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SPECIALE L`ENERGIA DEI BRICS Brasile, Russia e Sudafrica

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SPECIALE L`ENERGIA DEI BRICS Brasile, Russia e Sudafrica
Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma
Sara Romano
ETS valido. Ma dia giusti segnali di prezzo
Joëlle Chassard
Verso un nuovo accordo per il clima
Alexander Medvedev
Con South Stream noi vicini all’Europa
Giuliano Monizza
Smart Grid e Smart City il futuro è qui
Giuliano Frosini
Incrementeremo le interconnessioni
transfrontaliere
Giovanni Reale
Uscire dall’individualismo e riscoprire
il bene comune
SPECIALE
L'ENERGIA
DEI BRICS
Brasile, Russia
e Sudafrica
Periodico del GSE Agosto - Novembre 2013
Politiche strategiche per
l’efficienza energetica
Elementi
Maria Van der Hoeven
29
lavoriamo in 90 paesi, per portarvi energia
eni.com
interventi di riqualificazione energetica effettuati da privati
e dalla pubblica amministrazione. Partito a giugno, il Conto
Termico sta riscuotendo un notevole interesse da parte degli
operatori.
IL GSE E IL FUTURO
energetico italiano
Se è vero che nel 2012 la corsa del fotovoltaico, rispetto
al biennio precedente, è rallentata, è altrettanto vero che
l’attività del GSE ha continuato a crescere, arricchendosi
di nuove competenze. In particolare, tra la fine del 2012 e
l’inizio del 2013, la competenza sull’emissione dei Titoli di
Efficienza Energetica è passata dall’Autorità per l’energia
elettrica e il gas al GSE, mentre hanno fatto il loro ingresso
anche i biocarburanti e il nuovo Conto Termico.
I cosiddetti Certificati Bianchi costituiscono un’importante
leva per far crescere tutta la filiera dell’efficienza energetica
italiana, considerata strategica sia ai fini del raggiungimento
degli obiettivi europei al 2020, sia come volàno per la ripresa
economica. Ebbene, in circa 3 mesi, a partire dal 4 febbraio
di quest’anno, quando la competenza su verifica e certificazione
è passata dall’AEEG al GSE, sono stati emessi circa 1.200.000
Certificati Bianchi. Numeri destinati a crescere, visti gli
stringenti obiettivi europei.
In questo contesto si inserisce anche il nuovo Conto Termico,
che prevede una spesa cumulata annua di 900 milioni per
In grande fase di sviluppo c’è poi l’attività dei biocarburanti.
Dal primo gennaio 2013, le competenze operative e gestionali
del sistema di immissione in consumo dei biocarburanti sono
attribuite al Ministero dello Sviluppo Economico, che le esercita
avvalendosi del GSE. In Italia, infatti, i soggetti obbligati devono
immettere in rete il 4,5% di biocarburanti: il GSE, una volta
espletate le dovute verifiche, riconosce normalmente un
certificato ogni 10 Giga calorie di biocarburante immesso, titoli
che i soggetti interessati possono scambiare sul mercato.
Nel 2013 si stima che saranno rilasciati circa 2 milioni di titoli.
Infine, è importante ricordare che dal novembre scorso, con
l’avvio della prima asta, il GSE è diventato a tutti gli effetti
soggetto responsabile per l’Italia del collocamento a titolo
oneroso delle quote di CO2, secondo il sistema europeo ETS.
Da novembre 2012 a maggio 2013, sono state messe all’asta
più di 43 milioni di tonnellate di CO2.
Insomma, il GSE è ben radicato nella sua storia trascorsa, ma
guarda al futuro e a quelle attività che, già da oggi e ancor
di più dal 2020 in poi, caratterizzeranno il contesto energetico
italiano ed europeo.
l’E
l’Editoriale di Nando Pasquali / Presidente e Ad GSE
Elementi 29
3
Direttore Responsabile
Romolo Paradiso
Redazione
e Amministrazione
Viale M.llo Pilsudski, 92
00197 Roma
Editore
GSE
Segreteria di
redazione e pubblicità
Gabriella Busia
[email protected]
tel. 06. 80114648
Collaborazione
redazionale
Mauro De Vincentiis
Comitato di redazione
Romolo Paradiso
Gabriella Busia
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Natascia Falcucci
Maurizio Godart
Piergiorgio Liberati
Michele Panella
Guido Pedroni
Luca Speziale
Editing
Maria Pia Terrosi
Progetto grafico
e impaginazione
Imaginali
Foto
Fototeca Elementi
Fototeca Andrea Amato
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Hanno collaborato
a questo numero
Simone Aiello
Andrea Amato (La Foto)
Roberto Antonini
Alessandro Buttà
(Illustrazioni: E+, Bizzarre
energie e La corrente
elettrica racconta )
Ilaria Carderi
Fausto Carioti
Mauro De Vincentiis
Vittorio Esposito
Maurizio Godart
Jacopo Giliberto
Carlo Maciocco
Fabrizio Mariotti
(La vignetta di Fama)
Gabriele Masini
Giusi Miccoli
Michele Panella
Ilaria Proietti
Barbara Rauseo
Sallie Sangallo
Maria Pia Terrosi
Renato Terrosi
­­­­Un
Realizzazione
impianti e stampa
Arti grafiche Tilligraf
Via del Forte Bravetta, 182
00164 Roma
Direttore Editoriale
Fabrizio Tomada
particolare
ringraziamento a
Mariangela Donato,
Melissa Pesciaroli
e a Sandro Renzi
­­­­Per le riproduzioni dei testi,
anche se parziali, è fatto
obbligo di citare la fonte
Si ringraziano
per la collaborazione
alla realizzazione
di Elementi
Anev
Asja
Asita
Axpo Italia
Centro Documentazione
Giornalistica
Cobat
Convert
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Enel
Eni
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Klima Energy
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Powerone
Punto Com
Quale Energia
Quotidiano Energia
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Staffetta Quotidiana
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Terna
Verona Fiere
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Da questo numero
Elementi è distribuito
presso le principali
rappresentanze
diplomatiche italiane
all'estero.
In copertina Pianeta Urano,2012, tecnica mista su
tela cm 37x29 di Orio Gèleng
Registrazione presso
il Tribunale di Roma
n.105/2001 del 15.03.2001
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4
Chiuso in redazione
il 20 giugno 2013
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Elementi
Anno 2013 n. 29
Agosto - Novembre 2013
29
IL SENSO
DELL’EFFICIENZA
ENERGETICA
Ho sentito qualcuno parlare di
efficienza energetica come una sorta
di impoverimento degli stili di vita delle
persone e del livello di benessere fino
a oggi raggiunto. Benessere in questo caso inteso in rapporto
direttamente proporzionale con la capacità di avere e di
consumare.
Non è così. E non deve essere così. La crisi economica che
ha investito l’Occidente ha dettato un’inversione di rotta.
Ci ha detto che un sistema concepito e realizzato secondo
la cultura del consumo, figlio di un liberismo sfrenato, è
un fallimento da un punto di vista morale prima e sociale
poi. Quel che serve è una revisione etica dei pensieri e delle
attività delle persone, tutte, dal semplice cittadino a chi ha
responsabilità di guidare comunità piccole o grandi.
Da cosa si deve partire? Prima di tutto dalla ricerca, che
deve essere continuamente favorita e stimolata, garantendo
a chi opera nel suo ambito un’adeguata considerazione
e un costante supporto umano, materiale ed economico.
Dallo sviluppo tecnologico legato allo sfruttamento delle
energie rinnovabili, in grado di allargare il raggio d’azione
delle fonti alternative e contribuire alla riduzione dei costi
d’acquisto dei combustibili fossili. E poi dalle attività più
elementari. Quelle che riguardano tutti noi. Dai consumi
energetici domestici, per esempio. Risparmiare la corrente,
utilizzandola solo quando e dove è necessario, è un atto
d’efficienza, oltre che di responsabilità civica. Ci fa spendere
meno e porta ad economizzare la produzione di energia
elettrica. Lo stesso dicasi per l’acquisto degli elettrodomestici
ad alta efficienza energetica. Gli americani, in questo
ambito, nel 2012, hanno speso qualcosa vicina ai 100 miliardi
di dollari, mentre ne hanno impegnati 2 e rotti per avere
lampadine a basso consumo. Con ricadute positive in ambito
economico e in quello del mercato del lavoro.
Un esempio da seguire.
Stesso discorso si potrebbe fare per l’illuminazione pubblica,
che nel nostro Continente fa registrare un consumo pro
capite di 51 kilowattora, con differenze sostanziali tra paese
e paese. L’Italia, per esempio, ne consuma 102 contro i 42
della Germania, con un costo pro capite di 18,7 euro
a cittadino contro i 5 circa della patria di Goethe.
Sostituire un vecchio e obsoleto lampione con uno moderno
ed efficiente dal punto di vista energetico, significa anche
favorire nuove committenze per la filiera energetica e
l’impiego di materiali e tecnologie d’avanguardia. Mettere
in moto cioè un meccanismo industriale e occupazionale
altrimenti stagnante e improduttivo.
L’edilizia è un altro comparto dove l’efficienza energetica
può risultare determinante. Lo sforzo è la riqualificazione
delle abitazioni energivore, non di rado costruite con
materiali inquinanti da un punto di vista ambientale e
acustico. Il passo è obbligato e contribuirebbe non poco
a rivitalizzare la crescita economica del paese.
Non diversa la questione per la viabilità urbana, dove, a
nuovi e più razionali piani di circolazione viaria, si devono
abbinare tecnologie in grado di limitare fortemente
l’inquinamento prodotto dalle auto.
Tutto ciò significa impegno di spesa, pubblica e privata.
Trovare le risorse non è facile, specie in situazioni contingenti
come l’attuale. Ma è un obbiettivo cui tendere se si vuole
stare al passo coi tempi, che significa
dare alla Comunità una qualità di vita
sociale ed economica di valore e di senso.
Tra le azioni che in questo ambito si possono annoverare
c’è proprio la predisposizione e l’attuazione dell’efficienza
energetica, che - se ben sviluppata - potrà evitare gli effetti
negativi causati dal suo contrario. Come l’aumento dei costi
delle materie prime e dei prodotti finiti, l’inquinamento
ambientale con conseguente danno alle persone e al
territorio, l’indebolimento della capacità di spesa dei
cittadini e via dicendo. Situazioni capaci di mettere a rischio
possibili spiragli di ripresa economica.
Virgolette di Romolo Paradiso
Elementi 29
5
primo piano
rubriche
03
l’E
l’Editoriale
05
“
Virgolette
08
P°
il Punto
82
Mc
il Mondo di Corrente
86
En
Elementi Normativi
90
Be
Bizzarre Energie
102
Bi
Biblioteca
105
Mp
Mondo Piccolo
105
Fn
Filo di Nota
107
E+
Energia, letteratura, umanità
108
Fo
La Foto di Andrea Amato
110
Co
la Copertina
Elementi
29
10
Efficienza energetica.
Faccia a faccia con Maria Van der Hoeven
Servono politiche strategiche
14
ETS valido. Ma dia giusti segnali
A tu per tu con Sara Romano
di prezzo
16
Verso un nuovo accordo per il clima
Intervista a Joëlle Chassard
20
Con South Stream noi vicini
Il punto di vista di Alexander Medved
all'Europa
24
Smart Grid e Smart City il futuro è qui
A colloquio con Giuliano Monizza
speciale l'energia dei Brics
28 Brasile, Russia e Sudafrica
mercato elettrico
38
Una holding di servizi
Parla Paolo Vigevano
40
Derivati sì, ma con regole
Dialogo con Concetta Brescia Morra
opportune
ambiente
44
Perchè il mercato libero
Conversazione con Mauro Zanini
non decolla
energia
46
Si va verso
il "knowledge based"
energia rinnovabile
73
I limiti della crescita
76
Meno consumi e preservare
Il pensiero di Massimo De Maio
Confronto con Carlo Alberto Pratesi
le risorse
bioeconomia
78
L'Europa punta sulla
bioeconomia
48Il nuovo ruolo del GSE la corrente elettrica racconta
52
Incrementeremo le interconnessioni 88Al tempo di Lili Marleen
transfrontaliere
sotto quel fanal...
energia del pensiero
55
Geotermia è efficienza
e risparmio
92
58
Uscire dall'individualismo
e riscoprire il bene comune
Parla Giuliano Frosini
Un caffé con Giovanni Reale
Quattro chiacchiere con Agostino
Re Rebaudengo
Credere nella green economy
lavoro
60
La Casa del Sole parla palermitano 100
Economia verde, crescita
Incontro con Fabio Montagnino
Intervista a Donato Speroni
energia ieri, oggi, domani
65
Museo dell'energia.
Intervista al Prof. Fulvio Bongiorno
La scienza alla portata di tuttti
69Il fotovoltaico che verrà
e benessere
Sommario
So
C'e' una piccola,
grande energia...
Nell’era dell’ecoluddismo, della decrescita rabbiosa,
cominciano a trovare ostacoli difficili da superare anche le
minienergie.
Le piccole centrali a biomasse? “Bruciano rifiuti”.
L’eolico? “Deturpa il paesaggio”.
L’idroelettrico ad acqua fluente? “Devasta le nostre belle valli”,
il cui fondovalle è coperto dall’edilizia dei geometri da
arrembaggio e dai capannoni con il lenzuolo “affittasi” causa
crisi. A fine maggio il Nimby Forum presieduto da Alessandro
Beulcke, nel censimento delle contestazioni ai progetti di
nuovi impianti e nuove infrastrutture, aveva contato 354 casi
di opposizione con una crescita importante per i progetti
energetici di piccole dimensioni.
Qualche numero estratto dalla lotteria del Rapporto Nimby
2013: il nuovo fronte di opposizione ha travolto gli impianti
di produzione di energia da fonti rinnovabili, cioè 176
contestazioni sulle 354 totali del censimento. Nel dettaglio,
ogni 10 impianti di produzione di energia elettrica fatti
oggetto di opposizioni, 9 sono alimentati da fonti rinnovabili.
Tra le opere più contestate spiccano le centrali a biomasse
(con 108 impianti), le centrali idroelettriche (32) e i parchi
eolici (32).
Perfino il fotovoltaico – non fa fumo, non rotea eliche sui
crinali delle montagne – è messo sotto accusa. A fine maggio
il Gestore dei Servizi Energetici aveva enumerato, fra i cinque
conti energia, quasi 530mila impianti fotovoltaici, in gran
parte piccole e indolori istallazioni domestiche montate sul
tetto di casa, per una capacità istallata di 18mila megawatt.
In altre parole, tutti insieme questi pannelli al silicio hanno la
potenza di una ventina di centrali nucleari come quella che si
sta smantellando a Caorso (Piacenza).
Gli incentivi per questi impianti fotovoltaici ci costano.
Quanto sarebbero costate 20 centrali nucleari ieri, e quanto
sarebbero costate nei secoli venturi una ventina di centrali
atomiche come quella di Caorso?
Per il fotovoltaico, l’accusa è che sporca il paesaggio (in effetti,
il panorama dall’aeroplano è punteggiato dai riflessi delle
serre e dei pannelli solari) e che sottrae spazio all’agricoltura.
8
Elementi 29
Secondo alcuni, usare l’energia del sole per far crescere - fra
diserbanti e fitofarmaci - gli ibridi di granturco sitibondo è
più ecologico dei pannelli solari.
Questo fenomeno di opposizione è una naturale e
irrazionale paura del mondo che cambia. La scomparsa
delle fabbriche classiche, la società si destruttura e diventa
orizzontale, le immigrazioni cambiano il colore degli italiani.
Ogni segnale di cambiamento della società è un sintomo
del malessere interiore, un sintomo di paura. E l’energia sta
cambiando di nuovo, spinta dalle tecnologie.
Il primo cambiamento della struttura energetica è avvenuto
nei passati quindici anni, quando dalle grandi centrali
elettriche a olio combustibile – struttura produttiva della
nazionalizzazione degli anni ’60 – il sistema energetico
è passato alle piccole centrali con il turbogas a ciclo
combinato. Negli ultimi anni la diffusione delle rinnovabili,
spinta dagli incentivi, dalla tecnologia e soprattutto dai
cambiamenti sociali, ha mutato lo scenario ancora una volta.
Il sistema sta andando verso minicentrali locali, verso
produzioni ad alta efficienza, verso le fonti rinnovabili.
Un esempio per tutti, non del settore elettrico: l’uso di rifiuti
come combustibile alternativo nei cementifici. Il cuore
delle cementerie è un grande forno in cui il calcare viene
sottoposto a un processo chimico basato sulla combustione.
In tutto il mondo si usano combustibili poveri, carbonaccio
di qualità modesta, oppure il pet coke, cioè uno scarto di
produzione delle raffinerie di petrolio.
Si è scoperto (e si sta sperimentando in tutto il mondo)
che, quando si usano i rifiuti al posto del pet coke,
l’inquinamento dei cementifici scende in modo radicale:
meno diossine, meno fumi inquinanti.
Il motivo è chiaro. La plastica, la carta, sono formate di
catene di idrogeno e carbonio molto regolari e pure, e non
contengono le quantità di sostanze pericolose come i metalli
pesanti o gli elementi radioattivi, tipici dell’amalgama del
carbone di bassa qualità o dello scarto di raffinazione.
L’uso di rifiuti di qualità inoltre stimola la separazione
degli scarti e contribuisce a ridurre la contaminazione da
spazzatura nelle zone in cui non c’è raccolta differenziata.
È la nuova energia – eppure antichissima – che già oggi
dà un contributo nell’ordine del 30% nel soddisfare
la domanda dei consumatori. Il rafforzarsi delle fonti
rinnovabili, della cogenerazione sta mettendo in difficoltà
chi non aveva previsto per tempo il cambio tecnologico ed
è stato sorpreso dalla crisi economica che ha sforbiciato con
severità i consumi.
Sta cambiando di conseguenza anche la rete. L’alta tensione
e la distribuzione elettrica sono state costruite nei decenni
sulla struttura della nazionalizzazione di mezzo secolo fa,
cioè con grandi centrali al centro di una ragnatela regolare
da cui, lungo gli assi radiali, la corrente elettrica scendeva
verso i consumatori.
La piccole centrali, collocate là dove c’è disponibilità di
energia pulita (il fiume, il crinale esposto al vento) oppure
vicino al luoghi di consumo (un impianto di trigenerazione
sul tetto di un albergo o di un grande magazzino),
producono energia per la rete in modo incostante, secondo
la domanda dell’autoconsumatore, secondo il flusso dei
fenomeni naturali.
P°
il Punto di Jacopo Giliberto
La rete deve cambiare struttura: dalla forma di una
ragnatela regolare deve passare alla forma di una rete da
pesca, con i nodi diffusi e ripetitivi, in modo da poter gestire
un flusso costante e disomogeneo in tutte le direzioni.
È la cosiddetta smart grid, la rete intelligente, di cui si
stanno sperimentando alcuni esempi anche in Italia.
La microenergia è l’energia di domani, e non va frenata.
Dev’essere aiutata a crescere.
Come? A parole, è semplice. La ricerca non può trovare
vincoli continui. Occorre educare all’energia e all’ambiente,
per non lasciare che gli italiani siano facile preda dei luoghi
comuni elargiti dai santoni.
Elementi 29
9
primo piano
Efficienza energetica
Servono
Faccia a faccia CON
Maria Van der Hoeven
Direttore esecutivo
dell'International Energy Agency
Iea
Maria Van der Hoeven
10
L’Italia non deve limitarsi ai soli programmi operativi, incentivi o misure di
natura tecnica. C’è bisogno di strategie che perseguano obiettivi economici
e sociali di medio termine: una ridotta domanda energetica di abitazioni,
piccole imprese, settore pubblico, industria e trasporti.
Elementi 29
politiche
strategiche
di Roberto Antonini
L'efficienza energetica per “riorientare l’economia
mondiale verso un più efficiente utilizzo delle risorse”.
Il metano come “facilitatore per le rinnovabili”. Il boom del
fotovoltaico italiano che ha già “un impatto misurabile sui
mercati dell’Europa settentrionale”. Maria Van der Hoeven,
ex ministro degli Affari economici olandese, è il direttore
esecutivo dell'International Energy Agency (Iea), l'Agenzia
internazionale dell'energia dell'Ocse. Con 'Elementi',
Van der Hoeven affronta alcuni dei temi caldi del settore
energetico italiano.
E: Il gas può essere l’elemento chiave nella transizione
dall’energia da fonti fossili a quella ‘pulita’, aiutando il
sistema energetico a spostarsi verso un ruolo più significativo
delle rinnovabili?
MVDH: Il gas naturale può giocare un ruolo nel contribuire a
ridurre le emissioni di gas a effetto serra, specie se rimpiazza
combustibili a maggiore intensità di carbonio. Ma dobbiamo
essere chiari: il gas non è una panacea per tutti i problemi
climatici. Una maggior quota del gas naturale nel mix
>
Elementi 29
11
energetico globale, da sola, è ben distante dal porci in un
percorso coerente con la limitazione dell’aumento medio
della temperatura globale entro i 2°. Per raggiungere questo
obiettivo occorre un mutamento ben più sostanziale nell’uso
dell’energia a livello globale, includendo miglioramenti
nell’efficienza energetica, maggiori sforzi nella diffusione
e implementazione di fonti energetiche ‘low carbon’ ed
una vasta applicazione di tecnologie a basso tenore di
carbonio. Nel rapporto tra gas e rinnovabili, l’Iea ritiene che
il metano possa avere un ruolo di facilitatore per le fonti
rinnovabili, soprattutto quando queste raggiungono una alta
penetrazione nei sistemi energetici: la flessibilità del gas può
aiutare il bilanciamento delle tecnologie intermittenti come
eolico e fotovoltaico.
E: L’Italia ha numerose centrali turbogas a ciclo combinato
(Ccgt). Dopo l’esplosione delle rinnovabili, gli operatori
elettrici lamentano una situazione di sovracapacità ed
ipotizzano l’eventualità di chiudere alcuni impianti. Ma
queste turbogas evolute potrebbero essere una parte della
soluzione nella transizione verso un sistema a maggior
presenza di fonti rinnovabili?
MVDH: In Italia la domanda elettrica è stata duramente
colpita dalla crisi finanziaria, e le rinnovabili – specie
il fotovoltaico - hanno visto una crescita superiore alle
previsioni. Come risultato, l’operatività delle centrali a
gas è stata molto inferiore al previsto. Il problema, però,
non è solo italiano: impianti turbogas moderni e a alta
efficienza vengono messi fuori servizio anche nei Paesi Bassi,
in Germania e Spagna. Ciò crea un potenziale rischio per
la sicurezza energetica, poiché è probabile che il sistema
continui ad aver bisogno della flessibilità e modulabilità di
potenza offerta da questi impianti per far da complemento a
un vasto dispiegamento di eolico e fotovoltaico, anche se ciò
comporta un loro tasso di utilizzo medio più basso.
Anche nel nostro 'Scenario 450 ppm', che descrive un
sistema energetico a basso tasso di carbonio (massimo 450
parti per milione di CO2, ndr), in Europa risulta necessaria
una notevole realizzazione di nuovi impianti a gas, cosa
improbabile alle attuali condizioni politiche ed economiche.
Ciò significa che le politiche energetiche europee dovrebbero
considerare riforme nella struttura di mercato che preservino
la realizzabilità economica di impianti di generazione
'flessibili'. Siamo convinti che le due più importanti condizioni
per la nuova struttura di mercato siano il mantenimento
della concorrenza e della compatibilità con il mercato unico
europeo.
E: La Strategia Energetica Nazionale indica per l’Italia un
ruolo da hub energetico per l’Europa, in special modo del
gas, con rigassificatori e gasdotti, vecchi e nuovi. E potremmo
diventare anche un ‘hub elettrico’ per veicolare elettricità
da rinnovabili?
MVDH: L’import di gas europeo aumenterà anche con la
diffusione delle rinnovabili. Con alcuni rigassificatori e la
prossimità geografica sia al Nord Africa che alle nuove
scoperte nel Mediterraneo Orientale, l’Italia ha senz’altro
la potenzialità di fungere da punto di ingresso del gas.
Tuttavia, c’è ancora del lavoro da fare nell’assetto regolatorio
italiano per facilitare l’ingresso di nuovi fonti di gas e di nuovi
12
Elementi 29
competitor. Per quel che riguarda l’elettricità, l’Italia
– che ne è stata a lungo un grande importatore netto –
con il suo clima soleggiato e la sua ampia capacità di
produzione fotovoltaica, la necessità di import si ridurrà a
una frazione durante l’estate, e dal momento che possiamo
considerare la ridotta necessità italiana di import elettrico
come capacità produttiva virtuale (virtual power plant), le
rinnovabili italiane aumenteranno l’impatto misurabile sui
mercati dell’Europa settentrionale.
E: Come ha ribadito recentemente, l’efficienza energetica
“è semplicemente una cosa sensata”. Dobbiamo premere
più sull’efficienza, in particolare delle abitazioni?
MVDH: L’efficienza energetica dà importanti soluzioni alle
sfide economiche, sociali, di sicurezza così come a quelle
climatiche, offrendo servizi energetici migliori, maggiore
comfort, produttività, mobilità e maggiore qualità
dell’ambiente locale. L’'Efficient World scenario' del ‘World
Energy Outlook’ dell’Iea mostra che l’efficienza energetica
può ‘ri-orientare’ l’economia mondiale verso una più
efficiente allocazione delle risorse. La motivazione migliore
arriverà dall’assicurare che l’efficienza energetica sul lato
domanda può competere equamente con le opzioni sul lato
offerta. Ciò si può raggiungere al meglio liberalizzando
i mercati energetici, rimuovendo sussidi e distorsioni e
mettendo in grado gli attori di mercato di valutare futuri
rischi di fornitura e domanda consentendo quindi futura
stabilità e sicurezza nei sistemi energetici. In un’economia
industrializzata come l’Italia, le politiche di efficienza
energetica dovrebbero essere strategiche anziché limitarsi
ai soli programmi operativi, incentivi o misure di natura
tecnica. C’è bisogno di vere strategie che perseguano
obiettivi economici e sociali di medio termine così come
una ridotta domanda energetica da parte delle abitazioni,
piccole imprese, settore pubblico, industria e trasporti.
E: Abbiamo anche bisogno di mezzi di trasporto più puliti,
per risparmiare energia e ridurre le emissioni. La mobilità
elettrica fa parte del nostro futuro: cosa dobbiamo fare per
avere auto elettriche nelle strade?
MVDH: Il costo delle batterie si è dimezzato negli ultimi
4 anni e si dovrebbe continuare a cercare la parità di costo
dei mezzi elettrici con i motori a combustione interna.
Le infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici si stanno
realizzando, ma hanno bisogno di essere ottimizzate più
che massimizzate. Infine, la partnership pubblico-privata,
come il servizio Autolib di Parigi, sono fattori abilitanti
chiave sia per l’educazione dei consumatori che per
la messa su strada di auto elettriche.
primo piano
Ets valido.
Ma dia giusti
segnali di
Sara Romano
A tu per tu con
Sara Romano
Direttore Generale DGENER
Ministero Sviluppo Economico
di Carlo Maciocco
E: Signora Romano, dopo la bocciatura del backloading da
parte del Parlamento UE quali prospettive si aprono per il
sistema ETS in Europa e in Italia?
SR: La bocciatura del backloading incoraggia la Commissione
e i Governi ad accelerare la valutazione politica su quali
strumenti attivare per creare un mercato efficace della CO2
e su come sostenere la transizione verso un modello di
crescita sostenibile. La misura proposta dalla Commissione
puntava a riequilibrare domanda e offerta evitando
l'eccessivo calo dei prezzi, ma non avrebbe risolto il tema
del modello strutturale. Il precedente Governo italiano si
era pronunciato a favore del backloading sottolineando
14
Elementi 29
l’esigenza di superare la debolezza del meccanismo ETS
a fornire un segnale di prezzo stabile agli operatori, tale
da rendere attraenti gli investimenti in tecnologie pulite.
Questo ultimo aspetto è fondamentale dal momento che
l'innovazione tecnologica nei processi produttivi rimane la
strada vincente per la riduzione della CO2 nel lungo termine,
con impatti positivi su crescita e occupazione.
è importante inserire la discussione della riforma dell’ETS
nell’ambito del dibattito sulle politiche energetiche e
climatiche in vista del 2030 e guardare l’evoluzione di paesi
extra-UE. Relativamente al timore per le ricadute sui prezzi
dell’energia, dobbiamo pensare che un valore adeguato
della CO2 facilita la convergenza verso un allineamento
prezzo
dei prezzi dell’energia elettrica in Europa e sostiene la
transizione verso la grid parity delle rinnovabili, con
effetti positivi per il settore elettrico italiano basato
su gas e Fer. Altrimenti, avremo uno strano risultato,
caratterizzato dalla compresenza di elevati costi dovuti al
sostegno alle rinnovabili e emissioni in ripresa per l’uso di
combustibili fossili. è inoltre opportuno superare l’attuale
sovrapposizione di obiettivi per Fer, efficienza e CO2,
adottando un unico target di riduzione delle emissioni a
livello nazionale, che stimoli l’efficienza e riduca il costo.
E: Esistono alternative efficaci all’ETS per garantire il
rispetto degli obiettivi sulle emissioni?
SR: La principale alternativa è la fiscalità energetica
che, tuttavia, presenta una notevole complessità di
armonizzazione in ambito UE e tempi di realizzazione non
brevi. Per questo, la Commissione sembra più orientata
ad individuare correttivi al sistema ETS che, nonostante i
limiti, risulta il meccanismo di cap&trade più importante a
livello globale e ha consentito all'Unione Europea di porsi
come riferimento per altri Paesi. La neutralità tecnologica
dell’approccio e l'esistenza di una rete organizzativa
e gestionale già collaudata sono altri punti a favore di
una riforma nell'ambito del sistema. La Commissione ha
avanzato alcune proposte di riforma che stiamo valutando,
anche nell'ottica delle priorità del settore energetico nazionale
e degli effetti sulla competitività delle imprese. Di queste,
quattro agiscono in vario modo sull’offerta di quote, una
sulla domanda con un ampliamento a settori non-ETS e
una sull’introduzione di meccanismi di gestione dei prezzi.
E: L’ISPRA ha affermato che - in base agli utlimi dati all’Italia serve solo “un piccolo sforzo” per raggiungere gli
obiettivi di Kyoto. A causa dell’effetto crisi oppure le politiche
nazionali e UE possono bastare, così come sono, a centrare i
target?
SR: In base alle ultime stime sulle emissioni, la distanza
dall’obiettivo di Kyoto si è effettivamente ridotta e gli oneri
per raggiungere il target fissato sembrano più contenuti
rispetto alle previsioni di qualche anno fa. Tale trend
decrescente è solo in parte conseguenza della riduzione
dei consumi e della produzione industriale, ma è collegato
in modo significativo alle politiche nazionali di sostegno
delle Fer e dell'efficienza energetica. Recentemente ENEA
ha valutato come la riduzione dei consumi di energia finale
registrati nel 2011 (2Mtep) sia imputabile alla crisi per circa
il 50%. Quanto agli impegni di riduzione al 2020, le previsioni
nazionali (SEN e Piano CIPE) indicano un livello di emissioni
atteso al di sotto delle prescrizioni europee, come esito di misure
su più settori, dall'efficienza energetica, alle rinnovabili,
ai trasporti, alla ricerca tecnologica.
E: Anche nel settore trasporti le prospettive sembrano buone:
i dati dell'Agenzia europea per l'ambiente evidenziano nel
2012 un calo del 2,6% delle emissioni di CO2 delle automobili
immatricolate in Europa e in Italia. Siamo sulla buona strada
o sarebbe necessario incentivare maggiormente l’auto
elettrica?
SR: La riduzione delle emissioni di CO2 è un importante
effetto del regolamento 443/2009/UE che ha imposto alle
case automobilistiche la vendita di veicoli più efficienti e
con ridotte emissioni di gas serra (sino a 95 g CO2/km nel
2020). Il quadro normativo di settore e gli obblighi di utilizzo
di biocarburanti vanno nella giusta direzione. Esistono
però ancora ampi margini di intervento, con misure che
incoraggino lo shift modale da gomma a ferro, il trasporto
da individuale a collettivo, la mobilità sostenibile in ambito
urbano. Come peraltro previsto dalla recente “Legge
Sviluppo” (134/2012) che mette a disposizione contributi
statali per l'acquisto di veicoli a basse emissioni e risorse per
la realizzazione del Piano nazionale infrastrutturale per la
ricarica dei veicoli elettrici.
Elementi 29
15
primo piano
Il ruolo del Partenariato e della finanza del carbonio
Verso un nuovo
Intervista a Joëlle Chassard
Capo della Carbon Finance Unit
di Banca Mondiale
Joëlle Chassard
16
Elementi 29
accordo per
il clima
E: Al tempo stesso occorre indurre i Paesi ad usare i carbon
market, attraverso assistenza tecnica e trasferimento di
conoscenza?
di Simone Aiello
E: Signora Chassard, la finanza del carbonio rientra tra
le attività di Banca Mondiale volte a ridurre la povertà
attraverso strategie energetico-ambientali. Carbon Finance
Unit gestisce un portafoglio di fondi per il carbonio e servizi
con partecipazione governativa e di privati. Al termine del
periodo di impegni del Protocollo di Kyoto come si posiziona
Banca Mondiale nel mercato del carbonio?
JC: L’Unità Carbon Finance gestisce 15 fondi legati al
carbonio, partnership ed iniziative, con un contributo
aggregato dei partecipanti pari a 3,3 miliardi di dollari Usa.
L’Unità è sostenuta da 24 governi e da soggetti pubblici che
acquistano crediti derivanti dalle riduzioni di emissioni in
quanto partecipanti a fondi del carbonio e/o contribuiscono
attraverso donazioni per attività di preparazione. L’Unità è
inoltre sostenuta da 55 imprese private e 2 fondazioni, anche
esse attive nell’acquisto di crediti di carbonio attraverso
i fondi del carbonio.
Il nostro compito, nell’ultimo anno del periodo d’impegni del
Protocollo di Kyoto, è stato di far avanzare la registrazione
dell’ultimo gruppo di progetti CDM e favorire il rilascio dei
crediti di emissione.
Il nostro impegno si sta ri-orientando perché guardiamo oltre
i fondi Kyoto. Abbiamo messo in atto iniziative con un’ottica
post 2012: la Forest Carbon Partnership Facility (FCPF), la
Carbon Partnership Facility (CPF), la Partnership for Market
Readiness (PMR), la BioCarbon Fund Tranche 3 (BioCF T3) e la
Carbon Initiative for Development (Ci-Dev).
Intensificare le attività di mitigazione per massimizzarne
l’impatto rimane una sfida su cui concentrarsi sia nei Paesi
emergenti, attraverso il lavoro della PMR e del CPF, sia in
quelli meno sviluppati, attraverso il Ci-Dev.
JC: Sì. Favorendo l’attuazione degli strumenti regolatori e dei
sistemi necessari a sostenere meccanismi di finanziamento
di ampia scala - basati sul raggiungimento di risultati - e la
nuova fase dei mercati del carbonio.
Un’altra parte importante del nostro lavoro è predisporre
una visione ad ampio raggio sulla finanza del carbonio,
cercando di superare l’approccio a compartimenti stagni
nel Meccanismo a Sviluppo Pulito (CDM). Unificando in
un singolo progetto protezione forestale, riforestazione,
gestione del suolo e dei componenti di biomassa.
Ci siamo resi conto di svolgere un importante ruolo nel
sostegno allo sviluppo di metodologie e nella riforma
degli strumenti regolatori, incluso il processo UNFCCC e nel
semplificare le regole CDM.
Dopo dodici anni di azione a supporto di progetti del
carbonio, programmi, policies, ed ora a progetti di portata
nazionale, il nostro forte impegno è diretto a condividere il
grado di esperienza maturato nella più ampia Agenda dello
Sviluppo Sostenibile di Banca Mondiale, incrementando l’uso
di finanziamenti result-based e mettendo a fattor comune
quanto appreso dalla finanza del carbonio.
E: Partnership for Market Readiness (www.thepmr.org) è
l’iniziativa di Banca Mondiale che raggruppa Paesi di storica
industrializzazione con esperienza negli strumenti regolatori
in tema Clima-Energia e Paesi a medio reddito intenzionati
a porli in essere. PMR ha mobilizzato 120 milioni di dollari
superando l’obiettivo iniziale. Si sta dimostrando un valido
esercizio per la condivisione di conoscenza, favorendo
crescita e capacità istituzionale. Ciò favorirà il consenso
nella direzione dell’atteso accordo globale per il dopo 2012?
Con un approccio bottom-up, potrà un accordo globale esser
basato su una serie di sistemi regionali interconnessi?
JC: PMR è una partnership globale, fondata su un meccanismo
di concessioni finanziarie dirette al capacity-building
all’avvio di iniziative pilota; è anche una piattaforma di
discussione tecnica su meccanismi di mercato per il contrasto
ai cambiamenti climatici. Aggrega la maggior parte delle
grandi economie, principali emettitori e leader nelle azioni
>
Elementi 29
17
Fondi mobilizzati
Contributori
US $ (min)
Europa
19,0
Giappone
14,0
Australia
12,5
Regno Unito
11,0
Svizzera
12,4
Stati Uniti
7,5
Svezia
7,5
Olanda
7,0
Norvegia
6,8
Germania
6,5
Finlandia
5,3
Spagna
5,0
Danimarca
5,1
PMR
119,6
PMR ha sinora stanziato circa 120 milioni di dollari,
contemplando tra i Paesi donatori: l’Australia con
una partecipazione pari a 12,5 milioni, Danimarca
con 5,1 milioni, l’Europa con 19 milioni, la Finlandia
con 5,3 milioni, la Germania con 6,5 milioni,
il Giappone con 14 milioni, l’Olanda con 7 milioni,
la Norvegia con 6,8 milioni, la Svezia con 7,5 milioni,
la Svizzera con 7,5 milioni, il Regno Unito con 11
milioni e gli Stati Uniti con 7,5 milioni. Da ultimo,
durante la PA-6 di Barcellona, anche la Spagna ha
annunciato il proprio contributo di 5 milioni
di dollari e la Svizzera un'integrazione di 4 milioni
di dollari rispetto a quanto già stanziato.
nel settore clima-energia. Questi Paesi
hanno fatto di PMR una piattaforma
di scambio di rilievo globale per
discussioni sui nuovi strumenti di
mercato, favorendo un dialogo sulle
lezioni acquisite da precedenti successi
e fallimenti, ma anche un foro per
l’innovazione collettiva.
I Paesi stanno esplorando modalità
innovative ed efficaci per favorire
finanziamenti e ridurre le emissioni.
Le singole Autorità nazionali - ciascuna
in base ai propri tempi, ambizioni
e circostanze - stanno sviluppando
elementi di proattività del mercato,
disegnando e attuando nuove iniziative
per dare un prezzo al carbonio.
È chiaro che le fondamenta della prima
generazione di meccanismi di mercato
stanno imprimendo una direzione
al percorso dei meccanismi che nel
prossimo futuro attribuiranno un costo
al carbonio.
Queste nuove modalità di approccio
bottom-up per la riduzione delle
emissioni si basano sulle esperienze
acquisite di indubbio valore.
Ciò mostra una volontà politica
finalizzata al contenimento delle
emissioni di gas serra in linea con le
ambizioni dei governi per sviluppo e
crescita economica. Questo percorso
Danimarca
Spagna
Finlandia
Germania
Norvegia
Olanda
Svezia
Stati Uniti
Svizzera
Regno Unito
Australia
Giappone
Europa
5
10
15
Fonte: Fifth and Sixth Meeting of the Partnership Assembly.
18
E: Alla quinta Assemblea della PMR,
Cina, Cile, Messico e Costa Rica hanno
ottenuto l’approvazione delle proprie
Market Readiness Proposals e il
finanziamento. Mancano altri undici
Stati. Ora, è cruciale supervisionare
e assistere per il rispetto dell’integrità
ambientale. Come assicurerete tali
obiettivi? Come sarà attuato questo
processo?
JC: Ciascuna proposta che ha ottenuto
il finanziamento e delinea la roadmap
del Paese nell’attuazione degli
elementi propedeutici all’avvio di
meccanismi di mercato nel settore del
carbonio, beneficia del riscontro di
esperti PMR e dei Paesi partecipanti.
I rappresentanti dei Paesi beneficiari
aggiornano l’Assemblea sullo
sviluppo delle proprie attività di
implementazione. Ciò avviene su base
regolare e continuerà ad esser previsto
nell’avanzamento delle attività.
Parallelamente, il Segretariato PMR sta
avanzando la proposta dell’istituzione
di un Results Framework, una cornice
per favorire il monitoraggio e valutare
la performance della PMR.
E: A livello internazionale, la UE si
sta muovendo verso partnership con
altri Paesi per collegare il proprio
Emission trading e creare un mercato
globale del carbonio. I collegamenti
in fieri con Australia e Svizzera sono
paradigmatici ma è importante
considerare collegamenti con i mercati
nuovi ed emergenti. A livello tecnico,
è fattibile avere sistemi compatibili
con quelli già operativi, e in particolare
con lo schema europeo EU-ETS?
Quanto tempo occorrerà?
PMR - Fondi totali mobilizzati (Milioni di dollari)
0
fornirà elementi conoscitivi utili al
successivo accordo globale.
Elementi 29
20
JC: Ad oggi, i mercati del carbonio
hanno la potenzialità di andare verso
un mercato globale. Tenendo ciò
a mente, PMR sta supportando lo
sviluppo di standard comuni al fine di
permettere un mutuo riconoscimento
dei processi e crediti del carbonio ed
un possibile collegamento nel futuro,
se tali Paesi decideranno di avanzare
in tale direzione. Ogni decisione
di collegare tali sistemi è in ultima
istanza legata alla scelta delle singole
giurisdizioni nazionali.
Elementi 27
29
19
primo piano
Sicurezza energetica, affidabilità
e flessibilità dei rifornimenti
Con South
Stream
noi vicini
all'Europa
Il punto di vista di
Alexander Medvedev
Direttore generale Gazprom Export
I lavori di costruzione iniziati nel dicembre 2012, le prime forniture
attese per fine 2015. La capacità piena sarà raggiunta nel 2018,
dopo una graduale accelerazione delle forniture.
Alexander Medvedev
20
Elementi 29
di Fausto Carioti
E: Nel 2012 Gazprom ha fornito
all'Europa 140 miliardi di metri cubi di
gas, pari a circa il 25% delle forniture
europee. E da Gazprom proviene il 28%
del gas importato oggi dall'Italia. Sono
numeri destinati a crescere nel lungo
periodo. Come lei sa, questa situazione
è oggetto di un acceso dibattito.
Il filosofo francese André Glucksmann
ha scritto che il grande errore dei Paesi
europei è stato accordarsi con la Russia
sull'energia senza fare squadra, ma
tramite intese bilaterali. Gazprom è
un fornitore forte economicamente e
politicamente: che garanzie offrite agli
europei?
AM: Gazprom è stato un partner
dell’Europa da venti anni. Negli ultimi
40 anni, la Russia ha distribuito oltre
5000 miliardi di metri cubi di gas.
Inoltre, Gazprom detiene le riserve
di gas più abbondanti della terra.
Garantiamo agli europei di rifornirli
con combustibile pulito, conveniente e
affidabile nei prossimi decenni.
Ogni Paese europeo ha il suo portafoglio
energetico e strategico e conosce la
propria domanda. Nonostante ci siano
tentativi sopranazionali di integrare il
mercato energetico europeo, il mercato
produce segnali più forti di quelli dei
>
Elementi 29
21
regolatori. Gli accordi di
lungo termine di Gazprom
forniscono ai clienti europei
la sicurezza dell’offerta e
dà a noi la certezza della
domanda. Si tratta di una
condizione win-win, per
entrambi. Credo che questa
sia la principale ragione del
perché tale sistema non sia
mai cambiato per decenni.
Di fatto l’Europa non è più
dipendente dalla Russia
di quanto noi non siamo
da essa: le vendite di gas
in Europa corrispondono
al 75% delle nostre
esportazioni, mentre le
forniture russe sono il 25%
di quelle europee. Abbiamo
investito sulla sicurezza
energetica europea,
sviluppando giacimenti di gas
e costruendo gasdotti, come
parte di un grande progetto
di infrastrutture per l’export
destinate specificatamente
ai clienti europei, e
siamo pronti a investire
ulteriormente. Tuttavia,
vorremmo essere sicuri che
i nostri investimenti non
siano inutili.
E: L'Unione europea ha
aperto un'indagine nei
confronti di Gazprom
ipotizzando la violazione
delle norme sulla
concorrenza in alcuni
Paesi dell'est Europa. Il
presidente russo Vladimir
Putin ha firmato un decreto
in base al quale le società
“strategiche”, come la
vostra, potranno fornire
informazioni sulla propria
attività alla Ue solo con
il consenso del governo.
è ancora da definire la
questione, sollevata dalla Ue,
dell'accesso delle terze parti
al gasdotto South Stream.
Come definirebbe oggi i
rapporti tra Gazprom e la
Commissione di Bruxelles?
AM: Non posso rilasciare
commenti finché la
Commissione non avrà
concluso l’inchiesta.
Le ispezioni dello scorso
22
anno non hanno portato a
nessun tipo di implicazione
per Gazprom. Siamo lieti di
costatare che la Commissione
aderisca al principio di
presunzione di innocenza.
Gazprom è sempre
stato un supporter della
concorrenza nel mercato
del gas. Siamo sempre
stati attenti a conformarci
alle norme internazionali
ed alle regolamentazioni
dei Paesi in cui lavoriamo.
Le condizioni della
nostra responsabilità
contrattuale con i clienti
sono determinate dai
nostri obblighi legali
internazionali, dagli
interessi commerciali e
dai vincoli di mercato, e
sono basate su principi
di partnership paritetica
e di piena applicazione
della legge. Siamo disposti
a fornire supporto alla
Commissione, purché le
richieste siano conformi alla
legge. L’importante è che i
fatti siano studiati in modo
imparziale e obbiettivo,
senza condizionamenti
politici. Tra le accuse
formulate dalla Commissione
ci sono i contratti a lungo
termine. Nei fatti, la
maggioranza dei principali
operatori mondiali del gas inclusi algerini, norvegesi e
qatariani - hanno utilizzato
contratti simili per decenni.
Sembra - quindi - che lo
scopo dell’inchiesta della
Commissione sia proprio
quella di cambiare,
unilateralmente, i
fondamenti del mercato,
inclusi i meccanismi di
formazione del prezzo.
Questo condurrebbe
all’instabilità del mercato, a
scapito della sicurezza delle
forniture.
Per quanto riguarda
questioni relative all’accesso
delle terze parti, occorre
spiegare le difficoltà
connesse a tale principio.
Per contratto, e sulla base
della crescita della domanda
attesa per l’Europa, abbiamo
Elementi 29
una certa quantità di gas
da trasportare, per la quale
necessitiamo di un gasdotto
con una certa capacità. L’UE
ci sta dicendo che dovremmo
costruire un costosissimo
gasdotto che potremo
utilizzare al 50% della sua
capacità, poiché l’altro 50%
dovrebbe essere aperto ad
altri fornitori, anche se non
ve ne sono.
Ci auguriamo che un accordo
tra la Russia e la UE ci aiuti
a risolvere varie questioni in
sospeso.
E: Le tensioni con la Ue
rischiano di compromettere
la tabella di marcia di South
Stream? Ci conferma l’entrata
in funzione del gasdotto per
la fine del 2015?
AM: Con una capacità annua
di 63 miliardi di metri cubi,
South Stream contribuirà
sostanzialmente alla
sicurezza energetica europea,
accrescendo affidabilità e
flessibilità dei rifornimenti.
I lavori di costruzione sono
iniziati nel dicembre 2012 e
le prime forniture sono attese
per fine 2015. La capacità
piena sarà raggiunta nel
2018, dopo una graduale
accelerazione delle forniture.
Stiamo discutendo in ambito
Ue delle strategie per evitare
le conseguenze negative del
Terzo Pacchetto Energia, in
termini sia di sicurezza degli
approvvigionamenti sia di
tutela dei consumatori. Noi
accoglieremmo delle regole
comuni che regolino le
infrastrutture che, dall’estero,
entrino nel mercato europeo.
Sul tema, infatti, il Terzo
Pacchetto è ambiguo e la
legislazione europea non
si applica al di fuori del
territorio EU. Tali questioni
devono essere chiarite ad un
livello politico alto, al fine
di garantire gli investimenti
necessari nel settore delle
infrastrutture energetiche.
E: In concreto, quali
vantaggi avranno i cittadini
europei e italiani una volta
che South Stream sarà
pienamente operativo?
AM: South Stream amplierà
i rifornimenti verso l’Europa
sudorientale, Italia inclusa.
Le preoccupazioni italiane
durante l’ondata di freddo
del 2012 e la rivoluzione
libica resteranno una cosa
del passato. South Stream
sarà la via più sicura per
distribuire gas nella regione,
indipendentemente dai
paesi di transito e dagli
shock dell’offerta esterna.
South Stream ha tutte le
credenziali per risultare un
progetto di successo: fondi
privati, base solida di risorse,
azionisti internazionali
con know-how tecnico e
domanda dall’altra parte del
gasdotto. Il nuovo gasdotto
sarà anche una fonte di
investimenti per tutti i
Paesi soci, creando posti
di lavoro e ricchezza, oltre
alle rendite provenienti
dalle tasse di transito.
Anche l’Italia potrà trarne
beneficio. L’ENI è infatti
uno dei maggiori azionisti
del progetto e le aziende
italiane specializzate
nella posa dei gasdotti
otterranno numerose
opportunità commerciali
dall’implementazione del
progetto South Stream.
Elementi 29
23
primo piano
Smart Grid e
il futuro è qui
A colloquio con
Giuliano Monizza
Vice Presidente Anie
per l’Europa, l’Energia
e il Mercato
Giuliano Monizza
24
Elementi 29
Smart City
di Ilaria Proietti
E: Dottor Monizza, l’ammodernamento delle reti elettriche,
la generazione distribuita, la mobilità elettrica e i sistemi
di accumulo pensa possano essere la sfida tecnologica del
settore energia? Il tessuto industriale italiano è pronto a
raccogliere questa sfida?
imprenditoriale italiano, in particolare quello dell’elettronica
e dell’elettrotecnica che rappresento, è già pronto a fornire
il proprio contributo, specialmente nei termini dell’ampio
patrimonio di conoscenze e di know-how tecnologico del
quale le nostre aziende sono depositarie.
GM: Come ANIE Confindustria non solo condividiamo questa
analisi, ma siamo stati tra i primissimi promotori, in ogni
sede e da molto tempo, di un sensibile ‘upgrading’ in chiave
tecnologica del settore energetico. Si tratta di una sfida
imprescindibile. Di fatto, il sistema energetico italiano è
entrato in una fase di radicale trasformazione, identificabile
a tutti gli effetti con una sorta di Terza Rivoluzione
Industriale. Rispetto a questa rivoluzione, il tessuto
E: Quale può essere la tempistica per uno sviluppo compiuto
delle Smart Grid in Italia? Quali potranno essere i vantaggi
per consumatori, imprese e Sistema Italia?
GM: Tra tutti i Paesi europei l’Italia è un front runner
riguardo allo sviluppo delle Smart Grid. Per quanto riguarda
le Smart Cities progetti come quelli ipotizzati fra Genova e
Torino, sono senz’altro forieri di grande potenzialità per il
>
Elementi 29
25
sistema Paese e il sistema industriale italiano. Trattandosi
di tecnologie a carattere fortemente innovativo, le ‘reti
intelligenti’ consentono di mantenere elevato il livello di
sicurezza e affidabilità del sistema elettrico. Sono, inoltre,
in grado di far fronte ai numerosi problemi legati alla
generazione diffusa e al controllo dei carichi e permettono
un maggiore coinvolgimento del cittadino-utente finale nel
consumo. L’evoluzione della rete intelligente implica inoltre
una focalizzazione maggiore sull’e-mobility e sulla ricarica
dei veicoli elettrici, con evidenti diminuzioni delle emissioni
inquinanti.
E: Quali sono gli impatti da voi stimati dell’energy storage?
GM: In Italia il giro di affari potenziale per i sistemi di
accumulo può superare - da qui al 2020 - i 4 miliardi di euro
annui. Nel giro di pochi anni prevediamo un repentino
sviluppo di questa tecnologia. A oggi i costi dei grandi sistemi
di accumulo oscillano da 600 a 1000 dollari per chilowattora
stoccato. Con le nuove tecnologie, i costi sono destinati a
comprimersi fino a 150-200 dollari per kilowattora entro
il 2020. Le stime più recenti prevedono un raddoppio del
business dell’energy storage - a livello mondiale - dai 50
miliardi di dollari attuali ai 100 miliardi nel 2017.
E: Oltre ad un consistente giro d’affari, al tema delle batterie
si associa anche quello delle opportunità che si aprirebbero
per le rinnovabili non programmabili. Quali pensate possano
essere?
GM: Se, come tutto lascia prevedere, il ruolo delle batterie
nelle reti elettriche crescerà nei prossimi anni, favorendo lo
sviluppo di fonti energetiche discontinue e non programmabili,
quali il fotovoltaico, rendendole più competitive sul mercato
elettrico. Quando i costi per accumulare l'energia in eccesso
diventeranno sostenibili, il solare sarà molto più conveniente:
i nuovi sistemi permetteranno di accumulare l'energia e di
rimetterla in rete nei momenti di maggior domanda.
E: Le imprese del sistema ANIE hanno chiesto più sostegno
agli investimenti per la ricerca di nuovi materiali e tecnologie.
Quali risposte si attendono dal nuovo esecutivo?
GM: Chiediamo maggiori certezze sui tempi e sulle misure di
lungo periodo per accompagnare gli investimenti industriali
con un programma di sostegno alla ricerca e lo sviluppo di
nuove tecnologie. è questo che ci aspettiamo dal governo,
considerando che già oggi le imprese del sistema di ANIE
Confindustria investono nella ricerca più del 4% del fatturato
annuo, rispetto a una spesa media nazionale sul Pil pari
all’1,27 % e a una media europea del 2%.
26
Elementi 29
E: Dopo molti anni è stata varata la nuova Strategia
Energetica Nazionale. Cosa occorre fare per realizzarne
gli obiettivi?
GM: La nostra Federazione ha avanzato una proposta molto
precisa, concreta e subito attuabile: quella di investire nel
sistema elettrico esistente, sia in ambito dei processi di
efficienza energetica nel mondo industriale che nel building
in generale, quest’ultimo patrimonio fondamentale del
sistema Paese. Intervenire sugli impianti già esistenti ma
obsoleti con un progetto mirato di ‘revamping’ energetico
può diventare un elemento fondamentale per rimettere in
moto il sistema produttivo italiano.
Basti pensare alla ricaduta sui posti di lavoro legati agli
interventi dei sistemi/impianti elettrici, di illuminazione,
di domotica e di efficienza energetica degli edifici. L'efficienza
energetica è un'opportunità per l'industria nazionale, che
può assumere una leadership fondamentale anche al di là
dei confini nazionali considerando che ANIE Confindustria
esporta direttamente e indirettamente circa il 50% del
volume d’affari.
E: In Italia esiste una polemica sul prezzo dell’energia,
con accuse specifiche che riguardano gli incentivi alle fonti
rinnovabili. Cosa ne pensa?
GM: Tale polemica sta diventando strumentale e la strategia
deve essere indirizzata non al passato ma al futuro. Risulta
infatti evidente che l'aumento del prezzo dell'elettricità
non è solo imputabile agli incentivi alle fonti rinnovabili.
L'andamento del prezzo dell'elettricità ha sempre seguito
quello del prezzo del gas e dei combustibili fossili. La piena
competitività delle energie rinnovabili in generale potrà
essere raggiunta solo quando sarà implementata la completa
liberalizzazione del mercato elettrico. Tutto il processo potrà
essere facilitato da una riduzione della burocrazia e da un
adeguato accesso al credito.
E: La vostra associazione ha partecipato con ICE e ANCE ad
alcune missioni imprenditoriali all’estero. Quali sono gli
sviluppi attesi da queste iniziative?
GM: Nelle ultime missioni imprenditoriali guidate da
Confindustria con ANIE ed Ance in Serbia e Montenegro si è
arrivati alla formalizzazione di una proposta per la creazione
di un Business Council finalizzato a favorire il dialogo tra
le imprese dei due Paesi. Questo fa seguito alla missione
ad Ekaterinburg (Urali) dove è stato siglato un accordo di
collaborazione tra la Federazione e l’Unione degli Industriali
locali. Il successo di queste missioni è particolarmente
motivante non solo per le imprese che vi partecipano, ma più
in generale per il nostro sistema industriale poiché pone le
basi per una sempre maggiore focalizzazione sulle capacità
tecnologiche del sistema elettromeccanico italiano che – a livello
europeo - è secondo per dimensioni e diversificazione delle
tecnologie.
Energia su misura per te
Vestiamo le aziende italiane con prodotti energetici personalizzati e studiati
in funzione delle caratteristiche di consumo di ogni singola impresa.
axpoenergia.it
speciale energia paesi emergenti
• 43,2
Dopo India e Cina,
luci, ombre e prospettive
di Brasile, Russia
e Sudafrica
7,2%
•
Il Fronte
dei BRICS
28
Elementi 29
• 38,7
• 20,4
4%
•
di Simone Aiello e Michele Panella
L’acronimo BRIC è entrato a far parte del linguaggio comune
da quando l’economista Jim O’Neill, una decina d’anni
fa, intuì l’ascesa di Brasile, Russia, India e Cina quali nuovi
protagonisti degli scenari economici mondiali: i cosiddetti
paesi emergenti. Con un peso economico pari a circa 1/5
dell’economia globale ed una popolazione superiore al 40%
dell’intero pianeta, il fronte dei BRIC, allargatosi di recente
anche al Sudafrica, sta ora puntando a un coordinamento
delle proprie politiche economico commerciali al fine di
creare la coesione necessaria per tentare di spostare gli
equilibri geopolitici mondiali.
Non a caso, durante il quinto incontro a Durban del marzo
scorso i BRICS hanno annunciato due progetti che vanno in
questa direzione: il varo di una propria Banca di Sviluppo,
con una capitalizzazione di 4.500 miliardi di dollari USA nei
primi cinque anni, e la costituzione di un fondo di 100 miliardi
di dollari in riserve valutarie straniere, volta a costituire un
bacino di sicurezza rispetto alle turbolenze finanziarie.
Ma vediamo come, dopo Cina e India, gli altri BRICS sono
arrivati a proporsi come i “mattoni” dell’economia mondiale
nel medio lungo periodo.
>
Elementi 29
29
speciale energia paesi emergenti
Il Brasile, la splendida fine
della real samba
Negli anni ‘80 e fino agli inizi degli anni ‘90, il Brasile è
stato afflitto da un’inflazione annuale abnorme anche a
quattro cifre. In buona sostanza l’inflazione giornaliera era
paragonabile a quella annuale attuale.
Dalla metà degli anni ’90, però, il Paese ha iniziato a invertire
la rotta in tema di politica macroeconomica, con misure di
contrasto all’estrema volatilità dell’inflazione e alla variabilità
dei prezzi.
Oggi il real brasiliano è una delle divise più forti, al punto da
divenire la valuta preferita dai risparmiatori stranieri.
Ed è anche grazie alla nuova politica macroeconomica che il
Brasile è uscito praticamente indenne dalla crisi economica
che ha attanagliato buona parte del mondo nel 2008 e 2009.
Ma quale è il segreto del successo brasiliano?
Sicuramente, oltre alla gestione dell’inflazione, hanno giocato
un ruolo di primo piano sia il fattore geografico - il Brasile
è un paese vastissimo, con ingenti risorse naturali, ottime
prospettive in termini produzione petrolifera e abbondanti
miniere di ferro e metalli preziosi - sia il fattore demografico:
196 milioni di abitanti al 2011 - il quinto paese più popoloso al
mondo nonché più popoloso di qualsiasi paese europeo - con
una cittadinanza giovane e in crescita.
Questi fattori hanno determinato aumento dell’occupazione
e della produttività, che sono i principali motori dell’economia
reale: oggi il Brasile è la sesta potenza industriale mondiale
(con il 3,5% della produzione manifatturiera globale).
A conferma della solida ascesa del Brasile, basta considerare
che il suo PIL, pari a 2.476 miliardi di dollari USA nel 2011,
ha superato quello italiano nel 2010 e l’anno successivo è
diventata la sesta economia del pianeta: secondo le previsioni
potrebbe divenire la quinta economia mondiale nel 2030 e
addirittura la quarta nel 2050.
Ovviamente questo non vuol dire che ora il Brasile possa
sedersi sugli allori. Alcuni esperti ritengono, anzi, che il
real, anche grazie allo sfruttamento delle materie prime,
sia cresciuto troppo in fretta e che questo possa in qualche
30
Elementi 29
modo preludere a un’inversione di tendenza, deprimendo le
esportazioni perché pagate a caro prezzo.
E poi c’è il rischio che la solidità della valuta faccia in qualche
modo dimenticare che il Paese ha bisogno di serie riforme
strutturali: dalla riforma del fisco a quella sanitaria, dallo
sviluppo delle infrastrutture al miglioramento dell’istruzione
e dell’uso delle tecnologie.
Per rendere più agevole il confronto fra le varie economie,
da alcuni anni si utilizza il Growth Environment Score (GES),
un indice che prende in considerazione un insieme di variabili
macroeconomiche quali, ad esempio, l’inflazione e la spesa
per gli investimenti, e di variabili microeconomiche, come
l’uso della telefonia mobile e l’aspettativa di vita.
Con questa scala, nel 2010 il Brasile si è piazzato primo fra i
BRICS, con un valore dell’indice GES di 5,5, seguito dalla Cina
(5,4), dal Sudafrica (4,9), dalla Russia (4,8) e dall’India (4,0).
E, tuttavia, i BRICS si sono collocati ben dietro alla Corea
del Sud con un GES di 7,6 a dimostrazione che sono ancora
Tabella 1: imprese italiane in Brasile e Russia
Brasile
Russia
Anno
2008
2009
2008
2009
N° Imprese
711
732
351
362
Addetti
76.036
79.824
30.449
34.960
Fatturato (MLD €)
23.904
24.491
3.711
4.859
Fonte: Elaborazione da dati Banca dati Reprint, Politecnico di Milano-Ice.
lontani dall’aver dispiegato tutto il loro potenziale.
E infatti il Brasile, tra le altre cose, dovrebbe aprirsi
maggiormente al commercio e agli investimenti privati,
anche se non sarà facile, visti gli alti tassi di interesse che
non incoraggiano la diffusione di liquidità.
Non a caso, stando alla classifica Doing Business della Banca
Mondiale sui paesi in cui è più agevole fare investimenti
(sotto vari aspetti, dal tempo necessario per avviare
un’attività fino alle questioni fiscali) nel 2013 il Brasile si è
piazzato solo 130° su 185 paesi.
Eppure, l’area degli Emergenti è di grande importanza
per le imprese europee, in particolare, per quelle italiane.
L’interscambio commerciale Italia – BRIC nel 2012 è
ammontato a oltre 77 miliardi di euro con il 43,5% di tale
valore registrato con la Cina, il 36,5% con la Russia, il 10,8%
con il Brasile ed il 9,2% con l’India. Peraltro, considerando le
sole esportazioni, l’Italia trae dal commercio con l’estero circa
un quarto della propria ricchezza nazionale.
In termini di imprese italiane presenti nell’area BRIC, la maggior
parte dei capitali italiani si trova in Cina e in Brasile, dove
i flussi più rilevanti sono generati dal settore trasporti e
telecomunicazioni, mentre gli andamenti di crescita più
rapidi si riscontrano in India e in Russia (Tabella 1).
Il boom economico del Brasile è stato accompagnato da un
parallelo aumento della domanda di energia: nel periodo
2000-2010 il PIL è cresciuto del 3,7% in media e la domanda
di energia elettrica è cresciuta del 2,9% all’anno, soprattutto
nel settore industriale (45% nel 2011). Nel periodo 20132017 si prevede che l’economia cresca in media di circa il 4%
all’anno e, parallelamente, si stima che tra il 2011 e il 2017 la
domanda di energia elettrica annualmente cresca del 2,6%,
con possibilità di un ulteriore aumento per via dei Mondiali
di Calcio nel 2014 e delle Olimpiadi nel 2016.
Oltre che del calcio, il Brasile è tradizionalmente campione
di energia idroelettrica che domina il parco di generazione
del Paese, con un contributo pari all’86% della produzione
totale del 2011. Si tratta, per lo più, di energia prodotta
da grandi centrali idroelettriche, come l’impianto di Itaipu
che con i suoi 14 GW di potenza da solo copre il 16% della
produzione complessiva. A seguire vi è la produzione
elettrica da bioenergie, su cui il paese ha puntato molto e che
ora copre circa il 4% del totale.
Anche in prospettiva l’ulteriore sviluppo delle rinnovabili è
affidato soprattutto all’idroelettrico, con 21 GW di potenza
aggiuntiva entro il 2017 - di cui una buona metà dall’impianto
di Belo Monte in costruzione – e a seguire all’eolico on shore
(+7,5GW) e alle bioenergie (+2,6 GW). Resta invece marginale
il contributo del fotovoltaico, sulla cui convenienza economica
il governo brasiliano rimane scettico.
Al livello di infrastruttura elettrica, il Paese ha una rete
flessibile che consente un buon livello di integrazione delle
fonti rinnovabili e vanta una consolidata esperienza nella
realizzazione di linee in altissima tensione, dedicate per lo più
al trasporto di energia dagli impianti idroelettrici ai centri di
consumo costieri.
Tabella 2: potenza da fonti rinnovabili installata in Brasile
al 2011 e stima al 2017
2011
FONTE
Idraulica
2017
GW
GW
88,90
109,80
Bioenergie
5,40
8,00
Eolico
1,50
9,00
Fotovoltaico
0,00
0,90
Solare a concentrazione
-
-
Geotermia
-
-
Maree/moto ondoso
-
-
95,80
127,70
TOTALE
Fonte: Elaborazione da dati IEA
Dalla Russia con calore
La principale fonte di energia europea è il gas e, stando alle
previsioni più accreditate, le importazioni di gas del vecchio
continente aumenteranno almeno per i prossimi 20 anni.
In Europa la domanda di gas è concentrata per il 90% nei
mercati di Regno Unito, Germania, Italia, Olanda, Spagna,
Francia, Belgio, Polonia e Ungheria. In tutti questi paesi la
parte del leone la fa il colosso russo Gazprom: in altre parole
la Russia è diventata, per così dire, la “caldaia” d’Europa.
E proprio la Russia è un altro dei Paesi che avrebbe tutte
le carte in regola per raggiungere un livello di PIL pro capite
maggiore di quello di tutti i Paesi BRIC e anche di quelli
europei, mentre attualmente è la decima economia mondiale
(1.857 miliardi di dollari USA nel 2011). Ma il raggiungimento
di questo obiettivo è ostacolato da numerosi aspetti critici,
al punto che non pochi analisti nutrono riserve sul suo futuro.
Occorre, infatti, sottolineare la debolezza demografica della
Russia - ha una popolazione di circa 143 milioni di persone,
ma che ha registrato una riduzione nel periodo 2002-2010
accompagnata da un’aspettativa di vita bassa, soprattutto
per gli uomini, dall’impellente necessità di ampliare la base di
distribuzione della ricchezza, oggi in mano a pochi miliardari
e da un’eccessiva ingerenza governativa.
segue a pagina 33
Elementi 29
>
31
pubbliredazionale
YINGLI FLEXI-SYSTEM
®
Autoconsumo e soluzioni flessibili per piccoli impianti fotovoltaici
L’Azienda
22 filiali in tutto il mondo,
headquarter a Baoding, Cina
6 GW di moduli installati in
tutto il mondo
2,3 GW di moduli FV venduti
nel 2012: primato assoluto
Sponsor della
Cup
TM
FIFA World
2010 e 2014
FC Bayern Munich
e dell’
Realizzare un impianto fotovoltaico su
misura, tagliato sul consumo energetico
reale della propria casa o azienda, è
possibile grazie a YINGLI FLEXI-SYSTEM®,
il nuovo prodotto in “bundle” di Yingli
che racchiude in un unico imballaggio,
pratico e interamente ecologico, i
moduli fotovoltaici di varie potenze a
marchio ‘Yingli Solar’ e l’inverter solare
fornito da primarie aziende partner,
pronti da installare.
Pensato per il mercato italiano, YINGLI
FLEXI-SYSTEM® è il sistema fotovoltaico
flessibile distribuito attraverso la rete
di installatori partner del programma
YINGLI4YOU® e disponibile in sei
differenti taglie, dalla X-small (2 kWp)
alla XX-large (20 kWp) a seconda della
grandezza dell’impianto e del numero
di moduli compresi nell’imballaggio.
YINGLI FLEXI-SYSTEM® consente
convenienza e risparmio energetico
effettivo, massimizzando i vantaggi
dell’autoconsumo e adattandosi alle
esigenze energetiche della propria casa.
Con YINGLI FLEXI-SYSTEM®, una
famiglia tipo in un’abitazione media in
centro Italia, può risparmiare fino 1.822 kWh
32
all’anno e oltre 900 Kg di CO2 immessi
nell’atmosfera.
Yingli ad Innovation Cloud
Solarexpo 2013
L’azienda ha partecipato all’appuntamento
fieristico di settore con un team
internazionale e uno stand “italiano”,
interamente dedicato al mercato locale
che sta affrontando il delicato passaggio
dall’incentivato all’autonomia, e
con uno spazio espositivo che ha
riprodotto una casa “sospesa”, simbolo
dell’alleggerimento complessivo
dei costi domestici possibile grazie
al fotovoltaico. Tutto incentrato
sull’efficienza energetica, lo stand
Yingli ha evidenziato i numeri del
possibile risparmio in bolletta attraverso
soluzioni personalizzate per piccoli
impianti con cui le famiglie possono
ottimizzare l’autoconsumo, diventare
parte attiva nella gestione dei costi
energetici e ridurre drasticamente
i prelievi dalla rete elettrica.
Elementi 29
Quotata alla
Borsa di New
York dal 2007 (NYSE: YGE)
Il Paese, però, ha dalla sua immense risorse naturali: dispone
di circa 1/3 di tutte le riserve di gas del pianeta – non a caso
è il maggior esportatore di gas al mondo - del 18 % dei
giacimenti noti di petrolio, del 40% delle miniere di nickel
e di 1/5 di tutto il carbone estraibile sul globo.
È anche la nazione del G8 con il maggior tasso di crescita
del PIL, +3,4% su base annua nel 2012. Inoltre, la Russia è
la decima potenza industriale con il 2,3% della produzione
manifatturiera globale e potrebbe raggiungere la sesta
posizione già nel 2030.
E non basta, infatti, essere i “fornitori ufficiali” di gas
dell’Europa per pensare di aver fondato su basi solide la
propria economia. È senz’altro un bene avere petrolio, gas
e risorse minerarie, ma occorre anche ricordare che nel 2008
il PIL russo è sceso dell’8% a causa del crollo dei prezzi del
petrolio, mostrando la vulnerabilità di un sistema basato
troppo sull’esportazione di materie prime.
Il paese vanta anche un notevole bacino di intelletti,
che manifesta le sue punte di eccellenza nelle scuole di
matematica e fisica e da alcuni anni sta puntando molto sullo
sviluppo tecnologico. Ad esempio con la costruzione, non
lontano da Mosca, del Centro Skolkovo per l’Innovazione,
una sorta di Silicon Valley russa che conta su investimenti di
aziende straniere come Apple e Cisco.
Dal punto di vista elettrico, si prevede che in Russia la
domanda di energia crescerà di quasi il 2% all’anno e che
si arriverà a superare il consumo europeo pro-capite entro
il 2017. La parte maggiore della generazione elettrica è di
tipo termico (67% del totale nel 2010), seguita dal nucleare
e dall’idroelettrico (circa il 16% ciascuno), mentre sono quasi
irrilevanti le altre fonti rinnovabili.
Nell’ottica dello sviluppo strategico dell’infrastruttura
elettrica, il Paese ha previsto il rafforzamento delle
interconnessioni transfrontaliere, la modernizzazione della
capacità di generazione esistente, lo sviluppo dell’enorme
potenziale di fonti rinnovabili (fino al 4,5% della produzione
al 2020, oltre l’idroelettrico) nonché del nucleare (da 170 nel
2010 a 281 TWh al 2035). La Russia, infatti, insieme all’Europa
ha circa il 45% della potenza nucleare installata al mondo e
nel 2009 l’orso russo presentava il maggior numero di reattori
in costruzione.
In termini di potenza installata, al 2020 è prevista un crescita
dell’idroelettrico (+4 GW), dell’eolico (+2 GW) e delle
bioenergie (+1 GW). Previsto anche l’incremento per il gas
e il nucleare (Tabelle 3 e 4).
Tabella 3: potenza da fonti rinnovabili installata in Russia
al 2010 e stima al 2020
FONTE
4%
•
2010
2020
GW
GW
52,00
Idraulica
48,00
Bioenergie
1,00
2,00
Eolico
0,00
2,00
Fotovoltaico
-
0,00
Solare a concentrazione
-
-
Geotermia
-
-
Maree/moto ondoso
-
-
49,00
56,00
TOTALE
Fonte: Elaborazione da dati World Energy Outlook 2012
Tabella 4: potenza da fonte fossile e nucleare installata
in Russia al 2010 e stima al 2020
2010
FONTE
2020
GW
GW
Carbone
52,00
44,00
Petrolio
6,00
5,00
129,00
Gas
105,00
Nucleare
24,00
32,00
TOTALE
187,00
210,00
Fonte: Ibidem
segue a pagina 35
Elementi 29
>
33
34
Elementi 29
La Russia è un Paese importante anche per l’economia
italiana: l’interscambio commerciale Roma Mosca ha superato
i 28 miliardi di euro all’anno, con una crescita rispetto al
2011 dell’8%. Noi esportiamo marchi pregiati tipici del made
in Italy: principalmente abbigliamento, prodotti alimentari
e macchine industriali ad alta tecnologia (per un totale di
circa 2,5 miliardi di euro). Importiamo soprattutto carbone e
prodotti petroliferi, metalli e minerali (per un totale di oltre
8 miliardi di euro all’anno).
E questo è ancora più significativo se si considera che
nel 2013 - in un contesto di calo della domanda interna
italiana, della domanda intra-UE e dell’interscambio verso
gli emergenti – tiene solo l’export e l’import con la Russia,
registrando un +9,3% e un +1,3% a marzo rispetto allo stesso
periodo del 2012.
Costituisce un elemento positivo anche l’entrata di Mosca
nel WTO, che farà scendere di oltre due punti percentuali,
fino al 7,8%, i dazi doganali applicati da Mosca per le
importazioni, senza contare che gli accordi fra Mosca e i suoi
vicini garantiscono che le società ubicate in Russia possano
esportare in Bielorussia e Kazakistan senza dazi, collocando
il Paese in posizione strategica per la creazione di ponti
commerciali con i paesi dell’Asia Centrale e dell’Estremo
Oriente.
Anche la creazione di imprese in Russia presenta aspetti
attraenti: la pressione fiscale è bassa - dal 20% fino al 4%
in zone ad investimenti speciali – e la mano d’opera è
generalmente qualificata e di costo contenuto, considerato
che il salario medio mensile nel 2011 ammontava a 531 euro.
Ma sotto questo aspetto occorre anche prestare attenzione:
la Russia, infatti, è restia ad accettare aziende che entrano
nel Paese solo per vendere prodotti o delocalizzare qualche
stabilimento, mentre predilige le imprese che intendono fare
investimenti strutturali.
Le potenzialità dell’Africa
Almeno dall’aprile del 2011 il club dei BRIC è stato allargato
al Sudafrica, che rappresenta l’economia più grande del
continente africano. Ricco di materie prime, è il 5° produttore
mondiale di carbone e ha la maggior parte delle riserve
africane di uranio (circa 1/5 di quelle mondiali), oltre a esser
membro del G20.
Per alcuni aspetti il Sudafrica risulta ben posizionarsi tra i BRICS:
ha un fisco agevole, una burocrazia snella, è aperto agli scambi,
soprattutto con gli altri paesi BRIC, Brasile e India in primis,
e può vantare un indice GES accettabile 4,9 (2010), nonché
un piazzamento di tutto rispetto nella classifica Doing Business
(Tabella 5).
Tabella 5: Classifica Doing Business 2013 della Banca Mondiale
Paese
Posizione (su 185 Paesi)
Singapore
1
Regno Unito
7
Sudafrica
39
Italia
73
Cina
91
Russia
112
Brasile
130
India
132
Fonte: Elaborazione dati da The World Bank e IFC
Tuttavia non si può nascondere che la sua economia, con un
PIL di circa 400 miliardi di dollari nel 2011, è limitata (pari a
1/5 dell’economia italiana). E poi ci sono altri aspetti critici che
hanno un impatto negativo sulla produttività: con 50 milioni
di abitanti ha un andamento demografico non positivo,
un’aspettativa di vita di 53 anni e un tasso di disoccupazione
del 24% (2011).
In un certo senso il Sudafrica potrebbe essere considerato
come il portavoce dell’intero continente africano che, nel
suo insieme, potrebbe a buon diritto costituire il BRICA: gli
undici Paesi maggiori dell’Africa coprono una superficie
paragonabile a quella della Russia e, dal punto di vista
demografico, il continente è passato da 416 a 811 milioni di
abitanti nel periodo 1975-2010, mentre si prevede arriverà
a 1,4 miliardi di abitanti nel 2025, con in testa giganti quali
Nigeria, Etiopia e Congo.
Sul fronte della generazione elettrica il Sudafrica sta
affrontando un periodo di elevata richiesta di energia
che viene soddisfatta a fatica, per il 95%, dalla maggiore
azienda statale, la Eskom - con un parco di generazione in
>
Elementi 29
35
speciale energia paesi emergenti
cui predomina il carbone (90% della
produzione) - e per il 5% da produttori
privati indipendenti.
Ha peraltro ottime potenzialità di
sviluppo delle fonti rinnovabili, specie
dell’eolico e del solare. Entro il 2013
dovrebbe installare 1 GW di potenza
da fonti rinnovabili, di cui il 40% eolica.
Nei successivi quattro anni, la potenza
eolica on-shore dovrebbe salire a 2.4 GW,
seguita dal solare fotovoltaico (1.2 GW)
e dal solare a concentrazione (0.5 GW).
Naturalmente per il Paese è cruciale
continuare a sviluppare il commercio
transfrontaliero nonché adeguare
l’infrastruttura elettrica. Infatti la non
piena adeguatezza del sistema elettrico,
causata anche da un dietrofront nel
tentativo di liberalizzare il settore che
ha bloccato gli investimenti per alcuni
anni, è una delle principali cause di
scoraggiamento degli investitori esteri,
soprattutto di fronte alla prospettiva
di investire in attività ad alto consumo
di energia, come quelle legate
all’estrazione mineraria.
Sebbene con modalità e tempi
differenti, è evidente che i BRICS sono
destinati a cambiare radicalmente
gli scenari di riferimento, con uno
spostamento degli assi economici
mondiali. è anche vero, tuttavia, che
gli stessi paesi dovranno confrontarsi
sempre di più con le istanze ambientali,
che avranno un impatto sulle loro
economie.
Un recente rapporto della IEA , infatti,
ha evidenziato come nell’arco di
vent’anni l’intensità carbonica globale
sia di fatto rimasta costante, passando
da 2,39 a 2,37tCO2/tep, nonostante la
forte crescita delle fonti rinnovabili.
Questo è sostanzialmente dovuto
al parallelo aumento delle fonti
convenzionali per far fronte alla fame
di energia del globo: stando ai dati del
Fondo Monetario Internazionale (FMI)
la maggior parte dei sussidi diretti alle
fonti convenzionali, 480 miliardi di
dollari USA l’anno, pari a circa tre volte
quelli destinati alle fonti rinnovabili,
si trova proprio nei Paesi emergenti.
Occorre poi aggiungere circa 1.900
miliardi di dollari di sussidi indiretti,
di cui il 40% proviene da Paesi di
industrializzazione storica, dovuti alla
mancata internalizzazione del costo
ambientale delle fonti fossili.
• 38,7
• 20,4
4%
•
36
Elementi 29
Anche in questo caso i BRICS
giocano, in termini assoluti, un ruolo
fondamentale, dacché la Cina, con 278
miliardi di dollari, e la Russia, con 116
miliardi, figurano rispettivamente al 2°
e 3° posto nella graduatoria mondiale
dei Paesi che sussidiano indirettamente
le fonti convenzionali.
Al riguardo l’FMI ha lanciato un
chiaro monito: dovranno venir
meno tutti i sussidi alle fonti fossili,
in quanto sintomo di insostenibilità
fiscale e finanziaria e causa del
mancato efficientamento del processo
industriale e produttivo, pena il diniego
di futura assistenza finanziaria da parte
del Fondo multilaterale.
l'investimento più sicuro per il vostro impianto fotovoltaico
il primo modulo fotovoltaico 'PID free*al mondo testato a 85° di temperatura e 85%
di umidità relativa che assicura la massima resa del vostro impianto fotovoltaico in
qualsiasi condizione ambientale.
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Elementi 29
37
mercato elettrico
Una holding di
di Luca Speziale
E: Dopo dieci anni di attività quale è
il ruolo di AU?
Paolo Vigevano
Parla Paolo Vigevano
Presidente e Amministratore
delegato di Acquirente Unico
Tutela per il consumatore, strumenti per lo sviluppo del mercato, nuovi
servizi. Queste alcune delle caratteristiche della “carta d’identità”
di Acquirente Unico - un modello di riferimento - la cui posizione è
ormai di primo piano in un settore in continua evoluzione, che
lo vede lavorare con le Istituzioni, gli operatori e per il consumatore
finale. Paolo Vigevano ci spiega come l’azienda da lui guidata
affronta le molteplici attività.
38
Elementi 29
PV: Prima della liberalizzazione
il comparto elettrico in Italia era
caratterizzato dalla presenza di un
grande monopolista pubblico. Con
la completa apertura del mercato,
per far fronte alla presenza di nuovi
operatori e affiancare il consumatore
in questo nuovo scenario, si è pensato
all’istituzione di AU, soggetto pubblico
terzo e indipendente, che potesse
coniugare sviluppo della concorrenza
e tutela del consumatore.
Un “cuneo” tra produzione e consumo,
un aggregatore della domanda dei
piccoli consumatori, capace di farli
beneficiare delle opportunità della
competizione nel mercato elettrico
all’ingrosso. Dal 2004, AU svolge un
ruolo a favore della competitività e
di “accompagnamento” del processo
di liberalizzazione, in un mercato
che non è ancora completamente
concorrenziale. In questo l’approccio
italiano è diventato un modello di
riferimento per molti mercati, nel
contesto europeo, che si aprono alla
concorrenza.
E: In tale ambito quale è la posizione
del consumatore?
PV: L’informazione gioca un ruolo
fondamentale, ma occorre renderla
più efficace. Per questo con lo sviluppo
del mercato, sono state ampliate le
attività volte a rendere il consumatore
più informato e consapevole delle
dinamiche di mercato. Infatti, a
seguito della liberalizzazione e
privatizzazione del settore elettrico,
l’assetto del mercato italiano,
servizi
riconosciuto come best practice a
livello europeo, oggi coniuga logiche
di promozione della competizione
tra imprese e tutela dei consumatori.
Il consumatore va così acquisendo
maggiore fiducia nei benefici che può
ricavare sia dalla liberalizzazione,
con l’esercizio del suo diritto di scelta
del fornitore più vantaggioso, sia
da una migliore conoscenza dell’uso
efficiente dell’energia per contenere
i propri consumi. Quindi non più un
ruolo secondario, ma una posizione da
comprimario con un potere negoziale
ben preciso.
soluzione tra le parti. Con notevoli
vantaggi in termini economici e
temporali.
E: Quali sono gli strumenti che AU
utilizza per creare un filo diretto con
l’utente finale, così da renderlo meno
vulnerabile e più cosciente delle
dinamiche di mercato?
E: Tra le attività di AU, si registrano
anche il Sistema Informativo integrato
e l'Organismo Centrale di Stoccaggio
Italiano. Di cosa si tratta?
PV: Il primo strumento utilizzato
non è del tutto nuovo: si tratta dello
Sportello per il consumatore di energia,
gestito da AU per conto dell’Autorità,
che “rinnovato” e potenziato,
rappresenta un’importante realtà
per il consumatore. Allo Sportello il
consumatore può avere informazioni
sui propri diritti e sui provvedimenti
dell’Autorità. Oltre a essere assistito
in caso di controversie relative al
rispetto dei livelli qualitativi e tariffari
dei servizi dell’energia elettrica e
del gas, non direttamente risolte dai
fornitori o distributori. Proprio per
aumentare il supporto in questi casi è
stato affidato ad AU anche il Servizio
conciliazione clienti energia, che facilita
la composizione delle controversie tra
clienti finali e operatori (venditori o
distributori) di energia elettrica e gas,
aiutandoli a individuare la migliore
PV: Il Sistema Informatico Integrato,
nato per gestire i flussi informativi
relativi ai mercati dell’energia elettrica
e del gas, è caratterizzato da una
struttura centralizzata che interagisce
con gli operatori e garantisce la
sicurezza e la tempestività nella
gestione dei dati, favorendo la
concorrenzialità dell’intero mercato.
Il fatto che il Sistema sia stato istituito
presso AU assicura l’imparzialità e la
non discriminazione tra gli operatori.
Per l’OCSIT, invece, è stata recepita
una Direttiva Europea che impone agli
Stati membri l’obbligo di detenere
un quantitativo minimo di scorte
di petrolio greggio e/o prodotti
petroliferi, al fine di assicurare la
disponibilità di scorte e la salvaguardia
dell’approvvigionamento di energia.
Operando con criteri di mercato
e senza fini di lucro, l'OCSIT ha
Elementi 29
due obiettivi principali: contribuire
all'ottimizzazione del sistema nazionale
delle scorte, facilitando l’accesso al
mercato scorte da parte di tutti gli
operatori del settore petrolifero in
un’ottica di efficienza e trasparenza
e migliorare il flusso informativo
attraverso una piattaforma informatica.
E: Informazione, tutela, tecnologia e
sviluppo della competitività sono i nodi
su cui lavorare nell’immediato futuro?
PV: Un ruolo importante lo rivestiranno
le nuove tecnologie e l’informazione
legata alla promozione degli usi
innovativi dell’energia, in grado
di trasformare le attuali reti di
distribuzione in Smart Grids.
La promozione di uno sviluppo
corretto del mercato, che contemperi
la propria crescita e la tutela degli
utenti, però ha bisogno anche di una
governance istituzionale capace di
guidare il cambiamento con flessibilità
ed efficienza, con la partecipazione
consapevole del consumatore, fruitore
ultimo del sistema elettrico.
39
mercato elettrico
Sviluppo settore elettrico
Derivati sì,
ma con regole
opportune
Concetta Brescia Morra
Dialogo con
Concetta Brescia Morra
Docente Diritto Bancario e
Diritto dei Mercati Finanziari
“Anche nel campo dell'energia, i derivati e più in generale
gli strumenti di innovazione finanziaria possono essere
elementi di sviluppo del settore”. Lo dice Concetta Brescia
Morra che insegna Diritto bancario e Diritto dei mercati
finanziari presso l'Università del Sannio e alla Luiss Guido
Carli. E che, in questa intervista a 'Elementi', spiega la
profonda riflessione in corso, specie rispetto agli strumenti
utilizzati nei mercati non regolamentati.
40
Elementi 29
di Ilaria Proietti
E: Professoressa, abbiamo imparato a conoscere le
degenerazioni sistemiche collegate all’utilizzo degli
strumenti di innovazione finanziaria. Quali sono i
meccanismi e le regole per rendere affidabile il sistema?
Questi ‘paletti’ non rischiano di ostacolare l’attività degli
operatori?
CBM: Gli operatori che si lamentano degli oneri loro
imposti devono comprendere che la fiducia nei meccanismi
di formazione dei prezzi è la migliore garanzia della
liquidità dei mercati, anche dell'energia. Le normative
europee in via di attuazione hanno esteso anche al campo
delle commodities tutta una serie di vincoli per i soggetti
che intendano avvalersi dei derivati che sono contratti
standardizzati e che - a prescindere dalla connotazione
negativa che viene loro assegnata dopo gli episodi recenti
- nascono prevalentemente con la funzione di copertura
dei rischi.
E: In cosa si sostanziano queste nuove regole?
CBM: Le proposte di modifica in materia finanziaria a partire
dal regolamento Emir (European Market Infrastructure
Regulation) riducono le esenzioni per i soggetti che
intendano operare nei derivati sulle merci di qualunque
tipo esse siano; quindi anche laddove il bene sottostante
sia quello dell'energia. In questo modo si determinerà
la necessità di operare attraverso intermediari professionali
abilitati a questo tipo di attività come le Società di
intermediazione mobiliare o le banche.
>
Elementi 29
41
E: E d'altro canto la struttura dello strumento ha
potenzialità inimmaginabili rispetto ai mercati tradizionali.
Proprio l'esplorazione di tali potenzialità ha regalato nuovi
stimoli facendo crescere, a 15 anni dalla liberalizzazione
del settore energetico, l'entità complessiva dei contratti
presenti nel portafogli degli operatori, anche a fronte di
uno sviluppo rallentato dei mercati a termine regolamentati
(dove si negoziano i contratti future) complice, in questo
caso, il peso eccessivo delle garanzie richieste…
CBM: Comprendo il tema dell'onerosità dei meccanismi ma
l'obiettivo della liquidità e del corretto funzionamento del
sistema è la priorità per gli stessi operatori.
E: Ma i requisiti e gli obblighi per chi intenda occuparsi di
derivati non finiscono qui…
CBM: L'irrigidimento della normativa nasce dalla crisi
determinata dal rischio sistemico collegato ai derivati che si
prestano ad un indebitamento esponenziale. Le nuove norme
hanno l’obiettivo di eliminare una trasmissione del rischio
potenzialmente velocissima e che può creare un'alterazione
sostanziale dei prezzi e, in ultima analisi, il collasso del
mercato. Alla luce dell'approvazione delle nuove discipline
sarà dunque necessario operare attraverso una stanza di
compensazione, che crea una sorta di garanzia dell'esito
dei contratti.
E: Non si rischia, avvicinando il meccanismo in corso di
configurazione a quello dei mercati a termine regolamentati,
di smorzare la vivacità del mercato non regolamentato?
CBM: Voglio premettere che questo meccanismo potrà
interessare il settore dell'energia probabilmente solo in
futuro: infatti l'obbligo di operare con una controparte
centralizzata si configura sopra una soglia piuttosto elevata,
quella dei tre miliardi, mentre attualmente mi pare che
l’utilizzo di questi strumenti da parte degli operatori che
trattano energia sia modesto. Che in generale questa
previsione sia comunque necessaria, lo dimostra la storia
recente: in assenza di questi paletti può essere messa in
discussione la sopravvivenza stessa dei mercati dove è
fondamentale la fiducia. La fiducia nel mercato e nella corretta
formazione dei prezzi deve essere una priorità: lo hanno
capito in prima battuta gli operatori che hanno pagato un
prezzo altissimo dall'assenza di liquidità. Un problema che,
come ha mostrato il caso delle cartolarizzazioni, da molti
indicato all'origine della crisi globale innescatasi nel 2007,
si può porre in maniera drammatica.
E: Il senso sembra essere "ben vengano", dunque, le
nuove regole laddove esse possano restituire al termine
speculazione finanziaria la sua accezione originaria’…
CBM: L'innovazione finanziaria intesa come nuovi strumenti,
ha migliorato lo sviluppo dell'economia e dunque ha favorito
la crescita. Resto dell'idea che i derivati, nonostante quel
che è successo, non vadano dunque demonizzati: la causa
speculativa non è una causa nulla o contraria alle regole del
codice civile.
42
Elementi 29
E: Gli operatori temono però che rispetto ai mercati
a termine dell'energia regolamentati vi possa essere
un'ulteriore limatura dei margini derivante dalla scadenza
ravvicinata delle coperture delle vendite. Una previsione
quest'ultima che, pur avendo come scopo l'armonizzazione
del mercato elettrico italiano con le altre borse europee,
potrebbe rappresentare un vincolo operativo penalizzante.
E lo stesso timore sussiste oggi anche rispetto alla futura
configurazione dei mercati non regolamentati. Non crede
che sarebbe necessario esentare dalle nuove regole il
settore energia?
CBM: Laddove l’entità del mercato dei derivati energetici
raggiungesse la soglia prevista sarebbe difficile un’esenzione
dalle nuove regole per i mercati dell'energia. E anche
abbastanza illogico, dal momento che esse si riferiscono non
alla merce negoziata ma allo strumento di negoziazione
che deve essere configurato in base a regole standard.
In più occasioni ho avuto modo di confrontarmi con gli
operatori di settore che sono interessati alle potenzialità
di questo strumento che ad oggi svolge per loro un ruolo
ancora ancillare. E che sono perplessi rispetto agli oneri e
all'appesantimento delle regole che si vanno delineando.
È evidente che quello dei derivati è un mondo che ha
bisogno di queste regole perché la velocità di trasmissione
del rischio può rendere il mercato fragilissimo.
Questa consapevolezza afferisce al tipo di strumento a
prescindere dalla merce su cui si costruisce il derivato e
limitare il rischio dovrebbe essere una priorità per gli stessi
operatori perché se il mercato collassa sono gli operatori
stessi i primi a pagare un conto salatissimo. Diverso è il
discorso se sia auspicabile e percorribile la valorizzazione
delle specificità. Se non è possibile prefigurare regole
speciali, credo occorra far valere, anche tramite
l'associazione dei regolatori di settore - un dialogo con
l'Esma (European securities and markets authorithy). Credo
che questa sia la via maestra che consentirà di superare
le doglianze, specie relative ai problemi finanziari, degli
operatori dell'energia.
efficienza energetica induStriale - certificati Bianchi
innovazione di proceSSo - audit energetici
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Soave 045 6190818
Roma 06 85303003
Milano 02 6700364
Elementi 29
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43
mercato elettrico
Perché
Mauro Zanini
Conversazione con
Mauro Zanini
Vice presidente di Federconsumatori
Offerte poco allettanti; condotte scorrette da parte delle aziende; asimmetria informativa tra fornitori e utenti.
Lo sviluppo del mercato libero dell’elettricità e del gas è ancora in chiaroscuro. E ora che le tariffe scenderanno, sarà ancora
più difficile per le aziende strappare clienti al mercato tutelato. Ne abbiamo parlato con Mauro Zanini, vice presidente
di Federconsumatori.
di Gabriele Masini
E: Le offerte di energia elettrica
e gas sul mercato libero si stanno
moltiplicando. Qual è la risposta
dei consumatori?
MZ: L’apertura del mercato sta
incontrando delle criticità, tanto che si
registra un calo nei tassi di switch. Dagli
ultimi dati dell’Autorità per l’energia,
da luglio 2007 a settembre 2012 il 21%
delle utenze (circa sei milioni) sono
passate al mercato libero. Ne rimangono
oltre 23 milioni nel mercato tutelato.
Ma, secondo i nostri dati, di questi sei
milioni i due terzi sono rimasti con lo
stesso fornitore, hanno semplicemente
cambiato il tipo di contratto.
44
E: Perché questa diffidenza?
MZ: Il punto è che le offerte non sono
molto allettanti. Perché il mercato
decolli servono risparmi almeno a due
cifre sul costo complessivo annuo. Oggi
invece sconti e offerte garantiscono
risparmi tra il 2,6% e il 5,7%, per
quanto riguarda l’energia elettrica
con prezzo indicizzato. Quelle a
prezzo bloccato offrono uno sconto
maggiore ma d’altro canto dal 2010
a oggi abbiamo registrato un calo del
risparmio anche del 50%.
Elementi 29
E: Ora che le tariffe del gas cominceranno
a scendere, grazie al nuovo metodo
tariffario adottato dall’Autorità,
le offerte a prezzo bloccato non
converranno più…
MZ: È importante che si sia rotto
il “monopolio” dell’indicizzazione
dei contratti take or pay al prezzo
del petrolio. C’è bisogno di cautela
perché questo calo dei prezzi spot
del gas è dovuto alla congiuntura
internazionale, al calo dei consumi
energetici e all’aumento dell’offerta:
con la ripresa dell’economia bisognerà
vigilare su eventuali effetti speculativi
sul mercato spot.
il mercato libero
non decolla
E: Altro aspetto critico la “leggibilità”
delle bollette.
MZ: Dobbiamo fare di più sul versante
della semplificazione perché è difficile
per i cittadini utenti capire le bollette.
Sia perché la stessa struttura delle
fatture è complessa, sia perché a
volte ci sono conguagli, per via di
provvedimenti dell’Autorità, ricorsi
delle aziende e pronunciamenti del
Tar. Spesso inoltre le aziende devono
adottare provvedimenti retroattivi che
sono di difficile comprensione.
E: Come va con i reclami?
MZ: Due reclami su tre si riferiscono
al mercato libero. Le criticità più
frequenti riguardano i contratti
non richiesti (18% dei reclami),
le fatturazioni (circa 45%) e i recessi,
morosità e volture (15%).
E: Cosa si può fare per migliorare
la situazione?
MZ: Si può introdurre l’obbligo per
le aziende che operano nel mercato
libero di rendere pubbliche le offerte
in un sistema di comparazione, che
può essere il "trova offerte" magari
migliorato alla luce di questi anni.
Inoltre le offerte devono essere
comparabili: sta diventando difficile
anche per noi fare comparazioni
perché le società tendono a “svicolare”
con offerte di durata limitata o legate
alle taglie. Invece il mercato libero
richiede trasparenza.
E: Come associazione dei consumatori
cosa state facendo per ridurre
l’asimmetria informativa tra fornitori e
utenti?
MZ: Stiamo organizzando iniziative di
informazione in tutta Italia: abbiamo
realizzato una rete di 45 sportelli, un
call center e un sito. È anche partito
un progetto che prevede 110 incontri,
uno per città. Occorre ancora fare
molto perché il consumatore non sia
più soggetto passivo. L’anno scorso,
in occasione di un incontro europeo
tra associazioni dei consumatori e
regolatori, un rappresentante dei
consumatori inglesi ha detto che 2
utenti su 3 che cambiano fornitore,
lo cambiano in peggio. E in Inghilterra
sono tutti sul mercato libero. Questo
ci deve far riflettere su quanto ancora
il consumatore sia debole e abbia
difficoltà a valutare le offerte.
E: È auspicabile una riduzione più
accelerata del perimetro di tutela per
favorire un dispiegamento più rapido
del mercato?
MZ: Il terzo pacchetto Ue indica
questo percorso, però bisogna fornire
le massime garanzie ai consumatori.
Con la graduale riduzione del ruolo
dell’Acquirente Unico nel mercato
tutelato bisogna creare le condizioni
di mercato che consentano la nascita
di gruppi di acquisto, anche con
il sostegno delle associazioni dei
consumatori. Così si avrebbe un
ruolo di tutela nella contrattazione,
Elementi 29
eventualmente anche avvalendosi
dell’esperienza dell’AU.
E: Un altro punto dolente, rispetto alla
bolletta elettrica, è il peso crescente
degli oneri per gli incentivi alle
rinnovabili.
MZ: Siamo molto preoccupati perché
gli oneri di sistema incidono ormai per
il 20% della bolletta elettrica. Si deve
lavorare per limare diseconomie e
rendite. Gli incentivi vanno rimodulati
e trasferiti in parte sulla fiscalità
generale.
E: Aeeg e Ministero dello Sviluppo
Economico hanno attuato la riforma
degli oneri che alleggerisce il fardello
delle aziende ad alta intensità
energetica. Siete d’accordo?
MZ: No. Chiederemo al nuovo
governo che riveda questa decisione.
Non è possibile che per rendere
competitive le imprese italiane si sposti
il peso sulle famiglie. Anche perché il
provvedimento prevede, per godere
degli sgravi, un’incidenza minima del
2% dei costi dell’energia sul fatturato
dell’azienda.
È una sovvenzione alle imprese da
parte delle famiglie. Più in generale,
una parte degli incentivi va spostata
sulla fiscalità generale. È un percorso
difficile, ma va attuato.
45
energia
Sistema energetico
Si va verso
il “knowledge
based”
di Stefano Besseghini (AD di RSE)
Alla fine di gennaio è stato pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale il decreto di approvazione del Piano triennale
2012-2014 della Ricerca di Sistema. Un passaggio
fondamentale per garantire la continuità dell’attività di ricerca
in un settore sempre più sensibile come quello energetico.
Il piano assegna risorse pari a 221 milioni di euro in tre
anni, distribuite su tre grandi aree di intervento: governo
gestione e sviluppo del sistema elettrico nazionale,
produzione di energia elettrica e protezione dell’ambiente
e razionalizzazione e risparmio nell’uso dell’energia
elettrica. Così come diverse sono le modalità di erogazione:
da progetti di ricerca applicata, a progetti di sviluppo da
svolgere in collaborazione con le aziende, a progetti volti
alla individuazione di nuovi campi di indagine.
46
Elementi 29
Stefano Besseghini
Il Piano triennale pone alla base dei propri orientamenti
strategici la promozione di un sistema energetico che affianchi
alla sicurezza ed efficienza di esercizio, il perseguimento del
contenimento del costo dell’energia per i consumatori finali
e per le imprese.
Un obiettivo che ben si accorda con la vocazione di RSE
da sempre orientata ad una visione integrata e di sistema.
Si pone l’accento non solo sullo sviluppo di tecnologie
innovative ma anche, e forse soprattutto, sulla loro
efficace integrazione nel sistema energetico nazionale.
Mai prima d’ora il sistema energetico è stato al centro di
spinte centripete derivanti dalla competizione di differenti
tecnologie di generazione, dal progressivo cambiamento
del ruolo dei consumatori via via più esigenti, consapevoli
e spesso attori stessi del sistema nel nuovo ruolo di
“prosumers”. Mai come ora è quindi necessario sviluppare
una profonda comprensione del sistema e delle (spesso non
ovvie) correlazioni che le iniziative dei diversi portatori di
interesse determinano sullo stesso.
Centrale rimane e rimarrà il ruolo della rete elettrica che
del sistema elettrico rappresenta il sistema nervoso e che
pure sta conoscendo una radicale evoluzione verso una
configurazione adattativa tanto che generazione distribuita,
reti attive ed accumulo rappresentano insieme la principale
voce in termini di finanziamenti dei programmi di ricerca.
All’interno di quest’area c’è anche il settore che forse
più potrà beneficiare di un breakthrough tecnologico in
grado di cambiare profondamente il paradigma stesso
del sistema elettrico: l’accumulo di energia elettrica.
In un recente confronto condotto con le aziende di
ANIE attive nella produzione di sistemi di accumulo
elettrochimico è emerso come i progetti di ricerca svolti da
RSE - dall’approfondimento di tecnologie d'avanguardia
all’esplorazione degli scenari tecnico-economici - hanno
permesso di comprendere le prospettive più rilevanti sul
tema dell’accumulo. Questo incontro ha consentito di
verificare come il mandato di RSE di rappresentare un punto
di riferimento concreto e accessibile al sistema delle imprese,
su un tema come l'accumulo di energia, in questo periodo
si stia realizzando con efficacia. Appare quindi ancora più
significativo che a questa stessa area di ricerca il piano
triennale assegni uno dei capitoli di finanziamento dedicati
proprio alla collaborazione tra aziende e strutture di ricerca,
il così detto finanziamento di ricerca di tipo (b).
Accanto a questi strumenti propri anche dei precedenti
programmi di ricerca di sistema, nel recente piano è stata
introdotta una nuova modalità di finanziamento volta a
favorire lo sviluppo di innovativi temi di ricerca, a forte
contenuto interdisciplinare ed in grado di coinvolgere
un ampio numero di soggetti, evitando al contempo la
dispersione in mille rivoli. Nella identificazione di un più
preciso campo di indagine che abbia forte collegamento con
specifici ambiti applicativi la scelta è caduta sul settore dei
nuovi materiali avanzati per applicazioni nel settore elettrico,
con la focalizzazione sui temi dell’accumulo elettrochimico e
dei materiali per la conversione fotovoltaica.
Infine, è costante nel piano il richiamo alla forte integrazione
dei progetti di ricerca con l’intera programmazione europea.
Un ambito che RSE presidia da tempo con particolare
attenzione (attualmente RSE è coinvolto in 53 progetti
europei ed ha un tasso di successo delle proposte presentate
intorno al 50%) e che nell’immediato futuro conoscerà
qualche cambiamento per la transizione dal 7° programma
quadro (2007-2013) al nuovo Horizon2020 (2014-2020).
Come si vede uno sforzo di ricerca intenso e ad ampio
spettro, volto a rendere possibile forse la principale
transizione che il sistema energetico dovrà sopportare; non
solo quella alle reti attive (smart grids) o alle città intelligenti
(smart cities) ma più in generale ad un sistema energetico
ad elevato contenuto di conoscenza per consentirne una
corretta gestione, insomma la transizione verso un vero
Sistema Energetico Knowledge Based.
Gli altri temi su cui è previsto il finanziamento di realtà
industriali cointeressate allo sviluppo dei progetti di ricerca
di sistema sono la trasmissione e distribuzione di energia
elettrica, la produzione di energia elettrica da biomasse
e da fonte solare, il risparmio di energia elettrica negli
usi finali e l’utilizzo del calore solare e ambientale per
la climatizzazione, per una dotazione complessiva di 30
milioni di euro. È previsto inoltre che le modalità di accesso
e finanziamento delle aziende per lo svolgimento di questi
programmi vengano semplificate in termini procedurali.
Elementi 29
47
energia rinnovabile
Calore dalle rinnovabili ed efficienza energetica
Il nuovo ruolo
del GSE
48
Elementi 29
di Ennio Ferrero e Davide Valenzano
I Decreti Ministeriali “gemelli” del 28 dicembre 2012 “Conto Termico” e “Certificati Bianchi”
sanciscono l’ingresso del GSE nei settori della produzione di energia termica da FER e
dell’efficienza energetica, affidando alla Società la gestione di entrambi i regimi di sostegno,
come stabilito dal decreto legislativo n. 28 del 3 marzo 2011.
Il “Conto Termico” ha introdotto un regime di sostegno specifico per l’incentivazione di
interventi di piccole dimensioni per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e
l’incremento dell’efficienza energetica. Esso rientra tra le misure previste dal D.Lgs. 28/11 per
promuovere il raggiungimento degli obiettivi vincolanti, assegnati all’Italia al 2020, in termini
di quota di consumi energetici coperta da fonti rinnovabili.
La gestione del meccanismo è affidata al GSE, che cura anche l’erogazione degli incentivi ai
soggetti beneficiari nel limite di complessivi 900 milioni di euro di impegno di spesa annua
cumulata, attraverso un applicativo web accessibile dal sito GSE – il Portaltermico - che
dematerializza l’intero processo di gestione pratiche.
Gli interventi incentivabili riguardano principalmente il settore civile (residenziale e terziario),
ma anche il comparto dell’agricoltura in serra e della produzione di calore di processo,
rispettivamente per applicazioni di generatori a biomassa e di solare termico.
Sono incentivabili due specifiche categorie di interventi: rispettivamente di incremento
dell’efficienza energetica in edifici esistenti attraverso il miglioramento delle caratteristiche
dell’involucro edilizio opaco e trasparente (ovvero: muri, coperture, chiusure finestrate),
anche attraverso l’utilizzo di sistemi schermanti, e dell’impianto (caldaie a condensazione),
e di produzione di energia termica da fonti rinnovabili insieme con sistemi ad alta efficienza
(pompe di calore, anche geotermiche, caldaie e apparecchi a biomassa, solare termico, anche
con solar cooling).
Il valore degli incentivi dipende dalla tipologia di intervento. Per gli interventi di incremento
dell’efficienza energetica in edifici esistenti (categoria 1), l’incentivo – ripartito in 5 rate
annuali costanti - copre fino al 40% delle spese ammissibili sostenute, nel rispetto di specifici
limiti unitari di costo e di incentivo complessivo erogato.
Per gli interventi di piccole dimensioni di produzione di energia termica da fonti rinnovabili
e di sistemi ad alta efficienza (categoria 2), l’incentivo è calcolato in base alla producibilità
presunta di energia termica, in funzione della tecnologia, della taglia e della zona climatica,
valorizzando l’energia prodotta attraverso specifici coefficienti. Sono previsti – ad esempio coefficienti premianti in relazione a valori bassi di emissioni di particolato per i generatori di
calore a biomassa. In questi interventi l’incentivo viene ripartito in 2 o 5 rate annuali costanti,
in funzione della taglia.
Le amministrazioni pubbliche sono ammesse agli incentivi per la realizzazione degli interventi
di entrambe le categorie, mentre i soggetti privati - intesi come persone fisiche, condomini
e soggetti titolari di reddito di impresa o di reddito agrario – sono ammessi ai soli interventi
della seconda categoria. Dei 900 milioni di euro di spesa annua cumulata, 200 milioni sono
disponibili per interventi, realizzati o da realizzare, da parte di amministrazioni pubbliche,
mentre 700 milioni destinati a interventi compiuti da soggetti privati.
I soggetti ammessi possono avvalersi del supporto di una ESCO (Energy Service Company)
per la realizzazione degli interventi.
>
Elementi 29
49
In generale, gli incentivi del Conto
Termico possono essere riconosciuti
esclusivamente agli interventi che non
abbiano beneficiato di altri incentivi
statali, fatti salvi i fondi di garanzia, i
fondi di rotazione e i contributi in conto
interesse. È prevista invece la possibilità
di cumulo, entro certi limiti, con
contributi in conto capitale non statali.
Il soggetto responsabile nei confronti
del GSE è quello che sostiene le spese
per l’esecuzione degli interventi, e che
può richiedere gli incentivi, attraverso
il Portaltermico, tramite tre distinte
modalità di accesso:
• diretto, consentito per interventi
realizzati,
• prenotazione degli incentivi,
consentita prima della realizzazione
degli interventi, nel solo caso di edifici
o unità immobiliari delle pubbliche
amministrazioni,
• iscrizione ai Registri, obbligatoria per
i privati o le amministrazioni pubbliche,
nel caso si preveda l’installazione di
pompe di calore o generatori a biomassa
con una potenza termica nominale
complessiva maggiore di 500 kW e
fino a 1000 kW.
Il Conto Termico è operativo
dall’attivazione del Portaltermico,
che consentirà l’invio telematico delle
richieste di incentivazione al GSE.
Ciò deve avvenire necessariamente
entro 60 giorni dalla conclusione
50
dell’intervento, oppure entro 60
giorni dall’attivazione di Portaltermico
per gli interventi conclusi a partire
dal 3 gennaio 2013 fino alla data di
attivazione di Portaltermico stesso.
Discorso diverso va fatto per il Decreto
Ministeriale “Certificati bianchi” che ha
disegnato il nuovo quadro di riferimento
per il mercato dei certificati bianchi per
il periodo 2013-2016, assicurando al
tempo stesso agli operatori la necessaria
continuità del sistema.
L’Italia - nel 2005 - è stata il primo
paese a dotarsi di un meccanismo
incentivante per il risparmio energetico
con l’introduzione dei Titoli di Efficienza
Energetica (TEE), i cosiddetti Certificati
Bianchi. Dall’avvio del sistema ad
oggi il mercato dei TEE ha ottenuto
dei buoni risultati, pur attraversando
una serie di difficoltà riconducibili a
molteplici cause. La semplificazione
amministrativa voluta dal nuovo
decreto intende superarne alcune.
Tra le novità introdotte vi è, infatti,
il passaggio di competenze nella
gestione del meccanismo dall’AEEG
al GSE che, gestendo per missione i
regimi di sostegno in campo energetico,
rappresenta la scelta più coerente
fra quelle operabili. Tale passaggio di
gestione è stato finalizzato con la sigla
dell’Accordo operativo tra il GSE e l’AEEG
con effetti dal 3 febbraio 2013.
A partire da tale data il GSE è
Elementi 29
diventato responsabile della gestione,
valutazione e certificazione dei
risparmi correlati a progetti di
efficienza energetica che danno
diritto al rilascio dei TEE.
Nell’espletamento dell’attività
di valutazione della riduzione
dei consumi di energia primaria
effettivamente conseguita dai
progetti, il GSE si avvale del supporto
di ENEA e di RSE.
Al GSE spetta anche l’istruttoria
tecnico-economica relativa alla verifica
preliminare della conformità dei
progetti alle disposizioni del decreto e
alle linee guida dell’AEEG.
Attualmente il GSE è impegnato nello
sviluppo dell’applicativo informatico
per l’efficienza energetica che, fra
l’altro, darà agli operatori la possibilità
di presentare richieste relative alle
nuove schede tecniche approvate dal
decreto. Sono state inoltre introdotte
novità all’attuale processo, tra cui
la dematerializzazione della lettera
di conferma inviata dagli operatori
proponenti, l’introduzione di controlli
bloccanti per la trasmissione telematica
delle proposte/richieste, etc., e molte
altre verranno introdotte nel corso
dell’anno.
IL VENTO SOFFIA NELLA GIUSTA DIREZIONE
L’eolico in Italia nel 2012 ha prodotto
12 mila GWh di energia pulita, pari ai fabbisogni
annuali di 4 milioni famiglie italiane, evitando
l’emissione di 7 milioni tonnellate di CO2
Tutta la potenza del Vento
porterà al nostro Paese benefici ambientali,
economici e occupazionali stimati al 2030 in più di
13.000 Mln di euro*
L’industria nazionale
ha esportato, tra il 2008 e il 2012, componenti di
impianti eolici per più di 12.000 Mld di euro*
L’occupazione creata
dal settore eolico in Italia è pari a circa 30.000 unità
che si prevede aumenteranno fino a 67.000 nel 2020*
* Fonte studio potenziale occupazionale ANEV-UIL
La forza del Vento
spinge verso lo sviluppo economico, industriale e
occupazionale
NON LASCIAMOCI SFUGGIRE QUESTA OPPORTUNITÀ
Elementi 29
51
energia rinnovabile
Incrementeremo
le interconness
transfrontaliere
Parla Giuliano Frosini
Direttore Public Affairs Terna
L'Italia in predicato di diventare hub del gas ma, perché no, anche elettrico.
Un sistema che ha bisogno di infrastrutture di rete per la gestione del boom
rinnovabile e abbattere i costi elettrici zonali. Giuliano Frosini, direttore
divisione Public Affairs Terna ne parla con 'Elementi' e lancia una proposta:
le amministrazioni che si oppongono alle opere si assumano la responsabilità
di dire ai cittadini che in quei territori l’energia costerà di più.
Giuliano Frosini
di Roberto Antonini
E: Calo dei consumi, overcapacity, crisi economica: quali le
prospettive per il sistema elettrico?
GF: Dal 2003 è iniziato un percorso di crescita infrastrutturale
sia sul versante della generazione sia su quello della rete di
trasmissione, che ha contribuito ad aumentare la sicurezza
elettrica del Paese: oggi disponiamo di una capacità
installata di oltre 120 mila MW, più che doppia rispetto alla
domanda alla punta. Quindi, se continuiamo a importare
52
Elementi 29
energia è solo perché all’estero costa meno.
Le sfide sono molteplici: risparmio ed efficienza energetica,
sviluppo sostenibile, riduzione dei costi per imprese e famiglie.
Occorre riequilibrare il mix di combustibili per la produzione
di energia elettrica, oggi troppo sbilanciato sul gas, puntare
sul carbone pulito e sulla diversificazione delle fonti di
approvvigionamento. Inoltre, dobbiamo continuare a sviluppare
infrastrutture, ambientalmente sostenibili e tecnologicamente
avanzate.
fonti rinnovabili. Inoltre, abbiamo già investito 1,3 miliardi
di euro per il pieno sfruttamento delle rinnovabili e ne sono
previsti ulteriori 2,5 entro il 2016 per far evolvere la rete
elettrica in sincronia con questo nuovo sistema.
E: Italia “hub del gas”, ma potrebbe anche diventare “hub
elettrico”. È ragionevole questa prospettiva?
ioni
GF: L’Italia per la sua posizione geografica è certamente
candidata al ruolo di hub elettrico del Mediterraneo. In
un'ottica di mercato europeo dell’energia, infatti, l’obiettivo
è realizzare una rete più diffusa e integrata tra i Paesi,
compresi quelli del Nord Africa. Terna ha già previsto di
incrementare le interconnessioni con gli Stati confinanti:
alle 22 “autostrade dell’energia” che oggi collegano l’Italia
a Svizzera, Francia, Slovenia, Austria e Grecia, presto se ne
aggiungeranno altre, di cui una con il Montenegro e un’altra
con la Francia. In un recente Piano di Sviluppo rientra,
inoltre, l’interconnessione con la Tunisia, di fatto il primo
collegamento elettrico tra Italia e Nord Africa.
E: Terna, quindi, guarda all’estero.
E: Servono infrastrutture reali, ma spesso c'è il freno della
burocrazia o della sindrome Nimby: come superare l'impasse?
GF: Noi oggi abbiamo un meccanismo di mercato tale per
cui il prezzo dell’energia è unico per tutto il Paese, calcolato
come media dei prezzi zonali. Ora, se c’è un prezzo unico
nazionale, allora si deve anche poter decidere dove è più
necessario fare le opere. Se, invece, in nome delDanimarca
federalismo
le amministrazioni si oppongono alle opere fino al punto
di bloccarle, allora ritengo che debbano anche assumersi
la responsabilità di chiedere a cittadini e imprese di quei
territori se sono disposti a pagare di più l’energia. Esempio
concreto il caso dell’elettrodotto Sorgente Rizziconi tra Sicilia
e Calabria, opera già autorizzata e in corso di realizzazione
ma soggetta a contestazioni locali, il cui ritardo è già costato
agli italiani oltre 3 miliardi e mezzo di euro.
E: La diffusione delle rinnovabili, in particolare eolico e
fotovoltaico, sta trasformando il paradigma della rete
elettrica. Quali le mosse di Terna di fronte al nuovo scenario?
GF: La rapida crescita delle rinnovabili - da 1.000 MW
installati nel 2005 ai quasi 25.000 MW a fine 2012 - ha
avviato una fase di trasformazione importante del nostro
sistema energetico, ma non senza problemi: dall’eccesso di
produzione rispetto ai consumi a livello locale, all’esigenza
di un elevato e flessibile livello di riserva per bilanciare la
variabilità dei livelli di produzione. Terna ha proposto varie
azioni per integrare le rinnovabili nel sistema: il rafforzamento,
il controllo e il monitoraggio della rete, con investimenti
nell’automazione del mantenimento dell’equilibrio fra domanda
e offerta; la gestione coordinata delle reti di trasmissione e
distribuzione; l’adeguamento del parco di generazione da
GF: Le interconnessioni transfrontaliere sono un fattore
strategico per accrescere la sicurezza del sistema elettrico
nazionale e internazionale, diversificare il mix dei
combustibili, diminuire la dipendenza da un numero ristretto
di Paesi fornitori di energia e ridurre i costi per cittadini e
imprese. Con i nuovi progetti, l’Italia potrà incrementare la
capacità di interconnessione di ulteriori 3.000-5.000 MW:
quando l’energia in Italia costerà meno, il Paese potrà
diventare esportatore strutturale di energia, in misura
maggiore rispetto ad ora, con importanti benefici per i
produttori nazionali. Potremo giocare un ruolo centrale nel
“sistema Europa” con una strategia mirata alla realizzazione
nel tempo della Super Smart Grid, che consentirà di
trasmettere in Europa l’energia “verde” prodotta in Medio
Oriente e Nord Africa.
Nel triennio 2010-2012 gli investimenti annui sono stati quasi 5 volte superiori
a quelli del 2005, anno della separazione dall’ex monopolista. Dal 2005 ad oggi:
> Crescita media annua degli investimenti del 30%
> Circa 2.500 km di nuove linee
> 84 nuove stazioni elettriche
> Circa 800 km di vecchi elettrodotti dismessi
Accelerazione degli investimenti
0,8
(valori in
mld. di ¤)
5x
1,2
1,2
1,24
2010
2011
2012
0,9
0,6
0,26
0,3
2005
2006
2007
2008
2009
6,5 miliardi di investimenti complessivi realizzati negli ultimi anni
Fonte: Terna
Elementi 29
53
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energia rinnovabile
Geotermia
è efficienza
e risparmio
di Maurizio Godart
Il sottosuolo terrestre rappresenta una ricca e pressoché inesauribile fonte di
calore. L’utilizzo dell’energia geotermica è un fenomeno molto antico, risalente
a migliaia di anni fa, quando sia i cinesi che gli antichi romani, oltre ad altre
importanti popolazioni del bacino del Mediterraneo, impararono a servirsi di
questa risorsa per avere acqua calda e riscaldarsi.
Oggi, il sistema di climatizzazione a geotermia rappresenta un’opzione per chi
realizza una nuova abitazione (o la ristruttura). Impianti di questo tipo iniziano
ad avere un loro consistente mercato soltanto adesso, almeno in Italia, eppure
danno dei vantaggi sorprendenti dal punto di vista economico, oltre ad essere
perfettamente ecocompatibili.
Eppure il nostro è il Paese dove l’energia geotermica è stata per la prima volta
utilizzata a fini industriali, tanto da essere uno dei principali produttori di energia
geotermoelettrica.
In questo caso si parla di geotermia ad alta entalpia, dove il calore del sottosuolo
(che arriva a superare i 150°) viene utilizzato per produrre energia
>
Elementi 29
55
elettrica, sfruttando il vapore ad alta
temperatura che aziona delle turbine
meccaniche.
Diverso è il discorso della geotermia
quale fonte per la regolazione della
temperatura degli edifici, ovvero
della geotermia a bassa entalpia,
che sfrutta temperature inferiori
ai 150 gradi mediante opportuni e
sofisticati impianti, oggi composti da
tre elementi: le sonde geotermiche,
la pompa di calore e le strutture di
distribuzione.
Le sonde acquisiscono la temperatura
del sottosuolo, la pompa di calore
porta la temperatura raggiunta dalle
sonde alla gradazione desiderata ed
infine le strutture di distribuzione
climatizzano l’edificio in modo
omogeneo, quando gli altri processi si
sono conclusi.
Queste tecniche offrono anche dei
notevolissimi vantaggi economici: con
il Decreto ministeriale 28/12/2012 è
entrato in vigore il Conto termico, che
prevede l’elargizione - da parte del
GSE - di un contributo in rate uguali
annuali per 2 o 5 anni, a seconda del
tipo di intervento.
Inoltre, i risparmi in bolletta, rispetto ai
sistemi di climatizzazione tradizionali,
possono essere anche superiori al 50%.
Considerando queste agevolazioni e
tale risparmio, l’investimento iniziale
per la realizzazione di un impianto
geotermico è recuperabile in un lasso
di tempo che va dai 6 ai 10 anni.
Ad ideare nuove costruzioni residenziali,
prevedendo l’accesso alla fonte
geotermica, si sono ormai dedicati tanti
progettisti, che le utilizzano per abitazioni
di vario tipo, dalla popolare a quella
residenziale, fino alle mega-opere di
riqualificazione urbana, tra queste, il
Citylife, il maxi-cantiere nell’ex polo
fieristico di Milano.
Il più diffuso utilizzo della geotermia
ha fatto sì che nascessero nuove figure
professionali specializzate: dai tecnici
agli ingegneri, agli architetti.
In Italia in molti comuni, soprattutto
nel Centro-Nord, stanno velocemente
crescendo gli investimenti per la
bassa entalpia. In Europa c’è da
segnalare il fenomeno dell’Islanda
dove, per l’abbondanza dei fluidi
caldi disponibili, addirittura il 97%
della popolazione si è convertito al
riscaldamento geotermico urbano.
Centrale idroelettrica di Larderello in Toscana
Impianto a bassa entalpia
ENERGIA
GEOTERMICA
è la fonte di energia dovuta al calore endogeno della terra.
La temperatura, all’interno del nostro pianeta, aumenta con la profondità, secondo un gradiente geotermico medio
di 3 gradi ogni 100 metri.
Il calore della terra deve essere trasportato in superficie, per poter essere sfruttato adeguatamente o per generare
energia elettrica (geotermia ad alta entalpia) o per climatizzare case ed edifici (geotermia a bassa entalpia)
ALTA
ENTALPIA
Utilizza sonde che raggiungono temperature del sottosuolo superiori ai 150 gradi.
Il vapore proveniente dal sottosuolo, canalizzato nelle sonde, mediante il suo calore aziona delle turbine meccaniche
che producono energia elettrica.
L’Italia è stata pioniera in questo specifico settore: il primo grande impianto europeo risale addirittura al 1904,
a Larderello, in Toscana.
BASSA
ENTALPIA
Utilizza sonde che raggiungono temperature del sottosuolo inferiori ai 150 gradi. Gli elementi fondamentali di
questo impianto sono le sonde geotermiche, la pompa di calore e le strutture di distribuzione. Il calore, arrivando in
superficie, viene portato alla temperatura voluta e distribuito in tutti gli ambienti.
Si tratta di impianti estremamente convenienti da un punto di vista economico, grazie al Conto Termico, il GSE ne
incentiva gli investimenti, oltre che ai forti risparmi riscontrabili in bolletta.
56
Elementi 29
NON POSSIAMO
ACCELERARE IL TEMPO
PER QUESTO
ANTICIPIAMO IL FUTURO
Portiamo 40 anni di innovazione in ogni cosa
che facciamo, dai piccoli micro inverter alle grandi
soluzioni centralizzate. Molte delle tecnologie
per le quali ci siamo distinti nel passato, sono
diventate oggi degli standard per il mondo del
fotovoltaico. Ma questo non ci basta. Le numerose
iniziative che stiamo sviluppando, tra cui soluzioni
innovative di accumulo, garantiranno che l’energia
pulita del domani sia sempre più liberamente
disponibile e conveniente rispetto ad oggi.
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Elementi 29
57
energia rinnovabile
Credere nella
Green Economy
Quattro chiacchiere con
Agostino Re Rebaudengo
Presidente di
Asja Ambiente Italia
Agostino Re Rebaudengo
58
Elementi 29
Per rilanciare occupazione e sviluppo e raggiungere gli
obiettivi stabiliti nel documento di Strategia Energetica
Nazionale (SEN) e nell’Energy Roadmap dell’Unione
Europea.
di Barbara Rauseo
E: Come descriverebbe la sua azienda?
ARR: Asja Ambiente Italia produce energia da fonti
rinnovabili dal 1995. Negli anni abbiamo sviluppato tutte le
competenze necessarie per progettare, realizzare e gestire
impianti eolici, fotovoltaici e siamo attualmente leader nella
valorizzazione energetica del biogas da discarica. Abbiamo
al nostro attivo oltre 50 impianti produttivi in Italia e nel
mondo, in particolare in Cina e Sud America.
Asja ha investito molto in ricerca. Dal 2008 collaboriamo
con il Politecnico di Torino e con altre prestigiose Università
nazionali e internazionali.
Oggi, nonostante il difficile momento economico, vogliamo
continuare a crescere. Come imprenditore e come presidente
di APER mi auguro che gli “scossoni” normativi, che hanno
stravolto il nostro settore in questi ultimi due anni, possano
essere corretti dal nuovo governo affinché si ricrei il contesto
normativo utile per attirare nuovi investimenti italiani e
internazionali.
E: Cosa dovrebbe fare il nuovo governo per assicurare lo
sviluppo delle rinnovabili nel breve termine?
ARR: In APER abbiamo elaborato un documento
programmatico con le 26 azioni che il governo dovrebbe
adottare, nei primi 12 mesi, affinché il settore elettrico della
Green Economy possa crescere rilanciando occupazione e
sviluppo e raggiungere gli obiettivi stabiliti sia nel recente
documento di Strategia Energetica Nazionale (SEN), sia
nell’Energy Roadmap dell’Unione Europea.
Riguardo alle azioni più operative, bisognerebbe migliorare
alcuni aspetti delle procedure applicative del DM 6 luglio
2012, che hanno prodotto esiti insoddisfacenti.
In particolare, sul fronte dei registri, le richieste pervenute
hanno superato di molto i contingenti previsti. L’opposto
è successo per le aste: vi sono state molte meno domande
rispetto ai contingenti disponibili. La scarsa partecipazione
è anche motivata dalla possibilità che il GSE escuta le
fideiussioni prestate, necessarie alla partecipazione dell’asta,
senza giusta causa.
L’eccesso di burocrazia che caratterizza il nostro settore
e forse tutto il Paese, rappresenta un’area in cui occorre
intervenire per semplificare le procedure. I ritardi nella
messa in esercizio degli impianti, causati dalla dilatazione
dei tempi, comportano ulteriori extracosti che non possiamo
più permetterci se vogliamo ancora competere con i paesi
industrializzati del mondo.
E: Rispetto ad aste e registri, come bisognerebbe intervenire
per migliorarne il funzionamento?
ARR: L’introduzione di aste e registri ha ulteriormente
complicato lo sviluppo di progetti FER rendendone ancora
più difficile la sostenibilità economica. In un settore in cui la
burocrazia genera oneri già molto gravosi, questi meccanismi
scoraggiano gli investitori che vedono aumentare il grado di
incertezza circa il buon esisto del progetto.
Non sono contrario in astratto alla loro applicazione, ma
ritengo necessari alcuni interventi correttivi. Ad esempio, sui
contingenti di potenza incentivabile ancora troppo bassi e
sul sistema delle fideiussioni necessarie per la partecipazione
alle aste. Pur comprendendo le giuste esigenze di
garanzia, ritengo occorra eliminare il rischio di escussione
da parte del GSE nei casi in cui la mancata realizzazione
dell'impianto nei termini di legge non sia imputabile a un
comportamento negligente dell'operatore, ma a un diniego
illegittimo dell'autorizzazione o a ritardi della Pubblica
Amministrazione. Peraltro si tratterebbe di applicare un
principio analogo a quello che l'AEEG aveva introdotto per
le fideiussioni da prestare a garanzia della prenotazione della
capacità di rete nell'ambito della disciplina delle connessioni
attive (TICA). Per queste, infatti, l'escussione era esclusa nei casi
in cui la decadenza dal preventivo per mancata realizzazione
dell'impianto fosse dovuta all'esito negativo del procedimento
autorizzativo non imputabile al richiedente.
Si tratta di un principio di ragionevolezza e buon senso che
incredibilmente non ha ancora trovato applicazione anche
per la partecipazione alle aste.
E: Quali sarebbero invece le azioni nel lungo termine?
ARR: L’Italia potrebbe avere un ruolo, anche importante,
nell’ambito della ricerca e dello sviluppo sperimentale nella
Green Economy se il governo sostenesse maggiormente gli
investimenti privati e pubblici, mettendo in condizione di
lavorare i nostri ricercatori più bravi. Per far sì che l’Italia
possa sviluppare nuove tecnologie competitive è necessario
incrementare le risorse pubbliche e private da destinare alla
ricerca, che sono purtroppo di molto inferiori - rispetto al PIL di quanto non lo siano nel resto dell’Europa.
Ritengo infine fondamentale una partecipazione più attiva
dell’Italia alle politiche energetiche europee. Entro la fine
del 2013 sarà redatto il nuovo Pacchetto Clima-Energia
contenente gli obiettivi di sviluppo al 2030. è auspicabile che
il nostro Paese assuma un ruolo più propositivo che miri ad
individuare obiettivi vincolanti per le energie rinnovabili,
oltre che per emissioni ed efficienza energetica.
Elementi 29
59
energia rinnovabile
La casa
del Sole
parla palermitano
Incontro con
Fabio Montagnino
Direttore Consorzio Arca
Un progetto finanziato dall’Unione Europea con investimenti mirati allo sviluppo delle tecnologie, promozione delle
energie alternative a tutto vantaggio delle piccole utenze. Dodici i partner istituzionali esteri coinvolti. Sono solo alcuni
degli ingredienti di un importante studio, nato da Palermo e che si estenderà fuori dai confini del nostro territorio. Abbiamo
incontrato Fabio Montagnino, Direttore Consorzio Arca, che ci ha parlato del progetto di cui è anche coordinatore scientifico.
di Luca Speziale
E: Il Consorzio Arca di che cosa si occupa?
FM: Il Consorzio Arca, attivo dal 2003, gestisce l’incubatore
d’imprese dell’Università degli Studi di Palermo, in cui
promuove ed assiste la creazione di iniziative imprenditoriali
innovative. Il principale obiettivo di ARCA è quello di
sostenere lo sviluppo territoriale e la creazione di posti di
lavoro qualificati. Recentemente ha avviato un centro servizi
per attività di R&D, che costituirà il nodo di riferimento di
un distretto tecnologico regionale sui sistemi avanzati di
manifattura. Alcune delle imprese incubate nel decennio di
attività di ARCA, sono state anche riconosciute come spin-off
accademici dall’Università di Palermo e hanno ottenuto
importanti riconoscimenti in ambito regionale e nazionale.
60
Elementi 29
Tra le linee strategiche di attività del Consorzio, le tecnologie
solari per la produzione di energia hanno assunto un ruolo
centrale.
E: L’Unione Europea ha finanziato un importante progetto
che riguarda la città di Palermo di cui lei è il coordinatore
scientifico, di che cosa si tratta?
FM: STS-MED è giunto primo nella selezione per i progetti
strategici finanziati dal programma ENPI CBCMED,
un’importante iniziativa di cooperazione euro-mediterranea
voluta dall’UE, che coinvolge quasi tutte le regioni che si
affacciano sul Mediterraneo.
Ai partner italiani se ne aggiungono altri 13 tra istituzioni
governative, enti di ricerca e imprese operanti in Grecia,
Francia, Giordania, Egitto e Cipro. L’obiettivo è di incentivare
la diffusione degli impianti solari a concentrazione di piccola
taglia e integrati con le utenze, favorendo lo sviluppo
imprenditoriale e sociale delle comunità locali.
L'obiettivo sarà perseguito attraverso la selezione delle
tecnologie più promettenti e la loro integrazione in quattro
impianti dimostrativi.
Dal punto di vista sociale, il vero punto di forza del progetto
è nel suo essere un living lab: gli impianti saranno sottoposti
alla verifica di fattibilità non a livello accademico, ma sul
campo, con un confronto tra impiantisti, tecnici, professionisti
e imprenditori. La sperimentazione sarà calibrata in base alle
richieste e alle esperienze locali e non sulle esigenze della
grande industria o sui presupposti della ricerca accademica.
E: Quali i vantaggi di utilizzare questi impianti anche per
le piccole utenze?
E: Si parla di impianti solari a concentrazione, qual è l’aspetto
innovativo?
E: State lavorando ad altri progetti?
FM: Focus del progetto sono gli impianti solari poligenerativi,
in grado di offrire all’utenza: la produzione di energia elettrica,
di calore, di freddo, ma anche la purificazione o dissalazione
dell’acqua e, in prospettiva, la produzione di carburanti.
L’idea di fondo è di usare il sole localmente, in forma
distribuita, dove c’è bisogno di energia. Per ottenere buone
efficienze nelle diverse applicazioni, l’energia termica raccolta
dal sole deve essere di buona qualità, ovvero devono essere
generate temperature sufficientemente elevate da consentire
l’alimentazione di una turbina, per avere corrente elettrica o
di un ciclo di assorbimento per produrre freddo con una buona
resa. Queste temperature possono essere ottenute con i sistemi
a concentrazione, che convogliano la radiazione solare su un
assorbitore, che la cede a un fluido opportuno. L’energia è così
utilizzabile per le diverse applicazioni.
FM: Dal punto di vista tecnico, l’innovazione più
interessante è proprio quella dell’utilizzo del solare a
concentrazione – una tecnologia finora utilizzata nei grandi
impianti – per applicazioni integrate di piccole dimensioni.
Riteniamo che questa tecnologia si possa applicare su scale
più piccole, tali da non richiedere grandi investimenti e da
produrre sulle comunità che ne faranno utilizzo, immediati
e tangibili vantaggi sull’intera bolletta energetica ed
anche l’integrazione con altri servizi fondamentali come
la purificazione dell’acqua. La sfida tecnica è una piena
integrazione con l’ambiente costruito delle nostre comunità,
dove si concentrano i fabbisogno energetici.
FM: Il progetto costituisce un risultato del percorso di
internazionalizzazione intrapreso dal Consorzio ARCA,
già attivo nelle reti di partenariato per l’innovazione
imprenditoriale e sociale Enterprise European Network
e European Network of Living Labs finanziate dalla
Commissione Europea. Ad STS-MED si affiancano numerose
iniziative della nostra rete, tra queste ricordiamo lo sviluppo
di un sistema per la generazione di freddo dall’energia
solare per applicazioni nell’industria agroalimentare, la messa
a punto di un collettore fotovoltaico a concentrazione
ad altissima efficienza e lo sviluppo di tecnologie di
virtualizzazione e di gestione della supply chain del solare
termodinamico.
Elementi 29
61
1° SU MMIT ED EXPO INTERNAZIONALE
S U L L’ E F F I C I E N Z A E N E R G E T I CA
Believe
Verona 9 -11 Ottobre 2013
www.smartenergyexpo.net
con il patrocinio di:
62
in collaborazione con:
Elementi 29
UNIVERSITA’
DEGLI STUDI
DI VERONA
organizzato da:
pubbliredazionale
Smart Energy
Expo
La prima fiera internazionale
sull’efficienza energetica
e sulla white-green economy
Dal 9 all’11 ottobre Veronafiere, con la partnership tecnica
di EfficiencyKNow, presenta a Verona la prima fiera
internazionale sull’efficienza energetica e sulla whitegreen economy.
Con Smart Energy Expo, Veronafiere intende affermarsi
come punto di riferimento nel mercato della white-green
economy, la cui crescita è destinata a proseguire fino al
2020 nel breve termine (per effetto delle direttive europee
e della Strategia Energetica Nazionale) e fino al 2050 nel
lungo termine (per effetto della roadmap 2050 dell’Unione
Europea).
Smart Energy Expo si caratterizza come fiera B2B, punto
di incontro privilegiato tra domanda e offerta dove
professionisti e operatori del settore potranno conoscere,
valutare, scegliere strumenti e intraprendere azioni
concrete e convenienti per fare efficienza.
A Smart Energy Expo sarà presente tutta la filiera
dell’efficienza energetica in modo trasversale ed integrato.
Le 6 macrocategorie merceologiche (Generazione di
Energia, Efficienza in Edilizia, Efficienza negli Impianti,
Smart Cities and Communities, Energy&Home ICT, Servizi)
si incroceranno con i settori di intervento all’interno dei
quali possono operare: agricoltura, edilizia, industria,
pubblica amministrazione, residenziale, terziario.
La fiera sarà inaugurata il 9 ottobre dal Verona Efficiency
Summit, forum internazionale che aiuterà a riflettere
sullo stato dell’arte dell’efficienza energetica e vedrà la
partecipazione dei principali attori nazionali ed esteri.
Il Summit intende fornire alle aziende un efficace
strumento per implementare azioni di efficientamento
all’interno del proprio perimetro di business grazie al
contatto con policy maker di altissimo livello e big player
dell'industria dell'energia e dell'efficienza energetica
nazionali ed europei.
L’evento si avvale della collaborazione di un Comitato
Scientifico di prestigio e ha ricevuto il patrocinio di:
Senato della Repubblica, Presidenza del Consiglio dei
Ministri, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,
Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali,
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca,
GSE (Gestore dei Servizi Energetici), ANCI (Associazione
Nazionale Comuni Italiani), ENEA (Agenzia nazionale per
le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico
sostenibile), Regione del Veneto, Provincia di Verona,
Comune di Verona, Università degli Studi di Padova e
Università degli Studi di Verona.
L’obiettivo di Smart Energy Expo è quello di diventare
il punto di riferimento nazionale ed europeo per ogni
tecnologia, soluzione e prodotto improntati ad una
moderna politica energetica razionale, dalla produzione
alla distribuzione, fino all’utilizzo intelligente dell’energia.
Elementi 29
63
64
Elementi 29
energia ieri, oggi, domani
Museo dell’energia
La scienza alla
portata di tutti
Fulvio Bongiorno
Intervista a Fulvio Bongiorno
Docente di Analisi Matematica
presso la Facoltà d’Ingegneria
dell’Università degli Studi di Roma Tre
e Presidente del Museo dell’Energia
Sulla scia dei Science Center, il Museo dell’Energia propone una modalità completamente
nuova di avvicinarsi alla scienza, più fruibile e immediata. Ce ne parla il Presidente del Museo
dell’Energia, prof. Fulvio Bongiorno.
di Maria Pia Terrosi
>
Elementi 29
65
E: Il Museo dell'Energia propone una modalità innovativa di
avvicinarsi alla scienza, più immediata e fruibile: il web.
Quali i punti chiave di questo particolare Museo?
FB: Siamo nell’era del web e il Museo dell’Energia ha sede lì.
Il gruppo di lavoro è dislocato sul territorio, a Roma dove
nasce e viene mantenuta la fitta rete di contatti con gli
esperti e gli autori.
Gli argomenti riguardano evoluzioni e sostegno ai programmi
scolastici con un panorama interdisciplinare: ogni articolo
è corredato da foto e curriculum dell’autore, rendendo così
validati i contenuti.
A seguito degli articoli redatti dagli specialisti, Museo
Energia organizza front lesson nelle scuole ed in altre sedi
istituzionali, che vengono filmate e messe a disposizione di
tutti nel sito www.museoenergia.it
E: Lei insegna Analisi matematica all’Università di Roma.
Ha cercato di applicare questo metodo anche durante
le sue lezioni?
FB: Certamente. Ormai è un fatto che i tempi di
concentrazione dei giovani si siano ridotti notevolmente,
potremmo dire alla durata di uno spot pubblicitario.
Così come – con gli sms – si è ridotta la capacità di scrittura.
Per riuscire a tenere alta per lungo tempo l’attenzione degli
studenti a lezione, occorre fare miracoli. È questo che rende
valida la comunicazione attraverso il web: ognuno può scegliere
il tempo e il luogo per studiare, se dispone di un sito credibile
come il nostro, dove le informazioni sono certe e valide.
Questo porta a stringere i tempi dell’esposizione, a semplificare
il linguaggio, e a lasciare spazio agli ampliamenti da scegliere
tra quelli già disponibili nel sito. Tale modalità ribalta
utilmente quella tradizionale ex cathedra, facendo nascere
gli argomenti dal contatto allievi-docenti. Inoltre il Museo
Energia propone un modo diverso di approcciarsi alle materie
scientifiche. Infatti, basandosi sulle pagine web, gli studenti
interrogano il data base e gli esperti, attraverso i loro articoli,
offrono risposte permanenti e aggiornate.
E: Qual è il vostro target di riferimento?
FB: Sono gli studenti degli ultimi anni delle scuole secondarie
superiori di età compresa tra i 15 e 19 anni. In questa fase
della loro vita gli studenti si apprestano alla scelta della
prosecuzione degli studi, hanno bisogno di idee precise al
riguardo.
E: C’è il rischio che i vostri autori usino un linguaggio non
adatto al web?
FB: Non credo. Noi chiediamo appositamente ai nostri esperti
di utilizzare un linguaggio accessibile, chiaro, semplice seppur
non semplicistico. La mia esperienza di insegnamento e
ricerca in Italia e all’estero, mi ha convinto infatti che quando
66
Elementi 29
si parla con uno scienziato si capisce sempre quello che sta
dicendo proprio perché conosce la sua materia. Non sempre
capita altrettanto quando si ha a che fare con un tecnologo
specializzato, soprattutto se si lascia trascinare dal suo
linguaggio troppo formale.
E: Internet è uno strumento fondamentale nella vita dei
giovani e nel loro percorso di studio, preferito soprattutto
per la facilità di accesso ed immediatezza di fruizione,
ma - per sua stessa natura - non sempre attendibile.
Come ci si può mettere al riparo dal rischio di incappare in
informazioni distorte?
FB: Proprio per garantire l’alta qualità e il valore degli
articoli che pubblichiamo noi chiediamo agli autori, non
solo di firmare quanto scrivono, ma anche di inviarci foto
e curriculum.
Inoltre, il confronto tra articoli su argomenti omogenei
permette di individuare rapidamente, e quindi tralasciare
o approfondire, le parti che evidenziano discrepanze.
E: Storicamente il museo è una sorta di deposito della
memoria collettiva dell'uomo…
FB: È un contenitore di sapere. Museo dell’Energia è
organizzato in varie stanze: storia dell’energia, energie
convenzionali, energia nucleare, fonti rinnovabili, tutela
ambientale, risparmio e usi finali. Gli articoli sono pubblicati
in ognuna di queste sezioni. La contestualità degli articoli
pubblicati genera sinergie virtuose: permette cioè di
eliminare passi contraddittori e rafforzare la comprensione
di quelle concordanti, offrendo inoltre prospettive di
approfondimenti.
E: Quali sono i programmi futuri del Museo dell’Energia?
FB: A partire dal 2009 abbiamo organizzato oltre 70
manifestazioni, in scuole, università e in prestigiose sedi
istituzionali. Tra le ultime vorrei ricordare il convegno
“Gli attori mediterranei tra sviluppo, innovazione, energia
e ambiente” realizzato, in collaborazione con l’ANP Lazio,
dall’Associazione Museo Energia e svoltosi presso la Sala
delle Colonne della Camera dei Deputati il 23 gennaio scorso.
Attualmente ci stiamo impegnando per realizzare una
collaborazione col CNR e il MIUR, al fine di produrre progetti
in linea con le direttive comunitarie “Horizon 2020”.
Elementi 29
67
2013
19 - 21 settembre 2013 | Bolzano
Fiera internazionale delle energie rinnovabili
per Comuni e Imprese
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2013
KLIMAENERGY
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gio-ven: 9.00-18.00 | sab: 9.00-17.00
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68
Elementi 29
energia ieri, oggi, domani
Il fotovoltaico
che verrà
La natura ispira la nuova frontiera del fotovoltaico
di Michele Panella
Nel campo scientifico capita talvolta che si facciano progressi
notevoli grazie a quel “fenomeno” chiamato serendipità, e
cioè la scoperta di qualcosa di inatteso che non ha nulla a che
vedere con quanto ci si proponeva di fare.
Ebbene, il fenomeno alla base del fotovoltaico, come lo
conosciamo oggi, è stato scoperto sul finire del 1800, nel corso della
costruzione della prima rete di comunicazione transoceanica.
Durante la deposizione dei cavi telegrafici sul fondo marino,
infatti, gli ingegneri sperimentarono l’uso del selenio per
verificare la loro integrità e si accorsero che le prestazioni
del materiale variavano a seconda della luce che lo colpiva.
>
Elementi 29
69
al cemento. Di conseguenza, come
materiali foto-attivi si possono
utilizzare quelli con gruppi chimici che
si legano al biossido di titanio quali,
ad esempio, succo di more e lamponi,
mirtilli, cipolla e cavolo rosso, fiori di
ibisco, vino Barolo…
Ci sono voluti anni prima che si riuscisse
a comprendere a fondo il fenomeno e
prima che - nel 1954 - i Bell Laboratories
mostrassero al mondo la prima cella
solare di potenza apprezzabile, fatta di
silicio, basata sull’effetto fotoelettrico.
Ovvero: i fotoni della luce colpiscono
il silicio trattato e trasferiscono la loro
energia ai suoi elettroni, che si liberano
dai legami chimici e iniziano a muoversi
all’interno del materiale creando così
una corrente elettrica.
Negli ultimi anni il progresso tecnologico
ha dato un forte impulso al settore
del fotovoltaico. Oggi è disponibile una
gamma sempre più ampia di dispositivi,
con caratteristiche e costi differenti, in
funzione degli scopi che si intendono
perseguire: dal fotovoltaico integrato
nell’edilizia fino alle applicazioni spaziali.
L’efficienza delle celle fotovoltaiche
varia dal 5-8% nel caso di silicio amorfo
fino a superare il 30% nel caso di
materiali innovativi. è evidente che
maggiore è la ricercatezza nella scelta
dei materiali per ottenere efficienza
elevate e maggiore risulta il costo dei
dispositivi.
Peraltro, nonostante la riduzione cui si
è assistito negli ultimi anni, ancora si
può fare molto per ridurre il costo del
fotovoltaico. A questo scopo, la ricerca
ha imboccato fondamentalmente
due strade: la prima prevede di
incrementare l’efficienza dei moduli,
in modo di aver necessità di minore
superficie a parità di energia prodotta,
70
la seconda di ridurre il costo di
produzione, grazie all’uso di materiali
più economici e ottimizzazione dei
processi produttivi.
Nell’ambito di questo secondo filone
si sta sviluppando la ricerca sulle celle
solari organiche. In realtà di celle
solari organiche ve ne sono diverse:
le “dye sensitized” più “mature” in
termini di efficienza, le celle organiche
(interamente organiche o polimeriche),
e quelle ibride.
Questo tipo di celle “imitano” un processo
fondamentale della natura: la fotosintesi
clorofilliana, cioè quell’insieme di reazioni
chimiche durante le quali - in presenza
di luce - le piante producono sostanze
organiche - principalmente carboidrati a partire dall’anidride carbonica e
dall’acqua.
In queste reazioni, dove la clorofilla
funge da materiale attivo, avviene un
trasferimento di elettroni dall’acqua
all’anidride carbonica. Analogamente,
le celle organiche utilizzano un materiale
organico (pigmento) simile alla clorofilla
per assorbire la luce e altri materiali
per estrarre la carica generata nel
pigmento: l’elemento foto-attivo,
quindi, non è più costituito dal silicio
ma dai composti organici del carbonio.
Per estrarre la carica generata nelle celle
organiche viene utilizzato il biossido
di titanio, un materiale atossico e
utilizzato nei campi più disparati,
dalla cosmesi, alle materie plastiche,
Elementi 29
Il grande vantaggio risiede nel fatto
che i materiali organici di cui sono
costituite le celle possono essere
depositati, sotto forma di pellicole
sottilissime, come veri e propri
inchiostri, su larghe aree di vetro
o plastica flessibile. In altre parole,
è possibile “spalmare” i materiali
usando i metodi tipici dell'industria
della stampa, riducendo così i costi di
produzione e facilitando l’istallazione
dei dispositivi.
Tuttavia si deve ancora lavorare per
aumentare l’efficienza delle celle e la
stabilità dei materiali usati, sebbene
la ricerca, anche italiana, stia facendo
progressi di tutto rilievo in queste
direzioni.
Di recente si sono esplorate anche
altre soluzioni per il solare, questa
volta basate sul silicio del guscio delle
diatomee: antichissimi organismi
marini unicellulari che si potrebbero
utilizzare per un fotovoltaico di
nuovissima generazione, assai
promettente in termini di efficienza.
Insomma, ci vorrà ancora un po’ di
tempo perché il pannello “bio”, magari
al Barolo Docg o alle alghe marine,
possa essere utilizzato e diffuso su
larga scala, ma il sentiero è ormai
tracciato…
Elementi 29
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ambiente
I limiti
della crescita
Massimo De Maio
Il pensiero di Massimo De Maio
Presidente di Fare Verde
di Maria Pia Terrosi
È impossibile perseguire una crescita infinita di produzione
e consumi in un pianeta che non cresce. Piuttosto occorre
cercare la dimensione ottimale di un sistema economico in
relazione alle risorse disponibili, visto che abbiamo un solo
pianeta a disposizione. Ma occorre innovazione tecnologica
e consapevolezza.
E: Il nostro pianeta ha risorse limitate, ma come si coniuga
con la tesi della crescita infinita?
MDM: Non si coniuga: una crescita infinita di produzione e
consumi è impossibile da perseguire in un pianeta che non
cresce, ma evolve. Tim Jakcson e William Stanley Jevons
dimostrano come sia distopico inseguire il concetto di
disaccoppiamento assoluto tra crescita economica e prelievo
di risorse naturali e sconfessano chi propone una ulteriore
>
Elementi 29
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crescita economica riducendo il consumo di risorse naturali
grazie a tecnologie “verdi”. D'altra parte, anche per
produrre servizi immateriali servono computer, data center,
uffici da riscaldare e illuminare. Al contrario, il concetto
di “dimensione ottimale” del sistema economico rispetto
alle risorse disponibili credo sia l'obiettivo da perseguire.
L'equilibrio tra domanda e offerta aggregata non può essere
raggiunto prescindendo dalla sostenibilità ecologica: bisogna
introdurre nelle teorie economiche il limite all'espansione
della produzione imposto dalla finitezza degli ecosistemi
piuttosto che rincorrere una improbabile “crescita verde”.
E: Secondo il filosofo Latouche occorre trovare alternative
strutturali ad un modello basato sul primato dell’economia
e del consumo. Ed aggiunge che i maggiori problemi
ambientali del nostro tempo sono dovuti proprio alla
crescita, criticando l’espressione “sviluppo sostenibile” in
quanto lega il concetto di sviluppo con quello del benessere.
MDM: Il primato dell'economia nella cultura occidentale ha
prodotto una ipertrofia dei sistemi economici generando una
crisi dalla quale non si intravedono vie d'uscita. L'espressione
“sviluppo sostenibile” è stata creata per non mettere in
discussione il paradigma della crescita pur trovandosi di
fronte ai suoi limiti evidenti. Non credo sia un caso che il
rapporto del MIT Limits to the growth sia stato tradotto con
i limiti dello sviluppo. Concettualmente, soprattutto in
ambito economico, c'è una coincidenza tra il concetto di
“crescita” e quello di “sviluppo”. Dire “sviluppo sostenibile”
è come dire “crescita sostenibile” in un pianeta finito. È un
ossimoro.
E: Il termine decrescita viene percepito come una sorta di
provocazione. E soprattutto come si coniuga il concetto di
decrescita con la necessità di garantire l’accesso alle risorse
di quella parte della popolazione mondiale che oggi ne è
esclusa?
MDM: La decrescita va vista come una fase di transizione
dall'economia della crescita insostenibile ad una economia
capace di restare in equilibrio con gli ecosistemi. Così come
è impensabile una crescita infinita, non è auspicabile una
decrescita infinita: basterà decrescere fino al punto in
cui i consumi globali possano essere sostenuti dal nostro
pianeta. La strategia per attuare una fase di decrescita senza
generare un collasso del sistema deve coinvolgere tutti gli
attori sociali: i cittadini cambiando gli stili di vita; i governi
con politiche che incentivino il risparmio di risorse e facilitino
l'innovazione sociale; gli imprenditori con scelte che
orientino allo sviluppo di tecnologie per ridurre l'impronta
ecologica.
Infine, bisogna tener conto del fatto che è stata proprio
l'economia della crescita a generare lo squilibrio tra paesi
“ricchi” e paesi “poveri”. L'economista Angus Maddison
ha dimostrato come prima della rivoluzione industriale
le differenze di PIL tra paesi erano molto più contenute:
la crescita economica di una parte minoritaria della
popolazione mondiale è avvenuta a scapito di tutti gli
altri. Decrescere nei paesi con economie “mature” significa
lasciare maggiori risorse ai paesi del Sud del mondo.
Allo stesso tempo, il “Sud del mondo” dovrebbe far tesoro
del fallimento dell'economia della crescita oltre i limiti
ecologici e ricercare la dimensione ottimale per i propri
sistemi economici.
E: In questo contesto quale ruolo può avere l’innovazione?
E quali le azioni che ognuno di noi può attuare?
La Vignetta di Fama
MDM: Abbiamo bisogno di innovazione per garantire il
benessere delle persone riducendo però consumi e emissioni:
per costruire edifici che producono più energia di quanta ne
consumino, per realizzare Smart Grids, sostituire le materie
prime non rinnovabili con quelle rinnovabili.
Ma abbiamo bisogno anche di innovazione sociale per
cambiare anche il modo in cui sono organizzati i nostri processi
di produzione e consumo: gruppi d'acquisto, open source, orti
urbani, car e bike sharing, couch-surfing, banche del tempo,
filiere corte, sono le nuove frontiere di una microeconomia
decrescente che si sta diffondendo sempre più.
A livello individuale poi possiamo fare molto per ridurre
la nostra impronta ecologica. Secondo stime da noi fatte
nel 2008 ammonta a 5200 euro all’anno il risparmio che
una famiglia media romana può conseguire adottando 15
comportamenti ecologicamente corretti. È uno studio che
potrà tornare utile quando - riducendo l'impronta ecologica il PIL e il nostro reddito si ridurrà. Ovviamente dovremo
essere noi a scegliere, quando meno è anche meglio.
Perché una riduzione indiscriminata del PIL non è decrescita.
È recessione.
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Elementi 29
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Elementi 29
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le risorse
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Carlo Alberto Pratesi
Docente straordinario
di Economia e Gestione
delle Imprese
di Carlo Maciocco
Si può fare, senza troppi traumi dal punto di vista economico
e del benessere. Ma bisogna abbandonare gli stereotipi
sul concetto di sostenibilità ambientale. E poi definire
un programma di azione chiaro, con messaggi efficaci.
Che arrivino alle persone. è la ricetta della “blue economy”.
E: Professor Pratesi, come definirebbe la “Blue economy”?
CAP: Un’economia che mira a preservare il sistema delle
risorse naturali, evitando ogni forma di spreco. Un sistema
dove non esistono rifiuti o scarti, dove input e output di
risorse hanno saldo nullo. Un esempio: l’energia utilizzata
da un’automobile finisce solo per il 10% al movimento, il
90% è produzione di calore. Uno spreco inaccettabile per
un’economia che voglia preservare le risorse naturali, che,
ricordiamolo, non sono infinite.
E: è un obiettivo utopistico?
CAP: Prima di tutto bisognerebbe sgombrare il campo
dai preconcetti che aleggiano attorno alla sostenibilità.
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Elementi 29
preservare
Quando si parla di ecologia viene in
mente la baita di montagna, ma la
città più ecologica al mondo, o per lo
meno di sicuro degli Stati Uniti, è New
York. Sostenibilità significa trasporti
ed emissioni di CO2 ridotti al minimo,
minimo spreco di acqua, appartamenti
efficienti dal punto di vista energetico.
L’auto elettrica è ecologica? Dipende:
se l’elettricità per alimentarla è prodotta
da fonti non rinnovabili, non lo è…
In tal modo chi si voleva aggiudicare
il bando era costretto a garantire un
sistema che eliminasse effettivamente
gli sprechi.
E: Serve prima di tutto una rivoluzione
culturale. Questa attenzione delle
imprese per la sostenibilità è effettiva o
è solo immagine?
E: Un cambio radicale di paradigma come
quello da lei proposto non rischia di
impattare sull’occupazione e il benessere?
In tal caso non sarebbe questo momento
di crisi l’opportunità ideale per mettere
in discussione i vecchi canoni?
CAP: All’inizio forse era solo immagine,
ma ora sta diventando reale. Per lo
meno per quelle aziende che hanno una
visione di medio lungo termine. Chi non
si muove nell’ottica della sostenibilità
vuol dire che non pensa di poter stare
sul mercato per più di 5 anni.
E: Sul fronte energetico la soluzione è
rappresentata dal risparmio/efficienza
e dalle rinnovabili?
CAP: Sull’impatto netto complessivo
le discussioni sono aperte. Di sicuro ci
sarebbero settori che incontrerebbero
difficoltà, come quello delle auto. A
vantaggio però di altri che avrebbero
uno sviluppo impetuoso, come quello
dei servizi. Al di là della quantità
dei consumi, però, il vero problema
è premiarne la qualità. In questo
caso siamo sicuri che il benessere ne
risentirebbe? Questo momento di
crisi potrebbe essere quello giusto per
avviare il cambiamento. Ma al di là di
tutto bisogna capire che questo sistema
non si può sostenere a lungo, prima o
poi bisognerà intervenire.
CAP: Efficienza e rinnovabili vanno
senz’altro supportate, bisogna farlo
con intelligenza. Che senso ha costruire
impianti eolici dove non c’è vento?
Eppure è accaduto, ma in futuro
bisognerà evitarlo. Anche sul fronte
efficienza è necessario agire con
intelligenza. La Provincia di Roma ha
di recente pubblicato un bando per un
sistema di riscaldamento nelle scuole
per garantire una temperatura costante
di 20° nelle aule in tutte le stagioni.
Elementi 29
E: Come intervenire per cambiare
l’atteggiamento culturale?
CAP: è necessario che le migliori menti
si uniscano per sviluppare un piano
d’azione. Servono i messaggi giusti.
Io stesso ho partecipato a una sorta
di esperimento: dovevamo convincere
le persone a utilizzare le scale e non
l’ascensore, e abbiamo pensato di
quantificare il beneficio in termini di
perdita di peso corporeo. Abbiamo
fatto leva sulla “moda” della forma
fisica e ha funzionato. Servono sociologi
e antropologi, non solo economisti…
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bioeconomia
Un occhio alla crescita e uno all’ambiente
L’Europa punta
sulla bioecono
di Piergiorgio Liberati
Far fronte alle nuove sfide globali, quali l’aumento della
popolazione mondiale, la diminuzione delle fonti fossili
e i cambiamenti climatici, creando al contempo crescita
economica ed occupazionale. Sono questi gli ambiziosi
obiettivi della cosiddetta bioeconomia, termine coniato
dall’economista rumeno Nicholas Georgescu, la cui intuizione
è ormai diventata una realtà consolidata nell’agenda
dell’Unione europea. La UE, infatti, ha creato un vero e proprio
Osservatorio per la bioeconomia, per monitorarne lo sviluppo
normativo, scientifico ed economico nei Paesi membri, con
l’obiettivo di capirne a fondo le potenzialità, sia in un contesto
di crisi economica come quello attuale, che in futuro.
Ma cosa è la bioeconomia? Si tratta di un ramo dell’economia
che prevede un attento uso (e riuso) delle materie prime
provenienti dalla terra e dal mare, in modo che non solo
queste possano soddisfare bisogni primari, anche contribuire
a uno sviluppo eco compatibile e sostenibile dell’economia.
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Elementi 29
Se si volesse tentare una sintesi estrema, potremmo definire
la bioeconomia come “economia sostenibile”.
Nel documento messo a punto dalla Commissione europea,
dal titolo “L’innovazione per una crescita sostenibile: una
bioeconomia per l’Europa”, si legge che la UE “deve optare
per un approccio radicalmente diverso nei confronti di
produzione, consumo, trasformazione, stoccaggio
e smaltimento delle risorse biologiche”.
Se si prende, ad esempio, il settore dei rifiuti solidi urbani,
temi quali la trasformazione, il riciclaggio e lo smaltimento
potrebbero trasformarsi da attuali costi vivi per la collettività
(lo smaltimento dei rifiuti alimentari costa oggi al contribuente
europeo tra 55 e 90 euro a tonnellata e produce 170 milioni
di tonnellate di CO2) in vere e proprie filiere produttive,
con crescita economica e occupazionale.
Questo è un esempio di bioeconomia.
mia
Business miliardario
e pulito
Secondo le stime più accreditate della
Commissione Europea, il giro d’affari
del comparto bioeconomico si attesta in
Europa intorno ai 2.000 miliardi di euro,
dando lavoro a circa 22 milioni
di persone, in modo diretto e indiretto.
Si stima, inoltre, che entro il 2025 i
finanziamenti diretti per la ricerca
e la strategia sulla bioeconomia nel
quadro del programma “Horizon 2020”,
potrebbero generare circa 130mila posti
di lavoro e 45 miliardi di euro di valore
aggiunto. Ovviamente questo giro
d’affari riguarda diverse filiere, tra le
quali agricoltura, silvicoltura, pesca,
produzione alimentare, produzione di
carta e plastica, nonché alcuni comparti
dell’industria chimica, biotecnologica
ed energetica. Proprio in questi ultimi
due settori, in Italia, c’è un ottimo
esempio di bioeconomia: a Porto
Torres in Sardegna, Daniele Ferrari,
Amministratore Delegato di Versalis
(gruppo Eni) ha dato vita ad uno
dei poli industriali di chimica verde
più innovativi al mondo. Una realtà
che realizza produzioni chimiche a
basso impatto ambientale, ponendo
anche le basi per una positiva
reindustrializzazione.
Se i numeri sull’occupazione e sul giro
d’affari già di per sé basterebbero
a giustificare uno sforzo politico
a sostegno della bioeconomia,
deve essere aggiunto anche un
approfondimento sul comparto della
ricerca scientifica ed universitaria.
Basti pensare, ad esempio, che la
Commissione Europea, attivando una
collaborazione tra pubblico e privato
sulle bioindustrie, ha stanziato ben
4,7 miliardi di euro per il finanziamento
di progetti per la sicurezza alimentare,
l’agricoltura sostenibile, la ricerca marina
e marittima: aree che coinvolgono
direttamente i ricercatori delle
università europee.
Insomma, la bioeconomia costituisce
un volàno per il rilancio del settore
della ricerca scientifica, impegnato,
con il progetto europeo “Horizon 2020”,
a trovare soluzioni innovative per la
sicurezza alimentare, per la salute
e il cambiamento demografico, per
l’energia sicura e pulita, per la lotta
ai cambiamenti climatici e per l’uso
efficiente delle risorse naturali e delle
materie prime.
I progetti in Italia
Se si guarda all’Italia, anche nel nostro
Paese la bioeconomia, in particolare
per quanto riguarda il settore
agricolo, è molto attiva. Attualmente,
secondo i dati della Coldiretti, in
Italia esistono ben 249 prodotti tipici
e oltre un milione di ettari coltivati
con metodo biologico. Grazie ad
una particolare attenzione all’uso
delle fonti rinnovabili, si stima che il
settore dell’agricoltura italiana abbia
risparmiato circa il 40% di energia.
Non solo.
Quello agricolo è uno dei pochi settori
che è cresciuto dal punto di vista
occupazionale, con un più 3,6% nel 2012
e un incremento sia nelle presenze
femminili che di giovani sotto i 35 anni.
Non a caso il CNR, il Consiglio Nazionale
delle Ricerche, ha attivato diversi progetti,
tra i quali uno sull’“Agricoltura sostenibile”
che punta a sfruttare le risorse biologiche
non solo a fini alimentari, ma anche
come materie prime rinnovabili, per
allontanarsi da un’economia basata
esclusivamente sulle fonti fossili.
Inoltre il CNR, in particolare con
l’Istituto di biologia e biotecnologia
agraria, ma anche con altri Dipartimenti,
ha all’attivo alcuni progetti che riguardano
l’apicoltura, mirati a prevenire virosi
e malattie che mettano a rischio un
insetto fondamentale per l’equilibrio
del nostro ecosistema.
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Elementi 29
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Progetto europeo "Horizon 2020" per la bioeconomia
Ripartizione del bilancio (in milioni di ¤)
Anche l’Enea è molto attiva nel settore della bioeconomia
ed ha avviato diversi accordi programmatici, tra i quali
spicca quello sottoscritto con l’India e finanziato dal Settimo
Programma Quadro (FP7) dell’Unione Europea. Si tratta
del progetto Sahyog, nato dalla collaborazione tra la
Commissione Europea e il Dipartimento delle Biotecnologie
del Governo Indiano, che ha come obiettivo la creazione di un
network UE-India sulla produzione di biomassa e conversione
dei rifiuti organici attraverso approcci biotecnologi. Il primo
incontro tra le parti interessate (“Stakeholder meeting”), si è
svolto in India il 7 novembre del 2012 ed è stato coordinato
proprio dall’Enea.
Infine, è d’obbligo da segnalare l’impegno dell’Italia
nella sostituzione dei sacchetti di plastica e nel rilancio
della cosiddetta “chimica verde”, che produce shopper
biodegradabili e compostabili.
Con la legge del 1° gennaio 2011, l’Italia è stata uno dei primi
Paesi europei a introdurre la moratoria per le vecchie buste
di plastica, puntando sulla chimica sostenibile che utilizza,
come materia prima, le biomasse derivanti dall’agricoltura,
riportando sostanza organica e fertilità al suolo, senza
inquinare. Un altro esempio di come la bioeconomia possa
produrre sviluppo e occupazione.
I Eccellenza scientifica, di cui:
27.818
1. Consiglio europeo della ricerca
15.008
2. Tecnologie emergenti e future
3.505
3. Azioni per competenze, formazione
6.503
e sviluppo della carriera
4. Infrastrutture di ricerca europee
2.802
(comprese le infrastrutture digitali)
II Leadership industriale, di cui:
20.280
1. Leadership nelle tecnologie
15.580 di cui 500 per l’IET
abilitanti e industriali*
(Istituto Europeo Innovazione
e Tecnologia)
2. Accesso al capitale di rischio
4.000
3. L’innovazione nelle PMI
700
III Sfide per la società, di cui:
35.888
1. Salute, cambiamento demografico
9.077 di cui 292 per l’IET
e benessere
2. Sicurezza alimentare, agricoltura
4.694 di cui 150 per l’IET
sostenibile, ricerca marina
e marittima nonché bioeconomia
3. Energia sicura, pulita ed efficiente
6.537 di cui 210 per l’IET
4. Trasporti intelligenti, verdi
7.690 di cui 247 per l’IET
e integrati
5. Azione per il clima, efficienza
3.573 di cui 115 per l’IET
delle risorse e materie prime
6. Società inclusive, innovative e sicure
4.317 di cui 138 per l’IET
Istituto europeo di innovazione
1 542 + 1 652
e tecnologia (IET)
Azioni non nucleari del Centro
2.212
comune di ricerca
TOTALE
87.740
* Compresi 8.975 milioni di ¤ per le tecnologie dell'informazione e
della comunicazione (TIC), dei quali 1.795 milioni di ¤ per la fotonica, la
microelettronica e la nanoelettronica, 4.293 milioni di ¤ per le nanotecnologie,
i materiali avanzati e la fabbricazione e trasformazione avanzate, 575 milioni
di ¤ per le biotecnologie e 1.737 milioni di ¤ per il settore spaziale.
Di conseguenza, 6.663 milioni di ¤ saranno disponibili per le tecnologie
abilitanti fondamentali.
80
Elementi 29
Elementi 29
81
Il mondo
di Corrente
Corrente al centro
del sistema energetico
a cura di Ilaria Carderi
Creato nel 2010 dal GSE, il progetto Corrente promuove la filiera italiana
cleantech attraverso la creazione di un “Sistema Paese Italia” delle rinnovabili
e dell’efficienza energetica. Molteplici i servizi, le attività e le opportunità in
collaborazione con numerosi partner istituzionali.
Il progetto conta circa 1800 adesioni di aziende espressione di tutte le filiere
energetiche di settore: solare, eolico, idrico, delle bioenergie, geotermico,
efficienza energetica, sistemi di accumulo, smart grid e mobilità sostenibile.
Per contribuire a sviluppare l’industria di settore e rafforzarne la competitività
tecnologica e commerciale, numerosi sono gli eventi e gli appuntamenti avviati
nella prima metà del 2013, tra cui lo svolgimento di iniziative organizzate
nell’ambito del Solarexpo 2013.
82
Elementi 29
INDONESIA
SOLAREXPO 2013
Milano, 8/10 maggio 2013
Corrente ha partecipato alla 14ª edizione del
Solarexpo con un proprio spazio espositivo all’interno
dell’Internationalization Hot Spot, area dedicata
all’internazionalizzazione delle imprese e ospitante le
rappresentanze di Austria, Argentina, Canada, Messico,
Romania, Svizzera, Ucraina, Repubblica Ceca e Sud Africa.
Questo ha permesso di dare visibilità alle competenze
italiane, sviluppando opportunità commerciali e di
investimento nei mercati emergenti.
Tra i principali appuntamenti organizzati da Corrente,
il workshop “French Italian Green Tech Energy Meeting”.
L’iniziativa ha permesso a 20 imprese italiane e 5 francesi
di partecipare a un seminario sulle tecnologie più innovative
nel fotovoltaico, sistemi di stoccaggio, smart grid e domotica.
A margine del workshop le imprese italiane e francesi hanno
svolto circa 50 incontri bilaterali con lo scopo di creare nuove
partnership sui mercati nazionali e internazionali.
Corrente ha inoltre incontrato le imprese italiane presenti
al Solarexpo attraverso un workshop dedicato a illustrare
i servizi e le attività promosse dal GSE per aggregare
e valorizzare la filiera italiana cleantech. Il workshop
“Corrente incontra le imprese italiane” ha così fornito una
panoramica sulle attività svolte e sulle prossime iniziative
finalizzate allo sviluppo e alla promozione del Sistema Paese
Italia delle rinnovabili a livello internazionale.
Nell’ambito delle iniziative del progetto Corrente il GSE
ha firmato nel 2012 un Protocollo d’Intesa con il Ministero
dello Sviluppo Economico e l’Agenzia ICE.
Tra le attività previste in tale Protocollo, finalizzate alla
promozione dell’industria italiana cleantech, vi è il monitoraggio
delle opportunità di business per le imprese italiane in aree
geografiche considerate strategiche, per facilitare i rapporti
istituzionali settoriali e l’inserimento delle nostre imprese in
progetti da sviluppare in paesi emergenti.
Molteplici le attività di business scouting a supporto delle
PMI, riguardanti tra gli altri l’Indonesia, l’India e l’Arabia
Saudita.
La fase esplorativa avviata in Indonesia nei primi mesi
del 2013 ha messo in luce le grandi potenzialità del Paese.
Prima economia del Sud-Est Asiatico, con 240 milioni di
abitanti (di cui solo il 70% ha accesso alla rete elettrica)
ed una crescita media della domanda energetica del 8,6%
annuo, l’Indonesia offre grandi opportunità agli operatori
italiani del settore.
Il potenziale di sviluppo nel settore delle rinnovabili risulta
essere:
•GEOTERMICO: 29.000 MW di potenziale (il 40% del
potenziale geotermico mondiale, di cui ad oggi è sfruttato
solo il 4,2%). L’obiettivo è di installare 4.000 MW entro
il 2014 e di raggiungere il target di 9.500 MW al 2025
realizzando oltre 30 impianti geotermici;
•IDRICO: 75.000 MW di potenziale (solo l’8,8% è sfruttato);
• MINI/MICRO IDRO: 770 MW di potenziale (229 MW installati
oggi);
• BIOMASSA: circa 50.000 MW di potenziale (1.600 i MW oggi
installati);
• EOLICO: potenza media di circa 3 m/s (la capacità installata
ad oggi risulta essere 1,87 MW);
• TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE: opportunità per le
imprese con competenze nell’interconnessione elettrica
sottomarina per la presenza di oltre 1.700 isole indonesiane.
ARABIA SAUDITA
A seguito della pubblicazione delle linee guida del piano
energetico nazionale Corrente ha avviato un percorso di
esplorazione delle opportunità offerte dal mercato saudita.
Il “Proposed Competitive Procurement Process for the
Renewable Energy Program” - in consultazione da febbraio
2013 - prevede un forte sostegno per la produzione di
energia da fonti rinnovabili, pari a circa 54 GW entro il 2032.
A supporto delle imprese interessate ad investire in tale
contesto, particolarmente ricco di opportunità per operatori
del settore solare, eolico e geotermico, si è tenuta una tavola
rotonda volta a illustrare i contenuti del piano energetico,
alle quale hanno partecipato oltre 30 aziende.
A supporto dell’ingresso delle imprese nel mercato saudita
sono in corso attività in collaborazione con partner
istituzionali quali Ministero dello Sviluppo Economico,
Ministero degli Affari Esteri e Uffici ICE.
>
Elementi 29
83
il mondo di Corrente
I numeri del cem
23
INDIA - CLEAN ENERGY
MINISTERIAL & INNOVATION
SHOWCASE
Nuova Delhi 16/18 aprile 2013
Visto il forte interesse manifestato dalle nostre imprese verso
il mercato indiano, Corrente ha promosso la partecipazione
della filiera italiana al Clean Energy Ministerial – CEM,
che dal 2009 offre uno spazio di dialogo e cooperazione
interministeriale sulle fonti rinnovabili e sullo sviluppo delle
tecnologie cleantech.
Il Clean Energy Ministerial 2013 vede il coinvolgimento
delle più alte rappresentanze istituzionali dei Paesi membri
e delle imprese di settore, attraverso lo svolgimento di sessioni
interministeriali, tavole rotonde internazionali e l’organizzazione
dell’Innovation ShowCase, una vetrina espositiva dedicata
alle novità scientifiche e industriali sviluppate da 40 aziende
internazionali tra cui 5 italiane aderenti a Corrente.
Le sessioni interministeriali hanno permesso alle oltre 20 nazioni
di condividere esperienze, dati e buone pratiche delle rispettive
politiche nazionali di sostegno alle rinnovabili.
Le tavole rotonde hanno visto la partecipazione delle nazioni
presenti e delle imprese che si sono confrontate con i numerosi
player del settore dell’energia solare e dei veicoli elettrici,
riportando le loro attività e competenze.
All’interno del Padiglione Italia nell’area Innovation
ShowCase le imprese italiane hanno presentato innovazioni
e prodotti. Le nostre aziende sono state visitate dai Ministri
di Cina, Sudafrica e Messico nonché da una delegazione degli
Emirati Arabi Uniti, interessati a prendere visione di alcune
innovative tecnologie e a sviluppare contatti diretti con le
imprese. L’iniziativa espositiva ha permesso di valorizzare
84
Elementi 29
Paesi partecipanti
3
enti osservatori internazionali: IEA, IPEEC, IRENA
6
tavole rotonde pubblico-privato
40
1
imprese internazionali di cui
5
italiane
stand Italia
Tra i nuovi mercati oggetto delle prossime iniziative
organizzate dal progetto Corrente vi sono il Brasile,
l’Algeria e il Canada.
Per conoscere tutti gli eventi e le opportunità in
programma consultate la pagina dedicata
http://corrente.gse.it o segnalate i vostri mercati
d’interesse a [email protected]
la partecipazione italiana al Clean Energy Ministerial.
L’imprenditorialità italiana è stata, tra le altre presenze
internazionali, la maggiormente rappresentata in termini
numerici.
Nella più ampia prospettiva dello sviluppo del settore
delle rinnovabili in India quale opportunità per soddisfare
il crescente fabbisogno energetico nazionale, Corrente
ha avviato un dialogo continuativo con enti e operatori
indiani ed italiani presenti in India, al fine di fornire alle
imprese italiane interessate informazioni utili per entrare nel
mercato tra cui: opportunità di investimento, aggiornamenti
normativi, bandi di gara, attività R&D, gruppi di lavoro
e missioni settoriali.
GAMA & MEDYBLU
Serra Archimede
®
Connubio virtuoso fra agricoltura e fotovoltaico.
È tutto italiano il progetto Serra Archimede®. Nasce a
Ragusa, da sempre l’area di maggior sviluppo della tecnica
della coltivazione in ambiente protetto. Giovani ingegneri
progettisti esperti di energia derivata da fonti rinnovabili,
giovani agronomi specializzati nella coltura in serra e un
azienda attiva nell’ambito delle costruzioni meccaniche si
sono incontrati, mettendo insieme le rispettive esperienze
e competenze, spinti dal comune intento di ottimizzare
il connubio tra fotovoltaico e serra agricola creando un
prodotto unico nel suo genere.
Di fatto Serra Archimede® è la serra fotovoltaica che, pur
rispettando l’attuale normativa sulla superficie fotovoltaica
applicata sulla struttura, garantisce una produzione elettrica
elevata senza che l’ombra generata dai pannelli ostacoli
la distribuzione della luce naturale e quindi la resa agricola
dell’impianto.
La grande rivoluzione del progetto Serra Archimede® sta
nel design della struttura applicata per la prima volta ad
una serra. Ma nel progetto sono rilevanti anche altri aspetti
quali l’economicità, la solidità costruttiva, il controllo dei
flussi d’aria per la gestione del micro-clima e l’estrazione
dell’aria calda dall’interno della struttura che aumenta le
performances dei pannelli fotovoltaici.
Grazie a questi elementi, Serra Archimede® stravolge il
concetto di business fotovoltaico abbinato all’agricoltura:
l’idea di Medyblu mette in primo piano un progetto
agronomico con elevate rese economiche, dove il fotovoltaico
rappresenta una ricchezza in più per l’azienda agricola.
La Serra Archimede® è stata oggetto di test che hanno
evidenziato la possibilità di fare crescere con successo alcune
colture particolarmente bisognose di luce; questo risultato
permette di allargare il ventaglio di scelta delle specie nella
creazione dei piani agronomici.
Al centro deve esserci l’impresa agricola con i suoi regimi
fiscali vantaggiosi e la possibilità di accedere ai fondi
comunitari per i miglioramenti fondiari, capaci di ripagare
parte dell’impianto.
Medyblu e GAMA, in partnership, propongono soluzioni
personalizzate chiavi in mano che comprendono la
progettazione, la realizzazione dell’impianto, la consulenza
e la formulazione dei piani agronomici strutturati (dalla
strategia colturale, l’assistenza negli anni, l’individuazione
dei canali di vendita redditizi e la gestione delle pratiche).
Medyblu, inoltre, è impegnata in progetti umanitari
in cui una particolare formula di applicazione della
Serra Archimede® permetterà di rendere indipendenti
le popolazioni di villaggi in aree sub-sahariane, zone
particolarmente difficili dal punto di vista climatico e sociale,
offendo loro i mezzi per la sussistenza alimentare e per la
produzione di energia per l’estrazione dell’acqua e altri
utilizzi.
Per contatti: [email protected]; [email protected]
Elementi 29
85
Elementi Normativi
La rubrica ha l’intento di aggiornare
i lettori sui principali aspetti normativi
del settore energetico.
A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE
Biocarburanti, maggiori riconoscimenti
per chi produce in Europa
Il 6 marzo scorso è entrato in vigore il Decreto ministeriale 14 febbraio 2013, che ha definito le modalità per
il riconoscimento delle maggiorazioni riservate a particolari tipologie di biocarburanti. Il Decreto Legislativo
n. 28/2011, infatti, ha stabilito che sia riconosciuto un Certificato ogni 8 Gigacalorie di biocarburante immesso in
consumo, anziché un Certificato ogni 10, a condizione che il biocarburante sia prodotto in stabilimenti localizzati
in Europa e che utilizzino materia prima proveniente dal medesimo territorio, o sia miscelato a benzina e gasolio
in percentuale pari al 25 % e immesso in consumo al di fuori della rete di distribuzione.
Strategia Energetica Nazionale, indicazioni
per l’attuazione
I Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente l’8 marzo hanno firmato il decreto di approvazione della
Strategia Energetica Nazionale. La firma dell’atto rafforza il valore della SEN, in modo che la XVII Legislatura
possa usufruire delle indicazioni emerse. Tra gli obiettivi principali della SEN: la riduzione del costo dell’energia
e il raggiungimento degli obiettivi ambientali e di de-carbonizzazione al 2020 definiti dal Pacchetto UE
Clima-Energia. Tra le priorità: lo sviluppo dell’efficienza energetica e il consolidamento di filiere produttive
nazionali.
Detraibilità al 36% per gli impianti
a fonti rinnovabili
La realizzazione d'impianti fotovoltaici è equiparata a tutti gli effetti alla realizzazione di interventi finalizzati
al risparmio energetico, in quanto entrambe le soluzioni determinano una riduzione dei consumi da fonte fossile.
Lo ha stabilito l’Agenzia delle Entrate con la Risoluzione 22/E del 2 aprile scorso, chiarendo che la detrazione
di imposta si può applicare nel caso di realizzazione di impianti fotovoltaici fino a 20 kW asserviti ad abitazioni,
ma che non deve cumularsi con gli incentivi del Conto Energia. Fino al 30 giugno 2013 la detrazione vale il 50%
delle spese sostenute, dal 1° luglio 2013 ritorna al 36%. (*)
(*) Il DL 63/2013 del 4 giugno 2013 ha nel frattempo prorogato l’agevolazione del 50% fino al 31 dicembre 2013 .
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Elementi 28
29
Componente A3, aumenti per il secondo
trimestre 2013
Aumenta ancora, con il secondo trimestre 2013, la componente A3 della bolletta a copertura degli oneri generali
di sistema. Lo ha stabilito l’Autorità per l’energia con la delibera 123/2013/R/COM. L’aumento previsto corrisponde
ad un maggior gettito annuo di circa 650-700 milioni di euro. Ciò nonostante le bollette del consumatore tipo
e quelle delle piccole imprese in maggior tutela diminuiranno dell’1%, grazie al calo della componente riferita
alla produzione e alla commercializzazione dell’energia elettrica. Calo predisposto, per la maggior tutela, sempre
dall’AEEG. La spesa media annua della famiglia tipo sarà di circa 511 euro, di cui 89 euro (17,4%) di componente A3.
Energivori, il nuovo decreto con sconti
in bolletta
Le aziende che hanno un consumo annuo superiore a 2,4 Gwh e presentano un rapporto tra costi dell’energia e
fatturato superiore al 3%, possono usufruire di agevolazioni sulle accise. Lo ha stabilito il nuovo Decreto ministeriale
(MiSE e MEF) dello scorso 5 aprile, che ha inoltre deciso di estendere uno sconto sugli oneri generali di sistema per
quelle aziende che presentino un rapporto tra costo della sola energia elettrica e fatturato, superiore al 2%. Il decreto,
emanato in attuazione della Legge 134/2012 (Cresci Italia), al fine di sostenere la competitività delle aziende italiane
introduce un nuovo concetto di “impresa energivora”, che verrà identificata sia sulla base del valore assoluto dei costi
energetici sostenuti, ma anche alla luce dell’incidenza del costo dell’energia sul proprio volume d’affari.
Aggiornamento annuale del Piano ENI
per l’incremento della capacità di stoccaggio
Realizzare nuove capacità di stoccaggio per più di 4 miliardi di metri cubi in riferimento al piano 2012. È quanto
stabilito dal Decreto del MiSE, pubblicato in Gazzetta il 22 aprile scorso. Gli interventi di aumento della capacità
di stoccaggio saranno effettuati dall’Eni, in qualità di soggetto che ha assunto l’impegno vincolante a sviluppare
nuove infrastrutture di stoccaggio di gas naturale, in ottemperanza all’articolo 5 del D.Lgs. 130 del 2010. I lavori
dovranno essere completati entro e non oltre il primo settembre 2015.
Ancora una proroga per rescindere
dalle convenzioni Cip6
Chi intende presentare la domanda di risoluzione anticipata delle convenzioni Cip6 avrà tempo fino al
30 settembre 2013. Lo ha stabilito il Decreto del MiSE del 2 maggio scorso, accompagnato da un altro Decreto
che ha definito il valore del Costo evitato di combustibile (CEC) a conguaglio del 2012. Non è la prima volta che
il MiSE interviene per prorogare questo termine. Lo aveva già fatto due volte: la prima proroga era stata concessa
a gennaio del 2012 fino a giugno dello stesso anno, mentre il secondo rinvio risale al 28 giugno 2012 fino al
31 marzo del 2013.
Elementi 28
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la corrente elettrica racconta 2
Al tempo di
sotto quel fanal...
di Renato Terrosi
Simpatico satanasso, dopo venti anni che non ci vedevamo,
con in mezzo guerre e pasticci d’ogni genere, Lampo ebbe
l’idea di raccontarmi una barzelletta. Eravamo seduti su una
panchina della stazione Centrale di Milano. Peraltro, la barzelletta
era bella e io ci risi su. Certo, eravamo cambiati, come era
cambiato il mondo, ma la nostra amicizia fraterna aveva retto.
Eccome.
Con scarsa originalità io ci misi subito dentro la storia della
Festa della Luce al paese e la faccia tosta che aveva avuto
Lampo a rubare la parte al Podestà che si era impappinato,
ma tant’è. Lui, invece, fu più serio e volle raccontarmi di
quando nei Balcani i tedeschi l’avevano preso, impacchettato
e rinchiuso in un treno merci insieme a un centinaio di altri
sventurati, e spedito dritto dritto in Germania a lavorare.
Il treno andava avanti inesorabile come il destino e dopo
pochi giorni i volti dei viaggiatori forzati mostrarono chiari
i segni del digiuno, dello scoramento e della paura.
Quando la vaporiera prese a diradare le sue sbuffate fu facile
capire che una importante stazione era vicina. Così fu.
Il lungo treno si arrestò in piena notte alla periferia di Vienna.
Furono i soldati stessi a gridarlo.
Finalmente, l’ordine atteso e temuto arrivò: Scendere, fuori,
sosta per mangiare! In una manciata di secondi una marea
di persone traballanti, quasi rotolò sulla massicciata della
ferrovia. I soldati di scorta parlavano poco e si limitavano
a indicare con i mitra la direzione che quel gregge umano
doveva prendere alla luce bluastra dei fari piazzati sulla
sommità di pali altissimi.
88
Elementi 29
Il viottolo era stretto e non seguiva l’andamento dei binari.
Mucchi di ghiaia e cespugli spinosi infastidivano un po’ tutti.
Richiami e motteggi, anche in italiano, rimbalzavano lungo
la fila, creando una specie di atmosfera festosa. La marcia
durava da alcuni minuti. La stazione con il posto di ristoro
non doveva essere lontana. Ma esisteva davvero questa
stazione, esisteva questo posto ristoro? Il dannato buio si,
quello esisteva assillante.
D’improvviso la fila piegò a sinistra, scese dal terrapieno e
s’infilò in un bosco di betulle. Qualcuno bisbigliò; “Qui ci
ammazzano”. I più vicini lo zittirono, ma covavano lo stesso
pensiero. Nel bosco il buio divenne più fitto e oppressivo.
Gli alberi si paravano davanti all’improvviso, il suolo dava
la sensazione di un tappeto soffice.
Il grappolo di luci verdeazzurre del posto di ristoro scoppiò
in faccia ai prigionieri di colpo. Nel bosco s’era aperta
come per incanto una vasta radura al centro della quale
s’intravedeva una lunga baracca seminterrata.
La fila si era arrestata. I prigionieri vennero fatti entrare
all’interno. Una luce sferzante li accolse nel vasto locale,
immerso in un leggerissimo vapore. Nella parte centrale
dello stanzone una infinità di tavoli rustici contornati
di pesanti sgabelli. L’odore dolciastro dei crauti dava la
certezza che si sarebbe fatto il pieno. Era ora! Le cuciniere
in camice grigio entravano e uscivano portandosi dietro
zaffate di odori non ben conosciuti. Nel giro di pochi minuti
vennero distribuite scodelle di latta, stracolme di minestrone
denso e caldissimo.
Lili Marleen
Ora i prigionieri mangiavano in fretta come se temessero
che qualcuno gli fregasse il pasto o ordinassero di smetterla.
Una sorta di miracolo, la luce spietata che dà un senso di
benessere, di positività. Ma una cosa straordinaria avvenne:
si udì una musichetta che gradatamente aumentava di
volume. Una canzone triste e cadenzata: Lili Marleen!
“Sotto quel fanal…”. Incredibile. Le luci si fecero ancora
più vivide.
Il tempo che la canzone finisse e immediatamente un ordine
secco arrivò. Alt! Fuori!
Le porte si aprirono, i prigionieri uscirono. Li accolse il buio.
Il buio più buio. Niente luce, niente sogno. A Lampo venne in
mente la scena di tanti anni prima: i musicanti nella piazzetta
del paese che avevano smesso di suonare, la lampada grande
sopra il monumento ai Caduti era stata spenta. Bianco e nero,
nero e bianco. Il bianco può essere segno di speranza.
Ora, a distanza di tanto tempo e senza l’incubo della paura
e della sofferenza, i due amici di anni lontani ne convennero.
Sotto la volta ferrigna e rimbombante della Stazione Centrale
di Milano.
Illustrazione realizzata da Alessandro Buttà
Elementi 29
89
Bizzarre
energie
Al riciclo ci pensa Tubby
Nel nuovo millennio anche
i cani si preoccupano della
salvaguardia dell’ambiente:
infatti non si vedranno fiutare
solo tartufi e selvaggina ma
anche rifiuti inquinanti.
Il primo cane virtuoso è un
labrador di nome Tubby: si
aggira per le strade del Galles a caccia di bottiglie abbandonate
che poi consegna alla sua proprietaria addetta al loro riciclo.
Tubby, dopo aver recuperato 26.000 bottiglie di plastica,
è entrato nel Guinnes dei Primati nelle vesti di cane riciclone.
MiaTralVia la band che
“non butta via”
Cinque ragazzi
accomunati dall’amore
per l’ambiente e per
la musica, suonano per
l’Italia con i loro “Spazza
Tour”. Con strumenti
originalissimi come una
chitarra creata da una
vecchia scopa a cui sono state applicate delle corde, un basso
composto da coperchi di lamiera e bidoni della spazzatura,
un tubofono fatto da tubi di wc dismessi e suonato con vecchie
infradito, una drum machine realizzata da una macchina per
scrivere a cui sono state piegate le aste e aggiunti dei barattolini
e un microfono per effetti speciali ricavato da un telefono a
rotelle cablato, suonano un repertorio musicale che va da Gino
Paoli ai Prodigi, il tutto all’insegna del riciclo.
90
Elementi 29
A cura di Sallie Sangallo
Un’estate al mare…
per ricaricare
File di ombrelloni fotovoltaici
ricaricano supporti elettronici
dei bagnanti, pensiline
fotovoltaiche danno
energia a bici e altri veicoli
elettrici, informazioni sulla
qualità dell’aria acquisite in
tempo reale e un sistema di
videosorveglianza monitora gli oggetti personali dei bagnanti,
questa è “Tecno-spiaggia”. Attualmente è il primo stabilimento
green ed è situato a Bellaria Igea, ma si spera che a breve
anche tutti gli altri possano subire la stessa trasformazione.
Il progetto “Tecno-spiaggia” è stato realizzato da Telecom
Italia e Umpi.
Il monopattino a energia solare
Ses è il monopattino elettrico
alimentato da energia
prodotta dai pannelli
fotovoltaici disposti sul telaio
e collegati a una batteria
al litio, interna al motore.
Un’esposizione al sole che va
dalle 2 alle 6 ore garantisce
al monopattino una velocità
massima di 25 km/h e un’autonomia di 33 ore. In caso di
giornate nuvolose si potrà collegare il veicolo a una normale
presa elettrica.
La casa che segue il sole
L’architetto Manuel Vierra Lopes affiancato da gruppo di
studenti di un’Università del Portogallo, ha sviluppato un
progetto chiamato “Casas en movimiento”. Si tratta di
abitazioni che ruotano su due assi per massimizzare il calore
e l’energia provenienti dal sole. L’edificio ruota su un piano
orizzontale, mentre una sovrastruttura composta da pannelli
fotovoltaici si muove su un piano verticale. Questo sistema
garantisce all’abitazione un’autosufficienza energetica pari
all’80%. Inoltre la sua struttura modulare permette di ridurre
o aumentare le sue dimensioni aggiungendo o eliminando i
moduli di cui si compone.
Una moquette che viene
dal mare
Acquafil è la società trentina
che produce filati utilizzando
reti da pesca recuperate dai
fondali marini. Infatti da un
sistema di scomposizione
chimica e fisica si ottiene il
caprolattame, un materiale
di cui sono composte le reti.
Questo è anche la sostanza
primaria per la produzione di filati di nylon utili alla realizzazione
di capi di abbigliamento, tappetti, moquette ecc.. Acquafil ha così
realizzato un nuovo metodo di riciclo adatto alla salvaguardia
della fauna marina, spesso vittima delle attrezzature da pesca
abbandonate nei fondali.
Le alghe amiche degli alberi
Con l’olio della frittura
i pescatori inquinano meno
“Lotta al caro petrolio e all’inquinamento” è lo slogan della
flotta di pesca triestina. Sperimentando la sostituzione del
classico carburante per pescherecci con l’olio esausto trattato
chimicamente, hanno constatato che le funzioni del motore
restano invariate e si riducono notevolmente le emissioni di
gas. Così il gruppo di pescatori friulani ha deciso di unire le
forze per l’acquisto di un impianto per il trattamento chimico
dell’olio usato. Il costo dell’impianto è di circa 10.000 euro ma
- calcolando le spese complessive di carburante sostenute in un
anno - il risparmio totale ammonterà a 300.000 €.
La cartiera italiana Favini, da tempo sensibile ai problemi
dell’ambiente,ha brevettato una carta pregiata ottenuta dalle
alghe. L’idea nacque quando l’ecosistema della laguna di Venezia
fu minacciato dalla presenza massiccia di alghe. Queste furono
raccolte dalla cartiera e poi riutilizzate per la produzione di una
carta pregiata con caratteristiche uniche, come la presenza di alghe
visibili sulla superficie. Ora il sistema di raccolta è esteso a tutte
le zone marine in pericolo. Il risultato ottenuto è, oltre alla
salvaguardia delle aree soggette al proliferare dei pericolosi
microrganismi, anche una notevole riduzione dell’abbattimento
degli alberi da cellulosa.
Elementi 29
91
energia del pensiero
Uscire dall'
e riscoprire
“L’uomo?
A volte sa essere buono!”
(Alvaro Coutho)
Giovanni Reale
Un caffé con Giovanni Reale
Filosofo e scrittore
di Romolo Paradiso
Giovanni Reale è il più importante filosofo italiano vivente.
Studioso del pensiero antico, amante ed esperto di Platone,
conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, è il prototipo
del vero filosofo, che sa applicare alla vita pratica i concetti
in cui crede. Il suo modo di esprimersi è semplice, pacato e
chiaro, come lo era quello degli antichi saggi greci, dai quali
Reale ha saputo apprendere e applicare la capacità
di ascolto, l’attenzione all’altro e l’umiltà, che lo portano
a riflettere, studiare e comprendere chi gli sta di fronte.
92
Elementi 29
individualismo
il bene comune
E: Prof. Reale, oggi la ragione sembra l’unica fonte di verità.
Ma la storia dell’uomo insegna che la ragione è stata più
portatrice di danni che di benessere. Allora perché ci si
ostina a delegarle incondizionata fiducia?
GR: Non si è capito che la ragione può attivarsi solo
partendo da principi e svolgendoli nelle loro implicazioni
e conseguenze. Aristotele diceva che i principi non sono
dimostrabili, ma intuibili. In questo nostro tempo la ragione
trionfa sulla base di presupposti scientistici, più che della
scienza, la quale, quando è autentica è cosciente dei propri
limiti. La differenza quindi sta nel fatto che molti, invece
di seguire gli scienziati, seguono gli scientisti, quelli che
trasformano la scienza in idolo, assolutizzandola, facendoci
credere che essa e solo essa può risolvere tutti i nostri
problemi, divenendo così il viatico per la verità. Ho trattato
questo tema con Umberto Veronesi, nel libro, recentemente
uscito per Bompiani, “Responsabilità della vita”.
E: Scientismo e tecnicismo sono diventati i totem della
modernità.
GR: Perché l’umanità ha depauperato e smarrito i valori
base, quelli sui quali aveva costruito la sua civiltà e il suo
benessere spirituale. Pensi che si è arrivati a dire che grazie
allo scientismo e al tecnicismo si sconfiggerà la morte.
Ci sarà un momento in cui saremo in grado di scegliere se
continuare a vivere oppure no. Ed è una grande assurdità.
"Ci sarà un momento
in cui saremo in grado
di scegliere se continuare
a vivere oppure no.
Ed è una grande assurdità."
E: è l’uomo che si fa Dio, disconoscendo la forza e
l’importanza del Dio vero.
GR: Si fa ingenuamente Dio. In fondo, sconfigge se stesso.
Quindi tornando alla verità, dico che non ci si può arrivare
per un’unica via. E questa non può essere quella della sola
ragione, o della scienza. O peggio ancora, della scienza e
del tecnicismo. C’è dell’altro. Qualcosa di più profondo,
di intangibile, che l’uomo sa percepire attraverso la sua
sensibilità, scoprendo verità altrimenti non rilevabili.
>
Elementi 29
93
"Il pericolo vero
è quello di una decrescita
culturale delle nuove
generazioni."
E: A proposito di sopravvalutazione
della verità scientifica e di quella
della tecnica, in un suo intervento
sul Corriere della Sera, lei ha detto
che bisogna salvare la scuola dalle
nuove tecnologie perché si rischia
di distruggere l’antico rapporto tra
allievo e maestro e che il digitale può
annullare la cultura della scrittura.
GR: Ho voluto confutare quanti
affermano che in futuro gli insegnanti
dovranno rinunciare a formare i
giovani, a renderli pronti per la
vita in Comunità, perché i giovani
cresceranno e si evolveranno con
gli strumenti di comunicazione
multimediale e l’insegnante dovrà solo
assumere il ruolo della persona capace
di aiutarli a usare tali tecnologie.
Ma così si disconosce il valore etico
della scuola la cui essenza è superiore
alle nozioni. L’informatica deve stare
nelle scuole, ma non deve essere il
fine dell’istruzione, quanto, invece,
un supporto, valido, ma sempre un
supporto. La scuola dovrà aiutare
il giovane a non divenire schiavo
dell’informatica, come purtroppo
sta accadendo.
E: Qualcuno potrà obiettare che la
rete ha aumentato notevolmente
la possibilità di conoscenza.
GR: Questo è vero. Ma nello stesso
tempo ha quasi annullato la capacità
di assimilare l’oggetto della ricerca
e di comprenderlo a fondo.
Purtroppo, il pericolo vero è quello
di una decrescita culturale delle
nuove generazioni. Invece la
Comunità ha bisogno urgente di
persone che abbiano sensibilità,
conoscenza, creatività e valori.
94
Elementi 29
E: Friedrich Nietzsche è il filosofo che ha compreso la radice
dei mali spirituali che affliggono l’uomo d’oggi: il nichilismo.
GR: Nietzsche ha descritto perfettamente il nichilismo.
“Manca il fine”, diceva, “manca la risposta al perché?
Che cosa significa nichilismo? Che i valori supremi si
svalorizzano”. La cultura contemporanea, come dicevamo,
ha perduto il senso di quei grandi valori che nell’età antica
e medievale e anche nei primi secoli dell’età moderna,
costituivano i punti di riferimento essenziali e in larga
misura irrinunciabili, nel pensare e nel vivere. Si è data
altri valori, materiali naturalmente, consumabili a seconda
delle necessità del momento, mai duraturi, mai punti di
riferimento per il cammino dell’uomo. “L’uomo moderno”,
afferma ancora Nietzsche, “crede sperimentalmente ora a
questo, ora a quel valore, per poi abbandonarlo. Il circolo
dei valori perduti è sempre più vasto e sempre più si avverte
il vuoto, la povertà, la fragilità dei valori”. Noi siamo
persone immerse nella fragilità, malgrado in giro prevalga
un atteggiamento di sicurezza, di spavalderia.
Tutto effimero. Il nichilismo porta alla negazione
dell’esistenza di un principio primo: Dio; di un fine ultimo;
del bene e della verità. Aristotele ha detto che la verità è
l’essere. La verità non si può negare e chi la nega ritiene
che la sua negazione della verità sia verità. Platone faceva
dire a Socrate in un famoso dialogo, che Socrate si può
confutare ma non la verità. È un po’ quello che l’uomo di
oggi, intaccato dal nichilismo, ha dimenticato, o vorrebbe
dimenticare, per una serie di motivi.
E: Siamo quindi pienamente dentro la famosa caverna di
platoniana concezione?
GR: Purtroppo sì. Da lì vediamo solo le immagini proiettate:
la televisione, gli strumenti multimediali, e così via, e sentiamo
voci che non sono reali, ma riflesse. Si scambia il virtuale per
il reale. Il falso per la verità. Così che quando si viene a
contatto con il reale, l’uomo sbanda, cade, va in crisi.
Insomma, il fondo della caverna è molto ampio e la salita per
uscirne, molto erta.
E: Forse anche per paura.
GR: Certo. La paura, che è una forma di fuga dalla verità.
Platone, nel Fedro, che Hans Georg Gadamer ritiene il
miglior dialogo del filosofo greco, sostiene che “molti non
vogliono la verità, ma ciò che appare vero”. E aggiunge
che “in certi casi non conviene dire la verità, perché non
convince, convince di più la non verità”.
E: è qualcosa ancor oggi evidente. Si pensi alla politica,
a certa storiografia, o a alcune forme di giornalismo che
abbandonano la verità o la ricerca della verità per assumere
una verità di comodo, più spendibile, meno impegnativa
sotto il profilo personale, perché evita il conflitto con quelli
che contano, che hanno in mano le chiavi del convincimento
dell’opinione pubblica.
GR: Quando qualcuno vuol parlare o scrivere, deve farlo
conoscendo la verità della cosa che dice e ancor più la
persona a cui si rivolge, tenendo conto che lo spirito degli
uomini è diverso da persona a persona. Alcuni saranno
convinti di cose che per altri non sono invece vere. Quindi,
nel rapportarsi all’altro, si deve tendere alla comprensione di
chi ci sta di fronte e di conseguenza l’esprimersi deve riuscire
comprensibile a questi.
E: Una delle forme più raffinate del nichilismo è rappresentata
dal relativismo. La sua difesa e il suo esercizio sono un
esempio di assolutismo?
GR: Penso proprio di sì. Il relativismo è una maschera del
nichilismo. Si basa sulla convinzione che differenti posizioni
di pensiero e di fede possano e debbano considerarsi
equivalenti e di pari valore. Nessuna può o deve considerarsi
superiore, e nessuna dovrebbe cercare di imporsi alle altre.
Ma l’uguaglianza delle posizioni su quale fondamento si
basa? Sul fatto che nessuna di esse può essere considerata
portatrice di verità. Quindi sono tutte “indifferenti”.
Albert Camus nel “Mito di Sifiso” esprime perfettamente
questo concetto, affermando: “un impiegato delle poste è
pari a un conquistatore, qualora l’uno e l’altro abbiano una
coscienza comune”. E ancora: “C’è Dio o il tempo, la croce o
la spada. O un mondo ha un senso più alto, che supera le sue
agitazioni, o nulla è vero al di fuori di tali agitazioni. Bisogna
vivere con il tempo e con lui morire o sottrarsi ad esso per
una vita più grande”.
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Elementi 29
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Ogni giorno la fonte
essenziale di ENERGIA
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96
Elementi 29
E: è l’assolutismo della “non verità”.
Se nulla è vero, nessuna strada per
l’uomo può essere quella giusta. Senza
bussola l’umanità si perde. Per evitare
di farlo si attacca a ciò che sembra
offrirgli una soluzione, indicarle una
luce. Salvo poi scoprire che era solo un
lampo e nulla più.
GR: Insomma i valori si possono
rappresentare con una piramide, in cima
alla quale c’è il mattone di Dio. Se togli
quello, tutto, a poco a poco, crolla.
"Ci hanno allontanato
dalle cose semplici,
dalla scoperta dell’altro,
dall’amore,
dall’osservazione della natura,
dalla meraviglia..."
E: Pierre Hadot, filosofo francese,
dice che la modernità ci ha tolto la
“coscienza cosmica”, la capacità, cioè,
di sentirsi parte di un tutto immenso
e meraviglioso, e di conseguenza ha
permesso che si smarrisse il senso della
meraviglia, del limite e del mistero. Si
sente di condividere?
GR: Il fare continuo, la fretta, il desiderio
costante di avere, di consumare, di
godere, ci hanno distratto da ciò che
è veramente importante per noi.
Ci hanno allontanato dalle cose
semplici, dalla scoperta dell’altro,
dall’amore, dall’osservazione della
natura, dalla meraviglia che ne deriva,
dal desiderio di conoscere e capire e
dal sentirsi parte di un tutto dove ogni
elemento ha la sua peculiarità
e importanza. Un tutto grande,
immenso e fantastico. Così anche il senso
e il valore del limite sono scemati.
E con esso, quello del mistero. La coscienza
cioè che qualcosa più grande di noi,
non comprensibile e inspiegabile esiste.
E: Lei che è uno dei massimi esperti
del pensiero antico, non crede che
molti dei principi che hanno guidato
quella filosofia, e più ancora, la vita
quotidiana di Socrate o di Marco
Aurelio, potrebbero aiutare anche
noi ad avere una vita più cosciente,
più aperta agli altri e al valore della
natura?
GR: Oggi più che mai abbiamo fame
di valori e di cose spirituali. Quindi ben
vengano il pensiero e la cultura degli
antichi, la loro saggezza per aiutarci
a vincere i mali della modernità.
Dobbiamo combattere le negatività
portate dal benessere che ci toglie la
possibilità di capire le cose importanti
della vita e di conoscere la felicità.
Quella felicità di cui parlano Socrate,
Platone, Seneca o Marco Aurelio
appunto. Ma per arrivare a essa
occorre capire il mondo in cui si vive,
mettendosi in giusto rapporto con esso,
comprendere chi siamo e le possibilità
che abbiamo, e non chiedere a noi
stessi più di quello che siamo capaci
di fare.
E: La filosofia è, come sostiene Bergson
“il guardare ingenuamente in sé
e intorno a sé”, dove il “guardare
ingenuamente” corrisponde
all’affrancarsi dall’artificiale,
dall’abitudine, dal convenzionale, dal
costruito e ritornare a una percezione
elementare, scevra di ogni pregiudizio?
GR: Sa che domanda mi ha posto tempo
fa una bambina?
E: Sono curioso.
GR: “Perché ci sono le cose?”
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Elementi 29
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"Perché ci sono le cose?"
E: Un bellissimo esempio di pensiero filosofico.
E: C’è un filo comune tra filosofia e religione?
GR: E mio nipotino di tre anni e mezzo ha domandato
alla madre: “Perché mi avete fatto? Perché ci sono?”.
La madre non capiva, e lui allora ha risposto: “Perché io
bambino, sono!”. Queste sono le domande più profonde,
più filosofiche, perché la disposizione ad esse è scevra di
qualsiasi convenzione. Sta nel nitore.
GR: Il Signore non ci ha dato solo la fede, ma anche la
ragione. L’una non può fare a meno dell’altra.
Agostino a questo proposito diceva: “credo per capire
e capisco per credere”.
E: Platone, gli stoici e gli epicurei hanno considerato
l’esercizio di morte come un esercizio di vita. Qualcosa
capace di sviluppare un’attenzione, una riflessione e
un godimento continuo sull’esistenza, intesa come la
possibilità di crescita interiore e di capacità di superare
il male. Oggi, invece, ci si sottrae al pensiero della morte,
per paura, perché preda di una cultura che non ammette
il limite, la debolezza, il dolore. È così?
GR: Abbiamo timore della morte perché non siamo in
grado di capire veramente la vita. Non riflettiamo sul senso
dell’esistenza, non le diamo alcun valore, non riusciamo e
temiamo di confrontarsi con la nostra finitezza, che non
ci fa padroni del tempo e del futuro. Così perdiamo la
capacità di godere del momento, di dare a esso la pienezza
dei pensieri e degli atti, finalizzandoli al bene proprio e
altrui, e non sappiamo godere del distacco dalle vacuità
terrene, alle quali concediamo il massimo del nostro tempo
e delle nostre energie. Sprecandole. Tempo fa ho letto un
articolo in cui si diceva che in Francia e in America era nata
un’idea di eliminare i funerali perché non hanno più senso.
La morte sarebbe quindi uno scarto dell’esistenza. Dal corpo
umano, privo di vita, si verrebbero così a prelevare organi
utili a chi, in vita, ne avesse bisogno. Sono rimasto di stucco.
È una concezione materialistica e mercantile dell’essere.
E: Non le sembra che il dramma della condizione umana
sia, da una parte, la voglia di filosofare, di scoprire cioè le
meraviglie insite nell’uomo e nel cosmo, l’invito ad agire
con benevolenza e giustizia e dall’altra l’impossibilità a
farlo, per la complicata complessità della vita, così da avere
un’armonia fragile e sempre a rischio?
GR: Dobbiamo conquistare questa armonia. Pur nelle
difficoltà. Occorre cioè una tensione continua a ricercare
la bellezza della vita, il bene e il senso di giustizia. Un po’
come si deve fare per l’amore. Che non è un bene dato.
Ma va costruito e alimentato momento per momento.
L’eros, l’amore greco, è un prendere e un avere sempre di
più per crescere. L’amore è donativo e non acquisitivo.
È tanto più grande quanto più piccola è la cosa che tu ami.
L’esempio è Maria Teresa di Calcutta, che andava a prendere
i moribondi buttati nella spazzatura e li aiutava a morire
con dignità. Così come faceva con i bambini abbandonati
e malati. Li curava e li faceva adottare.
98
Elementi 29
E: Seneca affermava che “bisogna vivere per gli altri se si
vuole vivere per noi”. È in sintesi il senso del bene comune,
di questi tempi scomparso. Quanto è importante e come
potremmo far rinascere un così elevato sentimento?
GR: È il senso dell’amore donativo. Seneca era influenzato
dai pensieri cristiani e questo concetto lo dimostra. Occorre
uscire dall’individualismo per riscoprire il senso del bene
comune. Mettersi in testa che non esistiamo solo noi.
E che abbiamo doveri oltre che diritti.
E: Sono principi che devono nascere nella famiglia e poi
ritrovarli nella scuola, nella politica, nel mondo del lavoro.
GR: Si deve ricreare una cultura sul concetto di persona,
di solidarietà e quindi di bene comune. Certo il punto di
partenza è la famiglia. Una famiglia presente, responsabile,
comunicativa, fondata sul valore e sul senso dell’amore.
E: Ritiene possibile parlare, soprattutto ai giovani, del
significato della sofferenza e del valore del sacrificio?
GR: Sì, si può. Hans-Georg Gadamer, nel suo capolavoro
“Verità e merito”, sottolinea come appartenga all’essenza
storica dell’uomo imparare attraverso l’esperienza e come
sia comprensibile, ma erroneo, l’atteggiamento di quei
genitori che cercano di risparmiare ai figli esperienze che
implicano la sofferenza. Senza l’esperienza non si impara.
Dolori, patimenti, delusioni portano ad acquisire nuove
conoscenze e a crescere. L’uomo deve apprendere attraverso
la sofferenza l’intendimento giudizioso dei suoi limiti, di
quelli altrui, e la comprensione dell’insopprimibilità della
sua distanza dal divino. È la sacralità della sofferenza.
E: Non le sembra che insegnare educazione civica nelle
scuole, a partire dalle elementari, sia una necessità urgente?
GR: Sì, a patto che non resti un insegnamento isolato
e quindi sterile. Nel senso che accanto ad esso occorre
una fattiva e costante educazione a divenire persona
responsabile e cosciente di sé e del valore degli altri da
parte della famiglia.
Concetti che devono poi essere propri e rispettati da tutta
la Comunità nelle varie espressioni del comunicare e agire
e, soprattutto, da chi questa è delegato a guidare.
Elementi 29
99
lavoro
Economia verde
crescita e
benessere
“C’è gente che quando decide
di apparire intelligente,
diventa più stupida di quanto
lo è nella normalità”.
(Oscar Milton)
Donato Speroni
Intervista a Donato Speroni
Giornalista e docente di Economia
e Statistica presso l’Istituto
per la Formazione al Giornalismo
dell’Università di Urbino
100
Elementi 29
crescita economica, all’azione politica.
Per rispondere a questa esigenza in
Italia è stato fatto un lavoro molto
importante con l’elaborazione degli
indici del Benessere Equo e Sostenibile
(Rapporto Bes 2013) su iniziativa del
Cnel e dell’Istat.
Si tratta però di una scommessa difficile,
non si può sostituire il Pil con un altro
indice onnicomprensivo. Abbiamo
bisogno di un “cruscotto” di dati:
il Bes è fatto di 134 indicatori! Ma
questo cruscotto deve essere condiviso,
compreso dall’opinione pubblica, usato
dai politici, tecnicamente valido e
costantemente aggiornato.
E: Nel libro "La tempesta perfetta"
si parla di come stimolare l’economia
verde. Al di là delle strategie, quali
potrebbero essere i principali punti
di un programma del Governo italiano
che sia green oriented?
di Giusi Miccoli
E: In questi anni di estrema crisi è
ancora attuale misurare il benessere
e la felicità individuale con indicatori
alternativi al PIL? Felicità Nazionale
Lorda, Indice del Benessere, Human
Development Index, Impronta
Ecologica sono indicatori alternativi e
reali strumenti di supporto alle scelte
politiche?
DS: Andare oltre il Pil è più attuale
che mai. Oggi stiamo vivendo due crisi
diverse e contemporanee.
La prima è quella che fronteggiamo
nella quotidianità, perché l’economia
dei Paesi industrializzati, e quella
italiana in particolare, non riesce più a
crescere ai ritmi del passato. La seconda,
incombente, è quella che Gianluca
Comin e io descriviamo nel libro “2030
la tempesta perfetta”: il Pianeta non
potrà reggere il peso dello sviluppo
di oltre otto miliardi di persone senza
profondi cambiamenti nelle politiche
ambientali, energetiche, di consumo.
E senza un’adeguata governance
globale. I nuovi parametri di misura del
benessere servono appunto a valutare
il progresso, che l’umanità e le singole
collettività possono compiere anche in
presenza di queste costrizioni, e a dare
nuovi obiettivi, non solo di apparente
DS: Tra le tante cose da fare ne cito
tre. La prima è aumentare l’efficienza
energetica, come indicato anche
dall’“Efficient World scenario”
dell’Agenzia Internazionale dell’Energia.
Dobbiamo puntare su tecnologie
che consentono di consumare meno
energia fossile e produrre meno
CO2: investimenti in nuove tecniche
costruttive e in nuovi processi industriali,
promozione di mezzi di trasporto
elettrici, sviluppo delle “reti intelligenti”.
Secondo: la ricerca. Bisogna abbattere il
costo delle rinnovabili, sviluppare nuove
tecniche per immagazzinare l’energia
elettrica perché sole e vento non la
producono sempre quando ci serve,
e ridurre le perdite nel trasporto di
elettricità a lunga distanza.
Terzo, cominciamo a pensare più
seriamente all’adaptation, cioè a cosa
fare di fronte ai cambiamenti climatici
che stanno già avvenendo.
L’Olanda ha deciso di rialzare le sue dighe
per fronteggiare la crescita del mare.
Noi abbiamo l’Appennino che frana,
Venezia da salvare e 7.500 chilometri di coste.
E: Da statistico e professore
universitario è un osservatore
privilegiato del mercato del lavoro.
Se l'offerta di lavoro aumenta mentre
la domanda di lavoro diminuisce a causa
dell'innovazione tecnologica, quali sono
le chance per giovani e disoccupati?
produrre i beni e servizi necessari per
soddisfare la domanda globale, mentre
invece crescerà l’offerta di manodopera.
Credo che il problema si possa risolvere
solo con una ridistribuzione delle risorse.
“Lavorare meno, lavorare tutti” non è
solo uno slogan della sinistra sindacale:
John Maynard Keynes diceva qualcosa
di simile quasi cent’anni fa. Bisogna
evitare che il mondo si spacchi tra una
minoranza che controlla tecnologia
e finanza e una maggioranza sempre
più precarizzata: l’aumento delle
diseguaglianze è un processo che sta
avvenendo in tutto il mondo.
Se questo è il discorso di prospettiva,
nel frattempo i giovani disoccupati
devono formarsi su cose utili, tenere
d’occhio come cambia il mondo, cercare
soddisfazioni non solo economiche.
Il mondo deve cambiare, per dare loro
una possibilità di vita decente, ed essi
stessi devono essere protagonisti di questo
cambiamento.
E: Nel 2011 negli Stati Uniti per la prima
volta il numero delle donne occupate
ha superato il numero degli uomini
occupati. Inoltre, la disoccupazione
americana è maggiore tra gli uomini che
tra le donne. In Italia come è possibile
facilitare la crescita della presenza delle
donne nel mondo del lavoro? Qual è la
valenza del lavoro femminile?
DS: Gli studi dimostrano che:
1) a parità di quantità di lavoro
complessiva una maggiore occupazione
femminile stimola una maggiore crescita;
2) per contenere il calo demografico
è necessario che entrambi i partner
lavorino, naturalmente con strutture di
supporto che consentano di conciliare
casa e lavoro.
In Italia dobbiamo soprattutto affrontare
il problema delle donne al Sud. Servono
incentivi, politiche di conciliazione, ma
anche un cambio di mentalità laddove
si crede che le donne devono stare a
casa a fare l’angelo del focolare. Che poi
diventano angeli frustrati, visto che i dati
del Bes 2013 ci dicono che oggi le donne
sono più istruite degli uomini.
DS: È molto probabile che in futuro
diminuisca la quantità di lavoro per
Elementi 29
101
L’OCEANO DI PLASTICA
(La lotta per salvare il mare dai
rifiuti della nostra civiltà)
DI TERRA E DI VENTO
(Per una pianificazione
ecosostenibile del territorio)
BIOMASSE E PRODUZIONE
DI ENERGIA
di Charles Moore e Cassandra Philips
SPRECHI
(Il cibo che buttiamo,
che distruggiamo,
che potremmo utilizzare)
di Fabio Corbisiero
HOEPLI, 2013, pag.352
Feltrinelli, 2013, pag.306
di Stuart Tristram
Carocci, 2013, pag.118
Euro 48,00
Euro 20,00
Bruno Mondadori (2013), pag.358
Euro 14,00
di Prabir Basu
Euro 11,00
È qui raccontata la scoperta
da parte di Charles Moore
di una “isola di rifiuti”,
galleggiante nell’Oceano.
Moore vi incappò con il
suo catamarano nel 1997
e da quel momento ne ha
denunciato l’esistenza agli
enti preposti alla salvaguardia
dell’ambiente, alle accademie
scientifiche, al mondo intero.
Per farlo è tornato più volte in
loco e ha raccolto quante più
evidenze scientifiche possibili,
perché la sua denuncia fosse
presa in considerazione.
Questa isola fluttuante,
chiamata Great Pacific
Garbage Patch, ha
l’estensione del Canada.
È composta da rifiuti plastici:
alcuni integri, altri ridotti
a “zuppa” (un insieme di
molecole sintetiche) per
l’azione dei raggi UV e dei
processi chimici.
Intorno a questo pezzo di
“oceano di plastica” nuotano
e vivono pesci, che si nutrono
di quella “zuppa plastica”
che, a loro volta, vengono
mangiati da altri pesci.
Moore ci racconta così la
sua incredibile scoperta e
svela le nascoste proprietà
della plastica, dai cartocci
del latte alle molecole di
polimeri, piccole abbastanza
da penetrare la pelle umana
o da essere inavvertitamente
inalate.
102
Per la tutela dell’ecosistema
terrestre, ridurre gli sprechi
del cibo è importante quanto
combattere l’effetto serra o
salvaguardare la biodiversità.
L’Autore, ricercatore di
Cambridge, per realizzare
questo studio, ha viaggiato
dall’Europa agli Stati Uniti
(passando per la Russia e l’Asia
centrale), dal Pakistan all’India,
dalla Cina alla Corea del Sud e
al Giappone.
Ogni territorio ha una propria
“ecologia sociale”, dominata
dalle azioni e dai prodotti
di coloro che vi vivono.
Nella prima parte del libro è
proposto il modello della “città
direzionale”. Nella seconda, è
preso in esame l’impatto delle
energie rinnovabili, attraverso
una ricerca sul parco eolico
dell’Alta Irpinia.
Bi
Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis
Elementi 29
Il volume espone con chiarezza
i principi fondamentali dello
sfruttamento energetico
delle biomasse, illustrandone
teoria e applicazione pratica.
Sono esaminati in dettaglio
tutti i punti essenziali per la
progettazione dei gassificatori
della biomassa, riportando
i risultati delle più recenti
ricerche ed i più avanzati
processi (come la gassificazione
in acqua supercritica e la
torrefazione). Il testo include
esempi pratici, procedure di
progettazione e dati sui sistemi
attualmente sul mercato.
Prabir Basu è ricercatore e
progettista di gassificatori.
Docente presso la Dalhousie
University in Canada, lavora
da più di trent’anni nel campo
della conversione energetica e
dell’ambiente.
“Preferisco la loquacità
del silenzio
a questa fragorosa assenza
di voce”.
(Rios Moliho)
Ci occupiamo del passato
Proteggiamo il presente
Garantiamo il futuro
www.sogin.it
Elementi 29
103
www.qualenergia.it
Il portale dell’energia
sostenibile che analizza
mercati e scenari
Direttore scientifico: Gianni Silvestrini
OGNI GIORNO NEWS, ANALISI, COMMENTI
SUL MONDO DELL’ENERGIA
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Se il tempo è in noi
“è vero, il tempo vola!”.
è un’esclamazione comune per dire che il tempo passa
veloce, senza che ce ne accorgiamo.
Ma è un dire che si attilla a una condizione del vivere
superficiale, nella quale non si dà importanza all’attimo e
a ciò che in esso si manifesta.
Se fossimo disposti invece ad ascoltare, assaporare,
comprendere, godere e assimilare ciò che nell’attimo
accade, in tutte le sue sfaccettature, non diremmo più che
il tempo vola.
Perché non può svanire o correr via ciò che in noi è ben
conservato e radicato. Tanto da riconoscere in ogni istante
trascorso la sua traccia nel nostro sentire, pensare, dire e
agire.
E allora potremmo affermare con consapevolezza:
“è vero, il tempo è in me!”.
lo Smilzo
Fn
Mp
Mondo Piccolo
Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis
“Resilienza”:
parola chiave del 2013
Il presidente degli Stati Uniti Obama l’ha invocata al
giuramento. La parola indica la capacità di riprendersi da
un forte shock. Tecnicamente resilienza, come riportano i
dizionari italiani, rappresenta la proprietà dei materiali di
resistere agli urti, senza spezzarsi: deriva dal latino resilire
(rimbalzare).
“Resilient dynamism” è stato il tema della 43a edizione del
World Economic Forum, a Davos. “La giusta definizione per
l’economia americana è resiliente”: parola di Eric Green,
economista citato dal Financial Times. Anche per l’Ocse
resilienza è parola chiave.
In economia i crac sono imprevedibili; i relativi traumi, però,
si possono gestire.
A Londra, nel luglio 2005, dopo la tragedia della metro,
il primo ministro Tony Blair disse: “Rendo omaggio allo
stoicismo e allo spirito di resilienza dei londinesi”.
Resilienza, per gli inglesi, è una parola che è entrata a
far parte del vocabolario comune, attraverso i media, con
programmi nelle scuole e negli uffici pubblici. E, oggi più che
mai, si addice – come stile – nella vita economica e sociale
quotidiana, in tutta Europa e anche nel mondo.
Elementi 29
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tubi di tutti i motori…
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che nelle notti belle
si riempiono di stelle…
ogni tubo un cordone ombelicale
che lega salda la vita…
io sono il vostro cantore…
FARFA*
(da: “Noi miliardario della fantasia”, 1933)
E+
Energia, letteratura, umanità
*Pseudonimo di Vittorio Osvaldo Tommasini
(1881-1964), poeta, pittore, cartellonista.
Dopo un incontro con il Futurismo, già nel 1910,
l’attività di pittore e poeta si svolse prevalentemente
all’interno della seconda generazione futurista.
(Filo di nota)
Immagine di fondo ideata
e realizzata da Alessandro Buttà
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Fo
La foto di Andrea Amato
108
Elementi 29
INTERNO OTTO ROMA
LAVORIAMO PER UNA RETE
PIÙ LEGGERA PER L’AMBIENTE
LAVORARE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
VUOL DIRE ANCHE TRASMETTERE ENERGIA RESPONSABILMENTE.
QUESTO È L’IMPEGNO DI TERNA.
Proprietario della rete di trasmissione di energia elettrica ad alta tensione in Italia, Terna ha un ruolo unico e insostituibile
per la sicurezza e la continuità del sistema elettrico italiano che svolge con un approccio sostenibile all’ambiente e al
territorio. Il rispetto di Terna per l’ambiente ha portato alla firma di accordi di partnership strategica con WWF Italia per
la definizione di linee guida per un maggiore livello di integrazione dei criteri ambientali nella pianificazione della rete e
per la realizzazione di interventi di ripristino, mitigazione e compensazione ambientale nelle Oasi WWF toscane di Stagni
di Focognano e Padule-Orti Bottagone e in quella siciliana di Torre Salsa. Con LIPU-Lega Italiana per la Protezione degli
Uccelli, Terna ha invece realizzato un’innovativa ricerca scientifica sull’interazione tra linee elettriche ed avifauna. Con
l’associazione Ornis italica installa cassette nido sui tralicci per favorire la riproduzione di alcune specie protette di
uccelli e per consentire l’acquisizione di dati scientifici sul comportamento animale. Terna è inclusa nei principali indici
borsistici internazionali di sostenibilità tra i quali il Dow Jones Sustainability Index World e Europe.
Elementi 29
Te r n a S . p . A . • V i a l e E g i d i o G a l b a n i , 7 0 • 0 0 1 5 6 R o m a • i n f o @ t e r n a . i t • w w w . t e r n a . i t
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Orio Gèleng
I dipinti del giovane Orio Gèleng (nato a Roma nel 1983)
trovano i loro antecedenti nei fermenti dell’Astrattismo
italiano del Secondo Dopoguerra dei quali pone in evidenza
le ulteriori possibilità espressive. Collegando il rapporto che
corre tra percezione di una realtà e sua rappresentazione
trasmutata in colore, riconduce la sostanza formale della
narrazione in una figuratività non-rappresentativa.
La sua “astrazione” non è, però, una fuga dalla forma
e dalla prospettiva ma l’esaltazione del colore del quale
cerca sfumature e trasparenze per definire emozioni e stati
d’animo. Orio Gèleng si serve della materia cromatica per
esprimere attraverso immagini che alludono a oggetti e
situazioni reali senza raffigurarli, esplicitati dai cicli che
hanno finora scandito i momenti principali della sua ricerca
(“Universo neonato”, “Ritmo cardiaco”, “La quinta stagione”,
“Lilla gridellino”), il suo rapporto con la vita e la natura
attraverso un linguaggio articolato in felici accostamenti
tonali e sensibili solvenze di “macchie” chiaroscurali.
“Pianeta Urano”, 2012, tecnica mista su tela cm. 37x29
Lo spazio è per lui un campo d’azione dove tutto può
accadere, dove gli stati d’animo si trasformano in materia
dalle forme imprevedibili, presentazione oggettiva di “corpi”
e non la loro rappresentazione.
Ogni sua opera è sempre un “progetto” di osservazioni
possibili, un invito ad osservare qualcosa che lui ha veduto o
scoperto in un significato particolare anche se quel qualcosa,
quell’oggetto, può avere scarse o arbitrarie allusioni con ciò
che siamo abituati a considerare natura. Sotto questo aspetto
l’astrattismo di Orio Gèleng può considerarsi come una sorta
di “ritorno alla natura” perché ha una precisa autonomia
nell’offrire in osservazione una realtà trasformata in luce e
colore per goderne il significato che non può essere altro che
la reazione o la risposta che ciascuno sceglie di fronte alla
proposta offerta dalle singole opere.
Co
Copertina a cura di Vittorio Esposito
Orio Gèleng
110
Elementi 29
Grazie al Sistema Fotovoltaico
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di Autoconsumo
968 kg di CO
Evitati in 1 anno
2
Il consumo è calcolato considerando l’illuminazione di un’abitazione tipo con superficie di
100mq, 2 televisori, 1 computer, 1 frigo congelatore, 1 lavatrice, 1 lavastoviglie e 1 condizionatore.
I valori sopra indicati sono calcolati considerando un consumo medio annuale di una famiglia
tipo di 4 persone, con abitazione sita nella provincia di Roma ed un costo medio dell’energia
pari a € 0,19 secondo l’andamento del prezzo dell’energia elettrica per un consumatore
domestico tipo (fonte: AEEG - Autorità per L’Energia Elettrica e il Gas, Marzo 2013).
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