavature.
Tratto dal libro Public Enemies di Bryan
Michael Mann
Johnny Depp, Christian Bale
Drammatico, Colore
Universal
140’
Burrough, il film affronta una delle
figure chiave della mitologia yankee,
quel John Dillinger che il cinema
pubblico
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
55
i film del mese
hollywoodiano ha più e più volte messo
in scena senza mai sfiorare però la
radicalità e l’introspezione profuse qui
dal regista. Dal materiale biografico di
partenza, di cui conserva nomi, date e
luoghi (la maggior parte delle location
sono reali), Mann trasceglie i momenti
significativi e gli snodi essenziali.
L’evasione dal penitenziario di Stato
dell’Indiana, la riunione con la gang, le
rapine da una parte all’altra degli
States, la sfida con Melvin Purvis (il
mastino scelto da J. Edgar Hoover per
guidare la speciale unità anti-crimine
del neonato FBI), l’incontro con l’amata
Billie Frechette, il tradimento di
un’amica, l’uccisione a pochi metri dal
Biograph di Chicago dove aveva appena
visto Manhattan Melodrama con Clark
Gable: fissata nei suoi episodi
fondamentali – procedimento tipico del
regista, per cui la narrazione è una
successione di circostanze decisive - la
vicenda di Dillinger sullo schermo
acquista un’indefinibile valenza mitica,
come l’eco di una tragedia antica. Al
romanticismo struggente del
personaggio concorre l’interpretazione
volutamente sottotono di Johnny Depp,
malinconica maschera di un’epoca al
tramonto, dove l’amicizia, la parola e
l’etica contano ancora. L’ammirazione
che Mann prova per il suo eroe è
speculare al consenso goduto da
Dillinger durante la Grande
Depressione. Il popolo vedeva in lui una
sorta di Robin Hood deciso a togliere
alle banche quello che le banche
avevano sottratto al popolo (da qui il
rimando al presente sbandierato dai
56
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
Al romanticismo struggente di
Dillinger concorre l’interpretazione
volutamente sottotono di Johnny Depp
critici americani, che il cineasta però
sembra assecondare poco). E il film
sottolinea questa sua galanteria a più
riprese, quando mostra la generosità
del rapinatore nei confronti degli
ostaggi o la tenace opposizione ai
metodi violenti di Baby Face Nelson. Ma
il culmine della fascinazione lo si
raggiunge grazie all’intreccio amoroso
– come al solito il regista è abile ad
approfondire ogni sottotesto possibile,
immergendo lo spettatore in tutti i
livelli del racconto – e al modo in cui
Dillinger corteggia, conquista e resta
fedele alla sua compagna, la brava e
bella Marion Cotillard. Grande
affabulatore, Mann rende interessante
ogni segmento narrativo, ogni faccia
(perfetto il cast, ma Bale è un po’
marmoreo) e dettaglio (dalla musica ai
costumi), in un magistrale esercizio di
equilibrio che tocca il suo vertice
nell’amalgama di classicità e digitale,
mito e realismo. Un digitale esaltato
dalla fotografia crepuscolare di Dante
Spinotti, riverbero opaco di un mondo
dove gli uomini nuovi sono forse
peggiori dei cattivi che hanno sconfitto.
GIANLUCA ARNONE
%
i film del mese
L’uomo
che fissa
le capre
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Ewan McGregor, George Clooney
Commedia, Colore
Medusa
Poker di star per una parodia fricchettona
del militarismo americano. Che cala nel finale
90’
FARE L’AMORE per vincere la guerra. Ci
hanno pensato in pochi, ma se le armi
di distruzione di massa più pericolose
nell’arsenale di un esercito fossero
proprio i mitici “peace and love”? Dopo
il Vietnam gli americani ci hanno
pensato e hanno (davvero) tentato la via
di un esoterismo fondato su principi di
positività, su un Esercito della nuova
terra che potesse rendere gli Usa la
prima superpotenza con superpoteri e,
possibilmente, senza superproblemi. E
se penserete che questo film è solo una
parodia demenziale della realtà, non
dimenticate il cartello iniziale: “una
storia più vera di quello che possiate
immaginare”. A svelarcelo è Jon
Ronson, autore di Capre di guerra (ed.
Arcana), che del film è ispirazione e
prima sceneggiatura. Se la pellicola è
un gioco cinematografico che sfrutta
58
in sala
Grant Heslov
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
anche la mano vincente di un poker di
star- il guru hippy Jeff Bridges, il
transfuga nostalgico George Clooney, il
cattivo Kevin Spacey, l’inetto reporter
Ewan McGregor- il libro è un reportage
romanzato delle follie in divisa degli
ultimi trent’anni, una tragicomica storia
dei battaglioni occulti dell’esercito a
stelle e strisce, tra spie psichiche, le
sperimentazioni paranormali di
Il regista Grant Heslov
Guantanamo e un Bush Jr. più stupido
di quello di Oliver Stone. Grant Heslov,
già buon caratterista e sceneggiatore,
da questo capolavoro tira fuori una
prima parte frizzante e spesso geniale.
La ricostruzione lisergica di Clooney è
irresistibile almeno quanto la colonna
sonora, la sua pettinatura anni ’70, il
disorientamento di McGregor, inviato di
guerra da hotel a 5 stelle e scettico che
vuol credere all’impossibile, ovvero al
progetto Jedi (metacitazione niente
male per Obi-Wan Kenobi). Nella
seconda parte l’umorismo tagliente,
l’attacco all’America conservatrice,
imperialista e ottusa, si perdono in
un’autoreferenzialità compiaciuta, sia
pure ancora con molte buone intuizioni
(il finale con colazione dopata, le capre,
i superpoteri indimostrabili). Ma al
momento di sciabolare, Heslov va giù di
fioretto. Contagiato pure lui, forse, da
questi soldati fricchettoni.
BORIS SOLLAZZO
%
Storie di vita.
Storie di cinema.
Nel cinema, come a casa, è con gli ingredienti migliori che si preparano le
torte più buone, da gustare raccontandosi le storie più sincere. In autunno
le Torte Versa e Inforna sono in scena nel nuovo film di Luis Prieto
“Meno male che ci sei”, una storia autentica da gustare fetta
dopo fetta.
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i film del mese
Francesca
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Monica Bîrladeanu, Doru Boguta
Drammatico, Colore
Fandango
Le crepe della società rumena e gli sfasci
della cultura italiana, in un bel debutto
96’
ALTRO CHE ITALIANI BRAVA GENTE.
A sentire quello che i vicini dell’Est
pensano di noi, siamo esseri dallo
sguardo terrificante che rapiscono
poveri rumeni in salute per l’espianto
degli organi. Per non parlare del giudizio
sulla classe politica tricolore – nella
fattispecie la Mussolini (che ha
minacciato querele) e il sindaco di
Verona Flavio Tosi (che ha già querelato)
– costellata di donne ambigue, aguzzini
psicotici e razzisti con un occhio solo.
D’altra parte noi italiani non siamo più
indulgenti verso i rumeni, da tempo non
graditi dalle nostre parti e additati di
volta in volta come scassinatori,
stupratori seriali e parassiti immondi. La
provocazione lanciata da Francesca, già
a Venezia in Orizzonti e ora in sala con
Fandango (che ha distribuito anche
Videocracy: a Procacci e soci
60
in uscita
Bobby Paunescu
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
complimenti per il coraggio!), sta proprio
nella paradossale specularità del
pregiudizio, in quel cortocircuito della
verità che determina, a seconda del
punto di vista, una perfetta mutuabilità
di vittime e carnefici. Se l’Italia fosse un
paese normale, e non lo è, questo film
sarebbe accolto con dovuta
preoccupazione e autocritica. Bene che
vada invece provocherà polemiche e
La protagonista
Monica
Bîrladeanu
boicottaggi organizzati. Al peggio,
assuefatta indifferenza. Francesca è la
storia di una giovane maestra d’asilo
(notevole Monica Bîrladeanu) che sogna
di emigrare in Italia, alla ricerca di una
vita migliore. Mita (Boguta), il suo
ragazzo, la raggiungerà non appena avrà
concluso un affare che dovrebbe
arricchirlo. E che invece si rivelerà un
biglietto di sola andata per l’inferno.
Austera (inquadrature fisse, pochi tagli,
nessun commento sonoro) e strozzata,
pericolosa ma non violenta, l’opera
prima di Bobby Paunescu marca stretta
la new wave rumena, con qualche anno
di ritardo e più di un’ombra di maniera.
Teso e a tratti grottesco, il film nega allo
spettatore ogni catarsi e alla politica
qualsiasi attenuante. Peggiore della sua
versione xenofoba c’è quella riveduta e
corretta: disposta a dichiararsi colpevole
pur di non salire sul banco degli
imputati.
GIANLUCA ARNONE
%
Il viaggio di
Jeanne
Lebanon
Metacinema
bellico per il Leone d’Oro
israeliano: sul carro armato di Samuel Maoz ci
siamo anche noi
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in uscita
Padre e figlia in Scandinavia, alla
ricerca di un tesoro per ritrovare se stessi.
Algido, con poche emozioni
UNA VACANZA IN SCANDINAVIA, nel paesaggio dai colori
freddi della costa svedese: una location algida per un film che
di emozioni fa rigorosa autonomia, nella miglior tradizione di
quel cinema europeo intimistico in cui l’umanità silente ed
ermetica si muove lenta in un universo di simbolismi noiosi e
scontati. Ne Il viaggio di Jeanne, i rappresentati di questo
popolo di celluloide sono un’anonima adolescente francese e
suo padre, che l’ha trascinata verso le coste del Nord Europa
alla ricerca di un fantomatico tesoro vichingo. All’arrivo in
Svezia, però, la casa prenotata per il soggiorno è ancora
occupata dalla padrona e da una sua amica. Un incontro
imprevisto e fortuito, che aiuterà a smuovere le acque nel
rapporto apparentemente perfetto tra padre e figlia. Di sicuro
apprezzabile la tematica del recupero della propria identità da
parte di una ragazza cresciuta all’ombra di un padre
iperprotettivo, ma ancora ferito dall’abbandono della moglie
per togliere le briglie ai propri sentimenti. Un film in cui il
climax viene raggiunto attraverso la distruzione del cadavere
di una mosca, lascia però molti dubbi sulla sua reale capacità
di comunicare qualcosa di nuovo e di fresco, attestandosi così
su quella indifferenza e mediocrità che non aiuta il rilancio
dell’arte cinematografica contemporanea.
LAURA CROCE
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Samuel Maoz
Yoav Donat, Itay Tiran
Guerra, Colore
BIM
94’
“TUTTO È PARTITO da un ricordo sensoriale: l’odore di carne
bruciata”. L’approdo è il Leone d’Oro della 66esima Mostra di
Venezia: Lebanon dell’esordiente regista israeliano Samuel
Maoz, che ritorna alla Prima Guerra del Libano sul filo
dell’autobiografia: soldato ventenne, il 6 giugno 1982 uccise
per la prima volta. Dalla storia allo schermo, quella guerra è
(ri)vista dal carro armato di Shmulik l’artigliere, Assi il
capocarro, Hertzel il servente e Yigal il pilota, in missione per
perlustrare una cittadina ostile. Dopo il connazionale Valzer
con Bashir, alla cui riformulazione estetica del genere bellico,
anche faziosa, Maoz non arriva, un’altra riflessione
audiovisiva sui conflitti di Israele e sulla guerra tout court:
mosso dalla congruenza semantica dell’inglese shoot:
sparare e inquadrare, Lebanon si fa cinema non sulla guerra,
ma sulla rappresentazione della guerra. Metacinema bellico,
che contempla azione e senso della macchina da presa nel
mirino del tank, indugiando anche sul vouyerismo (la donna
ignuda), e riserva un posto allo spettatore accanto ai quattro
carristi, nel buio umido, sporco e impaurito dell’abitacolosala. Non un capolavoro, ma un film necessario: forse al
cinema, più che alla vita.
FEDERICO PONTIGGIA
%
in sala
Anna Novion
Jean P. Darrousin,Anais Demoustier
Commedia, Colore
Bolero Film
84’
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
61
i film del mese
Gli abbracci
spezzati
Meno armonioso di Volver,
ma sempre coinvolgente: un altro flessuoso
flirt tra Almodóvar e il cinema
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Penélope Cruz, Lluis Homar
Drammatico, Colore
Warner Bros. Pictures Italia
129’
A CANNES due film di “passione molto
incendiaria” sono stati sottovalutati,
dimenticati nei premi, sottodimensionati
nel giro di “porta a porta” dei festivalieri,
le nuove opere di Tarantino e Almodóvar.
Hanno entrambi vasi sanguigni del
cinema, ma sono re-inquadrature della
vita. Tarantino riscuote la Storia, la
rimonta secondo la valigia del cinema
ma, come un fantino geniale, dirige il
62
in uscita
Pedro Almodóvar
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
Una scena del film. In basso
Almodóvar
purosangue impazzito al traguardo,
ovvero la verità delle emozioni della
Storia. Almodóvar cerca una nuova
geometria di quel limbo di emozioni
cinema-vita-cinema che lo spinge a
creare, a cercare un posto ai personaggi
che irrompono e chiedono voce. Anche
qui gli si riconosce il bisogno e il piacere
di ripensare e ritrovare gli idoli del suo
cinema in modo diretto, un po’
programmato, suadente nella
combinazione dei toni melò, noir e
drammatico, inevitabile per un feticista
dell’immagine. I riassunti, la tramina dei
suoi film, l’intreccio smanioso dei
personaggi, si scrivono con le parole
della letteratura d’appendice. Sono le
immagini che la sottraggono alla
banalità. Lo sceneggiatore Harry Caine,
un cinquantenne biondo e cieco (Homar,
il Berenguer di La mala educación),
assistito da una collaboratrice e amica
del cuore, era, nei primi anni ‘90, il
regista Mateo, caduto in amore per
Lena, l’avvenente convivente
dell’anziano Ernesto, industriale geloso
e vendicativo che finanzia un film per la
donna, ma poi scopre che lei lo tradisce
col regista. Le cose si avviluppano in
almeno tre piani: la visita del figlio
omosessuale dell’ormai deceduto
industriale che vuole vendicarsi delle
vessazioni del padre, l’amore
clandestino tra Mateo e Lena negli anni
‘90, con una fuga tra i crateri e il mare di
Lanzarote, mentre Ernesto fa montare
insensatamente e distribuire il film per
distruggere la carriera di Mateo; il film
Ragazze e valigie, commedia al
femminile dove Lena - Penélope Cruz
recita un ruolo opposto al dramma che
sta vivendo nella vita, mentre il figlio di
Ernesto gira in video il making of di
Ragazze e valigie fornendo al padre
informazioni sui comportamenti degli
amanti. Complicato? Sì. Meno
armonioso, altrettanto maturo di Volver,
ma sempre coinvolgente, è un altro
flessuoso flirt col cinema, a partire dal
titolo che riprende la scena dei resti dei
due amanti carbonizzati e abbracciati
ritrovati a Pompei nel Viaggio in Italia di
Rossellini, abbraccio riprodotto in
fotografia da Mateo e Lena sul divano di
Lanzarote. E’ un film nel film perché
(senza svelare troppo), Ragazze e valigie
e le riprese del making of hanno un
ruolo determinante nel finale, con una
toccante, ma anche un po’ didascalica,
celebrazione del cinema come armonica
remissione della verità, delle emozioni,
dell’amore, della memoria.
SILVIO DANESE
%
Feticista
dell’immagine,
suadente nella
combinazione di
melò e noir
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
63
i film del mese
Segreti di famiglia
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Vincent Gallo, Alden Ehrenreich
Drammatico, B/N & Colore
BIM
Altro che Tetro, ecco la Youth With Youth
del 70enne Coppola. Tra Edipo e autobiografia
127’
CI SONO TANTI MOTIVI per accogliere
con gioia il nuovo film di Francis Ford
Coppola, Tetro, presentato alla
Quinzaine di Cannes e ora nelle nostre
sale come Segreti di famiglia.
Innanzitutto, Coppola è un Padrino di
regista, e ogni suo ritorno è cosa buona
e giusta.
Secondo, dopo il deludente e
pretenzioso Youth Without Youth, Tetro
illumina lo schermo con un fascinoso
bianco e nero, che fa pensare alle
Nouvelle Vagues anni ’60, per (ri)trovarsi
fresco, ottimista e vitale come il saggio
di diploma di un grande talento.
Ancora, utilizzando all’inverso il colore –
saturo - per i flashback, Coppola e il suo
notevole direttore della fotografia Mihai
Malaimare Jr. ci regalano uno
straordinario crash automobilistico, che
evoca potenzialità, se solo Francis
64
anteprima
Francis Ford Coppola
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
volesse, da mago dell’action-movie, alla
faccia dei registi ipervitaminizzati della
“new hollywood” contemporanea.
Poi, c’è la storia, in cui complessi edipici
e riflessi autobiografici la fanno da
padrone, con un figlio (Vincent Gallo,
bravo) artista costretto ad andarsene
perché il padre (Klaus Maria Brandauer,
mefistofelico), egocentrico direttore
d’orchestra, decide che in famiglia c’è
Il regista Francis Ford Coppola
spazio per un solo genio.
Grazie a Dio, nel clan Coppola le cose
sono andate diversamente, ma questo
rischio Francis deve averlo vissuto sia da
figlio che da padre, e ora ce ne rende
partecipi, aprendo le porte a un dramma
davvero formato famiglia, girato nella
Boca di Buenos Aires.
Sceneggiatore, produttore (con la Bim di
Valerio De Paolis), regista e negli Usa
pure distributore, il nuovo Coppola,
esauriti gli “impegni” con le banche, è
totale e totalizzante, famelico (da Godard
e Welles fino a Powell e Pressburger) e
colto, povero e finalmente indipendente.
Una gioia, dunque, o quasi, che si fa
perdonare lungaggini, rovelli e
involuzioni, complici le ottime prove del
cast (ci sono pure l’esordiente Alden
Ehrenreich, Maribel Verdù e Carmen
Maura): Tetro è la Youth With Youth del
70enne Coppola. Che dire? Baciamo le
mani!
FEDERICO PONTIGGIA
%
Angelini
e Castellitto alla ricerca del
cuore altrove: stile, talento ma troppa
generosità
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in sala
Mafia e Ilva per il discreto romanzo di
(de)formazione di Alessandro di Robilant. Con
lo straordinario Giulio Beranek
MARE, MARE, MARE, VOGLIO ANNEGARE… Lo cantava
Battiato, ma vale anche a Taranto: perché quando il mare
ce l’hai, che fai? Se non muori per l’Ilva, finisci
ammazzato dal mafiosetto di quartiere, nella fattispecie il
Paolo VI. In altre parole, è un Marpiccolo, chiuso,
asfittico, malsano. Meglio cambiare acqua: ci proverà
Tiziano, lo straordinario esordiente Giulio Beranek (calcio
e circo in curriculum), con un padre per cattivo esempio,
una madre eco-guerrigliera (Anna Ferruzzo), qualche
traffico e un amore abbastanza disperato.
Tratto dal libro Stupido di Andrea Cotti, nel cast anche
Colangeli e la Carnelutti, Marpiccolo è discretamente
diretto da Alessandro di Robilant (Il giudice ragazzino). Se
l’Ilva rimane sfondo minaccioso, il focus è sul romanzo di
(de)formazione di Tiziano, cresciuto a pane e lavoretti per
il boss. Che con il volto ispirato e la testa rasata di
Michele Riondino ci fa pensare al Passato è una terra
straniera di Vicari, domiciliato a Bari. Ma qui è il presente
a essere straniero: almeno nelle intenzioni di Tiziano, che
vuole fuggire per (ri)farsi una vita. Da parte sua, il film lo
asseconda, concedendosi perfino un’inconsulta parentesi
onirica nel finale. A fin di bene: e chiudiamo un occhio
pure noi.
FEDERICO PONTIGGIA
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Alessandro Angelini
Sergio Castellitto, Anita Kravos
Drammatico, Colore
01 Distribution
86’
IL CUORE (È) ALTROVE: Alza la testa. Dopo l’acclamato
L’aria salata, Alessandro Angelini inquadra caduta e
resurrezione di Mero (Castellitto), single father in un
cantiere nautico di Ostia, con una sola passione: il figlio
Lorenzo (Gabriele Campanelli), che vorrebbe campione di
boxe. Ma quando Lorenzo inizia a frequentare la giovane
Ana, Mero rivede gli errori che hanno stroncato la sua
carriera, e si mette in mezzo. Lorenzo fugge e cade in
scooter: morte cerebrale. Dopo un meccanico consenso
all’espianto degli organi, capire a chi sia finito il cuore del
figlio diverrà per Mero l’unica ragione di vita.
Alza la testa conferma un regista-regista che gira con
un’idea di cinema alle spalle, senza fronzoli né sciatterie, e
un ottimo direttore d’attori: bella sorpresa Campanelli,
coraggiosa Anita Kravos, bravo e “contenuto” Castellitto,
premiato a Roma. E la storia per come è filmata nei primi
tre quarti d’ora si tiene dietro gran parte del cinema italiano
ultimo scorso. Ma dopo che Lorenzo finisce in coma
irreversibile, nemmeno il film se la passa troppo bene: tra
migranti, clandestini e trans-azioni di varia natura, Alza
troppo la testa e si fa bulimicamente summa sociologica.
Opzione ancorché solidale, poco equa.
FEDERICO PONTIGGIA
%
in sala
Alessandro di Robilant
Giulio Beranek, Michele Riondino
Drammatico, Colore
Bolero Film
87’
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
65
film del mese
Marpiccolo Alza la testa
Nel paese delle
creature selvagge
in sala
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Spike Jonze
Max Records, Catherine Keener
Fantasy, Colore
post-produzione. E’ il sogno infranto di Jonze
Warner Bros. Pictures
99’
C’È LA NEVE, FUORI. E Max (Max
Records), bambino difficile che soffre
per la separazione dei genitori,
costruisce un igloo per nascondersi dal
mondo. Alla sera, poi, la sua eccessiva e
mal posta richiesta di attenzioni
costringe la mamma (Catherine Keener)
a sgridarlo: fugge via Max, avvolto nel
“tutotto” da lupo, e prende il mare su
una piccola barca a vela. Approda su
un’isola lontana, dove vivono stranissime
ed enormi creature: per salvarsi, dirà
loro di avere grandi poteri e, di lì a poco,
sarà riconosciuto come loro nuovo re.
Ma governare e rendere tutti felici non
sarà cosa semplice. Tratto dal romanzo
illustrato di Maurice Sendak (“Where the
Wild Things Are”) e dalle premesse
dirompenti, Nel paese delle creature
selvagge di Spike Jonze conferma
purtroppo i timori che si erano andati a
66
Anarchico e imperfetto, “mutilato” in
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
creare nel lunghissimo periodo
intercorso tra la fine delle riprese e la
conclusione della post-produzione:
quello che arriva sullo schermo, oltre
alle splendide suggestioni derivanti da
spazi incontaminati e mostruosi
personaggi, ottima fusione tra pupazzi
creati artigianalmente e computer
grafica, è un prodotto palesemente
mutilato, debordante in alcuni momenti
Il regista Spike Jonze sul set
di fantastica anarchia (dall’utilizzo della
camera a mano al “putiferio” quale
prima “azione di governo” del nuovo re
Max) ma molto debole nella costruzione
di un racconto che, dopo la meraviglia
dell’approdo e dell’avvicinamento al
mondo delle creature selvagge, sembra
implodere minuto dopo minuto,
risolvendosi in nulla più che un insieme
di “momenti”, o situazioni, a tratti
divertenti, altre volte commoventi, ma
incapaci di donare all’opera l’ampio
respiro che avrebbe meritato. Il talento
del neoquarantenne ed ex videoclipparo
Jonze è cosa ormai nota ma, proprio
come Gondry, dimostra che senza
Charlie Kaufman alle spalle (autore dei
suoi Essere John Malkovich e Il ladro di
orchidee) la creazione/riproposizione in
celluloide di mondi altri non è più così
devastante. Ma il dubbio che non sia
tutta colpa sua rimane, aspettando
magari il Director’s cut in home video.
VALERIO SAMMARCO
%
Triage
Julie &
Julia
Prevedibile
ma appetitosa commedia
culinaria: a fuoco lento con le vecchie volpi Nora
Ephron e Meryl Streep
anteprima
Semaforo rosso per Danis Tanovic:
da dramma bellico a melò ingenuo, si perde
pure Farrell
ROSSO, GIALLO, VERDE. Il semaforo della vita, quello che
troviamo, cinico, inesorabile e a volte fallace, in ogni
pronto soccorso. Il triage è quel rischio calcolato che i
dottori si prendono all’accettazione dei feriti, dando loro
una priorità in base alle possibilità di sopravvivere. In
pace serve per sapere chi salvare per primo, in zona di
guerra, nel Kurdistan iracheno di questi anni, si può
ridurre a soli due colori (blu e giallo) ed essere la
condanna di un medico boia nobile e misericordioso
(Branko Djuric, ottimo). Colin Farrell, fotografo di guerra,
ci regala con lui venti minuti di buon cinema, prima di
trovarsi ad esserne un paziente. Da lì il premio Oscar
Danis Tanovic, che le Nowhere’s Land le ama per
definizione, passa dalla terra di nessuno dei curdi a
quella del cuore di un uomo, un compagno, un amico
perso in un ricordo lacerante. Dramma intimo e collettivo,
che diventa melò ingenuo, Triage si perde nel momento
in cui torna a casa, in Irlanda. Dal Christopher Lee
improbabile psicologo-redentore (lui si definisce
indagatore dell’animo, sic) di colpe e orrori scomodi, alla
Paz Vega volenterosa, bella, ma pleonastica, come la
sceneggiatura che non approfondisce, ma spesso
affonda. Semaforo rosso.
BORIS SOLLAZZO
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Nora Ephron
Meryl Streep, Amy Adams
Commedia, Colore
Sony Pictures
123’
HOLLYWOOD, quando vuole, è un’ottima cuoca, con gli
ingredienti giusti. Qui ha due libri, Julie & Julia di Julie Powell e
My Life in France di Julia Child e Alex Prud’homme, opzionati in
momenti diversi e uniti in un film. E due generazioni di attrici:
un’istrionica e neo-com (ovvero neo-comica, dopo tante lacrime
in carriera, ora regala sorrisi e risate) Meryl Streep, un’Amy
Adams dolce e grintosa che ne tiene il passo. Donne sull’orlo di
una crisi di nervi - la prima è in dorato esilio nell’Europa del
dopoguerra con l’amato marito mal sopportato dai maccartisti
(Stanley Tucci, delizioso), la seconda è una burocrate dei
risarcimenti post 11 settembre - trovano tra i fornelli la loro
rinascita. La Child insegnerà la cucina francese all’America, la
Powell decenni dopo, tramite un blog, le renderà omaggio con
524 ricette in 365 giorni, ritrovando la sua vena frustrata di
scrittrice. A cuocerci a fuoco lento, due vecchie volpi: Nora
Ephron, che si conferma regista e sceneggiatrice di razza, e
Meryl Streep che, lavorando su goffaggine e voce, fonde in sé le
imitazioni al vetriolo della cuoca di Dan Aykroyd al Saturday
Night Live con il programma tv della stessa (su YouTube
entrambi). Il risultato? Un film prevedibile ma appetitoso.
BORIS SOLLAZZO
%
in sala
Danis Tanovic
Colin Farrell, Branko Djuric
Drammatico, Colore
01 Distribution
96’
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
67
i film del mese
Capitalism:
A Love Story
Regia
Genere
Distr.
Durata
Documentario, Colore
Mikado
119’
FORSE, IL MIGLIOR MICHAEL MOORE
di sempre. Ovvio, un tanto al chilo,
perché il suo cinema continua a doversi
pesare sulla bilancia: quantità, più che
qualità. E Capitalism pesa assai:
omnicomprensivo, arrabbiato,
affabulatore e, qui e là, geniale.
Non solo, è la consacrazione di un "non
regista", ovvero uno straordinario
performer, comunicatore di razza, ad
alto tasso di faziosità, che qui tuttavia
sparando contro la Croce Rossa - la
truffa finanziaria - pare relegata nel
fuoricampo. Ancora più importante, la
sofferenza in presa diretta è meno
invasiva, più dignitosa del solito, quasi
che di fronte alla rapina a mano armata
del Sistema nemmeno le lacrime
servissero. La partita, insomma, è già
vinta, ma Moore fa ugualmente di tutto
per non perderla: sotto il suo fuoco, tra
umorismo, sarcasmo e "santa"
68
in sala
Michael Moore
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
Forse, il miglior Michael Moore di sempre:
piccolo regista, straordinario performer
cattiveria (pure la Chiesa è dalla sua
parte contro l'abominio capitalistico),
cadono in tanti, dall'immancabile Bush
alle tante aziende che lucrano
assicurativamente sulla vita, ovvero la
morte, dei dipendenti di fascia bassa
(Dead Peasants), fino al nemico
pubblico numero 1, la banca d'affari
Goldman Sachs, che, Moore dixit,
sarebbe stata pure la prima
Il regista Michael Moore
finanziatrice di Obama. Tra repertorio e
archivio, passa dalla Luna a Roosevelt,
dai subprime ai derivati - con sequenze
esilaranti di economisti babbei -, dagli
scioperi in fabbrica alle case
sequestrate dalle banche, per una
cronologia critica della crisi: poco
creativa, forse, sicuramente utile.
Due esempi per difetti e pregi: ottusa e
sciovinista l'asserzione che la nostra
Costituzione, e non solo, sia così
civilmente illuminata perché output
diretto, alla fine della Guerra, dei
collaboratori di Roosevelt, che non
fosse morto avrebbe dotato pure gli Usa
di "analoga" carta dei diritti;
straordinaria, viceversa, la conclusione,
con Moore a delimitare con il nastro
giallo la Crime Scene finanziaria: Wall
Street, Goldman, vorrebbe arrestarli da
privato cittadino. A confermare la sua
natura: piccolo regista, grande artista
performativo.
FEDERICO PONTIGGIA
%
telecomando
teratura: novità e bilanci
Homevideo, musica, industria e let
DVD
Il nuovo
Terminator. E
Braveheart in
Blu-ray
Borsa del Cinema
Schermi d’essai in
flessione. A tu per
tu con l’inventore di
E-Motion
Libri
Con Herzog
fino alla fine del
mondo. In America
con Sergio Leone
Colonne sonore
Spike Jonze sceglie
l’indie per il suo
paese delle creature
selvagge
Ricomincio da Troisi
Versione restaurata e making of del film che rese celebre il comico napoletano
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
di Valerio Sammarco
L’alba di una
nuova era: la cyber-saga
riparte da qui. In Blu-ray
il Director’s Cut
Terminator
Salvation
72
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
McG non è James Cameron,
ne è consapevole lui per primo.
Ma gli va dato atto – dopo il
deludente terzo capitolo firmato
Johnatan Mostow – di aver
saputo far risorgere una delle
saghe più avvincenti dell’ultimo
quarto di secolo: Il futuro ha
inizio, questo il sottotitolo di
Terminator Salvation, non poteva
sintetizzare meglio la portata di
un reboot che ci riporta ad un
domani da cui tutto prese
origine. Siamo nel 2018, undici
anni prima rispetto al prologo
del primo capitolo: John Connor
(Christian Bale) è a capo della
resistenza, un giovanissimo Kyle
settimana più tardi), Terminator
Salvation contiene in esclusiva per
l’edizione in alta definizione la
versione Director’s Cut, con
spezzoni mai mostrati nelle sale
e la funzionalità “Un film al
massimo! – Modalità Picture-InPicture”, che consente di
assistere al film “insieme” al
regista McG e comprende un
commento con interviste al cast
e alla troupe, 11 minicontenuti
speciali, storyboard e gallerie di
foto. Tra i contenuti speciali
BD-Live, poi, 10 video
“Terminator TechCom” da
scaricare, informazioni sul film
grazie alla tecnologia MovieIQ e
cinechat, una funzionalità che
consente di chattare con i propri
amici in tutto il mondo durante
la visione del film.
DISTR. SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT
Reese (che poi diventerà suo
padre) è tra i prigionieri di
Skynet, mentre dal passato
ritorna Marcus Wright (Sam
Worthington), “giustiziato” 15
anni prima e adesso catapultato
in questo nuovo, desolante
mondo, senza memoria ma con
una missione da compiere.
Disponibile in Blu-ray Disc dal
25 novembre (e in DVD una
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
73
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Garrone
d’annata
La cl as se de i cl as si ci
a cura di Bruno Fornara
In cofanetto i primi tre film (e un doc)
del regista di Gomorra
REGIA Fritz Lang
CON Stewart Granger,
George Sanders
GENERE Avventura
(1955)
DISTR. Millennium Storm
Il covo dei contrabbandieri
1757, sulle coste dell’Inghilterra.
Un ragazzo orfano cerca Jeremy
Fox. Libertino e senza scrupoli,
Fox è a capo di una banda di
contrabbandieri. Un film d’avventura che si rifà a Stevenson e
Dickens con un occhio ai quadri di Hogarth. Castelli in rovina, una statua d’angelo (o è un
demonio?) con occhi bianchi e
vuoti, colori scuri e bruni. Le
ossessioni di Fritz Lang sulla
lotta tra bene e male, sulle
società segrete, i cimiteri e le
caverne, su quella parte della
società che si nasconde e trama
nell’ombra. Il mondo visto con
gli occhi e la mente del bambino: la doppiezza e il cinismo
MATTEO GARRONE PRIMA DI GOMORRA,
Primo amore e L’imbalsamatore. Raccolti in cofanetto, i tre film (più il documentario) con cui il
regista romano, ancora ventottenne e dopo il
corto Silhouette, incominciò la scalata che lo ha
portato, anni più tardi, ai vertici della cinematografia nazionale, e non solo. I tre immigrati
negli altrettanti episodi di Terra di mezzo (1996)
e i due albanesi trapiantati a Roma di Ospiti
(1998), per raccontare le non facili dinamiche dell’integrazione. Poi la storia di Oreste Pipolo, fotografo
di matrimoni, nel documentario girato a Napoli sempre nel 1998, fino allo strampalato girovagare per
la capitale di uno scenografo in Estate romana
(2000), prima collaborazione con lo sceneggiatore
Massimo Gaudioso (dopo la co-regia per il corto
Un caso di forza maggiore) e ultimo avamposto prima
della definitiva consacrazione.
DISTR. FANDANGO HOME ENTERTAINMENT
74
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
degli adulti contro l’innocenza
ingenua del ragazzo. E un diamante in fondo a un pozzo. Un
racconto gotico con l’andamento di un cappa e spada. Un percorso di iniziazione in un clima
inquietante e funereo. Il personaggio di Stewart Granger, violento e seduttore, carismatico e
ambiguo. La musica gonfia di
Miklos Rosza. Il pessimismo di
Lang che non crede nella redenzione. Il bambino che resta ottimista e fiducioso nonostante
tutto. Un film amatissimo dall’ala più radicale e bizzarra della
critica francese, i macmahoniani, che lo riscoprì e lo esaltò
oltre ogni misura.
Fi lm in or bi ta
a cura di Federico Pontiggia
Boston Legal 5
(Mya)
13 nuovi episodi per proseguire le vicende
professionali e umane degli agguerriti avvocati
bostoniani. Spin-off del longevo The Practice Professione avvocati, una serie senza appello.
Crash
(Rai4)
In prima visione free, riprende temi e struttura
dell’omonimo film di Paul Haggis, premio Oscar
2006: sullo sfondo Los Angeles, un avvincente
puzzle interrazziale con la “nostra” Moran Atias.
Monk
(Joy)
Settima stagione - in lavorazione l’ottava e ultima
- per “l’eccentrico” detective Tony Shalhoub, che
trova un inedito psichiatra: Hector Helizondo
(Pretty Woman). Per ossessivi-compulsivi…
Belfagor
Torna il Fantasma del Louvre in un’edizione da non perdere
Recuperi e omaggi
RICOMINCIO DA TRE
A 15 anni dalla
scomparsa, 01
rende omaggio a
Massimo Troisi e
al film che l’ha
reso famoso, in
versione
restaurata: tra gli
extra, il Making of e un ricordo
dell’attore-regista di Tonino Pinto.
DISTR. 01 DISTRIBUTION
FUERHER EX
La storia di Ingo
Hasselback,
neonazista poi
pentitosi, il film di
Winfried Bonengel
è ambientato a
Berlino Est nel
quinquennio 19861990, a cavallo della caduta del
Muro. Inedito in Italia, passato in
concorso a Venezia 59.
DISTR. DOLMEN HOME VIDEO
PONYO SULLA SCOGLIERA
In attesa
dell’edizione
limitata prevista
per il prossimo
anno, ecco
l’ultima fatica di
Miyazaki. Nella
versione due
dischi, con storyboard del film e
karaoke tra gli extra.
DISTR. LUCKY RED
INTRIGO
INTERNAZIONALE
RITORNA BELFAGOR, ovvero “Il
fantasma del Louvre”, nella duplice
versione (1927, 1965), in un’edizione
4 Dischi da non perdere, contenente
anche il libro di Arthur Bernède, con
illustrazioni di Corrado Roi. Nei
primi due dischi i quattro episodi
della serie per la tv del 1965, diretta
da Claude Barma e interpretata, tra gli
altri, da Juliette Greco, Yves Rénier,
François Chaumette e Christine
Delaroche. Nei dischi 3 e 4, invece, lo
sceneggiato del ’27 scritto dallo stesso
Bernède per la regia di Henry
Desfontaines e co-prodotto da un
altro grande demiurgo del mistero
alla francese, Gaston Leroux, padre
del Fantasma dell’Opera.
DISTR. DOLMEN HOME VIDEO
In edizione
speciale doppio
disco, il più
classico dei
thriller firmati
Alfred Hitchcock.
In versione
restaurata, per
rivivere al meglio alcune delle
scene più memorabili dell’intera
storia del cinema.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
75
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Grandi registi
Dalla library Cristaldi:
Lattuada, Comencini e De
Santis in cofanetto
Ri-vedere Braveheart
L’eroe scozzese di Mel Gibson in alta definizione: con 7 ore di extra
VINCITORE DI 5 PREMI OSCAR (tra
cui Miglior Film e Miglior Regia), Braveheart di
Mel Gibson arriva per la prima volta nel formato Blu-ray HD (doppio disco), con il master
HD visionato e approvato dal direttore della
fotografia John Toll (statuetta anche per lui).
Nuovi ed inediti contenuti speciali (circa 7
ore), poi, per “interagire” direttamente con il
film: con la modalità “Picture in Picture” di “Il
mondo di William Wallace” è possibile scoprire
i luoghi e i personaggi della pellicola senza
interrompere la visione, mentre con il BD-Java
de “Il campo di battaglia della rivoluzione scozzese” lo spettatore sarà al centro di due campi
di battaglia con l’animazione in 3D che illustra i
movimenti degli eserciti e le strategie di guerra.
DISTR. 20TH CENTURY FOX ENTERTAINMENT
Prosegue l’operazione “Grandi
registi del cinema italiano”: dopo
Pietro Germi e Mario Monicelli,
Dolmen HV propone altri tre
nomi illustri dalla library Cristaldi
Film, Alberto Lattuada, Luigi
Comencini e Giuseppe De Santis.
In tre distinti cofanetti, tre film da
conservare di ciascun regista: Il
delitto di Giovanni Episcopo,
Senza pietà e Il mulino del Po
per Lattuada, Proibito rubare, La
bella di Roma, La ragazza di
Bube per Comencini, Riso
amaro, Non c’è pace tra gli ulivi
e Un marito per Anna Zaccheo
per De Santis.
DISTR. DOLMEN HOME VIDEO
Alle nato ri nel pall one
Pro Evolution
Soccer 2010
Per tutte le Console e Pc: croce e delizia per
innumerevoli fan
L’Italia è un popolo di critici
cinematografici ma, come ben
noto, anche di allenatori: reali,
virtuali e videogiocatori. Mentre il
campionato di calcio si appresta
ad entrare nel vivo, non potevano
mancare simulazioni dedicate a
questo sport. Tra i titoli più
rappresentativi c’è sicuramente
Pro Evolution Soccer, che giunto
76
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
a questa decima edizione mette
nuovamente a disposizione di
tutti gli appassionati la possibilità
di disputare la Champions
League, con tanto di musiche e
loghi ufficiali, allo scopo di
ricreare al massimo l’atmosfera
della partita. Non manca la
possibilità
di
disputare
amichevoli insieme ad altre
persone e anche online, per un
pacchetto completo e imperdibile
per tutti gli appassionati. Pro
Evolution Soccer 2010 è dispo-
nibile per tutte le Console e PC.
Per saperne di più visitate
www.multiplayer.it
ANTONIO FUCITO
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Borsa del cinema
di Franco Montini
Tristezza d’Essai
Si interrompe bruscamente il trend positivo degli ultimi anni:
quali le cause del cedimento?
CON OLTRE 860 SCHERMI,
Invecchiamento
del pubblico, ma
anche l’attenzione
verso i film di
qualità è in
declino
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
il cinema d’essai rappresenta un
segmento importante del
mercato cinematografico.
Nell’ultimo anno, più
esattamente dal 1 dicembre
2008 al 4 ottobre 2009, le
presenze nelle sale d’essai rilevate
da Cinetel sono state pari al
15,2% del totale. Nelle ultime
stagioni, nonostante una
complessiva stagnazione del
mercato e la crescente
concorrenza dei multiplex, il
settore del cinema di qualità
aveva mostrato un trend di
crescita, che, tuttavia, quest’anno
si è improvvisamente interrotto,
come rilevato anche agli Incontri
del Cinema d’Essai, svoltisi a
Mantova dal 6 all’8 ottobre, per
iniziativa della FICE,
l’associazione di categoria. Negli
incontri di Mantova si è cercato
di individuare le ragioni di
questo inaspettato cedimento,
che non sembra dipendere dalla
qualità dell’offerta proposta sul
mercato nell’ultimo anno, in
linea con il livello delle
Cast & Crew
di Marco Spagnoli
e riprese in 3D
ll
e
d
re
o
is
rv
e
p
u
s
Il
Intervista a David Bush, ideatore di E-Motion
precedenti stagioni. Piuttosto c’è
da rilevare il progressivo
invecchiamento del pubblico
d’essai e la mancanza di ricambi.
Per ogni spettatore che, per
ragioni di età, smette di
frequentare il grande schermo,
non ci sono sostituti o
comunque non ce ne sono
abbastanza. Fra le nuove
generazioni si registra un
progressivo imbarbarimento del
gusto, fatale conseguenza di una
mancata alfabetizzazione
all’immagine. I giovani non
amano il cinema d’autore per il
semplice motivo che ne
ignorano perfino l’esistenza e
non potrebbe essere altrimenti
visto il desolante livello della
programmazione in televisione,
dove il cinema di qualità è stato
completamente cancellato.
Un fenomeno analogo si registra
sull’informazione stampata:
l’attenzione nei confronti del
cinema di qualità sta
progressivamente diminuendo,
mentre gli spazi della critica, che
hanno sempre privilegiato
questo tipo di film, sono ormai
talmente ridotti da non poter
svolgere analisi approfondite in
grado di orientare e incuriosire i
lettori nei confronti dei titoli
esaminati. Alle ragioni culturali
dell’improvviso deficit del
segmento d’essai si aggiungono
motivazioni economicocommerciali; la diminuzione
delle sale di città; il problema
della stagionalità con i film di
qualità che continuano ad essere
concentrati in pochi mesi. E
ancora la carenza delle copie a
disposizione dei cinema di
profondità e il mutamento delle
politiche editoriali della
distribuzione. A causa della
scarsa redditività del cinema di
Dopo aver fondato Cinecittà Digital e, in
seguito, avere supervisionato gli effetti visivi
di film come Oliver Twist di Roman Polanski,
David Bush ha creato E-Motion, la prima
società di produzione di riprese e postproduzione in 3D per il mercato italiano.
Come ha iniziato a lavorare nel campo dell’effettistica visiva e della produzione in 3D?
Quando sono arrivato in Italia nel 1975 facevo il fotografo di scena. Negli anni ’90, poi,
con l’introduzione delle nuove tecnologie più
sofisticate, mi sono appassionato al montaggio e ho sviluppato un nuovo modo di lavorare nel campo degli effetti visivi.
Parliamo del 3D?
Il 3D rappresenta il futuro del cinema: oggi
viviamo un passaggio importante quanto
quelli dal bianco e nero al colore, dal suono
monofonico al dolby digital. Così ho trascorso l’ultimo anno a mettere a punto una filiera
di ripresa e post produzione 3D.
Cosa la affascina di più del suo lavoro?
Mi piace modificare la percezione della realtà
per renderla così come la vuole il regista. Amo
poter studiare soluzioni visive non per
“migliorare” la storia, bensì per renderla più
appassionante e emozionante.
Che consigli darebbe ad un giovane?
Di accostarsi al cinema come forma d’arte e
non nel suo aspetto produttivo. Conoscere i
computer e le loro possibilità è meno importante che vedere tanti film e capire lo stile di
un regista. Il cinema nasce da una grammatica
visiva. Più si vede, più si impara.
box office (aggiornato al 26 ottobre)
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10
Up
Parnassus - L’uomo che voleva...
Oggi sposi
Bastardi senza gloria
Julie & Julia
Brüno
La battaglia dei tre regni
Baarìa
Lo spazio bianco
Basta che funzioni
€ 19,203,126
€ 31,792,248
€ 28,940,988
€ 18,054,485
€ 13,562,643
€ 11,527,663
€ 31,506,394
€ 29,931,629
€ 33,699,430
€ 34,634,227
N.B. Le posizioni sono da riferirsi all’ultimo weekend preso in esame. Gli incassi sono complessivi
qualità nello sfruttamento home
video e televisivo, storiche
società di distribuzione come
Mikado e Lucky Red si stanno
orientando verso titoli, almeno
in teoria, commercialmente più
appetibili. Le proposte
rigorosamente di qualità sono
oggi distribuite sul mercato da
piccole case che non sembrano
ancora in grado di offrire ai
propri prodotti un adeguato
sostegno. Qualche
responsabilità, infine, riguarda
anche l’esercizio: mentre i
multiplex hanno saputo
intercettare i bisogni del
pubblico dei ragazzi, le sale di
città spesso non hanno fatto
altrettanto con gli spettatori
adulti, ai quali bisognerebbe
mettere a disposizione maggiori
servizi: la possibilità di
prenotazione, foyer ospitali,
agevolazioni per i parcheggi. Per
spingere il pubblico ad uscire di
casa bisogna proporre
motivazioni forti; siamo sicuri
che gli esercenti d’essai abbiano
fatto abbastanza?
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Libri
Dagli Incontri con
il cineasta tedesco
all’America di Sergio Leone.
La storia della Cines e
manuali a go go
Ai confini di Herzog
Alla fine del mo ndo
Tra nos talg ia e mit o
Pare che Herzog non volesse collaborare a un libro intervista
su di lui: “Non analizzo me stesso” fu la sua prima risposta a
Paul Cronin. Poi ha cambiato idea, per smentire quelle che
definisce “selvagge falsificazioni” sulla sua figura, in primis la
leggenda che lo vede sul set di Aguirre dirigere Kinski fucile
alla mano. Nasce così Incontri alla fine del mondo –
Conversazioni tra cinema e vita, a cura di P. Cronin
(minimumfax, pagg. 405, € 16,50), intenso libro intervista in
cui Herzog si rivela meno folle di quanto la
sua fama vorrebbe, ma sicuramente geniale
e visionario come ci si aspetta. Racconta la
sua vita avventurosa e ripercorre la genesi e
la lavorazione dei suoi film dal primo corto
giovanile, Herakles, fino ai doc della
maturità. Mancano i due film in concorso a
Venezia, ma, dopo 400 pagine di vita e
cinema, forse non è grave.
A distanza di tre anni da Sergio Leone.
America e nostalgia, il giovane saggista
Roberto Donati ripropone con Sergio Leone.
L’America, la nostalgia e il mito
(Falsopiano, pagg. 256, € 15,00) i tratti
fondanti di un cineasta che, proprio
attraverso questi tre termini chiave, ha
saputo riscrivere e creare nuove coordinate
per un cinema del Tempo, ben rintracciabile
nella Trilogia composta da C’era una volta il
West, Giù la testa e C’era una volta in America, titoli analizzati
dall’autore del libro. Con prefazione di Carlo Lizzani,
postfazione di Italo Moscati, illustrazioni originali di Luca
Zampetti e varie testimonianze di chi, nel corso della carriera,
ha fatto parte della vita (e del tempo) di Sergio Leone: dallo
sceneggiatore Donati al compositore Ennio Morricone, da
Luciano Vincenzoni a Claudia Cardinale.
GIORGIA PRIOLO
80
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
VALERIO SAMMARCO
Questione di metodo
Esiste una “griglia” per analizzare un’opera filmica? Partono
da qui F. Vanoye e A. Goliot-Lété, autori di Introduzione
all’analisi del film (Lindau, pagg. 190, € 14,50), per un
manuale che insegna a guardare e smontare i film, attraverso
l’analisi di capolavori come Rebecca di Hitchcock o Paesaggio
nella nebbia di Angelopoulos. Un punto di partenza per
studenti, aspiranti critici, ma anche spettatori, con il pregio di
mettere in guardia sui suoi stessi limiti: non esiste un metodo
per interpretare i film, ma solo un
talento da coltivare e un grande amore
per l’oggetto di analisi. Per passare dalla
pratica alla teoria, segnaliamo la
riedizione di Introduzione all’estetica del
cinema di D. Chateau (Lindau, pagg. 188,
€ 14,50): ottimo e aggiornato breviario
che spiega come trasformare la visione
di Harry Potter in un’esperienza estetica.
Sguardo e
memoria
Semiologia visiva del trauma della Shoah,
attraverso grandi registi-testimoni
di Barbara Millucci
GIORGIA PRIOLO
Cin es( tor ia)
Subito dopo la Titanus (1904), nacque la Cines: era il 1906, il
capitale iniziale era di 400.000 lire, e il proposito quello di
produrre pellicole, fabbricare apparecchi e commerciare in
tutti gli accessori relativi alla cinematografia, fotografia e
tecniche affini. Oggi, dopo essere stata sciolta, ceduta a terzi
nel ’55 e rifondata nel 2006, rappresenta ancora la continuità
del nostro cinema. È per questo che, quasi vent’anni dopo,
viene rieditato La Cines. Storia di una casa di produzione di
Riccardo Redi (Ed. Paolo Emilio Persiani,
pagg. 184, € 14,90): occasione, oltre che per
apportare correzioni e aggiunte, di tenere
presenti le recenti ricerche, soprattutto dal
punto di vista economico, compiute dai vari
studiosi nel corso di questi ultimi anni.
Senza tralasciare i numerosi film realizzati,
primi testimoni dell’attività produttiva e
della specificità della società italiana.
VALERIO SAMMARCO
Com’è dura la scrittura
Cominciano ad essere troppi i manuali di sceneggiatura sugli
scaffali delle librerie e non è facile orientarsi tra i molti libri
che sembrano promettere tutti la stessa cosa: insegnare a
scrivere una sceneggiatura. Il sistema sceneggiatura di
Bandirali e Terrone (Lindau, pagg. 295, € 22,00) si propone
qualcosa di più, come recita il sottotitolo: “scrivere e
descrivere un film”. Ambisce ad essere al tempo stesso
manuale per imparare a scrivere i film e trattato per capirli,
rivolgendosi non solo ad aspiranti
sceneggiatori ma anche critici, studenti,
insegnanti. Gli autori riprendono e
organizzano tutte le teorie della
sceneggiatura, da McKee a Dara Marks
passando per Linda Seger, e forniscono
un’abbondante mole di esempi tratti dal
cinema classico fino a The Wrestler,
rendendo la lettura affascinante.
GIORGIA PRIOLO
Alessio Scarlato
20 gennaio 1942
Auschwitz e
l’estetica della
testimonianza
Edizioni NEU
€ 20,00
Pagg. 278
Che significato dare oggi alla parola
testimonianza? Alessio Scarlato nel libro 20
gennaio 1942, Auschwitz e l’estetica della
testimonianza (Ed. NEU, pagg. 278, € 20,00), tenta
di ripercorrere le tracce delle testimonianze e
delle documentazioni visive che hanno portato allo
sterminio di massa, metodico e sistematico degli
ebrei durante il terzo Reich, arrivando a definire
una vera e propria memoria pubblica in un
continuo rimando tra significante e significato,
forma e contenuto, presente e passato. Un’attenta
ed accurata semiologia visiva del trauma della
Shoah attraverso i più grandi registi-testimoni del
passato. Si va dal documentario sul II congresso
del Partito nazionalsocialista Il trionfo della
volontà (1935) di Leni Riefenstahl all’antropologia
del prigioniero dei campi di sterminio in Primo
Levi, passando per le memorabili sequenze girate
in b/n all’interno del Museo di Auschwitz di Notte
e nebbia di Resnais. Ed ancora da Vincitori e vinti
(1961) di Stanley Kramer a La passeggera (1963) di
Andrzej Munk, fino ad Ungheria privata di Forgács
e Histoire(s) du cinéma di Godard. Proprio Godard
dirà che “il cinema è fatto per pensare... ma la
fiamma si è definitivamente spenta ad Auschwitz”.
Il sopravvissuto – scrive Scarlato – offre il proprio
corpo per ricordare il carattere incarnato della
verità. Nel progetto di sterminio, il testo è il luogo
dove la pratica artistica è chiamata a dar conto
delle ragioni del proprio essere.
novembre 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
81
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
di Gianluigi Ceccarelli
Colonne Sonore
Visti da vicino
Indie Jonze
Cori di bambini, filastrocche e noise-punk:
Nel paese delle creature selvagge
I newyorchesi Yeah Yeah
Yeahs e il loro proto poppunk sono l’ultima realtà
indie dell’odierna scena
musicale (con ampie prospettive di apertura al commerciale: li hanno già definiti “I Blondie del XXI
secolo”). Li conosce bene
Spike Jonze, che ha diretto
il video del loro singolo Y
Control e adesso affida la
produzione della colonna
sonora di Nel paese delle creature selvagge alla carismatica
frontwoman del gruppo, la
sudcoreana naturalizzata
statunitense Karen O (al
secolo
Karen
Lee
Orzolek). I “Kids” al
seguito sono ragazzi di un
certo rilievo: oltre ai compagni di band Brian Chase
e Nick Zinner, val la pena
citare Dean Fertita dei
Queens of the Stone Age,
Jack Lawrence (spalla di
Jack White nei Dead
Weather e nei Raconteurs),
Greg Kurstin dei Bird and
the Bee. In pratica la scena
indie del momento, riunita
intorno a Karen O per
accompagnare il viaggio
fantastico di un bambino
con la sua voce selvaggia e
insieme fanciullesca. Lo si
avverte in brani come All is
Love, dove un coro di bambini sottolinea ancor più il
contesto irreale e infantile,
in Capsize dove pathos
della musica e dramma del
narrato si sciolgono in testi
da filastrocca, nel folle
disimpegno di Rumpus, nel
cantato noise-punk di
Animal. E in Cliffs e Food is
Still Hot il lirismo della
voce di Karen raggiunge
vette sublimi di maturità.
Un progetto pensato nel
dettaglio che, in mani capaci, ha prodotto un risultato
sorprendente, da ascoltare
e riascoltare.
Per tut ti i gus ti
a cura di Federico Pontiggia
Marpiccolo
Dopo Come Dio
comanda per
Salvatores, i romani Mokadelic tornano al
cinema per Alessandro di Robilant: ossessivi
e claustrofobici, come film impone, ma senza
dimenticare il marchio di fabbrica neopsichedelico. Taranto on the floor…
82
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2009
A Serious Man
Un sola canzone
Yiddish, qualche
musica liturgica, Machine Gun di Jimi Hendrix
e ben 4 pezzi dal Surrealistic Pillow (1967) dei
Jefferson Airplane: se aggiungete che il
compositore è l’abituale Crater Burdwell,
capirete che (meraviglia) stiamo ascoltando.
Brüno
Bastano solo i
titoli di coda:
Bono, Elton John (al piano con sedile umano),
Sting e Snoop Doggy Dog, a cantare
“l’Obama bianco”, il “Gesù austriaco” Sacha
Baron Cohen. Comprimari di classe, per un
assolo politicamente scorretto.
design by FLARVET
27 TORINO FILM FESTIVAL
13-21 NOVEMBRE 2009
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