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Scopri il naturale per sentirti fashion
Inchiesta Evasione fiscale: La Foggia dei furbetti Alimentazione A tavola passeggiando Ambienti Il salotto del benessere Stili e tendenze Scopri il naturale per sentirti fashion Per la copertina si ringrazia: Avatar Hair Stylist Via Vittime Civili,26-28 Foggia 2 m a r z o duemiladodici sommario ditoriale di ANNA RUSSO C he festa della donna sarebbe stata se Rossella Urru fosse stata liberata? Se Storay, trentenne afgana, non fosse stata strangolata da marito e suocera perché colpevole di aver dato alla luce la terza figlia femmina anziché il tanto desiderato maschio? Se Francesca, maestra di Brescia, non fosse stata uccisa dall’ex marito nel corso di una vera e propria mattanza, che ha visto cadere a colpi di pistola anche il nuovo compagno, la figlia e il fidanzato di quest’ultima? Se il piccolo Claudio non fosse stato gettato dal padre nel Tevere per rappresaglia nei confronti della madre? Se da gennaio ad oggi, in Italia, non si contassero quaranta omicidi, tra donne e loro congiunti, vittime di “violenza sessista” a seguito di storie di maltrattamenti familiari o stalking? La pioggia quest’anno ha bagnato una festività dai toni più sommessi che, io spero, sia trascorsa all’insegna della riflessione e della reazione. Riflessione sui tanti casi di violenza in Italia che si sono verificati lo scorso anno con una cadenza di uno ogni tre giorni, quest’anno di uno ogni due. Reazione, presa di coscienza e ribellione di fronte a questo genere di maltrattamenti; ripartenza perché ricominciare è sempre possibile, perché c’è sempre una via d’uscita. Per questo è nato a Foggia il Centro Antiviolenza (di cui vi diamo notizia a pag. 5): per offrire aiuto a quelle donne e tutti quei bambini che quotidianamente subiscono violenza. Perché la violenza è reato e chi la compie va punito. Perché chi la subisce ha diritto ad un futuro migliore. Perché vivere è un diritto inalienabile. La via di uscita c’è, ma ad una condizione. Non mi stancherò mai di dirlo: ci si può liberare dalla schiavitù della violenza a patto che si trovi la forza di denunciare. Noi donne non siamo nate per subire. Non siamo esseri inferiori. Non siamo il sesso debole. Non siamo stupide. Non siamo condannate alla sofferenza. Anzi. Siamo gioia, intelligenza, creatività. Siamo coraggio, amore, voglia di vivere. Ci stanchiamo, ma non siamo mai esauste. Se cadiamo, sappiamo rialzarci. Se piangiamo, ci asciughiamo le lacrime. Siamo noi la nostra forza, per cui se amiamo, amiamo innanzitutto noi stesse perché nessuno può amarci allo stesso modo. Se ci fanno del male, non ci amano. Se ci dicono che non valiamo nulla, non crediamoci. Il nostro essere donne è il dono più grande, quello che abbiamo avuto e quello che possiamo dare. Ma solo a chi è in grado di apprezzarlo. 4 Personaggio del mese • La Piccola Industria di Capitanata di Maria Teresa Sassano 5 Storie al Femminile • Dalla parte delle donne 6 Inchiesta • Foggia dei furbetti. Dalle piccole alle grandi aziende, ce n’è per tutti 8 Attualità • Stop alle lungaggini della giustizia 10 Bellezza • Avatar, quando la femminilità è di casa • L’arcobaleno sulle dita 13 Wedding Planner • I dettagli che fanno la differenza 14 Cucina&dintorni • A tavola… passeggiamo! • Ricette antistress 15 Architetto • Non chiamatelo semplicemente bagno 16 Salute • Infertilità femminile e maschile 17 Rubriche 21 Curiosità • Il metodo antistronzi 23 Donne in campo • Antonella Gaeta Una vita per il cinema m a r z o duemiladodici 3 4 m a r z o duemiladodici personaggio del mese CAMBIO DI GUARDIA TRA LE FILA DI CONFINDUSTRIA La Piccola Industria di Capitanata che vorrebbe Maria Teresa Sassano Brillante, determinata, mamma e imprenditrice. E’ Maria Teresa Sassano, la neo presidente del “Comitato Piccola Industria” di Confindustria. Già vice di Giusy Albano (presidente del Comitato prima di lei), militante fino all’anno scorso in Confindustria Giovani e Amministratore Unico di un’azienda di Apricena che si occupa prevalentemente di sicurezza sul lavoro, ha accolto la nomina come una sfida che non la spaventa. La sua è una carica impegnativa, soprattutto in un territorio quale la Capitanata la cui economia si basa prevalentemente sulla piccola imprenditoria… Le piccole industrie rappresentano più dell’80% del comparto industriale di Confindustria e abbracciano una infinità di settori: da quello manifatturiero all’agroindustria fino a quello energetico. Il comitato, dunque, fa da coordinamento delle realtà fino ai cinquanta dipendenti, tantissime in provincia, ed è il portavoce delle loro esigenze. E’ una componente fondamentale di Confindustria. Quali sono i problemi di una piccola industria di oggi? Sicuramente l’accesso al credito. In questo momento di crisi generale le aziende sono soffocate da mutui e prestiti che non riescono ad estinguere. Però siamo riusciti a siglare un accordo con le banche per la so- Formazione, sicurezza e facilità di accesso al credito. “Ma anche le imprese devono metterci del proprio” spensione dei prestiti aziendali per dodici mesi proprio per le piccole imprese. Quali, invece, gli obiettivi della sua presidenza? La formazione. Manca la cultura d’impresa in particolar modo tra le nuove generazioni. È sui giovani che dobbiamo investire. Perché se l’imprenditore, ad esempio, sa come accedere ai mercati internazionali, allora l’azienda va avanti con successo. E poi c’è la sicurezza. Conclusa la prima fase di comunicazione e informazione passeremo a quella pratica. Vogliamo abbattere il numero di infortuni sul lavoro. Dobbiamo far capire che dall’incolumità trae beneficio anche il datore con la riduzione dei costi derivanti dalla mancanza osservazione delle norme vigenti. E posso dire che abbiamo imboccato la via giusta, abbiamo già raggiunto dei buoni risultati. Però anche le imprese dovranno fare la loro parte. In che senso? È importante la presenza di una struttura associativa quale punto di riferimento che dia un input esterno, ma è fondamentale la partecipazione delle aziende. Le associazioni quali la nostra sono solo laboratori, le spinte propulsive devono venire dagli imprenditori che devono uscire di casa e partecipare attivamente ai tavoli e alle riunioni. Altri- menti noi siamo i presidenti del nulla. Come riesce a conciliare famiglia e lavoro? Come gli uomini in carriera riescono ad essere anche bravi mariti e padri, così ci sono donne impegnatissime che sono anche buone madri e mogli. Bisogna solo organizzarsi. Sicuramente i servizi che dovrebbero aiutare a sgravarsi dalle incombenze prettamente femminili peccano un po’, ma a noi donne bastano la volontà, un po’ di sacrificio e l’aiuto del partner. La sua, in conclusione, è una vita dedicata all’imprenditoria… Ho avuto due posti fissi importanti, di quelli con contratto a tempo indeterminato, ma non facevano per me. Preferisco essere autonoma e autogestirmi. Il posto fisso per me era un limite perché dovevo sempre dipendere dall’imprenditore. Così ho deciso di mettermi in gioco e, meno male, è andata bene. Però con tanta tenacia e sacrifici. Quindi è possibile inventarsi un lavoro oggi? Certo. Bisogna solo avere il coraggio di mettersi in gioco. Abbiamo la libertà che è un bene prezioso. Se veramente sentiamo di voler costruire qualcosa, usiamo le strutture associative, cerchiamo di fare corporazione. Una pecca di noi donne è proprio questa: a volte non ci sappiamo unire. Incontriamoci per parlare di impresa e mettere in campo le m a r z o duemiladodici storie al femminile agorà 5 Carcere non obbligatorio per lo stupro di gruppo. Al di là delle questioni tecniche Dalla parte delle donne Lina Appiano: “La questione è soprattutto culturale e sociale” La rubrica Agorà torna, come promesso sullo scorso numero, a parlare della sentenza della Corte di Cassazione che dichiara il carcere non obbligatorio per chi è accusato di stupro di gruppo. Dopo l’intervento del penalista Luigi Leo che chiariva gli aspetti tecnici della sentenza e salvaguardava il presupposto, sancito nella Costituzione, dell’innocenza fino all’espletamento dell’ultimo grado di giudizio, trattiamo l’argomento sotto un aspetto diverso, quello culturale. Lo facciamo con Lina Appiano, coordinatrice Pari Opportunità del Comitato Unico di Garanzia della ASL FG. “La legge 94/2009, che introduceva, su proposta dell’allora ministra Mara Carfagna, il reato di stalking e stabiliva l’obbligatorietà della custodia cautelare in carcere per i delitti di prostituzione minorile, pornografia minorile, violenza sessuale, atti sessuali con minorenni, violenza sessuale di gruppo, fu appoggiata e accolta favorevolmente dalle donne, femministe e non, e dai centri antiviolenza, e approvata in Parlamento con l’appoggio dell’opposizione, nonostante i dubbi di incostituzionalità” – spiega -. Tutto ciò, secondo Lina dalla cultura sessista e dai sussulti del vecchio patriarcato, minacciano la democrazia di questo Paese ben oltre il problema posto dalla Corte Costituzionale. Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione nazionale dei legali matrimonialisti, riassume i numeri di questo “bollettino di guerra” in cui la famiglia ne ammazza più che la malavita: dal 2006 gli omicidi della criminalità organizzata sono stati una media di 170 l’anno, quelli tra familiari (con prevalenza di donne uccise), sono stati circa 200. E spesso, prima degli omicidi c’erano state denunce per stalking o segnalazioni con richieste di tutela, perlomeno tentativi, come rivelano le statistiche della Questura di Foggia”. Ma il problema dello stupro va ancora oltre, chiarisce Lina Appiano: si radica tenacemente nella società perché sorretto nei secoli da una struttura sociale, culturale ed economica che fa delle donne e dei Lina Appiano CUG ASL FG Appiano, esperta di violenza di genere, racconta di una società che vuole associare la portata del delitto, l’enormità del femminicidio, cioè la morte di una donna a causa del suo genere, con una misura dura ed estrema, usata nei casi di sospetta criminalità organizzata. “L’equiparare i due delitti, nella misura cautelativa del carcere obbligatorio, a me risuonava, e risuona ancora, come riconoscimento del dolo gravissimo a danno delle donne o delle bambine e dei bambini. La dimensione domestica delle violenze e degli stupri determinate loro corpi una trattazione privata. “L’arcano è stato svelato dai movimenti femministi quando hanno affermato forte e chiaro che il privato è pubblico, e che quello che avviene nelle mura domestiche, o fuori di esse, sulle donne, appartiene alla cultura della sopraffazione di un sesso sull’altro. Rifiutando, contemporaneamente, gli ambiti angusti del sentirsi solo vittime o fragili, le donne scoprono inoltre l’altro volto della società, di quella parte di società che nutre il proprio narcisismo mascolino proteggendo le donne, per mantenerle nello stato di bisognose”. Le donne, invece, vogliono esserci, nella società, a prescindere dalla costruzione che la società fa di esse sul piano culturale. “Si sottraggono alle narrazioni della loro spesso, incontrano la rabbia e la violenza di chi, come un bambino dipendente e derubato dell’oggetto amato, agisce la rabbia violenta ed omicida. Ma incontrano anche il muro di una società che ipocritamente vuole relegare lo stupro nello spazio della follia di un pazzo, di un gruppo di pazzi (nel caso del branco) per sentirsi meno responsabile: la distorsione cognitiva è sociale. Per dirla tutta esiste una condizione maschile di fragilità, di dipendenza dalle donne che molti uomini negano e nel negarla c’è tutta la resistenza a mettersi in discussione, a mettere in discussione gli stereotipi culturali legati al concetto di natura femminile e maschile, al rapporto con il proprio corpo e con il proprio desiderio sessuale. Di questo dobbiamo parlare, come molti uomini già fanno, vedi l’associazione nazionale Maschile Plurale. Di questo dobbiamo parlare, uomini e donne, pubblicamente, politicamente”. Elisabetta Ciavarella storia fatte da altri. Nel sottrarsi, I tempi cambiano, le donne militano 8 marzo per dar voce ai diritti “Donne insieme”, ASL FG e Comune di Foggia presentano il Centro Antiviolenza Non è bastata la pioggia a far desistere le donne di Foggia dal festeggiare l’8 marzo. Festeggiarlo, però, a modo loro, senza spogliarelli sexy, come quelli che si vedono in tv, con tanto di maschi muscolosi, vestiti solo di un tanga o perizoma e femmine urlanti, con in mano una cinque euro (non di più, a causa della crisi che incombe). Festeggiarlo è significato, per l’associazione “Donne insieme” e per le donne di Foggia “impegnate” nel pubblico e nel sociale, scendere in piazza, sotto un gazebo gocciolante, per dire no alla violenza di cui sempre più spesso sono vittime. E se da un depliand un occhio che riflette l’immagine del mondo invita a guardare verso un futuro migliore, le rappresentanti di quello sguardo nuovo sono loro, le donne militari, dei carabinieri e dell’esercito, a dimostrare che si può essere “femmine” anche indossando una divisa, che la dignità è un valore inestimabile e, come tale, va rispettata. E che unite è possibile combattere la violenza. “Abbiamo detto sì a questa manifestazione per rappresentare la coesione delle donne di Foggia” conferma Chiara Tavolacci, Maresciallo dell’11esimo Reggimento Genio Guastatori di Foggia. Festeggiare, per le donne dell’amministrazione comunale e di “Donne insieme” è significato soprattutto presentare al pubblico il Centro Antiviolenza, attivo da settembre. Il Centro, si batte contro qualsiasi forma di violenza, da quella fisica (aggressività e maltrattamenti) a quella sessuale (stupri singoli o di gruppo), dallo stalking (persecuzioni e molestie assillanti) alla violenza psicologica (mancanza di rispetto, attacchi contro la dignità personale), dal cyberstalking (molestie attraverso internet) al mobbing (maltrattamenti sui luoghi di lavoro). Offre una assistenza completa, in particolare a donne e minori. “Noi disponiamo – spiega Celestina Guastamacchia, presidente di “Donne insieme” – un servizio di accoglienza telefonica (il servizio è attivo 24 ore su 24 con un’alternanza tra operatrici e segreteria telefonica), accoglienza personale (che prevede l’ascolto del vissuto, l’individuazione del problema e la presentazione dei servizi disponibili), consulenza psicologica (mirata alla comprensione del problema e alla rielaborazione dell’accaduto), consulenza legale (colloqui informativi sugli strumenti giuridici a disposizione per la tutela dei diritti), accompagnamento presso enti e istituzioni (pronto soccorso, servizi sociali, patronato…), gruppi di aiuto (che offrono sostegno e solidarietà)”. Il tutto nel rispetto della privacy. “Il Centro Antiviolenza – conclude la consigliera comunale Annarita Palmieri – garantisce la riservatezza e l’anonimato, interviene solo su richiesta della persona interessata. Utilizza, inoltre, solo personale femminile”. Il numero verde è: 800180903. Elisabetta Ciavarella Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Anna Russo Caporedattore Angela Dalicco Hanno collaborato Maria Grazia Frisaldi Mariangela Mariani Dalila Campanile Elisabetta Ciavarella Irma Mecca Emanuela Cafaro Germana Zappatore Rubriche avv. Palma Rubano dott.ssa Noemi Tizzano dott.ssa Ines Panessa dott.ssa Anna Lepore dott.ssa Alessandra Marinaro dott.ssa Rosangela Loriso dott.ssa Tiziana Celeste dott.ssa Francesca Ciociola prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.26 - Fax 0881.56.33.19 e-mail [email protected] Sito internet www.6donna.com Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia 6 m a r z o duemiladodici inchiesta Crisi economica e frodi fiscali, controlli anche Foggia dei furbetti. Dalle piccole Tecniche di evasione: il punto di vista di “controllati” e “controllori”. E mentre le Fiamme Gialle invitano i cittadini a collaborare i commercianti dicono la loro Da oltre tre anni si parla di crisi economica e recessione, ma forse la portata del difficile, ormai lungo, momento che l’Italia sta attraversando diventa chiara solo oggi, dopo i controlli di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza nelle attività commerciali di sempre più numerose città, su e giù per lo Stivale, con l’obiettivo di stanare gli evasori fiscali. E se il blitz a Cortina, condito da neve e polemiche, ha segnato l’inizio della nuova era antievasione, ormai è chiaro il diktat del governo Monti: controlli, controlli e ancora controlli. Ora si fa sul serio. Anche a Foggia. Perché l’evasore, lo dice lo spot, è il più grande parassita sociale. È il nemico numero uno dello Stato. E che il 2012 sarà un anno da ricordare lo dicono anche in quel di via della Rocca, nella sede del comando provinciale della Guardia di Finanza che, come conferma il comandante, colonnello Giuseppe Lubrano, sta intensificando i controlli non solo nelle attività commerciali ma anche nei mercati rionali. Con poche sorprese e molte conferme. Nelle ultime settimane sono infatti stati centinaia i controlli in materia di emissione di scontrini e ricevute fiscali, verifiche sulla mancata installazione di misurazioni fiscali, con un tasso di irregolarità complessivo del 79%. Nel mirino delle Fiamme Gialle prima le aree mercatali di Foggia, poi, dopo un lungo lavoro di monitoraggio, i settori del commercio al amministrative e penali, anche attraverso il sequestro e l’esproprio. Dal 2008 è stato introdotto il cosiddetto sequestro per equivalente: in La Guardia di Finanza cerca la collaborazione della cittadinanza: "richiedere sempre la ricevuta è un segno di civiltà e legalità" dettaglio, della somministrazione di alimenti e bevande, non solo nel Capoluogo Dauno, ma anche nei comuni della provincia. Un’attività che si è rivelata utile anche nell’individuazione di decine di lavoratori in nero ed evasori totali. I controlli non hanno risparmiato neppure i venditori ambulanti, con il conseguente sequestro di diverse tonnellate di prodotti alimentari, per la maggior parte ortofrutticoli, ma anche prodotti di pescheria e formaggi, finiti al macero se di pro- Dai primi controlli effettuati a Foggia è risultato un tasso di irregolarità del 79% Cosa rischia l’evasore fiscale Sanzioni e doveri morali In ambito tributario, sono previste sanzioni di diversa natura: • di carattere amministrativo (sanzioni pecuniarie) normalmente inflitte per violazioni non gravi; • di carattere penale (reclusione e multe, arresto e ammenda). Le sanzioni penali sono irrogate per violazioni più gravi e cioè: • quando l’evasione supera determinati importi (50.000 euro d’imposta); • quando si utilizzano o si emettono fatture false; • quando si commettono frodi fiscali. Nei casi più gravi è prevista la reclusione da un minimo di an- sione sono più semplici e elementari quanto più piccole sono le attività. Per esempio, nei casi di artigiani e dettaglianti al minuto, commercianti o ambulanti che siano, l’evasione si esplica con la mancata certificazione dei corrispettivi, scontrino fiscale per la cessazione di beni, ricevute fiscali per le prestazioni (ad esempio istituti di bellezza, parrucchieri, ristoranti). Quando passiamo ad aziende che operano in altri settori con volumi d’affare maggiori, allora l’evasione assume forme diverse: sottofatturazione (è spesso il caso di aziende dell’edilizia che vendono case percependo parte dei ricavi in nero), fatturazioni false (si aumentano i costi in modo da assottigliare l’utile e quindi la materia imponibile sulla quale viene applicata l’imposta). In caso di aziende ancora più grandi, con fatturato superiore ai dieci milioni di euro, si riscontra il fenomeno dell’elusione, attraverso operazioni con l’estero dove il controllo è più difficile da fare: si hanno così casi di sovrafatturazione e sottofatturazione di prestazioni fornite dall’estero nell’ambito di mercati poco controllati, oppure consulenze fittizie, spesso di pubblicità, con fatture false. Come operate? Con i soggetti più grandi attraverso verifiche fiscali (controlli dei bilanci e delle dichiarazioni dei redditi) e con l’ausilio di strumenti più tecnici come indagini finanziarie e patrimoniali. Con i più piccoli operiamo attraverso controlli strumentali, di ricevute e scontrini fiscali, controlli sui beni viaggianti (se i documenti di trasporto corrispondono alla merce realmente trasportata) e sul carovita (per evitare speculazioni con l’aumento dei prezzi dei prodotti). no e mezzo ad un massimo di sei anni. Il cliente trovato dalle forze dell’ordine senza ricevuta o scontrino fiscale fino a qualche anno fa era soggetto a sanzioni pecuniarie. Questo oggi non accade più. Rimane però a carico del cliente un dovere di carattere morale di richiedere la certificazione fiscale dopo un acquisto. venienza incerta, destinati, altrimenti, ad enti benefici. E siccome anche il mancato pagamento del canone Rai è a tutti gli effetti catalogabile come evasione fiscale, non sono mancati controlli anche in questo senso. A dimostrazione del fatto che Foggia potrà anche essere agli ultimi posti per vivibilità, ma per evasione fiscale rispetta fedelmente il trand nazionale. Colonnello Lubrano con quali modalità si evade a Foggia? Prima di parlare di evasione fiscale bisogna fare un quadro del tessuto economico della provincia di Foggia. Nonostante sia basato innanzitutto sull’agricoltura e sull’indotto cioè le industrie di trasformazione dei prodotti agricoli, il quadro è alquanto variegato perché sono presenti sul mercato anche aziende le cui attività sono legate al pubblico impiego, cioè quelle che si occupano di fornitura dei prodotti; ci sono poi aziende con caratteristiche peculiari come ad esempio quelle collegate alle cave nel territorio di Apricena; altre specializzate nella produzione di energia e infine tutta una vasta gamma di artigiani e professionisti. Le forme di evasione sono connesse sia al settore economico che alle dimensioni dell’azienda. In cosa si differenziano? In pratica, le modalità di eva- Gli obiettivi? Non solo quelli di fare verifica e trovare l’evasione, ma anche di recuperare il frutto dell’illecito con l’applicazione di misure cautelari, pratica si sequestra un bene, come la casa ad esempio, lo si mette in vendita e dal ricavato si sottrae l’equivalente alla somma evasa. La logica dell’aggressione del patrimonio accumulato ci viene mutuata dalle tradizionali attività che mettiamo in campo contro la criminalità organizzata (controlli antiriciclaggio, misure di sequestri preventivi antimafia) per cui è stato facile traslare questo modello operativo anche in campo fiscale. Arrivano segnalazioni al vostro numero di pronto intervento? Al 117 arrivano segnalazioni che possono anche restare anonime. Naturalmente le denunce fatte da chi dichiara le proprie generalità hanno carattere di priorità, le altre vengono usate per prendere spunto per le nostre attività. Attività che, tengo a precisare, non sono finalizzate a mettere le mani nelle tasche degli italiani, come a volte si dice: sono gli evasori che lo fanno; noi, semmai, operiamo per il contrario, cerchiamo di rimettere qualcosa nelle tasche degli italiani, ma di quelli onesti. E il ruolo dei cittadini, che in veste di clienti non sono più sanzionabili, qual è? Quello morale: i cittadini devono affiancare le forze dell’ordine diventando presidio della legalità. Devono pretendere lo scontrino o la ricevuta perché la legge impone che vengano emessi. Chiunque evade le tasse fa torto all’intera comunità perché sottrae fondi comuni, influendo negativamente sui servizi di pubblica utilità. Anna Russo m a r z o duemiladodici inchiesta 7 in Capitanata. E la Guardia di Finanza fa sul serio alle grandi aziende, ce n’è per tutti In giro tra le strade cittadine per tracciare… L’identikit dell’evasore Tracciare l’identikit dell’evasore fiscale non è semplice perché si corre il rischio di marchiare questa o quella categoria di un reato che è più o meno diffuso in ogni settore economico. Il sentore comune, passeggiando tra le strade cittadine, è, in ogni caso, che il carico fiscale sia eccessivo. Sensazione confermata da un calcolo veloce: si aggira, infatti, quasi intorno al 50% del reddito prodotto, percentuale che si ottiene sommando aliquota media Irpef (circa il 30%), addizionale regionale e comunale (5-10%), Iva ed altri balzelli vari. Il conto è fatto. L’evasione pure. Ma dalle chiacchierate con dipendenti, commercianti, artigiani e professionisti vari, sembra che si evada anche per cultura: evadere, insomma, non è visto come un reato. Per molti, se evadi sei “ganzo”, se ti beccano, sfortunato. Ma si evade anche per una sorta di giustizia privata. In molti tra gli intervistati dichiarano di non voler pagare le imposte perché ritengono che i servizi siano insufficienti (dall’immondizia alla scuola, passando per la sanità). Perché pagare lo Stato se non soddisfa le esigenze dei cittadini? Giustizia è fatta. L’evasione pure. Anche gli studi di settore, strumenti statistici che consentono di determinare, grazie ad un certo numero di indicatori, i ricavi presunti delle varie tipologie di imprese e professionisti, sono visti come causa e mezzo di evasione. Un professionista o un artigiano di una specifica branca, dovrebbe guadagnare, secondo gli studi di settore, una determinata somma. Chi dichiara meno e riceve un controllo, deve comunque pagare l’imposta sulla differenza, anche se non è stata mai realmente percepita. Questo meccanismo avvantaggia le grandi realtà, che possono decidere di fatturare fino a quel tetto stabilito e evadere per il resto. Ma, in definitiva, chi e come evade? Gli autonomi possono evadere non rilasciando scontrino o fattura fiscale o registrando somme più basse di quelle realmente percepite. Le società invece addebitando costi non pertinenti all’attività. Un altro tipo di evasione è quella legata alle agevolazioni del 36% per le ristrutturazioni. Essendo rari i controlli incrociati tra clienti e prestatori di servizi, è possibile che qualcuno ne approfitti rilasciando, ma non registrando, la fattura al cliente che la utilizza per ottenere l’agevolazione. Strano, ma vero, anche i lavoratori dipendenti non sembrano essere immuni dal morbo dell’evasione. In che modo? Attraverso le detrazioni per carichi fiscali. Capitolo a parte sono poi i “finti” braccianti agricoli e le loro “vere” domande di disoccupazione. Anna Russo Intervista a Raffaele Romano direttore CAF CISL Come combattere l’evasione fiscale La lotta all’evasione fiscale è complessa e richiede che vengano messe in campo forze enormi. Ne è convinto Raffaele Romano, direttore del CAF CISL. “L’evasione va combattuta con il controllo diretto come si sta facendo attualmente. Ma questo genere di attività ha un limite perché è circoscritta al momento in cui viene attuata. Il giorno dopo lo stesso commerciante potrà tornare a compiere l’illecito con scarse probabilità che il controllo si ripeta. Utili, nei casi di fatture, sarebbero le verifiche incrociate tra utenti e fornitori, volte ad evidenziare eventuali anomalie. La realtà dei fatti però, in entrambi le tipologie esaminate, dimostra che molto spesso attivare queste procedure con operatori su tutto il territorio diventa più costoso di quello che si riesce a recuperare. Questo accade anche perché, nei casi di contenziosi tributari, molto spesso l’amministrazione finanziaria perde i ricorsi: il più delle volte, a causa di continui rinvii dovuti, ad esempio, a difetti di notifica, il reato cade in prescrizione”. Offrire la possibilità di detrarre qualsiasi tipo di spesa (dal taglio dei capelli al li- tro di latte, dalla palestra alla manicure) potrebbe essere, secondo alcuni, l’arma migliore contro l’evasione. “L’idea è valida e viene suggerita da più parti perché in questo modo il cliente sarebbe spinto a chiedere sempre scontrino e fattura avendo un interesse diretto a scaricare tali somme dalle tasse. In linea teorica quindi è una strada percorribile, ma quanto lo è dal punto di vista pratico? Il rischio è che i cittadini prima, noi commercialisti dopo, per conservare tutti gli scontrini e le ricevute, veniamo sommersi sotto una valanga di carte, difficilmente gestibile”. L’unica strada sembra essere quella di una riduzione consistente del carico fiscale. “Non basta il punto percentuale, la pressione fiscale andrebbe ridotta di almeno cinque – sei punti e magari diversificata maggiormente in base al reddito. Ciò non toglie però il fatto che, quando si avvia un’impresa, bisogna mettere in preventivo le imposte tra i costi, per quanto le si avvertano elevate. Mentre la prima cosa che si chiede di solito è proprio come risparmiare sulle tasse”. Ma con l’aumento dell’IVA al 23% a partire da ottobre prossimo anche questa opzione sembra, se non impossibile, sicuramente lontana nel tempo. a . r. I COMMERCIANTI DELLA CONFCOMMERCIO Ma i parassiti della società non siamo noi No all’evasione ma le difficoltà sono tante Parrucchieri costretti ad evadere per sopravvivere Non ci stanno ad essere additati dalla comunità come coloro che sistematicamente evadono le tasse e ribadiscono ad alta voce il loro no all’evasione. Sono gli associati di Confcommercio, come Lucia La Torre, presidente di Terziario Donna. “Noi diciamo no all’evasione, sempre e comunque. Sappiamo che si tratta di un male diffuso: è un virus che colpisce tutte le categorie economiche e sociali. Ma noi siamo i primi a lottare contro gli evasori perchè ci sentiamo penalizzati, oltre che beffati”. Fatta questa premessa, La Torre punta l’attenzione sul difficilissimo momento storico che il commercio sta attraversando. “Alla funzione commerciale che ci è propria ne stiamo affiancando una sociale: diamo occupazione, illuminiamo le strade con le vetrine sempre accese, nei centri storici offriamo, soprattutto agli anziani, la comodità di avere il negozio ad un passo da casa. Di contro, non vediamo aumentare i volumi d’affari: la gente ha difficoltà di spesa perciò è difficile per noi mantenere attività tanto costose. Siamo danneggiati anche dalla liberalizzazione perché, se la gente ha a disposizione poco denaro da spendere, restare aperti anche la notte o la domenica non ci farà aumentare i nostri introiti, ma solo le spese in straordinari e costi di energia elet- trica. Inoltre, non viviamo in posti sicuri: siamo diventati il bancomat dei delinquenti per cui siamo costretti a presidiare i nostri negozi con un numero superiore di dipendenti che costano in termini di stipendi e imposte”. Allo stesso modo risulta difficile fronteggiare la concorrenza sleale di evasori parziali (coloro che hanno attività commerciali e emettono scontrini fiscali in numero inferiore rispetto al venduto o riportanti cifre più basse) e totali (coloro che vendono merce di ogni tipo sulle bancarelle in centro). “Aprono alla chiusura delle attività commerciali e vendono la stessa tipologia di prodotti dei negozi, ma senza regole, né imposte”. E se le tasse attuali sono considerate elevate, l’aumento dell’IVA, secondo Lucia La Torre, non farà che peggiorare la situazione già gravissima. “Se alle difficoltà già elencate si aggiunge la forte pressione fiscale, diventa davvero un’impresa per noi sopravvivere”. Ma tornando all’evasione, cosa ne pensa il presidente di Terziario Donna dei controlli ripetuti delle ultime settimane? “Si sta facendo una bagarre pubblicitaria, ma penso che sotto sotto i veri evasori debbano ancora essere stanati”. Irma Mecca I parrucchieri alzano la cresta. Non intendono prestare la faccia al bruto dello spot contro l’evasione fiscale, il parassita della società. Ma dopo 26 giorni lavorativi, ammettono di sottrarre a fine mese qualche somma destinata alle tasse, altrimenti tra bollette, imposte, affitto e tutto il resto non guadagnerebbero un bel niente. E allora hanno preso carta e penna e hanno scritto finanche alla Procura e all’Agenzia delle Entrate per raccontare la rabbia di un’intera categoria. Lasciano cadere un velo di ipocrisia mostrando dove si annida il marcio. Tra gli indignados che farebbero barba e capelli al Governo c’è Eddy Melissano. Prima ancora dei blitz della Finanza vi siete praticamente consegnati… No, non ci siamo consegnati. Quella lettera era una forma di protesta: facendo due conti, oltre il 70% dell’incasso se ne va tra tasse e spese. I circa 3000 ambulanti abusivi che lavorano in casa, venuti fuori dalle scuole e qualcuno dai nostri negozi polverizzano la clientela. A fronte di 500 licenze attive, la popolazione viene decimata. Quindi chiedete di andare a scovare il sommerso? Le pongo io una domanda: lei conosce qualcuno che fa i capelli in casa? (inutile negare, ndr) Per non parlare poi delle estetiste attrezzate nei propri appartamenti. Fino a quindici anni fa questo non faceva ancora parte della mentalità. Noi non vogliamo combattere chi va a lavorare, vogliamo combattere questa cultura che ormai ha preso piede in città. Presto partirà con una campagna propagandistica per combattere questo tumore dell’economia artigianale. Ma alla fine, da voi i finanzieri sono arrivati? Non sono ancora arrivati sino ad ora (9 marzo per chi legge, ndr), ma presumo che arriveranno. Questo però non ci spaventa. Io ricevo visite un mese sì e l’altro pure. Non si tratta solo della Finanza: Agenzia delle Entrate, Inail, Inps, Ispettorato del Lavoro, Carabinieri, Asl. Abbiamo controlli continui. Io non faccio la guerra a chi vuole lavorare, ma a chi vuole ‘fregare’ lo Stato. Mariangela Mariani 8 m a r z o duemiladodici attualità Arbitrato, conciliazione e mediazione: strumenti per risparmiare tempo Stop alle lungaggini della giustizia Intervista all’avvocato Francesca Frezza, delegata provinciale dell’A.N.P.A.R. Le lungaggini della Giustizia sono argomento dibattuto in tutti i salotti televisivi da politici ed opinionisti. Che in Italia si impieghino anni per sentir pronunciare una sentenza, anche solo di primo grado, è ormai una realtà non più accettabile. In attesa di una riforma della Giustizia (sui quali contenuti non interveniamo in questa sede), è stato emanato l’art.60 L. 19 Giugno 2009 n°69, recante appunto la delega al Governo in materia di “mediazione e conciliazione nelle controversie civili e commerciali”. Il detto istituto della mediazione e conciliazione nelle controversie civili e commerciali è stato poi regolamentato con D.Lgs. 4 marzo 2010 n°28. Arbitrato e Mediazione sono strumenti che permettono di dirimere le controversie con una soluzione alternativa a quella giudiziale, risparmiando sui tempi della giustizia ordinaria. Nella mediazione la composizione delle controversie presenta infatti caratteri di maggiore elasticità, non essendo soggetta ai vincoli formali e burocratici richiesti dal sistema giudiziale. A Foggia il servizio è offerto da svariati Organismi di Conciliazione anche privati, oltre che dalla Camera di Commercio. Tra gli organismi privati vi è l’A.N.P.A.R., Associazione Nazionale per l’Arbitrato e la Conciliazione, che è ben radicata su tutto il territorio attraverso Uffici di Conciliazione capillarmente diffusi, le cui sedi possono essere agevolmente individuate sul sito ufficiale dell’A.N.P.A.R. (www.anpar.it). La Delegata Provinciale dell’ANPAR per la provincia di Foggia è l’avvocato Francesca Frezza, alla quale ci siamo rivolti per avere delucidazioni in merito al nuovo istituto della mediazione. Cosa è l’arbitrato? L’arbitrato è l’istituto attraverso il quale le parti possono scegliere di far decidere da arbitri, piuttosto che da magistrati in tribunale, controversie insorte tra di loro che non abbiano per oggetto diritti indisponibili, salvo espresso divieto di legge. Le parti, se d’accordo, possono scegliere di far amministrare la procedura arbitrale da una camera arbitrale, che provvede alla nomina di uno o tre arbitri. Gli arbitri decidono la controversia emanando una sentenza che è detta lodo arbitrale. Cosa sono invece la mediazione e la conciliazione? La prima è l’attività svolta da un terzo imparziale e finalizzata ad assistere due o più soggetti sia nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia, sia nella formulazione di una pro- Avv. Francesca Frezza delegata provinciale dell’A.N.P.A.R. posta per la risoluzione della stessa. La seconda è la composizione della controversia a seguito dello svolgimento della mediazione”. Chi può utilizzare tali strumenti? Chiunque, non ci sono limiti. Esistono degli obblighi o è una scelta facoltativa? La mediazione può essere: facoltativa, obbligatoria, demandata dal giudice. E’ obbligatoria nei casi di controversie in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Per tutte le altre controversie, il ricorso alla mediazione è sempre possibile ed è facoltativo. Esiste poi la cosiddetta “mediazione demandata” dal giudice che si ha tutte le volte in cui il magistrato in tribunale ritiene che la controversia possa avere opportunità di risoluzione stragiudiziale tramite la procedura di mediazione o comunque tutte le volte in cui lo stesso magistrato ha l’obbligo di demandare alla mediazione se le parti avevano omesso di esperire prima il procedimento di mediazione e sussiste la condizione di procedibilità. Quali sono i vantaggi? Con il procedimento di mediazione è possibile raggiungere un accordo (conciliazione) inteso come soluzione concordata della controversia, concordata appunto dalle parti presenti all’incontro, con la direzione e l’ausilio del mediatore professionista, autorizzato dal Ministero della Giustizia. Non esiste alcuna formalità durante gli incontri di mediazione e questo facilita molto le parti nel raggiungere un’intesa. E’ possibile farsi assistere da un avvocato (la cui assistenza non è comunque obbligatoria) o da altra persona di propria fiducia, pur non necessariamente un professionista. Le parti possono stabilire qualunque cosa ritengano opportuna, purché sia nel rispetto delle leggi dello Stato. Ulteriori vantaggi di natura economica sono la possibilità di FOGGIA, UN NOME, UNA STRADA... ARTE E DISABILITA’ Chi era Domenico Antonio Patroni “Le crune” a favore dei diritti civili In via Domenico Antonio Patroni (Foggia 1778 – Napoli 1854?) si trova il nuovo Palazzo di Giustizia; la strada nasce dall’ampio e scorrevole viale I Maggio, per terminare in via Giulio de Petra. Domenico Antonio Patroni, figlio di Emidio, poliglotta e letterato foggiano, compie i suoi studi a Napoli presso il collegio di Caravaggio. Intraprende con successo la carriera amministrativa; presso l’Intendenza della Provincia di Capitanata, regnando Murat, firma gli atti per l’Intendente Turgis, quale Consigliere facente le funzioni di Segretario Generale. In seguito ricopre l’incarico di Intendente nelle province di Campobasso, Reggio C., Avellino e Foggia, da cui nel 1848 si ritirerà a vita privata in Napoli. Di questo periodo sono riportate preziose notizie nel libro “Risorgimento Dauno” di Carlo Villani; egli considera il Patroni: “un accorto funzionario, nativo di Foggia, il quale, come tutte le autorità del tempo, ostentava, un po’ troppo, purità di costumi e soggezione alle leggi non solo della morale, ma della Chiesa”. Riferisce, inoltre, che il 31 gennaio del 1848, “per ordine del Patroni, si vide affis- so su per le cantonate della città, il famoso atto sovrano, con cui si concedeva la Costituzione”. Ad Avellino nel 1839, da Intendente della Provincia di Principato Ulteriore, consegna due volumi delle sue “Opere” all’arciduca Carlo D’Austria, il quale, nella lettera di ringraziamento, pubblicata nel volume “Opere staccate”, le definisce: «Saggio di uno spirito colto e fertile». Nel contempo scrive alcuni “Discorsi pronunziati al Consiglio generale”. Si rivela cultore delle scienze e delle lettere, stimato dai letterati del suo tempo, tra cui Basilio Puoti. In particolare “La chiave del bollettino” è un prezioso volume, che facilita il riscontro delle leggi nel regno di Napoli. E’ anche l’autore di “Poesie e versi”, “Traduzione di alcune canzoni del Béranger” che, come scrive il Taddei, direttore degli Annali civili in Napoli, svelano “una vivacità d’immagini e una delicatezza di sentire che non si può attendere dal filosofo che scrisse le prose, e dall’amministratore perpetuamente condannato a lavori del tutto antipoetici”. Rina Di Giorgio Cavaliere Usare nuovi mezzi, come l’arte e la musica, per abbattere barriere architettoniche e psicologiche e facilitare l’integrazione tra abili e diversamente abili. E’ con questo obiettivo che nel 2008 è nata la onlus “Le crune”. “Una associazione sui generis – conferma il suo fondatore frate Giacomo Teofilo – che punta alla creazione di una nuova sensibilità, capace di esaltare l’arte e contemporaneamente difendere la ‘diversabilità’. L’associazione si propone, infatti, come luogo di incontro, aggregazione e, allo stesso tempo, sviluppo delle passioni artistiche. Partendo da questa doppia prospettiva, ha come mission principale la difesa dei diritti del cittadino, della cultura e delle arti. “Per farlo, organizziamo spettacoli teatrali, in particolare in vernacolo, durante i quali trattiamo le tematiche a noi più care, come i problemi della diversabilità in rapporto all’integrazione sociale”. Presso la sede è stato organizzato l’angolo “Spazio Teatro-Musica” dove si svolgono spettacoli e si offre la possibilità a giovani e giovanissimi musicisti del territorio di esibirsi. Arte e cultura, dunque, per abbattere le barriere architettoniche. “A tale proposito abbiamo da poco concluso un progetto di rilevamento delle barriere architettoniche presso le scuole superiori: abbiamo localizzato i punti critici come i servizi igie- usufruire dell’esenzione per le indennità di mediazione per chi si trova nelle condizioni previste dall’art. 76 DPR 30/05/2002 n° 115 e la possibilità di godere di detrazioni fiscali su parte delle spese sostenute. Che tempi richiede la procedura di mediazione? Essa va risolta in un tempo massimo di 4 mesi. Tale termine decorre dalla data di deposito della domanda di mediazione. In questo lasso temporale possono svolgersi tutti gli incontri necessari per raggiungere una soluzione. Le decisioni prese in sede di conciliazione sono vincolanti? Sì, ovviamente. Il mediatore, una volta raggiunto l’accordo, redige il verbale di conciliazione che deve essere sottoscritto da tutte le parti. Tale verbale fa stato tra le parti; se una delle parti non dovesse tenere fede agli impegni, l’altra parte ha la possibilità di richiedere al Presidente del Tribunale l’omologa di detto verbale di conciliazione e ricorrere al Tribunale per l’esecuzione del verbale che è divenuto titolo esecutivo. Qualora le parti non dovessero raggiungere alcun accordo, verrà invece redatto il verbale di fallita conciliazione e ciò consentirà alle parti di proseguire con l’azione ordinaria in tribunale. E quelle in sede di arbitrato? Sì, perché si tratta di lodi arbitrali, vere e proprie sentenze. Elisabetta Ciavarella Giacomo Teofilo nici e gli accessi alle strutture e segnalato la situazione all’amministrazione provinciale che sta intervenendo. Stiamo organizzando inoltre anche incontri nelle scuole sotto forma di spettacoli in modo da sensibilizzazione i ragazzi al rispetto delle rampe di accesso ai marciapiedi. Quello è infatti il primo problema per un disabile, poi ci sono i servizi. Persino in ospedale non ci sono stanze adatte a chi è diversamente abile. I parcheggi inoltre vengono occupati spesso da gente non disabile e questo è per noi umiliante. Alcuni luoghi di aggregazione sono accessibili, altri no. Per esempio il Teatro del Fuoco lo è, ma non i suoi servizi igienici, che risultano impraticabili. I locali del centro, infine, non sono sempre attrezzati. Purtroppo solo chi vive l’esperienza della disabilità sa cosa significa non avere libero accesso alle strutture pubbliche o anche solo ad un marciapiede”. Per provocazione e protesta lasciano sulle auto in sosta davanti alle rampe o che occupano impropriamente i parcheggi per disabili un volantino in cui reclamano il proprio diritto. La onlus apre le porte della sede di Viale Ofanto 207/I a tutti coloro che condividono la stessa doppia passione per arte e difesa dei diritti civili Per far conoscere le attività del centro “Le crune” onlus hanno organizzato un concerto che si terrà il prossimo 27 aprile alle ore 17,30 presso la Sala 2 di Città del cinema. m a r z o duemiladodici 9 10 m a r z o duemiladodici publiredazionale fashion A Foggia nasce un nuovo modo di fare il parrucchiere Avatar, quando la femminilità è di casa Cordialità, professionalità e attenzione ai costi. Così Antonio Napolitano e Gianni Labianca “coccolano” le clienti I fiori tra i capelli appena mossi dal vento richiamano alla memoria una ninfa dei boschi o la Primavera botticelliana. Che sia l’una o l’altra a campeggiare sulla gigantografia poco importa, perché ciò che colpisce è la femminilità che esplode raggiante in una miriade di colori che danno a quel viso un fascino miste- rioso e seducente al t e m p o stesso. Se con questo manifesto l’intento era quello di comunicare l’importanza per ogni donna di essere unica, Antonio e Gianni hanno centrato in pieno l’obiettivo. “Avatar hair stylist”, il loro nuovo salone al civico 26 di via Vittime Civili, è infatti la tappa obbligatoria per chi è alla ricerca di un nuovo modo di vivere la propria personalità puntando sulla chioma, per essere inconfondibili e non passare inosservati. Oltre la moda, il tempo, la tradizione e l’innovazione: questo è il motto dello staff. “Il nome Avatar – spiega Antonio Napolitano – è stato scelto per interpretare un nuovo e più moderno concetto di bellezza dei capelli. Ci prendiamo cura di tut- Lo staff di Avatar te quelle donne che si vogliono vedere migliorare senza, però, cambiare: dalla teenager alla donna matura fino a quella anziana. Insomma, di chiunque voglia sentirsi sicura nella propria femminilità. Perché la femminilità non ha età”. E per la nuova stagione lo staff propone capelli voluminosi e onde morbide per le tradizionaliste, uno sbarazzino “finto spettinato” e il “riccio selvaggio” per le più audaci. E, vera novità, anche in questa coda della stagione fredda il tanto amato “effetto bagnato” che generalmente impazza d’estate. Ma “Avatar” non è soltanto un team di esperti che si prende cura dell’immagine e della salute delle chiome in maniera competente ed utilizzando esclusivamente prodotti di qualità. Qui la cliente viene letteralmente coccolata. Vera chicca del salone è il lavaggio dei capelli. Non solo shampoo, ma anche vero e proprio relax grazie alle poltrone con massaggio shiatzu incorporato, cromoterapia e musicoterapia “all inclusive”. “Sembra di essere in Paradiso” commenta una giovane cliente. “Un toccasana per mente e corpo, dopo una settimana di continui mordi e fuggi” aggiunge una signora. E per tutto il 2012 in nessun altro salone di Capi- tanata sarà possibile usufruire di un servizio analogo a quello offerto da “Avatar”. Alla cordialità e alla professionalità, l’equipe affianca infatti una particolare attenzione ai costi. A marzo e aprile il colore costerà 14 euro anziché 28. “Organizziamo questi eventi – spiega Gianni – per andare incontro alle esigenze delle nostre clienti che in questo periodo di crisi preferiscono prestare attenzione al portafoglio”. Ma anche per combattere la piaga del lavoro nero. “Chi va a fare i capelli a domicilio – continua – penalizza fortemente noi parrucchieri perché propone prezzi con cui non possiamo competere noi che rilasciamo ricevute fiscali e paghiamo le tasse. Con questi sconti, dunque, vogliamo far capire alla gente che per spendere meno non è necessario chiamare gente in casa, tra l’altro correndo anche seri rischi per la salute. Questa è una pratica accettata soltanto da noi al sud” si lascia sfuggire. E alla fine Antonio fa una promessa. “Nei prossimi mesi ci organizzeremo per andare a prestare servizio presso le abitazioni di chi purtroppo ha difficoltà di deambulazione. E lo faremo portando non soltanto la nostra professionalità, ma anche la legalità”. La consolidata esperienza di Antonio e la verve giovanile di Gianni proiettano, dunque, Foggia nel futuro. m a r z o duemiladodici bellezza In qualsiasi gesto quotidiano le nostre mani sono le protagoniste e possono svelare molto di noi. Per questo è importante - oltre che femminile - tenerle sempre in ordine. Le antiche geishe lo sapevano bene, in quanto erano tra quei lembi di pelle che lasciavano intravedere mentre versavano il thè. Avere mani altrettanto sensuali è possibile con l’applicazione di una crema idratante quotidiana, con una scelta sapiente dello smalto ed un’occhiata alle ultime tendenze. La “French manicure”, che ha dato il via alla tendenza della ricostruzione, è ormai passata di moda. Niente più bordo bianco messo in evidenza, ma ancora utilizzo del gel: questo dona alla mano un aspetto naturale in quanto agisce come base modellante e sigillante sulla forma dell’unghia che avete scelto. Si sposano alla perfezione con questo stile una media lunghezza e una forma arrotondata. Ma la vera novità consiste nel poter associare durata e colore: con lo smalto permanente, una soluzione a metà tra il gel per la ricostruzione e un comune smalto colorato, ci si può limitare ad una manicure una volta al me- se. Infatti, con questa tecnica potrete avere mani sempre in ordine e sfoggiare il vostro smalto preferito, lucido come alla prima ap- 11 salto la prima abbronzatura. Non si sbaglia con il classico rosso, glamour e intramontabile in ogni sfumatura. Infine, se desiderate sfoggiare delle unghie con fantasie elaborate (bandiere, Gioconde, pappagalli tropicali e così via…) provate con la stampante per unghie. Esiste in commercio un software specifico completo di set: vi basta optare per la fantasia scelta ed infilare le unghie nello spazio apposito, lasciando al computer tutto il resto. I colori usati chiaramente sono atossici e specifici per que- L’arcobaleno sulle dita La classica french-manicure si evolve e lascia spazio a tecniche innovative in cui il vero protagonista è il colore plicazione. Nessuna limitazione per quanto riguarda la nail arts: sullo smalto permanente si può applicare qualsiasi decorazione sia di vostro gradimento come glitter, pietre e persino piercing. Tuttavia la tendenza di questa primavera si concentra sul colore. Dopo il multicolor, evoluzione rock della French manicure, si passa al “4 + 1”, lanciato dalla cantante Beyonce in uno dei suoi ultimi concerti. Se con il multicolor i colori a contrasto venivano stesi sull’unghia e il bordo, con l’ultima moda le nuance si alternano da un dito all’altro. Per quanto riguarda le tonalità da usare, badate che dovrete por- tarle per circa un mese e che non è più considerato alla moda coordinare lo smalto con il vestito o il trucco. Per un aspetto naturale o su una mano più matura, sono perfetti i colori che spaziano dal trasparente, al rosa pallido o albicocca, fino ai più trendy avorio o bianco puro. Per una mano più sbarazzina o per chi abbia voglia di giocare con i contrasti, via libera a tutte le tonalità del rosa fino al lilla provenzale o al porpora. Si passa poi alle sfuma- ture del blu intenso fino alle vernici metallizzate che inganno chi guarda, creando una sfumatura tra il blu scuro e il quasi nero o viola. Per queste tonalità sono in commercio degli smalti dotati di tappo con magnete: vi permetteranno di creare striature inaspettate con cui personalizzare il look delle vostre unghie. Avrete un allure primaverile se invece sceglierete colori come l’arancio, il giallo e il celeste cielo. Mentre con il dorato o il bronzo chiaro si anticipa l’estate e si mette già in ri- sto tipo di trattamento. Qualsiasi tecnica o colorazione può essere riprodotta anche per la pedicure, ricordando però di disinfettare l’arto e le unghie interessante, al fine di evitare le infezioni o le patologie più comuni. Proprio a questo fine, è preferibile rivolgersi a centri specializzati, gli unici che possono garantirvi un risultato professionale, ma che, al tempo stesso, hanno a cuore la salute delle vostre unghie. Dalila Campanile 12 m a r z o duemiladodici STRADE AL FEMMINILE Foggia fanalino di coda Sta facendo notizia l’inchiesta, ad onor del vero molto interessante, condotta da una professoressa romana di geografia (e pubblicata dal Corriere della Sera) che, intenta a svolgere delle ricerche per realizzare guide turistiche, si è resa conto che a Roma le strade intitolate a donne sono meno del 5%, percentuale che diminuisce se non si considerano nomi appartenenti alla sfera religiosa. Così ha aperto un gruppo su Facebook per raccogliere dati sulla toponomastica femminile, questa volta su tutto il territorio nazionale. Ad iscriversi al gruppo nel giro di un mese sono arrivate circa 1.500 persone che hanno postato online i dati dei propri comuni. Con risultati davvero scoraggianti. Eh sì, non bastava la discriminazione nei luoghi di lavoro o in politica, ci si mettono ora anche le strade a segnare il forte divario tra uomini e donne. Ed è così che anche a Foggia si inneggia alle quote rosa. Perché, come conferma il Corriere del Mezzogiorno, tra le province pugliesi, il nostro capoluogo è il fanalino di coda. Con il 6,1 per cento, 57 intestazioni, Bari risulta infatti essere la città record in Puglia per numero di donne a cui è intitolata una strada. Una percentuale di certo desolante ma “condannata” a brillare rispetto agli altri capoluoghi di provincia, così come evidenziato dall’esame condotto da “Gruppo toponomastica”, un manipolo sempre più numeroso di donne che, stradario alla mano, si sono messe a contare, città per città, quante e chi sono le donne omaggiate. Nella città di Foggia, su 800 strade censite, quelle intitolate a donne sono 12, per una percentuale dell’1,5%. Tra i nomi spicca quello di Marina Mazzei, archeologa foggiana, scomparsa nel 2004. Dati che dimostrano un grande pregiudizio nei confronti delle donne, fonte di una altrettanto grande discriminazione sessuale. Il passo successivo dell’iniziativa del “Gruppo toponomastica” è quello di chiedere ai sindaci di intitolare le prossime tre strade a tre donne, una conosciuta a livello locale, una a livello nazionale, e una nel mondo. Le adesioni sono già numerosissime. Tra i foggiani, ha detto sì il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi. Intanto a Bari, per celebrare l’8 marzo, le aderenti al Gruppo toponomastica hanno emblematicamente intitolato 50 strade ad altrettante donne. Irma Mecca m a r z o duemiladodici wedding planner Perché affidarsi ad una wedding planner? DI CRISTINA CUCCI WEDDING PLANNER I dettagli che fanno la differenza Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563324 13 Come avere un matrimonio perfetto, liberi dall’ansia per i preparativi dell’ultim’ora Premessa necessaria prima di trattare l’argomento è: chi è la wedding planner? E soprattutto cosa fa? L’espressione inglese Wedding Planner (letteralmente: ”organizzatore di matrimoni”) si riferisce ad una figura professionale che presta alle coppie in procinto di sposarsi la consulenza sull’organizzazione del matrimonio. In America questa figura è un vero e proprio fenomeno di costume, ma la sua presenza si sta diffondendo anche in Italia dove è sempre più richiesta per la buona riuscita del giorno tanto sognato. Visti i problemi organizzativi e, generalmente, l’inesperienza dei futuri sposi (si tende a sposarsi una sola volta!) il ruolo della wedding planner è principalmente quello di alleggerire la coppia dalle tante preoccupazioni e dallo stress, riducendo allo stesso tempo i rischi di vere e proprie situazioni di crisi. Oltre a questo compito, essenzialmente logistico, la wedding planner è anche la “coordinatrice” della cerimonia e del ricevimento, quindi colei che con la sua esperienza è in grado di accompagnare gli sposi dalla festa di fidanzamento al viaggio di nozze, pianificando ogni dettaglio del ma- trimonio. Qualcuno però si domanda il perchè affidarsi ad una professionista quando, in teoria, da sempre sono gli sposi ad occuparsi di tutto ciò che riguarda l’organizzazione del matrimonio, al massimo aiutati da genitori, amici e parenti. Quando, però, si decide di fare il grande passo, spesso non ci si rende pienamente conto di tutto quello che richiede l’intera organizzazione del matrimonio e sopratutto cosa,tra le mille idee che si hanno in testa, è realmente realizzabile. È compito della Wedding Planner trovare le soluzioni giuste su misura per gli sposi e ricercare i dettagli per un evento davvero originale e fuori dal comune, trasformando, come per magia,”il vorrei ma non posso”in “voglio e posso”! Se poi ci si sofferma a pensare all’aspetto economico, al contrario di quanto si immagini, affidare ad una Wedding Planner l’organizzazione del proprio matrimonio non è più dispendioso che farlo da soli. Ma chi si affida ad una wedding planner, da subito riconosce il valore aggiunto di un servizio che può sembrare a prima vista accessorio. Ecco, in sintesi, i vantaggi. Innanzitutto avere una “compagna speciale” che ti segue e ti consiglia per realizzare il matrimonio dei tuoi sogni. Delegare stress e inutili ansie: proprio perchè non coinvolta emotivamente, la professionista prende le distanze dagli inconvenienti e affronta con raziocinio anche le situazioni più stressanti. Risparmiare tempo prezioso ed energie: grazie ad una perfetta organizzazione degli incontri con i fornitori, la wedding planner aiuta gli sposi a scegliere con calma, valutando soluzioni diverse. Risparmiare denaro: sia perchè gli sposi vengono aiutati nella costruzione di un budget, sia perchè a loro vengono sottoposte proposte diverse in base alle esigenze. Tante idee originali e uniche studiate ad hoc per gli sposi, dall’abito al ricevimento. Risultato perfetto: la wedding planner presente durante tutta la cerimonia dalla chiesa al luogo del ricevimento, coordina i vari fornitori perchè tutto avvenga senza intoppi dell’ultima ora. Ultimo ma più importante, dopo tanta fatica, godersi e gustarsi il giorno più bello della vostra vita! Quindi, dolce futura sposa: se aspiri a realizzare un progetto già chiaro nella tua mente, se desideri che le tue nozze siano fiabesche, classiche o “bizzarre”, se sogni una cerimonia“particolare”con atmosfera surreale che rimanga nella memoria di chi vi ha partecipato, non puoi fare a meno di una Wedding Planner. E se invece non sai ancora ciò che vorresti per le tue nozze, niente allarmismi, una brava wedding planner saprà regalarti comunque una cerimonia personalizzata, originale ed esclusiva. Partendo da semplici indizi, come un colore preferito o un luogo o un oggetto, ti realizzerà un matrimonio da sogno. Basta sapere che esistono vari modi per chiedere l’aiuto di una Wedding Planner: solo per il progetto del vostro matrimonio, per uno o più aspetti, per il coordinamento della regia del vostro evento, o per un servizio completo dalla A alla Z. La wedding planner svilupperà, sotto la guida degli sposi, un progetto di matrimonio su misura, seguendo le idee degli sposi, con la scrupolosità di un’amica fedele e la razionalità di una guida esperta. A voi sposini non resterà altro che godervi spensierati la festa! 14 m a r z o duemiladodici alimentazione Mangiare adagio e mangiare sano A tavola... passeggiamo! È importante consumare i pasti con calma Per riscoprire davvero i sapori e coccolare noi stessi Il modo migliore per resistere allo stress è occuparsi di se stessi. Ognuno poi trova la sua ricetta magica: c’è chi fa meditazione ogni mattina, chi invece, tornato a casa dal lavoro, non può fare a meno di un bagno caldo per distendere i nervi. Resistere allo stress significa anche mangiare nel modo più corretto mettendo l’organismo nelle condizioni migliori per funzionare al meglio. Forti della nostra tradizione culinaria nazionale, abbiamo ormai imparato che mangiare abitualmente pasta, pane, legumi, carne, pesce, verdura e frutta, il tutto sapientemente condito col sanissimo olio d’oliva, è il non plus ultra per preservare il nostro corpo e la nostra linea. Ma se mangiare sano è importante, non meno importante è il “come” mangiare. Mentre fioriscono associazioni che inneggiano allo slow food ed elogiano la lentezza, i ritmi della maggior parte di noi continuano ad essere forsennati. Accade così che troviamo lo spazio adeguato per il parrucchiere o per lo smalto o per aggiornare il nostro profilo on line, ma ci ostiniamo a pensare che per mangiare bastino dieci minuti. Risultato? Siamo poco attenti al gusto del cibo e degli abbinamenti e non cogliamo il senso di sazietà o le reali necessità nutrizionali che il nostro corpo continua a sussurrarci. Aggiungiamo che spesso il nostro pasto veloce e distratto è innaffiato da bevande industriali molto zuccherate, energetiche o da alcolici. Allora basta. Time out, please! Uno stop, un momento di stacco e di silenzio per ripartire più sereni: l’alimentazione può darci an- che questo, ma dobbiamo dimenticarci per un attimo le pazzie dell’Occidente frenetico e riscoprire lentezze e pause di un approccio più misurato. Riprendiamoci il nostro tempo e almeno una volta al giorno, per il pasto che preferiamo o, semplicemente, per quello a cui possiamo dedicare più tempo, pensiamo a cosa mangiare, come prepararlo, condirlo e gustarlo. Sediamoci e rivolgiamo la nostra energia a cibi veri, accostati gli uni agli altri con gusto e fantasia e che ci aiutino a far scivolare via le tensioni di questa vita complicata. Almeno a tavola…passeggiamo! Facciamo attenzione al sale e allo zucchero: ne usiamo troppo. Solo se iniziamo a controllare questi esaltatori del gusto, scopriamo la truffa perpetrata a danno del sapore. Infatti, un cibo contraffatto e forzatamente arricchito richiede poca attenzione perché colpisce le papille gustative con la violenza di un evidenziatore fluorescente. Non trascuriamo l’atmosfera: usiamo piatti veri e bicchieri di vetro, coltelli che tagliano e forchette che infilzano. E se usassimo anche il servizio buono qualche volta, invece di lasciarlo nel buio del mobile? Quando cuciniamo poi, prendiamo l’abitudine di preparare in abbondanza, risulterà rilassante avere una porzione già pronta per il pranzo successivo. Le buone abitudini possono essere costruite… un po’ per volta. Emanuela Cafaro Relax senza chimica Il cibo deve essere nostro amico poiché entra a far parte di noi e quindi deve essere integro e buono. La natura ci offre generosamente una straordinaria varietà di alimenti sani che in più aiutano a distenderci e che possono trasformare il momento del pasto in un momento di piacevole relax. Acqua, spremute, succhi non zuccherati, tisane alla frutta o alle erbe, latte caldo o il brodo di pollo della nonna, assaporati in tutta la loro fragranza, ci riportano concentrati su di noi, tenendo fuori frenesie e rumori. Per i nostri primi piatti scegliamo cereali integrali: il cereale è magico, bisogna masticarlo bene, con attenzione altrimenti l’intestino può risentirne. Inoltre prende bene il condimento nelle sue superfici rugose e ci restituisce un gusto più pieno. Variamo il nostro menù, ricordando che oltre alla carne, c’è il buon pesce, le uova e i formaggi. I vegetali consumiamoli quando è possibile crudi, ben lavati e con la buccia. Privilegiamo gli alimenti ricchi di magnesio, considerato indispensabile per il corretto utilizzo dell’energia. Le bietole ad esempio, sono la scelta migliore. Sì anche agli asparagi, fonte naturale di triptofano che serve come base per la creazione di serotonina, l’ormone del buonumore. Come dolce scegliamo il puro cioccolato fondente, una scossa di energia per il cervello ed un toccasana per l’umore. e.c. Ricette antistress Tagliata di tonno Ingredienti per due persone: - 400 g di tonno - 1 cucchiaio abbondante d' olio d'oliva extravergine - 2 cucchiai di aceto balsamico e il succo di mezza arancia per la salsina le con la salsina appena preparata. Preparazione: Fai scaldare l'olio in una pentola con il fondo spesso e i bordi alti, poi unisci il tonno e copri il recipiente (non del tutto) con il coperchio. Fai rosolare 3 minuti per parte, spegni il fuoco e copri il recipiente completamente, lasciando riposare per un paio di minuti. Sbatti ora gli ingredienti per la salsina. Taglia il tonno a fette di 1 cm di altezza, mettile sui piatti di servizio e condisci- Il consiglio in più Se lo stress ti provoca fasi alterne di ansia e malumore, aggiungi alla tua ricetta qualche scaglia di mandorla, cibo riequilibrante dell'umore grazie anche al suo contenuto di magnesio. E per completare, spolverizza con prezzemolo fresco tritato, ricco di vitamina C antiossidante, utile per sostenere il lavoro delle surrenali affaticate dallo stress. Fusilli ricotta zafferano e guanciale Lo zafferano è l'ingrediente principale di questa ricetta, ricca di carboidrati e di calorie.Lo zafferano è utilizzato sia in cucina che in diversi prodotti medicinali, grazie alle sue proprietà benefiche contro lo stress, la depressione e l'ansia. Ingredienti per 4 persone • 100 gr di guanciale di maiale • 2 cucchiai di olio di oliva • 500 g di fusilli • Pepe, Sale q.b. • 250 gr di ricotta • 1 bustina di zafferano Preparazione: In una padella antiaderente fate scaldare l’olio e quindi rosolate il guanciale tagliato a stri- scioline finissime. Parallelamente cuocete la pasta in abbondante acqua salata, aggiungete due cucchiai di acqua di cottura bollente al guanciale e unite lo zafferano. Dopo aver scolato la pasta, giratela nella padella insieme al guanciale e alla ricotta. Aggiustate sale e pepe e quindi servite. m a r z o duemiladodici architetto È l’ambiente della casa oggi più rivalutato. Un vero salotto del benessere 15 DI ANGELICA RUBERTO ARCHITETTO Non chiamatelo semplicemente bagno Rivestimenti e sanitari: come sceglierli tra funzionalità e ricercatezza Una lettrice scrive a 6Donna chiedendo dei consigli su come ristrutturare i due bagni della sua nuova casa. Il bagno è un ambiente della casa che, nel corso degli anni, ha assunto sempre maggiore importanza; infatti quando pensiamo ad esso è sottinteso il concetto di benessere. In origine si è partiti a considerare il bagno come luogo per l’igiene e la cura del corpo, per arrivare oggi a vederlo come salotto del benessere per l’individuo che ne cura i particolari estetici e qualitativi. Quando decidiamo di rinnovare questo salotto, dobbiamo fare i conti con svariate problematiche come quelle della scelta di impianto idraulico, rivestimenti, sanitari, rubinetterie, nonché informarsi, prima di cominciare, se ci sia o meno bisogno di permessi per apportare tali modifiche. Come architetto vi consiglio di non creare il vostro bagno con accesso diretto da locali che non siano della zona notte come cucine e soggiorni; di solito un bagno comune è accessibile da un disimpegno. E attenzione alle aperture di questo locale, di solito almeno un bagno della casa deve avere una finestra apribile su spazi esterni e la finestra deve avere una grandezza opportunamente dimensionata; è possibile costruire bagni senza finestra se esiste già un altro con finestra; nei bagni ciechi è obbligatoria per legge l’evacuazione dei vapori con adeguato aspiratore e canna di esalazione fino al tetto. La fase più importante per la ristrutturazione del vostro bagno è la scelta dei sanitari. Lavandini, bidet, vasi e docce si realizzano comunemente in ceramica vetrificata, ma in commercio le alternative non mancano: acciaio inox, materiali acrilici, vetro float, pietre e tessere di mosaico si propongono per dare un nuovo aspetto ai nostri bagni. Ultimamente hanno avuto un successo enorme i sanitari ricoperti da tessere di mosaico: creano effetti di luce simili ad un diamante rendendo l’ambiente più luminoso e, soprattutto, ricordano molto, anche nella scelta dei colori, le spa turche. I modelli dei lavabi comunemente pro- posti sono quelli a colonna in cui la conca poggia su una colonna in ceramica. Quest’ultima è ferma sul pavimento e maschera lo scarico. Il modello più richiesto negli ultimi tempi è quello sospeso: il lavabo viene fissato al muro mediante delle staffe, lasciando vuota la parte sottostante. Il water può avere lo scarico a pavimento oppure fissato a parete, per lasciare libero lo spazio sottostante. I water possono avere in dotazione la cassetta dello scarico d’acqua, in plastica o in ceramica, che viene appoggiata alle spalle del sanitario. L’alternativa allo scarico a vista è la cassetta inglobata e nascosta nella parete, comandata da pulsanti per lo sciacquo. Per il risparmio sui consumi dell’acqua esistono le cassette Dual Flush, 9/4 litri a seconda delle esigenze, oppure Start and Stop, che permettono l’interruzione del flusso di carico. Le stesse caratteristiche sono valide anche per i bidet. Bisogna stare attenti alla distanza tra vaso e bidet che non dovrebbe mai essere inferiore ai 18 cm, in modo da consentire un comodo e corretto uso degli elementi. Per le vasche, i modelli in commercio si possono distinguere in varie tipologie. Le esterne, rifinite per essere “a vista”, possono essere in ghisa smaltata, anche dipinte, appoggiate su piedini di forma Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563324 tondeggiante. Ne esistono anche di più moderne, con forme lineari, predisposte in un unico blocco per l’idromassaggio. Adatte per bagni piccoli sono le vasche combinate, utilizzabili anche come doccia, grazie al sistema di idrogetti posizionato verticalmente, in un’apposita colonna. Queste vasche presentano una parte chiudibile in cristallo di sicurezza o materiale plastico più o meno trasparente. Anche per il rivestimento, le scelte di materiale, formati e tipi di posa sono molteplici: i più usati rimangono la ceramica bicottura e il mosaico, il quale consente diverse miscele di colori e la riproduzione di particolari disegni o motivi. Il rivestimento in bagno può avere altezze differenziate, per evitare gli schizzi d’acqua che possono danneggiare le pareti; la zona impermeabilizzata deve superare l’altezza dei rubinetti e dei sifoni. 16 m a r z o duemiladodici salute In Italia colpisce il 15-20% delle coppie A CURA DELLA FARMACIA SANTA RITA Infertilità femminile e maschile Spesso le cause sono legate a abitudini e stili di vita errati, facilmente modificabili L'infertilità è definita come la mancanza di concepimento dopo 12 mesi di rapporti liberi non protetti. Il fenomeno, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce nei paesi industrializzati, come l'Italia, il 15-20% delle coppie. Tuttavia, prima di sottoporsi ad indagini mediche invasive e a pesanti cure ormonali, si può sicuramente fare qualcosa per migliorare la fertilità. Spesso dipende da abitudini di vita errate che possono essere modificate. Il fumo, l'obesità o l'eccessiva magrezza, le infezioni sessuali e l'abuso di alcool sono tutti fattori che compromettono la fertilità, sia femminile che maschile. Il fumo nell’uomo, oltre a danneggiare il sistema cardiovascolare, crea danni specifici all’arterie che irrorano il pene, e nelle donne, oltre all’infertilità, determina anche menopausa precoce e rischio di aborto spontaneo o parto prematuro. Importantissima è la dieta corretta, una donna normopeso avrà più possibilità di avere una gravidanza di una donna che ha problemi con il peso, sia che questo sia troppo, o troppo poco. Questi squilibri non solo influiscono sull'ovulazione ma, in caso di gravidanza, possono creare complicazioni, come il diabete gestazionale e la gestosi. Anche per l'uomo il peso deve essere tenuto sotto controllo. L'obesità nell'uomo produce un aumento di estrogeni che determina una minore produzione di spermatozoi e ne rallenta la mobilità. L'alcool può ridurre la qualità degli spermatozoi nell'uomo e la fertilità nella donna e può, inoltre, aumentare il rischio di un aborto spontaneo. Altre cause nell'uomo possono essere: gli anabolizzanti, utilizzati da molti sportivi, le radiofrequenze emesse dal cellulare,( per cui è consigliabile non tenere sempre il telefonino nella tasca dei pan- taloni), le alte temperature, per chi, ad esempio, lavora con la continua esposizione del corpo al calore; o chi trascorre molte ore al volante di un automezzo. Altre cause specifiche di infertilità femminile sono: le disfunzioni ormonali della follicolo genesi e dell'ovulazione, le patologie anatomiche e funzionali delle tube, l’endometriosi, le infezioni pelviche acute o croniche, i problemi immunologici. Per alcune di queste disfunzioni, possono essere di aiuto degli integratori a base di inositolo ed acido folico, che si sono dimostrati in grado di migliorare il profilo metabolico ed ormonale della donna. La fertilità maschile dipende da un' adeguata produzione di spermatozoi da parte dei testicoli, dalla libera circolazione del liquido seminale nelle vie genitali maschili, e da un adeguato deposito degli spermatozoi all'interno della vagina della donna. Quando questi parametri sono alterati si può avere: oligospermia, ovvero diminuizione del numero degli spermatozoi; oligoastenospermia, ovvero diminuizione del numero e della motilità; oligoastenoteratospermia, diminuzione del numero, della mo- Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 tilità e presenza di forme anomale degli spermatozoi; azoospermia, assenza totale degli spermatozoi. Nel trattamento dell'infertilità maschile vengono utilizzati degli antiossidanti, sostanze che contrastano l' eccesso di radicali liberi e che agirebbero riducendo i danni al DNA dello sperma, come: L-Carnitina, LAcetilcarnitina, L-Arginina, CoenzimaQ, vitamina C, sali minerali. Un' alimentazione sana e variata, uno stile di vita appropriato e, quando è necessario, un'integrazione con antiossidanti, sono i requisiti essenziali per mantenere una buona fertilità, senza però dimenticare che anche periodiche visite di controllo dal medico sono uno strumento di prevenzione efficace: molti casi di infertilità maschile hanno origine da patologie uro-genitali che possono essere facilmente risolte con una visita medica e la relativa cura. m a r z o duemiladodici PEDIATRA Non solo problemi di fegato DI ALESSANDRA MARINARI Transaminasi elevate Una malattia del fegato può essere identificata in seguito al riscontro occasionale di aumento dei livelli sierici delle transaminasi (AST, aspartato aminotransferasi; ALT alanino aminotransferasi), anche in assenza di sintomatologia clinica. Poichè le transaminasi sono enzimi intracellulari presenti in diversi tessuti (fegato, cuore, muscolo scheletrico, tessuto adiposo, cervello, rene, etc.), un rialzo delle transaminasi nel siero può essere anche la spia di patologie extra-epatiche. Numerose sono le possibili cause di ipertransaminasemia in età pediatrica: infettive, autoimmunitarie, genetico-metaboliche, biliari, nutrizionali (celiachia, obesità), da farmaco-tossicità, da patologia extraepatica. A fronte della molteplicità delle etiologie, il quadro clinico è in alcuni casi poco specifico, per cui ne possono derivare un notevole impegno diagnostico ed un alto rischio di effettuare eccessive indagini con costi Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Possono essere il sintomo, oltre che di epatiti, anche di malattie muscolari e colestatiche elevati. È pertanto opportuno valorizzare al massimo l’anamnesi e l’esame obiettivo per una ricerca mirata della causa. Talvolta alcuni segni clinici, suggestivi di specifiche entità, possono sfuggire se non specificamente ricercati. Tra le cause extraepatiche di ipertransaminasemia, si richiama l’attenzione sulle patologie muscolari e, in particolare, sulle distrofie muscolari che possono essere clinicamente silenti nei primi anni di vita. Il dosaggio dei livelli sierici di creatinkinasi (CK) consente di individuare agevolmente le ipertransaminasemie di origine muscolare. L’ipertransaminasemia può anche costituire il primo segno di malattie colestatiche perchè in al- cune di esse, soprattutto nelle fasi iniziali, l’ittero (la colorazione giallastra della pelle, delle sclere e delle mucose causata dall’eccessivo innalzamento dei livelli di bilirubina nel sangue) può mancare. In questi casi è di ausilio il dosaggio dell’enzima gamma glutamiltranspeptidasi (GGT) che è un indice sensibile di patologia biliare. Una corretta identificazione della causa dell’ipertransaminasemia è importante perché per alcune entità sono disponibili interventi terapeutici efficaci. Inoltre, nei casi in cui è in gioco un’eziologia infettiva l’identificazione dell’ipertransaminasemia può consentire di avviare le opportune misure preventive atte ad evitare il contagio dei contatti. Nei casi ad eziologia genetico/metabolica la diagnosi può consentire il consiglio genetico. Un lieve aumento delle transaminasi si può verificare in corso di episodi infettivi intercorrenti e risolversi in breve tempo. È anche vero però che malattie epatiche croniche quali, ad esempio, le epatiti croniche virali ed alcune forme di epatite autoimmune possono decorrere con modesta ipertransa- L’importanza del dialogo come condivisione SOCIOLOGA DI FRANCESCA CIOCIOLA Comunicare in famiglia Il genitore che ascolta compie il primo passo verso una comunicazione efficace Sociologicamente parlando la famiglia rappresenta quella struttura sociale o gruppo i cui membri sono uniti fra loro da legami di parentela, affetto, filiazione, matrimonio o adozione, condividendo o no lo stesso ambiente domestico. La famiglia svolge un’importante funzione di socializzazione ed educazione in quanto rappresenta il primo ambiente sociale in cui il singolo individuo è inserito. È il primo gruppo con cui si entra in contatto, è quello spazio in cui è possibile progettare la propria esistenza attraverso il confronto e la comunicazione con persone con cui si hanno relazioni significative. Nell’evoluzione della progettualità familiare gioca un ruolo fondamentale l’utilizzo di una comunicazione finalizzata allo scambio di contenuti educativi, relazionali, culturali e sociali che danno vita, nel lungo periodo, a comportamenti sani, riapplicabili nella società. Comunicare vuol dire mettersi in relazione con l’altro, comprendere i comportamenti di chi si ha di fronte, condividere ed in taluni ca- si influenzare ed essere influenzati. Trasportato nella sfera fam i l i a r e , comporta che genitori e figli si dispongano gli uni verso gli altri con un atteggiamento aperto al dialogo basato sulla condivisione e l’ascolto. Ascoltare significa fare in modo che chi parla si senta accolto e libero di esprimersi senza subire accavallamenti di voce e espressioni di dissenso di chi, dall’altra parte, ha il solo ruolo di recepire e riflettere sul messaggio. Il genitore che tace e ascolta compie il primo passo verso una comunicazione efficace, contribuisce allo sviluppo dell’autonomia e dell’autostima dei propri figli perché spinge a parlare e ad esprimere le proprie idee, i propri bisogni, le proprie difficoltà gettando così le basi per un dialogo chiaro, solido e duraturo. L’apertura al dialogo è un aspetto fondamentale per l’unione familiare. E’ importante che i geni- minasmia (protratta o fluttuante) in assenza di sintomatologia. Tali evenienze costituiscono pertanto una difficoltà nell’approccio diagnostico al bambino con ipertransaminasemia. Un altro parametro da valutare è quello della durata. Se un’ipertransaminasemia dura più di 6 mesi è con molta probabilità espressione di una patologia cronica del fegato. Occorre comunque tener presente che non sempre si può attendere tale termine, in quanto alcune epatopatie –in assenza di terapia- possono avere un decorso così grave in tempi brevi da mettere a rischio la sopravvivenza. E’ questo, ad esempio, il caso dell’epatite autoimmune e di alcune epatopatie metaboliche quali il morbo di Wilson. Obbligatoriamente nei casi di aumento severo delle transaminasi e, comunque, ogni qualvolta si sospetti un interessamento epatico significativo, conviene valutare la funzionalità del fegato attraverso la determinazione dei parametri emocoagulativi (tempo di protrombina, tempo di tromboplastina parziale attivato), dell’albuminemia, dell’ammoniemia, della glicemia. tori creino situazioni in cui è possibile condividere le proprie esperienze, momenti in cui si racconta quanto è accaduto durante la giornata. Tutto questo concorre alla formazione di un gruppo famiglia armonico e sereno con membri emotivamente più equilibrati e socialmente più maturi. Comunicare bene comporta fatica interiore e spesso implica uno sforzo, richiede calma e consapevolezza. E’ una forma di educazione che va costruita quotidianamente, con pazienza e attenzione, considerando che per capire l’altro ed instaurare una comunicazione efficace non è sufficiente usare in modo corretto le parole ma è importante porre attenzione anche agli scambi non verbali. Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Tutto, in fondo, è comunicazione: essa non è un semplice scambio di parole ma è soprattutto scambio di emozioni e sensazioni trasferite attraverso il tono della voce, i movimenti del corpo, i gesti, lo sguardo. Se ci rendessimo conto dell’effetto di ciò che diciamo e di come lo esprimiamo saremmo più attenti alle parole, al tono e ai gesti, adattando il nostro linguaggio alla sensibilità di chi ci ascolta. La famiglia è una realtà complessa, in continua mutazione a causa dei cambiamenti della società. Chi ha il duro compito di educare deve essere flessibile e pronto a cambiare le modalità comunicative adottate. Genitori e figli si trovano continuamente a dover affrontare problematiche nuove. È solo grazie al dialogo e all’ascolto che questi momenti diventano occasioni di crescita per l’intero nucleo familiare. Un’adeguata comunicazione fatta di chiarimenti e condivisioni fa sì che i diversi punti di vista e le differenze caratteriali diventino risorse importanti per trovare soluzioni che fanno crescere e stare bene insieme. 17 in poche parole Igiene a rischio I batteri nei bagni si trovano dappertutto, sul water, le maniglie, le rubinetterie, i pavimenti, le porte… Ma per quanto riguarda i batteri presenti nelle toilettes pubbliche, esistono delle differenze di specie per quelli delle donne e quelli degli uomini. Lo rivela il Corriere della Sera, grazie ad una ricerca condotta da Gilberto Flores e Noah Fierer dell’Università del Colorado, pubblicata sulla rivista PLoS One. Nei bagni pubblici, che siano in un ristorante, su un treno o in un bar, vivono miliardi di batteri di tutte le specie. Tutto, per quanto possa essere pulito e disinfettato, è in realtà, zeppo di germi. I due ricercatori hanno raccolto campioni da tutte le superfici di dodici toilettes pubbliche, per metà dedicate agli uomini e per metà alle donne. Li hanno quindi analizzati con sofisticati metodi di sequenziamento genetico per identificare le specie dei batteri presenti. Grazie ad avanzate tecniche di ricerca è stato possibile capire da quale fonte arrivassero i germi; ad esempio se dalla pelle, dalle urine o dal terreno. La comunità più svariata si trova soprattutto sul pavimento, perché su questo livello si trovano anche i batteri provenienti dalle scarpe. Inoltre la nostra pelle risulta essere il veicolo più efficace per trasportare i germi nei bagni pubblici, soprattutto sugli oggetti che tocchiamo abitualmente. Ma ci sono delle significative differenze tra i bagni delle donne e quelli degli uomini; questo accade non perché il gentil sesso sia più pulito, bensì perché nelle toilettes femminili si trovano molti lattobacilli derivati evidentemente dalle urine. Alcuni dei batteri poi, ad esempio gli enterobatteri o lo Stafilococco aureo presente sulla pelle, sono patogeni e possono perciò essere trasmessi da una persona all’altra, semplicemente toccando le superfici dei bagni pubblici. Metodi efficaci e precisi come quelli adoperati in questa ricerca, possono risultare utili per “tracciare” la trasmissione dei batteri e per verificare le pratiche di igienizzazione. Non resta dunque che seguire elementari e protettive norme igieniche quando si entra in un bagno pubblico, evitando di sfiorare le superfici, lavando accuratamente le mani e cercando di non toccare la maniglia all’uscita. Elisabetta Ciavarella 18 m a r z o duemiladodici in poche parole Colpa dello stress Se i sistemi immunitario e di guarigione del corpo umano possono guarire ogni problema di salute, allora ciò che disattiva quei sistemi deve per forza essere la singola causa di ogni disturbo e malattia. Secondo le ricerche pubblicate nel 1998 presso la Stanford University Medical School dal dottore Bruce Lipton, eminente e notissimo biologo cellulare (notizia di recente diffusa dal sito web www.scienzaeconoscenza.it) lo stress rappresenta la causa di almeno il novantacinque per cento dei disturbi e delle malattie. Il dottor Lipton afferma che il restante cinque per cento ha origini genetiche ed è stato causato dallo stress presente in qualche punto della discendenza genetica di quella persona. Perfino il Governo Federale Statunitense, mediante il Centers for Disease Control (CDC), un ente per il controllo delle malattie, afferma sul suo sito che il novanta per cento di tutte le malattie e patologie è collegato allo stress. Praticamente quasi ogni fonte autorevole che si possa menzionare, quali le Università di Harvard, Yale, Vanderbilt e la Mayo Clinic, concorda con questo, e la lista continua. È particolarmente degno di nota ciò che afferma la Harvard Medical School sul proprio sito: «Una eccessiva quantità di stress che si prolunga per troppo tempo crea quello che è noto come “stress cronico”, che è stato correlato alle patologie cardiache e all’infarto, e che può esercitare un influsso anche sul cancro e sulle malattie respiratorie croniche. Inoltre, la malattia è solo la punta dell’iceberg. Lo stress influisce sulla persona anche emotivamente, rovinando la gioia che si trae dalla vita e dai propri cari». E come ha affermato il resoconto della Harvard Medical School, la malattia è solo una manifestazione di stress, la fonte che influisce anche su altre problematiche, quali le questioni relazionali, di rendimento o di successo. Lo studio evidenzia l’importanza della ricerca dell’origine del proprio stress e la sua guarigione che determina il miglioramento dei rapporti umani e la condizione esistenziale. In base a queste ricerche dunque, più del novanta per cento delle persone che prima di sottoporsi al test dello stress dicono di non essere stressate è effettivamente sottoposta a stress psicologico secondo i risultati dei test. Molti degli studi, condotti da varie scuole e facoltà di medicina, affermano proprio questo: ciò che stressa una persona non provoca stress a un’altra. Dipende dalla propria programmazione “interna”. Irma Mecca Il presupposto della tassa è l’occupazione di uno o più spazi IVA sulla Tarsu La tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, c.d. TARSU, è disciplinata dal D. L.vo 507/1993 e s.m.i.. La tassa è applicata dal Comune sulla base del costo totale del servizio di raccolta e dell’attività di smaltimento, usando come parametro la superficie dei locali di abitazione e di attività dove possono avere origine rifiuti di varia natura. Il presupposto della tassa è l’occupazione di uno o più spazi, adibiti a qualsiasi uso e giacenti sul territorio del comune dove il servizio di smaltimento rifiuti è reso in maniera continuativa. Quindi, il presupposto impositivo non è il servizio prestato dal comune, ma la potenziale attitudine a produrre rifiuti da parte dei soggetti detentori degli spazi. Tale presupposto dà a questa tassa natura di imposta anziché di tassa. Un altro elemento che lascia propendere verso la natura di tributo è dato dal fatto che la Tarsu L’intervento della Corte Costituzione non abroga la norma che fissa al 10% rendendo così impossibili i rimborsi non è soggetta a IVA. Chi detiene o occupa a qualsiasi titolo un immobile o una superficie operativa deve presentare una denuncia ai fini dell’applicazione della Tarsu, dichiarando la superficie dell’immobile, l’uso a cui è destinato, i dati catastali oltre ai suoi dati personali. Sono esenti dal pagamento del tributo gli immobili che per loro natura non possono produrre rifiuti perché in obiettive condizioni di inutilizzabilità che devono essere denunciate e dimostrate con idonea documentazione dal detentore o proprietario. L’Ente territoriale ha l’onere di stabilire, con apposito regolamento, le tariffe che devono applicarsi a ciascuna categoria dei beni tenendo conto dell’uso e della destinazione degli stessi. Le categorie possono essere suddivise in due gruppi principali: gli immobili a uso domestico e quelli ad uso non domestico. Un negozio sarà inserito nella categoria “non domestico”, mentre in quello “domestico” andranno le abitazioni o i box se pertinenze delle abitazioni stesse. La tariffa, applicata al metro quadro deve tene- re conto della tipologia e potenziale quantità di rifiuto prodotto. Ad esempio al supermercato e/o al negozio di frutta e verdura o alla pescheria dovrà di norma applicarsi una tariffa più alta rispetto all’abitazione. La commisurazione della tassa non è legata all’effettiva produzione di rifiuti, ma alla superficie netta calpestabile dell’immobile. Non sono soggetti alla Tassa Rifiuti Solidi Urbani i rifiuti definiti tossico-nocivi che devono essere smaltiti a carico del produttore con apposite ditte che provvedono allo smaltimento di questi rifiuti pericolosi. Con la sentenza n. 238 del 24 lu- Quando la moneta è un lontano ricordo Attenzione alle frodi informatiche. Ecco come difendersi Quattro sono le tecniche più utilizzate per acquisire illecitamente attraverso l’uso di internet i numeri delle carte di credito. La prima tecnica, anche se meno frequente, consiste nell’intercettare il numero durante una transazione conclusa, ovviamente, in rete, nel momento del passaggio dell’informazione dal consumatore al venditore. La seconda, quella più usata, consiste nella violazione dei database di chi vende servizi o prodotti via Internet, per accedere ai nume- ri delle carte di credito conservati e memorizzati. In questo caso, la principale responsabilità è spesso dello stesso venditore che non si dota di efficaci strumenti e software di protezione dei dati presenti nel proprio database. La terza tecnica prende il nome di “credit card cramming”, ovvero l’acquisizione del maggior numero possibile di dati e numeri di carte di credito, attraverso raggiri o comunque comportamenti scorretti. In particolare si tratta di una pratica di avvio delle tariffe per una carta di credito senza il consenso espresso del suo titolare. In alcuni casi, il titolare della carta di credito può avere qualche legame passato con il soggetto che avvia la carica, ma non autorizzare la specifica operazione. In altri casi, invece, si avviano piccoli acquisti non autorizzati dopo aver ottenuto illegalmente i dati della carta (ad esempio, capita che venga richiesto il numero della carta di credito con la scusa di verificare la maggiore età dell’utente prima di autorizzare l’accesso a qualche sito, specie se trattasi di siti per adulti). Può però anche accadere che le stesse imprese, dopo es- DI PALMA RUBANO Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 glio 2009, la Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi in materia di tasse per lo smaltimento dei rifiuti, ha affermato l’illegittimità dell’applicazione dell’Iva sulla Tarsu. Difatti, la Corte ha affermato che “…… omissis … Non esiste, del resto, una norma legislativa che espressamente assoggetti ad Iva le prestazioni del servizio di smaltimento dei rifiuti”. In virtù di quanto detto, tutti quei contribuenti che abbiano pagato l’Iva sulla Tarsu hanno diritto a chiedere la restituzione di quanto indebitamente pagato. In ogni caso, però, ad oggi non è stata espressamente abrogata né dalla Corte Costituzionale né dal Parlamento la norma che fissa al 10% l’aliquota Iva sulle prestazioni di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani contenuta nella normativa sull’IVA. Si precisa, inoltre, che il Ministero dell’Economia e delle Finanze, con Circolare n.3/DF, prot. 23418 dell’11/11/2010, ha confermato la natura non tributaria della Tariffa prevista dall’art. 49 del DPR n. 22 del 1997 cui va applicata l’interpretazione autentica contenuta nell’art. 14, comma 33 del DL n. 78 del 2010 convertito in Legge n. 122 del 2010. A fronte di quanto sopra, si evidenzia che l’orientamento dominante è quello di continuare ad assoggettare la tariffa all’aliquota agevolata IVA del 10%. MOVIMENTO CONSUMATORI Internet e carte di credito Argomento di grande attualità in tema di frodi informatiche è quello relativo all’utilizzo delle carte di credito, proprio in virtù del ruolo assunto da tali strumenti di pagamento nelle transazioni. AVVOCATO sere fallite, cessano la loro attività su Internet e traggono profitti dalla vendita dei dati raccolti durante lo svolgimento della loro attività sul web. La quarta tecnica, infine, prende il nome di “carding matematico”. Esso consiste nella “la produzione di numeri di carte di credito verosimili, attraverso programmi che utilizzano particolari algoritmi, capaci di riprodurre la numerazione usata dalle principali società emittenti di carte di credito. COME TUTELARSI? Ecco alcuni utili semplici ma importanti suggerimenti e comportamenti da adottare. Il consumatore utente dovrebbe innanzitutto verificare che il brow- DI ROSANGELA LORISO Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 ser di navigazione sia impostato in modo da ricevere le notifiche dei messaggi inerenti alla sicurezza; dovrebbe poi verificare che il fornitore abbia un recapito fisico reale e non solo una e-mail; dovrebbe inoltre affidarsi principalmente a società e fornitori che fanno ricorso ad un sistema di protezione moderno ed efficiente delle comunicazioni con i loro clienti; infine, dovrebbe stampare e conservare una o più copie dell’ordine effettuato. Per quanto riguarda, invece, i venditori via Internet, per evitare truffe dovrebbero in primo luogo non accettare alcun ordine se non fornito di tutte le informazioni richieste (compreso numero di telefono e indirizzo). Non dovrebbero inoltre accettare ordini che provengono da indirizzi di posta elettronica gratuiti a meno che il potenziale cliente fornisca anche un indirizzo fisico. Lo scopo di tali piccole accortezze è quello di non accettare ordini che provengono da provider non affidabili. In caso di dubbi, inoltre, si dovrebbe sempre richiamare il numero di telefono che compare nell’ordine compilato per ottenere conferma. Infine, bisognerebbe verificare da dove proviene la richiesta di fornitura del prodotto, facendo particolare attenzione ai Paesi dell’Est Europa che presentano un altissimo livello di contraffazione. m a r z o duemiladodici Il rovescio della medaglia nel post partum Baby blues e depressione Dalla normale debolezza emotiva ad una patologia vera e propria Dopo un’attesa durata un tempo infinito ed alimentata da desideri, sogni, speranze, paure, dubbi ed angosce, il figlio tanto atteso è finalmente tra le nostre braccia. Possiamo stringerlo al cuore, coccolarlo, tuttavia, nel giro di due-quattro giorni, il nostro stato d’animo comincia a mutare. La neo-mamma si sente triste, viene improvvisamente assalita da crisi di pianto, è pervasa da un senso di astenia profonda, di svuotamento, a volte è disorientata. Cosa sta succedendo ? Si chiama baby blues, o “Sindrome del Terzo Giorno”, o “Sindrome Depressiva Transitoria Puerpuerale”. Comunemente ed a torto definita “depressione post-partum”, in realtà si tratta di una fase transitoria di psico-labilità emotiva. Cosa succede alla neo-mamma immediatamente dopo la nascita del suo bambino si può spiegare, precisando subito che la gravidanza non finisce con il parto, bensì si protrae al trimestre successivo, che si definisce perpuerio (in media le sei-otto settimane post-partum), ed è una fase di adattamento durante la quale la donna subisce nuovi riarran- giamenti metabolici e soprattutto ormonali. Se durante la gravidanza la tempesta ormonale aveva governato un vissuto emotivo, nutrito a fasi alterne, da gioie e timori, avvenuto il parto si verifica la brusca regressione degli estrogeni e del progesterone, responsabili del benessere in gravidanza. D’altro canto aumenta la prolattina, cioè l’ormone preposto all’allattamento, che favorisce la montata lattea ed è responsabile di numerosi turbamenti emotivi (cambio del tono dell’umore, irritabilità, stato di prostrazione, senso di agitazione ed inadeguatezza, riduzione del desiderio sessuale etc..). Se a questo si aggiunge la spossatezza provocata dal parto, il fastidio causato dall’episiorrafia o dal cesareo, l’eventuale difficoltà iniziale nell’allattamento, la neo-mamma può andare in crisi. Senza dimenticare che l’arrivo del bebè stravolge i ritmi di vita della nuova famiglia, e della vecchia coppia. Si tratta comunque di un disturbo transitorio, di lieve entità, che insorge in circa l’85% delle puerpue- re ed è destinato ad autorisolversi nel giro di due-tre settimane. Non necessita di terapia medica ma solo di pazienza e della capacità di delegare ai familiari ed alle persone fidate una parte delle incombenze, soprattutto di coinvolgere il partner nella gestione del cucciolo di casa (cambio del pannolino, ruttino post-poppata, bagnetto, ninna nanna della buonanotte…) , che consentiranno alla mamma di sentirsi meno soffocata dal senso di responsabilità, di recuperare il sonno perso e di condividere la riorganizzazione della vita domestica. Ben altra cosa è la depressione post-partum, che è una psicosi vera e propria, caratterizzata dall’aggravarsi di sintomi preesistenti o dalla comparsa di nuove manifestazioni di malessere psico-fisico, nel giro di Maltrattamenti e abuso all’infanzia DI TIZIANA CELESTE Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 due o tre mesi. Purtroppo ad oggi c’è ancora scarsa informazione su questa sindrome, inoltre le donne si sentono a disagio tanto nel dover confidare questo stato di malessere profondo, quanto di non essere all’altezza delle proprie aspettative e del modello di supermamma proposto dalla società moderna. In tal caso, prima che la situazione degeneri in una vera e propria psicosi puerperale, è opportuno rivolgersi al proprio ginecologo, che analizzerà ed eliminerà le possibili cause organiche di disagio o di malattia, riconoscerà tempestivamente l’insorgenza di nuovi sintomi o l’aggravarsi dei vecchi, valuterà la necessità di un lavoro coordinato con lo psichiatra per l’inquadramento diagnostico della patologia e l’eventuale terapia medica compatibile con l’allattamento e con la situazione specifica. Per tale motivo è importante il primo controllo post-partum ad un mese dalla nascita del bambino che consente al ginecologo di controllare le condizioni psico-fisiche della donna. E ricordate che dopo la nascita del vostro bambino nessuno vi chiederà più come state, perché l’attenzione si sposterà tutta sul bebè, perciò quando avete bisogno di aiuto “ imparate “ a chiederlo! PSICOLOGA GIURIDICA Sindrome di Munchausen Tra le forme di maltrattamento e abuso all’infanzia vorrei dedicare particolare attenzione alla patologia delle cure, che comprende: incuria: quando le cure fisiche sono insufficienti, discuria: quando le cure fisiche sono fornite in modo distorto rispetto all’età e alle problematiche del bambino, ipercura: quando le cure sono fornite in modo eccessivo. Nella categoria dell’ipercura vengono comprese alcune forme cliniche che sono: Sindrome di Munchausen per procura (MsbP), ove un genitore, quasi sempre la madre, induce un’apparente malattia nel figlio; Abuso chimico (chemical abuse), caratterizzato da una “…anomala somministrazione di sostanze farmacologiche. Elemento diagnostico fondamentale è l’atteggiamento tranquillo della madre che contrasta enormemente la gravità del quadro sintomatologico del bambino”; Medical shopping per procura, in cui i genitori, ansiosi, si rivolgono a numerosi medici per avere delle rassicurazioni. La Sindrome di Munchausen per procura assume grande importanza in ambito della psicopatologia e della giurisprudenza, sia per le difficoltà di riconoscimento che per le gravissime conseguenze che ha sul bambino che ne è vittima. Tale sindrome, seppure individuata ormai da GINECOLOGA DI INES PANESSA Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Quando l’amore della madre fa male una trentina di anni, sembra essere ancora poco conosciuta. Le persone che presentano tale sindrome, arrivano a sottoporsi ad accertamenti ed esami clinici anche molto invasivi, e persino ad interventi chirurgici. Tale sindrome, con caratteristiche sicuramente deliranti, viene inserita nel DSMIV-TR nella categoria dei “Disturbi Fittizi con Segni e Sintomi fisici predominanti”.Nella sindrome di Munchausen per procura, è un genitore, quasi sempre la madre, che induce un’apparente malattia nel figlio; queste madri hanno un’errata convinzione sulla salute del proprio figlio, allo scopo di attirare l’attenzione su se stesse, sentendosi “così….particolarmente e realmente utili e proiettando sul figlio le proprie insoddisfazioni e problematiche più profonde”. Appare subito evidente come tale sindrome sia una grave forma di abuso perpetrata ai danni di un bambino da parte del caregiver che si spinge sino a simulare (”forma passiva”) o procurare (”forma attiva”) sintomi o vere e proprie malattie per potersi occupare in maniera ossessiva del figlio, sottoponendolo ad accertamenti per poter spiegare patologie che sono incongruenti sia con il quadro clinico atteso che con gli esiti degli esami oggettivi. La diagnosi di MsbP è di difficile individuazione, poichè viene “….inficiata dall’inganno messo in atto dal caregiver nei confronti dei sanitari che tendono in buona fede a colludere con esso…”. Essa è complessa, è difficile poter sospettare che una madre possa spingersi fino a tanto, poichè essa appare sempre molto premurosa nei confronti del figlio-vittima, e costantemente presente nel prendersene cura. Un elemento fondamentale per la diagnosi resta l’osservazione del caregiver che accudisce il bambino. Il perpetratore, che in genere risulta essere la madre, presenta un disturbo psichiatrico ascrivibile al quadro depressivo, oppure una personalità isterica o borderline, con un atteggiamento estremamente distaccato nei confronti del partner padre del minore. I danni riportati dai bambini vittime di tali sindromi sono molteplici, sia fisici che psicologici (danni ad organi interni, incubi notturni, difficoltà nell’apprendimento, assenza di relazioni sociali, sindrome ipercinetica, perdita della capacità di riconoscere le sensazioni interne del proprio corpo). Le madri che procurano la MsbP risultano affette da una patologia ipocondriaca molto grave e proiettano sul figlio la parte deteriorata del proprio sé. 19 in poche parole I benefici del latte Un bicchiere di latte al giorno aiuta la memoria e aiuta a prevenire il decadimento del cervello. Lo conferma uno studio statunitense pubblicato sulla rivista “International Dairy Journal” e apparsa sul sito www.staibene.libero.it. Scienziati dell’università del Maine hanno misurato le prestazioni cerebrali di oltre 900 uomini e donne tra i 23 e i 98 anni, sottoponendoli a test in cui sono stati valutati 8 diversi parametri chiave. I risultati sono stati significativamente migliori per chi consumava più latte e latticini. In particolare, rispetto a chi non beveva latte, chi lo consumava spesso mostrava un rischio 5 volte inferiore di fare flop ai test.Indipendentemente dall’età, le performance più brillanti sono state ottenute da chi dichiarava il maggior consumo di latte e derivati. E l’effetto positivo di questi alimenti sui neuroni restava valido anche correggendo i risultati tenendo conto di altri fattori, come le condizioni cardiovascolari o le abitudini di vita in generale. Secondo gli autori i risultati dello studio vanno approfonditi, ma suggeriscono la possibilità che alcuni nutrienti contenuti nel latte abbiano un’azione diretta sulle funzioni cerebrali. Ciò significherebbe che “un semplice cambiamento dello stile di vita” a tavola, osservano gli scienziati, “potrebbe rappresentare un’opportunità per rallentare o prevenire la disfunzione neuropsicologica”. Il latte è l’alimento completo e indispensabile per eccellenza, in ogni età della vita. E’ uno dei pochi alimenti che contengono più calcio in forma facilmente assimilabile; svolge un ruolo insostituibile di integratore naturale nella nostra dieta, che spesso risulta insufficiente a garantire la salute di ossa (e a proteggerci dunque dall’osteoporosi) e denti; le sue proteine forniscono aminoacidi essenziali che l’organismo non è in grado di produrre da solo; è l’unica fonte di lattosio per l’organismo, visto che questa sostanza fondamentale per lo sviluppo del tessuto nervoso nei primi mesi di vita non si trova in nessun altro alimento; ha ottime proprietà antiossidanti grazie a una buona quantità di vitamine A, C e D. Dal punto di vista nutrizionale, l’unica carenza del latte è il ferro. Ma attenzione: gli studiosi sottolineano che va evitato assolutamente in caso di intolleranza al lattosio che comporta sintomi di gonfiore, crampi e diarrea. Inoltre se si hanno problemi di colesterolo alto è da bandire il latte intero (ricco di grassi saturi), è meglio quello parzialmente o totalmente scremato. Irma Mecca 20 m a r z o duemiladodici in poche parole Orario antivirus Un team di ricercatori americani ha scoperto come il tempo possa costituire un importante fattore di rischio infezioni. Secondo gli ultimi studi, pubblicati su Libero Salute, ci sono momenti della giornata in cui virus e batteri possono prevalere sulle difese del nostro organismo, mentre in altri le loro possibilità di vittoria risulterebbero attenuate. Gli scienziati della Yale University School of Medicine hanno dimostrato che una proteina del sistema immunitario viene influenzata dai cambiamenti della chimica del corpo, proprio durante la giornata. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica “Immunity” hanno rivelato che l’ora in cui si contrae un’infezione modifica la sua gravità; questo è dovuto alle influenze del ritmo circadiano sulle difese immunitarie. Ma prima di poterla combattere, il nostro sistema immunitario ha bisogno di rivelare l’infezione. Tramite alcuni esperimenti sui topi gli scienziati hanno dimostrato che la quantità prodotta di Tlr 9, proteina sentinella in grado di individuare il Dna di virus e batteri, varia durante la giornata. Negli animali immunizzati, quando l’attività di tale proteina è massima, la risposta immunitaria è migliore. Non solo, essendo noto che le persone con sepsi corrono maggiori rischi letali tra le ore 2 e le 6 del mattino, quando sono state fatte le verifiche sui topi, si è visto che la gravità della sepsi dipendeva dal momento dell’infezione, con variazioni coincidenti con i cambiamenti dell’attività della proteina. Secondo Erol Fikrig, che ha condotto lo studio, esiste un “legame molecolare diretto tra i ritmi circadiani ed il sistema immunitario; ciò potrebbe portare ad importanti implicazioni circa la prevenzione ed il trattamento delle malattie. Le alterazioni del ritmo circadiano influenzano la nostra suscettibilità ai patogeni”. Le conseguenze della scoperta sono molteplici, in quanto potrebbero esserci delle ore ideali per somministrare i farmaci ed i vaccini e renderli dunque maggiormente efficaci. In futuro potrebbero aversi medicinali in grado di spingere il sistema immunitario nella fase più attiva, proprio come a poter spostare le lancette del nostro orologio interno. Elisabetta Ciavarella MEDICO CAV Attenzione alle cyber droghe DI ANNA LEPORE I-dose, dalla siringa alle cuffie Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Brani o sequenze sonore dall’effetto che agiscono sul sistema nervoso In luglio 2010 viene scoperto su internet un traffico di “cyber-droghe”, in pratica “brani musicali”, “sequenze sonore” che riescono ad avere sulla psiche delle persone che le ascoltano effetti simili alle droghe tradizionali. Purtroppo non si tratta di un film di fantascienza ma è l’ennesimo caso in cui la realtà supera la più fervida immaginazione. Questi brani o sequenze utilizzano frequenze infrasonore (dai 3 ai 30 Hz) che agiscono direttamente sul sistema nervoso centrale provocando reazioni che vanno dall’eccitazione al rilassamento. I nomi di questi “file” venduti in rete sono gli stessi delle droghe più diffuse: “Marijuana”, “Cocaina”, “Acid-QH”, “Hand of God”, “Trip”, “Peyote”, “Out of body”, “Ecstasy”, ecc. Attualmente le “i-dose” (i-pod, i-phone, ecc.), cioè le “dosi virtuali”, vengono cedute a prezzo simbolico, ma, a differenza delle droghe classiche, possono essere consumate (ascoltate in cuffia) e poi passate agli amici. La prima “dose” è gratuita, come fanno i veri pusher, e poi il cliente si affeziona (diventa dipendente) e alla fine le paga. Il nostro cervello reagisce e può avere degli impulsi che possono portare ad un’euforia incredibile oppure a rilassarci in maniera strepitosa. La possibilità che alcune “vibrazioni”, “frequenze” sonore possono interagire direttamente nel cervello è stata rilevata in termini scientifici. Le ingerenze esterne mediante frequenze sonore, onde elettromagnetiche, sono un dato di fatto: i messaggi subliminali (a sfondo sessuale e/o satanico) inseriti nella musica, i vari progetti di controllo mentale, ne sono la prova, e purtroppo la punta dell’iceberg. Quello che dovrebbe far pensare è che la tecnica usata nelle cyber-droghe è molto versatile: una frequenza sub-sonica non si percepisce, e quindi può essere inserita nei messaggi vocali, nelle suonerie dei cellulari (distribuite gratuitamente o acquistabili per pochissimi euro!), nei brani musicali, mischiata all’audio televisivo, ecc. Diversi ricercatori del secolo scorso, sono riusciti a stabilire le frequenze specifiche di ogni organo umano (visto che la materia è energia). Questo significa che il fegato, il cuore e tutti gli apparati hanno una loro frequenza specifica. Conoscendo queste frequenze è possibile inviare delle vibrazioni specifiche che possono interagire direttamente con l’organo corrispondente. Sapete questo cosa implica? Una frequenza corretta può sostenere la funzionalità (salute), mentre un’altra vibrazione potrebbe comprometterla (malattia). Nel caso specifico delle cyberdroghe, si è riusciti a decodificare la frequenza di lavoro di alcune funzioni del sistema nervoso centrale. Ecco un esempio per capire: il principio farmacologico della cocaina blocca il recupero della dopamina Anamnesi e esame obiettivo per la diagnosi (neurotrasmettitore o neuro-ormone rilasciato dall’ipotalamo), provocando un aumento della dopamina stessa, con i risultati psicofisici che tutti purtroppo conosciamo. Se un messaggio infrasonoro (frequenza specifica), riesce per esempio a bloccare nella stessa maniera il recupero della dopamina nel sistema nervoso centrale, si otterrà lo stesso effetto fisiologico della cocaina? Rispondere a questa domanda non è facile, ma stando agli ultimi sviluppi sembrerebbe proprio di sì. A questo punto, cosa possiamo fare? Certamente i genitori, cioè gli educatori, hanno una responsabilità enorme nei confronti dei propri figli, soprattutto quelli piccoli, e controllare cosa ascoltano i nostri piccoli “adulti in divenire” è un dovere morale e non iperprotezionismo, tanto più se il bambino abitualmente si chiude in camera e ascolta la musica a luci spente e a volume altissimo, per poi uscire frastornato o rimbambito. I comportamenti e gli atteggiamenti stessi dei bambini dovrebbero essere molto indicativi per genitori attenti e consapevoli. FISIOTERAPISTA Capsulite adesiva DI NOEMI TIZZANO Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 La terapia si basa su uso di antiinfiammatori, crioterapia e terapie fisiche La capsulite adesiva, più comunemente nota come spalla congelata, è una affezione della spalla caratterizzata da una rilevante diminuzione del movimento sia attivo che passivo, che compare in assenza di una nota alterazione intrinseca della spalla. La capsula articolare non presenta segni di infiammazione, ma va incontro ad una fibrosi, responsabile di retrazione e rigidità della capsula. É importante sapere che la spalla non è un’unica articolazione, ma il suo movimento è legato a una sincronia perfetta di diverse articolazioni stabilizzate da complessi capsulo legamentosi, e attivate da gruppi muscolari differenti. La stabilità e la mobilità in questa articolazione devono necessariamente trovare un compromesso. Molte delle patologie della spalla sono localizzate nelle strutture deputate alla stabilità e alla motilità. Per tutti questi motivi e poiché all’esame radiografico la spalla può presentarsi normale, la diagnosi di capsulite adesiva può essere fatta in base a una buona anamnesi e a un buon esame obiettivo. L’anamnesi si deve concentrare sulla durata e sull’inizio dei sintomi, sulla descrizione di qualsiasi trauma precedente e su eventuali patologie concomitanti. I reperti all’esame obiettivo dipendono dallo stadio in cui il paziente si trova in quel momento. In generale, è presente una perdita di movimento attiva e passiva, ma l’indizio più importante è la perdita della rotazione esterna che permette di discriminare questo problema da altre patologie della spalla che non prevedono la perdita di tale movimento. L’esordio di una spalla congelata si associa a un’immoilizzazione in estensione, a un trauma lieve e a un trauma chirurgico, soprattutto negli interventi della parete toracica. La capsulite adesiva si associa a condizioni mediche come il diabete, l’ipertiroidismo, le malattie ischemiche cardiache e l’artrite reumatoide ed è caratterizzata da tre stadi. Il primo stadio è quello del freezing (congelamento), dura dai 3 ai 6 mesi ed è caratterizzato dallo sviluppo di un dolore acuto alla spalla. Il dolore è di solito più forte la notte e durante l’attività e può essere associato a un senso di malessere che si irradia all’arto. Spesso, per il paziente è difficile individuare un evento traumatico che abbia dato inizio al dolore. Con il progredire dei sintomi sono sempre più li- mitate le posizioni confortevoli dell’arto. Sfortunatamente, molti di questi pazienti vengono inizialmente trattati con l’immobilizzazione, che peggiora solo il processo di congelamento. Il secondo stadio è la fase di progressiva rigidità. Durante questo stadio, che dura dai 3 ai 18 mesi, il dolore di solito si riduce, lasciando una spalla che ha limitazioni di movimento in tutti i piani. Le attività della vita quotidiana diventano gravemente limitate. Lo stadio finale è quello della risoluzione, dura dai 3 ai 6 mesi ed è caratterizzato da una lenta ripresa del movimento. Il trattamento ha come principali obiettivi la riduzione del dolore, ottenuto con l’uso di antiinfiammatori, crioterapia e terapie fisiche; il recupero dell’articolarità della spalla ed infine il rinforzo muscolare in modo da stabilizzare i risultati ottenuti e permettere al paziente un pieno ritorno alle attività della vita quotidiana. Il trattamento chirurgico è indicato nei pazienti che non mostrano un miglioramento dopo 3 mesi di trattamento aggressivo. m a r z o duemiladodici curiosità 21 DIFENDERSI DA TIRANNI E PREPOTENTI È POSSIBILE “Il metodo antistronzi” Esiste una parola precisa con cui, nel linguaggio comune, ci sarà capitato di etichettare tutti i prepotenti, maleducati e tiranni che abbiamo incontrato. Questa parola è “stronzo”, a cui lo Zingarelli attribuisce il significato di “una persona spregevole tale da essere ingiuriata”. Purtroppo le percentuali di imbattersi in questa categoria di persone sono molto alte e questo non può che tradursi in un grave danno per il nostro benessere ed anche per le strutture in cui operiamo. Numerose ricerche hanno infatti dimostrato che gli “stronzi”, con la loro personalità distruttiva, possono demotivare gli altri lavoratori e causare fenomeni come l’assenteismo provocando danni alle aziende. Ispirato da queste scoperte, Robert Sutton, professore dell’Università di Stanford, ha elaborato un “metodo antistronzi” da applicare costantemente nei luoghi di lavoro o nella vita. Questa strategia può aiutarci a combattere la “stronzaggine” da lui definita come Il professor Sutton insegna come non essere più vittime di soprusi sul lavoro “manifestazione prolungata di comportamenti ostili verbali o non verbali con l’esclusione del contatto fisico”. Vale a dire occhiatacce, insulti personali, battute sarcastiche, pettegolezzi, minacce e intimidazioni. Essere sottoposti costantemente a questo tipo di trattamento non può che procurare stress, intaccare l’autostima e rendere sempre di pessimo umore, dando vita così ad una reazione a catena. Per non essere più vittima di tali atteggiamenti, basterà reagire in un determinato modo. Quando ricevete attacchi personali non bisogna cadere vittima dei sensi di colpa ma cercare di ricontestualizzare quello che vi viene detto in modo da distaccarvi emotivamente. E poi provare indifferenza. Le situazione sgradevoli vanno interpretate come temporanee; sperate che possano cam- biare ma abituatevi a tenere basse le aspettative: eviterete così spiacevoli sorprese. Cercate di stare a contatto con i soggetti in questione il meno possibile; sfruttate piccoli accorgimenti come riunioni brevi o magari partecipandovi telefonicamente. Individuate un luogo in cui rifugiarvi e a cui loro non abbiano libero accesso e occupate la mente con pensieri piacevoli e non rimuginando. Tuttavia, se la situazione diventa davvero insostenibile niente vi vieta di esprimere apertamen- te il vostro disagio: sarà dura contenere l’ira ma decisamente meno rischiosa è la strada della gentilezza e della calma. Infatti non è detto che il collega cambi il suo atteggiamento, ma questa strategia è quella che vi evita possibili ripercussioni. Una spia che può svelarvi se avete a che fare con un potenziale “stronzo” è il linguaggio che utilizza; nel caso in cui prediliga il pronome “io” anziché “noi” e nel caso in cui questo “noi” si riferisca alla vostra realtà “contro” un’altra, siete di fronte ad una persona che sta creando un clima decisamente competitivo. Ricordate infine che lo “stronzo” è solo una vittima della credenza errata che con la prepotenza e l’aggressività si può facilmente scavalcare gli altri ed acquisire potere. Nessuno gli ha forse mai spiegato che la collaborazione ed il rispetto portano risultati duraturi e molto più fruttuosi. (fonte: Il metodo antistronzi, Robert Sutton) Dalila Campanile Quando il pettegolezzo fa bene Se siete il bersaglio di pettegolezzi potreste non essere la vittima di uno stronzo ma solo di qualcuno che sta mettendo in atto un atteggiamento positivo per la sua salute. Secondo uno studio della Università di Berkley, parlare male alle spalle di qualcuno, infatti, sarebbe un vero e proprio toccasana: si attiva un meccanismo di confronto che aiuta a sentirsi migliori, più fortunati e superiori del soggetto in esame, con l’alto vantaggio di ripristinare l’autostima in se stessi. A livello fisico questo benessere mentale si ripercuote sul ritmo del cuore e su un allontanamento dello stress. Tuttavia lo studio ha dimostrato che i medesimi pettegolezzi non hanno effetto se vengono indirizzati al vip o ad un personaggio lontano dallo standard di normalità a cui appartiene il soggetto. Chi proprio avesse voglia di sfogarsi con qualcuno parlando male di un conoscente comune, dovrà correre il rischio di affidare le proprie maldicenze - e soprattutto - badare a non sorpassare il confine sottile che separa una diceria da una vera e propria calunnia. D. C. 22 m a r z o duemiladodici m a r z o duemiladodici donne in campo 23 Da La Repubblica alla presidenza dell’Apulia Film Commission Antonella Gaeta Una vita per il cinema “Il cinema? Una prospettiva di lettura del Paese dal valore inestimabile” Il Governatore della Puglia, Nichi Vendola, non ha dubbi: “Antonella Gaeta saprà valorizzare il percorso della Apulia Film Commission e costruire, d’intesa con i soci, il CdA, il management e il personale, sicure prospettive di sviluppo”. Arrivata l’investitura ufficiale dall’ente di via Capruzzi, l’apprezzata firma dell’edizione pugliese del quotidiano La Repubblica siede, da quasi 100 giorni, alla presidenza dell’Apulia Film Commission. Giornalista, critica cinematografica, sceneggiatrice, la barese Antonella Gaeta ha un “cursus honorum” di tutto rispetto ed una fede incrollabile nella Puglia del cinema e nelle infinite possibilità offerte in questo campo dal tacco d’Italia. Dopotutto, parafrasando un riuscito slogan di AFC, “La Puglia è tutta da girare”. Presidente, come ha appreso della nomina e con quale spirito ha accolto il nuovo incarico? “L’ho appreso attraverso il mezzo di comunicazione che più amo, il telefonino. Dall’altra parte c’era il presidente Vendola che mi proponeva la presidenza. Ho accettato con entusiasmo, slancio, voglia di mettermi subito al lavoro. Una bellissima sfida”. Gaeta de La Repubblica succede al collega Oscar Iarussi della Gazzetta del Mezzogiorno. Si continua a ‘pescare’ nel mondo del giornalismo culturale… “Io e Iarussi siamo giornalisti cinematografici con esperienze ‘sul campo’. Come lui, sono anche una sceneggiatrice e sono stata selezionatrice alla Mostra internazionale del cinema di Venezia. Il fil rouge suppongo sia l’aderenza dei nostri profili ai ruoli cui siamo stati chiamati”. In che modo la sua presidenza sarà in continuità con le attività pianificate dal suo predecessore? Quale impronta vuole dare a questo nuovo corso della fondazione regionale? “Continuità da statuto, direi. Finora la AFC ha assolto egregiamente al compito per cui le film commission nascono, portare nel proprio territorio produzioni, sostenere e promuovere il cinema in tutte le sue forme. Si continuerà a far questo con un obiettivo in più, concentrarsi su produzioni e coproduzioni internazionali. Si punterà anche su una fase importante dei progetti cinematografici: la scrittura”. Ha già stilato la sua agenda delle priorità? “Dal primo giorno. E ci stiamo alacremente lavorando. Ho al mio fianco un gruppo di lavoro giovane e motivato e un direttore, Silvio Maselli, che ha dato prova di grande competenza e capacità. Il primo atto ufficiale è stata una lettera mandata ai Soci, Comuni, Province chiedendo di incontrare amministratori e dar loro ascolto, confrontarsi. Una maggior connessione con i territori può meglio indirizzare interventi e scelte”. Cinema-Turismo è il binomio che sottende molte azioni di Afc. Un esempio concreto è stato il ciclone “Housefull” di matrice bolliwoodiana che ha fatto innamorare l’India del Gargano. Quanto altro si può fare per promuovere lo sperone di Puglia? “Il cinema offre il massimo della promozione. Si fa un film e 400milioni di persone in India lo vedono in sala. Poi viene la fase televisiva dello stesso film e poi quella dell’home video. Il massimo che si può fare per un territorio è riuscire a farlo “entrare” in un’inquadratura, convincere le produzione a scegliere quelle location. Quando una produzione arriva su un territorio, poi, c’è tutto quello che un territorio può fare per moltiplicare l’effetto di quella permanenza e di quella opportunità. Il lavoro che funziona meglio, come sempre, è quello di squadra”. Il cinema - visto, sceneggiato, recensito, selezionato - è una costante nella sua vita. Ma quale genere di film sceglie per le sue serate? “Non sono esattamente onnivora e generalmente evito blockbuster, action, horror, commediacce. Quelli italiani li vedo praticamente tutti, eccezion fatta per cinepanettoni e vacanzieri: ci provo, ma non sempre ce la faccio. Il cinema offre una prospettiva di lettura del nostro Paese dal valore inestimabile”. Maria Grazia Frisaldi 24 m a r z o duemiladodici