Comments
Description
Transcript
piano testuale semantico
BENITO CALONEGO PIANO TESTUALE (O SOTTOTESTO) SEMANTICO L’ESPRESSIONE POETICA SFRUTTA LA CARICA SEMANTICA DELLA PAROLA AI DIVERSI LIVELLI (DENOTATIVO, CONNOTATIVO, ANALOGICO E SIMBOLICO) Olio di Marisa Menato 1 2 INDICE I - IL PIANO SEMANTICO E GLI ALTRI PIANI ESPRESSIVI II - POETICA, TEMA POETICO, SITUAZIONE ESISTENZIALE DA CUI È NATA LA POESIA III – CONCENTRAZIONE DEI CONTENUTI SEMANTICI IV - LIVELLI (O STRATI) DI SENSO a. b. c. d. Livello del senso primario (fattuale – descrittivo) Livello connotativo Livello analogico Livello simbolico - SIMBOLISMO PRIVATO E SIMBOLISMO PUBBLICO V - RAPPORTI SEMANTICI ALL’INTERNO DEL TESTO A - TESTI UNITARI E TESTI ARTICOLATI IN PARTI B - BLOCCHI TEMATICI OPPOSITIVI C - ACME POETICO VI - ESEMPI DI ANALISI DEL PIANO SEMANTICO Pianto antico (Carducci) Dove la luce (Ungaretti) “La grande lirica resterà sempre una delle vette dell’anima umana (Montale). La mia ambizione è di farla conoscere e amare da tanta gente, attraverso questi miei scritti, che si giustificano soprattutto per la semplicità e la chiarezza espositiva, e per essere in fondo una buona scusa per leggere insieme delle belle poesie. 3 1. IL PIANO SEMANTICO E GLI ALTRI PIANI ESPRESSIVI Il piano semantico è il piano dei significati espressi attraverso la parola, cioè dei contenuti narrativi, descrittivi e ideativi del testo poetico. Ovviamente è impossibile separare questo piano dagli altri piani (morfologico - sintattico, metrico, ecc...), che concorrono alla realizzazione del significato poetico complessivo assumendo i caratteri di piani semantizzati. E' possibile invece ed utile distinguere i singoli piani per analizzarne i caratteri specifici e le modalità di organizzazione interna. 2. POETICA, TEMA POETICO, SITUAZIONE ESISTENZIALE DA CUI È NATA LA POESIA Il contenuto tematico del testo rimanda ad un piano fattuale, ad una situazione di fatto, esistenziale, che ha fornito lo stimolo, l'occasione concreta per la nascita del testo in questione. Così ad esempio non si intende il significato della poesia <Fratelli> di Ungaretti, se non si ricostruisce la situazione esistenziale, soprattutto sul piano emotivo – affettivo - morale, dalla quale è nata: una notte al fronte, lontano da casa, nella prima guerra mondiale. Tuttavia, come è ovvio, la situazione esistenziale, il <<fatto>> di per sé non è ancora poesia, può diventarlo solo se suscita un’idea poetica, se viene elaborato dalla fantasia del poeta in relazione con la sua concezione poetica. L’idea poetica, e di riflesso il tema della poesia, rimanda sia all'episodio che ha stimolato la nascita della poesia, sia alla poetica dell'autore. Non è pertanto così facile individuarlo, anche quando il contenuto del testo sembri avere una chiara connotazione, se non si conosce la poetica all’interno della quale è stato concepito. In ogni caso il tema permea di sè tutta la composizione, dal piano semantico (contenuti narrativi, descrittivi e ideativi) a tutti gli altri piani (morfologico - sintattico, metrico - ritmico e fonologico). Pertanto, se non si conosce la poetica dell'autore, è dal testo nella sua interezza che il tema va ricavato, ma si tratta in certi casi di un'operazione rischiosa. Assegnare al testo un significato tematico piuttosto che un altro significa mutarne il senso artistico in una misura anche molto rilevante. Da quanto s'è detto si arguisce che il tema deve essere distinto dall'argomento della composizione, anche se quest'ultimo è intimamente orientato al tema. Qualche esempio chiarirà meglio le idee. Il già richiamato quadro dell’amico Renato ha per argomento il ritorno dei bambini da scuola, mentre il tema è il rimpianto di un tempo felice. La poesia del Pascoli <<Fides>>, che si trova più avanti in questo stesso capitolo al paragrafo n. 4, ha per argomento un bambino che si addormenta beato ascoltando le dolci parole della mamma, mentre fuori imperversa la bufera. Il tema è invece quello del contrasto tra le nostre illusioni e la realtà che è solo sofferenza. Al fine di comprendere lo stretto legame del tema con la poetica dell'autore, consideriamo a titolo di esempio le seguenti poesie di Eugenio Montale: 4 Cigola la carrucola del pozzo Cigola la carrucola del pozzo, l'acqua sale alla luce e vi si fonde. Trema un ricordo nel ricolmo secchio, nel puro cerchio un'immagine ride. Accosto il volto a evanescenti labbri: Si deforma il passato, si fa vecchio, appartiene ad un altro ... Ah che già stride la ruota, ti ridona all'atro fondo, visione, una distanza ci divide. Il secchio che sale dal pozzo è una metafora della memoria che rievoca il passato, ma il passato non può tornare che come immagine irreale. Il verso centrale, "Accosto il volto a evanescenti labbri", verifica tale irrealtà, l'impossibilità del ritorno del passato. Nella seconda quartina si compie l'operazione estraniante che annulla il ricordo, l'immagine: l'agente è il tempo, visto come passato irrevocabile; il suo agire comporta dolore, cioè divisione e lontananza: l'oggetto sprofonda in una spazialità buia e sfuggente. Il tema della composizione deriva in prima istanza dalla poetica montaliana, secondo la quale il soggetto è estraniato, subisce la realtà, e solo accidentalmente dall'<episodio>, a noi sconosciuto, che l'ha ispirato. Difficilmente potrebbe essere ricavato dal testo prescindendo dalla conoscenza approfondita della poetica dell'autore. Mattino Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco. Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi case colli per l'inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. Qui si ha l'esperienza diretta, metafisica di un miracolo per così dire negativo, che situa l'uomo tra <il nulla vuoto> e l'<inganno consueto> della sedicente realtà (alberi case colli). Il poeta contrappone la realtà fenomenica alla necessità cosmica (il nulla), gli uomini che non si voltano al poeta col suo segreto. Contrappone coloro che non percepiscono l'abisso che è alle spalle, la precarietà della condizione umana, all'intellettuale solitario che per un attimo è colto dalla vertigine del nulla e barcolla come un ubriaco. Ancora una volta siamo di fronte ad uno dei temi peculiari della poetica montaliana (61). *********************************************** Il contenuto tematico del testo rimanda ad una situazione di fatto, esistenziale, che ha 5 fornito lo stimolo, l'occasione concreta per la nascita del testo in questione. Purtroppo il linguaggio poetico spesso non ci aiuta a identificare tale situazione esistenziale. Nella poesia assume un importante rilievo il non detto, l'implícito, il presupposto: quell'insieme, cioè, di elementi informativi che non sono direttamente comunicati dall'autore ma che devono essere compresi dal lettore attraverso un particolare processo di integrazione del senso. La lirica del Novecento accentua tali processi, di implicitazione e di presupposizione, caricandoli di un peculiare effetto allusivo e suggestivo. Il lettore è così direttamente coinvolto in operazioni di decifrazione che richiedono sensibilità, intuizione, disponibilità psicologica, oltre che competenza linguistica e letteraria. Prendiamo ad esempio la poesia che segue. Soldati (G. Ungaretti) Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Il significato che collega i due termini <soldati> e <foghe> è la "precarietà": il significato che il lettore dovrà cogliere per presupposizione linguistica. Innanzi tutto il lettore dovrà rapportare il titolo all'enunciato della poesia: senza di ciò non si capirebbe il soggetto sottinteso all'impersonale <si sta>, nè emergerebbe l'analogia soldati-foglie. Le presupposizioni culturali - enciclopediche fondamentali del testo sono due: la prima dà per conosciuto che d'autunno le foglie si distacchino dall'albero, l'altra che i soldati di cui si parla non si trovino in caserma, in congedo o in parata, ma in guerra, esposti al pericolo di morte. Va detto peraltro che le presupposizioni linguistiche ed enciclopediche non bastano. Solo se il lettore sa che la poesia si riferisce alla terribile guerra di trincea in cui è coinvolto in prima persona il poeta, può intenderne appieno il significato poetico. (A. Marchese, op. cit.). Come notato, il livello fattuale della poesia può essere solo accennato o alluso dal testo. Ciò accade anche nella poesia che segue. Aura (G. Ungaretti) Udendo il cielo spada mattutina, e il monte che gli sale in grembo, torno all'usato accordo. Ai piedi stringe la salita un albero stanco. Dalla grata dei rami rivedo voli nascere ... 6 Ritengo che, per cogliere appieno il significato poetico del testo, sia necessario conoscere la situazione che ha stimolato la fantasia poetica, il fatto cui il poeta allude, ecc… Ma purtroppo il potere della poesia in termini di comunicazione è assai limitato. E se non si capisce, si ha difficoltà ad apprezzarla e a gustarla pienamente. Il piacere umano si basa sul dato sensibile ed emotivo – sentimentale ma anche, e in misura trascurabile, sulla comprensione intellettuale. Una sinfonia si gusta di più se si conosce la poetica del suo autore e se ne intende il significato artistico, lo stesso dicasi per un quadro, per una scultura, per una poesia, per qualsiasi opera d’arte. Non è un caso che le poesie delle antologie scolastiche, impreziosite da note e commenti, ci parlino in modo eloquente e si imprimano indelebilmente nella nostra memoria, diventando parte non trascurabile del nostro patrimonio spirituale. 3 – CONCENTRAZIONE DEI CONTENUTI SEMANTICI Nel Novecento la poesia ha fatto propria la vocazione della massima concentrazione emotiva ed espressiva. Ciò è accaduto in Italia, sia a seguito di situazioni esistenziali estreme (vita di trincea nella prima guerra mondiale), sia come reazione alla fluente e sonora verbosità dannunziana. Vediamo qualche esempio da Giuseppe Ungaretti. Eterno Tra un fiore colto e l’altro donato l’inesprimibile nulla Solitudine Ma le mie urla feriscono come fulmini la campana fioca del cielo Sprofondano impaurite Mattina M’illumino d’immenso Una colomba D’altri diluvi una colomba ascolto. 7 Due note Inanella erbe un rivolo, un lago torvo il cielo glauco offende. Per finire un esempio da Salvatore Quasimodo. Ed è subito sera Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. Anche fuori d’Italia, la poesia ha conosciuto questo impulso alla concentrazione per una varietà di cause e motivazioni, non ultima l’esperienza tragica degli orrori che hanno devastato intere popolazioni. Vediamo un esempio dal grande poeta ebreo di lingua tedesca Paul Celan. DI NOTTE, quando il pendolo dell'amore oscilla tra Sempre e Mai, s'imbatte la tua parola nelle lune del cuore e il tuo azzurro plumbeo occhio porge alla terra il cielo. Dalla selva lontana e annerita di sogno, ci spira ciò che è esalato, e ciò che è perduto si aggira, grande come i fantasmi del futuro. Quel che or si alza e si abbassa concerne ciò che più profondo è sepolto: cieco come lo sguardo che scambiamo bacia il tempo sulla bocca. (trad. M. Kahn - M. Bagnasco) In Giappone tale vocazione è plurimillenaria e si incarna nell’<<Haiku>>, una forma poetica di solo 17 sillabe. A proposito di esso così si esprime il poeta irlandese premio Nobel Seamus Heaney: << Prendiamo ad esempio l’Haiku giapponese: in 17 sillabe si può comunicare tutto il senso dell’universo, la realtà, l’esistenza stessa. E tutto questo solo con un’immagine, con un’intonazione. Non è favoloso?>> Vediamo qualche esempio dal famoso poeta Bashò. 8 Dormire ubriaco Dormire ubriaco Sul dorso della pietra Dove sbocciano i garofani. La primavera se ne va La primavera se ne vaPiangeranno gli uccelli E làcrime saranno gli occhi dei pesci. Il mare si oscura Il mare si oscura Gridi di gabbiani Appena bianchi. La brezza serale con l’acqua La brezza serale con l'acqua S'avvolge alle zampe dell'airone. Nella foresta scura cade una bacca Il suono dell'acqua. Anche il mondo classico ha conosciuto tale vocazione, anche se non ne ha fatto una moda o una passione particolare. Basti richiamare alla memoria il celebre <Odi et amo> di Catullo. 4. LIVELLI (O STRATI) DI SENSO Il piano semantico del testo poetico è talmente complesso che possiamo individuare al suo interno più livelli o strati di senso: - il livello del senso primario, di tipo fattuale e descrittivo; - il livello di tipo connotativo, attualizzato dalle singole parole o dalle espressioni lessicali; - il livello di tipo analogico, che coglie nel mondo reale o fantastico rapporti di analogia con il dato reale fattuale – descrittivo del primo livello ; - il livello di tipo simbolico, legato al primo livello (fattuale – descrittivo) da un rapporto <spirituale>, verticale e asimmetrico. a) Livello del senso primario E’ il livello base del testo, il livello dei contenuti narrativi, descrittivi e ideativi considerati in sé e per sé, deprivati cioè delle connotazioni espressive, delle figure analogiche (similitudine, metafora, ecc...) e dei significati simbolici che lo rendono unico 9 e irripetibile. Tali contenuti li rileviamo attraverso l’analisi del testo, ma spesso questo non basta, e dobbiamo fare ricorso alle nostre conoscenze ―enciclopediche‖. Vediamo un esempio da Salvatore Quasimodo. Alle fronde dei salici E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull'erba dura di ghiaccio, al lamento d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento. I contenuti della poesia sono piuttosto espliciti, ma lo sono ancora di più se li riferiamo alle nostre conoscenze relative alla seconda guerra mondiale e soprattutto a quanto accadde in Italia dopo l’otto settembre ’43, con l’occupazione tedesca e la lotta partigiana. Il poeta ci richiama alla memoria quel periodo buio e descrive in particolare i morti abbandonati nelle piazze sotto i bombardamenti, il pianto dei bambini, l’impiccagione dei giovani partigiani, la disperazione delle madri. L’immane tragedia ha impedito al poeta di poetare: l’animo suo era talmente preso e angosciato dallo strazio quotidiano cui assisteva impotente, che non gli era consentito di esprimersi attraverso la poesia, che è essenzialmente canto e inno alla vita. b) Livello connotativo (vedere in questo steso sito il primo paragrafo del capitolo IL CARATTERE CONNOTATIVO DEL LINGUAGGIO POETICO). c) Livello analogico Si affida alle figure semantiche di carattere analogico (similitudine, metafora, sinestesia, metonimia, sineddoche, allegoria, …) che contribuicono alla rappresentazione della realtà fattuale, ma non hanno una propria esistenza distinta. Ad esempio, la metafora «Achille è un leone» significa <<Achille è valoroso>>. Achille non diventa un leone. Il leone serve solo a rappresentare in modo efficace il valore dell’eroe. Similitudine, metafora, ecc... servono a iconizzare il dato reale o fantastico, a rappresentarlo in modo vivo. Vediamo qualche esempio. Soldati (G. Ungaretti) Si sta come livello primario d'autunno sugli alberi 10 le foglie. livello analogico Per capire il significato di <<si sta come>> è necessario svolgere l'analogia, ricavare di qui gli elementi con cui attualizzarlo. L’estrema precarietà delle foglie sui rami in autunno rende in modo altamente espressivo la condizione del soldato al fronte, il pericolo che incombe sulla sua vita in ogni momento del giorno e della notte. La poesia (Giovanni Pascoli) Io sono la lampa ch'arde soave! nell'ore più sole e più tarde, nell'ombra più mesta, più grave, più buona, o fratello! Ch'io penda sul capo a fanciulla che pensa, su madre che prega, su culla che piange, su garrula mensa, su tacito avello; lontano risplende l'ardore mio casto all'errante che trita notturno, piangendo nel cuore, la pallida via della vita: s’arresta;ma vede il mio raggio, che gli arde nell'anima blando: riprende l'oscuro viaggio cantando. Cosa sia la poesia, come agisca sull’uomo ce lo dice la lampada: il livello analogico, nel caso concreto la metafora, ha unicamente questa funzione di illuminare, arricchire, rappresentare in modo vivido il livello fattuale, la realtà. OGGI L’IMPIEGO DELLE FIGURE ANALOGICHE E IN PARTICOLARE DELLA METAFORA E’ PIU’ MISURATO RISPETTO ALL’EPOCA DELL’ ERMETISMO E DEL NOVECENTO IN GENERE. A MIO GIUDIZIO E’ UN BENE. (V. in questo stesso sito il capitolo IL LINGUAGGIO FIGURATO). c) Livello simbolico della poesia di regola non è dichiarato esplicitamente. Si intuisce da allusioni, da suggestioni, ecc... <<La sua caratteristica fondamentale è di fondarsi sulla «compatibilità» di due piani di lettura, mentre nella metafora i due piani si escludono. >> (Lorenzo Renzi, Come leggere la poesia, ed. Il Mulino) In altre parole, mentre la figura analogica (similitudine, metafora, ecc…) contribuisce alla rappresentazione della realtà fattuale, ma non ha una sua esistenza distinta, il simbolo convive con la realtà fattuale: si realizzano così due piani di lettura della realtà, ambedue <<veri>> per il poeta. Lo strato simbolico della poesia in alcuni casi si nasconde all'interno del 11 significato di primo livello, dal quale è inseparabile. Le stesse espressioni hanno sia un significato manifesto, sia un significato implicito che vi aderisce strettamente, con una totale sovrapposizione dei due piani. E' questo il caso più difficile. Il lettore infatti deve capire che vi è una doppia valenza significativa o comunque congetturarne la presenza partendo da indizi spesso mascherati e sottili. Il vetro rotto (Umberto Saba) Tutto si muove contro te. Il maltempo, le luci che si spengono, la vecchia casa scossa a una raffica a te cara per il male sofferto, le speranze deluse, qualche bene in lei goduto. Ti pare il sopravvivere un rifiuto d'obbedienza alle cose. E nello schianto del vetro alla finestra è la condanna. livello fattuale livello simbolico (coglie il significato profondo di quanto accade) A un livello immediato la poesia si riferisce al temporale. A un lettura più attenta si coglie l'espressione di sentimenti e situazioni angosciose che investono in profondità l'esistenza del poeta (situazioni di guerra, persecuzione degli ebrei, ecc.) Senso fattuale e senso simbolico sono reciprocamente incastrati. Le medesime espressioni (maltempo, luci, raffica, schianto,.....) significano contemporaneamente su due piani, su quello della descrizione del temporale e su quello dell'esistenza del poeta. Vento sulla mezzaluna (Eugenio Montale) Il grande ponte non portava a te. T'avrei raggiunta anche navigando nelle chiaviche, a un tuo comando. Ma già le forze, col sole sui cristalli delle verande, andavano stremandosi. L'uomo che predicava sul Crescente mi chiese «Sai dov'è Dio?» Lo sapevo e glielo dissi. Scosse il capo. Sparve nel turbine che prese uomini e case e li sollevò in alto, sulla pece. Abbiamo visto che la metafora «Achille è un leone» significa <<Achille è valoroso>>. Achille non diventa un leone. Il leone serve solo a rappresentare in modo efficace il valore dell’eroe. <<Nel simbolo si ha invece un «cumulo semantico», sia si tratti delle letture plurime del sacrificio di Isacco, sia di queste scene di vita privata e scozzese. Queste sono e restano scene di vita scozzese, ma sono alla ricerca frustrata di una donna, che è anche una ricerca frustrata del divino.>> La poesia è intessuta di simboli, cioè di elementi concreti che hanno un significato 12 spirituale (ponte, chiaviche, sole, Dio, turbine, in alto, pece). Naturalmente sono presenti anche figure analogiche, soprattutto metafore (portava a te, andava stremandosi, prese uomini e case), ma hanno un rilievo espressivo assai minore. Dato il carattere ermetico della poesia, non è facile darne una lettura univoca. Essa può essere letta a livello <<fattuale>> e <<simbolico>> in almeno due modi diversi. Prima soluzione Dalla prima alla seconda strofa vediamo continuarsi la ricerca, prima della donna, poi di Dio. L'unico che sa la risposta alla domanda del predicatore sulla mezzaluna è il teologo negativo [il poeta stesso]. Avrà risposto: «Dio non è in nessun luogo». Il predicatore scuote la testa. Nella prima strofa il passaggio aereo non conduceva alla donna; nella seconda il cielo stesso, verso il quale il vento sembra trasportare tutte le persone e le cose della vicenda, è occupato dal vischio della pece. Il cielo stesso è detrito delle cose, e nero come la chiavica. Le due strofe contengono un crescendo: nella prima c'è lo scacco della ricerca dell'amore umano, nella seconda quello della ricerca di Dio. Seconda soluzione Tutte e due le strofe parlano della donna, e non una della donna e una di Dio. O meglio: in tutte e due le strofe il poeta parla della donna — e dunque anche di Dio. Dunque il poeta, in risposta alla domanda: «Sai dov'è Dio?», avrà risposto dicendo il luogo dove sapeva che si trovava la donna. Avrà detto, per es.: «A Londra» (oppure: a Liverpool, o: a Bath, o in un'altra località inglese ancora). Si sa infatti che la donna, italiana, era pure a quel tempo in. Inghilterra. In Inghilterra: dunque a Sud, nella direzione inversa a quella in cui porta, imboccato da Edimburgo, «il grande ponte». Il predicatore, naturalmente, non avrà capito e tantomeno approvato questa risposta («scosse il capo»). (Naturalmente il racconto sarà più vero, per quel che riguarda l'effettivo andamento delle cose, della poesia. Montale non avrà veramente dato la risposta geografica che io immagino. Queste risposte vengono sempre in mente dopo. In tempo, per Montale, per immaginare il resto e fare una poesia.) Vento sulla mezzaluna è, allora, se preferiamo … anche un «madrigale» in negativo alla donna: fin che questa non può essere raggiunta, l’invasione del fango umano si alza come una marea e tutta la natura si fa buia. (Lorenzo Renzi, op. cit. pag. 106-108) Come si vede, il significato simbolico è per sua natura sfuggente e non è facile identificarlo con sicurezza, … a meno che il poeta non si premuri di darci in proposito qualche utile chiarimento. Mare (G. Pascoli) M'affaccio alla finestra, e vedo il mare: vanno le stelle, tremolano l'onde. Vedo stelle passare, onde passare: un guizzo chiama, un palpito risponde. Ecco sospira l'acqua, alita il vento: 13 sul mare è apparso un bel ponte d'argento. Ponte gettato sui laghi sereni, per chi dunque sei fatto e dove meni? Il paesaggio marino allude al mistero che ci avvolge: ecco infatti il moto e il sospiro delle onde, le stelle che nascono e tramontano, il soffio del vento e la luce della luna, quasi un ponte d'argento verso un mondo sconosciuto. Nella poesia seguente il passaggio dal livello primario, fattuale a quello simbolico avviene in modo naturale. (Da notare che il livello simbolico utilizza anche delle metafore, figura appartenente allo strato analogico: <terreno bruciato>, <ansietà del suo volto>, <la pianta che conduce>, <girasole impazzito di luce>). Il girasole Portami il girasole ch'io lo trapianti nel mio terreno bruciato dal salino, e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti del cielo l'ansietà del suo volto giallino. Tendono alla chiarità le cose oscure, si esauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche. Svanire è dunque la ventura delle venture. Portami tu la pianta che conduce dove sorgono bionde trasparenze e vapora la vita quale essenza; portami il girasole impazzito di luce. Lo strato simbolico può essere svolto in modo esplicito in una parte distinta del testo, in genere quella conclusiva. E' quanto succede nel <Sabato del villaggio> e in molti altri idilli leopardiani. In qualche misura e forma ogni testo poetico raggiunge il livello simbolico, poiché significa sempre qualcosa al di là del piano puramente fattuale. Nel testo poetico sono sempre presenti, oltre ai simboli privati, simboli pubblici dotati di una propria carica valoriale che, per il fatto di appartenere al linguaggio comune, non riconosciamo più come tali. Tutti insieme contribuiscono alla realizzazione da parte del poeta di una lettura della realtà in larga misura <<simbolica>>, cioè soggettiva e partecipativa, e non freddamente neutrale, disincantata o disincarnata. RISPETTO ALL’EPOCA DEL SIMBOLISMO OGGI IL SIMBOLO HA UN RUOLO PIU’ MODESTO. ABBIAMO IMPARATO A GUARDARE IN FACCIA LA EALTA’ CON DISINCANTO. 14 SIMBOLISMO PRIVATO E SIMBOLISMO NATURALE ―Nell'interpretazione della poesia ho fatto ricorso al «simbolismo privato» del poeta. In effetti tutta l’interpretazione, compreso il rilevamento dell'affinità tra la donna e Dio, è consistita in un lavoro attorno ai simboli montaliani. Si tratta di simboli «privati>> in quanto non fanno parte di un repertorio culturale comune, valido per tutti o per molti poeti, o per un genere letterario, come avveniva invece in altre età. Per questo per la poesia moderna il richiamo a simbolismi «pubblici», come quello biblico o indiano, ecc.,,è generalmente poco pertinente (a meno che tale simbolismo biblico indiano, ecc., non sia entrato a far parte del simbolismo privato del poeta, ma in questo caso il simbolismo è stato, appunto, privatizzato). Oggi ogni poeta ha i suoi simboli. Non per questo i simboli sono gratuiti, anzi. Non ogni cosa può diventare simbolo d'un'altra cosa. Nel simbolismo «privato» c'è normalmente più rispetto della «naturalità» che non nel simbolismo <<pubblico». Il simbolismo «pubblico», essendo patrimonio di molti e fruendo di un'accettazione di principio, può andare parecchio in là nella direzione dell'arbitrarietà. Così l'«emblematica» può raggiungerli questi confini: la palma è «segno» della fedeltà, come può essere, ed effettivamente è, anche segno della vittoria, e potrebbe esserlo anche di molte altre cose: dell'astuzia, per es., o del commercio, ecc. ecc. Il simbolismo privato, come quello dell'inconscio, non garantito da convenzioni esterne, ha le sue leggi interne: è più «naturale» in quanto è meno «culturale». Non c'è da meravigliarsi se il poeta moderno è difficilmente immaginabile senza il suo simbolismo privato, visto che la sua opera è, da Baudelaire in qua, in cattivi rapporti con la «cultura» del suo tempo (e naturalmente col suo tempo in generale). E, naturalmente, il simbolismo privato, come quello psicanalitico, è profondo. Questo livello simbolico del discorso è quello che ingloba e subordina, secondo il principio praghese della «dominanza», gli altri . Per es. la metafora finale «sulla pece», che è metafora del cielo nero, vale come simbolo di ciò ché è scuro, adesivo e che arresta il movìmento vitale. Così «la pece» si mette sullo stesso piano del «ponte» o delle «chiaviche» che non sono metafore, ma che, come la pece, simboleggiano qualcosa: cioè, questa volta, il movimento diretto a un fine (passaggio aereo, o sotterraneo e negli escrementi). Dunque questa poesia di Montale ha la sua dominante» nel livèllo sirnholico. E’ singolare come ben raramente le «letture strutturali>> abbiano considerato questo piano, privilegiando invece quello metaforico. Credo che sia successo che il livello simbolico del discorso, apparso come extra-linguistico, sia stato sospettato di misticismo a causa delle associazioni fascinose e vaghe insite nel simbolo. E sarà per questo che la poetica di formazione formalista, formatasi proprio nella lotta con le mistiche nebbie del Simbolismo, se ne è tenuta lontana. Penso che le ragioni di questo sospetto non siano delle buone ragioni. Per quel che riguarda il timore delle associazioni vaghe e fascinose, le associazioni della metafora, per es., che sono acquisite stabilmente alla poetica, anzi alla linguistica generale, possono essere altrettanto fascinose e vaghe di quelle del simbolismo. Mettendo da parte i pregiudizi, vediamo allora che cos’è questo piano simbolico del discorso. La sua caratteristica fondamentale è di fondarsi sulla «compatibilità» di due piani di lettura, mentre nella metafora i due piani si escludono. Nella metafora il senso figurato di «Achille era un leone» è il solo vero: cioè Achille è valoroso; Achille non diventa un leone. Nel simbolo si ha invece un «cumulo semantico», sia si tratti delle letture plurime del sacrificio di Isacco, sia di queste scene di vita privata e scozzese. 15 Queste sono e restano scene di vita scozzese, ma sono alla ricerca frustrata di una donna, che è anche una ricerca frustrata del divino. Dunque ci sono molti sensi. Ma - nemmeno nel simbolo - ci sono infiniti o indefiniti sensi. Seguire il piano simbolico del discorso non vuol dire aderire all'affermazione, disastrosa per il critico, ma forse anche per la poesia, di Valéry: «mes vers ont le sens qu’on leur prète». (Lorenzo Renzi, Come leggere la poesia, ed. Il Mulino) ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Nella poesia <X agosto> di Pascoli sono presenti e chiaramente riconoscibili tutti e quattro i livelli di senso. X Agosto San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena de' suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero; disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono.... Ora là nella casa romita, lo aspettano, aspettano invano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male! Appartengono al primo livello, fattuale, il racconto della morte del padre e della morte della rondine; al livello connotativo la carica suggestiva e allusiva derivante oltre che dal ritmo, dalla rima, ecc... da certe parole ed espressioni, come < concavo cielo>, <sfavilla>, <come in croce>, <cielo lontano>, <casa romita>, ecc... ; al livello analogico la metafora che trasforma le stelle cadenti nel pianto del cielo; al livello simbolico il gioco sapiente di analogie (il pianto degli uomini che diventa il pianto del cielo; l'immagine della rondine abbattuta con le ali aperte come in croce che richiama la morte del padre e sembra ricollegarsi al sacrificio di Cristo) il quale dilata il dolore personale a 16 vicenda dell'universo 5. RAPPORTI SEMANTICI ALL’INTERNO DEL TESTO A - TESTI COMPATTI E TESTI ARTICOLATI IN PARTI DISTINTE La maggior parte delle poesie non è divisa in parti ma solo in strofe o stanze. Alcune sono divise in due parti, altre in tre o più (è questo il caso di testi poetici di argomento narrativo). Dal Pascoli una poesia divisa solo in strofe e un’altra divisa in tre parti distinte, ognuna delle quali ha un ruolo particolare nell’economia complessiva del testo poetico. Alba festiva O mamma, o mammina, hai stirato la nuova camicia di lino? Non c'era laggiù tra il bucato, sul bossolo o sul biancospino. Su gli occhi tu tieni le mani... Perché? non lo sai che domani...? din don dan, din don dan. Si parlano i bianchi villaggi cantando in un lume di rosa: dell'ombra de' monti selvaggi si sente una romba festosa. Tu tieni a gli orecchi le mani... tu piangi; ed è festa domani... din don dan, din don dan. Tu pensi... Oh! ricordo: la pieve... quanti anni ora sono? una sera... il bimbo era freddo, di neve; il bimbo era bianco, di cera: allora sonò la campana (perché non pareva lontana?) din don dan, din don dan. Sonavano a festa, come ora, per l'angiolo; il nuovo angioletto nel cielo volava a quell'ora tu lo volevi al tuo petto, con noi, nella piccola zana: gridavi; e lassù la campana... din don dan,, din don dan. 17 I due fanciulli I Era il tramonto: ai garruli trastulli erano intenti, nella pace d'oro dell'ombroso viale, i due fanciulli. Nel gioco, serio al pari d'un lavoro, corsero a un tratto, con stupor de' tigli, tra lor parole grandi più di loro. A sé videro nuovi occhi, cipigli non più veduti, e l'uno e l'altro, esangue, ne' tenui diti si trovò gli artigli, e in cuore un'acre bramosia di sangue, e lo videro fuori, essi, i fratelli, l'uno dell'altro per il volto, il sangue! Ma tu, pallida (oh! i tuoi cari capelli strappati e pésti!), o madre pia, venivi su loro, e li staccavi, i lioncelli, ed « A letto » intimasti « ora, cattivi! » II A letto, il buio li fasciò, gremito d'ombre più dense; vaghe ombre, che pare che d'ogni angolo al labbro alzino il dito. Via via fece più grosse onde e più rare il loro singhiozzo, per non so che nero che nei silenzio si sentia passare. L'uno si volse, e l'altro ancor, leggero: nel buio udì l'un cuore, non lontano il calpestio dell'altro passeggero. Dopo breve ora, tacita, pian piano, venne la madre, ed esplorò col lume velato un poco dalla rosea mano. Guardò sospesa; e buoni oltre il costume dormir li vide, l'uno all'altro stretto con le sue bianche aluccie senza piume; e rincalzò, con un sorriso, il letto. 18 III Uomini, nella truce ora dei lupi, pensate all'ombra del destino ignoto che ne circonda, e a' silenzi cupi che regnano oltre il breve suon del moto vostro e il fragore della vostra guerra, ronzio d'un'ape dentro il bugno vuoto. Uomini, pace! Nella prona terra troppo è il mistero; e solo chi procaccia d'aver fratelli in suo timor, non erra. Pace, fratelli! e fate che le braccia ch'ora o poi tenderete ai più vicini, non sappiano la lotta e la minaccia. E buoni veda voi dormir nei lini placidi e bianchi, quando non intesa, quando non vista, sopra voi si chini la Morte con la lampada accesa. Nella prima parte del testo poetico è descritta la lite tra fratelli, nella seconda la pacificazione, nella terza il poeta riflette sul male nel mondo e invoca la pace tra gli uomini. B - BLOCCHI TEMATICI OPPOSITIVI Il testo poetico tende ad articolarsi in blocchi di contenuti tematici oppositivi, perché l’esistenza è normalmente intessuta di luci e di ombre, e la poesia è uno specchio della vita; ma anche perché il gioco che oppone il positivo al negativo, e viceversa, rende più ricca e variata la tessitura espressiva. Un analogo discorso vale per la musica, spesso giocata su temi contrapposti e per le arti in genere. Vediamo qualche esempio. Fides La lirica, del Pascoli, propone il contrasto fra le illusioni (il giardino tutto d'oro dei versi 1-6) e la realtà che è solo sofferenza (la notte tempestosa, che richiama la sorte dell'uomo tra le forze oscure della vita) Quando brillava il vespero vermiglio, e il cipresso pareva oro, oro fino, la madre disse al piccoletto figlio: Così fatto è lassù tutto un giardino. Il bimbo dorme, e sogna i rami d'oro, 19 gli alberi d'oro, le foreste d'oro; mentre il cipresso nella notte nera scagliasi al vento, piange alla bufera. Al paragrafo finale (ESEMPI DI ANALISI DEL PIANO SEMANTICO) si possono utilmente vedere altri due esempi di opposizione tra blocchi tematici. Si tratta della commovente poesia <<Pianto antico>> del Carducci e della suggestiva <<Dove la luce>> di Ungaretti. C - ACME POETICO Spesso il primo verso della poesia è molto bello. Si dice che sia ―dettato dagli dei‖, perchè il poeta il più delle volte se lo trova già bello e fatto, a differenza degli altri che richiedono una cura più vigile. Se invece dei versi singoli, consideriamo parti più cospicue del testo, dobbiamo riconoscere che il più delle volte la parte finale costituisce l’acme della poesia, realizza cioè da un punto di vista espressivo il suo punto più alto. Non c’è da stupirsene perché lo stesso fenomeno è presente nella narrativa, nel teatro, nel cinema, ecc... La poesia che segue di Arthur Rimbaud ci dà un bell’esempio di finale altamente espressivo, poiché è solo l’ultimo verso che ci svela il senso dell’intera composizione. Chi dorme nella valle E' una verde radura dove canta un ruscello che appende pazzamente agli steli i suoi cenci d'argento; il sole scende dalla montagna altiera e luccica nel borro che spumeggia di raggi. A bocca spalancata, a testa nuda, un giovane soldato, colla nuca nel nasturzio azzurrino, dorme; sotto le nubi è disteso nell'erba, bianco nel letto verde su cui piove la luce. Ha i piedi nei giaggiuoli. Dorme. Sorride come sorriderebbe un bimbo che sta male. Sonnecchia. Cullalo tu, Natura, col tuo calore: ha freddo. Ai tuoi profumi ormai le narici non fremono: Egli dorme nel sole, con la mano sul petto calmo. Ha due fori rossi, a destra, sul costato. A. Rimbaud (trad. di I. Margoni) 20 6. SEMPI DI ANALISI DEL PIANO SEMANTICO Pianto antico (G. Carducci) Notiamo anzitutto un evidente parallelismo semantico tra le prime due strofe e le ultime due: la prima e la terza fungono da soggetto, la seconda e la quarta da predicato. La prima strofe descrive il soggetto (l'albero), la seconda il predicato (rifiorì, ecc...). Analogamente è costruita la seconda parte: la prima strofe descrive il soggetto (bimbo), la seconda il predicato (sei, ecc...). Il rapporto è di netta opposizione, soprattutto tra la seconda (l’albero in fiore) e la quarta (il figlioletto senza più vita). Pianto antico L'albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da' bei vermigli fior SOGGETTO nel muto orto solingo rinverdì tutto or ora e giugno lo ristora di luce e di calor. PREDICATO Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita, tu de l'inutil vita estremo unico fior, SOGGETTO Sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra, né il sol più i rallegra né ti risveglia amor. PREDICATO Il soggetto delle prime due strofe è l'albero, anche se il destinatario (l'allocutore) del messaggio è il figlioletto. Ciò è funzionale al contenimento della pena. Va ricordato infatti che il Carducci è un poeta classicista e dunque crede nell'equilibrio formale, nella razionalità, contro ogni eccesso sentimentale. Nella seconda parte della poesia sia il soggetto che il destinatario si riferiscono al bambino morto: il discorso si fa più esplicito e diretto. L'espressione del sentimento appare meno mediata dalla forma, anche se ovviamente la forma è sempre presente (A. Marchese, L’officina della Poesia, ed. Mondadori). La poesia è un compianto funebre, il pianto sconsolato di un padre per la morte del 21 figlioletto. Il tema è dunque quello della morte. Viene sì evocata la vitalità della primavera (il melograno è rifiorito, si è ricoperto di foglie, ristorato dalla luce e dal calore del sole primaverile), ma ciò rende ancora più forte il senso della morte. A differenza del sole, che ha saputo ridestare a nuova vita la natura, l'amore del padre nulla ha potuto per risvegliare alla vita il bimbo morto. Il figlioletto giace nella terra fredda (senza calore) e negra (senza luce). Per il padre, non illuminato e sostenuto dalla fede, la morte rappresenta la fine definitiva e totale, l'annientamento del figlio. Il senso di impotenza, l'interrogazione esistenziale di fronte a un così atroce destino è lacerante. Il poeta-padre si rivolge al figlio assente (l'albero a cui tendevi ...) e rileva che l'orto, nonostante la fioritura, è muto e solingo. Si può immaginare l'emozione che ha generato la poesia: il profondo dolore che nasce dall'assenza del bambino, delle sue voci argentine nell'orto tutto rifiorito. L'affetto paterno è rivelato dal termine <pargoletta>, così carico di tenerezza, e dall'esplosione emotiva <tu fior de la mia pianta ...>. Bella l'immagine del bimbo che tende la mano verso l'albero, per cogliene un fiore. Il testo è costruito su alcuni fondamentali archetipi naturalistici, sia di segno positivo che di segno negativo: vita - morte luce - buio calore - gelo della morte primavera - inverno voce - silenzio moto - stasi, immobilità fioritura - isterilimento della pianta Nella poesia sono presenti due aree semantiche contrapposte, dominate rispettivamente dall'idea di vita e da quella di morte. Tali aree sono rispecchiate nel lessico. vita : albero, pargoletta mano, verde melograno, bei vermigli fior, rinverdì, giugno, ristora, luce, calor, fior, pianta, ... morte: pianto, muto, solingo, percossa e inaridita, inutil vita, terra fredda, terra negra, nè più, nè,... Nelle ultime due strofe dominate da tema della morte, il ritorno del termine <fior> (tu fior de la mia pianta, estremo unico fior) sembra voler riaffermare il sentimento della vita, certo non a livello razionale, ma a livello emotivo, del sentimento. La dialettica mortevita aleggia su tutto il componimento. *** La poesia si regge sulla metafora costruita sul rapporto analogico: albero / fiori padre / figlio (il padre è la pianta, il figlio è il fiore) Il rapporto tra i due livelli semantici, quello reale e quello metaforico, è di netta opposizione: mentre la pianta del melograno è tutta ricoperta di fiori, la pianta- padre è percossa e inaridita dalla morte del figlio (inutil vita); mentre i fiori del melograno sono 22 belli e vermigli, pieni di vitalità e di bellezza, il fiore della pianta-padre giace nella terra fredda e buia, senza più vita, ecc... *** Un'altra metafora è presente nel testo, ed è quella che istituisce un rapporto analogico tra il sole e l'amore del padre. Anche in questo caso il rapporto è di opposizione: mentre il sole di giugno ristora la pianta di melograno e la copre di fiori vermigli, l'amore del padre è sterile, non è in grado di risvegliare dal sonno della morte il figlio. Il termine <fior> acquista nel testo ben tre significati diversi: - bei vermigli fior (del melograno) - fior de la mia pianta (fiore-figlio della pianta-padre) - de la vita estremo unico fior (fonte di gioia). <Estremo> fa pensare a un figlio tardivo; <unico> , nel senso che era l’unica gioia che gli era rimasta; <inutil vita> dopo la disgrazia (A. Marchese, op. cit.). Per concludere richiamo la metonimia <giugno lo ristora> e la metafora <muto orto>. ***************************************************************** Dove la luce (G. Ungaretti) Riporto una poesia del poeta tedesco H. Heine (tradotta dal Carducci), che presenta un contenuto analogo a quella di Ungaretti e può dunque aiutarci a comprendere più a fondo quest’ultima. Lungi lungi (H. Heine) Lungi lungi, su l'ali del canto di qui lungi recare io ti vo': là, nei campi fioriti del santo Gange, un luogo bellissimo io so. Ivi rosso un giardino risplende de la luna nel cheto chiaror: ivi il fiore del loto ti attende, o soave sorella de i fior. Le viole bisbiglian vezzose, guardan gli astri su alto passar; e tra loro si chinan le rose odorose novelle a contar. Salta e vien la gazzella, l'umano occhio volge, si ferma a sentir: cupa s'ode lontano lontano l'onda sacra del Gange fluir. Oh che sensi d'amore e di calma 23 beveremo ne l'aure colà! Sogneremo, seduti a una palma, lunghi sogni di felicità. Anche Ungaretti vuole fuggire dalla realtà quotidiana insieme alla sua donna, in un mondo sereno, in un mondo di sogno. A differenza di Heine, non pensa però a un luogo geografico, ma ad un luogo della fantasia, del sentimento. Un luogo incantato. Un luogo in cui le mattine sono <nuove>, dove le colline sono <d'oro>, dove ci si sente <liberi> dalla fretta e dagli impegni quotidiani, dove l'amore è gioia costante. La poesia è giocata soprattutto sul piano semantico, grazie ad un lessico fortemente connotativo e ad una rete fittissima di figure semantiche (similitudine, metafora, metonimia, ecc...). A differenza della poesia di Heine, immediatamente comprensibile, richiede un intenso lavoro di decifrazione e di interpretazione, per essere compresa La donna del poeta è invitata a venire da lui/con lui come una <allodola ondosa>, con la leggerezza aerea del suo corpo snello. La meta del viaggio sono le colline d'oro, dove la luce non muove più le foglie, la sera è posata, l'ora è costante e le mattine sono nuove. Il motivo del viaggio, in negativo è dato dal desiderio di scordare la vita quotidiana (quaggiù), con le sue sofferenze, i suoi sensi di colpa, i suoi sogni e i suoi crucci, in positivo dall'aspirazione alla serenità e ad un rapporto d'amore interamente appagante, sul piano affettivo e sul piano sensuale. Da notare la potente carica connotativa delle parole e delle espressioni seguenti: <ondosa>, <quaggiù>, <male>, <cielo>, <rossori>, <mattine nuove>, <altre rive>, <posata sera>, <colline d'oro>, <ora costante>, <liberi d'età>, <perduto nimbo>. Numerosissime le metafore: <allodola ondosa>, <vento lieto>, <le braccia ti sanno leggera>, <sangue rapido alla guerra>, <non muove foglia più la luce>, <sogni e crucci passati>, <posata sera>, <colline d'oro>, <ora costante>, <liberi d'età>, <perduto nimbo>, <sarà nostro lenzuolo>. Una similitudine : <come allodola ondosa ...vieni>. Numerose le metonimie: <quaggiù>, <del male e del cielo>, <sangue rapido alla guerra>, <altre rive>, una sineddoche < lenzuolo>, alcune delle quali nel contesto di una metafora. Tutte insieme le figure richiamate rendono il tessuto testuale quanto mai suggestivo e allusivo, trasfigurano la realtà in un mondo incantato. L'articolazione del testo in quattro strofe rivela una particolare simmetria semantica tra la prima e la seconda parte: la prima strofe descrive l'azione, la seconda le conseguenze della stessa; la terza e la quarta idem. Lo schema che risulta è il seguente: AB / A-B. (Vedremo più avanti che da un punto di vista metrico la struttura è diversa, e precisamente: A-B / B-A). Da notare in particolare l'articolazione del testo in relazione al soggetto lirico e all'interlocutore (V. pag. 17): (S. LIR.) prima strofe : IO seconda strofe : NOI ................................................... terza strofe : IO quarta strofe : NOI (INT.) TU TU 24 Dove la luce (G. Ungaretti) Come allodola ondosa nel vento lieto sui giovani prati, le braccia ti sanno leggera, vieni. azione Dove? Ci scorderemo di quaggiù, e del male e del cielo, e del mio sangue rapido alla guerra, di passi d’ombre memori entro rossori di mattine nuove. Dove non muove foglia più la luce, sogni e crucci passati ad altre rive, dov’è posata sera, vieni, ti porterò alle colline d’oro. effetto A Dove … L’ora costante, liberi d’età, nel suo perduto nimbo sarà nostro lenzuolo. azione effetto B (in crescendo) Realtà da cui fuggire Possiamo notare un crescendo all'interno di ciascuna strofe e un parallelismo tra le due parti della poesia, per altro imperfetto. Nella penultima strofe l'<io> si aggiunge al <tu>, arricchisce il <noi> della seconda strofe e attesta un impegno concreto dell'innamorato; nell'ultima la terza persona (l'ora costante) trasforma il sogno in realtà. Dal punto di vista sintattico il linguaggio risulta piuttosto regolare. Infatti presenta solo tre ellissi, due inversioni (il soggetto è posizionato alla fine della frase), un polisindeto ("ci scorderemo di quaggiù, e del... e del ... e del...), un'anafora ("dove ... / dov'è ...), un'anadiplosi ("... vieni / vieni ...") e un chiasmo ("di passi d'ombre memori / entro rossori di mattine nuove"). 25 Dove la luce (G. Ungaretti) M Come allodola ondosa M M nel vento lieto sui giovani prati, M le braccia ti sanno leggera, vieni. m Ci scorderemo di quaggiù, M e del male e del cielo, S M e del mio sangue rapido alla guerra, M di passi d’ombre memori M M entro rossori di mattine nuove. (IO) similitudine TU NOI M Dove non muove foglia più la luce, M m sogni e crucci passati ad altre rive, M dov’è posata sera, vieni, ti porterò M alle colline d’oro. IO, TU M M L’ora costante, liberi d’età M nel suo perduto nimbo M S sarà nostro lenzuolo. M = metafora m = metonimia S = sineddoche 26 NOI