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Workshop I jeans del re

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Workshop I jeans del re
Workshop I jeans del re
Accademia di Belle Arti di Frosinone, sede di Ferentino, 11 Maggio 2009
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A cura di Gabriella Gai
Workshop I jeans del re
Accademia di Belle Arti di Frosinone sede di Ferentino, 11 maggio 2009 – Come smontare un paio di jeans – Manuale di suggerimenti
100% fuoriserie ©Copyright 2009 , Gabriella Gai, Raffaella Bresciani, Giovanni Cappellotto
Perché smontarlo?
Perché smontare un vecchio
paio di jeans, un capo di
abbigliamento così complesso,
robusto e vissuto? Perché
mettere mano a forbici e
audacia per estrarre l’anima
che lo caratterizza: tela,
cuciture d’acciaio, tasche
modellate, passanti, scoloriture
e bottoni?...
Perché il jeans è un oggetto
troppo attraente per non
essere visto anche come materiale tessile da trasformare, soprattutto quando quel denim ha
confezionato il classico pantalone che tutti ben conosciamo. Solo un pantalone in jeans vissuto e
dismesso ha dentro di sé una storia da raccontare, una memoria che non deve finire in un cumulo
di logori stracci da mandare al macero. E allora prendiamo coraggio, facciamo vivere a quel
vecchio pantalone un’altra storia, quella che ora vogliamo raccontare noi, scrittori di nuove storie
del jeans usato. Questo piccolo manuale di suggerimenti potrà esserci d’aiuto.
Gli attrezzi da utilizzare
Ottenere sezioni di tessuto
interessante, fonte di ispirazione per
nuovo design di riutilizzo dipenderà
fortemente dal metodo con il quale
smonteremo il nostro jeans da
riciclare. Dovremo infatti imparare a
leggere il materiale ottenuto dopo
l’operazione di divisione: non siamo
di fronte a un foglio bianco, ad una
pezza di tessuto da srotolare con
altezza fissata dalla produzione di un
telaio, ma a sezioni di un oggetto
ben definito, prodotte dal taglio di un
jeans di differenti dimensioni,
dovute essenzialmente alla taglia di origine. Otterremo parti di tessuto più o meno grandi rispetto
a quest’ultimo parametro: taglie più piccole = meno tessuto; taglie più grandi = più tessuto!
Gli attrezzi adeguati per smontare un jeans sono indispensabili. Il denim, le cuciture sono robusti,
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quindi saranno necessari attrezzi sicuri e affilati. Due paia di forbici (una grande per taglio tessuti,
una media da cucito) e un taglia asole saranno l’ideale. Una sola raccomandazione: forbici e taglia
asole sono… strumenti da taglio che vanno manovrati con abilità e cura. Poniamo attenzione al
loro uso perché potremmo ferirci facilmente.
Da dove iniziare? Una piccola storia
Da bambina, quando ho
iniziato ad avere la passione
per il taglio e il cucito, vedevo
spesso mio padre mettere
mano alle forbici per
sbrindellare letteralmente paia
di jeans che acquistava dagli
straccivendoli per ricavarne
stracci utili al suo lavoro.
Per me assistere a questo rito
era una pena, perché sapevo
che quei poveri, ma
robustissimi stracci dopo un
po’ , sporchi, sarebbero stati
buttati. Mio padre non tagliava
a caso. L’importante per lui era eliminare tutte quelle parti che potevano rovinare per abrasione il
suo lavoro: cerniere, bottoni, passanti che potevano agganciarsi alle macchine durante l’uso dello
straccio. Con molta velocità si liberava di tutti i particolari che io raccoglievo con meticolosità.
Cosa ne farai? Mi chiedeva. Non so, rispondevo io, mi piacciono tanto e magari li attacco a
qualcos’altro. Mio padre aveva il suo obiettivo per riciclare un jeans. Adorava quel materiale
perché era robusto. Uno straccio di jeans dura molto più degli altri, diceva. Ed io tornavo a casa
con un sacchetto pieno di tasche strappate, passanti tagliati malamente, bottoni lucenti, cerniere
sdentate. Nascondevo tutto agli occhi di mia madre che odiava il cucito. Per gioco iniziava la
progettazione, disponendo tutti i miei gioielli di jeans su altri pezzi di tessuto, accostando
passamanerie recuperate, altri bottoni. Insomma la creatività si faceva strada fino a quando non
arrivavo a consegnare a mia madre un piccolo oggetto utile a qualcosa. Il gioco era concluso e già
ne pensavo ad uno nuovo.
Vista la mia produttività mio padre mi fa il regalo di un paio di jeans interi: tieni, mi disse un
giorno, magari con più stoffa riesci a fare qualcosa di più grande. La mia motivazione al ri-uso era
al massimo. Soprattutto perché i tagli li avrei potuti fare come volevo io. I miei gioielli di jeans
potevano essere ancora più preziosi. Da qui, con il tempo, ho perfezionato sempre di più il mio
metodo per smontare un paio di jeans. Ho imparato che serve progettualità anche quando si
decide di disfare qualcosa che già esiste, per ottenere il meglio di ciò che serve a fare qualcosa di
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nuovo. Tagliare con rispetto, mi sento di poter dire, aiuta a ritrovarsi con una parte di lavoro
seguente già impostata, utile a velocizzare operazioni di progettualità e successivo assemblaggio.
E’ il principio infinito del metodo di riciclaggio di qualunque materiale che diventi altro. Se tutta la
filiera del riciclo a monte funziona con eccellenza, ecco che il risultato della trasformazione è più
facilmente raggiungibile e con eccellenti risultati. Anche preparare un processo produttivo (per
quanto piccolo possa essere) diventa un fatto progettuale e creativo.
Lettura del nostro denim da riciclo
Per noi designer la lettura ha molti più significati. Spesso significa leggere materiali, oggetti, colori
e imparare il loro linguaggio, per poter dialogare con loro e quindi da loro farsi ispirare.
Proviamo allora ad applicare tale concetto al nostro jeans. Non è solo il tessuto che possiamo
ricavare ad interessarci, ma particolarmente i dettagli che possiamo in qualche modo salvare
dall’operazione di sezione. Pensiamo quindi a usare gli attrezzi scientificamente, dopo aver
osservato il nostro jeans. Pensiamo a cosa vogliamo fare dopo. Solo il nostro progetto saprà
guidarci nell’operazione di sezione. E se il progetto non ci è ancora chiaro, allora qualche semplice
suggerimento tecnico potrà tornarci utile, per ottimizzare al massimo il processo di smontaggio.
E’ l’intento di questo piccolo manuale.
I passanti
In un classico jeans i passanti
sono di solito cinque: due sul
davanti per sostenere
utilmente una cintura; due sui
fianchi; uno in centro vita
dietro. Attaccati in parte alla
cintura, in parte al pantalone
con un particolare tipo di
cucitura molto robusta
chiamata travetta, per essere
recuperati devono essere
prima incisi nella cucitura con il
taglia asole (vedi immagine).
Successivamente la forbice da cucito, usata con pazienza e precisione concluderà la separazione
del passante dalla sua sede. Con lo stesso procedimento, ma con molta più attenzione procediamo
a incidere la travetta che unisce il passante al pantalone. In questo caso il passante è unito ad uno
strato singolo di tessuto pertanto nell’incisione è possibile tagliare il denim danneggiandolo con un
foro che non ha le caratteristiche di un foro vintage, ma di un taglio, non bello da vedere
(differentemente la travetta che unisce il passante alla cintura è cucita su un doppio strato di
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tessuto).
Applichiamo lo stesso metodo,
procedendo con pazienza e
precisione, a tutti i passanti del
pantalone ed otteniamo i primi
gioielli del nostro jeans.
Osserviamo come sono fatti:
perfetti, tutti uguali in
lunghezza. Scucendo con
meticolosità potremo
conservare la travetta nel
classico filato arancio,
caratteristica principale della
lavorazione di un capo in jeans.
La cintura
Cosa altro troviamo nella
zona cintura del pantalone?
L’etichetta del jeans,
elemento che ci fa
immediatamente
comprendere con quale jeans
ci stiamo confrontando;
marchio di fabbrica che lo fa
diventare oggetto del
desiderio, sul quale si
costruisce tutta l’operazione
di comunicazione e marketing
del prodotto. Dovremo
sicuramente toglierla, per poi
scoprire che la sua impronta rimarrà per sempre. Rimuoverla è semplice. Sarà sufficiente con le
forbici da cucito tagliare alcuni punti per innescare lo sfilamento automatico di quel tipo di
cucitura. La Levi’s produce jeans con un’ etichetta fatta di un materiale che simula l’effetto della
pelle. Per non romperla è sufficiente scucire con molta cura, per evitare gli strappi.
Dopo la rimozione dell’etichetta possiamo procedere a scucire la cintura del pantalone.
Partiamo dalla zona del bottone. La cintura è unita al pantalone da una impuntura semplice.
Cerchiamo di incidere con il taglia asole i primi punti che cuciono la cintura, tagliando quel tanto
che basta a creare un ingresso per la punta della forbice da cucito. Una volta creato il passaggio
con pazienza potremo procedere a scucire la cintura tagliando velocemente i punti per tutta la sua
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lunghezza. Un effetto dato da
questa operazione è la
sensazione tattile dell’uso della
forbice sul filato dell’impuntura
che si spezza. Così come il
tessuto del jeans invecchia,
diventa liso e scolorito nei
punti di articolazione di chi li ha
portati (ginocchia, cosce,
tasche, orlo) anche le cuciture
invecchiano e subiscono quello
che io definisco un processo di
incrudimento del filato di
cucitura. Così come l’acciaio
subisce nel tempo un tale
processo, perdendo un po’ di elasticità, a favore della resistenza, anche il filato a suo modo la
perde, mantenendo e aumentando la robustezza per il suo normale uso, ma diventando più fragile
nel momento di recisione.
Le cuciture incrudite sono più
semplici da disfare, perché più
facili da tagliare.
Ottenuta la cintura avremo un
altro elemento di sicuro
interesse da osservare:
l’oggetto cintura possiede
un’asola, un lucente bottone
perfettamente rivettato e
parte dell’impronta
dell’etichetta. Pensiamo cosa
potrebbe ispirare nel nostro
futuro processo di design e
progettazione.
Le tasche
Ed eccoci ad affrontare la separazione dell’elemento
più caratteristico del jeans: le tasche. Contrariamente a ciò che siamo portati a immaginare (due
tasche posteriori) le tasche nel pantalone jeans sono ben cinque, come i passanti (non conosco la
relazione che lega i due valori). I Levi’s 501 vengono anche denominati i 5 tasche, un modello che
ha fortemente influenzato la produzione di altri grandi brands di jeans nel mondo.
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La tasca posteriore di un jeans
è l’elemento più
cannibalizzato del pantalone,
staccato per primo quando si
decide di liberarsi
dell’indumento. Non conosco
il significato antropologico
che accompagna questo
gesto, fatto sta che molte mie
coetanee conservano la tasca
di un loro vecchio paio di
jeans, come feticcio vintage
anni ‘70 da esibire nell’album
dei lontani ricordi.
Osservata come oggetto, la
tasca posteriore di un jeans è un vero design, ricco di armonia di proporzioni.
Ad ogni taglia di jeans corrisponde la precisa dimensione della tasca posteriore e sono sicura che
con i giusti calcoli, valutandone le dimensioni, si potrebbe risalire alla taglia del pantalone!
Il distacco delle tasche posteriori inizia con la scucitura delle travette ferma tasca, quelle in alto,
che servono a fermare saldamente il tessuto della tasca al pantalone. In un punto di sollecitazione
così forte (immaginate quante volte mettiamo e togliamo oggetti dalla tasca del nostro jeans, dalle
chiavi al portafoglio) se non ci fossero quelle robuste impunture la tasca sarebbe sempre da
ricucire. Con il taglia asole
possiamo fare strada alle
nostre forbici da cucito, come
abbiamo già avuto modo di
provare. La tasca si staccherà
facilmente, mantenendo la
sua forma originale. Possiamo
eliminare il filo della doppia
cucitura che la univa al
pantalone, senza insistere a
eliminare il decoro della
travetta. Il segno lasciato dal
filo ci aiuterà a ricucirla in
altra posizione, sempre che
risulti interessante recuperare
questo elemento in un nuovo progetto di design.
Altro elemento importante lasciato dal distacco della tasca posteriore è l’impronta di differente
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scolorimento del tessuto. Questo
particolare effetto che io ritengo
una delle tanti cose inaspettate
regalate dal jeans è altra sicura
fonte di estro progettuale.
Le altre tre tasche, poste sul
davanti del pantalone non sono
un elemento di sola applicazione,
ma segnano fortemente il
modello del pantalone stesso.
Utili a mettere qualunque cosa,
comprese le mani, in un comune
gesto comportamentale (aiutano
una posizione di riposo), le
tasche anteriori sono un elemento sartoriale molto complesso. Intanto sono dotate di un una
fodera in telina che funge da sacchetto libero, sufficientemente capiente per infilarci oggetti che
non vogliamo tenere in mano.
Non dimentichiamo che il jeans è un pantalone da lavoro, diventato di uso comune proprio per la
sua comodità. Le tasche
anteriori fatte in quel modo
hanno fortemente
condizionato la scelta, forse
inconsapevole, dell’uso così
frequente di questo capo
d’abbigliamento. Quante
persone, proprio non
rinunciando ad utilizzare le
tasche anteriori del jeans
hanno buttato in lavatrice
jeans e oggetti in esse
contenuti, lavando chiavi,
documenti, fazzoletti, scordati
nel pantalone preferito!
Le tasche anteriori non sono solo differenti per modello da quelle posteriori. In realtà quella
destra ha internamente una piccolissima tasca, ben evidenziata da rivetti metallici. La taschina
oggi è un vezzo, più che una vera utilità. Alle origini serviva per contenere un orologio, detto
appunto da taschino: la cipolla dei nostri, ormai… bisnonni. Nel nostro progetto potrebbe svolgere
altra funzione, …da destinarsi.
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Rileviamo in seguito come
altre caratteristiche del
pantalone smontato possano
diventare elementi decorativi:
la patta di chiusura ad asole e
bottoni che per alcuni
rappresenta il dettaglio più
originale di un autentico jeans.
La scoloritura messa in
evidenza dalle cuciture disfatte
e aperte. La naturale
sfrangiatura del tessuto, da
evidenziare come elemento
decorativo in nuove cuciture.
Per ultimare il nostro lavoro di smontaggio possiamo procedere scucendo la cucitura semplice che
corre lungo tutto il fianco del pantalone, dalla cintura all’orlo di ciascuna gamba.
Scucendo su questo lato conserveremo la cucitura doppia che vediamo all’interno della gamba
(dal cavallo del pantalone all’orlo); mantenendola potremo riutilizzarla come elemento decorativo
nel nostro futuro progetto.
Scucendo la cucitura doppia otteniamo un diverso tipo di risultato: il pantalone è aperto
dall’interno della gamba e ci offre una diversa continuità di tessuto (vedi immagine in alto).
Orli originali
Se il pantalone è dotato di orlo
originale possiamo scegliere di
conservarlo per un
componente del futuro design
che preveda un orlo a vista: ad
esempio il bordo di una grande
tasca di un oggetto di arredo,
la patta di una borsa, etc..
Se invece si desideriamo
tagliarlo, facciamolo con la
cura necessaria per preservare
una parte che da orlo si può
trasformare in robusto
cordone, utile come chiusura di una borsa o di un sacco, o come semplice fatto decorativo.
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Memorie del tessuto
Come già più volte citato da Giovanni Cappellotto, il tessuto denim, il jeans hanno un valore
particolare. Il denim è un tessuto che accumula memoria, che ricorda tutti i trattamenti subiti e li
mette in grande evidenza. Cosa
altro è il lavaggio del jeans se
non la costruzione di un vissuto
artificiale che si lega al prodotto
stesso per connotarlo di una
storia e di una vita vera?
Un valore così importante e
singolare come quello citato da
Giovanni Cappellotto non può
che essere messo in evidenza e
a maggior ragione nel nostro
caso, quello di un jeans usato
davvero, un jeans che ha subito
tutti lavaggi e i trattamenti
dovuti al tempo. Analizziamo il nostro denim ormai sezionato: scoloriture, scrivente del tessuto
liso (si percepisce al passaggio della mano), piccole lacerazioni, fori. E’ questa la bellezza da
mettere in evidenza, da valorizzare, da arricchire con elementi decorativi in netto contrasto con la
povertà del materiale.
Questo è un tessuto che si presta come supporto di
tutto: al ricamo, alla stampa serigrafica, alla pittura,
allo stencil, all’applicazione di altri materiali tessili, di
pellami sintetici e non, di pellicce ecologiche e non.
Non c’è materiale che accostato al denim non possa
armonizzare con lui.
Osiamo quindi con il design e ricordiamo che
qualunque oggetto venga progettato e prodotto con
jeans usato partirà già con una sua storia, con una sua
anima.
Tempi di lavorazione
Di solito un’ora e mezza circa sono sufficienti ad eseguire tutte le operazioni di smontaggio fino a
qui descritte. Per un uso qualitativamente alto del tessuto di riciclo ottenuto è necessario in
seguito ripulire le varie parti di tessuto ottenute dal filo di risulta di tutte le cuciture che sono
state aperte. Questo comporta pazienza e l’uso di una spazzola per facilitarne l’eliminazione.
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Gallery
1976. Uno dei primissimi lavori
da me eseguiti con jeans
riciclato. E’ la mia inseparabile
pochette porta attrezzi da
cucito. Ricordo che avevo
chiesto a mio fratello di
regalarmi i suoi vecchi Roy
Roger’s per costruirla.
Abbinata alla pochette avevo
realizzato anche la borsa con i
classici anelli in bambù,
modello ancora oggi riproposto come shopper sofisticata.
La pochette mi accompagna da allora. La borsa si è persa con il tempo….
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2006. Importante borsa porta
casco da moto, realizzata
utilizzando un vecchio paio di
jeans MaxMara.
La borsa è ricca di dettagli di
pregio, come i conci di
autentico artigianato
pellerossa.
Il manico a tracolla, in cuoio
fiorentino, è unito con borchie
rivettate ad una finta cintura
passata nei veri passanti del
jeans. In questo progetto il
pantalone ha conservato molto
del suo modello originale. Dovendo alloggiare il casco da moto, un oggetto abbastanza
ingombrante, ho preferito impiegare tutta la parte superiore del jeans. Il ricco bordo in pelliccia è
visibile solo all’apertura della patta. All’intero una custodia in pile protegge dai possibili graffi il
prezioso casco aerografato.
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Gallery
2008. Elegante ricamo eseguito
su denim riciclato, inserito in
seguito in una borsa.
Ricamare sul denim riciclato dà
grandi risultati. La tela spessa,
ma conteporaneamente
morbida rende il ricamo di
particolare effetto, soprattutto
quando il soggetto decorativo
richiede molti punti ricamo.
Nell’esempio a fianco il ricamo
lillà è realizzato a dieci colori,
con oltre 45.000 punti.
Successivamente il ramo di
lillà è stato utilizzato come
pannello decorativo di una
borsa creata in jeans nuovo a
trama lino. La chiusura della
borsa è fatta dal cordone-orlo
recuperato da un vecchio paio
di jeans Levi’s.
Lillà Bag
Summer 2008 Collection
Designer: Gaigì
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Gallery
2009. Borsa realizzata con un
paio di vecchi Carrera.
Il jeans è stato smontato
completamente utilizzando il
metodo descritto del manuale.
Il ricamo è stato realizzato su
una parte di tessuto ricavato
da una gamba del pantalone.
Le nuove cuciture sono
evidenziate con una
lavorazione sfrangiata del
tessuto, caratteristica che
accompagna tutta la
collezione Summer 2009.
Una delle tasche posteriori è
stata abilmente attaccata al
retro della borsa e chiusa con
una nuova cerniera in tessuto
jeans. L’elemento tasca non è
solo decorativo, ma torna
utile come portacellulare.
Recicled Jeans Collection
Summer 2008
Designer: Gaigì
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Gabriella Gai, 47 anni è architetto, maestra d’arte e delle arti applicate nella
moda e nel costume. Eclettica di natura, ha sviluppato differenti esperienze
professionali, spaziando tra la progettazione architettonica, lo studio e il design
di interfacce web, l’editoria multimediale. Ma l’interesse per i tessuti, la
possibilità di progettare oggetti che una volta cuciti, decorati, ricamati diventano
tridimensionali l’ha sempre accompagnata. Ed è così che una passione nascosta utile ad esprimere
creatività ed abilità l’ha trasformata in un’artigiana evoluta. Gabriella ora progetta, produce e
vende i suoi oggetti da collezione utilizzando la rete come canale commerciale.
Vive e lavora a Torino. Il suo brand in Rete è Gaigì. mailto:[email protected]
Gabriella Gai ha un suo blog di riferimento all’indirizzo: http://www.gabriellagai.it/
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