L`innovazione ha un sapore antico: ravioli come si facevano una volta
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L`innovazione ha un sapore antico: ravioli come si facevano una volta
Aprile 2012 Il Corriere Artigiano del Lodigiano - 7 Nuove Imprese Dalla storica attività di famiglia è nata una nuova realtà L’innovazione ha un sapore antico: ravioli come si facevano una volta ANDREA BAGATTA E’ una piccola impresa a conduzione familiare che punta su creatività e innovazione, cioè sull’attenzione al dettaglio, sulla cura della materia prima, sul fare il lavoro cercando di replicare con pazienza e passione i metodi di un tempo: non è una contraddizione, quella messa in atto da Massimo Omacini nella sua Pastai di Antica Tradizione di San Fiorano, ma il più intenso, e forse unico, approccio possibile nella professione di pastaio, di creatore di pasta fresca. E da quella passione esce il raviolo di Massimo, il pezzo pregiato di una produzione che in tutta la Bassa è conosciuta con il cognome della mamma, Tamagni, intestataria del negozio di San Fiorano dove ravioli e pasta fresca sono nati 20 anni fa. «La vera innovazione sta nell’atto creativo per entrare sul mercato e poi restarci – dice Massimo Omacini -. Per i nostri ravioli facciamo anche ripieni particolari, al salmone, alle patate, taleggio e cipolle, ma non sono questi che cambiano le prospettive. Questi sono dei complementi, magari necessari, ma pur sempre dei complementi. L’innovazione è stato realizzare pasta fresca non pastorizzata e ravioli in particolare, per rispondere a un’esigenza della clientela». La storia nasce alla fine degli anni Ottanta. La mamma e il papà di Massimo lasciano l’hinterland milanese, cambiano vita e acquistano un negozio di alimentari a San Fiorano. Diventa il negozio Tamagni, dal cognome della mamma, e in fretta diventa punto di riferimento per il paese e poi anche per il circondario. Il negozio punta sulla qualità e tra i prodotti proposti manca una soddisfacente fornitura di ravioli di pasta fresca. Allora nel retrobottega, una prassi all’epoca ancora consentita, la famiglia comincia a produrre ravioli fatti a mano. I clienti gradiscono e poco per volta la produzione prende sempre più piede fino a costringere la famiglia ad acquisire alcu- Massimo Omacini e la moglie nel laboratorio della “Pastai di antica tradizione” a San Fiorano ne macchine e a creare un vero e proprio laboratorio: grazie a un rappresentante di fiducia il giro si allarga a tutta la Bassa e ravioli e pasta fresca marchiati Tamagni cominciano a farsi assaggiare ben oltre i confini di San Fiorano. Da allora la storia non si è mai fermata, con il laboratorio che produce per tanti negozi di alimentari della Bassa e sempre per il negozio di San Fiorano. Piuttosto, la famiglia sceglie la specializzazione: mamma e papà continuano a seguire il negozio, il figlio Massimo, oggi 42enne, con il tempo si appassiona sempre più alla produzione della pasta fresca e del raviolo, che rimane il cavallo da battaglia dei Tamagni, come tutti li conoscono nella Bassa. La grande trasformazione arriva quest’anno: le attività si separano, il negozio rimane ai genitori, ma il punto vendita si sposta a Codogno, in una piazza più appetibile per l’intera Bassa, il laboratorio rimane a Massimo, a San Fiorano, che diventa a tutti gli effetti artigiano dal primo marzo scorso. E sceglie una denominazione in linea con la produzione: Pastai di Antica Tradizione. «San Fiorano ci ha dato tanto e ci ha aiutato tanto, ma dal punto di vista commerciale la scelta era obbligata, perché era impossibile tenere due punti vendita – dice Massimo -. Come laboratorio, invece, ci affidiamo allo spirito dell’antica tradizione, per così dire: grande attenzione e cura dei dettagli, sia in termini di rispetto della normativa igienico-sanitaria sia in termini di miglioramento del prodotto finale. E a questo proposito la selezione delle materie prime è fondamentale. Puoi lavorare benissimo e cucinare a puntino, ma se la carne non è buona il brasato non sarà mai buono, e il ripieno del raviolo non darà soddisfazione. Allo stesso modo la miscela che creiamo per l’impasto deriva da farine selezionate nel corso degli anni, con l’esperienza e il gusto di affinare ogni volta il risultato». Il settore alimentare è particolare, del resto, perché in questo caso la qualità è tutt’uno con la lavorazione. Una lavorazione che cresce costantemente. A oggi, sono lavorati circa 3 o 400 chilogrammi la settimana, «con una produzione sul venduto, praticamente senza magazzino», spiega Massimo. Nel laboratorio lavorano quattro addetti e si producono soprattutto ravioli, ben oltre la metà della produzione totale e finanche l’80 per cento, pasta fresca non pastorizzata di diversi tipi, gnocchi, lasagne, panzerotti, nidi. Tutto senza conservanti, la produzione a lungo periodo è affidata tramite una ditta di Copiano, alla catena del freddo e al surgelamento, massimo 180 giorni. «In futuro c’è intenzione di allargare il laboratorio, perché ormai siamo stretti, e magari anche di potenziarlo, restando però sempre in un ambito artigianale – conclude Massimo Omacini -. Noi facciamo un prodotto che ci viene riconosciuto come di qualità, ma la qualità la paghi, e la politica non tutela per niente le piccole attività e i negozi. Così mi chiedo per quanto tempo potrò continuare a lavorare in questo modo. Forse in futuro, anche a causa di queste scelte, il mercato mi spingerà a operare diversamente, non lo so. Io vorrei continuare così, con la passione dell’antica tradizione». 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