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Tumori e sessualità nell`uomo

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Tumori e sessualità nell`uomo
Opuscolo informativo per l’uomo e la sua partner
L’Assistenza Tumori Alto Adige «Südtiroler Krebshilfe»
in collaborazione con il Krebsinformationsdienst KID
del Deutschen Krebsforschungszentrums Heidelberg
Impressum
Editore:
Assistenza Tumori Alto Adige
Via Tre Santi 1, 39100 Bolzano
Tel. 0471 28 33 48
Fax 0471 28 82 82
E-mail: [email protected]
Krebsinformationsdienst KID del Deutschen Krebsforschungszentrums
(Direttore: Dr. Hans-Joachim Gebest)
Comitato scientifico (Dr. Claudio Graiff) e Direttivo dell’Assistenza Tumori
Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe
La presente guida si basa sull’opuscolo informativo “L’ammalato oncologico e
la sessualità” del Servizio Informativo Oncologico tedesco KID, Centro tedesco di ricerca oncologica di Heidelberg. Ringraziamo il Servizio Informativo
Oncologico per la concessione dei testi, che sono stati adottati integralmente,
eccetto le proposte specifiche della Provincia, relative alla cura e all’assistenza,
nonché le indicazioni bibliografiche.
Tappeiner S.p.A., Lana
Printed in Italy
© 2005 Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe, Bolzano
Con il sostegno dell’Assessorato Provinciale alla Sanità
Sommario
Introduzione
➤Lo scopo di questo opuscolo
6
La sessualità: introduzione
7
➤Sentimenti sessuali durante e dopo
il periodo di trattamento antitumorale
7
➤Il rapporto di coppia
7
➤Che cos’è la «sessualità»?
10
➤Sessualità e terapia antitumorale
11
Patologie nella zona pelvica e possibili
ripercussioni sulla vita sessuale
12
➤Intervento al pene
12
➤Interventi alla prostata
13
➤Asportazione del testicolo
13
➤Asportazione della vescica
15
➤Interventi per tumori al retto
15
➤Operazione ed erezione
16
➤Trattamento antitumorale ed eiaculazione
17
➤Operazione ed eiaculazione
18
➤Altre terapie antitumorali e i loro effetti
sull’eiaculazione
19
➤Radioterapia al bacino
20
➤Casi di infertilità in seguito alla terapia
21
Altre patologie e possibili ripercussioni
sulla sessualitá
22
➤Tumori nella zona orale, mascellare e facciale
22
➤Tumore alla laringe
23
4
Chemioterapia
24
➤Ripercussioni sulla costituzione fisica
24
➤Chemioterapia, desiderio sessuale ed erezione
24
➤Chemioterapia e fertilità
25
➤Procreazione e contraccezione
26
Ormonoterapia
27
➤Ambito di applicazione della terapia ormonale
27
➤Forme della terapia ormonale e ripercussioni
sulla vita sessuale
27
➤La terapia ormonale influisce sulla psiche?
28
Gestioni di problemi particolari
29
➤Mascolinità e sessualità
29
➤La paura della «prima volta»
30
➤Problemi momentanei o di lunga durata?
30
➤Cause fisiche oppure psichiche?
31
➤Diagnosi per problemi a lungo termine
31
➤Mente ed erezione
34
➤Cosa fare in caso di problemi di erezione
di natura fisica?
35
➤Trattamento con testosterone
35
➤Sildenafil (Viagra®)
35
➤Pompe a vuoto
36
➤Terapia SKAT (terapia di autoiniezione)
37
➤Impianti penieni
38
➤Cosa fare in caso di problemi erettivi
di natura psichica?
39
➤Eiaculazione precoce
41
➤Incontinenza
41
➤Dolori lombari, alla testa e addominali
43
➤Dolori durante i rapporti sessuali
43
➤Vivere con uno stoma (apertura artificiale)
44
Dubbi e domande frequenti
46
➤Il rapporto sessuale può causare una ricaduta?
46
➤Le patologie tumorali possono essere trasmesse
per via sessuale?
46
➤Le persone sottoposte a radioterapia
sono radioattive?
47
Consigli generali
48
➤Accettare se stessi
48
➤Nuove posizioni per un rapporto sessuale
più facile
48
Chi non ha un partner
49
Chi mi può aiutare?
50
Annessi
51
➤Approfondimenti
51
➤Indirizzi utili
52
5
Introduzione
6
Lo scopo di questo
opuscolo
Il presente opuscolo informativo è rivolto a persone affette
da tumori e alle loro partner.
Parlando di «partner» si vuole
intendere anche il/la partner
all’interno di una coppia di
persone dello stesso sesso.
Avendo a disposizione maggiori informazioni relative ai
tumori, alle varie terapie e
alle conseguenze per la vita
sessuale, entrambi riusciranno ad affrontare più facilmente le loro situazioni personali.
Spesso un paziente informato
capisce meglio il tipo di trattamento e sarà in grado di
gestire le conseguenze nel
modo più appropriato.
Lo scopo del presente opuscolo è di chiarire i principali
aspetti relativi alla sessualità
durante o dopo un periodo di
malattia tumorale, senza tuttavia sostituire colloqui o visite specialistiche. È stato scritto soprattutto nella speranza
di poter rimuovere idee sbagliate sulla patologia e sulle
conseguenze della terapia, e
per incoraggiare le persone al
dialogo con il medico o altre
persone esperte in materia ed
anche con la partner per
quanto riguarda la sessualità.
Alcuni argomenti sono stati ripetuti nei vari capitoli con l’intenzione di dare al lettore la
possibilità di scegliere autonomamente i capitoli di maggiore interesse.
La sessualità: introduzione
Sentimenti sessuali
durante e dopo il
periodo di trattamento
antitumorale
Quando viene diagnosticato
un tumore, la prima reazione
è di vedere la propria vita a
pezzi. Tutti i pensieri e i sentimenti ruotano intorno al fatto
di voler (soprav)vivere. La durata del trattamento può variare a seconda del tipo di patologia e dell’estensione della
malattia, e le singole fasi del
trattamento possono essere di
intensità diverse. Nel corso
della terapia emergono spesso nuove domande: come
sarà la mia vita in futuro?
Potrò essere di nuovo la persona che ero in passato? E poi:
in che modo la malattia influenzerà la mia vita sessuale?
I sentimenti, i pensieri e i desideri sessuali che affiorano durante e dopo un trattamento
non devono essere soppressi,
sono infatti indice di uno
spirito di vita attivo e rinnovato. È tuttavia del tutto normale se la voglia di stimoli sessuali in quel periodo diminuisce o svanisce completamen-
te. Spesso la persona interessata sente un gran bisogno di
avere qualcuno vicino ed è in
cerca di affetto, ma talvolta
ha difficoltà ad aprirsi di più
nei confronti della partner, ad
esempio perché teme di perdere la propria «mascolinità».
Nonostante la sessualità oggi
venga mostrata nei media in
modo più o meno esplicito,
di rado le persone ne parlano
apertamente; la terapia antitumorale può essere l’occasione giusta per iniziare a
farlo.
Il rapporto di coppia
Se la vita sessuale è cambiata
in seguito alla malattia, è fondamentale parlarne con la
partner. Un primo passo può
essere parlare «solamente» di
come lei viva la vostra mancanza di desiderio sessuale.
Spesso tuttavia entrambi non
hanno mai parlato di sessualità in modo concreto e forse
già prima della malattia la situazione non era del tutto
soddisfacente. Come può un
partner, tutto d’un tratto, riu-
7
8
scire a parlare apertamente
della propria sessualità?
Se già prima della malattia il
rapporto di coppia non funzionava bene, sicuramente
dopo ci vorrà un grande impegno da parte di entrambi.
Un buon rapporto di coppia
può tuttavia anche rinsaldarsi
in seguito al trattamento antitumorale. Una coppia con un
rapporto stabile, dopo aver
superato una fase iniziale di
difficoltà e imbarazzo, riesce a
parlare dei cambiamenti necessari nella loro vita sessuale.
A volte la persona malata ha la
sensazione che la partner non
voglia dedicarsi a lui e non abbia alcun interesse nei suoi
problemi. Spesso dietro a
questo tipo di comportamento si nasconde un problema di
comunicazione: la partner,
non sapendo come deve
comportarsi, non fa nulla,
l’uomo invece lo interpreta
come un disinteresse, reagisce
quindi forse anche con rabbia
e prende le distanze dalla
partner. In questo modo entrambi si allontanano uno dall’altro, nonostante vogliano
proprio l’opposto, ossia prendersi cura del partner senza
soffocarsi a vicenda.
Che fare se la partner desidera
un contatto sessuale, l’uomo
invece no? Per molti uomini
questa situazione è preoccupante perché spesso si presume che quella parte del corpo
abbia una vita propria e sia
sempre pronta per un rapporto sessuale, indipendentemente dallo stato psichico.
Questa impressione può svilupparsi in età giovane quando il desiderio sessuale risulta
molto forte, e talvolta possono crearsi anche situazioni
spiacevoli. La sessualità tuttavia non funziona mai senza la
psiche. L’importanza del benessere interiore si comprende in età più matura, quando
il desiderio sessuale tendenzialmente diminuisce. Alcuni
uomini vogliono assecondare
le richieste della partner nonostante vi sia l’assenza di un
desiderio da parte loro, credono di dover «fare la parte dell’uomo» e accettano anche il
fatto di non provare quasi alcun piacere. Questo comportamento tuttavia non gli gio-
va, e non è neppure quello
che vorrebbe la partner. Cercate di parlare apertamente
con la vostra partner spiegando perché in quel momento
non desiderate avere un rapporto sessuale.
anche in età più avanzata.
Infatti, per vivere la sessualità
non ci sono limiti di età. Sicuramente per i meno giovani
ha un’altra importanza: si perde un po’ della passionalità e
conta di più starsi vicini.
Se vi sentite infelici o soli nella
vostra relazione, se parlare
non vi aiuta oppure se non
riuscite a farlo, il primo passo
più importante è quello di
ammettere che la relazione è
difficile e insoddisfacente. Partendo da questa presa di coscienza, anche se dolorosa, si
possono costruire le basi per
migliorare la situazione.
Anche per la partner gestire la
malattia rappresenta un problema. Può essere causa di
preoccupazioni, della paura
per il proprio partner o di insicurezza. Come fa a capire di
che cosa ha bisogno il partner
malato se lui non si esprime?
Anche per la partner, durante
e dopo il periodo della terapia
antitumorale, si riduce la voglia di contatti intimi, ma questo è del tutto normale.
Naturalmente anche l’età influisce sulla sessualità, infatti
può succedere che con il passare degli anni e i cambiamenti del nostro corpo, il desiderio
sessuale diminuisca. Anche altri fattori, come ad esempio la
situazione psichica, il fatto di
avere una partner o meno,
oppure l’interesse sessuale negli anni precedenti, possono
influire nello stesso modo.
Una persona che in età giovane era sessualmente molto attiva, lo sarà probabilmente
Indipendentemente dal fatto
di avere una partner o essere
single, cogliete quest’opportunità per informarvi e se scoprite di non riuscire a gestire la
situazione da soli, fatevi aiutare da persone esperte. In allegato trovate gli indirizzi degli
enti a cui vi potete rivolgere.
9
10
Che cos’è la «sessualità»?
Persino nella scienza non esiste una definizione precisa del
concetto di sessualità. In generale si può dire che per sessualità si intende il desiderio di
stare con l’altra persona, di
volersi coccolare e di eccitarsi
a vicenda, o anche l’attrazione
tra due persone dello stesso
sesso. Per l’uomo la sessualità
ha una funzione che va ben
oltre quella della procreazione. La maggior parte delle
persone è sessualmente attiva
e l’interesse per la sessualità,
nel senso di nuove fantasie e
desideri, cresce e si sviluppa in
età puberale. Ci s’innamora,
cambia l’interesse nei confronti dell’altro sesso e si avverte anche una particolare
attrazione fisica.
Non esiste una sessualità
«sbagliata» o «giusta», per
non parlare di una norma generale cui le persone possono
o dovrebbero orientarsi. Per
alcune persone è del tutto
normale avere un rapporto
sessuale al mese, per altri invece quattro volte la settimana e non si può dire quale sia
la scelta giusta o sbagliata
perché ogni persona ha un
ritmo diverso. Le coppie che
si conoscono da più tempo
trovano un tipo di intimità
che li soddisfa entrambi, ma
non è per niente facile scoprire i vari lati della propria sessualità. Noi tutti siamo influenzati da modelli comportamentali e dalle aspettative
degli altri nei nostri confronti,
da schemi che crediamo di
dover rispettare.
Oggi il modo in cui vediamo
la sessualità è influenzato in
modo particolare dai media
che spesso propongono dei
modelli da seguire. Inoltre, di
sessualità si parla anche pubblicamente in modo molto
più aperto di una volta, l’immagine che viene data, tuttavia, è poco o per niente vicina
alla realtà. Non sempre è possibile comprendere chiaramente le informazioni che riceviamo sull’argomento, soprattutto quando vengono
forniti anche dati statistici
come ad esempio la frequenza di rapporti sessuali all’interno di una coppia ecc. I sessuologi sanno che gli intervistati
tendono a esagerare nelle loro
risposte, ma purtroppo gli studi più precisi che cercano di ridurre gli effetti di tali esagerazioni (ad esempio intervistando i partner insieme) sono più
dispendiosi e finora molto rari.
I risultati di studi più vicini alla
realtà forniscono un’immagine completamente diversa; ad
esempio negli USA più della
metà degli intervistati ha dichiarato di avere rapporti sessuali meno di una volta a settimana. Una regola generale
valida per tutti e per tutte le situazioni non esiste oggi, né ci
sarà in futuro.
Sessualità e terapia
antitumorale
La sessualità a volte è già problematica prima dell’insorgere di un tumore. Infatti, secondo uno studio condotto ad
Amburgo nel 1984, circa un
paziente su quattro che si rivolge al proprio medico di
base per un consiglio rivela
difficoltà a lungo termine nella vita sessuale. Il tumore e i
successivi trattamenti rappresentano un’ulteriore peso che
potrebbe anche avere ripercussioni sulla vita sessuale del
soggetto. Alcuni tipi di trattamento potrebbero ad esempio disturbare temporaneamente l’equilibrio ormonale.
Forse tutto questo potrebbe
anche scoraggiarvi, ma vedrete, come indicato nei seguenti
capitoli, che nonostante tutto
non è necessario abbandonare la sessualità.
11
Patologie nella zona pelvica e possibili
ripercussioni sulla vita sessuale
12
Nella zona pelvica dell’uomo
si trovano gli organi sessuali,
la vescica e l’intestino retto. In
ognuno di questi organi può
insorgere un tumore e la terapia viene scelta a seconda della zona in cui si sviluppa la malattia e della sua estensione.
Intervento al pene
I tumori al pene sono rari e si
sviluppano nella maggior parte dei casi tra glande e fusto.
Se il tumore al pene viene scoperto in tempo, una radioterapia locale oppure una laserterapia possono eventualmente
risultare sufficienti e la vita sessuale non viene pregiudicata
quasi in alcun modo. Nel caso
di un tumore al pene oppure
nella parte finale dell’uretere,
la terapia più efficace potrebbe essere l’asportazione di una
parte del pene o dell’intero organo, una situazione che si ripercuote in modo abbastanza
forte (perlomeno all’inizio)
sull’autostima dell’uomo e sulla vita sessuale.
Nel caso dell’asportazione di
una parte del pene viene soli-
tamente asportata solo la
punta, mentre la parte restante è sufficientemente grande
da permettere all’uomo di orinare normalmente. Visto dal
punto di vista tecnico-fisico, in
questo caso è possibile anche
avere un rapporto sessuale
soddisfacente. Durante l’erezione il fusto del pene si irrigidisce proprio come prima dell’intervento, e nella maggior
parte dei casi è sufficientemente grande da permettere
la penetrazione nella vagina.
Inoltre, benché sia stato
asportato il glande, che è la
zona più sensibile del pene,
l’uomo riesce ad avere un orgasmo con eiaculazione.
Nel caso di un’asportazione
radicale del pene viene asportato l’intero membro assieme
alla radice che parte dal bacino. Il chirurgo crea una nuova
apertura per l’uretere tra lo
scroto e l’ano e l’uomo riesce a
controllare l’espulsione delle
urine poiché la valvola dell’uretere rimane intatta. Alcuni
uomini dopo l’asportazione
dell’intero pene rinunciano all’attività sessuale, se tuttavia
entrambi i partner lo vogliono,
anche dopo un intervento di
questo tipo è possibile avere
rapporti sessuali soddisfacenti
per tutti e due. L’uomo può
imparare a raggiungere l’orgasmo quando la sua partner
stimola i punti più sensibili
come lo scroto e la pelle circostante, la zona intorno alla cicatrice oppure la prostata.
Interventi alla prostata
In presenza di un tumore prostatico, l’asportazione della
prostata può risultare la terapia più efficace e in questi casi
vengono asportate anche le
vescichette seminali. In prossimità della prostata si trovano i
nervi che servono a iniziare
l’erezione, e solo in pochi casi
questi riacquistano la loro funzionalità entro alcuni mesi. Se
l’estensione del tumore lo permette il medico cercherà di
mantenere i nervi intatti. Se
questo è possibile, la decisione viene spesso presa anche
direttamente durante l’intervento. Purtroppo anche la
tecnica cosiddetta «del risparmio dei nervi» può causare
una disfunzione temporanea
oppure la perdita della capacità erettiva. In questi casi è possibile irrigidire il membro in
modo soddisfacente solamente con metodi particolari (vedi
«Gestione di problemi particolari»).
La sensibilità dei genitali rimane però inalterata, come anche la capacità di raggiungere
l’orgasmo dal punto di vista fisico. Anche se il pene non si irrigidisce, è possibile generare
l’orgasmo stimolando con carezze i punti erogeni (vedi anche «Operazione ed erezione»). Poiché durante questo
intervento il dotto deferente
viene interrotto, l’uomo perde
la sua fertilità, e successivamente all’asportazione delle
vescichette seminali l’orgasmo
sarà di tipo secco (vedi «Trattamento antitumorale ed eiaculazione»). In seguito all’intervento solo in alcuni pazienti
possono verificarsi problemi di
incontinenza urinaria.
Asportazione del testicolo
Il tumore testicolare si manifesta in prevalenza negli uomini
13
14
giovani e riguarda nella maggior parte dei casi un unico testicolo il quale viene asportato
nell’ambito della terapia. La
produzione di ormoni del testicolo rimanente garantisce
normalmente una quantità
sufficiente di testosterone.
Nell’asportazione dei linfonodi nella zona pelvica e addominale (linfadenectomia retroperitoneale), nell’area interessata si trovano nervi importanti per l’eiaculazione che, se lesionati, possono ridurre o eliminare l’eiaculazione (vedi
«Trattamento antitumorale ed
eiaculazione»). Una volta venivano asportati i linfonodi su
entrambi i lati del corpo, oggi
invece si procede con l’asportazione solo su un lato, le
complicazioni di conseguenza
sono anche minori e meno frequenti se durante l’intervento,
tramite una tecnica innovativa, viene rilevato in modo preciso il percorso dei nervi.
Nel caso di un tumore ad entrambi i testicoli (molto raro)
oppure nel caso di forme tumorali la cui crescita viene fermata sottraendo gli ormoni,
può essere necessario asporta-
re entrambi gli organi. In questi casi viene a mancare gran
parte degli ormoni maschili
(vedi «Ormonoterapia») e
non vengono più prodotte le
cellule seminali, motivo per
cui alcuni uomini si sentono
privati della loro «vera» mascolinità, altri invece temono
di effeminarsi. Alcune caratteristiche maschili del corpo
possono tuttavia cambiare
nuovamente, come ad esempio la crescita della barba.
L’asportazione di entrambi i
testicoli non porta automaticamente ad una perdita del
desiderio sessuale, in alcuni
uomini infatti rimane inalterata.
In termini di estetica non è difficile trovare soluzioni, usando
ad esempio protesi al gel di silicone modellati seconda la
forma e la dimensione dei testicoli, inseriti nello scroto del
soggetto. Dopo l’intervento rimane solo una cicatrice che
non si noterà più dopo la ricrescita dei peli pubici, non sono
invece da escludere irritazioni
oppure reazioni di rigetto nei
confronti della protesi.
Asportazione della vescica
Se a causa dell’estensione del
tumore alla vescica non è sufficiente asportare solamente il
tumore o la parte interessata
dell’organo, è necessario effettuare una cistectomia radicale, intervento in cui viene
asportata l’intera vescica.
Oltre a quest’ultima vengono
tolti anche la prostata con le
vescichette seminali nonché i
linfonodi adiacenti alla vescica
stessa. Se il tumore interessa
l’uretere dovrà essere asportato anche quest’ultimo, e poiché viene interrotto il dotto
deferente, l’uomo perde la
sua fertilità.
Anche utilizzando tecniche
chirurgiche cosiddette «del risparmio dei nervi», i nervi che
servono a iniziare l’irrigidimento del pene potranno essere lesionati.
Qualora venga tolta anche la
vescica, oggi spesso è possibile ricorrere a una vescica artificiale collegata all’uretere, l’uscita naturale. Per svuotare la
vescica artificiale il soggetto
utilizza i muscoli del bacino e
dell’addome. Se non è possibile realizzare una vescica arti-
ficiale, in molti casi si procede
alla creazione di una nuova
apertura per l’evacuazione
delle urine (cd. urostomia). Si
distinguono due tipi di stoma.
Nel primo caso viene realizzato uno stoma e all’interno dell’addome viene collocato un
sacchetto di raccolta delle urine costituito da tessuto intestinale che deve essere svuotato dopo tre ore per mezzo di
un tubicino. Nel secondo caso
viene creato uno stoma con
un sacchetto di raccolta esterno che il pazienta dovrà portare sempre con se (vedi «Vivere con uno stoma – apertura artificiale»).
Interventi per tumori
al retto
Nel caso di forme tumorali al
retto vengono asportate le
parti dell’intestino interessate
dal tumore e le relative vie linfatiche di scarico. A seconda
della tecnica chirurgica utilizzata e della localizzazione del
tumore possono venire danneggiati diversi nervi, il che
potrebbe risultare in un’eiaculazione ridotta o del tutto as-
15
16
sente (vedi «Trattamento antitumorale ed eiaculazione»).
In presenza di un carcinoma
profondo, l’intervento potrebbe anche danneggiare
quei nervi che servono a iniziare l’irrigidimento del pene,
ma è possibile ridurre i rischi
utilizzando la tecnica chirurgica «del risparmio dei nervi».
La sensibilità nelle parti genitali rimane però normalmente
inalterata, come anche la capacità di raggiungere l’orgasmo dal punto di vista fisico
(vedi «L’operazione e l’erezione»).
Se la distanza tra il tumore e
l’ano risulta troppo ridotta,
per poter rimuovere l’intero
tumore in modo sicuro è necessario effettuare in alcune
condizioni una resezione addominoperineale asportando
anche lo sfintere, il muscolo
posto intorno all’ano e in quel
caso l’evacuazione delle feci
per via naturale non è più possibile. Per l’intestino si potrà ricorrere ad una nuova apertura
corporea nella parete addominale (ano praeter con stoma) (vedi «Vivere con uno
stoma – apertura artificiale»).
Operazione ed erezione
Dal sistema nervoso centrale
partono gli impulsi, attraverso
il midollo spinale, fino ad arrivare ai nervi che li ricevono e
che provocano un allargamento del corpo cavernoso e
un forte afflusso di sangue al
pene. Asportando la prostata
o la vescica oppure nel caso di
interventi al retto, questi nervi
potrebbero risultare lesionati
oppure interrotti; gli impulsi
quindi non vengono trasmessi
o solo in parte, rendendo l’erezione più difficile o impossibile. Oggi esistono varie tecniche chirurgiche cosiddette
«del risparmio dei nervi» che
hanno appunto lo scopo di
salvaguardarli e spesso in questo modo si possono evitare i
problemi di erezione. La sensibilità del pene al contatto e la
capacità di avere un orgasmo
vengono trasmessi per mezzo
di nervi che si trovano al di
fuori dalla zona interessata
dall’intervento,
rimanendo
perciò nella maggior parte dei
casi inalterati. La capacità di
raggiungere l’orgasmo rimane quindi invariata dal punto
di vista fisico.
Per l’erezione non sono solo
necessari i nervi ma anche i
vasi sanguigni e le arterie che
dirigono il flusso sanguigno
verso il pene facendo sì che
s’irrigidisca. In seguito ad un
intervento potrebbero venire
chiusi alcuni dei piccoli vasi
sanguigni riducendo quindi il
flusso del sangue con conseguente indebolimento dell’erezione. Il pene quindi si irrigidisce ma non arriva ad avere
la durezza necessaria per la
penetrazione.
In alcuni pazienti le capacità
erettive si ripristinano nel corso del tempo. Passati circa
6–18 mesi i nervi lesionati si riprendono in modo tale da poter garantire nuovamente l’irrigidimento del membro.
Anche lo sviluppo di nuovi
vasi sanguigni può permettere nuovamente un forte afflusso sanguigno e quindi una durezza sufficiente del pene.
Non è chiaro perchè ciò si verifichi solamente in alcuni casi,
ma in generale si può affermare che più l’uomo è giovane,
più facilmente potrà riacquistare la piena capacità erettiva. Questo vale per gli uomini
sotto i 60 anni, e soprattutto
per quelli sotto i 50. Inoltre
migliore era la capacità erettiva prima dell’intervento,
maggiori sono le probabilità
di poter nuovamente avere
un’erezione sufficiente.
Trattamento antitumorale
ed eiaculazione
La terapia antitumorale può
influenzare anche l’eiaculazione. Se il fluido seminale non è
più mischiato alle cellule seminali o solo in maniera parziale,
oppure se la chiusura della vescica presenta una disfunzione, l’eiaculazione è ridotta o
del tutto assente. Le cause
sono da ricercare nelle rispettive terapie. I nervi responsabili della secrezione dei fluidi
della prostata e delle vescichette seminali o i nervi che
controllano la chiusura della
vescica possono venire lesionati; oppure la prostata e/o le
vescichette seminali sono stati
asportati e hanno perso la
propria funzionalità in seguito
alla terapia.
17
18
In questo caso nell’uomo si
manifestano ancora le sensazioni dell’orgasmo, ma manca
l’eiaculazione; si verifica quel
fenomeno che prende il nome
di «orgasmo secco». Alcuni fra
gli uomini dicono che quello
secco è uguale a quello normale, altri invece lo sentono
meno forte o meno stimolante. Alcuni temono anche che
alla partner possa mancare
l’eiaculazione, ma la maggior
parte delle donne tuttavia non
sente alcuna differenza. È più
che altro un problema psicologico, per esempio, l’uomo e
la donna credono che l’eiaculazione sia la vera prova della
mascolinità, oppure il fatto
che per molti uomini è importante vedere il risultato del
loro orgasmo. Se si considera
che lo scopo di un rapporto
sessuale non è quello di creare
qualcosa ma di divertirsi insieme ed essere in sintonia, è
fondamentale riuscire a risolvere queste difficoltà. L’unica
limitazione vera e propria dell’orgasmo secco sta nel fatto
che, a prescindere dalle cause,
non possono nascere figli in
modo naturale oppure solamente in casi molto rari (vedi
«Operazione ed eiaculazione»).
Operazione ed
eiaculazione
Nella cistectomia (asportazione della vescica) e nella prostatectomia radicale (asportazione della prostata) vengono
asportate la prostata e le vescichette seminali interrompendo anche il collegamento
tra dotto deferente e uretere.
Le cellule seminali continuano
a crescere nei testicoli, vengono tuttavia assorbiti dal corpo.
Questo accade senza che il
corpo dia segno di qualche
cambiamento, l’uomo perde
però la sua fertilità.
Altri interventi possono recare
danni al nervo che controlla la
chiusura della vescica nel momento in cui il membro si irrigidisce, l’uscita della vescica
rimane quindi aperta. Invece
di venire mandato in avanti
nell’uretere, lo sperma viene
spinto indietro verso la vescica
urinaria (eiaculazione retrograda); chi soffre di eiaculazione retrograda espelle quindi
lo sperma con le urine. La capacità procreativa naturale
viene fortemente penalizzata.
Alle coppie che non desiderano avere figli si consiglia comunque di utilizzare mezzi
contraccettivi dato che lo
sperma viene prodotto nel
corpo e quindi non sussiste
un’infertilità di base. Qualora
la coppia desiderasse avere
bambini, è possibile utilizzare
farmaci che provocano la
chiusura della vescica. Inoltre
si può utilizzare lo sperma
contenuto nelle urine oppure
prelevarlo direttamente dai
testicoli per l’inseminazione
della donna.
Asportando il cancro al retto
oppure i linfonodi nella zona
dell’addome, nel caso di un
tumore testicolare, possono
venire lesionati i nervi collegati alla prostata e alle vescichette seminali. Di conseguenza la
produzione di sperma viene
interrotta poiché la prostata e
le vescichette non possono
più interagire, e i loro secreti
non possono più mischiarsi
alle cellule seminali, generando quindi un orgasmo secco.
In casi rari, i nervi riacquistano
la funzionalità dopo un breve
lasso di tempo, a volte però
passano anche 1–3 anni. Il
danneggiamento dei nervi
non interessa né le capacità
erettive né quelle che servono
per avere l’orgasmo, potrebbe tuttavia succedere che
cambino le sensazioni durante
l’orgasmo.
Altre terapie antitumorali
e i loro effetti
sull’eiaculazione
Successivamente alla radioterapia per tumori alla prostata
che all’ormonoterapia si può
verificare una riduzione nella
quantità di sperma fuoriuscito.
Anche con un trattamento di
chemioterapia può facilmente
presentarsi una condizione
del genere, ad eccezione di
quando vengono utilizzati alcuni farmaci specifici come ad
esempio Vincristin, che possono provocare un’eiaculazione
retrograda poiché possono
danneggiare nervi che controllano ad esempio la chiusura della vescica.
19
20
La quantità di sperma tuttavia
non permette di valutare la
fertilità di un paziente.
Verso la fine della radioterapia
alcuni uomini accusano un
forte dolore pungente durante l’eiaculazione per via di
un’infiammazione dell’uretere
che spesso guarisce comunque nel giro di poche settimane dalla fine del trattamento.
per trasportare il flusso sanguigno verso il pene in modo
veloce per garantire una forte
erezione. La radioterapia può
inoltre causare un indurimento e di conseguenza una restrizione dei vasi sanguigni,
fino a un blocco dei grandi
vasi nella zona pelvica. Nel
caso di una forte riduzione del
flusso sanguigno si consiglia
un intervento chirurgico vascolare che riesca a liberare
oppure bypassare i vasi
ostruiti.
La radioterapia al bacino, così
come viene effettuata nel caso
di tumori prostatici, vescicali o
intestinali, può influire sulla
capacità erettiva. Maggiore è
la dose di radiazione e la zona
interessata dalla radiazione,
più probabili saranno eventuali problemi erettivi. Tali
condizioni si manifestano poiché i vasi che portano il sangue al pene non funzionano
più correttamente. Se la zona
interessata dalla radioterapia
guarisce, le pareti dei vasi sanguigni perdono la loro elasticità in seguito alla cicatrizzazione e non possono quindi
più allargarsi sufficientemente
Si stima che un terzo degli uomini sottoposti a radioterapia,
nel giro di 1–2 anni, successivamente al trattamento accusa una riduzione delle capacità erettive, e quelli che continuano ad avere un’erezione
non riescono a tenerla fino all’orgasmo. Altri invece non ottengono più un irrigidimento
del membro. Inoltre, gli uomini con pressione alta oppure i
grandi fumatori sembrano
esposti a un rischio maggiore
per quanto riguarda i problemi erettivi, probabilmente
perché i loro vasi sanguigni
hanno subito lesioni in
precedenza.
Radioterapia al bacino
I testicoli vengono protetti
dalle radiazioni mediante
schermi di piombo, ma possono comunque essere pregiudicati a causa di radiazioni
sparse causando disturbi,
spesso temporanei, della fertilità in seguito al danneggiamento delle cellule seminali.
Dato che le cellule seminali
vengono riprodotte costantemente, il soggetto riacquista
la piena fertilità nel giro di pochi mesi. Durante la radioterapia si sconsiglia in ogni caso
una gravidanza e qualora la
coppia volesse dei bambini è
indispensabile interpellare il
radioterapista per sapere
quanto tempo è necessario
aspettare dalla fine della radioterapia (minimo sei settimane).
In casi molto rari i danni ai testicoli in seguito alla radioterapia possono causare un abbassamento del livello di testosterone, situazione che si
può creare anche in seguito a
forti tensioni psichiche sviluppate durante la terapia antitumorale.
Casi di infertilità
in seguito alla terapia
Qualora la coppia desiderasse
dei bambini e se la terapia,
probabilmente o sicuramente, porterà all’infertilità dell’uomo, è possibile congelare
lo sperma (criopreservazione)
prima dell’inizio del percorso
terapeutico. Se poi dovesse
verificarsi una perdita permanente della fertilità, lo sperma
potrà essere utilizzato ai fini
dell’inseminazione artificiale.
Prima di effettuare il deposito
dello sperma, l’uomo non dovrebbe avere eiaculazioni almeno per quattro giorni, per
un deposito infatti sono richieste da 2 a 5 donazioni di
sperma. La conservazione avviene presso appositi laboratori, istituti o cliniche specializzate. Per conoscere gli indirizzi rivolgetevi agli enti o alle
associazioni che si occupano
della consulenza sessuale/medica indicati alla fine dell’opuscolo.
21
Altre patologie e possibili ripercussioni
sulla sessualità
22
Tumori nella
zona orale, mascellare
e facciale
Per il trattamento di tumori
nella zona della bocca, della
mascella e del viso è necessario rimuovere, fra le parti interessate dal carcinoma, tessuti
morbidi ma anche materiale
osseo. Esistono oggi varie
possibilità per sostituire il materiale asportato o per ricoprire le zone interessate. Parti di
ossa, ad esempio della mascella, si possono sostituire
trapiantando tessuto osseo
del soggetto oppure utilizzando tessuto osseo artificiale, il tessuto morbido asportato invece può essere sostituito spostando o trapiantando
parti di tessuto proprio. Grazie alla neurochirurgia moderna, oggi siamo in grado di
ripristinare la funzionalità di
nervi interrotti tramite il trapianto di nervi. Questo è importante soprattutto per i
nervi facciali che servono per
la mimica facciale, oppure nel
caso dei nervi sensoriali della
lingua e delle labbra.
Le parti facciali più ampie possono essere coperte da protesi
(cd. epitesi). Per rimodellare
naso, orecchie, labbra e guance è possibile utilizzare tessuti
propri, a volte tuttavia conviene creare una protesi che praticamente sarà identica alla
parte mancante. Nel caso di
protesi facciale vengono ridisegnate anche le rughe e i
pori caratteristici del viso, oltre a garantire la tonalità della
pelle del soggetto. Nella maggior parte dei casi la componente artificiale è talmente invisibile che non si nota
neppure.
Nonostante le moderne tecniche di ricostruzione, le cicatrici e i cambiamenti della pelle
spesso possono apparire sgradevoli esteticamente. Per nasconderli esiste una particolare tecnica di trucco, denominata «camouflage», con la
quale è possibile, utilizzando
particolari paste dai colori della pelle, coprire tali zone problematiche. Questo tipo di
trucco ha una durata di 48
ore, è resistente all’acqua e si
può apprendere dalla propria
estetista.
In seguito ad un intervento
alla mascella, al palato o alla
lingua il timbro della voce può
risultare diverso.
Tumore alla laringe
Nei tumori alla laringe talvolta
è necessario asportare l’intera
laringe, di conseguenza il paziente perderà la sua voce naturale. Imparando tuttavia a
usare una voce sostitutiva, il
soggetto sarà in grado di comunicare, utilizzando una fra
le varie tecniche di creazione
di suoni. Dopo l’asportazione
della laringe, il soggetto respira tramite un’apertura nella
gola che si apre direttamente
sulla trachea, e poiché il respiro non passa più attraverso il
naso, il paziente non potrà più
sentire odori, starnutire, soffiarsi il naso ed anche tossire
sarà più difficile. Le capacità
olfattive invece di solito rimangono invariate. Durante i
baci, alla partner forse potrebbe dare fastidio il fatto che
possa sentire il vostro respiro
in un punto diverso, ma con il
tempo sicuramente si abituerà. Per evitare che si creino
odori nella trachea, si consiglia di non mangiare piatti
conditi con aglio o spezie
forti.
La «nuova» voce risulterà più
monotona di quella naturale e
non sarà possibile esprimere
verbalmente i propri sentimenti come si desidera. Eventualmente, prima di coccolarvi, mettetevi d’accordo di non
parlare.
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Chemioterapia
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Ripercussioni sulla
costituzione fisica
In alcuni casi viene effettuata
la chemioterapia, ovvero una
terapia che prevede l’uso di
sostanze che bloccano la crescita delle cellule neoplastiche, provenienti dal gruppo di
farmaci cosiddetti citostatici.
Questi farmaci tuttavia non
attaccano solamente le cellule
tumorali ma anche quelle
sane del corpo che si riproducono. I possibili effetti collaterali variano a seconda del tipo
e della dose del farmaco o dei
farmaci, oggi però è possibile
eliminarli in modo quasi totale
grazie ad apposite misure preventive. Gli effetti collaterali
cambiano notevolmente anche da un paziente all’altro e
riguardano il midollo osseo
(dove vengono prodotti i globuli bianchi e quelli rossi), le
mucose e l’apparato digerente. Queste cellule si riproducono con una frequenza particolarmente alta, come appunto
anche le cellule tumorali. In
un primo momento i farmaci
provocano debolezza, nausea
e senso di vomito, in alcune
persone la caduta parziale o
totale dei capelli che comunque ricrescono dopo un determinato lasso di tempo.
Nella maggior parte dei casi i
farmaci vengono somministrati per via endovenosa e
hanno delle conseguenze in
tutto il corpo. In alcuni casi si
sceglie una somministrazione
limitata localmente, come ad
esempio il riempimento temporaneo della vescica con un
citostatico per prevenire una
ricrescita del tumore testicolare. Conseguenza di tale trattamento è la comparsa di irritazioni della vescica e dell’uretere e possibili dolori durante il
rapporto sessuale.
Chemioterapia, desiderio
sessuale ed erezione
È possibile evitare o limitare gli
effetti collaterali della chemioterapia, tuttavia a causa delle
condizioni cui il soggetto è
sottoposto durante e al termine del trattamento, il desiderio sessuale può risultare minore. Se il paziente dopo 1–2
settimane si riprende in modo
generale, solitamente ritorna
anche il desiderio sessuale.
Solo in pochi casi la chemioterapia causa un netto abbassamento del livello di produzione di testosterone. Alcuni farmaci che vengono somministrati per ridurre la nausea
causata dalla chemioterapia
possono disturbare temporaneamente l’equilibrio ormonale, mentre solo in pochi casi
il trattamento farmacologico
usato nell’ambito della chemioterapia può danneggiare i
nervi e quindi causare problemi erettivi.
Non è insolito che durante la
chemioterapia possa insorgere un senso di insoddisfazione
verso il proprio corpo: la perdita di peso, a volte accompagnata dalla perdita dei capelli,
l’utilizzo di eventuali cateteri
forse per settimane e mesi,
possono influire negativamente sull’autostima (vedi anche «Accettare se stessi»).
Chemioterapia e fertilità
La chemioterapia può portare
alla riduzione o alla perdita
della fertilità in quei casi in cui
vengono combinati più cito-
statici, e uno di questi appartiene al gruppo degli alchilanti, un tipo di farmaco che
riduce o blocca anche la crescita delle cellule seminali.
Riacquistare la fertilità al termine della chemioterapia dipende dal tipo del farmaco e
dalla dose con cui viene somministrato. Il periodo di ripresa può durare anche due
anni. Poiché non è possibile
escludere totalmente il rischio di danni alle cellule seminali (che può causare malformazioni fetali durante la
gravidanza), si consiglia di
utilizzare, durante il periodo
di chemioterapia e fino al termine stabilito dal medico curante, il metodo contraccettivo più idoneo. Ad ogni modo
non ci sono motivi per cui la
coppia non possa avere bambini, molti pazienti affetti da
un tumore hanno bambini
sani, e il rischio di malformazioni fetali in questo gruppo
di soggetti non è maggiore rispetto ad altri.
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Procreazione e
contraccezione
Alle coppie che desiderano figli si consiglia di consultare il
proprio medico curante ed è
comunque buona norma
aspettare un determinato lasso di tempo in seguito a trattamenti di chemioterapia e radioterapia. È importante chiarire aspetti come la necessità,
il tipo e la durata della contraccezione poiché non tutti i
mezzi contraccettivi sono idonei. L’uomo può utilizzare i
preservativi, alla donna invece
si consigliano pillole contraccettive ormonali o dispositivi
intrauterini a base di rame
(spirale), o ancora contraccettivi meccanici (diaframma) o
chimici (ad esempio ovuli vaginali) o naturali (ad esempio
il metodo del calendario).
L’affidabilità e la praticità di
queste varie forme di contraccezione varia molto. Se la coppia non vuole più avere bambini si potrebbe pensare anche alla sterilizzazione dell’uomo o della partner, ma quale
sia il metodo più adatto lo deciderà la coppia con l’aiuto del
proprio medico.
Ormonoterapia
Ambito di applicazione
della terapia ormonale
L’ormonoterapia (o terapia
ormonale), ovvero una terapia che influisce sugli ormoni
sessuali del soggetto, viene
utilizzata per combattere quei
tumori la cui crescita è ormonodipendente. Nel caso di uomini si tratta del tumore alla
prostata collegato al testosterone che viene prodotto prevalentemente nei testicoli,
mentre solo circa un decimo
viene dal surrene. Lo scopo di
questa terapia è di bloccare la
crescita delle cellule neoplastiche sottraendogli l’ormone da
cui dipendono.
Forme della terapia
ormonale e ripercussioni
sulla vita sessuale
Ci sono varie forme di ormonoterapia: la rimozione chirurgica di entrambi i testicoli (orchiectomia) fa abbassare il livello di testosterone nel sangue molto rapidamente, la
somministrazione di farmaci
del gruppo dei cosiddetti analoghi LH-RH, invece, blocca la
crescita di ormoni maschili nei
testicoli. In seguito alla somministrazione di ormoni femminili (estrogeni) il livello di
testosterone nel sangue può
essere ridotto al minimo, ma
per via dei possibili effetti collaterali soprattutto nei confronti del sistema cardiocircolatorio, questa forma terapeutica viene impiegata solamente in casi estremi. Gli antiormoni, più precisamente gli
antiandrogeni, sviluppano un
effetto diverso, allontanando
il testosterone da quei punti
del corpo dove solitamente
agisce.
L’ormonoterapia spesso porta
ad una riduzione del desiderio
sessuale. Molti uomini accusano problemi erettivi, nel senso
che le erezioni sono meno frequenti, richiedono più tempo
per svilupparsi e/o sono meno
stabili (disfunzione erettile), e
talvolta è più difficile arrivare
all’orgasmo.
Durante il periodo di trattamento, la fertilità in molti casi
tende a diminuire, inoltre possono verificarsi vampate di calore e accessi di sudore. Questi
effetti collaterali, comunque,
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28
scompaiono al termine della
terapia farmacologica. Possono inoltre verificarsi cambiamenti in alcune caratteristiche
del corpo dell’uomo. In seguito alla terapia con estrogeni si
riscontrano frequentemente
gonfiori dolorosi delle ghiandole mammarie (ginecomastia), situazione che si crea talvolta anche nel caso di trattamenti con agenti antiandrogeni e si può evitare sottoponendo le ghiandole mammarie a radiazioni prima dell’inizio della terapia.
La terapia ormonale
influisce sulla psiche?
Durante l’ormonoterapia gli
uomini hanno l’impressione
di essere privati di una parte
della loro mascolinità, è possibile che avvertano anche la
paura di effeminarsi. L’origine
di queste sensazioni non è ancora chiara, ma la maggior
parte degli scienziati parte dal
presupposto che ciò si sviluppi
in base al rapporto tra il corpo
e l’ambiente, contesto nel
quale anche gli ormoni giocano un ruolo fondamentale. Le
opinioni sul tipo di rapporto
tuttavia sono discordanti, si è
d’accordo invece sul fatto che
il sentirsi ragazzo o ragazza sia
una condizione che si sviluppa
nella prima infanzia, al più tardi entro il 5° o il 6° anno di
vita, dopodichè si determina
una stabilità del sesso. La perdita degli ormoni maschili nelle persone più mature non ha
alcuna influenza sulla condizione di sentirsi uomo.
Alcuni uomini temono di diventare omosessuali in seguito alla terapia ormonale, ma
va detto che l’omosessualità
non è una questione di ormoni, bensì un orientamento psichico verso persone dello stesso sesso. Chi prima della terapia era omosessuale lo sarà
anche dopo, e lo stesso vale
per chi è eterosessuale: chi si
sentiva attratto dalle donne,
dopo la terapia si sentirà nello
stesso modo.
Gestione di problemi particolari
Mascolinità e sessualità
Così come nelle varie culture
ci sono vari costumi e opinioni
su ciò che è maschile o femminile, anche nella sessualità ci
sono orientamenti diversi, si
discute ad esempio su chi dovrebbe avere il ruolo dominante nel gioco di coppia.
Gli uomini ad esempio imparano che spesso vengono valutati in base alle loro prestazioni e il desiderio di avere
successo nelle proprie prestazioni può permettere di raggiungere ottimi risultati nel lavoro ma può avere anche ripercussioni negative nella vita
privata. E forse questo è anche
ciò che accade nei rapporti
sessuali il cui «successo» sembra dipendere dal raggiungimento di un determinato traguardo.
Poiché sembra far parte della
mentalità dell’uomo pensare
di dover sempre avere un ruolo attivo e trainante, la sessualità spesso viene vissuta come
se tutta la responsabilità per
riuscire nella prestazione sessuale sia a carico dell’uomo.
Un uomo «vero» sa benissimo
come si fa e non ha quasi mai
il coraggio di chiedere alla
partner ma parlarne con lei,
tuttavia, non è affatto un segno di debolezza.
Molti uomini credono inoltre
di dover essere sempre «pronti» anche se la partner non fa
niente, venire stimolati dalla
partner sembra un idea strana, ma in alcuni casi può essere d’ aiuto, quando ad esempio per via della terapia l’uomo ha problemi di erezione.
Alle volte essere più passivi in
certi momenti del rapporto
permette di concentrarsi sui
propri sentimenti e quindi di
avere anche una maggiore
sensibilità.
Che una donna possa non
avere voglia di sesso e dica di
no, oggi viene accettato da
quasi tutti gli uomini senza
problemi. Nel caso degli uomini invece è diverso, loro devono sempre essere in grado
di reagire in termini sessuali, e
questo a prescindere dai sentimenti. La realtà invece è che il
loro desiderio sessuale viene
influenzato in modo negativo
o positivo da una miriade di
fattori.
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Soprattutto in situazioni particolari, come ad esempio nella
gestione di un tumore, il bisogno di avere qualcuno vicino
è molto forte, anche senza
che ci debba essere un desiderio sessuale, e questo è del tutto normale.
L’essere maschio è stato spesso legato ai risultati delle proprie prestazioni, ma oggi l’uomo dovrebbe riflettere e cercare di vedere le cose con una
maggiore apertura mentale.
Se volete che le cose cambino,
siate pazienti e comprensivi
con voi stessi e la vostra partner.
La paura della
«prima volta»
Se dopo un trattamento vi avvicinate nuovamente a un
rapporto sessuale, avrete forse la paura che le cose non siano come prima, forse avrete
paura di poter sentire dolori
durante il rapporto oppure di
non arrivare più all’orgasmo.
Spesso la «prima volta» ci si
sente sotto pressione oppure
si ha la paura di poter delude-
re la partner. Per alcuni uomini potrebbe essere utile riuscire a capire prima da soli che
grado di sensibilità sessuale
riescono ad avere, in questo
modo probabilmente sarà più
facile arrivare di nuovo ad
avere con la partner rapporti
sessuali soddisfacenti.
Problemi momentanei o
di lunga durata?
Molti problemi sessuali che
insorgono dopo una terapia
antitumorale sono di natura
passeggera, mentre alcuni
trattamenti antitumorali possono anche provocare cambiamenti permanenti delle
funzionalità fisiche-sessuali.
Prima di un intervento non è
possibile anticipare in quale
misura l’uomo sarà soggetto
ad alterazioni, ma una volta
scoperta la causa di una disfunzione di lunga durata si
possono utilizzare appositi
strumenti; e anche se questi
non fossero adatti al vostro
caso oppure se rifiutate di utilizzarli, esistono altre possibilità per ritrovare l’armonia
sessuale nella coppia.
Cause fisiche oppure
psichiche?
Diagnosi per problemi a
lungo termine
Conoscendo le condizioni in
cui insorgono i problemi è
possibile stabilire in linea di
massima se questi sono dovuti
a cambiamenti fisici o di natura psichica. Se ad esempio è
difficile avere un’erezione oppure se l’erezione dura troppo
poco, bisogna chiedersi se il
problema sia legato alla situazione che si sta vivendo. Succede solo con la partner oppure anche quando vi stimolate da soli? L’erezione migliora se vi trovate in una situazione distesa e rilassata? Se il problema insorge indipendentemente dalla situazione potrebbe significare che si tratti
in prima linea di una fattore fisico, se invece non fosse possibile individuare le cause, la disfunzione potrebbe essere dovuta a condizioni psichiche.
L’elemento scatenante potrebbe essere ad esempio la
paura di non riuscire; è molto
probabile che alcune condizioni di tensione rendano le
relazioni sessuali più difficili.
Se alcuni mesi dopo il trattamento i problemi persistono e
non migliorano, è consigliabile cercare aiuto. La prima persona di riferimento è ad esempio il vostro medico curante
che conosce voi e la vostra
storia clinica, inoltre è importante affidarsi a una persona
che si dimostri aperta e comprensiva, infatti il medico dovrà dedicare molto tempo per
poter discutere con voi il problema. Verranno trattati anche argomenti molto intimi:
ad esempio come era il vostro
rapporto sessuale prima della
terapia antitumorale e com’è
il rapporto di coppia ora; questo permetterà al medico di
farsi un’immagine chiara della
vostra situazione. Bisogna anche tener conto di eventuali
altre malattie, come per
esempio il diabete oppure l’alta pressione, che possono influire negativamente sulla sessualità. Talvolta parlare apertamente rappresenta già una
terapia molto efficace e insieme risulta più facile valutare i
vari passi da fare, soprattutto
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per decidere se effettuare ulteriori esami e/o chiedere un altro consulto presso altri enti
dedicati alla diagnostica e al
trattamento di disfunzioni sessuali (vedi indirizzi alla fine
dell’opuscolo).
dispendioso e fornisce solo
dati generali di carattere
orientativo. Oggi viene usato
solamente in casi particolari
poiché esistono altri metodi
diagnostici che forniscono indicazioni più precise.
Per risolvere problemi di tipo
sessuale ci si può sottoporre a
vari esami e test. Analizzando
il sangue è possibile rilevare
ad esempio il livello di testosterone (vedi «Ormonoterapia»).
Alcuni esami possono stabilire
se le cause delle difficoltà di
erezione sono legate a un’irrorazione sanguigna limitata
oppure a un flusso sanguigno
insufficiente verso il pene.
Una volta la frequenza e l’ampiezza dell’erezione durante la
notte erano fattori molto importanti. Un uomo sano durante il sonno ha in media 4–5
erezioni, se queste vengono a
mancare potrebbe trattarsi di
un cambiamento a livello organico, ma può succedere
tuttavia anche nel caso di disturbi del sonno. Nel caso di
erezioni che avvengono durante la notte e nelle ore mattutine si tratta spesso di cause
di natura psichica, tuttavia anche alcune neuropatie si manifestano nello stesso modo.
Eseguire gli esami necessari in
modo preciso spesso è molto
Il farmacotest, uno tra i mezzi
diagnostici più diffusi, consiste nell’iniezione di una sostanza vasodilatatrice (solitamente il farmaco prostaglandina E1) nel corpo cavernoso
mediante una siringa ad ago
fine ed è meno doloroso di un
prelievo di sangue al braccio.
Grazie al farmaco iniettato le
cellule del corpo cavernoso si
allargano e permettono un
maggiore afflusso di sangue e
quindi l’irrigidimento del
pene. Se ciò non dovesse verificarsi potrebbe darsi che l’afflusso di sangue sia troppo limitato e che il deflusso sanguigno del pene non venga
rallentato sufficientemente.
Grazie ai moderni sistemi utilizzati per gli esami ultrasonografici (sonografia duplex e a
colori) è possibile analizzare
sia il flusso sanguigno sia lo
stato dei vasi e delle altre
strutture del pene. Dopo l’iniezione di una sostanza vasodilatatrice si possono vedere i restringimenti nel sistema
vascolare e i cambiamenti del
corpo cavernoso del pene.
Qualora la causa dei problemi
erettivi fosse un deflusso intenso del sangue dal corpo
cavernoso del pene e si decidesse di intervenire chirurgicamente (se altri metodi terapeutici non portano ai risultati desiderati), si procederà
con un accertamento preciso
della situazione del deflusso
sanguigno (mediante cavernosometria) e un’indagine radiografica (cavernosografia).
Per migliorare le capacità
erettili si possono eventualmente asportare alcuni vasi
responsabili del deflusso sanguigno.
È possibile verificare anche lo
stato dei nervi. La funzione del
nervo pudendo, necessario
per il mantenimento dell’erezione del membro, può essere
testata medianti i riflessi. In
questo caso il pene viene sottoposto a stimolazione elettrica, successivamente viene misurato quanto tempo si contrae il muscolo bulbo cavernoso (latenza del riflesso bulbo
cavernoso).
La valutazione delle funzionalità dei nervi che servono all’induzione dell’erezione (nervi cavernosi o nervi erigenti) si
trova tuttora in fase di studio.
Esistono due metodi di indagine che vengono utilizzati
con maggiore frequenza: una
prevede la misurazione, come
nel caso dell’elettrocardiogramma per il cuore, delle attività elettriche del muscolo
del corpo cavernoso (EMG del
corpo cavernoso). I muscoli,
contraendosi e rilassandosi,
determinano le dimensioni
dei corpi cavernosi penieni
che si riempiono di sangue e
sono quindi molto importanti
per l’erezione del membro. Se
l’attività elettrica presenta
cambiamenti rilevabili, i muscoli hanno subito un danno
oppure i nervi che governano
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34
l’erezione presentano
disfunzione.
una
Il secondo metodo (risposta
simpatico-cutanea del pene)
utilizza un riflesso: stimolando
leggermente un punto sul
braccio viene favorita la sudorazione cutanea, misurata sulla pelle peniena. Il tempo che
trascorre tra lo stimolo e l’inizio della sudorazione è un ottimo sistema per valutare la
funzionalità di una parte dei
nervi cavernosi.
Mente ed erezione
Le capacità erettive vengono
influenzate, anche nell’uomo
sano, da vari tipi di paure e angosce. Se siete troppo concentrati su voi stessi e sulle vostre prestazioni, rischiate di
raggiungere il risultato opposto a quello desiderato, di
conseguenza il desiderio viene
a mancare e il membro non si
irrigidisce oppure l’erezione
non dura abbastanza. Inoltre,
invece di lasciarvi andare nella
stimolazione controllate tutto
ciò che accade e se poi per
una volta si verificano dei pro-
blemi di erezione, si teme che
anche in futuro il pene non
raggiunga un irrigidimento
sufficiente. Il pensiero che la
malattia oppure la terapia
possano automaticamente influire in modo negativo sulla
sessualità rende la situazione
ancora più difficile. Non riuscendo ad allontanarsi da
questo modo di pensare, la
paura cresce ogni volta e la
probabilità di avere un’erezione diminuisce sempre di più. È
importante cercare di cambiare atteggiamento e parlare
apertamente con la partner,
creare un’atmosfera rilassata
durante il rapporto sessuale,
riflettere sulle proprie abitudini sessuali e magari trovare il
modo di esser maggiormente
stimolati: spesso compiere
questi passi è già sufficiente
per ritornare ad una vita sessuale che soddisfa entrambi.
Se in questo modo non si riesce a trovare una soluzione
soddisfacente, nel caso di difficoltà erettive di natura psichica una seduta con un
esperto medico-sessuologo
potrebbe sbloccare la situazione. Qualora il problema
fosse più complesso esistono
vari trattamenti terapeutici di
tipo psicologico che si concentrano soprattutto sui problemi sessuali (terapia sessuale) oppure in prima linea
sull’intera personalità (psicoterapia).
Cosa fare in caso di
problemi di erezione di
natura fisica?
Grazie ai metodi diagnostici di
cui disponiamo oggi è possibile circoscrivere in modo abbastanza preciso la causa delle
disfunzioni erettili (vedi anche
«Problemi momentanei o di
lunga durata?») per stabilire
successivamente le forme terapeutiche più idonee.
Trattamento con
testosterone
Quando in seguito ad un trattamento antitumore si verificano problemi erettivi oppure
un calo del desiderio sessuale,
e qualora l’esame del sangue
rilevasse un livello di testosterone basso, si potrebbe procedere con la somministrazione
di tale ormone tramite un’iniezione intramuscolare oppure mediante un apposito
cerotto che rilascia in modo
naturale il testosterone nel
corpo per un determinato lasso di tempo. In caso di un tumore prostatico il trattamento
con testosterone non è consentito poiché favorirebbe la
crescita della malattia.
Sildenafil (Viagra®)
Per iniziare un’erezione in
modo naturale, i nervi trasmettono al pene determinati
impulsi aumentando in tal
modo la produzione di una
sostanza denominata guanosin monofosfato ciclico
(cGMP), che è responsabile
dell’allargamento dei corpi
cavernosi e dei vasi sanguigni.
In seguito ad un maggiore afflusso di sangue nel pene si ottiene l’erezione che viene
mantenuta grazie al cGMP e
per potersi nuovamente rilassare il corpo produce determinate sostanze che decompongono il cGMP. Qualora quest’ultimo fosse presente nei
corpi cavernosi solo in quanti-
35
36
tà ridotta, si avrebbe un’erezione debole. È in questa fase
che agisce la sostanza denominata sildenafil (nota col
nome commerciale Viagra)
rendendo inefficaci le sostanze che decompongono il guanosin monofosfato ciclico. In
questo modo il cGMP si accumula nei corpi cavernosi prolungando l’effetto dell’erezione. Il sildenafil può aiutare nel
caso di problemi erettili che
sono da ricondurre a cause fisiche, come ad esempio un
minore afflusso di sangue oppure una disfunzione dei nervi. Poiché il sildenafil è in grado solamente di aumentare
l’effetto dei nervi che conducono all’erezione, non ha alcun effetto nel caso di interruzione totale dei nervi. Anche
se la stimolazione psichico-emozionale viene a mancare, non ci sarà quasi nessun
effetto. La pillola fa effetto
dopo circa un’ora dalla somministrazione e stimolando alcune fantasie erotiche e toccando le zone erogene sarà
possibile ottenere un’erezione
del pene. Fra i possibili effetti
collaterali: mal di testa, vampate di calore, disturbi intesti-
nali, gonfiore delle mucose
nasali (naso chiuso) oppure
disturbi della vista (alone blu).
Tuttora non si è ancora in grado di valutare scientificamente la gravità di possibili danni
causati da un trattamento di
lunga durata. Gli uomini che
fanno uso di farmaci a base di
nitrati oppure donatori di ossido di azoto non devono assolutamente utilizzare questo
farmaco. Inoltre, va posta una
particolare attenzione anche
quando sussiste il rischio di
infarto in seguito a sforzo
fisico.
Pompe a vuoto
Un cilindro in materiale plastico trasparente viene applicato
al pene, dopodichè tramite un
pompa a vuoto manuale o
elettrica viene fatta uscire l’aria dal cilindro creando un
vuoto. In questo modo i corpi
cavernosi penieni vengono allargati favorendo l’afflusso di
sangue al pene e facendolo irrigidire gradualmente. Una
volta raggiunto l’irrigidimento
massimo, l’accumulo di sangue viene mantenuto per
mezzo di una fascia elastica
fissata alla base del pene per
mantenere l’erezione. La durata della tenuta venosa artificiale non dovrebbe superare i
30 minuti. Eventuali nervi lesionati o un minore flusso sanguigno non influiscono sull’efficacia della terapia. È possibile evitare eventuali dolori nel
pene o i fastidi causati dalla fascia elastica posta attorno al
membro usando il dispositivo
in modo diverso. Lievi arrossamenti della pelle guariscono
da soli. Nella maggior parte
dei casi l’eiaculazione molto
scarsa o assente. Gli effetti collaterali di questo metodo
sono in generale molto limitati, si tratta in prevalenza difficoltà di tipo psicologico derivanti dalla paura di dover usare questo dispositivo ma con
un po’ di fantasia è possibile
integrare comunque familiarizzare senza problemi con
questa fase apparentemente
più «tecnica» del rapporto
sessuale.
Terapia SKAT (terapia di
autoiniezione)
La terapia prevede che il paziente introduca una certa
quantità di una sostanza vasodilatatrice (solitamente il farmaco prostaglandina E1) nel
corpo cavernoso tramite un’iniezione nel pene con una siringa ad ago fine. Grazie alle
sottili dimensioni dell’ago la
somministrazione è praticamente indolore. La dose necessaria viene stabilita di caso
in caso a seconda delle esigenze del paziente. In seguito
all’allargamento dei corpi cavernosi e al maggiore afflusso
di sangue al pene, dopo circa
10–20 minuti, o in presenza di
un irrorazione inferiore, poco
tempo dopo, viene raggiunta
l’erezione che, in funzione
della dose somministrata e del
livello di sopportazione del
paziente, dura dai 20 ai 60 minuti. La terapia è efficace sia in
presenza di nervi lesionati sia
in presenza di un flusso sanguigno ridotto. Questa terapia fa effetto nel 70-90 % circa degli uomini e tra gli svantaggi riscontrati vi sono possibili dolori al pene, e in caso di
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38
disinfezione insufficiente si
possono presentare anche rischi di infezione, e in casi molto rari un’erezione di durata
superiore alle due ore (cd.
priapismo) che va trattata
tempestivamente adottando
le contromisure più idonee.
Fatevi spiegare esattamente
dal medico cosa fare in questi
casi. Non si conoscono ancora
tutti gli effetti indesiderati in
seguito ad un’applicazione
prolungata di tale terapia. Raramente sono stati riscontrati
cambiamenti nei tessuti del
pene in caso di uso prolungato per diversi anni. Effettuate
delle visite mediche regolari
per definire con lo specialista
azioni preventive prima dell’insorgere di eventuali problemi o azioni curative nella
fase iniziale dell’evento. In via
preventiva i medici consigliano di non utilizzare la tecnica
SKAT più di due volte a
settimana.
Impianti penieni
I mezzi artificiali che aiutano
ad ottenere l’erezione vengono inseriti chirurgicamente
nel corpo cavernoso e sono
quindi dei veri e propri impianti. Si distinguono due tipi
di impianti, quelli consistenti
in stecche flessibili e quelli con
cilindri (sistemi idraulici). Le
stecche flessibili vengono inserite mediante un intervento
chirurgico abbastanza semplice, il pene rimane sempre
gonfio in misura dell’80 % ma
può essere abbassato a circa
45 gradi rispetto al corpo. Il
pene si trova quindi in uno
stato di semirigidità ed è più o
meno riconoscibile in alcune
situazioni
particolari,
ad
esempio durante lo sport o in
sauna. Il disagio può facilmente essere superato usando
eventualmente delle speciali
mutande contenitive particolarmente utili in questi casi
specifici.
Per quanto riguarda i sistemi
idraulici vengono solitamente
impiegati quelli costituiti da
tre elementi. Nel momento
desiderato i cilindri vengono
riempiti, mediante una pompa con un liquido per irrigidire
il pene; la pompa si trova nello
scroto e il serbatoio del liquido viene inserito nell’addome.
L’erezione si conclude azionando una valvola posta sulla
pompa. Nel caso di sistemi
idraulici l’intervento chirurgico è tecnicamente più complesso, e anche le complicazioni sono maggiori rispetto
alle stecche flessibili. L’impianto idraulico non è visibile
dall’esterno ed è necessario
aspettare almeno sei settimane dopo il suo inserimento
prima di poter avere rapporti
sessuali. Talvolta, come nel
caso di infezioni o rigetto, è
necessario sostituire o rimuovere l’impianto.
L’uso di questi impianti danneggia quasi del tutto ed irrimediabilmente i corpi cavernosi, infatti questo metodo
viene consigliato solo nel caso
in cui altre soluzioni non hanno avuto successo oppure
non sono risultate idonee. Prima di prendere una decisione
si consiglia in ogni caso di
consultare un medico specialista (ad esempio un urologo).
Cosa fare in caso di
problemi erettivi di
natura psichica?
Accettare la malattia a livello
mentale spesso richiede un
periodo lungo nel quale il soggetto passa attraverso varie
fasi. In questa situazione sono
importanti vari fattori: il modo
in cui il paziente vede se stesso
e l’ambiente, la situazione patologica, la terapia e gli effetti
collaterali come anche i rapporti interpersonali, ad esempio in famiglia o con gli amici.
Potrà capitare che la persona
si tira indietro, si chiuda in sé
stessa e diventi passiva, oppure altre situazioni in cui si sente particolarmente attiva e avverte un forte bisogno di amore e sessualità. Soprattutto per
gli uomini a volte è difficile accettare il fatto che il desiderio
sessuale dipende da tanti fattori perchè credono di dover
«funzionare» sempre, e quindi
si sentono sotto pressione.
Anche se la situazione richiede
una buona dose di coraggio, è
importante parlare con la
partner di come ci si sente, anche per evitare di creare malintesi oppure di ferire invo-
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lontariamente l’altra persona.
L’assenza del desiderio sessuale nella fase più difficile di gestione della malattia non deve
essere motivo di preoccupazioni. Prendetevi tutto il tempo necessario per affrontare la
vostra malattia e non preoccupatevi se nel rapporto sessuale le cose non funzionano
come prima. Se vi sentite a
terra e non vedete alcuna speranza per il vostro futuro potrebbe essere utile chiedere
aiuto ad uno specialista. Anche se la vita riprende come
prima, può darsi che manchi il
desiderio e mediante le analisi
sopra descritte è possibile stabilirne le cause e, qualora fossero coinvolti cambiamenti
del corpo, trovare le soluzioni
più adatte. Parlare apertamente con il medico o il sessuologo spesso è già un grande
aiuto. A volte forse mancano
solo alcune informazioni importanti, ad esempio sapere
quali sono le pratiche sessuali
più adatte alla vostra situazione, oppure riconoscere che
determinate attività sessuali
non sono dannose per la salute e sono del tutto «normali»
dal punto di vista morale.
Che cosa si può fare se parlare
non basta per riparare il danno psicologico? In queste situazioni una terapia sessuale o
psicologica può essere d’aiuto. Gli istituti elencati alla fine
del presente opuscolo offrono
varie forme terapeutiche oppure possono fornire l’assistenza necessaria nella ricerca
del terapeuta più adatto.
La terapia sessuale si occupa
in prima linea della soluzione
del problema sessuale. Il terapeuta sessuale fornisce indicazioni concrete in modo da poter eseguire a casa, da soli oppure con la propria partner
degli esercizi sessuali mirati.
Durante le sedute con il terapeuta vengono discusse le
proprie esperienze e le sensazioni. La storia della propria
vita, la situazione attuale e il
rapporto di coppia vengono
coinvolti, ma sempre e solo
allo scopo di aiutare a risolvere il problema sessuale.
La psicoterapia si concentra
invece sulla vita psicologica
del soggetto, sui conflitti e sulle paure che possono influire
negativamente sulla sfera ses-
suale. Oggi esistono talmente
tante forme terapeutiche che
un paziente non riesce facilmente ad orientarsi verso la
scelta giusta. Il successo della
terapia si basa soprattutto su
un rapporto terapeutico caratterizzato da rispetto, comprensione e calore umano tra
le varie parti coinvolte.
Eiaculazione precoce
L’eiaculazione precoce può
verificarsi in seguito ad un
trattamento
antitumorale,
non rientra tuttavia fra i problemi più frequenti di pazienti
affetti da tumori. Nel caso di
un rapporto sessuale di breve
durata per scelta della coppia
ovviamente non si parla di eiaculazione precoce. Il fenomeno, apparentemente molto
ricorrente fra gli uomini, si
riferisce a quella situazione in
cui l’eiaculazione avviene già
prima della penetrazione del
pene nella vagina. Elemento
caratterizzante di questa condizione non è appunto il lasso
di tempo che trascorre fino al
raggiungimento dell’orgasmo
ma il fatto che l’uomo non
riesce a controllare il momento dell’eiaculazione o lo fa solo
in parte.
Gli uomini che presentano
problemi erettivi in seguito ad
un trattamento antitumorale
spesso perdono la capacità di
controllare il momento dell’orgasmo. In molti casi il problema può essere risolto imparando a controllare l’eccitazione.
Incontinenza
Molti uomini, dopo un’operazione alla prostata, soffrono di
incontinenza, ovvero di perdita involontaria di urina. Sono
due i muscoli responsabili per
la chiusura della vescica, lo
sfintere interno e quello esterno. Spesso in seguito all’intervento chirurgico si verifica un
indebolimento temporaneo
dell’anello muscolare sfinterico della vescica. Se durante
l’operazione è stato asportato
il muscolo interno, quello
esterno deve abituarsi ad una
attività maggiore. Solitamente il periodo di adattamento
del muscolo è di 6–12 setti-
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mane, può tuttavia durare anche un anno intero anche con
l’aiuto di esercizi mirati a rafforzare il muscolo indebolito.
Si parla di incontinenza da
stress o da sforzo (leggera,
cd. di tipo I) se il fenomeno si
verifica quando il corpo è sottoposto a sforzi, ad esempio
quando si tossisce oppure
quando si portano pesi eccessivi.
In casi molto rari, ad esempio
in presenza di tumori estesi,
può succedere che durante
l’intervento anche lo sfintere
esterno venga asportato oppure danneggiato in modo irrimediabile. Qualora mancasse del tutto la chiusura della
vescica, si parla di incontinenza totale che si manifesta in
una perdita incontrollata assoluta.
Per i vari tipi di perdita urinaria
esistono diversi tipi di salva
slip di tessuto in grado di assorbire il liquido senza farlo
trapassare.
In molti casi può aiutare una
ginnastica specifica per il pavimento pelvico con la quale
viene esercitato lo sfintere
esterno. In questo modo è
possibile migliorare la situazione, se non addirittura risolvere completamente il problema dell’incontinenza.
Durante l’elettroterapia vengono stimolati, con flussi di
corrente elettrica, i muscoli
del pavimento pelvico.
Qualora questo metodo non
fosse efficace oppure in caso
di incontinenza totale, è possibile inserire una fascetta
attorno all’uretere, creando
quindi uno sfintere artificiale.
Fino all’operazione, oppure se
non è previsto un intervento
chirurgico, è possibile usare
una sacca di raccolta per urina
che consiste in una specie di
preservativo fissato al pene
mediante una superficie collante, con un tubo collegato
ad un sacchetto fissato alla
gamba.
In ogni caso si consiglia di non
nascondere l’incontinenza ma
di parlarne con il proprio medico.
Dolori lombari, alla testa e
addominali
Dolori durante i rapporti
sessuali
I dolori nella zona addominale
in seguito all’asportazione di
un tumore possono avere
cause diverse: ad esempio ferite interne non ancora cicatrizzate, tessuti «incollati» all’interno della zona addominale
successivamente al processo
di guarigione.
I dolori durante il rapporto
sessuale possono insorgere in
alcune parti del corpo ed anche nella regione dei genitali;
in questa zona ad esempio si
verificano in seguito ad un’apertura nel busto eseguita per
l’asportazione di un tumore
polmonare. Inoltre, dopo la
chemioterapia talvolta il paziente avverte un formicolio
nelle mani e ai piedi.
Spesso i dolori si manifestano
in seguito a posture scorrette
e poco naturali assunte per
lungo tempo, che appunto
dovrebbero servire a evitare i
possibili dolori. Adottando
questa postura si creano tensioni in tutto il corpo che possono essere la causa di mal di
testa, malessere generalizzato
oppure dolori anche più forti.
È importante eseguire regolarmente esercizi per il corpo
per sbloccare le tensioni e riequilibrare le posture sbagliate
(ginnastica, ginnastica medica). Si consiglia di dedicarsi regolarmente all’attività fisica
moderata che aiuta a rafforzare lo stato fisico ma anche l’equilibrio psichico.
Non c’è bisogno di soffrire
inutilmente, sfruttando le varie possibilità di trattamento
in questi casi si potranno ridurre i dolori o eliminarli del
tutto. Altrimenti per risolvere
il problema si consiglia di seguire alcune indicazioni:
➤
Pianificate il rapporto sessuale per quel periodo di
tempo in cui l’intensità del
dolore è minore.
➤
Raccontate alla vostra partner dei punti che vi provocano maggior dolore in
modo da poterli evitare o
farci attenzione.
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➤
In presenza di dolori, concentratevi sui sentimenti e
sulle sensazioni piacevoli.
Spesso le sensazioni dolorose passano in secondo
piano se riuscite a pensare
ad altro.
I dolori nella zona dei genitali
durante il rapporto sessuale
possono avere cause diverse:
un’irritazione della prostata o
dell’uretere, ad esempio dopo
una radioterapia, può causare
un’eiaculazione dolorosa, ma
dolori di questo genere sono
piuttosto rari. All’insorgere di
eventuali dolori nei genitali si
consiglia di consultare tempestivamente un medico.
Vivere con uno stoma
(apertura artificiale)
Il termine «stoma» in ambito
medico si riferisce ad un’apertura corporea artificiale.
Dopo l’asportazione della
vescica esistono diverse possibilità per evacuare l’urina
verso l’esterno; una consiste
nel creare un’apertura nell’addome, scientificamente si
parla di urostomia. Nel caso
di un’urostomia con sacchetto esterno si verifica un flusso
costante verso il sacchetto
dell’urina e se il sacchetto dell’urina si trova nella giusta posizione non ci sono disagi per
il rapporto sessuale. Verificate
tuttavia prima la tenuta del
sacchetto e svuotatelo per assicurarvi che non possano esserci perdite. Possono essere
utili anche tessuti protettivi in
cotone che coprono lo stoma, oppure indossare la canottiera durante il rapporto
sessuale. Risolti tutti i preparativi riuscirete a creare la situazione giusta per non turbare la vostra vita sessuale.
Sono infatti idee sbagliate e
particolari sensazioni (come
ad esempio imbarazzo) a portare alla conclusione che uno
stoma non permetta di avere
rapporti sessuali.
Lo stesso vale per soggetti ai
quali è stato applicato uno
stoma per l’intestino (anus
praeter, ileostomia, colostomia). Per evitare che il sacchetto possa dare fastidio durante il rapporto sessuale, è
possibile sostituirlo temporaneamente con uno più picco-
lo oppure utilizzare un’apposita chiusura. È possibile fissare il sacchetto al corpo mediante una fascetta oppure
alla canottiera, ed è meglio
pianificare il rapporto sessuale
evitando che si verifichi quando l’uomo effettua (ogni
24–48 ore) lo svuotamento
tramite l’irrigazione di liquido.
Tra un’evacuazione e l’altra
l’apertura dello stoma rimane
semplicemente chiusa. Durante il rapporto sessuale si
consiglia di non premere troppo forte sulla pancia per evitare il manifestarsi di odori e
rumori.
Chi vive in prima persona l’esperienza di un’apertura intestinale artificiale può sentirsi
molto a disagio. Non poter
controllare l’evacuazione di
urine e feci per molte persone
rappresenta un grande problema, è quasi come fare un
passo indietro nella propria
educazione quando da bambini la capacità di resistere allo
stimolo per poi andare al bagno era un passo fondamentale nell’educazione alla pulizia del proprio corpo. E quindi
l’applicazione di uno stoma
può sicuramente influenzare
l’autostima di una persona.
Fra gli adulti di solito non si
parla di urine e di feci, si tratta
infatti di qualcosa a cui i portatori di stoma devono abituarsi. Le prime reazioni alla
nuova realtà spesso sono di
disgusto e rifiuto, talvolta
espresso dalla partner stessa. È
quindi importante allentare
ogni tabù e parlare con la propria compagna del problema.
Potrete parlarne anche con il
vostro stomaterapista oppure
rivolgervi a uno dei centri per
servizi psicosociali.
45
Dubbi e domande frequenti
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Il rapporto sessuale può
causare una ricaduta?
Alcuni pazienti, dopo un trattamento antitumorale, credono di dover rinunciare a qualsiasi tipo di sessualità, forse
perchè temono che il rapporto sessuale possa far ricrescere
il carcinoma. Questa convinzione tuttavia è priva di qualsiasi fondamento medico, infatti la sessualità vissuta in
modo positivo aumenta il benessere psicofisico e ha quindi
un effetto stimolante sulla
funzione del sistema immunitario. L’idea della rinuncia può
avere anche altri motivi. Per
alcuni malati il tumore viene
associato, consciamente o inconsciamente, ad una forma
di punizione. Credono che
Dio oppure il fato abbia pietà
di loro e li risparmi da una
nuova malattia se non avranno più rapporti sessuali. Per alcuni il parere puramente medico sarà di importanza minore. Ma può darsi che il soggetto cerchi una conferma della
sua opinione e forse confidarsi
con un prete che ha un atteggiamento più aperto o contattare con uno dei consultori
elencati alla fine dell’opuscolo
potrebbe essere di grande
aiuto.
Le patologie tumorali
possono essere trasmesse
per via sessuale?
Alcune persone temono che il
tumore sia una malattia contagiosa, e ciò che si legge sui
giornali tende ad aumentare
l’insicurezza. Ma qui vengono
confusi due concetti completamente diversi. È giusto dire
che molti virus vengono trasmessi da una persona all’altra, ad esempio nei rapporti sessuali. Rientrano fra questi
ad esempio alcuni tipi di virus
del papilloma che favoriscono
la crescita di verruche benigne
che sono considerate la causa
per lo sviluppo di tumori ai
genitali. Moltissime persone,
nel corso della loro vita, entrano in contatto con tali virus e
ne diventano portatori. Ci
sono casi in cui non sanno di
essere portatori e altri casi
dove i disturbi si manifestano
palesemente, ma raramente è
possibile che possa svilupparsi
un tumore.
Un tumore tuttavia non può
trasmettersi da una persona
all’altra, né con il contatto né
per via sessuale.
Le persone sottoposte
a radioterapia sono
radioattive?
Nella radioterapia si sfrutta
l’energia di onde elettromagnetiche o di particelle per distruggere le cellule maligne
del tumore. Nella maggior
parte dei casi viene effettuata
una radioterapia esterna e
raramente il soggetto è sottoposto a radioterapia interna
(piccole quantità di materiale
radioattivo vengono posizionate nella regione da trattare).
Le parti naturali del corpo, in
seguito alla radioterapia non
diventano radioattive, e anche una radioterapia interna
non rende i pazienti radioattivi. Talvolta ai fini della diagnostica o della terapia vengono
eseguite iniezioni di sostanze
radioattive che vengono trasportate nel circolo sanguigno
fino all’area nella quale sono
state destinate. Successivamente le sostanze radioattive
si decompongono velocemente fino a perdere qualsiasi
effetto
oppure
vengono
espulse tramite le urine. Fino
al termine della radiazione è
necessario rispettare le misure
di protezione per l’ambiente
circostante. A terapia conclusa
non sussiste più alcun pericolo
di radiazioni, né per il contatto intimo né in altre situazioni.
47
Consigli generali
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Accettare se stessi
I cambiamenti del corpo richiedono un notevole adattamento psichico alla nuova situazione. Poiché l’immagine
del nostro corpo è una parte
fondamentale di noi stessi, la
perdita di una funzione o un
cambiamento esterno può intaccare profondamente il nostro io. Spesso si tratta di dover lasciare qualcosa a cui ci
siamo abituati, e in questi casi
il distacco è un momento difficile, ma bisogna cercare di superarlo. Provare a consolare la
persona semplicemente tranquillizzandola è un gesto affettuoso, tuttavia non aiuta il
processo mentale che il soggetto deve percorrere. Anche
la partner dovrà adattarsi alla
nuova situazione, e da lei dipende come avviene il distacco dal passato e l’accettazione
della nuova realtà. Se poi la
giovinezza, le prestazioni e l’estetica rappresentano dei forti
ideali per il soggetto, questo
processo non sarà del tutto
facile.
Nuove posizioni per
un rapporto sessuale
più facile
Se siete ancora deboli per via
della terapia oppure se alcune
posizioni vi procurano dolori,
cercate di cambiarle introducendo nuove posizioni nei vostri rapporti sessuali. Infatti,
non esiste la posizione «ideale» per la nuova situazione,
cercate semplicemente di scoprire cose nuove!
Chi non ha un partner
Il fatto di non avere una partner potrebbe rendere la situazione più difficile, soprattutto
se manca anche il sostegno dei
familiari o degli amici che è
molto importante nei momenti
più difficili. Forse temete anche
di non essere abbastanza belli
da trovare una partner in futuro oppure che una nuova partner possa lasciarvi non appena
venga a conoscenza della vostra malattia.
Alcuni tumori lasciano tracce
ben visibili: cicatrici o disfunzioni di parti del corpo, come
ad esempio l’asportazione della laringe. La paura che l’altro
non ci accetti è grande. Alcune
persone che vi interessano potranno anche rifiutarvi, ma
questo succede anche tra persone sane. Il vero ostacolo sarà
solo credere che nessuno possa
amarvi per via della vostra malattia. Nonostante il tumore o
le conseguenze della malattia
molti pazienti affetti da carcinoma hanno ritrovato una o un
partner. Non fatevi scoraggiare
se la situazione dovesse peggiorare temporaneamente.
Una volta incontrata una possibile partner vi chiederete probabilmente quando e come
parlarle della vostra condizione.
Nel caso di segni visibili del tumore potreste affrontare il discorso già al primo incontro, altrimenti si consiglia di non farlo
subito. Aspettate fino a quando
sarete riusciti a costruire un rapporto di fiducia e cercate il
modo giusto per introdurre
l’argomento. Evitate di aspettare proprio il momento in cui
siete costretti a farlo per le circostanze, cercate un momento
tranquillo in un’atmosfera rilassata per parlarne con lei (quindi
non solo quando per la prima
volta vi fate le carezze più intime). Potreste ad esempio iniziare il discorso dicendo: «ho
aspettato a lungo per dirti che
avevo un tumore. Ho paura che
per questo motivo tu ti possa tirare indietro ...» oppure: «mi è
difficile parlarne con te. Ma è
importante che tu sappia che
anni fa ho sofferto di leucemia.
Credi che questo possa ostacolare il nostro rapporto?» Se credete di non poter superare le
vostre paure da soli non esitate
a chiedere aiuto ad un esperto.
Sarebbe molto peggio se, per
paura di venire rifiutati, vi ritiraste nel vostro guscio mettendo
un muro tra voi e gli altri.
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Chi mi può aiutare?
50
I gruppi di autoaiuto offrono
ai pazienti la possibilità di
scambiare esperienze sulle
loro paure e sui problemi quotidiani legati alla malattia con
persone che si trovano nella
stessa situazione. Comprendere le esperienze degli altri e
scambiarsi informazioni può
essere di grande aiuto.
L’Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe offre alle persone affette da tumori e ai loro famigliari informazioni e consigli per questioni relative alla cura, ad
esempio il ricovero in ospedale per la riabilitazione, questioni legate alla pensione, al
riconoscimento dell’invalidità
oppure alla possibilità di ricevere aiuti finanziari (vedi «riferimenti»).
Non esiste una ricetta comune che spieghi come risolvere
correttamente i problemi che
i pazienti affetti da tumori devono gestire e superare,
ognuno deve trovare la propria strada. E in ogni caso è
importante impegnarsi attivamente e prendere in mano
la propria vita, riconoscere la
nuova situazione come una
nuova possibilità, e se necessario farsi aiutare.
Annessi
Approfondimenti
Nel presente opuscolo abbiamo citato più volte gli opuscoli informativi pubblicati
dall’Assistenza Tumori Alto
Adige – Südtiroler Krebshilfe
che possono essere richiesti
rivolgendosi direttamente all’associazione del vostro comprensorio (indirizzi a pagina
52).
➤
La radiooncologia
La chirurgia dei tumori
➤ Il trattamento farmacologico dei tumori
➤ Come accompagnare
un malato di cancro
➤ Tumori e sessualità
nella donna
➤
51
52
Indirizzi utili
Sede centrale dell’Assistenza
Tumori
Alto Adige – Associazione
Amministrazione e Uffici
Via Tre Santi, 1
39100 Bolzano
Tel. 0471 28 33 48
Fax 0471 28 82 82
E-Mail: [email protected]
Sede:
Via delle Corse, 27
39012 Merano
Tel. e Fax 0473 44 57 57
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39012 Merano
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Fax 0471 28 82 82
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39028 Silandro
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39100 Bolzano
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39028 Silandro
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53
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39044 Egna
Tel. e Fax 0471 82 04 66
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39055 Laives
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Tel. e Fax 0474 55 13 27
Ambulatorio:
Via A. Hofer, 52
39031 Brunico
Tel. 0474 55 03 20
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Sede e Ambulatorio:
Via Roncato, 21
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Tel. 0472 83 24 48
Fax 0472 80 19 03
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39049 Vipiteno
Tel. 0472 76 52 06
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Tel. e Fax 0474 97 28 00
Casa comunale
39046 Ortisei (Val Gardena)
Tel. 0471 79 70 86
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