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Una volta si giocava

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Una volta si giocava
Una volta si giocava…
I giocattoli ai tempi dei miei nonni erano quelli di povera
gente che si accontentava di poco e si costruivano in
casa, quando i genitori non potevano comprarli. Dai loro
racconti mi ha colpito la creatività e la manualità dei
ragazzi di un tempo. Mio nonno mi ha raccontato che il
mio bisnonno faceva il calzolaio e con gli avanzi di pezzi di
cuoio, lui e i suoi amici li cucivano insieme e facevano un
pallone. A quei ragazzi era quindi sufficiente una palla di
stracci, purché calciabile, per giocare a calcio nei cortili o
nelle strade. Mio nonno mi ha raccontato che quando
aveva la mia età dedicava molto del suo tempo libero ai giochi di guerra. La propensione al
combattimento, quando egli era ragazzo, era molto sentita. In cortile, ognuno di loro
predisponeva i propri soldatini in buche simili a trincee. Lo scontro avveniva usando le
cerbottane, canne di giunco vuote: si soffiava con forza ad un'estremità e dall'altra venivano
lanciate delle palline di carta, simili a proiettili, contro i soldatini.
Chi abbatteva tutti i soldati del nemico vinceva. Un gioco che facevano i più piccoli era il
girotondo: i bambini si mettevano in cerchio, tendendosi per mano e girando in cerchio
cantando la filastrocca: "Giro, giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra!"
e alla fine cadevano tutti per terra. Un gioco riservato ai ragazzi più grandi era la corsa nei
sacchi, che consisteva in gare disputate per strada, correndo (anzi saltando) in un sacco,
cercando di raggiungere il traguardo senza cadere. Mia nonna riferisce che il gioco preferito
dalle ragazze era la corda, in cui due ragazze facevano girare la corda, cantando qualche
ritornello, mentre una ragazza saltava la corda seguendo il ritmo. Un gioco che coinvolgeva
grandi e piccini era nascondino. Si faceva la "conta", per vedere chi era "sotto", cioè chi
doveva coprirsi gli occhi con un braccio, appoggiato al muro e contare fino a dieci, mentre gli
altri correvano per cercare un nascondiglio. Chi veniva scoperto e non faceva in tempo ad
arrivare al muro, gridando "Libero!!" o "Tana!" sostituiva chi aveva fatto prima la conta.
Questi sono solo alcuni dei giochi che facevano mio nonno e mia nonna, ma ce n'era tanti altri
ancora, come figurine, cavallina, biglie (dette bili). Nelle sere d'inverno i bambini e gli adulti
si riunivano nelle stalle, riscaldate dal calore degli animali, per giocare a carte. Tutti questi
svaghi erano un modo per stare insieme e per sfogarsi: si sbagliava, si litigava, ci si misurava
con gli altri... erano i giochi utili per crescere. Oggi i ragazzi vivono in una dimensione più
intellettuale, in quanto trascorrono la maggior parte del loro tempo a casa o a scuola. Una
volta i ragazzi non frequentavano la scuola per nove mesi, bensì solo nei mesi invernali,
perché nei mesi di raccolta andavano nei campi ad aiutare i contadini. Oggi le abitazioni
hanno favorito la perdita della dimensione di vita collettiva, che caratterizzava la società
contadina oramai lontana. Oggigiorno il gioco è vissuto dai bambini come un'attività
individuale, che si svolge al chiuso della propria cameretta, intenti a superare infiniti livelli di
un videogioco della Playstation o a "gareggiare" con il computer. Naturalmente questo
comporta un esito negativo della personalità, che si ripercuote anche nei giochi con gli altri,
quando non c'è affiatamento perché manca il vero senso di "gruppo". Dai racconti dei miei
nonni, quindi, sono stato attratto dal loro modo di organizzarsi nel gioco e mi sono sentito
invogliato dalle iniziative che avevano un tempo. Grazie all'evoluzione della tecnologia
abbiamo a disposizione innumerevoli giochi elettronici all'avanguardia che possiamo usare
comodamente seduti sul divano e si preferisce stare in casa per ore ed ore. Io sono più
interessato a giocare fuori all'aria aperta, quando è possibile, e a correre con la mia bicicletta.
Stefano Pedicini, classe 1^ C
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