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angela-audibert-beltramo - Galleria d`Arte Mentana
Dans les scupltures d’Angela Audibert-Beltramo, se reflètent les traits marqués des significations ancestrales totémiques, sculptés et polis dans la pierre dure, qui parlent du temps, de l’homme et de la nature. Immédiatement, surgit un mélange narratif d’une grande efficacité communicative qui nous fait happer la tension entre le matérialisme et la spiritualité. . L’Artiste cherche à trouver dans les mystères de l’âme humaine, les émotions qui la guident dans ses réalisations et qui présentent toujours des caractéristiques symboliques où émergent son amour pour les cultures des pays lointains. Dans son œuvre « le Pèlerin », l’Artiste exprime l’intime désir de celui qui va à la recherche de la connaissance et de celui qui, dans son errance par le monde, veut trouver son essence spirituelle : la transcendance. Voilà pourquoi, dans les traits essentiels qui la définissent, nous voyons apparaître un oiseau, un aigle qui n’a pas de frontière, et qui, volant toujours plus haut, symbolise la conjonction avec le sacré. BONNE POIRE L’expression primordiale prend forme dans la sournoise « Serpentine de la Verne - H. cm. 40 Bonne Poire ». Elle suggère un rêve, dans l’évocation du sourire, dans les yeux mi-clos et dans les lèvres proéminentes qui semblent vouloir savourer la joie de vivre. La force se manifeste dans la pierre brute qui donne la forme aux cheveux en opposition avec la finesse du paisible visage qui va en s’élargissant vers le menton. Il n’y a pas d’aspect charnel dans « Maternité », idole positive, « déesse mère » qui perpétue la vie. Dans la pureté absolue, intervient seul, dans les signes et dans les ombres de la pierre, le clair-obscur de l’albâtre bleu, lui conférant ainsi, une aura d’une harmonie lyrique. L’œuvre présente des traits essentiels tels, qu’ils permettent la reconnaissance symbolique et spirituelle dans l’intensité des courbes douces qui l’enveloppent d’une tendre caresse, fuyant ainsi la dureté de la pierre. La mère est dans la douceur qui se distingue dans le chignon, dans le sein gonflé d’un prochain évènement et dans un ventre proéminent qui se veut accueillant dans une histoire remplie d’amour et d’émotions. Les parties laissées non terminées, dans la scuplture « femme-feuille » nous parlent d’instinct irrationnel qui se confronte avec la raison, avec la méditation, pour trouver l’équilibre et le sens de la vie. L’œuvre dénonce les conflits intérieurs, les déceptions, les désirs mortifiés dans le difficile parcours de l’évolution. Les couleurs ocres clairs, exaltées par le polissage, deviennent des rêves rosés qui veulent fuir la morosité. Les creux et les reliefs émergeant de la superficie brute, racontent l’histoire initiale de la pierre qui témoigne du temps et se confronte avec les tourments de l’âme de l’Artiste. Federica Murgia Critique d’Art - Florence Angela Audibert Beltramo Figlia e nipote di immigrati Piemontesi e Ponzesi Angela Audibert-Beltramo è nata in Francia, Provenza-Costa Azzurra in un affascinante villaggio senza tempo: Carcès. Dalla sua prima infanzia, i suoi sensi artristici si sono affinati ogni giorni dal momento che accompagna i suoi genitori che dirigono una sala di danza, teatro e sala concerti. E con molta naturalezza che sviluppa il suo gusto per la musica e impara pianoforte all’età di 6 anni. Ma questo non basta, la sua mente si lascia transportare dai ritmi musicali della moda e la danza diventa la sua compagna di vita quotidiana insieme al disegno e alla pittura. Qualsiasi cosa che riguarda l'arte e l'anima la interessano. Nonostante il suo desiderio di proseguire gli studi d'arte, non è ascoltata e la orientano --verso gli studi commerciali. ,ciò nonostante da sola e instancabilmente continua la sua ricerca artistica in parallelo ai suoi studi ufficiali- Si interessa allo studio delle linee , al chiaroscuro, ai colori, ma anche alle forme e ai rilievi . Dall’infanzia, realizza disegni a pastelli, dipinti ad olio, acquerelli, ma è sempre più attratta dalla materia e crea a 11 anni il suo primo schizzo in argilla cruda sradicata dalla terra stessa. Questa terra di Provenza, rocciosa e arida, diventa fertile nella sua immaginazione. Vive lassù sulla sua collina da l'età di 20 anni con il suo marito ed è qui che trova la sua energia e la sua ispirazione... L'impulso per la scultura diventa sempre più pressante, ma un’idea che la scultura in pietra è un lavoro da uomo, molto difficile e sopratutto fisico le impediscono momentaneamente di esprimesrsi ... La scoperta di una donna scultrice Camille Claudel, è il suo clic. Si rende conto che questa donna nel secolo scorso, ha ignorato le difficoltà per far parlare il suo cuore e la sua anima attraverso la materia… Se è successo a Camille perchè lei non può ? Guidata da questo entusiasmo, nel 1996 si iscrive ai corsi di scultura dallo scultore Richard Blancquart (Isola della Réunion) che gli insegnò l’arte e realizza le sue prime mostre nel 2000. Decide, quindi, di fare da sola e nel 2002 fonda il suo proprio studio sulle colline di Barayol a Carcès (France). Questa sete di scoperta non la lascia mai e la sua ricerca la conduce principalmente ai popoli primitivi d’Africa e d’oltremare che la riportano ai ritmi africani della sua infanzia. Ormai scolpisce da sola le sue sculture e tutto quello che ha vissuto e assorbito nel corso dei suoi viaggi e incontri.Il suo stile particolare mantiene i riflettori sulla natura e la sublima… Angela Audibert Beltramo "Campagne Barayol - 83570 CARCES (FRANCE) Tél. (00 33) 04 94 04 52 67 - (00 33) 06 10 65 77 50 - email : [email protected]" L’Artista è in Permanenza alla GALLERIA D’ARTE MENTANA . WWW.GALLERIAMENTANA.IT Piazza Mentana, 2/3r - FIRENZE - Tel. 055.211985 - Fax 055.2697769 www.galleriamentana.it - E-mail: [email protected] ANGELA AUDIBERT BELTRAMO LA CAVALE NOIRE - Serpentine de Zimbabwe (Africa) H. cm. 50 In copertina: MATERNITÀ - Alabastro blu - H. cm. 30 FEMME - FEUILLE - Marmo di Verona (Italia) H. cm. 120 ANGELA AUDIBERT-BELTRAMO La forza comunicativa delle forme si fa arte. Nelle sculture di Angela Audibert-Beltramo si ritrovano i tratti marcati di ancestrali significati totemici, scolpiti e levigati nella dura pietra, che parlano del tempo, dell’uomo e della natura. Si rintraccia un frammischiamento narrativo di grande efficacia comunicativa, che ci fa cogliere la tensione fra materialità e sentimento di religiosità. L’artista, indagando nei misteri dell’animo umano, trova le emozioni, che la guidano nelle sue realizzazioni e che presentano sempre forti caratterizzazioni simboliche, dove emerge il suo amore per le culture di paesi lontani. Nell’opera “le pèlerin” la scultrice esprime l’intimo desiderio di chi va alla ricerca della conoscenza e di chi, nel suo errare per il mondo, vuol trovare il suo spirito: il trascendente. Ecco perché, negli essenziali tratti che la definiscono, ricorda un uccello, un’aquila che non ha confini, che volando sempre più in alto simboleggia la congiunzione con il sacro. L’espressività primordiale prende forma nella sorniona scultura “Bonne Poire”. Suggerisce un sogno, in un sorriso accennato, negli occhi socchiusi e nelle prominenti labbra che sembrano voler assaporare le gioie del vivere. La forza si manifesta nella pietra grezza che dà forma ai capelli contrapponendosi alla levigatezza del volto pacioso che si allarga nel mento. Non c’è traccia di carnalità nella “maternité”, idolo propiziatore, “dea madre” che perpetua la vita. Nell’assoluta purezza, interrotta solo dai segni e dalle ombre naturali della pietra, le chiarissime sfumature dell’alabastro blu le conferiscono un’aura di armonico lirismo. L’opera si presenta in tratti essenziali che ne consentono il riconoscimento simbolico e spirituale, nell’intensità delle morbide curve che l’avvolgano in una tenera carezza e che sfuggono alla durezza del materiale. La madre è nella dolcezza che si nota nel capo chino, nel seno gonfio di un prossimo evento e in un ventre prominente che sa di accogliente, in un racconto colmo LE PELERIN - Pietra d'africa - H. cm. 50 d’amore e di emozione. Ci sono alcune parti di non finito, nella scultura “femme-feuille”, che parlano d’istintività irrazionale che si confronta con la ragione, con il meditato, per trovare l’equilibrio e il senso della vita: frammenti dell’opera che denunciano i conflitti interiori, le sconfitte, i desideri mortificati nel difficile percorso di crescita. I colori ocra chiaro, esaltati dalla levigatura, diventano sogni rosati che vogliono sfuggire alle asperità. I buchi e i rilievi, che emergono nella superficie non rifinita, sono il racconto primordiale della pietra che testimonia il tempo e si confronta con i turbamenti dell’animo della scultrice. Federica Murgia Critico d’Arte - Firenze