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Scopri il naturale per sentirti fashion

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Scopri il naturale per sentirti fashion
Inchiesta
Evasione fiscale:
La Foggia
dei furbetti
Alimentazione
A tavola
passeggiando
Ambienti
Il salotto
del benessere
Stili e tendenze
Scopri il naturale per sentirti fashion
Per la copertina si ringrazia:
Avatar Hair Stylist
Via Vittime Civili,26-28
Foggia
2
m a r z o
duemiladodici
sommario
ditoriale
di ANNA RUSSO
C
he festa della donna sarebbe stata se Rossella
Urru fosse stata liberata? Se Storay, trentenne afgana, non fosse stata strangolata
da marito e suocera perché
colpevole di aver dato alla
luce la terza figlia femmina anziché il tanto
desiderato maschio?
Se Francesca, maestra di Brescia, non fosse stata uccisa dall’ex marito nel corso di una
vera e propria mattanza, che ha
visto cadere a colpi di pistola anche il nuovo compagno, la figlia
e il fidanzato di quest’ultima?
Se il piccolo Claudio non fosse
stato gettato dal padre nel
Tevere per rappresaglia
nei confronti della madre?
Se da gennaio ad oggi, in Italia,
non si contassero quaranta omicidi, tra donne e loro congiunti,
vittime di “violenza sessista” a
seguito di storie di maltrattamenti familiari o stalking?
La pioggia quest’anno ha
bagnato una festività dai toni
più sommessi che, io spero, sia
trascorsa all’insegna della riflessione e della reazione. Riflessione sui tanti casi di violenza in
Italia che si sono verificati lo scorso anno con una cadenza di uno
ogni tre giorni, quest’anno di uno
ogni due. Reazione, presa di coscienza e ribellione di fronte a questo genere di maltrattamenti; ripartenza perché ricominciare è
sempre possibile, perché c’è sempre una via d’uscita. Per questo è
nato a Foggia il Centro Antiviolenza (di cui vi diamo notizia a pag.
5): per offrire aiuto a quelle donne
e tutti quei bambini che quotidianamente subiscono violenza. Perché la violenza è reato e chi la compie va punito. Perché chi la subisce
ha diritto ad un futuro migliore.
Perché vivere è un diritto inalienabile.
La via di uscita c’è, ma ad una
condizione. Non mi stancherò mai
di dirlo: ci si può liberare dalla
schiavitù della violenza a patto che
si trovi la forza di denunciare.
Noi donne non siamo nate per
subire. Non siamo esseri inferiori.
Non siamo il sesso debole. Non
siamo stupide. Non siamo condannate alla sofferenza.
Anzi.
Siamo gioia, intelligenza,
creatività. Siamo coraggio, amore,
voglia di vivere.
Ci stanchiamo, ma non siamo
mai esauste.
Se cadiamo, sappiamo rialzarci. Se piangiamo, ci asciughiamo
le lacrime.
Siamo noi la nostra forza, per
cui se amiamo, amiamo innanzitutto noi stesse perché nessuno
può amarci allo stesso modo.
Se ci fanno del male, non ci
amano.
Se ci dicono che non valiamo
nulla, non crediamoci.
Il nostro essere donne è il dono
più grande, quello che abbiamo
avuto e quello che possiamo dare.
Ma solo a chi è in grado di apprezzarlo.
4 Personaggio del mese
• La Piccola Industria di Capitanata
di Maria Teresa Sassano
5 Storie al Femminile
• Dalla parte delle donne
6 Inchiesta
• Foggia dei furbetti. Dalle piccole
alle grandi aziende, ce n’è per tutti
8 Attualità
• Stop alle lungaggini della giustizia
10 Bellezza
• Avatar, quando la femminilità è di casa
• L’arcobaleno sulle dita
13 Wedding Planner
• I dettagli che fanno la differenza
14 Cucina&dintorni
• A tavola… passeggiamo!
• Ricette antistress
15 Architetto
• Non chiamatelo semplicemente bagno
16 Salute
• Infertilità femminile e maschile
17 Rubriche
21 Curiosità
• Il metodo antistronzi
23 Donne in campo
• Antonella Gaeta
Una vita per il cinema
m a r z o
duemiladodici
3
4
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duemiladodici
personaggio del mese
CAMBIO DI GUARDIA TRA LE FILA DI CONFINDUSTRIA
La Piccola Industria di Capitanata
che vorrebbe Maria Teresa Sassano
Brillante, determinata, mamma e imprenditrice. E’ Maria Teresa Sassano, la neo
presidente del “Comitato Piccola Industria”
di Confindustria.
Già vice di Giusy Albano (presidente del
Comitato prima di lei), militante fino all’anno
scorso in Confindustria Giovani e Amministratore Unico di un’azienda di Apricena che
si occupa prevalentemente di sicurezza sul
lavoro, ha accolto la nomina come una sfida
che non la spaventa.
La sua è una carica impegnativa, soprattutto in un territorio quale la Capitanata la
cui economia si basa prevalentemente sulla
piccola imprenditoria…
Le piccole industrie rappresentano più
dell’80% del comparto industriale di Confindustria e abbracciano una infinità di settori: da quello manifatturiero all’agroindustria fino a quello energetico. Il comitato,
dunque, fa da coordinamento delle realtà fino ai cinquanta dipendenti, tantissime in provincia, ed è il portavoce delle loro esigenze.
E’ una componente fondamentale di Confindustria.
Quali sono i problemi di una piccola industria di oggi?
Sicuramente l’accesso al credito. In questo momento di crisi generale le aziende sono soffocate da mutui e prestiti che non riescono ad estinguere. Però siamo riusciti a
siglare un accordo con le banche per la so-
Formazione, sicurezza e facilità
di accesso al credito. “Ma anche le
imprese devono metterci del proprio”
spensione dei prestiti aziendali per dodici
mesi proprio per le piccole imprese.
Quali, invece, gli obiettivi della sua presidenza?
La formazione. Manca la cultura d’impresa in particolar modo tra le nuove generazioni. È sui giovani che dobbiamo investire. Perché se l’imprenditore, ad esempio, sa
come accedere ai mercati internazionali, allora l’azienda va avanti con successo. E poi
c’è la sicurezza. Conclusa la prima fase di comunicazione e informazione passeremo a
quella pratica. Vogliamo abbattere il numero di infortuni sul lavoro. Dobbiamo far capire che dall’incolumità trae beneficio anche il
datore con la riduzione dei costi derivanti dalla mancanza osservazione delle norme vigenti. E posso dire che abbiamo imboccato
la via giusta, abbiamo già raggiunto dei buoni risultati. Però anche le imprese dovranno
fare la loro parte.
In che senso?
È importante la presenza di una struttura
associativa quale punto di riferimento che
dia un input esterno, ma è fondamentale la
partecipazione delle aziende. Le associazioni quali la nostra sono solo laboratori, le spinte propulsive devono venire dagli imprenditori che devono uscire di casa e partecipare
attivamente ai tavoli e alle riunioni. Altri-
menti noi siamo i presidenti del nulla.
Come riesce a conciliare famiglia e lavoro?
Come gli uomini in carriera riescono ad
essere anche bravi mariti e padri, così ci sono
donne impegnatissime che sono anche buone madri e mogli. Bisogna solo organizzarsi.
Sicuramente i servizi che dovrebbero aiutare a sgravarsi dalle incombenze prettamente femminili peccano un po’, ma a noi donne
bastano la volontà, un po’ di sacrificio e l’aiuto del partner.
La sua, in conclusione, è una vita dedicata all’imprenditoria…
Ho avuto due posti fissi importanti, di
quelli con contratto a tempo indeterminato,
ma non facevano per me. Preferisco essere
autonoma e autogestirmi. Il posto fisso per
me era un limite perché dovevo sempre dipendere dall’imprenditore. Così ho deciso di
mettermi in gioco e, meno male, è andata bene. Però con tanta tenacia e sacrifici.
Quindi è possibile inventarsi un lavoro
oggi?
Certo. Bisogna solo avere il coraggio di
mettersi in gioco. Abbiamo la libertà che è
un bene prezioso. Se veramente sentiamo di
voler costruire qualcosa, usiamo le strutture
associative, cerchiamo di fare corporazione.
Una pecca di noi donne è proprio questa: a
volte non ci sappiamo unire. Incontriamoci
per parlare di impresa e mettere in campo le
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duemiladodici
storie al femminile
agorà
5
Carcere non obbligatorio per lo stupro di gruppo. Al di là delle questioni tecniche
Dalla parte delle donne
Lina Appiano: “La questione è soprattutto culturale e sociale”
La rubrica Agorà torna, come
promesso sullo scorso numero, a
parlare della sentenza della Corte di
Cassazione che dichiara il carcere
non obbligatorio per chi è accusato
di stupro di gruppo. Dopo l’intervento del penalista Luigi Leo che
chiariva gli aspetti tecnici della sentenza e salvaguardava il presupposto, sancito nella Costituzione,
dell’innocenza fino all’espletamento dell’ultimo grado di giudizio, trattiamo l’argomento sotto un
aspetto diverso, quello culturale. Lo
facciamo con Lina Appiano, coordinatrice Pari Opportunità del Comitato Unico di Garanzia della ASL
FG.
“La legge 94/2009, che introduceva, su proposta dell’allora ministra Mara Carfagna, il reato di
stalking e stabiliva l’obbligatorietà
della custodia cautelare in carcere
per i delitti di prostituzione minorile, pornografia minorile, violenza
sessuale, atti sessuali con minorenni, violenza sessuale di gruppo,
fu appoggiata e accolta favorevolmente dalle donne, femministe e
non, e dai centri antiviolenza, e approvata in Parlamento con l’appoggio dell’opposizione, nonostante i dubbi di incostituzionalità”
– spiega -. Tutto ciò, secondo Lina
dalla cultura sessista
e dai sussulti del
vecchio patriarcato,
minacciano la democrazia di questo
Paese ben oltre il
problema posto dalla Corte Costituzionale. Gian Ettore
Gassani, presidente
dell’Associazione
nazionale dei legali
matrimonialisti, riassume i numeri di
questo “bollettino di
guerra” in cui la famiglia ne ammazza
più che la malavita:
dal 2006 gli omicidi della criminalità
organizzata sono stati una media di
170 l’anno, quelli tra familiari (con
prevalenza di donne uccise), sono
stati circa 200. E spesso, prima degli
omicidi c’erano state denunce per
stalking o segnalazioni con richieste
di tutela, perlomeno tentativi, come rivelano le statistiche della Questura di Foggia”.
Ma il problema dello stupro va
ancora oltre, chiarisce Lina Appiano: si radica tenacemente nella società perché sorretto nei secoli da
una struttura sociale, culturale ed
economica che fa delle donne e dei
Lina Appiano
CUG ASL FG
Appiano, esperta di violenza di genere, racconta di una società che
vuole associare la portata del delitto, l’enormità del femminicidio,
cioè la morte di una donna a causa
del suo genere, con una misura dura ed estrema, usata nei casi di sospetta criminalità organizzata.
“L’equiparare i due delitti, nella misura cautelativa del carcere obbligatorio, a me risuonava, e risuona
ancora, come riconoscimento del
dolo gravissimo a danno delle donne o delle bambine e dei bambini.
La dimensione domestica delle violenze e degli stupri determinate
loro corpi una trattazione privata.
“L’arcano è stato svelato dai movimenti femministi quando hanno affermato forte e chiaro che il privato
è pubblico, e che quello che avviene nelle mura domestiche, o fuori
di esse, sulle donne, appartiene alla cultura della sopraffazione di un
sesso sull’altro. Rifiutando, contemporaneamente, gli ambiti angusti del sentirsi solo vittime o fragili, le donne scoprono inoltre
l’altro volto della società, di quella
parte di società che nutre il proprio
narcisismo mascolino proteggendo
le donne, per mantenerle nello stato di bisognose”. Le donne, invece,
vogliono esserci, nella società,
a prescindere dalla costruzione che la società fa di esse sul
piano culturale. “Si sottraggono alle narrazioni della loro
spesso, incontrano la rabbia e la
violenza di chi, come un bambino
dipendente e derubato dell’oggetto amato, agisce la rabbia violenta
ed omicida. Ma incontrano anche
il muro di una società che ipocritamente vuole relegare lo stupro nello spazio della follia di un pazzo, di
un gruppo di pazzi (nel caso del
branco) per sentirsi meno responsabile: la distorsione cognitiva è sociale. Per dirla tutta esiste una condizione maschile di fragilità, di
dipendenza dalle donne che molti
uomini negano e nel negarla c’è
tutta la resistenza a mettersi in discussione, a mettere in discussione
gli stereotipi
culturali legati
al concetto di
natura femminile e maschile, al rapporto
con il proprio
corpo e con il
proprio desiderio sessuale. Di questo dobbiamo parlare, come molti uomini già
fanno, vedi l’associazione nazionale Maschile Plurale. Di questo dobbiamo parlare, uomini e donne,
pubblicamente, politicamente”.
Elisabetta Ciavarella
storia fatte da altri. Nel sottrarsi,
I tempi cambiano, le donne militano
8 marzo per dar voce ai diritti
“Donne insieme”, ASL FG e Comune di Foggia presentano il Centro Antiviolenza
Non è bastata la pioggia a far desistere le donne di Foggia dal festeggiare l’8 marzo. Festeggiarlo, però, a
modo loro, senza spogliarelli sexy,
come quelli che si vedono in tv, con tanto di maschi muscolosi, vestiti solo di un
tanga o perizoma e femmine urlanti,
con in mano una cinque euro (non di
più, a causa della crisi che incombe).
Festeggiarlo è significato, per l’associazione “Donne insieme” e per le donne di Foggia “impegnate” nel pubblico e nel sociale, scendere in piazza, sotto un gazebo gocciolante, per dire no
alla violenza di cui sempre più spesso
sono vittime. E se da un depliand un
occhio che riflette l’immagine del mondo invita a guardare verso un futuro migliore, le rappresentanti di quello
sguardo nuovo sono loro, le donne militari, dei carabinieri e dell’esercito, a
dimostrare che si può essere “femmine” anche indossando una divisa, che
la dignità è un valore inestimabile e,
come tale, va rispettata. E che unite è
possibile combattere la violenza. “Abbiamo detto sì a questa manifestazione per rappresentare la coesione delle donne di Foggia” conferma Chiara
Tavolacci, Maresciallo dell’11esimo
Reggimento Genio Guastatori di Foggia.
Festeggiare, per le donne dell’amministrazione comunale e di “Donne insieme” è significato soprattutto presentare al pubblico il Centro Antiviolenza, attivo da settembre. Il Centro, si batte contro qualsiasi forma
di violenza, da quella fisica (aggressività e maltrattamenti) a quella sessuale
(stupri singoli o di gruppo), dallo stalking
(persecuzioni e molestie assillanti) alla
violenza psicologica (mancanza di rispetto, attacchi contro la dignità personale), dal cyberstalking (molestie attraverso internet) al mobbing (maltrattamenti sui luoghi di lavoro). Offre una assistenza completa, in particolare a donne e minori. “Noi disponiamo – spiega
Celestina Guastamacchia, presidente
di “Donne insieme” – un servizio di accoglienza telefonica (il servizio è attivo
24 ore su 24 con un’alternanza tra operatrici e segreteria telefonica), accoglienza personale (che prevede l’ascolto del vissuto, l’individuazione del problema e la presentazione dei servizi disponibili), consulenza psicologica (mirata
alla comprensione del problema e alla
rielaborazione dell’accaduto), consulenza legale (colloqui informativi sugli
strumenti giuridici a disposizione per la
tutela dei diritti), accompagnamento
presso enti e istituzioni (pronto soccorso,
servizi sociali, patronato…), gruppi di aiuto (che offrono sostegno e solidarietà)”.
Il tutto nel rispetto della privacy. “Il Centro Antiviolenza – conclude la consigliera
comunale Annarita Palmieri – garantisce
la riservatezza e l’anonimato, interviene solo su richiesta della persona interessata. Utilizza, inoltre, solo personale femminile”.
Il numero verde è: 800180903.
Elisabetta Ciavarella
Mensile di attualità e informazione.
Registrazione presso il Tribunale di Foggia
n° 2/2002 del 26/09/2002
Editore
Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.
Direttore Responsabile
Anna Russo
Caporedattore
Angela Dalicco
Hanno collaborato
Maria Grazia Frisaldi
Mariangela Mariani
Dalila Campanile
Elisabetta Ciavarella
Irma Mecca
Emanuela Cafaro
Germana Zappatore
Rubriche
avv.
Palma Rubano
dott.ssa Noemi Tizzano
dott.ssa Ines Panessa
dott.ssa Anna Lepore
dott.ssa Alessandra Marinaro
dott.ssa Rosangela Loriso
dott.ssa Tiziana Celeste
dott.ssa Francesca Ciociola
prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere
Redazione
Foggia
Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.)
Tel. 0881.56.33.26 - Fax 0881.56.33.19
e-mail
[email protected]
Sito internet
www.6donna.com
Impaginazione e stampa
Publicentro Graphic
La collaborazione è volontaria e gratuita.
I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite.
Questo numero è stato stampato in 43mila copie
e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia
6
m a r z o
duemiladodici
inchiesta
Crisi economica e frodi fiscali, controlli anche
Foggia dei furbetti. Dalle piccole
Tecniche di evasione: il punto di vista di “controllati” e “controllori”. E mentre le
Fiamme Gialle invitano i cittadini a collaborare i commercianti dicono la loro
Da oltre tre anni si parla di crisi economica e recessione, ma forse la portata del difficile, ormai lungo, momento che l’Italia sta
attraversando diventa chiara solo
oggi, dopo i controlli di Agenzia
delle Entrate e Guardia di Finanza
nelle attività commerciali di sempre più numerose città, su e giù per
lo Stivale, con l’obiettivo di stanare
gli evasori fiscali. E se il blitz a Cortina, condito da neve e polemiche,
ha segnato l’inizio della nuova era
antievasione, ormai è chiaro il diktat del governo Monti: controlli,
controlli e ancora controlli. Ora si
fa sul serio. Anche a Foggia. Perché l’evasore, lo dice lo spot, è il più
grande parassita sociale. È il nemico numero uno dello Stato. E che il
2012 sarà un anno da ricordare lo
dicono anche in quel di via della
Rocca, nella sede del comando provinciale della Guardia di Finanza
che, come conferma il comandante,
colonnello Giuseppe Lubrano, sta
intensificando i controlli non solo
nelle attività commerciali ma anche nei mercati rionali. Con poche
sorprese e molte conferme.
Nelle ultime settimane sono infatti stati centinaia i controlli in materia di emissione di scontrini e ricevute fiscali, verifiche sulla
mancata installazione di misurazioni fiscali, con un
tasso di irregolarità complessivo del
79%. Nel mirino
delle Fiamme Gialle prima le aree
mercatali di Foggia, poi, dopo un
lungo lavoro di monitoraggio, i settori
del commercio al
amministrative e penali, anche attraverso il sequestro e l’esproprio.
Dal 2008 è stato introdotto il cosiddetto sequestro per equivalente: in
La Guardia di Finanza
cerca la collaborazione
della cittadinanza:
"richiedere sempre la
ricevuta è un segno di
civiltà e legalità"
dettaglio, della somministrazione
di alimenti e bevande, non solo nel
Capoluogo Dauno, ma anche nei
comuni della provincia. Un’attività che si è rivelata utile anche nell’individuazione di decine di lavoratori in nero ed evasori totali. I
controlli non hanno risparmiato
neppure i venditori ambulanti, con
il conseguente sequestro di diverse
tonnellate di prodotti alimentari,
per la maggior parte ortofrutticoli,
ma anche prodotti di pescheria e
formaggi, finiti al macero se di pro-
Dai primi controlli
effettuati a Foggia
è risultato un tasso
di irregolarità del 79%
Cosa rischia l’evasore fiscale
Sanzioni e doveri morali
In ambito tributario, sono
previste sanzioni di diversa
natura:
• di carattere amministrativo
(sanzioni pecuniarie) normalmente inflitte per violazioni non gravi;
• di carattere penale (reclusione e multe, arresto e ammenda).
Le sanzioni penali sono
irrogate per violazioni più
gravi e cioè:
• quando l’evasione supera determinati importi (50.000 euro
d’imposta);
• quando si utilizzano o si emettono fatture false;
• quando si commettono frodi fiscali.
Nei casi più gravi è prevista
la reclusione da un minimo di an-
sione sono più semplici e elementari quanto più piccole sono le attività. Per esempio, nei casi di artigiani
e dettaglianti al minuto, commercianti o ambulanti
che siano, l’evasione si esplica con
la mancata certificazione dei corrispettivi, scontrino
fiscale per la cessazione di beni, ricevute fiscali per
le prestazioni (ad
esempio istituti di
bellezza, parrucchieri, ristoranti).
Quando passiamo
ad aziende che
operano in altri
settori con volumi
d’affare maggiori, allora l’evasione
assume forme diverse: sottofatturazione (è spesso il caso di aziende dell’edilizia che vendono case percependo parte dei ricavi in nero),
fatturazioni false (si aumentano i costi in modo da assottigliare l’utile e
quindi la materia imponibile sulla
quale viene applicata l’imposta). In
caso di aziende ancora più grandi,
con fatturato superiore ai dieci milioni di euro, si riscontra il fenomeno
dell’elusione, attraverso operazioni
con l’estero dove il controllo è più
difficile da fare: si hanno così casi di
sovrafatturazione e sottofatturazione di prestazioni fornite dall’estero
nell’ambito di mercati poco controllati, oppure consulenze fittizie, spesso di pubblicità, con fatture false.
Come operate?
Con i soggetti più grandi attraverso verifiche fiscali (controlli dei
bilanci e delle dichiarazioni dei redditi) e con l’ausilio di strumenti più
tecnici come indagini finanziarie e
patrimoniali. Con i più piccoli operiamo attraverso controlli strumentali, di ricevute e scontrini fiscali,
controlli sui beni viaggianti (se i documenti di trasporto corrispondono alla merce realmente trasportata) e sul carovita (per evitare
speculazioni con l’aumento dei
prezzi dei prodotti).
no e mezzo ad un massimo di sei
anni.
Il cliente trovato dalle forze
dell’ordine senza ricevuta o scontrino fiscale fino a qualche anno
fa era soggetto a sanzioni pecuniarie. Questo oggi non accade
più. Rimane però a carico del
cliente un dovere di carattere morale di richiedere la certificazione fiscale dopo un acquisto.
venienza incerta, destinati, altrimenti, ad enti benefici. E siccome
anche il mancato pagamento del
canone Rai è a tutti gli effetti catalogabile come evasione fiscale, non
sono mancati controlli anche in
questo senso. A dimostrazione del
fatto che Foggia potrà anche essere agli ultimi posti per vivibilità, ma
per evasione fiscale rispetta fedelmente il trand nazionale.
Colonnello Lubrano con quali
modalità si evade a Foggia?
Prima di parlare di evasione fiscale bisogna fare un quadro del
tessuto economico della provincia di
Foggia. Nonostante sia basato innanzitutto sull’agricoltura e sull’indotto cioè le industrie di trasformazione dei prodotti agricoli, il
quadro è alquanto variegato perché sono presenti sul mercato anche aziende le cui attività sono legate al pubblico impiego, cioè
quelle che si occupano di fornitura
dei prodotti; ci
sono poi aziende con caratteristiche peculiari
come ad esempio quelle collegate alle cave
nel territorio di
Apricena; altre
specializzate
nella produzione di energia e
infine tutta una
vasta gamma di
artigiani e professionisti. Le forme di evasione sono connesse sia al settore economico che alle dimensioni dell’azienda.
In cosa si differenziano?
In pratica, le modalità di eva-
Gli obiettivi?
Non solo quelli di fare verifica e
trovare l’evasione, ma anche di recuperare il frutto dell’illecito con
l’applicazione di misure cautelari,
pratica si sequestra un bene, come
la casa ad esempio, lo si mette in
vendita e dal ricavato si sottrae
l’equivalente alla somma evasa. La
logica dell’aggressione del patrimonio accumulato ci viene mutuata dalle tradizionali attività che
mettiamo in campo contro la criminalità organizzata (controlli antiriciclaggio, misure di sequestri preventivi antimafia) per cui è stato
facile traslare questo modello operativo anche in campo fiscale.
Arrivano segnalazioni al vostro
numero di pronto intervento?
Al 117 arrivano segnalazioni
che possono anche restare anonime. Naturalmente le denunce fatte da chi dichiara le proprie generalità hanno carattere di priorità, le
altre vengono usate per prendere
spunto per le nostre attività. Attività che, tengo a precisare, non sono
finalizzate a mettere le mani nelle
tasche degli italiani, come a volte
si dice: sono gli evasori che lo fanno;
noi, semmai, operiamo per il contrario, cerchiamo di rimettere qualcosa nelle tasche degli italiani, ma
di quelli onesti.
E il ruolo dei cittadini, che in veste di clienti non sono più sanzionabili, qual è?
Quello morale: i cittadini devono affiancare le forze dell’ordine diventando presidio della legalità.
Devono pretendere lo scontrino o
la ricevuta perché la legge impone
che vengano emessi. Chiunque
evade le tasse fa torto all’intera comunità perché sottrae fondi comuni, influendo negativamente sui
servizi di pubblica utilità.
Anna Russo
m a r z o
duemiladodici
inchiesta
7
in Capitanata. E la Guardia di Finanza fa sul serio
alle grandi aziende, ce n’è per tutti
In giro tra le strade cittadine per tracciare…
L’identikit dell’evasore
Tracciare l’identikit dell’evasore fiscale non è semplice perché si corre il rischio di
marchiare questa o quella categoria di un
reato che è più o meno diffuso in ogni settore
economico. Il sentore comune, passeggiando tra le strade cittadine, è, in ogni caso, che il carico fiscale sia eccessivo. Sensazione confermata da un calcolo veloce: si
aggira, infatti, quasi intorno al 50% del reddito prodotto, percentuale che si ottiene
sommando aliquota media Irpef (circa il
30%), addizionale regionale e comunale
(5-10%), Iva ed altri balzelli vari. Il conto è
fatto. L’evasione pure. Ma dalle chiacchierate con dipendenti, commercianti, artigiani e professionisti vari, sembra che si
evada anche per cultura: evadere, insomma,
non è visto come un reato. Per molti, se evadi sei “ganzo”, se ti beccano, sfortunato.
Ma si evade anche per una sorta di giustizia
privata. In molti tra gli intervistati dichiarano di non voler pagare le imposte perché
ritengono che i servizi siano insufficienti
(dall’immondizia alla scuola, passando per
la sanità). Perché pagare lo Stato se non
soddisfa le esigenze dei cittadini? Giustizia è fatta. L’evasione pure. Anche gli studi di settore, strumenti statistici che consentono di determinare, grazie ad un certo
numero di indicatori, i ricavi presunti delle
varie tipologie di imprese e professionisti,
sono visti come causa e mezzo di evasione.
Un professionista o un artigiano di una specifica branca, dovrebbe guadagnare, secondo gli studi di settore, una determinata
somma. Chi dichiara meno e riceve un controllo, deve comunque pagare l’imposta
sulla differenza, anche se non è stata mai realmente percepita. Questo meccanismo avvantaggia le grandi realtà,
che possono decidere di fatturare fino a quel tetto stabilito e evadere per il resto.
Ma, in definitiva, chi e come evade? Gli autonomi possono evadere non rilasciando
scontrino o fattura fiscale o registrando somme più basse di quelle realmente percepite.
Le società invece addebitando costi non
pertinenti all’attività. Un altro tipo di evasione è quella legata alle agevolazioni del
36% per le ristrutturazioni. Essendo rari i
controlli incrociati tra clienti e prestatori di
servizi, è possibile che qualcuno ne approfitti rilasciando, ma non registrando, la fattura al cliente che la utilizza per ottenere
l’agevolazione. Strano, ma vero, anche i lavoratori dipendenti non sembrano essere
immuni dal morbo dell’evasione. In che modo? Attraverso le detrazioni per carichi fiscali. Capitolo a parte sono poi i “finti” braccianti agricoli e le loro “vere” domande di
disoccupazione.
Anna Russo
Intervista a Raffaele Romano direttore CAF CISL
Come combattere
l’evasione fiscale
La lotta all’evasione fiscale è complessa e richiede che vengano messe in
campo forze enormi. Ne è convinto Raffaele Romano, direttore del
CAF CISL. “L’evasione va
combattuta con il controllo
diretto come si sta facendo
attualmente. Ma questo
genere di attività ha un limite perché è circoscritta
al momento in cui viene
attuata. Il giorno dopo lo
stesso commerciante potrà tornare a compiere l’illecito con scarse probabilità che il controllo si ripeta. Utili,
nei casi di fatture, sarebbero le verifiche
incrociate tra utenti e fornitori, volte ad
evidenziare eventuali anomalie. La realtà dei fatti però, in entrambi le tipologie esaminate, dimostra che molto spesso attivare queste procedure con
operatori su tutto il territorio diventa più
costoso di quello che si riesce a recuperare. Questo accade anche perché, nei
casi di contenziosi tributari, molto spesso l’amministrazione finanziaria perde
i ricorsi: il più delle volte, a causa di continui rinvii dovuti, ad esempio, a difetti di
notifica, il reato cade in prescrizione”.
Offrire la possibilità di detrarre qualsiasi tipo di spesa (dal taglio dei capelli al li-
tro di latte, dalla palestra alla manicure) potrebbe essere, secondo alcuni, l’arma migliore contro l’evasione. “L’idea è
valida e viene suggerita da più parti perché in questo modo il cliente sarebbe
spinto a chiedere sempre scontrino e fattura avendo un interesse diretto a scaricare tali somme dalle tasse. In linea teorica quindi è una strada percorribile, ma
quanto lo è dal punto di vista pratico? Il
rischio è che i cittadini prima, noi commercialisti dopo, per conservare tutti gli
scontrini e le ricevute, veniamo sommersi sotto una valanga di carte, difficilmente gestibile”. L’unica strada sembra essere quella di una riduzione
consistente del carico fiscale. “Non basta il punto percentuale, la pressione fiscale andrebbe ridotta di almeno cinque
– sei punti e magari diversificata maggiormente in base al reddito. Ciò non toglie però il fatto che, quando si avvia
un’impresa, bisogna mettere in preventivo le imposte tra i costi, per quanto le si
avvertano elevate. Mentre la prima cosa che si chiede di solito è proprio come
risparmiare sulle tasse”. Ma con l’aumento dell’IVA al 23% a partire da ottobre prossimo anche questa opzione
sembra, se non impossibile, sicuramente lontana nel tempo.
a . r.
I COMMERCIANTI DELLA CONFCOMMERCIO
Ma i parassiti della società non siamo noi
No all’evasione
ma le difficoltà sono tante
Parrucchieri costretti
ad evadere per sopravvivere
Non ci stanno ad essere additati dalla
comunità come coloro che sistematicamente evadono le tasse e ribadiscono ad alta voce il loro no all’evasione. Sono gli associati di
Confcommercio, come Lucia La Torre, presidente di Terziario Donna. “Noi diciamo no
all’evasione, sempre e comunque. Sappiamo
che si tratta di un male diffuso: è un virus che
colpisce tutte le categorie economiche e sociali. Ma noi siamo i primi a lottare contro gli
evasori perchè ci sentiamo penalizzati, oltre che beffati”. Fatta questa premessa, La
Torre punta l’attenzione sul difficilissimo
momento storico che il commercio sta attraversando. “Alla funzione commerciale che
ci è propria ne stiamo affiancando una sociale: diamo occupazione, illuminiamo le
strade con le vetrine sempre accese, nei centri storici offriamo, soprattutto agli anziani, la
comodità di avere il negozio ad un passo da
casa. Di contro, non vediamo aumentare i
volumi d’affari: la gente ha difficoltà di spesa perciò è difficile per noi mantenere attività
tanto costose. Siamo danneggiati anche dalla liberalizzazione perché, se la gente ha a disposizione poco denaro da spendere, restare aperti anche la notte o la domenica non
ci farà aumentare i nostri introiti, ma solo le
spese in straordinari e costi di energia elet-
trica. Inoltre, non viviamo in posti sicuri: siamo diventati il bancomat dei delinquenti per
cui siamo costretti a presidiare i nostri negozi con un numero superiore di dipendenti che costano in termini di stipendi e imposte”. Allo stesso modo risulta difficile
fronteggiare la concorrenza sleale di evasori parziali (coloro che hanno attività commerciali e emettono scontrini fiscali in numero inferiore rispetto al venduto o
riportanti cifre più basse) e totali (coloro che
vendono merce di ogni tipo sulle bancarelle in centro). “Aprono alla chiusura delle attività commerciali e vendono la stessa tipologia di prodotti dei negozi, ma senza regole,
né imposte”. E se le tasse attuali sono considerate elevate, l’aumento dell’IVA, secondo Lucia La Torre, non farà che peggiorare la situazione già gravissima. “Se alle
difficoltà già elencate si aggiunge la forte
pressione fiscale, diventa davvero un’impresa per noi sopravvivere”. Ma tornando
all’evasione, cosa ne pensa il presidente di
Terziario Donna dei controlli ripetuti delle
ultime settimane? “Si sta facendo una bagarre pubblicitaria, ma penso che sotto sotto i veri evasori debbano ancora essere stanati”.
Irma Mecca
I parrucchieri alzano la cresta. Non intendono prestare la faccia al bruto dello spot contro l’evasione fiscale,
il parassita della società. Ma dopo 26
giorni lavorativi, ammettono di sottrarre a
fine mese qualche
somma destinata alle
tasse, altrimenti tra
bollette, imposte, affitto e tutto il resto
non guadagnerebbero un bel niente. E allora
hanno preso carta e penna e hanno scritto finanche alla Procura e all’Agenzia delle Entrate per raccontare la rabbia di un’intera categoria. Lasciano cadere un velo di ipocrisia
mostrando dove si annida il marcio. Tra gli indignados che farebbero barba e capelli al Governo c’è Eddy Melissano.
Prima ancora dei blitz della Finanza vi siete praticamente consegnati…
No, non ci siamo consegnati. Quella lettera era una forma di protesta: facendo due
conti, oltre il 70% dell’incasso se ne va tra tasse e spese. I circa 3000 ambulanti abusivi che
lavorano in casa, venuti fuori dalle scuole e
qualcuno dai nostri negozi polverizzano la
clientela. A fronte di 500 licenze attive, la popolazione viene decimata.
Quindi chiedete di andare a
scovare il sommerso?
Le pongo io una domanda: lei
conosce qualcuno che fa i capelli
in casa? (inutile negare, ndr) Per
non parlare poi delle estetiste attrezzate nei propri appartamenti.
Fino a quindici anni fa questo non
faceva ancora parte della mentalità. Noi non vogliamo combattere
chi va a lavorare, vogliamo combattere questa cultura che ormai ha preso piede in città.
Presto partirà con una campagna propagandistica per combattere questo tumore dell’economia artigianale.
Ma alla fine, da voi i finanzieri sono arrivati?
Non sono ancora arrivati sino ad ora (9
marzo per chi legge, ndr), ma presumo che arriveranno. Questo però non ci spaventa. Io ricevo visite un mese sì e l’altro pure. Non si tratta solo della Finanza: Agenzia delle Entrate,
Inail, Inps, Ispettorato del Lavoro, Carabinieri, Asl. Abbiamo controlli continui. Io non faccio la guerra a chi vuole lavorare, ma a chi vuole ‘fregare’ lo Stato.
Mariangela Mariani
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attualità
Arbitrato, conciliazione e mediazione: strumenti per risparmiare tempo
Stop alle lungaggini della giustizia
Intervista all’avvocato Francesca Frezza, delegata provinciale dell’A.N.P.A.R.
Le lungaggini della Giustizia
sono argomento dibattuto in tutti i
salotti televisivi da politici ed opinionisti. Che in Italia si impieghino
anni per sentir pronunciare una
sentenza, anche solo di primo grado, è ormai una realtà non più accettabile. In attesa di una riforma
della Giustizia (sui quali contenuti
non interveniamo in questa sede), è
stato emanato l’art.60 L. 19 Giugno
2009 n°69, recante appunto la delega al Governo in materia di “mediazione e conciliazione nelle controversie civili e commerciali”. Il detto istituto della mediazione e conciliazione nelle controversie civili e
commerciali è stato poi regolamentato con D.Lgs. 4 marzo 2010 n°28.
Arbitrato e Mediazione sono
strumenti che permettono di dirimere le controversie con una soluzione alternativa a quella giudiziale, risparmiando sui tempi della
giustizia ordinaria.
Nella mediazione la composizione delle controversie presenta infatti caratteri di maggiore elasticità,
non essendo soggetta ai vincoli formali e burocratici richiesti dal sistema giudiziale.
A Foggia il servizio è offerto da
svariati Organismi di Conciliazione
anche privati, oltre che dalla Camera
di Commercio. Tra gli organismi privati vi è l’A.N.P.A.R., Associazione
Nazionale per l’Arbitrato e la Conciliazione, che è ben radicata su tutto il territorio attraverso Uffici di
Conciliazione capillarmente diffusi,
le cui sedi possono essere agevolmente individuate sul sito ufficiale dell’A.N.P.A.R.
(www.anpar.it). La Delegata Provinciale dell’ANPAR per la provincia di Foggia è l’avvocato Francesca Frezza, alla quale ci siamo
rivolti per avere delucidazioni in merito al
nuovo istituto della
mediazione.
Cosa è l’arbitrato?
L’arbitrato è l’istituto attraverso il quale
le parti possono scegliere di far decidere da arbitri,
piuttosto che da magistrati in tribunale, controversie insorte tra di loro
che non abbiano per oggetto diritti
indisponibili, salvo espresso divieto
di legge. Le parti, se d’accordo,
possono scegliere di far amministrare la procedura arbitrale da una
camera arbitrale, che provvede alla
nomina di uno o tre arbitri. Gli arbitri
decidono la controversia emanando
una sentenza che è detta lodo arbitrale.
Cosa sono invece la mediazione e la conciliazione?
La prima è l’attività svolta da un
terzo imparziale e finalizzata ad assistere due o più soggetti sia nella ricerca di un accordo amichevole per
la composizione di una controversia,
sia nella formulazione di una pro-
Avv. Francesca Frezza
delegata provinciale dell’A.N.P.A.R.
posta per la risoluzione della stessa.
La seconda è la composizione della controversia a seguito dello svolgimento della mediazione”.
Chi può utilizzare tali strumenti?
Chiunque, non ci sono limiti.
Esistono degli obblighi o è una
scelta facoltativa?
La mediazione può essere: facoltativa, obbligatoria, demandata
dal giudice. E’ obbligatoria nei casi
di controversie in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di
aziende, risarcimento del danno
derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di
pubblicità, contratti assicurativi,
bancari e finanziari. Per tutte le altre controversie, il ricorso alla mediazione è sempre possibile ed è facoltativo. Esiste poi la cosiddetta
“mediazione demandata” dal giudice che si ha tutte le volte in cui il
magistrato in tribunale ritiene che la
controversia possa avere opportunità
di risoluzione stragiudiziale tramite
la procedura di mediazione o comunque tutte le volte in cui lo stesso magistrato ha l’obbligo di demandare alla mediazione se le parti avevano omesso di esperire prima
il procedimento di mediazione e sussiste la condizione di procedibilità.
Quali sono i vantaggi?
Con il procedimento di mediazione è possibile raggiungere un accordo (conciliazione) inteso come soluzione concordata della controversia, concordata appunto dalle parti
presenti all’incontro, con la direzione e l’ausilio del mediatore professionista, autorizzato dal Ministero
della Giustizia. Non esiste alcuna formalità durante gli incontri di mediazione e questo facilita molto le
parti nel raggiungere un’intesa. E’
possibile farsi assistere da un avvocato (la cui assistenza non è comunque obbligatoria) o da altra
persona di propria fiducia, pur non
necessariamente un professionista.
Le parti possono stabilire qualunque
cosa ritengano opportuna, purché
sia nel rispetto delle leggi dello
Stato. Ulteriori vantaggi di natura
economica sono la possibilità di
FOGGIA, UN NOME, UNA STRADA...
ARTE E DISABILITA’
Chi era
Domenico Antonio Patroni
“Le crune” a favore
dei diritti civili
In via Domenico Antonio Patroni (Foggia 1778 – Napoli 1854?) si
trova il nuovo Palazzo di Giustizia;
la strada nasce dall’ampio e scorrevole viale I Maggio, per terminare in
via Giulio de Petra. Domenico Antonio Patroni, figlio di Emidio, poliglotta e letterato foggiano, compie i
suoi studi a Napoli presso il collegio
di Caravaggio. Intraprende con successo la carriera amministrativa;
presso l’Intendenza della Provincia di
Capitanata, regnando Murat, firma
gli atti per l’Intendente Turgis, quale Consigliere facente le funzioni di
Segretario Generale. In seguito ricopre l’incarico di Intendente nelle
province di Campobasso, Reggio C.,
Avellino e Foggia, da cui nel 1848 si
ritirerà a vita privata in Napoli. Di
questo periodo sono riportate preziose notizie nel libro “Risorgimento
Dauno” di Carlo Villani; egli considera il Patroni: “un accorto funzionario, nativo di Foggia, il quale, come
tutte le autorità del tempo, ostentava,
un po’ troppo, purità di costumi e
soggezione alle leggi non solo della
morale, ma della Chiesa”. Riferisce,
inoltre, che il 31 gennaio del 1848,
“per ordine del Patroni, si vide affis-
so su per le cantonate della città, il
famoso atto sovrano, con cui si concedeva la Costituzione”.
Ad Avellino nel 1839, da Intendente della Provincia di Principato
Ulteriore, consegna due volumi delle sue “Opere” all’arciduca Carlo
D’Austria, il quale, nella lettera di
ringraziamento, pubblicata nel volume “Opere staccate”, le definisce:
«Saggio di uno spirito colto e fertile». Nel contempo scrive alcuni “Discorsi pronunziati al Consiglio generale”. Si rivela cultore delle
scienze e delle lettere, stimato dai
letterati del suo tempo, tra cui Basilio Puoti. In particolare “La chiave
del bollettino” è un prezioso volume,
che facilita il riscontro delle leggi nel
regno di Napoli.
E’ anche l’autore di “Poesie e
versi”, “Traduzione di alcune canzoni del Béranger” che, come scrive
il Taddei, direttore degli Annali civili in Napoli, svelano “una vivacità
d’immagini e una delicatezza di sentire che non si può attendere dal filosofo che scrisse le prose, e dall’amministratore perpetuamente
condannato a lavori del tutto antipoetici”. Rina Di Giorgio Cavaliere
Usare nuovi mezzi, come l’arte e la musica, per
abbattere barriere architettoniche e psicologiche
e facilitare l’integrazione tra abili e diversamente abili. E’ con
questo obiettivo che
nel 2008 è nata la onlus “Le crune”. “Una
associazione sui generis – conferma il suo
fondatore frate Giacomo Teofilo – che
punta alla creazione di una nuova sensibilità, capace di esaltare l’arte e contemporaneamente difendere la ‘diversabilità’. L’associazione si propone,
infatti, come luogo di incontro, aggregazione e, allo stesso tempo, sviluppo delle passioni artistiche.
Partendo da questa doppia prospettiva, ha come
mission principale la difesa dei diritti del cittadino,
della cultura e delle arti. “Per farlo, organizziamo
spettacoli teatrali, in particolare in vernacolo, durante i quali trattiamo le tematiche a noi più care, come i problemi della diversabilità in rapporto all’integrazione sociale”. Presso la sede è stato
organizzato l’angolo “Spazio Teatro-Musica” dove
si svolgono spettacoli e si offre la possibilità a giovani e giovanissimi musicisti del territorio di esibirsi. Arte e cultura, dunque, per abbattere le barriere architettoniche. “A tale proposito abbiamo da
poco concluso un progetto di rilevamento delle barriere architettoniche presso le scuole superiori: abbiamo localizzato i punti critici come i servizi igie-
usufruire dell’esenzione per le indennità di mediazione per chi si trova nelle condizioni previste dall’art. 76 DPR 30/05/2002 n° 115 e la
possibilità di godere di detrazioni fiscali su parte delle spese sostenute.
Che tempi richiede la procedura di mediazione?
Essa va risolta in un tempo massimo di 4 mesi. Tale termine decorre dalla data di deposito della domanda di mediazione. In questo lasso temporale possono svolgersi tutti gli incontri necessari per raggiungere una soluzione.
Le decisioni prese in sede di
conciliazione sono vincolanti?
Sì, ovviamente. Il mediatore,
una volta raggiunto l’accordo, redige il verbale di conciliazione che
deve essere sottoscritto da tutte le
parti. Tale verbale fa stato tra le parti; se una delle parti non dovesse tenere fede agli impegni, l’altra parte ha la possibilità di richiedere al
Presidente del Tribunale l’omologa
di detto verbale di conciliazione e ricorrere al Tribunale per l’esecuzione del verbale che è divenuto titolo esecutivo. Qualora le parti non dovessero raggiungere alcun accordo,
verrà invece redatto il verbale di fallita conciliazione e ciò consentirà alle
parti di proseguire con l’azione ordinaria in tribunale.
E quelle in sede di arbitrato?
Sì, perché si tratta di lodi arbitrali, vere e proprie sentenze.
Elisabetta Ciavarella
Giacomo Teofilo
nici e gli accessi alle strutture e segnalato la situazione all’amministrazione provinciale che sta intervenendo. Stiamo organizzando
inoltre anche incontri nelle scuole
sotto forma di spettacoli in modo da
sensibilizzazione i ragazzi al rispetto delle rampe di accesso ai marciapiedi. Quello è infatti il primo problema per un disabile, poi ci sono i
servizi. Persino in ospedale non ci
sono stanze adatte a chi è diversamente abile. I parcheggi inoltre vengono occupati spesso da gente non disabile e questo è per noi umiliante. Alcuni luoghi di
aggregazione sono accessibili, altri no. Per esempio
il Teatro del Fuoco lo è, ma non i suoi servizi igienici, che risultano impraticabili. I locali del centro, infine, non sono sempre attrezzati. Purtroppo solo chi
vive l’esperienza della disabilità sa cosa significa
non avere libero accesso alle strutture pubbliche o
anche solo ad un marciapiede”. Per provocazione
e protesta lasciano sulle auto in sosta davanti alle
rampe o che occupano impropriamente i parcheggi per disabili un volantino in cui reclamano il proprio diritto. La onlus apre le porte della sede di Viale Ofanto 207/I a tutti coloro che condividono la
stessa doppia passione per arte e difesa dei diritti civili
Per far conoscere le attività del centro “Le crune” onlus hanno organizzato un concerto che si terrà il prossimo 27 aprile alle ore 17,30 presso la Sala 2 di Città del cinema.
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publiredazionale
fashion
A Foggia nasce un nuovo modo di fare il parrucchiere
Avatar, quando la femminilità è di casa
Cordialità, professionalità
e attenzione ai costi.
Così Antonio Napolitano
e Gianni Labianca
“coccolano” le clienti
I fiori tra i capelli appena mossi
dal vento richiamano alla memoria
una ninfa dei boschi o la Primavera
botticelliana. Che sia l’una o l’altra
a campeggiare sulla gigantografia
poco importa, perché ciò che colpisce è la femminilità che esplode raggiante in una miriade di colori che
danno a quel viso un fascino miste-
rioso e seducente al
t e m p o
stesso. Se
con questo
manifesto
l’intento
era quello
di comunicare l’importanza per ogni donna di
essere unica, Antonio e Gianni hanno centrato in pieno l’obiettivo.
“Avatar hair stylist”, il loro nuovo
salone al civico 26 di via Vittime Civili, è infatti la tappa obbligatoria
per chi è alla ricerca di un nuovo
modo di vivere la propria personalità puntando sulla chioma, per essere inconfondibili e non passare inosservati. Oltre la moda, il tempo, la
tradizione e l’innovazione: questo è
il motto dello staff. “Il nome Avatar
– spiega Antonio Napolitano – è stato scelto per interpretare un nuovo e
più moderno concetto di bellezza
dei capelli. Ci prendiamo cura di tut-
Lo staff di Avatar
te quelle donne che si vogliono vedere migliorare senza, però, cambiare: dalla teenager alla donna matura fino a quella anziana. Insomma,
di chiunque voglia sentirsi sicura
nella propria femminilità. Perché la
femminilità non ha età”. E per la
nuova stagione lo staff propone capelli voluminosi e onde morbide per
le tradizionaliste, uno sbarazzino
“finto spettinato” e il “riccio selvaggio” per le più audaci. E, vera
novità, anche in questa coda della
stagione fredda il tanto amato “effetto bagnato” che generalmente
impazza d’estate.
Ma “Avatar” non è soltanto un
team di esperti che si prende cura
dell’immagine e della salute delle
chiome in maniera competente ed
utilizzando esclusivamente prodotti di qualità. Qui la cliente viene letteralmente coccolata. Vera chicca
del salone è il lavaggio dei capelli. Non solo
shampoo, ma
anche vero e
proprio relax
grazie alle poltrone con massaggio shiatzu
incorporato, cromoterapia e musicoterapia “all inclusive”. “Sembra
di essere in Paradiso” commenta
una giovane cliente. “Un toccasana
per mente e corpo, dopo una settimana di continui mordi e fuggi” aggiunge una signora. E per tutto il
2012 in nessun altro salone di Capi-
tanata sarà possibile usufruire di un
servizio analogo a quello offerto da
“Avatar”. Alla cordialità e alla professionalità, l’equipe affianca infatti una particolare attenzione ai costi. A marzo e aprile il colore costerà
14 euro anziché 28. “Organizziamo
questi eventi – spiega Gianni – per
andare incontro alle esigenze delle
nostre clienti che in questo periodo
di crisi preferiscono prestare attenzione al portafoglio”. Ma anche per
combattere la piaga del lavoro nero. “Chi va a fare i capelli a domicilio – continua – penalizza fortemente noi parrucchieri perché propone
prezzi con cui non possiamo competere noi che rilasciamo ricevute
fiscali e paghiamo le tasse. Con questi sconti, dunque, vogliamo far capire alla gente che per spendere meno non è necessario chiamare
gente in casa, tra l’altro correndo
anche seri rischi per la salute.
Questa è una pratica accettata
soltanto da noi al sud” si lascia
sfuggire. E alla fine Antonio fa
una promessa. “Nei prossimi
mesi ci organizzeremo per andare a prestare servizio presso
le abitazioni di chi purtroppo ha difficoltà di deambulazione. E lo faremo portando non soltanto la nostra
professionalità, ma anche la legalità”. La consolidata esperienza di
Antonio e la verve giovanile di
Gianni proiettano, dunque, Foggia
nel futuro.
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bellezza
In qualsiasi gesto quotidiano le
nostre mani sono le protagoniste e
possono svelare molto di noi. Per
questo è importante - oltre che femminile - tenerle sempre in ordine.
Le antiche geishe lo sapevano bene,
in quanto erano tra quei lembi di
pelle che lasciavano intravedere
mentre versavano il thè. Avere mani altrettanto sensuali è possibile
con l’applicazione di una crema
idratante quotidiana, con una scelta sapiente dello smalto ed un’occhiata alle ultime tendenze. La
“French manicure”, che ha dato il
via alla tendenza della ricostruzione, è ormai passata di moda. Niente più bordo bianco messo in evidenza, ma ancora utilizzo del gel:
questo dona alla mano un aspetto
naturale in quanto agisce come base modellante e sigillante sulla forma dell’unghia che avete scelto. Si
sposano alla perfezione con questo
stile una media lunghezza e una
forma arrotondata. Ma la vera novità consiste nel poter associare durata e colore: con lo smalto permanente, una soluzione a metà tra il
gel per la ricostruzione e un comune smalto colorato, ci si può limitare ad una manicure una volta al me-
se. Infatti, con questa tecnica
potrete avere mani sempre in ordine e sfoggiare il vostro smalto preferito, lucido come alla prima ap-
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salto la prima abbronzatura. Non si
sbaglia con il classico rosso, glamour e intramontabile in ogni sfumatura. Infine, se desiderate sfoggiare delle unghie con fantasie
elaborate (bandiere, Gioconde,
pappagalli tropicali e così via…)
provate con la stampante per unghie. Esiste in commercio un software specifico completo di set: vi
basta optare per la fantasia scelta
ed infilare le unghie nello spazio
apposito, lasciando al computer tutto il resto. I colori usati chiaramente sono atossici e specifici per que-
L’arcobaleno sulle dita
La classica french-manicure si evolve e
lascia spazio a tecniche innovative in cui
il vero protagonista è il colore
plicazione. Nessuna limitazione
per quanto riguarda la nail arts: sullo smalto permanente si può applicare qualsiasi decorazione sia di
vostro gradimento come glitter, pietre e persino piercing. Tuttavia la
tendenza di questa primavera si
concentra sul colore. Dopo il multicolor, evoluzione rock della French
manicure, si passa al “4 + 1”, lanciato dalla cantante Beyonce in uno
dei suoi ultimi concerti. Se con il
multicolor i colori a contrasto venivano stesi sull’unghia e il bordo,
con l’ultima moda le nuance si alternano da un dito all’altro.
Per quanto riguarda le tonalità
da usare, badate che dovrete por-
tarle per circa un mese e che non è
più considerato alla moda coordinare lo smalto con il vestito o il trucco. Per un aspetto naturale o su una
mano più matura, sono perfetti i colori che spaziano dal trasparente,
al rosa pallido o albicocca, fino ai
più trendy avorio o bianco puro. Per
una mano più sbarazzina o
per chi abbia
voglia di giocare con i contrasti, via libera
a tutte le tonalità
del rosa fino al
lilla provenzale o
al porpora. Si passa poi alle sfuma-
ture del blu intenso fino alle vernici metallizzate che inganno chi
guarda, creando una sfumatura tra
il blu scuro e il quasi nero o viola.
Per queste tonalità sono in commercio degli smalti dotati di tappo
con magnete: vi permetteranno di
creare striature inaspettate con cui personalizzare il look delle vostre
unghie. Avrete un allure primaverile se invece sceglierete colori
come l’arancio, il giallo e il celeste cielo.
Mentre con il dorato
o il bronzo chiaro si
anticipa l’estate e si mette già in ri-
sto tipo di trattamento. Qualsiasi
tecnica o colorazione può essere riprodotta anche per la pedicure, ricordando però di disinfettare l’arto e le unghie interessante, al fine di
evitare le infezioni o le patologie
più comuni. Proprio a questo fine,
è preferibile rivolgersi a centri specializzati, gli unici che possono garantirvi un risultato professionale,
ma che, al tempo stesso, hanno a
cuore la salute delle vostre unghie.
Dalila Campanile
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STRADE AL FEMMINILE
Foggia fanalino di coda
Sta facendo notizia l’inchiesta,
ad onor del vero molto interessante, condotta da una professoressa
romana di geografia (e pubblicata
dal Corriere della Sera) che, intenta a svolgere delle ricerche per realizzare guide turistiche, si è resa
conto che a Roma le strade intitolate a donne sono meno del 5%,
percentuale che diminuisce se non
si considerano nomi appartenenti
alla sfera religiosa. Così ha aperto
un gruppo su Facebook per raccogliere dati sulla toponomastica
femminile, questa volta su tutto il
territorio nazionale. Ad iscriversi al
gruppo nel giro di un mese sono arrivate circa 1.500 persone che hanno postato online i dati dei propri
comuni. Con risultati davvero scoraggianti.
Eh sì, non bastava la discriminazione nei
luoghi di lavoro o in politica, ci si mettono ora
anche le strade a segnare il forte divario tra uomini e donne. Ed è così che anche a Foggia
si inneggia alle quote rosa. Perché, come conferma il Corriere del Mezzogiorno, tra le province pugliesi, il nostro capoluogo è il fanalino di coda. Con il 6,1 per cento, 57
intestazioni, Bari risulta infatti essere la città
record in Puglia per numero di donne a cui è
intitolata una strada. Una percentuale di certo desolante ma “condannata” a brillare rispetto agli altri capoluoghi di provincia, così
come evidenziato dall’esame condotto da
“Gruppo toponomastica”, un manipolo sempre più numeroso di donne che, stradario alla mano, si sono messe a contare, città per città, quante e chi sono le donne omaggiate.
Nella città di Foggia, su 800 strade censite,
quelle intitolate a donne sono 12, per una percentuale dell’1,5%. Tra i nomi spicca quello di
Marina Mazzei, archeologa foggiana, scomparsa nel 2004. Dati che dimostrano un grande pregiudizio nei confronti delle donne, fonte di una altrettanto grande discriminazione
sessuale. Il passo successivo dell’iniziativa
del “Gruppo toponomastica” è quello di chiedere ai sindaci di intitolare le prossime tre
strade a tre donne, una conosciuta a livello
locale, una a livello nazionale, e una nel mondo. Le adesioni sono già numerosissime. Tra
i foggiani, ha detto sì il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi. Intanto a Bari, per celebrare l’8 marzo, le aderenti al Gruppo toponomastica hanno emblematicamente
intitolato 50 strade ad altrettante donne.
Irma Mecca
m a r z o
duemiladodici
wedding planner
Perché affidarsi ad una wedding planner?
DI CRISTINA CUCCI
WEDDING PLANNER
I dettagli che fanno la differenza
Per i vostri quesiti:
[email protected]
Tel. 0881.563324
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Come avere un matrimonio perfetto, liberi dall’ansia per i preparativi dell’ultim’ora
Premessa necessaria prima di
trattare l’argomento è: chi è la wedding planner? E soprattutto cosa fa?
L’espressione inglese Wedding
Planner (letteralmente: ”organizzatore di matrimoni”) si riferisce ad
una figura professionale che presta
alle coppie in procinto di sposarsi la
consulenza sull’organizzazione del
matrimonio. In America questa figura è un vero e proprio fenomeno
di costume, ma la sua presenza si sta
diffondendo anche in Italia
dove è sempre più richiesta per la buona riuscita
del giorno tanto sognato. Visti i problemi organizzativi e, generalmente, l’inesperienza
dei futuri sposi (si tende
a sposarsi una sola volta!)
il ruolo della wedding planner è principalmente quello di alleggerire la coppia dalle tante preoccupazioni e dallo stress, riducendo
allo stesso tempo i rischi di vere e
proprie situazioni di crisi. Oltre a
questo compito, essenzialmente logistico, la wedding planner è anche
la “coordinatrice” della cerimonia e
del ricevimento, quindi colei che con
la sua esperienza è in grado di accompagnare gli sposi dalla festa di
fidanzamento al viaggio di nozze,
pianificando ogni dettaglio del ma-
trimonio.
Qualcuno però si domanda il
perchè affidarsi ad una professionista quando, in teoria, da sempre sono gli sposi ad occuparsi di tutto ciò
che riguarda l’organizzazione del
matrimonio, al massimo aiutati da
genitori, amici e parenti.
Quando, però, si decide di fare
il grande passo, spesso non ci si rende pienamente conto di tutto quello
che richiede l’intera organizzazione
del matrimonio e sopratutto
cosa,tra le mille idee che
si hanno in testa, è realmente realizzabile. È
compito della Wedding Planner trovare le
soluzioni giuste su misura per gli sposi e ricercare i dettagli per un evento davvero originale e fuori
dal comune, trasformando, come per
magia,”il vorrei ma non posso”in
“voglio e posso”! Se poi ci si sofferma
a pensare all’aspetto economico, al
contrario di quanto si immagini, affidare ad una Wedding Planner l’organizzazione del proprio matrimonio non è più dispendioso che farlo
da soli. Ma chi si affida ad una wedding planner, da subito riconosce il
valore aggiunto di un servizio che
può sembrare a prima vista accessorio. Ecco, in sintesi, i vantaggi.
Innanzitutto avere una “compagna speciale” che ti segue e ti
consiglia per realizzare il matrimonio dei tuoi sogni. Delegare stress e
inutili ansie: proprio perchè non
coinvolta emotivamente, la professionista prende le distanze dagli inconvenienti e affronta con raziocinio anche le situazioni più stressanti.
Risparmiare tempo prezioso ed
energie: grazie ad una perfetta organizzazione degli incontri con i fornitori, la wedding planner aiuta gli
sposi a scegliere con calma, valutando soluzioni diverse. Risparmiare denaro: sia perchè gli sposi vengono aiutati nella costruzione di un
budget, sia perchè a loro vengono
sottoposte proposte diverse in base
alle esigenze. Tante idee originali e
uniche studiate ad hoc per gli
sposi, dall’abito al ricevimento. Risultato perfetto: la
wedding planner presente
durante tutta la cerimonia
dalla chiesa al luogo del ricevimento, coordina i vari fornitori perchè tutto avvenga
senza intoppi dell’ultima ora.
Ultimo ma più importante,
dopo tanta fatica, godersi e
gustarsi il giorno più bello della vostra vita!
Quindi, dolce futura sposa: se
aspiri a realizzare un progetto già
chiaro nella tua mente, se desideri
che le tue nozze siano fiabesche,
classiche o “bizzarre”, se sogni una
cerimonia“particolare”con atmosfera surreale che rimanga nella memoria di chi vi ha partecipato, non
puoi fare a meno di una Wedding
Planner. E se invece non sai ancora
ciò che vorresti per le tue nozze,
niente allarmismi, una brava wedding planner saprà regalarti comunque una cerimonia personalizzata, originale ed esclusiva.
Partendo da semplici indizi, come
un colore preferito o un luogo o un
oggetto, ti realizzerà un matrimonio
da sogno. Basta sapere che esistono
vari modi per chiedere l’aiuto di una
Wedding Planner: solo per il progetto del vostro matrimonio, per uno
o più aspetti, per il coordinamento
della regia del vostro evento, o per un
servizio completo dalla A alla Z. La
wedding planner svilupperà, sotto
la guida degli sposi, un progetto di
matrimonio su misura, seguendo le
idee degli sposi, con la scrupolosità
di un’amica fedele e la razionalità di
una guida esperta. A voi sposini non
resterà altro che godervi spensierati la festa!
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m a r z o
duemiladodici
alimentazione
Mangiare adagio e mangiare sano
A tavola... passeggiamo!
È importante consumare i pasti con calma
Per riscoprire davvero i sapori e coccolare noi stessi
Il modo migliore per resistere allo
stress è occuparsi di se stessi. Ognuno poi
trova la sua ricetta magica: c’è chi fa meditazione ogni mattina, chi invece, tornato a casa dal lavoro, non può fare a meno di
un bagno caldo per distendere i nervi. Resistere allo stress significa anche mangiare nel modo più corretto mettendo l’organismo nelle condizioni migliori per
funzionare al meglio. Forti della nostra tradizione culinaria nazionale, abbiamo ormai imparato che mangiare abitualmente
pasta, pane, legumi, carne, pesce, verdura e frutta, il tutto sapientemente condito col
sanissimo olio d’oliva, è il non plus ultra
per preservare il nostro corpo e la nostra
linea. Ma se mangiare sano è importante,
non meno importante è il “come” mangiare. Mentre fioriscono associazioni che
inneggiano allo slow food ed elogiano la
lentezza, i ritmi della maggior parte di noi
continuano ad essere forsennati. Accade
così che troviamo lo spazio adeguato per
il parrucchiere o per lo smalto o per aggiornare il nostro profilo on line, ma ci ostiniamo a pensare che per mangiare bastino
dieci minuti. Risultato? Siamo poco attenti al gusto del cibo e degli abbinamenti e
non cogliamo il senso di sazietà o le reali necessità nutrizionali che il nostro corpo continua a sussurrarci. Aggiungiamo che
spesso il nostro pasto veloce e distratto è
innaffiato da bevande industriali molto
zuccherate, energetiche o da alcolici. Allora
basta. Time out, please! Uno stop, un momento di stacco e di silenzio per ripartire
più sereni: l’alimentazione può darci an-
che questo, ma dobbiamo dimenticarci per
un attimo le pazzie dell’Occidente frenetico
e riscoprire lentezze e pause di un approccio più misurato. Riprendiamoci il nostro tempo e almeno una volta al giorno,
per il pasto che preferiamo o, semplicemente, per quello a cui possiamo dedicare
più tempo, pensiamo a cosa mangiare, come prepararlo, condirlo e gustarlo. Sediamoci e rivolgiamo la nostra energia a cibi
veri, accostati gli uni agli altri con gusto e
fantasia e che ci aiutino a far scivolare via
le tensioni di questa vita complicata. Almeno a tavola…passeggiamo! Facciamo
attenzione al sale e allo zucchero: ne usiamo troppo. Solo se iniziamo a controllare
questi esaltatori del gusto, scopriamo la
truffa perpetrata a danno del sapore. Infatti, un cibo contraffatto e forzatamente
arricchito richiede poca attenzione perché
colpisce le papille gustative con la violenza di un evidenziatore fluorescente. Non
trascuriamo l’atmosfera: usiamo piatti veri e bicchieri di vetro, coltelli che tagliano
e forchette che infilzano. E se usassimo anche il servizio buono qualche volta, invece
di lasciarlo nel buio del mobile? Quando
cuciniamo poi, prendiamo l’abitudine di
preparare in abbondanza, risulterà rilassante avere una porzione già pronta per il
pranzo successivo. Le buone abitudini possono essere costruite… un po’ per volta.
Emanuela Cafaro
Relax senza chimica
Il cibo deve essere nostro
amico poiché entra a far parte di
noi e quindi deve essere integro e buono. La natura ci offre
generosamente una straordinaria varietà di alimenti sani
che in più aiutano a distenderci e che possono trasformare il
momento del pasto in un momento di piacevole relax. Acqua, spremute, succhi non zuccherati, tisane alla frutta o alle erbe, latte
caldo o il brodo di pollo della nonna, assaporati in tutta la loro fragranza, ci riportano concentrati su di
noi, tenendo fuori frenesie e rumori. Per i
nostri primi piatti scegliamo cereali integrali: il cereale è magico,
bisogna
masticarlo bene, con
attenzione altrimenti
l’intestino può risentirne.
Inoltre prende bene il
condimento nelle sue superfici rugose e ci restituisce un gusto più pieno. Variamo il nostro
menù, ricordando che oltre alla carne, c’è il buon
pesce, le uova e i formaggi. I vegetali consumiamoli quando è possibile crudi, ben lavati e con la buccia.
Privilegiamo gli alimenti ricchi di magnesio, considerato indispensabile per il corretto utilizzo dell’energia. Le bietole
ad esempio, sono la scelta migliore. Sì
anche agli asparagi, fonte naturale di
triptofano che serve come base per la
creazione di serotonina, l’ormone del
buonumore. Come dolce scegliamo il
puro cioccolato fondente, una scossa
di energia per il cervello ed un toccasana per l’umore.
e.c.
Ricette antistress
Tagliata di tonno
Ingredienti per due persone:
- 400 g di tonno
- 1 cucchiaio abbondante d' olio d'oliva
extravergine
- 2 cucchiai di aceto balsamico e il succo di
mezza arancia per la salsina
le con la salsina appena preparata.
Preparazione:
Fai scaldare l'olio in una pentola con
il fondo spesso e i bordi alti, poi unisci il
tonno e copri il recipiente (non del tutto)
con il coperchio. Fai rosolare 3 minuti per
parte, spegni il fuoco e copri il recipiente
completamente, lasciando riposare per un
paio di minuti. Sbatti ora gli ingredienti
per la salsina.
Taglia il tonno a fette di 1 cm di altezza, mettile sui piatti di servizio e condisci-
Il consiglio in più
Se lo stress ti provoca fasi alterne di
ansia e malumore, aggiungi alla tua ricetta qualche scaglia di mandorla, cibo riequilibrante dell'umore grazie anche al suo
contenuto di magnesio. E per completare,
spolverizza con prezzemolo fresco tritato,
ricco di vitamina C antiossidante, utile per
sostenere il lavoro delle surrenali affaticate dallo stress.
Fusilli ricotta zafferano e guanciale
Lo zafferano è l'ingrediente principale di questa ricetta, ricca di carboidrati e di calorie.Lo zafferano è utilizzato sia in cucina che in diversi prodotti medicinali, grazie alle sue proprietà benefiche contro lo stress, la depressione e l'ansia.
Ingredienti per 4 persone
• 100 gr di guanciale di
maiale
• 2 cucchiai di olio di oliva
• 500 g di fusilli
• Pepe, Sale q.b.
• 250 gr di ricotta
• 1 bustina di zafferano
Preparazione:
In una padella antiaderente fate scaldare l’olio e
quindi rosolate il guanciale tagliato a stri-
scioline finissime.
Parallelamente cuocete la
pasta in abbondante acqua salata, aggiungete
due cucchiai di acqua di
cottura bollente al guanciale e unite lo zafferano.
Dopo aver scolato la pasta, giratela nella padella
insieme al guanciale e alla ricotta.
Aggiustate sale e pepe e quindi servite.
m a r z o
duemiladodici
architetto
È l’ambiente della casa oggi più rivalutato. Un vero salotto del benessere
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DI ANGELICA RUBERTO
ARCHITETTO
Non chiamatelo semplicemente bagno
Rivestimenti e sanitari: come sceglierli tra funzionalità e ricercatezza
Una lettrice scrive a 6Donna chiedendo dei consigli su come ristrutturare i due bagni della sua
nuova casa.
Il bagno è un ambiente della
casa che, nel corso degli anni, ha
assunto sempre maggiore importanza; infatti quando pensiamo ad
esso è sottinteso il concetto di benessere. In origine si è partiti a
considerare il bagno come luogo
per l’igiene e la cura del corpo, per
arrivare oggi a vederlo come salotto del benessere per l’individuo
che ne cura i particolari estetici e
qualitativi.
Quando decidiamo di rinnovare questo salotto, dobbiamo fare i
conti con svariate problematiche
come quelle della scelta di impianto idraulico, rivestimenti, sanitari,
rubinetterie, nonché informarsi, prima di cominciare, se ci sia o meno
bisogno di permessi per apportare
tali modifiche.
Come architetto vi consiglio di
non creare il vostro bagno con accesso diretto da locali che non siano della zona notte come cucine e
soggiorni; di solito un bagno comune è accessibile da un disimpegno.
E attenzione alle aperture di questo
locale, di solito almeno un bagno
della casa deve avere una finestra
apribile su spazi esterni e la finestra
deve avere una grandezza opportunamente dimensionata; è possibile costruire bagni senza finestra
se esiste già un altro con finestra;
nei bagni ciechi è obbligatoria per
legge l’evacuazione dei vapori con
adeguato aspiratore e canna di esalazione fino al tetto.
La fase più importante per la ristrutturazione del vostro bagno è la
scelta dei sanitari. Lavandini, bidet,
vasi e docce si realizzano comunemente in ceramica vetrificata, ma
in commercio le alternative non
mancano: acciaio inox, materiali
acrilici, vetro float, pietre e tessere di
mosaico si propongono per dare un
nuovo aspetto ai nostri bagni. Ultimamente hanno avuto un successo
enorme i sanitari ricoperti da tessere di mosaico: creano effetti di luce
simili ad un diamante rendendo
l’ambiente più luminoso e, soprattutto, ricordano molto, anche nella
scelta dei colori, le spa turche. I modelli dei lavabi comunemente pro-
posti sono quelli a colonna in cui la
conca poggia su una colonna in ceramica. Quest’ultima è ferma sul
pavimento e maschera lo scarico. Il
modello più richiesto negli ultimi
tempi è quello sospeso: il lavabo
viene fissato al muro mediante delle staffe, lasciando vuota la parte
sottostante. Il water può avere lo
scarico a pavimento oppure fissato
a parete, per lasciare libero lo spazio
sottostante. I water possono avere
in dotazione la cassetta dello scarico d’acqua, in plastica o in ceramica, che viene appoggiata alle spalle del sanitario. L’alternativa allo
scarico a vista è la cassetta inglobata e nascosta nella parete, comandata da pulsanti per lo sciacquo. Per
il risparmio sui consumi dell’acqua
esistono le cassette Dual Flush, 9/4
litri a seconda delle esigenze, oppure Start and Stop, che permettono l’interruzione del flusso di carico.
Le stesse caratteristiche sono valide anche per i bidet. Bisogna stare
attenti alla distanza tra vaso e bidet
che non dovrebbe mai essere inferiore ai 18 cm, in modo da consentire un comodo e corretto uso degli
elementi. Per le vasche, i modelli in
commercio si possono distinguere
in varie tipologie. Le esterne, rifinite per essere “a vista”, possono essere in ghisa smaltata, anche dipinte, appoggiate su piedini di forma
Per i vostri quesiti:
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Tel. 0881.563324
tondeggiante. Ne esistono anche di
più moderne, con forme lineari, predisposte in un unico blocco per
l’idromassaggio. Adatte per bagni
piccoli sono le vasche combinate,
utilizzabili anche come doccia, grazie al sistema di idrogetti posizionato verticalmente, in un’apposita
colonna. Queste vasche presentano una parte chiudibile in cristallo di
sicurezza o materiale plastico più o
meno trasparente.
Anche per il rivestimento, le
scelte di materiale, formati e tipi di
posa sono molteplici: i più usati rimangono la ceramica bicottura e il
mosaico, il quale consente diverse
miscele di colori e la riproduzione
di particolari disegni o motivi.
Il rivestimento in bagno può
avere altezze differenziate, per evitare gli schizzi d’acqua che possono danneggiare le pareti; la zona
impermeabilizzata deve superare
l’altezza dei rubinetti e dei sifoni.
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m a r z o
duemiladodici
salute
In Italia colpisce il 15-20% delle coppie
A CURA DELLA
FARMACIA SANTA RITA
Infertilità femminile e maschile
Spesso le cause sono legate a abitudini
e stili di vita errati, facilmente modificabili
L'infertilità è definita
come la mancanza di concepimento dopo 12 mesi di
rapporti liberi non protetti.
Il fenomeno, secondo l'Organizzazione Mondiale
della Sanità, colpisce nei
paesi industrializzati, come
l'Italia, il 15-20% delle coppie. Tuttavia, prima di sottoporsi ad indagini mediche invasive e a pesanti
cure ormonali, si può sicuramente fare qualcosa per
migliorare la fertilità. Spesso dipende da abitudini di vita errate che possono essere modificate. Il
fumo, l'obesità o l'eccessiva magrezza, le infezioni sessuali e l'abuso di alcool sono tutti fattori che
compromettono la fertilità, sia femminile che maschile. Il fumo nell’uomo, oltre a danneggiare il sistema cardiovascolare, crea danni
specifici all’arterie che irrorano il
pene, e nelle donne, oltre all’infertilità, determina anche menopausa
precoce e rischio di aborto spontaneo o parto prematuro. Importantissima è la dieta corretta, una donna normopeso avrà più possibilità
di avere una gravidanza di una donna che ha problemi con il peso, sia
che questo sia troppo, o troppo poco.
Questi squilibri non solo influiscono sull'ovulazione ma, in caso di
gravidanza, possono creare complicazioni, come il diabete gestazionale e la gestosi. Anche per l'uomo
il peso deve essere tenuto sotto controllo. L'obesità nell'uomo produce
un aumento di estrogeni che determina una minore produzione di
spermatozoi e ne rallenta la mobilità. L'alcool può ridurre la qualità degli spermatozoi nell'uomo e la fertilità nella donna e può, inoltre,
aumentare il rischio di un aborto
spontaneo. Altre cause nell'uomo
possono essere: gli anabolizzanti,
utilizzati da molti sportivi, le radiofrequenze emesse dal cellulare,( per
cui è consigliabile non tenere sempre il telefonino nella tasca dei pan-
taloni), le alte temperature, per chi,
ad esempio, lavora con la continua
esposizione del corpo al calore; o chi
trascorre molte ore al volante di un
automezzo. Altre cause specifiche
di infertilità femminile sono: le disfunzioni ormonali della follicolo genesi e dell'ovulazione, le patologie
anatomiche e funzionali delle tube, l’endometriosi, le infezioni pelviche acute o
croniche, i problemi
immunologici. Per alcune di queste disfunzioni, possono essere di aiuto degli
integratori a base di
inositolo ed acido folico, che si sono dimostrati in grado di migliorare il profilo metabolico ed
ormonale della donna. La fertilità
maschile dipende da un' adeguata
produzione di spermatozoi da parte
dei testicoli, dalla libera circolazione del liquido seminale nelle vie genitali maschili, e da un adeguato deposito degli spermatozoi all'interno
della vagina della donna. Quando
questi parametri sono alterati si può
avere: oligospermia, ovvero diminuizione del numero degli spermatozoi; oligoastenospermia, ovvero
diminuizione del numero e della
motilità; oligoastenoteratospermia,
diminuzione del numero, della mo-
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tilità e presenza di forme anomale
degli spermatozoi; azoospermia, assenza totale degli spermatozoi. Nel
trattamento dell'infertilità maschile vengono utilizzati degli antiossidanti, sostanze che contrastano l'
eccesso di radicali liberi e che agirebbero riducendo i danni al DNA
dello sperma, come: L-Carnitina, LAcetilcarnitina, L-Arginina, CoenzimaQ, vitamina C, sali minerali.
Un' alimentazione sana e variata,
uno stile di vita appropriato e, quando è necessario, un'integrazione
con antiossidanti, sono i requisiti essenziali per mantenere una buona
fertilità, senza però dimenticare che
anche periodiche visite di controllo
dal medico sono uno strumento di
prevenzione efficace: molti casi di
infertilità maschile hanno origine da
patologie uro-genitali che possono
essere facilmente risolte con una visita medica e la relativa cura.
m a r z o
duemiladodici
PEDIATRA
Non solo problemi di fegato
DI ALESSANDRA MARINARI
Transaminasi elevate
Una malattia del fegato può essere identificata in seguito al riscontro occasionale di aumento dei
livelli sierici delle transaminasi
(AST, aspartato aminotransferasi;
ALT alanino aminotransferasi), anche in assenza di sintomatologia clinica. Poichè le transaminasi sono
enzimi intracellulari presenti in diversi tessuti (fegato, cuore, muscolo
scheletrico, tessuto adiposo, cervello, rene, etc.), un rialzo delle transaminasi nel siero può essere anche la
spia di patologie extra-epatiche.
Numerose sono le possibili cause di ipertransaminasemia in età pediatrica: infettive, autoimmunitarie,
genetico-metaboliche,
biliari, nutrizionali
(celiachia,
obesità), da
farmaco-tossicità, da patologia extraepatica.
A
fronte della
molteplicità
delle etiologie,
il quadro clinico
è in alcuni casi
poco specifico,
per cui ne possono derivare un notevole impegno
diagnostico ed un alto rischio di effettuare eccessive indagini con costi
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Possono essere il sintomo, oltre che di epatiti,
anche di malattie muscolari e colestatiche
elevati. È pertanto opportuno valorizzare al massimo l’anamnesi e
l’esame obiettivo per una ricerca mirata della causa. Talvolta alcuni segni clinici, suggestivi di specifiche
entità, possono sfuggire se non specificamente ricercati. Tra le cause
extraepatiche di ipertransaminasemia, si richiama l’attenzione sulle
patologie muscolari e, in particolare, sulle distrofie muscolari
che possono
essere clinicamente silenti nei primi anni di
vita. Il dosaggio dei
livelli sierici
di
creatinkinasi (CK)
consente
di individuare
agevolmente
le ipertransaminasemie di origine
muscolare. L’ipertransaminasemia
può anche costituire il primo segno
di malattie colestatiche perchè in al-
cune di esse, soprattutto nelle fasi
iniziali, l’ittero (la colorazione giallastra della pelle, delle sclere e delle mucose causata dall’eccessivo innalzamento dei livelli di bilirubina
nel sangue) può mancare. In questi
casi è di ausilio il dosaggio dell’enzima gamma glutamiltranspeptidasi (GGT) che è un indice sensibile di
patologia biliare. Una corretta identificazione della causa dell’ipertransaminasemia è importante perché per alcune entità sono
disponibili interventi terapeutici efficaci. Inoltre, nei casi in cui è in gioco un’eziologia infettiva l’identificazione dell’ipertransaminasemia
può consentire di avviare le opportune misure preventive atte ad evitare il contagio dei contatti. Nei casi ad eziologia genetico/metabolica
la diagnosi può consentire il consiglio genetico. Un lieve aumento delle transaminasi si può verificare in
corso di episodi infettivi intercorrenti e risolversi in breve tempo. È
anche vero però che malattie epatiche croniche quali, ad esempio, le
epatiti croniche virali ed alcune forme di epatite autoimmune possono
decorrere con modesta ipertransa-
L’importanza del dialogo come condivisione
SOCIOLOGA
DI FRANCESCA CIOCIOLA
Comunicare in famiglia
Il genitore che ascolta compie
il primo passo verso una
comunicazione efficace
Sociologicamente parlando la
famiglia rappresenta quella struttura sociale o gruppo i cui membri
sono uniti fra loro da legami di parentela, affetto, filiazione, matrimonio o adozione, condividendo o
no lo stesso ambiente domestico.
La famiglia svolge un’importante funzione di socializzazione ed
educazione in quanto rappresenta
il primo ambiente sociale in cui il
singolo individuo è inserito. È il primo gruppo con cui si entra in contatto, è quello spazio in cui è possibile progettare la propria esistenza
attraverso il confronto e la comunicazione con persone con cui si hanno relazioni significative.
Nell’evoluzione della progettualità familiare gioca un ruolo fondamentale l’utilizzo di una comunicazione finalizzata allo scambio
di contenuti educativi, relazionali,
culturali e sociali che danno vita,
nel lungo periodo, a comportamenti sani, riapplicabili nella società.
Comunicare vuol dire mettersi
in relazione con l’altro, comprendere i comportamenti di chi si ha di
fronte, condividere ed in taluni ca-
si influenzare ed
essere influenzati. Trasportato nella sfera fam i l i a r e ,
comporta che
genitori e figli
si dispongano
gli uni verso gli altri con un atteggiamento aperto al dialogo basato
sulla condivisione e l’ascolto.
Ascoltare significa fare in modo che chi parla si senta accolto e libero di esprimersi senza subire accavallamenti di voce e espressioni di
dissenso di chi, dall’altra parte, ha il
solo ruolo di recepire e riflettere sul
messaggio. Il genitore che tace e
ascolta compie il primo passo verso una comunicazione efficace,
contribuisce allo sviluppo dell’autonomia e dell’autostima dei propri
figli perché spinge a parlare e ad
esprimere le proprie idee, i propri
bisogni, le proprie difficoltà gettando così le basi per un dialogo
chiaro, solido e duraturo.
L’apertura al dialogo è un
aspetto fondamentale per l’unione
familiare. E’ importante che i geni-
minasmia (protratta o fluttuante) in
assenza di sintomatologia. Tali evenienze costituiscono pertanto una
difficoltà nell’approccio diagnostico al bambino con ipertransaminasemia. Un altro parametro da valutare è quello della durata. Se
un’ipertransaminasemia dura più di
6 mesi è con molta probabilità
espressione di una patologia cronica del fegato. Occorre comunque tener presente che non sempre si può
attendere tale termine, in quanto alcune epatopatie –in assenza di terapia- possono avere un decorso così grave in tempi brevi da mettere a
rischio la sopravvivenza. E’ questo,
ad esempio, il caso dell’epatite autoimmune e di alcune epatopatie
metaboliche quali il morbo di Wilson. Obbligatoriamente nei casi di
aumento severo delle transaminasi
e, comunque, ogni qualvolta si sospetti un interessamento epatico significativo, conviene valutare la
funzionalità del fegato attraverso la
determinazione dei parametri emocoagulativi (tempo di protrombina,
tempo di tromboplastina parziale attivato), dell’albuminemia, dell’ammoniemia, della glicemia.
tori creino situazioni in cui è possibile condividere le proprie esperienze, momenti in cui si racconta
quanto è accaduto durante la giornata. Tutto questo concorre alla formazione di un gruppo famiglia armonico e sereno con membri
emotivamente più equilibrati e socialmente più maturi.
Comunicare bene comporta fatica interiore e spesso implica uno
sforzo, richiede calma e consapevolezza. E’ una forma di educazione che va costruita quotidianamente, con pazienza e attenzione,
considerando che per capire l’altro
ed instaurare una comunicazione
efficace non è sufficiente usare in
modo corretto le parole ma è importante porre attenzione anche
agli scambi non verbali.
Per i vostri quesiti:
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Tel. 0881.563326
Tutto, in fondo, è comunicazione: essa non è un semplice scambio di parole
ma è soprattutto scambio di emozioni e sensazioni trasferite attraverso il tono della voce, i
movimenti del corpo, i
gesti, lo sguardo.
Se ci rendessimo conto dell’effetto di ciò che diciamo e di come lo esprimiamo saremmo più attenti
alle parole, al tono e ai gesti,
adattando il nostro linguaggio alla sensibilità di
chi ci ascolta.
La famiglia è una realtà complessa, in continua mutazione a
causa dei cambiamenti della società. Chi ha il duro compito di educare deve essere flessibile e pronto a
cambiare le modalità comunicative adottate.
Genitori e figli si trovano continuamente a dover affrontare problematiche nuove. È solo grazie al
dialogo e all’ascolto che questi momenti diventano occasioni di crescita per l’intero nucleo familiare.
Un’adeguata comunicazione fatta
di chiarimenti e condivisioni fa sì
che i diversi punti di vista e le differenze caratteriali diventino risorse importanti per trovare soluzioni
che fanno crescere e stare bene insieme.
17
in poche
parole
Igiene
a rischio
I batteri nei bagni si trovano
dappertutto, sul water, le maniglie, le rubinetterie, i pavimenti,
le porte… Ma per quanto riguarda i batteri presenti nelle toilettes
pubbliche, esistono delle differenze di specie per quelli delle
donne e quelli degli uomini. Lo
rivela il Corriere della Sera, grazie ad una ricerca condotta da
Gilberto Flores e Noah Fierer
dell’Università del Colorado,
pubblicata sulla rivista PLoS
One.
Nei bagni pubblici, che siano
in un ristorante, su un treno o in
un bar, vivono miliardi di batteri
di tutte le specie. Tutto, per
quanto possa essere pulito e disinfettato, è in realtà, zeppo di
germi. I due ricercatori hanno
raccolto campioni da tutte le superfici di dodici toilettes pubbliche, per metà dedicate agli uomini e per metà alle donne. Li
hanno quindi analizzati con sofisticati metodi di sequenziamento genetico per identificare le
specie dei batteri presenti. Grazie ad avanzate tecniche di ricerca è stato possibile capire da
quale fonte arrivassero i germi;
ad esempio se dalla pelle, dalle
urine o dal terreno. La comunità
più svariata si trova soprattutto
sul pavimento, perché su questo
livello si trovano anche i batteri
provenienti dalle scarpe. Inoltre
la nostra pelle risulta essere il
veicolo più efficace per trasportare i germi nei bagni pubblici,
soprattutto sugli oggetti che tocchiamo abitualmente. Ma ci sono
delle significative differenze tra
i bagni delle donne e quelli degli uomini; questo accade non
perché il gentil sesso sia più pulito, bensì perché nelle toilettes
femminili si trovano molti lattobacilli derivati evidentemente
dalle urine.
Alcuni dei batteri poi, ad
esempio gli enterobatteri o lo
Stafilococco aureo presente sulla pelle, sono patogeni e possono perciò essere trasmessi da
una persona all’altra, semplicemente toccando le superfici dei
bagni pubblici. Metodi efficaci e
precisi come quelli adoperati in
questa ricerca, possono risultare
utili per “tracciare” la trasmissione dei batteri e per verificare
le pratiche di igienizzazione.
Non resta dunque che seguire elementari e protettive
norme igieniche quando si entra
in un bagno pubblico, evitando
di sfiorare le superfici, lavando
accuratamente le mani e cercando di non toccare la maniglia
all’uscita. Elisabetta Ciavarella
18
m a r z o
duemiladodici
in poche
parole
Colpa
dello stress
Se i sistemi immunitario e
di guarigione del corpo umano
possono guarire ogni problema
di salute, allora ciò che disattiva quei sistemi deve per forza
essere la singola causa di ogni
disturbo e malattia. Secondo le
ricerche pubblicate nel 1998
presso la Stanford University
Medical School dal dottore Bruce Lipton, eminente e notissimo biologo cellulare (notizia di
recente diffusa dal sito web
www.scienzaeconoscenza.it) lo
stress rappresenta la causa di
almeno il novantacinque per
cento dei disturbi e delle malattie. Il dottor Lipton afferma
che il restante cinque per cento
ha origini genetiche ed è stato
causato dallo stress presente in
qualche punto della discendenza genetica di quella persona. Perfino il Governo Federale Statunitense, mediante il
Centers for Disease Control
(CDC), un ente per il controllo
delle malattie, afferma sul suo
sito che il novanta per cento di
tutte le malattie e patologie è
collegato allo stress. Praticamente quasi ogni fonte autorevole che si possa menzionare,
quali le Università di Harvard,
Yale, Vanderbilt e la Mayo Clinic, concorda con questo, e la
lista continua.
È particolarmente degno di
nota ciò che afferma la Harvard
Medical School sul proprio sito: «Una eccessiva quantità di
stress che si prolunga per troppo tempo crea quello che è noto come “stress cronico”, che è
stato correlato alle patologie
cardiache e all’infarto, e che
può esercitare un influsso anche sul cancro e sulle malattie
respiratorie croniche. Inoltre, la
malattia è solo la punta dell’iceberg. Lo stress influisce sulla persona anche emotivamente, rovinando la gioia che si trae
dalla vita e dai propri cari». E
come ha affermato il resoconto
della Harvard Medical School,
la malattia è solo una manifestazione di stress, la fonte che
influisce anche su altre problematiche, quali le questioni relazionali, di rendimento o di
successo.
Lo studio evidenzia l’importanza della ricerca dell’origine del proprio stress e la sua
guarigione che determina il miglioramento dei rapporti umani
e la condizione esistenziale. In
base a queste ricerche dunque,
più del novanta per cento delle persone che prima di sottoporsi al test dello stress dicono di
non essere stressate è effettivamente sottoposta a stress psicologico secondo i risultati dei
test. Molti degli studi, condotti
da varie scuole e facoltà di medicina, affermano proprio questo: ciò che stressa una persona
non provoca stress a un’altra.
Dipende dalla propria programmazione “interna”.
Irma Mecca
Il presupposto della tassa è l’occupazione di uno o più spazi
IVA sulla Tarsu
La tassa per lo smaltimento dei
rifiuti solidi urbani, c.d. TARSU, è
disciplinata dal D. L.vo 507/1993 e
s.m.i.. La tassa è applicata dal Comune sulla base del costo totale del
servizio di raccolta e dell’attività di
smaltimento, usando come parametro la superficie dei locali di abitazione e di attività dove possono
avere origine rifiuti di varia natura.
Il presupposto della tassa è l’occupazione di uno o più spazi, adibiti a
qualsiasi uso e giacenti sul territorio del comune dove il servizio di
smaltimento rifiuti è reso in maniera continuativa. Quindi, il presupposto impositivo non è il servizio
prestato dal comune, ma la potenziale attitudine a produrre rifiuti da
parte dei soggetti detentori degli
spazi. Tale presupposto dà a questa
tassa natura di imposta anziché di
tassa. Un altro elemento che lascia
propendere verso la natura di tributo è dato dal fatto che la Tarsu
L’intervento della Corte Costituzione
non abroga la norma che fissa al 10%
rendendo così impossibili i rimborsi
non è soggetta a IVA.
Chi detiene o occupa a qualsiasi titolo un immobile o una superficie operativa deve presentare una
denuncia ai fini dell’applicazione
della Tarsu, dichiarando la superficie dell’immobile, l’uso a cui è destinato, i dati catastali oltre ai suoi
dati personali. Sono esenti dal pagamento del tributo gli immobili
che per loro natura non possono
produrre rifiuti perché in obiettive
condizioni di inutilizzabilità che devono essere denunciate e dimostrate con idonea documentazione dal
detentore o proprietario.
L’Ente territoriale ha l’onere di
stabilire, con apposito regolamento, le tariffe che devono applicarsi a
ciascuna categoria dei beni tenendo conto dell’uso e della destinazione degli stessi. Le categorie possono essere suddivise in due gruppi
principali: gli immobili a uso domestico e quelli ad uso non domestico.
Un negozio sarà inserito nella categoria “non domestico”, mentre in
quello “domestico” andranno le
abitazioni o i box se pertinenze delle abitazioni stesse. La tariffa, applicata al metro quadro deve tene-
re conto della tipologia e potenziale quantità di rifiuto prodotto. Ad
esempio al supermercato e/o al negozio di frutta e verdura o alla pescheria dovrà di norma applicarsi
una tariffa più alta rispetto all’abitazione. La commisurazione della
tassa non è legata all’effettiva produzione di rifiuti, ma alla superficie
netta calpestabile dell’immobile.
Non sono soggetti alla Tassa Rifiuti
Solidi Urbani i rifiuti definiti tossico-nocivi che devono essere smaltiti
a carico del produttore con apposite ditte che provvedono allo smaltimento di questi rifiuti pericolosi.
Con la sentenza n. 238 del 24 lu-
Quando la moneta è un lontano ricordo
Attenzione alle frodi informatiche. Ecco come difendersi
Quattro sono le tecniche più
utilizzate per acquisire illecitamente attraverso l’uso di internet i
numeri delle carte di credito. La prima tecnica, anche se meno frequente, consiste nell’intercettare il
numero durante una transazione
conclusa, ovviamente, in rete, nel
momento del passaggio dell’informazione dal consumatore al venditore. La seconda, quella più usata,
consiste nella violazione dei database di chi vende servizi o prodotti
via Internet, per accedere ai nume-
ri delle carte di credito conservati e
memorizzati. In questo caso, la
principale responsabilità è spesso
dello stesso venditore che non si dota di efficaci strumenti e software di
protezione dei dati presenti nel proprio database. La terza tecnica prende il nome di “credit
card cramming”, ovvero l’acquisizione del maggior numero possibile di dati e numeri di carte di credito,
attraverso raggiri o comunque comportamenti scorretti.
In particolare si tratta di una
pratica di avvio delle tariffe
per una carta di credito senza
il consenso espresso del suo
titolare. In alcuni casi, il titolare della carta di credito può
avere qualche legame passato con
il soggetto che avvia la carica, ma
non autorizzare la specifica operazione. In altri casi, invece, si avviano piccoli acquisti non autorizzati
dopo aver ottenuto illegalmente i
dati della carta (ad esempio, capita
che venga richiesto il numero della
carta di credito con la scusa di verificare la maggiore età dell’utente
prima di autorizzare l’accesso a
qualche sito, specie se trattasi di siti per adulti). Può però anche accadere che le stesse imprese, dopo es-
DI PALMA RUBANO
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glio 2009, la Corte Costituzionale,
chiamata a pronunciarsi in materia
di tasse per lo smaltimento dei rifiuti, ha affermato l’illegittimità dell’applicazione dell’Iva sulla Tarsu.
Difatti, la Corte ha affermato
che “…… omissis … Non esiste, del
resto, una norma legislativa che
espressamente assoggetti ad Iva le
prestazioni del servizio di smaltimento dei rifiuti”. In virtù di quanto detto, tutti quei contribuenti che
abbiano pagato l’Iva sulla Tarsu
hanno diritto a chiedere la restituzione di quanto indebitamente pagato. In ogni caso, però, ad oggi non
è stata espressamente abrogata né
dalla Corte Costituzionale né dal
Parlamento la norma che fissa al
10% l’aliquota Iva sulle prestazioni
di raccolta e smaltimento dei rifiuti
solidi urbani contenuta nella normativa sull’IVA. Si precisa, inoltre,
che il Ministero dell’Economia e
delle Finanze, con Circolare n.3/DF,
prot. 23418 dell’11/11/2010, ha confermato la natura non tributaria della Tariffa prevista dall’art. 49 del
DPR n. 22 del 1997 cui va applicata
l’interpretazione autentica contenuta nell’art. 14, comma 33 del DL n.
78 del 2010 convertito in Legge n.
122 del 2010.
A fronte di quanto sopra, si evidenzia che l’orientamento dominante è quello di continuare ad assoggettare la tariffa all’aliquota
agevolata IVA del 10%.
MOVIMENTO CONSUMATORI
Internet e carte di credito
Argomento di grande attualità
in tema di frodi informatiche è quello relativo all’utilizzo delle carte di
credito, proprio in virtù del ruolo assunto da tali strumenti di pagamento nelle transazioni.
AVVOCATO
sere fallite, cessano la loro attività
su Internet e traggono profitti dalla
vendita dei dati raccolti durante lo
svolgimento della loro attività sul
web. La quarta tecnica, infine,
prende il nome di “carding matematico”. Esso consiste nella “la produzione di numeri di carte di credito verosimili, attraverso programmi
che utilizzano particolari algoritmi,
capaci di riprodurre la numerazione usata dalle principali società
emittenti di carte di credito.
COME TUTELARSI?
Ecco alcuni utili semplici ma
importanti suggerimenti e comportamenti da adottare.
Il consumatore utente dovrebbe
innanzitutto verificare che il brow-
DI ROSANGELA LORISO
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ser di navigazione sia impostato in
modo da ricevere le notifiche dei
messaggi inerenti alla sicurezza;
dovrebbe poi verificare che il fornitore abbia un recapito fisico reale e
non solo una e-mail; dovrebbe inoltre affidarsi principalmente a società e fornitori che fanno ricorso ad
un sistema di protezione moderno
ed efficiente delle comunicazioni
con i loro clienti; infine, dovrebbe
stampare e conservare una o più copie dell’ordine effettuato. Per quanto riguarda, invece, i venditori via
Internet, per evitare truffe dovrebbero in primo luogo non accettare
alcun ordine se non fornito di tutte
le informazioni richieste (compreso numero di telefono e indirizzo).
Non dovrebbero inoltre accettare
ordini che provengono da indirizzi
di posta elettronica gratuiti a meno
che il potenziale cliente fornisca anche un indirizzo fisico. Lo scopo di
tali piccole accortezze è quello di
non accettare ordini che provengono da provider non affidabili. In caso di dubbi, inoltre, si dovrebbe
sempre richiamare il numero di telefono che compare nell’ordine
compilato per ottenere conferma.
Infine, bisognerebbe verificare da
dove proviene la richiesta di fornitura del prodotto, facendo particolare attenzione ai Paesi dell’Est Europa che presentano un altissimo
livello di contraffazione.
m a r z o
duemiladodici
Il rovescio della medaglia nel post partum
Baby blues e depressione
Dalla normale debolezza emotiva
ad una patologia vera e propria
Dopo un’attesa durata un tempo infinito ed alimentata da desideri, sogni, speranze, paure, dubbi ed
angosce, il figlio tanto atteso è finalmente tra le nostre braccia. Possiamo stringerlo al cuore, coccolarlo, tuttavia, nel giro di due-quattro
giorni, il nostro stato d’animo comincia a mutare. La neo-mamma si
sente triste, viene improvvisamente
assalita da crisi di pianto, è pervasa
da un senso di astenia profonda, di
svuotamento, a volte è disorientata.
Cosa sta succedendo ?
Si chiama baby blues, o “Sindrome del Terzo Giorno”, o “Sindrome Depressiva Transitoria Puerpuerale”. Comunemente ed a torto
definita “depressione post-partum”,
in realtà si tratta di una fase transitoria di psico-labilità emotiva.
Cosa succede alla neo-mamma
immediatamente dopo la nascita del
suo bambino si può spiegare, precisando subito che la gravidanza non
finisce con il parto, bensì si protrae
al trimestre successivo, che si definisce perpuerio (in media le sei-otto settimane post-partum), ed è una
fase di adattamento durante la quale la donna subisce nuovi riarran-
giamenti metabolici e soprattutto
ormonali.
Se durante la gravidanza la
tempesta ormonale aveva governato un vissuto emotivo, nutrito a
fasi alterne, da gioie e timori, avvenuto il parto si verifica la brusca
regressione degli estrogeni e del
progesterone, responsabili del
benessere in gravidanza. D’altro
canto aumenta la prolattina, cioè
l’ormone preposto all’allattamento,
che favorisce la montata lattea ed è
responsabile di numerosi turbamenti emotivi (cambio del tono dell’umore, irritabilità, stato di prostrazione, senso di agitazione ed
inadeguatezza, riduzione del desiderio sessuale etc..).
Se a questo si aggiunge la spossatezza provocata dal parto, il fastidio causato dall’episiorrafia o dal cesareo, l’eventuale difficoltà iniziale
nell’allattamento, la neo-mamma
può andare in crisi. Senza dimenticare che l’arrivo del bebè stravolge
i ritmi di vita della nuova famiglia,
e della vecchia coppia.
Si tratta comunque di un disturbo transitorio, di lieve entità, che insorge in circa l’85% delle puerpue-
re ed è destinato ad autorisolversi
nel giro di
due-tre settimane.
Non necessita di terapia medica
ma solo di pazienza e della capacità di delegare ai familiari ed alle
persone fidate una parte delle incombenze, soprattutto di coinvolgere il partner nella gestione del
cucciolo di casa (cambio del pannolino, ruttino post-poppata, bagnetto,
ninna nanna della buonanotte…) ,
che consentiranno alla mamma di
sentirsi meno soffocata dal senso di
responsabilità, di recuperare il sonno perso e di condividere la riorganizzazione della vita domestica.
Ben altra cosa è la depressione
post-partum, che è una psicosi vera
e propria, caratterizzata dall’aggravarsi di sintomi preesistenti o dalla
comparsa di nuove manifestazioni
di malessere psico-fisico, nel giro di
Maltrattamenti e abuso all’infanzia
DI TIZIANA CELESTE
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due o tre mesi. Purtroppo ad oggi c’è
ancora scarsa informazione su questa sindrome, inoltre le donne si
sentono a disagio tanto nel dover
confidare questo stato di malessere profondo, quanto di non essere all’altezza delle proprie
aspettative e del modello di supermamma proposto dalla società moderna.
In tal caso, prima che la situazione degeneri in una vera e propria
psicosi puerperale, è opportuno rivolgersi al proprio ginecologo, che
analizzerà ed eliminerà le possibili
cause organiche di disagio o di malattia, riconoscerà tempestivamente l’insorgenza di nuovi sintomi o
l’aggravarsi dei vecchi, valuterà la
necessità di un lavoro coordinato
con lo psichiatra per l’inquadramento diagnostico della patologia e
l’eventuale terapia medica compatibile con l’allattamento e con la situazione specifica.
Per tale motivo è importante il
primo controllo post-partum ad un
mese dalla nascita del bambino che
consente al ginecologo di controllare le condizioni psico-fisiche della
donna.
E ricordate che dopo la nascita
del vostro bambino nessuno vi chiederà più come state, perché l’attenzione si sposterà tutta sul bebè, perciò quando avete bisogno di aiuto “
imparate “ a chiederlo!
PSICOLOGA GIURIDICA
Sindrome di Munchausen
Tra le forme di maltrattamento e abuso all’infanzia vorrei dedicare particolare attenzione alla patologia delle cure, che comprende:
incuria: quando le cure fisiche sono insufficienti, discuria: quando
le cure fisiche sono fornite in modo distorto rispetto all’età e alle
problematiche del bambino, ipercura: quando le cure sono fornite
in modo eccessivo. Nella categoria dell’ipercura vengono comprese alcune forme cliniche che sono:
Sindrome di Munchausen per procura (MsbP), ove un genitore, quasi sempre la madre, induce un’apparente malattia nel figlio; Abuso
chimico (chemical abuse), caratterizzato da una “…anomala somministrazione di sostanze farmacologiche.
Elemento diagnostico fondamentale è l’atteggiamento tranquillo della madre che contrasta
enormemente la gravità del quadro sintomatologico del bambino”;
Medical shopping per procura, in
cui i genitori, ansiosi, si rivolgono a
numerosi medici per avere delle
rassicurazioni. La Sindrome di
Munchausen per procura assume
grande importanza in ambito della psicopatologia e della giurisprudenza, sia per le difficoltà di
riconoscimento che per le gravissime conseguenze che ha sul bambino che ne è vittima. Tale sindrome, seppure individuata ormai da
GINECOLOGA
DI INES PANESSA
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Quando l’amore della madre fa male
una trentina di anni, sembra essere ancora poco conosciuta. Le persone che presentano tale sindrome, arrivano a sottoporsi ad
accertamenti ed esami clinici anche molto invasivi, e persino ad interventi chirurgici. Tale sindrome,
con caratteristiche sicuramente
deliranti, viene inserita nel DSMIV-TR nella categoria dei “Disturbi Fittizi con Segni e Sintomi fisici
predominanti”.Nella sindrome di
Munchausen per procura, è un genitore, quasi sempre la madre, che
induce un’apparente malattia nel
figlio; queste madri hanno un’errata convinzione sulla salute del
proprio figlio, allo scopo di attirare
l’attenzione su se stesse, sentendosi “così….particolarmente e realmente utili e proiettando sul figlio le proprie insoddisfazioni e
problematiche più profonde”.
Appare subito evidente come
tale sindrome sia una grave forma
di abuso perpetrata ai danni di un
bambino da parte del caregiver
che si spinge sino a simulare (”forma passiva”) o procurare (”forma
attiva”) sintomi o vere e proprie
malattie per potersi occupare in
maniera ossessiva del figlio, sottoponendolo ad accertamenti per poter spiegare patologie che sono incongruenti sia con il quadro clinico
atteso che con gli esiti degli esami
oggettivi.
La diagnosi di MsbP è di difficile individuazione, poichè viene
“….inficiata dall’inganno messo in
atto dal caregiver nei confronti dei
sanitari che tendono in buona fede a colludere con esso…”. Essa è
complessa, è difficile poter sospettare che una madre possa spingersi fino a tanto, poichè essa appare
sempre molto premurosa nei confronti del figlio-vittima, e costantemente presente nel prendersene
cura.
Un
elemento
fondamentale per la diagnosi resta l’osservazione del caregiver
che accudisce il bambino. Il perpetratore, che in genere risulta essere la madre, presenta un disturbo psichiatrico ascrivibile al
quadro depressivo, oppure una
personalità isterica o borderline,
con un atteggiamento estremamente distaccato nei confronti del
partner padre del minore.
I danni riportati dai bambini
vittime di tali sindromi sono molteplici, sia fisici che psicologici
(danni ad organi interni, incubi
notturni, difficoltà nell’apprendimento, assenza di relazioni sociali, sindrome ipercinetica, perdita
della capacità di riconoscere le
sensazioni interne del proprio corpo). Le madri che procurano la
MsbP risultano affette da una patologia ipocondriaca molto grave
e proiettano sul figlio la parte deteriorata del proprio sé.
19
in poche
parole
I benefici
del latte
Un bicchiere di latte al giorno aiuta la memoria e aiuta a prevenire il decadimento del cervello. Lo conferma uno studio
statunitense pubblicato sulla rivista “International Dairy Journal” e apparsa sul sito www.staibene.libero.it.
Scienziati
dell’università del Maine hanno
misurato le prestazioni cerebrali di oltre 900 uomini e donne tra
i 23 e i 98 anni, sottoponendoli a
test in cui sono stati valutati 8 diversi parametri chiave.
I risultati sono stati significativamente migliori per chi consumava più latte e latticini. In
particolare, rispetto a chi non beveva latte, chi lo consumava
spesso mostrava un rischio 5 volte inferiore di fare flop ai test.Indipendentemente dall’età, le
performance più brillanti sono
state ottenute da chi dichiarava il
maggior consumo di latte e derivati.
E l’effetto positivo di questi
alimenti sui neuroni restava valido anche correggendo i risultati tenendo conto di altri fattori,
come le condizioni cardiovascolari o le abitudini di vita in generale.
Secondo gli autori i risultati
dello studio vanno approfonditi,
ma suggeriscono la possibilità
che alcuni nutrienti contenuti nel
latte abbiano un’azione diretta
sulle funzioni cerebrali. Ciò significherebbe che “un semplice
cambiamento dello stile di vita”
a tavola, osservano gli scienziati, “potrebbe rappresentare
un’opportunità per rallentare o
prevenire la disfunzione neuropsicologica”.
Il latte è l’alimento completo
e indispensabile per eccellenza,
in ogni età della vita. E’ uno dei
pochi alimenti che contengono
più calcio in forma facilmente assimilabile; svolge un ruolo insostituibile di integratore naturale
nella nostra dieta, che spesso risulta insufficiente a garantire la
salute di ossa (e a proteggerci
dunque dall’osteoporosi) e denti; le sue proteine forniscono aminoacidi essenziali che l’organismo non è in grado di produrre
da solo; è l’unica fonte di lattosio
per l’organismo, visto che questa sostanza fondamentale per lo
sviluppo del tessuto nervoso nei
primi mesi di vita non si trova in
nessun altro alimento; ha ottime
proprietà antiossidanti grazie a
una buona quantità di vitamine
A, C e D. Dal punto di vista nutrizionale, l’unica carenza del latte è il ferro.
Ma attenzione: gli studiosi
sottolineano che va evitato assolutamente in caso di intolleranza al lattosio che comporta sintomi di gonfiore, crampi e diarrea.
Inoltre se si hanno problemi
di colesterolo alto è da bandire il
latte intero (ricco di grassi saturi),
è meglio quello parzialmente o
totalmente scremato.
Irma Mecca
20
m a r z o
duemiladodici
in poche
parole
Orario
antivirus
Un team di ricercatori americani ha scoperto come il tempo
possa costituire un importante
fattore di rischio infezioni. Secondo gli ultimi studi, pubblicati su Libero Salute, ci sono momenti della giornata in cui virus
e batteri possono prevalere sulle difese del nostro organismo,
mentre in altri le loro possibilità di
vittoria risulterebbero attenuate. Gli scienziati della Yale University School of Medicine hanno dimostrato che una proteina
del sistema immunitario viene
influenzata dai cambiamenti della chimica del corpo, proprio durante la giornata. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica
“Immunity” hanno rivelato che
l’ora in cui si contrae un’infezione modifica la sua gravità; questo
è dovuto alle influenze del ritmo
circadiano sulle difese immunitarie.
Ma prima di poterla combattere, il nostro sistema immunitario ha bisogno di rivelare l’infezione.
Tramite
alcuni
esperimenti sui topi gli scienziati hanno dimostrato che la quantità prodotta di Tlr 9, proteina
sentinella in grado di individuare il Dna di virus e batteri, varia
durante la giornata. Negli animali immunizzati, quando l’attività di tale proteina è massima,
la risposta immunitaria è migliore. Non solo, essendo noto che le
persone con sepsi corrono maggiori rischi letali tra le ore 2 e le
6 del mattino, quando sono state
fatte le verifiche sui topi, si è visto
che la gravità della sepsi dipendeva dal momento dell’infezione, con variazioni coincidenti
con i cambiamenti dell’attività
della proteina.
Secondo Erol Fikrig, che ha
condotto lo studio, esiste un “legame molecolare diretto tra i ritmi circadiani ed il sistema immunitario; ciò potrebbe portare
ad importanti implicazioni circa
la prevenzione ed il trattamento
delle malattie. Le alterazioni del
ritmo circadiano influenzano la
nostra suscettibilità ai patogeni”.
Le conseguenze della scoperta
sono molteplici, in quanto potrebbero esserci delle ore ideali
per somministrare i farmaci ed i
vaccini e renderli dunque maggiormente efficaci. In futuro potrebbero aversi medicinali in
grado di spingere il sistema immunitario nella fase più attiva,
proprio come a poter spostare le
lancette del nostro orologio interno.
Elisabetta Ciavarella
MEDICO CAV
Attenzione alle cyber droghe
DI ANNA LEPORE
I-dose, dalla siringa alle cuffie
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Brani o sequenze sonore dall’effetto che agiscono sul sistema nervoso
In luglio 2010 viene scoperto su
internet un traffico di “cyber-droghe”, in pratica “brani musicali”,
“sequenze sonore” che riescono ad
avere sulla psiche delle persone che
le ascoltano effetti simili alle droghe
tradizionali. Purtroppo non si tratta
di un film di fantascienza ma è l’ennesimo caso in cui la realtà supera
la più fervida immaginazione. Questi brani o sequenze utilizzano frequenze infrasonore (dai 3 ai 30 Hz)
che agiscono direttamente sul sistema nervoso centrale provocando
reazioni che vanno dall’eccitazione
al rilassamento. I nomi di questi “file” venduti in rete sono gli stessi
delle droghe più diffuse: “Marijuana”, “Cocaina”, “Acid-QH”, “Hand
of God”, “Trip”, “Peyote”, “Out of
body”, “Ecstasy”, ecc.
Attualmente le “i-dose” (i-pod,
i-phone, ecc.), cioè le “dosi virtuali”, vengono cedute a prezzo simbolico, ma, a differenza delle droghe classiche, possono essere
consumate (ascoltate in cuffia) e poi
passate agli amici. La prima “dose”
è gratuita, come fanno i veri pusher,
e poi il cliente si affeziona (diventa
dipendente) e alla fine le paga. Il nostro cervello reagisce e può avere
degli impulsi che possono portare
ad un’euforia incredibile oppure a
rilassarci in maniera strepitosa. La
possibilità che alcune “vibrazioni”,
“frequenze” sonore possono interagire direttamente nel cervello è
stata rilevata in termini scientifici.
Le ingerenze esterne mediante frequenze sonore, onde elettromagnetiche, sono un dato di fatto: i
messaggi subliminali (a sfondo
sessuale e/o satanico) inseriti
nella musica, i
vari progetti di
controllo mentale, ne sono la prova, e purtroppo la
punta dell’iceberg.
Quello che
dovrebbe far pensare è che la tecnica usata nelle cyber-droghe è molto
versatile: una frequenza sub-sonica non si percepisce, e quindi può essere inserita nei
messaggi vocali, nelle suonerie dei
cellulari (distribuite gratuitamente o
acquistabili per pochissimi euro!),
nei brani musicali, mischiata all’audio televisivo, ecc. Diversi ricercatori del secolo scorso, sono riusciti a
stabilire le frequenze specifiche di
ogni organo umano (visto che la materia è energia). Questo significa
che il fegato, il cuore e tutti gli apparati hanno una loro frequenza
specifica. Conoscendo queste frequenze è possibile inviare delle vibrazioni specifiche che possono interagire direttamente con l’organo
corrispondente.
Sapete questo cosa implica? Una frequenza
corretta può sostenere la funzionalità (salute), mentre un’altra vibrazione potrebbe comprometterla
(malattia).
Nel caso specifico delle cyberdroghe, si è riusciti a decodificare la
frequenza di lavoro di alcune funzioni del sistema nervoso centrale.
Ecco un esempio per capire: il principio farmacologico della cocaina
blocca il recupero della dopamina
Anamnesi e esame obiettivo per la diagnosi
(neurotrasmettitore o neuro-ormone rilasciato dall’ipotalamo), provocando un aumento della dopamina
stessa, con i risultati psicofisici che
tutti purtroppo conosciamo. Se un
messaggio infrasonoro (frequenza
specifica), riesce per
esempio a bloccare nella
stessa maniera il recupero della dopamina nel sistema nervoso centrale,
si otterrà lo stesso effetto
fisiologico della cocaina?
Rispondere a questa domanda non è facile, ma
stando agli ultimi sviluppi sembrerebbe proprio di sì. A questo punto, cosa possiamo fare?
Certamente i genitori,
cioè gli educatori, hanno una responsabilità
enorme nei confronti dei propri figli, soprattutto quelli piccoli, e controllare cosa ascoltano i nostri piccoli “adulti in divenire” è un dovere
morale e non iperprotezionismo,
tanto più se il bambino abitualmente si chiude in camera e ascolta la
musica a luci spente e a volume altissimo, per poi uscire frastornato o
rimbambito. I comportamenti e gli
atteggiamenti stessi dei bambini
dovrebbero essere molto indicativi
per genitori attenti e consapevoli.
FISIOTERAPISTA
Capsulite adesiva
DI NOEMI TIZZANO
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La terapia si basa su uso di antiinfiammatori, crioterapia e terapie fisiche
La capsulite adesiva, più comunemente nota come spalla congelata, è una affezione della spalla
caratterizzata da una rilevante diminuzione del movimento sia attivo
che passivo, che compare in assenza di una nota alterazione intrinseca della spalla. La capsula articolare non presenta segni di
infiammazione, ma va incontro ad
una fibrosi, responsabile di retrazione e rigidità della capsula. É importante sapere che la spalla non è
un’unica articolazione, ma il suo
movimento è legato a una sincronia perfetta di diverse articolazioni stabilizzate da complessi capsulo legamentosi, e attivate da gruppi
muscolari differenti. La stabilità e la mobilità in questa
articolazione devono necessariamente trovare un
compromesso. Molte delle patologie della spalla
sono localizzate nelle
strutture deputate alla
stabilità e alla motilità.
Per tutti questi motivi e
poiché all’esame radiografico la spalla può presentarsi normale, la diagnosi di
capsulite adesiva può essere fatta in base a una buona
anamnesi e a un buon esame obiettivo. L’anamnesi si
deve concentrare sulla durata e sull’inizio dei sintomi, sulla descrizione di qualsiasi trauma precedente e
su eventuali patologie concomitanti. I reperti all’esame obiettivo
dipendono dallo stadio in cui il paziente si trova in quel momento. In
generale, è presente una perdita di
movimento attiva e passiva, ma l’indizio più importante è la perdita
della rotazione esterna che permette di discriminare questo problema da altre patologie della spalla che non prevedono la perdita di
tale movimento.
L’esordio di una spalla congelata si associa a un’immoilizzazione in estensione, a un trauma lieve
e a un trauma chirurgico, soprattutto negli interventi della parete
toracica. La capsulite adesiva si associa a condizioni mediche come il
diabete, l’ipertiroidismo, le malattie
ischemiche cardiache e l’artrite
reumatoide ed è caratterizzata da
tre stadi. Il primo stadio è quello del
freezing (congelamento), dura dai 3
ai 6 mesi ed è caratterizzato dallo
sviluppo di un dolore acuto alla
spalla. Il dolore è di solito più forte
la notte e durante l’attività e può essere associato a un senso di malessere che si irradia all’arto. Spesso,
per il paziente è difficile individuare un evento traumatico che abbia
dato inizio al dolore. Con il progredire dei sintomi sono sempre più li-
mitate le posizioni confortevoli dell’arto. Sfortunatamente, molti di
questi pazienti vengono inizialmente trattati con l’immobilizzazione, che peggiora solo il processo di congelamento.
Il secondo stadio è la
fase di progressiva rigidità. Durante questo stadio, che dura
dai 3 ai 18 mesi, il dolore di solito si riduce, lasciando una
spalla che ha limitazioni di movimento
in tutti i piani. Le attività della vita quotidiana diventano gravemente limitate. Lo stadio finale è quello
della risoluzione, dura dai 3 ai 6 mesi ed è caratterizzato da una lenta
ripresa del movimento. Il trattamento ha come principali obiettivi
la riduzione del dolore, ottenuto
con l’uso di antiinfiammatori, crioterapia e terapie fisiche; il recupero dell’articolarità della spalla ed
infine il rinforzo muscolare in modo da stabilizzare i risultati ottenuti e permettere al paziente un pieno
ritorno alle attività della vita quotidiana. Il trattamento chirurgico è
indicato nei pazienti che non mostrano un miglioramento dopo 3
mesi di trattamento aggressivo.
m a r z o
duemiladodici
curiosità
21
DIFENDERSI DA TIRANNI E PREPOTENTI È POSSIBILE
“Il metodo antistronzi”
Esiste una parola precisa con
cui, nel linguaggio comune, ci sarà capitato di etichettare tutti i prepotenti, maleducati e tiranni che
abbiamo incontrato. Questa parola è “stronzo”, a cui lo Zingarelli attribuisce il significato di “una persona spregevole tale da essere
ingiuriata”. Purtroppo le percentuali di imbattersi in questa categoria di persone sono molto alte e
questo non può che tradursi in un
grave danno per il nostro benessere ed anche per le strutture in cui
operiamo. Numerose ricerche hanno infatti dimostrato che gli “stronzi”, con la loro personalità distruttiva, possono demotivare gli altri
lavoratori e causare
fenomeni come l’assenteismo provocando danni alle aziende. Ispirato da queste
scoperte, Robert Sutton, professore dell’Università di Stanford, ha elaborato un
“metodo antistronzi”
da applicare costantemente nei luoghi di
lavoro o nella vita.
Questa strategia può
aiutarci a combattere la “stronzaggine”
da lui definita come
Il professor Sutton insegna come non
essere più vittime di soprusi sul lavoro
“manifestazione prolungata di
comportamenti ostili verbali o non
verbali con l’esclusione del contatto fisico”. Vale a dire occhiatacce,
insulti personali, battute sarcastiche, pettegolezzi, minacce e intimidazioni. Essere sottoposti costantemente a questo tipo di
trattamento non può che procurare stress, intaccare l’autostima e
rendere sempre di pessimo umore,
dando vita così ad una reazione a
catena. Per non essere più vittima
di tali atteggiamenti,
basterà reagire in un
determinato modo.
Quando ricevete attacchi personali non
bisogna cadere vittima dei sensi di colpa
ma cercare di ricontestualizzare quello che
vi viene detto in modo
da distaccarvi emotivamente. E poi provare indifferenza. Le situazione sgradevoli
vanno interpretate come temporanee; sperate che possano cam-
biare ma abituatevi a tenere basse
le aspettative: eviterete così spiacevoli sorprese. Cercate di stare a
contatto con i soggetti in questione
il meno possibile; sfruttate piccoli
accorgimenti come riunioni brevi o
magari partecipandovi telefonicamente. Individuate un luogo in cui
rifugiarvi e a cui loro non abbiano libero accesso e occupate la mente
con pensieri piacevoli e non rimuginando. Tuttavia, se la situazione
diventa davvero insostenibile niente vi vieta di esprimere apertamen-
te il vostro disagio: sarà dura contenere l’ira ma decisamente meno
rischiosa è la strada della gentilezza e della calma. Infatti non è detto
che il collega cambi il suo atteggiamento, ma questa strategia è
quella che vi evita possibili ripercussioni. Una spia che può svelarvi
se avete a che fare con un potenziale “stronzo” è il linguaggio che
utilizza; nel caso in cui prediliga il
pronome “io” anziché “noi” e nel
caso in cui questo “noi” si riferisca
alla vostra realtà “contro” un’altra,
siete di fronte ad una persona che
sta creando un clima decisamente
competitivo. Ricordate infine che
lo “stronzo” è solo una vittima della credenza errata che con la prepotenza e l’aggressività si può facilmente scavalcare gli altri ed
acquisire potere. Nessuno gli ha
forse mai spiegato che la collaborazione ed il rispetto portano risultati duraturi e molto più fruttuosi.
(fonte: Il metodo antistronzi, Robert
Sutton)
Dalila Campanile
Quando il pettegolezzo fa bene
Se siete il bersaglio di pettegolezzi potreste non essere la vittima di uno stronzo ma solo di qualcuno che
sta mettendo in atto un atteggiamento positivo per la
sua salute. Secondo uno studio della Università di
Berkley, parlare male alle spalle di qualcuno, infatti,
sarebbe un vero e proprio toccasana: si attiva un meccanismo di confronto che aiuta a sentirsi migliori, più
fortunati e superiori del soggetto in esame, con l’alto
vantaggio di ripristinare l’autostima in se stessi. A livello fisico questo benessere mentale si ripercuote
sul ritmo del cuore e su un allontanamento dello stress.
Tuttavia lo studio ha dimostrato che i medesimi pettegolezzi non hanno effetto se vengono indirizzati al
vip o ad un personaggio lontano dallo standard di normalità a cui appartiene il soggetto. Chi proprio avesse voglia di sfogarsi con qualcuno parlando male di un
conoscente comune, dovrà correre il rischio di affidare le proprie maldicenze - e soprattutto - badare a
non sorpassare il confine sottile che separa una diceria da una vera e propria calunnia. D. C.
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donne in campo
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Da La Repubblica alla presidenza dell’Apulia Film Commission
Antonella Gaeta
Una vita per il cinema
“Il cinema? Una prospettiva di lettura
del Paese dal valore inestimabile”
Il Governatore della Puglia, Nichi Vendola, non ha dubbi: “Antonella Gaeta saprà valorizzare il percorso della Apulia Film Commission
e costruire, d’intesa con i soci, il
CdA, il management e il personale, sicure prospettive di sviluppo”.
Arrivata l’investitura ufficiale dall’ente di via Capruzzi, l’apprezzata
firma dell’edizione pugliese del
quotidiano La Repubblica siede, da
quasi 100 giorni, alla presidenza
dell’Apulia Film Commission.
Giornalista, critica cinematografica, sceneggiatrice, la barese
Antonella Gaeta ha un “cursus honorum” di tutto rispetto ed una fede incrollabile nella Puglia del cinema e nelle infinite possibilità
offerte in questo campo dal tacco
d’Italia. Dopotutto, parafrasando
un riuscito slogan di AFC, “La Puglia è tutta da girare”.
Presidente, come ha appreso
della nomina e con quale spirito ha
accolto il nuovo incarico?
“L’ho appreso attraverso il mezzo di comunicazione che più amo, il
telefonino. Dall’altra parte c’era il
presidente Vendola che mi proponeva la presidenza. Ho accettato
con entusiasmo, slancio, voglia di
mettermi subito al lavoro. Una bellissima sfida”.
Gaeta de La Repubblica succede al collega Oscar Iarussi della
Gazzetta del Mezzogiorno. Si continua a ‘pescare’ nel mondo del
giornalismo culturale…
“Io e Iarussi siamo giornalisti
cinematografici con esperienze ‘sul
campo’. Come lui, sono anche una
sceneggiatrice e sono stata selezionatrice alla Mostra internazionale del cinema di Venezia. Il fil
rouge suppongo sia l’aderenza dei
nostri profili ai ruoli cui siamo stati
chiamati”.
In che modo la sua presidenza
sarà in continuità con le attività pianificate dal suo predecessore? Quale impronta vuole dare a questo
nuovo corso della fondazione regionale?
“Continuità da statuto, direi. Finora la AFC ha assolto egregiamente al compito per cui le film
commission nascono, portare nel
proprio territorio produzioni, sostenere e promuovere il cinema in
tutte le sue forme. Si continuerà a
far questo con un obiettivo in più,
concentrarsi su produzioni e coproduzioni internazionali. Si punterà anche su una fase importante
dei progetti cinematografici: la
scrittura”.
Ha già stilato la sua agenda
delle priorità?
“Dal primo giorno. E ci stiamo
alacremente lavorando. Ho al mio
fianco un gruppo di lavoro giovane
e motivato e un direttore, Silvio Maselli, che ha dato prova di grande
competenza e capacità. Il primo atto ufficiale è stata una lettera mandata ai Soci, Comuni, Province
chiedendo di incontrare amministratori e dar loro ascolto, confrontarsi. Una maggior connessione con
i territori può meglio indirizzare interventi e scelte”.
Cinema-Turismo è il binomio
che sottende molte azioni di Afc.
Un esempio concreto è stato il ciclone “Housefull” di matrice bolliwoodiana che ha fatto innamorare
l’India del Gargano. Quanto altro
si può fare per promuovere lo sperone di Puglia?
“Il cinema offre il massimo della promozione. Si fa un film e
400milioni di persone in India lo vedono in sala. Poi viene la fase televisiva dello stesso film e poi quella
dell’home video. Il massimo che si
può fare per un territorio è riuscire
a farlo “entrare” in un’inquadratura, convincere le produzione a scegliere quelle location. Quando una
produzione arriva su un territorio,
poi, c’è tutto quello che un territorio
può fare per moltiplicare l’effetto di
quella permanenza e di quella opportunità. Il lavoro che funziona
meglio, come sempre, è quello di
squadra”.
Il cinema - visto, sceneggiato,
recensito, selezionato - è una costante nella sua vita. Ma quale genere di film sceglie per le sue serate?
“Non sono esattamente onnivora e generalmente evito blockbuster, action, horror, commediacce. Quelli italiani li vedo
praticamente tutti, eccezion fatta
per cinepanettoni e vacanzieri: ci
provo, ma non sempre ce la faccio.
Il cinema offre una prospettiva di
lettura del nostro Paese dal valore
inestimabile”.
Maria Grazia Frisaldi
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