Dicembre 2012 Numero 2 Fortunatamente siamo riusciti a
by user
Comments
Transcript
Dicembre 2012 Numero 2 Fortunatamente siamo riusciti a
Dicembre 2012 Numero 2 Fortunatamente siamo riusciti a pubblicare il secondo numero prima della fine del Mondo!! Scherzi a parte… we’re back! Il mese di novembre è stato molto produttivo: abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Paolo Mieli e il deputato Andrea Orlando, abbiamo stilato un articolo sulla recente alluvione e anche un’interessantissima riflessione sulle Nuove Generazioni. Ovviamente non ci siamo dimenticati del Natale! Abbiamo sfornato per voi una ricetta squisita in cui potrete cimentarvi, una lista di dieci motivi per amare/odiare il Natale e molto altro ancora. Insomma, anche questa volta, ci siamo cimentati su fronti molto diversi, compreso quello musicale, partendo dalla biografia di Guccini per arrivare alla promozione di uno spettacolo musicale organizzato da Gloria Clemente. Buona lettura e… buone feste! La Redazione SOMMARIO INTERVISTE Intervista ad A.Orlando Intervista a P.Mieli Intervista alla redazione di Tribuks ATTUALITA’ Libera: Gazebo della Memoria Alluvione Banco alimentare Buon Mercato I giovani e il web Disney’s Carol’s I Maya e la fine del mondo SPORT Resoconto sportivo 2012 NATALE Natale consumistico e solidale 10 motivi per amare/odiare il Natale Ricetta Natalizia RECENSIONI e BIOGRAFIE Francesco Guccini Deep purple SPAZIO CREATIVO E CURIOSITA’ Poesia: Cascata di lacrime La politica secondo Andrea Orlando In data 10 dicembre 2012 parte della nostra Redazione ha avuto l’opportunità straordinaria di intervistare il deputato Andrea Orlando. Dopo una presentazione in cui ci ha raccontato il suo percorso politico, elencando alcuni ruoli da lui occupati come quello di consigliere comunale della nostra città nel 1990, di amministratore locale nel 2000 e di responsabile dell’organizzazione del Partito Democratico nel 2007, e una spiegazione dei rami della politica e dell’amministrazione da lui intrapresi (bilancio, giustizia, antimafia), abbiamo posto la prima domanda. “Che cosa l’ha spinta ad entrare in politica?”. “Sono sempre stato affetto da questa malattia”, inizia scherzosamente, “ma per poter capire il mio avvicinamento alla politica dovete prima di tutto sapere che ai miei tempi la situazione era molto diversa da quella attuale. Erano gli anni del Partito Comunista, nonché un tempo di azione collettiva forte e di cambiamenti piuttosto significativi. Iniziai a partecipare alle mobilitazioni studentesche sia nell’ambito liceale che in quello universitario, interessandomi sempre di più alla politica. Ci tengo a sottolineare che la mia è stata una scelta molto personale e che non è stata influenzata dai miei genitori, ma che, anzi, ha suscitato in casa diverse polemiche”. “Considerato che fa parte della commissione antimafia, può spiegarci che tipo di interventi può fare lo stato per contrastare la criminalità organizzata?”. “La prima vera cosa da fare è ammettere l’esistenza della mafia nella nostra città, in particolare nel paese di Sarzana. La mafia assume spesso il controllo sulle attività edilizie e i trasporti, soprattutto l’autotrasporto su gomme. Dobbiamo interrogarci sulle persone con cui abbiamo a che fare, sulle nuove costruzioni e sulla provenienza delle risorse con cui vengono edificate: spesso un continuo cambio di titolare da parte di un’attività è sintomo di presenza di un’organizzazione mafiosa. Gli enti locali in particolar modo dovrebbero incrementare la vigilanza, ma è importante anche il ruolo della scuola che deve chiarire le finalità mafiose ed istruire i ragazzi alla legalità. La grande caratteristica mafiosa è quella di effettuare una distorsione del ciclo democratico dominando la società e sospendendo la sovranità dello stato”. “Qual è il suo punto di vista e qual è la risposta della politica (alla vigilia di ormai quasi certe elezioni) all'influenza dell'antipolitica, di cui Beppe Grillo è promotore per eccellenza, sulla popolazione?”. “La risposta all’antipolitica è una risposta alla crisi economica; la politica ha accettato l’idea che i problemi dell’economia si risolvessero da soli, ma non poteva essere così. Per anni si è lasciato che la ricchezza non corrispondesse ad una reale produzione passando dall’essere un paese molto ricco nel 1980 alla situazione attuale. Questo meccanismo ad un certo punto è andato in crisi e questo è il risultato. Ritengo, inoltre, che sia del tutto errata un’uscita dall’Unione Europea, come predica Grillo, ma che piuttosto si debbano cambiare alcune condizioni con le quali vi facciamo parte. C’è bisogno di un ritorno ad una riflessione profonda”. “E cosa pensa del governo Monti e delle relative dimissioni?”. “Penso che il gesto di Monti sia stato un gesto di responsabilità e intelligenza politica. C’era la necessità di stabilizzare le finanze del paese ma ora la colpa viene attribuita a chi ha messo le “toppe” e non a chi ha fatto i buchi, e questo è sbagliato”. “Come mai alle primarie del PD i sedicenni, quest’anno, non hanno avuto la possibilità di votare?”. “Questo è stato sicuramente un errore dovuto al prevalere di un principio di cautela anche relativamente alle situazioni dei ragazzi delle altre città italiane. Penso che sia utile per i cittadini scegliere i proprio candidati e ritengo che debba essere fatta una legge affinché non ci siano più incomprensioni”. “Secondo lei è giusto che un parlamentare sotto processo possa continuare il suo lavoro in Parlamento nonostante il primo o il secondo grado dell’accusa del Tribunale lo ritenga colpevole? Non crede che questo modifichi la credibilità del nostro paese?”. “Credo sia opportuno fare una distinzione tra reati e reati; qualora si presentasse anche solo il sospetto di frode allo Stato e di organizzazione mafiosa si dovrebbe ricorrere alla sospensione dell’attività parlamentare, così come avviene per i reati contro la persona e la pubblica amministrazione”. Infine è stato lui a porci una domanda piuttosto inaspettata, ovvero che idea avessimo della politica. Sono emersi due punti di vista. “Un’idea orrenda. La politica al giorno d’oggi sembra solo una corsa interminabile all’autoaffermazione e all’arricchimento; non fa il bene comune. Ascoltando la televisione, leggendo giornali ed interviste, emergono fatti sempre più vergognosi e azioni disdicevoli compiute da personaggi che, invece di rappresentare il paese, non fanno che farlo affondare. Ed è brutto avere diciassette anni e vedere che il tuo paese è spesso governato da personaggi che non si comportano lealmente e dignitosamente”. L’altra opinione si è rivelata più ottimista e fiduciosa di un possibile arrivo ad un governo stabile, affermando che “possiamo ancora cambiare le cose”. “Il nascente presidio di Libera alla Spezia”, afferma la referente, “è un inizio e un modo per cambiare, nel piccolo, la situazione”. Giulia Miele II B Conversazione con Paolo Mieli La dodicesima edizione del Premio Exodus ha visto la premiazione di Paolo Mieli, giornalista, storico, già direttore di importanti testate come Il Corriere della Sera, La Stampa, nonché ex presidente della Rai. La manifestazione ricorda il contributo alla lotta contro il nazifascismo che la città della Spezia ha dato alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando i portuali salvarono oltre quattromila ebrei, caricandoli sulla nave Exodus e facendoli arrivare nella loro terra. Prima della cerimonia in Sala Dante, Giulia Miele ed io abbiamo rivolto alcune domande a Paolo Mieli, che ha risposto con disponibilità e gentilezza, arricchendo il nostro piccolo bagaglio di conoscenza . • Lei ha sempre analizzato e raccontato il conflitto tra Israele e Palestina con obiettività. La sua serietà nel trattare questo delicato argomento si deve di più all’educazione che ha ricevuto o agli studi storici che ha fatto? Le domando ciò, perché in un certo senso lei è parte in causa, visto che proviene da una famiglia ebraica. “La mia obiettività deriva, soprattutto, dagli studi che ho fatto. Sono nato in una famiglia in parte ebraica, perché sono figlio di padre ebreo e madre non ebrea; come voi sapete, per la legge ebraica non sono considerato ebreo, ma nel mio cuore mi sento tale. La conoscenza storica mi porta a pensare che questo è un conflitto dove non c’è una parte che abbia ragione ed una parte che abbia torto; l’unico modo per uscirne è mettere un punto e a capo e ricominciare come si fece nel dopoguerra, con l’olocausto”. • L’informazione ci aiuta a decodificare la realtà. Secondo lei è meglio avere una opinione esplicitamente orientata, come insegna il modello anglosassone, oppure è meglio descrivere oggettivamente i fatti? Per noi ragazzi, che vogliamo capire davvero una situazione difficile come quella israelopalestinese, è difficile arrivare ad una verità assoluta. “Lei ha detto nella domanda che il modello anglosassone è quello esplicitamente orientato, mentre invece è quello obiettivo. Ciò non vuol dire che il giornalista non abbia un’opinione, vuol dire che prima di manifestare la sua opinione si premura di darne conto; perciò, chi scrive nel giornalismo anglosassone (che rimane un modello per tutti coloro che fanno informazione) lascia spazio al lettore affinché faccia le proprie considerazioni, elabori una propria idea. Per quanto riguarda voi ragazzi, quando leggete dovete vedere, innanzitutto, se gli argomenti sono esposti in modo corretto, poi non dovete accontentarvi, ma informarvi ancora attraverso altre fonti. La verità non esiste. La conoscenza deve cercare di modificare il punto di partenza”. • Informazione libera. Che cosa pensa del caso Sallusti? “La libertà di stampa è data dalla pluralità. Se leggete sempre un solo giornale, questo non va bene, dovete abituarvi ad ascoltare più voci. Sallusti, secondo me, ha ricevuto una condanna spropositata. Il suo caso segna un brutto momento nella storia del giornalismo italiano”. • Le ultime rivolte studentesche ed operaie, in Italia, la fanno pensare ad un nuovo 68? “No. Ogni volta che c’è una protesta in strada si dice che sia un nuovo 68. Queste sono rivendicazioni fisiologiche”. • Il Premio Exodus quest’anno è dedicato alla memoria e alla dignità. Cosa si deve fare per non dimenticare? “Se dovessi metterle in ordine gerarchico, collocherei al primo posto la memoria, perché consente a tutti di ricordare gli errori del passato, quindi rende consapevoli ed è la consapevolezza la base necessaria a salvaguardare la dignità dell’uomo. Non esiste dignità senza memoria. Bisogna sempre guardare al passato per capire gli eventi”. • A scuola ci viene fornita l’idea della cultura come strumento per migliorare noi stessi e il mondo. E’ davvero così? Ultimamente abbiamo sentito che figli di famiglie mafiose intraprendono carriere universitarie fino ad occupare ruoli di prestigio. C’è una speranza per noi, al di là delle scorciatoie e delle raccomandazioni? La cultura cambia davvero le cose? “La cultura serve in sé. Coloro che vanno avanti grazie a concorsi truccati non sono colti. La cultura è un’altra cosa. Prima o poi, nella vita, chi possiede una vera cultura viene premiato, acquista rispetto e considerazione sociale. I giovani come voi non devono scoraggiarsi, devono credere nella possibilità di un futuro roseo”. Diletta Bufo II B Tribuks: la tribù del libro Si è tenuta recentemente a Pisa la X rassegna del Pisa Book Festival con tutta una serie di interessanti esposizioni, incontri e presentazione di nuovi libri. Al Festival, quest’anno, ha fatto il suo ingresso per la prima volta il nuovissimo sito Tribuks. Tribuks è un social network che cerca di mettere in contatto i quattro principali soggetti del mondo del libro: lettori, autori, editori e librai. A tale proposito, Beatrice Morelli, Tommaso Pistelli, Serena Ariodonte ed io, abbiamo intervistato alcuni partecipanti al Festival e membri di Tribuks, come Chiara Valenzano, Silvia Ferrari, e il vice Direttore di Tribuks in persona Damiano Moscatelli, per conoscere un po’ più da vicino che cosa sia Tribuks veramente e quali siano i suoi intenti. Grazie a tale sito, tutti gli appassionati lettori, scrittori ed anche editori piccoli e medi possono ritrovarsi per discutere insieme e avere nuovi spunti per le loro letture, scambiare idee e commenti, pubblicare eventi letterari, offrire preziosi suggerimenti su letture ed eventi legati al tema. Ma soprattutto, come è emerso dall’intervista, a Tribuks vengono accettati anche manoscritti per un’ eventuale pubblicazione. In tal senso, Tribuks ha finora raccolto circa quaranta prototipi di romanzi inediti di scrittori in erba, tra cui quattro di questi verranno sottoposti al vaglio di alcuni editori. Si sono rivelati, per questo, importanti i rapporti di collaborazione che Tribuks è riuscito a stabilire durante il Festival, con enti come Libraccio, o lo stesso Ebay, il cui scopo è quello di dare in futuro dei riconoscimenti e delle opportunità concrete ai giovani romanzieri. Comunque Tribuks non accetta come nuove proposte soltanto romanzi o narrativa in genere, ma raccoglie anche scritti di poesia e musica, allargando così il suo spettro d’azione ed ha tutta l’intenzione di evolvere e di crescere per poter in futuro anche offrire posti di lavoro ai giovani. Perché così una passione possa diventare anche un’occupazione a tutti gli effetti. Al momento, non fanno parte di Tribuks solo laureati in Lettere, ma anche ad esempio, in Economia e Commercio, che danno il loro apporto alla gestione aziendale del sito. Ad oggi, Tribuks è ancora in versione beta, che significa che in un certo senso è ancora in stadio quasi embrionale e sicuramente provvisorio, ma il Webmaster si sta muovendo e sta lavorando affinchè tutte le funzioni che il sito può offrire siano rese pubbliche, compresa la creazione di App. Va infine ricordato che è assolutamente facile iscriversi : non ci sono limiti di età, i requisiti necessari sono soltanto un nome, una data di nascita e un indirizzo e-mail e questo rende ancora più facile ed accattivante l’appartenenza a tale “tribù”. Pertanto, lunga vita a Tribuks e mille auguri da parte di tutti noi! Luca Murer, IV B Anche La Spezia è Libera Libera è memoria e impegno. Memoria, perché ogni vittima di mafia ha il diritto di essere ricordata; impegno perché è nostro dovere far sì che accada. Per questo motivo sabato 22 dicembre tutto il Presidio si riunirà in Piazza del Bastione proprio per rinnovare la nostra promessa di memoria e impegno. Troverete un grande gazebo sul quale saranno visibili i nomi e le storie di tutti coloro che hanno perso la vita nella lotta contro la mafia; e ci saremo anche noi, che vogliamo continuare ciò per cui loro hanno sacrificato tutto. Conoscerete Antonino Agostino, il poliziotto morto davanti agli occhi del padre, Peppino Impastato, giovane che, figlio di una famiglia mafiosa, sentiva il bisogno e la voglia di legalità e giustizia. Conoscerete Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i grandiosi magistrati che per la prima volta hanno istituito il più grande processo contro Cosa Nostra a Palermo. E ancora saprete del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell'acido a soli 13 anni perché aveva una sola colpa: era figlio di un collaboratore di giustizia. Non dobbiamo permettere che questi uomini, e molti altri, vengano dimenticati. Quello che ci aspetterà il 22 dicembre è il nostro primo grande evento, ma alcuni di voi hanno già avuto modo di conoscerci l'8 e il 9 dicembre, quando sempre in Piazza del Bastione abbiamo dato vita alla nostra attività: abbiamo chiesto un contributo e un appoggio ai cittadini, e la risposta è stata positiva. Questo ci ha dato la forza di continuare il nostro percorso, perché anche la nostra città deve sapere della presenza della criminalità organizzata nei suoi quartieri: la forza della mafia sta proprio nell'indifferenza delle persone, quindi vi aspettiamo il 22 dalle 16:30 alle 18:30 per condividere con noi questa grande esperienza. Valeria La Mattina e Caterina Fabiano II B 11 Novembre 2012: L’incubo dell’alluvione ritorna ad Aulla A distanza di solo un anno la città di Aulla e le zone limitrofe del suo comune sono state nuovamente colpite dall’incubo dell’alluvione. Nella notte tra il 10 e l’11 novembre scorso, dopo due giorni di pioggia incessante, il torrente Aulella, in piena, ha travolto e fatto crollare un ponte in località Serricciolo, una frazione di Aulla, sul quale corre la strada statale del Passo del Cerreto. A restare danneggiate sono state anche le condutture del gas, 'strappate' dal cedimento del ponte e diverse frazioni di Aulla sono risultate anche prive di elettricità per svariati giorni. Una delle zone più colpite è stata quella di Pallerone, dove l’Aulella ha travolto un altro piccolo ponte che conduce alla località di Giordanello, abitata da diverse famiglie che risultano, ad oggi, senza possibilità di tornare alle proprie abitazioni, se non attraverso strade secondarie, buie e poco asfaltate. Proseguendo verso Aulla, il quartiere più colpito è stato il Quartiere Gobetti, dove l’Aulella ha esondato, alimentato anche dal canale della Dorbola. Il bilancio dei danni è grave e pesantissimo: cinque famiglie dapprima fatte evacuare hanno poi perso completamente tutto, e molte altre, le cui abitazioni si trovano sul lato fiume, hanno riportato danni enormi. Fortemente colpito anche il Sert di Aulla e il Servizio di Igiene Mentale, dove i locali sono stati allagati e sono state travolte e perdute la maggioranza delle auto di servizio. Ho raccolto diverse testimonianze dalle persone colpite di quel Quartiere, dal momento che la tragedia mi tocca particolarmente da vicino, essendo anche il Quartiere in cui abito e avendo visto in questi giorni piangere e disperarsi persone care che hanno subito pesantissimi danni alle loro abitazioni e alle loro attività. Particolarmente toccante è la testimonianza del mio vicino di casa, Roberto Mazzoni, da sempre residente nel Quartiere; gli racconta di quanto sia rimasto impressionato, nel cuore della notte, dal minaccioso rumore del fiume e di come, una volta resosi conto di ciò che stava accadendo, ha subito capito la gravità della situazione. Il fiume formava vere e proprie onde che si abbattevano con violenza sui pali del traliccio della ferrovia e travolgevano senza pietà ogni cosa che trovavano lungo il loro percorso. Il suo intervento tempestivo è stato di grande aiuto per molti abitanti del quartiere, che, allertati , hanno potuto salvare almeno l’automobile. Purtroppo per altre persone non c’è stato nulla da fare: l’acqua ha travolto le loro abitazioni e sono riusciti a malapena a mettersi in salvo. A causa di questo imprevedibile evento, le attività commerciali sono state messe in ginocchio e una di quelle maggiormente colpite, è il negozio “Nilde Fiori”. Intervistando la titolare, Monica Bellani, ho raccolto ulteriori dati: all’alba del mattino seguente, la Bellani, ha trovato la sua attività commerciale allagata, con un muro d’acqua alto oltre due metri che ha interamente ricoperto tutti i suoi fondi commerciali, devastando e distruggendo ogni cosa al suo interno. L’esondazione dell’Aulella ha formato, come dice la Bellani, una pericolosa onda che ha occupato di forza tutti gli spazi a sua disposizione, devastando e travolgendo, ogni cosa. Poche le persone che hanno potuto mettere in salvo i propri oggetti personali, la pericolosità dell’acqua impediva ogni forma di opposizione e l’unica cosa da fare, era solo salvare la propria vita. La forza dell’onda ha distrutto completamente i magazzini del negozio “Nilde Fiori” e, a detta di un tecnico intervenuto per dare un bilancio dei danni, la forza dell’acqua è stata tale da essere superiore al suo peso, solo così si spiegano i danni gravissimi che essa ha provocato. L’amarezza delle persone che ho potuto ascoltare è tanta, oltre il dispiacere oggettivo per i danni subiti ci sono ancora tanti interrogativi non perfettamente chiariti e che meritano una risposta. La domanda che più preme è: “si poteva in qualche modo prevedere un’alluvione simile intervenendo preventivamente per impedire che ciò accadesse?” Gli eventi meteorologici di per sé estremi, quali siccità, piogge torrenziali e uragani, da qualche anno sono ancora più intensi e violenti, amplificati dai cambiamenti climatici e dal surriscaldamento degli oceani causa tempeste di proporzioni enormi. Ma il fatto che siano i cambiamenti climatici a scatenare le cosiddette “bombe d’acqua”, è un’aggravante per i morti e per i danni immensi causati da questi fenomeni naturali. Le dichiarazioni di Gian Vito Graziano, presidente dell’Ordine Nazionale dei Geologi, seguite all’alluvione di Genova e Roma dello scorso anno suonano quanto mai attuali oggi, all’indomani delle esondazioni ed alluvioni che hanno colpito la Toscana, l’Umbria ed il Lazio. Spiegava Graziano in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Le “bombe d’acqua” sono un evento che si manifesta ultimamente con più frequenza e viene attribuito ai cambiamenti climatici. Si discute sull’impatto che abbia avuto l’uomo nel favorirli, ma essi sono un evento naturale e in quanto tale si può fare poco. Però l’impatto disastroso che hanno sulla popolazione, quello è in gran parte, se non totalmente, colpa nostra che, passata l’onda emotiva delle catastrofi, facciamo sempre pochissimo. I fiumi hanno una memoria storica, bisogna evitare di costruire laddove un tempo scorrevano i corsi d’acqua con la loro impetuosità dirompente. Molti edifici andrebbero abbattuti e bisognerebbe lavorare maggiormente sui piani di assetto idrogeologico e sulla pulizia dei fiumi. Ogni volta che costruiamo consumiamo un pezzetto di suolo, e questo fa sì che l’acqua piovana scorra in superficie senza essere riassorbita. In questi casi arrivano nelle fognature e nei fiumi quantità d’acqua troppo grandi per essere smaltite. I fiumi si riprendono il loro legittimo spazio ed esondano. Servono misure compensative: quando si costruisce ci si deve chiedere dove convogliare l’acqua e lasciare quale spazio al fiume. Serve rispettare legge urbanistica esistente o rivederla in funzione di questi cambiamenti. Secondo Nicola Casagli, membro della Commissione Grandi Rischi e docente di geologia applicata all’Università di Firenze, “la speculazione edilizia e la speculazione agricola sono due dei fronti cruciali su cui bisogna intervenire per arginare i danni dei disastri naturali: incoscienti sono coloro che hanno usato e usano il territorio per i loro interessi, abbandonando le coltivazioni tradizionali e spargendo cemento”. I muretti, le canalizzazioni curate hanno lasciato il posto ai vigneti più redditizi, l’agricoltura familiare è stata soppiantata da quella industriale che è meno attenta al territorio”. Credo che tali autorevoli parole parlino da sé e spieghino al meglio la situazione e cosa possa e debba sensibilizzare tutti noi davanti a tali tristi e preoccupanti avvenimenti al fine che tra le persone comuni la parola pioggia non equivalga più a panico, terrore. Luca Murer, IV B Buon Mercato in piazza: raccolta oggetti e beni alimentari per i più bisognosi Se vi state chiedendo che cosa fare di quel maglione vecchio che non vi va più, oppure state crescendo e non avete più posto in camera per i vostri giocattoli... questa è la soluzione migliore. L’iniziativa del “Buon Mercato” nasce da un altro progetto più grande, partito nel 2005: il “Tavolo delle Povertà”, che comprende istituzioni (come il governo) e associazioni di volontariato per la povertà (per esempio San. Vincenzo, Croce Rossa Femminile, varie parrocchie...). In questo contesto è stato analizzato il quadro della situazione delle associazioni di volontariato alla Spezia, ed è emersa l’esigenza di un nuovo tipo di attività. Nasce così il Buon Mercato, che si basa sulla legge 155 del Buon Samaritano (2003), la quale esplicita che “le associazioni di volontariato hanno il permesso di raccogliere generi alimentari che i negozi non possono vendere”. E così, una volta a settimana, precisamente il sabato dalle 13.45 alle 14.45, in Piazza del Mercato (presso i locali sotterranei dove si trovano anche i bagni), i volontari raccolgono frutta e verdura che non arriverebbero al lunedì ed altri generi alimentari generosamente donati da negozi e discount. Li puliscono, li dividono e alla fine riescono a consegnare alle persone che arrivano in cerca di un aiuto un sacchetto di frutta e uno di verdura (in cui gli alimenti non sono confezionati e garantiscono una corretta alimentazione), un sacchetto di pane ed altri beni come saponi, omogeneizzati e tolvolta anche dolci. Le uniche informazioni richieste dai volontari sono la provenienza (per questioni di statistica) e il numero di persone in famiglia (per regolare la quantità di alimenti da rilasciare). La raccolta e la consegna di vestiti e giocattoli, che inizialmente venivano effettuate solo dalle parrocchie, non erano in programma e sono subentrate successivamente, data la discreta disponibilità di offerta. Ci racconta una volontaria del Buon Mercato di quanto sia appagante regalare ad una bimba che non possiede giocattoli, una bambola e vedere la gioia nei suoi occhi mentre la stringe a sé: basta questo per esser ripagati del tempo dedicato al volontariato. L’invito che viene fatto ai giovani è di leggere, leggere molto, soprattutto giornali locali o semplicemente locandine, essere informati e divulgare ciò che si sa è già un modo per collaborare. Se avete dei capi di abbigliamento che non vi stanno, o dei giocattoli che non usate più, potete portarli al Buon Mercato; se potete regalare un po’ del vostro tempo per quest’iniziativa, sarete ben accolti. C’è bisogno di tanto aiuto e di volontari che, purtroppo, scarseggiano. Basterebbe un giorno, un’ora, dieci minuti del vostro tempo da dedicare a questo servizio. Se avete del tempo, e scegliete di impiegarlo in questo modo, la soddisfazione sarà di certo immensa. Quindi cerchiamo di dare qualcosa di nostro, che sia un oggetto o un po’ di tempo... in fondo ormai è Natale, giusto? E a Natale siamo tutti obbligatoriamente più buoni. Irene De Giorgi IV B Ylenia Parbuono IV B 16° Giornata Nazionale della Colletta Come ogni anno l’ultimo sabato di novembre si è svolta la Giornata nazionale della Colletta Alimentare. Quest’evento coinvolge da 16 anni - la prima edizione risale al 1997- 130.00 volontari in oltre 9.000 supermercati in tutta Italia per raccogliere alimenti a lunga conservazione per più di 170.000 poveri. L’obbiettivo della fondazione banco alimentare, oltre che raccogliere gli alimenti donati e smistarli nelle strutture caritative, è di combattere lo spreco quotidiano (nel 2011 58.390.000 kg di alimenti, pari a un valore di circa 128 milioni di euro ovvero il carico di oltre 1.700 tir). La ragione di fondo per cui in molti partecipano, come volontari o donatori, la intuiamo dal manifesto della GNCA: “ La crisi continua a cambiare la vita di molte persone. L’unica possibilità è sopravvivere, sperando che tutto prima o poi passi? Perché riproporre proprio oggi la colletta alimentare? Che novità ci attendiamo? Anche dentro la difficoltà, io esisto e non mi sto dando la vita da solo, sono fatto e voluto in questo istante da Dio. Solo la riscoperta di questo rapporto originario permette di vivere ogni cosa da uomini: perché tutto è occasione per incontrare Chi mi sta dando la vita ora. Questa è la novità che ci attendiamo: poterlo incontrare ancora. Per questo ti invitiamo a partecipare insieme alla Giornata Nazionale della colletta alimentare: fare la spesa per chi ha più bisogno.” Quest’anno nonostante la crisi sono state raccolte 9.622 tonnellate di prodotti alimentari. Come volontaria voglio dare alcuni consigli a chi volesse partecipare il prossimo anno: 1. E’ preferibile donare alimenti a lunga conservazione ( pasta, cibo in scatola, alimenti per bambini). 2. Il banco alimentare non accetta denaro contante. 3. Per il cenone di Natale visitate il sito del Banco per scaricare gratuitamente le ricette Anti spreco. Perché ha Natale se facciamo un gesto gentile ne riceveremo un altro. Francesca Breschi, I D I giovani e il web: una risposta alla crisi Come tutti sappiamo, l’Italia sta vivendo un momento di crisi politica ed economica che non interessa più ormai soltanto i capifamiglia, ma si è estesa anche alle fasce più giovani. Questo fenomeno si è configurato nel tempo in un quasi totale senso di sfiducia nelle istituzioni e nel futuro del nostro Paese e quindi degli italiani stessi. Domandando infatti ad un qualsiasi ragazzo come si vede fra una quindicina d’anni, questo probabilmente risponderà che si vede a lavorare fuori dall’Italia, oppure come precario. Un panorama sconfortante per una generazione che dovrebbe invece guardare serenamente e con maggior ambizione al proprio futuro. Nel caso della prima risposta abbiamo a che fare con la cosiddetta “fuga dei cervelli”, un fenomeno sempre più diffuso che consiste nella migrazione all’estero degli intellettuali alla ricerca di un lavoro gratificante che li valorizzi quanto meritano, poichè nel nostro Paese, purtroppo, a causa dei favoritismi e delle raccomandazioni, questo viene a mancare sempre di più. Per quanto riguarda la seconda risposta invece, restiamo sul piano della scarsità del lavoro legata alla crisi economica. In questo scenario alquanto scoraggiante s’innesta un fenomeno che ha recentemente preso piede fra i giovani: manifestare la propria creatività e abilità tramite il web. Come si è sentito più volte dire, noi siamo “la generazione nata con i computer” e questo ci ha sempre privilegiati rispetto alle generazioni passate, ma altrettante volte si è anche sentito dire che siamo una generazione poco ambiziosa, che non è in grado di badare responsabilmente a sé stessa e soprattutto di reagire alla crisi. A maggior ragione dunque, i nostri ormai compagni di vita, i computer, e in particolar modo il web, possono dimostrarsi delle valide risposte e reazioni a tale crisi politico-economica. Qualcuno potrebbe considerare la mia opinione in maniera un po’ riluttante, ma in realtà il mio è solo un riferimento a qualcosa che persone più intraprendenti e creative già fanno da anni e, alcune, anche con notevoli risultati. Basti pensare al fenomeno del fashion blogging, le cui due massime figure italiane sono l’architetto milanese Filippo Fiora, 25 anni, creatore ed amministratore del blog “Thethreef” e la studentessa della Bocconi di origine cremasca Chiara Ferragni, 25 anni, creatrice ed amministratrice del blog “The blonde salad”. Entrambi si occupano di pubblicare sui rispettivi blog foto di outfits abbinati ad accessori per permettere agli appassionati di tenersi al passo con le ultime tendenze in fatto di moda. Poiché il numero di coloro che ogni giorno visualizzano i blog si aggira intorno alle 5000 persone, le grandi firme cercano di farsi pubblicità invitando questi fortunati giovani a indossare le loro ultime creazioni e, a quanto pare, questo frutta molto a loro. Inoltre, a parte il notevole contributo economico, Filippo e Chiara sono stati definiti i blogger migliori del 2009 rispettivamente da Teenvogue.us e dal New York Magazine, un’ulteriore grande gratificazione a livello personale. Spostandoci al noto sito “Youtube” poi, può capitare sicuramente di imbattersi in uno degli esilaranti video del youtuber Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh. Questo giovane ragazzo è diventato famoso grazie al suo canale chiamato “Gutube”, nel quale pubblica video molto divertenti che trattano temi di interesse popolare con la sottigliezza e l’ironia che lo caratterizzano e l’hanno reso in breve tempo un youtuber partner, il più cliccato in Italia. Il suo canale è stato inoltre un trampolino di lancio per il mondo del lavoro: ha recitato infatti in tre film ( “Una canzone per te”, “Matrimonio a Parigi” e “10 regole per farla innamorare” tratto dall’omonimo libro da lui scritto), conduce un programma radiofonico chiamato “A tu per Gu’”, recita in una serie chiamata Freaks e ha collaborato con la Pixar che lo invita come unico ospite italiano per assistere alle prime di ogni nuovo film. Senza andare così distante, però, basta dare uno sguardo al web per rendersi conto che esiste una fitta rete di blogger e youtuber emergenti, i quali cercano di farsi notare per mezzo della propria abilità e passione: ne è un esempio il ragazzo che frequenta la IID del nostro istituto, Edoardo Scippa, youtuber, che pubblica video nel suo canale chiamato TheFritzProductions e io stesso gestisco un blog di fotografia chiamato EmanuelePiarulliPhotography. Per cui ragazzi, prendete i vostri computer e cominciate ad essere protagonisti attivi del web, poiché nei giovani è riposta la speranza di superare la crisi e il futuro dei giovani è in gran parte nella tecnologia e nel web! Filippo Fiora Chiara Ferragni Guglielmo Scilla Emanuele Piarulli, VD “DISNEY’S CAROL’S”: il dolce spirito dei Natali passati. Un tuffo nel passato; il ricongiungimento con il bambino che è in tutti noi … queste si prospettano essere le proposte del nuovo concerto-performance che Il coro “F. De Andrè” porterà in scena il prossimo Natale interamente dedicato al repertorio musicale dei classici della Disney. Il coro “F. De Andrè” è composto da oltre 40 bambini e ragazzi dai 5 ai 17 anni ed è magistralmente orchestrato da Gloria Clemente, figura di spicco nella sfera artistica dello Spezzino e che vanta collaborazioni prestigiose come quella con Astor Piazzola, Edoardo Bennato e molti altri ancora. Da molti anni il coro De Andrè è protagonista della stagione “Teatro Ragazzi” e ha prodotto diversi spettacoli originali tra i quali si possono ricordare “Don Chisciotte e altre utopie”, il “Cyrano de Bergerac” e “Il Tempo di Alice” che ha già avuto numerose repliche e nel quale presenziano nomi di attori quali Enrico Casale, Mara Baronti e Caterina Guzzanti. Il nuovo spettacolo, chiamato “DISNEY’S CAROL’S”, verrà messo in scena dai ragazzi del coro De Andrè, con la partecipazione di Davide L’Abbate alla chitarra, Andrea Cozzani al basso, Pietro Sinigaglia al corno francese, Cristina Alioto al sax soprano e Francesco Carpena alla batteria e la prima si terrà Il giorno 21 Dicembre alle ore 21 presso il centro culturale “Dialma Ruggiero”. Le repliche verranno effettuate poi il giorno 22 Dicembre nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio alle ore 18 e il 4 Gennaio alle ore 17 ancora una volta alla Dialma Ruggiero; quest’ultima replica vedrà i ragazzi cimentarsi in una “Special edition” nella quale alcuni attori della Compagnia degli Scarti, nota compagnia teatrale Spezzina, supporteranno il concerto aggiungendovi un tocco di teatralità in più. “DISNEY’S CAROL’S non è uno spettacolo vero e proprio..” dice Gloria Clemente :“..non ha una trama, è piuttosto un concerto-performance, una scelta di brani legati tra loro da momenti musicali importanti affidati ad una band d’eccezione e da alcuni testi che verranno letti dai nostri ragazzi”. In quest’ultima opera del coro De Andrè infatti non vi saranno parti recitate, bensì solo brani cantati che spazieranno dai jazzati ritmi de “Gli Aristogatti” alle dolci strofe de “La Bella e la Bestia” e ancora brani tratti da “Hercules”, “Tarzan”,”Robin Hood”, etc. Gloria continua ancora dicendo:”E’ un omaggio alla grande tradizione musicale Disney e ovviamente il “CAROL’S” è in riferimento alla sua collocazione natalizia, in perfetta sintonia con quella che era la tradizione della “vecchia” Disney che attendeva le festività per far uscire nei cinema per il grande pubblico la sua nuova creatura”: e alla mia domanda:”Perché questa volta si è deciso di tralasciare la parte teatrale del coro,da sempre protagonista negli scorsi spettacoli,ed enfatizzare invece soltanto quella canora?” Risponde:”Questa volta abbiamo deciso di far cimentare il nostro coro, come hai detto tu prima da anni brillantemente impegnato in rappresentazioni e spettacoli di carattere teatrale, in una versione totalmente dedicata al canto, e dimostrarne il livello di eccellenza raggiunto, con molti arrangiamenti originali, scritti per 3/ 4 voci”. Esprimendo un ultimo parere, questa volta sulla Disney stessa, Gloria aggiunge:”La Disney era ed è una pietra miliare di quello che io definirei progresso umano nel campo dell’animazione e della comunicazione e le musiche dei suoi grandi autori ne sono forse il testimone più autorevole; un punto di riferimento al quale siamo tutti debitori, grandi e piccini.” Come appunto uno spirito dei natali passati del celebre “A Christmas Carol”, anche questo spettacolo ci può aiutare a riportare alla mente dolci ricordi reconditi della nostra infanzia che pensavamo fossero stati dimenticati e che, invece, tornando a galla ci possono ricordare che in fondo non siamo, e forse non saremo mai, grandi quanto pensiamo di essere. Tommaso Pistelli VD 2012: UN ANNO DA RICORDARE Il 2012 è stato un anno ricco di eventi sportivi molto interessanti per gli appassionati: sono state molte le sorprese e altrettante le conferme, abbiamo provato sia gioie che dolori, ma certamente quello che non è mancato sono state le emozioni. Andiamo a ripercorrerle insieme mese per mese. GENNAIO: in Serie A la Juventus si laurea campione d’inverno, nonostante il Milan tenga il suo passo; nel tennis, non sorprende la partenza sprint di Djokovic, che si aggiudica l’Australian Open in una finale al cardiopalma contro Rafa Nadal. In ambito femminile trionfa, invece, Vika Azarenka, che pare aver superato i suoi limiti caratteriali. FEBBRAIO:si tratta di un mese cruciale per la lotta scudetto: la Juve incappa in una serie di pareggi ed il Milan si trova in vantaggio di un punto nello scontro diretto del 25: la partita, condizionata da sviste arbitrali, termina con un pareggio, che va stretto alla compagine meneghina. La squadra di Allegri, tuttavia, si rifarà in Champions League, dove sarà l’unica tra le italiane a passare ai quarti di finale; Inter e Napoli vengono infatti eliminate rispettivamente da Marsiglia e Chelsea. MARZO: inizia il campionato di Formula 1, ma le premesse non sono delle migliori per la Ferrari: dal punto di vista aereodinamico, infatti, la vettura appare inferiore a Red Bull e Mclaren. Intanto, per quello che riguarda il calcio italiano, Juve e Napoli si aggiudicano la finale di Coppa Italia, mentre in campionato il Milan sale a +4. APRILE: questo mese è particolarmente denso di eventi: assistiamo, infatti, ad un clamoroso scivolone rossonero, che consente alla Juve di scavalcare ancora una volta la formazione milanese; per quanto concerne i campionati esteri, in Germania il Borussia Dortmund si aggiudica la Bundes nello scontro diretto contro il Bayern Monaco, mentre in Spagna Cristiano Ronaldo regala lo scudetto al Real Madrid mettendo a segno il gol decisivo nel classico contro il Barcellona. Entrambe le spagnole, però, escono sorprendentemente dalla Champions League in semifinale: il 19 maggio, a Monaco, si contenderanno il titolo di campione europeo il Bayern e il Chelsea. MAGGIO: la Juventus conquista lo scudetto dopo una striscia di 38 partite da imbattuta; in Inghilterra, invece, il Manchester City e lo United lottano fino all’ultimo minuto, quando Aguero, segnando una rete nel recupero, regala a Mancini il titolo inglese. In ambito europeo, Drogba si conferma l’uomo copertina di questa edizione della Champions, regalando, grazie alla marcatura nel rigore decisivo della finale, il primo trofeo europeo ai Blues. Nel tennis, agli Internazionali di Roma, nasce la bellissima favola della coppia italiana Errani-Vinci, destinata a diventare di lì a poco, la numero uno al mondo. Contemporaneamente a tutto ciò, comincia anche il novantacinquesimo Giro d’Italia, terminato con la vittoria di Ryder Hesjedal. GIUGNO: questo è il mese degli europei di calcio, svoltisi in Polonia ed Ucraina: dopo un inizio stentato, la nazionale italiana elimina l’ Inghilterra e la Germania, volando in finale contro la Spagna. Gli iberici, oltre a ciò, possono gioire anche della vittoria di Rafa Nadal al Rolland Garros e delle trionfali cavalcate di Lorenzo in Moto GP e Alonso in Formula 1. Nel basket, sottolineiamo la vittoria del sesto scudetto consecutivo da parte di Siena e la conquista dell’ NBA per opera dei Miami Heat, guidati da un immenso LeBron James. LUGLIO: il mese si apre con la disfatta italiana nella finale europea per merito della Spagna, che vince con un sonoro 4 a 0. Pochi giorni dopo, Roger Federer regala l’ennesima perla della sua sublime carriera, sconfiggendo nella finale di Wimbledon Andy Murray. Il 27, inoltre, si apre l’evento sportivo più atteso: assistiamo, infatti, alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Londra. AGOSTO: l’olimpiade si mostra appassionante fin dagli inizi, grazie ai trionfi del britannico Wiggins nel ciclismo, di Andy Murray nel tennis, di Michael Phelps nel nuoto, ma, soprattutto, di Usain Bolt, che entra nella storia dell’atletica leggera riuscendo a ripetere l’impressa di conquistare tre ori. La spedizione italiana si conclude con un ricco medagliere, costituito da ventotto medaglie, di cui ben otto d’oro, nonostante i risultati deludenti del nuoto. SETTEMBRE: in questo mese, la Serie A prende il via; ancora una volta, il campionato italiano si apre sotto il segno della Juve, che pur priva del suo allenatore, appare ugualmente in grande spolvero. Sono buone anche le partenze di Napoli, Inter e Fiorentina, mentre deludono Roma e Milan, privo di Thiago Silva e Ibra, partiti in estate. OTTOBRE: la Juve, che in campionato fa da padrona, incontra le prime difficoltà in Champions, dove colleziona tre pareggi su altrettante partite giocate. Il Milan, al contrario, scopre un giocatore in grado di risolvere ogni partita: il giovane El Sharawy. In ambito tennistico, a Shanghai avviene il match più bello dell’anno, in cui Djokovic riesce a strappare la vittoria, grazie ad una prepotente rimonta, sullo scozzese Murray. Infine, nei motori, Jorge Lorenzo si laurea campione del mondo per la seconda volta. NOVEMBRE: l’Inter interrompe la lunga striscia di imbattibilità juventina espugnando lo Juventus Stadium, fino ad allora rimasto inviolato, grazie ad una partita organizzata perfettamente sul piano tattico dal tecnico Andrea Stramaccioni. La compagine bianconera avrà comunque modo di rifarsi togliendosi la soddisfazione di battere e, di fatto, eliminare dalla massima competizione europea i campioni in carica del Chelsea. In Formula Uno, Sebastian Vettel ottiene il suo terzo titolo consecutivo staccando il ferrarista Alonso per soli tre punti. Djokovic si impone anche a Londra nei Masters ATP battendo in una splendida finale Roger Federer; epica la vittoria della Repubblica Ceca di Thomas Berdych e Radek Stepanek che schiantano la strafavorita Spagna in Coppa Davis. DICEMBRE: in questo mese le due italiane passano agli ottavi di finale di Champions; in campionato, la Juve approfitta dello scontro diretto tra Inter e Napoli e vola a +4. Intanto Lionel Messi dà un’ ulteriore prova del suo immenso talento, stracciando il record di 85 gol in un anno solare, che apparteneva a Gerd Muller. Auro Viola e Daniele Calligaris , ID Natale Consumistico Passeggiando tra le vie del centro nel mese di Dicembre si può facilmente notare l’arrivo di un qualcosa di nuovo, di avvolgente e abbagliante: il Natale. Tutti i negozi allestiscono le loro vetrine con decorazioni, i loro esterni con piccoli alberi addobbati a festa e le luci percorrono i loro perimetri e collegano gli edifici, cosicché tutto sia un immenso tripudio di colori. Per strada si possono anche incontrare uomini che, per la gioia dei più piccoli (e non solo) si travestono da Babbo Natale, simbolo di questa festa e divertono i passanti talvolta regalando loro palloncini, altre volte donando solo un sorriso e due chiacchiere, ma il Natale è proprio fatto di questo: sorrisi, e quale modo migliore esiste per farli apparire sul volto? Un regalo. Immediatamente pensando alla parola “regalo” viene in mente un qualcosa di materiale, ma non necessariamente è così e proprio per questo il così detto Regalo è da dividersi in due generi: quello solidale e quello materiale. Il regalo materiale può sembrare superficiale, vuoto e oggigiorno è proprio questa l’idea che le gente se ne fa: viene visto come un obbligo e per tanto se ne perde il vero senso: quello di donare un sorriso e la felicità. Se noi tutti riprendessimo a comprare regali perché vogliamo e non perché dobbiamo farlo, probabilmente , proprio come la figura simbolo del Natale, riusciremmo a portare nel nostro piccolo un ricordo indelebile di noi e un attimo di gioia nell’animo del destinatario. Il Natale è proprio composto da questo, attimi di gioia: quante volte vedendo un bambino scartare un regalo contenente il suo giocattolo preferito abbiamo pensato di non riuscire a provare più quella felicità perché caratteristica dell’infanzia e quindi non ripercorribile nell’età adulta o adolescenziale? O ancora quante volte ci siamo sentiti costretti a fare un regalo senza sentirne il bisogno? Se la smettessimo di pensare con idee preconfezionate capiremmo il senso del Natale consumistico. Il Natale consumistico non è da considerarsi “un male” in quanto parte integrante di un’economia consumistica, bensì è ciò che nel suo piccolo riesce a donare felicità, a riportare le persone a quel tepore tipico della loro infanzia quando, eccitati dall’idea che fosse arrivato Babbo Natale, correvano nel salone della loro casa, si sedevano e chiamando i genitori con tutto il fiato che avevano in gola scartavano i regali; forse se le persone, se tutti noi nei Regali non mettessimo solo denaro, ma mettessimo anche il cuore, capiremmo come un oggetto anche apparentemente insignificante può essere tutto ciò di cui la persona ha bisogno: può essere il bene, l’amore, il calore, la dolcezza e quindi il Natale di cui tutti noi abbiamo bisogno. Benedetta Arena, Giulia Berta VD Natale solidale Che cos’è il Natale? Se lo chiedi a dei bambini, questi si fanno tutti seri, puntano i loro occhietti furbi nei tuoi e sorridendo urlano:«Regali!!!» Se lo si chiede a dei ragazzi, loro pensano subito alle vacanze e al divertimento che da esse deriva. Ora invece chiediamolo ai nostri nonni:« Il Natale è stare insieme, è famiglia, è amore», ci rispondono senza esitare. E forse, almeno questa volta, sarebbe meglio seguire i loro consigli disinteressati, guidati solo dalla saggezza degli anni a dall’affetto più sincero. Dovremmo andare oltre gli addobbi sgargianti e i mercatini natalizi che, pur essendo stupendi, spesso ci fanno dimenticare il vero significato di questa festa meravigliosa. Eppure sono tantissime le associazioni solidali che, a Natale più che mai, cercano di dare il loro contributo e al contempo, come è giusto che sia, chiedono il nostro. Dovremmo mettere da parte l’esasperato consumismo che spesso accompagna questo periodo dell’anno e tentare piuttosto di renderci utili, d’altra parte è possibile farlo con un solo sms o prendendo parte a quelle associazioni che, nello stesso comune di La Spezia, ci aiutano ad aiutare. Come dimenticare, ad esempio, l’appuntamento dell’Associazione Italiana contro le Leucemie-Linfoma e Mieloma tenutosi in quattromila piazze italiane tra il 7 e il 9 Dicembre, allo scopo di raccogliere fondi per sostenere la ricerca e la speranza contro la leucemia tramite la consueta vendita di stupende Stelle di Natale. Avvenimento di grandissima importanza nel quale, come ben saprete, anche il nostro comune è stato fortemente coinvolto. Il vero Natale dovrebbe perciò essere quella festa che, più delle altre, viene caratterizzata da uno spirito di collaborazione, amore ed unione: bisogna stare assieme alla propria famiglia, amandola, proteggendola e, se necessario, soccorrendola, nell’ottica in cui ognuno di noi è un membro fondamentale di questa. Dobbiamo perciò dare il nostro contributo, evitando di fermarci alle bellissime ma inutili palline colorate da appendere un po’ ovunque, perché non farlo sarebbe come girare le spalle alla propria famiglia e ciò sarebbe imperdonabile. Amore, affetto, solidarietà, unione … sono solo alcune delle parole chiave affinché tutti abbiano uno splendido e consapevole Natale. Che dite? Siamo troppo “smielosi”? Forse sì, ma se non lo siamo a Natale, quando possiamo esserlo?! Vi chiediamo solo di non pensare, almeno per quest’anno, a quello che desiderate dalla vostra famiglia, bensì a quello che per la vostra famiglia potete fare. Detto questo vi lascio, augurandovi uno stupendo ed incredibile Natale! Giulia Berta, Benedetta Arena VD TE LO DO IO UN MOTIVO! E finalmente, dopo tanta attesa estenuante, dopo i tanti conti al lato del calendario per capire quanti giorni mancano (soprattutto da quando è iniziata la scuola), ecco che arriva il Natale. Ah che meraviglia il Natale! Quel periodo congelato e luminoso dove sembra che tutte le cose brutte possano aspettare la fine delle festività prima di accadere; un torpore soffice, una dolcezza di caramella alla menta, per intenderci! Ma, a volte, tendiamo a svalutare questa festa.. perdiamo di vista la vera bellezza delle cose e ci roviniamo questo periodo ripetendoci cose inutili, ma che adesso vanno taaanto di moda: "è solo una trovata per guadagnare!" " E' diventata una festa troppo commerciale, si è persa la magia!". E se provassimo noi a ritrovare un po’ la magia? Per rimediare a questo, mamma sa cosa ci vuole: ecco una lista dei 10 motivi per cui amare il Natale! Amici! Il fatidico giorno sta arrivando! Sbarrare porte e finestre sarà inutile, la costruzione di un fossato medievale richiederebbe troppo tempo, e i coccodrilli assassini che avete noleggiato non potranno nulla contro l’orda degli affamati parenti. E’ solo questione di tempo … lo si sente già nell’aria … sa di cannella mista a trucioli di legno, di salse speziate e arrosto. Guardandovi attorno, riuscite a vedere solo donne dal grottesco sorriso che piroettano da un punto all’altro rischiando di investire gracili bimbi e innocenti anziani. Qualche decina di metri dietro, ecco i loro mariti: i volti pallidi, imperlati di sudore mentre portano sacchetti delle dimensioni di cuccioli di renna. Tutto questo con in sottofondo fastidiose canzoncine spensierate. Signori, non stiamo parlando dell’IKEA, ma del NATALE. E vi darò 10 motivi per odiarlo tanto quanto me 1. Le vacanze dalla scuola. E attenti perché questo vale per dieci ma, dato che sono buona, ve ne elencherò altri nove. Immagina: stai dormendo nel tuo letto, al caldo, avvolto dal piumino e da 7 coperte di lana, un raggio di luce (quelle che decorano i terrazzi dei tuoi vicini perché è inverno ed è nuvoloso) ti sveglia dolcemente. Sono le 11.30, fai colazione godendoti ciò che mangi per la prima volta dopo tanto tempo e poi torni a letto a leggere un libro o ti sdrai sul divano a vedere la tv! Non fai nulla. Assolutamente nulla. Non è meraviglioso? Ok, ora svegliati dai sogni che sei a scuola ... e passiamo al secondo motivo. 1. Babbo Natale non esiste. Molti di voi piangeranno e si dispereranno davanti all’evidenza, altri rimarranno sorpresi, altri ancora non l’accetteranno e si accovacceranno in un angolino con la testa tra le mani. Vi capisco, il Natale perde di significato a seguito di rivelazioni del genere. 2. I mercatini di Natale. Ma voi ci avete mai pensato a quanto sono belli i mercatini di Natale? Con tutte quelle cose completamente inutili ma che alla fine comprerai lo stesso perché è l'atmosfera, è la musica... e soprattutto è che non sai cosa regalare alla tua amica! 2. L’alba dei Babbo Natale parlanti e rampicanti. Il business di questi terrificanti oggetti d’ arredamento sembra non essere mai in crisi. E per quanto possiate sforzarvi, non potrete sottrarvi al vostro destino: come ogni anno, vostra madre posizionerà il logorroico Santa Claus elettronico a fianco alla porta d’ingresso e voi, rientrati in piena notte, lo azionerete per errore . Oh oh oh! 3. I regali. Tu magari adesso non sai cosa regalerai alla tua amica, ma comunque è certo che anche lei ti farà un regalo. Lo metterai sotto l'albero e la mattina del 25 dicembre, una delle poche in cui avrai un motivo quasi valido per alzarti dal letto, lo scarterai insieme a tutti gli altri 74 regali che ti sono stati fatti e... sono sicura che l'emozione di aprirli e la speranza di trovarci la cosa desiderata, supera anche la piccola delusione del vedere che magari la zia ti ha regalato i calzini delle Winx... anche se sei maschio! 4. Panettone e Pandoro. Non so di che team siate, io personalmente sono team pandoro, perché non mi piacciono i canditi (sì, lo so è sempre la solita storia). Comunque sia, panettone e pandoro ci sono solamente a Natale... e mi sembra un bellissimo pretesto per amarlo! 5. Pranzo di Natale/ Cenone della Vigilia + Pranzo per S. Stefano. Sì ragazzi, lo so è un sacco di roba. Però, da me funziona così: il Pranzo di Natale con i parenti e S. Stefano (che è il 26 dicembre) con gli amici. Quindi il supplizio degli zii e prozii e cugini che vedi due volte all'anno, che ti scardinano le guance con i loro pizzicottoni e ti ripetono ogni volta che ti vedono: " Ma come sei alta!" è ristretto ad un solo giorno. E per un giorno credo che sia sopportabile. Il resto è: CIBO! Tanto, buonissimo cibo che ti allarga il girovita di tre taglie, ma tanto nessuno se ne accorgerà perché saremo tutti più grassi. E poi, si sa: le diete si riprendono sempre dopo Natale... (motivo bonus per amarlo) 6. Il Natale è una festa cristiana. Lo so che è scontato, ma è proprio da qui che nasce la festa, per apprezzarla sarebbe giusto anche andare alla base di questa nostra tradizione. 3. Il pranzo di Natale. Dove i tuoi incubi peggiori diventano realtà. Il preludio comprende le due settimane di cucina no stop di tua nonna, l’inevitabile zio che si spacca la caviglia mentre lavora nell’orticello abusivo dietro casa e la calderina che si rompe il giorno prima della Vigilia lasciando la famiglia in un clima degno del Circolo Polare Artico. Le ventisei portate vengono di solito servite su piatti improvvisati o in vasi da fiori che talvolta, a metà consumazione, i commensali si spaccano in testa a vicenda. 4. Frate Panettone e Sora Mostarda. E che dire delle pietanze? Squisite e in quantità! Vengono cucinati bovini interi, comprati ortaggi di ogni foggia e accumulate dozzine di torroni chilometrici. E voi, lì per lì, non date troppo peso alla cosa, desinate giulivi. Ma in fondo lo sapete. Sapete che per quanto i vostri amati consanguinei possano mangiare, per quanto la loro glicemia possa salire senza compromettere le loro funzioni vitali, per quanto il Lambrusco sia in grado di aumentare la capacità dei loro stomaci,ci saranno degli avanzi. E che fino ai primi di Febbraio sarete costretti a mangiare fette marmoree di panettone o di polpettone dall’ambiguo colore. 5. Mamma ho perso l’aereo. Solo il titolo vi spinge inconsciamente a fare di casa vostra un ricettacolo di trabocchetti per eliminare eventuali ladri natalizi, nevvero? 6. I regali. Dopo quelli dell’anno scorso, non si può che migliorare. E invece no. Preparatevi a ricevere deliziosi utensili da cucina a forma di animali della giungla e numerose magliette pastello di sette taglie più piccole. 7. La neve quando non devi uscire. E qui attenzione perché entriamo nel poetico. Credo che tutti abbiamo presente quella scena bellissima che ci hanno propinato in vagonate di film in cui il protagonista, che ama il Natale, si sveglia (alle 11.30), si avvicina alla finestra e, dal caldo di camera sua, scostando dolcemente una tendina (perché le sue finestre non hanno persiane e danno su un giardino ampissimo e decoratissimo), vede questa coltre bianca posata lievemente sul terreno e sugli alberi... e sui bambini che intanto si sono ibernati nel tentativo di giocare a palle di neve. Le differenze tra i film e la vita quotidiana non hanno fine, ma la neve è reale e, se scende, durante le vacanze di Natale possiamo avvalerci del piacere di guardarla mentre si posa sull'asfalto e sorseggiare il nostro latte caldo senza preoccuparci della città bloccata. 8. Tutta la gente fa i dolci a Natale. Mi sono dilungata tanto sulla neve, ora sarò concisa. A Natale si è tutti più buoni e...tutti fanno i dolci, i dolci di Natale. Queste nonne e zie e mamme con la fissa del dolce di Natale si cimentano in ricette che, per qualche impedimento a me oscuro, non provano più fino al 23 dicembre dell'anno dopo, e le provano tutte insieme! 740 tipi diversi di dolci, tutti da assaggiare! Devo aggiungere altro? 9. Il calendario dell'avvento. Io lo amo. No, sul serio. E' una cosa fantastica: un calendario in cui, per tenere il conto del tempo, per ogni giorno mangi un cioccolatino. A parte il piccolo contentino che ricevi alla fine di una giornata pesante, ma poi l'atmosfera dell'attesa... e se proprio non vi dice niente attendere il Natale, almeno attendete il 24, che ha il cioccolatino più grande! 7. Le luminarie in Piazza del Mercato. Una cecità improvvisa pare aver colpito parte della popolazione spezzina. Uomini in preda al panico che correvano per le vie sbattendo contro angoli e panchine, una volta tranquillizzati, hanno affermato di “aver visto una grande luce colorata in fondo a Corso Cavour, di averla osservata attentamente per qualche secondo, poi il nulla”. Alcuni avanzano ipotesi plausibili, come la presenza di un Basilisco o di un Chupa Cabra psichedelici. Il comune consiglia di indossare occhiali da sole e tenere lontano i bambini dalla zona di Piazza del Mercato. 8. Le catene di Sant’Antonio. E qui ci scappa il morto. Perché vorrei sapere da te, sì, proprio tu che mi mandi essemmesse dal contenuto inopportuno alle undici e mezzo di sera, che cosa diamine ti passi in quel tetrapak vuoto che ti ritrovi al posto della testa. Non tenterò di interpretare, né contribuirò a divulgare l’inutile messaggio, su questo puoi star certo. Devo dire però, che la parte finale della tipica catena di Sant’Antonio mi lascia sempre turbata: “[…]Luciano Zampogna, un impiegato comunale di Trebaselenghe, non inoltrò questo messaggio e disimparò ad andare in bicicletta. Poi gli cadde in testa un pianoforte. Ah, e il figlio maggiore si iscrisse alla facoltà di Psicologia Ovina.” … in ogni caso sei pregato di spendere il tuo credito residuo in modo più costruttivo. Con tutto il rispetto per il povero Zampogna, Buonanima. 9. Le scalinate ghiacciate. CRACK!!! … in caso ve lo foste chiesto, sì, era proprio il rumore di una vertebra. O di quello che ne rimane 10. L'atmosfera. Ci divertiremo anche un sacco a lamentarci sulla commercialità del Natale ma, io penso che alla fine tutte le lucine per le strade, gli addobbi, e perché no, anche la neve finta e le candeline profumate, un po' di atmosfera in città la creino. Io cammino per le strade e mi sento un po' più felice... (a parte quando passo in piazza del mercato, perché le luci che hanno messo lì sono davvero fuori da ogni comprensione umana). A Natale tutto è diverso. E anche solo per uscire un po' dalla monotonia del resto dell'anno credo che valga la pena di fare il piccolo sforzo di accettare questa festa, ormai ridotta ad un lamento e ridonarle un po' di magia. “E’ Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese. ” (Charles Bukowski) Valentina Arecco I A 10. L’atmosfera. E nonostante tutto, la gente è felice a Natale. Sembra quasi che durante questo magico periodo, qualunque delusione, sconfitta o tristezza perda di significato e venga sostituita da un largo sorriso di plastica. Si ricomincia a sperare in maniera distorta, a credere che forse … magari … si possa rimediare ai propri errori. Tornare indietro, chiedere scusa, perdonare … E allora perché non averci pensato prima?! Perché, tutto ad un tratto, decidere di tenersi per mano nel girogirotondo della pace o pronunciare massime di bontà, se fino a quel momento non si era fatto altro che tirare coltellate alle spalle? Siate coerenti: odiatevi anche a Natale. Imparate dai vostri errori, ma non fate del periodo festivo un pretesto per chiedere una seconda possibilità. "Io odio il Natale." (Il Grinch) Martina Fabbri I A I Maya: tutto può succedere La discussione sulla fine del mondo è una fra le più grandi preoccupazioni degli ultimi mesi. Se anche solo pensassi che fra una decina di giorni, o poco più, questa possibile catastrofe (secondo le previsioni maya) potrebbe dividerci dal nostro adorato pianeta, mi si accapponerebbe la pelle. Ma chi sono i Maya? Essi si diffusero in America Centrale intorno al 900 a.C. e, secondo il loro calendario, ci furono cinque Ere cosmiche corrispondenti ad altrettante civiltà. Le precedenti quattro Ere (dell’Acqua, dell’Aria, del Fuoco e della Terra) sarebbero tutte terminate con degli immani sconvolgimenti ambientali. Alcuni studiosi affermano che la prima civiltà, quella distrutta dall’Acqua, fu Atlantide. Ma quando e come avverrà secondo i Maya la fine del mondo? Alla fine dell’attuale Età dell’Oro (la quinta), che terminerà nel 2012. Secondo i ricercatori Maurice Cotterell e Adrian Gilbert, i cataclismi che caratterizzarono la fine delle Ere Maya furono causati da un’inversione del campo magnetico terrestre, dovuto ad uno spostamento dell’asse del pianeta. La Terra infatti subirebbe periodicamente una variazione dell’inclinazione assiale rispetto al piano dell’ellittica del sistema solare che provocherebbe scenari apocalittici, descritti dallo storico Immanuel Velikvosky nel suo libro "Earth in Upheaval". "...Un terremoto farebbe tremare il globo intero. Aria e acqua si muoverebbero di continuo per inerzia, la Terra sarebbe spazzata da uragani e i mari investirebbero i continenti... La temperatura diverrebbe torrida e le rocce verrebbero liquefatte, i vulcani erutterebbero, la lava scorrerebbe dalle fratture nel terreno squarciato, ricoprendo vaste zone. Dalle pianure spunterebbero come funghi le montagne, che continuerebbero a salire sovrapponendosi alle pendici di altre montagne e causando faglie e spaccature immani. I laghi sarebbero inclinati e svuotati, i fiumi cambierebbero il loro corso, grandi estensioni di terreno verrebbero sommerse dal mare con tutti i loro abitanti. Le foreste sarebbero divorate dalle fiamme e gli uragani e i venti impetuosi le strapperebbero dal terreno... Il mare, abbandonato dalle acque, si tramuterebbe in un deserto. E se lo spostamento dell’asse fosse accompagnato da un cambiamento nella velocità di rotazione, le acque degli oceani equatoriali si ritirerebbero verso i poli e alte maree e uragani spazzerebbero la Terra da un polo all’altro”. E ovviamente lo spostamento dell’asse cambierebbe il clima in ogni luogo. Vi aspettavate tutto questo da un’innocua civiltà vissuta circa 3000 anni fa?!? Ebbene sì ragazzi, preparatevi, tutto può succedere… Alberto Rapallini. Federico Sergio, IV A Un dolce natale in famiglia Tra poche settimane sarà Natale, un evento da sempre preannunciato da un'atmosfera particolare. Quest’ anno a causa dei disagi economici che stanno vivendo molte famiglie italiane, il Natale verrà festeggiato in tono minore. Penso a quelle famiglie che si troveranno di fronte alla realtà, malinconica, di non poter arricchire l’ albero di Natale di quei pensieri piccoli che normalmente avrebbero assicurato ai propri cari. Mi auguro che in questo clima di difficoltà, il Natale, sicuramente più povero di doni, possa permettere alle famiglie di essere ancora più unite, riscoprendo che è importante sentirsi avvolti dal calore della propria famiglia. Un modo per stare insieme rendendosi complici della magia del Natale, dimenticando gli attuali problemi, è quello di preparare dei buoni dolcetti. Ecco una facile ricetta perfetta per grandi e piccini, per la colazione e la merenda delle feste che può rappresentare anche un ottima idea regalo per amici e parenti. GOLOSISSIME STELLE DI NATALE AL COCCO Ingredienti: 2 uova 140g di burro 300g di farina 00 100g di farina di cocco 100g di zucchero ½ bustina di lievito vanigliato 1 tavoletta di cioccolato fondente Preparazione: In una ciotola impasta la farina, lo zucchero, la farina di cocco, il burro (a temperatura ambiente), le uova e il lievito. Su un piano leggermente infarinato stendi la pasta con il matterello fino a ottenere una sfoglia di cerca mezzo centimetro. Poi con le apposite formine fai tanti gustosi biscotti. Disponi una teglia e falli cuocere in forno a 160° per circa 30 minuti. Quando sono dorati, toglili dal forno e lasciali raffreddare. Nel frattempo fai sciogliere il cioccolato fondente, quando è tiepido decora i biscotti facendo dei ghirigori sulla loro superficie. Infine dare una spolverata di cocco. Puoi anche spalmare sulla base di una stella la nutella e fissare con un altro biscotto. … buon appetito e soprattutto buon divertimento!!! rica Selvaggio II A L’ULTIMA THULE DI FRANCESCO GUCCINI Un travaglio durato per quasi sette anni. Un parto difficile, complesso, fatto di dietrofront improvvisi e di promesse ai fans di sempre, che ha dato come risultato quello che sarà purtroppo l’ultima delle grandi creature di Francesco Guccini, come annuncia il titolo, quasi profetico: “L’Ultima Thule”. Datava 2006 l’ultimo disco del Maestro, Ritratti, pieno sicuramente di spunti interessanti e di particolari intrecci musicali, curati dal chitarrista di sempre Juan “Flaco ” Biondini, ma che sembrava aver perso in parte quella vivacità poetica ed artistica che da sempre caratterizza i testi di questo ultimo alfiere della canzone d’autore. È vero, Piazza Alimonda, dedicata alla morte di Carlo Giuliani, così come Canzone per il Che richiamano ai grandi “fasti” del passato, ma non sono neppure confrontabili con grandi successi come Cyrano, Dio è Morto, La Locomotiva o L’Avvelenata, capisaldi della musica cantautoriale italiana, oltre che canti ultragenerazionali. Non poteva quindi di certo essere questa l’ultima, conclusiva creazione di Guccini, che dopo aver ritardato la data di uscita del suo disco per due o tre anni, ha deciso finalmente di renderlo acquistabile il 27 novembre di quest’anno. Una data attesa con incredibile e trepidante curiosità da tutti i gucciniani, ma anche con una sorta di mestizia e tristezza, dovuta alla presa di coscienza che sarà inutile aspettare un ulteriore album, perché quando il Maestrone dice “Basta ” è basta sul serio; non è mai stato un tipo che torna sui suoi passi, per fortuna, e mai lo sarà. Forse non saranno stati presi d’assalto i negozi di dischi, in occasione dell’uscita de “L’Ultima Thule”, come lo sono stati i negozi di telefonia in occasione della messa in commercio del mirabolante iPhone 5, ma di sicuro l’evento non è uno di quelli che non vengono pubblicizzati, anzi: Guccini ha fatto la sua apparizione in diversi TG e trasmissioni, quasi imbarazzato dall’idea di dover consigliare il suo disco. Dopotutto, lui, a metà tra il poeta e il cantastorie, lui, piccolo baccelliere e burattinaio di parole, non è di certo adatto a tale genere di cose; lo dice proprio nella sua Avvelenata: “io canto quando posso e come posso/ quando ne ho voglia senza applausi e fischi/ vendere o no non passa fra i miei rischi, / non comprate i miei dischi e sputatemi addosso”. Al di là della citazione poetica, i suoi dischi sono stati comprati eccome: in un periodo così nero della musica italiana, ormai ridotta alle canzonette e a noiosi motivetti che si avvinghiano al nostro cervello e ci rimangono in testa (anche contro la nostra volontà) per settimane intere, il ritorno in radio e negli stereo delle parole e della voce (ormai temprata dagli anni e assai più debole di quella ascoltata in Ritratti, ma ancora incredibilmente emozionante) di Guccini sembra quasi avere i tratti di una oasi verde in un deserto di siccità artistica e poetica, quale purtroppo è l’odierno scenario musicale italiano. Per il suo nuovo disco, Guccini ritorna alle origini; le registrazioni (filmate e postate sul canale YouTube del cantautore pavanese) sono state infatti compiute in uno studio allestito nel vecchio mulino di Pavana, città natale del poeta. E tale “ritorno al passato” si esplica e si realizza perfettamente fin dalla prima traccia dell’album, che pone fine alla serie di Canzoni di Notte che hanno accompagnato la vita artistica del Guccio: Canzone Di Notte N.4 apre infatti le danze, e allo stesso tempo assume i caratteri dell’ultimo tassello di un mosaico cominciato nel lontano 1967 con Folk Beat n.1, primo album del cantante. Già dalla prima canzone avvertiamo una certa vena nostalgica, che sarà una costante di tutti i testi, quasi a voler segnalare che la stessa tristezza che accompagna l’ascoltatore che porge attentamente orecchio alle parole del Maestro, ha fatto sussultare la mano del poeta mentre scriveva quelle che sarebbero state, almeno musicalmente, le sue ultime parole. E così si arriva alla seconda traccia quasi con l’amaro in bocca sentendo l’ultima frase di Canzone di Notte N.4 (“Notte tranquilla che mi fai trovare/ forse, la pace.”). L’Ultima Volta è una delle canzoni di punta del disco, con una parte musicale attentamente curata da Biondini e richiamante leggermente alle sonorità di Pierangelo Bertoli, che esalta perfettamente il testo estremamente ispirato di Guccini: il richiamo costante è quello all’infanzia del poeta, avvertita con un brivido di nostalgia, alle corse sull’Appennino, a quella “ragazza di allora” e a quel loro ultimo bacio. Una canzone davvero difficile da descrivere, estremamente emozionante e particolarmente sentita dal cantante, arricchita nella parte finale dal “ suono continuo ed ossessivo che fa il Limentra” (Amerigo, 1978), e caratterizzata anch’essa da una chiusura particolarmente forte (“Quando il giorno dell’ultima volta/ che vedrai il sole nell’albeggiare/ e la pioggia ed il vento soffiare/ ed il ritmo del tuo respirare/ che pian piano si ferma e scompare.”). Il testo che segue è in realtà gia conosciuto agli estimatori di Guccini, e a coloro che negli ultimi sei anni hanno partecipato a qualche suo concerto; Su In Collina è infatti uno dei brani fondamentali del cantautore, che consuma così il suo tributo in onore della Liberazione, in un tempo in cui tale atto sembra essere condiviso solo da pochi. La canzone prende spunto dalla poesia di Gastone Vandelli “Mort en culleina”, e narra la vicenda della morte di un partigiano, il Brutto, seviziato, barbaramente ucciso e appeso nudo ad un filo spinato dai fascisti, con in mano un cartello che recitava: “Questa è la fine di tutti i partigiani”. I riferimenti al venticinque aprile sono però presenti anche nel brano successivo , Quel Giorno d’Aprile, scritto con il collaboratore di sempre Dati, sicuramente più leggero e orecchiabile rispetto alla traccia precedente. Ma è in Testamento di un Pagliaccio che Guccini si riscopre portatore di ideali politici ormai scomparsi e scrittore e poeta di incredibile ironia. Anche questo brano fa parte della scaletta di ogni concerto del cantautore, ed è caratterizzato da una coscienza politica sicuramente più disincantata rispetto a quella che animò altri testi, come, ad esempio, La Locomotiva. I riferimenti sono esplicitamente diretti ad uno dei più influenti personaggi della recente storia della politica italiana, che Guccini attacca in maniera anche diretta: “Ma cosa importa, è giunto fino in fondo/ alla sua saga triste e divertente/ a una vita ridicola e insipiente. /Lui muore infine, e noi restiamo al mondo.” Oppure ancora, annoverando gli invitati all’immaginario funerale, vi saranno di certo “ un onesto mafioso riciclato/ un duro e puro cuore di nostalgico/ travestito da vero democratico/ e chi si sente padrone dello Stato”. Le due tracce successive, Notti e Gli Artisti, servono a spezzare un po’ il ritmo e ad abbassare i toni dei testi precedenti, ma soprattutto fungono da introduzione all’ultimo, fondamentale brano: L’Ultima Thule. È questo il nome che Guccini da’ a quello che altro non è se non l’epitaffio della sua carriera di burattinaio di parole. Già il titolo, che è lo stesso dell’album, dovrebbe metterci sulla retta via: Thule è un'isola divenuta leggendaria citata per la prima volta nei diari di viaggio dell'esploratore greco Pitea, salpato da Marsiglia verso il 300 a.c. per un'esplorazione dell'Atlantico del Nord. Il riferimento di Guccini è all’interpretazione che Virgilio da’ al mito, interpretando “ultima” nel senso di estrema, cioè ultima terra conoscibile, e il cui significato nel corso dei secoli trasla fino a indicare tutte le terre "al di là del mondo conosciuto". Se il disco rappresenta l’ultimo faticoso viaggio del cantante, il brano assume metaforicamente i tratti dell’ultimo porto, dal quale non partirà più alcuna nave verso orizzonti misteriosi e terre inesplorate: “L’Ultima Thule attende e dentro il fiordo/ si spegnerà per sempre ogni passione,/ si perderà in ultima canzone/ di me e della mia nave anche il ricordo”. Sono queste le parole con le quali Francesco Guccini mette la parola fine ad una carriera ultratrentennale, caratterizzata da alti e bassi, ma portata avanti sempre con grandissima dignità e incredibile coerenza, e da un genuino desiderio di far musica, che andava oltre i ritmi e i desideri di denaro e fama che caratterizzano l’odierno scenario musicale. A Guccini (così come ad altri grandi artisti, quali De Andrè, Battiato, Fossati, De Gregori, Dalla, Bertoli…) è necessario riconoscere il merito di aver ridotto al minimo l’incredibile divario che separava la poesia dalla canzone; e forse allora non è poi così azzardato dire che, assieme al Maestro, anche la poesia italiana approda alla sua ultima Thule, in attesa di altri valenti marinai che abbiano il coraggio di far vela verso nuove e inesplorate mete. Manuel Apice, II E Deep Purple:The Highway Star Il 16 luglio di quest’anno è morto Jonathan “Jon” Douglas Lord, pianista e organista inglese, uno dei più famosi tastieristi del Rock. Questa tragedia ha colpito il mondo della musica mondiale e mi sembra giusto(da fan)scrivere un articolo sulla band da lui fondata, uno dei complessi più influenti e abili degli ultimi 50 anni: i Deep Purple. A livello mondiale questo gruppo è conosciuto per la canzone Smoke on the Water, ma anche per essere un’ispirazione per tutti i gruppi che suonano dal vivo. Ma partiamo dall’inizio: il progetto Deep Purple è nato dall’incontro di Jon Lord(Tastiera), Ritchie Blackmore(Chitarra) e da Nick Simper(Basso), che decidono di aprire le audizioni, alla ricerca di un batterista e di un cantante. Era il 1967: i gruppi musicali del tempo erano influenzati dalla voglia di sperimentare, di cercare nuovi stimoli e per questo da lì a pochi anni sarebbe nato il Rock Progressivo ( fatto di sperimentazioni, virtuosismi strumentali e cambi imprevedibili di tempo) e l’Hard Rock, dal suono granitico e potente. I tre musicisti trovarono Rod Evans(Voce) e Ian Paice(Batteria) e formano la Mark(formazione) I; tra il 1968 e il 1969 producono tre album: Shades of Deep Purple,The Book of Taliesyn e l’omonimo Deep Purple. Questi tre album sono influenzati molto dal Rock Progressivo e i primi due sono formati da canzoni originali e cover (a mio parere migliorate dagli assoli di organo e chitarra) dei Beatles, Neil Diamond e altri artisti. Il terzo contiene solo brani originali, accompagnati da un’orchestra. Nel ’69 Rod e Nick vengono allontanati per divergenze musicali e rimpiazzati rispettivamente da Ian Gillan e Roger Glover e insieme a loro il sogno di Lord è stato esaudito: unire un gruppo Rock con un orchestra! Dopo il Concerto for Group and Orchestra con la Royal Philharmonic Orchestra, che segna l’inzio della Mark II, i Deep Purple trovano finalmente la loro via pubblicando 1970 l’immortale Deep Purple in Rock. Questo disco dimostra chi sono i Deep Purple: un gruppo con tecnica, classe e soprattutto potenza! La canzone più famosa dell’album è la stupenda Child in Time, con una melodia prima malinconica e poi dinamica, dove la coppia organo/chitarra accompagna le urla di Gillan. Ormai conosciuti a livello mondiale, partono per un tour, dove dimostrano le loro capacità improvvisando canzoni e assoli, pubblicano nel 1971 Fireball, disco meno potente del precedente e più sperimentale, ma sempre suonato con classe. Il ‘72 è considerato il migliore anno dei Deep Purple: viene pubblicato Machine Head: le canzoni Highway Star,Smoke on the Water e il seguente Made in Japan, il miglior album Live pubblicato poco dopo, portano i Deep Purple nella storia del Rock. Purtroppo dal ’73 le cose vanno male: Gillan e Blackmore litigano spesso in studio e dopo aver pubblicato l’album Who Do We Think We Are, Gillan e Glover lasciano la band. Il gruppo è di nuovo alla ricerca di un cantante e un bassista: poco dopo trovano Glenn Hughes (Basso/Voce) e David Coverdale (Voce). Con la Mark III nel 1974 pubblicano Burn e Stormbringer,album caratterizzati dalle sonorità Boogie,Funky e Soul. Blackmore non era d’accordo con il percorso della band e lascia i Deep nel ’75; al suo posto entra Tommy Bolin e nel 1976 la Mark IV pubblica Come taste the Band,che non ottenne un grande successo, nonostante l’ alta tecnica del nuovo arrivato. Il nuovo chitarrista però danneggia i tour a causa della sua dipendenza da eroina, a tal punto che Coverdale lascia a metà show il palco di Liverpool, causando lo scioglimento del gruppo nel 1977. Dopo sette lunghi anni i Deep Purple ritornano con la Mark II e pubblicano nel 1984 Perfect Strangers, che è un lavoro che gli riporta quasi nel periodo ’70-’71, dove i membri erano uniti. Il tempo passa, ma Gillan e Blackmore litigano ancora e dopo il valido ma in parte deludente The House of the Blue Light nel 1987 Gillan esce di nuovo dal gruppo. Blackmore sceglie personalmente il nuovo cantante, Joe Lynn Turner, senza l’approvazione del gruppo e nel 1989 la Mark V pubblica Slaves and Masters, che deluse ancora i fans. Lord, Glover e Paice rivogliono Gillan e Blackmore acconsente. Nel 1993 la Mark II pubblica The Battle Rages on… ,che contiene due delle canzoni più belle, a mio parere, del gruppo:la titletrack The Battle Rages on… e Anya. La spaccatura fra il cantante e il chitarrista raggiunge il culmine nel Tour, dove Blackmore lascia definitivamente la band; Ritchie viene sostituito prima dal virtuoso Joe Satriani (Mark VI), con il quale concludono il tour e poi da Steve Morse. Nel 2002 Jon Lord lascia la sua creatura, dopo aver pubblicato Purpendicular nel 1996 e Abandon nel 1998, chiudendo la Mark VII. Il gruppo ritorna in studio tra il 2003 e il 2005 con il nuovo tastierista,Don Airey, pubblicando il divertente Bananas e l’ottimo Rapture of the Deep. I Deep Purple faranno uscire il prossimo album nel 2013, dedicandolo all’amico Jon Lord, il tastierista che rese possibile non solo l’unione della musica classica con il Rock, ma anche per reso l’organo uno strumento potente e adatto al suono dell’Hard Rock. La loro musica sarà sempre nei cuori di chi li ascolta, a prescindere dall’età e dal tempo, perché loro sono i grandi Deep Purple, una delle rare leggende che il Rock abbia mai avuto. Marco Ferrante IV A Cascata di lacrime Cascate di lacrime Scendono dai tuoi occhi, piccole stelle brillano sulle tue guance il tuo cuore si è frantumato in mille pezzi. La tua fiducia È stata tradita, L’amore dentro te È stato distrutto, il tuo orgoglio si è dissolto nel vento. E ora Non rimane altro Che il dolore, e la consapevolezza di aver creduto a una stupida illusione. Micaela Sanna II E