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Vai - Viaggi Avventure nel Mondo

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Vai - Viaggi Avventure nel Mondo
(076-95)Taccuini Trek 2004
21-02-2004
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SPAGNA:
MA QUANTO SIAMO PELLEGRINI?
Diario semiserio da un Compostela Trek
di E. Mascheroni
È iniziato tutto con una telefonata: "ciao, sono di
Avventure, sei disposta ad accompagnare un gruppo
al Compostela trek? "Oh, si che bello, è da un pò che
sogno di fare la capogruppo e poi sarà facile, ne ho
sentito parlare, sarà bellissimo..." Il giorno dopo subito al lavoro, cerco la documentazione, sgomento:
non sapevo quanto fosse lungo, 800 km da fare a
piedi e in tredici giorni.
PAURA, poi recriminazioni "ma chi me l' ha fatto fare...?" e poi... tutto il resto .
Chiamo i partecipanti, cerco di capire quanto camminano, caspita mi sembrano tosti, tutti vogliono camminare molto, sono entusiasti al pensiero di quello
che andremo a fare. Ma quanti km cammineremo al
giorno,venti, quaranta, sessanta o forse piu'?
paura, io schiatterò, loro invece saranno allenatissimi... continuo a studiare l'itinerario, bene, posso tagliare qui, lì, qualche metro in treno, qui c'è un bus,
questa tappa non la posso proprio tagliare e intanto
passano i giorni.
Arriva il giorno della partenza, incontro i miei pellegrini a Madrid, sondo di nuovo il terreno, che si fa?
SI CAMMINA! Arriviamo a Pamplona e si parte... dall'inizio.
Il cammino parte da Roncisvalle e anche noi partiremo da lì, bellissima, Roncisvalle ci riporta nel medioevo, è uno dei luoghi piu' significativi e di maggior
suggestione del Cammino, qui riceveremo la benedizione del pellegrino nella sua splendida chiesa in stile gotico della Collegiata e anche la Credencial che diventerà il nostro passaporto durante tutto il percorso,
senza questo documento avremmo rischiato di non
dormire...molto importante, alla fine vincerà chi avrà
piu' timbri che attesteranno il nostro andare a piedi e
il nostro sostare negli Albergue, da non confondere
con la parola italiana albergo, qui si intende appunto
alloggi x i pellegrini. Molto belli, assomigliano ad
ostelli, molto accoglienti ma con orari...da pellegrino,
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ore 10 tutti a nanna. Naturalmente noi da buoni italiani sforeremo quasi sempre questi orari, si, siamo
pellegrini ma non del tutto.
Mattino del giorno dopo, tutti in forma, finalmente si
cammina fa freddino, iniziamo bene, le ultime parole
famose, "con questo clima camminiamo benissimo",
attraversiamo piccoli paesini della Navarra, ma siamo
in un altro mondo? arriviamo dopo ben 28 km a
Larrasoana ma noi avevamo previsto di arrivare a
Pamplona, che si fa? ci sono altri 15 km, allora?
i miei nove pellegrini all'unisono decidono x il bus, il
primo, ma chi ci potrà mai biasimare?
Siamo a Pamplona, il tempo di toccare il letto e siamo secchi, per il primo giorno abbiamo fatto molto, ci
sentiamo soddisfatti e anche abbastanza (abbastanza?!) stanchi. Ed è già ora di alzarsi, ogni giorno ci
sentiamo un pòpiu' pellegrini, Maurizio ogni giorno ci
chiede "ma quanto siamo pellegrini?", ancora non lo
sappiamo.
L'atmosfera ci prende molto, gli ambienti che visitiamo sono molto belli e noi siamo contenti di esserci,
oggi ci aspetta una tappa di ben 22 chilometri, il clima è un pò cambiato, fa abbastanza caldo ma noi siamo "tosti".
Via, si parte, arriviamo all'Alto del Perdon, prima salita del cammino, in cima ci sono mulini eolici... infatti c'è molto vento, iniziamo a scendere, il caldo ci
attanagliama ma alle cinque entriamo trionfanti (quasi) a Puente de la Reina e grande sorpresa, in serata
ci sarà la corsa dei tori, dimentichiamo subito la stanchezza, questa sera faremo serata mondana. A nulla
valgono le parole dell'hospitalero (gestore dell'hospital) che ci ricorda che noi non siamo turisti ma pellegrini... be', x questa sera lo saremo un po' di meno...
Giorno dopo, camminiamo? dovremmo, ma siamo
andati a letto tardi, ieri era la festa del paese e oggi?
Prendiamo l'autobus e arriviamo ad Estella, (22 km
in un soffio) così abbiamo il tempo di visitare questa
bellissima città, la sua chiesa (chiusa, oggi è lunedì e
in Spagna le chiese sono chiuse, peccato), da qui si
va piedi, arriviamo al monastero di Irache (anche esso chiuso, è sempre lunedì!) proseguiamo e poi con
altri bus (oggi va così,non scordiamo che abbiamo ancora tantissimi chilometri da fare, ci rifaremo), passiamo x Logrono ed eccoci in uno dei luoghi piu' importanti di questo Cammino, Santo Domingo della
Calzada, la cattedrale è aperta, (sorpresa, è lunedì) e
ancora piu' sorpresa, in questa chiesa ci sono un gallo e una gallina vivi, ospitati nella cattredrale a ricordare un antico miracolo, certo che l'effetto c'è. Ci
aspettano tappe lunghe e su asfalto: Decisione, si
prende il bus x Burgos, in un giorno ci siamo lasciati
alle spalle tutta la Rioja e siamo nelle terre di Burgos,
In serata ci godiamo la bellezza di questa città, città
AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2004
d'arte, antica capitale della Castiglia, patria del grande condottiero "El Cid Campeador".
Ci concediamo una cena in "centro", niente cena dei
pellegrini, questa sera siamo piu "turisti". Il mattino
ci trova svegli a visitare la Cattedrale, questa meraviglia merita da sola il viaggio dall'Italia, è tra le piu'
belle d'Europa, peccato è un po' in restauro e non riusciamo a vederne alcune parti (ci ritorneremo un
giorno, assolutamente).
Ha uno stile così puro, alto e slanciato, famosi i suoi
pinnacoli e la torre dell'orologio.
Dopo Burgos facciamo un grande salto, in un ora e
mezza con il treno attraversiamo tutta la Meseda, la
grande pianura che non mi aveva fatto dormire prima
della partenza, temevo ci fosse qualcuno che volesse
camminare ad ogni costo, e invece no, siamo tutti d'accordo, il tempo non ce lo permetterebbe. Dal finestrino del nostro treno rapido vediamo scorrere questi spazi dall'aspetto desertico, tavolati leggermente ondulati, ora pietrosi ora coperti di frumento, certo ha un
suo fascino ma solo... visti dal treno. Sicuramente una
terra con un clima estremo, caldo torrido in estate e
freddo intenso in inverno, noi siamo a luglio e quest'anno il caldo si fa sentire.
Arriviamo a Leon, in questi giorni non ci sentiamo tanto pellegrini... bellissima città, interessante la cattedrale di Santa Maria la Regla, opera di maggior importanza del gotico spagnolo, orientata con il portico
verso Gerusalemme, ha la facciata arricchita da statue
gotiche, fra queste, sulla destra del portale centrale,
si nota una immagine di Santiago (San Giacomo) pellegrino. Unito alla cattedrale si trova un ricco e decorato portico. Bella cittadina Leon e ancora piu' bello
passeggiare tra le sue vie cosi caratteristiche, meriterebbe piu' tempo ma noi decidiamo di portarci avanti
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e in serata ci trasferiamo ad Astorga, ancora un balzo
verso la meta.
Arriviamo affaticati, nonostante i mezzi utilizzati, anche "andar" x città costa una certa fatica e poi oggi
forse abbiamo esagerato ma Santiago ci sembra ancora così lontana.... La sistemazione è a cinque stelle, ma questo albergo del pellegrino è fantastico, in
centro città, ricavato da un vecchio monastero, vicinissimo alla cattedrale, ci sentiamo bene e poi domani si ricomincia a camminare, da domani si fa sul serio. Iniziamo, siamo un po' depressi, si cammina su
asfalto, siamo in parecchi, ci sono molti pellegrini come noi, è bello essere in compagnia. Oggi è la giornata no x Alessio, inciampa sulla strada "normale ",
fortunatamente senza conseguenze.
Maciniamo ben 21 km ma la tappa è facile, il cammino è bello e si procede bene, incontriamo anche i
partecipanti di una marcia x la pace, ci dicono che arrivano da tutto il mondo, ed è vero ci sono argentini,
canadesi, svizzeri, olandesi insomma un piccolo mondo oggi siamo in montagna, il rifugio sembra tipicamente di montagna, piccolino e accogliente, da qui il
cammino diventerà bellissimo, arriviamo a Foncebaon, ben 1300 msl, piccolo agglomerato di case quasi abbandonate, riprenderanno vita grazie al Cammino. Oggi siamo molto contenti, il posto è bellissimo e
noi abbiamo camminato tanto ma non siamo stanchi.
Incontriamo la Cruz de Fierro, luogo che emana un fascino particolare, c'è una piccola croce di ferro, eretta si dice dall'eremita Gaucelmo, alla base della croce si è formata una montagnola di pietre, da secoli
deposte dai pellegrini x chiedere protezione nel viaggio. Anche noi lasciamo il nostro sassolino... Speriamo bene.
E un altro giorno ci vede in cammino, si sale, si attraversa Manjarin, si comincia a scendere si arriva a
Molinaseca, un miraggio, c’è una splendida piscina ricavata nell’ansa del fiume, l’acqua è gelida ma ci fa
molto bene, dopo il bagno siamo come nuovi e di
nuovo pronti x il cammino, il resto della tappa è una
sofferenza, il caldo si fa sentire, Ponferrada non arriva mai e anche oggi alla fine i km sono stati parecchi,
27, 28 che differenza fa? Bus x Villafranca del
Bierzo, arriviamo di sera. Scopriamo che molti pellegrini iniziano il cammino da qui e sono 200 km da
Santiago, bene saremo sempre in compagnia.
Il giorno dopo, grande stanchezza e si cammina, si
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cammina, si sale, arriviamo a O Cebreiro, paesino
molto bello, peccato che è un po’ finto, noi dormiamo
come ghiri (o come pellegrini stanchi?) Siamo entrati in Galizia segnalato da un cippo di confine, il cippo
ci dice che mancano 152 km a Santiago. E poi ancora, oggi si sale, saranno le ultime salite che ci vedono
passare x Linares mt 1264 s.l.m. e poi ancora x Alto
del Roque e poi Alto del Poio, finalmente la discesa,
arriviamo a Triacastela, oggi 21 km non male con
questo caldo... godiamoci il pomeriggio.
Il giorno dopo ci aspetta una tappa lunga ma con una
deviazione si arriva al monastero di Samos, splendido, abbiamo allungato ma ne valeva veramente la pena. Il monastero mescola lo stile rinascimentale a
quello barocco ma quello che ci colpisce non è tanto
il lato artistico, è l’atmosfera oso dire quasi magica.
Cammina, cammina, arriviamo a Sarria, piccola cittadina che ci accoglie con le sue viuzze e i suoi ristorantini. E anche oggi si cammina, la stanchezza si fa
sentire, tra di noi abbiamo un eroe, ha di quelle bolle
ai piedi eppur cammina, stoicamente come un fiero
guerriero, il caldo oggi è terribile, questa estate sarà
ricordata come la piu’ calda degli ultimi anni, incontriamo il cippo che ci indica che siamo a 100 km da
Santiago, siamo felici, ci abbracciamo ci sembra di essere arrivati ma caspita sono ancora 100 km!
Arriviamo a Portmarine, non abbiamo piu’ voglia di
camminare, siamo pigri? Forse. Prendiamo il bus e in
serata siamo a Santiago.
È grande l’emozione di arrivare, la grande piazza con
la cattedrale è il cuore pulsante di Santiago e noi ci
siamo, finalmente la meta, con le lacrime agli occhi ci
abbracciamo, siamo felici, siamo arrivati. La verità è
che questa piazza, il cui nome significa “opera d’oro”
è meritevole di essere considerata una tra le piu’ belle del mondo. Che emozione il giorno dopo ricevere la
“Compostelada”, è il riconoscimento x il nostro lavoro. Visitare la citta, girare x le sue stradine, respirare
l’aria “mistica”, che pace, non preoccuparsi di dover
camminare ancora, mai una meta ci è sembrata così
meritata. Abbiamo avanzato alcuni giorni e allora? Il
Cammino non si ferma a Santiago, arriva a Finisterre
e lì c’è l’Atlantico e noi ci andremo.
Bus x Muxia, giornata di relax al mare, che fredda
l’acqua di questo Atlantico ma noi siamo tosti, bagno
ristoratore, visita al Santuario di Nosa Senora da
Barca e poi subito ancora in cammino, ci aspettano gli
ultimi 30 km, arriviamo al faro di Finisterre, da qui
non si cammina proprio più, davanti a noi solo l’oceano e mi sembra di vedere la barca che trasporto’
le spoglie di San Giacomo. È finita, dobbiamo ritornare, questo viaggio ci resterà x sempre nel cuore.
Abbiamo seguito le tracce della “congia”, la conchiglia gialla simbolo del Cammino che ci ha accompagnato,deliziato, torturato, tranquillizzato lungo tutto
il percorso che alla fine, metro piu’ metro meno è stato di quasi duecentoquaranta km.
Un grazie di cuore ai “miei pellegrini” che hanno contribuito tantissimo alla riuscita del viaggio. Alle Zie
Laura e Antonina, inseparabili e le piu’ forti camminatrici del gruppo, alla coppia Giovanna e Maurizio, vi
vorrei con me ad ogni viaggio a Lino, simpaticissimo
e che continuo a frequentare sulle nostre Alpi, alla nostra piccolina, Ludo sicuramente la piu’ “pellegrina “
del gruppo a Morena, serena e tranquilla e sempre
d’accordo con tutti. A Marco, il piu’ grande pessimista
del mondo. Senza il suo pessimismo non avrei mai
pensato di farcela, preveniva sempre eventuali problemi, x me una grande fortuna ad Alessio, sempre al
lavoro con il suo telefono cellulare, anche durante la
marcia. E alla domanda di Maurizio “ma noi siamo
pellegrini?” La mia risposta è SI.
BULGARIA TREK
Sentieri sconosciuti
nei monti Bulgari
di Agostino Rossi
Il gruppo al rifugio di Tevno Ezero
Il Bulgaria Trek ti permette di visitare la parte meridionale del paese, quella più montagnosa, al confine con
la Grecia e di percorrere a piedi delle belle montagne,
ancora poco conosciute ma non per questo poco interessanti, che ben si prestano all’escursionismo: una
buona rete di sentieri ben segnati e i numerosi rifugi
consentono di programmare camminate di più giorni,
senza essere costretti a portare il necessario per il campeggio, favorendo l’esplorazione di questi luoghi dalla
natura spesso intatta, con lunghe valli, circhi e laghi
glaciali, pareti rocciose, foreste di conifere e di faggi,
praterie d’alta quota.
Abbiamo attraversato due massicci montuosi, che raggiungono altezze rispettabili: il Rila (2.925 mt.), prolungamento occidentale dei Monti Rodopi, e il Pirin
(2.915 mt.), posto più a sud, parco nazionale dal
1934. Entrambi presentano una notevole ricchezza
vegetale con tante specie endemiche e una grande varietà di fauna, anche se poi sono pochi gli animali che
si riesce ad avvistare durante le camminate. Bisogna
superare la fitta ed estesa fascia di boschi, che ricopre
le quote inferiori, per raggiungere gli spazi aperti, che
si aprono in alto.
Ai piedi delle montagne invece si trovano piccoli villaggi dalle case vecchie, ma ben tenute, dove il trasporto viene effettuato ancora a dorso di mulo o con il
carro trainato dagli animali. E in posti più isolati, in
splendide cornici naturali, ecco i monasteri di Rila e di
Backovo dall’architettura sorprendente, con le chiese
decorate di meravigliosi affreschi, con le icone antiche
e belle tavole di legno. I due monasteri hanno giocato
un ruolo importante per la conservazione della cultura
e dello spirito nazionale bulgaro, dando un forte appoggio alla resistenza contro i turchi durante la dominazione ottomana.
Non meno interessante è risultato il giro finale in minibus attraverso i Monti Rodopi, nei tempi remoti terra di Orfeo e di Dioniso, con vastissime aree coperte di
boschi di conifere, con canyons, grotte ed archi rupestri, con villaggi pittoreschi come Siroka Laka. E poi
Plovdiv, città animatissima, con la parte antica che è
un vero e proprio museo all’aperto dell’architettura del
Rinascimento bulgaro, e Koprivstica, altra città museo;
le case, i ponti, le fontane, i muretti, tutti di pietra,
rendono l’aspetto del villaggio suggestivo ed unico. Ed
infine Sofia con l’ultima sosta ai tavolini di uno dei tanti bar gremiti di gente, dove ritrovi la tipica indolenza
estiva dei caffè europei.
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Domenica 17 agosto
RIFUGIO MALIOVITZA – RIFUGIO IVAN VAZOV
(+1.000 mt.)
Lasciamo il rifugio (quota 2.050 mt.) alle 8.15 con
cielo limpido; il Maliovitza si staglia davanti a noi con
le sue belle pareti di roccia, che costituiscono la palestra naturale per gli allievi della scuola di alpinismo.
Lungo il sentiero passiamo accanto ad un grande masso con tante lapidi che ricordano gli alpinisti deceduti
in questa zona, ma anche nel corso di imprese all’estero tra cui l’Annapurna.
In fondo alla valle il sentiero svolta a destra e si fa ripido; raggiungiamo il primo dei tre laghi di Maliovitza
e senza fermarci saliamo fino ad una sella che ci permette di affacciarci sull’altro versante: sotto di noi il
monastero di Rila e la sua bella valle, dalla parte opposta il Moussala, la montagna più alta della Bulgaria.
In pochi minuti raggiungiamo la cima del Maliovitza
(2.729 mt.).
Ripartiamo alle 11; più in basso mangiamo al bivio per
il monastero di Rila. Ma anziché scendere al monastero proseguiamo in salita, quindi in falsopiano fino a
raggiungere il Razdela, uno dei principali crocevia di
tutto il massiccio del Rila. Da qui scendiamo al rifugio
Ivan Vazov (2.300 mt.), dove arriviamo alle 14.30.
Ci sistemiamo in otto in una stanza tutta per noi con
materassi e cuscini un po’ sporchi, ma li copriamo con
le lenzuola e le federe. Ci laviamo all’unica fontana
fuori il rifugio.
Ce ne stiamo al sole davanti al rifugio a leggere, a scrivere il diario, a parlare, a bere birra. Ci esce anche una
passeggiata dopo cena.
Il monastero di Rila
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Rifugio Tevno Ezero e cima Komenitza
Lunedì 18 RIF. IVAN VAZOV – GIRO DEI SETTE LAGHI – RIF. IVAN VAZOV (+ 1.000 mt.)
Partiamo alle 8.30; risaliamo il pendio dietro il rifugio
fino a raggiungere la cresta, seguendo la quale troviamo la sella da cui si può scendere ai laghi Babreka e
Okoto, ma preferiamo tenerci in cresta per fotografare
dall’alto tutti e sette i laghi; è una stupenda giornata
di sole e la vista si spinge fino al monte Vitosha, alle
spalle di Sofia. Più avanti scendiamo poi per un ripido
pendio per raggiungere il sentiero che scende dal
Razdela.
Accanto al lago Babreka si tiene la cerimonia della
Fratellanza Bianca o dei Danovisti, che vivono praticando yoga, musica, poesia in armonia con la natura,
meditando e adorando le sue bellezze; accompagnati
dalla musica dei violini di una orchestrina, i Danovisti,
vestiti di bianco, danzano scalzi formando figure geometriche, ben visibili dall’alto. La zona dei sette laghi
è per loro un luogo sacro ed ogni anno verso la metà
di agosto vi tengono il raduno, che dura tre giorni; la
cerimonia più importante si terrà domani. Mangiamo e
scendiamo al rifugio Rilski, ben tenuto, con buoni bagni, sala soggiorno, televisione, ma raggiungibile dai
fuoristrada. In mezzora saliamo al rifugio Sedemte
Ezera; lo spazio attorno al rifugio è occupato dalle
sgargianti tende dei Danovisti: è un vero accampamento sopra il lago. Passando accanto ad altri laghetti, saliamo al Razdela per scendere di nuovo al rifugio
Ivan Vazov alle 16.30.
Nonostante sia solo lunedì, i sentieri sono incredibilmente affollati di escursionisti bulgari e questa sera il
rifugio è al completo.
Martedì 19 RIF. IVAN VAZOV – MONASTERO DI RILA – RIF. ELESHNITZA (+300 mt.)
Partiamo alle 8.30 sempre con il sole; risaliamo l’ampia vallata, poi prendiamo il sentiero sulla destra che
attraversa un bel pianoro. Altra breve salita, poi inizia
la lunghissima discesa; troviamo le prime piante, pini
neri e rossi, a quota 2.150 metri. Più in basso attraversiamo un bosco di faggi e alle 13.30 sbuchiamo
proprio di fronte l’entrata del monastero di Rila
(1.150 mt.).
Mura possenti si ergono a difesa dei suoi tesori artistici e culturali; varcata la porta entriamo nel cortile laMonastero Backovo
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stricato, circondato da una armoniosa struttura di porticati e balconate, con scalinate in legno che salgono
ai piani superiori e consentono di raggiungere le celle
dei monaci. Cuore del monastero è la chiesa dell’Assunzione, situata al centro del cortile e contornata su
tre lati da portici affrescati. Anche l’interno è interamente affrescato e abbellito da una splendida iconostasi lignea rivestita d’oro. Accanto alla chiesa si innalza
la torre Hrelio, che offriva riparo ai monaci durante gli
attacchi dei nemici, unica sopravvivenza del XIV secolo, risparmiata dall’incendio dell’inizio del 1800.
Alle 15 prendiamo l’autobus per Sofia (1 BGN pax) e
ci facciamo lasciare sette chilometri più a valle al rifugio Eleshnitza, anch’esso abbandonato al suo destino,
ma con doccia calda.
Cena molto buona, consumata al ristorante di fianco.
Poi andiamo a bere qualcosa al bar vicino la strada,
decisamente più economico.
Giovedì 21 RIFUGIO JAVOROV – CIMA VIHREN –
RIFUGIO VIHREN (+ 1.330 mt.)
Facciamo colazione alle 6.30 e partiamo alle 7.15.
Dal rifugio (quota 1.750 mt.) il sentiero sale attraversando un bosco di abeti con sottobosco di felci e
lamponi. Usciti dal bosco, possiamo godere della limpida giornata e la vista si apre sull’ampia vallata in cui
si distende il piccolo centro agricolo di Bansko. In due
ore siamo alla cresta.
Il sentiero del Konceto ora volge a sinistra e si snoda
a mezza costa poco sotto il filo di cresta; superato il
bivacco, in certi punti è esposto e nella sella che precede il Kutelo la presenza di una corda fissa facilita il
passaggio (è bene avere cordino e moschettone); qui
noi prendiamo il sentiero basso che si dirige alla successiva sella, con alcuni tratti su placche non difficili in
condizioni normali, ma pericolose in caso di pioggia,
essendo rocce molto scivolose. Forse è meglio risalire
la linea di cresta che sale in cima al Kutelo per poi
scendere dall’altro lato lungo un facile sentiero.
L’azzurro del cielo ora è insidiato dalle prime nuvole.
Alle 12.15 raggiungiamo la sella tra il Kutelo e il
Vihren; qui ci dividiamo: in quattro (di cui uno per dolori intestinali ed un altro per una storta ad una caviglia) scendono al rifugio, mentre gli altri quattro in
mezzora salgono alla cima del Vihren (2.915 mt.) In
Casa museo - Koprivstica
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vetta siamo sorpresi dalla nebbia che ci impedisce la
vista tutt’attorno. Foto di rito e discesa dal versante
opposto. Quando più in basso facciamo pranzo il cielo
ritorna sereno e alle 15 arriviamo al rifugio Vihren
(1.950 mt.) dopo un dislivello di quasi mille metri.
Il rifugio è piuttosto malmesso, con bagni impossibili;
è al completo e c’è tanta confusione.
Cena scarsa, il personale non è cortese come altrove.
Il rifugio Vihren è da evitare: penso che valga la pena
fare mezzora di strada in più per andare a dormire al
rifugio Banderitza, più a valle.
Venerdì 22 RIFUGIO VIHREN – RIFUGIO TEVNO
EZERO (+1.000mt.)
Partiamo alle 8.30 per risalire la valle. Il tempo oggi è
incerto, leggeri piovaschi si alternano a sprazzi di sole:
non facciamo che mettere e togliere la mantellina. Superato il Dalgo Ezero il sentiero sale su pietraia fino al
Glavniska Porta, dove arriviamo alle 11; qui sostiamo
una mezzora. Proseguiamo più o meno lungo la linea
di cresta e alle 14.45 siamo al secondo colle, il Vinarska Porta; ancora 25 minuti ed eccoci al rifugio Tevno
Ezero (2.515 mt.), molto ben tenuto dalla graziosa ed
efficiente Valentina. Appena arrivati si scatena un violento temporale con grandine, ma nel tardo pomeriggio
il tempo si rimette al bello: la luce calda del tramonto,
il laghetto con accanto il rifugio, le montagne tutt’attorno creano un’atmosfera magica. Buona la cena; dormiamo in una dependance dietro il rifugio, in una piccola stanza con otto letti, aggiunta di recente. Il dormitorio ricavato nel sottotetto dispone di 30 posti letto, più altri sei in una stanza attigua la nostra. Niente
lenzuola, solo coperte.
Sabato 23 RIF. TEVNO EZERO – BEZBOG –
GOCE DELCEV – BANSKO (+ 800 mt.)
La colazione è fissata per le 8, ma alle 7 siamo tutti in
piedi per ammirare l’alba dalla crestina sopra il rifugio
con bella vista sul lago con sullo sfondo le pareti del
Kamenitza. Oggi il cielo è terso.
Partiamo alle 9 e saliamo subito al Kraledvorska Ljava
Porta per scendere poi alle 11 al Popovo Ezero, il lago
più esteso del massiccio del Pirin. Qui ci riposiamo una
mezzora; il sentiero riprende a salire per scendere poi
al Bezbozko Ezero, dove è la stazione di arrivo della
seggiovia. Sono le 12.45; tanti gli escursionisti ed i turisti saliti a prendere il fresco. Dopo aver fatto pranzo,
scendiamo con la seggiovia (5 BGN pax) alla stazione
di partenza di Goce Delcev. Il proprietario del pulmino,
mandato dall’agenzia di Sofia, è già lì ad attenderci e
in circa mezzora ci porta a Bansko, all’Hotel Kalistrina,
dove finalmente ci facciamo una bella doccia calda.
Cambio altri euro, passeggiamo per la città, che vanta
un quartiere vecchio con belle vie e antiche case in pietra, e dopo cena concludiamo la serata ad un bar della via pedonale Tsar Simeon.
I sette laghi di Rila
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CORSICA: CAPU D’ORTU
Dal Corsica Mari e Monti
di Deborah Traversi
Eccomi qui seduta di fronte a questo PC per raccontarvi una giornata della mia vacanza, niente di speciale ma mi hanno chiesto di farlo in modo che possiate avere la possibilità di scegliere un’alternativa,
una seconda strada percorribile nel caso in cui vi passi per la mente di affrontare il viaggio “Mare e
Monti” da Calenzana a Cargese.
Dato che eravamo quasi tutti un po’ “provati” a metà percorso abbiamo deciso, invece di fermarci a
Serriera, di proseguire verso Porto in modo da poterci riposare 2 giorni al mare.
Nel pomeriggio a mollo nell’acqua del golfo guardavo la punta del promontorio alto e fiero proprio dietro la spiaggia e pensavo incuriosita...
A sera tornando in tenda la mia coinquilina di quella
notte mi propose di provare a salire sulla cima:
“Cerchiamo il sentiero, basta salire, mi hanno detto
che è semplice, vuoi venire?” ed io, che in realtà non
aspettavo altro, accettai entusiasta.
Il mattino dopo sveglia alle 7.00, alle 8.00 passava
la corriera che speravamo di prendere per avvicinarci
all’inizio del sentiero, dopo colazione ci avviammo
alla fermata ma il “gentile” autista si rifiutò di caricarci per un tratto così piccolo dicendoci che il sentiero per la cima iniziava sulla statale poco più avanti, così ci incamminammo.
Abbiamo sbagliato due volte e fatto un pezzo di autostop ma alla fine trovammo l’imbocco del sentiero,
chiaro e ben visibile sulla sinistra della statale ad un
paio di km da Porto verso Cargese, proprio di fronte
alla casupola adibita a bar che segna l’inizio delle
Calanche. Iniziammo a salire verso la nostra meta:
Capu d’Ortu (1294 mt.).
Senza zaino sembrava un giochetto, mi sentivo leggera come una piuma.
Il sentiero è facile, verso metà strada ci sono diverse
diramazioni per cui è facile confondersi anche se vi è
abbondante segnaletica.
Praticamente si arriva a costeggiare le Calanche superiori e poi si prosegue. Marta ed io abbiamo impiegato per salire all’incirca 2 ore fermandoci ogni
tanto ad ammirare il paesaggio.
Arrivate in cima ho capito che quel tipo di percorso
era ciò che mi mancava in quella vacanza: una vetta
da raggiungere, un punto di osservazione diverso, superiore, in grado di liberarti da tutto ciò che passo dopo passo ti lasci alle spalle. Salire, salire ed una volta arrivati RESPIRARE!
Dalla cima vedevo la spiaggia di Porto ed il mare in
cui ero a mollo il giorno prima e pensavo incuriosita...
Il percorso Mare e Monti è meravigliosamente variegato anche se alcune tappe le ho parzialmente tagliate in quanto non ho un fisico bestiale. Nonostante
fossi stanca, rinunciare ad un giorno di riposo per aggiungere questa tappa è stata una scelta vissuta particolarmente bene anche per merito di Marta, persona vivace, serena, curiosa con la quale è stato costruttivo confrontarsi.
Decidemmo di scendere dall’altro lato arrivando alla
fine delle Calanche, in modo da poterle visitare ma
non fu una grande idea, quel sentiero sembrava il letto di un fiume, ciottoli e pietre che misero a dura prova le nostre caviglie e le nostre ginocchia. Arrivammo
sfinite alla statale e tornammo in spiaggia a Porto facendo autostop.
Ah dimenticavo, una delle parti più piacevoli di questa esperienza è stata raccontarla agli altri, eravamo
talmente entusiaste che il giorno dopo gli irreducibili
che erano andati a fare la tappa Serriera-Ota hanno
deciso di saltare il riposo per raggiungere Capo
d’Ortu.
Buon viaggio!
AVVENTURE NEL MONDO 1 • GENNAIO/FEBBRAIO 2004
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