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Economia condivisa
Anno 8 numero 65.
Dicembre 2008
Gennaio 2009.
€ 4,00
valori
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
FABIO CUTTICA / CONTRASTO
Fotoreportage > La Rete
Sc
il Naotpri
a
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. 40
Dossier > Free economy: il sapere di tutti a disposizione di tutti crea beni comuni
Economia condivisa
Internazionale > La mappa dei paesi coinvolti dalla crisi da debito creativo
Finanza > Banca Etica: la voce dei fondatori alla vigilia del decennale
Economia solidale > Le Green Idea americane dopo lo tsunami finanziario
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R.
| editoriale |
Contro la crisi
informarsi e capire
di Ugo Biggeri
È
NOVAMONT
L’AUTORE
Ugo Biggeri
Laureato in fisica,
dal 1982 ha operato
nel volontariato
con l’associazione
Mani Tese di cui
è stato presidente
fino al 2000.
È stato presidente
dell’associazione
Finanza Etica, revisore
della cooperativa verso
la Banca Etica di cui
è socio fondatore,
e, dal 1998, consigliere
d’amministrazione
della Banca Popolare
Etica. Dall’aprile
2003 è presidente
della Fondazione
responsabilità etica.
DICEMBRE ED È UN MOMENTO CRITICO, in cui verrà misurata la profondità della crisi economica in base
all'andamento dei nostri consumi. A pensarci bene questa cosa mette tristezza, sia per il Natale
che per noi cittadini. Però è molto indicativa: direi che è il bilancio di un anno in cui l'informazione
ed il potere hanno negato quanto possibile una crisi che non solo era inevitabile, ma già in corso.
Facendo il bilancio della nostra rivista sfoglio le copertine, da gennaio ad oggi: le fotografie, i titoli,
le interviste, i dati, le inchieste. Salta agli occhi l'indipendenza di Valori, l'originalità delle notizie,
l'uso della lente della finanza etica e della sostenibilità che mostra un informazione diversa.
E viene voglia di dire “l'avevamo scritto” (già dal 2007 e potete rileggerci anche su www.valori.it).
Le notizie sono di quelle che si fa fatica a trovare nella stampa tradizionale. I racconti di quello
che non funziona, dal modello di “consumo a tutti i costi” degli ipermercati, alla ricchezza
di un Paese misurata con un indicatore limitato come il Prodotto interno lordo; dalla spinta
all’indebitamento folle delle famiglie americane, al welfare italiano che spesso i soldi li ha,
ma li spreca; dai paradisi fiscali che proteggono traffici illeciti sotto lo sguardo incurante dei governi
internazionali, alla crisi finanziaria che travolge tutto e tutti, ma che potrebbe anche essere
un’opportunità per ripartire in modo diverso e migliore. E poi le proposte concrete: nuove regole
per la finanza mondiale, nuovi indicatori del benessere di uno Stato, più lavoro e meno speculazione,
una tassazione più equa, un rapporto differente con la terra per un’agricoltura che non sia vittima
della finanza. E le storie positive, di chi è riuscito a creare un’economia diversa, come quella basata
sulla responsabilità, sulla condivisione delle conoscenze, sulla rete, sulla mutualità, sulla relazione
e anche sul baratto, di cui parliamo nel dossier di copertina di questo numero.
Quest'indipendenza di Valori, di cui siamo orgogliosi, esiste grazie al sostegno della Cooperativa
Editoriale Etica, con i suoi soci, di Banca Etica e di Circom, la cooperativa di giornalisti che, con
passione, indipendenza e professionalità lo realizza. Ma, sempre più, Valori esiste grazie ai suoi
lettori e abbonati, in crescita, vera garanzia di indipendenza anche per il futuro.
Oggi c'è un motivo ancora più importante per leggere e promuovere Valori. La crisi che stiamo
vivendo mostra senza pietà un analfabetismo finanziario che ci colpisce tutti, dai cittadini
ai dirigenti pubblici, agli stessi esperti di finanza. Addirittura chi vende e chi compra alcuni prodotti
finanziari non sa che cosa sta facendo (e finanziando) fino in fondo: derivati, hedge fund,
obbligazioni strutturate, fondi di investimento, fondi pensione... E arriviamo all'assurdo in cui
chi detta le regole liberiste e non riconosce la funzione innovativa e sociale della finanza etica,
oggi chiede aiuti di Stato per salvare chi è stato causa o complice del disastro.
La finanza è sicuramente complessa, ma oggi è il fulcro del sistema. E Don Milani quarant’anni
fa ci insegnava che è la padronanza della parola che ci da la possibilità di essere uguali. Dobbiamo
quindi avere un nostro punto di vista sulla finanza, capire come funziona, capire come possiamo
intervenire e agire. Se vogliamo un mondo più giusto, oggi è più che mai il momento di far sentire
la nostra voce per cambiare le regole.
Occorre informarsi e capire. Leggiamo Valori.
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ANNO 8 N.65
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DICEMBRE 2008 / GENNAIO 2009
| valori | 3 |
| sommario |
valori
dicembre 2008 / gennaio 2009
mensile
anno 8 numero 65
Registro Stampa del Tribunale di Milano
n. 304 del 15.04.2005
editore
Società Cooperativa Editoriale Etica
Via Copernico, 1 - 20125 Milano
promossa da Banca Etica
soci
Fondazione Culturale Responsabilità Etica,
Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti,
Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor,
Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione Autonoma
Bancari Italiani, Publistampa, Federazione
Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara,
Circom soc. coop., Donato Dall’Ava
consiglio di amministrazione
Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco
Fabio Silva ([email protected]), Sergio Slavazza
direzione generale
Giancarlo Roncaglioni ([email protected])
collegio dei sindaci
Giuseppe Chiacchio (presidente),
Danilo Guberti, Mario Caizzone
direttore editoriale
Ugo Biggeri ([email protected])
direttore responsabile
Andrea Di Stefano ([email protected])
redazione ([email protected])
Via Copernico, 1 - 20125 Milano
Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Francesco
Carcano, Matteo Cavallito, Emanuele Isonio,
Michele Mancino, Mauro Meggiolaro, Andrea
Montella, Jason Nardi, Elisabetta Tramonto
progetto grafico e impaginazione
Francesco Camagna ([email protected])
Simona Corvaia ([email protected])
fotografie
Fabio Cuttica, Jonas Bendiksen (Contrasto,
Magnum Photos), Eduardo Castaldo (Acs)
stampa
Publistampa Arti grafiche
Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento)
abbonamento annuale ˜ 10 numeri
Euro 35,00 ˜ scuole, enti non profit, privati
Euro 45,00 ˜ enti pubblici, aziende
Euro 60,00 ˜ sostenitore
abbonamento biennale ˜ 20 numeri
Euro 75,00 ˜ scuole, enti non profit, privati
Euro 85,00 ˜ enti pubblici, aziende
come abbonarsi
bollettino postale
c/c n° 28027324
Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica,
via Copernico 1 - 20125 Milano
Causale: abbonamento/Rinnovo Valori
I bonifico bancario
c/c n°108836 - Abi 05018 - Cab 01600 - Cin Z
Iban: IT29Z 05018 01600 000000108836
della Banca Popolare Etica
Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica,
via Copernico 1 - 20125 Milano
Causale: abbonamento/Rinnovo Valori +
Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato
I carta di credito
sul sito www.valori.it
sezione come abbonarsi
Causale: abbonamento/Rinnovo Valori
È consentita la riproduzione totale o parziale
dei soli articoli purché venga citata la fonte.
Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche
eseguite, non è stato possibile rintracciare
gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente
disponibile ad adempiere ai propri doveri.
Carta ecologica FSC Misto, sbiancata senza cloro,
con cellulosa proveniente da foreste certificate
in conformità alle norme FSC. Il Forest Stewardship
Council (FSC) garantisce tra l’altro che legno
e derivati non provengano da foreste ad alto valore
di conservazione. Publistampa Arti grafiche
è certificata FSC Chain of Custody CQ-COC-000016.
I
Dal questo mese il prezzo di Valori aumenta:
4 euro a numero, 35 per l’abbonamento annuale,
65 per il biennale. Fino a metà febbraio
si può usufruire della promozione di Natale,
con regali e abbonamenti scontati (a pag. 40).
FABIO CUTTICA / CONTRASTO
www.valori.it
Anche la rete, per quanto
virtuale, ha un’anima materiale.
Un operatore all'interno della
sala server di Virgilio.it è immerso
nei cavi di un computer.
Milano, 2001
globalvision
7
fotoreportage. La Rete
8
dossier. Free economy
Il sapere di ognuno a disposizione di tutti
Bikesharing: mobilità pulita sulle due ruote
Condividere il viaggio, nuova vita per l’autostop
Baratto graffetta rossa con una casa
Dall’Arizona la community mondiale per il riuso
Banche del tempo: i conti correnti che non falliscono mai
Le nuove reti collaborative
Zoes: Zona Equo Sostenibile
finanzaetica
In Terrasanta la pace ha bisogno di credito
Buon compleanno Banca Etica: i primi 10 anni dalla voce dei fondatori
Legalità: armi di istruzione di massa
Cantone: “Il culto del denaro nella camorra borghese”
economiasolidale
16
18
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22
22
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24
26
28
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35
37
Paul Hawken: “Il bello della crisi, costruire un mondo nuovo”
Green Festival: “Change or die”
Rifiuti zero: la differenza che fa la differenza
Le suore all’attacco delle carte di credito tossiche
42
44
46
48
51
finanzaislamica
55
internazionale
Islanda, Ucraina, Pakistan: storie di default
Argentina, il giallo dei fondi pensione
La Troika del gas spaventa l’Europa
Se dieci rigassificatori vi sembrano pochi
56
58
59
61
63
lavanderia
65
altrevoci
66
indiceverde
77
utopieconcrete
78
LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTI
COMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE
CONCESSIONARIA
PER LA PUBBLICITÀ
Società Cooperativa Editoriale Etica
Sisifo italia srl
Via Copernico 1, 20125 Milano
tel. 02.67199099
fax 02.67491691
e-mail [email protected] ˜ [email protected]
[email protected] ˜[email protected]
Via Don Soldà 8, 36061 Bassano del Grappa
tel. 0424.505218
fax 0424.508136
e-mail [email protected]
www.sisifo.eu
| globalvision |
La leva della domanda
Per diffondere
la ricchezza
di Alberto Berrini
OME ERA INEVITABILE L’AGGRAVARSI NELLE DIMENSIONI e nel tempo della crisi finanziaria ha condotto l’economia
C
Provincia
MI
mondiale a un deciso rallentamento in alcune aree e a una vera e propria recessione in altre. Del resto,
a prescindere dalla tempesta finanziaria, il rallentamento era già in atto, per lo meno dai primi mesi del 2008,
e la crisi era “di domanda”. Questa si compone di consumi e investimenti che vivono essenzialmente
di aspettative. E la crisi finanziaria le ha decisamente indirizzate in senso negativo. Ma il dato strutturale
è l’iniqua distribuzione del reddito a livello mondiale che negli ultimi decenni ha premiato profitti e rendite
a discapito del lavoro. Si veda in proposito il recente rapporto Ocse “Growing Unequal?: Income Distribution
and Poverty in OECD Countries”, che ha drammaticamente fotografato questa situazione in cui si allarga
la forbice dei redditi. Salari in discesa e riduzioni fiscali non selettive, dunque a vantaggio dei ceti più ricchi,
e il parallelo calo delle prestazioni fornite dallo Stato sociale sono le “vere” cause della recessione in atto.
L’indebitamento delle famiglie, in primo luogo quelle americane ma non solo, è stato un modo
per non affrontare il problema distributivo ma anzi per trasformarlo in un’ulteriore occasione di profitto
per il sistema economico, in particolare per i mercati creditizi. Il rischio è che la crisi si avviti, cioè che crisi
finanziaria e rallentamento economico si alimentino vicendevolmente. “Le economie del G7 non sono
state travolte da un collasso sistemico della finanza, ma occorre che si riprendano rapidamente dal contagio
finanziario – scriveva Giangiacomo Nardozzi su Il Sole 24 Ore del 25 ottobre –. Altrimenti c’è il rischio
che il circolo vizioso ricominci dalle banche, questa volta colpite non
I salari bassi, le riduzioni
dal crollo del castello di carte da loro stesse costruito, ma dalla caduta
fiscali a vantaggio solo
a catena anche della sana attività produttiva cui hanno fatto credito”.
dei ceti più ricchi e il calo
A quel punto non si parlerebbe più di recessione o di crisi finanziaria
delle prestazioni fornite
ma di depressione. Uno scenario improbabile vista la dimensione
dal welfare sono le vere
degli interventi messi in atto dai governi e dalle autorità monetarie.
cause della crisi in atto
Ma tali interventi hanno per ora riguardato la crisi finanziaria e non
il grave rallentamento dell’economia mondiale. La partita della politica economica è ancora tutta da giocare.
Come se ne esce? Non è più il tempo di “leve finanziarie”. “Non c’è molto che Ben Bernanke (foto) possa
fare per l’economia. Potrà e dovrà tagliare i tassi di interesse ancora di più, ma nessuno si aspetta che tale
mossa possa incidere in modo considerevole oltre a fornire un modesto impulso economico” (Krugmann,
La Repubblica, 19 ottobre 2008). Dunque non è più il momento della politica monetaria, ma piuttosto
di quella fiscale. Ciò che più serve è la “leva della domanda” che in una fase di aspettative negative può
essere più efficace in mano pubblica che privata. In effetti gli incentivi fiscali diretti (in particolare negli Usa)
non sono stati efficaci nel rilanciare consumi e investimenti. E questo perché quando lo scenario è troppo
incerto, come diceva Keynes, “il cavallo non beve”. È necessario che lo stimolo fiscale avvenga attraverso
la modalità della spesa diretta dello Stato. Innanzitutto in investimenti, a partire da quelli in favore della
sostenibilità ambientale della crescita economica, ma anche in trasferimenti ai ceti più deboli, sotto le varie
forme di ammortizzatori sociali, al fine di garantire loro un reddito che, peraltro, sicuramente spenderanno!
Ma la vera politica economica di lungo termine che serve è un maggior equilibrio nella distribuzione
dei redditi. In Usa lo hanno chiamato “spread the wealth” (diffondere la ricchezza) secondo il principio
citato da Barack Obama nel famoso dialogo con Joe l’idraulico. Se ne parla da molto, è ora di attuarlo.
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ANNO 8 N.65
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| fotoreportage |
> La Rete
foto di Fabio Cuttica / Contrasto
I
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nternet di oggi non è la stessa internet di quindici anni fa. La rete primigenia,
dopo essersi riconvertita dal militare al civile, era legata al mondo accademico,
mentre il suo sviluppo più recente e «democratico» è quello associato ai social
network. La connessione permanente, conseguenza dell’evoluzione tecnologica
e dell’abbattimento dei costi delle telecomunicazioni, ha scatenato la febbre
della socializzazione in rete.
Facebook, ad esempio, con i suoi 110 milioni di utenti nel mondo, sta vivendo
un vero boom a ogni latitudine. Non poteva mancare l’Italia tra i Paesi più attivi
in questo social network: siamo decimi in graduatoria con 1,6 milioni di utenti
registrati e un incremento negli ultimi sei mesi di oltre un milione di iscritti.
Questo successo non significa che internet in Italia sia una certezza acquisita,
«un diritto», come invece viene inteso in altri Paesi, soprattutto del Nord Europa,
data l’ineguale diffusione del collegamento in banda larga nel nostro Paese.
Non è un caso, infatti, che i social network facciano registrare la loro maggiore
diffusione in Olanda e in Inghilterra, anziché negli Stati Uniti. I Paesi Bassi hanno
3,7 milioni di utenti registrati, pari al 36,4% della popolazione, il Regno Unito
vanta 10,6 milioni di utenti (29,1% della popolazione), contro i 43 milioni degli
Usa (il 23,4% della popolazione).
Un dato interessante dei social network è la loro diffusione discontinua anche
tra Paesi che hanno caratteristiche di sviluppo similari. In Europa sono circa
178 milioni gli utenti on line ogni settimana, il 55% dei navigatori si collega
quotidianamente. La motivazione principale (73%) è tenersi in contatto con amici
e parenti (Fonte: EIAA).
Nel futuro prossimo venturo si prevede che il traffico in internet aumenterà
di 100 volte e rischierà di far collassare la rete. Gli esperti prevedono
che entro il 2015 gli utenti connessi saranno cinque miliardi, un incremento
che porrà dei problemi di costi e di lentezza, il che significherà dire addio
alla banda larga per trovare altre soluzioni, come la trasmissione ottica
delle informazioni a ultravelocità. Le ragioni di questa crescita prevista sono
dovute all’accesso di India e Cina, ma anche a piattaforme come You Tube,
il cinema digitale e il Voip. Una start up tecnologica finlandese ha già la risposta:
il web fotonico. Questa soluzione, che usa la fotonica al posto dei circuiti
elettrici, eliminerebbeil costo della conversione da segnale elettrico a impulso
fotonico che pesa sugli attuali sistemi ottici, garantendo una velocità illimitata,
almeno sulla carta.
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FABIO CUTTICA / CONTRASTO
Splendido esempio di riconversione da militare a civile, l’ultimo sviluppo
di internet è oggi quello dei social network, spazi interattivi in rete
dove incontrarsi e condividere esperienze. In attesa delle nuove
trasformazioni della rete, legate alle prossime tecnologie.
L’AUTORE
Fabio Cuttica è nato a Roma
nel 1973. Per due anni ha portato
avanti un progetto sull’“emergenza
abitativa” in Italia. Il lavoro, “La prima
casa”, è stato successivamente
premiato come miglior progetto
al premio “Canon giovani fotografi
2005”. Attualmente Cuttica si divide
tra Roma e il Sudamerica (Bogotà,
Colombia e Caracas, Venezuela),
documentando tanto l’aspetto
politico quanto quello sociale.
In Venezuela la sua ricerca
lo ha portato a fotografare
l’addestramento militare di molti
civili, a fronte di una probabile
invasione statunitense.
I suoi “Guardiani della Rivoluzione”,
tuttavia, sono ben lontani
dal rappresentare l’ideale di guerriero
che l’arte classica ci ha consegnato.
Più simili a eroi ed eroine virtuali
dei videogames, ciò che emerge
nel reportage di Cuttica è proprio
la distruzione di quell’ideale
e la totale inadeguatezza dell’uomo
Un bambino guarda
incuriosito
un’installazione
alla “Fabbrica
del gas” della Bovisa.
contemporaneo di poterlo incarnare.
In Colombia il giovane fotografo
e il giornalista Fernando Cardenas
hanno seguito per mesi
i “desplazados”, realizzando
un’ampia documentazione
sui contadini sfollati costretti
a lasciare case e terre, vittime
degli squadroni paramilitari
dei latifondisti. Collaboratore
del progetto Redattore sociale,
recentemente Fabio Cuttica
è stato premiato per il reportage
“Super-abili”, sui disabili e lo sport.
Milano, 2001
> La Rete
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FABIO CUTTICA / CONTRASTO
| fotoreportage |
> La Rete
Sopra, visitatori allo Smau.
A sinistra, dall’alto in basso, un corso
di internet riservato agli anziani;
il bagno del campus di “Webb 2001”,
primo megaraduno italiano di internet;
“Italian Party 2001”, dove si sono sfidati
più di mille appassionati di videogiochi.
Milano / Padova / Firenze, 2001
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FABIO CUTTICA / CONTRASTO
| fotoreportage |
Alcuni momenti di “Italian Party 2001”,
l’arena multiplayer all’interno del Palasport
dove 1.200 appassionati si sono sfidati
on line ai giochi più diffusi.
Firenze, 2001
> La Rete
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FABIO CUTTICA / CONTRASTO
| fotoreportage |
> La Rete
Sopra, il video “Goodnight Moon” di Shivaree
trasmesso all’“Italian Party 2001”.
A sinistra, dall’alto in basso: una coppia
osserva uno schermo in una stanza imbottita
del “Webb 2001”; installazione video digitale
al Palaexpo durante la “Mostra multimediale”;
il laboratorio multimediale “Medialab”.
Firenze / Padova / Roma, 2001
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dossier
FABIO CUTTICA / CONTRASTO
a cura di Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Emanuele Isonio, Ezio Manzini e Jason Nardi
Il sapere di ognuno a disposizione di tutti >18
Bike sharing, mobilità pulita sulle due ruote >20
In viaggio insieme, nuova vita per l’autostop >21
Dall’Arizona la community mondiale per il ri-uso >22
Banche del tempo: i conti correnti che non falliscono mai >24
Le nuove reti collaborative >24
Zoes: Zona Equo Sostenibile >26
Un laboratorio multimediale
al Palexpo “Media Lab”.
Roma, 2001
Free economy
Condividere
è possibile
Le innumerevoli forme collaborative già realizzate sul web dimostrano che uscire dall’individualismo
è facile e anche molto produttivo se tutti lavorano per un progetto considerato un bene comune
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| dossier | free economy |
| dossier | free economy |
di Paola Baiocchi
è qualcosa di molto umano e molto rivoluzionario che circola in quello
che viene chiamato web 2.0: è la possibilità di interagire e di condividere.
Comunicare, interscambiare e cooperare sono azioni molto umane: siamo esseri sociali
e, in modo collaborativo, riusciamo a raggiungere più facilmente grandi obiettivi. Ma è
rivoluzionario che on line si riesca a dare nuova evidenza a questo modo di essere “sconveniente”. Chiariamoci, sconveniente solo perché potenzialmente non consumistico e
quindi da tenere in sordina, come tutta un’altra serie di “bestemmie” tipo: il denaro non
è necessario, la concorrenza non fa vincere il migliore (ma solo il più forte) e l’unione
C’
Qui sotto, un’immagine tratta da “Se vogliamo
lo si fa” (01/Quaderni di design dei servizi)
idee di servizio basate sulla collaborazione
attiva dei cittadini, per il quartiere milanese
di Quarto Oggiaro. A cura di Ezio Manzini,
Giordana Ferri, Giovanna Vitale.
Nella pagina a fianco, uno stand
dello Smau 2001 a Milano.
fa la forza. La rete è piena di esempi di collaborazione gratuita, che
navigatori sconosciuti tra di loro prestano, senza nessun ritorno economico, ma solo perché vogliono dare il proprio contributo ad un
“bene comune”, per un interesse più generale. Mettendo la propria
conoscenza in un “fondo cassa” a cui chiunque può attingere e può
contribuire, come nel caso dell’enciclopedia online Wikipedia, si costruiscono formidabili giacimenti di informazione o efficienti motori di ricerca come Mozilla (vedi BOX ). Allo stesso tempo l’interattività del web 2.0 permette a persone lontane, ma vicine per interessi,
di scambiare ospitalità, conoscenze e oggetti, che acquisiscono un
valore d’uso, diverso dall’essere merci.
In questo dossier abbiamo selezionato alcuni di questi mondi paralleli, in cui la condivisione e la disponibilità verso gli altri sono regola, che crea anche servizi mai inventati prima. Ne abbiamo rappresentato una parte, indicativa di questa forma di collaborazione
orizzontale. Che sta anche interessando le scienze sociali.
Sociologia delle reti telematiche
Della rete vediamo solo la parte che ci riflette. Se oltrepassiamo, come Alice, lo specchio ed entriamo nella sua parte tecnica, troviamo
una dimensione grande come le radici di un albero: almeno il dop-
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ANNO 8 N.65
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DICEMBRE 2008 / GENNAIO 2009
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FABIO CUTTICA / CONTRASTO
Il sapere
di ognuno
a disposizione
di tutti
UTENTI DI TUTTO IL MONDO,
UNITEVI!
«NON CAPISCO GRANCHÉ DI INFORMATICA: come posso creare un sito
web con un forum al quale partecipi un gruppo di utenti registrandosi?».
Immaginate di aver posto voi questa domanda. Cosa fate per ottenere una
risposta? Facile: chiamate un vostro amico che «al computer è un mago».
Certo, anche nell’epoca di internet il mondo reale può essere una
soluzione efficace. Ma c’è un’altra possibilità. Questa, infatti, è una delle
centinaia di migliaia di domande che, ogni giorno, vengono “postate”
(scritte su un forum) su internet. Vantaggi? Innumerevoli: potete porla
quando volete (senza il rischio di svegliare il vostro amico); potete
ottenere una risposta in pochi minuti (a leggere il vostro quesito sono
migliaia di “internauti” contemporaneamente); potete ottenere molte
risposte (e quindi non un solo punto di vista). E, in più, potete chiedere
qualsiasi cosa vi passi per la mente. Certo, non tutto quello che
vi risponderanno gli altri internauti deve essere preso come oro colato
(ma d’altra parte anche il vostro amico può sbagliare). Avventurarsi,
quindi, con un po’ di prudenza nella condivisione del sapere sul web
significa aprirsi una porta sul mondo. Anzi: milioni di porte. La creazione
di innumerevoli comunità online garantisce l’accesso ad una quantità
potenzialmente infinita di informazioni e conoscenza. Si può leggere
il saggio di uno scienziato, ascoltare la musica di una band cilena, vedere
in diretta una tv indiana o scaricare un software creato con il contributo
di tutti gli utenti. Il tutto ad un unico patto: occorre essere in tanti.
E più si è, migliore sarà il risultato. Intanto la risposta all’utente
che aveva chiesto aiuto è arrivata in sei minuti. Avete amici più veloci?
Ecco, nelle schede che seguono (pag. 19 e 20), qualche via
per accedere al sapere digitale.
Andrea Barolini
L’«E-NCICLOPEDIA» CONDIVISA: WIKIPEDIA
WIKIPEDIA NACQUE COME IL PRIMO ESPERIMENTO di documentario online «open
content», ovvero accessibile (e implementabile) da tutti. In breve, si è trasformato
nel più grande progetto mondiale (anch’esso «free») di condivisione di informazioni.
Wikipedia è l’enciclopedia del web. Nata nel 2001 da un’idea dell’imprenditore
americano Jimmy Donal Wales, è l’unica a «contenuto libero» del mondo, gestita
ed organizzata cioè da volontari, senza fini di lucro e alla quale tutti possono
contribuire aggiungendo articoli, correggendo quelli presenti o inserendo nuove voci.
Un successo planetario: Wikipedia è oggi pubblicata in oltre 200 lingue, consultata
60 milioni di volte al giorno e contiene circa un milione e 800 mila voci (la versione
italiana supera le 130 mila). Più di qualsiasi enciclopedia cartacea. Non solo:
su Wikipedia sono consultabili anche un archivio di immagini, suoni e filmati con più
di 200 mila file (Wikimedia Commons), una collezione di libri di testo (Wikibooks),
un dizionario (Wikizionario), un notiziario redatto da giornalisti-utenti volontari di tutto
il mondo (Wikinews), un servizio per tradurre gratuitamente documenti e testi (Wikisource)
e una collezione di citazioni (Wikiquote). E ovviamente è tutto, rigorosamente, gratis.
Insomma, con il contributo di tutti, la condivisione
della conoscenza è pressoché infinita sul web. A proposito!
Creare un sito internet con un forum è ormai facilissimo,
anche per i neofiti del web. Uno dei modi più semplici
è usare Altervista (it.altervista.org), piattaforma che offre
gratuitamente ai membri della sua comunità un servizio
di “hosting” avanzato, completo di tutte le caratteristiche
di cui un utente medio ha bisogno.
pio della parte fuori dal suolo. Nell’organizzazione dei dati messi a
disposizione dagli internauti, si sviluppa la competizione commerciale che le reti collaborative hanno messo in moto come indotto e
di cui il web 3, che sarà semantico e basato sulla presentazione di dati associati, sarà sicuramente un’accentuazione.
Mariella Berra, docente all’Università di Torino, nel libro Sociologia delle reti telematiche, analizza il rapporto tra reti sociali e reti digitali a partire dalla teoria del “capitale sociale”. Le reti telematiche sono in grado di generare sia un capitale sociale “cattivo” perché
orientato opportunisticamente, sia un capitale “buono” perché
orientato alla produzione di beni comuni in una logica non mercantile del dono, allo stesso tempo capace di produzioni altamente
competitive sul mercato. Per l’autrice le reti telematiche si caratterizzano per la valorizzazione delle libertà individuali e la creatività
dei singoli, in una sorta di nuova frontiera democratica.
Eppure le competizioni a colpi di milioni di dollari per acquistare piattaforme nate come blog (vedi Murdoch con Myspace) o motori come Yahoo, rimettono al centro dell’attenzione la straordinaria massa di informazioni, anche personali, che affidiamo in forma
fiduciaria alla rete e su cui non esercitiamo alcun controllo. Mentre
sono in molti a volerli gestire.
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PEER-TO-PEER: DAL FILE SHARING ALLE TELEFONATE ONLINE
L’OPEN SOURCE: L’«UFFICIO SVILUPPATORI» GLOBALE
PEER-TO-PEER, LETTERALMENTE, SIGNIFICA NODO-A-NODO. È, soprattutto, la nuova
frontiera del file sharing, utilizzata da centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo.
Si tratta della possibilità di condividere i propri file (musica, film, e-books, giochi
o qualsiasi altra cosa: basta fare attenzione ai contenuti protetti da copyright)
con tutti gli internauti attraverso un software. Ne esistono moltissimi: eMule,
Azureus, BitTorrent…
Il funzionamento è tanto semplice quanto geniale: ogni volta che un utente di questi
programmi richiede un file, il software cerca tra tutti i navigatori in linea quel particolare
documento, ma ne preleverà solo una piccola parte
da ciascuno (così da non intasare la connessione di un solo
computer). E, se si è in tanti, bastano pochi dati da ciascuno
per “ricostruire” in fretta l’originale. Sulla tecnologia
peer-to-peer si basano anche i VoIP (Voice over Internet
Protocol), come il celebre Skype, che consentono
di telefonare con il pc senza pagare nulla a chiunque
abbia installato il programma sul proprio computer.
ALTRO ESEMPIO DELLE POTENZIALITÀ della condivisione del sapere online è l’open
source. Si tratta di un sistema destinato ai più esperti, ma dei cui frutti giovano
tutti gli utenti. Prende piede quando un’azienda informatica – o anche un singolo –
elabora un software in versione “base”, e decide di rilasciare il “codice sorgente”,
attraverso il quale chiunque può modificare e arricchire il programma. Il risultato
è che migliaia di persone, da tutto il mondo, possono lavorare, insieme, allo stesso
progetto: un’enorme catena di montaggio virtuale.
L’esempio più eclatante del funzionamento dell’open source è certamente
Mozilla, nome in codice del vecchio browser Navigator.
Nel 1998 l’azienda proprietaria del software,
la Netscape Communication, rilasciò i “sorgenti”.
Nacque il Progetto Mozilla, seguito dalla comunità
online Mozilla Organization. In breve, grazie al lavoro
di gruppo di decine di migliaia di sviluppatori, il browser
fu sviluppato sempre di più, tanto da arrivare, oggi,
ad essere l’unico vero concorrente di Explorer.
Qui a fianco, alcuni
esempi di bike sharing.
Da sinistra a destra:
Barcellona, Roma
e Berlino. Ci si iscrive
al servizio, si riceve
una tessera magnetica
o un codice e si può
prendere una bici
da una delle rastrelliere
sparse per la città.
SOFTWARE AGGREGATORI:
E SUL WEB VA IN ONDA TELE PIANETA TERRA
ANNI FA SOCIOLOGI E STUDIOSI che indagano il fenomeno delle nuove tecnologie indicarono
una frontiera. Quella della “convergenza digitale”. Immaginarono che, in un futuro prossimo,
un unico pc potesse racchiudere in sé tutti gli strumenti multimediali che oggi conosciamo.
Forse per arrivare a questo livello manca ancora un po’. Ma molte di queste cose già si possono
fare con un normale computer.
Grazie al peer-to-peer, sono infatti moltissimi i canali televisivi visibili scaricando (gratis)
uno dei tanti software “aggregatori” distribuiti in internet (tra i più popolari ci sono TvAnts,
Coolstraming e StreamerOne). Alla loro base c’è il concetto di condivisione tra tutti gli utenti
del flusso di dati. Ciascun utilizzatore, infatti, riceve dagli altri una parte dei dati audio e video,
e a sua volta ne immette in rete un piccolo segmento. La somma di tutte le connessioni garantisce
la visione di praticamente qualsiasi programma trasmesso nel mondo (alle volte anche in modo
illegale, come nel caso degli eventi coperti da copyright).
Non solo: se poi proprio non potete aspettare la messa in onda, sui canali italiani, delle nuove
puntate della vostra serie tv preferita, un’organizzatissima comunità online (www.italiansubs.net)
viene in aiuto dei meno abili con l’inglese. È sufficiente iscriversi al forum e scaricare i sottotitoli
- in italiano - in un formato che permette di aggiungerli ai video (attraverso programmi appositi
come VLC Mediaplayer). Insomma: se avete un computer in casa, una tv con decine di migliaia
di canali - e infiniti servizi aggiuntivi - è a vostra disposizione.
Con software aggregatori, scaricabili
gratuitamente dalla rete, è possibile vedere
con il computer qualsiasi programma
trasmesso al mondo.
LINK UTILI
azureus.sourceforge.net
www.livestation.com
www.italiansubs.net
www.wikipedia.it
www.mozilla.org
www.emule-project.net
www.kazaa.com
www.coolstreaming.us
tvants.en.softonic.com
www.toolbank.org
www.livemocha.com
www.babelteka.org
Bike sharing: a due ruote
la mobilità è pulita
Condividere il viaggio
Nuova vita per l’autostop
Fanno calare la pancia e la CO2 le biciclette messe a disposizione dei cittadini, per integrare i trasporti pubblici.
Viaggi condivisi e passaggi metropolitani al “salto”. La mobilità 2.0 unisce tecnologia e fantasia.
L FENOMENO HA CONTAGIATO ORMAI MOLTE CITTÀ IN EUROPA.
Ci si iscrive, si prende la bici dalla rastrelliera e, per i primi trenta minuti, si viaggia completamente gratis. Senza emettere nemmeno un grammo di anidride carbonica e buttando giù pure qualche etto di pancia.
di Emanuele Isonio
Nei centri urbani sempre più intasati di auto e condannati al traffico perenne, tutte le iniziative di condivisione (o sharing) dei mezzi di trasporto è meritorio.
Quando lo “sharing” riguarda però le biciclette, è doppiamente benedetto. Un tipo di mobilità, questo, assolutamente ecologico, sostenibile e a costo zero (o quasi)
per il cittadino, che, dopo le tradizionali città “pioniere”
SITI BIKE SHARING
(come Amsterdam e Berlino) sta ormai contagiando
molti centri europei, medi e grandi (tra gli altri, Parigi,
Roma
Lione, Barcellona, Roma e in futuro Londra e Milano).
www.roma-n-bike.com
Non cambia, almeno nelle grandi linee, il principio di
Barcellona
www.bicing.com
funzionamento: ci si iscrive al servizio, si riceve una tesBerlino
sera magnetica o un codice, si prende una bicicletta in
www.bahn.de
una delle rastrelliere sparse per la città, si paga una somNew York
www.nybikeshare.org
ma irrisoria per ogni ora di utilizzo (circa un euro). MolParigi
to spesso, proprio per incentivare utilizzi brevi e faciliwww.velib.paris.fr
tare lo scambio delle bici, la prima mezz’ora è gratuita e
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la tariffa aumenta col passare delle ore. Quello che cambia è invece la portata del bike sharing. Il servizio a Roma e Parigi è partito a pochi mesi di distanza: ma se nella Capitale francese il piano Vèlib ha potuto subito
contare su dieci mila bici (oggi arrivate a quota 24 mila)
su 1.400 stazioni in tutto il territorio cittadino, a Roma
si è partiti più “cauti” con 250 bici per 19 postazioni nel
centro storico (ma l’obiettivo finale è venti mila dueruote e l’estensione del servizio a tutti i quartieri).
Anche Londra si voterà ben presto al bike sharing: sei
mila bici dal 2010, 700 milioni d’investimento per quadruplicare i cittadini sui pedali e abbattere del 60% entro quindici anni la CO2 prodotta. A Milano, invece, il
piano di fattibilità del servizio è stato realizzato un anno fa dalla Fondazione Cariplo. La proposta è di partire
con 120 biciclette in ottanta stazioni per arrivare poi a
una flotta di dieci mila mezzi. Nello studio sono indicati anche i “segreti” per garantire il successo al servizio:
stazioni capillari, integrate con la rete del trasporto pubblico, manutenzione attenta e frequente, periodica riallocazione delle bici perché siano sempre reperibili, sala
di controllo per monitorare il servizio.
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N PRINCIPIO ERA L’AUTOSTOP. Poi vennero il car sharing, il car poo-
I
ling, il mobility manager e l’organizzazione di politiche aziendali e pubbliche per la “mobilità sostenibile”, come l’incentivazione a viaggiare in vetture “a pieno
carico” adottate negli Sati Uniti, la high-occudi Jason Nardi
pancy vehicles (H.O.V.) che riserva corsie preferenziali alle auto con più di due passeggeri.
Le politiche pubbliche in Italia per spostare il trasporto privato e individuale su quello collettivo e pubblico sono ancora deboli e contraddittorie: le nostre città sono sempre più congestionate
dal traffico urbano, con conseguenze non solo ambientali, ma anIL RIDE SHARING IN RETE
viaggioeconomico.org (versione italiana di ride4cents.com)
viaconme.it
muoversi.net/ticketone
codacons.net/carpool
carpooling.it
zimride.com (anche su Facebook)
goloco.com (anche su Facebook)
Piggyback.com (per Android, la piattaforma per cellulari open source di Google)
[email protected] oppure tel 02 33001001 dal lunedì al venerdì
dalle 13.00 alle 14.00
che sulla salute pubblica (non a caso alcuni sindaci, come quello
di Firenze, sono sotto processo perché non avrebbero preso i provvedimenti necessari contro lo smog a tutela della salute dei cittadini). L’Italia continua ad essere il Paese con il più alto rapporto
automobili /abitanti: 60 auto ogni 100 abitanti. Non solo: ogni auto trasporta in media 1,2 persone. Basterebbe passare a 1,5 persone per auto e il numero delle vetture circolanti si ridurrebbe del
20%, liberando strade, diminuendo il traffico, smog e i tempi di
percorrenza. Ma la nostra classe politica è notoriamente sorda da
questo punto di vista, per cui i cittadini si auto-organizzano (sperando che il buon esempio sia contagioso).
Spostarsi insieme per risparmiare
e inquinare meno
Mutuati dai social network negli ultimi due anni sono spuntati
nuovi sistemi di “matching” (accoppiamento) tra persone disposte
a ospitare passeggeri e viaggiatori che lasciano a casa l’auto o hanno scelto di non possederla. Si parla infatti di ride sharing, ossia di
un sistema che facilita l’incontro, stabilito anche poco prima della
partenza, tra conducente e passeggero per un unico viaggio, che
può essere occasionale o costituire un tragitto ricorrente, locale o
anche di lunga percorrenza. Questo sistema è al tempo stesso sem-
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plice, conveniente e flessibile e si avvale di tecnologie ormai largamente accessibili, come il GPS, la telefonia mobile, internet, i
software liberi. In alcuni casi “riassunti” negli strumenti di comunicazione mobile per eccellenza: gli smartphone.
In altre parole, si tratta dell’autostop. 2.0: il “passaggio virtuale”
è concordato, per cui non occorre stare con il pollice alzato sul bordo della strada, ma si è sicuri di ottenere il passaggio (per i passeggeri) e di condividere le spese (per i conducenti). Nel mondo sono
ormai centinaia di migliaia gli utenti, soprattutto in Germania e negli Stati Uniti, ma anche nei Paesi dell’Est, in particolare in Polonia.
Il ride sharing in Italia
In Italia siamo agli inizi. Oltre a Passatel, trasmissione storica di Radio Popolare di Milano, che dal 1993 scambia “passaggi e messaggi”, lo scorso luglio è nato Roadsharing.com, erede di Viavai, che
vantava più di 20 mila iscritti e 35 mila viaggi condivisi. Realizzato
dalla fiorentina WebDev.it, utilizza un motore di ricerca geografica
per facilitare gli incontri tra gli utenti. Stabilito il contatto, la trattativa avviene via mail o per telefono. L’iscrizione è gratuita. Il conducente dell’auto può chiedere di dividere le spese di viaggio, ma
molti si accontentano solo di un cambio alla guida. In Trentino da
un anno è in fase sperimentale “Jungo, la strategia della pulce” basato su un sistema di affiliazione (con una tessera dopo essersi registrati su jungo.it), che non richiede né un appuntamento, né una
programmazione, né un vincolo di tratta, né un parcheggio iniziale e finale. L’esperimento pilota condotto su 750 “imbarchi” nel giro di 2 mesi ha visto scendere il tempo medio di attesa (TMA) previsto per ciascun passaggio su strade di traffico medio-alto a 6
minuti. Il movimento conta quasi mille aderenti, e ha referenti locali in 11 città del Nord Italia.
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BARATTO GRAFFETTA ROSSA
CON UN’ABITAZIONE
SCAMBIAMOCI DI TETTO
DA UN CAPO ALL’ALTRO DEL MONDO
È DIVENTATO L’ICONA DEL BARATTO VIA WEB perché in poco più
di dieci mesi è riuscito, partendo da una graffetta rossa, a conquistare
- di scambio in scambio - una casa in affitto gratis per un anno. Kyle
MacDonald è il nome del giovane canadese che ha perseguito con
tenacia la sua idea “quello che a me non serve può essere fondamentale
per te” . E ha utilizzato al massimo le possibilità del web e del sito
californiano craigslist.org. Nato come newsletter nel 1995 per scambiare
all’interno di una community eventi e manifestazioni, il sito è poi diventato
una bacheca gratuita di annunci ed è letteralmente esploso. Ma non
è l’unico: in Italia dal 2006 c’è zerorelativo.it, sito dove barattare, prestare,
regalare o offrire servizi; inventato da un gruppo di pesaresi ha ora 2.550
iscritti. Oppure c’è scambiamoci.it, vetrina virtuale in cui gli interessati
concordano direttamente modalità di scambio e di spedizione.
Ma esistono anche siti per il baratto impresariale, dove cioè sono
le imprese che si scambiano beni o servizi senza utilizzare denaro, come
sul sito incambiodi.it, attivo anche in molti paesi del Sudamerica.
www.zerorelativo.it - www.scambiamoci.it
www.craiglist.org - www.incambiodi.it
GIRARE IL MONDO DA UNA CASA ALL’ALTRA SENZA PAGARE L’AFFITTO.
È possibile attraverso i siti dove si scambiano le case. Molto “frequentati”
all’estero, stanno decollando anche da noi. Il meccanismo è semplice:
“vorrei visitare il tuo Paese: se tu vuoi visitare il mio ti metto
a disposizione la casa, oppure l’automobile, il camper o la barca”.
Attraverso un sito internet si conoscono le offerte e sul sito vengono
registrati i feedback negativi o positivi, per cui chi non è corretto viene
escluso. Si possono scambiare abitazioni oppure offrire ospitalità,
che sarà ricambiata. Un mezzo straordinario per fare vacanze-studio
sostenibili. C’è anche un altro modo di viaggiare, per cui bisogna avere doti
di condivisione e voglia di confronto: è il couchsurfing (letteralmente saltare
da un divano all’altro), un servizio di ospitalità gratuita che dal 2004
ha formato una rete di 600 mila viaggiatori in 231 Paesi. Partecipare è facile:
da una parte c’è chi mette a disposizione una stanza, un divano o un angolo
del giardino dove piantare una tenda e dall’altra ci sono i viaggiatori.
Ogni iscritto ha un profilo sul sito che riporta interessi e dati anagrafici.
www.scambiocasa.it - www.homeexchange.com
www.homeforexchange.com - www.couchsurfing.com
LA CASA COME LABORATORIO
DI CONDIVISIONE
NON POTEVAMO TRASCURARE chi sceglie la condivisione proprio
nell’abitare: le esperienze di cohousing si stanno diffondendo in Italia,
anche se la partecipazione nel momento del progetto è quasi sempre
limitata solo agli spazi comuni.
Per conoscere soluzioni molto “spinte” di co-progettazione vale
la pena di guardare il sito di design dei servizi sustainable-everyday.net.
Ma c’è anche chi sceglie di condividere scopi e visione della vita, oltre
che spazi comuni: ci sono le comunità e gli eco-villaggi. Di questi ultimi
se ne contano circa una cinquantina in Italia, organizzati nella Rive
(Rete Italiana Ecovillaggi) ospitata sul sito ww.sostenibile.org. A livello
internazionale la più diffusa rete è Gen, Global Ecovillage Network.
www.cohousing-italy.com - www.coabitare.org
www.cohousing.it- www.cohousing.org
www.sustainable-everyday.net
www.gen.ecovillage.org
Dai Quaderni di design dei servizi. Qui sopra il progetto di cucina
condivisa Cucilab, riutilizzo di spazi ex scolastici a Quarto Oggiaro (Mi).
Sotto: YouForMe, “banca del tempo” creata con Sms tra giovani.
LE BANCHE DEGLI ATTREZZI
C’È CHI HA PENSATO di estendere il concetto
del prestito dei libri agli attrezzi e così sono nate
le attrezzoteche: martelli pneumatici, betoniere, trapani a percussione vanno forte
tra i bricoleur che si scambiano anche informazioni e tecniche costruttive. In Italia
ancora non esiste un sito attraverso il quale scambiare attrezzature da lavoro.
www.toolbank.org - www.atlanta.toolbank.org
www.kk.org/cooltools/archives/000469.php
LIVEMOCHA, NELLA RETE (SOCIALE) PER IMPARARE LE LINGUE
BABELTEKA, LA BIBLIOTECA DISTRIBUTIVA IN ITALIA
SE AVETE BISOGNO DI IMPARARE UNA LINGUA,
iscriversi ad un corso non è la sola soluzione
possibile. Internet ne offre un’altra. Immediata, innovativa e gratuita. Si chiama
LiveMocha ed è un social-network: una sorta di Facebook, messo a punto
da una società di Seattle, (Usa), interamente dedicato all’apprendimento
delle lingue straniere. C’è anche una chat-line in cui si può parlare con i propri
compagni di studio. Un’altra nuova frontiera del web 2.0, applicata al sapere.
www.livemocha.com
L’idea (ma non il copyright, che non c’è…) viene
della California. E inizialmente si chiamava
Distributed Library Project: un progetto «free-software» per favorire il prestito di libri,
musica e video. BabelTeka è il passaggio successivo (italiano): chiunque voglia, può
iscriversi e mettere a disposizione la propria collezione privata, chiedere in prestito
romanzi, cd o dvd. Sarete voi stessi ad accordarvi con gli altri utenti per le modalità
degli scambi.
www.babelteka.org
Da Tucson in Arizona una rete mondiale per il ri-uso
L’organizzazione Freecycle Network ha evitato che miliardi di oggetti finissero nelle discariche o negli inceneritori. Per partecipare va rispettata una sola regola: ogni scambio deve essere gratuito.
di Emanuele Isonio
«M
In Italia i gruppi finora attivi sono
diciassette. Il più grande è quello
di Roma con oltre mille iscritti,
seguito da Milano e Torino
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A SE INVECE DI BUTTARE CIÒ CHE NON USO PIÙ, lo donassi a chi,
magari, lo può trovare ancora utile?». Dev’esserselo chiesto Deron Beal, un ambientalista statunitense di Tucson
(Arizona), quando il 1° maggio del 2003 decise di inviare a una quarantina di amici una mail che annunciava la
nascita del Freecycle Network. Da quel momento è nata
un’organizzazione dedicata a chi preferisce riutilizzare
un oggetto anziché buttarlo via. Al progetto sono ammesse anche le organizzazioni senza scopo di lucro. Il
modo per partecipare è semplice: ci si iscrive al gruppo
della propria città e, da quel momento, si possono inviare messaggi per oggetti di ogni tipo: vecchi mobili, libri,
abiti, le ruote di una bicicletta. Insomma, tutto ciò che
potrebbe essere utile a qualcun altro. Va rispettata solo
una regola: tutti gli oggetti presentati sul sito di Freecycle
vanno offerti gratuitamente. L’idea è dilagata rapidamente: in un quinquennio la rete ha visto l’adesione di
oltre 6 milioni di persone distribuite in 4618 gruppi in 85
LIBRI
Paesi. Inutile dire quanto ciò abbia giovato, oltre che alle tasche dei partecipanti, anche all’ambiente mondiale,
visto che l’iniziativa ha sottratto miliardi di oggetti alle
discariche e diffuso la (sana) filosofia dello scambio. In
Italia i gruppi finora attivi sono diciassette (il più grande
è quello di Roma con oltre mille iscritti, seguito da Milano e Torino). Per iscriversi o per avere tutte le informazioni sull’associazione e sui gruppi basta cliccare su
www.freecycle.org.
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Mariella Berra
Sociologia delle reti
telematiche
Laterza, 2007
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INUTILE NASCONDERSELO. È nei momenti più difficili, quando la vita
ci pone di fronte a sfide inattese e spesso terribili che ci si sente più soli,
più spaesati e molto spesso non si ha la lucidità per sapere come
uscirne: un problema di alcool, tossicodipendenza o anoressia, un figlio
disabile, un parente colpito da una malattia cronica o degenerativa, uno
stato di depressione, la difficoltà di elaborare un lutto. Situazioni che, se
non prese in tempo, possono provocare gravi conseguenze. Per superarle,
sono nati i gruppi di “auto-aiuto”: reti di persone che stanno vivendo
situazioni di vita e difficoltà simili o che condividono gli stessi obiettivi.
In America sono una realtà consolidata, in Italia sono invece un fenomeno
ancora piuttosto sconosciuto, anche se già oggi coinvolgono oltre 30 mila
persone. La filosofia di questo strumento è piuttosto semplice: “auto-
LIBRI
IN NEGOZIO E SENZA APPUNTAMENTO:
LA NUOVA ERA DELLA TUTELA LEGALE
GRUPPI DI AUTO-AIUTO:
LE PROPRIE DIFFICOLTÀ SI VINCONO INSIEME
aiuto” significa “aiutarsi l’un l’altro”. Poter conoscere, in un clima
informale, chi sta attraversando (o è riuscito a risolvere) gli stessi nostri
problemi fa sentire meno soli e ci fa capire che le nostre emozioni
o paure non sono né singolari né folli. Confrontandosi con gli altri
si assume un ruolo attivo e si apprendono informazioni e soluzioni pratiche.
Qualche esempio di associazione di “auto-aiuto”: gli Alcolisti anonimi,
la Al-anon (per i parenti di alcolisti), Automutuoaiuto (per affrontare
un lutto), la Aism (per aiutare chi è colpito da sclerosi multipla),
l’Antea hospice (per le cure palliative ai malati terminali di tumore).
Fare un censimento completo di questi gruppi e associazioni è forse
impossibile. Un elenco piuttosto ampio è comunque disponibile su
Em. Is.
www.autoaiutotoscana.org
TUTTI DEVONO POTER FAR VALERE I PROPRI DIRITTI:
è un principio cardine del nostro ordinamento, ma spesso svuotato
di significato. Chi deve risolvere una controversia, grande o piccola,
è infatti costretto a pagare salate parcelle solo per ricevere
un parere da un avvocato. Da oggi, può però essere sufficiente
una passeggiata e fare un salto al “negozio giuridico”. Sono stati
aperti a Milano e a Roma (e prossimamente a Napoli, Catanzaro
e Olbia) gli sportelli di A.L.T. (Assistenza legale per tutti),
un’iniziativa nata dalla mente di due giovani avvocati (Cristiano
Cominotto e Francesca Passerini). Una sfida, resa possibile dalle
liberalizzazioni contenute nella prima “lenzuolata Bersani”.
I negozi sono in sostanza degli studi legali ma a livello strada.
Ci sono però due differenze sostanziali: si riceve senza
appuntamento e la prima consulenza è gratuita e, nei casi
più banali, sufficiente a risolvere il problema. Se è poi necessario
andare avanti, vengono prospettati gli eventuali costi, che sono
rateizzabili e collegati al risultato raggiunto.
www.assistenzalegalepertutti.it
Marcel Mauss
Saggio sul dono. Forma
e motivo dello scambio
nelle società arcaiche
Einaudi, 2002
Judith Levine
Io non compro:
un anno senza acquisti,
un’esperienza per
riflettere sul potere
del mercato
Ponte alle Grazie, 2006
Il tempo è denaro: ecco i conti correnti
che non falliscono mai
Aderendo a una Banca del Tempo si scambiano ore di “lavoro” con gli altri correntisti. Si risparmia denaro (un milione di euro annui solo a Roma) e si vede l’altro come una risorsa e non come una minaccia.
N TEMPO DI CRISI FINANZIARIE e istituti di credito a rischio
bancarotta, c’è un tipo di conti correnti che è al riparo da qualsiasi rischio di crollo. È quello delle Banche
del Tempo, un’esperienza affermatasi in Italia negli Anni 90 e ormai diffusa più o meno
di Emanuele Isonio
in tutte le regioni.
La parola d’ordine è “reciprocità”. Un concetto anNella pagina a fianco,
dai Quaderni di design
cora nuovo nella cultura italica. Gli scambi in questo
dei servizi, il progetto
caso non consistono in beni e prodotti ma in attività.
Ortoinsieme.
Come far conoscere
Ognuno di noi ha una specializzazione o un hobby:
ai bambini di Quarto
c’è chi ha le “mani d’oro” per le riparazioni domestiOggiaro i ritmi delle
stagioni e la cultura
che, chi ama impartire lezioni di musica, chi fa la spedel verde sfruttando
sa per sé e non trova nulla di strano a farla anche per
le risorse e gli spazi
altri, chi adora portare a spasso gli animali, chi è un asso
disponibili?
I
a fare le dichiarazioni dei redditi, chi può riparare i pc.
Aderendo a una Banca del Tempo, si diviene correntisti (“tempo-correntisti”, per la precisione). Nel proprio
conto-corrente finiscono le ore impiegate a realizzare attività in favore di altri correntisti e si accumulano così crediti di pari valore da spendere nelle prestazioni che più ci
occorrono. Altra particolarità di queste banche è che l’unica unità di misura del valore di una prestazione è l’ora:
un’ora di pulizia delle verdure vale come un’ora di ripetizioni di diritto pubblico. «Questo tipo di iniziativa crea relazioni interpersonali non esclusive, come quelle familiari, ma aperte a nuove conoscenze. Costruisce legami di
solidarietà allargata, basati sulla fiducia, sulla reciprocità,
sul rapporto attivo di ogni membro della comunità», spie-
Non abbiamo quindi nessuno con cui parlare. Buttare
ga Maria Luisa Petrucci, presidente del coordinamento roalle ortiche quanto costruito con fatica in 12 anni samano (www.banchedeltempodiroma.it).
rebbe delittuoso e dannoso per il tessuto sociale». Tra le
Che il fenomeno si stia allargando lo dimostrano i
attività scambiate, al primo posto, le lezioni di lingue
dati. Nella Capitale, ad esempio, l’ultima rilevazione
straniere, d’informatica e le visite guidate.
(aprile 2008) segnala 7918 iscritti (69%
Subito dopo, vengono le “facilitazioni alla
donne), che si sono scambiati 88.539 ore di
LINK UTILI
vita quotidiana” (aiuto agli anziani, baby
lavori. «A fronte di 250 mila euro di finanOsservatorio
sitting, cucito, giardinaggio), «che sono in
ziamenti annuali, le casse comunali risparNazionale sulle
Banche del Tempo
aumento da quando la crisi economica si è
miano oltre 1 milione di euro in servizi erowww.tempomat.it
acuita». La lista dei lavori da scambiarsi è
gati. Ma siamo preoccupati per il futuro: da
Associazione
potenzialmente infinita. L’unico elemento
quando la giunta capitolina è cambiata –
nazionale Banche
del Tempo
essenziale è la volontà di aprirsi al prossidenuncia la Petrucci - il Comune è scomwww.bdtitalia.
mo, traendone tra l’altro un vantaggio perparso. Non è stato nemmeno nominato il
altervista.org
sonale. Anche economico.
delegato del Sindaco per i tempi e gli orari.
.
Chris Anderson
La coda lunga.
Da un mercato
di massa a una
massa di mercati
Codice Edizioni, 2007
Alfredo Salsano
Il dono nel mondo
dell’utile
Bollati Boringhieri, 2008
Le nuove reti collaborative
Migliorare la qualità della vita utilizzando le risorse esistenti. Uscire dalla logica dell’individualismo è facile se alle persone si offrono attività in cui “ci si dà da fare” per risolvere i problemi in collaborazione con gli altri.
di Ezio Manzini
Politecnico di Milano, Unità di Ricerca DIS-Design e Innovazione
per la Sostenibilità, Dipartimento INDACO
G
iniziative sostenibili
“Sono
perché non richiedono nuovi
materiali o nuovi spazi, ma
producono nuova socialità
”
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RUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE,
feste di vicinato, nonni baby sitter, condivisione di cose e spazi esistenti, ristorante in casa, verde di quartiere
autogestito, negozi multifunzionali. Questi e tanti altri casi come
questi, ci dicono che è possibile migliorare la qualità della vita quotidiana utilizzando prioritariamente le risorse esistenti: risorse umane (gli abitanti, le loro capacità e conoscenze) e quelle fisiche (le cose e gli spazi, le infrastrutture che già ci sono). Ci dicono che,
contrariamente ai più diffusi stereotipi, le persone possono rompere
la passività, uscire dalla logica dell’individualismo e mettersi in rete
per arrivare, assieme, a dei risultati che abbiano valore “per sé e per
tutti”. Cioè per ciascuno degli attori impegnati e per la collettività.
In questo modo di fare c’è il carattere profondamente creativo
dei casi d’innovazione sociale cui qui facciamo riferimento. Essi sono infatti delle attività volontarie, ma non sono il volontariato inteso come il darsi da fare per altri che sono in grave difficoltà. Queste attività di volontariato tradizionale sono certamente importanti
e vanno promosse. Ma non è di queste che ci occupiamo ora: ci riferiamo ad attività in cui “ci si dà da fare” per un problema che sentiamo come nostro e che per essere risolto richiede collaborazione
con altri. E che, nel risolverlo, produce un bene comune. Una qualità ambientale e sociale che è un bene di tutti.
Reti sociali per il bene comune
Certamente queste iniziative (che tecnicamente sono da vedere co-
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| dossier | free economy |
me dei servizi e/o delle attività di dinamizzazione sociale) non risolvono ogni problema della vita di un
quartiere o di una città. Ci sono problemi che non possono essere affrontati solo con la buona volontà e la capacità di collaborazione dei cittadini (se mancano strade, ospedali, scuole, … occorre che qualcuno li realizzi).
Però, ciò che queste iniziative leggere producono non è
marginale. La loro esistenza, e quella delle reti sociali
che le sorreggono, risolvono una serie importante di
problemi. Ma non solo. Rafforzano il tessuto sociale del
quartiere e gli restituiscono un identità percepibile. Preparano la componente umana alle iniziative di intervento sulle strutture fisiche, che eventualmente dovrebbero essere attuate. Queste iniziative sono intrinsecamente
sostenibili: lo sono perché non richiedono di usare (quasi) nulla di
più di quello che già c’è in termini di materiali usati e spazi occupati, mentre producono nuova socialità. Lo sono perché, spesso, portano a rigenerare l’ambiente fisico (condivisione di oggetti e spazi o
rigenerazione del verde, …) e perché, sempre, hanno come effetto –
diretto o indiretto – la rigenerazione del tessuto sociale.
Introdotto questo interessante fenomeno, possiamo chiederci quali siano le sue possibilità di sviluppo.
Per rispondere a questa domanda, occorre osservarlo in
un quadro più generale.
Una convergenza possibile
Il fatto che la società contemporanea sia caratterizzata
da grandi problemi sociali ed ambientali è un dato di
fatto oggi fin troppo evidente. Ciò che invece è assai
meno in evidenza sono le sue possibilità. Che ci sono
e sono altrettanto notevoli. Nella società contemporanea, infatti, vi è anche un enorme patrimonio di risorse sociali e tecnologiche che, se opportunamente valorizzate, potrebbero dare soluzioni efficaci e sostenibili a molti dei problemi
che oggi dobbiamo affrontare.
La prima di queste risorse è l’insieme delle capacità e delle competenze diffuse tra coloro che si confrontano tutti i giorni con questi problemi: in un mondo che cambia in fretta, solo chi è a diret-
to contatto con i problemi generati da tale cambiamento li conosce davvero e può dare utili idee su come affrontarli. Ed è su questo terreno fertile che nascono le reti collaborative cui si è accennato nel paragrafo precedente (e che questo dossier intende
presentare).
La seconda risorsa, ancora ampiamente sottoutilizzata è data
dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Malgrado tanto se ne sia parlato, la loro potenzialità come strumenti per
la soluzione dei problemi con cui la società contemporanea si confronta non è ancora stata veramente espressa. Vi sono però dei segnali promettenti che indicano come queste tecnologie possano
essere oggi intese come sistemi abilitanti per inedite forme di servizio e di organizzazione sociale basate sulla capacità e la voglia
delle persone di cooperare. Si apre dunque l’eccezionale possibilità
di connettere tra loro le due grandi risorse: le capacità delle persone stesse e le opportunità offerte dalle tecnologie. E, così facendo,
di rendere pensabile e praticabile una nuova generazione di servizi e di sistemi produttivi basati sulle capacità culturali, sociali e valoriali di cui le persone diffusamente dispongono.
Questo testo è l’adattamento delle introduzioni di due pubblicazioni in fase di stampa:
Ezio Manzini, Giordana Ferri, Giovanna Vitale
Idee di servizio basate sulla collaborazione attiva dei cittadini: se vogliamo lo si fa!
Quaderni de Design dei Servizi N1, Milano 2008
Ezio Manzini, Margherita Pillan, Tommaso Buganza, Giordana Ferri
Telefoni mobili, servizi digitali e dinamizzazione socioculturale mobili e collaborativi
Quaderni de Design dei Servizi N2, Polidesign, Milano 2008
Le pubblicazioni sono il risultato di due laboratori svolti alla Facoltà del Design del Politecnico
di Milano, in collaborazione con Milano Metropoli, Telecom Italia e Provincia di Milano.
.
Zoes: oltre la Rete,
la Zona Equo Sostenibile
Il nuovo social media al servizio delle realtà dell’economia solidale e della sostenibilità, per formare una grande comunità di condivisione.
L
di Jason Nardi
E COMUNITÀ DI PRATICA SOSTENIBILI e l’economia solidale
hanno finalmente un nuovo strumento al loro servizio per amplificare e rendere visibile il loro lavoro e
coinvolgere molti più cittadini. I quali, a loro volta,
possono scoprire un mondo ricchissimo abitato da
Attraverso un sistema di parole chiave
sono gli stessi membri di Zoes
a inserire e condividere le informazioni
sui diversi temi e sulle “buone
pratiche” di sostenibilità
Nella pagina accanto,
dai Quaderni di design
dei servizi, il progetto
SMSkate per creare
uno skatepark,
realizzato dai ragazzi
del quartiere
e gestito dagli utenti,
che funzioni come
centro di aggregazione
giovanile. Sopra,
sempre dai Quaderni
di design dei servizi,
un’iniziativa per
condividere prodotti
per neonati tra
le famiglie. A sinistra,
l’immagine del social
network Zoes.
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chi, nei confronti di questa crisi globale – come di
quella permanente di un’economia scollegata dalla
realtà – sta già trovando soluzioni e pratiche creative
e innovative (magari basate su tradizioni popolari, riviste alla luce del nostro tempo) che non sono affette dall’andamento della borsa e che migliorano il benessere materiale di chi le vive. Questo strumento è
Zoes.it – il nuovo social media dell’economia solidale e sostenibile.
Un facebook
dalla faccia diversa
Se vi siete fatti prendere da Facebook negli ultimi mesi e avete una vostra community di centinaia di amici
“virtuali” su Internet, allora Zoes vi piacerà ancora di
più, dal momento che aggiunge altre dimensioni –
quello di comunità geografica e di attivismo, per esempio – agli scambi da social network. Se invece non vi
siete mai affacciati nel mondo di Facebook, perché
non avete tempo da perdere e state lavorando a salvare il mondo (o almeno a rendere migliore la comunità
in cui vivete), allora... Zoes fa per voi: questo nuovo sistema di relazioni online ha un approccio finalizzato a
collegare in rete chi pratica stili di vita equosostenibili. In altre parole, a favorire l’incontro tra quanti magari vivono nella stessa città e fanno cose simili, ma
non lo sanno – oppure a intensificare ed estendere i
rapporti tra organizzazioni diverse, che potrebbero trovare terreni comuni di lavoro, o a interagire con quegli enti locali “virtuosi”, che riescono a mettere in moto reali politiche di sostenibilità sul territorio.
Le reti sociali incontrano
il social network
Zoes nasce per fornire una piattaforma al servizio delle realtà dell’economia solidale e della sostenibilità
presenti sul territorio, per la formazione di una grande rete di comunicazione e scambio, legata ai principi e alle pratiche di sostenibilità ambientale, economiche e sociali. E così facendo, crea una mappa
virtuale e in continuo divenire delle “zone equosostenibili” territoriali esistenti o in potenza, visualizzabile a partire da quello che c’è “intorno a te”, fino alla
dimensione nazionale. L’approccio è rivolto ai diversi
attori coinvolti: uno spazio - piazza - mercato d’incontro tra individui, associazioni, gruppi d’acquisto
solidale, imprese/produttori e istituzioni/enti pubblici. Ovvero, tra consumatori e produttori, ma anche tra
produttori stessi – all’interno di una stessa filiera (possibilmente “corta”) – e così via. Questo approccio “organico” di Internet è rafforzato da un altro aspetto importante di Zoes: il contenuto generato dagli utenti.
Sono infatti gli stessi membri di Zoes – ognuno “esperto” e competente per il suo campo d’azione – a inserire e condividere le informazioni sui diversi temi e
sulle “buone pratiche” di sostenibilità, attraverso un
sistema di parole chiave che permette poi di ricercare
e correlare i contenuti in maniera pratica ed efficiente. I 10 canali tematici di Zoes (Abitare e costruire, Cibo e agricoltura, Finanza e risparmio, Energia ed
ecoefficienza, Politica e partecipazione, Salute e Benessere, Diritti e Reti sociali, Saperi e comunicazione,
Viaggio e ospitalità, Produzione e responsabilità) sono
alimentati anche da accordi con le maggiori testate di
media indipendenti che seguono costantemente questi temi, a partire da Valori.
L’aspetto veramente innovativo del progetto è il modo in cui tutti i diversi componenti sono combinati insieme: il network sociale con la mappatura territoriale e
con l’e-commerce (chiamato “Buonmercato”), i canali
tematici con gli strumenti di partecipazione (come Zoes
in azione: gli strumenti per fare campagne di sensibilizzazione a massa critica; lo scambio di risorse e competenze, ecc.) il tutto “condito” con una forte connessione e partenariato con le comunità di pratica esistenti e
le organizzazioni nazionali e locali.
Non resta che un invito ad “entrare” in www.zoes.it,
la zona equosostenibile intorno a te.
INFO
ZOES È PROMOSSA
dalla Fondazione
Culturale
Responsabilità Etica
e dalla Fondazione
Sistema Toscana,
in collaborazione
con Terra Futura,
Fa la Cosa Giusta,
Valore Sociale,
Banca Etica, Valori,
Altreconomia,
Aam Terranuova
e molte altre
organizzazioni
che stanno
diventando partner
del progetto.
Per informazioni
e adesioni:
[email protected]
.
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| inbreve |
| inbreve |
In Terrasanta la pace ha bisogno di credito >30
Buon compleanno Banca Etica. I pionieri raccontano >32
Legalità: Raffaele Cantone racconta la camorra borghese >37
finanzaetica
ETHOS: LA PAGA
DEI MANAGER
DECISA DAGLI
AZIONISTI
I MISTERI
DELLA SOSTENIBILITÀ
SHELL E NESTLÈ
PRIMI DELLA CLASSE
DALL’EUROPA
ALLA PUGLIA
PER CREARE
LAVORO
OBAMA
CHIEDE
UN CODICE
ETICO
LA CRISI FA BENE
AI FONDI ETICI
IN UN ANNO IN EUROPA
CRESCIUTI DEL 23%
PIÙ POTERE
AL SUD CON
IL NUOVO MASTER
DI ETIMOS
Agli azionisti delle compagnie
non deve essere concesso soltanto
di poter votare sul tariffario del CdA
ma anche di esprimersi sul sistema
retributivo dell’intero management.
È l’opinione espressa di recente
da Ethos, l’ente ginevrino che gestisce
assets “etici” per 1,4 miliardi di euro.
Ethos, che da tempo conduce una
campagna contro i maxi-compensi
ai manager, ha scelto di alzare
la voce sulla decisione del governo
svizzero di proporre una legge che
garantisca agli azionisti un controllo
sulla remunerazione del Cda.
«Le politiche remunerative spesso
non seguono le linee guida
internazionali – avevano affermato
a Ethos –. In molti casi la variabilità
del compenso non è determinata
da criteri legati alla performance
e gli eventi recenti hanno dimostrato
che una cattiva struttura di compenso
può avere conseguenze negative».
Pur lodando la decisione del governo,
l’ente svizzero giudica la proposta
non sufficiente a risolvere i problemi
del sistema di incentivi. Il diritto
di votare su quest’ultimo elemento,
sottolinea in particolare Ethos,
costituisce un principio raccomandato
da tempo dall’OECD e già in vigore
in Paesi come Stati Uniti, Regno
Unito, Francia e Olanda. A settembre
Ethos aveva annunciato iniziative
di sensibilizzazione sulla campagna
per i giusti sistemi retributivi
in occasione delle assemblee
annuali 2009 dei grandi gruppi
elvetici come ABB, Credit Suisse,
Nestlé, Novartis e UBS.
Da tempo alcune delle più discusse corporation
europee svettano misteriosamente ai vertici delle
classifiche continentali di sostenibilità. È la denuncia
presentata dall’agenzia britannica di consulenza
sugli investimenti responsabili Salter Baxter e ripresa
dal quotidiano londinese Guardian. La notizia,
già di per sé sorprendente, assume toni grotteschi
alla lettura dei nomi altisonanti delle protagoniste
di queste scelte anomale: British American Tobacco,
Royal Dutch Shell, Royal Bank of Scotland, Nestlé
e i colossi minerari BHP Billiton e Xstrata. Queste sei
corporation, divenute celebri negli anni per essere state
al centro di critiche e iniziative di boicottaggio da parte
degli attivisti per i diritti umani e per la protezione
dell’ambiente (nella foto, un’azione di protesta
di Greenpeace nel 2002 nel quartier generale della Nestlé
a Vevey, in Svizzera), sarebbero
state inserite in un’incredibile
Top 50 delle migliori compagnie
europee nel campo della
responsabilità d’impresa.
La rivelazione ha contribuito
ad accendere il dibattito
sull’attendibilità di alcuni
sistemi di valutazione della corporate responsability
che, alla luce di una serie di clamorose anomalie, rischia
nel peggiore dei casi di assumere il tono farsesco della
classica operazione di “greenwashing”. In riferimento
alla sorprendente Top 50, Salter Baxter ha sottolineato
nel suo ultimo rapporto come i 4/5 delle compagnie
inserite in graduatoria avessero effettivamente
integrato la sostenibilità all’interno della loro strategia
aziendale. Solo 11 compagnie, tuttavia, erano state
in grado di superare il test completo di sostenibilità
elaborato dagli analisti e comprendente tre criteri:
l’impegno con gli azionisti, le strategie di lungo periodo
e la capacità di integrare i principi della responsabilità
sociale a prescindere dalle pressioni esterne
degli attivisti o dell’opinione pubblica. Tra le aziende
in grado di rispettare i tre criteri chiave Volkswagen,
BASF, Vodafone e Telefónica.
C’è la cooperativa Artesan, creata
a Bari da un gruppo di Rom.
Si occupa di verde pubblico,
sgomberi e altri servizi nel quartiere
dove sono insediati. Ci sono
le 4 giovani donne che si occupavano
di babysitting, animazione per
bambini, feste tutto pagato in nero,
che sono riuscite a costituire una
cooperativa e aprire una ludoteca
in provincia di Foggia. Sono solo due
degli oltre 300 progetti finanziati
dalla Regione Puglia grazie ai fondi
europei del progetto Sovvenzione
Globale. 9,6 milioni di euro stanziati
nel 2006 per sostenere l’avvio
di nuove imprese o il consolidamento
di imprese già costituite. Obiettivo:
l’inserimento lavorativo di soggetti
svantaggiati, una categoria quella
definita dalle leggi europee più ampia
della legge 381: donne in zone
economicamente svantaggiate,
giovani, disoccupati di lunga data.
Circa 30 mila euro per ogni progetto
per iniziative di formazione,
per l’acquisto di attrezzature,
la costituzione delle cooperative.
Gestire i fondi e coordinare
il progetto è stato compito
di Ape (agenzia per lo sviluppo
dell’economia sociale), formata
da Banca Etica e dal Fondo
sviluppo (Confcooperative),
e di Coop fond (Legacoop).
www.piccolisussidipuglia.it
Fuori le lobby, i gruppi di pressione
e le corporations. Parte sotto i migliori
auspici, almeno per ora, il complesso
piano di rinnovamento delle agenzie
governative promosso dal neo
presidente Barack Obama. Lo ha riferito
a novembre il Wall Street Journal.
Al centro della nuova regolamentazione,
ha spiegato il braccio destro
del presidente John Podesta,
c’è il delicato tema del fund raising.
A Obama spetta un budget di 8,5
milioni di dollari dei contribuenti cui
si aggiungono altri 3 milioni e mezzo
provenienti dalle
donazioni. E proprio
su questi ultimi si
concentrano le maggiori
novità: le donazioni
individuali, ha precisato
Podesta, non possono
superare i 5 mila dollari,
i lobbisti abituali sono
esclusi dalle attività
dell’amministrazione mentre i membri
dello staff saranno obbligati ad astenersi
dalle attività di lobbying per i prossimi
12 mesi. Per i collaboratori più stretti
dell’amministrazione il divieto
varrà invece per due anni. Sempre
secondo Podesta (che ha sottolineato
come fosse costume abituale delle
precedenti amministrazioni utilizzare
le donazioni delle corporation
per finanziare i grandi eventi
inaugurali) il cosiddetto Transition
Team si compone di circa
450 persone e avrà un costo
complessivo di 12 milioni di dollari.
La crisi che da tempo colpisce il settore del risparmio
gestito europeo non intacca i fondi d’investimento
socialmente responsabili che, al contrario dei colleghi
“ordinari”, hanno evidenziato una crescita di notevoli
proporzioni. È il risultato dell’ultima ricerca presentata
da Vigeo, una delle principali agenzie di rating
sociale ed ambientale in Europa. L’indagine,
che si è concentrata nell’arco di un anno (giugno
2007 - giugno 2008) ha portato alla luce dati
inequivocabili: i fondi di investimento responsabili
sono aumentati di numero raggiungendo un totale
di 537 con un incremento del 23%. Il patrimonio
rimane stabile a 48 miliardi di euro mentre la quota
Sri sul totale del capitale gestito passa dallo 0,75%
allo 0,87%. Tra i mercati protagonisti della crescita
si segnala soprattutto la Francia, dove il patrimonio
Sri è aumentato del 20%.
«Il consolidamento e il processo di diversificazione
in atto nei fondi SRI riflettono il grado di maturità
del mercato che esprime nuovi bisogni in termini
di ricerca» ha dichiarato Nicole Notat, Presidente
e Direttore Generale di Vigeo. Proprio la diversificazione
rappresenta oggi un elemento in forte espansione.
Secondo quanto emerso dalla ricerca il mercato
europeo si caratterizzerebbe per l’aumento dei criteri
di selezione degli investimenti. Al centro dell’interesse
dei gestori, in modo particolare, si segnalano
nuovi screening etici e tematici che implicano
una valorizzazione del capitale umano e degli stili
di vita sostenibili ma anche una nuova attenzione
per i mercati emergenti del Vecchio Continente.
Si chiama “F4E-Finance
for empowerment” il nuovo master
di Etimos e Fondazione Choros:
una proposta di formazione
specialistica sui temi dello sviluppo
umano e il ruolo della finanza
nel definire e accrescere poteri
(e quindi i diritti) della popolazione
a basso reddito del Pianeta. Il corso,
che partirà a gennaio, rappresenta
un’evoluzione e un ampliamento
del master in Finanza per lo sviluppo,
organizzato con successo per tre
anni da Etimos in collaborazione
con l'Università di Parma. Le novità
principali sono rappresentate
dall'ingresso, come partner,
di Gtz (l'Agenzia tedesca
per la cooperazione tecnica),
una delle sigle leader nel mondo
della cooperazione allo sviluppo.
Nuova anche l’impostazione
didattica, che propone un percorso
parallelo di riflessione ed esperienza
concreta sul campo. Sono previste
sei settimane di attività nell’arco
di un anno, divise in moduli da una
settimana ciascuno organizzati, ogni
bimestre, in Italia (Roma, Padova
e Palermo) e all'estero (Argentina,
Sri Lanka e Namibia). È possibile
anche l'iscrizione a singoli moduli.
Al di là delle nozioni tecniche,
giocherà un ruolo importante anche
la comprensione degli aspetti umani
e della dimensione multiculturale
nelle problematiche di sviluppo
locale e nella microfinanza. Previste
tre borse di studio per i partecipanti
erogate dalla Fondazione Choros.
Per informazioni: 049 8755116.
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ONG & BANCA ETICA: LE FIDEIUSSIONI IN PALESTINA
BENEFICIARIO
NUMERO
PROGETTI
CREDITI
DI FIRMA
DELIBERATI
A.C.S.
1
2
G.V.C.
1
2
UCODEP
1
2
PROGETTO SVILUPPO
1
2
CREDITI
DI FIRMA
CONSEGNATI
3.000,00
75.000,00
4.600,00
115.000,00
4.000,00
100.000,00
124.852,50
4.994,10
€ 431.446,60
TOTALI
ONG & BANCA ETICA: LE FIDEIUSSIONI IN LIBANO
BENEFICIARIO
In Terrasanta
la pace
ha bisogno
di credito
Per un’istituzione finanziaria operare in un’area di conflitti è peggio di un maremoto. In Medio Oriente, Banca Etica ha scelto di sostenere i progetti di Ong italiane.
alla bellezza dei propri sogni» ripeteva Eleanor Roosevelt. Un’idea che ha guidato le
sue attività a sostegno dei diritti delle donne e che andrebbe tenuta a mente da chi lavora in contesti
difficili, anche nel settore delle istituzioni finandi Emanuele Isonio
ziarie. Se poi il loro intervento punta a sostenere
il lavoro di centinaia di donne in una delle terre storicaUn progetto realizzato
da ACS-Associazione
mente più piagate dai conflitti come la Palestina, quella
di cooperazione
allo Sviluppo con Banca frase assume i contorni di un appello. Quello che stiamo
Etica e il Consolato
per raccontarvi è l’intervento di Banca Etica in Terra Sanitaliano a Gerusalemme.
ta: azioni concrete e la speranza di realizzare un sogno. NelPalestina, 2007
la consapevolezza che - come dice il vicedirettore della
LINK UTILI
banca, Gabriele Giuglietti, citando il giudice Rosario LivaArab Center
tino - «di fronte all’Onnipotente non ci sarà chiesto quanfor Agricultural
to siamo stati credenti ma quanto siamo stati credibili».
Development
«I
L FUTURO APPARTIENE A CHI CREDE
www.acad.ps
Palestinian Agricultural
Rural Developement
www.pal-arc.org
Negev Institute
for Strategies of Peace
and Development
www.nisped.org.il
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Uno tsunami sociale
Banca Etica è già stata impegnata in situazioni d’emergenza. Dopo il maremoto nel Sud-est asiatico nel 2004 ha gestito cinque milioni di euro per attività di credito, capitalizzazioni e assistenza tecnica alle istituzioni di
microfinanza e alle banche di sviluppo locali. Ma quando
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le emergenze sono dovute a conflitti decennali è diverso:
«Nello Sri Lanka si era verificato un fenomeno naturale. In
Palestina invece ci siamo trovati di fronte a uno “tsunami
sociale”, con effetti di lungo periodo - spiega Giuglietti -.
In un simile contesto servono risposte d’emergenza ma
anche ricostruire le relazioni per riportare la fiducia».
La situazione è peggiorata dopo la vittoria elettorale di
Hamas nel 2006: l’affermazione del partito fondamentalista ha provocato il blocco dei trasferimenti alla ANP (l’Autorità nazionale palestinese) dalla comunità internazionale e da Israele. In una realtà in cui tutte le famiglie
palestinesi hanno almeno un familiare dipendente dell’ANP, le conseguenze sono intuibili. Il 95% delle attività
commerciali di Gaza ha chiuso per l’impossibilità di approvvigionarsi. Oltre 75 mila lavoratori sono rimasti senza
lavoro. Il tasso di povertà ha superato il 60% (e raggiunge
l’85 nella Striscia di Gaza), il 30% è sotto la soglia di povertà
estrema. E l’assenza di entrate certe ha messo in ginocchio
le istituzioni di microfinanza che operano nelle zone rurali attorno a Gaza e in Cisgiordania: nove organizzazioni
che da anni finanziano piccole attività agricole dell’area.
Proprio qui si colloca l’intervento di Banca Etica. Su ri-
NUMERO
PROGETTI
CREDITI
DI FIRMA
DELIBERATI
UCODEP
3
6
R&C
2
4
ARCS
3
6
GVC
4
8
CISP
2
4
CTM Lecce
1
2
INTERSOS
2
4
CRIC
1
2
MOVIMONDO
2
4
PROGETTO SVILUPPO
1
COSV
3
TOTALI
23
PARC PALESTINIAN AGRICULTURAL
RELIEF COMMITTEES
SVILUPPO RURALE, PROTEZIONE AMBIENTALE
e rafforzamento del ruolo femminile: sono
gli obiettivi della Parc, fondata nel 1983
da un gruppo di agronomi per il deterioramento
dell’attività agricola nella valle del Giordano
e nella West Bank, occupate dall’esercito israeliano.
Dal 1990 ha lanciato un programma rivolto alle
donne per la vendita locale di prodotti agricoli tipici.
Il progetto ha coinvolto il circuito del commercio
equo per le esportazioni. In collaborazione con Ctm
Altromercato, esportano cous-cous, mandorle, olio
d’oliva e datteri prodotti a Gerico e nella Striscia
di Gaza. Gli agricoltori coinvolti sono 1300.
ACAD ARAB CENTER FOR AGRICULTURAL
DEVELOPMENT
ACAD È UN’ORGANIZZAZIONE PER LO SVILUPPO,
nata nel 1988 che opera con le microimprese
nelle aree rurali e più depresse della Palestina.
L’obiettivo è garantire l’indipendenza economica
e la sicurezza alimentare per le fasce povere della
popolazione e di promuovere una loro partecipazione
attiva nelle sfere politiche, economiche e sociali
del Paese. Dal 2003 ha esteso l’attività creditizia
anche a tutti i settori economici, con esclusione
dell’edilizia. Tre i tipi di prodotti: micro finanziamenti
biennali fino a 3 mila dollari, prestiti quadriennali
tra i 5 mila e i 15 mila dollari e coperture finanziarie
per le cooperative operanti nelle aree rurali.
6
CREDITI
DI FIRMA
CONSEGNATI
7.759,91
193.997,76
9.610,58
240.264,56
2.045,20
51.130,00
9.013,37
225.334,25
9.724,32
243.108,00
8.460,00
211.500,00
7.692,96
192.324,00
1386,00
34650,00
8.814,10
220.352,50
9.338,34
233.458,50
1.212,20
30.305,00
5.995,24
149.880,89
7.968,00
7.340,00
183.500,00
199.200,00
9.290,66
232.266,50
9.258,08
231.452,00
7.725,74
193.143,50
9.175,46
229.386,50
9.510,20
8.132,40
237.755,06
203.310,16
9.242,90
231.072,50
185.636,12
1.880,00
41.500,00
7.467,06
186.676,43
€ 4.538.246,95
Dopo la vittoria
elettorale di Hamas
del 2006, i fondi
internazionali sono
stati bloccati.
In Palestina,
il tasso di povertà
ha superato il 60%
con punte dell’85%
|
FONTE: UFFICIO CREDITI BANCA ETICA – AGG. GIUGNO 2008
| finanzaetica |
FONTE: UFFICIO CREDITI BANCA ETICA – AGGIORNAMENTO AL 29 APRILE 2008
EDUARDO CASTALDO / ACS
| finanzaetica | finanza etica nel mondo/3 |
chiesta del direttore di Acad (Arab Center for Agricultural
Development) Samir Barghouti, nel luglio 2007 ha organizzato una “missione valutativa” a Gerico, Tulkarem,
Qalqilya. Luoghi noti per attentati, dove però esistono germogli di speranza che vanno aiutati. «Volevamo verificare direttamente la reale condizione delle istituzioni di microfinanza palestinesi - prosegue Giuglietti -. È stato
essenziale il contributo del Patriarcato di Gerusalemme e
del locale movimento dei focolarini, dei preti missionari di
Verona, di una fondazione laica veneta e di altre Ong. Ad
esse si sono aggiunti organismi cooperativi e di ricerca israeliani che ci hanno chiesto di agire da “ambasciatori” in quel
difficile contesto». Una rete di contatti che ha permesso di
individuare due istituzioni che meritavano sostegno: Reef
(finanziaria della Ong Parc, Palestinian Agricultural Rural
Developement) e Acad (vedi BOX ). È stato deliberato un primo finanziamento di 75 mila euro a Reef che ha permesso
di sostenere alcune cooperative di donne nella produzione
di prodotti alimentari non deperibili (mais, cous cous,
mandorle, datteri), commercializzati con il marchio Fairtrade. Presto sarà erogato anche il secondo finanziamento
(di pari importo) in favore di Acad. «Le motivazioni del nostro intervento sono state ovviamente collegate all’emergenza in atto. Ma abbiamo valutato la credibilità delle proposte e la capacità delle due organizzazioni di controllare i
crediti e la loro solidità organizzativa».
Un sogno di banca
Gli interventi in Medio Oriente di Banca Etica non si esauriscono con Reef e Acad. In Palestina sono stati garantiti
431 mila euro in fidejussioni per le attività di quattro Ong
italiane (Acs, Ucodep, Progetto sviluppo e Gvc). In Libano,
dopo l’emergenza scoppiata nel 2006, hanno ricevuto garanzie (per 4,5 milioni) le undici organizzazioni del nostro Paese, che hanno potuto sviluppare ventitré progetti
(vedi TABELLE ). Accanto a tali iniziative, un’altra, ancora più
ambiziosa: aiutare la nascita di due banche di credito cooperativo, una in ciascun lato del muro che divide Palestina e Israele. In Palestina, il percorso prevede di utilizzare la
finanziaria della Ong Parc come “nucleo” per il futuro istituto bancario. In Israele, l’idea arriva da Yehudah Paz, presidente del Negev Institute for Strategies of Peace and Development (NISPED) e membro del board dell’unione dei
kibbutzim (che riunisce 120 mila persone, realizza il 40%
della produzione agricola e il 10% di quella industriale per
2 miliardi di fatturato). «Nel giugno 2007 ci ha chiesto di
avviare un percorso per giungere alla creazione di una banca cooperativa nel suo Stato in cui finora esistono solo istituti commerciali», spiega Giuglietti. Un percorso bicefalo
perché al momento non si può creare una banca che veda
tra i propri soci, insieme, israeliani e palestinesi. «In prospettiva però – spiega Fabio Salviato, presidente di Banca
Etica - le due banche potranno collaborare tra loro, associandosi alla futura banca etica europea. Per ora è un sogno che in tre anni potrebbe diventare realtà».
.
ANNO 8 N.65
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DICEMBRE 2008 / GENNAIO 2009
| valori | 31 |
| finanzaetica | 1999-2009 |
| finanzaetica |
i soldi della
“Tenevamo
campagna per il disarmo
in un conto Bnl, una
Buon compleanno
Banca Etica
I primi 10 anni
dalla voce dei pionieri
delle più coinvolte
nei finanziamenti delle armi.
Capimmo allora che non
si poteva essere neutrali
verso i temi della finanza
”
L’assemblea nazionale della Cooperativa Verso
la Banca Etica a Brescia il 16 novembre 1996.
La cooperativa era stata costituita dalle associazioni
fondatrici per raccogliere il capitale e preparare
la nascita vera e propria della banca.
Brescia, 1996
degli armamenti. Capimmo che non si può essere neutrali a quanto
accade nel mondo della finanza». Si innescò un immenso cortocircuito che percorse tutto il Terzo settore. «Bisognava occuparsi di finanza etica. Serviva uno strumento per sostenere le iniziative in favore dell’ambiente, della solidarietà, dell’eticità delle azioni», spiega
Franco Zecchinato, ex presidente dell’Aiab, oggi Presidente della
Cooperativa agricola El Tamiso.
UANDO JACK NICHOLSON RITIRÒ L’OSCAR appena vinto per
“Qualcuno volò sul nido del cuculo” disse sarcasticamente: «Lo dedico a tutti quelli che mi dicevano che
tentare la carriera d’attore sarebbe stato
un pessimo affare». Quando Papa Giodi Emanuele Isonio
vanni XXIII lanciò l’idea di aprire il Concilio Vaticano II che rivoluzionò la vita della Chiesa, in Curia si sollevarono ondate di dubbi. La nascita di Banca Etica non fu accolta tanto
diversamente: lo scetticismo aleggiava anche sopra di lei. Molti economisti ed esperti dubitavano dell’iniziativa. Costruire dal basso una
banca suonava assurdo: «Non c’è molto denaro circolante», «Non siamo in una fase di espansione economica», «Non potete competere con
i colossi del credito», dicevano. Era il 1999. A distanza di un decennio,
quella che ai più appariva la scelta azzardata e velleitaria di ventuno folli, ha messo radici sane e robuste e si è rivelata opportuna e vincente.
Q
Un humus favorevole
Lo scetticismo avvolgeva il progetto. «Tutti gli esperti a cui avevamo
chiesto pareri dubitavano della nostra iniziativa», ricorda Giovanni Ac-
quati, allora presidente della Mag 2 di Milano. «Il mondo accademico
valutava l’operazione con toni scettici. L’unico che ci diede fiducia fu
l’economista Stefano Zamagni», racconta Fabio Salviato, presidente di
Banca Etica. E Fabio Silva, all’epoca segretario di Fiba Brianza, oggi vicepresidente di Banca Etica, ammette che «anche gran parte del mondo sindacale era convinto che nel confronto con i giganti bancari italiani ed esteri avremmo perso in partenza». Eppure attorno all’idea di
contribuire alla nascita di un istituto bancario per il Terzo settore c’era
caparbietà e passione. «Un humus favorevole» lo definisce Salviato.
Cooperative sociali, Ong e associazioni non profit avevano difficoltà a ricevere credito dai canali finanziari tradizionali e questo ne impediva lo sviluppo. La vita delle Mag (le Mutue di Auto Gestione, nate
per raccogliere e utilizzare capitale privato in progetti cooperativi) venne invece resa più difficile da una legge del ‘91 (la 197), dalla successiva decisione di Bankitalia e da un decreto legislativo del 94: imponevano un capitale sociale minimo di un miliardo di lire, l’iscrizione
all’ufficio italiano cambi e vietavano alle cooperative finanziarie la raccolta di capitale attraverso depositi sociali. Alcune Mag sospesero le attività. Altre chiusero del tutto. «È arrivato il momento di pensare a una
ARCHIVIO BANCA POPOLARE ETICA
È nata nel 1999 tra lo scetticismo generale, per rispondere alle esigenze del Terzo settore e per proporre una finanza
alternativa. I fondatori raccontano: da dove si è partiti, dove si è arrivati e quali sono oggi le sfide.
banca vera e propria» si dissero i responsabili di varie Mag. E infatti alla fondazione della Banca Etica presero parte cinque di queste realtà.
Motivazioni pratiche e necessità di superare problemi contingenti si unirono poi a questioni ideali, forse ancor più rilevanti. «Nel
1995 – ricorda Ugo Biggeri, dieci anni fa presidente di Manitese, oggi presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica – uscì
il primo rapporto sulle transazioni di armi, imposto dalla legge
185/90. Scoprimmo così che la banca in cui tenevamo i soldi per la
campagna anti-mine (la Bnl, ndr) era tra le più coinvolte nel settore
Un’utopia su binari concreti
Ma a dieci anni di distanza da quella scelta, che valutazione dare del
percorso fatto? «Banca Etica – commenta l’attuale presidente delle
Acli, Andrea Olivero – nacque per dare forza al mondo della finanza etica e, se oggi il tema si è diffuso tra i consumatori, molto del merito è suo. Già solo per questo la sua esperienza è positiva. Non a caso oggi molte altre banche hanno lanciato iniziative di tipo etico».
L’entusiasmo per quella scelta non sembra scemato e nessuno si è
pentito: «Per noi che vedevamo le banche come il Regno del demonio, occuparci di un istituto di credito è stato un salto importante»,
dichiara Franco Zecchinato. «Siamo riusciti a superare l’idea della
banca tradizionale interessata solo ai profitti, creandone una che si
preoccupa di dove finiscono gli investimenti», aggiunge Luigi Bobba, ex presidente di Acli, oggi deputato del Partito Democratico. «Ha
indirizzato l’utopia verso binari assai più concreti», sottolinea Ugo
I FONDATORI DELLA BANCA UNO PER UNO
ACLI (ASSOCIAZIONI
CRISTIANE LAVORATORI
ITALIANI)
www.acli.it
Circoli, servizi, imprese,
associazioni per il lavoro
e la cittadinanza attiva, contro
l’emarginazione e l’esclusione
sociale. 3,5 milioni di utenti,
980 mila iscritti, 4 mila
circoli, 105 sedi provinciali,
21 regionali.
| 32 | valori |
AGESCI (ASSOCIAZIONE
GUIDE E SCOUT
CATTOLICI ITALIANI)
www.agesci.org
“Vedere i giovani come
protagonisti autentici della
propria crescita civile” è il suo
principio fondante. Nata nel
1974 conta più di 177 mila
soci dagli 8 anni in su: lupetti,
coccinelle, esploratori e capi.
ANNO 8 N.65
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ARCI (ASSOCIAZIONI
RICREATIVE
CULTURALI ITALIANE)
www.arci.it
La più grande associazione
sociale europea (1,2 milioni
di soci e 6500 circoli)
ha compiuto mezzo secolo
nel 2007. Finanza etica,
attività ricreative, diritti civili
e integrazione culturale.
DICEMBRE 2008 / GENNAIO 2009
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ASSOCIAZIONE BOTTEGHE
DEL COMMERCIO
EQUO SOLIDALE
www.assobdm.it
Dal 1991 coordina
le cooperative e le botteghe
equo-solidali.
126 organizzazioni non profit
e 220 punti vendita. Molte
le campagne di informazione
sul commercio alternativo.
ASSOCIAZIONE ITALIANA
AGRICOLTURA BIOLOGICA
www.aiab.it
Se oggi i valori dell’agricoltura
biologica non sono più
per pochi eletti il merito
è anche di Aiab, che da 20
anni lavora per la conversione
ecologica dell’ambiente rurale,
attraverso attività di ricerca,
formazione e divulgazione.
CONSORZIO GINO
MATTERELLI (CGM)
www.cgm.coop
Un’organizzazione che
riunisce 81 consorzi e 1200
cooperative, che danno lavoro
a 35 mila persone di cui
9 mila soggetti svantaggiati.
Obiettivi: servizi di qualità,
prezzi accessibili, promozione
del benessere collettivo.
COOPERATIVA OLTREMARE
www.coopoltremare.it
Raccogliere il risparmio
tra le famiglie per sostenere
il commercio equo
e i meccanismi produttivi
rispettosi dell’ambiente
e dell’uomo. È la filosofia
con la quale la cooperativa,
nata nel 1991, ha contribuito
alla nascita di Banca Etica.
COOPERAZIONE
TERZO MONDO
(CTM-ALTROMERCATO)
www.altromercato.it
130 cooperative impegnate
nello sviluppo dell’economia
solidale nel Sud del mondo.
Ctm è sinonimo di prodotti
equosolidali, diffusi in 350
Botteghe, supermercati,
negozi bio e mense.
CONSORZIO ETIMOS
(EX CTM-MAG)
www.etimos.it
Nato nel 1999 dall’ex Ctm
Mag, volta pagina, guardando
all’ambito internazionale.
Raccoglie risparmio in Italia
e lo investe in progetti
di microfinanza e in favore
di cooperative di produttori
dei Paesi in via di sviluppo.
EMMAUS ITALIA
www.emmaus.it
Molti conoscono l’Abbè
Pierre, religioso e partigiano
francese. Fu lui a fondare
nel 1949 il movimento
Emmaus, per aiutare poveri
e senza tetto. Oggi sono 306
i gruppi ufficiali in 35 Paesi
del mondo. Emmaus Italia
ne conta 13 in 7 regioni.
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ANNO 8 N.65
FIBA - CISL BRIANZA
www.fiba.it
I suoi 83 mila iscritti
tra i lavoratori di banche,
assicurazioni e settore
parabancario fanno di Fiba
Cisl il sindacato più
rappresentativo nel settore
finanziario, che da mezzo
secolo si rivolge a tutto
il mondo della finanza.
|
GRUPPO ABELE
www.gruppoabele.org
Droghe, aids, alcolismo,
immigrazione, carcere,
prostituzione, emarginazione,
malattie mentali sono
i drammi che cerca
di contrastare fin dal 1965
con servizi d’accoglienza
e promuovendo la cultura
della solidarietà.
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| finanzaetica |
DAL PASSATO AL FUTURO: PARLA FABIO
SALVIATO, PRESIDENTE DI BANCA ETICA
Il fermento degli anni ‘90 ha dato forza a diverse esperienze
dell’associazionismo. Prodromi di una banca etica?
Quando nel 1995 si è costituito il Forum del Terzo Settore era matura
la consapevolezza di dover creare le sinergie per essere una vera forza
alternativa. Mancava uno strumento finanziario che permettesse
di operare con maggiore indipendenza al settore.
Biggeri. «Ha permesso al Terzo settore di confrontarsi col mercato e
le sue regole», dice Andrea Olivero, attuale presidente Acli. «Si è fatta portatrice di una critica verso i meccanismi perversi della finanza. “L’interesse più alto è quello di tutti” dicevamo. Oggi la crisi dei
mercati dimostra che il problema era reale e chi diceva il contrario
ci sbatte il muso», aggiunge Fabio Silva.
Una banca non fu una scommessa un po’ azzardata?
I numeri della crescita parlano chiaro. Scommessa vinta?
In questi 10 anni si è affinato lo strumento utilizzato. Siamo passati da
un istituto che faceva riferimento a 4 universi (cooperazione internazionale,
sociale, ambiente e cultura) al sostegno di un’economia civile, anche
il biologico, le energie rinnovabili e la responsabilità sociale d’impresa.
Oggi siamo anche la banca del cittadino socialmente responsabile,
con un’attenzione alle fasce deboli. Se fossimo rimasti fermi sugli obiettivi
che ci eravamo dati all’inizio saremmo forse già scomparsi o imprigionati
in un’esperienza di nicchia, senza futuro ma con un glorioso passato.
E invece c’è un futuro. Come sarà?
Siamo alla vigilia della creazione della prima banca etica europea.
Ce lo chiedono le reti sociali europee di cui facciamo parte e siamo
l’unica realtà che può ambire a trasformarsi in esperienza internazionale.
L’evoluzione del pensiero che in questi anni ci ha distinto – l’etica
nell’economia, la finanza al servizio dell’economia reale, la trasparenza
delle attività - oggi premia il nostro progetto. La crisi in atto dà ragione
al nostro percorso e ai valori che abbiamo declinato in concrete pratiche
economiche. Una ragione che ci chiede ancora maggiori responsabilità
nell’affermazione di un modello di sviluppo sostenibile.
Nonostante le lodi non è scomparsa la capacità di evidenziare i problemi e di sviluppare riflessioni per rafforzarsi. «Banca Etica non deve assolutamente farsi attanagliare dal conservatorismo come altri
istituti di credito – consiglia Ferrante, attuale presidente di Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) –. Deve saper prevedere cosa avverrà fra cinque anni e predisporre gli strumenti finanziari adatti ai vari settori dell’economia solidale. Prendiamo l’agricoltura
biologica, dove gli investimenti sono irrisori». E Franco Zecchinato,
attuale presidente di Aiab Veneto, aggiunge: «Per intercettare le proposte di progetti e finanziamenti in quel settore dovrebbe predisporre offerte e servizi come per le energie rinnovabili».
Altro tema “caldo”, la necessità di aumentare la capacità dell’istituto di offrire credito. Una limitata capacità d’intervento è da più parti giudicata un freno allo sviluppo della banca. Ma come risolvere il
problema? «Serve una rete finanziaria tra soggetti equosolidali, come
le Mag – propone Acquati – sul modello della Cassa dell’economia solidale del Quebec (www.desjardins.com ndr)». C’è chi invece ipotizza scelte più ardite. Secondo Bobba «è il momento di pensare ad alleanze con gruppi bancari tradizionali, come banca Prossima del
gruppo Intesa. Dobbiamo accettare le sfide impegnative. I rischi ci sono ma con le dovute precauzioni la scommessa può essere vincente».
Molte le perplessità su tale proposta: «Attenzione ad annullare le specificità di Banca Etica», ammonisce Andrea Olivero. Mentre Fabio Silva sottolinea la necessità di «fare alleanze tra pari e con soggetti omogenei». Ed ecco che la realtà si intreccia nuovamente con il sogno: «Il
28 Novembre – spiega Salviato – abbiamo svolto un incontro per lanciare il progetto della Banca Etica Europea da compiere entro un anno. Un progetto a trazione mediterranea, perché il gruppo dei pionieri sarà composto da Italia, Francia e Spagna. Ma si aggregheranno
poi altre realtà. Può essere questa la nuova utopia del XXI secolo».
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I FONDATORI DELLA BANCA UNO PER UNO
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MAG VENEZIA
www.magvenezia.it
Dal 1992 finanzia le attività
culturali nel territorio di
Venezia e provincia,
raccogliendo il risparmio dei
propri soci. I progetti più
numerosi riguardano la
cooperazione sociale, il
volontariato e la promozione
della cultura.
ANNO 8 N.65
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MANI TESE
www.manitese.it
Nata nel 1964, Manitese ha
finanziato oltre 2100 progetti
in tutto il mondo per
incentivare l’autosufficienza
e l’autodeterminazione delle
comunità locali. Nuovi
rapporti tra i popoli, giustizia
e solidarietà sono le sue
parole d’ordine.
DICEMBRE 2008 / GENNAIO 2009
Armi
di istruzione
di massa
Le sfide aperte
La nascita di Banca Etica segna l’apertura di mondi considerati di sola
solidarietà, negli anni in cui il Terzo Settore decise di professionalizzarsi.
La finanza etica era uno strumento per le migliaia di imprese socialmente
responsabili non bancabili. Abbiamo risposto a una necessità.
MAG2 FINANCE MILANO
www.mag2.it
Negli Anni 80, mentre lo
yuppismo imperava, si
concentrava sugli ambiti del
sociale, dell’ecologia, del
consumo consapevole. Eroga
finanziamenti per i progetti
del mondo “non profit” di
solito esclusi dal credito
tradizionale.
| contro l’illegalità | finanzaetica |
|
OVERSEAS
www.overseas-onlus.org
Sierra Leone, India, Cile,
Brasile: tutti teatri nei quali
dal 1971 realizza progetti di
sviluppo nei settori agricoloartigianale, dell’educazione
sanitaria di base e della
solidarietà a distanza,
collaborando con gruppi e
Ong locali.
UNIONE ITALIANA
SPORT PER TUTTI
www.uisp.it
I legami tra il diritto allo
sport e salute, qualità della
vita, educazione, socialità
sono più stretti di quanto si
pensi. Uisp ne è convinta. E
con lei il suo milione di soci
e le 14 mila società sportive
e circoli ad essa associati.
UNIONE SINDACALE
TERRITORIALE
CISL BRIANZA
www.cislbrianza.it
Il secondo sindacato
confederale per numero di
iscritti: oltre 4 milioni. I suoi
strumenti: contrattazione,
concertazione, tutela
individuale, partecipazione.
In Brianza conta 12 sedi
La pagoda moderna
di Al-Bab: sede e simbolo
del progetto di riqualificazione
dell’area Tribunali-Castellammare,
nel centro di Palermo, della
cooperativa ALI e del consorzio
SALI. A metà novembre
hanno subito un atto
intimidatorio.
Usura, pizzo, appalti truccati, traffico di rifiuti, infiltrazioni mafiose. Per combatterle lo Stato deve essere al fianco dei cittadini.
Le armi: giustizia, presenza sul territorio, un’alternativa sociale. Ma, soprattutto, cultura della legalità.
C’è la via
giudiziaria, imprescindibile ma spesso lenta, farraginosa
e, per questo, vulnerabile. C’è il lavoro delle forze dell’ordine. Ci sono le scuole, che dovrebbero
educare al rispetto delle regole. Ci sono le asdi Andrea Barolini
sociazioni, che svolgono un ruolo sempre
più importante, in prima linea. Ma in un Paese in cui
VIVERE A RATE
quattro regioni su venti hanno ancora buona parte del
LE PROSSIME DATE
loro territorio nella mani di una criminalità che si è fatta ormai Stato nello Stato, evidentemente, non basta.
Quello che ancora oggi deve cambiare, in Italia, è la
mentalità. È questa la vera sfida: combattere la cultura
2-3 dicembre
omertosa e familista con quella della solidarietà. La diPontedera
fesa del “privilegio” di un posto di lavoro al servizio di
4-5 dicembre
Poggibonsi
un boss con un’alternativa concreta. Il degrado con lo
sviluppo. E, soprattutto, la superficialità con l’impegno.
10-11 dicembre
Figline Valdarno
Vanno in questa direzione le tante iniziative che nei
13 dicembre
prossimi mesi terranno alta la guardia in tutta Italia. E
Bucine
vanno in questa direzione anche due eventi che vedono
16 e 17 dicembre
come protagoniste la Toscana e la Campania. Due rePrato
gioni molto diverse tra loro, ma entrambe alle prese con
In occasione
della Festa
problemi annosi e complessi.
C
della Legalità
promossa
da Regione Toscana
INFO
www.media.unisi.it
/viverearate
I SONO MOLTI MODI PER COMBATTERE L’ILLEGALITÀ.
In Campania «facciamo
arrabbiare la gente»
Qualche settimana fa, nel cuore di Napoli, la parte sana della città si è stretta attorno a Raffaele Cantone,
|
magistrato da anni in prima linea nella lotta alla camorra. Centinaia di persone: uomini e donne, giovani
e anziani, che hanno scelto di passare una domenica
mattina nel cinema American Hall, ascoltando quello
che aveva da dire chi la criminalità l’ha vista con i propri occhi. E la vive sulla propria pelle. L’incontro, organizzato da Antonio D’Antonio della Fiba-Cisl, era
«un modo per dire che non vogliamo rassegnarci a
questa situazione, né accettarla come normale», spiega
Emma Marra, segretario regionale del sindacato.
Si parla di rifiuti. Francesco Pirozzi, docente di Ingegneria sanitaria e ambientale presso l’università Federico II di Napoli, spiega – in termini tecnici – cosa accade
da anni in Campania. Una regione che non produce più
immondizia delle altre: ciascun abitante accumula ogni
anno 550 chilogrammi di rifiuti. La media nazionale è
di 500. Il problema nasce piuttosto dal fatto che il territorio “ospita” anche migliaia e migliaia di tonnellate di
rifiuti prodotti altrove. E troppe volte lo fa in modo illegale, senza controlli, con gravissimi rischi per l’ambiente e per la salute dei cittadini. «Spesso le aziende che lasciano partire i loro rifiuti per la Campania, sanno
benissimo che fine faranno…», accusa Cantone.
I dati sono impietosi: la raccolta differenziata, nel
2006, ha raggiunto il 25% in Italia. Una quota sfiorata in Campania solo nella provincia di Salerno (21%).
Napoli non ha superato il 9%. E il trend della città è
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| finanzaetica |
| finanzaetica |
addirittura negativo. «Occorre rendere partecipi i cittadini – ha spiegato Pirozzi –: è l’unica strada per superare il problema». Bisogna parlare con le persone,
spiegare cosa rischiano, creare i presupposti per un vasto movimento d’opinione: «Dobbiamo fare arrabbiare la gente», riassume Emma Marra.
Toscana, un tour
per non vivere a rate
E ad essere arrabbiati ci sono anche tutti quei cittadini (e sono sempre di più) che vivono il fenomeno del
sovra-indebitamento. Per questo nasce l’iniziativa
“Vivere a rate”: «Oltre il 40% delle famiglie italiane vive costantemente con problemi finanziari: ritardo nei
pagamenti di bollette e utenze, rate di mutui o piccoli prestiti, indebitamento crescente e difficoltà di arrivare a fine mese e a far fronte agli impegni assunti. E
non si tratta solo di anziani o famiglie monoreddito,
ma di fasce sempre più consistenti del ceto medio»,
spiega la Fiba presentando il progetto. Si stima che le
famiglie italiane non più in grado di far fronte alla rata del mutuo siano circa l’8%: oltre 500 mila. E molte
di loro finiscono per rivolgersi agli usurai. Per questo
i promotori di “Vivere a rate” (oltre al sindacato dei
bancari, tra gli altri, anche la Regione Toscana, Legacoop e l’Arci) hanno voluto contribuire a diffondere la
cultura della legalità e sensibilizzare sul fenomeno del
sovra-indebitamento delle famiglie. Il progetto, che
coinvolge diciotto comuni della Toscana, è costituito
da uno spettacolo teatrale (“Un matrimonio quasi felice”, di Nicola Zavagli), dalla distribuzione di un libro
divulgativo e dalla proiezione in giro per la regione del
film “Vite strozzate” di Ricki Tognazzi, che racconta il
mondo dell’usura attraverso lo sguardo delle vittime.
Anche in questo caso il risvolto culturale ha un peso determinante: «Pubblicità, media, istituti di credito
e finanziari sono impegnati costantemente a sollecitare la corsa ai consumi, spesso semplicemente voluttuari, favorendo così il ricorso all’indebitamento e lo svilupparsi di fenomeni di usura», sottolinea Roberto
Pistonina, segretario toscano di Fiba. Il tour di “Vivere
a rate” si concluderà il 19 Dicembre durante la Festa
della Legalità promossa dalla Regione Toscana (al Palazzo dei Congressi di Firenze).
NAPOLI, LA TELEVISIONE
CHE FA SCUOLA
DON MARCELLO COZZI:
CONTRO I PROIETTILI IL SORRISO
ALI: «CI VOGLIONO INTIMIDIRE?
LAVOREREMO ANCORA DI PIÙ»
ANCHE QUESTO È FARE SCUOLA. Il liceo Jacopo Sannazaro di Napoli
ha messo in piedi la prima web-tv interamente gestita dagli studenti.
Una sperimentazione che vale molto di più del prodotto finale dei ragazzi.
Qui si insegna a conoscere il mondo attraverso un lavoro giornalistico.
Negli studi televisivi del liceo c’è chi fa il tecnico delle luci, chi il cronista,
chi il responsabile audio, chi cura la segreteria di redazione. Il centro
audiovisivo è nato molti anni fa ed è stato trasformato in tv il 21 novembre
2005, giorno della prima trasmissione. «Un modo per lottare contro
la dispersione scolastica, la noia e l’indifferenza che dilagano tra i giovani»,
spiega Massimo Albin, insegnante del Sannazaro, ideatore e coordinatore
della web-tv. Oggi, sul sito internet della tv online ci sono inchieste,
approfondimenti, rubriche. E un telegiornale quindicinale (basta cliccare
su www.cpvs.it) che occupa quasi quotidianamente gli studenti. Il sogno
del futuro? «La diretta», spiegano ambiziosamente i ragazzi.
A.Ba.
LA PIÙ GRANDE FORZA per chi lotta contro le organizzazioni mafiose è non
perdere il sorriso. Reagire con rabbia alle intimidazioni trasformando questo
sentimento in voglia di fare. In forza per spaccare un sistema fatto di connivenze,
silenzi, collusioni. Don Marcello Cozzi è un prete, è il responsabile di Libera
in Basilicata. Nelle settimane scorse ha ricevuto una lettera. Conteneva due
proiettili. Era la prima volta che accadeva. «Sarà per la nostra fondazione
antiusura nata nel 2002 che toglie ai mafiosi fette di mercato. Sarà perché
cerchiamo di accendere i riflettori sui legami tra poteri forti e infiltrazioni
mafiose in una regione dimenticata dai media nazionali. Oppure
per la manifestazione di ottobre in Lucania in cui protestavamo con sindaci,
vescovi e il presidente della Provincia di Potenza per l’escalation di omicidi
(5 in un anno). Non so ovviamente il motivo esatto dell’intimidazione.
Ma la mia risposta è semplice: continuare nella nostra opera quotidiana.
Contro gli usurai, il disagio sociale, le droghe».
Em.Is.
ARRIVARE LA MATTINA AL LAVORO e trovare la porta d’ingresso
sprangata con tanto di corona funeraria, fiori in terra e fossa scavata
scoraggerebbe molti tra quelli che non respirano ogni giorno la realtà
opprimente del giogo mafioso. Per chi vive e lavora nel mondo
dell’economia sociale in Sicilia è diverso. Quell’intimidazione
è un incentivo ad andare avanti. Una paradossale dimostrazione della
qualità del proprio lavoro. Un motivo di vanto per ogni cittadino onesto.
«Significa che stiamo lavorando bene e che offriamo un’alternativa
credibile per il futuro della nostra isola», ci spiega con orgoglio Connie
Maldonado. Lei e altre ragazzi di Palermo gestiscono la cooperativa
Ali (www.alicooperativa.com) da anni impegnata nel settore del turismo
responsabile. Vogliono far scoprire il lato migliore della Sicilia, con visite
guidate nei terreni confiscati alle cosche e in luoghi simbolo come
Portella della Ginestra. Da qualche mese stanno poi affiancando un
.
progetto (Al Bab) del consorzio Sali.
Per un motivo nobile e – almeno
apparentemente – privo di connotati
antimafia: riqualificare il quartiere
di Castello a mare, realizzare servizi
per la fruizione dell’area archeologica
degli Schiavoni e strutture per l’accoglienza
turistica: «Forse il gesto è legato
a qualche nostra iniziativa sul territorio
o perché il consorzio utilizza un’area
che i mafiosi vorrebbero controllare. Non è sempre facile capire il modo
di ragionare mafioso. Una cosa è certa: andremo avanti. Ancora più
motivati. Se vogliono fermarci ci devono ammazzare. Ma devono far fuori
migliaia di persone. Il tempo degli eroi isolati è finito».
Em.Is.
«Il culto del denaro
della camorra borghese»
Raffaele Cantone racconta la camorra. Non solo scippi, rapine e droga, ma consulenti, imprenditori. E politica.
AFFAELE CANTONE È LA PRIMA LINEA del fronte di Gomorra. Magistrato, otto anni alla Direzione Distrettuale
Antimafia napoletana, numero uno dell’anticamorra, ora alla Cassazione di Roma. Da dieci anni sotto scorta. Con lui moglie e fidi Andrea Barolini
gli. Spirito di servizio: «Certe cose si
fanno perché si devono fare». Al servizio di uno Stato che, però,
troppo spesso latita tra i latitanti. Ha scritto un libro il cui titolo,
“Solo per la giustizia”, porta con sé un doppio significato che dovrebbe pesare come un macigno su molte (troppe) coscienze.
R
Comprese quelle di alcuni politici?
La Campania è la Regione con il più alto numero di Comuni commissariati per infiltrazione mafiosa. La camorra è in grado di parlare con i politici locali, ma anche con quelli del Centro-Nord. E in
alcuni casi la politica ha sfruttato in modo indecente ciò che avviene in alcuni territori della Campania. Mostrando, tra l’altro, cla-
morose (e trasversali) insipienze, se non vere e proprie connivenze.
Ovvero?
Ci sono stati, ad esempio per quanto riguarda la questione rifiuti, casi di siti di stoccaggio provvisori allestiti nell’area del giuglianese, su
terreni che erano stati acquistati a 50 mila euro tre giorni prima che
fossero destinati a deposito di rifiuti. Subito dopo sono stati affittati allo Stato a 900 mila euro all’anno. Immense distese di rifiuti. E
senza che nessun cittadino abbia mai protestato.
Connivenza?
La camorra non è solo un problema di ordine pubblico. È un sistema che riempie vuoti sociali, che dà lavoro, che sa anche portare ricchezza. Finta, ma sempre ricchezza.
Pecunia non olet…
È il principio cardine della camorra.
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| finanzaetica |
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INIZIATIVE PER LA LEGALITÀ
In corso
ITALIA
CAROVANA ANTIMAFIE
Dedicata quest’anno
al 60° anniversario della Costituzione
e della Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo, la Carovana
sta viaggiando su due direttrici, nord
e sud. Organizzata da Libera, Arci
e Avviso Pubblico con la partecipazione
di Banca Etica, Unipol e Cgil.
www.carovanaantimafia.it
1 marzo 2009
CROTONE (DA CONFERMARE)
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Fino al 19 dicembre
TOSCANA
VIVERE A RATE
Si sposterà probabilmente
da Locri a Crotone,
quest’anno, la manifestazione
organizzata dal Consorzio
Goel, da anni in prima linea
contro la ‘ndrangheta.
www.consorziosociale.coop
Inziativa congiunta di istituzioni,
associazioni e cittadini per
sensibilizzare sul tema dell’usura.
www.media.unisi.it/viverearate
19 marzo 2009
CASAL DI PRINCIPE
MANIFESTAZIONE
IN RICORDO DI DON DIANA
APPUNTAMENTI DICEMBRE>FEBBRAIO
La camorra
si infiltra in tutti
i gangli della
società, anche
nel sistema
bancario.
Un esponente
di spicco del clan
dei Casalesi
usava una
carta di credito,
senza avere
un conto
in banca
“
”
La manifestazione si terrà
nel territorio “difficile” di Casal
di Principe, con la partecipazione
degli studenti e degli scout
dell’Agesci, in occasione
del quindicesimo anniversario
della morte di Don Peppe Diana.
www.libera.it
Una mappa dell’Italia della legalità.
Le prossime iniziative, lungo tutta la penisola,
di sensibilizzazione, informazione e protesta
su tematiche come l’usura, gli assassini
di mafia, la criminalità organizzata.
Sopra, Raffaele Cantone.
LIBRI
21 marzo 2009
NAPOLI
XIV GIORNATA DELLA MEMORIA
È la Giornata in ricordo delle
vittime delle mafie organizzata
da Libera e Avviso Pubblico.
«L’etica LIBERA la bellezza. Riscattare
la bellezza, liberarsi dalle mafie»,
è lo slogan scelto quest’anno.
www.libera.it
Raffaele Cantone
Solo per Giustizia
Mondadori 2008
Lo Stato è presente a fasi alterne e il territorio è in mano ai
clan. Il tessuto sociale riesce a fare la sua parte?
Le organizzazioni criminali sono in grado di scavalcarlo. E di infiltrarsi
in tutti i gangli della società. Ad esempio nel sistema bancario: tempo
fa scoprimmo che un esponente di spicco del clan dei casalesi aveva
a disposizione una carta di credito, grazie alla quale manteneva un altissimo tenore di vita. Eppure alla stessa persona non risultava intestato neppure un conto corrente. A quanti di noi avrebbero accordato una carta, per giunta con fido illimitato, senza un conto in banca?
Quindi la camorra non è solo bassa manovalanza criminale,
ignoranza al servizio dei soldi facili.
Dobbiamo distinguere la camorra delle città, che effettivamente è
un fenomeno “popolare” da quella di provincia, che invece è pret| 38 | valori |
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DICEMBRE 2008 / GENNAIO 2009
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tamente borghese. Fatta di imprenditori, affaristi. Gente che magari non ha un elevatissimo livello culturale ma che si avvale di consulenti di altissimo livello. E che così riesce ad introdursi anche in
molti affari leciti, nel campo della grande distribuzione, dell’edilizia.
Uscendo così anche dal territorio campano…
La camorra ha importanti colonie in Emilia e in Toscana, poco interessate alla criminalità fatta di furti e rapine, e molto agli affari.
Come la ‘ndrangheta, anche la camorra si prepara al salto
internazionale?
I clan campani sono già presenti in Scozia, in Germania e soprattutto nell’Europa dell’est. E puntano ad espandere i loro affari anche altrove.
.
1 – 13 dicembre
TAMIL NADU (INDIA)
6TH INTERNATIONAL
ADVANCED REFLECTIVE EDUCATION
AND TRAINING (ART) COURSE
ON DEVELOPMENT FINANCE
Diviso in tre segmenti (Microfinance
as Development Finance, Social Security
for Poverty Reduction e Business
Promotion for Poverty Reduction)
il corso intende presentare modelli
di economia sostenibile testati
in diverse condizioni sociali e culturali.
www.dhan.org/tda/art.php
3 – 4 dicembre
MILANO (ITALIA)
EUROPEAN FORUM
OF ISLAMIC FINANCE
Al centro del dibattito l’integrazione
della finanza islamica nel sistema
economico europeo. Organizza
Financial Events International.
www.financial-events.ch/EB-IslamicFinance-Milan2008.html
5 dicembre
PARIGI (FRANCIA)
NOVETHIC’S FIRST
ANNUAL CONFERENCE
FOR INSTITUTIONAL INVESTORS
Si discute dei benefici degli investimenti
responsabili (SRI) con un occhio
al caso francese. Nel 2007, spiegano
i promotori, il totale degli assets
SRI gestiti dagli investitori francesi
ammontava a 22,1 miliardi di euro.
Il rendimento medio è stato pari al 30%.
www.novethic.com/novethic/v3_uk
/sri-conference.jsp
9 dicembre
LONDRA (UK)
EDHEC ALTERNATIVE
INVESTMENT DAYS
L’incontro è dedicato alla presentazione
dei risultati dell’ultima indagine
dell’EDHEC Risk and Asset Management
Research Centre. Tema della ricerca
sono i fondi pensione.
www.edhec-risk.com/events/edhec
_conferences /EAID_2008/index_html
9 dicembre
LONDRA (UK)
10TH ANNUAL
MULTI PENSIONS
Una delle più importanti conferenze
europee dedicate ai fondi pensione.
La partecipazione è gratuita
per gli operatori del settore.
www.iir-events.com/IIR-conf/Finance
/EventView.aspx?EventID=1886
9-11 dicembre
MIAMI (USA)
SUSTAINABLE BRANDS INTERNATIONAL
Allo studio lo sviluppo del concetto
di “marchio sostenibile” e i trend
del mercato mondiale con il contributo
di centri di ricerca privati come Havas
Media, GlobeScan, Cohn & Wolfe.
www.sustainablebrandsinternational.com
12 dicembre
PARIGI (FRANCIA)
INSTITUTIONAL INVESTORS AND SRI:
HOW TO INTEGRATE ESG FACTORS IN
YOUR INVESTMENT CHOICES
Si discute di investimento responsabile,
corporate governance e misurazione
dell’impatto ambientale e sociale
delle scelte strategiche alla base
degli investimenti. Organizza Novethic.
www.novethic.fr
13 dicembre
BARI
FILIALE IN FESTA
INAUGURAZIONE
DELLA NUOVA FILIALE
DI BANCA ETICA A BARI
Un’intera giornata per festeggiare
l’apertura delle dodicesima filiale
di Banca Etica, la terza nel Mezzogiorno
dopo Napoli e Palermo. La mattina
un convegno a cui parteciperanno
il sindaco di Bari, Michele Emiliano,
il presidente della Regione Puglia, Nichi
Vendola, Francuccio Gesualdi, fondatore
del Centro Nuovo Modello di Sviluppo,
Fabio Salviato e Mario Crosta, presidente
e direttore generale di Banca Etica. Nel
pomeriggio esibizioni di musicisti e attori
professionisti, soci e clienti di Banca
Etica, che lavorano sui temi del recupero
delle tradizioni locali, del riuso, della
sostenibilità e dei diritti umani. E una
degustazione di vini biologici pugliesi.
Via Ottavio Serena 30 - tel. 0805640887
[email protected]
www.bancaetica.it
16 dicembre
ONLINE
INTRODUCTION
TO SOCIAL AUDITING - WEBINAR
Seminario online sulla gestione
dei diritti umani e della sostenibilità
nelle operazioni di outsourcing
della produzione organizzato da STRResponsible Sourcing. Sponsorizza
l’evento CSCC (Cal-Safety Compliance
Corporation). Costo: 75 dollari.
www1.gotomeeting.com/register
/182028699
PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A [email protected]
17 dicembre
IN VIDEOCONFERENZA
CLIMATE CHANGE:
OPTIONS AND OPPORTUNITIES
Organizzato da Restructuring Today,
l’evento, pensato per essere seguito
in videoconferenza, affronterà il tema
del cambio climatico e del suo impatto
politico, economico, tecnologico
e regolamentare sulle industrie del settore
energetico. Partecipano l’Ad di Exelon
John Rowe, e gli esponenti di Resources
for the Future Phil Sharp e Raymond Kopp.
www.csrwire.com/event/904.html
12 – 13 gennaio
NEW YORK (USA)
3RD ANNUAL FORUM
ON RESPONSIBLE INVESTING
Realizzato in collaborazione
con Foundation & Endowment Money
Management, Money Management Letter
e Social Investment Forum, l’evento
riunisce esperti di vari settori. Gli assets
totali gestiti nel mercato mondiale
secondo i criteri dell’investimento
responsabili, spiegano gli organizzatori,
ammonterebbero a 2,7 trilioni di dollari.
www.iievents.com
12 – 13 gennaio
BANGKOK (THAILANDIA)
THE 1st UNIVERSITY
SOCIAL RESPONSIBILITY INTERNATIONAL
CONFERENCE 2009 (USRIC 2009)
Evento dedicato al ruolo dell’università
nel campo della responsabilità sociale.
Organizza la Sripatum University.
www.usralliance.org
19 – 22 gennaio
HONG KONG (CINA)
2ND ANNUAL
ANTI-CORRUPTION ASIA CONGRESS
Si discute di strategie e programmi
aziendali anti-corruzione attraverso
il confronto delle diverse esperienze
e lo studio comparato dei casi.
Organizza Beacon Events.
www.anticorruptioncongress.com
21 – 23 gennaio
PUDUCHERRY (INDIA)
INTERNATIONAL
CONFERENCE ON MICROFINANCE
Conferenza sul microcredito organizzata
dalla School of Management
della Pondicherry University. Sponsorizza
la National Bank for Agriculture
and Rural Development – NABARD.
www.pondiuni.edu.in/icomfi2009
25 – 26 gennaio
DUBAI (EMIRATI ARABI UNITI)
5TH GCC ECONOMIC FORUM
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ANNO 8 N.65
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Organizzato da Datamatix, l’evento
tratterà gli ultimi sviluppi della crisi
finanziaria, il ruolo del petrolio
e il futuro del mercato mondiale.
www.datamatixgroup.com/conferences
/conference.asp?id=389
2 – 4 febbraio
LONDRA (UK)
THE UK ANTI-CORRUPTION
SUMMIT
Dibattito tra esperti del settore per la
seconda edizione del summit londinese
in programma presso l’Hilton Tower Bridge.
www.ethicalcorp.com/ukethics
3 – 4 febbraio
NEW YORK (USA)
ETHICAL SUPPLY CHAIN SUMMIT USA
Appuntamento a New York City
per il seguito ideale del convegno
annuale “European Ethical Supply Chain
Summit”, la due giorni di conferenze
già ospitata a Parigi (2006),
Amsterdam (2007) e Berlino (2008).
www.supplychainusa.com
17 – 18 febbraio
LONDRA (UK)
3RD ANNUAL CLIMATE
CHANGE UK SUMMIT
Come gestire l’impatto ambientale,
creare nuovi prodotti e comunicare
efficacemente il proprio messaggio
agli azionisti. Se ne discute al Regents
Park Marriott di Londra per la terza
edizione del convegno.
www.ethicalcorp.com/climate
22 – 26 febbraio
DUBAI (EMIRATI ARABI UNITI)
7TH GCC GOVERNMENT AND BUSINESS
CUSTOMER CARE CONFERENCE
Già conosciuto come GCC Government
Organizations Customer Care Excellence
Conference, l’evento, giunto alla settima
edizione, metterà a confronto le diverse
esperienze degli operatori del settore
pubblico e di quello privato.
www.datamatixgroup.com/conferences
/conference.asp?id=451
24 – 26 febbraio
HONG KONG (CINA)
ANTI-MONOPOLY AND COMPETITION
LAW ASIA FORUM
Uno sguardo sul problema della tutela
della concorrenza e un approfondimento
della nuova legislazione cinese
in materia. Organizza Beacon Events.
www.competitionlawasia.com
DICEMBRE 2008 / GENNAIO 2009
| valori | 39 |
Contro il panico da regali di Natale arriva una cura...
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La promozione scade il 15 febbraio 2009
| inbreve |
Paul Hawken: dalla crisi a un nuovo mondo >44
La differenziata che fa la differenza >48
Suore all’attacco delle carte di credito tossiche >51
| inbreve |
economiasolidale
APPROVATO
ALLA CAMERA
IL RITORNO
AL NUCLEARE
IL PIANO PER LE ENERGIE
RINNOVABILI DI GREENPEACE
PER FAR VINCERE ECONOMIA,
SICUREZZA E CLIMA
VIA LIBERA
ALLA
PRIVATIZZAZIONE
DELL’ACQUA
INTESA
SAN PAOLO
CONFERMA
LA MEGA-TORRE
TORINESE
CHI È SOLIDALE
SI VEDE A NATALE:
I PACCHI DI LIBERA
E ALTRE IDEE PER I REGALI
“GIUSTI”
AIUTA
IL BIOLOGICO,
FAI IL
PASSAPAROLA
AI primi di novembre Montecitorio
ha approvato il disegno di legge
sullo sviluppo che contiene
il “pacchetto energia” e la delega
istitutiva dell’Agenzia per la sicurezza
del nucleare. L’Agenzia non era
prevista nel testo originario
del provvedimento, è stata inserita
dalla Commissione per le attività
produttive. Questo pacchetto energia
contiene una serie di novità
gravissime: i territori su cui dovranno
sorgere le centrali saranno
militarizzati e potranno addirittura
essere commissariati, se non si
troverà l’assenso delle popolazioni
locali. L’Agenzia per il nucleare
dipenderà direttamente
dalla Presidenza del consiglio,
anche se l’ultima parola in merito
alle nomine dipenderà dal Presidente
della Repubblica. La Sogin,
la discussa società che si occupa
dello smantellamento dei siti
nucleari, sarà commissariata
in vista di una sua privatizzazione.
Previsto anche l’azzeramento
dell’Enea, l’Ente per le nuove
tecnologie, l’energia e l’ambiente.
Anche dal resto del mondo
non arrivano notizie tranquillizzanti:
The Guardian annuncia che il governo
statunitense ha ceduto la licenza
per la fabbricazione di minicentrali
nucleari alla Hyperion, compagnia
con sede del Nuovo Messico.
Avrebbe già ordini per cento unità
e l’obiettivo di fabbricarne 4 mila
tra il 2013 e il 2023. Anche
la giapponese Toshiba starebbe
progettando reattori simili.
Una rivoluzione energetica incentrata sulle energie
rinnovabili farebbe risparmiare circa 14 mila miliardi
di euro nella spesa in combustibili fossili, oltre
a sostenere l’occupazione mondiale e salvare il pianeta
dai catastrofici effetti del climate change. Il calcolo
è contenuto nel nuovo rapporto “Energy [R]evolution:
A Sustainable World Energy Outlook” realizzato
da Greenpeace International ed Erec (European
Renewable Energy Council). Il documento delinea
un sistema energetico mondiale in grado di fermare
la crescita delle emissioni di gas serra nel 2015.
Investire nelle tecnologie rinnovabili per Greenpeace
è una strategia “win-win-win”: vincente
per la sicurezza energetica dell’Europa,
vincente per l’economia, vincente per
fronteggiare i cambiamenti climatici.
Lo scenario prospettato stima
in 15.900 miliardi di dollari i costi
addizionali per l’utilizzo del carbone
nel mondo, da oggi al 2030.
«Più di quanto necessario per avviare
una rivoluzione energetica pulita»,
riferiscono dall’organizzazione. Per Oliver Scefer,
direttore di Erec, «il mercato globale delle fonti
rinnovabili può continuare a crescere a tassi
con due cifre fino al 2050, superando le dimensioni
attuali del mercato delle fonti fossili. Oggi - ha aggiunto il mercato delle rinnovabili vale 70 miliardi di dollari
l’anno e raddoppia ogni tre anni». La nuova strategia
sostenibile, per gli ambientalisti, dimostra «come sia
possibile supportare la crescita economica ed evitare
allo stesso tempo una crisi climatica catastrofica».
Confutando, tra l’altro, la posizione di quegli Stati come
Italia e Polonia che, nella Ue, ritengono necessario
rivedere al ribasso gli impegni per il pacchetto “energia
e clima” a causa della crisi economica.
Se ne è accorto padre Alex Zanotelli,
che ha subito inviato una lettera
di disperata denuncia ai fan
di Beppe Grillo a Mantova,
per il resto la notizia è passata
sotto silenzio. La privatizzazione
di servizi pubblici essenziali è diventata
legge, all’interno del decreto 112,
votato ad agosto, contenente
disposizioni urgenti per lo sviluppo
economico, per la stabilizzazione della
finanza pubblica e la perequazione
tributaria. Con un decreto legge,
in piena estate, si è dato il via libera
alla privatizzazione di servizi come
l’acqua In nome della semplificazione
e “al fine di favorire la più ampia
diffusione dei principi della
concorrenza”. Stravolto il ruolo
dello Stato e degli Enti locali,
non più custodi di un bene comune,
ma soggetti proprietari di beni
competitivi in una logica di interessi
privati, il cui primo dovere è garantire
che i dividendi dell’impresa siano
i più elevati nell’interesse delle finanze
comunali. L’approvazione è avvenuta
con il consenso dell’opposizione,
come scrive Zanotelli: «In particolare
del PD, nella persona del suo
corrispettivo ministro-ombra
Lanzillotta. Così il governo Berlusconi,
con l’assenso dell’opposizione, ha
decretato che l’Italia è oggi tra i paesi
per i quali l’acqua è una merce».
Eppure le esperienze di privatizzazione
dell’acqua sono molte in Italia e molto
negative, come ad Aprilia, dove l’acqua
è amministrata da Veolia, e i rincari
sono stati anche del 300 per cento.
Nel bel mezzo di una crisi finanziaria
mondiale che colpisce anche il sistema
bancario italiano, e con la recessione
alle porte, ci si aspetterebbe da una
banca un uso morigerato delle
proprie risorse. Ma evidentemente
non è tempo di vacche magre
per tutti: il cda del gruppo Intesa
San Paolo ha infatti confermato
i finanziamenti per la realizzazione
del grattacielo di Porta Susa. Una
torre alta 200 metri, adibita a uffici,
già in passato al centro di molte
critiche dentro e fuori Torino. «L’unica
banca che nell’autunno 2008 stanzia
400 milioni di euro per farsi
un monumento», tuona il comitato
“Non grattiamo il cielo di Torino”,
che si batte per bloccare l’opera
e chiede invece di utilizzare
le numerose aree dismesse della città.
«Non ci aspettavamo che Intesa San
Paolo confermasse il finanziamento.
Fino a qualche mese fa ritenevamo
questa operazione negativa per
il paesaggio e l’ambiente, oggi appare
sempre più evidente che si tratta
anche di un’operazione azzardata
e rischiosissima dal punto di vista
economico», spiegano l’ex assessore
comunale all’Ambiente, Paolo
Hutter e l’urbanista Guido
Montanari, membri del comitato.
«Se fino a qualche mese
fa si poteva obiettare
che si tratta di fondi privati,
ora le risorse delle banche
sono un problema di tutti».
L’appello del Comitato
si può firmare sul sito
www.nongrattiamoilcielo.org.
“A Natale siamo tutti più buoni”. Giustissimo.
E allora, nella scelta dei regali ricordiamoci
di privilegiare i prodotti di chi combatte tutto l’anno
per fare più bello e meno ingiusto il nostro mondo.
Anche quest’anno, ad esempio, l’associazione
antimafia Libera propone il suo cesto natalizio
di prodotti alimentari provenienti dai terreni
faticosamente confiscati alle cosche: la pasta
della cooperativa Placido Rizzotto, i legumi e i ceci
lessi di Libera Terra, il vino Cento Passi, la passata
della coop Lavoro e Non Solo, il pesto di peperoncino
e l’olio extravergine della cooperativa Valle del Marro
che coltiva terreni confiscati nella piana di Gioia
Tauro. E ancora, i taralli pugliesi e i pomodori
secchi della cooperativa Terre di Puglia che lotta
per contrastare la Sacra Corona Unita. Due
le confezioni disponibili: da 30 e da 45 euro.
Le ordinazioni si possono effettuare via mail
([email protected]) o presso le sedi sparse
in tutta Italia. Chi ama regalare calendari, può optare
per quello di Greenpeace (“Standing up of the Earth”)
stampato su carta riciclata e sbiancata senza cloro:
12 immagini mozzafiato del nostro meraviglioso
pianeta. Oppure può scegliere quello di Unicef
per aiutare i bambini del sud del mondo.
O, ancora, quello di Emergency, i cui fondi saranno
destinati al programma di pediatria e cardiochirurgia
in Sudan. L’associazione di Gino Strada
propone anche le decorazioni del vostro albero
e i biglietti d’auguri. Ha fatto le cose in grande
il WWF: l’Ong ambientalista ha realizzato
un intero catalogo di idee regalo e decorazioni
natalizie, scaricabile dal suo sito internet
(www.wwf.it).
Un’ultima cosa: per impacchettare i vostri
regali, privilegiate i sacchetti di stoffa.
Renderete il vostro dono più originale
e contribuirete a risparmiare tonnellate
di carta. Una volta scartati i regali,
comunque, fate la raccolta differenziata.
E buon Natale a tutti!
Hai trovato un’offerta davvero
conveniente su un prodotto bio?
Fai arrivare la notizia anche
agli altri consumatori con un sms
(al 320 204 30 40) o un’email.
Il passaparola raggiungerà
rapidamente migliaia di persone.
L’informazione sarà infatti
pubblicata dai siti
www.lanuovaecologia.it, www.aiab.it
e www.helpconsumatori.it che
raccoglieranno le segnalazioni e le
organizzeranno per città e prodotto,
per informare i consumatori sui
prezzi più economici del biologico.
È l’obiettivo di “Passaparola Bio”,
l’iniziativa di Legambiente, Aiab
e Help Consumatori, per combattere
il caro-prezzi e fornire le migliori
opportunità d’acquisto a chi vuole
comprare prodotti bio. L’iniziativa
vuole agevolare le scelte di chi è già
convinto delle proprietà dei prodotti
bio e incentivare chi si accosta
al biologico solo occasionalmente
o è indifferente e si preoccupa
(legittimamente) di risparmiare
denaro. Una categoria, quest’ultima,
che pare sempre più in diminuzione.
Un’indagine pubblicata sul mensile
di Legambiente evidenzia come
il consumo responsabile cresca
dal 2003. La ricerca, svolta dalla
Lorien Consultino, traccia un profilo
degli italiani rispetto ai consumi
del bio, suddividendoli tra convinti
(26%), responsabili (27%),
occasionali (30%) e indifferenti
(17%). L’avanzamento del settore
“bio” sembra ormai diventato
un fenomeno culturale…
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| economiasolidale | prospettive |
| economiasolidale |
Il bello della crisi
Costruire
un mondo nuovo
Le case galleggianti
ancorate nella baia
di Sausalito, in California.
Di fronte sorge l’edificio
che ospita il Natural
Capital Institute creato
da Paul Hawken.
WISEREARTH: LA RETE
DELLA SOSTENIBILITÀ
UN SOCIAL NETWORK MONDIALE,
un database delle esperienze
di sostenibilità, una community.
WiserEarth è tutto questo.
110 mila organizzazioni in 243 Paesi
che condividono gli stessi obiettivi:
la lotta ai cambiamenti climatici,
alla povertà, alla deforestazione,
alla fame. Che combattono per la pace
e per la difesa dei diritti umani.
WiserEarth è un terreno di confronto
e di scambio di informazioni, permette
di collaborare e di condividere risorse.
www.wiserearth.org
Ambientalista, imprenditore, giornalista, autore di numerosi libri sulla tutela dell’ambiente e dei diritti umani. Durante una
chiacchierata con Ugo Biggeri, Paul Hawken propone la sua visione positiva del futuro, verso il cambiamento.
HAWKEN AL NATURAL CAPITAL INSTITUTE A SAUSALIvicino a San Francisco, dall’altra parte del Golden Gate
Bridge. Un edificio che non si fa notare: case in legno basse,
quattro o cinque uffici dell’istituto e tre o quattro impreda Sausalito (California) Ugo Biggeri
se satellite. Vi lavorano una
Presidente della Fondazione Culturale
Responsabilità Etica
decina di persone. L’ambiente è carino soprattutto per la
vicinanza dei moli sulla baia a cui sono ancorate centinaia di case
galleggianti variopinte.
Siamo sulla terra ferma ma sembra di poter partire lentamente, verso il largo. Paul spiega che è un effetto voluto è uno slow office in cui ci deve essere spazio per stare bene, per fare una pausa
giocando all’aperto. Le ristrutturazioni sono state realizzate seguendo il principio del riutilizzo: legname, porte, finestre, arredi
di recupero, anche quando il restauro fa costare il tutto un po’ di
più del nuovo. Paul è nel comitato consultivo di Terra Futura dal
2004, le sue idee hanno ispirato la parola chiave “produrre” dell’evento e speriamo partecipi ad una delle prossime edizioni. Prima di incontrarmi era alla Silicon Valley dove lavora come consulente per diverse imprese.
I
NCONTRO PAUL
TO
crisi: una grande
“La
oppportunità.
Anche per fare
affari. Si potranno
creare milioni
di posti di lavoro
”
Paul Hawken: il guru, negli Usa e non solo,
della tutela dell’ambiente e dei diritti umani.
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Paul, la prima domanda è inevitabile in questi giorni: cosa
ne pensi della attuale crisi finanziaria?
Le crisi sono cicliche e si possono distinguere in crisi a ciclo breve e
a lungo periodo. La disponibilità decrescente di petrolio è un ciclo
lungo che ovviamente avrà effetti decisivi sul nostro modo di produrre e gestire l’energia. In questo ciclo si inserisce il ciclo breve delle variazioni di prezzo del greggio che non cambieranno il trend di
lungo periodo. La stessa cosa si sta verificando con la crisi finanziaria: siamo alla fine di un ciclo finanziario di lungo periodo, di fatto
va in crisi il modello economico e quindi la crisi continuerà ad essere presente ed ad avere effetti negli anni a venire. Ma devo dire
che, secondo me, siamo in un ottimo periodo. Certo non voglio che
nessuno soffra troppo, ma questa crisi rappresenta un’opportunità
eccezionale per innescare un ciclo economico positivo, che risolva
anche le altre crisi correlate: la crisi ecologica e la crisi sociale.
Come credi possa essere vissuta positivamente questa crisi?
Emergeranno le idee che il movimento ha prodotto in questi anni:
responsabilità di impresa, produttività delle risorse, energie rinnovabili, ecoefficienza, differenti modelli di consumo, diversi metri di
valutazione della propria soddisfazione personale, basati sulla relazione e non solo su consumo e denaro. La voglia di cambiamento
sta contagiando anche i semplici cittadini. Chi ha fiuto per gli affari avrà opportunità eccezionali e si potranno creare milioni di posti
di lavoro, c’è da reinventare tutto.
Le piccole imprese che hanno maggiore flessibilità, saranno avvantaggiate. Occorre essere rapidi, innovativi nella direzione di un’economia verde, capaci di relazioni con i consumatori e con la società.
L’Italia dovrebbe riscoprire e valorizzare il suo tessuto di piccole
imprese interconnesse a discapito dell’attenzione per le grandi imprese che non reggeranno la crisi.
Sei ottimista quindi?
Sì, decisamente, ma lo sono perché vedo già soluzioni ed opportunità che crescono. Nel 1787 a Londra una dozzina di attivisti iniziò
ad incontrarsi da un piccolo editore per chiedere l’abolizione del
commercio di schiavi. Politici ed imprenditori li denigrarono per anni affermando che erano richieste assurde fatte da incompetenti, gente che non conosceva il mondo dell’impresa e non aveva esperienza.
Si dava per certo che l’abolizione della schiavitù avrebbe messo in crisi l’economia inglese, distrutto la crescita e i posti di lavoro, abbassato gli standard di vita degli inglesi. Sessanta anni dopo la schiavitù
era abolita. Oggi ci troviamo di fronte a problematiche molto più
complesse e pericolose dell’abolizione della schiavitù, ma i gruppi di
attivisti e innovatori sono disseminati in tutto il mondo. Siamo pronti, ci sono le opportunità per cambiare.
Ti abbiamo conosciuto come un innovatore e un divulgatore
di un modo nuovo di fare impresa (in Capitalismo naturale).
Da dove nasce il tuo interesse per il movimento e per l’inquietudine (che definisci benedetta) che spinge tanti cittadini nel mondo all’attivismo?
Negli ultimi quindici anni ho fatto conferenze in tutto il mondo.
Ovunque ho trovato alla fine dei dibattiti gente impegnata, attiva,
dedicata alla soluzione di problemi locali e globali con passione: cambiamento climatico, povertà, pace, deforestazione, rifiuti, acqua, fame, diritti umani, natura, lobbing sulle istituzioni locali ed internazionali. Un movimento internazionale difficile da definire, ma con
tre radici di fondo: attivismo ambientale, iniziative per la giustizia sociale, culture indigene.
È un movimento che non si incasella in nessuna delle categorie
attuali e per questo è quasi invisibile. I media lo ignorano tranne che
per denigrarlo, ridicolizzarlo o cercare la notizia dello “scontro” du-
rante le manifestazioni (succedeva la stessa cosa con le donne che
chiedevano il diritto di voto). Abbiamo difficoltà a leggerlo oggi, perché non sappiamo dove stiamo andando: sarà la storia con il senno
di poi a farci vedere tutto più chiaro. Ecco allora che ho voluto vederci più chiaro, cercare di capire meglio.
È un movimento di idee e non di ideologie. Gli ideologismi sono per loro natura più semplici da definire: giustificano, spiegano e
dettano la linea. Oggi osserviamo il rifiuto di una grande idea a favore di migliaia di pratiche e utili idee. Invece di “-ismi”, processi,
impegno, compassione. È qui, in questo movimento, la chiave per
una “terra futura” per tutti.
Il libro presenta un’ampia e interessante appendice sui temi del movimento e il numero di organizzazioni che lo compongono e una proposta che è complementare a Zoes, la
piattaforma internet per l’economia solidale che sta nascendo in Italia (vedi ARTICOLO a pag. 27).
Quando ho iniziato a pensare al libro ho iniziato a studiare quante
fossero le realtà impegnate connesse nel movimento. È un’operazione complessa e che non era stata fatta prima, perché, appunto,
mancano definizioni univoche. Le prime stime sono salite rapidamente da 100 mila organizzazioni a 250 mila. Ora sono convinto
che siamo almeno nell’ordine di 1 o 2 milioni di organizzazioni nel
mondo che si impegnano su ambiente, giustizia, diritti culturali.
Facendo questo studio mi sono reso conto che manca una rete,
manca la percezione di essere in ottima compagnia nel mondo è nato quindi www.wiserearth.org: un database ed un social network
mondiale generato dagli utenti. Ad oggi ci sono 243 Paesi censiti con
un totale di oltre 100 mila organizzazioni. È un’esperienza assolutamente innovativa e se vi sarà modo di collaborare con Zoes questo
sarà assolutamente positivo.
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LIBRI
GLOBAL EXCHANGE
CO-OP AMERICA
IN AMERICA: IL GREEN FESTIVAL…
È UNA REALTÀ ASSOCIATIVA NON PROFIT
che da vent’anni promuove campagne di
lobbing sui diritti umani. Le loro principali attività sono i reality tours,
ovvero oltre 40 destinazioni per migliaia di turisti (nel maggio 2009
saranno anche in Italia per Terrafutura); il commercio equo, con progetti
in una dozzina di Paesi; la formazione per preparare studenti delle
superiori e universitari a carriere green; le campagne di pressione sulle
imprese per introdurre il commercio equo e la riduzione di emissioni
di CO2; la diffusione delle idee e delle voci critiche di tutto il mondo
ignorate dai media; l’organizzazione di eventi culturali ed educativi.
www.globalexchange.org
DA GENNAIO 2009 CAMBIERÀ e si chiamerà Green
America. È un associazione non profit che, da oltre 25
anni, si concentra su strategie e azioni economiche per risolvere i problemi
ambientali e sociali. Spinge le persone ad attivarsi per un mondo
più giusto, attraverso il loro ruolo economico: consumatori, investitori,
lavoratori e imprenditori. Crea quindi reti per favorire la green economy
che è intesa come un economia “salutare” sia per l’ambiente che per
il sociale. Attiva meccanismi di consumo critico, fa pressioni sulle imprese
irresponsabili. Promuove il Co-op America’s Green Business Network,
che vede migliaia di imprese in rete, “certificate” da Co-op America stessa.
www.coopamerica.org
Si è svolta a San Francisco, dal 14 al 16 novembre, la settima edizione del Green Festival. 150 relatori e oltre 400 imprese
“verdi”, per discutere e confrontarsi su come mettere in pratica un’economia attenta all’ambiente, alle persone, alla sostenibilità.
www.greenfestivals.org
…E IN ITALIA: TERRA FUTURA
Si terrà a Firenze, dal 29 al 31 maggio 2009, la 6a edizione di Terra Futura, un momento di incontro e di confronto
per l’economia sostenibile. Complessivamente 94 mila visitatori, 550 espositori, 5 mila realtà rappresentate, 220
appuntamenti culturali, 850 relatori, 160 momenti fra animazioni e laboratori di buone prassi. Sono i numeri della quinta
edizione. Un’iniziativa promossa dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica (per il sistema Banca Etica), Regione Toscana
e Adescoop, con partner come Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente.
www.terrafutura.it
“Change or die”, sostenibilità all’americana
Dal Greenfestival alla Greenbusiness Conference, gli Stati Uniti “scoprono” le “green ideas”. Si parla di cambiamento proprio a pochi giorni dall’elezione di Barack Obama, che ha ricordato come tutto sia possibile.
ONO A SAN FRANCISCO PER ASSISTERE AL GREEN FESTIVAL, un evento molto simile a Terrafutura (vedi BOX ) e con cui è iniziata una collaborazione. Il festival è organizzato da Global
Exchange e Co-op America (vedi BOX ),
ci sono 400 espositori che hanno proda San Francisco (California) Ugo Biggeri
dotti o idee “green” (che qui significa
sia ambiente che sociale). Sembra veramente di essere a Firenze a maggio anche se le differenze ci sono: mancano gli
enti locali, si paga il biglietto (15 dollari), ci sono meno
Ong, c’e più vendita e molti meno incontri auto organizzati. La differenza maggiore riguarda lo stile delle conferenze: non convegni, ma veloci workshop di massimo un’ora con tre, quattro speakers. Ci son anche sezioni di musica
hip-hop intervallate da oratori molto coinvolgenti con uno
stile da animatori di villaggio vacanze: «Respirate calmatevi, il cambiamento del mondo non dipende solo da voi,
ma da come sapremo condividere le responsabilità con gli
altri, lasciando che ognuno trovi la sua strada… Respirate,
siate positivi, yeah!!!». Incredibile per noi europei.
Sono contento di essere qui, si sta bene, si percepisce
un movimento delle buone pratiche che si espande si interroga, mostra le sue contraddizioni, ma non si ferma.
S
Due giorni prima del Greenfestival ho partecipato alla
Greenbusiness Conference, organizzata da Co-op America. Un momento di riflessione (sempre a pagamento: 400
dollari) tra imprenditori verdi o aspiranti tali. Il marchio
“verde” Honest Tee, che ha venduto il 40% a Coca Cola
per allargare il suo mercato, è presentato come un caso di
successo, si discute di come sia positivo allargare il business. Ho seri dubbi sulla sostenibilità di un mercato delle
bevande in bottiglia, ma questo non pare un problema visto che Honest Tee almeno non riempie di schifezze e zuccheri la pancia degli americani. Si discute di guerrilla marketing e di come si debbano preparare le richieste per trovare investitori. Si fanno sezioni di "problem solving" per aiutarsi vicendevolmente a trovare buone idee. Ci sono alcuni punti in comune interessanti con l’economia sostenibile italiana, la responsabilità di impresa, la necessità di fare rete, l’importanza delle relazioni (che qui si manifesta
con l’idea che per l’impresa responsabile è meglio il blog
del sito web), la passione con cui si lavora e il mettersi personalmente in gioco. Ma sull’approccio all’innovazione e
al mercato gli americani sono molto più spinti di noi.
E la crisi finanziaria?
IN RETE
www.greenfestivals.org
www.naturalcapital.org
www.paulhawken.com
www.wiserearth.org
www.terrafutura.it
La settima edizione
del Greenfestival
si è tenuta
a San Francisco
dal 14 al 16 novembre.
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La crisi si sente. Si sente nelle strade, dove la gente sa che
c’è, ma spera non li riguardi. Si sente per il fatto che arrivano i licenziamenti (ognuno conosce un licenziato recente a lui vicino). Si vede dai giornali, traspare dalla paura di una grande Ong che fa il 75% delle sue entrate per
progetti sotto Natale. Il prossimo Natale consumista che
già monta il suo gigantesco albero in Union Square sembra veramente la cartina di tornasole che mostrerà quanto
alla crisi sia arrivata all’economia reale. Ma oltre al crisi c’è
qualcosa di nuovo e di entusiasmante, probabilmente legato anche al fatto che San Francisco è, tra le grandi città,
la più progressista d’America. “Change”: cambiamento. È
una parola che significa molto oggi, qui. Ci si crede e molto. È come una chiave per leggere il futuro. L’elezione di
Obama dimostra che tutto è possibile, anche avere un presidente che non andrà contro le corporation, ma almeno
sa leggere e crede nella scienza. “Change” è come un mantra a cui attaccarsi: senza molta razionalità per la gente comune, con una grande speranza per il mondo del Green
Festival . Cambiamento e innovazione. Tutti alla Green Bu-
siness Conference sono convinti che se sei un imprenditore, di fronte alla crisi hai due possibilità: Change or Die e
“change” significa green economy, messaggi positivi da comunicare ai consumatori, investimenti. Kevin Danaher direttore di Global Exchange ha ben riassunto il sentimento
comune: «Dobbiamo fare sentire ora la nostra voce, urliamo più forte, impegnamoci di più. Il tempo del cambiamento è ora. Obama è la vela, ma noi, il popolo, siamo il
vento. Facciamolo soffiare nella giusta direzione».
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Paul Hawken
Amory Lovins
Hunter Lovins
Capitalismo naturale
Edizioni Ambiente
2007
Paul Hawken
Blessed Unrest:
How the Largest
Social Movement
in History
Is Restoring Grace,
Justice, and Beauty
to the World
Penguin Books
maggio 2008
In arrivo la versione
italiana nella
primavera 2009,
per Edizioni Ambiente
dal titolo Benedetta
inquietudine
www.blessedunrest.com
>76C9>'%%-HDCD6C8DG66E:GI>/AVETE PROGETTI PER IL FUTURO?
;dcYVo^dcZ8Vg^eadƒjcdYZ^eg^cX^eVa^dg\Vc^hb^[^aVcigde^X^VabdcYd#9Va&..&VYd\\^]VhdhiZcjide^‘Y^'%b^aVegd\Zii^YdcVcYd
^cWZcZ[^XZcoVdaigZjcb^a^VgYdZbZoodY^Zjgd#;dcYVo^dcZ8Vg^eadg^XdgYVX]ZX^hdcdWVcY^VcXdgVVeZgi^cZaaZfjViigdVgZZY^
^ciZgkZcid/6bW^ZciZ!6giZZ8jaijgV!G^XZgXVHX^Zci^[^XVZHZgk^o^VaaVEZghdcV#HZ[ViZeVgiZY^jcZciZcdcegd[^iZVkZiZegd\Zii^d
^c^o^Vi^kZ!k^h^iViZ^ah^idlll#[dcYVo^dcZXVg^ead#^iVaaVeV\^cVXdcig^Wji^#
AMBIENTE
IjiZaVgZaVfjVa^i|YZaaZVXfjZ
ARTE E CULTURA
8gZVgZZY^kja\VgZXjaijgVViigVkZghd\a^VgX]^k^hidg^X^
KVadg^ooVgZ^aeVig^bdc^dXjaijgVaZ/kZghdaVXgZVo^dcZ
Y^h^hiZb^XjaijgVa^adXVa^
B^\a^dgVgZaV\Zhi^dcZZaÉdg\Vc^ooVo^dcZ
YZ\a^Zci^bjh^XVa^ZiZVigVa^
RICERCA SCIENTIFICA
EgdbjdkZgZegd\Zii^^ciZgcVo^dcVa^[^cVa^ooVi^Va
gZXajiVbZcidY^\^dkVc^g^XZgXVidg^
SERVIZI ALLA PERSONA
8gZVgZeVgicZgh]^e^ciZgcVo^dcVa^eZgadhk^ajeed
9^[[dcYZgZZediZco^VgZ\a^^ciZgkZci^Y^]djh^c\hdX^VaZ
iZbedgVcZdV[VkdgZY^hd\\Zii^YZWda^
;Vkdg^gZadhk^ajeedYZaaÉ^begZhVhdX^VaZeZg^chZg^gZVa
aVkdgdeZghdcZhkVciV\\^ViZ
HdhiZcZgZ^aÆYdedY^cd^YjgVciZcd^Ç
IjiZaVgZaÉ^c[Vco^VcZ\ViVZ\VgVci^gZ^aY^g^iidYZab^cdgZ
VaaV[Vb^\a^V
I bandi non hanno scadenza
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La differenziata
che fa
la differenza
LA BRUTTA STORIA DELL’INCENERITORE
DELLA VERSILIA E DEL CONTRATTO DAVIDDI
L’INCENERITORE DI FALASCAIA È UNA SPINA NEL FIANCO degli abitanti
di Pietrasanta che gli hanno sempre fatto la guerra cercando di impedirne
la costruzione. Alla fine, dopo aver anche subito le cariche della polizia
e gli arresti durante le manifestazioni, l’impianto è stato imposto
da un commissario regionale, e i Comuni della Piana lucchese si trovano
costretti - fino al 2019 - a conferirgli una quota fissa dei propri rifiuti. E se
non raggiungono il quantitativo di rifiuti da bruciare, le tariffe aumentano
vorticosamente. È l’effetto del Contratto Daviddi, dal nome del commissario
regionale che lo ha ideato e che mette i Comuni nella scomoda posizione
di dover ad un tempo raggiungere le percentuali di differenziata di legge
per non essere multati ed essere costretti a conferire all’inceneritore
i propri rifiuti, con costi quasi doppi rispetto alla discarica. E sempre più alti
quanto più diminuiscono i quantitativi. Un vero disincentivo per la raccolta
differenziata. La questione ora è anche complicata da una vicenda
giudiziaria avviata per presunte manomissioni del software di rilevazione
delle emissioni, a seguito della denuncia presentata da Veolia dopo una
lettera anonima. Veolia, uno dei leader mondiali dei servizi ambientali,
ha rilevato l’impianto di Falascaia, con quelli di Gioia Tauro, Taranto, Piacenza
e Vercelli (dove ha fatto partire un’indagine simile, denunciando la precedente
gestione). L’inceneritore al momento è chiuso per lavori di manutenzione,
ma resta una mina vagante da disattivare, perché le somme stanziate
da Veolia per la manutenzione non sembrano sufficienti a risolvere
i problemi di malfunzionamento che le emissioni rivelano.
E poi perché l’ipotesi di far arrivare tonnellate di rifiuti da bruciare
dall’area di Firenze, che è sfornita di inceneritori, è in rotta di collisione
con il protocollo sulla prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti,
sottoscritto da 28 comuni sui 35 componenti l’Ato Due. Insomma che
la politica faccia chiarezza: non si può volere la riduzione della produzione
dei rifiuti e contemporaneamente l’importazione della “monnezza”
dalla provincia confinante.
Pa.Bai.
Capannori, in provincia di Lucca, primo Comune italiano ad aver aderito alla campagna internazionale Rifiuti Zero, lancia un appello perché azzerare i rifiuti è possibile. Anche organizzando pullman per chi vuole controllare dove va a finire la spazzatura.
Nella pagina
a fianco, l’assessore
all’ambiente Alessio
Ciacci e il sindaco
di Capannori Giorgio
Del Ghingaro.
Qui a fianco,
l’inaugurazione
del distributore
di latte a Lammari.
S
ABATO MATTINA ALL’ISOLA ECOLOGICA DI COLLE DI COMPITO,
La strategia del passo
frazione del Comune di Capannori, nella lucchesia:
dopo passo
c’è un traffico da centro commerciale. Solo che i citQuesto è solo uno degli aspetti dell’articolata strategia di gestione dei
tadini che arrivano con il loro tesserino
rifiuti che Capannori ha messo in atto a partire dal 2005, con una racmagnetico non sono lì per fare la spesa
colta differenziata porta a porta di qualità, che ha già raggiunto padi Paola Baiocchi
settimanale, ma per “conferire” rifiuti
recchi successi e che può servire da esempio a chi vuole affrontare in
differenziati. C’è l’olivicoltore con le potature: passa con il camionmodo risolutivo il problema dei rifiuti. «Abbiamo cominciato da una
cino sopra la pesa a pieno carico e dopo aver scaricato.
frazione di soli 600 abitanti – ci spiega Alessio Ciacci atIl peso dei rami tagliati si trasforma in punti sul “bantuale assessore all’Ambiente – eliminando totalmente i
comat dei rifiuti” e il nostro “conferitore” se ne va via
cassonetti dalla strada e facendo sei ritiri alla settimana,
con un sorriso da un orecchio all’altro.
casa per casa. La raccolta è stata preceduta da assemblee
Sì, perché al raggiungimento di un certo punteggio
in cui abbiamo incontrato i cittadini, rispondendo a tutsi vedrà recapitare a casa un piccolo assegno dall’Ascit,
ti i loro dubbi, anche con viaggi organizzati in pullman
l’azienda consortile pubblica che gestisce i rifiuti nel Coper controllare dove finiva il materiale differenziato. Siamune di Capannori e in altri cinque Comuni della Piamo andati agli impianti – continua l’assessore – ed è stana di Lucca (Porcari, Montecarlo, Altopascio, Villa Basito molto importante vedere l’effetto del consumo di aclica, Pescaglia). La proverbiale parsimonia dei lucchesi,
que minerali: centinaia di cubi di bottiglie di plastica presinsomma, sarà gratificata, ma soprattutto quelle potatusate, che ci hanno permesso di spiegare bene il perché delManifesto del Meeting
internazionale rifiuti
re non finiranno in discarica o bruciate nel campo, ma
l’eliminazione delle acque imbottigliate dalle mense scozero entro il 2020,
diventeranno “compost”.
lastiche. Ora sul territorio, oltre alla Via del vino c’è queldell’aprile 2008.
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la della Buona acqua, con 15 fonti recuperate e dotate di una tecnologia ai raggi ultravioletti che elimina la carica batterica». A distanza
di tre anni e con ormai 36 mila abitanti serviti (su 45 mila) sono i cittadini a chiedere: quando arriverà la differenziata anche da noi?
Coinvolgimento, informazione,
feedback
Le linee guida usate da Capannori sono state il coinvolgimento della
popolazione attraverso una rete di informazione capillare, messa a
punto dalle associazioni locali di volontariato che hanno distribuito
le istruzioni e i bidoncini per la raccolta, dietro un piccolo compenso.
È stato fondamentale per la riuscita anche l’assetto completamente
pubblico dell’Ascit, la società che gestisce la raccolta e che reinveste i
Partiti con un servizio per 600
abitanti, ora la raccolta ne
raggiunge 36 mila. Il risultato:
57 mila tonnellate di rifiuti in
meno in tre anni e un risparmio
di 2 milioni e 348 mila euro
risparmi ottenuti su nuovi mezzi più piccoli a Gpl e assumendo nuovo personale (circa 30 nuovi posti di lavoro dall’inizio della raccolta).
E poi il feedback continuo con i cittadini, per condividere i risultati raggiunti, per sondare nuove esigenze e lanciare nuovi obiettivi.
Perché dopo aver raggiunto, dove è già attiva, l’82% di differenziata
(che fa il 65% a livello comunale e il miglior risultato della Toscana)
dal 2007 Capannori, con l’allora assessore all’Ambiente Eugenio Baronti, ha aderito alla campagna internazionale Rifiuti zero e sta facendo un lavoro scientifico con Paul Connett, professore di chimica
alla St. Lawrence University di New York e Rossano Ercolini, storico
rappresentante dei comitati di lotta contro gli inceneritori.
Come si diventa un Comune
a rifiuti zero
È stato istituito l’Osservatorio verso rifiuti zero, che ha messo a punto una road map di “sottrazione dalle discariche” partendo dall’analisi dell’indifferenziato. e così visto che il 14% di quello che va in discarica sono pannolini e pannoloni, è partita la consegna in via sperimentale a 30 famiglie dei pannolini da lavare.
Il Comune ha già avviato una politica di acquisti verdi di pro|
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| economiasolidale |
ANCHE LA “VIA LATTEA”
PORTA ALLA RIDUZIONE DEI RIFIUTI
DALLA STALLA AL DISTRIBUTORE CI SONO CIRCA 200 METRI:
a Lammari, frazione di Capannori, la filiera del latte non è corta,
è cortissima. E l’allevatore apre le porte della sua stalla alle scuole
e ai curiosi che, dopo aver riempito la bottiglia, vogliono sapere tutto
di come viene prodotto il latte.
Nell’ottica della riduzione dei rifiuti di plastica, il Comune di Capannori
ha acquistato un distributore automatico di latte
spendendo 15 mila euro. In accordo con
l’Associazione degli allevatori della Provincia
è stato scelto di collocarlo nel parcheggio
di una scuola elementare ed è stato subito
un successo: dalle previsioni iniziali
di 150 litri di consumo quotidiano, in meno
di una settimana si è arrivati a erogare
300 litri al giorno, anche grazie al lavoro
di promozione sul territorio attraverso i Gruppi di acquisto solidali.
Dopo quattro o cinque mesi l’allevatore ha dovuto comprare altre
30 vacche, perché le 20 che aveva non bastavano per soddisfare
la richiesta di circa 600 litri al giorno.
Il distributore viene riempito più volte al giorno con latte appena
munto di alta qualità e sottoposto a controlli igienico-sanitari strettissimi,
perché non ha subito alcun tipo di trattamento termico. Costa 1 euro
al litro (almeno 30 centesimi in meno di quello confezionato) e fa
risparmiare il consumo di circa 400 contenitori di plastica al giorno.
Pa.Bai.
| (dis)servizi finanziari | economiasolidale |
dotti ottenuti dal riciclaggio (Gpp), ma è la grande distribuzione,
rappresentata in zona soprattutto da Esselunga che per il momento
fa orecchie da mercante nella promozione di confezioni e di stili di
vita che riducano la produzione di rifiuti. Non così Confesercenti e
Confcommercio che hanno dato la disponibilità all’installazione in
alcuni loro negozi di bidoncini d’alluminio per l’erogazione di detersivi ecologici alla spina.
Risultato: 56.861 tonnellate di rifiuti in meno conferiti in discarica nel periodo 2005/2007; con un risparmio economico di
2.348.000 euro per il 2007, che significa uno sconto del 20% della
Tia (Tariffa igiene ambientale) pagata dai cittadini, con un ulteriore sconto del 10% a chi
pratica il compostaggio casalingo.
Le suore all’attacco
delle carte
di credito tossiche
Scoraggiare
l’incenerimento dei rifiuti
Capannori, nonostante abbia impedito in
tutti i modi che si costruissero inceneritori
sul suo territorio e nonostante l’impegno per
arrivare a rifiuti zero scoraggiando l’inceneriOgni giorno 600 litri
di latte alta qualità
mento dei rifiuti, si trova fra i piedi un ina un euro e un risparmio
gombrante ostacolo al raggiungimento dei
per l’ambiente di 400
bottiglie di plastica.
suoi obiettivi: una parte dei suoi rifiuti deve
essere destinato, all’interno di un piano provinciale, all’inceneritore
di Pietrasanta (vedi BOX ). Mentre si preannuncia una battaglia legale
per rescindere il contratto con l’inceneritore, vanno avanti le iniziative di riduzione dei rifiuti, come il bollino di Ecosagra: a chi organizza sagre senza usare stoviglie usa e getta di plastica viene riconosciuto un sostegno economico e la pubblicizzazione da parte del Comune. E quest’anno si sono risparmiati 41 mila coperti.
.
Prestiti predatori e superpaghe dei manager. Sono questi i temi più caldi per gli “azionisti attivi”
statunitensi nel 2009. A intervenire in assemblea saranno sorelle, pastori, missionari, membri della coalizione ICCR.
2003 CHE NE PARLIAMO, MA NESSUNO CI ASCOLTA. Forse
adesso è arrivato il momento buono», spiega suor Susan
Mika, del monastero benedettino di Boerne, in Texas. «Ci
siamo incontrati con Bank of America
e con altre banche. Molte dichiarazioni
di Mauro Meggiolaro
di intenti, impegni formali, ma alla fine niente di concreto. È arrivato il momento di far sentire la nostra voce in assemblea». Siamo a New York all’incontro autunnale di ICCR, la maggiore coalizione di
azionisti religiosi al mondo, e si parla di carte di credito.
Di come vengano vendute ormai da anni in modo ag-
«È
DAL
ICCR: AZIONARIATO ATTIVO
DAL 1971
INTERFAITH CENTER ON CORPORATE RESPONSIBILITY (Centro Interreligioso
per la Responsabilità d’Impresa). È una coalizione internazionale di 275 investitori
istituzionali religiosi che comprende congregazioni, ma anche società di gestione
del risparmio, fondi pensione, fondazioni e diocesi. Messi insieme gestiscono
un patrimonio di oltre 100 miliardi di dollari. Da più di 30 anni ICCR, che ha sede
a New York, utilizza gli investimenti degli enti religiosi per influenzare le strategie
di gestione delle imprese e promuovere la giustizia sociale nelle assemblee
degli azionisti. La prima mozione presentata a un assemblea risale al 1971
ed è considerata anche la prima vera iniziativa di azionariato attivo nel mondo.
«Al posto di vendere le azioni delle imprese che si comportano in modo
irresponsabile preferiamo dialogare per stimolare il cambiamento», ha dichiarato
Laura Berry, direttore generale di ICCR. Nel 2007 ICCR, a cui aderisce Etica Sgr,
società di gestione del risparmio di Banca Etica, ha fatto votare mozioni
nelle assemblee di oltre 150 società americane. Per informazioni: www.iccr.org
|
gressivo ai clienti più vulnerabili, ai poveri, a chi ha già
storie creditizie difficili o è sommerso dai debiti. A quella fascia subprime della popolazione già pesantemente
colpita dai mutui sulla prima casa. «Le banche vogliono
raschiare il fondo del barile - aggiunge Mark Regier, del
Mennonite Mutual Aid, responsabile della Campagna sulle Abusive Credit Card Practices -, il debito revolving come
percentuale del debito totale delle famiglie americane è
in crescita costante. Siamo ormai al 40% e i ritardi nei pagamenti sono al loro massimo dal 1993». Revolve, come
“girare”, ribaltare il debito che si legge nel saldo a fine
mese delle carte di credito sui mesi successivi, in comode rate, con tassi annui che in molti casi superano il 20%.
«E’ una nuova bomba pronta a scoppiare nei mercati»,
continua suor Susan, «anche perché i debiti collegati alle carte di credito subprime sono stati cartolarizzati e collegati a titoli obbligazionari, con lo stesso sistema con cui
si sono stati impacchettati i mutui casa. Un numero sempre maggiore di famiglie non riuscirà più a pagare le rate
delle carte revolving, i titoli collegati si svaluteranno pesantemente e per chi li avrà in pancia saranno dolori».
Le ricette contro la nuova usura
Meglio prevenire, quindi. Ma come? I membri del gruppo
di lavoro sulle Credit Card Practices pensano di presentare
mozioni alle assemblee degli azionisti delle prime dieci
banche che, negli USA, emettono e vendono carte di credito. I primi candidati saranno Bank of America, JP Morgan, Citigroup, seguiti da Capital One, Discover, American
Express, Wells Fargo. «Con le nostre mozioni chiederemo
alle banche di pubblicare un rapporto sulle politiche di
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FONTE: ICCR INTRANET VERVESHARE
| economiasolidale |
| economiasolidale |
LE PRINCIPALI INIZIATIVE PROGRAMMATE DA ICCR PER LA STAGIONE ASSEMBLEARE 2009
NOME DELL’IMPRESA
TEMA
AZIONE
AT&T
Abbot Laboratories
Altria Group
American Express
Apple Computer
Bank of America
Bank of New York
Boeing Company
Bristol Myers Squibb
Burger King
Caterpillar
Chevron
Assicurazione sanitaria dei lavoratori
Accesso ai farmaci nei paesi poveri
Salute e sicurezza dei lavoratori
Say on pay
Assicurazione sanitaria dei lavoratori
Crediti subprime
Say on pay
Vendita di armamenti a paesi stranieri
Accesso ai farmaci nei paesi poveri
Politiche sui diritti umani
Vendita di armamenti a paesi stranieri
Estrazione di petrolio dalle sabbie
bituminose
Carte di credito
Sfruttamento dell’acqua
Riciclo dei rifiuti elettronici
Violenza nei video game
Say on pay
Trivellazioni nell’artico
Riduzione delle emissioni dei veicoli
Vendita di armamenti a paesi stranieri
Trasparenza sulle operazioni
di Credit Default Swap
Say on pay
Carte di credito
Militarizzazione dello spazio
Say on pay
Say on pay
Riciclo dei contenitori per bevande
OGM
Riciclo dei rifiuti elettronici
Riciclo dei contenitori per bevande
Report sulla catena di approvvigionamento
Carte di credito e mutui subprime
Report sulla catena di approvvigionamento
Carte di credito
Presentazione di una mozione
Dialogo
Presentazione di una mozione
Presentazione di una mozione
Presentazione di una mozione
Dialogo
Presentazione di una mozione
Presentazione di una mozione
Dialogo
Dialogo
Presentazione di una mozione
Presentazione di una mozione
Citigroup
Coca Cola
Dell
Disney
Dow Chemical
Exxon
Ford
General Electric
Goldman Sachs
Intel
JP Morgan
Lockheed Martin
MC Donald’s
Morgan Stanley
Pepsi
Procter & Gamble
Philips International
Starbucks
Timberland
Wachovia
Wal Mart
Wells Fargo
Presentazione di una mozione
Dialogo
Dialogo
Dialogo
Presentazione di una mozione
Presentazione di una mozione
Dialogo
Dialogo
Presentazione di una mozione
Presentazione di una mozione
Presentazione di una mozione
Presentazione di una mozione
Presentazione di una mozione
Presentazione di una mozione
Dialogo
Dialogo
Dialogo
Dialogo
Dialogo
Dialogo
Dialogo
Presentazione di una mozione
vendita delle carte e sull’impatto che queste possono avere sui debitori e sul tasso di insolvenza», spiega Mark Regier. «Faremo leva sul fatto che, se si continuano ad intrappolare i consumatori in formule di finanziamento che
rendono praticamente impossibile il pagamento regolare
delle rate, ne risentiranno non solo i debitori, ma anche le
prospettive di crescita di lungo termine delle stesse istituzioni finanziarie». Le ricette degli azionisti religiosi per un
“credito più sostenibile” sono elencate come Best Practices,
in un documento di 15 punti che sarà consegnato alle banche oggetto della campagna. «Chiediamo, per esempio, ci
sia un preavviso minimo di 45 giorni quando si aumentano i tassi», spiega suor Mika, «oppure che i tassi non possano essere aumentati retroattivamente o che, per i giova-
Le carte di credito “revolving”
hanno creato debiti che rischiano
ora di esplodere: è la storia dei mutui
subprime si ripete. Gli azionisti
religiosi: «Regole nuove»
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ni, siano previsti programmi per la prevenzione dell’iperindebitamento e, infine, che venga spiegato in modo chiaro e trasparente il costo effettivo del debito, usando un linguaggio semplice, accessibile a tutti». Niente di straordinario, ma niente di più difficile: nonostante la grave crisi
di fiducia in cui sono precipitate, le grandi banche non
sembrano disposte ad arretrare di un millimetro. Anzi,
proprio in questo periodo, stanno cercando in tutti i modi di spremere i clienti più a rischio, aumentando le commissioni e i tassi di interesse sugli scoperti o sui ritardi nei
pagamenti. Secondo quanto riporta il quotidiano Usa today, dal gennaio 2003 al dicembre 2007, la commissione
media di mora sui pagamenti sarebbe salita del 17% a
35,24 $, mentre il tasso per chi supera i limiti di credito
puo’ arrivare anche al 32%.
«La possibilità di cartolarizzare i debiti connessi alle
carte ha dato una spinta notevole all’aumento dei tassi e
delle commissioni», ha dichiarato Adam Levitin della
Georgetown University. «Le banche hanno ben poco da
perdere se chi usa le carte non riesce più a ripagare il debito. Il rischio di insolvenza l’hanno infatti già cartolarizzato e ceduto ad altri. E quindi cercano di estrarre dai clienti
maggiore liquidità possibile, fino a quando scoppiano».
Un tetto alle paghe
Se la campagna sulle pratiche di credito predatorie dovrà
passare al banco di prova della stagione assembleare 2009,
l’iniziativa “say on pay” (“dì la tua sulle paghe”), ha già
ottenuto notevoli risultati negli ultimi due anni.
«Le remunerazioni degli amministratori delle grandi
corporation hanno raggiunto livelli incredibilmente alti»,
spiega Timothy Smith, di Walden Asset Management, una
società di investimenti specializzata nella promozione di
fondi etici. «Dal 2007 chiediamo alle imprese in assemblea
che i piani di remunerazione dei manager siano sottoposti al voto consultivo degli azionisti, come già succede in
Gran Bretagna, o in Australia». Timothy è un veterano tra
gli azionisti religiosi. Rappresentante della Chiesa Metodista, è stato direttore di ICCR per quasi trent’anni. Ora guida il gruppo sul controllo delle remunerazioni e, al meeting della coalizione, mostra i risultati raggiunti: «nel 2008
abbiamo presentato mozioni say on pay alle assemblee di
quasi 100 imprese americane. In media abbiamo ottenuto
il 43% dei voti a favore. In dieci casi abbiamo superato il
50%: è un risultato enorme», spiega.
Per ora le società che hanno accolto le richieste degli
azionisti sono una decina, tra cui il colosso delle telecomunicazioni Verizon, Tech Data, Blockbuster e Motorola.
Ma il loro numero potrebbe presto crescere, anche grazie
a un possibile intervento politico. Un progetto di legge sul
say on pay è già passato alla Camera dei Rappresentanti
USA, su iniziativa del partito democratico, nell’aprile del
2007. Presto passerà sul tavolo di Barack Obama che, secondo la rivista Forbes, potrebbe firmarlo già nei primi
cento giorni di presidenza.
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APPUNTAMENTI DICEMBRE>FEBBRAIO
29 novembre – 8 dicembre
MILANO FIERA
CASA ENERGIA EXPO 2008
Giunta alla sua terza edizione, riunisce
in un unico spazio fieristico tutti
gli operatori che si occupano di sistemi
di produzione energetica da fonti
rinnovabili per la casa, di risparmio
energetico, bioedilizia, sicurezza
e domotica per promuovere un nuovo
modello abitativo che coniuga
comfort, benessere, sicurezza
e sostenibilità ambientale.
www.casaenergia.com
1 – 24 dicembre
GENOVA
MACONDO, FIERA DEL COMMERCIO
EQUO E SOLIDALE
Anche quest’anno la fiera di Macondo
scende in piazza con il suo carico
di prodotti e progetti made in dignity
provenienti da piccole organizzazioni
di produttori di Asia, Africa ed America
Latina. Il tutto accompagnato
da “Cibo per la Mente 2008”,
la rassegna di eventi culturali
che quest’anno avrà come filo
conduttore il diritto al cibo e all’acqua.
Piazza Matteotti
www.bottegasolidale.it
6 – 8 dicembre
ANCONA
ECO&ECQUO
La fiera sull’attenzione sociale,
ambientale e sull’economia solidale
compie cinque anni e continua
sulla strada dell’educazione alla tutela
del Pianeta, all’uguaglianza fra i popoli,
alla solidarietà e al rispetto dei diritti
umani. Coinvolti anche quest’anno
personalità internazionali della cultura
e dello spettacolo. Uomini e donne
che parlano di diritti umani e ambiente,
premi Nobel, vittime o testimoni
di iniquità e occasioni di riscatto.
www.ecoandequo.it
9 – 10 Dicembre
BRESSANONE (BZ)
3° ENERGY FORUM
L’architettura e l’edilizia solare
rientrano in un approccio integrale
della progettazione di edifici basato
sull’interazione fra energia, luce, aria
e nuovi materiali. Particolare attenzione
verrà dedicata alle più recenti evoluzioni
nel settore dei componenti integrati
per l’edilizia sotto il profilo dell’impiego
delle energie rinnovabili e dell’utilizzo
multifunzionale nell’involucro degli edifici.
www.energy-forum.it
10 – 11 dicembre
ROMA
BIENNALE INTERNAZIONALE
COMUNICAZIONE AMBIENTALE
Promossa da Federambiente,
Bica 08 rappresenta una delle
più importanti iniziative a livello
nazionale e mondiale per analizzare
il ruolo attuale e gli scenari futuri
della comunicazione ambientale
nel rapporto fra i servizi di pubblica
utilità e il cittadino utente.
Casa dell’Architettura, P.zza M.Fanti, 47.
www.bicaonline.it
11 dicembre
ALBIOLO (CO)
PIÙ RAGNATELE: ATTREZZI IN COMUNE
Ultimo appuntamento con il ciclo
di laboratori per imparare i segreti
del riuso, del riciclo e del recupero.
In collaborazione con il circolo comasco
del Movimento della Decrescita felice.
ore 21, Sala Consiliare.
www.lisolachece.org
12 dicembre
FIRENZE
IL LAVORO. LEGALITÀ,
QUALITÀ, SICUREZZA
Ultima giornata di studio organizzata
dalla Regione Toscana e dall’Anci
Toscana per approfondire i temi
connessi agli appalti e alla legalità
del lavoro. È prevista la partecipazione
del vicepresidente della Regione,
Federico Gelli. La partecipazione
alle giornate di studio è gratuita ma
l’iscrizione è obbligatoria e può essere
fatta via internet ai seguenti siti.
www.ancitoscana.it
www.e.toscana.it
14 dicembre
CALTANISSETTA
DAI GAS ALLA TUA VITA
PRIMA FESTA REGIONALE
DEI GAS SICILIANI
Stand dei gruppi d’acquisto solidali
e di molte associazioni che sostengono
PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]
l’idea di un consumo intelligente.
Previsti inoltre degustazioni offerte
dai produttori che forniscono i Gas,
un villaggio del consumo responsabile
per i più piccoli, laboratori del gusto
a cura di Slow Food Sicilia, visite guidate
alla Maccalube e alla miniera
di Trabonella a cura di Legambiente
e lezioni sulla liberazione dalle mafie
attraverso i consumi.
Centro culturale Michele Abbate,
via Niscemi.
www.retegas.org
22 dicembre
MILANO
BABBO NATALE A CASA TUA
Per i volontari un modo per vivere
lo spirito del Natale con solidarietà.
Per i bambini un momento magico
alla vigilia di Natale. Per l’UILDM (Unione
Italiana Lotta alla Distrofia muscolare)
la possibilità di raccogliere fondi.
“Babbo Natale a casa tua”
è un classico dell’associazione:
le famiglie con bambini della provincia
di Milano possono prenotare la visita
di un Babbo Natale la notte della Vigilia,
che distribuirà i doni lasciati fuori
dalla porta dai genitori.
02-84.800.276 - 388-176.5572
[email protected]
www.babbonataleacasatua.it
e www.uildmmilano.it
31 dicembre
SCADENZA BANDO PROGETTI
PER L’ECONOMIA SOCIALE
La Fondazione Culturale Responsabilità
Etica ha pubblicato un bando
per l’erogazione di contributi per progetti
tesi a rafforzare una cultura dell’uso
responsabile del denaro e di forme
economiche che abbiano un impatto
sociale ed ambientale positivo
sulla comunità. Possono richiedere
il contributo: Organizzazioni
di Volontariato, Associazioni
di Promozione Sociale, Terzo settore,
ONG, Enti Pubblici e altri soggetti.
Il bando completo sul sito della banca.
www.bancaetica.com
12 – 17 gennaio
MONACO DI BAVIERA (GERMANIA)
BAU 2009
Il principale salone europeo per il futuro
dell’edilizia. Presenta architetture,
materiali e sistemi per l’edilizia
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ANNO 8 N.65
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industriale e commerciale, l’edilizia
residenziale e l’arredamento interno,
con progettisti, architetti e ingegneri
che esporranno facciate intelligenti,
edilizia ad alta efficienza energetica,
metodi di ristrutturazione edilizia.
www.bau-muenchen.de
23 gennaio – 1 febbraio
VERONA
VIVI LA CASA
Salone nazionale del biologico
e dell’ecosostenibile allestito presso
la Fiera di Verona. La manifestazione
mette in contatto i piccoli e medi
produttori biologici con i consumatori,
i gruppi d’acquisto ed i negozianti.
Durante i 6 giorni espositivi è prevista
anche la vendita diretta dei prodotti.
www.vivilacasaweb.it
22 – 25 gennaio
BOLZANO
KLIMAHOUSE 2009
Fiera internazionale specializzata
per l’efficienza energetica e l’edilizia
sostenibile.
www.fierabolzano.it/klimahouse2009
1 – 15 febbraio
MAL’ARIA 2009
Smog e stress da traffico? Inquinamento
acustico e città poco pedonalizzate?
Tematiche che anche quest’anno
saranno al centro di Mal’Aria, la storica
campagna antismog che Legambiente
organizza in numerosi comuni italiani.
www.legambiente.eu
16 – 23 febbraio
ITALIA
SETTIMANA AMICA DEL CLIMA
Una settimana di mobilitazione
nazionale per celebrare l’entrata
in vigore del protocollo di Kyoto.
Banchetti, manifestazioni, blitz,
convegni, tutto per promuovere azioni
quotidiane, buone pratiche che ognuno
di noi può seguire per contribuire
a un risparmio energetico globale.
www.legambiente.eu
DICEMBRE 2008 / GENNAIO 2009
| valori | 53 |
| finanzaislamica |
Salam e Istisna’
Vendere ciò
che non si ha
di Federica Miglietta*
CORANO, AFFINCHÉ UN CONTRATTO DI VENDITA DI BENI REALI SIA LECITO, devono sussistere due requisiti:
l’esistenza del bene e il suo possesso da parte del venditore. Ci sono però due eccezioni, previste
dal Corano, salam e istisna’, che sono particolari tipologie di vendita.
Salam è un contratto nel quale il venditore accetta di fornire al compratore alcuni beni specifici
che saranno consegnati a una data futura, previo pagamento di un prezzo saldato contestualmente
alla stipulazione del contratto. Rappresentando la vendita di un bene non ancora esistente,
Salam sarebbe vietato dalla Shari’ah: in realtà, invece, è consentita perché permette ai piccoli agricoltori
di ottenere un finanziamento per sostenere le spese sino al raccolto. Parallelamente al finanziamento
dell’agricoltura, questo contratto è stato utilizzato per finanziare le importazioni. Al fine di evitare abusi,
esso è soggetto a regole molto severe: il prezzo pattuito deve essere pagato interamente al momento
della stipulazione del contratto e la qualità e la quantità dei beni devono essere identificate con precisione.
In campo bancario, il salam è utilizzabile per il credito fondiario e al commercio. Il prezzo del bene
può essere fissato in misura inferiore rispetto al valore effettivo in modo che la differenza rappresenti
il profitto per la banca. La banca, inoltre, può richiedere garanzie e ipoteche per assicurare il proprio
credito. Vi è però un problema di non poco conto e cioè la banca, alla scadenza, riceve fisicamente
i beni finanziati, siano essi grano, frutta o altro ancora e questo pone difficoltà di ordine pratico.
Le banche islamiche, allora, ovviano a questo problema
Niente future nella finanza
stipulando un salam parallelo sugli stessi beni, e firmando
islamica. Vietato vendere
cioè con un terzo soggetto un contratto uguale e contrario
quello che ancora non esiste.
e in questo modo chiudono l’operazione.
Solo due eccezioni, per aiutare
Il salam parallelo è però permesso solo a condizione
agricoltori e artigiani.
che sia stipulato con una terza parte e non invece
Ma le regole sono molto severe
con il contraente originario.
Nel caso di istisna’ la transazione avviene prima che il bene sia costruito; in questo caso, quindi,
ci si riferisce principalmente a beni che devono essere costruiti su misura. Si ordina cioè al costruttore
di produrre un certo manufatto, ma non è necessario che il prezzo sia pagato interamente alla stipula
del contratto (cosa necessaria, invece, nel salam). Il contratto di istisna’, in questo modo, può essere
impiegato per finanziare l’acquisto di un certo bene e viene usato principalmente per acquistare
abitazioni in costruzione (sostituendo dunque il mutuo immobiliare).
Il finanziatore, secondo il contratto di istisna’, può costruire l’immobile oppure può, stipulando
un contratto di istisna’ parallelo, ordinare a una terza parte di costruire un dato immobile. In questo
caso il cliente “ordina” alla banca l’immobile e la banca lo acquista, a sua volta, dal costruttore, dopo
* Docente di finanza
aver aggiunto un margine di profitto. Una volta stipulato il contratto, il cliente inizia a pagare le rate
allo IEMIF, Istituto
del proprio debito alla banca, finché l’immobile non sarà ultimato e consegnato alla parte acquirente.
di Economia dei Mercati
e degli Intermediari
In entrambi i contratti la proprietà si trasferisce quando avviene la consegna del bene. Sino a quel
Finanziari, dell’università
momento i rischi permangono in capo al venditore.
Bocconi di Milano.
P
PALM
ER IL
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ANNO 8 N.65
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| inbreve |
| internazionale
| inbreve |
Islanda, Ucraina, Pakistan e altre storie di default >58
Argentina: il giallo dei fondi pensione >59
La Troika del gas spaventa l’Europa >61
internazionale
RIPRENDE
LA GUERRA
CIVILE IN CONGO:
ACCUSE ALL’ONU
LIBERTÀ IN INTERNET:
IL CODICE DI CONDOTTA
DI GOOGLE, YAHOO
E MICROSOFT NON CONVINCE
L’AFRICA
METTE AL BANDO
LE CLUSTER
BOMB
TRA CINA
E TAIWAN SCATTA
L’ORA DELLA
DISTENSIONE
AUMENTANO IN COLOMBIA
LE ESECUZIONI
EXTRAGIUDIZIARIE
DI INNOCENTI
DOPO 40 ANNI
SMINATO
IL CONFINE
CILE-PERÙ
Le timide speranza di pace che
avevano caratterizzato nell’ultimo
anno la Repubblica Democratica
del Congo sono state rapidamente
spazzate via dall’escalation
dei combattimenti tra le fazioni
in lotta nell’infinita guerra civile.
Campo di battaglia principale
è la regione orientale del Kivu,
area di colossale importanza
strategica tanto per la presenza
delle risorse naturali quanto
per la vicinanza con il Ruanda,
centro di smistamento sul mercato
internazionale dei traffici illegali
che da più di un decennio
depredano le ricchezze del Paese.
A fronteggiarsi sono le milizie
filogovernative dei mayi-mayi
e i ribelli del Congresso nazionale
per la difesa del popolo (Cndp)
del famigerato generale Laurent
Nkunda, signore assoluto
della regione. Mentre le agenzie
non governative lanciano l’allarme
sulla catastrofe umanitaria,
la missione di pace delle Nazioni
Unite (Monuc) è sotto accusa a causa
della sua conclamata impotenza.
Attivata nel 2000, la Monuc è,
con i suoi 16 mila uomini e 1,3 miliardi
di dollari di budget annuo, la missione
Onu più imponente del pianeta.
I 6 mila caschi blu di stanza nel Kivu
non sono stati in grado di disturbare
i traffici illeciti di Nkunda né
di restare immuni dagli scandali.
In passato alcuni alti ufficiali
della missione sono stati accusati
di complicità in un traffico illegale
di armi e diamanti.
I colossi del settore informatico Google, Yahoo e Microsoft
hanno pubblicato il testo integrale del codice
di condotta per la tutela della libertà in internet
e della privacy degli utenti del web. Lo ha reso noto
il portale RSI News citando il comunicato pubblicato
dalle tre corporation sul sito specializzato Global
Network Initiative. L’operazione dovrebbe costituire
un impegno per il futuro nelle relazioni tra le imprese
del settore e i regimi autoritari del mondo, quello cinese
in primis. Elaborato in collaborazione con importanti
esponenti del mondo accademico e dei media (tra cui
Rebecca Mackinnon, ex corrispondente da Pechino
della CNN e docente presso
il Journalism and Media Studies
Centre della Hong Kong
University) il codice di condotta
non sembra soddisfare in pieno
gli attivisti per i diritti umani.
Inizialmente coinvolte
nel progetto, le Ong Amnesty
International e Reporters sans frontières (Rsf)
hanno preferito abbandonare l’iniziativa giudicando
il testo eccessivamente ambiguo e pieno di scappatoie
in grado di giustificare comportamenti inadeguati
da parte delle multinazionali della rete. Polemizzando
apertamente con le tre major, Rsf ha chiamato
pubblicamente in causa il tristemente noto caso
del dissidente cinese Shi Tao, condannato a dieci anni
di reclusione dalle autorità di Pechino per aver diffuso
una mail contenente le direttive inviate dal governo
ai giornali locali in occasione del quindicesimo
anniversario della repressione della rivolta studentesca
di piazza Tienanmen. Fu solo grazie alla collaborazione
di Yahoo che gli inquirenti cinesi furono in grado
di risalire all’identità di Shi Tao.
“Tutti i Paesi africani, senza alcuna
eccezione, firmeranno il trattato
sul bando delle cluster bomb, che
verrà siglato il prossimo 3 dicembre
ad Oslo”, si legge nel documento
finale approvato dai rappresentanti
dei governi del continente africano
e noto come Kampala Action Plan.
Lo ha riferito l’agenzia di stampa
Peace Reporter citando il testo
della dichiarazione conclusiva
del vertice svoltosi a Kampala,
in Uganda. La posizione unitaria
dell’Africa non rappresenta solo
una buona notizia per i Paesi
promotori della campagna
ma evidenzia anche un forte valore
simbolico. ‹‹Per lungo tempo l’Africa
è stata una discarica per armi
pericolose, comprese le bombe
a grappolo, che hanno causato
la perdita di migliaia di vite umane››,
ha affermato nell’occasione il capo
di Stato ugandese Yoweri Museveni
sottolineando come la convenzione
contro l’uso di questi ordigni potrà
consolidare la pace e la sicurezza
in Africa. A maggio 111 Paesi
avevano garantito il loro impegno
per la firma del Trattato di Oslo.
Tra questi mancano tuttora nazioni
come Stati Uniti, India, Israele, Cina,
Brasile, Pakistan, Russia e Georgia.
Queste ultime due, ha denunciato
di recente l’Ong Human Rights Watch,
avrebbero fatto ampio uso di questi
ordigni in occasione del conflitto
caucasico dell’agosto scorso.
È ancora presto per parlare
di amicizia ma intanto, a 60 anni
di distanza dalla rivoluzione maoista,
l’intesa siglata a novembre tra
la Repubblica Popolare Cinese
e la Cina Nazionalista (Taiwan) può
definirsi autenticamente “storica”.
Lasciando diplomaticamente
da parte qualsiasi considerazione
relativa alle questioni di sovranità,
i governi di Pechino e Taipei
hanno raggiunto un’intesa su quattro
programmi di cooperazione
economica dal valore di diversi
miliardi di dollari. Tra le intese
raggiunte anche quelle sulle
agevolazioni per il turismo e l’aumento
dei collegamenti aerei tra i due
Paesi. Il buon fine dei negoziati
sancisce una nuova tappa di quel
processo di riavvicinamento tra
le due nazioni ben rappresentato
dai dati sugli scambi economici
e commerciali. Secondo quanto
reso noto nel più recente rapporto
dell’Amministrazione della dogana
cinese, nel mese di agosto l’ammontare
complessivo dello scambio tra
le due nazioni (ovvero la somma
di import ed export) è stato pari
a 12,2 miliardi di dollari che hanno
portato il valore dei primi 8 mesi
del 2008 a superare quota 93
miliardi (+7% rispetto all’agosto
2007, addirittura +20% rispetto
ai primi due quadrimestri dell’anno
passato). Dal 1949, anno della
proclamazione della Repubblica
Popolare, le due Cine non hanno
mai raggiunto un vero accordo
di riconoscimento reciproco.
Il numero delle esecuzioni illegali e degli abusi
commessi dalle milizie colombiane nel corso
degli ultimi anni sarebbe aumentato a dismisura.
È la denuncia del network umanitario CCEEU
(Coordinamento Colombia Europa Stati Uniti) di cui
fanno diverse Ong impegnate da tempo nell’indagine
sugli abusi connessi alla cosiddetta politica della
Seguridad Democrática. Promosso nel 2002
dall’allora neo-eletto presidente Álvaro Uribe,
il programma di Sicurezza Democratica prevedeva
il rafforzamento della lotta contro la guerriglia
delle Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias
de Colombia) attraverso un maggior
coinvolgimento della popolazione
e degli aspiranti “collaboratori”.
Al centro di questo programma
venne così a collocarsi quel sistema
di incentivi fatto di ricompense e vere
e proprie taglie sulla testa dei guerriglieri
che avrebbe determinato un’escalation
delle esecuzioni. È pressoché certo
che molti dei 955 individui giustiziati
dall’esercito tra il giugno 2002 e il giugno 2007 (il 68%
in più rispetto al quinquennio precedente) fossero vittime
innocenti, non diversamente da molti dei 235
desaparacidos registrati come tali nello stesso periodo.
Dal gennaio 2007 al luglio 2008, inoltre, le esecuzioni
sommarie sarebbero state 535. Ormai noto con il nome
di “scandalo dei falsi positivi”, dove con questa
espressione “clinica” vengono indicati gli innocenti
uccisi e fatti passare per terroristi, il terremoto politico
ha coinvolto i vertici dell’esercito provocando
una valanga di epurazioni e dimissioni anche
ai massimi livelli. All’inizio di novembre a rinunciare
all’incarico è stato, tra gli altri, niente meno
che comandante in capo dell’esercito colombiano,
il generale Mario Montoya.
Un passo avanti storico nel processo
di normalizzazione delle relazioni
internazionali tra il Cile e il Perù.
Dopo decenni di tensioni, le autorità
di Santiago hanno dato il via libera
alle operazioni di sminamento
della frontiera settentrionale
del Paese che, a partire dagli anni
70, era stata minata con l’inserimento
di circa 23 mila ordigni antiuomo
e anticarro. L’opera di bonifica,
iniziata ufficialmente a novembre,
è stata resa possibile agli accordi
congiunti realizzati attraverso
il cosiddetto Trattato di Ottawa,
un’intesa che, a partire dal 2002,
ha permesso lo sminamento
della frontiera cilena con i Paesi
vicini (tra cui Bolivia e Argentina).
Secondo quanto reso noto
dalla stampa locale, la bonifica
territoriale renderà possibile
i successivi lavori di ampliamento
della strada che collega la città
cilena di Arica con il centro
peruviano di Tacna. Un obiettivo
che dovrebbe essere raggiunto
nel 2011 con una spesa complessiva
di circa 12 milioni di dollari.
Per favorire le operazioni non sono
mancate le iniziative internazionali.
Gli Stati Uniti hanno messo
a disposizione delle autorità cilene
il più avanzato modello di macchina
scavatrice utilizzata nelle operazioni
di sminamento mentre la Germania
ha promesso la consegna
di macchinari specifici per un valore
di diverse centinaia di migliaia di euro
a partire dai primi mesi del 2009.
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| internazionale |
JONAS BENDIKSEN / MAGNUM PHOTOS
| internazionale | economie in bilico |
L’isola che non c’è più
E altre storie
di default
ARGENTINA,
IL GIALLO DEI FONDI PENSIONE
DEI GUAI DEL DEBITO ESTERO ARGENTINO (130 miliardi di dollari circa) credevamo di sapere
già tutto ma che Buenos Aires fosse pronta a nazionalizzare i fondi pensione privati nessuno
se lo aspettava. Così, quando alla fine di ottobre il presidente Cristina Fernández Kirchner
ha annunciato la statalizzazione del sistema pensionistico privato gli analisti sono andati
nel panico e nel giro di 24 ore il differenziale tra i tassi dei bond Usa e quelli argentini
è aumentato del 20%. Secondo l’opposizione l’obiettivo del governo sarebbe chiaro: mettere
le mani su 30 miliardi di dollari di entrate allo scopo di coprire le scadenze debitorie del biennio
2009-10 (25 miliardi). La maggioranza nega ma molti investitori sospettano che la situazione
dei conti sia disperata e che il governo argentino stia ormai raschiando il fondo del barile. Come
se non bastasse le previsioni sul futuro del subcontinente latinoamericano non sono incoraggianti.
Per il 2009 si prevede un tasso di crescita regionale non superiore all’1,5%.
M.Cav.
Bagnanti
nelle acque calde
della Laguna Blu.
La geotermia,
che in fornisce
energia
in grande quantità
a costi ridottisimi,
ha attirato i server
delle grandi
società
dell’Information
Technology
e le industrie
trasformatrici
dell’alluminio.
Islanda, 2000
Esposizione dissennata al mercato finanziario, sistemi bancari inesperti, debiti e tensioni politiche hanno esposto Argentina, Islanda, Pakistan e Ucraina (e non solo) al rischio bancarotta.
E TI METTONO IN VENDITA SU EBAY ad un prezzo di partenza
di 99 centesimi è probabile che tu ti senta umiliato. Ma
se, per aiutarti con un prestito da quaranta milioni di
euro, si muove niente meno che il governo autonomo dell’arcipelago danedi Matteo Cavallito
se delle Isole Far Oer vuol dire che sei
davvero messo male. Sarà stato forse questo, sul finire di ottobre, il
pensiero del primo ministro islandese Geir H. Haarde, un uomo chiamato a governare 100 mila chilometri quadrati di terra, ghiaccio e geiser, ormai prossimi al collasso. La crisi finanziaria globale ha toccato
una nuova fase, quella della devastazione dei sistemi economici nazionali. A spiegarlo senza mezzi termini sono stati gli analisti del Financial Times che, raccogliendo i dati sui derivati di credito e combinandoli con le variabili macroeconomiche, hanno reso nota la più
sintetica e tremenda delle conclusioni: l’Islanda avrebbe oggi l’80% di
probabilità di dichiarare bancarotta. Le stime, spiegano dal quotidia-
S
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no britannico, le fa il mercato, come a dire che ormai gli analisti di tutto il mondo sono tendenzialmente concordi nel recitare il requiem
islandese. Una sonata che, nelle sue diverse varianti, potrebbe accompagnare presto altri “infelici del debito” come Argentina, Ucraina
e Pakistan, per il quale le probabilità di default sarebbero addirittura 9
su 10. Negli ultimi mesi l’allarme sul rischio bancarotta si è diffuso a
tal punto che, per la prima volta nella storia, la società di analisi Markit
ha annunciato di essere pronta a pubblicare nel web i dati sui Sovereign Credit Default Swaps, i derivati anti-fallimento sui debiti nazionali. In passato quasi nessun osservatore sembrava curarsi del loro andamento anche perché le probabilità di default apparivano trascurabili. Ma la crisi, si sa, ha cambiato le carte in tavola. E se l’Argentina
vede schizzare a quattromila punti base l’interesse sui suoi CDS sovrani (servono quattro milioni di dollari per assicurarne 10 su base
quinquennale), l’Ucraina sfiora i 2.800 punti, il Pakistan sfonda quota tremila e i russi la soglia psicologica del 10%, significa che, eviden-
temente, gli investitori hanno paura (vedi BOX ). Quando e se quest’ultima si trasformerà in panico, trascinando sul fondo i sistemi nazionali, non è dato saperlo. Ma ripercorrere quello che resta il più assurdo e impensabile dramma finanziario nazionale può già essere un
importante spunto di riflessione generale soprattutto per chi, nei prossimi, mesi sarà chiamato a prendere decisioni cruciali non tanto per i
grandi investitori quanto per i semplici cittadini.
L’Islanda, prima invasa dalla California
poi bollata come Stato canaglia
Il mercato finanziario islandese è stato liberalizzato pienamente nel
2003 quando le tre principali banche del Paese, Kaupthing, Landsbanki
e Glitnir, sono state privatizzate. All’alba del XXI secolo gli istituti dell’isola si sono così lanciati sulle piazze internazionali portando a termine investimenti apparentemente redditizi mentre l’economia nazionale, tradizionalmente chiusa, iniziava a fare i conti con i rischi del
cambio flessibile e del deficit con l’estero. Quando il mercato si espande le banche islandesi cercano e trovano una rapida crescita, comprando e, soprattutto, indebitandosi. Apparentemente tutto sembra filare liscio ma, nell’estate del 2007, nella lontana e soleggiata California
un numero crescente di aspiranti padroni di casa viene travolto dalla
parabola ascendente dei tassi sui mutui. È l’inizio della crisi del credito
e l’Islanda si scopre esposta visto che i suoi istituti, al pari di molti altri,
hanno benedetto la cartolarizzazione selvaggia acquistando titoli tossici in quantità industriale. Siamo alla fine del 2007 e qualcuno, a cominciare dagli hedge funds, inizia a sospettare che forse quell’ipertrofico sistema bancario islandese non sia più in grado di adempiere ai suoi
obblighi di debitore. Prende così il via la speculazione al ribasso e i dati macroeconomici impazziscono letteralmente: tra gennaio e aprile
2008 il principale indice di borsa locale perde il 40%, l'inflazione sale
al 6,8% e i tassi di interesse schizzano al 15,5%. È arrivata, per dirla con
Jón Ormur Halldórsson, docente della Business School dell’Università
di Reykjavik, “la tempesta perfetta”. «La causa principale di tutto questo - spiega Halldórsson - è costituita paradossalmente dal successo delle tre banche principali. Queste sono cresciute così tanto da superare di
12 volte l’economia nazionale. Questa dimensione sfalsata significava
che non c’era più nessun garante credibile dei debiti a cui fare ricorso».
In assenza di un garante ultimo la situazione non può che peggiorare.
Gli istituti islandesi, Landesbanki e Kaupthing in primis, hanno ormai
una discreta presenza in Gran Bretagna. Per evitare che i correntisti di
sua Maestà si ritrovino privati dei loro risparmi il governo londinese
sceglie di far ricorso niente meno che alle leggi speciali antiterrorismo
del 2001 congelando i conti amministrati nel regno dalle banche islandesi. A proposito di ipertrofia: i correntisti britannici interessati dal
provvedimento sono 300 mila, tanti quanti gli abitanti dell’Islanda.
Il resto viene da sé. La fiducia nel sistema Paese dell’isola crolla. La
corona va a picco anche se la banca centrale cerca in tutti i modi di sostenerla (a fine ottobre i tassi d’interesse toccano quota 18%). Serve
nuova liquidità, non importa se in mezzo ci finiscano i rubli russi o le
corone danesi delle isole Far Oer. Si comincia così ad aprire un dialogo
con il Fondo Monetario Internazionale e si inizia, soprattutto, a prendere in considerazione un’idea un tempo giudicata folle: l’adesione all’euro. «Se l’Islanda avesse aderito all’Unione Europea e avesse adottato l’euro, come vorrebbe oggi il 70% dei cittadini, i nostri problemi sa|
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| scenari energetici | internazionale |
A Est spira un vento gelido
Quali sono gli altri Paesi a rischio? Gli osservatori non sembrano avere dubbi puntando verso Est. La combinazione “mercato depresso-svalutazione-sfiducia-debito” sta interessando almeno tre ex Paesi socialisti: Russia, Ungheria e Kazakhstan. Il passato di economia chiusa (che
ha caratterizzato almeno in parte la stessa Islanda), è un dato decisamente da non sottovalutare. A far riflettere, infatti, è la probabile inesperienza del settore finanziario già combinatasi con una transizione
all’economia di mercato piena di promesse di rapida modernizzazione. È come se gli ex Paesi socialisti avessero vissuto quella frenesia finanziaria che nelle economie di mercato colpisce ciclicamente gli operatori nei periodi di cieco ottimismo. Solo che tutto è accaduto in un
ambiente finanziario sottodimensionato e privo del sostegno di una
valuta forte. L’esito è stato l’indebitamento sul mercato internazionale, che, come noto è diventato ultimamente estremamente costoso e
di fatto impraticabile. Per evitare un collasso generale si muoverà il FMI
che però, è bene ricordarlo, non è certo un ente caritatevole. I prestiti
del Fondo, in altre parole, sono sempre soggetti a importanti condizioni ed è proprio su questo, probabilmente, che si gioca ora la partita più
importante. In passato, quando nessuno in Occidente metteva in dubbio la fede nel liberismo, il trade-off dei prestiti era costituito da quegli
adeguamenti strutturali che esponevano le nazioni emergenti alle insidie del mercato mondiale. Oggi, con gli Stati Uniti impegnati a iniettare mille milioni di dollari “statali” nel sistema finanziario privato, lo
scenario dovrà necessariamente essere diverso. È l’occasione per puntare finalmente sulle regole. Un’opportunità da non sprecare.
e che lascia aperti molti scenari geopolitici e di mercato.
NA TROIKA DEL GAS CAPACE DI COORDINARE le attività di espor-
U
.
Bano Ferrari, Carlo Rossi,
Luigi Melesi
Elio Meloni, Valerio Beretta
Adriano Sella
Sergio Paronetto
Giancarlo Bregantini
IL CORPO RACCONTA
SAPERI E SAPORI
LA NONVIOLENZA
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Idee e pratiche per umanizzare
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Russia, Iran e Qatar potrebbero dar vita a un’OPEC del gas. Un’ipotesi che allarma il Vecchio Continente
SCONTO DEL 15%
PER I LETTORI DI “VALORI” CHE RICHIEDERANNO I LIBRI
ALL’EDITRICE MONTI CITANDO QUESTA INSERZIONE
FONTE: ENI, WORLD OIL AND GAS REVIEW 2008 (HTTP://WWW.ENI.IT/WOGR_2008/GAS-RESERVES-1.HTM)
DATI IN MILIARDI DI METRI CUBI (AL 1° GENNAIO 2008 NELLA CLASSIFICA DELLE RISERVE)
IL DRAMMA ISLANDESE NON È UN FENOMENO ISOLATO.
A passarsela malissimo, tra gli altri, c’è anche l’Ucraina. Tra settembre
e ottobre la valuta locale ha perso il 12% sul dollaro, il deficit di bilancio
è salito al 7,9% portando il debito estero a quota 100 miliardi di dollari,
il prezzo della principale commodity nazionale (l’acciaio) è calato
riducendo di riflesso le entrate mentre il gas importato dalla Russia
dovrebbe aumentare di valore. Le agenzie di rating abbassano
la valutazione non diversamente da quanto fatto con un altro martoriato
Paese: il Pakistan. Nella repubblica islamica la crescita economica vive
una brusca frenata e l’inflazione va alle stelle. Dall’inizio del 2008
ad oggi la rupia ha perso il 30% mentre il mercato azionario ha ceduto
40 punti percentuali nell’ultimo semestre. Crisi economica mondiale,
certo, ma non solo. Ad accomunare i due Paesi c’è infatti un altro
elemento destabilizzante: la precaria situazione politica. In Ucraina
gli ex alleati Viktor Yuschenko (attuale presidente) e Yulia Timoshenko
(premier) sono ormai ai ferri corti. Quest’ultima ha invocato
l’intervento del Fondo Monetario prospettando però il rinvio delle
elezioni anticipate. Gli investitori si sono spaventati e la situazione
si è aggravata. In Pakistan è accaduto qualcosa di simile ma la tendenza
potrebbe cambiare. I ribassi hanno infatti solleticato la fantasia
degli investitori cinesi e dei loro colleghi di Abu Dabi. I primi pensano
di trasferire 7 miliardi di dollari nel Paese (che dal FMI dovrebbe
riceverne da 10 a 15), i secondi hanno iniziato a investire
massicciamente sui terreni agricoli locali.
M.Cav.
Libro illustrato
La Troika
del gas
spaventa
l’Europa
rebbero stati di portata molto inferiore», spiega ancora Halldórsson
sottolineando come la richiesta formale di adesione all’Ue rappresenti
oggi il punto chiave del programma di risanamento.
UCRAINA E PAKISTAN,
LA POLITICA NON AIUTA
tazione nel mercato mondiale con una inevitabile attenzione per l’Europa. Potrebbe essere questa la grande novità dei prossimi anni all’interno del
complicato mercato dell’oro azzurro, la
di Matteo Cavallito
materia prima più importante dopo il
petrolio nell’intero settore energetico. L’idea, sostenuta
TOP 10 RISERVE
in particolare da Mosca e oggetto di discussione alla riuMONDIALI [ 2006 ]
nione del Gas Exporting Countries Forum (GECF) a metà
Russia
47.814
Iran
26.845
novembre, è piuttosto semplice: realizzare un organismo
Qatar
25.490
di gestione comune delle attività di export del gas tra i tre
Arabia Saudita 7.546
maggiori detentori della risorsa: Russia, Iran e Qatar, che
USA
6.173
compensano da soli il 60% del gas del pianeta. Si tratteEmir. Arabi Uniti 6.111
rebbe, hanno fatto notare quasi tutti gli analisti, di un veVenezuela
5.565
Nigeria
5.275
ro e proprio alter ego dell’Opec. Un autentico cartello, soAlgeria
4.428
stiene il partito degli allarmisti, in grado di dare un ulteIraq
3.170
riore spinta al rialzo al prezzo del gas sfavorendo il principale compratore dell’area: l’Unione Europea. Ma è davTotale
138.415
Resto mondo 43.531
vero solo una questione di prezzo?
Tot. mondo 181.945
Un mercato sui generis
TOP 10 IMPORTAZIONI
EUROPEE [ 2008 ]
Germania
Italia
Ucraina
Francia
Spagna
Turchia
Regno Unito
Olanda
Bielorussia
Belgio
90,23
75,60
50,24
47,85
37,48
30,03
22,53
21,53
20,79
16,78
Il valore del gas segue quello di mercato del petrolio (cui
si lega attraverso una formula matematica) con uno
scarto temporale variabile tra i sei e i nove mesi. Proprio
quest’ultimo dato andrebbe a sostegno della tesi del cartello: siccome l’oro nero ha raggiunto il suo picco all’inizio dell’estate per poi crollare, è probabile che il gas
inizi a perdere valore all’inizio del 2009 e solo una mossa in stile Opec potrebbe frenare la tendenza.
La questione non appare però così semplice. A differenza del petrolio, il gas è trasportato quasi intera|
mente attraverso la rete dei gasdotti. I contratti di fornitura sono pluriennali (solitamente di trent’anni) e
spesso anche poco trasparenti.
«Un cartello di prezzo determinato da Russia, Iran
e Qatar sarebbe teoricamente possibile, ma nella realtà
dei fatti è piuttosto difficile sganciare il prezzo del gas
da quello del petrolio – spiega Goffredo Galeazzi, direttore del quotidiano d’informazione sull’energia La
Staffetta Quotidiana –. Il vero problema è però un altro, e cioè che non tutte le clausole dei contratti takeor-pay sono note. Noi non sappiamo, ad esempio,
quanto paghi esattamente Eni a Gazprom secondo i
contratti trentennali che hanno stipulato». Un problema non da poco anche perché la Russia, il fornitore numero uno dell’Europa, evidenzia una capacità produttiva insufficiente. Chiamati a svolgere il ruolo di
subfornitori, le repubbliche meridionali dell’ex URSS
sarebbero pronte a vendere il gas a prezzi “europei”
(500 dollari per mille metri cubi) invece che alle cifre
più basse che caratterizzano tipicamente le aree orientali della rete dei gasdotti (100-200 dollari).
La geopolitica trionfa
Dalle reti sotto il controllo di Mosca passa la stragrande
maggioranza del gas chiamato a riscaldare le case degli europei. È una situazione di semi-monopolio che non pare
destinata a cambiare nel prossimo futuro. I giacimenti europei del Mare del Nord sono in via di esaurimento e i due
più importanti progetti di gasdotti, ancora sulla carta, vedono i russi in prima fila con Gazprom il colosso numero uno del mercato, mentre le vie alternative sembrano al
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SCHEDA: I PRINCIPALI EURO-GASDOTTI IN PROGETTO
NORD STREAM
Area: Mar Baltico
Direzione: da Russia a Germania
Il gasdotto dovrebbe attraversare il Mar Baltico per collegare la città russa di Vyborg con il centro
tedesco di Greifswald. Il progetto è affidato a un consorzio di imprese denominato NordStream AG
di cui fanno parte il gigante russo Gazprom (51% delle azioni) le tedesche Wintershall ed E.ON
Ruhrgas (entrambe con il 20%) e l’olandese N.V. Nederlandse Gasunie (9%). I critici hanno sollevato
perplessità sui rischi di impatto ambientale chiamando in causa soprattutto I danni alla fauna ittica
locale. La data di completamento dell’opera non è ancora stata ipotizzata ufficialmente.
www.nordstream.com
SOUTH STREAM
Area: Mar Nero, Balcani
Direzione: da Russia a Italia, da Russia a Ungheria
L’opera intende svilupparsi lungo due direzioni. La prima seguirebbe la traiettoria Russia-GreciaItalia mentre la seconda coinvolgerebbe il tratto originariamente pensato per il vecchio Blue Stream
(Bulgaria, Romania, Serbia, Ungheria, Slovenia, Austria). Partecipano ai lavori, che dovrebbero
condurre il gasdotto all’operatività nel 2013, la russa Gazprom e l’italiana Eni.
www.eni.it
www.gaazprom.ru
NABUCCO
Area: Turchia, Est Europa
Direzione: dalla Turchia all’Austria attraverso l’Europa orientale
8 miliardi di euro di spesa prevista per la costruzione di 3.300 chilometri di gasdotto tra la rete
turca e il centro di smistamento austriaco di Baumgarten (per metà sotto il controllo di Gazprom).
Il progetto resta per ora sulla carta tanto che non è ancora stato chiarito quale sarà il punto
d’origine dell’immissione (aree candidate: il confine turco-georgiano e quello turco-iraniano).
L’opera garantirebbe all’Europa una fornitura indipendente dal circuito russo e proprio
per questo è osteggiata da Mosca. I lavori dovrebbero essere affidati a un consorzio di 5 imprese
in rappresentanza di altrettante nazioni attraversate dall’impianto: Botas (Turchia),
Bulgargaz (Bulgaria), Transgas (Romania), Mol (Ungheria) e OMV (Austria)
www.nabucco-pipeline.com
WHITE STREAM
Area: Caspio, Europa centrale e orientale
Direzione: da Ucraina a Polonia
È il progetto di più difficile realizzazione. Promosso dalle autorità di Kiev, che vorrebbero così
tagliare fuori la Russia, il gasdotto dovrebbe attraversare l’Europa orientale per allacciarsi alla rete
polacca. A rendere tuttora irrealizzabile il progetto c’è l’assenza di un accordo sulla fornitura iniziale.
L’Ucraina non possiede un quantitativo di gas sufficiente ed è per questo chiamata ad acquistare
il necessario surplus da un cliente dell’Asia centrale. Le autorità ucraine hanno ipotizzato
un allacciamento con la rete dell’Azerbaijan che, però, ha negato la disponibilità.
Un’alternativa possibile è costituita dal Turkmenistan. Il progetto è stato promosso dalla società
britannica GUEU-White Stream Pipeline Company Limited (GUEU).
www.energy-community.org/pls/portal/docs/91811.PDF
GALSI
Area: Mediterraneo
Direzione: Da Algeria a Italia
Appena 284 chilometri ma un’enorme importanza strategica. Sono le caratteristiche salienti
del Gasdotto Algeria Sardegna Italia, meglio conosciuto come GALSI. Il progetto prevede un collegamento
sottomarino Algeria-Sardegna con successivo tratto di fornitura capace di allacciare l’isola con la rete
italiana presso il comune toscano di Piombino. Si tratterebbe del gasdotto più profondo mai
realizzato (-2885 metri nel tratto di maggiore depressione). A gestire il progetto, che dovrebbe essere
completato nel 2012, un consorzio formato dall’algerina Sonatrach (41.6% delle azioni), e dalle
italiane Edison (20.8%), Enel (15,6%), Hera Trading (10,4%) e Sfirs (la finanziaria della Regione
Sardegna detentrice dell’11,6% del capitale). Nel progetto, cui collabora anche Snam Rete Gas,
potrebbe entrare l’onnipresente Gazprom che ha già siglato un accordo di massima con Sonatrach.
www.galsi.it
PERSIAN PIPELINE
Area: Medio Oriente, Europa meridionale
Direzione: Da Iran a Italia via Turchia e Grecia
È l’ultimo progetto ad essere stato lanciato e, va da sé, quello di cui si sa meno.
Ad annunciarlo è stato a fine ottobre il direttore della National Iranian Gas Export
Company (NIGEC) Reza Kasaizadeh (nella foto - www.shana.ir) secondo cui la linea
dovrebbe essere completata entro il 2014. Il tratto, che partendo dai depositi della Repubblica Islamica
dovrebbe attraversare Turchia, Grecia e Italia, potrebbe costituire un’ottima risorsa tanto per un’Europa
alla ricerca di alternative al gas russo quanto per lo stesso Iran, la cui presenza nel mercato mondiale
del gas appare ancora sottodimensionata. È probabile che gli Stati Uniti guardino con sfavore al progetto
per ovvie ragioni geopolitiche.
www.presstv.ir/detail.aspx?id=73621&sectionid=351020103
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momento poco percorribili (vedi SCHEDE ). Il tentativo europeo di diversificare le sue fonti trova sulla sua strada almeno due ostacoli: il primo è rappresentato dalla mancanza di una politica strategica comune cui si sostituisce
l’iniziativa individuale dei singoli Paesi (vedi il caso Nord
Stream); la seconda è data dalle pressioni della Russia e degli Stati Uniti. Se Mosca vuole continuare a garantirsi il
predominio di mercato, infatti, Washington non vuole
che i suoi piani di isolamento del regime di Teheran siano messi a rischio dalla sete di gas degli europei.
FONTE: NORD STREAM AG 2008
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IL SISTEMA DEI GASDOTTI EUROPEI
Gasdotti esistenti*
In costruzione*
Principali giacimenti
*costituiti da diversi gasdotti
Gazprom, prima nell’energia
A garantire la leadership russa non ci sono solo i fattori
geologici e di rete. Con 270 miliardi di dollari capitalizzazione la Gazovaya Promyshlennost, meglio conosciuta come Gazprom, è la terza multinazionale del pianeta,
la prima del mercato energetico. Con l’obiettivo dichiarato di quadruplicare il proprio capitale nei prossimi anni, la corporation vede come azionista di maggioranza lo
Stato russo con il quale ha storicamente rapporti strettissimi (l’attuale premier Dimitri Medvedev è stato per anni al vertice del CdA) e ha ormai una posizione di monopolio puro o di fatto con dodici Paesi europei, imponendosi come fornitore leader dell’area UE con il 25% del
mercato. La sua presenza ridondante ha permesso a Mosca di giocare un ruolo determinante anche in quei progetti che mirerebbero a diversificare le forniture europee.
La compagnia ha acquisito per metà il controllo del centro di smistamento di Baumgarten, in Austria, che dovrebbe (o per meglio dire “avrebbe dovuto”) essere lo
snodo finale del gasdotto Nabucco. Secondo i rumors di
mercato l’impresa potrebbe inoltre entrare nel progetto
GALSI (vedi schede), il piano di fornitura Algeria-Italia.
Il futuro della Troika
Quale sarà allo stato attuale il futuro della troika? I dubbi restano. L’intesa a tre potrebbe garantire alla Russia un
controllo per lo meno parziale sulle alternative europee
di fornitura ma al tempo stesso potrebbe dare una spinta al settore del gas nei due Paesi mediorientali. L’Iran studia un paio di progetti di rete: il primo, denominato Persian Pipeline (vedi schede) interesserà l’Europa, il secondo, ribattezzato Peace Pipeline dovrebbe alimentare la
domanda di India e Cina. Il Qatar potrà puntare invece
sul segmento del gas liquido (che è caratterizzato da minori vincoli di mobilità) di cui è leader mondiale. A quel
punto le ambizioni di crescita delle due nazioni potranno forse sminuire il potere di Mosca a patto, però, che
l’Europa sappia svincolarsi dalle pressioni americane
aprendo un canale commerciale con Teheran. «L’Iran
non è un Paese strumentalizzabile e per questo gli iraniani tenderanno a fare i loro interessi – sottolinea il direttore de La Staffetta –. E se gli europei offriranno garanzie migliori allora è probabile che l’Iran scelga di fare
affari con loro piuttosto che con la Russia».
.
I PROGETTI
SE DIECI RIGASSIFICATORI
VI SEMBRANO POCHI
SONO DEI TERMINALI DOVE NAVI GASIERE scaricano
il gas liquefatto a – 160°, che viene poi riportato
allo stato gassoso con vaporizzatori a fiamma sommersa
e quindi immesso nella rete del gas. Ma i rigassificatori
non piacciono, suscitano nelle popolazioni reazioni
negative come gli inceneritori, perché vanno a insistere
su territori già molto sfruttati da insediamenti petrolchimici
che, invece, vorrebbero mettere la parola fine a quel tipo
di esperienza e passare a produzioni più sostenibili.
E non piacciono anche perché per i rigassificatori il mare
rappresenta un nuovo territorio da colonizzare e magari
desertificare con il loro impatto.
Tanto che al momento della decina di rigassificatori
che dovrebbero spuntare dal mare tutto attorno all’Italia
o essere ospitati nelle aree portuali, ce n’è uno solo attivo,
quello storico dell’Eni a Panigaglia (La Spezia) da 4 miliardi
di mc l’anno, che ha ricevuto nel 2007 il no della Regione
al suo raddoppio. Dal 2009, invece, dovrebbe cominciare
a distribuire 8 miliardi di mc di gas proveniente dal Qatar,
l’impianto offshore di Rovigo, un gigantesco monolito
di cemento fabbricato nei cantieri spagnoli di Algeciras,
arrivato in agosto a 15 km al largo del Delta del Po, dopo esser
stato rimorchiato per 1700 miglia attraverso il Mediterraneo.
Il progetto è una joint venture tra Qatar Petroleum,
Exxon Mobil (con il 90 per cento delle quote) e Edison
con il 10 per cento. È stato fortemente avversato dalle
popolazioni locali, da anni alle prese con i problemi legati
alla presenza dell’industria petrolchimica ed estrattiva,
ma l’impianto ha ricevuto quattro valutazioni favorevoli
di impatto ambientale.
Bloccati i lavori per il terminale galleggiante di Livorno,
tra ricorsi al Tar dei comitati “No offshore” e colpi di mano
della Olt, la controllata di Endesa che con le municipalizzare
di Torino, Livorno e Genova porta avanti il progetto. L’unico
impianto che al momento avrebbe il sostegno del territorio
è il siciliano Porto Empedocle. Tutti gli altri progetti sono
in fase di stallo, sospesi tra la crisi finanziaria e l’attesa
della “rinascita” nucleare dell’Italia.
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Brindisi, bloccato da
sequestro giudiziario
per tangenti e per la
richiesta della Via (Bp)
Taranto (progetto della
spagnola Gas Natural)
Porto Empedocle
(Nuove Energie e Enel)
Priolo (Erg e Shell)
Gioia Tauro (consorzio
CrossGas- Italpetroli)
Trieste, no dei Comuni
(Endesa)
Zaule, no dei Comuni
(Gas Natural)
Livorno, iniziati i lavori,
ma non concluso l’iter
autorizzativo (Olt,
Endesa, municipalizzate
di Torino, Livorno
e Genova)
Rosignano (consorzio
Edison-Bp-Solvay)
Mare Adriatico
(l’Eni ipotizza un riuso
di sue strutture al largo
delle coste dell’Abruzzo
o delle Marche)
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| lavanderia |
Banche in crisi
APPUNTAMENTI DICEMBRE>FEBBRAIO
3 – 6 dicembre
HYDERABAD (INDIA)
INTERNET GOVERNANCE FORUM (IGF)
Il terzo incontro del Forum delle Nazioni
Unite sulla Governance di Internet
avrà come tema principale l’inclusione
del prossimo miliardo di utenti,
la transizione dal IPv4 al IPv6, le risorse
critiche, la privacy.
www.isoc.it
della Regione Artica verranno affrontati
nelle giornate di dicembre organizzate
da ArcticNet, rete di centri di eccellenza
del Canada. In concomitanza
con la conclusione dell’Anno Polare
Internazionale e del 400mo anniversario
di Quebec City, per Artic Change 2008
si aspettano 600 tra ricercatori, studenti
e politici da tutto il mondo.
www.arctic-change2008.com
7 dicembre
GHANA
ELEZIONI DEL PARLAMENTO
E DEL PRESIDENTE
10 dicembre 2008
TORINO (ITALIA)
FORUM INTERNAZIONALE DONNE
DEL MEDITERRANEO
Incontro Internazionale “Palestina
e Israele: Donne e Organizzazioni
Internazionali insieme per il dialogo
e la Pace”.
www.centrounesco.to.it
1 – 12 dicembre
POZNAN (POLONIA)
CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE
SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI
La conferenza polacca
è la continuazione delle trattative
internazionali che sono stati avviate
nel quadro del Bali Road Map.
(http://unfccc.int/2860.php)
Negli stessi giorni della conferenza
sono previste numerose manifestazioni
per richiamare i governi all’urgenza
delle azioni per limitare gli effetti
dei cambiamenti climatici.
www.globalclimatecampaign.org
7 dicembre
UCRAINA
ELEZIONI PARLAMENTARI
Dopo lo sfaldamento della coalizione
di governo l’Ucraina è di nuove alle urne.
7 – 10 dicembre
ATENE (GRECIA)
GLOBAL FORUM FOR MEDIA
DEVELOPMENT
Circa 500 esperti provenienti
da oltre 100 Paesi sono stati invitati
alla seconda edizione del Forum.
Gli argomenti discussi saranno
le potenzialità dei nuovi media
nello sviluppo di strategie comuni
per il pluralismo e l’indipendenza
dei mezzi di informazione.
www.gfmd-athensconference.com
9 – 12 dicembre
QUEBEC (CANADA)
ARCTIC CHANGE 2008
QUEBEC CITY CONVENTION CENTRE
Cambiamenti climatici e problemi
| 64 | valori |
ANNO 8 N.65
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12 dicembre
ADDIS ABÉBA
(ETIOPIA)
LES VENDREDIS DE LA COMMISSION
Dibattito organizzato dalla Commissione
dell’Unione africana (UA) sugli effetti
della crisi finanziaria sulle economie
dell’Africa, sulle eventuali misure atte
a prevenire crisi analoghe, sull’istituzione
della Banca centrale e del Fondo
monetario africani. (nella foto
il presidente della Commissione,
Jean Ping, riceve l’ambasciatore
degli Stati Uniti presso l’UA, John Simon).
www.africa-union.org
18 dicembre
TURKMENISTAN
ELEZIONI PARLAMENTARI
24 dicembre
ISOLE PITCAIRN
ELEZIONI GENERALI
Le quattro isole vulcaniche (di cui
una sola abitata) nell’Oceano Pacifico
meridionale sono territori britannici
d’oltremare. Abitate dai discendenti
degli ammutinati del Bounty sposati
con polinesiane, oggi con solo 48 abitanti
Pitcairn è lo Stato meno popolato del
mondo. Recentemente è salita alla ribalta
della cronaca per un una sconvolgente
storia di pedofilia e violenze sessuali
perpetrate nell’arco di decenni
dalla metà dei maschi adulti dell’isola.
Un tribunale speciale, composto da giudici
giunti apposta dalla Gran Bretagna
e dalla Nuova Zelanda, ha condannato
sei uomini – tra cui l’allora sindaco Steve
Christian – con sentenze fino a sei anni
di carcere, dichiarandoli colpevoli di abusi
sessuali sulle donne e i minori dell’isola.
5 – 7 gennaio 2009
BANGKOK (THAILANDIA)
ENVIRONMENTAL & WATER RESOURCES
Gestione delle risorse idriche
DICEMBRE 2008 / GENNAIO 2009
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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A [email protected]
e informazione ambientale
nei Paesi in via di sviluppo,
soprattutto asiatici e africani,
nella conferenza
internazionale organizzata
dall’Asian Institute of Technology.
www.ait.ac.th
5 – 12 gennaio
HANOI (VIETNAM)
ASEAN TOURISM FORUM
Grande fiera del turismo dei Paesi
asiatici aderenti all’Asean (Associazione
delle Nazioni dell'Asia Sud-Orientale)
a cui partecipano ministri, operatori
turistici e imprenditori.
www.atf2009vietnam.com
al referendum di ratifica della nuova
Costituzione. La Carta costituzionale è
stata modificata dopo la prima
stesura e contiene ora concessioni
alle oligarchie locali, ampia autonomia
amministrativa ai dipartimenti
e il riconoscimento delle minoranze
indigene. Frutto di una lunga mediazione
fra governo e opposizione, l’accordo
sulla data del voto è arrivato dopo
che il presidente Morales (nella foto)
ha accettato di cancellare
dal testo la possibilità
di due elezioni consecutive
di un candidato alla massima
carica dello Stato, rimandando di fatto
una sua rielezione al 2014.
11 – 15 gennaio
NEW DELHI (INDIA)
PETROTECH 2009
Ottava conferenza biennale dell’industria
energetica, organizzata sotto l’egida
del ministero per l’Energia, dal governo
indiano, dall’Indian Oil Corporation Ltd
e da Petrotech Society (organizzazione
che raccoglie i rappresentanti di tutta
la filiera produttiva degli idrocarburi).
L’edizione del 2007 aveva raccolto 4000
delegazioni da 60 Paesi e le adesioni
per questa edizione sono in crescita.
www.petrotech2009.org
27 gennaio – 1° febbraio
BELEM (BRASILE)
WORLD SOCIAL FORUM 2009
L’edizione 2009 del World Social Forum
si svolgerà in Amazzonia, nella regione
di Para, non a caso in concomitanza
con il meeting di Davos.
Per un cambiamento culturale verso
una nuova giustizia sociale.
www.fsm2009amazonia.org.br
14 – 17 gennaio
PORTO (PORTOGALLO)
HEALTHINF 2009
Conferenza internazionale sullo stato
dell’utilizzo delle tecnologie informatiche
nella pratica e nella diagnosi medica,
organizzata da INSTICC (Institute for
Systems and Technologies of Information,
Control and Communication).
www.healthinf.org
28 gennaio – 1° febbraio
DAVOS (SVIZZERA)
WORLS ECONOMIC ANNUAL MEETING
Un progetto per il mondo dopo la crisi,
è l’argomento dell’incontro annuale
dell’esclusivo “forum” dei decisori
mondiale. I partecipanti provengono
dai consigli d’amministrazione
delle compagnie strategiche mondiali
della produzione, della creatività,
del sociale e del Web. Invitati anche
membri della Comunità dei giovani
leader mondiali, che rappresentano
la voce del futuro nel mondo
degli affari. Presenti i rappresentanti
delle organizzazioni mondiali come Banca
Mondiale, Nazioni Unite, FMI, e poi ministri
dell’economia, dell’ambiente, dell’energia,
degli affari sociali oltre ad ONG,
sindacati, accademici, sportivi e religiosi.
www.weforum.org
19 – 20 gennaio
IL CAIRO (EGITTO)
CHILD POVERTY AND DISPARITIES:
PUBLIC POLICIES FOR SOCIAL JUSTICE
Prima conferenza internazionale
di un ciclo biennale di incontri sotto
l’egida dell’Egypt National Observatory
for Child Rights, il National Council of
Childhood and Motherhood (NCCM)
e l’United Nations Children’s Fund
in Egypt (Unicef), in cui verranno
elaborate nuove piattaforme sul tema
dei diritti dei minori.
www.unicef.org
25 gennaio
BOLIVIA
REFERENDUM COSTITUZIONALE
Finalmente il 25 gennaio la Bolivia andrà
20 – 21 febbraio
ROMA (ITALIA)
ASPEN INSTITUTE ITALIA
Conferenza Internazionale dal titolo:
Aspen, per un capitalismo finanziario
sostenibile dei G8, materie prime e bene
comune. In collaborazione con il World
Food Program.
www.aspeninstitute.it
Svolta
alla Ubs
di Paolo Fusi
EZZO MILIARDO DI DEBITI UFFICIALI. Più quelli non ufficiali, nascosti nelle pieghe dei bilanci, nei complessi
rapporti con le società offshore dei clienti e dei propri dipendenti, una fuga di capitali verso le piccole banche
regionali. Perché i clienti avevano capito che alla Ubs c’era solo la possibilità di perdere tutto, certamente
non di guadagnare cifre miracolose come si era sperato. Un quadro desolante, che per giunta si ripete
a distanza di pochi anni: non ne sono passati ancora dieci da quando la Ubs, tecnicamente fallita, veniva
fusa con la Società di Banca Svizzera (ancora sana) per salvare posti di lavoro, soldi dei clienti e l’immagine
della piazza finanziaria elvetica. In questi dieci anni i dirigenti venuti dalla banca di Basilea hanno distrutto
nuovamente la Ubs. Un colosso che aveva sfidato dalla piccola Confederazione le banche di tutto il mondo
diventando quella che aveva più soldi investiti di tutte – ridotta ad un cumulo di macerie fumanti.
Per giunta avendo perso tutte le caratteristiche che l’avevano fatta grande: l’organizzazione interna,
il controllo totale sui movimenti dei dipendenti, una sezione informazione (la Awp) in grado di sapere tutto
su tutti per poter operare in borsa. Ma la disgrazia dei derivati, la malattia che ha colpito bancari e banchieri
per un quarto di secolo, ha messo in ginocchio, dopo la Swissair, anche il secondo dei quattro pilastri
della Svizzera. Mancano solo la Nestlé e la chimica a Basilea, che comunque stanno bene, anzi benissimo.
Il Governo svizzero ha regalato alla Ubs 64 miliardi di franchi per evitarne il fallimento. Sono oltre 40 miliardi
di euro. Il presidente dell’istituto, Peter Kurer, ha detto che senza quei soldi avrebbe chiuso in una settimana.
E il governo ha detto sì. Non solo: quei soldi li ha prestati senza
Ecco chi sono gli uomini
garanzie. Ed ora si sa che quei 64 miliardi sono già stati polverizzati.
del nuovo board del colosso
Gli azionisti più importanti di Ubs hanno imposto la svolta: alla guida
svizzero. Che nel frattempo
della banca c’è ora una nuova squadra: Bruno Gehrig, William Parrett,
ha bruciato i 40 miliardi di
euro di prestito governativo... Sally Bott e Rainer-Marc Frey. Sono nomi che in Italia non conosce
nessuno. Bruno Gehrig ha cominciato la sua carriera come professore,
poi è andato alla Ubs, ne è scappato alla fine degli anni 80 quando si è accorto di quanto rischiassero
coi derivati, ha lavorato per l’industria chimica, poi è stato eletto nel Direttorio della Banca Nazionale
ed ha guidato i controlli sulle banche. Gehrig l’ha detto subito: basta con le porcate elettroniche, dobbiamo
tornare alla vecchia Ubs. Buon vecchio Conto Protezione, i tuoi bei tempi tornano. William Parrett
ha lavorato tutta la vita alla Kpmg ed è andato in pensione con la convinzione che i controlli delle società
di auditing siano una presa per i fondelli e che lui in 40 anni di professione non ha mai saputo nulla di cosa
accadesse davvero in una banca. Sally Bott invece ha lavorato una vita alla Bp e si occupa di materie prime,
mai vista una banca dal di dentro. Rainer-Marc Frey, infine, è uno scommettitore da casinò finanziario.
Un “mago dei derivati”. La sua strategia: scommettere solo sulle piccole vincite sicure, aumentare il volume
degli affari della tua società acquisendo nuovi clienti, vendere tutto ad una grossa banca che fa fallire tutto
e ricominciare da zero altrove. Cosa vuol dire? Che Gehrig ed il suo team faranno secchi tutti coloro
che hanno fatto la Ubs negli ultimi 15 anni, riducendo quasi a zero le scommesse ed investendo
sulle materie prime, che sono il nuovo grande ricatto del Pianeta. Non so come vi sentite voi,
ma io sono confuso: è una buona notizia o no? E noi della cosidetta sinistra nostalgica e sentimentalista,
che ricorda di quando c’erano un piano ed un traguardo, cosa facciamo adesso? Basterà il Commissario
Montalbano per farci sentire più sicuri?
M
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economiaefinanza
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narrativa
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a cura di Michele Mancino
altrevoci
PRECARI E FLESSIBILI
PER IL MERCATO:
UN’ANALISI DEL
MODERNO CAPITALISMO
IMPRESA
SOCIALE
E SFIDA
GLOBALE
UN NUOVO
CONTRATTO
CONTRO
I SALARI BASSI
IL PRINCIPE
(MAFIOSO)
È LA FACCIA
DELL’ITALIA
ROMANZO
GIALLO
AL PONTE
DELL’ORTICA
L’AMORE
DI HASNA
CORRE
VELOCE
I nuovi assetti del capitalismo europeo
si accompagnano ad un inasprimento
degli squilibri distributivi e ad un progressivo
peggioramento delle condizioni del lavoro.
Sono gli effetti delle politiche neoliberiste
che scaricano sul lavoro il peso degli
aggiustamenti macroeconomici: imponendo
precarietà, bassi salari, emigrazioni, nuove
forme di patriarcato e vanificando le conquiste
sociali del passato. In Italia le cose non vanno
meglio, a causa delle politiche di restrizione
dell'intervento pubblico e della ricerca di una
crescente flessibilità del mercato del lavoro.
Questo libro raccoglie i materiali del Convegno
“L’economia della precarietà”, promosso
dal quotidiano il manifesto, a cui hanno
partecipato noti economisti e leader politici
e sindacali della sinistra. Propone un’analisi
della struttura del capitalismo e delle attuali
condizioni del lavoro, oltre a fare il punto
sulle necessarie riforme sociali. Al fine
di contribuire alla definizione di una credibile
iniziativa unitaria della sinistra nell'ambito
della politica economica.
George Bernard Shaw
una volta disse: «Le persone
ragionevoli adattano se stesse
al mondo; quelle irragionevoli
persistono nel voler adattare
il mondo a se stesse. Dunque
tutti i progressi dipendono
dalle persone irragionevoli».
Lo ha dimostrato il Premio
Nobel Muhammad Yunus
con il microcredito della sua
Grameen Bank. Nel mondo
ci sono una grande quantità
di imprenditori “dissennati”
che hanno dato vita a imprese
capaci di soddisfare bisogni
sociali e ambientali di varia
natura e, al tempo stesso,
solide e redditizie.
Sono proprio questi
imprenditori irragionevoli
a essere spesso il perno
delle svolte importanti,
soprattutto di fronte
a problemi e sfide epocali:
guerre, terrorismo, povertà,
cambiamenti climatici,
epidemie globali.
Gli imprenditori irragionevoli
sono quelli che vinceranno
la sfida della globalizzazione.
La disoccupazione è calata
negli ultimi dieci anni,
ma gli italiani sono
insoddisfatti: i loro salari
sono più bassi della media
europea ed è sempre più
difficile entrare nel mercato
del lavoro dalla porta
principale. Soltanto uno
su dieci riesce a trasformare
il contratto a tempo definito
in un'assunzione a tempo
indeterminato. Se poi perdi
il lavoro nessuno ti aiuta.
E allora, cosa fare contro
la precarietà? I rimedi ci sono:
contratto unico senza
scadenza per tutti i lavoratori
e con tutele gradualmente
crescenti. Occorre anche
un salario minimo e riformare
gli ammortizzatori sociali.
Sarà così possibile rilanciare
il lavoro e aiutare i giovani,
le donne e i disoccupati
di tutte le età, smettendo
di sostenere solo chi è dentro
il mercato. A costo zero
per il contribuente.
Ma perché nessun governo
finora lo ha fatto?
Sandro Micuzzi, commissario
della questura di Milano,
riceve una telefonata anonima:
«Se vieni a mezzanotte
al ponte dell’Ortica,
ti dirò tutto sul serial killer
dei travestiti». Micuzzi
si presenta all’appuntamento.
Un tossico gli punta addosso
una pistola, spara e scappa.
Il commissario risponde
al fuoco e lo uccide.
Lo scandalo è inevitabile,
i giornali attaccano la “polizia
violenta”. Il libro di Cassani
è dunque un romanzo giallo
alla milanese i cui ingredienti
sono: una città disincantata
e senza nebbia, un commissario
contro corrente e affascinante
a sua insaputa, una sparatoria
sul ponte dell’Ortica
un cadavere nel Naviglio,
due donne pericolose,
collaboratori fidati q.b, grappa
Nardini e toscanelli a volontà .
Tempo di lettura: una notte.
JOHN ELKINGTON
PAMELA HARTIGAN
FUORI DAGLI SCHEMI
GLI IMPRENDITORI SOCIALI
CHE CAMBIANO IL MONDO
TITO BOERI
PIETRO GARIBALDI
UN NUOVO CONTRATTO
PER TUTTI
Qual è il vero volto della
mafia? È quella che si vede
in tv? I corrotti e i criminali
sono una malattia della nostra
società, elementi costitutivi
del potere, a parte poche
eccezioni (la Costituente, Mani
pulite, il maxiprocesso a Cosa
nostra). Ricordate il “Principe”
di Machiavelli? In politica
qualsiasi mezzo è lecito.
C'è un braccio armato
(anche le stragi sono utili
alla politica del Principe),
ci sono i volti impresentabili
di Riina, Provenzano,
Lo Piccolo, e poi c’è
la borghesia mafiosa
e presentabile che frequenta
i salotti buoni e riesce
a piazzare i suoi uomini
in parlamento. Ma il potere
è lo stesso, la mano
è la stessa. II libro è questo:
racconta il fuori scena
del potere, quello che non
si vede e non è mai stato
raccontato ma che decide,
fa politica e piega le leggi
ai propri interessi. Ci avviamo
verso una democrazia
mafiosa? Gli italiani possono
reagire, è già successo.
Lei si chiama Hasna,
è nata in Italia da genitori
marocchini e cresciuta
nella babele di via
della Maddalena, nel centro
storico di Genova. Hasna
in casa parla arabo,
ma ha l'accento zeneize
e si dibatte fra due stili di vita:
quello della cultura africana
e islamica che permea
il suo contesto familiare,
e quello occidentale
che contraddistingue
le sue compagne di liceo.
Hasna deve combattere
contro i pregiudizi
e il razzismo strisciante.
Hasna è riservata, ma anche
generosa. Corre veloce,
fino a scoprirsi campionessa
di atletica. Lui si chiama
Lamberto è genoano
nell'anima, stravagante
e determinato. Di famiglia
benestante, vive ad Albaro
ma il suo carattere ribelle
lo porta a distaccarsi
dal solco ideologico
e culturale tracciato
dai suoi genitori. Grazie
alle nuove amicizie del liceo
e al suo modo “francescano”
di interpretare la religione
cattolica, Lamberto si scopre
di sinistra.
PAOLO LEON
RICCARDO REALFONZO
L’ECONOMIA DELLA PRECARIETÀ
ManifestoLibri, 2008
Etas, 2008
Chiarelettere, 2008
SAVERIO LODATO
ROBERTO SCARPINATO
IL RITORNO DEL PRINCIPE
Chiarelettere, 2008
MASSIMO CASSANI
SOTTOTRACCIA
Sironi editori, 2008
PHILIP,
IL RAGAZZINO
CHE CERCA
LA VENDETTA
LA GIUNGLA DEGLI
ASPIRANTI SCRITTORI
TRA «BUFALE» E EDITORI
A PAGAMENTO
«Trovati un lavoro, scrittore del cazzo».
Chi da grande volesse fare lo scrittore senza
correre il rischio di sentirsi ripetere questa
frase, dovrebbe leggere il libro di Nicola
Pezzoli. Che il mondo sia pieno di scrittori
narcisisti e di case editrici a pagamento,
sul modello delle edizioni del Taglione
di malausseniana memoria, lo si sapeva già.
La storia che racconta Pezzoli va però ben
al di là della solita rappresentazione di quel
mondo di frustrati che sono gli aspiranti
scrittori. Lui entra nel cuore del sistema,
ne diventa prima vittima e poi vendicatore
tutt'altro che mascherato. Svela il gioco
dell'editoria che conta, dove si muovono grandi
critici, consulenti e soprattutto affermati
giornalisti che consacrano bufale travestite
da grandi autori e tracciano su prestigiosi
quotidiani nazionali le nuove tendenze
letterarie affidandosi a pseudointellettuali
isterici e autoreferenziali. Pezzoli, rispetto
ai suoi colleghi aspiranti scrittori, ha una
maledizione in più: assomiglia in modo
impressionante a Pier Vittorio Tondelli,
quello di “Altri libertini” e “Rimini”,
autore culto degli Anni 80, morto di Aids
ad appena 36 anni.
Philip ha tutte le tristezze,
le allegrie, le paure
di un ragazzino che si affaccia
all'adolescenza. E ora il padre
sostiene che la sua morte
non sia stata un incidente,
ma c'entra lo zio Alan,
che vuole la mamma di Philip
e il pub di famiglia. E continua
a tormentare Philip con la storia
del Club dei Padri estinti,
una sgangherata congrega
di spettri che si ritrova davanti
al pub. Improbabile Amleto
del XXI secolo, Philip cercherà
di portare a termine la vendetta
del padre fantasma
in un crescendo di avventure,
disavventure ed episodi
esilaranti fino alla tragedia
finale. Un libro toccante
e profondo sulla necessità
di trovare un senso a un lutto
incomprensibile, sulla
difficoltà di diventare grandi,
sul ribaltamento dei ruoli
nel rapporto padri-figli,
sull'ineluttabilità del proprio
destino.
MATT HAIG
IL CLUB DEI PADRI ESTINTI
Einaudi, 2008
NICOLA PEZZOLI
TUTTA COLPA DI TONDELLI
Kaos Edizioni, 2008
TOMMASO GIANI
OSTINATAMENTE
Fratelli Frilli Editori, 2007
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FOTOGRAFIA,
UNA
QUESTIONE
DI METODO
In questo volume non si troverà
una storia per correnti artistiche
o settori d’attività, e nemmeno
racconti agiografici o un focus
particolare su gruppi di fotografi
che contribuirebbero a una storia
per compartimenti difficile
da concepire nella dinamica
di un’epoca. Si è preferito,
invece, scegliere grandi assi
interpretativi, ossia vere e proprie
narrazioni che permettono
di attraversare il tempo, ciascuna
a suo modo. Il lettore può dunque,
per la maggior parte delle sezioni,
partire dall’inizio del periodo
per arrivare fino a oggi.
Una panoramica ricca
e inedita nelle modalità,
che alterna gli approfondimenti
testuali di autori francesi tra i più
accreditati e album iconografici,
accompagna il lettore dalle prime
eliografie di Nicéphore Niépce
negli anni Venti dell’Ottocento
fino alle più recenti ricerche di
Andreas Gursky e Barbara Kruger.
L’opera afferma comunque
un punto di vista e un metodo:
l’apertura verso tutti gli aspetti
della creatività dell’immagine
e delle condizioni stesse di tale
creatività, privilegiando lo sguardo
storico, che riunisce gli aspetti
tecnici, sociali ed estetici,
senza dogmatismi.
RITI, TRADIZIONI,
PAESAGGI E NUDI:
È IL MESSICO DI BRAVO.
IN UNO SCATTO
ANDRÈ GUNTHERT
MICHEL POIVERT
STORIA DELLA FOTOGRAFIA
Contrasto Due, 2008
La prima grande retrospettiva del lavoro
di Manuel Alvarez Bravo, non solo l’autore
più significativo della fotografia messicana,
ma uno dei maggiori artisti del ventesimo
secolo. 370 fotografie, riprodotte in ordine
cronologico, mostrano gli ottanta anni
di sorprendente carriera di Bravo.
La collezione include sia immagini
diventate icone sia capolavori sconosciuti,
oltre a più di venti fotografie inedite.
Estremamente vario nei soggetti, il volume
include paesaggi, scene urbane e rurali,
nudi, still life, soggetti religiosi e popolari,
così come ritratti di personalità da Diego
Rivera a Frida Kahlo da Carlos Fuentes
a Sergej Eisenstein e Octavio Paz.
Soprattutto, il lavoro celebra l’amato
Messico, con i suoi rituali indigeni e le sue
tradizioni antiche che trascendono il tempo
e lo spazio nella pura bellezza della fotografia.
Oltre a una prefazione di Colette Alvarez
Urbajtel, vedova di Bravo, il libro contiene
tre saggi di John Banville, Jean-Claude Lemagny
e Carlos Fuentes, un esaustivo materiale
di documentazione, una cronologia che
ripercorre la storia espositiva, una bibliografia,
una lista delle immagini e un indice dei titoli.
fotografia
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IL MITO
DEL NANGA
PARBAT,
RE DEGLI 8000
STILE
BURLESQUE
DI LISA
KERESZI
Il Nanga Parbat è il più
impervio tra gli ottomila
dell’Himalaya. Il suo nome
significa letteralmente
“Montagna Nuda”, per via
delle pareti di roccia troppo
ripide per essere ricoperte
dalla neve. È anche chiamato
Diamir, ovvero ”Re delle
Montagne“, dal nome
di uno dei suoi versanti.
È la “Montagna del Destino”
per i migliori alpinisti di tutti
i tempi e, soprattutto,
per Reinhold Messner.
È il luogo della tragica
scomparsa del fratello Günther
e del suo ritrovamento molti
anni dopo. Messner racconta
in questo volume l’epopea
della conquista del Nanga
Parbat a partire dal XIX secolo.
Le immagini aeree del fotografo
pakistano Pervez Khan
restituiscono intatta la bellezza
maestosa di questa montagna,
simbolo dell’eterno misurarsi
dell’uomo con se stesso.
Prima personale italiana
della fotografa americana
Lisa Kereszi, con una selezione
di 22 scatti tratti dalla serie
Fantasies, progetto che
si sviluppa tra il il 1999
e il 2005. Nella sua ricerca
sugli interni vuoti dei locali
notturni, una notte la fotografa
approda allo Show World,
uno strip club di Times Square
nel cuore di New York,
dove assiste a uno spettacolo
di new burlesque.
Quella notte la Kereszi
scatta la fotografia di una
ballerina, Dirty Martini,
dando così inizio al suo lavoro
fotografico sul burlesque,
uno stile che fa rivivere l’arte
dello strip-tease come gioco
provocatorio: le ballerine
ritratte sono spogliarelliste
sui generis, performer vicine
all’immaginario delle pin-up
che danno vita a uno spettacolo
fatto di piume, lustrini e trucchi
di scena. Alle immagini
vibranti e vitali delle showgirl
fanno da contrappunto
quelle degli interni vuoti,
che raccontano di tappeti
logori, neon colorati, sagome
femminili nude ritratte a mano
sulle pareti e mozziconi
di sigarette.
REINHOLD MESSNER
NANGA PARBAT
LA MONTAGNA DEL DESTINO
Mondadori, 2008
JOHN BANVILLE
JEAN-CLAUDE LEMAGNY
CARLOS FUENTES
MANUEL ALVAREZ BRAVO
Fino al 17 gennaio 2009
METRONOM DI MODENA
www.metronom.it
Electa, 2008
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I DISPLAY
DINAMICI CHE
DANNO VOCE
AI DISABILI
CISL
Chi non può parlare ha ora
a disposizione un traduttore
istantaneo portatile. Un tablet
pc con display dinamici
che facilità la comunicazione
per i disabili. Per chi non
può parlare, dunque, questa
tecnologia consente la sintesi
vocale e la compattazione
semantica attraverso software
speciali. I recenti progressi
di questa tecnologia sono
stati presentati a Montreal
nella conferenza dell’Isaac,
società internazionale per
la comunicazione aumentativa
e alternativa. I progressi
della tecnologia e dei software
aumentano l’accessibilità
della Rete per i disabili.
Tra i programmi di navigazione
è da segnalare la piattaforma
NavigAbile, un progetto
sviluppato dalla Fondazione
Accenture, che dà una serie
di servizi, tra cui: posta
elettronica, un compositore
di frasi e un dizionario.
www.isaacitaly.it
QUANDO LA
BLOGOSFERA DIVENTA
LA GRANDE ALLEATA
DELLA DEMOCRAZIA
Una mamma porta il proprio figlio
in un supermercato, il Carrefour di Assago.
Lì, per il piccolo, c’è un evento imperdibile:
la possibilità di farsi fotografare con Saetta,
una macchina a grandezza naturale del film
“Cars”. Il fotografo gli dice di guardare
nell’obiettivo ma lui non vuole e per questo
viene allontanato. Il bambino è autistico,
piange, per lui quello era l’appuntamento
tanto desiderato. La madre racconta questa
storia in un post sul suo blog e scrive
una mail al direttore di Carrefour, che a sua
volta risponde. Nel frattempo, il popolo della
blogosfera, venuto a conoscenza della storia,
si scatena dando vita a un tam tam sulla Rete.
In pochi giorni una grande quantità
di commenti indignati e commossi vengono
inviati alla direzione del supermercato.
Ma il messaggio di scuse del direttore viene
ritenuto troppo formale. Nasce un forum
di discussione sul caso. I partecipanti
non si accontentano e intensificano la loro
azione a favore della donna. A quel punto
la madre del bambino, ricontattata
dalla direzione del supermercato,
fa una richiesta precisa che viene accolta:
organizzare una raccolta fondi per la ricerca
sull’autismo. La blogosfera ha vinto.
multimedia
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LA ZONA
OFF-LIMITS,
IL LIMITE
DELLA VITA
IGNAZIO,
LA POLITICA
E IL MONDO
CHE CAMBIA
A Città del Messico esiste
un regno del benessere
e della serenità. Un regno
di vialetti lindi e villette
lussuose, un quartiere
residenziale cintato da uno
spesso muro di cemento
e protetto da guardie private,
sorvegliato dall’oculare
elettronico delle videocamere
di sicurezza. Lo chiamano
la Zona, e fuori dai suoi confini
si allunga a perdita d’occhio
la città vera, immersa
nella miseria. Dalla città
provengono i tre ragazzi
che un sera superano il muro
con l’intenzione di fare
bottino. La rapina però finisce
male, un’anziana muore,
e le guardie della Zona
uccidono due dei rapinatori.
Il terzo, Miguel, si nasconde
in uno scantinato,
ma i residenti cominciano
a dargli la caccia. A trovarlo
è però Alejandro, adolescente
che dialogando con Miguel
comincia a riconoscere
l’atrocità limitante del muro.
«Ignazio era il nome di mio
nonno. I veri protagonisti
del film sono due paesi:
Sanza al Sud e Piadena
al Nord. Un’esperienza tutta
di politica militante la prima,
mentre la seconda tutta
di politica culturale continua
ancora oggi, dall’inizio
degli anni 70, grazie alla Lega
di Cultura di Piadena. Il film
è un tentativo di raccontare
a mio figlio quante energie
sono state spese per cambiare,
se non il mondo, almeno
questo paese, e quanta
ricchezza siamo stati capaci
di sperperare in poco meno
di 40 anni». Il mitico autore
della canzone culto
“Contessa” racconta storie,
esperienze, incontri e sogni.
Un viaggio fatto con l’aiuto
di grandi amici e interpreti:
Ettore Scola, Bernardo
Bertolucci, Giovanna Marini,
Daniele Silvestri, Ascanio
Celestini, Francesco Guccini,
Giuseppe Morandi.
RODRIGO PLÀ
LA ZONA
PAOLO PIETRANGELI
IGNAZIO
01 Distribution, 2008
Morena Films, 2007
blackcat.bloggy.biz
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A TERRA
FUTURA
IL GREEN
MEETING
Suntek
Il premio “Green Meeting”
è stato assegnato alla 5a edizione
di Terra Futura, la mostraconvegno internazionale delle
buone pratiche di sostenibilità
ambientale, economica
e sociale, che si è svolta dal 23
al 25 maggio alla Fortezza da
Basso di Firenze. Italia For Events
(IFE), il network che valorizza
le eccellenze in ambito di eventi
e proposte congressuali attraverso
il concorso Italia for Excellence,
ha così motivato la scelta:
«Terra Futura 2008 è stata capace
di far convergere sulla città
di Firenze l’attenzione di tutto
il sistema dell’ecosostenibilità,
affrontando un ampio parco
di temi legati alla compatibilità
sociale, economica e ambientale».
Terra Futura è promossa
e organizzata da Fondazione
Culturale Responsabilità Etica
Onlus per conto del sistema
Banca Etica (Banca Etica,
Consorzio Etimos, Etica SGR,
Rivista “Valori”), Regione Toscana
e Adescoop-Agenzia dell’Economia
Sociale s.c., in partnership
con Acli, Arci, Caritas Italiana,
Cisl, Fiera delle Utopie Concrete,
Legambiente, in collaborazione
con Provincia e Comune
di Firenze, Firenze Fiera spa.
La candidatura al concorso
è stata fatta da Firenze
Convention Bureau come
progetto “green” di eccellenza.
VENEZIA DIVENTA
ECO E SOSTENIBILE
GRAZIE A RES
E ALTRA ECONOMIA
A Venezia è nata l’associazione AEres, composta
da 27 soggetti tra attori economici e gruppi
di cittadini. La sigla unisce gli acronimi AE
di Altra Economia e Res, che individua la Rete
dell’economia solidale. Si tratta di un’evoluzione
del progetto Altraeconomia, nato alla fine di due
anni fa su iniziativa degli assessorati comunali
alle Attività produttive, Politiche sociali
e Ambiente. L’obiettivo è la valorizzazione
dell’economia etica e dei valori ad essa collegati
come la solidarietà, la tutela e il rispetto
dell'ambiente, l’annullamento delle sperequazioni
sociali. Il nuovo progetto sarà dunque portato
avanti da quegli stessi soggetti che partecipavano
ad Altraeconomia in collaborazione
con le istituzioni che lo avevano originato.
L’associazione offrirà sul territorio comunale
alcuni servizi tra cui: il latte alla spina,
proveniente direttamente dalle aziende
di allevatori locali, venduto ad un euro al litro,
i prodotti biologici, messi in vendita in un apposito
mercatino, i gruppi di acquisto solidale.
Oltre alle iniziative di economia solidale ci sono
una serie di appuntamenti rivolti ai cittadini
per favorire il consumo consapevole, come
la gestione dei rifiuti e dell’acqua, i risparmi
delle famiglie, le banche del tempo. Nei programmi
futuri dell’associazione c’è anche la costituzione
di un gruppo di acquisto solidale per l’energia.
terrafutura
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A UN ITALIANO
SU TRE
PIACE EQUO
E SOLIDALE
TIMES
SQUARE
BRILLA
AL SOLE
Un italiano su tre, pari al 32%,
consuma almeno qualche volta
prodotti alimentari del commercio
equo e solidale. La ricerca,
condotta dalla Coldiretti-Swg,
è stata presentata in occasione
del salone del Gusto e di Terra
Madre, gli eventi promossi
a Torino da Slow food. Si tratta
di dati indicativi di un settore
che rappresenta una realtà
importante anche in Italia,
anche se il 29% degli italiani
dichiara di non consumare mai
prodotti cosiddetti equo solidali
ed una percentuale analoga dice
di farlo solo raramente. Secondo
la Coldiretti dietro questa scelta
c’è la volontà di dare un valore
etico ai propri acquisti, anche
in condizioni di crisi economica,
che comunque ha determinato
una contrazione nei consumi
equosolidali. Questa propensione
si riscontra anche nella curiosità
desiderio di conoscere
in etichetta il luogo di origine
della componente agricola
contenuta negli alimenti
espresso dal 98 per cento
dei cittadini italiani.
Il 4 dicembre si accenderà
a Times Square, centralissima
piazza di New York posta tra
la settima e la quarantaduesima
strada, la prima insegna
pubblicitaria che sfrutta energia
pulita. Times Square, illuminata
giorno e notte, è considerata
il simbolo dello spreco energetico
e dunque un valido punto
di partenza per una campagna
di energia pulita ed ecosostenibile.
L’idea è venuta a Ron Potesky,
vicepresidente della Ricoh
Americas corporation, una delle
più grandi aziende d’informatica
al mondo. Il progetto, costato
circa 3 milioni di dollari, consiste
in un enorme pannello luminoso
di circa 16 tonnellate alimentato
esclusivamente da 64 pannelli
fotovoltaici e 16 turbine eoliche,
per un totale di 16.3 kW
di potenza. Il costo di gestione
dell’impianto si aggira intorno
ai 200 mila dollari al mese,
che sono al di sotto di quanto
si spende per l’illuminazione
dell’insegna. In ogni caso
il beneficio ambientale in materia
di risparmio di emissioni di CO2
è pari a 18 tonnellate annue.
www.coldiretti.it
www.timessquare.com
www.comune.venezia.it
www.terrafutura.it
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AGGREGAZIONI
VIA WEB
VERSO
EXPO
Acli
Fermento in Rete per la metropoli
che cambia e sperimentazioni
di esperienze sociali condivise.
Incentivato da Expo 2015,
il percorso virtuoso di confronto
tra Milano e le principali
esperienze internazionali
è avviato. Se sul fronte
architettonico e urbanistico
la città sta già vivendo il suo
avvicinamento all’appuntamento
internazionale, sul fronte
delle pratiche quotidiane Milano
resta un luogo in perenne attesa
di trasformazione. Riflessioni
e principi di organizzazione
si ritrovano così sul web,
anticipatore di nuove pratiche
di condivisione sociale
fortemente deconnaturate
ideologicamente.
Poco permeabile ai flash-mob
e resistente a pratiche diffuse
di condivisione, l’animus
della città esprime delle
avanguardie. www.criticalcity.org
è un esperimento che mixa
gli ingredienti del gioco urbano
e dell’Alternative Reality Game.
Tra visite agli orti cittadini
e agli scheletri di architetture
abbandonate, gli utenti del sito
partecipativo promuovono
pratiche condivise di azione
diretta per la conoscenza
della città, come il critical
gardening che viene lanciato
e quindi monitorato per vederne
la rispondenza da parte
dei cittadini.
RESPONSABILITÀ
SOCIALE E TECNOLOGIA:
IL DESIGN SENSIBILE
PER TUTTI
Interazione, esperienza sensoriale
e responsabilità collettiva. Il tema
della mostra “Universal Design: Designing
our future”, in programma a Berlino fino
al 9 gennaio prossimo allo spazio IDZ,
sensibilizza i visitatori sulle modalità
di fruizione di oggetti quotidiani perché
gli stessi siano accessibili a tutte le età
e indipendentemente dallo status sociale
dell’utente. Obiettivo della ricerca
di Universal Design, che si richiama agli studi
dell’architetto statunitense Ronald L. Mace,
è stimolare il connubio attivo tra responsabilità
sociale e nuove tecnologie. «Universal Design
è il design di prodotti che possano essere
usati da tutti gli uomini» spiegava alla fine
degli anni Ottanta l’architetto, introducendo
la necessità di creare oggetti che non
richiedano per l’utilizzo complesse spiegazioni
o modalità di fruizione. Nella stessa direzione
si muovono numerosi progetti in ambito
hi-tech, tra cui la recente nuova release
del progetto di Nicholas Negroponte
“One laptop per child”. La nuova versione,
dal costo finale inferiore ai cento dollari,
prevede un laptop dotato di touch screen
e dal consumo energetico estremamente
ridotto. Design e funzioni lo rendono
assimilabile ad un e-book evoluto, destinato
principalmente a progetti di istruzione.
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future
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TECNO
WARGAME
NEL FUTURO
DEGLI USA
NEGLI STATES
WI-FI
PUBBLICO
DIFFICILE
Un elmetto in grado di far
comunicare soldati impegnati
in operazioni occulte tramite
connessioni sensoriali. Terapie
per cancellare i ricordi
traumatizzanti delle azioni
di guerra. Scenari hollywoodiani
che sono allo studio nei laboratori
della Difesa Usa. I primi studi
compiuti su felini domestici
sembrano aver incoraggiato
gli avanzati e eticamente opinabili
studi della Difesa. Secondo
Parmentola «sarebbe grandioso
eliminare i brutti ricordi, in modo
da non doverne più subire alcun
condizionamento. Ci sono molti
soldati nell'esercito che soffrono
di questo problema, vittime della
cosiddetta nevrosi da guerra».
Tra le altre attività di studio
in corso, la medicina rigenerativa,
in particolare di parte degli arti
maggiormente esposti al rischio
di amputazione nei conflitti
a bassa intensità. Non mancano
gli effetti speciali, per esempio
oleogrammi che, preceduti
da lanci di fumogeni ad elevata
persistenza, creano «mirror»
di veri soldati che creano
scompiglio tra le file del nemico.
La sperimentazione prevede
infine la catalogazione di dati.
Tramite simulazioni interattive
di guerra tra soldati veri, reduci
da missioni di guerra, ed elaboratori
in grado di codificare le emozioni
e le reazioni dei militari, verranno
elaborati comportamenti reattivi
di maggiore intensità offensiva.
Tempi difficili per la connettività
Wi-Fi gratuita negli Usa.
L’operatore Earthlink ha dovuto
pagare una penale di cinque
milioni di dollari alla municipalità
di Houston per aver fallito
gli obiettivi del progetto
di connessione della città.
Con il provento della penale
verrà allesito e garantito
un servizio ad accesso gratuito
per scuole, biblioteche e istituzioni
pubbliche oltre ad una dotazione
di personal computer per i meno
abbienti. I privati, tuttavia,
dopo l’illusione di un accesso
gratuito a banda larga dovranno
rassegnarsi a mantenere
un abbonamento ad un operatore
tradizionale. Dopo alcune
settimane di sperimentazione
della condivisione di rete
gratuita, in particolare verso
le zone della città maggiormente
escluse dalla avanzata
tecnologica, la municipalità
ha dovuto trasformare il progetto
in una campagna a favore
dell’utilizzo del pc anche verso
le fasce povere della popolazione.
Il Wi-Fi di Houston voleva essere
un progetto di promozione
della qualità della vita cittadina
che ha incontrato una prima fase
di difficoltà a causa della
carenza di banda disponibile.
Il progetto tuttavia non verrà
abbandonato ma orientato verso
politiche contro il digital-divide
nell’accesso a conoscenze
e tecnologie informatiche di base.
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indiceverde
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VALORI SOLAR ENERGY INDEX
Le elezioni negli Stati Uniti
La situazione della scuola italiana
Cosa succede a Bologna
Intervista e poesie di Zanzotto
Gianni Mura e il Tour de France
i n
r e g a l o
p e r
t u t t i
l’indice
dei fascicoli
degli autori
e degli illustratori
dal n.
1 al n. 100
w w w . l o s t r a n i e r o . n e t
Redazione via degli Scialoia 3
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ATTIVITÀ
PAESE
Conergy
Centrotherm Photovoltaics
Evergreen Solar
First Solar
GT Solar
Manz Automation
Meyer Burger
Phoenix Solar
PV Crystalox Solar
Q-Cells
Renewable Energy Corporation
Roth & Rau
SMA Solar Technologies
Solar Millennium
Solaria
Solarworld
Solon
Sunpower
Suntech Power
Sunways
Sistemi fotovoltaici
Linee produttive per pannelli solari
Celle e moduli fotovoltaici
Moduli fotovoltaici (film sottile)
Linee produttive per pannelli solari
Linee produttive per pannelli solari
Seghe speciali per lavorazione pannelli
Costruzione di centrali solari
Silicio policristrallino
Celle fotovoltaiche
Silicio, celle, moduli fotovoltaici
Linee produttive per pannelli solari
Inverter solari
Solare termico
Moduli fotovoltaici
Celle e moduli fotovoltaici
Moduli e sistemi fotovoltaici
Celle e moduli fotovoltaici
Celle e moduli fotovoltaici
Celle e inverter solari
Germania
Germania
USA
USA
USA
Germania
Svizzera
Germania
Gran Bretagna
Germania
Norvegia
Germania
Germania
Germania
Spagna
Germania
Germania
USA
Cina
Germania
CORSO DELL’AZIONE
7.11.2008
RENDIMENTO
DAL 15.10.08 AL 7.11.2008
5,96 €
22,11 €
4,42 $
149,67 $
$4,49
73,52 €
163,60 CHF
22,95 €
148,50 £
26,56 €
64,80 kr
16,46 €
36,60 €
12,08 €
2,41 €
18,28 €
25,27 €
27,85 $
14,60 $
3,65 €
40,57%
-25,13%
34,64%
29,51%
-6,05%
-2,40%
2,35%
-24,73%
15,35%
-26,39%
-23,13%
-14,18%
-18,19%
-26,30%
-20,72%
-8,23%
3,14%
-14,31%
-25,13%
30,36%
-3,95%
€ = euro, $ = dollari Usa, £= sterline inglesi, CHF = franchi svizzeri, NOK = corone norvegesi. Fonte dei dati: Thomson Financial. Sono presi in considerazione i prezzi di chiusura “aggiustati” per eventuali dividendi e split.
Nota: Le imprese presenti nel Valori Solar Energy Index non sono necessariamente in linea con i criteri socio-ambientali utilizzati da Etica Sgr. La rubrica “indice etico” ha natura puramente informativa e non rappresenta in alcun
modo una sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. L’utilizzo dei dati e delle informazioni come supporto di scelte di investimento personale è a completo rischio dell’utente.
Il solare in attesa
di Obama
di Mauro Meggiolaro
RIMO MESE IN NEGATIVO.
Il nuovo indice solare di Valori parte con il piede sbagliato.
-3,95%
Valori Solar Energy Index25,05%
-3,95% contro il +0,95% del Dow Jones Eurostoxx 50. Molti titoli del solare hanno
beneficiato dei rialzi collegati all’elezione di Barack Obama. Negli USA l’elettricità
Eurostoxx 50 0,95%
prodotta da fonti rinnovabili potrebbe arrivare al 10% del totale entro il 2012, con investimenti
pari a 150 miliardi di dollari da parte del nuovo governo. Il nuovo clima politico americano poRendimenti dal 15.10.2008 al 07.11.2008
trebbe ridare ossigeno a un settore pesantemente
colpito dalla crisi finanziaria. Ma i contributi pubblici non bastano. L’andamento delle energie rinConergy
www.conergy.de
Sede
Amburgo - Germania
Borsa
FSE – Francoforte sul Meno
novabili in borsa è infatti legato al prezzo del peRendimento dal 15.10.2008 al 07.11.2008: +40,57%
trolio. Più il barile è caro, più le rinnovabili
Attività
Conergy AG è un’impresa tedesca fondata nel 1998. Leader nel mercato dell’energia solare in Europa,
diventano relativamente convenienti. Dopo aver
è attiva anche nell’eolico. Dal marzo 2005 è quotata alla borsa di Francoforte. Conergy è in fase
toccato i 147 dollari, il greggio è ora intorno ai 70
di ristrutturazione e sta cercando di uscire da una difficile crisi finanziaria, iniziata nel 2007.
dollari e potrebbe rimanere a questi livelli per tutRicavi [Milioni di euro]
Utile [Milioni di euro]
Numero dipendenti
2006
ta la durata della crisi economica. In un rapporto
2007
2.632
706
anticipato dal Financial Times, l’IEA, International
682
Energy Agency, prevede però che il prezzo del petrolio tornerà rapidamente sopra i 100 dollari ai
1.365
primi segnali di recupero dell’economia, mentre
ci si aspetta un calo della produzione di greggio del
-1
9% all’anno fino al 2030. Per i titoli del solare si
-248
potrebbe aprire un lungo sentiero di crescita.
P
UN’IMPRESA AL MESE
In questo numero:
NOME TITOLO
.
in collaborazione con www.eticasgr.it
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| utopieconcrete |
Fiumi in piena
L’Italia resta
a guardare
di Massimiliano Pontillo
UI NOSTRI TELEGIORNALI SI RIPETONO SOVENTE SCENE DI ORDINARIA APOCALISSE, con migliaia di sfollati, qualche disperso,
i gommoni dei vigili del fuoco che vanno a recuperare gruppi di famiglie arrampicate sui tetti con i salotti
delle loro case trasformati in acquari. È la nuova immagine della nostra Penisola tropicalizzata, in cui pochi giorni
di maltempo prendono subito la piega maligna dell’allagamento se non peggio dell’alluvione o della frana.
Cosa fare affinché queste tragedie non si ripetano? Il territorio italiano può prepararsi alle alluvioni annunciate,
e inevitabili, per arginarne gli effetti? A sentire gli esperti non c’è da stare tanto tranquilli. Correre ai ripari sarà
sempre più difficile, e costoso. Colpa del cemento che ha paralizzato in mezza Italia gli alvei dei fiumi. Colpa
della fuga dalle campagne appenniniche che ha lasciato fossi e rogge senza le cure quotidiane degli agricoltori.
Colpa di un territorio ingessato dall’incuria e incapace di assorbire elasticamente i cambiamenti climatici.
Il clima, sicuramente, peggiora una situazione già molto compromessa e modifica in parte anche il tipo
di disastri naturali che ci dovremo aspettare sempre di più in futuro. A causa dell’effetto serra, nell’ultimo secolo
abbiamo registrato una diminuzione del 20% delle giornate di pioggia e al contempo un aumento del 5%
della loro intensità. La prospettiva è un modello meteorologico caratterizzato da pochi ma intensi nubifragi.
E questa è una bella falla, per rimanere in tema, perché la pioggia intensa fa tanto più disastri quanto più
asciutto è il terreno. L’acqua corre via veloce, forma colate rapide di fango che si abbattono sugli abitati a trenta
e più chilometri all’ora, spazza via tutto quello che trova, travolge e uccide. Il cambio climatico non è più reversibile
e non resta che cercare di adattarsi con sistemi di monitoraggio e previsione
Allagamenti, alluvioni, frane.
sofisticati e tempestivi. Con meno pioggia le alluvioni non dovrebbero
In Italia è a rischio il 10%
più essere quelle tipiche di fondovalle che hanno segnato la nostra
del territorio: 13 mila aree
storica: il Po nel 1951, l’Arno nel 1966, l’Adda nel 1987.
che interessano 6 mila comuni. memoria
Piuttosto ci dobbiamo aspettare frane rapide e alluvioni torrentizie,
Eppure le opere di messa
in sicurezza segnano il passo... come a Sarno, Vibo Valentia o in Versilia. Secondo le stime più recenti
del ministero dell’Ambiente le aree a rischio molto elevato di alluvioni,
frane e valanghe sarebbero addirittura tredici mila, pari a circa il 10% del territorio nazionale per tre miliardi
di euro di danni l’anno. I comuni interessati dal dissesto sono l’80% del totale, cioè più di seimila. La maggior
parte ha costruito abusivamente su pendii malfermi o dentro le golene dei fiumi, godendo dei reiterati condoni.
La prima cosa da fare è spostare migliaia di case e fabbriche abusive dalle aree a rischio. All’esordio del governo
Prodi l’allora ministro dell’Ambiente aveva detto che la prima grande opera era la manutenzione del territorio.
Costo preventivato 44 miliardi di euro, ma dal 1998 al 2005 ne sono stati spesi appena uno e mezzo,
per finanziare circa due mila interventi delle situazioni più a rischio. Secondo il rapporto di Legambiente
“La difesa del suolo in Italia”, molti di questi interventi si muovono come elefanti in una cristalliera, riempiendo
inutilmente i fiumi di altro cemento, con sponde e briglie e bacini artificiali dove far sfogare i fiumi in caso
di piena. La realtà dei fatti è che l’Italia è stata la prima in Europa a istituire nel 1989 le sei Autorità di bacino
nazionali, con lo scopo di governare i fiumi per unità geografica e non seguendo i confini amministrativi; ma ora
le vuole smantellare, al punto che queste agenzie non hanno nemmeno i fondi per pagare gli affitti degli uffici.
E tutti i fondi che fino al 2003 andavano alle Autorità adesso vanno alle Regioni. L’Italia è stata all’avanguardia
nel decidere di gestire i fiumi dalla sorgente alla foce, senza frammentarli in artificiali confini regionali. E il bello
è che l’Europa ci ha seguito con una Direttiva comunitaria che a questo punto solo noi non rispettiamo.
S
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