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Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616 e_mail: [email protected] www.settimanalelavita.it Abb. annuo e 45,00 (Sostenitore e 65,00) c/cp n. 11044518 Pistoia clicca su I 2 dal 1897 La Vita è on line www.settimanalelavita.it G LaVita Anno 117 I O R N A L E l primo cambiamento che si impone nel nostro tempo è quello teologico o, se vogliamo, quello della presentazione del messaggio, che rimane il compito primario della missione affidata alla chiesa, comunità escatologica della salvezza. Lo impongono con forza due motivazioni, una esterna e una interna alla chiesa, che non possono essere ignorate, ma che devono, invece, essere prese pienamente sul serio, pena, altrimenti, venire clamorosamente meno alla propria missione: la radicale mutazione culturale avvenuta specialmente negli ultimi tempi e la maturazione interna (largamente legata al fenomeno precedente) che ha caratterizzato la vita della chiesa dal secolo scorso, con una accelerazione consistente registrata prima e dopo il concilio Vaticano II. Due autentici scossoni che hanno profondamente mutato il quadro di riferimento e, in qualche modo, lo stesso eterno messaggio affidato alla chiesa per ripeterlo agli uomini di tutte le generazioni e di tutti i luoghi. Per il primo si parla di cambiamento di paradigma, intendendo con questa parola il modello culturale che ha dominato in una determinata epoca e che poi, per i profondi cambiamenti avvenuti, ha dovuto lasciare il campo a un nuovo modello di pensiero (e di vita) profondamente diverso, non di rado perfino contrario a quello precedente. Si impone in questi casi un processo di ripensamento che renda possibile l’ascolto e l’accettazione di un insegnamento che, nel caso nostro, è destinato a tutti gli uomini. È il cosiddetto processo di inculturazione, che si ripete (deve ripetersi) in tutti i passaggi registrati dalla storia. Un’operazione delicata e sottile da farsi con la massima attenzione, perché essa non diventi (e nemmeno sembri) un tradimento del messaggio precedente, ma semplicemente la condizione indispensabile perché questo arrivi efficacemente agli uomini del proprio tempo. Il messaggio è sopra tutte le culture ed è traducibile in ciascuna di esse. Non si dimentichi quanto fece l’evangelista Giovanni introducendo nello sesso messaggio rivelato il termine Logos (Verbo), che certo non apparteneva all’insegnamento di Gesù. Impossibile dire in poche parole le caratteristiche fondamentali del nostro tempo, come si dice postmoderno, sia che esso venga concepito come un risultato ulteriore della modernità, sia che (più opportunamente) venga classificato come una reazione alle esagerazioni di essa (si pensi soltanto alle esasperazioni del razionalismo). Quanto afferma A. Torres Queiru- C A T T O L I C O ga (forse il teologo più benemerito in questa operazione di aggiornamento), che classifica l’attuale paradigma come “oggettivista, astorico, presecolare”, avrebbe bisogno di essere sviluppato, ma centra certamente alcuni aspetti caratteristici del nostro tempo. Comunque, ognuno, secondo la propria esperienza e le proprie capacità, può farsi una qualche idea del passaggio a cui abbiamo assistito e a cui dobbiamo ora adeguare i nostri atteggiamenti e i nostri pensieri. A questo passaggio alludeva papa Giovanni, quando, nel discorso inaugurale del concilio, distingueva fra sostanza del messaggio (che non cambia) e la sua formulazione (che non soltanto cambia, ma deve cambiare). Ma c’è un altro passaggio di cui dobbiamo tener conto nella predicazione della chiesa: il progresso nella comprensione della Parola di Dio che, sotto la guida dello Spirito Santo e l’urto dei segni dei tempi, avviene continuamente (ed è avvenuto fortissimamente in questi ultimi decenni) all’interno di essa, per mezzo del “sensus fidei” del popolo di Dio e dell’opera dei teologi, dell’esperienza mistica, dell’insegnamento di coloro che, nella chiesa, hanno ricevuto il “carisma certo della verità” (cf. Dei Verbum n. 8). Così la famosa frase di papa Giovanni va ora completata con le parole di questo testo fondamentale del concilio. Cosa è successo nel campo della fede è ora sotto gli occhi di tutti: non c’è più un argomento, men che mai un trattato, di teologia che sia rimasto invariato rispetto al passato, ma che, nella fedeltà più assoluta alla consegna ricevuta, ha subito profonde mutazioni nelle parole e nella presentazione: oggettivamente almeno, pecca, e non soltanto superficialmente, chi non ne tiene conto. C’è il rischio tutt’altro che remoto di recare un danno irrimediabile (o quasi) in coloro che ascoltano e che si allontanano, forse per sempre, T O S C A N O PAGINA 2 e1,10 1,10 e Cambiare o sparire/2 disgustati e scandalizzati. Il grido di san Paolo (“Guai a me se non evangelizzerò”) va completato con le parole corrispondenti alle riflessioni che precedono: “Guai a me se non evangelizzerò nella maniera giusta”. La Parola di Dio è troppo preziosa per poter essere sciupata dalla nostra mediocrità. Nessuno sforzo da parte nostra va tralasciato perché essa risuoni in tutta la sua bellezza e brilli in tutto il suo splendore per coloro che l’ascoltano. La responsabilità dei maestri, dei predicatori, dei catechisti è enorme. Nessuno scoraggiamento è concesso, però nemmeno nessun atteggiamento passivo, di routine, di pigrizia, di rassegnazione, di negligenza e di trascuratezza. Giordano Frosini JOBS ACT, LIMITI E PROSPETTIVE ESORTAZIONE APOSTOLICA DEL PAPA Diretta a tutti i cristiani in particolare ai ministri ordinati e ai catechisti. L’invito alla missionarietà e all’impegno 19 GENNAIO 2014 GIORNATA DELLE MIGRAZIONI Il dovere dei cristiani verso tutte le popolazioni colpite dalla fame e dalla guerra PAGINA 4 SETTIMANA PER L'UNITA' DEI CRISTIANI Per tutte le confessioni cristiane si impone un cammino diretto verso Cristo. È in lui e nel suo vangelo che i cristiani sparsi potranno ritrovare l’unità PAGINA 5 Smuove le acque il richiamo del segretario del Pd Renzi per sostenere il rilancio industriale PAGINA 13 CANNABIS LIBERA? Il dissenso dei cattolici PAGINA 14 LA MORTE DI SHARON Dopo 8 anni di coma, è morto l'ex Presidente di Israele Ariel Sharon. Un fiero e duro guerriero che in ultimo ha lavorato per la pace PAGINA 15 2 primo piano n. 2 19 Gennaio 2014 L'esortazione apostolica di Papa Francesco è particolarmente diretta a tutti gli operatori di pastorale: in particolare ai ministri ordinati e ai catechisti Un invito alla missionarietà e all’impegno EVANGELII GAUDIUM Tentazioni degli operatori pastorali S ento una gratitudine immensa per l’impegno di tutti coloro che lavorano nella Chiesa. Non voglio soffermarmi ora ad esporre le attività dei diversi operatori pastorali, dai vescovi fino al più umile e nascosto dei servizi ecclesiali. Mi piacerebbe piuttosto riflettere sulle sfide che tutti loro devono affrontare nel contesto dell’attuale cultura globalizzata. Però, devo dire in primo luogo e come dovere di giustizia, che l’apporto della Chiesa nel mondo attuale è enorme. Il nostro dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa, e per i propri, non devono far dimenticare quanti cristiani danno la vita per amore: aiutano tanta gente a curarsi o a morire in pace in precari ospedali, o accompagnano le persone rese schiave da diverse dipendenze nei luoghi più poveri della Terra, o si prodigano nell’educazione di bambini e giovani, o si prendono cura di anziani abbandonati da tutti, o cercano di comunicare valori in ambienti ostili, o si dedicano in molti altri modi, che mostrano l’immenso amore per l’umanità ispiratoci dal Dio fatto uomo. Ringrazio per il bell’esempio che mi danno tanti cristiani che offrono la loro vita e il loro tempo con gioia. Questa testimonianza mi fa tanto bene e mi sostiene nella mia personale aspirazione a superare l’egoismo per spendermi di più. Ciononostante, come figli di questa epoca, tutti siamo in qualche modo sotto l’influsso della cultura attuale globalizzata, che, pur presentandoci valori e nuove possibilità, può anche limitarci, condizionarci e persino farci ammalare. Riconosco che abbiamo bisogno di creare spazi adatti a motivare e risanare gli operatori pastorali, «luoghi in cui rigenerare la propria fede in Gesù crocifisso e risorto, in cui condividere le proprie domande più profonde e le preoccupazioni del quotidiano, in cui discernere in profondità con criteri evangelici sulla propria esistenza ed esperienza, al fine di orientare al bene e al bello le proprie scelte individuali e sociali». Al tempo stesso, desidero richiamare l’attenzione su alcune tentazioni che specialmente oggi colpiscono gli operatori pastorali. Sì alla sfida di una spiritualità missionaria Oggi si può riscontrare in molti operatori pastorali, comprese persone consacrate, una preoccupazione esagerata per gli spazi personali di autonomia e di distensione, che porta a vivere i propri compiti come una mera appendice della vita, come se non facessero parte della propria identità. Nel medesimo tempo, la vita spirituale si confonde con alcuni momenti religiosi che offrono un certo sollievo ma che non alimentano l’incontro con gli altri, l’impegno nel mondo, la passione per l’evangelizzazione. Così, si possono riscontrare in molti operatori di evangelizzazione, sebbene preghino, un’accentuazione dell’individualismo, una crisi d’identità e un calo del fervore. Sono tre mali che si alimentano l’uno con l’altro. La cultura mediatica e qualche ambiente intellettuale a volte trasmettono una marcata sfiducia nei confronti del messaggio della Chiesa, e un certo disincanto. Come conseguenza, molti operatori pastorali, benché preghino, sviluppano una sorta di complesso di inferiorità, che li conduce a relativizzare o ad occultare la loro identità cristiana e le loro convinzioni. Si produce allora un circolo vizioso, perché così non sono felici di quello che sono e di quello che fanno, non si sentono identificati con la missione evangelizzatrice, e questo indebolisce l’impegno. Finiscono per soffocare la gioia della missione in una specie di ossessione per essere come tutti gli altri e per avere quello che gli altri possiedono. In questo modo il compito dell’evangelizzazione diventa forzato e si dedicano ad esso pochi sforzi e un tempo molto limitato. Si sviluppa negli operatori pastorali, al di là dello stile spirituale o della peculiare linea di pensiero che possono avere, un relativismo ancora più pericoloso di quello dottrinale. Ha a che fare con le scelte più profonde e sincere che determinano una forma di vita. Questo relativismo pratico consiste nell’agire come se Dio non esistesse, decidere come se i poveri non esistessero, sognare come gli altri non esistessero, lavorare come se quanti non hanno ricevuto l’annuncio non esistessero. È degno di nota il fatto che, persino chi apparentemente dispone di solide convinzioni dottrinali e spirituali, spesso cade in uno stile di vita che porta ad attaccarsi a sicurezze economiche, o a spazi di potere e di gloria umana che ci si procura in qualsiasi modo, invece di dare la vita per gli altri nella missione. Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario! No all’accidia egoista Quando abbiamo più bisogno di un dinamismo missionario che porti sale e luce al mondo, molti laici temono che qualcuno li inviti a realizzare qualche compito apostolico, e cercano di fuggire da qualsiasi impegno che possa togliere loro il tempo libero. Oggi, per esempio, è diventato molto difficile trovare catechisti preparati per le parrocchie e che perseverino nel loro compito per diversi anni. Ma qualcosa di simile accade con i sacerdoti, che si preoccupano con ossessione del loro tempo personale. Questo si deve frequentemente al fatto che le persone sentono il bisogno imperioso di preservare i loro spazi di autonomia, come se un compito di evangelizzazione fosse un veleno pericoloso invece che una gioiosa risposta all’amore di Dio che ci convoca alla missione e ci rende completi e fecondi.Alcuni fanno resistenza a provare fino in fondo il gusto della missione e rimangono avvolti in un’accidia paralizzante. Il problema non sempre è l’eccesso di attività, ma soprattutto sono le attività vissute male, senza le motivazioni adeguate, senza una spiritualità che permei l’azione e la renda desiderabile. Da qui deriva che i doveri stanchino più di quanto sia ragionevole, e a volte facciano ammalare. Non si tratta di una fatica serena, ma tesa, pesante, insoddisfatta e, in definitiva, non accettata. Questa accidia pastorale può avere diverse origini. Alcuni vi cadono perché portano avanti progetti irrealizzabili e non vivono volentieri quello che con tranquillità potrebbero fare. Altri, perché non accettano la difficile evoluzione dei processi e vogliono che tutto cada dal cielo. Altri, perché si attaccano ad alcuni progetti o a sogni di successo coltivati dalla loro vanità.Altri, per aver perso il contatto reale con la gente, in una spersonalizzazione della pastorale che porta a prestare maggiore attenzione all’organizzazione che alle persone, così che li entusiasma più la “tabella di marcia” che la marcia stessa. Altri cadono nell’accidia perché non sanno aspettare, vogliono dominare il ritmo della vita. L’ansia odierna di arrivare a risultati immediati fa sì che gli operatori pastorali non tollerino facilmente il senso di qualche contraddizione, un apparente fallimento, una critica, una croce. Così prende forma la più grande minaccia, che «è il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando e degenerando nella meschinità». Si sviluppa la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtà, dalla Chiesa o da se stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore come «il più prezioso degli elisir del demonio». Chiamati ad illuminare e a comunicare vita, alla fine si lasciano affascinare da cose che generano solamente oscurità e stanchezza interiore, e che debilitano il dinamismo apostolico. Per tutto ciò mi permetto di insistere: non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione! No al pessimismo sterile La gioia del Vangelo è quella che niente e nessuno ci potrà mai togliere (cfr Gv 16,22). I mali del nostro mondo – e quelli della Chiesa – non dovrebbero essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore. Consideriamoli come sfide per crescere. Inoltre, lo sguardo di fede è capace di riconoscere la luce che sempre lo Spirito Santo diffonde in mezzo all’oscurità, senza dimenticare che «dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia» (Rm 5,20). La nostra fede è sfidata a intravedere il vino in cui l’acqua può essere trasformata, e a scoprire il grano che cresce in mezzo della zizzania.A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, anche se proviamo dolore per le miserie della nostra epoca e siamo lontani da ingenui ottimismi, il maggiore realismo non deve significare minore fiducia nello Spirito né minore generosità. In questo senso, possiamo tornare ad ascoltare le parole del beato Giovanni XXIII in quella memorabile giornata dell’11 ottobre 1962: «Non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengono riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi Vita La di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio. Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai [...] A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo. Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene della Chiesa». Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti. Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il Signore a san Paolo: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12,9). Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male. Il cattivo spirito della sconfitta è fratello della tentazione di separare prima del tempo il grano dalla zizzania, prodotto di una sfiducia ansiosa ed egocentrica. È evidente che in alcuni luoghi si è prodotta una “desertificazione” spirituale, frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le loro radici cristiane. Lì «il mondo cristiano sta diventando sterile, e si esaurisce, come una terra supersfruttata che si trasforma in sabbia». In altri Paesi, la resistenza violenta al cristianesimo obbliga i cristiani a vivere la loro fede quasi di nascosto nel Paese che amano. Questa è un’altra forma molto dolorosa di deserto.Anche la propria famiglia o il proprio luogo di lavoro possono essere quell’ambiente arido dove si deve conservare la fede e cercare di irradiarla. Ma «è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi, uomini e donne. Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso manifestati in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la Terra promessa e così tengono viva la speranza». In ogni caso, in quelle circostanze siamo chiamati ad essere persone-anfore per dare da bere agli altri. A volte l’anfora si trasforma in una pesante croce, ma è proprio sulla Croce dove, trafitto, il Signore si è consegnato a noi come fonte di acqua viva. Non lasciamoci rubare la speranza! Vita La 19 gennaio 2014 “I rene ha gli occhi tondi dei pesci, degli uccelli, dei mammiferi. Neanche nel sorriso accennano alla piega obliqua. È orfana, ha quattordici anni e presto partorisce. Vive in una stanza che era di stalla per l’asino e ora è per lei. Il proprietario è partito per l’Australia. La casa è in affitto a una coppia olandese, tutto l’anno, la stalla è per Irene. C’è un letto di pietra e un materasso di foglie secche di cespuglio. Crescono pochi alberi, bassi per via del vento che li piega. Stanno ancorati al suolo con le radici che s’attorcigliano alle pietre. Se sradicati mostrano all’aria la sconfitta della loro presa”. Inizia così il lungo racconto di Erri De Luca, che ogni volta –di fronte alle sue pagine- ci costringe a parlare di lui e a fermarci un poco, per tentare di capire il tutto, affascinante nel suo porsi, con la molteplicità dei messaggi che cerca di proiettare in un vissuto sempre precario e difficoltoso; riferire puntualmente il testo è soltanto un bisogno di inquadrare, in modo preciso, questo mondo narrativo, con la protagonista adolescente Irene, salvata in mare dai delfini, che di giorno vive in terraferma e di notte si unisce alla sua vera famiglia “La storia di Irene” di Erri De Luca Tra sogno e poesia Lo scrittore napoletano ci regala pagine intense, coinvolgenti e ricche di misteri di Angelo Rescaglio in mare: siamo tra le isole greche, dove gli uomini “ripartono per l’emigrazione”… Da giovani lavorarono a bordo di navi mercantili, sbarcarono in Australia di notte, abbandonando il turno… Sono stati braccati, hanno usato ogni risorsa, dall’umiltà al coltello…”. Il testo, presentato sempre in prima persona, completa, tra storia e attualità, il racconto: “Abbiamo la stessa età, la stessa dose di fortuna che ci permette un sorso di vino sulla terrazza di un’isola greca. Tornare adesso all’emigrazione è un salto nel buio, meno profondo, in cambio più amaro. Essere espulsi due volte fa male alle ossa. Il Mediterraneo per noi è un buttafuori”. Irene consegnerà ad uno straniero, lì di passaggio, la sua storia e lui raccoglierà storie. I n un assolato mattino di giugno del 1963 a Mosca in via Pesciànaya moriva, sul pianerottolo delle scale vicino alla porta aperta di casa, Nazim Hikmet. Chissà? Forse non avrebbe mai immaginato di morire così uno tra i più importanti poeti dell’epoca moderna, certo è che nei versi della poesia “Il mio funerale” scritta appena un mese prima, c’era stata la volontà di metter su carta la consapevolezza di un evento inevitabile e che, prima o poi, il suo cuore malandato non ce l’avrebbe fatta. Quelle strofe svincolate da ogni regola poetica, però erano anche un inno alla vita, una grande fede nella libertà, la brama e l’affanno di continuare a sentirsi liberi. Figlio di un diplomatico e di una pittrice amante della poesia francese Nazim Hikmet nasce a Salonicco nel 1902 ed è annoverato tra uno dei maggiori poeti turchi che tradotto in moltissime lingue ha conosciuto grande notorietà anche in Occidente. Abilissimo ad utilizzare la tecnica dei versi liberi scrive i suoi primi testi all’età di quattordici anni e a diciassette appare su di una rivista U 3 n. 2 scita numero diciotto per la collana Le Streghe, presenze poetiche pistoiesi, curata da Fabrizio Zollo per le Edizioni Via del Vento. Dopo i precedenti volumetti dedicati a scrittori, scultori, architetti, poeti, pittori e giornalisti pistoiesi, è ora la volta del giornalista e scrittore Tiziano Terzani (Firenze, 14 settembre 1938-Orsigna (Pistoia), 28 luglio 2004). Alen Loreti, che ha curato la redazione del volumetto che raccoglie tre prose sulla pace, rileva che “qualificare Terzani è difficile. Invece di giudicarlo per ciò che ha lasciato è necessario capire quanto egli abbia assorbito della Dietro la convinzione che “più sono buone le cause, più scarse le forze di chi deve servirle”, Irene racconta la sua storia dai primi anni, accanto al pope e poi nel clima di indifferenza maturato, con accenni ai drammi della storia, in quelle terre (“I regni, i governi hanno piantato prigioni nelle isole del Mediterraneo. Il mare per loro è un guardiano aggiunto alle sbarre”), spettacolo pure di guerre, nella convinzione che “La guerra moderna ha ammazzato più vite in abiti civili che in divisa…I Greci hanno perduto venticinque cittadini per ogni soldato ucciso”; ma tutto appartiene alle “capriole del millenovecento…”. La storia di Irene, un mondo di sogno, si arricchisce di tante frasi ad effetto, in quella letteratura di De Luca che non dimentica mai letture bibliche e attenzioni alla natura (“‘A contare i miei giorni così fammi sapere’…è il verso del mattino. Rimasto in bocca da un salmo di Davide”; “…in natura esiste il sì e il no. Succedono, si danno sulla voce, si scacciano, coincidono, si litigano il mondo”). A pagina 35, quella espressione “Dacci oggi il pane di tutti i giorni… una misura difficile per noi di terra che raccogliamo in un giorno quello che deve bastare a lungo” mi ha fatto ricordare le pagine di “In nome della madre”, sempre di Erri De Luca che non ho più dimenticato, proprio “Il Canto di pastori”; sullo sfondo una eterna storia di delfini, con cui Irene ha costruito la sua vicenda fantastica: “E’ la bellezza pura che sta entrando in mare, illesa da lusinghe di futuro, senza un saluto indietro, come un serpente con la vecchia pelle”. La storia di mezzo, sul padre e la guerra, mi ha profondamente coinvolto: un “ateo di guerra per evidente incompatibilità tra un Dio e la malora vista in Terra” e un anziano ebreo che recita “Ecco io mando un Nazim Hikmet il poeta rivoluzionario di Alessandro Orlando la sua prima pubblicazione. Studia sociologia presso l’università di Mosca dove scopre i testi della rivoluzione sovietica e di Marx. Conosce Lenin e Majakovskij poeta e drammaturgo sovietico che ha su di lui una grande influenza. Hikmet ha trentasei anni quando viene accusato di incitamento alla ribellione contro le violenze e le repressioni del leader turco Kemal Ataturk e condannato a 28 anni di carcere (28 anni e 4 mesi per la precisione). Nel 1949 una commissione internazionale della quale facevano parte anche Pablo Picasso, Pablo Neruda e Jean Paul Sartre interviene per favorirne la scarcerazione. Il poeta liberato un anno dopo e sotto la minaccia di un nuovo arresto riesce ad espatriare clandestinamente e raggiungere Mosca dove scrive numerose raccolte di poesie. Hikmet, il poeta che non ha mai trovato nel suo paese un editore disposto a stampare le sue opere, si reca spesso in Italia, paese che ama particolarmente, dove incontra il favore della critica e viene pubblicato da diverse case editrici tra le quali Einaudi, Mondadori e Sansoni. Di questo poeta rivoluzionario tra i più celebri del nostro tempo ci rimangono i versi immortali che compongono un itinerario creativo svincolato da inutili orpelli, ma intensamente forte nel trasmettere il messaggio dell’amore, della libertà e, come ap- Un nuovo successo per il poeta pistoiese Simone Magli Solo con metafore riesco a parlare con l’anima e sono strazi biascicati di un uomo che non sa come usare le ali. pare in moltissime sue poesie, della bellezza della vita. Ricordo del giornalista scrittore Tiziano Terzani Uscita numero 18 per “Le Streghe” di Franco Benesperi prove di un uomo perennemente inquieto, affamato di sapere, libero dai dogmi e assetato di giustizia. Un uomo che con la parola lotta contro il pregiudizio e il potere, che rivendica un’autonomia che più di una volta gli costa cara e che rifiutando di porsi come maestro o guida, coltiva il ficcante Poeti Contemporanei Solo con metafore EDIZIONI VIA DEL VENTO vita. In questo senso la frase che Bertrand Galland usò per definire l’opera del grande viaggiatore e iconografo svizzero Nicolas Bouvier è perfetta: «creare in sé l’ospitalità per ciò che ti è superiore». L’immensa biblioteca, la collezione di oggetti da ogni paese, lo sterminato archivio fotografico, sono messaggero innanzi a te per custodirti nel cammino e per farti venire al luogo che ho stabilito”… scorre un dialogo che riconduce a destini di vita, dopo le tensioni del male. La terza porzione di queste pagine sa di poesia e corre lungo questa convinzione: “C’è competizione nel caos, una cosa molto stupida”, ha scritto un poeta riporta Erri De Luca; ma annota subito che non è così:“… la rissa per vivere, dalla corsa degli spermatozoi fino alla scomposta salvezza da un naufragio, era fuga, furia, affanno, fortuna e molto di più, ma stupida no”. ruolo di ricercatore, di seminatore di dubbi e domande”. La collana quadrimestrale Le Streghe è distribuita nelle migliori librerie, mentre per curiosità e maggiori informazioni è consultabile il sito della casa editrice pistoiese all’indirizzo www.viadelvento.it. Con queste rime, il nostro concittadino Simone Magli, si è aggiudicato il primo premio nella sezione poesia del concorso multiartistico “Isola del Postino”, edizione 2013. Da quanto ci ha riferito Simone, l’opera nasce da un bisogno indivuale ed allo stesso tempo universale. Il poeta infatti, attraverso un’introspezione individuale riesce a trovare dei sentimenti condivisibili con l’umanità. Il premio, che ha i propri natali sull’isola dove fu ambientato il film “Il Postino”, ha permesso all’artista pistoiese di rivivere le sensazioni che il film stesso gli aveva suscitato durante la visione. Non è un caso che nel titolo della poesia, sia utilizzata la parola metafora. E’ infatti, attraverso termini come metafora che nasce un connubio fra l’uomo e la poesia. L’attività poetica ed artistica di Simone non si ferma qui, e per qualsiasi aggiornamento potete visitare il blog www.simonemagli.blogspot.it M.P. 4 attualità ecclesiale Il dovere dei cristiani verso tutte le popolazioni colpite dalla fame e dalla guerra. Una nostra intervista a monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, presidente della la Commissione episcopale per le migrazioni e la Fondazione Migrantes di Patrizia Caiffa “N oi cristiani dobbiamo cavalcare la profezia e avere il coraggio di andare controcorrente. Dobbiamo ricordarci che i migranti sono uomini e anche per loro Cristo è morto. La profezia è sempre scomoda. Dobbiamo renderci conto che il Vangelo ci chiede di schierarci sempre dalla parte degli ultimi”. Questo l’appello di monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, in vista della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che la Chiesa celebra in tutto il mondo il 19 gennaio. Nel messaggio per la Giornata, intitolato “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”, Papa Francesco invita a una conversione degli atteggiamenti nei confronti dei migranti: al posto della cultura dello scarto, la cultura dell’incontro. Che ne pensa? “Già il titolo del messaggio è significativo: il Papa ci invita non solo a prendere atto di una situazione ma a proiettarsi in avanti verso un mondo migliore. Noi siamo molto sulle difensive riguardo al discorso delle migrazioni. Papa Francesco ci chiede di avere il coraggio di superare questa cultura dello scarto e cominciare a pensare a come il mondo può migliorare se si è attenti ad uno sviluppo autentico. Ci ricorda che gli immigrati non sono pedine e non sono solo numeri. Con i poveri le statistiche non si possono fare. Ogni immigrato è un volto, una storia. Oramai, con 250 milioni di persone che si spostano, i migranti costituiscono quello che chiamano ‘il sesto continente’. E’ qualcosa di cui tener conto”. Il Papa chiede poi di gestire “in modo nuovo, equo ed efficace” le migrazioni, indicando due strumenti: la cooperazione internazionale e la solidarietà. Vuol dire che finora non è stato fatto abbastanza? “Siamo consapevoli che finora non è stato fatto abbastanza. Ancora oggi continuiamo a guardare al Sud del mondo con logiche di colonizzazione. Se gli immigrati vengono qui è perché ci stanno chiedendo gli interessi di un gioco Vita La n. 2 19 Gennaio 2014 GIORNATA DELLE MIGRAZIONI “Il sesto continente bussa alle porte: dobbiamo cooperare” che noi abbiamo fatto a spese loro. Come si fa a dire che l’Africa è un Paese povero quando l’Africa è un Paese ricco, che ha tutte le materie che a noi mancano. Noi andiamo lì a prenderle e loro continuano a restare poveri. Noi continuiamo ad essere i popoli ‘ricchi’ che decidono le sorti del mondo. Una cosa è colonizzare, un’altra è cooperare. Fino a quando ci saranno divari tra Paesi ricchi e poveri, e tra poveri e ricchi all’interno di un Paese, non ci sarà mai cooperazione. Cooperazione è dire: io ti do quello che posso e che ho, tu mi dai quello che puoi e che hai. Purtroppo nel gestire i flussi dobbiamo tenere conto sia delle nostre esigenze, perché la nostra economia ha bisogno degli immigrati, sia dei problemi che ci sono dall’altra parte del mare. Bisogna che i Paesi ricchi li aiutino perché questa gente non fugga da conflitti e miseria. Ma sembra che tutto questo interesse non ci sia”. Papa Francesco evidenzia poi la necessità di superare paure, pregiudizi, precomprensioni, con un appello ai media a smascherare gli stereotipi e offrire una informazione corretta. Una grande responsabilità... “I media hanno delle grandi responsabilità perché fomentano l’idea della paura e nella mente della gente l’immigrato è uguale ad un criminale. Ma ricordiamo che chi arriva qui è sempre il più forte perché deve sopravvivere a viaggi lunghi, al deserto, a torture. Quindi arrivano i migliori, non i peggiori. Dobbiamo evitare di fare il rapporto criminalità-immigrazione-malattie perché creare paure è creare distanze e continueremo a non vedere. Anche perché tante situazioni di lavoro nero e sfrutta- mento a noi fanno comodo perché ne traiamo profitto. Ci sono dei giochi equivoci da parte nostra: non li vogliamo però li sfruttiamo”. Però il video che denunciava le condizioni del centro di Lampedusa è stato un servizio utile. Cosa pensa di quanto sta avvenendo a seguito di quel servizio? “Sì è stato utile. Ma perché si è gridato allo scandalo solo quando è stato visto il video e quando sono morte 300 persone? Perché a noi fa comodo creare emozioni e avere reazioni immediate che non sono più gestibili. A noi non era permesso entrare nel centro. Ma è chiaro che un centro di quel tipo non può mantenere lì le persone per mesi, senza fare niente. Deve essere un centro di passaggio per due o tre giorni. E’ diversa l’accoglienza nella terraferma o in una isoletta. I gestori hanno la loro importanza ma bisogna cambiare la modalità di gestione. Il problema è che noi gestiamo le cose sociali al ribasso: ma gli uomini non sono oggetti”. Cosa dovrebbe fare la politica? “La politica deve avere il coraggio. Nessuno può fermare il vento e la storia. Non si può pensare improvvisamente di chiudere le porte. Perché la storia e la geografia ci dicono che quei poveri hanno bisogno di vivere e sopravvivere. La politica deve prenderne atto e smettere di affrontare questo fatto semplicemente come una emergenza”. LA DOMENICA DEL PAPA Nomina di 19 cardinali e battesimo di 32 neonati 19 cardinali nominati da Papa Francesco. Pochi italiani tra questi, fra i quali ricordiamo l’amico fiorentino Gualtiero Bassetti, da qualche tempo arcivescovo di Perugia. E’ stato detto che Papa Francesco nomina chi non se l’aspetta e almeno momentaneamente lascia in disparte coloro che tradizionalmente ricoprono cattedre diocesane di tradizione cardinalizia, come Venezia e Torino. Egli prosegue per la sua strada ed è difficile in questo momento prevedere quali saranno le sue mosse future. Evidentemente sta pensando anche alle cariche della Conferenza episcopale italiana, che è già stata privata del suo segretario monsignor Crociata, provvisoriamente sostituito dal vescovo di Cassano all’Ionio, Nunzio Galantino. Una mossa che lascia prevedere ulteriori interventi. Intanto è facile constatare la volontà di scardinare il gioco delle cordate, che fino ad ora hanno piazzato i loro candidati anche nelle sedi più prestigiose. Se questo è vero, siamo dinanzi a una linea di pensiero e di azione che non possiamo non condividere. Tre nuovi porporati tra cui il segretario di Papa Giovanni, monsignor Loris Capovilla, sono ultra ottantenni, quindi non potranno partecipare a eventuali nuovi conclavi. Sono rappresentate nuove regioni dell’Africa e dell’Asia che non hanno mai figurato finora nel collegio cardinalizio, come Haiti e l’isola filippina di Mindanao. La rivista bolognese “Settimana” ha pubblicato un comunicato che riportiamo letteralmente:“La nomina di Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio (Calabria), a segretario generale ad interim (30 dicembre) costituisce una ulteriore accelerazione alla riforma della Conferenza epi- scopale italiana. La nomina di Mariano Crociata a vescovo di Latina e l’entrata di G. Bassetti, vescovo di Perugia-Città della Pieve, alla Congregazione dei vescovi in coincidenza con l’uscita del cardinal A. Bagnasco indicano come realistica la previsione di un cambiamento degli statuti in occasione dell’Assemblea generale del prossimo maggio e, forse, la nomina elettiva del nuovo presidente nell’assemblea straordinaria prevista per novembre. Noto per la cordialità del suo esercizio pastorale, monsignor Galantino ha alle sue spalle studi significativi in ordine all’antropologia teologica e a figure come D. Bonhoeffer e A. Rosmini.A lui si deve il riordino della formazione teologica in Italia”. Pubblichiamo l’elenco completo degli eletti: Pietro Parolin, 58 anni; Jean Pierre Kutwa, 68 anni; Orlando Quevedo, 74 anni; Lorenzo Baldisseri, 73 anni; Orani João Tempesta, 63 anni; Chibly Langlois, 55 anni; Gerhard Ludwig Mueller, 66 anni; Gualtiero Bassetti, 71 anni; Loris Francesco Capovilla, 98 anni; Beniamino Stella, 72 anni; Marui Aurelio Poli, 66 anni;Vincent Gerard Nichols, 68 anni; Andrew Yeom Soo Jung, 70 anni; Leopoldo José B. Solorzano, 64 anni; Ricardo Ezzati Andrello, 72 anni; Sebastiàn Aguilar, 84 anni; Gérald Cyprien Lacroix, 56 anni; Philippe N. Ouédraogo, 68 anni; Kevin Edward Felix, 90 anni. Intanto quanto ha fatto Papa Francesco nella domenica 12 gennaio è stato oggetto di molte discussioni: fra i bambini battezzati personalmente da lui c’era anche una bimba di sette mesi, figlia di una coppia sposata solo civilmente, non in chiesa. Una via già aperta nell’usanza dei nostri parroci. Per amministrare il battesimo c’è soltanto una condizione: quella di garantire l’educazione cristiana del battezzato, ciò che può essere fatto anche da persone di famiglia o perfino fuori famiglia. E’ pensabile che anche il Papa abbia richiesto ai genitori della bambina questo impegno, codificato perfino dal Diritto canonico. R. Vita La 19 gennaio 2014 Nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani siamo chiamati a riflettere sulla storia delle divisioni. Seguendo le indicazioni della lettera di Paolo ai Corinti, essa trova la sua principale origine, quando al posto di Cristo si pongono personaggi o ideologie altre da Lui e dal suo Vangelo, quando la parola di questi personaggi sovrasta quella del Vangelo attualità ecclesiale n. 2 UNITà DEI CRISTIANI La via cristologica dell’ecumenismo di Elio Bromuri I l tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani - “Cristo non può essere diviso!” (1 Cor 1,1-17) - ci riporta all’origine delle divisioni e segna come il punto di partenza di una storia aperta e mai conclusa. Già in epoca apostolica nella comunità, pur piccola e piena di carismi, la comunità di Corinto, si trova annidata la tentazione della divisione. Questa, come spiega Paolo, è dovuta al fatto che alcuni cristiani hanno scelto come loro capo un personaggio diverso da Cristo. La mancanza di centralità riconosciuta a Gesù, l’unico Salvatore e Signore, l’unico che è stato crocifisso per la salvezza, sta all’origine della divisione. In questa vicenda raccontata da Paolo troviamo, oltre alla dura denuncia della formazione di “partiti” separati e in contrasto tra loro, anche la via per ricomporre l’unione della comunità: riportare al centro Cristo. Potremmo chiamarla la via cristologia dell’ecumenismo, prendendo atto e rimarcando la differenza tra il Cristo e i suoi apostoli, tra Cristo e la comunità dei discepoli, tra il regno e la Chiesa. Se, da una parte, Gesù ha voluto identificarsi con i suoi apostoli:“Chi ascolta voi ascolta me”, per il Verbo che annunziano, e con I l canto al vangelo ed il saluto iniziale della prima lettera ai Corinti dell’apostolo Paolo combinati, ci suggeriscono il tema di meditazione per questa domenica, la seconda del tempo ordinario. Il primo passo è la decisione di Dio Figlio di diventare uno di noi, prendendo la nostra stessa natura, e di condividere le nostre esperienze: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (o, meglio, ad “attendarsi”, dato che è questo il vero significato di eskenosen, che aggiunge al concetto di “abitare” quello della provvisorietà e dalla mobilità propria della vita in una tenda invece che in una casa); a quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». (Gv 1,14a.12a). Il secondo passo è la “chiamata” universale ad entrare in questa esperienza: «Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, […] a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata» (seconda lettura, 1 Cor 1, 1-3). Si tratta, dunque, di una serie coordinata di “missioni”. Il Verbo scende sulla terra perché mandato dal Padre come espressione del suo amore infinito e della sua volontà di salvezza per tutti gli uomini: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Il Verbo fatto carne, Gesù, a sua volta individua dei collaboratori, seguendo criteri misteriosi, dai quali però risulta la predilezione per strumenti almeno all’apparenza poco adatti: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15,16). Questi collaboratori ven- 5 questo ha deciso di legare la sorte della fede e della salvezza al ministero dei suoi “inviati”, dall’altra parte, ha ammonito di non farsi padroni del gregge, di non porsi al di sopra dei fedeli, ma accanto ad essi come loro servitori: “Chi vuol essere il primo sia l’ultimo”, “Non fatevi chiamare maestri, uno solo è il vostro maestro”. La storia delle divisioni, che ha indubbiamente molte cause, seguendo le indicazioni della lettera di Paolo, trova la sua principale origine, quando al posto di Cristo si pongono personaggi o ideologie altre da Lui e dal suo Vangelo, quando la parola di questi personaggi sovrasta quella del Vangelo. L’apostolo per avere il mandato da Cristo deve confessare come Pietro “Tu sei il Cristo” e come Tommaso “Signore mio e Dio mio”. È bello pensare che a imitazione dell’adorazione dei Magi - proskinesis – e la loro offerta di doni di cui si è fatta memoria nei giorni di Natale tutti i discepoli, pur sparsi nel mondo, facciano esperienza anche emotiva di una profonda unione nella concorde confessione di fede al di sopra d’ogni altra vicendevole diversificazione. La Settimana di preghiera nella sua lunga storia ha superato la tentazione dell’ecclesiocentrismo - la Chiesa La Parola e le parole II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) Is 49, 3. 5-6; Sal 39; 1 Cor 1, 1-3; Gv 1, 29-34 gono mandati a continuare l’opera da lui iniziata: «Gesù disse loro […]: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”». Gesù prevede che questi operatori, a loro volta, affideranno ad altri la stessa missione. Anche per questi prega il Padre: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola» (Gv 17,20). L’oggetto della “missione” del Verbo e, di conseguenza, della “missione” di coloro dal lui scelti per continuarla è definita da Giovanni il Battista: «Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”» (lettura evangelica, Gv 1, 29-34). Lo aveva già preannunciato l’angelo che appare in sogno a Giuseppe titubante di prendere con sé Maria sua sposa: «Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Gesù stesso, poi, proclama di essere stato mandato non per i giusti, ma per i peccatori e afferma di possedere il potere di rimettere i peccati: «Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: “Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati” […]. Che cosa […] è più facile: dire ‘Ti sono perdonati i peccati’, oppure dire ‘Àlzati e cammina’? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati - disse allora al paralitico -, prendi il tuo letto e va’ a casa tua» (Mt 9,2-6). Finalmente, la sera della risurrezione, comunica questo suo potere, e perciò affida agli apostoli la stessa “missione” che gli era stata affidata dal Padre: «Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”» (Gv, 20, 21-23). Destinatari di queste “missioni” del Cristo e di coloro che egli manda sono tutti gli uomini: «Tutta la terra ti adori, o Dio, e inneggi a te» (Sal 65,4 ) e «Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra» (prima lettura Is 49, 3. 5-6). L’accettazione di queste “missioni” non è per niente scontata nel caso di Gesù, come dice l’evangelista Giovanni nel suo prologo: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto; venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1, 9-11) e neppure per i suoi continuatori. Forse è capitato a tutti di sperimentare difficoltà nell’accettare la “missione” del Cristo sia come centro e criterio normativo di fede per tutti - per cui si proponeva di diventare tutti cattolici o tutti ortodossi o tutti evangelici, e ha intrapreso la strada della comune convergenza a Cristo, affidandosi alla preghiera e alla conversione del cuore (Paul Couturier). Il tema e la struttura della preghiera per la Settimana di quest’anno sono stati preparati da un gruppo misto di cristiani del Canada, un Paese lontano da Roma, da Costantinopoli e da Ginevra, a indicare l’universalità della Chiesa. Le iniziative comuni che si attivano costituiscono il segno d’unità già esistente, perché al centro è posto il Cristo e la sua Parola, la realtà più importante e decisiva di unione rispetto a tutto il resto. Si dovrà ricordare e prendere atto, a tale proposito, che se un tempo, quando il mondo era formato da una cultura almeno formalmente considerata cristiana, era consentito discutere anche animatamente sulle differenze tra Confessioni cristiane in competizione e forte dialettica dottrinale, oggi in una società globalizzata e secolarizzata e con migliaia d’offerte religiose sul mercato del sacro è molto richiesta per la credibilità ed efficacia della missione evangelica la testimonianza d’unione, fraternità, amore e condivisione di vita. Dovrebbero poter dire tutti quelli che vengono a contatto con i cristiani: “I cristiani, vedi come si amano!”. Il nuovo santo gesuita Favre, come si legge nel n. 3924 de “La Civiltà cattolica” (p. 551-556), già al tempo della Riforma, trovandosi in Germania negli anni Quaranta del ‘500 riteneva che la divisione era determinata da cattiva condotta dei cristiani e che poteva essere superata dal riconoscimento di ciò che abbiamo in comune – “le cose che sono comuni a noi e a loro” (“Nobis et ipsis sint communes”). Intuizione di un santo, ancora del tutto attuale. come “destinatari”, sia come “chiamati a portarla avanti” nel suo nome. Come destinatari: la tentazione di tenerci lontano dal Signore o per la paura che il nostro peccato sia troppo grande perché la misericordia di Dio sia in grado di distruggerlo, oppure -sottilissima e pericolosissima insinuazione del demonio!- perché vogliamo rimettere noi da soli a posto le cose prima di presentarci al Signore col “prodotto finito”, per sentirci degni di stare alla sua presenza grazie a quanto abbiamo fatto, cadendo così nello stesso errore del fariseo nella parabola del fariseo e del pubblicano, mentre dovremmo piuttosto imitare l’atteggiamento del pubblicano che, invece, veniva a farsi guarire dal Signore, sapendo che è mestiere di Dio guarire dai peccati e che egli solo può farlo. Come chiamati a portare avanti la “missione” del Cristo: è la tentazione di non accettare questa proposta di Dio a causa della nostra indegnità, dei nostri limiti e dei nostri peccati, non ricordando che proprio dopo che Pietro ha protestato la sua condizione di peccatore, Gesù gli ha affidato il più alto incarico che potesse esser mai affidato ad un uomo: «Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”. […]». Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Lc 5, 8-10). È evidente che quello che è valso per Pietro vale allo stesso modo per ciascuno di noi per qualsiasi “missione” che il Signore voglia affidarci e che noi dovremmo accettare sentendo rivolto anche a noi quel rassicurante “Non temere” rivolto a Pietro. Don Umberto Pineschi 6 La preziosa opera di una associazione Sono convinto che l’associazionismo possa davvero essere un importante aiuto per affrontare le criticità e le disuguaglianze. Non capire questo e non favorire questo significa non essere dei buoni amministratori. Ho avuto modo di vedere di persona come questa Associazione abbia compreso una criticità della nostra città sconosciuta perché poco visibile. Intorno alla stazione gravita un mondo sommerso un mondo fatto di persone vere di fatto “fuori “ dalla realtà sociale e assistenziale; sono detti “barboni”“gli invisibili”. Il freddo, la mal nutrizione, l’assenza di una assistenza sanitaria continua, la mancanza di affetto, sono tutti “flagelli” terribili di queste povere vite. L’Associazione Raggi di Speranza in Stazione porta con generosità e amore tutto questo. Dove le fredde istituzioni non arrivano lei invece inizia. Secondo me questo tipo di Associazionismo sono parte importante delle Istituzioni; ne sono un prolungamento che colma una (anche involontaria) carenza istituzionale nel tessuto sociale. È importante quindi che le istituzioni abbiano la lungimirante attenzione e la ferma predisposizione ad accompagnare l’associazionismo nella sua opera preziosa di impegno sociale e lotta al proliferare delle ingiustizie. Massimo Alby Riflessioni in margine al dibattito sul disegno di legge Scalfarotto Noto con molto dispiacere come lo Stato moderno stia diventando sempre più una “fabbrica” di diritti. Convenzioni internazionali, costituzioni, leggi hanno sempre riconosciuto e non creato diritti. Oggi l’ipertrofica attività legislativa fa sospettare che non vi sia più un riconoscimento, ma una creazione dei “diritti dell’uomo” da parte delle istituzioni. Il sospetto è fondato su una questione semplice e ben comprensibile: se io ho un’idea dell’uomo ben definita allora “riconosco” ciò di cui ha bisogno l’uomo e ciò da cui deve essere tutelato. Ma cosa succede se il concetto di “uomo” non è lo stesso per tutti? Ecco, questa è la situazione odierna. Noi cattolici dobbiamo esser consapevoli che il concetto di persona, ossia una sostanza individuale di natura razionale, la cui essenza ha valore di per sé, non è più la visione dell’uomo accettata da tutti, ma anzi è quella più rifiutata dalle lobby dominanti e dai mass media. Dobbiamo comprendere perciò che, cosa gravissima e dalle conseguenze devastanti, il concetto di uomo viene votato “a maggioranza”.Voto dopo voto, sentenza dopo sentenza l’uomo viene definito a seconda della visione del mondo accolta dall’organo legislativo amministrativo o giudiziario di turno. I diritti dell’uomo saranno perciò non più quelli preesistenti e riconosciuti dallo Stato, ma mere esigenze di gruppi di pressione che vengono tradotte in legge, atti amministrativi o sentenze. Diritti quindi creati dallo Stato, con il problema che però questi… non sono diritti, ma il più delle volte capricci, desideri, situazioni che anche il più distratto studente di giurisprudenza del n. 2 19 Gennaio 2014 Lettere in redazione primo anno riterrebbe giuridicamente irrilevanti! Ma come è possibile che siamo arrivati a legiferare i desideri? Quando si parla di aborto, divorzio, unioni di fatto, insomma quando si parla di principi non negoziabili, che sono tali proprio perchè il negoziare su di essi è compromettere la dignità dell’uomo, ci viene eretto davanti un muro che sta tutto in quella domanda, posta evangelicamente ma con un sapore amaramente agnostico, dall’interlocutore non cristiano: “Come puoi giudicare?”. Noi cattolici possiamo rispondere a questa domanda. Ci aiutano la contemplazione della Passione di Nostro Signore, la devozione al Suo Sacro Cuore e alla Divina Misericordia. Se l’uomo non avesse avuto bisogno di un Salvatore o se si potesse salvare da solo, la risposta a quella domanda sarebbe quella che viene scritta dagli intellettuali che vendono molti libri: ossia che ognuno ha la sua storia con la sua miseria e con la corrispondente salvezza che si dà da solo con le sue sole forze riempiendosi del suo io (quasi...?) onnipotente. In realtà chi segue questa risposta, ma non è un intellettuale che vende molti libri, si ritrova a fare i conti con il peccato, con il rimorso, con una famiglia distrutta, con litigi, divisioni, asprezze e alla fine capisce che forse ha letto i libri sbagliati: può darsi che la salvezza se la diano gli intellettuali nei loro salotti ma a noi comuni mortali senza “la conoscenza” non arriva… Oppure c’è un’altra soluzione. Pensare che l’uomo è ferito, proprio perché originariamente ha voluto essere un dio con le sue sole forze. È caduto e ha bisogno di essere salvato. sono le piaghe di gesù, aperte sulla Croce, che possono riscattare il mondo dalla morte eterna e per dargli la vita...sono esse che ottengono misericordia e perdono alle anime che si perdono. Da esse scaturiscono luce, forza, amore per tutte le anime. L’uomo non ha bisogno di ideologie (e teologie) che dicono che può trovare il paradiso in terra, che può realizzare tutto ciò che vuole, non ha bisogno di veder chiamato diritto ogni suo desiderio (e quale legislatore potrebbe legiferare il nostro desiderio di infinito!?). L’uomo ha bisogno di esser chiamato alla realtà, di riconoscere la sua miseria ma allo stesso tempo di sapere di essere amato. Ha bisogno di comprendere che non si può salvare da solo ma può essere salvato da Dio che è Giusto ma anche Misericordioso. Ha bisogno anche di chiamare le cose con il loro nome: la dignità dell’uomo sta nel non ridurlo a bestia né elevarlo a superuomo, ma nel riconoscerlo persona degna di essere amata nonostante la sua debolezza. La porta della Divina Misericordia ci è aperta dalla chiesa che, senza occhiali ideologici, ha il coraggio di amare il peccatore e di disprezzare il peccato. Alessio Biagioni Rivoluzione omosessuale Le rivoluzioni, spesso, per affermarsi, si ingegnano di cambiare il nome alle cose: la rivoluzione francese cambiò i nomi ai mesi, quella russa li cambiò ad alcune città, e cos’ via. La rivoluzione omosessuale strisciante dei nostri tempi vuol cambiare il nome al padre e alla madre: questo ci avverte di quanto profondamente vuol influire sul nostro modo di essere. Eppure sembra che solo pochi si accorgano del pericolo! E, come tutte le rivoluzioni, anche questa fa le sue migliaia di morti: solo che son morti che non combattono, non piangono e non si vedono: finiscono direttamente fra i “rifiuti speciali ospedalieri”. Forse anche per questo quasi nessuno se ne accorge. Ma che mondo lasceremo ai nostri figli? Franco Biagioni Critiche nostrane Ragioniamo un attimo su alcune opere che la “chiesa” ha messo in cantiere nel nostro comune e che, fino a prova contraria, si sono rivelate delle pie illusioni rimaste sulla carta. Senza polemiche ma con stima verso i cristiani che condannano le ipocrisie di un’economia che crea guerre a tavolino in paesi lontani per alimentare le industrie belliche dell’occidente, garantendo con ciò lavoro e reddito ad una filiera che esporta la democrazia con le bombe e i carri armati anziché tramite la cooperazione. Senza polemica verso i tanti volontari del mondo cattolico che, come don Gallo e gli altri preti di strada, vivono le sofferenze materiali a fianco delle persone in difficoltà. Purtroppo, però, dalle nostre parti assistiamo a episodi come l’ecomostro di Valdibrana o quella specie di canonica di Capostrada. Per quest’ultima ci sono voluti dieci anni prima che finisse; con la collega in consiglio comunale Alice Giampaoli sollecitai più volte, e forse per questo ottenemmo, l’ultimazione dei lavori. Ma ora che esternamente sono finiti, dopo infinite gestazioni, a cosa serve quella piccola cattedrale nel deserto, vuota e inutilizzata? Una spending review, in linea con il rinnovamento e la sobrietà di Papa Francesco, sarebbe doverosa anche per alcune parrocchie pistoiesi, visto che questi organismi, non riscuotendo la decima come nel passato, non possono nemmeno avere una spesa libera e fantasiosa. Sembrano ripresi i lavori, dopo due anni di stop e abbandono, all’aula liturgica di Valdibrana, pensata forse per implementare illusoriamente il business del pellegrinaggio e i relativi proventi. Lavori finanziati dalla Cei, in gara per lo spreco incontrollato di denaro pubblico, e dalla Fondazione Caripit, quella dei 700 mila euro per le belle statuine nel giardino dell’asilo Villa Capecchi in via degli Armeni e dei 10 milioni di euro fumati nel nulla dei titoli fresh/Monte dei Paschi. Ripensando agli inviti di Papa Francesco alla chiesa, affinché si spogli delle proprie ricchezze, e accostandoli alla situazione della chiesa locale, con numerose strutture su cui non vengono pagate le tasse (prima o poi dovrà finire quest’ingiustizia), non posso che auspicare un cambiamento anche nel macrocosmo ecclesiastico pistoiese: basta programmi immobiliari, suggeriti da business plan economicamente insostenibili, ma tornare a fare il proprio mestiere! Ad esempio il vescovo Mansueto, che si appella all’accoglienza degli immigrati, dei rom etc…, potrebbe aprire i tanti monasteri disseminati in diocesi, praticamente quasi vuoti, e dare lui, concretamente, ospitalità. Magari offrendo anche lavori di manutenzione del vasto apparato immobiliare della curia o nei campi della stessa. Se ne parli senza imbarazzo, con le autorevoli personalità, del mondo laico, penso a Giancarlo Niccolai, e del mondo ecclesiastico, penso a Giordano Frosini, che so essere sensibile a simili problematiche e disponibili al dialogo. Mi si spieghi poi come palazzo di Giano intenda risolvere la questione del parcheggio di Valdibrana e infine il vescovo chiarisca pubblicamente se il parcheggio di via del Seminario, dove ci sono diversi abbonati, è o meno un’attività economica regolare e trasparente, soggetta come tutte le altre al rispetto delle norme dei parcheggi (p.e. sicurezza). Fabrizio Geri Un personale ricordo di Rita Fiamma Leggo sul giornale della scomparsa della professoressa Rita Flamma, ex-preside -per più di vent’anni- del Liceo Classico “Forteguerri”, e la prima cosa che mi salta all’occhio è che i funerali si sono svolti ad Avellino, sua città natale. Ora, lo so benissimo che qualcuno vorrà far risalire questa scelta all’attaccamento, peraltro sempre espresso, alla terra natìa ma -senza false ipocrisie- bisognerà sottolineare anche la cristallina coerenza di questa donna, che ha in cuor suo rifiutato le esequie in una città cui ha dato tanto ma da cui è stata sempre, per la maggior parte, avversata. Il motivo sta nella sua intransigenza, innanzitutto, un rigetto del compromesso e della manovra sottobanco -tanto di moda oggi- che le attirò non pochi nemici sin dai tempi (primi anni ‘90) in cui ero studente io del Liceo Classico pistoiese. L’apice di queste tensioni -lo ricordo bene- divampò allorquando un docente di latino e greco, che umiliava gli studenti con voti come 1 meno o 1 più, si scagliò contro la sua dirigenza in termini inauditi, per cause normative o burocratiche che certo non ho memoria di riferire con esattezza. Il professore lasciò la scuola, andando poi a tormentare -come so- altri istituti, coi suoi modi da “odi profanum vulgus et arceo”. Ricordo le prese di posizione invero ridicole di molti studenti, del comitato studentesco e non, alcuni dei quali sedevano in Consiglio d’Istituto, che, solo per il gusto di alzare inutili barricate e di deridere i corridoi del potere, organizzarono un’occupazione che fece scalpore. La preside Flamma subì tutto ciò con grande dignità, non la scossero più di tanto nemmeno i non pochi manifesti mortuari, col suo nome stampato sopra, affissi su molti muri della città. Questo è successo e questo -con la verità storica che qui occorre- va detto. Ma Rita Flamma, così come la sua amata collega ed amica e conterranea Antonia Santaniello, era una persona squisita e -non dico chi l’ha conosciuta a fondo, chè non basta- solo chi le ha voluto davvero bene può saperlo con certezza. Ogni tanto, ancora studente, di cui aveva capito il temperamento non semplice ma già l’onestà di fondo, mi si avvicinava per complimentarsi con la nettezza di certe mie opinioni e il coraggio di certi atteggiamenti, anche nei riguardi di alcuni professori, che sarebbero stati poco encomiati da altre persone. Una volta, mi ricordo, mi trattò con la sua proverbiale, impulsiva scontrosità, sfociata però in Vita La sgarbatezza, davanti ad un docente. Il pomeriggio stesso sento squillare il telefono:-Francesco, sono la preside. Scusami per stamattina ma davanti ad altri non posso mostrare lati teneri-:-Si figuri, la ringrazio-.Tanto per dirne una. Quando mi sono laureato e, di tanto in tanto, l’andavo a trovare, si sincerava sempre delle mie condizioni, vita privata compresa. Non potrò mai dimenticare l’appoggio e l’attenzione che mi concesse quando diventai insegnante: per due anni consecutivi, naturalmente secondo rigoroso scorrimento delle graduatorie, ebbi la ventura di ritrovarmi su quegli stessi corridoi dove pochi anni prima avevo studiato. La signora Flamma mi assegnò incarichi importanti e mi garantì -a me, docente novellino- la continuità didattica sulla classe dell’anno precedente, cosa che oggi non mi riesce spesso di ottenere, essendo di ruolo e con dieci anni d’insegnamento o giù di lì sulle spalle. I presidi di oggi avrebbero solo da imparare da una così. Della sua stima e, soprattutto, del suo affetto incondizionato ho beneficiato più volte, anche quelle in cui -e le sue battute erano affettuosamente provocatorie- mi accusava, forse con qualche fondatezza, di essere schierato dalla parte opposta alla sua o addirittura apolitico, lontano da argomenti che per lei erano di vitale importanza: l’impegno civile e la militanza partitica. Non è mai riuscita, con le sue argomentazioni sempre puntuali, a farmi cambiare idea. Questi ultimi anni sono stati i più belli. Quando se andò Mariantonia per lei fu una gran perdita -andavano a teatro insieme, condividevano molto della loro vita, e adesso mi piace immaginarle di nuovo insieme- e alla messa che il Liceo fece in sua memoria, sgattaiolando tra le panche della Chiesa di San Benedetto, senza farsi vedere da nessuno, mi venne a piangere sulla spalla, mentre io contraccambiavo il suo dolore. Dopo aver letto su questo stesso giornale un mio ricordo della professoressa Santaniello, cui ho voluto bene almeno quanto a lei, mi telefonò, apostrofandomi :-Francesco, m’hai fatto piangere-. Nell’aprile 2011, a tre mesi dalla nascita di mia figlia, con le sue proprie gambe venne a bussare alla mia porta per porgermi un regalino. Io non c’ero perchè ero a scuola e la ringraziai solo per telefono.Avendola persa di vista, dopo un annetto e mezzo mi dissi che era arrivato il momento di dirle grazie di persona. Presi l’elenco e scovai il suo indirizzo, una via proprio davanti al Liceo Scientifico. Montai in auto e mi avviai verso casa sua ma quando arrivai la vidi attorniata da un sacco di persone che non me la sentìì di irromperle davanti con tanta sventatezza. Le lasciai quindi un biglietto nella cassetta delle lettere e lei, il giorno dopo, mi chiamò: si parlò del più e del meno e fu lì che mi informò del male che poi l’ha portata via. Mi promise di richiamarmi quando sarebbe stata meglio ma evidentemente non ha potuto.Voglio quindi credere che sia stato un dono bellissimo fattomi da qualcuno che ci voleva bene ad entrambi il fatto di averla rincontrata un’ultima volta, nel luglio scorso.Aveva già dipinta in faccia e nel corpo la sofferenza, si muoveva male e parlava con fatica ma abbiamo avuto modo di scambiarci un ultimo calorosissimo abbraccio e lei di dirmi l’ultima frase che mi ha rivolto, di un affetto e una tenerezza unici, che porterò con me per sempre. A questa persona io devo dire semplicemente grazie di cuore e dichiarare che avrà sempre il mio affetto, la mia riconoscenza e la mia ammirazione. Francesco Sgarano Pistoia Sette N. 2 19 GENNAIO 2014 DOMENICA 19 GENNAIO - GIORNATA MONDIALE DELLE MIGRAZIONI Migranti e rifugiati verso un mondo migliore Un invito all’incontro di preghiera e di conviviliatà con i nostri immigrati D L a festa della Epifania è la celebrazione del mistero nascosto da secoli, ma a noi rivelato da Dio per mezzo di san Paolo, “Tutte le genti sono chiamate a formare un solo popolo” la chiesa, comunità di persone, comunità di fratelli, che guidati dalla Parola di Dio annunciano il Signore nel servizio umile verso più deboli, verso anche chi arriva da lontano. La giornata mondiale delle Migrazioni, costituisce una attualizzazione privilegiata di questo progetto del Padre a motivo della presenza nel nostro territorio pistoiese di uomini e donne provenienti da tutti i paesi del mondo. Papa Francesco nel suo messaggio per la giornata mondiale delle Migrazioni ci ricorda che “Tutti insieme siamo chiamati a realizzare “un Mondo Migliore” che “non significa una concezione astratta e neppure una realtà irraggiungibile, ma operare perché vi siano condizioni di vita dignitose per tutti e perché sia rispettata, custodita e coltivata la creazione che Dio ci ha donato” Il Papa vuole che la chiesa vada oltre le difficoltà economiche esistenti e testimoni in tutte le piccole comunità del mondo il Vangelo della Carità, vivendo con gioia la Parola del Signore” Ero forestiero e mi avete ospitato”. La nostra chiesa diventa Epifania del Signore quando non presenta se stessa, ma solo il volto di Cristo crocifisso di amore che offre a tutti sicurezza di vita, rispetto della persona, liber- tà religiosa e sopratutto amore di Dio e amore totale per il prossimo.Anche le nostre celebrazioni eucaristiche mostrano la presenza delle “Genti” delle persone che provengono da ogni continente, segno di una universalità biblica, diffusa e gioiosa e visibile che sono davvero il vestito bianco della sposa che esulta per il venire di tutti nella nuova Gerusalemme. “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi, da questo riconosceranno che siete miei discepoli” sono le parole del Signore affidate ai suoi discepoli, che le hanno vissute e consegnate a noi. Le nostre comunità cristiane sono chiamate a vivere nel nostro tempo questo amore che è dono di Lui e ad esprimerlo attraverso gesti di accoglienza, di solidarietà, di giustizia, di condivisione, di pace e serenità. Attraverso i doni e le grazie che il Signore ci da siamo chiamati ad essere vicini ai nostri fratelli, spesso nelle loro sofferenze o nell’abisso della loro miseria, ma volte chiamati a gioire con loro perché hanno raggiunto mete soddisfacenti di vita. Papa Francesco invita la chiesa a comprendere le cause a volte sofferte che hanno originato lo spostarsi delle persone e invita a superare la diffidenza e il pregiudizio che può nascere dalla presenza sul territorio dei migranti, che spesso hanno “ricadute positive” di lavoro e di valori umani notevoli, quali “l’onestà, la rettitudine e la grandezza d’animo. Vi chiedo anche per questo anno di raccogliere, nelle Messe, le offerte per destinarle alla Fondazione Migrantes, all’Associazione “San Martino De Porres” e per venire incontro a famiglie in difficoltà. Siete invitatati a partecipare alla festa che si svolgerà nel Seminario di Pistoia alle ore 15. Paolo Palazzi 19 gennaio 2014 Giornata mondiale dei migranti e rifugiati Cappella Santa Chiara (Seminario) ore 15: Messa - Liturgia animata dalla Comunità filippina In Aula Magna del Seminario ore 16.30: interventi/testimonianze Intervento sulla realtà delle Filippine, colpite dall’uragano Ore 17.30/18: canti/danze della comunità filippina pistoiese Canti e danze di altre comunità presenti a Pistoia a seguire: buffet etnico esideriamo invitare caldamente tutte le persone di buona volontà a partecipare ai momenti di preghiera, riflessione, gioia econvivialità che l’Associazione San Martino de’ Porres organizza presso i locali del seminario, Via Puccini 36, dalle ore 15 alle 20. Dopo la Messa (ore 15), la cui liturgia sarà curata dalla Comunità filippina di Pistoia, seguiranno momenti di riflessione, di testimonianze di vita e di viaggio, che aiuteranno tutti noi a condividere le speranze e i desideri dei migranti presenti a Pistoia. Come ogni anno, la Giornata mondiale dei migranti è un momento molto importante perché la nostra comunità diocesana cresca nella conoscenza, nella sensibilità e nell’accoglienza verso i fratelli, che giungono tra noi da paesi lontani, in gravi situazioni di povertà e conflitti . Con efficace chiarezza, Papa Francesco sottolinea nel suo Messaggio che “Migranti e rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell’umanità. Si tratta di bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandonare le loro case per varie ragioni, che condividono con noi lo stesso desiderio legittimo di conoscere, di avere, ma soprattutto di essere di più”. Giunti dopo tante traversie ai lidi delle terre da loro ritenute più sicure, essi incappano nei sospetti e nelle ostilità delle popolazioni locali… “Tuttavia, nonostante i problemi, i rischi e le difficoltà da affrontare, ciò che anima tanti migranti e rifugiati è il binomio fiducia e speranza; essi portano nel cuore il desiderio di un futuro migliore non solo per se stessi, ma anche per le proprie famiglie e per le persone care”. Quest’anno sarà di particolare importanza l’intervento di Valerio Bonetti, presidente della Cooperativa ‘Odissea’ di Lucca, che segue da tempo i rifugiati e i richiedenti asilo e con loro ha organizzato un cooperativa sociale impegnata nell’agricoltura. Un contributo di conoscenza e di servizio che potrà stimolare positivamente anche il nostro modo di accompagnare i migranti presenti a Pistoia. Tale testimonianza, infatti, ci aiuterà nel cammino di costruzione di un mondo migliore attraverso il superamento di pregiudizi e delle precomprensioni che portano a smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni sul desiderio di impegno e di creatività di tanti immigrati. E’ quanto, di nuovo, Papa Francesco riesce a sintetizzare parlando di “passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione -che, alla fine, corrisponde proprio alla “cultura dello scarto”- ad un atteggiamento che abbia alla base la “cultura dell’incontro”, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore”. Questa giornata è’ inoltre un momento importante di condivisione e di amicizia nella diversità... Gli ultimi tempi sono stati particolarmente segnati da molte tragedie: l’uragano che ha colpito le Filippine, le fughe dal Nord Africa, dalle guerre in Eritrea e in Somalia, la povertà di tanti luoghi della Nigeria, il disastro socio economico che da anni sta colpendo la Siria…. le tante vittime che hanno trovato la morte nel nostro Mar Mediterraneo… Nel far memoria di tali eventi, durante il pomeriggio, desideriamo dar voce ad alcuni testimoni di tali tragedie che ci narreranno (con voce propria o prestata ad altri) le loro storie di vita vera… I loro racconti saranno molto utili per tutti noi, così che possiamo conoscere quelle verità della migrazione che spesso una informazione inefficace e distorta preferisce nascondere…. Sul finire dell’incontro, il nostro animo ritroverà gioia e serenità grazie ad un tuffo nella cultura filippina, che ci sarà mostrata attraverso i canti e le danze … e i cibi… della comunità filippina, da anni presente a Pistoia. Confidiamo pertanto in una affettuosa partecipazione di tanti pistoiesi che vogliano trasmettere ai migranti presenti tra noi attenzione, rispetto, solidarietà e voglia di un comune futuro. Paola Bellandi 8 comunità ecclesiale SINODO SULLA FAMIGLIA n. 2 19 Gennaio 2014 I risultati del questionario a Pistoia I n questi giorni è stato mandato a Roma il documento di sintesi che raccoglieva le risposte delle comunità cristiane della nostra diocesi al questionario proposto dalla segreteria del Sinodo in preparazione all’assemblea straordinaria dei vescovi del 2014 su “le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione”. Le parrocchie e le varie realtà ecclesiali che hanno mandato un contributo scritto sono circa una quarantina. Dalla lettura dei questionari emerge un interessante quadro della situazione pastorale della nostra diocesi che mostra una sufficiente omogeneità nella percezione sia delle difficoltà, ma anche delle possibili proposte pastorali. Praticamente tutti riconoscono una scarsa diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della chiesa sulla famiglia anche tra i praticanti, salvo una conoscenza spesso superficiale e non di rado veicolata dai Media. Questo fatto deve farci pensare, perché significa che i processi di iniziazione alla fede U n ricco calendario per i Vespri d’organo per l’anno 2014 promossi dall’Accademia d’organo “Giuseppe Gherardeschi” di Pistoia in collaborazione con Regione Toscana, Comuni di Pistoia, Cutigliano e Carmignano, Cassa di risparmio di Pistoia e della Lucchesia, Cattedrale e il monastero della Visitazione di Pistoia, parrocchie di Spirito Santo, Cutigliano, Popiglio e Santonuovo, San Lorenzo a Cerreto, di Collodi e di Bargi. Ne parliamo con il professor Andrea Vannucchi Diplomato in organo, pianoforte e clavicembalo nei Conservatori statali, Vannucchi ha alle spalle una lunga carriera durante la quale ha suonato come solista in molti paesi europei. vivono oggi, almeno in Italia, una profonda crisi. L’iniziazione cristiana ha bisogno di una profonda revisione perché possa fare il servizio che deve fare, quello appunto di “iniziare” e non di concludere l’esperienza di fede dei ragazzi. Un altro dato condiviso emerge dai questionari: la quasi totale assenza di una pastorale familiare nelle parrocchie. E’ vero, si riconoscono alcune lodevoli eccezioni in qualche parrocchia, nelle associazioni, nei movimenti, nei gruppi di spiritualità familiare, nelle iniziative dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, ma tutte queste realtà riguardano una minoranza assoluta dei praticanti. Spesso l’unico momento in cui si ha modo di fare formazione con gli adulti e le famiglie è l’omelia domenicale. Per questo più parrocchie suggeriscono di pensare a percorsi di preparazione al matrimonio di almeno un anno, perché è molto difficile in una decina di incontri riavviare un cammino di fede in chi non pratica più la fede dalla propria cresima. Incoraggiante in tal senso è l’esperienza quasi sempre positiva di chi fa i corsi di preparazione alle nozze, che notano come per molti giovani il vangelo sia una vera e propria scoperta gioiosa. Il problema è per tanto quello di accompagnare le coppie dalla scoperta alla continuità, aiutandole a rendere stabile quanto hanno vissuto positivamente durante i “corsi”. Altro elemento interessante è quanto emerso dai questionari sul tema della pastorale delle “situazioni matrimoniali difficili”. La quasi totalità dei contributi riconoscono la necessità di cercare strade per riammettere alla comunione i separati divorziati e risposati, magari attraverso l’introduzione di percorsi di riavvicinamento e riammissione ai sacramenti, per evitare la superficialità e la banalità che sono sempre un nemico mortale della fede, in qualsiasi situazione matrimoniale,“regolare” o “irregolare”, uno si trovi. Infine sul tema delle unioni tra persone dello stesso sesso i questionari convengono nell’affermare che non si devono discriminare le persone per la loro tendenza sessuale, e che occorre avere verso tutti lo stesso atteggiamento di misericordia e di accoglienza, siano essi omosessuali o eterosessuali. Riguardo le unioni Il ricco calendario dei Vespri d’Organo 2014 A colloquio con il maestro Andrea Vannucchi Maestro, quali sono le tappe fondamentali della sua formazione musicale? Fin dalla giovinezza mi sono appassionato alla musica ed in particolare alla musica organistica. La mia formazione giovanile si è consolidata nell’ambito del Conservatorio di Firenze, dove ho conseguito il diploma di organo e pianoforte, successivamente presso il Conservatorio di Ferrara dove ho ottenuto il diploma di clavicembalo. Nella mia formazione sono stati fondamentali gli incontri con il grande organista e musicologo Luigi Ferdinando Tagliavini, con il Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 18-25 gennaio 2014 Sabato 18 gennaio ore 17,30: Parrocchia del Cuore Immacolato di Maria – Belvedere Celebrazione Eucaristica per l’apertura della Settimana presieduta da don Paolo Palazzi,Vicario generale Mercoledì 22 gennaio ore 21: Parrocchia della Vergine Maria Celebrazione Ecumenica della Parola di Dio con la partecipazione del Pastore Mario Affuso della Chiesa Apostolica Italiana Giovedì 23 gennaio ore 21: Chiesa Cristiana Evangelica Battista (via San Marco, 9) Incontro di preghiera Venerdì 24 gennaio ore 21: Parrocchia San Michele Arcangelo - Casermette Incontro di preghiera con la partecipazione di Valdo Pasqui membro della Chiesa Valdese di Firenze Sabato 25 gennaio ore 16,30: Parrocchia di San Paolo Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Mansueto Bianchi Vescovo di Pistoia per la chiusura della Settimana quale ho potuto approfondire la conoscenza del repertorio organistico italiano, e con Jacques van Oortmerssen con il quale mi sono perfezionato fra il 1993 e il 1996 ad Amsterdam presso lo Sweelinck Conservatorium; qui ho conseguito, primo italiano, il diploma di solista d’organo. Di notevole importanza per la mia esperienza professionale, infine, è stata la mia nomina avvenuta nel 1992 come Organista Titolare della chiesa di sant’Ignazio (parrocchia dello Spirito Santo): avere il privilegio e la fortuna di suonare in modo costante questo straordinario strumento costruito nel 1664 da Willem Hermans, fratello laico della Compagnia di Gesù, rappresenta una continua occasione per approfondire lo studio della musica antica in un contesto dal respiro internazionale. Nel suo curriculum vitae appare che lei ha suonato in molti paesi europei e in Giappone: quale significato hanno queste esperienze? Ogni singolo concerto che ho eseguito nelle varie città europee mi ha offerto l’occasione di suonare su strumenti di particolare pregio, ma soprattutto di entrare in contatto con realtà organistiche di ampio respiro. Merita un discorso a parte la mia esperienza giapponese della Shirakawa Italian Organ Academy. Ogni anno, fra agosto e settembre, assieme al maestro Umberto Pineschi svolgiamo attività didattica a numerosi organisti che giungono da ogni parte del Giappone per poter studiare la musica antica italiana. Si tratta della più longeva attività culturale fra Italia e Giappone che proprio quest’anno festeggia il suo trentesimo anno di vita. Ma c’è di più. Questa consolidata collaborazione con Shirakawa, città gemellata con Pistoia, mostra segni di continua crescita, tanto che, negli ultimi anni, numerosi organisti hanno sentito l’esigenza di approfondire le loro conoscenze venendo proprio a Pistoia per uno studio intensivo e attratti dai nostri strumenti originali. I Vespri dell’Accademia d’Organo “Giuseppe Gherardeschi” di Pistoia sono giunti alla XVII edizione. Come commenta questa attività? Quale la primaria finalità? Credo di dover fare una premessa: il vespro d’organo è il risultato dell’unione della preghiera con la musica; infatti durante l’esecuzione si alternano momenti musicali e Parola biblica, favorendo uno spazio di meditazione e di raccoglimento. I vespri d’organo risultano comunque l’attività più importante dell’Accademia Gherardeschi, della quale sono il vicePresidente; attraverso di essi si è reso possibile l’ascolto di strumenti antichi e recenti, di cui il nostro territorio è particolarmente ricco; inoltre sempre grazie ai vespri d’organo, gli strumenti utilizzati sono oggi tutti in perfette condi- delle persone dello stesso sesso, le risposte giunte nei questionari affermano che bisogna rispettare la libera scelta delle persone. Allo stesso tempo si invita a tenere sempre insieme misericordia e verità, ponendo attenzione a non banalizzare, ad esempio affermando che tutte le situazioni sono uguali e che non ci sono differenze tra l’unione tra due persone dello stesso sesso e l’unione tra un uomo e una donna. Le domande poste dal questionario sono state un’occasione per le comunità cristiane per dialogare e confrontarsi su problematiche importanti con cui ormai i parroci si misurano quasi ogni giorno. Domande che hanno permesso una “radiografia pastorale”, forse non sempre confortante, ma che ci interroga profondamente sul nostro essere chiesa e sul nostro stile di cristiani, chiamati ad annunciare la “gioia del Vangelo” all’uomo di oggi, chiunque esso sia e qualunque sia la sua situazione, perché la gioia del vangelo è per tutti, e Dio vuole che “tutti gli uomini siano salvi”. Cristiano D’Angelo zioni, tanto che vengono impiegati non solo in ambito concertistico, ma anche in quello liturgico e didattico. Quali sono i compositori più famosi che sono stati scelti per i concerti? In realtà la varietà degli strumenti che abbiamo a disposizione ci ha permesso, nel corso degli anni, di poter presentare un vasto repertorio, che va dal rinascimento fino alla musica contemporanea, facendo ascoltare brani di autori famosi, ma anche conoscere autori poco frequentati, seppur di notevole interesse. Cosa prevede il programma del 2014? E lei come vi prenderà parte? Quest’anno ci saranno trentadue vespri d’organo eseguiti sugli organi più significativi del territorio, coprendo sostanzialmente l’intero anno solare. L’appuntamento ricorrente sarà ogni prima domenica del mese alle ore 17 nella cattedrale di San Zeno, mentre gli altri vespri pistoiesi si svolgeranno a sant’Ignazio, alla chiesa del Carmine e presso quella delle Salesiane (il cui strumento è stato recentemente restaurato ed inaugurato). Numerosi, poi, sono le parrocchie, frazioni e Comuni coinvolti nell’iniziativa: Santonuovo, Popiglio, Collodi, Pescia, Cutigliano e Bargi (BO). Per quanto mi riguarda ho due appuntamenti fissi per il giorno di Natale e Pasqua in sant’Ignazio e il 2 novembre 2014 nella cattedrale di san Zeno: giorni particolari che la musica, credo, può rendere più solenni…in un mondo dove spesso domina il frastuono. Per il lettore interessato suggerisco di consultare e seguire il sito www. accademiagherardeschi.it Daniela Raspollini Vita La Nuovo direttore comunicazioni sociali Mauro Banchini dopo molti anni ha lasciato, in accordo con il vescovo, il servizio di direttore dell’ufficio diocesano delle comunicazioni sociali. A nome della diocesi e di tutti vogliamo ringraziarlo per il lavoro svolto in questi anni con professionalità, passione e impegno. La sua presenza e il suo contributo sono sempre stati stimolanti e fonti di riflessioni e iniziative che hanno arricchito la vita ecclesiale della nostra comunità diocesana. Mentre salutiamo Mauro voglio ufficialmente accogliere e dare il benvenuto a Martina Notari, una giornalista professionista che ha accettato per due anni l’incarico propostogli dal vescovo come nuova direttrice dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi. Ricordiamo di comunicare per tempo le iniziative più rilevanti che riguardano gli uffici pastorali e i vicariati della diocesi. L’indirizzo mail a cui scriverle è quello dell’ufficio che è rimasto invariato: [email protected]. Cristiano D’Angelo Benedizioni 2014 La Libreria S. Jacopo informa i parroci che è possibile prendere visione dei cartoncini preparati per la Benedizione alle famiglie 2014 e prenotarli. Pellegrinaggio diocesano L’ufficio diocesano pellegrinaggi comunica che è in preparazione il pellegrinaggio in “Russia anello d’oro” che si effettuerà dal 27 luglio al 3 agosto. Per richiedere il programma dettagliato basta tel. allo 0573.976133 e chiedere dell’ufficio pellegrinaggi. Pastorale della terza età La vicenda storica e la crocifissione di Gesù Mercoledì 22 gennaio alle 16, presso il Centro di Monteoliveto si terrà il quarto degli incontri programmati per il 2013/2014 dalla Pastorale della terza età. Don Luca Carlesi parlerà de “La vicenda storica e la crocifissione di Gesù”. Ci sarà modo quindi di approfondire la consapevolezza sul come e perché Gesù è morto in croce, ed anche come questo evento di salvezza per l'umanità si rinnova realmente nella celebrazione della Messa Eucaristica. Alla fine della riunione è previsto il consueto rinfresco, P.G. Vita La 19 gennaio 2014 comunità ecclesiale n. 2 IN CAMMINO VERSO IL SACERDOZIO Due ministeri conferiti ad Alessio Tagliaferro e Ugo Feraci D omenica 5 gennaio, nella Cattedrale di San Zeno il nostro vescovo ha conferito i ministeri di Lettore e Accolito a due membri del seminario diocesano: Alessio Tagliaferro e Ugo Feraci. Alessio Tagliafierro è stato istituito lettore, il primo ministero verso il sacerdozio dopo l’ammissione all’ordine sacro. Qual è il compito del lettore? Il Magistero evidenzia come competenza specifica del lettore quella di proclamare le parola di Dio durante le celebrazioni liturgiche davanti ad un’assemblea riunita. Altre competenze derivate a cui è chiamato il lettore sono quelle di educare nella fede i fanciulli e gli adulti; guidare i fedeli con la parola e l’esortazione a ricevere degnamente i sacramenti; annunciare a livello di missione la parola di Dio; educare altri fedeli ad essere in grado di annunciare la parola di Dio. Questo primo ministero mostra come la chiesa conta su di te, affidandoti alcune competenze che sono davvero importanti: si parla di responsabilità missionaria ed educativa, Gesto munifico per S. Ignazio di Loyola Il 21 ottobre la chiesa di S. Ignazio di Loyola e l’attigua canonica della parrocchia dello Spirito Santo avevano riportato notevoli danni a causa di un fulmine. Essi consistevano nella messa fuori uso delle campane, del sistema di videosorveglianza e allarme, dell’ascensore, di stampanti, computer ed elettrodomestici, il tutto per circa quindicimila euro, una cifra che può apparire modesta, ma che è notevole per una parrocchia senza risorse al difuori delle raccolte in chiesa che, data la crisi generale, sono in costante calo. È stato diffuso un appello per sollecitare aiuti che rendessero possibile la rimessa in funzione di tutto quanto era stato danneggiato al fine di riprendere la normale attività. La fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia è stata la prima a raccogliere questo appello, con un’elargizione di cinquemila euro equivalente, quindi, ad un terzo dell’entità del danno riportato. L’aiuto è stato determinante per dare fiducia agli operatori parrocchiali che vedono, così, più vicino il traguardo dell’annullamento dell’impasse che aveva pesantemente penalizzato la normale routine della vita parrocchiale. La parrocchia dello Spirito Santo esprime il suo più sentito ringraziamento per il provvidenziale aiuto ricevuto. di responsabilità in relazione alla catechesi non solo dei bambini ma anche degli adulti. Per questo motivo è necessario, come ci ricordava il vescovo nell’omelia, svolgere il nostro ministero nella comunità con spirito di servizio verso i fratelli, meditando, vivendo e testimoniando la Parola di Dio che trasmette. Ugo Feraci è stato istituito accolito, un altro passo nel suo cammino verso il sacerdozio. In che cosa consiste questo ministero? Il centro di questo ministero è l’eucarestia. L’accolito serve all’altare in aiuto del diacono e del sacerdote, ma è anche ministro in- caricato di distribuire l’eucarestia e portarla ai malati e agli infermi. La vicinanza all’eucarestia deve trasformare tutta la sua vita. Un cambiamento che chiede –come ricordava il vescovo nella sua omelia- una vita sempre più autenticamente evangelica.A piccoli passi, attraverso i doni continui e generosi di Dio -nonostante le mie opacità e miserie-, questi anni di formazione mi conducono su questa strada bella e sorprendente. Lui trascina a sé tutta la mia vita, chiedendomi, attraverso il ministero dell’accolitato, di imparare dal sacrificio eucaristico ad offrirla e spenderla al servizio degli altri, soprattutto di coloro che con la loro sofferenza e infermità partecipano misteriosamente al sacrificio di Cristo. Il ministero dell’accolitato, mi aiuterà anche a entrare sempre più a fondo nella comprensione e nella conoscenza delle azioni liturgiche. In questo ministero mi precede il babbo, che da qualche anno svolge il ministero di accolito presso la parrocchia di Sant’Andrea a Pistoia. Il suo impegno umile e attento è un esempio per me e un motivo in più per ringraziare il Signore. D.R. MONASTERO DELLA VISITAZIONE Festa di San Francesco di Sales N el 277° anno della sua presenza a Pistoia, l'Ordine della Visitazione di S. Maria, situato in Via delle Logge, 3 si appresta a celebrare la festività del proprio fondatore: San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra. La festa avrà luogo venerdì 24 gennaio. Questo è il programma: ore 7:45 recita delle Lodi, alle 8 Messa officiata dal can. Romano Lotti, cappellano del Monastero. Nel pomeriggio, dalle 16 alle 18, si terrà l'adorazione eucaristica con la recita del rosario e dei vespri. La festività si concluderà alle 21 con la Messa solenne. La straordinaria figura di san Francesco di Sales (1567-1622) rimane ancora da scoprire nella sua interezza teologica. Tralasciando il suo profilo biografico, questo santo proclamato dal beato Pio IX,“Dottore della chiesa” si può definire, soprattutto, “dottore dell'amore di Dio”. La festa liturgica di san Francesco di Sales, che ogni anno viene celebrata soprattutto in tutti i Monasteri della Visitazione di Santa Maria, posti in varie parti del mondo, sia per noi un sollievo al nostro spirito. Concludiamo con alcune massime estratte dal corposo epistolario del salesio in cui ancora una volta si possono percepire alcune indicazioni per poter attuare un percorso pu- ramente cristiano: «Soprattutto bisogna combattere l'odio e il malcontento verso il prossimo, e astenersi da un difetto impercettibile, ma assai nocivo, dal quale poche persone sono immuni; che se ci capita di criticare il prossimo o di lamentarci (cosa che dovrebbe accadere raramente), non la finiamo più, e ricominciamo sempre e ripetiamo all'infinito le nostre lamentele e rimostranze: il che è segno di un cuore esacerbato e non ancora veramente santo. I cuori forti e saldi non si lagnano che per fatti gravi, e inoltre, per questi fatti gravi, non serbano più rancore, o almeno sono senza turbamento e affanno». Carlo Pellegrini APOSTOLATO DELLA PREGHIERA Propositi di inizio anno D al gruppo diocesano AdP, auguri a tutta la redazione de “La Vita” e ai suoi lettori. Come sempre abbiamo iniziato gli incontri di questo nuovo anno, al Monastero della Visitazione in Via delle Logge a Pistoia il 9 gennaio, dove il direttore diocesano AdP, don Carlo Bonaiuti, ha celebrato la Messa, preceduta da una solenne adorazione. Ci auguriamo che il percorso di questo anno, sia come il precedente, un cammino molto intenso. Abbiamo avuto vari momenti di formazione, preghiere comunitarie, riflessioni condivise, pellegrinaggi (ValdiBrana,Assisi) ritiro spirituale dalle suore Mantellate a Treppio e l’esperienza indimenticabile della gita a Roma, all’udienza di Papa Francesco; e il giorno prima al Santuario del Divino amore. L’assemblea regionale di ottobre, svoltasi a Prato, con la conferenza del direttore nazionale AdP, padre Tommaso Guadagno, sul tema “Custodire, riparare, promuovere”, ha accresciuto in noi ancora di più, questo voler cercare, seguire, trovare la “via del cuore”: “La preghiera del cuore”, per aprire a Gesù, la porta del nostro cuore. Che ci aiuti a fare sempre della nostra giornata un’opera bella, qualcosa di vero e di buono da offrire al Signore e ai nostri fratelli. Ora ci aspetta il primo incontro di formazione nella parrocchia di Valenzatico, il 30 gennaio alle 15. Ci accoglierà don Roberto Razzoli con la sua affabilità e, don Carlo, ci guiderà con maestria, come sempre. Chi vorrà partecipare sarà accolto con gioia e amore. Annamaria Innocenti 9 SANTA CRISTINA A MEZZANA Festeggiare l’Epifania Come ogni anno, Santa Cristina a Mezzana, ha festeggiato l’Epifania con la tradizionale manifestazione teatrale tenuta, dai bambini e ragazzi della scuola parrocchiale di catechismo. Il tema scelto è stato quello dell’accoglienza dell’ “Altro”, portatore di storia, cultura, religione e quindi arricchimento per una crescita sana ed interpersonale. “A… come accoglienza”, il titolo della drammatizzazione: musiche, canti e testi interpretati dai bambini, sono stati i linguaggi che hanno sviluppato i contenuti scelti. Anche il coro parrocchiale “Santo Stefano”, ha supportato l’opera dei ragazzi presentando alcuni brani eseguiti alla rassegna corale Sonex Vox Tua presso la Basilica dell’Umiltà in Pistoia. Don Claudio, ha aperto la serata con un’introduzione mirata ed ha concluso poi l’incontro, sottolineando il significato dei messaggi proposti e la bravura degli interpreti nell’esecuzione dei canti. Da antica tradizione, poi il parroco, ha distribuito la calza a tutti i bambini della comunità parrocchiale da 0 a 11 anni. I genitori, ringraziano le catechiste, Irene, Patrizia, Federica e Marinella per la maestria nel preparare i bambini con impegno, dedizione e missionari età. Insieme, in un clima di armonia e serenità, tutti i presenti si sono ritrovati, per una merenda cena, nell’oratorio. I parrocchiani PARROCCHIA DI LIMITE SULL’ARNO Il grande cuore delle suore minime Di solito ricevere un dono fa sempre piacere, perché è un segno di affetto, di riconoscenza, di gioia. Ma in questo caso il dono reca solo rimpianto. Il 5 settembre 2010 le ultime tre suore francescane minime del sacro cuore lasciarono la loro bella scuola materna per rientrare alla Casa madre di Poggio a Caiano, abbandonando Limite dopo quasi cento anni di generosa e indimenticabile presenza. Il 2013 ha segnato il definitivo distacco, poiché le suore, con formale atto notarile, hanno donato alla parrocchia l’intera e grande struttura, la quale ha una storia che si intreccia con quella della stessa parrocchia e della Misericordia di Limite. Infatti, uno scarno verbale, datato 1910, fa sapere che la Misericordia progettava di costruire “uno stabile per impiantarvi l’ambulatorio infermieristico e l’asilo infantile, contando sulla pubblica e privata beneficienza”. Il palazzo in riva all’Arno venne costruito fra gli anni 1914-1916 con un costo preventivato di diecimilaquattrocento lire. Il 4 novembre 1916 le suore minime vi fecero il loro ingresso ed aprirono subito il primo asilo infantile della zona. La prima guerra mondiale e la conseguente e lunga crisi economica impedirono alla Misericordia di far fronte al debito residuo, nonostante il generoso impegno dei dirigenti che si susseguirono nel tempo. Ancora un verbale del 18 dicembre 1938 ci informa che: “essendo aumentato il debito e per evitare atti giudiziari, è decisa la vendita di parte dello stabile delle suore”. La Madre generale, suor Maria Marianna Attucci versò la quota concordata di venticinquemila lire, ma: “per cause varie la ratifica legale non ebbe atto”. Si aprì così una questione economica che sembrava insolubile, ma che vide la giusta soluzione solamente dopo la fine della seconda guerra mondiale, poiché un vecchio socio lasciò alla misericordia i ruderi della sua casa di Limite, che era andata distrutta nel corso di un bombardamento aereo alleato. Parrocchia e misericordia, in pieno accordo con le suore, vendendo quei ruderi ad una impresa edile, ricavarono la cifra sufficiente ad acquistare un ampio appezzamento di terreno per costruirvi la nuova, più ampia moderna scuola materna. Il parroco, don Mauro Gatti, iniziò i lavori di costruzione, mettendoli sotto la protezione della Madonna. Infatti, nel 1954, il 16 aprile, giorno dell’apparizione della Madonna del Buon consiglio a Genazzano di Roma, furono tracciate le fondamenta e l’8 maggio dello stesso anno, festa della Madonna del Rosario, fu posta la prima pietra. Nel 1956 l’intera costruzione, giunta a copertura, fu ceduta con regolare contratto notarile alle suore di Poggio a Caiano, le quali provvidero a rifinirla e ad arredarla, inaugurandola solennemente il 31 agosto 1958. Oggi che la bella scuola materna “San Francesco” è tornata ad essere proprietà della parrocchia, è doveroso rivolgere un pensiero di gratitudine a tutte quelle persone che nel corso di oltre cento anni hanno dimostrato capacità e grande generosità nell’offrire al popolo luoghi di educazione e di aggregazione in spirito di vera carità cristiana. Limite porterà sempre nel cuore le care suore che nel corso di questi lunghi anni hanno elargito gratuitamente a tutti ogni sorta di beni materiali, morali e spirituali, auspicandone un provvidenziale ritorno. Lidia Tognetti Mati 10 comunità e territorio Vita La n. 2 19 Gennaio 2014 SICUREZZA Diminuiscono gli incidenti stradali di 186 dello scorso anno. I servizi per la prevenzione ed il contrasto dell’ebbrezza attuati sulle arterie di competenza hanno consentito di controllare 24.714 persone e di procedere a 207 denunce e alla contestazione di 164 illeciti amministrativi per guida in stato di alterazione da sostanze alcoliche. Sono 7 le persone denunciate per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Il sistema di relazione con tutti gli attori della mobilità, in particolare con la Motorizzazione ha permesso di denunciare due extra- comunitari perché, durante gli esami di teoria per il conseguimento della patente di guida, sono stati sorpresi ad utilizzare un auricolare collegato con un telefono alla cui estremità vi era un suggeritore che dava le risposte esatte. Tra le indagini spiccano quella conseguente ad una rapina ai danni di una cittadina cinese, malmenata e percossa per farla desistere dal tentativo di non farsi strappare di dosso la borsa, che si è conclusa con l’individuazione e l’arresto di due persone. SALDI Avvio positivo per le svendite invernali Secondo Confcommercio mediamente ogni famiglia destinerà agli acquisti un budget di circa 340 euro N Lo dice il bilancio annuale della Polstrada. In aumento gli automobilisti sorpresi alla guida col cellulare e senza cinture di Patrizio Ceccarelli D iminuiti, anche se di poco, gli incidenti stradali nel 2013 in provincia di Pistoia. Quelli rilevati dalla polizia stradale, che ha presentato il bilancio delle attività svolte nel corso dell’anno appena concluso, sono stati in tutto 677, contro i 683 dell’anno precedente. Tre quelli mortali, a fronte di 7 dello scorso anno. Le violazioni accertate al codice della strada sono state in tutto 19.686, mentre i punti decurtati dalle patenti ammontano a 30.796. Ottocentonovantatré sono state le violazioni all’art. 172 (guida senza cinture di sicurezza), 743 quelle invece all’art. 173 (utilizzo del cellulare durante la guida), a conferma che su questo campo sono ancora molti gli automobilisti indisciplinati. In aumento le violazioni all’art. 193 del codice della strada (circolazione con veicolo non coperto da assicurazione): 263 contestazioni a fronte CRISI Sovraindebitamento delle famiglie Adesso anche i consumatori possono concordare col tribunale un piano di ritrutturazione dei debiti. A Pistoia uno dei primi casi R istrutturazione del debito. Adesso possono chiederla anche i privati cittadini. Lo sportello pilota sul sovraindebitamento delle famiglie, attivato nella sede di Pistoia del Movimento difesa del cittadino (Mdc), grazie ad un progetto della Regione Toscana, ha ottenuto un primo importante risultato: è stato omologato, dal tribunale di Pistoia, il «piano del consumatore», il primo a livello nazionale. A darne notizia è Desirée Diddi, responsabile regionale e vicepresidente nazionale Mdc, auspicando che la normativa, finora poco conosciuta e poco applicata, diventi un valido strumento per aiutare le famiglie che si trovano in difficoltà. Il caso in questione riguarda una consumatrice, pensionata, che si è sovraindebitata per aiutare il figlio, che, ammalatosi improvvisamente non è più stato in grado di portare avanti la propria azienda e di provvedere al sostentamento della figlioletta. Con l’aiuto del Movimento difesa del cittadino la donna ha presentato al tribunale di Pistoia l’istanza per dare avvio alla procedura di sovraindebitamento, prevista dalla recentissima legge 3/12 ed è stato nominato un tecnico per svolgere le funzioni dell’Organismo di composizione della crisi (figura assimilabile a quella del commissario giudiziale per le procedure di concordato preventivo per le aziende fallibili). La pensionata ha quindi presentato al tribunale di Pistoia il cosiddetto «piano del consumatore», ovvero un piano di ristrutturazione dei debiti, commisurato alla sua situazione attuale. Il piano, omologato dal tribunale, prevede lo stralcio di circa il 50% dell’indebitamento ed il pagamento del residuo 50% in 90 rate mensili (dunque con una dilazione di 7 anni e mezzo), somma che è stata calcolata, detraendo dalla pensione, le spese mensili necessarie per il sostentamento del nucleo familiare. Le risorse monetarie per pagare i creditori, pur non essendo oggi disponibili, saranno ottenute anche rientrando in possesso del quinto della pensione già ceduto ad una finanziaria. on ha deluso la partenza dei saldi invernali, che secondo Confcommercio hanno fatto registrare in tutta la provincia risultati positivi. Merito anche del ponte della Befana, che ha consentito a tutti di fare acquisti con la dovuta calma. Soddisfatti i commercianti del settore abbigliamento e calzature, per i quali in molti casi la partenza è andata assai meglio dello scorso anno. «Segno – commenta l’associazione dei commercianti - che la clientela tende ormai a vedere nei saldi l’opportunità di completare in modo vantaggioso gli acquisti per la stagione in corso, facendo spesso veri e propri affari». L’avvio è andato decisamente meglio di quello del 2013 per molti negozi d’abbigliamento pistoiesi, per i quali il fine settimana lungo ha senza dubbio contribuito al risultato. Significativo l’afflusso durante la prima giornata, sabato, che ha confermato anche la tenuta del settore calzature: ora molti commercianti si chiedono quanto questa spinta positiva possa durare. Nei settori abbigliamento e calzature qualcuno ha registrato un 2-3% in più rispetto al 2013, mentre altri dichiarano invece il 10% in meno. Per molti commercianti del territorio le prime tre settimane di svendite saranno quelle più utili per riequilibrare i conti, a meno che non giunga una nuova e inaspettata ondata di freddo a invogliare i clienti a proseguire in un secondo tempo le compere invernali. In media ogni famiglia destinerà agli acquisti un budget di circa 340 euro, ma anche per i saldi permane, data l’incertezza sul futuro e la pressione fiscale del momento, la tendenza a spendere in modo attento e ponderato. Ad attrarre sono soprattutto capi-spalla, giubbotti, calzature, maglieria e borse, ossia i capi più costosi del guardaroba, per i quali le persone attendono più volentieri sconti e promozioni. Allagamenti Interventi d’urgenza su viabilità e corsi d’acqua Entro la fine del mese sarà pronto un quadro di programmazione completo per la difesa del suolo A seguito delle intense precipitazioni dello scorso sabato 4 e domenica 5 gennaio, che hanno causato criticità alla rete idrica e movimenti franosi con interessamento del sistema viario, la Provincia di Pistoia ha avviato alcuni interventi di somma urgenza. Per quanto riguarda la viabilità, gli interventi hanno interessato in particolare le strade Pistoia – Riola, Nievole-Avaglio, Montalbano, Mammianese-Marlianese e Popiglio-Fontana Vaccaia. Sul reticolo idraulico, invece, sono stati effettuati sopralluoghi da parte dei tecnici del demanio idrico provinciale su Ombrone, Brana, Ombroncello,Torbecchia e Acqualunga. Attualmente sono stati attivati dalla Provincia due interventi di somma urgenza: uno sull’Ombrone in località Bottegone, presso Castel de Bonechi, per un franamento arginale in destra idraulica; l’altro sul torrente Acqualunga, nel Comune di Agliana, all’altezza di via Palaia, per una rottura arginale in destra idraulica. In base a quanto programmato nel documento annuale per la difesa del suolo 2014, approvato lo scorso 23 dicembre dalla giunta della Regione Toscana, la Provincia informa che, di concerto con i soggetti consortili e gli enti locali, procederà a verificare le priorità di intervento e che, alla luce della nuova legge regionale sui consorzi di bonifica e della individuazione dei nuovi organi consortili, il quadro della programmazione potrà essere completo solo alla fine di gennaio. Vita La 19 gennaio 2014 comunità e territorio n. 2 Fondazione Banche di Pistoia e Vignole-Montagna Pistoiese Rossella Baldecchi dona una sua acquaforte “R ossella Baldecchi fa par te di un nutrito gruppo di artisti pistoiesi, formati alla scuola dell’Istituto d’Arte, ora Liceo Artistico, che ci invidiano in tutto il mondo: artisti che non lavorano per il mercato, ma per pura passione e per soddisfare il piacere di chi li apprezza e li segue”. Così, il presidente della Fondazione Banche di Pistoia e Vignole-Montagna Pistoiese Franco Benesperi, al momento della formalizzazione dell’atto con il quale l’artista e docente pistoiese Rossella Baldecchi ha donato alla Fondazione una sua opera – per la precisione, un ritratto di donna inciso all’acquaforte - affinché diventi oggetto di studio e di future esposizioni. “Ho imparato ad amare l’acquaforte, tecnica antica nella quale Rembrandt era maestro indiscusso, durante i miei studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, sotto la guida del mio insegnante Domenico Viggiano”, ha spiegato Rossella Baldecchi. “E’ una tecnica che richiede una lavorazione lunga e difficile, a causa della durezza del rame, materiale che garantisce però la durata nel tempo dell’opera. Ma è anche una tecnica I appassionante, che da allora non ho più abbandonato”. Le opere di Rossella Baldecchi, da oltre trent’anni, spaziano in realtà fra mezzi espressivi anche molto differenti fra loro: dalla pittura, alla grafica, fino appunto all’incisione, numerose sono le realizzazioni di questa apprezzata e premiata artista, le cui opere sono state esposte in collezioni e mostre pubbliche e private, sia in Italia che all’estero (dalla Lituania, alla Germania, dall’Uganda, alla Polonia e al Giappone). Eppure spesso, al di là delle diverse tecniche usate, uno dei temi più ricorrenti e cari all’artista è proprio quello femminile. Donne sospese nel tempo, incantate ed assorte, rapite in una dimensione altra rispetto a chi le osserva, come depositarie di una verità solo a loro nota: così come nell’opera donata alla Fondazione, questi sono i soggetti che Rossella Baldecchi ama ritrarre. Una poesia e una sensibilità tutta al femminile, che non è mancata nella recente realizzazione dell’opera “Il cielo addosso” Quattro mesi di lavoro per la riapertura della Pistoia-Porretta Ma c’è chi teme che possa essere l’occasione per lo smantellamento definitivo C di Rfi diffusa al termine dei sopralluoghi tecnici- è reso più complesso dalla ridotta accessibilità dell’area e dalle conseguenti difficoltà logistiche di allestimento dei cantieri». Rete ferroviaria italiana comunica inoltre che è in costante contatto con le istituzioni del territorio con le quali dovrà essere condiviso il piano di ricostruzione, sia per la parte di interesse ferroviario sia per la rimanente. Intanto il servizio continuerà ad essere svolto con gli autobus, mentre da parte dei pendolari già si teme che i tempi di riapertura della linea, già colpita da continui tagli, possano rivelarsi perfino più lunghi. «È necessario che gli enti territoriali interessati intervengano preventivamente sulla zona di territorio franato il 5 gennaio sulla linea ferroviaria Pistoia-Porretta», si specifica intanto da Rfi. Tanti i commenti sul profilo Facebook «Salviamo la Porrettana». In tutti prevale il timore che per chi ha sempre visto la linea come un costo per le casse regionali e per quelle delle ferrovie, possa essere l’occasione buona per arrivare, di rinvio in rinvio, allo smantellamento definitivo. COMUNE DI AGLIANA A Assegnazione di 70 compostiere ltre 70 compostiere verranno assegnate secondo la graduatoria che uscirà da coloro che ne faranno richiesta al Comune di Agliana entro il 1 febbraio prossimo. Coloro che utilizzeranno la compostiera avranno inoltre diritto ad una riduzione del 20% della parte variabile del Tributo Comunale su Rifiuti e Servizi, meglio noto come Tares. L’iniziativa si inserisce nella politica di gestione dei riprodotta), entrerà così, insieme ad una delle sei prove di artista, a far parte del patrimonio: entrambe - come è nelle finalità istituzionali della Fondazione, che fin dalla sua nascita opera per sostenere la tutela e la valorizzazione dei beni artistici del territorio – saranno messe a disposizione della cittadinanza per mostre, pubblicazioni, ricerche ed altre iniziative pubbliche di natura culturale. Silvia Mauro Arriva il Festival della musica e delle arti FERROVIE i vorranno almeno quattro mesi, secondo Rete ferroviaria italiana, prima che la linea ferroviaria Pistoia-Porretta, interrotta dal 5 gennaio scorso in seguito a una frana che ha invaso i binari, torni a funzionare. Tempi che preoccupano le centinaia di pendolari giornalieri della linea, dirottati su un servizio di bus sostitutivo messo a punto da Trenitalia: i viaggiatori però temono che la parziale chiusura possa essere un campanello d’allarme per il definitivo smantellamento della tratta. «L’intervento -si legge in una nota ispirata a Gianna Manzini ed esposta in via permanente nell’omonima Sala della Biblioteca San Giorgio di Pistoia. Alla Fondazione, l’artista ha donato l’incisione a bulino su lastra di rame, dalla quale sono state ricavate solo quaranta acquaforti e sei copie di artista: una tiratura molto limitata, secondo i canoni tradizionalmente applicati. La lastra, in tutta la sua inalterata bellezza (gli artisti generalmente la annullano graffiandola, affinché non venga ulteriormente 11 rifiuti dell’amministrazione comunale aglianese volta ad una loro drastica riduzione. Per fare richiesta è necessario: essere residenti nel Comune di Agliana, essere titolari di un’utenza domestica unifamiliare, avere a disposizione un resede dell’abitazione adibito a orto di almeno 2 metri quadri e/o giardino di almeno 30 metri quadri ed essere in regola con il pagamento della Tares. Per scaricare il bando è possibile consultare il rinnovato portale internet del Comune di Agliana. Per ulteriori informazioni è possibile contattare i seguenti uffici comunali aglianesi: Ufficio relazioni con il Pubblico (Urp) e Ufficio Ambiente – Piazza della Resistenza 1, telefono 0574-678833 e fax 0574-678800). Orario di apertura dalle 9 alle 13 il giovedì (previo appuntamento telefonico). M. B. I prossimi 24/25 e 26 gennaio presso il piccolo teatro Mauro Bolognini si svolgerà la X edizione del Festival della Musica e delle Arti. Prestigiosi come sempre, i nomi scelti. Quest’anno è stato deciso per 4 vere e autentiche personalità che si sono distinte nella loro vita per l’amore per la musica e la sua valorizzazione. Si tratta di Wilma Vernocchi, una delle regine della lirica mondiale oltre che per 15 anni prima voce de La Scala di Milano, da sempre conosciuta ed apprezzata da tutti i più importanti teatri lirici del mondo dove si è esibita con tenori del calibro di Silvano Carroli, Placido Domingo, Josè Carreras, Carlo Bini, Carlo Bergonzi ed è stata per molti anni maestra indiscussa. Fra le personalità scelte anche due pistoiesi. Una riguarda un amico della città come il musicista Bruno Lapio nonché autore e titolare del negozio Hoffman ma soprattutto sempre pronto e disponibile a tutte le esigenze e le necessità del Festival della Musica e delle Arti. La seconda scelta è caduta invece su una personalità importante per Pistoia e per la propria tradizione musicale ossia Luigi Tronci che ha personificato nel tempo la tradizione fatta di produzione ma anche di divulgazione e conservazione. La quarta ed ultima scelta è invece rivolta a Graziano Uliani, fondatore nonché direttore, organizzatore ed inventore del Porretta Soul Festival. “La scelta di premiare Graziano Uliani non è stata certamente frutto del caso – si legge in una nota dell’ufficio stampa di Culturidea – in quanto da sempre la nostra associazione ha riservato attenzione verso le martoriate popolazioni africane e quest’ultime hanno trovato nell’arte e nella musica una vera forma di riscatto dall’emarginazione e segregazione negli USA. Il Porretta Soul Festival – conclude la nota- è stato ed è in tutta Europa il più importante evento atto a valorizzare il contributo della musica afro americana alla emancipazione dei neri d’America, oltre al segno tangibile che con la musica sia possibile superare qualsiasi barriera.” In questa decima edizione della manifestazione che, come detto si terrà nei giorni 24/ 25 e 26 gennaio si esibiranno Centro di Danza Classica e Jazz di Grazia Pasquinelli, Progetto Danza Toscana di Katia Foderi, Spazio Danza di Silvia Caramelli, Smiledance di Federica Pacini, Idea Danza di Cristiana Capecchi, Centro Arte e Danza di Claudio Mura e Maria Rosaria di Sessa ; il tutto patrocinato dal Comune di Pistoia e Culturidea che sostengono e finanziano tutto l’evento. Edoardo Baroncelli PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633 - [email protected] - [email protected] SEDE PISTOIA Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected] PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected] MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected] MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected] SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected] LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected] PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected] S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected] CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected] BOTTEGONE Via Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected] 12 comunità e territorio ASSOCIAZIONE “MORENO VANNUCCHI” Incontro con il Presidente della Repubblica Napolitano I l 20 dicembre 2013 organizzata dall'Associazione internazionale Produttori del Verde "Moreno Vannucci" è stata ricevuta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una delegazione importante della provincia di Pistoia composta da numerosi delegati, in particolare dal presidente Vannino Vannucci, da Renzo Benesperi, dalla presidente della provincia di Pistoia Federica Fratoni, dall'assessore Mario Tuci, dal sindaco di Buggiano Bettarini e dal vicario generale della diocesi don Paolo Palazzi e da qualificati rappresentanti il settore sanitario, imprenditoriale, professionale, sindacale e di volontariato. Renzo Benesperi ha presentato al Presidente la prima attività lavorativa di Pistoia costituita dal vivaismo con l'eccellenza a livello europeo della presente delegazione. Federica Fratoni e l'assessore Tuci hanno conseganto una lettera al Presidente Napolitano, firmata dalla presidente della provincia e dal sindaco di Pistoia Bertinelli, per richiedere la sua partecipazione alla soluzione dei difficili problemi legati alla realtà complessa dell'AnsaldoBreda. Il vicario generale ha portato il saluto della chiesa di Pistoia ricordando il suo forte e autorevole impegno della chiesa locale nel sociale. Il Presidente Napolitano ha ricambiato con viva cordialità e con serena autorevolezza. La festa si è conclusa in allegria con il pranzo offerto dall'Associa- n. 2 19 Gennaio 2014 PRUNETTA Vita La In questo paese il Reno è bambino I zione produttori del verde Moreno Vannucci nella stupenda tenuta presidenziale di Castel Porziano. Abbiamo trascorso una giornata serena e ricca di momenti di dialogo, di conoscenza reciproca delle nostre attività personali, ma sopratutto abbiamo vissuto una intensa e unica emozione nell'incontrare e dialogare con il capo dello stato, riconoscendo la sua notevole importanza nell'attuale momento politico italiano. È un uomo che sa dialogare con le persone trasmettendo attraverso le sue parole sapienza, comprensione e visione di ciò che esiste nella nostra Italia, evidenziando al tempo stesso una lucidità ed una attitudine rasserenante che appare anche dai suoi movimenti. La delegazione nel congedarsi dal Presidente Napolitano lo ha invitato a visitare prima della fine del suo mandato la città di Pistoia per conoscere meglio le sue notevoli eccellenze. Paolo Palazzi l fiume Reno nasce a Prunetta sull’alto versante dell’Appennino pistoiese. È quindi toscano di nascita. Il paese è allineato su due poli, tra l’alto Reno e media Lima. Il Reno nasce un po’ più in alto di Prunetta, circa 500m. a nord dell’abitato, a 1010m. sul mare dal fianco orientale del piccolo poggio delle Piaggette (1091m.). Salendo da Prunetta per le Piaggette tutto intorno si fa bosco, si scorge uno scenario di montagne meravigliose. Percorrendo la mulattiera che allaccia il paese ai due poggi in una depressione sul pendio (che accenna l’inizio della valle), si scorge una piccola nicchietta di mattone rosso scuro che incomincia la sorgente del Reno. Dalla nicchietta cade un rigagnolo d’acqua di poco superiore a poche gocce. La sorgente del Reno è stata captata insieme a quella del Cucco per crescenti bisogni idrici dei casolari sottostanti. Dal serbatoio rettangolare di calcestruzzo, situato sui fianchi del poggio, proviene il suono di acque cadenti. Sul deposito la data della costruzione: anno XVI, 1938. Allora la poca acqua terrosa che parte dalla piccola nicchietta, attraversa la mulattiera e si butta in un valloncino scendente a precipizio nella conca delle Piastre. È tutto il Reno alla sua sorgente. Dalla valle non scaturiscono altre sorgenti. Dopo 2 km dal paese di Prunetta il Reno attraversa la strada per la prima volta sopra il primo ponte che lo valica: esso appare come un fossone, folto d’erba tra le sponde orlate d’alberi ma quasi completamente privo d’acqua. Ora Prunetta è diventata una fresca e tranquilla residenza estiva. Finalmente il luogo dove nasce il Reno, grazie alla Provincia di Pistoia, ha un’identità precisa ed è entrato nella tappa dell’ecomuseo della montagna pistoiese. L’acqua che inzuppava il territorio è stata raccolta dagli operai della comunità montana e riunita in una fonte zampillante a nord di Prunetta: qui incomincia il viaggio delle acque del fiume Reno che scivolano e vanno via verso le Piastre, Porretta Terme, Bologna, e sfociano maestose presso le Valli di Comacchio, nel mar Adriatico. Un grande lavoro quello della Proloco di Prunetta e della comunità montana, una strada restaurata, un cippo con tutte le generalità del luogo. Tavoli e panchine sono stati collocati vicino alla sorgente: all’inaugurazione parteciparono centinaia di persone. Nel recupero delle sorgenti del Reno, chi ha avuto una parte determinante nei lavori, è stato l’intervento degli operai della comunità montana che hanno rinnovato gli antichi splendori del luogo. Nell’arco dell’anno molte scolaresche emiliane visitano le sorgenti del Reno: vengono a Prunetta per conoscere la nascita di questo fiume, anche perchè, in modo particolare i bolognesi felsinei, considerano questo corso d’acqua il loro fiume. Giorgio Ducceschi spor t pistoiese CALCIO DONNE L Real Aglianese, splendida realtà a semplicità al comando. Nella provincia di Pistoia si può praticare calcio, praticarlo bene anche al femminile: al Real Aglianese, società giovane ma ambiziosa, tutto questo è possibile. In poche stagioni, grazie al tecnico/factotum d’origine calabrese Armando Esposito, il sodalizio ha fatto passi da giganti: una prima squadra in serie C, ma con tanta voglia di ripercorre le gesta dell’Agliana Air Cargo Italia, che nel ‘94/95 con l’allora super bomber Morace si laureò campione d’Italia e nel ’96-97 si aggiudicò una Coppa Italia, oltre a un titolo nazionale vinto dalle giovanili allenate dallo stesso Esposito. Un club piccolo, ma sano, composto da persone semplici e non personaggi artefatti. Proprio in questi giorni la squadra Giovanissime del Real (nella foto) si è imposta nel torneo quadrangolare “Valdinievole”: dopo aver eliminato con il punteggio di 5-3 il 2003 Lucca in semifinale, la formazione neroverde, allenata da Cesare Pallara, ha battuto 7-4 le Sorgenti Labrone Livorno sul campo di Monsummano Terme, grazie a uno splendido poker di gol di Secchi e alle belle reti di Bonacchi, Severini e Qafoku. Un successo che rappresenta un’ulteriore crescita di un gruppo formato da ragazze promettenti. “Siamo davvero contenti di quest’affermazione _ ha affermato il tecnico della compagine della Piana pistoiese, Pallara _ perché vincere fa sempre bene, fa imparare più in fretta e dà morale all’ambiente. Ma ora sotto con la preparazione: abbiamo il campionato di calcio a 7 under 14 e la Coppa Toscana da onorare. Il nostro obiettivo è far diventare giocatrici queste ragazzine, calciatrici che possano, un giorno, entrare nell’orbita della prima squadra”. Un plauso alle atlete scese in campo: alle titolari Carol Rizzo, Sara Schiera, Martina Qafoku, Marta Bugiani,Asia Nesti, Giada Secchi e Virginia Ania e alle panchinare, poi entrate sul terreno da gioco, Emma Severini, Gemma Rizzo e Alice Bonacchi. Tutte lodevoli le giocatrici aglianesi, meritevoli di elogi, ma fra tutte si sono distinte Bonacchi, Qafoku e Secchi. “Calcio femminile è bello _ sostiene il trainer/factotum Armando Esposito _. Spero che una vittoria come questa porti sempre più praticanti e sponsor a questa splendida disciplina sportiva”. Glielo auguriamo. Gianluca Barni Calcio - Basket Tempi Supplementari D di Enzo Cabella opo lo scontro diretto di domenica scorsa con l’Arezzo, la Pistoiese riparte con l’animo sereno e con lo stesso vantaggio sia sullo stesso Arezzo che sulla Pianese, seconda distanziata di cinque punti. La gara contro gli amaranto aretini era molto temuta nell’ambiente arancione, ben conoscendo la forza degli avversari che puntavano tutto sul derby, che molti indicavano come la loro ultima spiaggia. Avessero perso a Pistoia, infatti, il distacco dalla capolista sarebbe aumentato a 10 punti, un distacco praticamente incolmabile. Invece è stato pareggio, la lotta continua e tutto sommato consente alla Pistoiese di restare al comando del campionato con un buon margine di vantaggio. Il cammino è senza alcun dubbio ancora lungo, mancano ben 15 partite (45 punti in palio) alla fine, ma la squadra di Morgia ha le risorse giuste ed è ben motivata per continuare la lotta con lo stesso spirito. C’è da osservare che la sua leadership non è stata intaccata, è sempre prima e imbattuta. E’ vero che ha perso il record delle vittorie consecutive in casa, fermatosi a otto, che il suo attacco non più il primo in campo nazionale, ma sono piccoli dettagli buoni solo per la statistica. Nel giorno in cui Bigoni ha interrotto la sua straordinaria striscia di gol, nel giorno in cui Peluso ha allungato il digiuno di reti, la squadra ha trovato in ottimo sostituto: Minincleri, che pur non essendo una punta pura, ha segnato il preziosissimo gol del pareggio con l’Arezzo, il terzo nelle ultime quattro partite, arrivando a raggiungere quota otto nella classifica marcatori arancioni. Il calendario propone una giornata interessante: l’Arezzo e la Pianese giocano in casa, rispettivamente contro l’Ostia Mare e il Montemurlo, mentre la Pistoiese va in casa del Gualdo, tre avversari che sono posizionati a metà classifica e quindi potrebbero creare non pochi fastidi alle prime tre del girone. Il Pistoia Basket ha concluso il girone d’andata al dodicesimo posto nella classifica generale, con 12 punti in carniere. Nonostante l’ultima sconfitta a Caserta, la squadra di Moretti può ritenersi soddisfatta, in quanto ha ben otto punti di vantaggio su Pesaro che occupa l’ultimo posto della classifica, in odore quindi di retrocessione. E’ opinione generale che per restare in A possano bastare venti punti, quindi al Pistoia Basket ne mancherebbero solo otto, vale a dire quattro vittorie. Non sembra un’impresa particolarmente difficile. La squadra ha raggiunto una sua identità, gli americani si sono bene ambientati nel nostro campionato, quindi i biancorossi di Moretti hanno tutte le potenzialità per raggiungere l’obiettivo, anche se i prossimi impegni sono particolarmente difficili: infatti, domenica arriverà a Pistoia la capolista Cantù, quindi in rapida successione ci saranno la trasferta di Avellino e il doppio confronto al PalaCarrara con Sassari e Milano. Vita La 19 gennaio 2014 “J obs Act” è l’acronimo di una legge votata in maniera bipartisan negli Stati Uniti il 5 aprile 2012, per sostenere con adeguati provvedimenti e fondi il rilancio industriale e in particolare le “start up”, giovani società innovative verso le quali l’America guardava e guarda per un ritorno allo sviluppo. Ora anche in Italia, con la diffusione da parte del neo-segretario del Pd, Matteo Renzi, delle prime linee del proprio “Jobs Act”, si parla di questo “Jumpstart Our Business Startups Act”, un concetto complesso - almeno per una traduzione letterale - ma semplice nella determinazione che contiene: far fare un “salto” in avanti al lancio di iniziative imprenditoriali, in una parola essere innovativi perché la creatività torni a caratterizzare il “Made in Italy”. Ecco quindi che il “giovane” segretario del Pd ha gettato il classico sasso nello stagno, rischiando come in passato di finire incagliato sui veti all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. In sostanza le proposte di Renzi, che per ora sono dei puri “enunciati”, parlano di un contratto d’inserimento per i giovani a “tutele progressive” che superi buona parte dei 40 tipi di contratto attualmente esistenti. Il “Jobs Act” renziano prevede poi l’assegno universale di sostegno per tutti coloro che perdono il posto di lavoro, con l’obbligo di seguire corsi di riqualificazione professionale e di non rifiutare più di un’offerta di lavoro alternativa, altrimenti decade il sostegno. C’è poi la rendicontazione online della spesa pubblica, la fine della figura del dirigente di pubblica amministrazione a tempo indeterminato (per rompere la burocrazia pubblica inamovibile e potentissima, spesso più degli stessi ministri), l’aiuto alle piccole imprese sui costi energetici e una tassazione più alta per le attività e rendite finanziarie e più bassa per chi “fa impresa”, specie le “start up” dei giovani. Smosse le acque Fin qui le novità, per ora solo “annunciate”, da parte di Renzi. Ma il dado è tratto, si deve dire, perché sostenitori e detrattori hanno dovuto prendere atto tra giovedì 9 e venerdì 10 gennaio, che l’iniziativa renziana comunque è servita a smuovere le acque. Non solo nel centrosinistra, dove non tutti si sono detti d’accordo con il “Jobs Act”, ma nel centrodestra e pure tra i “grillini”, a questo punto l’intero quadro politico sarà costretto a fare i conti con una proposta, sia pure stringata, alla quale rispondere con altre idee. Del resto, il 40% dei giovani che non trovano lavoro e la massa crescente di disoccupati ormai sono una minaccia troppo forte per la politica, come hanno dimostrato le avanguardie dei “forconi” nel mese di dicembre. Il parere delle Acli In attesa di vedere quali altre proposte verranno messe sul tappeto, registriamo le prime reazioni al “Jobs Act” di Renzi. Così, il presidente delle Acli, Gianni Bottalico, ha subito reagito affermando che “al momento si tratta di ‘spunti’ che delineano appena un indice di quelle che saranno le proposte del nuovo segretario del Pd”, anche se “pare condivisibile l’analisi della situazione n. 2 dall’Italia EMERGENZA LAVORO 13 "Jobs Act" sul tavolo Per Acli e Mcl una scossa salutare Gianni Bottalico (Acli): “Al momento si tratta di spunti che delineano appena un indice”. Carlo Costalli (Mcl): “C’è la consapevolezza che non sono le regole che creano i posti di lavoro ma la ripresa della produzione; bene pure la possibilità per i lavoratori di sedere nel Cda delle grandi aziende” di Luigi Crimella di stallo, se non di arretramento, in cui versa l’economia italiana e l’intento di realizzare una terapia d’urto per rimetterla in moto. Peraltro le ricette che vengono indicate sono da anni oggetto di discussione: la riduzione delle tasse sul lavoro, la sburocratizzazione, l’esigenza di un piano industriale generale e di singoli piani per i vari comparti”. Bottalico nota anche che “andrà delineata meglio nei suoi scopi la proposta di un nuovo codice del lavoro” ponendo attenzione al fatto che l’estensione delle tutele non si tramuti in realtà nell’estensione della precarietà, mentre appare come una misura di assoluto buon senso la “riduzione delle forme contrattuali” dalle oltre 40 attuali, poiché nei fatti si è visto che quelle più utilizzate si possono contare sulle dita di una mano. Appaiono altrettanto importanti i capitoli riguardanti l’estensione degli L a casa –sotto forma di imposte– sta franando sulla testa degli italiani, trascinando con sé molta della credibilità del governo Letta, che sulla tassazione degli immobili sta facendo una pessima figura. Il Sole 24 Ore ha calcolato che nel 2013 l’Italia ha battuto il record (probabilmente galattico) di ben 104mila aliquote fiscali applicate al mattone nazionale, cifra iperbolica ottenuta dalle varie aliquote di base moltiplicate per tutte le distinzioni operate dagli 8mila e passa Comuni italiani. Ma ha anche scritto che –in base alle nuove misure di tassazione decise in questi giorni– questo record sarà sicuramente battuto nel corso del 2014. Questo per dare la misura del colossale guazzabuglio in cui ci siamo infilati per varie ragioni, tra le quali mancano quelle della semplicità e della ragionevolezza. Tutto nasce da lontano, dall’addio all’Ici subito sostituita dall’Imu, quindi dall’addio all’Imu voluto da una parte politica e accettato per ragioni di sopravvivenza da Enrico Letta. In verità l’Imu doveva scomparire sulla prima casa, e il mancato introito doveva essere pareggiato da analoghi tagli alla spesa pubblica. Ma tagliare, in Italia, non si può ammortizzatori sociali a chi perde il lavoro e la riforma dei centri per l’impiego”. Tra i limiti, Bottalico cita le misure per attenuare le diseguaglianze, le connessioni tra lavoro ed Europa, la finanza speculativa. Dal Mcl apprezzamenti e limiti Dal canto suo, il presidente di Mcl (Movimento cristiano lavoratori), Carlo Costalli, dichiara: “Apprezziamo intanto che si tratta di una bozza di discussione coraggiosa con l’intento di cambiare un sistema, che noi diciamo da anni che non funziona e che la riforma Fornero ha cambiato addirittura in peggio”. “Complessivamente un giudizio positivo, non ci sono né eccessi di demolizioni di tutele né passi indietro rispetto a enunciazioni precedenti”, prosegue, sottolineando che nelle linee di Renzi c’è “la consapevolezza che non sono le regole che creano i posti di lavoro ma la ripresa della produzione; bene pure la possibilità per i lavoratori di sedere nel Cda delle grandi aziende”. Aggiunge che “non c’è il contratto unico, come paventato, e che ci avrebbe visto contrari, anche se la riduzione delle forme contrattuali ci sembra opportuna”. Circa le per- plessità, Costalli sottolinea che “non c’è un chiaro programma di riduzioni fiscali, si parla genericamente di risorse ricavate dalla spending review: proposta ingenua se non addirittura superficiale. Cosa non va? La legge sulla rappresentanza!”. Per il presidente di Mcl, quindi, si tratta di un testo che “ha in sé luci ed ombre, e che costituirà comunque oggetto di discussione”. ECONOMIA Casa schiacciata dalle tasse Imu, Tasi e Tari: mal di testa assicurato per i contribuenti di Nicola Salvagnin o non si vuole: scelta legittima, per carità. Quindi si ri-tassa. E al posto di uno, tre: ancora la vecchia Imu su tutti gli immobili che non siano prime case, la nuova Tasi che sarebbe la tassa sui servizi comunali “indivisibili” (luce, fogne, asfalto…) e la cui aliquota è decisa localmente; la nuova Tari che è la vecchia Tares e quindi la tassa rifiuti, con le stesse regole della Tasi. Già detta così, la situazione appare più complicata di prima e, lo dicono gli esperti, più costosa per il contribuente. Ma all’aggravio fiscale – cui siamo tutto sommato assuefatti – s’è aggiunta la beffa della complicazione, della confusione. Bisognerà conoscere le decisioni di ogni singolo Comune non solo sulle aliquote, ma pure sulle detrazioni, e le loro variazioni nel tempo; calcolare ogni volta gli importi; rispettare le tante scadenze perché ogni tassa – a quanto pare – avrà due rate annuali, quindi sei in tutto. Ma sulla rateazione non è ancora detta l’ultima… Lo ripetiamo: noi italiani ormai abbiamo fatto il callo all’assurdo, a scervellarci e a perdere un sacco di tempo per pagare, non per incassare (si pensi ai bizantinismi relativi alla sola Imu: la prima cantina è esentata, la seconda paga imposte anche fossero 8 euro l’anno; è prima casa solo per chi è proprietario, non lo è se abitata dai figli…). Ma figuriamoci le facce degli investitori stranieri, di quei fondi pensione, di quelle finanziarie, di quei grandi patrimoni esteri che cercano nel mattone rifugio o affari. Con tutto il mondo a disposizione, perché investire in un Paese da mal di testa? Cefalea che sta venendo a milioni di italiani per un’ultima coda velenosa del capitolo Imu. Mentre il governo, nel corso del 2013, ballava il valzer dell’Imu sì, Imu no, Imu sospesa; no, cancellata – con la costante, disperata ricerca di soldi per colmare il buco finanziario –, ben 2.500 amministrazioni comunali italiane mettevano le mani avanti aumentando l’aliquota Imu sulla prima casa: metti mai che rimanga… Così ora l’esecutivo ha deciso che l’Imu prima casa non è più dovuta per il 2013, ma per le aliquote esistenti ad inizio anno. Chi le ha aumentate, deve chiedere la differenza ai cittadini, da pagare entro il 24 gennaio. Peccato che, per calcolare questo residuo d’imposta, ci voglia la sapienza di un premio Nobel; che i Caf non siano stati ancora dotati dei programmi informatici di calcolo; che infine il risultato finale sarà (per fortuna) di pochi euro. Per pagare i quali però bisognerà impazzire e perdere tempo. Diceva il vecchio Bartali: tutto sbagliato, tutto da rifare… 14 dall’italia n. 2 19 Gennaio 2014 LE CHIAMANO DROGHE LEGGERE L’Italia non è morta. Necessita di autostima di Bruno Cescon I l pasticcio sugli insegnanti; la Puglia, che non vuole il rigassificatore ma cosparge il suo territorio di pale eoliche e impianti fotovoltaici; i partiti politici in continua fibrillazione che discutono all’infinito di riforma elettorale, di fine delle Province; la riorganizzazione degli ospedali e della sanità ma salvando le pretese localistiche, di ospedali minori inutili quanto costosi, vicino a casa; caos sull’Imu, sulle seconde case; indagini martellanti sulle povertà che crescono; Cgia di Mestre che sforna statistiche su tasse in aumento; miraggio dello sportello unico, che non funziona e banche dati che non dialogano; evasione fiscale miliardaria e debiti dello Stato che crescono assieme a quelli dei Comuni e delle Regioni; imprese che protestano per la burocrazia e per gli aiuti non ricevuti. Ecco un florilegio di titoli di giornali e telegiornali. Tutti improntati al pessimismo. Il nostro Paese è diventato lamentoso. Non vede che le cose che vanno male. La gente addossa la colpa ai politici ma poi chiede raccomandazioni e posti di lavoro nel pubblico che è già intasato dove si lavora a singhiozzo. È diminuito il lavoro ma vi sono disoccupati che preferiscono il sussidio di disoccupazione a un impiego parziale; ugualmente vi è qualche cassintegrato che resta a casa invece che riprendere il lavoro nella sua azienda che ha una nuova commessa. Industriali e imprese s’aspettano aiuti dallo Stato mentre protestano per le tasse, il costo del lavoro. Eppure una parte di loro non ha saputo innovare, mentre ora ha capitali finanziari che non vuole o non sa investire. Eppure sono guadagni, ottenuti in parte anche con l’evasione fiscale, in tempi più facili. Hanno spesso investito in agricoltura e purtroppo in edilizia, quando vi sono migliaia di appartamenti sfitti e di capannoni vuoti, con grave danno ecologico per il territorio. I Comuni si vantano, a buon diritto, di essere vicini alla gente ma non sono esenti da sprechi, da assunzioni inutili. Si sono spesso comportati da cicale e ora chiedono soldi che non ci sono. Questo è anche il nostro Paese, anche i nostri Friuli e Veneto. Capaci di sperimentare nuovi partiti, che si comportano peggio delle vecchie forze politiche. Nonostante tutto questo c’è vitalità. Vi sono aziende, vi sono commerci, vi sono concessionarie, vi sono ospedali e reparti all’avanguardia nelle specialità e bene funzionanti.Vi è chi tra gli imprenditori osa nuovi investimenti e pure ci guadagna. Altre imprese hanno saputo internazionalizzarsi. Vi sono giovani che non aspettano solo i concorsi, ma che avviano nuove attività. E sono giovani ben preparati, spesso forniti di diverse specializzazioni. Vi è un terzo settore, il sociale, fatto di comunità, di rete di imprese, di cooperazione e consorzi che bilancia lo Stato nell’assistenza. Vi è un’agricoltura, che ha condotto una accelerata modernizzazione, che sta sul mercato. Nel nostro Paese ha retto ed è cresciuta la solidarietà, non solo quella caritativa, ma quella dell’aiutarsi l’un l’altro, soprattutto nelle famiglie. Se lo Stato sociale deve ridursi all’essenziale, il terzo settore, che interpreta e attua il principio di sussidiarietà, potrà integrare l’assistenza pubblica.Il nostro Paese non è morto. Necessita di una rinnovata autostima. Di riscoprire un nuovo orgoglio di essere italiani dentro un mondo globale. Gli italiani debbono volersi bene. S Sulla cannabis libera cresce il dissenso nel mondo cattolico arà vero che l’unico modo per battere le narco-mafie, come sostiene lo scrittore Roberto Saviano, consiste nel legalizzare la droga partendo dalla cannabis? Sarà vero che esiste una netta differenza tra le droghe che alcuni considerano “leggere” e quelle che invece gli stessi considerano “pesanti”? È scientificamente dimostrabile questa distinzione, oppure fanno male sia la cannabis sia le altre droghe, perché agiscono sul sistema nervoso, sul cervello e sulla psiche? Sono domande che la gente comune si pone, all’indomani dalla notizia che il senatore del Pd, Luigi Manconi, ha depositato il testo di un disegno di legge per la depenalizzazione, la coltivazione e la possibilità di cessione della cannabis. Mentre il leader di Sel, Vendola, ha subito dichiarato la sua adesione a questa iniziativa, abbiamo sentito alcuni esponenti di comunità di accoglienza e recupero per tossicodipendenti, che esprimono, in maggioranza, le loro forti critiche e riserve verso la depenalizzazione. Hanno risposto Roberto Mineo (presidente del “Ceis don Picchi”), don Antonio Mazzi (“Exodus”), don Armando Zappolini (Cnca-comunità di accoglienza). Di parere negativo anche il cardinal Elio Sgreccia. Mineo, come vede questo ennesimo tentativo di legalizzare la droga? “Purtroppo con stupore e sconcerto, perché non si può accettare una situazione del genere, anche se si parla per ora di cannabis, che ha dimostrato i suoi effetti dannosi e che tanti problemi provoca a chi ne va in cerca e la usa. Se si arrivasse alla liberalizzazione, avrem- T Vita La orniamo a parlare di edilizia scolastica. È stato infatti pubblicato “Ecosistema scuola 2013”, il rapporto annuale sulla qualità dell’edilizia e i servizi scolastici di Legambiente, giunto ormai alla XIV edizione. Le notizie, ancora una volta, non sono confortanti. Il “parco scuole” della nostra Italia è messo male. Oltre il 60% degli edifici scolastici - spiega Legambiente - è stato costruito prima del 1974, data dell’entrata in vigore della normativa antisismica. Il 37,6% delle scuole necessita d’interventi di manutenzione urgente, il 40% è privo del certificato di agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi. L’indagine ha preso in esame la qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 94 capoluoghi di provincia. Ben 5.301 edifici scolastici. La verifica di vulnerabilità sismica è stata realizzata solo sul 27,3% delle scuole. Nei Comuni che si trovano in area a rischio sismico (zona 1 e 2) e idrogeologo, solo il 21,1% gli edifici ha compiuto tale verifica. In lieve crescita invece i dati sull’accessibilità: l’82,3% I pareri di Roberto Mineo (presidente del “Ceis Don Picchi”), don Antonio Mazzi (“Exodus”), don Armando Zappolini (Cnca - comunità di accoglienza). Il giudizio negativo del cardinale Elio Sgreccia di Luigi Crimella mo un popolo di giovani che in buona parte potrebbero diventare dipendenti da questa sostanza. L’effetto negativo sarebbe simile a quello del gioco d’azzardo: finché è stato illegale, era contenuto in ristrette cerchie e aree, appena è stato legalizzato per interesse dello Stato, sono nati migliaia di centri per il gioco, col risultato che oggi abbiamo quasi 2 milioni di giocatori ‘patologici’. Se è questo che vogliamo in Italia, bene: avremo un effetto devastante, perché oltre ai danni psichici, fisici e comportamentali, crescerà una generazione di persone dipendenti con tutte le conseguenze del caso. Mi chiedo che interesse ci sia dietro questo tentativo da parte di certi politici”. Don Antonio Mazzi, lei che è il fondatore di “Exodus”, ci dice cosa ne pensa? “Per me legalizzare la marijuana vuol dire, al di là del pericolo della sostanza, offrire un capriccio in più ai nostri figli. Il problema è che i capricci, comunque, fanno male e la droga in particolare. In un momento in cui dovremmo invece ridurre i ‘capricci’ vecchi, se ne vuole aggiungere uno nuovo e ‘legale’. Credo che la nostra società sia ipocrita e - permettetemi - ‘bastarda’, perché intende proporre un’azione diseducativa e molto pericolosa, soprattutto per il futuro dei più giovani. Anziché impegnarci tutti per stimolare verso lo studio, il lavoro, l’impegno civile e sociale, ecco che andiamo a offrire divertimenti equivoci, pericolosi dal punto di vista fisico, morale e spirituale, che rendono i nostri ragazzi ancora più viziati”. Don Armando Zappolini, qual è la sua visione sul problema della cannabis “libera”? “Io ritengo sbagliato l’approccio, che giudico ‘ideologico’, secondo il quale ogni droga è dannosa allo stesso modo. Equiparare le ‘leggere’ alle ‘pesanti’ è un dazio culturale che stiamo pagando da anni, senza una controprova scientifica. L’uso delle droghe leggere parla piuttosto di una vera emergenza educativa. Non sono sicuro che legalizzare sia del tutto positivo, sono invece sicuro che proibire e basta è invece negativo. Non condivido le campagne da crociata tipo quelle dell’on. Giovanardi: vedo tanti ragazzi che usano la cannabis e non diventeranno mai dei ‘drogati’ veri. Il confine vero sono le droghe pesanti e dobbiamo agire per non far cascare i giovani in mano alle mafie”. Il parere negativo del cardinale Elio Sgreccia Una voce autorevole del mondo cattolico, quella del cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, si è fatta sentire sul tema della “droga libera”. Interpellato da un quotidiano nazionale ha tra l’altro affermato che “per quello che ho potuto studiare sulle dipendenze, le loro dinamiche e i fattori che possono aiutare i giovani a venirne fuori, quando sono caduti dentro la droga, ritengo che sia la coltivazione sia la liberalizzazione, anche delle droghe ‘leggere’, è un fattore negativo. Si è riusciti a fare qualcosa, con il ringraziamento successivo di coloro che sono riusciti a venirne fuori, dove si sono prese posizioni repressive, non nel senso punitivo della parola ma con l’aiuto al distacco”. Ha poi aggiunto che, a suo avviso, è necessario “togliere la distinzione, non fondata da un punto di vista psico-dinamico, tra le droghe leggere e quelle pesanti: perché dal leggero si passa facilmente al pesante” e la cannabis è “la porta d’introduzione”. SCUOLA Edilizia, eterna cenerentola Legambiente: necessaria l’anagrafe per programmare interventi di Alberto Campoleone degli edifici ha i requisiti di legge, il 16,4 % ha realizzato interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Tra i moltissimi dati contenuti nel dossier, da rilevare ancora una volta la disparità di situazioni tra Nord e Sud Italia per quanto riguarda la qualità del patrimonio edilizio. Trento, Prato e Piacenza sono i primi 3 capoluoghi di provincia in classifica, ma bisogna arrivare alla 23ma posizione per trovare il primo capoluogo del Sud che è, curiosamente, L’Aquila (dove peraltro molte scuole sono ancora in moduli provvisori e presenta comunque una situazione straordinaria), seguito da Lecce alla 27ma posizione. Un altro dato riguarda la disparità degli investimenti per la manutenzione. Nel 2012 l’investimento medio per la manutenzione straordinaria a edificio scolastico è stato di 30.345 euro contro i 43.382 del 2011. Nel Nord la media di tali investimenti è quasi tre volte quella del Sud, nonostante vi sia una maggiore necessità d’interventi nel Meridione, legata anche alla fragilità del territorio, al rischio idrogeologico, sismico e vulcanico. Insomma, Italia a due velocità (come noto). Ci sono anche dati positivi. Ad esempio il trend registrato nell’uso delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Dal 2008 al 2013 le scuole che utilizzano fonti di energia rinnovabile sono passate dal 6,3% al 13,5%. L’80,8% degli edifici ha installato impianti solari fotovoltaici, il 24,9% ha impianti solari termici, l’1,6% impianti di geotermia e/o pompe di calore e lo 0,4% ha impianti a biomassa. Infine il 9,6% utilizza il mix di fonti rinnovabili. E anche le regioni del Sud sono ben piazzate. Il rapporto naturalmente è ricchissimo e dice molte cose. Sostanzialmente però torna su un refrain conosciuto: investire nell’edilizia scolastica è una urgenza indifferibile. Non solo con investimenti generalizzati, ma soprattutto con una programmazione mirata, per la quale - Legambiente insiste - serve l’anagrafe delle scuole, che non c’è (è attesa dal 1996). Senza, mancano le informazioni per intervenire in modo efficace. Insomma, servono i soldi (e il rapporto riconosce i passi avanti fatti recentemente, con i fondi stanziati e l’attenzione dichiarata dal ministro) e più ancora la programmazione. Solo così si potrà uscire dall’emergenza. Vita La 19 gennaio 2014 dall’estero n. 2 MALAYSIA Ancora in cerca della propria identità La società civile cresce nel Paese, dove una popolazione molto giovane reclama più democrazia di Angela Carusone M alesi, Cinesi, Indiani: quale che sia la loro origine gli abitanti della Malaysia chiedono cambiamenti politici e, anche se le elezioni legislative dello scorso maggio hanno permesso al partito al governo dal 1957, anno dell’indipendenza, di tirare avanti, i problemi restano. Divisa territorialmente tra la penisola malese e il nord dell’isola del Borneo, la Malaysia conta circa trenta milioni di abitanti che, a motivo delle diverse ondate di immigrazione, sono per circa il 60 per cento Malesi, per il 30 per cento Cinesi e per il 10 per cento Indiani. Dopo l’indipendenza, una sorta di contratto sociale implicito affidava ai Malesi in potere C on Ariel Sharon se ne va sicuramente uno dei personaggi politici più importanti dello stato di Israele, una figura che ha fatto letteralmente la storia del proprio Paese e che ha vissuto da protagonista molti avvenimenti cruciali. Sharon era nato nel 1928 vicino a Tel Aviv da una famiglia di ebrei sefarditi, fuoriusciti dalla nascente Unione Sovietica. Già a quindici anni si arruolò nelle forze che lottavano per la creazione di Israele e a soli ventotto anni fu nominato generale del nuovo esercito. Grazie alla sua precoce carriera militare, Sharon può essere considerato fra i fondatori di Israele, e proprio la sua azione nelle forze armate lo ha reso celebre. Sharon è stato infatti un vero e proprio simbolo, un eroe militare dotato di grandissimo carisma e di ferrea determinazione, adorato dai propri soldati e capace di iniziative spettacolari e risolute. Già ai vertici militari nella guerra del 1967, fu il conflitto dello Yom Kippur del 1973 a consacrarne la figura, quando guidò l’avanzata dei carri armati israeliani attraverso il Sinai per aggirare le forze egiziane con una manovra da manuale e consegnando politico e ai Cinesi l’economia. Ma quell’intesa fra le borghesie (malese, cinese e indiana) al potere, “non aveva considerato la grandissima povertà della società, una delle più diseguali dell’Asia, proprio mentre la guerra contro la guerriglia comunista rendeva sospetta ogni rivendicazione sociale”, scrive lo storico Charles Dannaud. E il governo varò una nuova politica economica che distingueva i cittadini tra malesi, autoctoni, e tutti gli altri, dando priorità ai primi nella redistribuzione delle ricchezze. “La teoria del Malese povero e del Cinese ricco era in realtà solo una costruzione politica”, rileva l’economista Elsa Lafaye. “La maggior povertà dei Malesi –spiega– dipendeva prima di tutto dal dualismo tra attività di sussistenza e attività produttrici di valore, dalla divisione etnica del lavoro, e da un accesso differente all’educazione. In realtà –aggiunge– le diseguaglianze all’interno di ciascuna comunità sono state ignorate”. Eppure durante la campagna elettorale la paura dei Malesi di perdere la loro sovranità Il primo ministro Nayib Rozak a vantaggio della minoranza cinese è stata strumentalizzata ancora una volta dalla politica. “Parlando di ‘tsunami cinese’ il primo ministro Najib Razak ha negato la realtà di un voto che ha visto una parte dei malesi stessi votare per l’opposizione –avverte Bridget Welsh, docente all’Università di Singapore– perché ormai il divario etnico ha lasciato il posto a un divario sociologico e geografico”. La realtà sociale in Malaysia è infatti cambiata. Nel Paese il 56 per cento della popolazione ha meno di trent’an- ni, e “la giovane generazione si considera Malaysiana, piuttosto che malese, Cinese o Indiana, e mostra di essere meno razzista di quelle precedenti”, ricorda Welsh.“Questa gioventù non ha conosciuto la formidabile ascesa del Paese negli anni Ottanta e non si sente debitrice nei confronti del vecchio partito nazionalista”, aggiunge. “Il vaso di pandora è stato scoperchiato con la crisi asiatica – scrive Lafaye – la popolazione accettava una società autoritaria perché la crescita giovava a tutti; ma allora si sono resi conto di pagare molto caro in termini di libertà qualcosa che non c’era più”. Oggi, anche se il Paese vive una situazione economica non difficile (i disoccupati sono meno del 4 per cento), e si è ottenuta una redazione delle diseguaglianze tra le etnie e in seno a ciascuna comunità, la popolazione è preoccupata per il potere di acquisto, e reclama un miglioramento dei servizi pubblici, delle infrastrutture e dell’insegnamento. Inoltre, politicamente la scelta del criterio etnico ha accentuato le divisioni della società. L’ondata di privatizzazioni avviata agli inizi degli anni Novanta ha favorito il nepotismo e, secondo Lafaye, “il 20 per cento più ricco possiede più della metà della ricchezza del Paese”. Oggi quindi si sono sviluppate molte iniziative provenienti dalla società, ispirate dalle ‘primavere arabe’, e aiutate dalla moltiplicazione di mezzi di comunicazione. “il cambiamento arriverà, è inevitabile – afferma Welsh – se non altro per motivi demografici. Perdere il po- IN MORTE DI SHARON Forgiato dalla guerra Conquistato dalla pace Una figura complessa quella di Ariel Sharon, come la storia e la società israeliana: un uomo nato come guerriero, dotato di ferrea determinazione, pronto a tutto per il proprio Paese, difficile da racchiudere in qualunque categoria politica di Stefano Costalli la vittoria a Israele. Dopo questa impresa Sharon uscì dall’esercito per entrare in politica, ma continuò a lasciare il proprio segno profondo nella storia di Israele utilizzando lo stesso approccio da comandante militare. Entrato nel Likud, Sharon è stato, come Rabin fra i Laburisti, uno dei primi ebrei autoctoni a raggiungere i vertici delle istituzioni israeliane. Alla fine degli anni ‘70, da ministro di Menachem Begin, diede il via alla costruzione dei tanto discussi insediamenti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, che difenderà e promuoverà per i decenni successivi. Nel 1982, Sharon era Ministro della Difesa e organizzò l’intervento israeliano in Libano, nel tentativo di infliggere un colpo mortale all’Olp guidata da Arafat. All’interno di questa iniziativa si collocano le famose stragi di Sabra e Chatila, in cui reparti falangisti libanesi sterminarono migliaia di civili palestinesi in due campi profughi alla periferia di Beirut. L’area era controllata dai militari israeliani, che intervennero solo quando ormai era troppo tardi. Un’inchiesta interna accertò che le forze israeliane non potevano non conoscere ciò che stava avvenendo e stabilì una responsabilità indiretta di Sharon per quanto accaduto, seppure una sua responsabilità diretta non sia mai stata provata. Questo episodio gettò una pesante ombra sulla figura di Sharon, tingendo la sua famosa determinazione di spietatezza. La terza fase della vita di Sharon iniziò alla fine degli anni ‘90, quando divenne leader del Likud dopo un lungo periodo di appannamento. Nel 2000 la sua provocatoria passeggiata sulla Spianata delle moschee a Gerusa- 15 tere non sarà un male per il partito al governo, che potrà così sradicare efficacemente i suoi elementi corrotti e ritornare con una nuova politica”, in grado di portare “alla creazione di una nazione democratica , capace di pensare la sua identità, e di prendere coscienza della ricchezza della sua multiculturalità”. Dal mondo Moneta unica in Africa Un protocollo di intesa che genera l’unione monetaria è stato firmato sul finire del 2013 dai rappresentanti di questi paesi africani. Burundi, Kenya, Uganda, Tanzania e Ruanda. L’accordo costituisce una premessa utile per la creazione di una moneta unica la cui valuta potrebbe essere realtà fra una decina di anni. Già membri della Comunità dell’Africa orientale, le cinque nazioni da diversi anni sono all’opera per la edificazione di un mercato unico che, sul modello di quello che plasma l’Unione europea, assommerebbe una popolazione di circa 135 milioni di cittadini. Gulag in Nord Corea Il rapporto annuale composto da Amnesty International denuncia la presenza angosciante di campi di prigionia nel Nord Corea, afferma che “sotto la nuova leadership di Kim Jong-un la Corea del Nord sta violando ogni diritto umano” e fa sapere che lo stato più repressivo al mondo continua a negare l’esistere di questi gulag. Sono campi destinati a prigionieri politici (100-200mila), dove torture ed esecuzioni sommarie sono prassi quotidiana. Chi vi giunge “non ha accuse formali né ha avuto un processo; molti sono lì solo perché conoscono qualcuno che è caduto in disgrazia”. Torre di Ciro lemme accese la miccia della Seconda intifada palestinese, sulla scorta della quale Sharon criticò aspramente gli accordi di pace di Oslo.Tuttavia, nel 2005, divenuto Primo Ministro, Sharon riconobbe che i palestinesi avevano diritto a un loro Stato e decise unilateralmente di ritirare le forze armate israeliane dalla Striscia di Gaza, facendo sgomberare con la forza anche vari insediamenti che egli stesso aveva più volte difeso. In seguito a questo cambiamento di rotta, Sharon accusò il proprio partito di estremismo e ne uscì per fondare una nuova formazione di centro, Kadyma, ma un ictus lo colpì lo stesso anno. Questo era Sharon, una figura complessa come la storia e la società israeliana, un uomo forgiato dalla guerra, dotato di ferrea determinazione, pronto a tutto per il proprio Paese, difficile da racchiudere in qualunque categoria politica. La missione archeologica italo-iraniana (le università di Bologna e di Shiraz; Pierfrancesco Callieri e Ahreza Askari Chaverdi, direttori dei lavori) ha scoperto nella pianura di Persepoli in Iran, dopo tre anni di scavi nell’area di Tol-e Ajon, una torre eretta da Ciro il Grande (590-529 a. C.), una struttura a base rettangolare e di impianto babilonese. Il monumento, cui è stata attribuita la probabile funzione simbolico-cerimoniale, risale al periodo storico successivo a quello della conquista di Babilonia ad opera di Ciro il Grande, imperatore, impresa compiuta nel 539 a.C. 16 musica e spettacolo I l film che Paolo Sorrentino ha presentato a Cannes nel maggio scorso e che, votato dalla stampa estera di Hollywood, ha vinto il Golden Globe nella notte di domenica scorsa -trofeo che apre ufficialmente la corsa agli Oscar- comincia con una macrosequenza alle Terme del Gianicolo. Un turista orientale cade svenuto, non si sa se per la canicola estiva oppure per la impudica bellezza della Città Eterna. E’ solo il primo topos capitolino di un lungo itinerario che va dalle Terme di Caracalla al Colosseo, monumento imponente dell’età Flavia, su cui s’affaccia il balcone dell’attico di Jep Gambardella, giornalista mondano della Roma festaiola, con all’attivo un primo grande romanzo, che è rimasto anche l’ultimo: “L’apparato umano”. Per capire l’intimo significato di quella che sembrerebbe essere un’impasse creativa letargica, viene incontro allo spettatore una citazione che rimanda all’autore di “Madame Bovary”: “Mi chiedonodice Jep- come mai non ho più scritto un libro. Ma guardate questa gente, queste facce: il nulla. E se Flaubert, che diceva che avrebbe voluto scrivere un romanzo sul niente, non c’è riuscito, perchè dovrei riuscirci io?”. I volti cui fa riferimento Jep (un Toni Servillo molto incisivo, con loquela da partenopeo snob) sono quelli delle persone con cui è solito dividere le sue tristi, monotone serate sul terrazzo di casa: un venditore di giocat- I rlanda, 1952. Una mamma (Philomena Lee) cacciata dalla famiglia perché incinta, ed il suo bambino (Anthony) vengono separati, il figlio viene dato in adozione ad una coppia americana. I due si cercano poi per tutta la vita in due diversi continenti, senza incontrarsi mai. Cinquant’anni dopo Philomena incontra Martin Sixmith (Steve Coogan), disincantato giornalista al quale racconta la sua storia. Lui la convince quindi ad accompagnarlo negli Stati Uniti per ricercare Anthony. L’anziana mamma è l’attrice premio Oscar Judi Dench, che con il suo viso autentico di ottantenne dallo sguardo azzurro illumina, come sempre fa, una storia realmente accaduta, straordinaria negli intrecci del destino e nella forza invincibile dell’amore. Candidata a tre Golden Globe (film, attrice, sceneggiatura) alla Mostra del Cinema di Venezia, alla pellicola viene poi dato il Leone d’Oro solo per la sceneggiatura. Storia ispirata all’inchiesta romanzata di Sixsmith, un tempo CINEMA La grande bellezza Dopo il trionfo al Golden Globe, la prossima tappa è l’Oscar di Francesco Sgarano toli linguacciuto, una coppia di intellettuali inaciditi, una scrittrice fallita, un autore di teatro insulso, succube perdipiù di un’attricetta fasulla. E’ una fauna agghiacciante, con una vita “sull’orlo della disperazione”, che deve fare i conti con i rimpianti del passato, lo squallore del presente e il buco nero in fondo al tram del futuro, cui si aggiunge, a un certo momento, una spogliarellista già ben oltre la quarantina, Ramona, figlia di un vecchio amico, con cui Jep pare intessere l’unico rapporto pulito della sua vacua e miserevole esistenza. Ma la nuova amica, divenuta tanto intima da farle compagnia sul letto, nella contemplazione del soffitto, senza però consuma- Vita La n. 2 19 GENNAIO 2014 re l’atto sessuale, gli muore per un male incurabile e getta Jep in uno stato di completa prostrazione fisica e morale. Seguono altri personaggi, alcuni anche appartenenti al ceto ecclesiastico, descritto perlopiù con sarcasmo (vedi il cardinale di Roberto Herlitzka), per arrivare ad un finale in cui sopravanza, con un certo nitore, il bisogno di un ritorno alla purezza primigenia della giovinezza, di riavvolgere il nastro della vita verso un territorio incontaminato dalle sozzure e dalle abiezioni della vita adulta. I paragoni sono sempre brutti, talvolta antipatici ma, spesso, servono a capire motivi intrinseci e connessioni tra film e film. In questo caso (compresa la scena finale, dove una ragazza angelica pare voler attirare l’attenzione del protagonista) “La dolce vita” di Fellini è un evidente modello cui Sorrentino si è ispirato in più frangenti. La statua del Cristo che là pendeva da un elicottero conglobava tutto il paganesimo, la profanità, la blasfemia -oserei dire- di una società ormai non più tollerabile, qui è la ficcante sequenza della discoteca a riassumere bene, nella sua martellante vacuità, la deriva di una comunità altoborghese, intellettual-chic, incancrenita dai fallimenti esistenziali e indementita da stucchevoli conversazioni pseudo-filosofiche. Il ritratto che ne vien fuori è, tutto sommato, riuscito ed è debitore, se vogliamo esser pignoli, anche di almeno altri tre titoli felliniani dedicati allo sfacelo, morale e reale, di certi posti della capitale -”Giulietta degli Spiriti”,“Satyricon” e “Roma”ma non bisogna dimenticarsi di dire una cosa, a mio avviso, importante. La mondanità, i flash, i lustrini che nel film di Fellini si concentravano nella poi diventata celeberrima Via Veneto, erano frutto anche della fantasia immaginifica del grande riminese; Sorrentino, seppur con intelligente scandaglio psicologico, si limita ad un’osservazione. D’altra parte non si può scordare la testimonianza illuminante di Vincenzo Cardarelli, un habituè di Via Veneto: -Dopo il film di Fellini migliaia di stranieri cominciarono a venire a Roma per vedere dov’era “la dolce vita” ma restavano delusi quando s’accorgevano che di paparazzi, in via Veneto, non ce n’era nemmeno mezzo-. La differenza tra arte cinematografica e documentario d’autore. Detto questo, la schiera d’attori è davvero brava e folta: Toni Servillo, Verdone, la Ferilli, Galatea Ranzi, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Isabella Ferrari, Pamela Villoresi e altri (Fanny Ardant e Venditti nel ruolo di se stessi) eseguono le direttive del regista con grande professionalità. Gli americani, nei confronti degli aspetti più scabrosi, osceni e ridicoli dell’italianità, sono sempre andati in brodo di giuggiole e il film, con tutta probabilità, si aggiudicherà l’Oscar 2014 come miglior film straniero. Ma, signori miei, se questi sono i capolavori d’oggi, il cinema dimostra ormai un livello qualitativo sconsolante. E’ da tempo che lo vado dicendo. Sostieni LaVita Abbonamento 2014 Sostenitore 2014 Amico 2014 euro 45,00 euro 65,00 euro 110,00 c/c postale 1 1 0 4 4 5 1 8 I vecchi abbonati possono effettuare il bollettino postale preintestato, e chi non l’avesse ricevuto può richiederlo al numero 0573.308372 (c/c n. 11044518) intestato a Settimanale Cattolico Toscano La Vita Via Puccini, 38 Pistoia. Gli abbonamenti si possono rinnovare anche presso Graficamente in via Puccini 46 Pistoia in orario di ufficio. CINEMA “Philomena”, un film con Judi Dench di Leonardo Soldati responsabile della comunicazione per il governo Blair, che rimasto disoccupato si mette appunto alla ricerca di una storia strappalacrime con fatti accaduti in un’epoca in cui le donne non contavano niente. Il libro (“The Lost Child of Philomena Lee”, 2009), con il titolo del film, è edito in Italia da Piemme con una sezione fotografica e racconta soprattutto la vita di Anthony. Il film, distribuito da Lucky Red in Italia, aggiunge che la donna irlandese, amante dei romanzi rosa, timida ma coraggiosa, nel 2004 va negli Usa assieme al giornalista per ritrovare suo figlio ormai cinquantenne. Due protagonisti, giornalista e signora, che non si capiscono per tutto il film, diversi per censo ed educazione, lui ironico, colto e razionale, sarcastico ed infelice, lei imbevuta di fede e schiettezza, generosa e piena di sentimenti, capace di vedere anche più lontano di lui, alla fine imparano qualcosa l’uno dall’altra in un doppio sfondo storico: l’Irlanda povera dei primi anni Cinquanta e l’Inghilterra del 2003 dell’appoggio di Blair alla guerra in Iraq. Coogan ha anche scritto la sceneggiatura assieme a Jeff Pope. Il regista, Stephen Frears, dosa pathos e commedia, fa venire la lacrima allo spettatore ma la trattiene con britannico senso del controllo, emerge invece anche la risata per il contrasto della strana coppia: l’intellettuale snob uscito da Oxford e l’ex infermiera piccolo borghese, l’ateo e la credente. Un film candidato ai Golden Globes per il miglior film nella categoria drammatico, candidatura all’Oscar anche per Judi Dench come attrice protagonista, sempre intensa, autorevole e dai tempi perfetti. Nell’istituto che a suo tempo aveva ospitato madre e figlio si vede la foto di Jane Russell, diva di Hollywood che come tanti altri americani benestanti arrivò in Irlanda per adottare un bambino. Chissà se un giorno qualche volenteroso farà un film sulle dive che oggi procreano salvandosi il girovita grazie al sistema degli uteri in affitto. Sarebbe un crescendo di rivelazioni ad orologeria…. 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