“Condannate Daccò a cinque anni non merita nessuna attenuante”
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“Condannate Daccò a cinque anni non merita nessuna attenuante”
llaa RReeppuubbbblliiccaa @ GIOVEDÌ 28 GIUGNO 2012 PER SAPERNE DI PIÙ http://milano.repubblica.it www.procura.milano.giustizia.it ■ 15 L’ACCUSA LA CONDANNA LE AGGRAVANTI LA DIFESA A novembre, Pierangelo Daccò finisce in carcere con l’accusa di concorso in bancarotta del San Raffaele Secondo i magistrati milanesi, Daccò deve essere condannato a cinque anni e mezzo di carcere Secondo i pm, all’imputato non vanno riconosciute le attenuanti per il danno creato alla collettività Il legale di Daccò ha chiesto al gup l’assoluzione per mancanze di prove nella responsabilità del dissesto I punti “Condannate Daccò a cinque anni non merita nessuna attenuante” Crac San Raffaele, la richiesta dei pm per il faccendiere amico di Formigoni MILANO — Aveva una struttura societaria occulta, Pierangelo Daccò. Capace di gestire milioni di euro ogni anno in nero, nascondendo il destinatario finale. «Che questo denaro sia stato poi utilizzato in parte per finanziamenti illeciti o per corrompere pubblici ufficiali, poco importa». Quella distrazione da 5 milioni di euro, secondo la ricostruzione dei pm milanesi, Luigi Orsi, Laura Pedio e Gaetano Ruta, ha contribuito al dissesto monstre da oltre un miliardo di euro dell’ospedale San Raffaele. Ed è proprio per questo che la procura, ieri mattina, ha chiesto per Daccò 5 anni e mezzo di carcere per associazione a delinquere e bancarotta. Il tema trattato davanti al gup Maria Cristina Mannocci è solo il primo scandalo che sta travolgendo il governatore Roberto Formigoni e la gestione dalla Regione, avrebbe sperperato il proprio patrimonio con operazioni scellerate: aerei privati, fazende in Brasile, solo alcuni esempi. Daccò, rispetto all’ex management dell’ospedale, si sarebbe prestato a fare sparire gli utili attraverso operazioni inesistenti e trattenendo una percentuale. E i reati commessi dall’imputato sono talmente gravi da non permettere la concessione delle attenuanti. «Perché — ha sostenuto il pm Orsi — il denaro sarebbe stato sottratto a un ente di doppia rilevanza pubblica gestendo la sanità e cioè il bene primario della salute e perché lo avrebbe fatto a spese della collettività». Oltre a Daccò, a scegliere il rito abbreviato (è previsto uno sconto di un terzo della pena), c’è anche l’imprenditore Andrea Bezzeccheri, per cui sono stati invece chiesti 3 anni. Molto tecnica, invece, la difesa di Giampiero Biancolella, legale di Daccò, che ha invocato l’assoluzione per il suo assistito sostenendo la mancanza «de- LADOMANDA CUIFORMIGONI NONRISPONDE Signor presidente, perché non vuole o non è in grado di esibire la distinta bancaria dalla quale risulta che lei ha effettivamente rimborsato a Daccò le spese relative ai capodanni 2008, 2009 e 2010? “Aveva costituito una rete occulta internazionale per far sparire i soldi della Fondazione” delle strutture sanitarie convenzionate. È il 16 novembre quando le porte del carcere si aprono per Daccò e per altri ex manager del San Raffaele. Il dissesto della fondazione creata da don Luigi Verzè è spaventoso. E appena in procura arrivano i numeri della gestione dell’ospedale, emergono le irregolarità contabili. L’ospedale che per anni ha ricevuto oltre 200 milioni di euro di rimborsi per prestazioni sanitarie Il caso gli elementi costitutivi del reato di bancarotta» in quanto il suo cliente «era estraneo alla gestione amministrativa del gruppo ospedaliero». Per gli stessi reati, invece, l'ex direttore amministrativo del San Raffaele, Mario Valsecchi, ha già patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi, mentre gli imprenditori Pierino e Gianluca Zammarchi e Fernando Lora verranno processati con rito ordinario. Intanto, sul secondo filone che coinvolge Daccò, per la gestione dei finanziamenti alla Fondazione Maugeri, ieri le agenzie di stampa hanno rilanciato stralci del verbale di uno degli arrestati, Antonio Simone. Secondo queste indiscrezioni, Simone, nel verbale del 20 giugno scorso, segretato, avrebbe ammesso di aver iniziato nei primi anni ‘90, quando sedeva per la Dc nella giunta regionale, ad essere il «punto di riferimento» nell’ambito della sanità di una deFOTO: ANSA/MILO SCIAKY SANDRO DE RICCARDIS EMILIO RANDACIO I reati contestati: associazione a delinquere e bancarotta cina di ospedali cattolici, tra cui il Fatebenefratelli, la Maugeri e il San Giuseppe». Tutelando i loro interessi con la Regione Lombardia guidata dall’«amico» Roberto Formigoni. Una versione, però, che ha registrato la smentita del difensore di Simone, Giuseppe Lucibello. «Il contenuto dell’interrogatorio del 20 giugno scorso — ha detto — così come è stato riportato non è vero». L’ospedale San Raffaele a Milano © RIPRODUZIONE RISERVATA Inchiesta sanità, l’Espresso domani in edicola rivela: “L’ex mariuolo referente della Lega nord negli ospedali lombardi” E nelle carte rispunta il nome di Chiesa MILANO — Da socialista di ferro, fedelissimo di Bettino Craxi, a referente per la Sanità in Lombardia per la Lega Nord. Questa la parabola della prima “vittima” di Mani pulite, l’ex numero uno del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa. Il suo nome, anche se questa volta non nelle vesti di indagato, spunta nel nuovo filone d’indagine sulle presunte mazzette nella sanità, scoppiato due giorni fa con una serie di perquisizioni ordinate dal pm milanese Paolo Filippini. Secondo quanto riporta il settimanale l’Espresso in edicola domani, nell’indagine oltre a Chiesa spunta anche il nome dell’ex presidente del consiglio regionale, il leghista Davide Boni, costretto alle TANGENTOPOLI Mario Chiesa, primo arrestato della inchiesta Mani Pulite dimissioni pochi mesi fa, in seguito proprio a un’altra indagine che lo coinvolge per un lungo elenco di presunte corruzioni. Boni, sempre secondo l’Espresso, avrebbe preso parte a un incontro in Regione, in cui un altro lumbard, il consigliere comunale Massimiliano Bastoni, avrebbe ringraziato un imprenditore per un finanziamento da 10 mi- la euro. Al centro dell’affaire, come anticipato ieri da Repubblica, il manager della Fotetek, Viscardo Paganelli. È stato proprio lui a indirizzare le indagini su uomini della Lega. Per il momento, sul registro degli indagati con l’accusa di corruzione, sono finiti il faccendiere Ferdinando Arzarello e il primario di cardiolo- gia dell’ospedale Sacco, Maurizio Viecca. Nei colloqui con i dirigenti sanitari lombardi vicini alla Lega, lo scorso anno, a Paganelli venne organizzato anche un appuntamento con Chiesa, che si presentò all’imprenditore come il braccio destro di Viecca. Dopo l’arresto e la condanna agli inizia di Mani pulite, Chiesa era nuovamente finito in cella nel 2009, per ordine della procura di Varese. Quella volta era accusato di essere il referente in Regione per lo smaltimento dei rifiuti. E come ai tempi delle mazzette targate socialiste ai tempi del Pio Albergo Trivulzio, Chiesa uscì dall’inchiesta patteggiando la pena. © RIPRODUZIONE RISERVATA