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Quanto conviene davvero il biogas?
Focus Rinnovabili Quanto conviene davvero il biogas? Valutazioni economiche, basate anche sugli incentivi, e scelte tecniche appropriate sono fondamentali per valutare il Roi delle fonti energetiche rinnovabili L a scelta di investire nella realizzazione di un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili è legata a valutazioni economiche, influenzate dal regime di incentivazione attuale ma, soprattutto, da quello futuro. Il ritorno dell’investimento, infatti, richiede anni. Attualmente sono previsti due differenti regimi di incentivazione alternativi: certificati verdi, obbligatori per gli impianti di potenza superiore a 1 MWe; tariffa fissa omnicomprensiva (TF), op- zionale per impianti di potenza inferiore a 1 MWe. I certificati verdi sono sostanzialmente l’attestazione del fatto che una determinata produzione di energia elettrica proviene da un impianto alimentato da fonti rinnovabili. Il loro valore economico dipende dall’obbligo, per i produttori e gli importatori di energia elettrica da fonte fossile, di immettere in rete una percentuale di elettricità prodotta da fonti rinnovabili. I certificati verdi in loro possesso, quindi, provengono da impianti proprietari, ma possono anche 200 bovini e la produzione dei campi di Cascina Valentino alimentano l’impianto di biogas 20 Acqua&Aria l nr.8 l 2011 essere acquistati con contratti bilaterali o reperiti sul mercato telematico. Il valore di riferimento dei certificati verdi è stato stabilito dal Gse in 180 euro meno il prezzo medio di cessione dell’energia elettrica determinato dalla Aeeg. Inoltre i certificati verdi possono essere ceduti al Gse ad un prezzo pari alla media delle contrattazioni di mercato dei tre anni precedenti. Al contrario tariffa fissa omnicomprensiva viene riconosciuta ad ogni kWh prodotto e immesso in rete Adesso si cambia Con l’entrata in vigore del decreto legislativo 28/2011 sono però cambiati alcuni dei parametri economici previsti per l’acquisto di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. In particolare, come specificato nell’articolo 25, i certificati verdi non acquistati dal mercato verranno ritirati ad un valore pari al 78% di quanto riconosciuto dal Gse. In alternativa, per tutti gli impianti che entreranno in attività entro la fine del 2012, è possibile accedere a tariffe onnicomprensive che, come indicato nella tabella 3 del Decreto, per l’energia prodotta da biogas è fissata in 280 euro per ogni MWe. I tempi di realizzazione di un nuovo impianto di biogas, però, potrebbero prolungarsi oltre la fine del prossimo anno. Per tale ragione è importante analizzare quanto previsto all’articolo 24, in cui sono specificati i nuovi meccanismi di incentivazione per gli impianti che entreranno in esercizio dal 1° gennaio 2013. Per simili installazioni, in particolare, dal 2016 cesseranno definitivamente i certificati verdi. Inoltre per gli impianti di potenza elettrica superiore a 5 MW l’incentivo verrà assegnato tramite aste al ribasso gestite dallo stesso Gse. Per gli impianti inferiori a questa soglia, invece, il Ministero comunicherà il valore degli incentivi, diversificati in funzione della fonte di energia rinnovabile e di specifici scaglioni di potenza. La nuova normativa provoca un impatto determinante sulla definizione dei business plan, ovvero le previsioni economico finanziarie di un impianto, e sulla possibilità di ottenere finanziamenti. Infatti, come ha spiegato Alessandro Casula, del Politecnico di Milano, nel corso del convegno “Digestione anaerobica di reflui e biomasse: metodi e tecniche per la produzione di biogas”, organizzato da Flygt, le scelte degli istituti di credito si basano, tipicamente, sulla teoria finanziaria nota con l’acronimo Van (valore attuale netto). Il sistema prevede di realizzare la somma algebrica di tutti i flussi di cassa, attualizzati al costo del capitale, generati dal progetto, finanziando solamente progetti con VAN previsto positivo. Nell’analisi di un investimento in energie alternative influiscono fattori economici e scelte tecniche L’impianto di Pizzighettone fornisce energia sufficiente per le esigenze di 2600 famiglie Accanto agli aspetti prettamente economici, come spiega Casula, nella valutazione di un business plan si inserisce il rischio che l’energia prodotta possa risultare inferiore rispetto al quanto stimato in fase progettuale. Infatti, negli impianti a biogas, si potrebbe verificare una minor efficienza di conversione anaerobica, dovuta ad errori nella gestione o nella tipologia di alimentazione utilizzata. A questo si aggiungono problemi dovuti a guasti o fermi per manutenzione. Per tale ragione è necessario che un progetto si riveli interessante, dal punto di vista economico, anche a fronte di produzioni energetiche inferiori rispetto a quelle teoriche, garantendo così un margine di sicurezza per gli investitori. Il valore del movimento Proprio per garantire i maggiori livelli di efficienza, riducendo anche i consumi di energia necessaria per il funzionamento dei digestori, Marco Leoncavallo, Treatment Market manager di ITT Water & Wastewater Italia, ha spiegato come la produzione di biogas sia frutto di un processo che può avvenire efficacemente solo se i fluidi coinvolti sono a contatto con le molecole di ossigeno. È quindi necessario che il materiale immesso nell’impianto sia costantemente e correttamente movimentato. Un’operazione non semplice, soprattutto in considerazione del fatto che le miscele di materiali organici sono caratterizzate da una dinamica analoga a quella dei 2011 l nr.8 l Acqua&Aria 21 deformazione angolare (ovvero di spinta fornita dal sistema di movimentazione), mentre decresce progressivamente all’aumentare della spinta stessa. A fronte di un’elevata viscosità, quindi, la spinta utile fornita dai mixer risulta limitata e, di contro, cresce il consumo elettrico. Una situazione che influisce sull’efficienza di un impianto di biogas. Senza dimenticare che, oltre determinate soglie di viscosità, per ottenere una movimentazione efficace è necessario utilizzare numerosi mixer o adottare tecnologie ad impasto. Per ottimizzare l’efficacia del sistema di digestione sarebbe quindi necessario disporre sempre di condizioni di viscosità ideali. Un simile valore, però, non può essere definito in fase progettuale, sia perché è impossibile conoscere il substrato stesso, sia perché molto dipende dalle percentuali di materie prime utilizzate. Esemplificativo, in questo ambito, il fatto che il materiale fresco, come gli insilati di mais o di cereali, risulta molto più difficile da miscelare rispetto a materiali “predigeriti” come il letame. Una miscelazione efficiente consente di ridurre il consumo energetico del digestore Energia per un paese Un esempio concreto di come l’utilizzo del biogas possa presentare un’interessante opportunità economica è rappresentato dall’azienda agricola Cascina Valentino di Pizzighettone, in provincia di Cremona, in cui è stato realizzato un impianto da 995 kW. All’interno del digestore convergono il letame e i liquami dei 200 bovini dell’allevamento, cui si aggiungono, agitati dai mixer 4600 di Flygt, le biomasse provenienti da semina propria, oltre a sottoprodotti agroalimentari come marcomela, frutta e sansa d’oliva. L’impianto, operativo dalla scorsa primavera, produce, ogni giorno, 23,5 MWh elettrici e 26 MWh termici. Ovvero la quantità di energia elettrica richiesta, indicativamente, da 2600 famiglie e il calore sufficiente per garantire un corretto riscaldamento a circa settecento appartamenti. fluidi con struttura viscosa, noti anche come “non-Newtoniani”. Al di là delle definizioni, questo significa che, per movimentare strati di particelle adiacenti di un liquido, è necessario superare una specifica soglia, nota con il termine di “sforzo di scorrimento” (Yield Stress). Come emerge dallo studio delle curve di viscosità, lo sforzo di scorrimento risulta maggiore a fronte di basse velocità di Risultati concreti L’esperienza, maturata a livello internazionale da Flygt, assume quindi un’importanza fondamentale. Proprio partendo da risultati reali, misurati nelle decine di impianti nei quali sono stati istallati i mixer Flygt serie 4600, Leoncavallo ha spiegato che è opportuno utilizzare macchine caratterizzate da potenze di almeno 20 Watt per ogni metro cubo di digestore. Si tratta, però, di un’indicazione di massima, che può essere ottimizzata utilizzando un software di simulazione, il Flygt MIDS, sviluppato dai tecnici dell’azienda svedese partendo dai risultati misurati su impianti reali. In particolare, confrontando i dati teorici con quelli effettivamente registrati, sono emerse quattro indicazioni particolarmente significative: una riserva di spinta riduce il consumo totale di energia, specialmente in presenza di alti carichi volumetrici; il letame diminuisce la richiesta di spinta; alti contenuti di letame incrementano il volume del digestore e, quindi, il consumo di energia; erba, paglia, granelli e pollina incremento la richiesta di spinta. Proprio in considerazione del fatto che una miscelazione efficiente consente di ridurre il consumo energetico del digestore, che grava in modo significativo sui costi di un impianto, Flygt ha sviluppato una soluzione alternativa ai mixer di forma tradizionale: i Mixer 4460, più noti con il nome di “banana blade”. Un appellativo frutto della particolare elica bipala, dal diametro di 2,5 m, in grado di fornire un’elevata spinta pur a fronte di un basso numero di giri. I vantaggi di una simile soluzione risultano evidenti dalla tabella a fianco, nella quale vengono messi a confronto i dati rilevati su due impianti identici e funzionanti in parallelo, alimentati con la medesima materia prima. A fronte di una maggior produzione di biogas, i consumi energetici risultano pressoché dimezzati, con evidenti vantaggi economici. Vantaggi ulteriormente esaltati dal fatto che i “banana blade” sono facilmente installabili e richiedono una limitata manutenzione. Per le installazioni di dimensioni ridotte, nelle quali è necessario utilizzare sistemi di movimentazione particolarmente compatti, Flygt propone i nuovi mixer Midsize 4600-2p che, a fronte di una sensibile riduzione dell’energia elettrica assorbita, consentono movimentazioni analoghe a quelle dei “fratelli maggiori”, pur garantendo le stesse doti di robustezza che già hanno reso famosi i 4600. Confronto delle prestazioni tra digestore con mixer tradizionali e con mixedr banana blade Parametro U.M. Potenza installata Carico volumetrico W/m3 Kg DM/m3d Consumo energetico Wh/m3d 129 73 30 Maggiore produzione di biogas 43 Consumo energetico Wh/kg 19,8 9,4 52 22 Acqua&Aria l nr.8 l 2011 Digestore con mixer tradizionale 21,4 6,5 Digestore con banana blade 15 7,7 Riduzione %