Comments
Transcript
Handicap e sessualita: la logica del servizio
2007 SERVIZIO SANITARIO REGIONALE EMILIA-ROMAGNA Azienda Unità Sanitaria Locale di Rimini Quaderni ASRI HANDICAP E SESSUALITA': LA LOGICA DEL SERVIZIO 90 A cura di: - M. O. Servizio Integrato Disagio Psicosociale e Disabilità Mentale - M.O. Consultorio Familiare AUSL Rimini INTRODUZIONE La persona disabile non può essere esclusa dalla componente affettiva e sessuale in quanto questa è parte essenziale della identità di ogni individuo. La problematicità che comprensibilmente accompagna il tema della sessualità legata alla disabilità a volte sembra far dimenticare le risorse esistenti: sessualità e handicap sembrano argomenti da trattare a parte, con strumenti specifici, con regole ad hoc. Ma forse è proprio questo il problema di base: parlando di sessualità diventa difficile parlare di altri senza parlare, tra le righe, anche di sè stessi. Le stesse persone disabili, i loro familiari, gli operatori quotidianamente incontrano difficoltà nell’affrontare questo tema. Sono numerose le sollecitazioni, le richieste di consulenza e di supporto, le ansie legate alla gestione della sessualità del disabile in tutte le sue dimensioni. Questo corso di formazione è stato programmato dal M. O. Servizio Integrato Disagio Psicosociale e Disabilità Mentale e dal M. O. Consultorio Familiare dell’A.U.S.L. di Rimini nell’ambito di un progetto di lavoro denominato “IO NON HO PAURA” che si pone quali obiettivi: 1. Facilitare l’accesso degli utenti disabili ai servizi del Consultorio (prestazioni sanitarie ed aiuto nella gestione di problematiche legate alla sessualità) attraverso la predisposizione di una corsia preferenziale. 2. Aprire spazi di consulenza e di confronto per gli utenti, le famiglie e gli operatori coinvolti nella gestione di persone disabili in relazione al tema della sessualità 3. Costituire un ponte tra diversi servizi e acquisire un linguaggio comune e competenze per affrontare questo tema. All’interno del Corso di Formazione sono stati trattati le tematiche di seguito elencate: Promuovere la vita sessuale delle persone disabili Gestire i comportamenti sessuali problematici Educare la sessualità delle persone con disabilità mentale Etica, handicap e sessualità. In qualità di docente è stato chiamato il prof. Fabio Veglia, esperto di chiara fama, autore di numerose pubblicazioni sull’argomento e coinvolto in prima persona in una esperienza particolarmente significativa nella città di Torino. In questa città l’Assessorato ai Servizi Sociali, che gestisce le strutture diurne e residenziali e le Comunità Alloggio, in collaborazione con i Servizi Psichiatrici per quanto riguarda gli adulti, e con la Neuropsichiatria infantile per i minori, ha dato avvio al progetto sulla sessualità. 1 2 Handicap e sessualità: la logica del servizio Nell’ambito del progetto è stato aperto un Centro Pubblico di Consulenza sulla sessualità per genitori, operatori delle strutture e utenti con Ritardo Mentale medio-lieve in tal modo la città di Torino si è fatta carico di costruire un modello ed attuarlo Il Responsabile M. O. Consultorio Familiare Dr. Paolo Assirelli La Responsabile M. O. Servizio Integrato Disagio Psicosociale e Disabilità Mentale Dr.ssa Anna Maria Agostini Gli appunti sono per uso esclusivamente interno, a cura di Marika Di Lenardo ed Elisabetta Migani, con la supervisione di Anna Maria Agostini AUSL Rimini HANDICAP E SESSUALITA’: LA LOGICA DEL SERVIZIO Il prof. Fabio Veglia introduce il corso individuando insieme ai partecipanti alcune delle più significative problematiche relative alla gestione della sessualità nelle persone disabili mentali e dei relativi comportamenti problematici: • Incapacità di distinguere le situazioni di intimità da quelle pubbliche • Avvicinamento a persone del proprio sesso o di sesso opposto inviando messaggi di carattere sessuale o toccando parti del corpo non permesse. • Esperienza della masturbazione o del “toccarsi” in luoghi non adeguati, ad es.. in pubblico. • Masturbazione in privato ma difficoltà a farlo in modo organizzato e soddisfacente (in genere per difficoltà di motricità o quale conseguenza dovuta all’assunzione di alcune tipologie di farmaci) • Alcuni disabili riescono a giungere a buone performances autoerotiche ma avendo problemi relazionali non riescono ad avere una relazione sessuale di coppia • Alcuni disabili invece cercano e desiderano una vita sessuale di coppia • Alcuni disabili desiderano una vita sessuale ma rifiutano un partner disabile. • Le famiglie entrano in gioco e perlopiù cercano di escludere esperienze legate alla sessualità . • Rischio di “uso” o “abuso” nei confronti delle persone disabili. A titolo esemplificativo chiameremo Carlotta una giovane disabile con Sindrome di Down e Gigetto un giovane con diagnosi di Psicosi. Nonostante le proteste e le ansie dei loro genitori, Carlotta e Gigetto si innamorano e si frequentano. La coppia tuttavia non può avere spazio per l’intimità, perché i genitori non lasciano liberi i ragazzi e nella Comunità Alloggio non ci sono spazi previsti. Il 30-40% delle persone non hanno una vita sessuale felice, questa quota è incrementata nell’ambito della disabilità e raggiunge il 50-60%. Tornando alla nostra coppia e alla loro storia, vediamo che a questo punto ci sarà una sessualità che richiede aiuto affinché stare insieme non porti sofferenza e disagio ulteriori. Negli anni ‘70 si è fatta una forzatura ideologica: “siamo tutti uguali”“massima autonomia possibile”- “massima integrazione possibile” per le persone disabili, “non più Scuole Speciali”-“ non più lavoro come sfruttamento ma lavoro protetto”. 3 4 Handicap e sessualità: la logica del servizio L’ideologia ha avuto una sua funzione: ha agito come leva per il cambiamento. Gli interventi di aiuto e supporto in famiglia, contrastando la realtà della segregazione, hanno portato allo scoperto, evidenziandole, le problematiche dei disabili. Sono stati soprattutto i disabili meno gravi che ci hanno fatto notare alcune incongruenze: “Non è vero che siamo tutti uguali”, di conseguenza più che di massima autonomia forse è meglio parlare di “stare bene con sé stessi”. Ad esempio gli schizofrenici con i neurolettici atipici possono stare meglio, ma se chiediamo loro maggiore autonomia potrebbero, a volte, correre il rischio di scompensarsi. L’integrazione non porta la “felicità”, è meglio condividere: “Io non voglio né essere autonomo né integrato, ma condividere”. Il cervello della persona disabile, sebbene abbia subito un danno per la disorganizzazione dovuta ad una Sindrome o a danni organici, cerca di realizzare comunque i Mandati propri di tutti esseri umani. Dobbiamo quindi usare le conoscenze relative alla sessuologia “normale” e vedere come applicarle nella disabilità mentale. Quando vogliamo sapere che cosa succede ad un disabile, cerchiamo quello che succede dentro di noi. Un ulteriore problema legato alla disabilità è rappresentato dalla necessità di agire su due registri: 1. Guidare la crescita creando occasioni di crescita 2. Limitare gli eventuali danni riducendo il rischio di comportamenti disadattivi conseguenti alla maggiore autonomia Nel proporre progetti educativi in genere si parte da interventi propositivi e solo in secondo ordine si passa, se necessario, a interventi repressivi implicanti limiti e contenimento. Nei confronti della sessualità, il più delle volte, si tende ad anteporre i limiti ai progetti di sviluppo. Proporre un progetto sulla Sessualità comporta un maggiore coinvolgimento dell’operatore che entra in causa in prima persona, pertanto è più rassicurante proporre altre attività, in realtà “più pericolose”, quale ad esempio attraversare la strada. Anche in assenza di una richiesta esplicita da parte dei Genitori, gli operatori dovrebbero assumersi il compito, pur con tutte le delicatezze del caso, di introdurre il tema della sessualità. Nel rapporto con i genitori l’operatore: • non deve essere spaventato perché spaventa: chi lavora con i genitori deve tranquillizzarli • non deve squalificarli, a volte si pensa di loro: “dicono stupidaggini, rovinano tutto…”, ma deve solidarizzare, stare con loro nella sofferenza AUSL Rimini • che riceve la delega da parte del genitore: “non me la sento fai tu!” la può accettare solo se è una “delega informata”, cioè impostata sulla chiarezza. I genitori dei disabili chiamano bambini i loro figli adulti, faticano a pensarli come tali e la separazione da loro può essere vissuta come pericolosa. Talvolta incontriamo situazioni in cui alcuni comportamenti dei famigliari potrebbero evocare forme di incesto, in realtà spesso si tratta di accudimento doloroso, ad esempio la madre che intercetta il bisogno e la sofferenza del figlio e per superare questa lo aiuta nella masturbazione. Una delle soluzioni adottate dallo stato olandese è stata quella di pagare donne per avere rapporti con disabili e sta prendendo in considerazione l’ipotesi di uomini per le disabili. Le occasioni perdute Torniamo a Carlotta che, dopo un percorso difficile, entra in Gruppo Appartamento. Inserita in un Laboratorio di autonomia per acquisire abilità per gestire la casa, fare la spesa, fare i numeri del telefono, conoscere i numeri degli autobus, ecc… , non riusciva ad apprendere queste competenze. Nella serra dove lavora incontra Gigetto, si piacciono, si frequentano nonostante una iniziale difficoltà con le famiglie. Scatta la motivazione: Carlotta impara i numeri del telefono e degli autobus per raggiungere il suo ragazzo. La parte del cervello che viene sollecitata lancia input alla parte che non funziona e l’attiva. Nei progetti educativi spesso si interviene sulle parti meno funzionanti tralasciando di puntare su quelle più funzionanti. Una vigna piantata sul versante nord non produce vino di qualità come quella piantata sul versante sud . Spesso noi coltiviamo le parti meno “fertili” tralasciando quelle più fertili. A questo punto il prof. Veglia descrive il suo modello che si basa sull’evoluzione: l’evoluzione della vita nell’individuo o ontogenesi ricalca le stesse tappe della evoluzione della vita nell’universo o filogenesi. Un oggetto che ci sfugge può essere letto attraverso le sue dimensioni: smontandolo in pezzi per poi ricostruirlo, possiamo fare questo anche con la sessualità. 5 6 Handicap e sessualità: la logica del servizio D I M E N S I O N I ED E V O L U Z I O N I LE DIMENSIONI DELLA SESSUALITA’ Dimensione Riproduttiva a qualunque costo Cervello Rettiliano Dimensione Ludica Fare sesso Dimensione Sociale Stare Insieme Cervello Limbico Dimensione Semantica Fare l’amore Neocorteccia Dimensione Narrativa Avere una storia Dimensione Procreativa Fare un bambino Ognuno di questi cervelli ha il proprio mandato: CERVELLO RETTILIANO: proprio dei rettili, il suo mandato è “dovete riprodurvi ad ogni costo”. Al cervello rettiliano corrispondono la dimensione riproduttiva e quella ludica. La Dimensione Riproduttiva è quella parte legata alla riproduzione, all’istinto, all’autoconservazione: il serpente si accoppia seguendo i segnali di accoppiamento. Rappresenta la parte più antica del cervello. Antonio Damasio nel suo libro “Emozioni e Coscienza” afferma che l’evoluzione procede per annidamento: il serpente sta dentro il mammifero. Il mandato nella coppia non è solo quello riproduttivo. Gli animali fanno di tutto per non morire, l’uomo aspira ad essere immortale: la possibilità di vivere per sempre si realizza nella riproduzione, nel mettere una propria cellula in un figlio, nel vivere la molteplicità dei ruoli attraverso l’essere padre o madre. Tali bisogni intimi, che toccano l’essere, sono presenti in tutti. Rispetto al problema relativo alla paternità e maternità dei disabili mentali, l’ONU ha stabilito il diritto alla sessualità e alla genitorialità. AUSL Rimini La Dimensione Ludica è fare sesso fine a se stesso, il gioco del sesso è antico, viene da lontano, permette di sperimentare le cose senza assumersi responsabilità. Anche da adulti rimane la memoria del gioco, rimane traccia del bambino che ha giocato al sesso, abbiamo imparato la grammatica delle carezze con qualcuno che si prendeva cura di noi, abbiamo imparato la grammatica e la sintassi dell’affettività. I bambini fanno l’amore con le loro mamme, cioè imparano i gesti dell’amore, giocano poi con altri bambini e provano emozioni diverse. Il cervello non sopporta che prima di aver raggiunto una certa maturità biologica si provino alcune emozioni e questo rappresenta una protezione. Molti disabili hanno uno sviluppo sessuale più rallentato, spesso le persone normodotate pensano che i disabili mentali non abbiano impulsi sessuali e li vedono come in uno stato di eterna infanzia: così non è. Noi, che abbiamo la delega rispetto alla sessualità delle persone disabili, dobbiamo PROBLEMATICIZZARE LA DIMENSIONE LUDICA con i nostri utenti, parlarne in èquipe: quali i rischi, quali i limiti, che cosa andiamo a proporre, come ne parliamo. CERVELLO LIMBICO: a questo appartiene la dimensione sociale. La dimensione sociale mette in moto le emozioni, la voglia di stare insieme, di essere una coppia. Le emozioni informano sul proprio stato interno e su quello dell’altro, si estende la coscienza di NOI, con le emozioni nasce la coscienza che è collegata con lo stato interno. La nascita della coppia pone dei limiti alla propria libertà, si è infatti definiti dall’altro. La socialità non è una caratteristica solo della specie umana: nei lupi, ad esempio, è addirittura superiore a quella dell’uomo; la specificità dell’uomo consiste nel cercare di dare significato a quello che fa. L’azione verso l’altro è strettamente collegata all’emozione per l’altro, questo fa sorgere un problema: il rischio del legame. La paura del legame può portare la persona a dare diverse colorazioni alle modalità di relazione sulla base di quelli che sono i modelli di attaccamento. Sfondo depressivo: la persona pensa, nel momento in cui forma una coppia, al rischio di essere lasciata, ha forti vissuti abbandonici che la costringono a fuggire dai legami per evitare tale rischio. Questa reazione è tipica delle persone che hanno uno stile di attaccamento di tipo evitante. Sfondo fobico: la persona cerca un legame rassicurante e sicuro, ma appena lo raggiunge, soffre per la perdita di libertà. La persona che è sempre stata disconfermata nell’essere se stessa, non sopporta di sentirsi chiamare “ragazza/ragazzo di” tizio o caio. Le anoressiche, ad esempio, funzionano così. Il sé è incerto: si sentono invase dall’esterno, da qualcuno che le vuole definire. 7 8 Handicap e sessualità: la logica del servizio Da tutti questi rischi, legati alle diverse personalità, la natura ha trovato un modo per difenderci, per farci comunque correre il “rischio” di legarci a qualcuno: L’INNAMORAMENTO: DELIZIOSO STATO ALTERATO DELLA COSCIENZA La persona in questo stato riesce a rischiare, a “buttarsi” senza pensare troppo, ha la spinta ad agire e mettere in moto le proprie risorse. Questo vale in modo particolare per le persone con disabilità mentale; con queste il problema che si pone è che, essendo il livello cognitivo ridotto, possono crearsi situazioni complesse nel legame, pertanto la coppia disabile ha necessità di sostegno. NEOCORTECCIA: il suo mandato, che è specifico dell’essere umano in quanto lo fa essere persona, dice: “continua a fare le azioni che richiedono i mandati precedenti” (riproduzione e socialità), ma “dagli un senso”, un significato”. Alla neocorteccia corrispondono le dimensioni semantica, narrativa e procreativa. Tali dimensioni sono possibili in quanto la Neocorteccia permette di dare un senso alle nostre azioni e le fa stare insieme; ci mette a disposizione la “cognizione del tempo”, mentre gli altri mammiferi arrivano solamente allo stadio sociale (cervello limbico). Dimensione semantica - fare l’amore La Neocorteccia rende possibile: 1. IL SENSO DEL TEMPO: ci svincola dal presente e permette di progettare il futuro 2. LA DISPOSIZIONE NATURALE A CERCARE SEMPRE SEQUENZE E INTERAZIONI DEI DATI CHE PERCEPIAMO PER ARRIVARE ALLA CREAZIONE DI SIGNIFICATI. In questo spesso i disabili hanno difficoltà sia nel trovare significati che nel trovare nessi a causa dei loro deficit funzionali, a volte le difficoltà sono di tipo comunicativo: non trovano le parole per esprimere i loro stati interni o usano parole diverse da quelle che normalmente sono utilizzate per costruire una certa realtà a partire dai “nessi” tra i dati percettivi. Possono però leggere i loro stati interni attraverso le azioni (ad es. con la pittura). 3. LA VOGLIA DI RACCONTARE: ridirsi le cose, sistemare gli eventi nella mente e raccontarli all’altro, fino a costruire realtà nuove e diverse, reinventando la realtà e divenendo così creativi. AUSL Rimini Questa concezione è il nuovo modo di stare nella realtà ricostruendola, da questo nascono le culture. Questi aspetti ci caratterizzano come persone, anche la sessualità deve rispondere a questo mandato: fare l’amore significa portare il sesso nel tempo, nella ricerca del significato e portarlo dentro ad un significato condiviso con l’altro. Differenza tra fare sesso e fare l’amore: Il sesso è una parte di noi e segue la nostra evoluzione, per cui deve diventare neocorticale; il passaggio dal fare sesso al fare l’amore consiste nel portare il sesso in un significato. Fare l’amore è non solo considerare il corpo come oggetto da incorporare, infatti fondamentalmente il corpo dell’altro non viene “preso” per essere incorporato a sé al fine del proprio desiderio, ma è un luogo in cui incontrarsi: nel corpo dell’altro si cerca la vera essenza, l’incontro con lui. Attraverso il “fare l’amore” il sentimento non viene solo dichiarato a parole, ma diventa un fatto. Se non cerco la persona, la storia dell’altro, ma solo oggetti (vagine e peni), sono costretto a cambiarli spesso perché dopo un po’ sono tutti uguali, stancano. C’è chi evita l’incontro con l’altro perché in tale incontro può trovare la storia dell’altro, che può anche sconvolgerlo e diventare potenzialmente rischioso. Qual è il codice che permette questo? E’ il CODICE DELLE CAREZZE appreso precocemente nel rapporto con la madre: a volte le mamme toccano in modo funzionale i bambini, a volte invece li incontrano, si conformano al corpo del bambino e trovano l’altro. Fare l’amore è incontrare una storia, non una vagina o un pene. Le persone disabili sono brave a fare l’amore ma non ne hanno occasione: se due disabili sono stati a letto abbracciati e dicono di aver fatto l’amore è vero che l’hanno fatto, infatti l’essere presi per mano una volta nella vita non è meno emozionante di un orgasmo. Dimensione narrativa = avere una storia. Si cerca una sequenza più ampia; viene inglobato il senso del tempo. Avere una storia dà il beneficio della trasfigurazione (fino all’età di 80 anni si può in tal modo essere desiderabili!) ci si basa sul significato di ciò che si è costruito insieme; il desiderio dell’altro si mantiene all’interno della storia che si è vissuta. Dimensione procreativa = fare un bambino, decidere di generare una vita. La rilevanza psichica del procreare è notevolissima rispetto al riprodursi. Si amplia la coppia, si popola la storia, correndo anche dei rischi; questo discorso vale in modo particolare se il bambino che nasce è disabile, perché vengono meno le aspettative della storia. 9 10 Handicap e sessualità: la logica del servizio Le varie dimensioni nel fare l’amore talvolta sono separate, frammentate e questo avviene per tutti gli individui. Per quanto attiene i disabili si può obiettare che le dimensioni non sono tutte presenti anche se non si può pensare al disabile se non pensiamo a noi: normalizzare i problemi in quanto sono gli stessi per tutti. Il disabile viene pensato socialmente come una persona umana, ma spesso gli vengono tolte le caratteristiche fondamentali della persona. Si deve permettere al disabile di cercare un senso alla sua vita, gli indici quantitativi sono devastanti, si va infatti a quantificare le loro caratteristiche. Dobbiamo pensare alle storie dei nostri disabili e tenere le loro parti dentro di noi, se si sentono pensati, migliorano. Proviamo a mettere confini alla mappa che abbiamo esposto per evitare che diventi una mera “autorizzazione” a fare tutte le esperienze sessuali possibili. METODO PER AFFRONTARE L’EDUCAZIONE SESSUALE Spesso nel corso di Soggiorni Estivi emerge la richiesta di dormire insieme da parte dei disabili. Quali criteri seguire? Occorre in primo luogo parlare con i genitori: porre la questione come ipotesi e, riceverne la delega informata. I criteri richiesti sono: • Una ragionevole coscienza di sé: una persona disorganizzata, disorientata, dà un senso di pericolo e non gli si dà accesso alla propria intimità • Una ragionevole capacità di essere riconosciuti • Una capacità di regolare le proprie emozioni ( l’intimità è vissuta in modo emotivo e l’incapacità di regolare le emozioni rende impossibile la cosa) • Una capacità di regolare le emozioni rispetto all’altro • Riuscire a condividere il senso di quello che si fa ed una certa quota di quello che succede (nell’adolescenza i ragazzi che non hanno messo insieme affettività e sesso, cercano solo di fare sesso non amore ed il partner potrebbe cercare altro) • Saper stare con il corpo dell’altro, conoscere il corpo dell’altro, orientarsi. L’educazione sessuale permette di avvicinarsi al proprio e all’altro corpo con una motricità adeguata. Nei disabili la motricità fine è compromessa per deficit di tipo integrativo per cui si rende necessario costruire i pattern percettivi e metodologici per stare con l’altro. AUSL Rimini Può esservi rischio di abuso se uno dei due partner non è consenziente rispetto al fatto che si sta compiendo o non è abbastanza cosciente per dare il consenso pertanto questi criteri devono essere rispettati non al 100% ma almeno al 60%, diversamente è troppo alta la responsabilità che si prende il care-giver. Non esiste ancora un patrimonio culturale condiviso sulla sessualità della persona con disabilità per cui il suggerimento è quello della prudenza. Un altro importante criterio è quello del PIACERE verso DOLORE: più ci avviciniamo alla nostra piena realizzazione, più stiamo bene e viceversa. E’ particolarmente indicato per affrontare queste tematiche il lavoro sulle competenze sociali ( Social Skills Training) con gruppi di disabili, il problema è quello di formare psicoterapeuti esperti nel trattamento di disabili mentali. Quale idea seguiamo per costruire una coppia? Analizziamo alcuni tipi di coppia: A. Coppia normoabile e disabile Accade a volte di trovare coppie miste in cui uno è disabile e l’altro normoabile, in tali casi il normoabile può avere problemi suoi che lo inducono a legarsi al disabile, raramente è vero amore. A volte il normoabile è mosso da bisogni di potere sessuale sull’altro, da perversioni quali la parafilia “per eccitarmi devo usare un medium - una stranezza” o da egocentrismo travestito da altruismo “mi sento buono, voglio salvare il mondo”. Un ulteriore problema è rappresentato dalla CONFUSIVITA’ ovvero dalla confusione tra il prendersi cura e fare sesso; questo è spesso all’origine della pedofilia: i bambini mandano segnali sessuali per ottenere cura, se trovano un adulto “confuso”, questi risponde con atti sessuali invece che con cura e protezione. B. Coppia utente – operatore La deontologia non permette che ci sia convivenza in questi casi, per cui si rende necessario per l’operatore un cambio di settore Nelle strutture come negli ospedali c’è una grossa quota di sessualità in quanto sono presenti interventi di cura sui corpi che determinano una dose di promiscuità notevole. Quando l’operatore non sa dire di No e porre limiti l’utente va in confusione. 11 12 Handicap e sessualità: la logica del servizio Processo Educativo: Relazione significativa ed emozionante Selezione, costruzione e narrazione di contenuti rilevanti ( o perché li chiedono loro o perché li riteniamo importanti noi) Attribuzione negoziata di sigificati: - logico-funzionali - estetici - storico-personali Sviluppo conoscenza tacita procedurale e dichiarativa AUTODETERMINAZIONE DI SE’ NELL’INTERDIPENDENZA SOCIALE CONTESTUALIZZATA RELATIVA AD UNA CULTURA Il processo educativo tra maestro e allievo è biunivoco e diretto, la relazione deve essere significativa per generare un significato, deve essere creativa, reciprocamente significativa ed emozionante in quanto la motivazione è stimolata dalle emozioni (vedi lavoro di James ). Uno dei problemi che ci dobbiamo porre nel fare educazione sessuale è motivare le persone, suscitare e sostenere l’attenzione, pertanto sono AUSL Rimini importanti le emozioni nostre e quelle dell’altro, provare e far provare piacere. L'insegnante emozionato emoziona a sua volta l’allievo più che le immagini o i film. Le emozioni sono fissanti dei ricordi, delle cognizioni che stiamo trasmettendo, le emozioni partecipano attivamente al processo di conoscenza. Come faccio a provocare emozioni e quale emozioni suscitare? L’emozione deve essere coerente con il contenuto se il messaggio è: “il corpo è bello”, l’attrattore forte è Piacere – Eccitazione – Voglia L’emozione migliore è il piacere sessuale, come è possibile far venire piacere sessuale con una persona con cui non avrò una relazione sessuale? Il percorso tra le varie dimensioni della sessualità è lungo e difficile, come posso invogliare a farlo? Che cosa trasmetto? Trasmetto Emozioni. Con i disabili vale la stessa cosa. L’educazione sessuale nella scuola dovrebbe essere fatta dagli insegnanti, non dagli specialisti: formiamo gli insegnanti ed i genitori che sono a stretto contatto con i ragazzi! L’informazione toglie l’ignoranza, l’educazione sentimentale toglie il rischio. L’uso di audiovisivi non aumenta la conoscenza perché il dato non viene elaborato i metodi a più lenta elaborazione danno più risultati. Una regola deontologica fondamentale nel rapporto educativo è quella per cui gli attori della scena mentale (rappresentazione mentale) non devono essere i partecipanti, cioè gli spettatori che mi stanno davanti, in quanto questo provoca turbamento: questo è un tabù inviolabile. Nel rapporto terapeutico, invece, quando si trattano disfunzioni sessuali, il terapeuta deve rappresentarsi il paziente nella camera da letto, essere nella camera da letto del paziente, questo perché sta prendendosi cura della persona. L’educazione sessuale non può essere neutrale, è necessariamente di parte e risponde ad una ideologia, occorre essere “onestamente” di parte dichiarando da che parte si sta e che nessuno possiede la “verità”. A questo punto si pone la scelta dei contenuti da trasmettere, come scelgo gli argomenti? 1. Sono i disabili che mi chiedono che cosa vogliono sapere? Anche loro sanno fare domande e con loro occorre essere diretti. 2. Affronto i temi che ritengo importanti tanto prima o poi verranno a conoscerli e se non interessano non ascolteranno? 13 14 Handicap e sessualità: la logica del servizio 3. Scelgo conoscenze che si possano trasformare in sentimenti ed agiti? 4. Perché per fare educazione sessuale parliamo di epididimo che nella vita sessuale non ha alcun interesse? Parlare di cose che non servono toglie spazio e tempo a quelle che servono ma che sono difficili da affrontare perché imbarazzano. Una volta selezionati i contenuti devo fare un’ulteriore operazione: devo sganciarmi dal metodo proposizionale (serie di parole che esprimono in modo conciso un concetto) ed utilizzare il metodo narrativo: il contenuto parte dalla Realtà – Dato – Significato portati in un Racconto. Il DATO deve essere significato, dare l’accesso al SIGNIFICATO. Abbiamo 4 classi di SIGNIFICATO. Se ad esempio parliamo della vagina possiamo parlarne secondo le classi di significato di seguito elencate: 1. Funzionale: a che serve e come funziona 2. Estetico: mi deve far sentire bella, né sporca né brutta 3. Etico: devo sentirmi buona, fare cose buone 4. Storico/personale: in tutto il mondo non esiste una vagina come la mia Se tolgo dall’oggetto questi significati io non mi approprio di questa parte di me. IL LINGUAGGIO Deve essere adeguato alla narrazione. Abbiamo vari tipi di linguaggio: • Scientifico • Lessico familiare • Gergale della strada (linguaggio volgare) E’ importante costruire un lessico sufficientemente adatto ad una relazione amorosa. Ai ragazzi occorre dare un linguaggio scientifico ed un lessico familiare accogliendo anche il linguaggio di strada, definendo comunque che rispetto a quest’ultimo c’è un modo migliore di definire. Una volta concordato di procedere ad un progetto di Educazione sessuale con un gruppo di ragazze disabili costituito da 3 massimo 4 persone si inizia a parlare di come sono fatti gli organi genitali, come funzionano, a che servono Si parte dal corpo (DATO): è necessario posizionare gli organi del corpo, mettere i confini dell'apparato genitale dopo aver posizionato altri organi quali gli occhi, il naso, la bocca ecc… Quali strumenti e strategie mettere in campo? AUSL Rimini • Confronto tra i corpi ➜ imparare per contiguità: ai ragazzi disabili riesce meglio capire un argomento se viene utilizzato il paragone. “Ho gli occhi….come te”. • Il confine deve essere inizialmente descritto in modo semplice: Nord, dare dei punti di riferimento es: il monte di venere (osso), parlare della carne che lo ricopre, della peluria. Sud: sedere. Est/Ovest: anche, gambe. • Apparato genitale➜ non è consigliabile fare una distinzione tra interno ed esterno, ma di ciò che si usa e non. Parti che possono essere facilmente toccate, parti che non si riesce a toccare. La vagina mette in collegamento i due apparati. • Confronto con un corpo di donna nuda➜ si possono utilizzare foto, immagini o schemi anatomici. Può essere utilizzata la mente: è fondamentale in questo caso il pronome che viene utilizzato; questo perché a seconda del pronome che si utilizza avremo un'emozione equivalente. Con il pronome IO la descrizione è più coinvolgente; utilizzando la terza persona il rapporto che si crea è più distaccato. • Nella disabilità è consigliabile partire dalla fantasia: poi vedere il proprio corpo. A volte è necessario accompagnare il disabile nell'esplorazione del proprio corpo; questo deve essere fatto da una persona ben strutturata e di fiducia. MODELLO IN VIVO Spogliarsi e guardarsi allo specchio con una persona che lo faccia insieme alla disabile. E’ preferibile che il modello non sia l’operatore referente perché il coinvolgimento emotivo può essere troppo forte. La persona deve avere una sua solidità essere rassicurante. Se una donna si pone davanti allo specchio: che cosa vede del suo apparato genitale? Come raccontarlo? Come descrivere la zona critica? Una particolare attenzione va data al linguaggio e alle parole è opportuno usare concetti semplici, anche fare esempi utilizzando figure geometriche potrebbe essere problematico, perché la persona disabile potrebbe non sapere ad esempio che cosa è un triangolo, non possederne il concetto. Se vengono utilizzate delle immagini, queste devono essere varie: possono esserci delle particolarità in natura ed è necessario mostrare la varietà per non creare ansie e scompensare l'individuo. L'ansia diminuisce mano a mano che la persona prende coscienza di quanto viene raccontato. 15 16 Handicap e sessualità: la logica del servizio Si può usare uno specchio piccolo per autorizzare a guardarsi in luoghi non immediatamente visibili. Cosa si vede? (porre particolare attenzione all'igiene delle mani) E' necessario preparare la ragazza disabile, in questo caso, ad alcune situazioni a cui potrebbe non essere preparata: ad esempio la variazione di colore: può spaventare in quanto può associarlo ad una ferita. Si può spiegare la presenza di un diverso colore utilizzando il paragone con il cavo orale: “ è rosso, umido ecc…,” l’uso di analogie rende più comprensibile la descrizione. Per descrivere il luogo, le sue caratteristiche, si può riutilizzare il paragone del cavo orale: sono entrambi posti umidi, caldi, scivolosi, con un rivestimento più sensibile, è preferibile non utilizzare il termine delicato: il disabile può associarlo ad un luogo che può subire delle ferite mentre sensibile può essere associato al piacere. Questi organi non rispondono tutti allo stesso modo: sono presenti rivestimenti particolari che la persona deve imparare a conoscere: ci si tocca, si impara a prendere confidenza con il proprio corpo, in seguito si può insegnarlo all'altro. Dare forma alla zona: il disabile tende a vedere l'insieme; è necessario separare le varie parti e dargli un nome; in questo modo è più semplice indicare le varie parti, anche avvalendosi dell'aiuto di figure. Ingresso della vagina: spiegare che non è visibile; la ragazza può avere paura di sentire dolore si rende necessario tranquillizzarla: come? Parlando delle sue caratteristiche ad esempio l’elasticità, spiegare che è un sacchetto elastico ma robusto, con spessore, che in fondo è chiuso, non va verso la pancia per cui non è pericoloso. Dire che è obliquo. Spiegare attraverso una buona descrizione, che la vagina è un luogo pronto ad accogliere. Descrivere l'imene: spiegare che è un bordo; che sta poco dopo l'ingresso; è meno elastico e cambia forma dopo il primo rapporto, cede in qualche punto, a volta sanguina a volte no. Dolore: trovare una caratteristica che ci possa aiutare a dare una descrizione. Dopo la descrizione e la rappresentazione mentale, il passaggio successivo è l'esplorazione del luogo stesso: è necessario conoscere il proprio corpo. Avere prima una rappresentazione mentale dà più sicurezza alla persona perché sa già a cosa va incontro. Riassumendo i temi trattati fin qui, per l’operatore affrontare la problematica sessuale nell’handicap significa: • Prevenire i danni • Trasmettere competenze • Limitare i comportamenti inadeguati • Spesso si parte da quest’ultimo punto nell’azione educativa. AUSL Rimini I disabili hanno una buona e ricca attività limbica avendo una buona capacità affettiva mentre è compromessa la capacità cognitiva. Non è positivo non coltivare una buona terra per cui occorre accettare la sfida e tener conto della vita affettiva delle persone disabili. NORMALIZZARE è pensare in maniera normale ai loro problemi; non è necessario costruire un sessualità per i disabili, ma utilizzarla per affrontare i loro problemi. Per gestire tutto questo possiamo seguire due linee di pensiero: LINEA EDUCATIVA o EDUCAZIONE SESSUALE GESTIONE DELLE SITUAZIONI PROBLEMATICHE Nell’handicap è importante trovare il modo possibile per rimanere nel problema, il criterio quindi non è la ricerca della soluzione ma la ricerca del senso. Nel costruire conoscenza occorre scegliere i dati da trasmettere e caricare nel dato significati etici – estetici – logici sulla base di una relazione biunivoca, asimmetrica scaldata da emozioni. Il metodo consiste nell’individuare parole chiave, utilizzare un linguaggio scientifico tradotto in lessico familiare, cercare nell’esperienza più che nel linguaggio specialistico = metodo narrativo. ASPETTI LEGALI Non c’è giurisdizione specifica, che cosa può garantire l’operatore che affronta il problema della sessualità e dell’educazione sessuale della persona disabile? Gli elementi su cui si può contare sono i seguenti: • Modelli di riferimento • Esclusione del dolo • Supervisione • Intenzione esplicitata e documentata (con riferimenti scientifici) e concordata tra agenzie educative. Nel caso in cui si rendesse necessario un intervento anticoncezionale quale la chiusura delle tube, si può procedere con una segnalazione al Tribunale e concertare una linea ragionevole tra genitori, servizi socio-sanitari e istituzioni giuridiche. La discussione e le decisioni non devono mai essere individuali, ma è la rete dei servizi che deve valutare. 17 18 Handicap e sessualità: la logica del servizio Si rende inoltre necessario provvedere alla protezione del bambino in caso di maternità di una disabile: si può far ricorso all’affido intrafamiliare dove esistono condizioni favorevoli. Con la persona disabile dobbiamo prendere noi delle decisioni, scegliere per un adulto che ha facoltà ridotte, dobbiamo trovare il modo migliore di affrontare un problema non di risolverlo. Il criterio non è la soluzione ma la ricerca di senso. Il mandato semantico è forte: “devo dare un senso alla mia vita se non riesco sto male” Caso problematico Donna, 25a, con iperattività sessuale, la madre è preoccupata perché non sceglie, non discrimina gli uomini, è preda dell’istinto. Rischio che qualcuno se ne approfitti e la mandi in confusione. Per prima cosa parlare/osservare la donna per capire se: - Cerca sesso (dimensione ludica) - Cerca lo stare insieme (dimensione sociale) - Cerca di fare l’amore (dimensione semantica) Così ci si fa un’idea di ciò che sottende al suo comportamento. Magari cerca di attribuirsi un valore come persona e come donna, cerca consenso sociale. Le operazioni mentali che fa un disabile sono le stesse che fanno tutti gli adolescenti. Sono limitate invece le competenze cognitive di discriminazione delle interazioni dell’altro per cui è presente il rischio di prevaricazione. Una volta dato un senso al comportamento della ragazza, occorre parlare con la madre, la quale ha ragione sul rischio, ma la soluzione non può essere “togliamole la sessualità”, bensì “gestiamo insieme il rischio”. Quale proposta possiamo fare ai genitori? Possiamo proporre un progetto di Educazione sessuale non individualmente, ma in gruppo con il sostegno di operatori per creare condivisione su una idea alternativa: curiamo non amputiamo. Con i singoli genitori si deve attaccare una idea, con il gruppo si crea una cultura. AUSL Rimini PROGETTO SESSUALITÀ CON GRUPPI DI GENITORI (GRUPPI FORMATIVI) Prima di tutto è importante tenere presenti che alcuni modi di funzionamento mentale delle persone disabili sono deficitari. DEFICIT METACOGNITIVO E’ la capacità di pensare su ciò che proviamo; è costituita da: 1. 2. 3. Funzione riflessiva: fare ipotesi su cosa sto pensando è la capacità di distinguere i propri stati interni “come mi sento, come sto…” Funzione relativa alla Teoria della Mente: fare ipotesi su ciò che pensano e provano gli altri Padronanza: capacità di correlare e mettere insieme il mio stato interno con lo stato interno dell’altro “come mi sento io con il come stai tu” per pianificare le proprie azioni Tali funzioni possono essere compromesse per la presenza di deficit neurologici (causa biologica – congenita) o pur essendo presente una buona dotazione biologica, possono essere compromesse a causa del loro mancato utilizzo per la storia familiare e personale (deprivazione e/o disconferma della persona) o anche per entrambe le cause come nelle disregolazioni emotive. E’ importante capire e fare una diagnosi esplicativa: • Deficit neurologico/cognitivo? • Deficit relazionale/sociale? • Psicopatologia? Fare diagnosi è importante per capire se e dove investire le risorse. Gli interventi possibili vanno dal training sulle capacità sociali al training cognitivo per lavorare sull’apprendimento di capacità metacognitive e alla psicoterapia. Il training per potenziare le capacità sociali della persona disabile utilizza il Role playing (gioco di ruolo) si lavora in gruppo su semplici storie preimpostate. E' fondamentale nel proporre un percorso di educazione sessuale questa condivisione: prima fase del desiderio, sentire che siamo in uno stato e capire che vorremmo passare in un altro. Fare educazione serve per portare la persona a decidere. Si differenzia l'emozione dal sentimento: fra sesso e amore. Si cerca di focalizzare ciò che sta succedendo. 19 20 Handicap e sessualità: la logica del servizio COOPERAZIONE PARITETICA La cooperazione nasce da un sentimento semplice e dichiarato: aver bisogno dell'altro in modo paritetico. La reciprocità nel bisogno è il fondamento della cooperazione. Paritetica: nel sistema cooperativo vengono azzerate le linee verticali e si opera in senso orizzontale ( anche se non manca la gerarchia) e siamo rassicurati dall’obiettivo condiviso. Ciò è un progresso culturale, sociale. Se la famiglia sente che lavoriamo tutti per il bene del figlio è rassicurata, in quanto si sente di essere all'interno di un gruppo. Queste due parole Cooperazione Paritetica sono molto importanti ma non sempre vengono considerate nella loro totalità. L’ideale sarebbe avere 4 agenzie che osservano e si scambiano informazioni: 1. 2. 3. 4. SCUOLA SERVIZIO SOCIALE SERVIZIO SANITARIO FAMIGLIA. Il percorso di sviluppo siamo noi ad insegnarlo e a farlo apprendere alle famiglia, utilizzando sia l’approccio narrativo sia quello tecnico. Per poter parlare del processo di sviluppo dobbiamo però averlo in testa, partire dai bambini normoabili per parlare poi dei tempi di sviluppo del bambino disabile. Nel “pacchetto” sviluppo metteremo anche lo sviluppo sessuale. Tutti i genitori sanno quali sono le tappe di sviluppo rispetto al controllo sfinterico, alla alimentazione ed osservano il comportamento alimentare ma il comportamento sessuale è più difficile da osservare in quanto è criptato, fa parte della sfera dell’intimità. E’ quindi difficile raccogliere dati sull’esperienza sessuale sia a casa che a scuola inoltre nella nostra società non abbiamo una cultura condivisa sul tema della sessualità. Sviluppo sessuale: per i genitori dei bambini normoabili, è più semplice affrontare questo tema, le cose da raccontare non sono tante: esplorare il proprio corpo, provare piacere, conoscere il corpo dell’altro, provare piacere nel rispetto dell’altro tenendo conto delle regole sociali. I bambini capiscono la relazione tra amore e nascita non tra amore e sesso, sarebbe per loro difficile e pericoloso mettere insieme tutto ciò in un momento non adeguato. Mettere insieme l'aspetto sessuale con il sentimento d'amore è un'operazione che avviene nell'adolescenza. AUSL Rimini Inizialmente il bambino ha bisogno di capire in modo pragmatico. E' necessario fare prevenzione da possibili abusi: differenziare tra le carezze buone e quelle cattive, l'agenzia preposta potrebbe essere la scuola. Che cosa diciamo alle madri dei bambini disabili? Dobbiamo spiegare alla mamma che lo sviluppo sessuale fa parte anche del loro bambino: che si toccano come tutti i bambini ma dovremo anche dire che ad es. i bambini autistici nel toccarsi possono arrivare a farsi male (autolesionismo). Dovremo anche esplicitare che spesso i bambini disabili hanno difficoltà a causa dei loro problemi fisici e/o cognitivi per cui nel cercare di fare quello che fanno tutti i bambini non riescono bene. Il genitore deve essere preparato per non rimanere sconvolto, deve saper affrontare il problema, deve essere preparato a capire che il bambino disabile ha il suo sviluppo ed ha anche meno opportunità del compagno normoabile di fare giochi con gli altri compagni, presentando una mappa di sviluppo si deve cercare di normalizzare il fatto, Ai bambini si deve dare buona informazione sul fatto che sono stati voluti, amati. Si deve anche insegnare loro a scappare, urlare, parlare, bisogna fare prevenzione all’abuso, partendo dalle scuole elementari. IMPORTANTE IMPARARE AD OSSEVARLI, CAPIRLI E AIUTARLI. MAPPA DELLO SVILUPPO NORMALE MAPPA DELLO SVILUPPO CON DEI LIMITI E DELLE VARIANTI Aspettare domande SI USANO 2 SISTEMI Proporre Si può usare il Metodo Incidentale: invece di parlare direttamente ai figli, i genitori ne parlano tra loro con i figli presenti in modo naturale i bambini fanno domande ed esprimono i loro pareri. A scuola si propone lo stesso metodo anche in presenza di un disabile se non è pronto si estranierà, se pronto si interesserà; l’età indicata per un lavoro sulla sessualità con un disabile è 10/12 anni. ABUSO SU BAMBINI DISABILI L’abuso di bambini disabili è preoccupante, sono più indifesi, più ingenui, per loro distinguere tra situazione di abuso o di non abuso è molto difficile. Il compito dei servizi e delle famiglie è: guardare, seguire, controllare i bambini disabili che non sanno ancora discriminare una situazione di pericolo. “Riparare” i bambini disabili che hanno subito abuso ha un costo 21 22 Handicap e sessualità: la logica del servizio sociale alto per cui è necessario prevenire! Con i ragazzi normoabili si molla il controllo stretto all’età di 15 anni, con i disabili lo si fa più tardi, almeno a 20 anni. Ad un certo momento della vita le scelte sentimentali sono dettate meno dalla razionalità, ma noi dobbiamo attrezzare le persone con strumenti di valutazione logica. Con i disabili dobbiamo mettere in gioco più elementi di controllo. Crescendo le persone uniranno il sesso con l’amore, con il legame; l’integrazione sesso-amore è una operazione pre-corticale, incontrano in questo maggiori difficoltà le persone con disturbo borderline di personalità ed i traumatizzati cranici, meno i disabili mentali. Il danno integrativo non coincide con il danno cognitivo a meno che la cognizione non sia così limitata da non dare dati da integrare. Al processo d’integrazione molti disabili non danno la giusta misura o sono prudenti e non si muovono o sono precipitosi. Spesso hanno ansie e difficoltà a mettere nel legame le emozioni interne. Queste manifestazioni psicopatologiche sono presenti anche nelle persone normoabili , le persone disabili si ammalano di psicopatologie come tutti per cui possiamo avere reazioni di ansia, attacchi di panico, ecc… LA GESTIONE DELLA VOGLIA Nella sessualità agita si hanno quattro fasi e precisamente: 1. 2. 3. 4. DESIDERIO ECCITAZIONE ORGASMO FASE DI RISOLUZIONE EROTICA DESIDERIO Come tema è entrato in letteratura verso la fine degli anni '70 perché sono aumentate le patologie legate al desiderio sessuale. Come può essere spiegato al disabile? Dove nasce? Il discorso deve essere fatto in modo semplice. Gli uomini sono più attratti dall’aspetto, le donne sono attratte dai segnali di potere, in quanto tendono a cercare protezione (inconsciamente per la prole). La voglia nasce: • dal nostro corpo sia che lo vogliamo o no; sono gli ormoni, i neurotrasmettitori, le endorfine, ecc…che agiscono a sostegno del desiderio, nasce da dentro (può anche essere solo sesso); • dalle cose che capitano fuori di noi (che vengono raccolte dai sensi); quello che guardiamo, tocchiamo, odoriamo ecc. sono i feromoni che vengono captati dall'apparato olfattivo AUSL Rimini • dal comportamento seduttivo: il corteggiamento per portare a sé la persona. • Dai pensieri, dalle fantasie, anche dal sogno. ECCITAZIONE Qualcuno può farci venire voglia e passiamo a questa seconda fase. Qualcuno può farsi venire voglia partendo da questa fase toccandosi. L’autoerotismo: è il sistema più sganciato dalla sessualità. Il desiderio è una cosa gradevole, ma spesso in questo modo parto da una sensazione sgradevole: noia, ansia, paura. Se diventa compulsivo e abituale nasconde un disagio. Con le persone disabili occorrono tempi lunghi per arrivare all’acquisizione di questi elementi, i gruppi di auto mutuo aiuto rappresentano una notevole facilitazione. Una volta compreso che cosa è la voglia, quando è presente occorre poi chiedere che cosa si fa. Se tutte le volte che la sento mi sento frustrato i meccanismi difensivi che subentrano non me la faranno sentire più. Quali sono le regole che si devono usare per vivere bene questo momento e usare bene il desiderio? Partiamo dalle regole che fanno sentire protetti chiedendo al gruppo: “quando diresti di NO?” cercando di far girare le emozioni all’interno del gruppo. In caso di violenza – costrizione. Possiamo avere costrizione attraverso la violenza fisica o attraverso minacce, ricatto, pressioni. L’uomo può abusare della donna NON viceversa. Ci sono ragazze che si mettono sistematicamente in pericolo e subiscono violenze, questo problema si riscontra più che nella disabilità nelle persone con Disturbo Borderline di personalità. Se nel gruppo sono presenti queste persone, è bene affrontare il problema. Può succedere che non ci sia condivisione anche quando il partner fa subire un ricatto morale: “se non fai l’amore con me, vado con un’altra”, spesso le ragazze cedono al ricatto. Oggi siamo in fase di cambiamento molto forte da parte delle donne anche molto giovani: sono loro che pretendono rapporti sessuali dai propri compagni; questi vanno in crisi, subentra l’ansia da prestazione, si tratta di un ricatto al femminile, il rapporto sessuale viene prima della relazione. I disturbi della sessualità si stanno sbilanciando al maschile si assiste al fenomeno sempre più diffuso del calo del desiderio nel maschio. Etologicamente le femmine integrano prima e di più sesso e amore rispetto ai maschi, oggi la donna tende ad integrare sempre più tardi e a separare il 23 24 Handicap e sessualità: la logica del servizio sesso dall’amore, le femmine sono selettive di natura per la propria prole, se tendono a ragionare al maschile questo è espressione di un disagio. Per la donna disabile è difficile riconoscere la violenza psicologica, è necessario mettere una regola: • per tutelare se stessi: non si può essere violati dal desiderio dell’altro • per tutelare il proprio desiderio: perché fare una cosa sempre contro voglia, fa si che il cervello estenda il disagio escludendo la voglia. La regola che mettiamo è quella del TEMPO: “ posso fare l’amore con te solo se tutti e due ne abbiamo voglia nello stesso momento”. E’ una regola protettiva della integrità personale. Non è importante quanta voglia ci sia, l’importante è che ci sia. C’è anche da tenere in considerazione che l’altro, all’interno della relazione, ha il diritto di provare a far venire voglia, se si attiva il desiderio vale di nuovo la regola dell’accordo tra i due partner all’interno di una conoscenza reciproca. Amore Oblativo: il piacere deriva dal piacere che prova l’altro, c’è il rischio che a lungo andare si spenga il desiderio, perché non è sostenuto dal desiderio sessuale ma da una motivazione sociale. L’uomo può manifestare questo problema sessuale quando manca il desiderio. Nella sessualità umana il gioco vale se è giocato nella reciprocità: stare nel bene condiviso, nel bene comune, oggi non si parla più di dovere coniugale. Deve esserci un accordo per fare proposte all’interno della relazione, si acquisisce il diritto di fare proposte, il sesso non è un obbligo. Come spiegare questo ad una persona disabile? Con due PAROLE CHIAVE: PROPOSTA DIRITTO Non c’è diritto a fare sesso e amore ma diritto a fare proposte nel matrimonio e nel legame e il partner può decidere se dire: SI-NO-FORSE. Si può anche trasformare un NO in un SI ma ci si deve fermare se è giusto farlo. E’ importante insegnare al disabile come dire di NO e fare stare comunque bene l’altra persona. Per il disabile il desiderio non è solo il coito ma può essere prendersi per mano, baciarsi, dare una carezza, toccare il seno. Altro problema grosso sull’uso del desiderio è rappresentato dalla Prostituzione. Questa è uno scambio tra sesso ed altre cose, non c’è reciprocità in tale scambio. Con le persone disabili il rischio di sfruttamento è molto elevato. Il lavoro con i disabili comunque richiede tempi lunghi, occorrono anche 2 o 3 anni perché riescano a comprendere quello che succede loro. AUSL Rimini Rispetto all’interferenza dei farmaci sul desiderio occorre precisare che i neurolettici non inibiscono il desiderio ma danno problemi sulla eccitazione, con la masturbazione non si riesce a raggiungere l’orgasmo pertanto si ingenerano rabbia, frustrazione, aggressività. Alcuni antiepilettici ritardano e inibiscono l’orgasmo. DISABILITA’ GRAVE Spesso i ragazzi disabili gravi si masturbano in modo non adeguato per cui si rende necessario operare partendo dal riconoscimento del problema e successivamente mettere in atto interventi efficaci: • Masturbarsi in modo inadeguato • Masturbarsi in modo inefficace Nel primo caso il disabile si masturba in modo soddisfacente ma in momenti e contesti non adeguati, nel secondo caso il contesto è appropriato ma non riesce a raggiungere l’orgasmo, questo succede anche a normodotati, di frequente alle donne. Modificazione di un comportamento inadeguato: si rende necessaria una disciplina rigorosa per l’intervento: ➜ Nessuno di noi è autorizzato a eliminare un determinato comportamento (anche se spesso il contesto sociale, familiare, scolastico ci chiede proprio questo), perché esso esprime una esigenza che va presa in considerazione, non potendo toglierlo possiamo però modificarlo. Alcuni interventi quali la lobotomia o l’uso di farmaci per modificare i comportamenti disadattivi, sopprimono anche un buon funzionamento della persona. Se un ragazzo si masturba in aula posso cercare un’alternativa: invitandolo ad andare in bagno, ma se sono contrario alla masturbazione non riuscirò a fargli questa proposta in modo adeguato. L’operatore deve essere in grado di affrontare l’argomento, non solo a parole ma anche con il proprio atteggiamento, deve mostrarsi tranquillo e capace di gestire la situazione. Il messaggio che deve trasmettere l’educazione è: la masturbazione come esperienza personale buona per la crescita. ➜ Non sempre è lecito sostituire un comportamento con un altro appartenente ad un diverso contesto. Es. se un ragazzo disabile grave si masturba in corridoio è errato pensare “cosa si fa”, ma bisogna chiedersi “perché lo fa” altrimenti ci allontaniamo da un metodo scientifico. Difficilmente se glielo chiediamo ci risponderà, posso quindi pensare ad un metodo interpretativo facendo un’ ipotesi che tengo fino a che non è invalidata. In base all’esperienza clinica posso ipotizzare: 1. non riesce a distinguere il luogo in cui si trova 25 26 Handicap e sessualità: la logica del servizio 2. discrimina il luogo, ma non è in grado di capire che certi comportamenti non sono adeguati in pubblico 3. può pensare di attirare l’attenzione al punto di trovare qualcuno che farà sesso con lui 4. vuole attirare l’attenzione, essere considerato, visto 5. lo fa per protesta, o per contrastare uno stato di malessere interno 6. lo fa per gratificarsi, per sopperire ad ansia, frustrazione, per ottenere una sorta di appagamento. Non esiste un metodo unico per ridurre il comportamento inadeguato. E’ necessario capire che cosa induce il comportamento e qual è il modo migliore per affrontare il problema, cercare di capire che cosa precede e che cosa segue questo comportamento per ridurre gli interventi che possono agire da rinforzo. Se questo metodo è usato male si cade nel condizionamento più bieco se usato bene in senso psicodinamico possiamo generalizzare all’interno di sequenze la maggior parte delle buone scelte. Il “come sto ora” è all’interno dalla mia storia ed in relazione al mio futuro. COM’E’ ANDATA - COME STO ORA- COSA POSSO FARE Registrare tutto ciò che precede il comportamento e studiare il contesto. 1. Che cosa è successo nel contesto prima della masturbazione qual è lo stato emotivo della persona: è triste? – è spaventato? – è depresso? – è eccitato? Come si relaziona con gli altri? 2. Che cosa è successo PRIMA nel contesto? Qualcuno gli ha risposto male? 3. Leggere il DOPO: come si comporta il contesto nel momento in cui il disabile attiva quel determinato comportamento. Può succedere che il disabile con quel determinato comportamento ottenga proprio quello che voleva ottenere pertanto viene rinforzato. Gli approcci che possiamo adottare sono diversi, ad es: • ABC metodo comportamentale • Approccio cognitivo-comportamentale: viene presa in considerazione la sequenza (analisi funzionale); • Cognitivismo costruttivista • Tecnica della moviola di Vittorio Guidano: si scompone la sequenza in tanti fotogrammi, si legge poi fotogramma per fotogramma (lettura narrativa) modificando la loro posizione si interviene sul comportamento disadattivo. Se Gigetto, il nostro ragazzo disabile, è ansioso ed arrabbiato e si masturba che faccio? AUSL Rimini Gli insegno a masturbarsi in un luogo adatto? In questo modo uso la sessualità per gestire l’ansia snaturandola, la sessualità non è fatta per questo, devo trovare altri modi per gestire l’ ansia e cercare anche situazioni in cui Gigetto si possa masturbare, ma in rapporto con la soddisfazione di un desiderio sessuale Cosa succede se togliamo la masturbazione? Gigetto diventa aggressivo per cui si può rendere necessario dare farmaci neurolettici: questi possono servire a prendere tempo in caso di situazioni critiche ma va speso del tempo per lavorare trovando sistemi per gestire l’ansia e cercando alternative alla masturbazione. In alcuni casi in cui risulta problematico trovare una soluzione all’ansia possiamo utilizzare la masturbazione come palliativo in quanto non possiamo fare di più. Le persone disabili sono sensibili alle relazioni con l’adulto, anche gli autistici, per cui possiamo usare la relazione per rendere migliore la loro vita. Non si gioca sulla tecnica del rinforzo meccanico ma si passa attraverso una storia “se ti masturbi in salotto io sono triste. Se lo fai in bagno sono felice”, “ sono contento che tu ti masturbi e che tu lo faccia bene”. Quello a cui siamo più sensibili è lo stare bene o male con l’altro; la masturbazione fatta in luoghi pubblici o in modi inadeguati crea disagio Tutto viene giocato sulla relazione Gli interventi devono essere coerenti tra loro: in questo modo anche un cervello molto compromesso può trovare una linea comune. Il metodo deve essere condiviso e va verificato nella sua efficacia. I comportamenti sono problematici quando non permettono la crescita. Il dolore e la sofferenza aiutano la crescita, vanno messi in conto per raggiungere degli obiettivi. 27 28 Handicap e sessualità: la logica del servizio BIBLIOGRAFIA - - Antonio Damasio, Emozioni e coscienza Fabio Veglia, Il silenzio, la voce, la carezza Editore Franco Angeli Fabio Veglia, C’era una volta la prima volta Edizioni Erickson Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva Editore Bollati Pesci, M. C. La relazione di cura e la sessualità: opportunità di cambiamento. In: Veglia F. (a cura di) Handicap e sessualità: il silenzio, la voce, la carezza. Franco Angeli Pesci, M. C. Integrazione, integrare, integrarsi. In: C. Balsamo (a cura di) Incontrare/ribaltare: riconoscersi tra diversità e disabilità. Carocci Sorrentino, A. M. La famiglia: considerazioni terapeutiche. In AA. VV. Figli per sempre Carocci Faber Editore, Roma Veglia, F Una carne sola. Franco Angeli Dixon, L’educazione sessuale nell’handicappato. Edizioni Erickson Sorrentino, A. M. Figli Disabili. Franco Angeli Editore Unità Operativa Risorse Intangibili via Flaminia, 76 - 47900 Rimini 0541.304909 0541.304907 www.risorse-intangibili.it [email protected]