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Dicembre 2012 Numero 2 Fortunatamente siamo riusciti a

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Dicembre 2012 Numero 2 Fortunatamente siamo riusciti a
Dicembre 2012 Numero 2
Fortunatamente siamo riusciti a pubblicare il secondo numero prima della fine del
Mondo!! Scherzi a parte… we’re back!
Il mese di novembre è stato molto produttivo: abbiamo avuto l’opportunità di
intervistare Paolo Mieli e il deputato Andrea Orlando, abbiamo stilato un articolo
sulla recente alluvione e anche un’interessantissima riflessione sulle Nuove
Generazioni. Ovviamente non ci siamo dimenticati del Natale!
Abbiamo sfornato per voi una ricetta squisita in cui potrete cimentarvi, una lista
di dieci motivi per amare/odiare il Natale e molto altro ancora.
Insomma, anche questa volta, ci siamo cimentati su fronti molto diversi,
compreso quello musicale, partendo dalla biografia di Guccini per arrivare alla
promozione di uno spettacolo musicale organizzato da Gloria Clemente.
Buona lettura e… buone feste!
La Redazione
SOMMARIO
INTERVISTE
Intervista ad A.Orlando
Intervista a P.Mieli
Intervista alla redazione di Tribuks
ATTUALITA’
Libera: Gazebo della Memoria
Alluvione
Banco alimentare
Buon Mercato
I giovani e il web
Disney’s Carol’s
I Maya e la fine del mondo
SPORT
Resoconto sportivo 2012
NATALE
Natale consumistico e solidale
10 motivi per amare/odiare il Natale
Ricetta Natalizia
RECENSIONI e BIOGRAFIE
Francesco Guccini
Deep purple
SPAZIO CREATIVO E CURIOSITA’
Poesia: Cascata di lacrime
La politica secondo Andrea Orlando
In data 10 dicembre 2012 parte della nostra Redazione ha avuto l’opportunità straordinaria di
intervistare il deputato Andrea Orlando.
Dopo una presentazione in cui ci ha raccontato il suo percorso politico, elencando alcuni ruoli
da lui occupati come quello di consigliere comunale della nostra città nel 1990, di
amministratore locale nel 2000 e di responsabile dell’organizzazione del Partito Democratico
nel 2007, e una spiegazione dei rami della politica e dell’amministrazione da lui intrapresi
(bilancio, giustizia, antimafia), abbiamo posto la prima domanda.
“Che cosa l’ha spinta ad entrare in politica?”.
“Sono sempre stato affetto da questa malattia”, inizia scherzosamente, “ma per poter capire
il mio avvicinamento alla politica dovete prima di tutto sapere che ai miei tempi la situazione
era molto diversa da quella attuale.
Erano gli anni del Partito Comunista, nonché un tempo di azione collettiva forte e di
cambiamenti piuttosto significativi.
Iniziai a partecipare alle mobilitazioni studentesche sia nell’ambito liceale che in quello
universitario, interessandomi sempre di più alla politica.
Ci tengo a sottolineare che la mia è stata una scelta molto personale e che non è stata
influenzata dai miei genitori, ma che, anzi, ha suscitato in casa diverse polemiche”.
“Considerato che fa parte della commissione antimafia, può spiegarci che tipo di
interventi può fare lo stato per contrastare la criminalità organizzata?”.
“La prima vera cosa da fare è ammettere l’esistenza della mafia nella nostra città, in
particolare nel paese di Sarzana.
La mafia assume spesso il controllo sulle attività edilizie e i trasporti, soprattutto
l’autotrasporto su gomme.
Dobbiamo interrogarci sulle persone con cui abbiamo a che fare, sulle nuove costruzioni e sulla
provenienza delle risorse con cui vengono edificate: spesso un continuo cambio di titolare da
parte di un’attività è sintomo di presenza di un’organizzazione mafiosa.
Gli enti locali in particolar modo dovrebbero incrementare la vigilanza, ma è importante anche
il ruolo della scuola che deve chiarire le finalità mafiose ed istruire i ragazzi alla legalità.
La grande caratteristica mafiosa è quella di effettuare una distorsione del ciclo democratico
dominando la società e sospendendo la sovranità dello stato”.
“Qual è il suo punto di vista e qual è la risposta della politica (alla vigilia di ormai quasi
certe elezioni) all'influenza dell'antipolitica, di cui Beppe Grillo è promotore per
eccellenza, sulla popolazione?”.
“La risposta all’antipolitica è una risposta alla crisi economica; la politica ha accettato l’idea
che i problemi dell’economia si risolvessero da soli, ma non poteva essere così.
Per anni si è lasciato che la ricchezza non corrispondesse ad una reale produzione passando
dall’essere un paese molto ricco nel 1980 alla situazione attuale.
Questo meccanismo ad un certo punto è andato in crisi e questo è il risultato.
Ritengo, inoltre, che sia del tutto errata un’uscita dall’Unione Europea, come predica Grillo, ma
che piuttosto si debbano cambiare alcune condizioni con le quali vi facciamo parte.
C’è bisogno di un ritorno ad una riflessione profonda”.
“E cosa pensa del governo Monti e delle relative dimissioni?”.
“Penso che il gesto di Monti sia stato un gesto di responsabilità e intelligenza politica.
C’era la necessità di stabilizzare le finanze del paese ma ora la colpa viene attribuita a chi ha
messo le “toppe” e non a chi ha fatto i buchi, e questo è sbagliato”.
“Come mai alle primarie del PD i sedicenni, quest’anno, non hanno avuto la possibilità di
votare?”.
“Questo è stato sicuramente un errore dovuto al prevalere di un principio di cautela anche
relativamente alle situazioni dei ragazzi delle altre città italiane.
Penso che sia utile per i cittadini scegliere i proprio candidati e ritengo che debba essere
fatta una legge affinché non ci siano più incomprensioni”.
“Secondo lei è giusto che un parlamentare sotto processo possa continuare il suo lavoro
in Parlamento nonostante il primo o il secondo grado dell’accusa del Tribunale lo ritenga
colpevole? Non crede che questo modifichi la credibilità del nostro paese?”.
“Credo sia opportuno fare una distinzione tra reati e reati; qualora si presentasse anche solo
il sospetto di frode allo Stato e di organizzazione mafiosa si dovrebbe ricorrere alla
sospensione dell’attività parlamentare, così come avviene per i reati contro la persona e la
pubblica amministrazione”.
Infine è stato lui a porci una domanda piuttosto inaspettata, ovvero che idea avessimo della
politica.
Sono emersi due punti di vista.
“Un’idea orrenda. La politica al giorno d’oggi sembra solo una corsa interminabile
all’autoaffermazione e all’arricchimento; non fa il bene comune.
Ascoltando la televisione, leggendo giornali ed interviste, emergono fatti sempre più
vergognosi e azioni disdicevoli compiute da personaggi che, invece di rappresentare il paese,
non fanno che farlo affondare.
Ed è brutto avere diciassette anni e vedere che il tuo paese è spesso governato da personaggi
che non si comportano lealmente e dignitosamente”.
L’altra opinione si è rivelata più ottimista e fiduciosa di un possibile arrivo ad un governo
stabile, affermando che “possiamo ancora cambiare le cose”.
“Il nascente presidio di Libera alla Spezia”, afferma la referente, “è un inizio e un modo per
cambiare, nel piccolo, la situazione”.
Giulia Miele II B
Conversazione con Paolo Mieli
La dodicesima edizione del Premio Exodus ha visto la premiazione di Paolo Mieli, giornalista,
storico, già direttore di importanti testate come Il Corriere della Sera, La Stampa, nonché ex
presidente della Rai. La manifestazione ricorda il contributo alla lotta contro il nazifascismo
che la città della Spezia ha dato alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando i portuali
salvarono oltre quattromila ebrei, caricandoli sulla nave Exodus e facendoli arrivare nella loro
terra.
Prima della cerimonia in Sala Dante, Giulia Miele ed io abbiamo rivolto alcune domande a Paolo
Mieli, che ha risposto con disponibilità e gentilezza, arricchendo il nostro piccolo bagaglio di
conoscenza .
• Lei ha sempre analizzato e raccontato il conflitto tra Israele e Palestina con obiettività.
La sua serietà nel trattare questo delicato argomento si deve di più all’educazione che ha
ricevuto o agli studi storici che ha fatto? Le domando ciò, perché in un certo senso lei è
parte in causa, visto che proviene da una famiglia ebraica.
“La mia obiettività deriva, soprattutto, dagli studi che ho fatto. Sono nato in una famiglia in
parte ebraica, perché sono figlio di padre ebreo e madre non ebrea; come voi sapete, per la
legge ebraica non sono considerato ebreo, ma nel mio cuore mi sento tale. La conoscenza
storica mi porta a pensare che questo è un conflitto dove non c’è una parte che abbia ragione
ed una parte che abbia torto; l’unico modo per uscirne è mettere un punto e a capo e
ricominciare come si fece nel dopoguerra, con l’olocausto”.
• L’informazione ci aiuta a decodificare la realtà. Secondo lei è meglio avere una
opinione esplicitamente orientata, come insegna il modello anglosassone, oppure è meglio
descrivere oggettivamente i fatti? Per noi ragazzi, che vogliamo capire davvero una
situazione difficile come quella israelopalestinese, è difficile arrivare ad una verità
assoluta.
“Lei ha detto nella domanda che il modello anglosassone è quello esplicitamente orientato,
mentre invece è quello obiettivo. Ciò non vuol dire che il giornalista non abbia un’opinione, vuol
dire che prima di manifestare la sua opinione si premura di darne conto; perciò, chi scrive nel
giornalismo anglosassone (che rimane un modello per tutti coloro che fanno informazione)
lascia spazio al lettore affinché faccia le proprie considerazioni, elabori una propria idea. Per
quanto riguarda voi ragazzi, quando leggete dovete vedere, innanzitutto, se gli argomenti
sono esposti in modo corretto, poi non dovete accontentarvi, ma informarvi ancora attraverso
altre fonti. La verità non esiste. La conoscenza deve cercare di modificare il punto di
partenza”.
• Informazione libera. Che cosa pensa del caso Sallusti?
“La libertà di stampa è data dalla pluralità. Se leggete sempre un solo giornale, questo non va
bene, dovete abituarvi ad ascoltare più voci. Sallusti, secondo me, ha ricevuto una condanna
spropositata. Il suo caso segna un brutto momento nella storia del giornalismo italiano”.
• Le ultime rivolte studentesche ed operaie, in Italia, la fanno pensare ad un nuovo 68?
“No. Ogni volta che c’è una protesta in strada si dice che sia un nuovo 68. Queste sono
rivendicazioni fisiologiche”.
• Il Premio Exodus quest’anno è dedicato alla memoria e alla dignità. Cosa si deve fare
per non dimenticare?
“Se dovessi metterle in ordine gerarchico, collocherei al primo posto la memoria, perché
consente a tutti di ricordare gli errori del passato, quindi rende consapevoli ed è la
consapevolezza la base necessaria a salvaguardare la dignità dell’uomo. Non esiste dignità
senza memoria. Bisogna sempre guardare al passato per capire gli eventi”.
• A scuola ci viene fornita l’idea della cultura come strumento per migliorare noi stessi e
il mondo. E’ davvero così? Ultimamente abbiamo sentito che figli di famiglie mafiose
intraprendono carriere universitarie fino ad occupare ruoli di prestigio. C’è una speranza
per noi, al di là delle scorciatoie e delle raccomandazioni? La cultura cambia davvero le
cose?
“La cultura serve in sé. Coloro che vanno avanti grazie a concorsi truccati non sono colti. La
cultura è un’altra cosa. Prima o poi, nella vita, chi possiede una vera cultura viene premiato,
acquista rispetto e considerazione sociale. I giovani come voi non devono scoraggiarsi, devono
credere nella possibilità di un futuro roseo”.
Diletta Bufo II B
Tribuks: la tribù del libro
Si è tenuta recentemente a Pisa la X rassegna del Pisa Book Festival con tutta una serie di
interessanti esposizioni, incontri e presentazione di nuovi libri. Al Festival, quest’anno, ha
fatto il suo ingresso per la prima volta il nuovissimo sito Tribuks. Tribuks è un social network
che cerca di mettere in contatto i quattro principali soggetti del mondo del libro: lettori,
autori, editori e librai. A tale proposito, Beatrice Morelli, Tommaso Pistelli, Serena Ariodonte
ed io, abbiamo intervistato alcuni partecipanti al Festival e membri di Tribuks, come Chiara
Valenzano, Silvia Ferrari, e il vice Direttore di Tribuks in persona Damiano Moscatelli, per
conoscere un po’ più da vicino che cosa sia Tribuks veramente e quali siano i suoi intenti.
Grazie a tale sito, tutti gli appassionati lettori, scrittori ed anche editori piccoli e medi
possono ritrovarsi per discutere insieme e avere nuovi spunti per le loro letture, scambiare
idee e commenti, pubblicare eventi letterari, offrire preziosi suggerimenti su letture ed
eventi legati al tema. Ma soprattutto, come è emerso dall’intervista, a Tribuks vengono
accettati
anche
manoscritti
per
un’
eventuale pubblicazione.
In tal senso, Tribuks ha
finora
raccolto
circa
quaranta
prototipi
di
romanzi
inediti
di
scrittori in erba, tra cui
quattro
di
questi
verranno sottoposti al
vaglio di alcuni editori. Si
sono rivelati, per questo,
importanti i rapporti di
collaborazione
che
Tribuks è riuscito a
stabilire
durante
il
Festival, con enti come
Libraccio, o
lo stesso
Ebay, il cui scopo è quello
di dare in futuro dei
riconoscimenti e delle
opportunità concrete ai
giovani romanzieri. Comunque Tribuks non accetta come nuove proposte soltanto romanzi o
narrativa in genere, ma raccoglie anche scritti di poesia e musica, allargando così il suo
spettro d’azione ed ha tutta l’intenzione di evolvere e di crescere per poter in futuro anche
offrire posti di lavoro ai giovani. Perché così una passione possa diventare anche
un’occupazione a tutti gli effetti. Al momento, non fanno parte di Tribuks solo laureati in
Lettere, ma anche ad esempio, in Economia e Commercio, che danno il loro apporto alla
gestione aziendale del sito. Ad oggi, Tribuks è ancora in versione beta, che significa che in un
certo senso è ancora in stadio quasi embrionale e sicuramente provvisorio, ma il Webmaster si
sta muovendo e sta lavorando affinchè tutte le funzioni che il sito può offrire siano rese
pubbliche, compresa la creazione di App. Va infine ricordato che è assolutamente facile
iscriversi : non ci sono limiti di età, i requisiti necessari sono soltanto un nome, una data di
nascita e un indirizzo e-mail e questo rende ancora più facile ed accattivante l’appartenenza a
tale “tribù”. Pertanto, lunga vita a Tribuks e mille auguri da parte di tutti noi!
Luca Murer, IV B
Anche La Spezia è Libera
Libera è memoria e impegno. Memoria, perché ogni vittima di mafia ha il diritto di essere
ricordata; impegno perché è nostro dovere far sì che accada. Per questo motivo sabato 22
dicembre tutto il Presidio si riunirà in Piazza del Bastione proprio per rinnovare la nostra
promessa di memoria e impegno. Troverete un grande gazebo sul quale saranno visibili i nomi e
le storie di tutti coloro che hanno perso la vita nella lotta contro la mafia; e ci saremo anche
noi, che vogliamo continuare ciò per cui loro hanno sacrificato tutto. Conoscerete Antonino
Agostino, il poliziotto morto davanti agli occhi del padre, Peppino Impastato, giovane che,
figlio di una famiglia mafiosa, sentiva il bisogno e la voglia di legalità e giustizia. Conoscerete
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i grandiosi magistrati che per la prima volta hanno istituito
il più grande processo contro Cosa Nostra a Palermo. E ancora saprete del piccolo Giuseppe Di
Matteo, sciolto nell'acido a soli 13 anni perché aveva una sola colpa: era figlio di un
collaboratore di giustizia. Non dobbiamo permettere che questi uomini, e molti altri, vengano
dimenticati. Quello che ci aspetterà il 22 dicembre è il nostro primo grande evento, ma alcuni
di voi hanno già avuto modo di conoscerci l'8 e il 9 dicembre, quando sempre in Piazza del
Bastione abbiamo dato vita alla nostra attività: abbiamo chiesto un contributo e un appoggio ai
cittadini, e la risposta è stata positiva. Questo ci ha dato la forza di continuare il nostro
percorso, perché anche la nostra città deve sapere della presenza della criminalità
organizzata nei suoi quartieri: la forza della mafia sta proprio nell'indifferenza delle persone,
quindi vi aspettiamo il 22 dalle 16:30 alle 18:30 per condividere con noi questa grande
esperienza.
Valeria La Mattina e Caterina Fabiano II B
11 Novembre 2012: L’incubo dell’alluvione ritorna ad Aulla
A distanza di solo un anno la città di Aulla e le zone limitrofe del suo comune sono state
nuovamente colpite dall’incubo dell’alluvione. Nella notte tra il 10 e l’11 novembre scorso, dopo
due giorni di pioggia incessante, il torrente Aulella, in piena, ha travolto e fatto crollare un
ponte in località Serricciolo, una frazione di Aulla, sul quale corre la strada statale del Passo
del Cerreto. A restare danneggiate sono state anche le condutture del gas, 'strappate' dal
cedimento del ponte e diverse frazioni di Aulla sono risultate anche prive di elettricità per
svariati giorni. Una delle zone più colpite è stata quella di Pallerone, dove l’Aulella ha travolto
un altro piccolo ponte che conduce alla località di Giordanello, abitata da diverse famiglie che
risultano, ad oggi, senza possibilità di tornare alle proprie abitazioni, se non attraverso strade
secondarie, buie e poco asfaltate. Proseguendo verso Aulla, il quartiere più colpito è stato il
Quartiere Gobetti, dove l’Aulella ha esondato, alimentato anche dal canale della Dorbola. Il
bilancio dei danni è grave e pesantissimo: cinque famiglie dapprima fatte evacuare hanno poi
perso completamente tutto, e molte altre, le cui abitazioni si trovano sul lato fiume, hanno
riportato danni enormi. Fortemente colpito anche il Sert di Aulla e il Servizio di Igiene
Mentale, dove i locali sono stati allagati e sono state travolte e perdute la maggioranza delle
auto di servizio. Ho raccolto diverse testimonianze dalle persone colpite di quel Quartiere, dal
momento che la tragedia mi tocca particolarmente da vicino, essendo anche il Quartiere in cui
abito e avendo visto in questi giorni piangere e disperarsi persone care che hanno subito
pesantissimi danni alle loro abitazioni e alle loro attività. Particolarmente toccante è la
testimonianza del mio vicino di casa, Roberto Mazzoni, da sempre residente nel Quartiere; gli
racconta di quanto sia rimasto impressionato, nel cuore della notte, dal minaccioso rumore del
fiume e di come, una volta resosi conto di ciò che stava accadendo, ha subito capito la gravità
della situazione. Il fiume formava vere e proprie onde che si abbattevano con violenza sui pali
del traliccio della ferrovia e travolgevano senza pietà ogni cosa che trovavano lungo il loro
percorso. Il suo intervento tempestivo è stato di grande aiuto per molti abitanti del quartiere,
che, allertati , hanno potuto salvare almeno l’automobile. Purtroppo per altre persone non c’è
stato nulla da fare: l’acqua ha travolto le loro abitazioni e sono riusciti a malapena a mettersi
in salvo. A causa di questo imprevedibile evento, le attività commerciali sono state messe in
ginocchio e una di quelle maggiormente colpite, è il negozio “Nilde Fiori”. Intervistando la
titolare, Monica Bellani, ho raccolto ulteriori dati: all’alba del mattino seguente, la Bellani, ha
trovato la sua attività commerciale allagata, con un muro d’acqua alto oltre due metri che ha
interamente ricoperto tutti i suoi fondi commerciali, devastando e distruggendo ogni cosa al
suo interno. L’esondazione dell’Aulella ha formato, come dice la Bellani, una pericolosa onda
che ha occupato di forza tutti gli spazi a sua disposizione, devastando e travolgendo, ogni cosa.
Poche le persone che hanno potuto mettere in salvo i propri oggetti personali, la pericolosità
dell’acqua impediva ogni forma di opposizione e l’unica cosa da fare, era solo salvare la propria
vita. La forza dell’onda ha distrutto completamente i magazzini del negozio “Nilde Fiori” e, a
detta di un tecnico intervenuto per dare un bilancio dei danni, la forza dell’acqua è stata tale
da essere superiore al suo peso, solo così si spiegano i danni gravissimi che essa ha provocato.
L’amarezza delle persone che ho potuto ascoltare è tanta, oltre il dispiacere oggettivo per i
danni subiti ci sono ancora tanti interrogativi non perfettamente chiariti e che meritano una
risposta. La domanda che più preme è: “si poteva in qualche modo prevedere un’alluvione simile
intervenendo preventivamente per impedire che ciò accadesse?” Gli eventi meteorologici di
per sé estremi, quali siccità, piogge torrenziali e uragani, da qualche anno sono ancora più
intensi e violenti, amplificati dai cambiamenti climatici e dal surriscaldamento degli oceani
causa tempeste di proporzioni enormi. Ma il fatto che siano i cambiamenti climatici a
scatenare le cosiddette “bombe d’acqua”, è un’aggravante per i morti e per i danni immensi
causati da questi fenomeni naturali. Le dichiarazioni di Gian Vito Graziano, presidente
dell’Ordine Nazionale dei Geologi, seguite all’alluvione di Genova e Roma dello scorso
anno suonano quanto mai attuali oggi, all’indomani delle esondazioni ed alluvioni che hanno
colpito la Toscana, l’Umbria ed il Lazio. Spiegava Graziano in un’intervista rilasciata al Corriere
della Sera: “Le “bombe d’acqua” sono un evento che si manifesta ultimamente con più
frequenza e viene attribuito ai cambiamenti climatici. Si discute sull’impatto che abbia avuto
l’uomo nel favorirli, ma essi sono un evento naturale e in quanto tale si può fare poco. Però
l’impatto disastroso che hanno sulla popolazione, quello è in gran parte, se non totalmente,
colpa nostra che, passata l’onda emotiva delle catastrofi, facciamo sempre pochissimo. I fiumi
hanno una memoria storica, bisogna evitare di costruire laddove un tempo scorrevano i corsi
d’acqua con la loro impetuosità dirompente. Molti edifici andrebbero abbattuti e bisognerebbe
lavorare maggiormente sui piani di assetto idrogeologico e sulla pulizia dei fiumi. Ogni volta
che costruiamo consumiamo un pezzetto di suolo, e questo fa sì che l’acqua piovana scorra in
superficie senza essere riassorbita. In questi casi arrivano nelle fognature e nei fiumi
quantità d’acqua troppo grandi per essere smaltite. I fiumi si riprendono il loro legittimo
spazio ed esondano. Servono misure compensative: quando si costruisce ci si deve chiedere
dove convogliare l’acqua e lasciare quale spazio al fiume. Serve rispettare legge urbanistica
esistente o rivederla in funzione di questi cambiamenti. Secondo Nicola Casagli, membro della
Commissione Grandi Rischi e docente di geologia applicata all’Università di Firenze, “la
speculazione edilizia e la speculazione agricola sono due dei fronti cruciali su cui bisogna
intervenire per arginare i danni dei disastri naturali: incoscienti sono coloro che hanno usato e
usano il territorio per i loro interessi, abbandonando le coltivazioni tradizionali e spargendo
cemento”. I muretti, le canalizzazioni curate hanno lasciato il posto ai vigneti più redditizi,
l’agricoltura familiare è stata soppiantata da quella industriale che è meno attenta al
territorio”. Credo che tali autorevoli parole parlino da sé e spieghino al meglio la situazione e
cosa possa e debba sensibilizzare tutti noi davanti a tali tristi e preoccupanti avvenimenti al
fine che tra le persone comuni la parola pioggia non equivalga più a panico, terrore.
Luca Murer, IV B
Buon Mercato in piazza:
raccolta oggetti e beni alimentari per i più bisognosi
Se vi state chiedendo che cosa fare di quel maglione vecchio che non vi va più, oppure state
crescendo e non avete più posto in camera per i vostri giocattoli... questa è la soluzione
migliore. L’iniziativa del “Buon Mercato” nasce da un altro progetto più grande, partito nel
2005: il “Tavolo delle Povertà”, che comprende istituzioni (come il governo) e associazioni di
volontariato per la povertà (per esempio San. Vincenzo, Croce Rossa Femminile, varie
parrocchie...). In questo contesto è stato analizzato il quadro della situazione delle
associazioni di volontariato alla Spezia, ed è emersa l’esigenza di un nuovo tipo di attività.
Nasce così il Buon Mercato, che si basa sulla legge 155 del Buon Samaritano (2003), la quale
esplicita che “le associazioni di volontariato hanno il permesso di raccogliere generi alimentari
che i negozi non possono vendere”. E così, una volta a settimana, precisamente il sabato dalle
13.45 alle 14.45, in Piazza del Mercato (presso i locali sotterranei dove si trovano anche i
bagni), i volontari raccolgono frutta e verdura che non arriverebbero al lunedì ed altri generi
alimentari generosamente donati da negozi e discount. Li puliscono, li dividono e alla fine
riescono a consegnare alle persone che arrivano in cerca di un aiuto un sacchetto di frutta e
uno di verdura (in cui gli alimenti non sono confezionati e garantiscono una corretta
alimentazione), un sacchetto di pane ed altri beni come saponi, omogeneizzati e tolvolta anche
dolci. Le uniche informazioni richieste dai volontari
sono la provenienza (per questioni di statistica) e il
numero di persone in famiglia (per regolare la quantità
di alimenti da rilasciare). La raccolta e la consegna di
vestiti e giocattoli, che inizialmente venivano
effettuate solo dalle parrocchie, non erano in
programma e sono subentrate successivamente, data
la discreta disponibilità di offerta. Ci racconta una
volontaria del Buon Mercato di quanto sia appagante
regalare ad una bimba che non possiede giocattoli, una
bambola e vedere la gioia nei suoi occhi mentre la
stringe a sé: basta questo per esser ripagati del tempo dedicato al volontariato. L’invito che
viene fatto ai giovani è di leggere, leggere molto, soprattutto giornali locali o semplicemente
locandine, essere informati e divulgare ciò che si sa è già un modo per collaborare. Se avete
dei capi di abbigliamento che non vi stanno, o dei giocattoli che non usate più, potete portarli
al Buon Mercato; se potete regalare un po’ del vostro tempo per quest’iniziativa, sarete ben
accolti. C’è bisogno di tanto aiuto e di volontari che, purtroppo, scarseggiano. Basterebbe un
giorno, un’ora, dieci minuti del vostro tempo da
dedicare a questo servizio. Se avete del tempo, e
scegliete di impiegarlo in questo modo, la
soddisfazione sarà di certo immensa. Quindi
cerchiamo di dare qualcosa di nostro, che sia un
oggetto o un po’ di tempo... in fondo ormai è Natale,
giusto? E a Natale siamo tutti obbligatoriamente
più buoni.
Irene De Giorgi IV B
Ylenia Parbuono IV B
16° Giornata Nazionale della Colletta
Come ogni anno l’ultimo sabato di novembre si è svolta la Giornata nazionale della Colletta
Alimentare. Quest’evento coinvolge da 16 anni - la prima edizione risale al 1997- 130.00
volontari in oltre 9.000 supermercati in tutta Italia per raccogliere alimenti a lunga
conservazione per più di 170.000 poveri. L’obbiettivo della fondazione banco alimentare, oltre
che raccogliere gli alimenti donati e smistarli nelle strutture caritative, è di combattere lo
spreco quotidiano (nel 2011 58.390.000 kg di alimenti, pari a un valore di circa 128 milioni di
euro ovvero il carico di oltre 1.700 tir). La ragione di fondo per cui in molti partecipano, come
volontari o donatori, la intuiamo dal manifesto della GNCA: “ La crisi continua a cambiare la
vita di molte persone. L’unica possibilità è sopravvivere, sperando che tutto prima o poi passi?
Perché riproporre proprio oggi la colletta alimentare? Che novità ci attendiamo? Anche
dentro la difficoltà, io esisto e non mi sto dando la vita da solo, sono fatto e voluto in questo
istante da Dio. Solo la riscoperta di questo rapporto originario permette di vivere ogni cosa da
uomini: perché tutto è occasione per incontrare Chi mi sta dando la vita ora. Questa è la
novità che ci attendiamo: poterlo incontrare ancora. Per questo ti invitiamo a partecipare
insieme alla Giornata Nazionale della colletta alimentare: fare la spesa per chi ha più bisogno.”
Quest’anno nonostante la crisi sono state raccolte 9.622 tonnellate di prodotti alimentari.
Come volontaria voglio dare alcuni consigli a chi volesse partecipare il prossimo anno:
1. E’ preferibile donare alimenti a lunga conservazione ( pasta, cibo in scatola, alimenti
per bambini).
2. Il banco alimentare non accetta denaro contante.
3.
Per il cenone di Natale visitate il sito del Banco per scaricare gratuitamente le ricette
Anti spreco.
Perché ha Natale se facciamo un gesto gentile ne riceveremo un altro.
Francesca Breschi, I D
I giovani e il web: una risposta alla crisi
Come tutti sappiamo, l’Italia sta vivendo un momento di crisi politica ed economica che non
interessa più ormai soltanto i capifamiglia, ma si è estesa anche alle fasce più giovani. Questo
fenomeno si è configurato nel tempo in un quasi totale senso di sfiducia nelle istituzioni e nel
futuro del nostro Paese e quindi degli italiani stessi. Domandando infatti ad un qualsiasi
ragazzo come si vede fra una quindicina d’anni, questo probabilmente risponderà che si vede a
lavorare fuori dall’Italia, oppure come precario. Un panorama sconfortante per una
generazione che dovrebbe invece guardare serenamente e con maggior ambizione al proprio
futuro. Nel caso della prima risposta abbiamo a che fare con la cosiddetta “fuga dei cervelli”,
un fenomeno sempre più diffuso che consiste nella migrazione all’estero degli intellettuali alla
ricerca di un lavoro gratificante che li valorizzi quanto meritano, poichè nel nostro Paese,
purtroppo, a causa dei favoritismi e delle raccomandazioni, questo viene a mancare sempre di
più. Per quanto riguarda la seconda risposta invece, restiamo sul piano della scarsità del lavoro
legata alla crisi economica. In questo scenario alquanto scoraggiante s’innesta un fenomeno
che ha recentemente preso piede fra i giovani: manifestare la propria creatività e abilità
tramite il web. Come si è sentito più volte dire, noi siamo “la generazione nata con i computer”
e questo ci ha sempre privilegiati rispetto alle generazioni passate, ma altrettante volte si è
anche sentito dire che siamo una generazione poco ambiziosa, che non è in grado di badare
responsabilmente a sé stessa e soprattutto di reagire alla crisi. A maggior ragione dunque, i
nostri ormai compagni di vita, i computer, e in particolar modo il web, possono dimostrarsi
delle valide risposte e reazioni a tale crisi politico-economica. Qualcuno potrebbe considerare
la mia opinione in maniera un po’ riluttante, ma in realtà il mio è solo un riferimento a qualcosa
che persone più intraprendenti e creative già fanno da anni e, alcune, anche con notevoli
risultati. Basti pensare al fenomeno del fashion blogging, le cui due massime figure italiane
sono l’architetto milanese Filippo Fiora, 25 anni, creatore ed amministratore del blog
“Thethreef” e la studentessa della Bocconi di origine cremasca Chiara Ferragni, 25 anni,
creatrice ed amministratrice del blog “The blonde salad”. Entrambi si occupano di pubblicare
sui rispettivi blog foto di outfits abbinati ad accessori per permettere agli appassionati di
tenersi al passo con le ultime tendenze in fatto di moda. Poiché il numero di coloro che ogni
giorno visualizzano i blog si aggira intorno alle 5000 persone, le grandi firme cercano di farsi
pubblicità invitando questi fortunati giovani a indossare le loro ultime creazioni e, a quanto
pare, questo frutta molto a loro. Inoltre, a parte il notevole contributo economico, Filippo e
Chiara sono stati definiti i blogger migliori del 2009 rispettivamente da Teenvogue.us e dal
New York Magazine, un’ulteriore grande gratificazione a livello personale.
Spostandoci al noto sito “Youtube” poi, può capitare sicuramente di imbattersi in uno degli
esilaranti video del youtuber Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh. Questo giovane ragazzo è
diventato famoso grazie al suo canale chiamato “Gutube”, nel quale pubblica video molto
divertenti che trattano temi di interesse popolare con la sottigliezza e l’ironia che lo
caratterizzano e l’hanno reso in breve tempo un youtuber partner, il più cliccato in Italia. Il
suo canale è stato inoltre un trampolino di lancio per il mondo del lavoro: ha recitato infatti in
tre film ( “Una canzone per te”, “Matrimonio a Parigi” e “10 regole per farla innamorare”
tratto dall’omonimo libro da lui scritto), conduce un programma radiofonico chiamato “A tu per
Gu’”, recita in una serie chiamata Freaks e ha collaborato con la Pixar che lo invita come unico
ospite
italiano
per
assistere
alle
prime
di
ogni
nuovo
film.
Senza andare così distante, però, basta dare uno sguardo al web per rendersi conto che
esiste una fitta rete di blogger e youtuber emergenti, i quali cercano di farsi notare per
mezzo della propria abilità e passione: ne è un esempio il ragazzo che frequenta la IID del
nostro istituto, Edoardo Scippa, youtuber, che pubblica video nel suo canale chiamato
TheFritzProductions e io stesso gestisco un blog di fotografia chiamato
EmanuelePiarulliPhotography.
Per cui ragazzi, prendete i vostri computer e cominciate ad essere protagonisti attivi del web,
poiché nei giovani è riposta la speranza di superare la crisi e il futuro dei giovani è in gran
parte nella tecnologia e nel web!
Filippo Fiora
Chiara Ferragni
Guglielmo Scilla
Emanuele Piarulli, VD
“DISNEY’S CAROL’S”: il dolce spirito dei Natali passati.
Un tuffo nel passato; il ricongiungimento con il bambino che è in tutti noi … queste si
prospettano essere le proposte del nuovo concerto-performance che Il coro “F. De
Andrè” porterà in scena il prossimo Natale interamente dedicato al repertorio
musicale dei classici della Disney.
Il coro “F. De Andrè” è composto da oltre 40 bambini e ragazzi dai 5 ai 17 anni ed è
magistralmente orchestrato da Gloria Clemente, figura di spicco nella sfera artistica
dello Spezzino e che vanta collaborazioni prestigiose come quella con Astor Piazzola,
Edoardo Bennato e molti altri ancora. Da molti anni il coro De Andrè è protagonista
della stagione “Teatro Ragazzi” e ha prodotto diversi spettacoli originali tra i quali si
possono ricordare “Don Chisciotte e altre utopie”, il “Cyrano de Bergerac” e “Il
Tempo di Alice” che ha già avuto numerose repliche e nel quale presenziano nomi di
attori quali Enrico Casale, Mara Baronti e Caterina Guzzanti.
Il nuovo spettacolo, chiamato “DISNEY’S CAROL’S”, verrà messo in scena dai ragazzi
del coro De Andrè, con la partecipazione di Davide L’Abbate alla chitarra, Andrea
Cozzani al basso, Pietro Sinigaglia al corno francese, Cristina Alioto al sax soprano e
Francesco Carpena alla batteria e la prima si terrà Il giorno 21 Dicembre alle ore 21
presso il centro culturale “Dialma Ruggiero”. Le repliche verranno effettuate poi il
giorno 22 Dicembre nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio alle ore 18 e il 4
Gennaio alle ore 17 ancora una volta alla Dialma Ruggiero; quest’ultima replica vedrà i
ragazzi cimentarsi in una “Special edition” nella quale alcuni attori della Compagnia
degli Scarti, nota compagnia teatrale Spezzina, supporteranno il concerto
aggiungendovi un tocco di teatralità in più.
“DISNEY’S CAROL’S non è uno spettacolo vero e proprio..” dice Gloria
Clemente :“..non ha una trama, è piuttosto un concerto-performance, una scelta di
brani legati tra loro da momenti musicali importanti affidati ad una band d’eccezione e
da alcuni testi che verranno letti dai nostri ragazzi”. In quest’ultima opera del coro De
Andrè infatti non vi saranno parti recitate, bensì solo brani cantati che spazieranno
dai jazzati ritmi de “Gli Aristogatti” alle dolci strofe de “La Bella e la Bestia” e ancora
brani tratti da “Hercules”, “Tarzan”,”Robin Hood”, etc.
Gloria continua ancora dicendo:”E’ un omaggio alla grande tradizione musicale Disney e
ovviamente il “CAROL’S” è in riferimento alla sua collocazione natalizia, in perfetta
sintonia con quella che era la tradizione della “vecchia” Disney che attendeva le
festività per far uscire nei cinema per il grande pubblico la sua nuova creatura”: e alla
mia domanda:”Perché questa volta si è deciso di tralasciare la parte teatrale del
coro,da sempre protagonista negli scorsi spettacoli,ed enfatizzare invece soltanto
quella canora?” Risponde:”Questa volta abbiamo deciso di far cimentare il nostro coro,
come hai detto tu prima da anni brillantemente impegnato in rappresentazioni e
spettacoli di carattere teatrale, in una versione totalmente dedicata al canto, e
dimostrarne il livello di eccellenza raggiunto, con molti arrangiamenti originali, scritti
per 3/ 4 voci”.
Esprimendo un ultimo parere, questa volta sulla Disney stessa, Gloria aggiunge:”La
Disney era ed è una pietra miliare di quello che io definirei progresso umano nel campo
dell’animazione e della comunicazione e le musiche dei suoi grandi autori ne sono forse
il testimone più autorevole; un punto di riferimento al quale siamo tutti debitori,
grandi e piccini.”
Come appunto uno spirito dei natali passati del celebre “A Christmas Carol”, anche
questo spettacolo ci può aiutare a riportare alla mente dolci ricordi reconditi della
nostra infanzia che pensavamo fossero stati dimenticati e che, invece, tornando a
galla ci possono ricordare che in fondo non siamo, e forse non saremo mai, grandi
quanto pensiamo di essere.
Tommaso Pistelli VD
2012: UN ANNO DA RICORDARE
Il 2012 è stato un anno ricco di eventi sportivi molto interessanti per gli appassionati: sono
state molte le sorprese e altrettante le conferme, abbiamo provato sia gioie che dolori, ma
certamente quello che non è mancato sono state le emozioni. Andiamo a ripercorrerle insieme
mese per mese.
GENNAIO: in Serie A la Juventus si laurea campione d’inverno, nonostante il Milan tenga il
suo passo; nel tennis, non sorprende la partenza sprint di Djokovic, che si aggiudica
l’Australian Open in una finale al cardiopalma contro Rafa Nadal. In ambito femminile trionfa,
invece, Vika Azarenka, che pare aver superato i suoi limiti caratteriali.
FEBBRAIO:si tratta di un mese cruciale per la lotta scudetto: la Juve incappa in una serie di
pareggi ed il Milan si trova in vantaggio di un punto nello scontro diretto del 25: la partita,
condizionata da sviste arbitrali, termina con un pareggio, che va stretto alla compagine
meneghina. La squadra di Allegri, tuttavia, si rifarà in Champions League, dove sarà l’unica tra
le italiane a passare ai quarti di finale; Inter e Napoli vengono infatti eliminate
rispettivamente da Marsiglia e Chelsea.
MARZO: inizia il campionato di Formula 1, ma le premesse non sono delle migliori per la Ferrari:
dal punto di vista aereodinamico, infatti, la vettura appare inferiore a Red Bull e Mclaren.
Intanto, per quello che riguarda il calcio italiano, Juve e Napoli si aggiudicano la finale di
Coppa Italia, mentre in campionato il Milan sale a +4.
APRILE: questo mese è particolarmente denso di eventi: assistiamo, infatti, ad un clamoroso
scivolone rossonero, che consente alla Juve di scavalcare ancora una volta la formazione
milanese; per quanto concerne i campionati esteri, in Germania il Borussia Dortmund si
aggiudica la Bundes nello scontro diretto contro il Bayern Monaco, mentre in Spagna Cristiano
Ronaldo regala lo scudetto al Real Madrid mettendo a segno il gol decisivo nel classico contro
il Barcellona. Entrambe le spagnole, però, escono sorprendentemente dalla Champions League
in semifinale: il 19 maggio, a Monaco, si contenderanno il titolo di campione europeo il Bayern e
il Chelsea.
MAGGIO: la Juventus conquista lo scudetto dopo una striscia di 38 partite da imbattuta; in
Inghilterra, invece, il Manchester City e lo United lottano fino all’ultimo minuto, quando
Aguero, segnando una rete nel recupero, regala a Mancini il titolo inglese. In ambito europeo,
Drogba si conferma l’uomo copertina di questa edizione della Champions, regalando, grazie alla
marcatura nel rigore decisivo della finale, il primo trofeo europeo ai Blues. Nel tennis, agli
Internazionali di Roma, nasce la bellissima favola della coppia italiana Errani-Vinci, destinata a
diventare di lì a poco, la numero uno al mondo. Contemporaneamente a tutto ciò, comincia
anche il novantacinquesimo Giro d’Italia, terminato con la vittoria di Ryder Hesjedal.
GIUGNO: questo è il mese degli europei di calcio, svoltisi in Polonia ed Ucraina: dopo un inizio
stentato, la nazionale italiana elimina l’ Inghilterra e la Germania, volando in finale contro la
Spagna. Gli iberici, oltre a ciò, possono gioire anche della vittoria di Rafa Nadal al Rolland
Garros e delle trionfali cavalcate di Lorenzo in Moto GP e Alonso in Formula 1. Nel basket,
sottolineiamo la vittoria del sesto scudetto consecutivo da parte di Siena e la conquista dell’
NBA per opera dei Miami Heat, guidati da un immenso LeBron James.
LUGLIO: il mese si apre con la disfatta italiana nella finale europea per merito della Spagna,
che vince con un sonoro 4 a 0. Pochi giorni dopo, Roger Federer regala l’ennesima perla della
sua sublime carriera, sconfiggendo nella finale di Wimbledon Andy Murray. Il 27, inoltre, si
apre l’evento sportivo più atteso: assistiamo, infatti, alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi
di Londra.
AGOSTO: l’olimpiade si mostra appassionante fin dagli inizi, grazie ai trionfi del britannico
Wiggins nel ciclismo, di Andy Murray nel tennis, di Michael Phelps nel nuoto, ma, soprattutto,
di Usain Bolt, che entra nella storia dell’atletica leggera riuscendo a ripetere l’impressa di
conquistare tre ori. La spedizione italiana si conclude con un ricco medagliere, costituito da
ventotto medaglie, di cui ben otto d’oro, nonostante i risultati deludenti del nuoto.
SETTEMBRE: in questo mese, la Serie A prende il via; ancora una volta, il campionato italiano
si apre sotto il segno della Juve, che pur priva del suo allenatore, appare ugualmente in grande
spolvero. Sono buone anche le partenze di Napoli, Inter e Fiorentina, mentre deludono Roma e
Milan, privo di Thiago Silva e Ibra, partiti in estate.
OTTOBRE: la Juve, che in campionato fa da padrona, incontra le prime difficoltà in Champions,
dove colleziona tre pareggi su altrettante partite giocate. Il Milan, al contrario, scopre un
giocatore in grado di risolvere ogni partita: il giovane El Sharawy. In ambito tennistico, a
Shanghai avviene il match più bello dell’anno, in cui Djokovic riesce a strappare la vittoria,
grazie ad una prepotente rimonta, sullo scozzese Murray. Infine, nei motori, Jorge Lorenzo si
laurea campione del mondo per la seconda volta.
NOVEMBRE: l’Inter interrompe la lunga striscia di imbattibilità juventina espugnando lo
Juventus Stadium, fino ad allora rimasto inviolato, grazie ad una partita organizzata
perfettamente sul piano tattico dal tecnico Andrea Stramaccioni. La compagine bianconera
avrà comunque modo di rifarsi togliendosi la soddisfazione di battere e, di fatto, eliminare
dalla massima competizione europea i campioni in carica del Chelsea. In Formula Uno,
Sebastian Vettel ottiene il suo terzo titolo consecutivo staccando il ferrarista Alonso per soli
tre punti. Djokovic si impone anche a Londra nei Masters ATP battendo in una splendida finale
Roger Federer; epica la vittoria della Repubblica Ceca di Thomas Berdych e Radek Stepanek
che schiantano la strafavorita Spagna in Coppa Davis.
DICEMBRE: in questo mese le due italiane passano agli ottavi di finale di Champions; in
campionato, la Juve approfitta dello scontro diretto tra Inter e Napoli e vola a +4. Intanto
Lionel Messi dà un’ ulteriore prova del suo immenso talento, stracciando il record di 85 gol in
un anno solare, che apparteneva a Gerd Muller.
Auro Viola e Daniele Calligaris , ID
Natale Consumistico
Passeggiando tra le vie del centro nel mese di Dicembre si può facilmente notare
l’arrivo di un qualcosa di nuovo, di avvolgente e abbagliante: il Natale.
Tutti i negozi allestiscono le loro vetrine con decorazioni, i loro esterni con piccoli
alberi addobbati a festa e le luci percorrono i loro perimetri e collegano gli edifici,
cosicché tutto sia un immenso tripudio di colori. Per strada si possono anche
incontrare uomini che, per la gioia dei più piccoli (e non solo) si travestono da Babbo
Natale, simbolo di questa festa e divertono i passanti talvolta regalando loro palloncini,
altre volte donando solo un sorriso e due chiacchiere, ma il Natale è proprio fatto di
questo: sorrisi, e quale modo migliore esiste per farli apparire sul volto? Un regalo.
Immediatamente pensando alla parola “regalo” viene in mente un qualcosa di materiale,
ma non necessariamente è così e proprio per questo il così detto Regalo è da dividersi
in
due
generi:
quello
solidale
e
quello
materiale.
Il regalo materiale può sembrare superficiale, vuoto e oggigiorno è proprio questa
l’idea che le gente se ne fa: viene visto come un obbligo e per tanto se ne perde il vero
senso: quello di donare un sorriso e la felicità. Se noi tutti riprendessimo a comprare
regali perché vogliamo e non perché dobbiamo farlo, probabilmente , proprio come la
figura simbolo del Natale, riusciremmo a portare nel nostro piccolo un ricordo
indelebile di noi e un attimo di gioia nell’animo del destinatario. Il Natale è proprio
composto da questo, attimi di gioia: quante volte vedendo un bambino scartare un
regalo contenente il suo giocattolo preferito abbiamo pensato di non riuscire a
provare più quella felicità perché caratteristica dell’infanzia e quindi non
ripercorribile nell’età adulta o adolescenziale? O ancora quante volte ci siamo sentiti
costretti a fare un regalo senza sentirne il bisogno? Se la smettessimo di pensare con
idee preconfezionate capiremmo il senso del Natale consumistico. Il Natale
consumistico non è da considerarsi “un male” in quanto parte integrante di un’economia
consumistica, bensì è ciò che nel suo piccolo riesce a donare felicità, a riportare le
persone a quel tepore tipico della loro infanzia quando, eccitati dall’idea che fosse
arrivato Babbo Natale, correvano nel salone della loro casa, si sedevano e chiamando i
genitori con tutto il fiato che avevano in gola scartavano i regali; forse se le persone,
se tutti noi nei Regali non mettessimo solo denaro, ma mettessimo anche il cuore,
capiremmo come un oggetto anche apparentemente insignificante può essere tutto ciò
di cui la persona ha bisogno: può essere
il bene, l’amore, il calore, la dolcezza e
quindi il Natale di cui tutti noi abbiamo
bisogno.
Benedetta Arena, Giulia Berta VD
Natale solidale
Che cos’è il Natale? Se lo chiedi a dei bambini, questi si fanno tutti seri, puntano i loro
occhietti furbi nei tuoi e sorridendo urlano:«Regali!!!» Se lo si chiede a dei ragazzi,
loro pensano subito alle vacanze e al divertimento che da esse deriva. Ora invece
chiediamolo ai nostri nonni:« Il Natale è stare insieme, è famiglia, è amore», ci
rispondono senza esitare. E forse, almeno questa volta, sarebbe meglio seguire i loro
consigli disinteressati, guidati solo dalla saggezza degli anni a dall’affetto più sincero.
Dovremmo andare oltre gli addobbi sgargianti e i mercatini natalizi che, pur essendo
stupendi, spesso ci fanno dimenticare il vero significato di questa festa meravigliosa.
Eppure sono tantissime le associazioni solidali che, a Natale più che mai, cercano di
dare il loro contributo e al contempo, come è giusto che sia, chiedono il nostro.
Dovremmo mettere da parte l’esasperato consumismo che spesso accompagna questo
periodo dell’anno e tentare piuttosto di renderci utili, d’altra parte è possibile farlo
con un solo sms o prendendo parte a quelle associazioni che, nello stesso comune di La
Spezia, ci aiutano ad aiutare. Come dimenticare, ad esempio, l’appuntamento
dell’Associazione Italiana contro le Leucemie-Linfoma e Mieloma tenutosi in
quattromila piazze italiane tra il 7 e il 9 Dicembre, allo scopo di raccogliere fondi per
sostenere la ricerca e la speranza contro la leucemia tramite la consueta vendita di
stupende Stelle di Natale. Avvenimento di grandissima importanza nel quale, come ben
saprete,
anche
il
nostro
comune
è
stato
fortemente
coinvolto.
Il vero Natale dovrebbe perciò essere quella festa che, più delle altre, viene
caratterizzata da uno spirito di collaborazione, amore ed unione: bisogna stare
assieme alla propria famiglia, amandola, proteggendola e, se necessario, soccorrendola,
nell’ottica in cui ognuno di noi è un membro fondamentale di questa. Dobbiamo perciò
dare il nostro contributo, evitando di fermarci alle bellissime ma inutili palline
colorate da appendere un po’ ovunque, perché non farlo sarebbe come girare le spalle
alla propria famiglia e ciò sarebbe imperdonabile. Amore, affetto, solidarietà,
unione … sono solo alcune delle parole chiave affinché tutti abbiano uno splendido e
consapevole Natale.
Che
dite? Siamo troppo “smielosi”? Forse sì, ma se non lo siamo a Natale, quando possiamo
esserlo?! Vi chiediamo solo di non pensare, almeno per quest’anno, a quello che
desiderate dalla vostra famiglia, bensì a quello che per la vostra famiglia potete fare.
Detto questo vi lascio, augurandovi uno stupendo ed
incredibile Natale!
Giulia Berta, Benedetta Arena VD
TE LO DO IO UN MOTIVO!
E finalmente, dopo tanta attesa estenuante,
dopo i tanti conti al lato del calendario per
capire quanti giorni mancano (soprattutto da
quando è iniziata la scuola), ecco che arriva il
Natale. Ah che meraviglia il Natale! Quel
periodo congelato e luminoso dove sembra che
tutte le cose brutte possano aspettare la fine
delle festività prima di accadere; un torpore
soffice, una dolcezza di caramella alla menta,
per intenderci!
Ma, a volte, tendiamo a svalutare questa festa..
perdiamo di vista la vera bellezza delle cose e
ci roviniamo questo periodo ripetendoci cose
inutili, ma che adesso vanno taaanto di moda: "è
solo una trovata per guadagnare!" " E'
diventata una festa troppo commerciale, si è
persa la magia!". E se provassimo noi a ritrovare
un po’ la magia? Per rimediare a questo, mamma
sa cosa ci vuole: ecco una lista dei 10 motivi per
cui amare il Natale!
Amici! Il fatidico giorno sta arrivando!
Sbarrare porte e finestre sarà inutile, la
costruzione di un fossato medievale
richiederebbe troppo tempo, e i coccodrilli
assassini che avete noleggiato non potranno
nulla contro l’orda degli affamati parenti. E’
solo questione di tempo … lo si sente già
nell’aria … sa di cannella mista a trucioli di
legno, di salse speziate e arrosto. Guardandovi
attorno, riuscite a vedere solo donne dal
grottesco sorriso che piroettano da un punto
all’altro rischiando di investire gracili bimbi e
innocenti anziani. Qualche decina di metri
dietro, ecco i loro mariti: i volti pallidi,
imperlati di sudore mentre portano sacchetti
delle dimensioni di cuccioli di renna. Tutto
questo con in sottofondo fastidiose canzoncine
spensierate. Signori, non stiamo parlando
dell’IKEA, ma del NATALE.
E vi darò 10 motivi per odiarlo tanto quanto me
1. Le vacanze dalla scuola. E attenti perché
questo vale per dieci ma, dato che sono
buona, ve ne elencherò altri nove. Immagina:
stai dormendo nel tuo letto, al caldo,
avvolto dal piumino e da 7 coperte di lana,
un raggio di luce (quelle che decorano i
terrazzi dei tuoi vicini perché è inverno ed
è nuvoloso) ti sveglia dolcemente. Sono le
11.30, fai colazione godendoti ciò che mangi
per la prima volta dopo tanto tempo e poi
torni a letto a leggere un libro o ti sdrai sul
divano a vedere la tv! Non fai nulla.
Assolutamente nulla. Non è meraviglioso?
Ok, ora svegliati dai sogni che sei a scuola ...
e passiamo al secondo motivo.
1. Babbo Natale non esiste. Molti di voi
piangeranno e si dispereranno davanti
all’evidenza, altri rimarranno sorpresi,
altri ancora non l’accetteranno e si
accovacceranno in un angolino con la
testa tra le mani. Vi capisco, il Natale
perde di significato a seguito di
rivelazioni del genere.
2. I mercatini di Natale. Ma voi ci avete mai
pensato a quanto sono belli i mercatini di
Natale? Con tutte quelle cose
completamente inutili ma che alla fine
comprerai lo stesso perché è l'atmosfera, è
la musica... e soprattutto è che non sai cosa
regalare alla tua amica!
2. L’alba dei Babbo Natale parlanti e
rampicanti. Il business di questi
terrificanti oggetti d’ arredamento
sembra non essere mai in crisi. E per
quanto possiate sforzarvi, non potrete
sottrarvi al vostro destino: come ogni
anno, vostra madre posizionerà il
logorroico Santa Claus elettronico a
fianco alla porta d’ingresso e voi,
rientrati in piena notte, lo azionerete
per errore . Oh oh oh!
3. I regali. Tu magari adesso non sai cosa
regalerai alla tua amica, ma comunque è
certo che anche lei ti farà un regalo. Lo
metterai sotto l'albero e la mattina del 25
dicembre, una delle poche in cui avrai un
motivo quasi valido per alzarti dal letto, lo
scarterai insieme a tutti gli altri 74 regali
che ti sono stati fatti e... sono sicura che
l'emozione di aprirli e la speranza di
trovarci la cosa desiderata, supera anche la
piccola delusione del vedere che magari la
zia ti ha regalato i calzini delle Winx...
anche se sei maschio!
4. Panettone e Pandoro. Non so di che team
siate, io personalmente sono team pandoro,
perché non mi piacciono i canditi (sì, lo so è
sempre la solita storia). Comunque sia,
panettone e pandoro ci sono solamente a
Natale... e mi sembra un bellissimo pretesto
per amarlo!
5. Pranzo di Natale/ Cenone della Vigilia +
Pranzo per S. Stefano. Sì ragazzi, lo so è un
sacco di roba. Però, da me funziona così: il
Pranzo di Natale con i parenti e S. Stefano
(che è il 26 dicembre) con gli amici. Quindi
il supplizio degli zii e prozii e cugini che vedi
due volte all'anno, che ti scardinano le
guance con i loro pizzicottoni e ti ripetono
ogni volta che ti vedono: " Ma come sei
alta!" è ristretto ad un solo giorno. E per un
giorno credo che sia sopportabile. Il resto
è: CIBO! Tanto, buonissimo cibo che ti
allarga il girovita di tre taglie, ma tanto
nessuno se ne accorgerà perché saremo
tutti più grassi. E poi, si sa: le diete si
riprendono sempre dopo Natale... (motivo
bonus per amarlo)
6. Il Natale è una festa cristiana. Lo so che è
scontato, ma è proprio da qui che nasce la
festa, per apprezzarla sarebbe giusto
anche andare alla base di questa nostra
tradizione.
3. Il pranzo di Natale. Dove i tuoi incubi
peggiori diventano realtà. Il preludio
comprende le due settimane di cucina no
stop di tua nonna, l’inevitabile zio che si
spacca la caviglia mentre lavora
nell’orticello abusivo dietro casa e la
calderina che si rompe il giorno prima della
Vigilia lasciando la famiglia in un clima
degno del Circolo Polare Artico. Le
ventisei portate vengono di solito servite
su piatti improvvisati o in vasi da fiori che
talvolta, a metà consumazione, i
commensali si spaccano in testa a vicenda.
4. Frate Panettone e Sora Mostarda. E che
dire delle pietanze? Squisite e in quantità!
Vengono cucinati bovini interi, comprati
ortaggi di ogni foggia e accumulate
dozzine di torroni chilometrici. E voi, lì per
lì, non date troppo peso alla cosa, desinate
giulivi. Ma in fondo lo sapete. Sapete che
per quanto i vostri amati consanguinei
possano mangiare, per quanto la loro
glicemia possa salire senza compromettere
le loro funzioni vitali, per quanto il
Lambrusco sia in grado di aumentare la
capacità dei loro stomaci,ci saranno degli
avanzi. E che fino ai primi di Febbraio
sarete costretti a mangiare fette
marmoree di panettone o di polpettone
dall’ambiguo colore.
5. Mamma ho perso l’aereo. Solo il titolo vi
spinge inconsciamente a fare di casa
vostra un ricettacolo di trabocchetti per
eliminare eventuali ladri natalizi, nevvero?
6. I regali. Dopo quelli dell’anno scorso, non si
può che migliorare. E invece no.
Preparatevi a ricevere deliziosi utensili da
cucina a forma di animali della giungla e
numerose magliette pastello di sette
taglie più piccole.
7. La neve quando non devi uscire. E qui
attenzione perché entriamo nel poetico.
Credo che tutti abbiamo presente quella
scena bellissima che ci hanno propinato in
vagonate di film in cui il protagonista, che
ama il Natale, si sveglia (alle 11.30), si
avvicina alla finestra e, dal caldo di camera
sua, scostando dolcemente una tendina
(perché le sue finestre non hanno persiane
e danno su un giardino ampissimo e
decoratissimo), vede questa coltre bianca
posata lievemente sul terreno e sugli
alberi... e sui bambini che intanto si sono
ibernati nel tentativo di giocare a palle di
neve. Le differenze tra i film e la vita
quotidiana non hanno fine, ma la neve è
reale e, se scende, durante le vacanze di
Natale possiamo avvalerci del piacere di
guardarla mentre si posa sull'asfalto e
sorseggiare il nostro latte caldo senza
preoccuparci della città bloccata.
8. Tutta la gente fa i dolci a Natale. Mi sono
dilungata tanto sulla neve, ora sarò concisa.
A Natale si è tutti più buoni e...tutti fanno i
dolci, i dolci di Natale. Queste nonne e zie e
mamme con la fissa del dolce di Natale si
cimentano in ricette che, per qualche
impedimento a me oscuro, non provano più
fino al 23 dicembre dell'anno dopo, e le
provano tutte insieme! 740 tipi diversi di
dolci, tutti da assaggiare! Devo aggiungere
altro?
9. Il calendario dell'avvento. Io lo amo. No, sul
serio. E' una cosa fantastica: un calendario
in cui, per tenere il conto del tempo, per
ogni giorno mangi un cioccolatino. A parte il
piccolo contentino che ricevi alla fine di una
giornata pesante, ma poi l'atmosfera
dell'attesa... e se proprio non vi dice niente
attendere il Natale, almeno attendete il 24,
che ha il cioccolatino più grande!
7.
Le luminarie in Piazza del Mercato. Una
cecità improvvisa pare aver colpito parte
della popolazione spezzina. Uomini in preda
al panico che correvano per le vie
sbattendo contro angoli e panchine, una
volta tranquillizzati, hanno affermato di
“aver visto una grande luce colorata in
fondo a Corso Cavour, di averla osservata
attentamente per qualche secondo, poi il
nulla”. Alcuni avanzano ipotesi plausibili,
come la presenza di un Basilisco o di un
Chupa Cabra psichedelici. Il comune
consiglia di indossare occhiali da sole e
tenere lontano i bambini dalla zona di
Piazza del Mercato.
8.
Le catene di Sant’Antonio. E qui ci scappa
il morto. Perché vorrei sapere da te, sì,
proprio tu che mi mandi essemmesse dal
contenuto inopportuno alle undici e mezzo
di sera, che cosa diamine ti passi in quel
tetrapak vuoto che ti ritrovi al posto della
testa. Non tenterò di interpretare, né
contribuirò a divulgare l’inutile messaggio,
su questo puoi star certo. Devo dire però,
che la parte finale della tipica catena di
Sant’Antonio mi lascia sempre turbata:
“[…]Luciano Zampogna, un impiegato
comunale di Trebaselenghe, non inoltrò
questo messaggio e disimparò ad andare in
bicicletta. Poi gli cadde in testa un
pianoforte. Ah, e il figlio maggiore si
iscrisse alla facoltà di Psicologia Ovina.”
… in ogni caso sei pregato di spendere il
tuo credito residuo in modo più
costruttivo. Con tutto il rispetto per il
povero Zampogna, Buonanima.
9. Le scalinate ghiacciate.
CRACK!!!
… in caso ve lo foste chiesto, sì, era
proprio il rumore di una vertebra. O di
quello che ne rimane
10. L'atmosfera. Ci divertiremo anche un
sacco a lamentarci sulla commercialità
del Natale ma, io penso che alla fine
tutte le lucine per le strade, gli addobbi,
e perché no, anche la neve finta e le
candeline profumate, un po' di atmosfera
in città la creino. Io cammino per le
strade e mi sento un po' più felice... (a
parte quando passo in piazza del
mercato, perché le luci che hanno messo
lì sono davvero fuori da ogni
comprensione umana). A Natale tutto è
diverso. E anche solo per uscire un po'
dalla monotonia del resto dell'anno credo
che valga la pena di fare il piccolo sforzo
di accettare questa festa, ormai ridotta
ad un lamento e ridonarle un po' di
magia.
“E’ Natale da fine ottobre. Le lucette si
accendono sempre prima, mentre le persone
sono sempre più intermittenti. Io vorrei un
dicembre a luci spente e con le persone
accese. ”
(Charles Bukowski)
Valentina Arecco I A
10. L’atmosfera. E nonostante tutto, la gente
è felice a Natale. Sembra quasi che
durante questo magico periodo, qualunque
delusione, sconfitta o tristezza perda di
significato e venga sostituita da un largo
sorriso di plastica. Si ricomincia a sperare
in maniera distorta, a credere che forse
… magari … si possa rimediare ai propri
errori. Tornare indietro, chiedere scusa,
perdonare …
E allora perché non averci pensato prima?!
Perché, tutto ad un tratto, decidere di
tenersi per mano nel girogirotondo della
pace o pronunciare massime di bontà, se
fino a quel momento non si era fatto altro
che tirare coltellate alle spalle?
Siate coerenti: odiatevi anche a Natale.
Imparate dai vostri errori, ma non fate
del periodo festivo un pretesto per
chiedere una seconda possibilità.
"Io odio il Natale."
(Il Grinch)
Martina Fabbri I A
I Maya: tutto può succedere
La discussione sulla fine del mondo è una fra le più grandi preoccupazioni degli ultimi mesi. Se
anche solo pensassi che fra una decina di giorni, o poco più, questa possibile catastrofe
(secondo le previsioni maya) potrebbe dividerci dal nostro adorato pianeta, mi si
accapponerebbe la pelle.
Ma chi sono i Maya? Essi si diffusero in America Centrale intorno al 900 a.C. e, secondo il
loro calendario, ci furono cinque Ere cosmiche
corrispondenti ad altrettante civiltà. Le precedenti quattro
Ere (dell’Acqua, dell’Aria, del Fuoco e della Terra)
sarebbero tutte terminate con degli immani sconvolgimenti
ambientali. Alcuni studiosi affermano che la prima civiltà,
quella
distrutta
dall’Acqua,
fu
Atlantide.
Ma quando e come avverrà secondo i Maya la fine del mondo?
Alla fine dell’attuale Età dell’Oro (la quinta), che terminerà
nel 2012. Secondo i ricercatori Maurice Cotterell e Adrian
Gilbert, i cataclismi che caratterizzarono la fine delle Ere
Maya furono causati da un’inversione del campo magnetico
terrestre,
dovuto
ad
uno
spostamento
dell’asse
del
pianeta.
La Terra infatti subirebbe periodicamente una variazione dell’inclinazione assiale rispetto al
piano dell’ellittica del sistema solare che provocherebbe scenari apocalittici, descritti dallo
storico
Immanuel
Velikvosky
nel
suo
libro
"Earth
in
Upheaval".
"...Un terremoto farebbe tremare il globo intero. Aria e acqua si muoverebbero di continuo
per inerzia, la Terra sarebbe spazzata da uragani e i mari investirebbero i continenti... La
temperatura diverrebbe torrida e le rocce verrebbero liquefatte, i vulcani erutterebbero, la
lava scorrerebbe dalle fratture nel terreno squarciato, ricoprendo vaste zone. Dalle pianure
spunterebbero come funghi le montagne, che continuerebbero a salire sovrapponendosi alle
pendici
di
altre
montagne
e
causando
faglie
e
spaccature
immani.
I laghi sarebbero inclinati e svuotati, i fiumi cambierebbero il loro corso, grandi estensioni di
terreno verrebbero sommerse dal mare con tutti i loro abitanti. Le foreste sarebbero
divorate dalle fiamme e gli uragani e i venti impetuosi le strapperebbero dal terreno... Il mare,
abbandonato dalle acque, si tramuterebbe in un deserto. E se lo spostamento dell’asse fosse
accompagnato da un cambiamento nella velocità di rotazione, le acque degli oceani equatoriali
si ritirerebbero verso i poli e alte maree e uragani spazzerebbero la Terra da un polo all’altro”.
E ovviamente lo spostamento dell’asse cambierebbe il clima in ogni luogo.
Vi aspettavate tutto questo da un’innocua civiltà vissuta circa 3000 anni fa?!?
Ebbene sì ragazzi, preparatevi, tutto può succedere…
Alberto Rapallini. Federico Sergio, IV A
Un dolce natale in famiglia
Tra poche settimane sarà Natale, un evento da sempre preannunciato da un'atmosfera
particolare. Quest’ anno a causa dei disagi economici che stanno vivendo molte
famiglie italiane, il Natale verrà festeggiato in tono minore. Penso a quelle famiglie
che si troveranno di fronte alla realtà, malinconica, di non poter arricchire l’ albero di
Natale di quei pensieri piccoli che normalmente avrebbero assicurato ai propri cari. Mi
auguro che in questo clima di difficoltà, il Natale, sicuramente più povero di doni,
possa permettere alle famiglie di essere ancora più unite, riscoprendo che è
importante sentirsi avvolti dal calore della propria famiglia.
Un modo per stare insieme rendendosi complici della magia del Natale, dimenticando
gli attuali problemi, è quello di preparare dei buoni dolcetti.
Ecco una facile ricetta perfetta per grandi e piccini, per la colazione e la merenda
delle feste che può rappresentare anche un ottima idea regalo per amici e parenti.
GOLOSISSIME STELLE DI NATALE AL COCCO
Ingredienti:

2 uova

140g di burro

300g di farina 00

100g di farina di cocco

100g di zucchero

½ bustina di lievito vanigliato

1 tavoletta di cioccolato fondente
Preparazione:

In una ciotola impasta la farina, lo zucchero, la farina di cocco, il burro (a temperatura
ambiente), le uova e il lievito.

Su un piano leggermente infarinato stendi la pasta con il matterello fino a ottenere una
sfoglia di cerca mezzo centimetro. Poi con le apposite formine fai tanti gustosi biscotti.

Disponi una teglia e falli cuocere in forno a 160° per circa 30 minuti. Quando sono dorati, toglili dal forno e lasciali raffreddare.

Nel frattempo fai sciogliere il cioccolato fondente, quando è tiepido decora i biscotti
facendo dei ghirigori sulla loro superficie. Infine dare una spolverata di cocco.
Puoi anche spalmare sulla base di una stella la nutella e fissare con un altro biscotto.
… buon appetito e soprattutto buon divertimento!!!
rica Selvaggio II A
L’ULTIMA THULE DI FRANCESCO GUCCINI
Un travaglio durato per quasi sette anni. Un parto difficile, complesso, fatto di dietrofront
improvvisi e di promesse ai fans di sempre, che ha dato come risultato quello che sarà
purtroppo l’ultima delle grandi creature di Francesco Guccini, come annuncia il titolo, quasi
profetico: “L’Ultima Thule”. Datava 2006 l’ultimo disco del Maestro, Ritratti, pieno
sicuramente di spunti interessanti e di particolari intrecci musicali, curati dal chitarrista di
sempre Juan “Flaco ” Biondini, ma che sembrava aver perso in parte quella vivacità poetica ed
artistica che da sempre caratterizza i testi di questo ultimo alfiere della canzone d’autore. È
vero, Piazza Alimonda, dedicata alla morte di Carlo Giuliani, così come Canzone per il Che
richiamano ai grandi “fasti” del passato, ma non sono neppure confrontabili con grandi successi
come Cyrano, Dio è Morto, La Locomotiva o L’Avvelenata, capisaldi della musica cantautoriale
italiana, oltre che canti ultragenerazionali. Non poteva quindi di certo essere questa l’ultima,
conclusiva creazione di Guccini, che dopo aver ritardato la data di uscita del suo disco per due
o tre anni, ha deciso finalmente di renderlo acquistabile il 27 novembre di quest’anno. Una
data attesa con incredibile e trepidante curiosità da tutti i gucciniani, ma anche con una sorta
di mestizia e tristezza, dovuta alla presa di coscienza che sarà inutile aspettare un ulteriore
album, perché quando il Maestrone dice “Basta ” è basta sul serio; non è mai stato un tipo che
torna sui suoi passi, per fortuna, e mai lo sarà. Forse non saranno stati presi d’assalto i negozi
di dischi, in occasione dell’uscita de “L’Ultima Thule”, come lo sono stati i negozi di telefonia in
occasione della messa in commercio del mirabolante iPhone 5, ma di sicuro l’evento non è uno di
quelli che non vengono pubblicizzati, anzi: Guccini ha fatto la sua apparizione in diversi TG e
trasmissioni, quasi imbarazzato dall’idea di dover consigliare il suo disco. Dopotutto, lui, a
metà tra il poeta e il cantastorie, lui, piccolo baccelliere e burattinaio di parole, non è di certo
adatto a tale genere di cose; lo dice proprio nella sua Avvelenata: “io canto quando posso e
come posso/ quando ne ho voglia senza applausi e fischi/ vendere o no non passa fra i miei
rischi, / non comprate i miei dischi e sputatemi addosso”. Al di là della citazione poetica, i suoi
dischi sono stati comprati eccome: in un periodo così nero della musica italiana, ormai ridotta
alle canzonette e a noiosi motivetti che si avvinghiano al nostro cervello e ci rimangono in
testa (anche contro la nostra volontà) per settimane intere, il ritorno in radio e negli stereo
delle parole e della voce (ormai temprata dagli anni e assai più debole di quella ascoltata in
Ritratti, ma ancora incredibilmente emozionante) di Guccini sembra quasi avere i tratti di una
oasi verde in un deserto di siccità artistica e poetica, quale purtroppo è l’odierno scenario
musicale italiano. Per il suo nuovo disco, Guccini ritorna alle origini; le registrazioni (filmate e
postate sul canale YouTube del cantautore pavanese) sono state infatti compiute in uno studio
allestito nel vecchio mulino di Pavana, città natale del poeta. E tale “ritorno al passato” si
esplica e si realizza perfettamente fin dalla prima traccia dell’album, che pone fine alla serie
di Canzoni di Notte che hanno accompagnato la vita artistica del Guccio: Canzone Di Notte
N.4 apre infatti le danze, e allo stesso tempo assume i caratteri dell’ultimo tassello di un
mosaico cominciato nel lontano 1967 con Folk Beat n.1, primo album del cantante. Già dalla
prima canzone avvertiamo una certa vena nostalgica, che sarà una costante di tutti i testi,
quasi a voler segnalare che la stessa tristezza che accompagna l’ascoltatore che porge
attentamente orecchio alle parole del Maestro, ha fatto sussultare la mano del poeta mentre
scriveva quelle che sarebbero state, almeno musicalmente, le sue ultime parole. E così si
arriva alla seconda traccia quasi con l’amaro in bocca sentendo l’ultima frase di Canzone di
Notte N.4 (“Notte tranquilla che mi fai trovare/ forse, la pace.”). L’Ultima Volta è una delle
canzoni di punta del disco, con una parte musicale attentamente curata da Biondini e
richiamante leggermente alle sonorità di Pierangelo Bertoli, che esalta perfettamente il testo
estremamente ispirato di Guccini: il richiamo costante è quello all’infanzia del poeta, avvertita
con un brivido di nostalgia, alle corse sull’Appennino, a quella “ragazza di allora” e a quel loro
ultimo bacio. Una canzone davvero difficile da descrivere, estremamente emozionante e
particolarmente sentita dal cantante, arricchita nella parte finale dal “ suono continuo ed
ossessivo che fa il Limentra” (Amerigo, 1978), e caratterizzata anch’essa da una chiusura
particolarmente forte (“Quando il giorno dell’ultima volta/ che vedrai il sole nell’albeggiare/ e
la pioggia ed il vento soffiare/ ed il ritmo del tuo respirare/ che pian piano si ferma e
scompare.”). Il testo che segue è in realtà gia conosciuto agli estimatori di Guccini, e a coloro
che negli ultimi sei anni hanno partecipato a qualche suo concerto; Su In Collina è infatti uno
dei brani fondamentali del cantautore, che consuma così il suo tributo in onore della
Liberazione, in un tempo in cui tale atto sembra essere condiviso solo da pochi. La canzone
prende spunto dalla poesia di Gastone Vandelli “Mort en culleina”, e narra la vicenda della
morte di un partigiano, il Brutto, seviziato, barbaramente ucciso e appeso nudo ad un filo
spinato dai fascisti, con in mano un cartello che recitava: “Questa è la fine di tutti i
partigiani”. I riferimenti al venticinque aprile sono però presenti anche nel brano successivo ,
Quel Giorno d’Aprile, scritto con il collaboratore di sempre Dati, sicuramente più leggero e
orecchiabile rispetto alla traccia precedente. Ma è in Testamento di un Pagliaccio che Guccini
si riscopre portatore di ideali politici ormai scomparsi e scrittore e poeta di incredibile ironia.
Anche questo brano fa parte della scaletta di ogni concerto del cantautore, ed è
caratterizzato da una coscienza politica sicuramente più disincantata rispetto a quella che
animò altri testi, come, ad esempio, La Locomotiva. I riferimenti sono esplicitamente diretti
ad uno dei più influenti personaggi della recente storia della politica italiana, che Guccini
attacca in maniera anche diretta: “Ma cosa importa, è giunto fino in fondo/ alla sua saga
triste e divertente/ a una vita ridicola e insipiente. /Lui muore infine, e noi restiamo al mondo.”
Oppure ancora, annoverando gli invitati all’immaginario funerale, vi saranno di certo “ un onesto
mafioso riciclato/ un duro e puro cuore di nostalgico/ travestito da vero democratico/ e chi si
sente padrone dello Stato”. Le due tracce successive, Notti e Gli Artisti, servono a spezzare
un po’ il ritmo e ad abbassare i toni dei testi precedenti, ma soprattutto fungono da
introduzione all’ultimo, fondamentale brano: L’Ultima Thule. È questo il nome che Guccini da’ a
quello che altro non è se non l’epitaffio della sua carriera di burattinaio di parole. Già il titolo,
che è lo stesso dell’album, dovrebbe metterci sulla retta via: Thule è
un'isola divenuta leggendaria citata per la prima volta nei diari di viaggio dell'esploratore
greco Pitea, salpato da Marsiglia verso il 300 a.c. per un'esplorazione dell'Atlantico del Nord.
Il riferimento di Guccini è all’interpretazione che Virgilio da’ al mito, interpretando “ultima”
nel senso di estrema, cioè ultima terra conoscibile, e il cui significato nel corso dei secoli
trasla fino a indicare tutte le terre "al di là del mondo conosciuto". Se il disco rappresenta
l’ultimo faticoso viaggio del cantante, il brano assume metaforicamente i tratti dell’ultimo
porto, dal quale non partirà più alcuna nave verso orizzonti misteriosi e terre inesplorate:
“L’Ultima Thule attende e dentro il fiordo/ si spegnerà per sempre ogni passione,/ si perderà
in ultima canzone/ di me e della mia nave anche il ricordo”. Sono queste le parole con le quali
Francesco Guccini mette la parola fine ad una carriera ultratrentennale, caratterizzata da alti
e bassi, ma portata avanti sempre con grandissima dignità e incredibile coerenza, e da un
genuino desiderio di far musica, che andava oltre i ritmi e i desideri di denaro e fama che
caratterizzano l’odierno scenario musicale. A Guccini (così come ad altri grandi artisti, quali
De Andrè, Battiato, Fossati, De Gregori, Dalla, Bertoli…) è necessario riconoscere il merito di
aver ridotto al minimo l’incredibile divario che separava la poesia dalla canzone; e forse allora
non è poi così azzardato dire che, assieme al Maestro, anche la poesia italiana approda alla sua
ultima Thule, in attesa di altri valenti marinai che abbiano il coraggio di far vela verso nuove e
inesplorate mete.
Manuel Apice, II E
Deep Purple:The Highway Star
Il 16 luglio di quest’anno è morto Jonathan “Jon” Douglas Lord, pianista e organista inglese,
uno dei più famosi tastieristi del Rock. Questa tragedia ha colpito il mondo della musica
mondiale e mi sembra giusto(da fan)scrivere un articolo sulla band da lui fondata, uno dei
complessi più influenti e abili degli ultimi 50 anni: i Deep Purple. A livello mondiale questo
gruppo è conosciuto per la canzone Smoke on the Water, ma anche per essere un’ispirazione
per tutti i gruppi che suonano dal vivo. Ma partiamo dall’inizio: il progetto Deep Purple è nato
dall’incontro di Jon Lord(Tastiera), Ritchie Blackmore(Chitarra) e da Nick Simper(Basso), che
decidono di aprire le audizioni, alla ricerca di un batterista e di un cantante. Era il 1967: i
gruppi musicali del tempo erano influenzati dalla voglia di sperimentare, di cercare nuovi
stimoli e per questo da lì a pochi anni sarebbe nato il Rock Progressivo ( fatto di
sperimentazioni, virtuosismi strumentali e cambi imprevedibili di tempo) e l’Hard Rock, dal
suono granitico e potente. I tre musicisti trovarono Rod Evans(Voce) e Ian Paice(Batteria) e
formano la Mark(formazione) I; tra il 1968 e il 1969 producono tre album: Shades of Deep
Purple,The Book of Taliesyn e l’omonimo Deep Purple. Questi tre album sono influenzati molto
dal Rock Progressivo e i primi due sono formati da canzoni originali e cover (a mio parere
migliorate dagli assoli di organo e chitarra) dei Beatles, Neil Diamond e altri artisti. Il terzo
contiene solo brani originali, accompagnati da un’orchestra. Nel ’69 Rod e Nick vengono
allontanati per divergenze musicali e rimpiazzati rispettivamente da Ian Gillan e Roger Glover
e insieme a loro il sogno di Lord è stato esaudito: unire un gruppo Rock con un orchestra! Dopo
il Concerto for Group and Orchestra con la Royal Philharmonic Orchestra, che segna l’inzio
della Mark II, i Deep Purple trovano finalmente la loro via pubblicando 1970 l’immortale Deep
Purple in Rock. Questo disco dimostra chi sono i Deep Purple: un gruppo con tecnica, classe e
soprattutto potenza! La canzone più famosa dell’album è la stupenda Child in Time, con una
melodia prima malinconica e poi dinamica, dove la coppia organo/chitarra accompagna le urla
di Gillan. Ormai conosciuti a livello mondiale, partono per un tour, dove dimostrano le loro
capacità improvvisando canzoni e assoli, pubblicano nel 1971 Fireball, disco meno potente del
precedente e più sperimentale, ma sempre suonato con classe. Il ‘72 è considerato il migliore
anno dei Deep Purple: viene pubblicato Machine Head: le canzoni Highway Star,Smoke on the
Water e il seguente Made in Japan, il miglior album Live pubblicato poco dopo, portano i Deep
Purple nella storia del Rock. Purtroppo dal ’73 le cose vanno male: Gillan e Blackmore litigano
spesso in studio e dopo aver pubblicato l’album Who Do We Think We Are, Gillan e Glover
lasciano la band. Il gruppo è di nuovo alla ricerca di un cantante e un bassista: poco dopo
trovano Glenn Hughes (Basso/Voce) e David Coverdale (Voce). Con la Mark III nel 1974
pubblicano Burn e Stormbringer,album caratterizzati dalle sonorità Boogie,Funky e Soul.
Blackmore non era d’accordo con il percorso della band e lascia i Deep nel ’75; al suo posto
entra Tommy Bolin e nel 1976 la Mark IV pubblica Come taste the Band,che non ottenne un
grande successo, nonostante l’ alta tecnica del nuovo arrivato. Il nuovo chitarrista però
danneggia i tour a causa della sua dipendenza da eroina, a tal punto che Coverdale lascia a
metà show il palco di Liverpool, causando lo scioglimento del gruppo nel 1977. Dopo sette
lunghi anni i Deep Purple ritornano con la Mark II e pubblicano nel 1984 Perfect Strangers,
che è un lavoro che gli riporta quasi nel periodo ’70-’71, dove i membri erano uniti. Il tempo
passa, ma Gillan e Blackmore litigano ancora e dopo il valido ma in parte deludente The House
of the Blue Light nel 1987 Gillan esce di nuovo dal gruppo. Blackmore sceglie personalmente il
nuovo cantante, Joe Lynn Turner, senza l’approvazione del gruppo e nel 1989 la Mark V
pubblica Slaves and Masters, che deluse ancora i fans. Lord, Glover e Paice rivogliono Gillan e
Blackmore acconsente. Nel 1993 la Mark II pubblica The Battle Rages on… ,che contiene due
delle canzoni più belle, a mio parere, del gruppo:la titletrack The Battle Rages on… e Anya. La
spaccatura fra il cantante e il chitarrista raggiunge il culmine nel Tour, dove Blackmore
lascia definitivamente la band; Ritchie viene sostituito prima dal virtuoso Joe Satriani (Mark
VI), con il quale concludono il tour e poi da Steve Morse. Nel 2002 Jon Lord lascia la sua
creatura, dopo aver pubblicato Purpendicular nel 1996 e Abandon nel 1998, chiudendo la Mark
VII. Il gruppo ritorna in studio tra il 2003 e il 2005 con il nuovo tastierista,Don Airey,
pubblicando il divertente Bananas e l’ottimo Rapture of the Deep. I Deep Purple faranno
uscire il prossimo album nel 2013, dedicandolo all’amico Jon Lord, il tastierista che rese
possibile non solo l’unione della musica classica con il Rock, ma anche per reso l’organo uno
strumento potente e adatto al suono dell’Hard Rock. La loro musica sarà sempre nei cuori di
chi li ascolta, a prescindere dall’età e dal tempo, perché loro sono i grandi Deep Purple, una
delle rare leggende che il Rock abbia mai avuto.
Marco Ferrante IV A
Cascata di lacrime
Cascate di lacrime
Scendono dai tuoi occhi,
piccole stelle
brillano sulle tue guance
il tuo cuore
si è frantumato
in mille pezzi.
La tua fiducia
È stata tradita,
L’amore dentro te
È stato distrutto,
il tuo orgoglio
si è dissolto nel vento.
E ora
Non rimane altro
Che il dolore,
e la consapevolezza
di aver creduto
a una stupida illusione.
Micaela Sanna II E
Fly UP