DRAMMA NEI BOSCHI Esplode la rabbia: ce l`hanno ammazzato
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DRAMMA NEI BOSCHI Esplode la rabbia: ce l`hanno ammazzato
Massa Carrara IL TIRRENO Lunedì 19 Novembre 2007 11 DRAMMA NEI BOSCHI Esplode la rabbia: ce l’hanno ammazzato Gli amici del cacciatore morto: «Non è un caso, questa è roba da vigliacchi» PALLERONE. «Questa non è una bella favola: qualcuno a Maurizio gli ha sparato per ammazzarlo». E’ questa la frase che rimbalza nel cortile gelido della caserma dei carabinieri di Aulla. Di cacciatori qui ce ne sono tanti, ancora con gli stivali ai piedi e il freddo nelle ossa di una notte in bianco. Sono i compagni di Maurizio Cioni il 49enne di Pian di Follo, ma abitante a Tavernelle di Licciana ucciso da un colpo di fucile calibro 12 nel bosco di Pallerone, sopra il cimitero. Per nessuno di loro si è trattato di un incidente. «Quelli purtroppo capitano - dice uno che di esperienza sembra averne davvero parecchia - ma quando si è in battuta, è un’altra cosa, è un rischio che sappiamo di correre per questa passione. Qui è tutta un’altra storia, è una roba da vigliacchi». Il sindaco di Licciana: una tragedia che ci colpisce, avvenuta in un giorno proibito CUFFARO È stata colta da malore una delle due figlie della vittima I boschi in cui è stato ritrovato il cadavere e, sotto, la moglie Chiara con il fratello di Maurizio Cioni La cagnetta Birba ha dormito per tutta la notte sul suo petto CUFFARO Clima teso, facce scure. E mistero su quel colpo, unico e mortale, che ha strappato alla vita Maurizio. Disperazione nel volto della seconda moglie, Chiara. E’ arrivata sul luogo del delitto insieme al cognato, il fratello del marito, e ha vissuto i momenti drammatici del recupero del corpo. Poi è stata sentita a lungo nella caserma dei carabinieri di Aulla. Non si è mai tolta di dosso il giaccone. Non ha retto al dolore una delle due figlie (avute dalla prima moglie) del cacciatore ucciso: una delle due ha avuto un malore proprio lì in quel bosco che qualcuno, fra la gente del paese che ha fatto per tutto un giorno una sorta di pellegrinaggio sul luogo del delitto, chiama già «maledetto». Maurizio Cioni era legatissimo alle sue ragazze e divideva la sua vita fra Taverenelle e Pian di Follo: lui lavorava in un negozio della Spezia, le figlie gestiscono un ristorante a Vezzano alto. E così due volte la settimana si fermava a dormire nel versante ligure. Proprio per questo suo continuo spostarsi da Spezia alla Lunigiana di tesserini da caccia se ne era fatti addirittura due: uno per la Liguria e uno per Massa Carrara. Per avere modo di coltivare sempre la sua passione. Era un uomo tranquillo Maurizio, i suoi compagni di caccia ne parlano un gran bene. E, in quelle lunghe mattinate passate fra i boschi, in cerca del cinghiale, mai una volta che avesse tirato fuori dei problemi, delle questioni personali che non andassero per il verso giusto. «Lo sa signora, di inverno quando per tante ore si sta al freddo, aspettando un segnale si parla un po’ di tutto - di- ce un cacciatore della squadra di Maurizio - quelli sono i momenti più belli e più veri. Maurizio chiacchierava con tutti, non aveva mai qualche magone. Era il più tranquillo». E proprio per questo per molti di loro la storia dell’incidente, ipotesi fra l’altro ritenuta più probabile dai carabinieri che, coordinati dalla dottoressa Perroni della procura di Massa, stanno indagando sulla vicenda. «Maurizio non era andato al cinghiale, ieri PALLERONE. La conoscevano tutti. Maurizio non se ne separava fai e, per quel campanellino appeso al collare e la grande vitalità, era un po’ la mascotte della squadra di caccia 54. Non ha mai mancato a una battuta. E Birba, la cagnolina Dasbraker di Maurizio Cioni, è stata accanto al suo padrone fino alla fine. Sulla giacca da caccia e sui pantaloni, hanno raccontato i soccorritori c’era l’impronta del suo corpo, tracce del suo pelo. «Quando ci è venuta incontro - racconta uno degli amici che per primo ha visto la cagnolina- non ci ha fatto festa come al solito. Forse è lì che abbiamo capito che ormai non c’era più nulla da fare». E Birba accanto all’amato padrone c’è stata per ore. Per parecchie ore. Se è vero, come dice il medico legale Maurizio Ratti (l’autopsia sarà effettuata domani) che la morte di Cioni: «Indicativamente è avvenuta nel po- meriggio di sabato». E, a quanto sembra, nessuno si è portato fin sopra il cimitero, in quell’impervio bosco conosciuto bene solo dai cacciatori. Certo non il luogo ideale per una passeggiata. E difficile da raggiungere anche in macchina. A un certo punto la strada asfaltata, e tortuosa, finisce. E comincia un pezzo sterrato che solo con il fuoristrada si può percorrere senza problemi. O a piedi. A.V. era vietato - spiega un compagno - anche perché per quello ci sono le battute. Voleva tirare a qualcos’altro, magari a qualche tordo. Ma non ne ha avuto il tempo». La notizia della morte di Maurizio Cioni intanto si è sparsa in tutta la Lunigiana. Il sindaco di Liccana, Maneneti esprime il cordoglio alla famiglia del 49enne ucciso, e usa parole forti per commentare la vicenda. «Purtroppo tutti gli anni qualcuno ci rimette la vita- dice - questa tra- gedia colpisce ancora di più, perché è in un giorno proibito di caccia al cinghiale. Purtroppo qualcuno fa la caccia in modo trasgressivo. Ci auguriamo naturalmente che questa morte sia l’ultima». A.V. «Ma come si poteva volergli del male?» IL PRECEDENTE MASSA. La salma di Maurizio è appena stata scaricata all’obitorio dell’ospedale di Massa. Sono le cinque di pomeriggio di una domenica fredda, ghiaccia, scaldata però da un sole bello ma appena tramontato. Un gruppo di amici e colleghi ha seguito il furgone funebre da Pallerone a Massa. Sono fuori al freddo ad aspettare la moglie del cacciatore ucciso. Ma in realtà non sanno nemmeno se la donna avrà la forza di arrivare all’obitorio a Massa. Il corpo del marito è sotto sequestro giudiziario. «Siamo arrivati qua dopo un viaggio dietro il furgone con Maurizio» racconta uno degli amici e colleghi del cacciatore. Lavoravano con lui in una fabbrica di forni industriali a Spezia. «Inutile dire che era una brava persona, un buono, veramente. E non perchè è morto, è la verità». Accenniamo al fatto che fra le ipotesi ci potrebbe essere anche l’omicidio, magari per vendetta o per un banale screzio. Magari fra cacciatori. Ma loro non ci credono, non immaginano un nemico così cattivo per Maurizio. «Era una persona buona, non credo avesse nemici di alcuna sorta — racconta un altro collega, uno dei più giovani — poi la vita è piena di sor- CARRARA. Solo due settimane fa era stato ucciso da una fucilata durante una battuta di caccia, Rosario Amodeo, 46enne di Massa, titolare di una impresa di stuccatura. Era domenica 4 novembre. Amodeo era a Zeri, impegnato assieme ad altri compagni in una battuta al cinghiale. La fucilata gli aveva devastato un fianco, causandogli una inarrestabile emorragia. Il fucile di Maurizio Cioni preso in consegna dai carabinieri presa...». Sono arrivati qui da Prati di Vezzano, da Spezia, da Follo. «C’è stato una sorta di tam tam fra gli amici che ci avevano già avvertito ieri che Maurizio non era rientrato a casa. In realtà non si può dire che il sabato fosse andato a caccia. Più che altro aveva portato il cane a correre». Maurizio Cioni aveva 49 anni, due figli una vita tranquilla. Viveva con la seconda moglie. Separazione e divorzio risalgono a tanti anni fa. «Non ci hanno detto che cosa è successo — raccontano ancora gli amici — sappiamo solo che è stato colpito ma non si sa da chi». Un amico ricorda di essere stato invitato ad una battuta al cinghiale qualche anno fa. «Un’esperienza difficile, mi spaventai a morte». Ma Maurizio era un uomo tranquillo, anche con il fucile. «Non aveva mai commesso imprudenze, sapeva che la battuta al cinghiale comporta momenti di tensione». Ma sparare ai maiali selvaggi a lui piaceva, tanto che aveva il tesserino per due squadre diverse: una a Massa e l’altra a Spezia. Ora qualcuno si comincia a porre il problema. Due morti a caccia (al cinghiale) in meno di un mese, due morti giovani sono un record pesante per la nostra provincia. Che è ricca di doppietta, appassionata a Diana, ma non può certo competere con realtà come Pisa, Grosseto, la stessa Lucca. C.B. Assieme a una cinquantina di compagni, tutti della squadra 40 dell’Atc 13 Massa Carrara, Amodeo vi era giunto alle prime luci dell’alba per effettuare una battuta al cinghiale. I cacciatori erano presumibilmente disseminati in una vasta area e ciascuno di loro doveva occupare un punto preciso. tare incidenti. Uno sparo, poi un grido, il segnale inequivocabile che qualcosa di orribile era accaduto. Rosario Amodeo è finito a terra, colpito al fianco da un colpo di carabina esploso da un altro cacciatore, un professionista pontremolese di 46 anni. Il ferito, sempre cosciente, è stato soccorso dai compagni che hanno velocemente telefonato al 118 i cui operatori hanno inviato una autoambulanza di Pontremoli e allertato l’elisoccorso Pegaso 3. Dopo pochi minuti il velivolo era sulla verticale dell’incidente di caccia, ma la fitta vegetazione impediva l’atterraggio. Anche i sanitari dell’ambulanza hanno avuto difficoltà a raggiungere il ferito. Arrivati sul posto, i sanitari han- CUFFARO CUFFARO Solo due settimane fa a Zeri I colleghi di lavoro corrono all’obitorio e ricordano: era troppo buono il tragico incidente ad Amodeo Rosario Amodeo, 46 anni no praticato le prime cure al ferito, poi issato con il verricello sull’elicottero. In pochi minuti il velivolo ha raggiunto il pronto soccorso di Pisa: ma le condizioni di Amodeo erano nel frattempo peggiorate. Troppo il sangue perduto. E stato tentato un disperato intervento chirurgico per arginare l’emorragia. Tutto inutile. Amodoeo ha lasciato la moglie e due figli ragazzini. L’inchiesta sulla sua morte è in corso alla Procura di Massa.