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Il formaggio d`asina - EDIT Edizioni italiane

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Il formaggio d`asina - EDIT Edizioni italiane
LA VOCE
DEL POPOLO
IL TEMA DEL MESE
Il formaggio d’asina
100 grammi di formaggio per assicurare circa
il 50 p.c. della quantità giornaliera consigliata
di apporto vitaminico.
Benché poco noto e quasi introvabile, il re
dei formaggi è considerato quello realizzato
con il latte d’asina. I produttori di formaggio
d’asina si contano sulle dita della mano. Uno
dei centri di produzioni si trova in Serbia, nei
pressi di Sremska Mitrovica. Il formaggio
d’asina è prodotto con il latte ottenuto dalla
mungitura degli esemplari femmina di asino
balcanico (Equus asinus asinus) presenti nella
riserva naturale di Zastavica ed è denominato Pule. Il prezzo del Pule supera i 1.000 euro
al chilo, il che ne fa uno degli alimenti più
costosi al mondo (il formaggio d’alce, giusto
per fare un paragone, costa “solo” 500 euro
al chilo). Il prezzo del prodotto è giustificato
dalla rarità della materia prima con la quale
viene fatto. Per produrre un chilogrammo di
Pule servono circa 25 litri di latte d’asina (dai
14 ai 40 euro al litro). Il prezzo di questa pregiatissima varietà di latte è giustificata dalla
sua rarità. La femmina dell’asino, infatti, produce mediamente 25 litri di latte all’anno.
Già ai tempi dell’antica Roma, il latte
d’asina è stato utilizzato dall’uomo contro le
malattie e l’invecchiamento della pelle. Leggenda vuole che Cleopatra vi si immergesse per mantenersi bella. In tempi più recenti, è stato utilizzato anche contro la pertosse
dei bambini non a caso chiamata tosse asinina. Recenti studi hanno dimostrato che il latte d’asina è l’alimento naturale dalla composizione chimica più simile a quella del latte
umano. Sono stati condotti studi su bambini
allergici al latte vaccino, che hanno dimostrato che il latte di asina è tollerato dalla maggior
parte di loro. La ricchezza di lattosio, poi, ha
un effetto positivo sull’assorbimento intestinale del calcio e può aiutare nella cura della osteoporosi degli adulti e favorire la mineralizzazione delle ossa nei bambini. La presenza nel latte d’asina, di sostanze ad attività
probiotica, di fattori di rilascio ormonale, di
anticorpi e di composti azotati ad azione antibatterica, rendono questo alimento primordiale molto utile anche nell’alimentazione
delle persone anziane e debilitate. Recentemente il Pule è stato presentato alla Fiera del
turismo di Belgrado, ma ne è stato ordinato
solo mezzo chilo. Troppo caro anche per gli
sceicchi. (kb)
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l formaggio, o cacio, è il prodotto che si
ricava dal latte intero, parzialmente o totalmente scremato, o dalla crema di latte
di qualsiasi animale in seguito a coagulazione
acida, presamica, enzimatica. Il formaggio è
costituito dalla caseina, proteina presente nel
latte, che precipita in presenza del caglio trascinando con sé gran parte dei lipidi e dei sali
minerali. Nel mondo sono stati censiti circa
2.000 tipi di formaggio. Tutte queste varietà
sono ottenute con lo stesso procedimento di
caseificazione, che ha come base la coagulazione del latte.
La parola formaggio deriva secondo alcuni dal greco formos, il canestro di giunco
dove veniva messa a colare la cagliata, e secondo altri dal latino formaticum, cioè messo
in forma. Le origini del formaggio vengono
fatte risalire tra i 10mila e i 18mila anni fa. Si
narra che la preparazione del formaggio avvenne per la prima volta quando un mercante
arabo, durante la traversata del deserto del Sahara, vide rapprendersi il latte che stava trasportando in contenitori ricavati utilizzando
lo stomaco di animali. Il documento più antico che ne illustra la tecnica di produzione è il
Fregio della latteria, un bassorilievo Sumero
conservato a Baghdad e risalente al III millennio a.C. Il formaggio vanta un valore nutritivo elevatissimo, tanto che può essere definito un vero e proprio concentrato delle qualità nutritive del latte. Non sono il formaggio
è ricco di energia, ma è anche un condensato
di proteine di alta qualità: 150 grammi di formaggio bastano a coprire il fabbisogno proteico di un adulto. Nel formaggio l’energia è
fornita soprattutto dai grassi, presenti in quantità diverse a seconda della varietà. La qualità
dei grassi contenuti nel formaggio è comunque tale da renderli facilmente digeribili e utilizzabili da parte dell’organismo. Ottimo è
anche l’apporto in minerali e vitamine. Il formaggio contiene soprattutto calcio, sostanza
essenziale per la formazione e il mantenimento delle ossa e dei denti. Il formaggio, insieme con il latte e lo yogurt, è la fonte più importante di calcio per l’essere umano: bastano
70-120 grammi di un qualsiasi formaggio per
coprire il fabbisogno quotidiano medio di un
adulto. Per quanto riguarda le vitamine, il formaggio contiene buone quantità di vitamina
B2 e B12, ma vanta soprattutto la presenza di
quantità significative di vitamina A. Bastano
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IL RUGGITO
di Krsto Babić
No alla carità selettiva
“Italiani, non spendete soldi per salvare cani e gatti”. Questo l’appello lanciato tempo fa da Antonio Mazzi suscitando discussioni e animate proteste. Don Mazzi, il fondatore della comunità Exodus e volto noto della televisione italiana, si è sfogato sulle
pagine del settimanale Chi per la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni alle
sue opere caritatevoli. Nell’esprimere il proprio sfogo il prete ha espresso un invito che
ha scatenato la polemica: “Ne approfitto per lanciare un appello. Italiani, non spendete soldi per salvare cani e gatti, ma destinate denaro alle nostre strutture. Noi salviamo
vite umane. Noi recuperiamo quei ragazzi che la società bolla come irrecuperabili. Aiutateci! Si incazzeranno gli animalisti, ma io dico quello che penso”. La consapevolezza
di suscitare proteste c’era dunque tutta in Don Mazzi, che sicuramente è riuscito a portare alla luce le difficoltà finanziarie in cui versano la sua meritevole associazione. Tutto ciò, però, rischia di finire in secondo piano, perché l’invito a non aiutare gli animali
domestici ha urtato profondamente gli animi delle persone. I cani e i gatti sono più che
semplici animali, sono compagni della nostra vita. Chi ne possiede uno sa perfettamente quanto sia profondo il legame che si crea tra animale e padrone. Senza dimenticare
la pet teraphy, la cui importanza è ormai universalmente conosciuta. Per queste e altre
infinite ragioni le parole di Don Mazzi non possono venir condivise.
L’Ente nazionale protezione animali (ENPA) ha risposto al sacerdote con un comunicato ufficiale: “Se Don Mazzi fosse meglio informato e sapesse quanti programmi di
recupero di ragazzi in difficoltà vengono fatti tramite gli animali, forse modificherebbe il suo giudizio non troppo meditato. Per fortuna le persone sono in grado di valutare
con la propria testa e in genere diffidano da appelli così perentori e violenti, come quello di Don Mazzi, che mostra di avere smarrito del tutto il messaggio di San Francesco”.
Le parole pronunciate da Don Mazzi hanno riempito il nostro cuore di tristezza.
Ognuno ha diritto alla propria opinione, ma la sua è una logica che non comprendiamo. Anzi cogliamo l’occasione per farvi presente che in questo periodo l’associazione
Lunjo i Maza ( Lilli e il vagabondo) di Abbazia (GSM 091/763-88-92) ha promosso una
campagna di raccolta di cibo a favore degli animali dei quali si prende cura.
2 animali
Mercoledì, 17 ottobre 2012
ORNITOLOGIA Un uccello sedentario e dall’«ugola d’oro»
L’usignolo del Giappone
L’
a cura di Valentino Pizzulin
usignolo del Giappone
(nome scientifico Leiothrix lutea), è un uccellino di piccole dimensioni diffuso in
India settentrionale, Cina meridionale e penisola indocinese. L’usignolo del Giappone non è un vero
usignolo, cioè non appartiene alla
famiglia dei turdidi, ma un rappresentante asiatico della famiglia dei
timalidi. Il suo nome comune deriva dal fatto che i primi importatori furono i giapponesi. Il suo habitat è nel sottobosco delle foreste
di caducifoglie, di bambù o di conifere, si spinge anche da 1.500 a
3.000 metri di altitudine. È un uccello con abitudini del tutto sedentarie. Nidifica su cespugli a poca
altezza dal suolo e il nido è fatto di
fuscelli e muschio. Le uova deposte sono 3-4, di colore verde pallido con macchiette porpora e brune.
Sebbene sia essenzialmente insettivoro, non disdegna i frutti selvatici e mangia anche sementi varie.
La sua popolarità come uccello
da gabbia risale al secolo scorso,
quando appunto veniva importato dal Giappone, oggi si riproduce
naturalmente anche Europa. In cattività è molto simpatico e si lascia
addomesticare facilmente dall’uomo, il suo canto è piacevole.
DESCRIZIONE L’usignolo
del Giappone raggiunge una lunghezza di circa 12 centimetri di
lunghezza, di cui 5-6 spettano alla
coda. Il becco è breve con l’estremità ricurva all’ingiù, le ali sono
corte, slanciate e con le estremità arrotondate. Gli arti sono esili e
corti. Il folto piumaggio presenta
una livrea assai attraente: le parti
superiori sono verde-oliva, il petto, il ventre e le redini sono giallo pallido. La coda è color ruggine
mentre la gola è di un bel gialloarancio. Le zampe sono giallognole mentre il becco è rosso corallo
con la base nera da cui si dipartono
due strisce di piume giallo-arancio
che raggiungono e circondano gli
occhi, dando l’impressione all’osservatore che l’usignolo indossi
una sorta di maschera. Le ali sono
marrone-nerastro con il margine
giallo-arancio.
DIMORFISMO
SESSUALE La differenza d’aspetto tra gli
esemplari maschi e le femmine è
particolarmente evidente. La colorazione appena descritta riguarda
il maschio, mentre la femmina ha
tutti i colori più attenuati, in particolare le parti superiori (soprattutto la testa), anziché essere verde-oliva, sono grigie. Inoltre, nella
femmina, come avviene del resto
per tutti gli uccelli canori, è assente il canto sostituito da un breve fischio di richiamo oppure da
una specie di gracchio che emette
quando viene spaventata. Il canto
del maschio è molto interessante e
ricorda vagamente quello dell’usignolo europeo, da cui si differenzia per la brevità, il minor numero
di note e per il tono decisamente
più alto.
ENTOMOLOGIA La farfalla con la coda di rondine
Il Podalirio, uno splendido Lepidottero
a cura di Giorgio Adria
I
l Podalirio (Iphiclides podalirius) è uno
splendido Lepidottero diffuso in Europa
e in Asia Centrale. È una farfalla legata ai
climi miti, raramente si ha modo di osservarla a Nord della Germania. Può raggiungere un’apertura alare di sette centimetri.
Ama gli spiazzi assolati, i prati, gli incolti, specie se fiancheggiati da siepi. Gli
esemplari adulti, infatti, sono legati ad alcune essenze arbustive per quanto concerne
la deposizione delle uova. I grandi bruchi
verdi striati di chiaro del Podalirio si sviluppano su vari arbusti del genere Prunus
e Crataegus, specialmente prugnolo (P. spinosa) e biancospino (C. monogyna). Possono, inoltre, attaccare piante da frutto come
meli e peri.
Questa farfalla bellissima, dalle inconfondibili ali chiare terminanti a coda di rondine e ornate di strie nere, presenta due generazioni annue: gli adulti sfarfallano in
maggio, e i loro figli si involano in agosto.
Il bruco del Podalirio
È possibile, infatti, vederle nutrirsi sulle ultime fioriture della buddleia, in settembre
inoltrato. Le pupe, attaccate alle foglie delle piante nutrici con sottili fili di seta, possono essere verdi o marroni.
A causa della scomparsa dell’habitat
d’elezione per la deposizione delle uova,
e cioè la siepe spontanea mista, questa
farfalla è sempre più rara e soffre notevolmente l’influsso antropico, soprattutto l’attacco degli agenti inquinanti. In al-
cune nazioni europee è considerata specie
protetta.
L’ASPETTO Il colore di fondo è bianco o giallo molto pallido (soprattutto la prima generazione), con caratteristiche barrature scure. Le ali posteriori presentano un
margine sinuoso giallo e blu, una vistosa
macchia ocellata e manifestano la presenza di code molto più lunghe di quello che
si può riscontrare nel genere Papilio. Inconfondibile anche il volo fluttuante.
animali 3
Mercoledì, 17 ottobre 2012
ARTIODATTILI Il bovino imparentato con la capra domestica
Il bue muschiato che odora di muschio
I
a cura di Igor Kramarsich
l bue muschiato (Ovibos moschatus) è un mammifero artico appartenente alla famiglia
Bovidae, noto per il suo folto manto che arriva quasi a terra e il caratteristico odore di muschio. Si
tratta di un animale di dimensioni
notevoli. Di solito il maschio è più
grande della femmina e raggiunge
un’altezza alla spalla di 137 centimetri contro i 123 della femmina
e una lunghezza di 245 centimetri
(199 la femmina). Il peso di questi
animali varia in media tra i 260 e i
340 chilogrammi, la femmina pesa
circa la metà del maschio.
L’aspetto massiccio è dovuto
anche alla forma del corpo, quindi alla gibbosità all’altezza delle
spalle che va poi diminuendo posteriormente. La testa, relativamente corta, e impiantata su un
collo tozzo, mentre le zampe sono
piuttosto corte. La pelliccia è fitta
sul collo, sulla testa e sulle spalle.
Il colore marrone scuro del manto tende a schiarire avvicinandosi
alle zampe. Le corna del piccolo
bue muschiato iniziano a crescere dall’età di 4-5 settimane sino a
circa 6 anni, divenendo via via più
scure con l’età. Le corna, nel maschio più grandi che nella femmina, sono ricurve verso il basso e
poi verso l’alto.
VITA E ABITUDINI Il bue
muschiato è un animale sociale
e vive in gruppi che possono essere guidati sia da esemplari maschio sia da esemplari femmina: il
“condottiero”, che in presenza di
un ostacolo (ad esempio un fiume
o una strada), individua la via migliore ed è seguito dagli altri animali in fila. Si possono formare
gruppi di soli maschi, di femmine
e maschi e di femmine con i piccoli. La dimensione della mandria dipende dalla stagione, dalle condizioni ambientali e dal numero dei
maschi presenti. In autunno, terminato il periodo riproduttivo, si formano aggregazioni numerose per
svariati motivi: perché i maschi
sono meno competitivi, per difendersi dai lupi e per proteggersi dal
freddo. In primavera i maschi si allontanano e trascorrono l’estate in
solitudine.
Il bue muschiato vive in ambienti estremamente freddi, e diverse sono le strategie evolute per
sopravvivere in tali condizioni, riducendo al massimo il consumo di
energia (ad esempio il folto manto lanoso). Quando la temperatura
diventa critica (- 40°C) il bue muschiato improvvisamente aumenta
l’attività corporea, in modo tale da
non morire assiderato. Il bue mu- che non ama spostarsi molto duschiato è un animale sedentario, rante il giorno, e anche gli spostamenti stagionali sono limitati a una
cinquantina di chilometri. I movimenti sono lenti e quando il vento
gelido soffia questi animali rimangono seduti in avvallamenti esponendo un fianco e il dorso. Anche
il loro corpo è evoluto per sopravvivere in ambienti ostili: forma
massiccia e compatta, pelo lanoso.
La riproduzione cade tra agosto e
l’inizio di settembre. Il maschio
difende attivamente un gruppo di
femmine. Durante la competizione
tra maschi si ripetono dei comportamenti ritualizzati (detti dispaly
comportamentali), ossia delle
competizioni non violente. Il maschio dominante (di 6-10 anni) si
accoppia con tutte le femmine fertili del gruppo. Talvolta, alla fine
del periodo riproduttivo, i maschi
sono talmente debilitati da non riuscire a sopravvivere all’inverno
successivo. Avvenuto l’accoppiamento, dopo 9 mesi di gestazione
nasce un piccolo al peso di 14-16
chili. Alla nascita il pelo non è particolarmente folto e richiede 3 anni
per completare la crescita. Il piccolo si sviluppa velocemente e segue
la madre ovunque. A circa 3 settimane inizia a mangiare l’erba, an-
che se è allattato sino all’inverno
successivo. I piccoli giocano molto tra loro e con le piante circostanti. Le femmine iniziano a riprodursi dai 4 anni, generando un piccolo
ad anni alterni.
Il bue muschiato è un ottimo
nuotatore e nell’acqua trova protezione dai predatori. Il principale predatore è il lupo, che riesce a
predare giovani animali (subadulti) ai limiti del gruppo o isolati, i
piccoli sfuggiti all’attenzione materna, oppure individui di oltre 10
anni.
HABITAT Questo grande Bovide è presente in numero limitato nel nord del continente Americano (Canada e Alascka). Piccole popolazioni sono presenti
pure nell’ex Unione Sovietica e
in Norvegia.
CURIOSITÀ Talvolta il gruppo di femmine è talmente numeroso, che il maschio, esausto, interrompe gli accoppiamenti prima
della fine del periodo riproduttivo, continuando però ad allontanare i maschi competitori. Il bue muschiato appartiene alla sottofamiglia Caprinae e pertanto è più imparentato con la capra domestica
(Capra hircus) che non con il bue
(Bos taurus).
ERPESTIDI I segreti di un predatore che tiene la testa alta
Il suricato, l’animale che fissa l’orizzonte
I
l suricato (Suricata suricatta)
è un piccolo mammifero carnivoro della famiglia degli Erpestidi. Il suricato è famoso per
la sua postura eretta, spesso, durante il loro “turno di guardia”,
restano in piedi sulle zampe posteriori fissando attentamente le
pianure dell’Africa meridionale,
dove vivono. Le madri possono
addirittura allattare i piccoli in
questa posizione.
Le dimensione della specie
sono piuttosto ridotte e simili a
quelle di uno scoiattolo. La lunghezza massima, comprensiva
della lunga coda, non supera i 60
centimetri, mentre il peso oscilla tra i 600 e i 1.200 grammi. Il
corpo, ricoperto da un pelo dalla
colorazione molto simile all’ambiente nel quale vive, è lungo ed
esile e questo gli permette di essere particolarmente abile nel
muoversi e intrufolarsi anche
in spazi molto angusti. Ottimi
guardiani del proprio territorio, i
suricati si servono dei loro par-
ticolari occhi allungati per avere
una visuale molto ampia e grazie alla loro coda, che funge da
strumento di equilibrio, possono
assumere e mantenere per lungo
tempo, una posizione eretta.
HABITAT La specie è presente esclusivamente nell’Africa Meridionale e in particolare
in Angola, Namibia, Sudafrica
e Botswana. Il suo habitat è costituito da ampie pianure aride e
desertiche e tende ad evitare le
zone troppo ricche di vegetazione.
VITA SOCIALE E COMPORTAMENTO Il suricato
vive in comunità che contano anche trenta esemplari e che includono mediamente due o tre famiglie. È la femmina ad avere il
comando su di queste, decidendo il luogo nel quale stanziarsi e avvertendo gli altri membri
del gruppo quando è giunto il
momento di dedicarsi alla caccia. L’alimentazione è costituita
in prevalenza da piccoli anima-
li, quali roditori, insetti piccoli
rettili, uccellini (e anche un po’
di frutta), che vengono bloccati
prontamente in terra con i lunghi
artigli di cui l’animale è dotato.
Pur essendo una specie molto
territoriale, dunque pronta a difendere con forza il possesso di
un luogo, non è raro vedere alcuni gruppi di suricati condividere
la propria tana e il proprio ambiente con manguste o citelli.
CORTEGGIAMENTO E
All’interRIPRODUZIONE
no del gruppo accade solitamente che sia la coppia dominante a
cominciare il ciclo riproduttivo,
spesso però vengono fecondate
più femmine dello stesso gruppo. La gestazione dura circa tre
mesi e in questo periodo la futura mamma predispone la tana per
il parto. Alla nascita i cuccioli,
generalmente quattro per ogni
parto, sono completamente ciechi e si nutrono del latte materno
per due mesi. Le mamme suricato sono molto protettive ed è in-
teressante osservare come, quando deve necessariamente allontanarsi dalla tana per procacciare
del cibo, essa affidi la tutela e il
controllo dei piccoli a un altro fidato membro del gruppo.
STRATEGIE Per proteggersi dai propri predatori le colonie di suricati hanno adottato
interessanti strategie difensive.
Alcuni fanno da vedetta, sorvegliando il cielo alla ricerca di uccelli rapaci che, come i falchi e
le aquile. Un richiamo acuto e
stridente è il segnale per tutti di
mettersi al riparo. E mentre alcuni sono a bada del gruppo, altri
si occupano di andare alla ricerca degli alimenti che compongono la dieta diversificata. Quando
cacciano la piccola selvaggina,
lavorano insieme e comunicano
tra loro emettendo suoni simili
alle fusa dei felini. Sono buoni
cacciatori e talvolta vengono addomesticati per essere utilizzati
contro i roditori. I gruppi utilizzano diverse tane e si spostano
dall’una all’altra. Ogni tana consiste in un esteso sistema di stanze e di cunicoli che rimangono
freschi anche sotto l’intenso sole
africano.
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anim
Mercoledì, 17 ottobre 2012
ITINERARI Visita all’Esposizione permanente della pesca e della caccia
A Brod na Kupi, orsi e cinghiali in
Cervi, mufloni, cerbiatti...
Gli orsi del Gorski kotar
di Silvano Silvani
BROD NA KUPI – Se volessimo parafrasare il detto “in ogni centro commerciale che si rispetti, troveremo tutto – dall’ago alla locomotiva…”, per il Museo della caccia e
della pesca, inaugurato ufficialmente nell’agosto scorso, potremmo
dire, senza il minimo timore di venire smentiti, che vi ci troviamo… “dal
moscerino (settore pesca- inteso quale esca per i pescatori), al… leone e
al rinoceronte (settore Africa)”. Ma
che cosa ci fanno belve feroci tipiche
del “Continente nero” nel cuore del
Gorski kotar, precisamente a Brod
na Kupi, a una dozzina di chilometri
da Delnice, il “capoluogo” dell’area
montana della Regione litoraneomontana? Di questo, un po’ più avanti. Ma andiamo per ordine, precisando subito che, ovviamente, si tratta di
trofei di caccia donati da numerosi
cacciatori, più o meno noti.
A Brod na Kupi, quindi, poco
più di due mesi fa, è stata inaugurata quella che viene definita l’Esposizione permanente della caccia,
dell’agronomia forestale e della pesca. È stata allestita nell’antico Castello Zrinski, situato a una decina
di metri dal valico di frontiera con la
Slovenia, e completamente rinnovato
per lo scopo. Ha subito attratto l’interesse di innumerevoli visitatori, visto che ci sono effettivamente tantissime cose da vedere. Non solo da vedere, ma anche da imparare, poiché il
Museo o Esposizione che chiamar si
voglia, ha un carattere principalmente educativo, senza dimenticare il lato
turistico.
ATMOSFERA SUGGESTIVA
Dopo avere passato “in fretta” (si
fa per dire), il piano terra (storia del
Castello e dei suoi costruttori, settore pesca) e il primo piano del Castello, dove si può apprendere tutto sui
boschi del Gorski kotar, con tutti gli
annessi e connessi, compresi il taglio
della legna, la loro estrazione e via
dicendo, arriviamo al secondo piano
dove sembra di trovarci effettivamente nel bel mezzo di un bosco dove, da
tutte le parti, si presentano i suoi…
“abitanti”. Troviamo, così, splendidi
trofei di selvaggina: da quella feroce, tipo orsi di varie dimensioni, lupi,
linci, a cervi, cinghiali, volpi, lepri e
tanti uccelli. Tutti i trofei, debitamente imbalsamati, non lasciano indifferenti i visitatori. Il tutto, viene completato da un’atmosfera molto parti-
colare e suggestiva, grazie agli apparecchi audiovisivi che, lo ripetiamo,
fanno sembrare che gli animali siano effettivamente “vivi”. I più grandi meriti per l’allestimento di questa
parte dell’Esposizione, va indubbiamente ai cacciatori e alle società venatorie del Gorski kotar, ma anche
dell’intera Regione Litoraneo-montana e alle summenzionate persone
che hanno deciso di donare i loro trofei, frutto di innumerevoli battute di
caccia nell’area. Complessivamente,
possiamo parlare di oltre duecento
trofei di vario genere.
COLLEZIONE VRHOVNIK
Veniamo alla parte “africana”, citata più sopra. Effettivamente, nessuno
potrebbe attendersi di trovare assieme a orsi e lupi, a trote o lucci e altri pesci d’acqua dolce, anche esemplari di leone, leopardo e addirittura
una pelle di coccodrillo! I meriti per
un fatto del genere, vanno a Damir
Vrhovnik, noto imprenditore e politico fiumano (è stato direttore del cantiere navale “Viktor Lenac”, già deputato al Sabor), ma anche un valido e noto cacciatore. Ha donato circa
140 trofei, il cui valore è stato stimato
attorno ai 100mila euro, frutto delle
sue numerose battuta di caccia in una
ventina di Paesi del mondo in quattro
Continenti. Questo segmento è situato al terzo piano del Castello.
Guardando nel suo insieme,
l’Esposizione è veramente d’alta qualità. I meriti vanno principalmente ai
membri delle Commissioni regionali per la caccia, la pesca e l’agronomia forestale, ai quali è spettato
il compito di scegliere i trofei, visto
che l’interesse dei donatori ha superato le aspettative. In seguito, si sono
messi all’opera gli esperti dell’azieda zagabrese “Baština” S.r.l., ai quali, dopo il Museo dedicato all’uomo
di Krapina, è stato affidato il compito
di allestire anche questa esposizione
a Brod na Kupi.
I responsabili dell’Esposizione,
non nascondono la soddisfazione per
i risultati ottenuti fino a questo momento e, in primo luogo, per il numero di visitatori. In futuro, affermano,
si farà in modo di ampliare ulteriormente l’offerta, nel tentativo di attirare un numero sempre maggiore di
persone. Tra le peculiarità del luogo,
anche la vicinanza del confine, per
cui non dovrebbe mancare nemmeno
l’interesse dei turisti stranieri.
mali
Mercoledì, 17 ottobre 2012
5
n compagnia di leoni e coccodrilli!
Il Castello Zrinski
BROD NA KUPI – Dai documenti storici a disposizione, veniamo a
sapere che il Castello di Brod na Kupi, è stato costruito dal conte Petar
Zrinski (bano, condottiero militare e poeta croato, sposato con Ana Katarina Frankopan-Zrinski, sorellastra di Fran Krsto Frankopan) nel 1651 sul
luogo dove, nel XV secolo, sorgeva un castello in legno. Quello “nuovo”,
in sasso e cemento, era adibito non solamente a fortificazione per la lotta contro i Turchi, ma anche ad abitazione e luogo di riposo e ristoro per
le varie carovane di passaggio. Quasi tre secoli e mezzo più tardi, l’impianto è stato trasformato in un luogo per la salvaguardia del passato e ciò
grazie all’interesse della Regione Litoraneo-montana, della Città di Delnice e dell’Ente forestale croato (Hrvatske šume). Il valore complessivo
del restauro è ammontato a 8,3 milioni di kune, dei quali la Regione ne
ha stanziato 4 milioni. I lavori hanno avuto inizio nell’ottobre del 2008 e
sono stati portati a termine nell’agosto scorso.Il castello ha una superficie
complessiva di 786 metri quadrati suddivisi su quattro livelli.
Il Museo, chiuso di lunedì, può essere visitato il martedì, il mercoledì
e il giovedì dalle 10 alle 18, il venerdì il sabato e la domenica dalle 10 alle
20. Il prezzo del biglietto d’ingresso ammonta a 15 kune per gli adulti e
a 10 kune per i bambini, gli alunni, gli studenti e i pensionati. In caso di
visite di gruppo il prezzo del biglietto d’ingresso scende a 10 kune per gli
adulti e a 5 kune per i bambini, gli alunni, gli studenti e i pensionati. La
visita guidata delle collezioni dura mediamente tra i 35 e i 40 minuti.
La pelle di coccodrillo è uno dei cimeli più ammirati
della Collezione africana
Il leone imbalsamato è uno dei trofei donati da
Damir Vrhovnik al Museo
Il Castello Zrinski a Brod na Kupi
6 animali
Mercoledì, 17 ottobre 2012
FATTI La Tanzania mette in allerta gli animalisti
Commercio internazionale di avorio
DODOMA – La Tanzania ha
presentato una formale richiesta alla Convenzione Internazionale per il commercio delle specie protette per poter vendere al
Giappone e alla Cina 100 tonnellate d’avorio prese dalle sue scorte. Il Paese est africano ha anche
chiesto di abbassare il livello di
protezione di cui godono gli elefanti come specie tutelata, per
consentire il commercio di trofei
di caccia e di pellami; i proventi derivanti dalla vendita saranno
utilizzati esclusivamente, sostiene il governo tanzano, per la tutela degli animali e per finanziare
programmi di sviluppo della fauna selvatica del Paese.
La richiesta governativa è
stata subito condannata dalle organizzazioni ambientaliste che
hanno etichettato la richiesta
come “ridicola”, affermando che
questa iniziativa viene presa proprio quando il bracconaggio di
specie protette sta vivendo una
nuove e più forte recrudescenza. Una vendita una tantum, so-
RECENSIONE
stengono le associazioni, sarebbe un incentivo per i cacciatori
di frodo, fornendo una scappatoia per immettere nel circuito di
vendita anche l’avorio derivante
dal bracconaggio. In Africa però
già quattro Paesi hanno ottenuto l’autorizzazione a vendere le
riserve d’avorio e questo fa temere che il permesso possa essere concesso anche al governo
di Dodoma.
Un segnale diverso arriva,
invece, dal Gabon che l’estate
scorsa ha bruciato le sue riserve
di avorio (derivate dai sequestri),
per sottolineare il suo impegno
contro il bracconaggio. “Il Gabon – ha affermato il presidente
gabonese, Ali Bongo –, intende
rafforzare le pene per combattere questo fenomeno. Uno sforzo,
però, che richiederà una maggiore cooperazione giuridica internazionale”. Un riferimento non
troppo velato alle pene non proprio severe previste, nei Paesi
consumatori, per chi commerci
in avorio illegale. (adnk)
Il nuovo libro di Licia Colò
«C’era una volta una gatta»
RICERCA Una scoperta americana
Anche i topi cantano
Editore: Mondadori
Collana: Oscar bestsellers
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 143
Codice EAN: 9788804607939
Il cane è il miglior amico dell’uomo. Ma anche gatti, civette, cavalli, rondoni, passerotti e
persino cavallette sono capaci di gesti d’amore
e di fedeltà; tutto sta nel dare loro la possibilità
di esprimerli. Lo dimostrano le storie raccolte in
“C’era una volta una gatta”, l’ultima fatica letteraria della popolare presentatrice televisiva Licia Colò, per i tipi della Mondadori. Storie vere,
commoventi ed emblematiche della profonda e
inspiegabile relazione fra gli esseri viventi dello
stesso Creato. Storie di grande semplicità, come
quella di Puccio che resta accoccolato per sette
giorni sulle gambe del suo padrone morente, o
come quella di Fulvo, cane randagio che allatta cuccioli di volpe rimasti orfani. Oppure storie
più particolari, come quella della civetta Gigia
che chiede asilo a una signora in carrozzella e
che prende il volo, mesi dopo, quando la signora
ritorna a camminare sulle sue gambe. O, ancora,
quella del gatto Federico che in qualche modo fa
capire al suo padrone che sta per sposare la donna sbagliata.
Licia Colò
Chi pensa che gli animali ci siano vicini solo
per mere ragioni utilitaristiche è perché non ha
mai avuto la fortuna di sperimentare l’affetto
sincero di un animale. Licia Colò, invece, questa
fortuna l’ha avuta eccome. La sua vita è stata radicalmente cambiata dall’incontro con Pupina.
La protagonista dei due bestseller Cuore di
gatta e L’ottava vita ha lasciato un’impronta
molto profonda anche nell’animo di tante persone, che si sono commosse nel leggere una storia uguale a milioni di altre e proprio per questo
perfettamente riconducibile alla diretta esperienza di tanti.
Alcuni di questi hanno preso carta e penna e
hanno inviato la loro storia d’amore animale alla
Colò, con l’intenzione di condividerla con gli altri lettori. C’era una volta una gatta soddisfa il
desiderio di ricordare tanti piccoli amici e la indimenticabile vibrazione che hanno saputo suscitare nel cuore degli esseri umani.
Tutti i proventi del libro saranno devoluti al
Fondo Pupina, nato all’interno della Onlus di
animali e animali (www.animalieanimali.it) e
investiti per curare e salvare i gatti più bisognosi. (kb)
NEW ORLEANS – Anche i topi cantano. A dirlo è uno studio
della Tulan University di New Orleans secondo cui le funzioni
celebrali che negli esseri umani e in alcune specie di uccelli sono
preposte alla modulazione dei suoni sono presenti, in una forma
più rudimentale, anche in questi animali. Questi piccoli roditori
sarebbero dotati della capacità di regolare le loro voci e di cambiare addirittura l’intonazione in maniera simile a quella degli esseri umani, dei pipistrelli e di un gruppo di uccelli e mammiferi
di grandi dimensioni.
Fino ad ora ai topi era riconosciuta solo la capacità di emettere
ultrasioni per attrarre i compagni, ma i ricercatori hanno scoperto che quando due topolini di specie diversa vengono fatti stare
insieme per un determinato periodo di tempo, lentamente iniziano a coordinare l’intonazione delle loro emissioni vocali come in
presenza di una sorta di apprendimento sonoro. La conferma che
la capacità di “cantare” sia parte del patrimonio genetico dei topolini è arrivata con alcuni esperimenti durante i quali gli scienziati hanno danneggiato le cellule che si pensava controllassero
la funzione “canora” riscontrando che in quel caso i topi non riuscivano più a mantenere l’intonazione. Lo stesso accadeva nel
caso dei topi sordi.
Naturalmente questo studio non dimostra che sentiremo cantare i topi come fossero usignoli, ma semplicemente che la capacità
di modulare i suoni non è completamente assente in questa specie
di animali. “I topi – ha dichiarato il dottor Erich Jarvis, a capo del
team di studiosi che ha fatto la scoperta –, hanno delle versioni limitate delle strutture preposte all’apprendimento vocale che sono
presenti negli esseri umani e negli uccelli in grado di riprodurre
suoni complessi”. (tgc)
animali 7
Mercoledì, 17 ottobre 2012
ASSOCIAZIONI Dal 1950 al servizio dei nostri migliori amici
La Lega nazionale per la difesa del cane
D
di Marco Grilli
al 1950, anno della sua fondazione,
la Lega nazionale per la difesa del
cane (www.legadelcane.org) opera
in tutta Italia per aiutare gli animali in difficoltà, abbandonati e maltrattati. Giuridicamente riconosciuta nel 1964, quest’associazione – con sede a Milano e 95 sezioni
diffuse in 17 regioni – è privata, apartitica,
senza fini di lucro e “persegue i suoi fini postulando e diffondendo la unitarietà dei fondamentali valori morali, naturalistici, ecologici, ambientali, nella consapevolezza che la
salvaguardia di una specie deve rientrare in
una cultura protezionistica globale”, come
si legge nel suo Statuto. Alcuni tra i suoi
principali scopi sono quelli di creare un movimento di opinione pubblica in favore degli
animali in genere e del cane in particolare,
di difendere i cani da ogni crudeltà e abuso,
di costruire e gestire rifugi per gli esemplari
abbandonati e dispersi, combattendo il randagismo, di addestrare cani guida per ciechi,
di promuovere iniziative in ogni campo di
difesa zoofila, ed infine di operare per giungere all’abolizione della vivisezione. Grazie
al sostegno dei soci ed all’impegno dei volontari, ogni anno la Lega del Cane riesce
a salvare migliaia di esemplari abbandonati
o maltrattati, accudendoli nei propri rifugi
e cercandogli una sistemazione adeguata e
sicura in famiglia. Questo è infatti l’obiettivo principale dell’associazione, che pensa
ai rifugi solamente come situazioni provvisorie. Prima dell’adozione, i cani abbandonati sono seguiti giornalmente dai volontari, che provvedono a curarli e assisterli (tutti gli ospiti sono microchippati, sverminati,
vaccinati e sterilizzati).
Da un lato, quindi, la Lega del Cane
provvede a gestire i canili rifugio e tutelare il benessere animale, dall’altro, organizza campagne di sensibilizzazione, educazione e informazione, volte a sollecitare un interesse crescente verso la zoofilia. Esistono
vari modi per sostenere le attività dell’associazione, dalla semplice donazione al tesseramento, dal 5 per 1000 allo shopping sul
sito internet, dagli attimi di solidarietà (l’acquisto di bomboniere solidali per i momenti
felici) all’adozione a distanza, fino al lascito
testamentario.
VOLONTARIATO Questi primi 60
anni di attività, lotte e successi per la causa animalista sono stati possibili solamente
grazie all’impegno dei soci e dei volontari.
“Entrare a far parte della Lega nazionale per
la difesa del cane significa schierarsi dalla
parte degli animali e di chi li ama, significa
offrire a ogni essere vivente la possibilità di
vivere sotto lo stesso cielo. Crediamo che i
diritti non siano qualcosa di astratto e che
a dare loro concretezza siano i gesti d’impegno quotidiani, anche piccoli e alla portata di tutti”, scrive l’associazione nel suo
manifesto per la campagna di tesseramento.
Per diventare volontari basta, invece, contattare la sezione più vicina alla propria città. Unici requisiti richiesti: una forte carica
umana, una buone dose di disponibilità e un
pizzico di umiltà. Sacrifici ampiamente ripagati dalla riconoscenza, lo scodinzolio e
lo sguardo affettuoso di chi torna a sentirsi
importante per le cure altrui, riacquistando
dignità e speranza. Negli ultimi anni la Lega
del Cane ha avviato una proficua collaborazione con esperti di comportamento animale, che affiancano l’opera dei volontari per
gestire le situazioni più complicate, ossia il
recupero di quei randagi che giungono al rifugio in difficili condizioni psicologiche a
causa dei maltrattamenti subiti, del trauma
dell’abbandono o della precedente permanenza in canili-lager. In molti casi, quindi,
le adozioni in famiglia sono rese difficili da
alcuni fattori, quali l’età anziana del cane, le
precarie condizioni di salute che richiedono
cure speciali, il carattere reso difficile dalle
dure esperienze passate.
ADOZIONE A DISTANZA Per ovviare a tali inconvenienti la Lega del Cane
propone l’adozione a distanza, un gesto
semplice e di grande affetto che consente di continuare a seguire nel miglior dei
modi i cani che vivono nei rifugi e al donatore di ricevere tutti gli aggiornamenti sul
trovatello prescelto. C’è di più. L’adozione
a distanza può anche esser regalata con varie formule, col destinatario del dono che
riceve il certificato di adozione personalizzato. L’opera di assistenza nei rifugi procede di pari passo con le varie campagne promosse dall’associazione, che comprendono la lotta all’abbandono, al randagismo, ai
combattimenti tra cani, agli avvelenamenti, alla vivisezione, per arrivare alle necessità delle sterilizzazioni e dell’adozione di
tutte quelle misure in grado di prevenire il
fenomeno dell’abbandono, quali la ricerca delle migliori condizioni per il trasporto degli animali e per la loro accoglienza
nelle strutture ricettive durante la stagione estiva. Slogan efficaci (“Abbandonato.
Evitate la vergogna di un marchio indelebile”; “Se cerchi il tuo migliore amico cercalo in un canile”) e testimonial d’eccezione (ad esempio il comico Giorgio Panariello) chiudono il cerchio di queste attività di
educazione e informazione, arricchite dalle numerose iniziative promosse dalle varie sezioni. Quest’anno la campagna contro il randagismo e a favore dell’adozione
responsabile, svolta in collaborazione con
ENAP e LAV, è stata promossa dal Concorso “Miss Italia”. “Questa iniziativa, a cui
va il nostro plauso, rappresenta un altro importante passo in avanti nella lotta al randagismo. L’ultimo Rapporto Italia di Eurispes rappresenta un’autorevole e indiscutibile conferma del sostegno espresso dagli
italiani alle battaglie combattute dalle associazioni animaliste, per garantire agli animali il riconoscimento e la piena tutela dei
loro diritti. (...) Ma il fenomeno dell’abbandono dei cani è purtroppo ancora molto
presente nel nostro Paese, ed è una piaga
che incrementa le svariate problematiche
relative alla diffusione del randagismo. Per
questo proseguiremo con tenacia in questa
battaglia, puntando a incidere sia attraverso la promozione di una cultura e un’educazione alla cura e alla “relazione” con gli
animali, sia attraverso un inasprimento delle pene già previste contro chi si macchia
di questo reato», ha dichiarato Laura Rossi, presidente della Lega nazionale per la
difesa del cane.
ABBANDONI L’abbandono di animali,
reato punito con il carcere fino a un anno o
un’ammenda fino a 10mila euro, è un turpe fenomeno ancora presente in Italia, soprattutto nel Sud e nelle Isole. Ad oggi sono
circa 200mila i cani detenuti nei rifugi, senza contare gli oltre 400mila che vivono in
strada. Occorre quindi una forte vigilanza
sull’applicazione delle leggi per la prevenzione del randagismo, che può esser combattuto anche con le sterilizzazioni. “La sterilizzazione. Un gesto d’amore” è infatti il
nome di una delle più importanti campagne promossa dalla Lega del Cane, patrocinata dal ministero della Salute, ANMVI e
Mediafriends. Tanto impegno e volontariato è stato coronato da successi importanti.
Limitandoci ad alcuni di quelli più recenti, citiamo il provvedimento votato dal consiglio regionale dell’Abruzzo per la “diffusione di metodologie alternative alla sperimentazione animale”, l’accordo fra Trenitalia e la Federazione italiana associazioni
diritti animali ambiente, che dal 25 luglio
ha aperto le porte dei “Frecciarossa” anche
per i nostri amici a quattro zampe, ed infine l’approvazione da parte della Camera
dei Deputati dell’integrazione all’articolo 138 del Codice Civile secondo la quale “le norme del Regolamento condominiale non possono vietare di possedere o detenere animali domestici”. La Lega del Cane
prosegue positivamente anche la sua opera
di interlocuzione a livello istituzionale, essendo una protagonista del “Gruppo ristretto benessere animali d’affezione” costituito dal sottosegretario al Welfare, Francesca
Martini. Chiudiamo con una notizia che più
di ogni altra farà felice la Lega del Cane:
il boom delle adozioni di cani abbandonati,
quella rivincita del “bastardino” che segna
un’importante svolta culturale, in linea coi
propositi degli animalisti.
8 animali
LA FOTO DEL MESE
Una ragazza «ricchissima»
Mercoledì, 17 ottobre 2012
AGENDA
Associazioni
“Snoopy” - Pola:
Gsm: 098/923-0461
Web: www.snoopy.hr
Canile di Pola
Tel: 052/541-100
Gsm: 098/855-066
Società per la protezione degli animali di Fiume
Gsm: 098/649-939, 098/814-775
e 095/536-4548
Web: www.azil.org
“Lunjo i Maza” - Laurana
Gsm: 091/763-8892
Web: www.lunjoimaza.org
Associazione per il benessere e la tutela
dei gatti “Mijau”
Gsm: 091/543-5819
Associazione amici degli animali “Capica” Fiume
Gsm: 098/264-892 e 092/285-9622
Web: www.capica.hr
Gruppi cinofili
FIUME – Deve essere enormemente ricca la ragazza immortalata
dal nostro fotoreporter in via Dolac a Fiume. Come facciamo a dirlo pur non conoscendo la morettina della foto? Semplice, lo intuiamo dalla foto nella quale la vediamo in compagnia di quattro cani. I
cani sono i migliori amici dell’uomo e chi trova un amico, in questo
caso ben quattro, trova un tesoro... in questo caso ben quattro “fortune”. (kb)
ATTUALITÀ
Il cane di Katarina
CHARLOTTE – Un cane perso sette anni fa durante l’uragano Katrina è stato ritrovato mentre vagava da solo nella Carolina del
Nord. Si chiama Shory e ha 15 anni. Il cagnolino era stato lasciato
dalla famiglia che, dopo aver perso la casa a per via dell’uragano, era
stata evacuata da New Orleans. Il ritrovamento è avvenuto quando un
signore lo ha visto da solo per la strada, mentre vagava. Dopo averlo
portato in una clinica veterinaria i veterinari hanno scoperto che l’animale aveva un chip che lo collegava con la famiglia della Louisiana.
I legittimi proprietari hanno dichiarato di volere indietro il proprio
animale, mentre chi se ne è preso cura negli ultimi anni, sostiene di
essersi messo in cerca del cagnolino appena perso. Di sicuro, però, la
clinica spera che il cane ritorni a casa, a New Orleans e sta cercando
qualcuno che paghi per il trasporto. (tgc)
Società cinofila “OPATIJA”
Casella postale 12, 51410 Abbazia
Tel: 051/250-555
Società cinofila “RIJEKA”
Via dei combattenti di Valscurigne 2a,
51000 Fiume
Tel: 051/216-030
Gsm: 091/563-4460
E-mail: [email protected]
Club di cinofilia sportiva “RIJEKA”
Via Kumičić 38, 51000 Fiume
Tel: 051/421-457
Gsm: 091/120-8975
E-mail: [email protected]
Associazione cinofila “BUZET”
Piazza Fontana 7, 52420 Pinguente
Tel: 052/773-654
Gsm: 098/207-689
E-mail: [email protected]
Associazione cinofila “LABIN”
Vines, Casa di cultura s.n., 52220 Albona
Gsm: 098/610-801
E-mail: [email protected]
Società cinofila “POREČ”
Via Mauro Gioseffi s.n., 52440 Parenzo
Tel: 052/431-530
Società cinofila “PULA”
Via Marulić 4/I, 52100 Pola
Tel: 052/535-041
Società cinofila “ROVINJ”
Via della 43.esima divisione istriana 34,
52210 Rovigno
Tel: 052/829-041
Gsm: 091/568-2781
E-mail: [email protected]
Club “ISTARSKI GONIČ”
Via Albona s.n., 52470 Umago
Tel: 052/756-006, 052/742-101 e 052/742-019
Società cinofila “PAZIN”
52000 Pisino
Tel: 052/624-361
Gsm: 091/624-7210
Società cinofila “ISTARSKI GONIČ”
Via dell’Istria 36, 52460 Buie
Tel: 052/742-884
Gsm: 091/252-8165
Il girasole
Porpetto (Udine)
tel/fax: +39 0431 60375
Società venatorie
Federazione italiana della caccia
Via Salaria 298/A, 00199 Roma
Tel: +39/06/8440941
Fax: +39/06/844094217
Web: www.federcaccia.org
Federazione croata della caccia
Via Vladimir Nazor 63, 10000 Zagreb
Tel: 01/48-34-560, 01/48-34-559
Fax: 01/48-34-557
Web: www.hls.com.hr
Federazione slovena della caccia
Via Župančič 9, 1000 Lubiana
Tel: +386/01/24-10-910
Fax:+386/01/24-10-926
Web: www.lovska-zveza.si
Associazione venatoria di Capodistria
Via del distaccamento istriano 2,
6000 Capodistria
Tel: +386/041/427-321
E-mail: [email protected]
Associazione venatoria di Isola
Baredi 20, 6310 Isola
Tel: +386/041/327-650
E-mail: lovska.druzina.izola @siol.net
“Platak” – Fiume
Via Frane Rački, 51000 Fiume
Gsm: 091/537-0818
“Lane” – Abbazia
Via M.Lahinja 14, 51410 Abbazia
Tel: 051/271-515
Fax: 051/718-913
Gsm: 091/272-6921
“Kobac 1960” – Laurana
Via Maresciallo Tito 84, 51415 Laurana
Tel: 051/292-461,
Gsm: 091/912-2143
“Perun” – Draga di Moschiena
Mošćenice 21, 51417 Draga di Moschiena
Tel: 051/737-441
Fax: 051/739-030
Gsm: 091/794-2590
“Kamenjarka” – Lussinpiccolo
Casella postale 96, 51550 Lussinpiccolo
Gsm: 098/240-864
“Orebica” – Cherso
Via 20 travanj 3, 51557 Cherso
Gsm: 098/864-894
“Lisjak” – Castua
Šporova jama 2, 51215 Castua
Tel: 051/543-238
Gsm. 091/790-7148
SCIENZA
Un passo avanti nella lotta all’infertilità
KYOTO – Sono nati in ottime condizioni di salute e hanno dimostrato di essere fertili i
primi cuccioli di topo generati in laboratorio grazie a ovuli
fabbricati in provetta da cellule
staminali.
Il successo dell’esperimento,
che dimostra come le staminali
siano una promessa per rigenerare la perduta fertilità femminile, viene annunciato dai ricercatori giapponesi dell’Università di Kyoto, che sulla rivista Science hanno presentano
le prime cucciolate ottenute con
un metodo che potrebbe rivoluzionare la lotta all’infertilità. (a)
Anno V/ n. 54 del 17 ottobre 2012
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: ANIMALI / e-mail: [email protected]
Redattore esecutivo: Krsto Babić / Impaginazione: Denis Host-Silvani
Collaboratori: Giorgio Adria, Marco Grilli, Igor Kramarsich, Claudia Lanciotti, Valentino Pizzulin e Silvano Silvani
Foto: Zlatko Majnarić e d’archivio
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