Quando un fiume non è confine. Alcune note d`introduzione
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Quando un fiume non è confine. Alcune note d`introduzione
Quando un fiume non è confine Simone Signaroli Quando un fiume non è confine Alcune note d’introduzione Il fiume Oglio ha origine nell’alta Valle Camonica e sfocia nel Po. Durante il suo lungo corso attraversa la valle, il lago d’Iseo, la pianura bresciana (della quale segna il confi ne con Bergamo e Cremona), il territorio mantovano. Sono queste delle semplici consi derazioni geografiche, quasi banali per chi conosca la geografia dell’Italia settentrio nale. Eppure il tracciato del fiume ha avuto, dal punto di vista storico, un’influenza determinante sul ruolo da esso stesso giocato in rapporto tanto alle attività economiche delle popolazioni locali, quanto alle contese politiche e giurisdizionali che si svilup parono nella regione a partire dal medioevo. Alcuni indizi in merito affiorano nei testi degli autori che nella prima età moderna osservarono il fiume. Il celebre umanista Biondo Flavio, che ne conosceva direttamente almeno il tratto a sud del lago d’Iseo, ne analizza attentamente il corso nell’Italia illustrata, in quella che è probabilmente la prima descrizione del fiume apparsa a stampa.1 Il passo di Biondo sarebbe stato impiegato nel corso del Cinquecento dal domenicano Leandro Alberti, che propose una completa descrizione in volgare del corso d’acqua.2 In modo più signi ficativo, all’inizio del XVII secolo Giovanni Botero fece dell’Oglio la cifra peculiare dell’intero territorio che allora gravitava attorno alla città di Brescia, il più esteso della Terraferma veneta e uno fra i più ricchi dell’Italia settentrionale, tratteggiandone il corso con un distico dialettale, certo desunto dal parlato, nel suo trattatello sulla Repub blica di Venezia: De Pontevigh al Pont de Legn Gh’è cento mia per insegn.3 Ma, se si compie un passo all’indietro e si torna all’inizio del Cinquecento, rivolgendosi allo storico bresciano Elia Capriolo si noterà fin dalle prime battute, nel l’importante carta geografica premessa ai suoi Chronica de rebus Brixianorum, che il territorio bresciano strettamente inteso si ferma al lago d’Iseo, escludendone la 1 BIONDO FLAVIO’S Italia illustrata, text, transl. and comm. C.J. CASTNER, I, Binghamton 2005, p. 112. Naturalmente altri, contemporanei o di poco posteriori, descrivevano il fiume Oglio, anche legato alla Valcamonica, in opere rimaste allora manoscritte: si veda per esempio M. SANUDO, Itinerario per la Terraferma veneziana, edizione critica e commento a cura di G.M. VARANINI, Roma 2014, p. 258. 2 G. PETRELLA, L’officina del geografo. La «Descrittione di tutta Italia» di Leandro Alberti e gli studi geograficoantiquari tra Quattro e Cinquecento, Milano 2004, pp. 25455. 3 G. BOTERO, Relatione della Republica venetiana, Venezia 1605, p. 11. 7 Simone Signaroli Valcamonica.4 Era questo un riflesso del complicato legame tra la Comunità di Valle e la città nella prima età moderna. Emersa nel tardo medioevo con le caratteristiche di un unitario «comune terri toriale», la Comunità di Valle Camonica approdò nella Repubblica di Venezia a seguito di un’autonoma trattativa diplomatica, ratificata da una ducale di Francesco Foscari nel 1428.5 Negli anni immediatamente seguenti, la Comunità fu inserita nello stato di Terraferma con uno status di completa emancipazione rispetto al municipio di Brescia: si trattava di un’autonomia conquistata, con ogni probabilità, a seguito di decenni di contese giurisdizionali che avevano contrapposto da un lato l’università di valle, dal l’altro la città e l’episcopato.6 A dimostrazione del diretto rapporto con Venezia, nei dodici anni che seguirono la dedizione il rettore di Valle fu un patrizio veneziano. Ben presto, tuttavia, una revisione dei patti tra Brescia e Venezia determinò l’aggregazione della valle e della Riviera di Salò (un’altra terra separata) al distretto bresciano, pure in un regime di particolare autonomia (1440).7 La situazione rimase nei secoli successivi complessivamente stabile, ma non mancarono i tentativi da parte della Valle di ristabilire la situazione precedente al 1440, o di giustificare la nativa separazione della Spettabile Comunità, sulla base della tradizione documentaria e giuridica, ma anche delle evidenze archeologiche allora note.8 Il fiume Oglio non poteva non essere coinvolto nella partita giurisdizionale tra valle e città, e nel gioco di potere tra gli stati dell’Italia settentrionale. Come illustra Michele Pellegrini nelle prime battute del saggio compreso in questo volume, una differenza storiografica distingue il corso del fiume a nord e a sud del lago d’Iseo: esso è stato di gran lunga più studiato nel suo segmento terminale, in quanto zona di frontiera e fulcro di importanti e ricche attività economiche, piuttosto che nel suo tratto settentrionale, dove scorre all’interno di un’area politicamente omogenea.9 Tuttavia anche quest’ultimo caso pone alcuni spunti d’interesse giurisdizionale. Se è vero che l’archivio della Comunità di Valle Camonica, i cui documenti superstiti si con 4 E. CAPRIOLO, Chronica de rebus Brixianorum, Brescia [c. 1505], cc. non numerate. ducale si conserva in originale in Breno, Museo Camuno, Raccolta Putelli, pergamena 606. Sulla vicenda il resoconto più completo rimane ad oggi R. PUTELLI, Intorno al castello di Breno. Storia di Valle Camonica, lago d’Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a s. Carlo Borromeo, Breno 1915, pp. 285 307. 6 Sul tema rimando a un articolo ad oggi non pubblicato: S. SIGNAROLI, The valley which would be commune. A hypothesis for the Community of Valcamonica in the later Middle Ages. 7 D. MONTANARI, Quelle terre di là dal Mincio. Brescia e il contado in età veneta, Brescia 2005, pp. 16183. Sulla Riviera di Salò: F. PAGNONI, E. VALSERIATI, Tra la Serpe e il Leone: l’autonomia della Riviera bresciana del Garda nel tardo medioevo (secoli XIVXV), in Naturalmente divisi. Storia e autonomia delle antiche comunità alpine, a cura di L. GIARELLI, Breno 2013, pp. 8598. 8 L’orgogliosa espressione «nativamente separata», riferita alla Valcamonica, apre un’orazione tenuta dal cancelliere Bernardino Ronchi nel 1604 a Venezia, di fronte al Collegio: S. SIGNAROLI, Tradizione e ius naturae: in difesa dell’autonomia di Valle Camonica nella prima età moderna, in Naturalmente divisi, pp. 3952. 9 Oltre ai testi citati da Pellegrini, che hanno di recente indagato il tratto meridionale del fiume, si ricordi la presenza dell’Oglio nel progetto Frontiere: ceti, territori, culture nell’Italia moderna coordinato da Alessandro Pastore (20032005): M. PITTERI, Per una confinazione «equa e giusta». Andrea Tron e la politica dei confini della Repubblica di Venezia nel ’700, Milano 2007, ad indicem. 5 La 8 Quando un fiume non è confine servano attualmente nella Raccolta Putelli di Breno, attesta di per sé un costante inter vento dell’istituzione nella cura delle acque a nord del lago, resta da indagare la formazione dei diritti sul fiume e il rapporto di questi con le altre prerogative della Co munità, nei confronti sia dei comuni rurali che componevano il suo territorio, sia delle vicine città di Brescia e Bergamo. Sebbene il fiume in Valcamonica, come si è detto, non fosse confine, nondimeno anche sulle sue acque poteva bilanciarsi il delicato equilibrio tra poteri di diverse isti tuzioni. Per esempio nel 1574, quando la Comunità procedette contro la vicinia di Cividate che, avendo installato nell’Oglio una presa d’acqua, ne aveva compromesso la navigabilità e ostacolato la risalita dei pesci, danneggiando in tal modo attività econo miche d’interesse collettivo, che andavano al di là del singolo tratto di fiume oggetto dell’intervento.10 Ma la portata delle contese fluviali poteva essere ben più ampia. Le locali liti di frontiera erano considerate dai magistrati di valle un affare collettivo anche quando avrebbero dovuto coinvolgere, a rigore, un singolo comune. Per esempio nel 1656, quando il comune di Bagolino in Val Sabbia aveva accusato il comune di Bre no «per estirpation d’un termine et taglio di paghere in contrata di Gavero», la Comu nità non esitò a intervenire a sostegno della vicinia camuna: giudicando gli atti del processo istruito a Brescia «malamente et indebitamente et con disordine seguiti, et da giudice incompetente», si sottolineva come essi fossero contrari «alla giurisditione et alli nostri statuti».11 Analogamente nel 1671 un caso, che si sarebbe detto a prima vista “di cronaca locale”, ebbe la capacità di coinvolgere il gioco giurisdizionale della valle nei confronti di Brescia e Bergamo, non trascurando la stessa Venezia. Durante il mese di febbraio fu rinvenuto nel fiume il cadavere di Giacomo Guadagni da Braone, un addetto alla flui tazione del legname. Il corpo era emerso vicino a Lovere, allo sbocco nel lago d’Iseo, dando luogo a una rapida serie di rivendicazioni: il podestà di Bergamo riteneva di avere l’autorità di istruire la pratica, in quanto Lovere apparteneva al proprio territorio; altrettanto faceva Brescia, nel cui distretto rientrava il lago, e che esprimeva il capitano di Valle Camonica; infine, naturalmente, la Comunità di Valle Camonica, i cui deputati indirizzarono al proprio avvocato veneziano Rocco Fedeli Corniani12 una lettera Al riguardo si vedano più ampiamente i testi di Michele Pellegrini e Ivan Faiferri nel presente volume. 11 Breno, Museo Camuno, Raccolta Putelli, reg. 11, f. 76r. Il provvedimento si inserisce in una contesa nata alla fine del Cinquecento, e ricostruita nelle sue linee fondamentali da O. FRANZONI, Segni di confine. Gli eventi, Breno 1996, pp. 8796. La sentenza bresciana era stata emessa dal podestà Lorenzo Priuli, contro la quale la vicinia di Breno aveva deciso di appellarsi, incaricando Bernardino Ronchi di seguire la causa con un atto del 28 maggio 1590: ASBs, Notarile Breno, notaio Girolamo Federici, filza 157, n. 30. La conclusione della causa si ebbe solo con la stipula di un compromesso tra Breno e Bagolino nel 1692: Breno, Museo Camuno, Raccolta Putelli, reg. 50, ff. 162r66, Transactio inter comune Breni et comune de Bagolino cum revisione terminorum inter confinia, 30 luglio 1692, trattato stipulato «in casina inferiori montis Gaveri». 12 Il rapporto della Comunità con Rocco Fedeli Corniani è ampiamente documentato nella seconda metà del Seicento. Egli era già al servizio della Comunità nel 1658 (citato ad esempio nelle deliberazioni del consiglio del 17 luglio e 3, 6, 9 agosto 1658: Raccolta Putelli, reg. 11, ff. 177r e 2013v). Inoltre risulta spesso inserito nelle liste di persone da omaggiare con “pesi di lumaghe” nel mese di novembre: per esempio il 9 novembre 1664, Raccolta Putelli, reg. 12, ff. 16v17r. 10 9 Simone Signaroli riservata, con la quale esprimevano i propri dubbi circa la posizione bresciana e ribadivano con fermezza la titolarità di ogni giurisdizione sulle acque del fiume a nord del lago. Le espressioni impiegate nella lettera sono particolarmente eloquenti: Havendo noi scoperto in altre ocasioni che la città illustrissima di Brescia ha preteso di puoter comandar e dar legge circa la pescatione del nostro fiume Oglio, che scorre per la Valcamonica, se bene in tal ocasione habbia fatto retrattare simili comandi, come pure nel ponto di che si tratta della giurisditione per il cadavere che s’annegò nel fiume Oglio et ritrovato alla ripa annessa a beni essistenti nel territorio di Lovere bergamasco (poiché, per di lei notitia, alla fine incirca di esso fiume, poco discosto dal lago, vi sono beni del sudetto territorio bergamasco). In questa ocasione habbiamo novamente inteso che li pretesti dell’illustrissima città di Brescia siano perché l’illustrissima città sia assoluta patrona non solo del fiume Oglio che scorre di sotto del lago, ma anche del fiume Oglio che scorre per la Valcamonica di sopra del lago. Noi altresì concediamo bensì che il fiume Oglio, che scorre per la Valcamonica, sia giurisditione del signor nostro capitano di Valle, ma non già che l’illustrissima città sia patrona del fiume Oglio, come pure le scritture che hora inviamo a Vostra Signoria Illustrissima tendono a comprobare tal verità. Onde svelando i nostri secreti a Vostra Signoria Illustrissima la preghiamo star allestito con la sua virtù e prudenza a non assentire ad atti alcuni da quali potesse assumer l’illustrissima città di Brescia di comprobare simili loro pensieri, et in ogni caso, che scoprisse puoter nascere a noi tal pregiuditio, vada scherzando e subterfuggendo con dilatione, o con altro che parerà alla prudenza di Vostra Signoria Illu strissima, alla quale replichiamo che noi intendemo che questo caso s’aspetti all’Illustrissimo nostro capitano, come che tutti i casi simili dell’Oglio siano tutti sottoposti alla giurisditione sua, come ottenuta dal serenissimo prencipe l’anno 1440 per suoi benemeriti, ma non altrimenti. Perché l’illustrissima città di Brescia sia patrona del fiume Oglio in Valcamonica, né meno vale la conseguenza: il fiume Oglio è di giurisditione di Valcamonica, adonque l’illustrissima città è patrona del fiume Oglio che scorre per la Val camonica, et la di lei patronanza s’estende solo nel fiume Oglio di sotto del lago. Tanto havemo voluto significar a Vostra Signoria Illustrissima con questa nostra contralettera per la gelosia che havemo, che con questa ocasione ci potesse nascer qualche pregiuditio.13 Le parole stesse dei deputati, rappresentando l’intero consiglio (e quindi il com plesso dei comuni che componevano l’università camuna), aiutano a comprendere come il fiume, pur non tracciando una linea di confine, fosse considerato dai contendenti un territorio liquido, sul quale era possibile cimentarsi in schermaglie giurisdizionali per determinare le proprie aree di potere. A partire da simili suggestioni, il progetto Acque di Valle Camonica e questo volume, che ne è il risultato, vogliono essere una riflessione sulla nascita e il consolidamento dei diritti sul fiume della Comunità di Valle Camonica, e sui modi di gestione delle risorse idriche, aspetti approfonditi in particolare dal saggio di Michele Pellegrini, che abbraccia non solo il corso del fiume principale, ma tutti gli affluenti del bacino, quando siano interessati da diretti interventi della Comunità («insuper ripas fluminum Olei»); e vogliono offrire uno strumento per ulteriori indagini sul tema, che possono ora appoggiarsi sull’esteso repertorio di fonti documentarie allestito da Ivan Faiferri, che si 13 Breno, Museo Camuno, Raccolta Putelli, b. 53, fasc. 5 (23 febbraio 1671). Le rispettive posizioni di Brescia e Bergamo emergono dall’intero fascicolo nel quale la minuta della lettera è inserita. 10 Quando un fiume non è confine è concentrato nella redazione di un censimento completo delle delibere del consiglio di Valle, dal primo registro conservato (1492) fino al termine dell’età veneta, e quindi dell’esistenza di una Comunità di antico regime; chiude il volume una scheda di Filippo Piazza, che illustra un’antica carta del territorio bresciano, estesa anche alla Valcamonica, che descrive dettagliatamente il corso del fiume nel suo tracciato alpino, ed è l’immagine simbolo dell’intero progetto. Gli argomenti affrontati non hanno un interesse esclusivamente storico, se solo si pensa all’attualità di temi come la natura di bene comune, il concetto di risorsa naturale e di fonte energetica rinnovabile, e i rapporti che il consorzio umano debba mantenere nei loro confronti. Le tappe del progetto hanno voluto perciò rispettare questa pluralità di interessi e intenti, sviluppando in primo luogo, naturalmente, la ricerca storica e la raccolta di fonti (da marzo ad agosto 2014); in secondo luogo organizzando un semi nario di confronto con uno studio sul fiume Oglio a sud del lago, condotto presso l'Università di Verona da Fabrizio Costantini (Il fiume a nord e a sud del lago d’Iseo: due ricerche a confronto, seminario estivo, Breno, 11 luglio 2014); infine con la presen tazione della ricerca al Forum Alpinum ’14 organizzato dall’International Scientific Committee on Research in the Alps di Berna in collaborazione con l’Università della Montagna di Edolo (Darfo Boario Terme, 17 settembre 2014).14 Completano il progetto un cortometraggio documentario, realizzato dalle Officine Video di Darfo Boario Terme e una mostra didattica, una cui versione digitale è accessi bile attraverso le pagine web del Servizio Archivistico Comprensoriale di Valle Camo nica.15 Il complesso dei lavori non avrebbe potuto svolgersi senza il sostegno e l’im pegno di molti: la Comunità Montana e il Consorzio dei Comuni di Bacino Imbrifero Montano di Valle Camonica, il Parco dell’Adamello, la Fondazione della Comunità Bresciana e le Forge Monchieri di Cividate Camuno, che hanno sostenuto il progetto di ricerca e questa pubblicazione; inoltre la Regione Lombardia, che ha finanziato la rea lizzazione del documentario e della mostra didattica (contributo l.r. 81/1985 bando 2014); la Provincia di Brescia, che ha concesso il proprio patrocinio all’iniziativa; i componenti del comitato scientifico e quanti hanno voluto, vicini e lontani, dare un contributo al progetto. 14 Gli atti del Forum Alpinum ’14 sono pubblicati dalla Österreichische Akademie der Wissenschaften. Servizio Archivistico Comprensoriale è un progetto della Comunità Montana di Valle Camonica: <www.cmvallecamonica.bs.it/pagine/archivi>. 15 Il 11