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LA MALATTIA DELLA FAMIGLIA M- copione

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LA MALATTIA DELLA FAMIGLIA M- copione
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
PER OGNI UTILIZZAZIONE DOVRA' ESSERE RICHIESTA PREVENTIVA AUTORIZZAZIONE ALLA
SOCIETA' ITALIANA AUTORI ED EDITORI (S.I.A.E.)
VIALE DELLA LETTERATURA 30, 00144 ROMA - PRESSO LA QUALE L'OPERA E' DEPOSITATA
14000
LA MALATTIA DELLA FAMIGLIA M
di Fausto Paravidino
versione 19.12. 2008
Fausto Paravidino
Via Sebino 11 9/5
00199 Roma.
tel.: 06 8845750 - 338 3173946
2
Questo testo e' dedicato a tutti quelli che
volenti o nolenti, consapevoli o meno,
col loro parlarmi, scrivono le mie battute
dati gli argomenti qui trattati,
vorrei inoltre dedicare la presente
all'opera di alcuni signori medici, nelle persone di
Checov, Celine, e i miei due beneamati genitori
fausto
3
la malattia della famiglia M
di fausto paravidino
(gennaio - aprile 2000)
personaggi
La famiglia M.:
Maria una ragazza tra i venti e i venticinque anni
Marta sua sorella
Gianni il loro fratello minore
Luigi il genitore
E poi:
Fabrizio tra i venti e i trenta
Fulvio idem
Il dottore
luogo
Anche in Italia, come nel Far West, ci sono piccoli centri abitati che si sviluppano interamente ai
lati di importanti strade statali. La caratteristica di questi luoghi è il limite dei 50 allora su strada
dritta, limitazione inspiegabile per il viaggiatore che consideri tali località solo come un intralcio
o un ristoro nella sua primaria esigenza di spostarsi da un posto ad un altro posto. Le principali
risorse economiche di siffatti paesi sembrerebbero pertanto il bar del camionista e la pompa di
benzina, ma a osservare meglio si scopre che tali risorse sono affiancate anche da agricoltura,
allevamento e persone.
In uno di questi luoghi è ambientata la nostra vicenda.
tempo
Il tempo è quello a cavallo tra l’autunno e l’inverno, un uggioso depressivo che talvolta sfoga in
pioggia o neve.
nota
La versione del testo sulla quale ho basato questa revisione è quella pubblicata da Ubulibri, ed è
(ad eccezione di un piccolo taglio) quella presentata alla edizione 2000 del Premio Candoni - Arta
Terme.
Si ringraziano il regista Ramin Gray e la scrittrice di teatro Timberlake Wertenbaker per il lavoro
condotto sul testo al Royal Court Theatre nell’estate di quello stesso anno, lavoro che se non ha
portato, come speravo, ad una nuova stesura del testo, ha per lo meno portato me ad una maggiore
consapevolezza di esso.
4
prologo
Il dottore da solo.
DOTTORE
Sono quello che una volta si sarebbe chiamato ‘medico della Mutua’ e che ora si
chiama ‘medico di Base’ o ‘di famiglia’, ma data la natura del luogo dove lavoro e dove è
ambientata la vicenda, non disdegno neanche essere chiamato ‘medico di campagna’ o, più
semplicemente: dottor Cristofolini, come fanno i più. È opinione diffusa che il mio
compito sia quello di guarire i malati, e io stesso ho (lungamente) condiviso questa
opinione che ora posso testimoniare essere vera solo di misura. Sono in realtà chiamato a
‘curare’ i malati. ‘Curare’ può voler dire tutto, e ‘malati’ può voler dire tutti. Tale è la
natura del mio lavoro. Sono stato educato a riconoscere le malattie per debellarle o
limitarne i danni, e sono specializzato in malattie tropicali, ma di fatto, la più parte del mio
lavoro consiste nel prestare un paziente orecchio alle ansie e ai problemi, anche sanitari, di
coloro che - per ironia di linguaggio - vengono a loro volta chiamati ‘pazienti’, e a
proporre rimedi sbilanciandomi in consigli di carattere generale, come: “Faccia una bella
passeggiata”, “Si faccia un bel pianto”, “Perché non glie lo dici che il problema è questo?”,
“Secondo me dovreste fare la pace”. È raro che questi consigli vengano messi in pratica,
ma è anche raro che i miei pazienti prendano le medicine nella forma e nel dosaggio da me
prescritti, per cui sto cominciando a formularmi l’idea che il mio compito primario sia
questo: ascoltare. La malattia è un’ingiustizia senza rimedio, come lo sono le pene
d’amore, la morte, l’ignoranza dei figli e dei padri e la perdita del raccolto. Di fronte a
tanta ingiustizia l’unica cosa che la può rendere sopportabile è dichiararla ad un’altra
persona, nella speranza che il dolore privato diventi dolore del mondo. Entrano nel mio
ambulatorio, si siedono davanti a me. Alzo lo sguardo e domando “Cosa si sente?” ovvero
“Cos’ha?”, “Cosa c’è che non va? Si sfoghi, mi dica cosa la affligge, qualsiasi cosa, pianga
pure, io la ascolterò, non la interromperò, non la giudicherò se lei non me lo chiederà, non
saprò proporle nessuna soluzione, ma lei tornerà a casa e starà meglio. E se domani starà di
nuovo così male, mi troverà al solito posto, e così sarà fino alla fine delle vostre storie e del
mio incarico”. Sono un medico di base specializzato in malattie tropicali. Il mio compito è
quello di testimoniare la malattia. Di qualunque natura essa sia. Quelle che vedrete, sono
alcune delle storie che ho.
5
uno
Un luogo di ritrovo. Sera, cielo sereno. Maria e Fulvio.
MARIA
FULVIO
Tu mi ami?
Sì, perché?
Il dottore.
DOTTORE
Ecco, questo è Fulvio, il figlio della tabaccaia, non lo conosco bene, è venuto da
me una volta soltanto, voleva che gli facessi fare il test per l’HIV. Da lì ho appreso che
occasionalmente, la sera, quando gli amici lo fanno bere, dimentica di essere felicemente
fidanzato con Maria. Comunque sia, è risultato negativo al test. Maria M. - la fidanzata - è
lei. Vive con Luigi, suo padre, Marta e Gianni: i suoi fratelli. È la reginetta delle
gravidanze interrotte. Il che mi fa supporre che anche lei, di quando in quando, manchi di
rispetto a Fulvio.
Maria e Fulvio.
MARIA
FULVIO
MARIA
FULVIO
MARIA
FULVIO
Ogni tanto mi sembra che non te ne frega niente di me.
Adesso?
No, ogni tanto.
Quando?
Che ne so, è difficile, è una sensazione.
Ho capito, ma vorrei capire come si può fare.
Pausa.
MARIA
Non ti va di parlarne.
FULVIO
No, no, se vuoi parlare…
MARIA
Non ti va.
FULVIO
No, non mi va. Parliamo troppo ma se pensi che dobbiamo parlare ne parliamo,
pazienza se non mi va, sopporto, mi sforzo. (pausa) Che c’è?
MARIA
A te pare che siamo fidanzati?
FULVIO
Non so, non sono molto esperto, penso di sì.
MARIA
A me sembra di no.
FULVIO
Perché?
MARIA
Ma perché non ci comportiamo come fidanzati!
FULVIO
Perché, come si comportano i fidanzati?
MARIA
Non lo so, è un esempio stupido, ma… non mi regali mai una rosa.
FULVIO
Vuoi che ti regali delle rose?
MARIA
No, non me ne frega niente delle rose, te l’ho detto, era un esempio.
FULVIO
Era un esempio stupido se non te ne frega niente delle rose.
MARIA
Come faccio a spiegartelo?!
FULVIO
Non lo so, sei tu che ti sei voluta impantanare in questa discussione, io sono qui che
ascolto.
MARIA
Ma non mi aiuti per niente.
FULVIO
Se non so dove vuoi arrivare come faccio ad aiutarti?
MARIA
Ma hai capito benissimo dove voglio arrivare.
FULVIO
Che non mi occupo abbastanza di te?
MARIA
Non è questo.
6
FULVIO
MARIA
FULVIO
(molto stupito) Davvero?
No.
Allora non lo so. Se ti viene in mente qualcosa dimmelo.
Pausa.
FULVIO
Ma ti annoi?
MARIA
No, no, non è questo.
FULVIO
E allora perché ti fai tutti questi problemi? Stiamo bene e basta.
MARIA
Penso che potremmo stare meglio.
FULVIO
No, è normale che sia così. È perché siamo grandi. Se morivamo prima ci sembrava
di stare benissimo, ormai siamo troppo grandi e ci dobbiamo accontentare di sopportarci.
Che comunque non è male. Sforzati di sopportarmi come io sopporto te.
MARIA
Fai molta fatica?
FULVIO
A sopportarti?
MARIA
Sì.
FULVIO
No. È un rapporto adulto. È normale.
Entra Fabrizio.
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
Ciao, vi disturbo?
No, no.
Magari volevate stare un po’…
No, ti stavamo aspettando.
Il dottore.
DOTTORE
Fabrizio lo conosco meglio perché fa finta di essere ipocondriaco. È un bugiardo
patologico, tra le altre cose sostiene di essere cugino acquisito di Fulvio. Non mi è mai
riuscito di trovare tra loro altro rapporto che la semplice amicizia, cosa che comunque non
è da sottovalutare.
Fulvio, Maria, Fabrizio.
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
MARIA
Cosa facciamo?
Gli altri ci aspettano in autostrada.
Qual è il programma?
Andiamo all’autogrill, beviamo due birre, facciamo due discorsi e ce ne andiamo.
Maria viene con noi?
Ti va?
(priva di vita) Sì. Sì.
due
Casa M. Mattino, cielo poco nuvoloso. Marta e Maria.
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
MARTA
Ti sei divertita? Ieri?
Sì.
Dove sei stata?
Così, con Fulvio.
Era una festa?
7
MARIA
Sì, una festa.
MARTA
Bello?
MARIA
Sì, penso di sì. (Pausa) Gianni?
MARTA
Dorme, no? Ha fatto tardissimo, ubriaco.
MARIA
E’ tornato dopo di me?
MARTA
Non sto a controllare a che ora tornate a casa.
MARIA
Io esco.
MARTA
Mi prendi le sigarette?
MARIA
Diana blu.
MARTA
Ti do i soldi.
MARIA
Me li dai quando torno. (sta per uscire, si ferma sulla porta come in preda al
panico) Ti voglio bene.
MARTA
A volte non si vede.
MARIA
Scusa. (esce in fretta).
Marta si accende l’ultima sigaretta. Inizia a fumare lentamente. Entra Luigi, un uomo sulla
cinquantina. Ha il passo incerto.
MARTA
Ciao papà. Come stai? (spegne la sigaretta)
Il dottore.
DOTTORE
Eccoci qua, ci siamo quasi tutti. La ragazza che sta per iniziare la sua giornata è
Marta M., ed è una gran brava ragazza, molto… responsabile. L’uomo che sta per
affrontare uno dei grandi problemi che quotidianamente rendono invivibili i suoi giorni e
quelli di coloro che lo circondano è Luigi M., il genitore.
Marta e Luigi.
LUIGI
Non trovo le scarpe.
MARTA
Ce le hai.
LUIGI
Queste sono le pantofole.
MARTA
E non vanno bene?
LUIGI
Vanno bene come pantofole. Io ho bisogno delle scarpe.
MARTA
Perché, dove devi andare?
LUIGI
Quando mi alzo mi metto le scarpe.
MARTA
Adesso le cerchiamo.
LUIGI
Le ho già cercate, non ci sono.
MARTA
Non ti ricordi dove le hai lasciate l’ultima volta?
LUIGI
Le ho messe al loro posto.
MARTA
E qual è il loro posto?
LUIGI
Lo sgabuzzino delle scope.
MARTA
Lo sgabuzzino delle scope ce l’avevamo nella casa vecchia.
LUIGI
Io ieri sera le ho messe lì.
MARTA
Sarà stata un’altra sera.
LUIGI
Era ieri sera, le ho messe lì e mi sono messo le pantofole, devono essere lì.
MARTA
Saranno da qualche altra parte. Adesso te le cerco.
LUIGI
Qualcuno deve averle spostate.
MARTA
Nessuno ti sposta le scarpe.
LUIGI
Tuo fratello deve averle spostate, io ieri sera le ho messe lì. Sono andato al cimitero e
quando sono tornato le ho messe lì.
8
MARTA
Quando la mamma è morta non stavamo già più nella casa vecchia. Non le hai mai
messe nello sgabuzzino tornando dal cimitero.
LUIGI
Ieri sì. Tuo fratello deve averle spostate. Dov’è Gianni?
MARTA
E’ a letto.
LUIGI
Bisogna che si alzi.
MARTA
Ieri è tornato tardi.
LUIGI
Non può stare tutto il giorno a letto.
MARTA
E’ domenica.
LUIGI
Non è un motivo per stare tutto il giorno a letto.
MARTA
Non ha niente da fare.
LUIGI
Se si alza poi qualcosa da fare la trova. Vallo a svegliare.
MARTA
Sì, adesso vado. Vuoi che ti faccia un caffè?
LUIGI
Lo prendo con Gianni. Quando si alza. Vallo a svegliare.
MARTA
Prima guardo se trovo le scarpe.
LUIGI
Non le trovi, le ho già cercate, le ha spostate Gianni. Non si troveranno mai. Vallo a
svegliare.
MARTA
Guardo meglio nello sgabuzzino delle scope.
LUIGI
Lo sgabuzzino delle scope era nella casa vecchia. Non possono essere lì. Quando
abbiamo cambiato casa ce le avevo ai piedi. Vai a svegliare Gianni.
MARTA
Sì.
Marta esce. Luigi comincia a passeggiare per la casa. Si ferma. Si è dimenticato dove doveva
andare. Torna a sedersi. Si rialza, esce. Marta rientra.
MARTA
LUIGI
MARTA
LUIGI
MARTA
LUIGI
Papà! (Pausa) Papà!
(off) Sì.
Dove sei?
(off) Devo lavarmi.
Aspetta che ti aiuto.
(off) Sono capace di lavarmi.
Marta esce. Entra Gianni. Si guarda intorno. Va verso il pacchetto di sigarette sul tavolo. È vuoto.
Va verso la cucina, sbatte contro una sedia, inciampa, si fa male.
GIANNI
Ahia…
Il dottore.
DOTTORE
Gianni M. è l’ultimogenito della famiglia. Parla spesso a vanvera e si diverte a
tormentare gli altri con la sua saccenza. Marta mi dice spesso che così facendo si sta
scavando la fossa con le sue mani, io trovo generalmente un po’ fuori tono i giudizi di
Marta sui suoi famigliari.
Gianni.
MARTA
GIANNI
MARTA
(off) Ti sei alzato?
No.
(off) C’è il caffè sul fuoco.
Entra Luigi tutto bagnato.
9
GIANNI
Ciao, caffè?
LUIGI
Hai fatto il caffè?
GIANNI
Ne vuoi?
LUIGI
Grazie.
GIANNI
(nota che è tutto bagnato) Ti sei lavato?
LUIGI
Marta pensa che non sia più capace di lavarmi da solo.
GIANNI
Sei perfettamente in grado di lavarti da solo.
LUIGI
Mi sono sempre lavato da solo.
GIANNI
Infatti.
LUIGI
Ogni tanto non la capisco mica, è nervosa.
GIANNI
Uh. Non è cattiva però.
LUIGI
Non ho detto che sia cattiva.
GIANNI
Le piace sentirsi utile.
LUIGI
A tutti piace sentirsi utile.
GIANNI
Solo che a volte lei non capisce che un uomo ha bisogno dei suoi spazi.
LUIGI
Sì ma non è cattiva.
GIANNI
No, (pausa) è un po’ asfissiante.
LUIGI
E’ stanca.
GIANNI
Sì, ma non lo vuole ammettere, così si stanca ancora di più. Prima o poi le verrà un
esaurimento nervoso.
LUIGI
No.
GIANNI
Se non gioca un po’ sì.
LUIGI
No. Non le verrà.
GIANNI
Magari non le verrà. Ma se non sta attenta le verrà.
LUIGI
Non le verrà.
GIANNI
A mamma era venuto.
LUIGI
Non era esaurimento nervoso.
GIANNI
Il dottor Cristofolini aveva detto che era esaurimento nervoso.
LUIGI
Non capisce niente quello.
GIANNI
Però mamma non stava bene.
LUIGI
Era solo un po’ stanca.
GIANNI
Era esaurita.
LUIGI
No.
GIANNI
Il dottore…
LUIGI
Da quando è arrivato quello stanno tutti male. Sono le medicine.
GIANNI
Tu stavi male da prima.
LUIGI
Io sì, ma la mamma no. Se tua sorella non si innamorava di quello lì tua mamma era
ancora viva. Le sue ricette l’hanno ammazzata.
GIANNI
Sì, sì, sì…
Rientra Marta.
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
Ecco il caffè.
Sei innamorata del dottor Cristofolini?
Ma cosa dici?
L’ha detto papà.
Papà, ma cosa dici… prendi il tuo caffè, dai.
Luigi inizia a bere il caffè. Pausa.
LUIGI
Se non ti innamoravi del dottor Cristofolini mamma era ancora viva.
10
MARTA
Pa-pà…
Marta raccoglie le tazzine, esce in cucina.
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
MARTA
GIANNI
C’è puzza.
Bisogna lavare il pavimento.
C’è puzza di piscio.
Da quando non c’è mamma non si lava più il pavimento.
Marta lo lava tutti i giorni.
Ieri non lo ha lavato.
Sei tu che puzzi di piscio.
Io non puzzo.
Quando ti pisci puzzi.
Non mi sono pisciato. È il pavimento.
Il pavimento non puzza di piscio. Marta! Marta!
Non mi sono pisciato.
Non c’è niente di male.
Non c’è niente di male ma non mi sono pisciato.
Marta!
Lasciala stare, non vedi che è esaurita?
Ti deve cambiare.
Non mi puoi cambiare tu?
Ti cambia lei. Marta!
(off) Cosa c’è?
C’è da cambiare papà.
Pausa.
MARTA
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
Adesso arrivo.
Adesso viene.
Ma come mai ci mette tanto?
E’ un po’ stanca.
Sì, ma la casa deve andare avanti lo stesso.
Entra Marta.
MARTA
Forza papà, andiamoci a cambiare.
Lo solleva con fatica e lo accompagna fuori scena.
LUIGI
MARTA
LUIGI
MARTA
LUIGI
MARTA
LUIGI
MARTA
LUIGI
Piano, piano, mi fai male.
Su, su.
Non sono un pacco.
Dai, non fare storie, andiamo.
Non mi parlare come una suora, non sei una suora.
Ma cosa ne sai tu di come parlano le suore…
Lo so come parlano le suore.
Allora raccontami come parlano le suore.
Come te parlano. Come si parla coi deficienti.
Sul loro dialogo dissolvenza.
11
tre
Un luogo di ritrovo. Mezzogiorno, cielo sempre un po’ coperto. Fulvio e Fabrizio.
FULVIO
Mi sa che non la amo.
FABRIZIO
Non mi ero accorto che eravate a questo punto.
FULVIO
A che punto?
FABRIZIO
No, nel senso che… ma lei cosa ne pensa?
FULVIO
Non lo so, parla in continuazione ma non l’ho mica capito che cosa pensa.
FABRIZIO
Ah, ne parlate.
FULVIO
Non facciamo altro. Ne parliamo tanto che non sappiamo più di cosa stiamo
parlando.
FABRIZIO
Qual è il problema?
FULVIO
Si è lamentata che non le regalo mai delle rose. Stiamo insieme da una vita e dovrei
regalarle le rose.
FABRIZIO
A te non piace regalare rose.
FULVIO
Sì, ma poi mi ha detto che comunque non era quello.
FABRIZIO
E che cos’era?
FULVIO
Che non le dedico abbastanza attenzione.
FABRIZIO
Be’, è un classico.
FULVIO
Infatti.
FABRIZIO
E secondo te è vero?
FULVIO
Stiamo sempre insieme!
FABRIZIO
Ma se lei ti lasciasse come staresti?
FULVIO
Non so… quando mi minaccia però non ho paura.
FABRIZIO
Perché sai che tanto poi non lo fa.
FULVIO
E’ quello il guaio.
FABRIZIO
Eh sì.
FULVIO
Sì.
FABRIZIO
Sì.
Fulvio si alza.
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
Dove vai?
A casa.
Pensavo che ti dovessi vedere con Maria.
Adesso?
Mi pareva.
Vado a casa a mangiare.
Buon appetito.
Rimani qui? Che ci fai da solo?
Non lo so, non ho voglia di andare a casa.
Boh, buon divertimento.
Ciao.
Fabrizio è rimasto dove Fulvio lo aveva lasciato. Entra Maria.
MARIA
FABRIZIO
MARIA
Ciao.
Oh, ciao, cercavi Fulvio?
Sì, dovevamo vederci.
12
FABRIZIO
Sì, mi pareva, infatti. È andato a casa.
MARIA
Ah.
FABRIZIO
Uhm.
MARIA
E tu che ci fai qui?
FABRIZIO
Boh?
MARIA
Come?
FABRIZIO
Non lo so. Non mi andava di andarmene a casa.
MARIA
Perché?
FABRIZIO
Come ‘perché’? Non mi andava, no?
MARIA
Non stai bene a casa?
FABRIZIO
Sì, sì. E tu?
MARIA
Sì.
FABRIZIO
Bene. È una bella cosa che stiamo tutti e due bene a casa, no?
MARIA
Sì.
FABRIZIO
Sì. Ma se a casa stiamo così bene, che ci facciamo qua?
MARIA
Io mi dovevo vedere con Fulvio.
FABRIZIO
Ah, già, è vero.
MARIA
E tu?
FABRIZIO
Io… io mi ricordavo che vi dovevate vedere e allora sono rimasto così se arrivavi
ti dicevo che Fulvio è andato a casa.
MARIA
Be’, sei stato gentile.
FABRIZIO
Sì, io sono gentile.
MARIA
E’ una bella cosa.
FABRIZIO
Perché, tu non sei gentile?
MARIA
A volte no.
FABRIZIO
Be’, è normale, nessuno è sempre gentile.
MARIA
Con mia sorella sono proprio stronza.
FABRIZIO
Stronza?
MARIA
Non ci credi?
FABRIZIO
No.
MARIA
E invece è così, a volte sono proprio stronza.
FABRIZIO
Perché?
MARIA
Non lo so. Quando sono da sola penso che dovrei essere più buona con lei, ma poi
appena la vedo mi viene da essere di nuovo stronza.
FABRIZIO
Non parlate molto.
MARIA
Non abbiamo molto da dirci.
FABRIZIO
Pensavo che a te piacesse parlare.
MARIA
Faccio una fatica terribile.
FABRIZIO
Adesso stai facendo fatica?
MARIA
Adesso non stiamo parlando di niente.
Fabrizio ci rimane un po’ male.
quattro
Casa M. Un paio d’ore più tardi, cielo coperto. Gianni da solo in casa. È intento a fare qualcosa.
Forse niente. Entra Maria.
GIANNI
MARIA
GIANNI
(senza voltarsi) Maria.
Ciao.
Non ti chiedi come ho fatto a riconoscerti senza voltarmi?
13
MARIA
No.
GIANNI
Non sei curiosa?
MARIA
Non siamo tantissimi ad avere le chiavi di casa.
GIANNI
Poteva essere Marta.
MARIA
E’ uscita?
GIANNI
E’ andata a comprarsi le sigarette da sola visto che tu ci hai messo quattro ore. Le
hai comprate?
MARIA
Era arrabbiata?
GIANNI
No, voleva fumare. Le hai comprate?
MARIA
Sì.
GIANNI
Allora dammi una sigaretta.
Maria gli butta il pacchetto.
GIANNI
MARIA
GIANNI
Mi fanno schifo le Diana.
Infatti non sono per te.
Sopporterò.
Si accende una sigaretta.
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
Allora?
Cosa?
Non sei curiosa? Di sapere come ho fatto a riconoscerti?
No, ma immagino che non la smetterai finché non te lo chiedo, quindi dimmelo.
No, mi porterò il segreto nella tomba.
Bene.
Io invece sono curioso. Dove sei stata?
In giro.
Sono curioso.
Sono stata in giro, basta.
Con Fulvio?
Sì.
Perché sorridi?
Mi fai ridere.
Non sono io che ti faccio ridere.
Smettila.
Cos’hai fatto?
Vaffanculo, sono fatti miei!
Se ne sta andando.
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
Ti voglio bene.
Sei un rompicoglioni.
Ma ti voglio bene.
Lo dici solo perché vuoi che ti racconti qualcosa.
Sì.
Maria esce. Gianni sorride.
GIANNI
La adoro.
14
cinque
Casa M. Verso sera, non necessariamente la stessa, cielo nuvoloso. Papà Luigi e Marta.
LUIGI
Mi porti gli occhiali?
MARTA
Non ci vedi perché è buio, gli occhiali non ti servono a niente.
LUIGI
E’ troppo presto, non può essere già buio.
MARTA
Eppure è venuto buio.
LUIGI
Una volta non era così buio.
MARTA
Una volta ci vedevi meglio.
LUIGI
E allora portami gli occhiali.
MARTA
Papà, non è un fatto di occhiali, quelli ti servono per mettere a fuoco, se non ti basta
la luce non ci vedi, e non c’è niente da fare. Ti ci abitui.
LUIGI
Una volta mi bastava.
MARTA
Una volta non eri malato. Non è il mondo che cambia. Sei tu.
Pausa.
LUIGI
Anche il mondo un po’ cambia.
MARTA
Anche il mondo un po’ cambia.
LUIGI
Tu mi volevi più bene.
MARTA
Io ti voglio bene.
LUIGI
Mi contraddici sempre. Sembra che lo fai apposta. Sarò malato ma non sono scemo.
Non c’è bisogno di contraddirmi così tanto. Gli altri non lo fanno.
MARTA
Gli altri non passano così tanto tempo con te.
LUIGI
Ma quando ci sono, sono più gentili.
MARTA
Perché non ti ascoltano.
LUIGI
Perché non ascoltano quel cretino del dottor Cristofolini.
MARTA
Il dottore ti sta aiutando tantissimo.
LUIGI
Quando c’era il dottore vecchio non stavo così male.
MARTA
Perché eri meno malato.
LUIGI
Appunto.
MARTA
Senti, ti porto a letto?
LUIGI
E’ presto.
MARTA
Non ti va di coricarti un po’?
LUIGI
Il fatto che è buio non vuol dire che è ora di andare a letto. Se no d’inverno le
fabbriche chiuderebbero alle tre.
MARTA
Non lavori più in fabbrica.
LUIGI
Non è un buon motivo per buttare la giornata.
MARTA
D’accordo, non buttiamo la giornata. Stiamo qua a parlare delle stagioni.
Pausa.
LUIGI
MARTA
Se con te si potessero fare discorsi più seri li farei.
Sì.
Pausa.
LUIGI
Quando parlo con Gianni ha sempre qualcosa da raccontarmi, lui è curioso. È pieno di
interessi. Tu no.
MARTA
No, non ho gli interessi di Gianni.
15
LUIGI
Maria no, lei è timida, quindi non c’entra, è un discorso a parte, ma tu mi preoccupi.
Una volta facevi sempre un sacco di cose, eri più… vitale.
MARTA
Una volta c’era mamma.
LUIGI
La vita continua lo stesso. Sai, credo che Maria abbia qualcuno.
MARTA
Fulvio.
LUIGI
Qualcosa del genere. (pausa) E tu?
MARTA
Io che?
LUIGI
Non c’è nessuno?
MARTA
No.
LUIGI
Vedi, non si sa mai di cosa parlare.
MARTA
Parla con Maria.
LUIGI
Parlaci tu, così poi mi racconti.
MARTA
Ci manca solo quello.
Suona il telefono.
LUIGI
MARTA
LUIGI
MARTA
LUIGI
C’è il telefono.
L’ho sentito.
Rispondi, allora.
Non è per me.
E allora deve disturbare tutto il tempo senza che nessuno lo fermi?
Entra Gianni.
GIANNI
MARTA
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
C’è il telefono.
Rispondi.
(al telefono) Pronto.
Chi è?
(al telefono) Pronto.
Chi è?
Gianni riattacca.
LUIGI
GIANNI
Chi era?
Nessuno.
Gianni se ne va.
LUIGI
Ci fanno anche gli scherzi, ci fanno.
MARTA
Non è uno scherzo, aveva suonato anche prima. È uno che vuole fare sapere che
esiste.
LUIGI
Chi è?
MARTA
Non lo so.
LUIGI
Non gli riesce molto bene di fare sapere che esiste se non sai chi è.
MARTA
Non è per me.
Pausa.
LUIGI
MARTA
Dov’è Maria?
Sarà in camera sua.
16
Pausa.
LUIGI
MARTA
LUIGI
MARTA
LUIGI
MARTA
LUIGI
MARTA
LUIGI
MARTA
LUIGI
Perché non è qui con noi?
Sta bene in camera sua.
Non sta bene con noi?
Sta meglio in camera sua.
Dovreste andare più d’accordo.
Andiamo d’accordo.
Non è vero. Chiamala.
Perché?
Voglio parlarvi.
Ma davvero, non abbiamo nessun problema.
Non è vero, vi devo parlare. Valla a chiamare.
Marta si alza. Ed esce. Suona il telefono. Nessuno risponde. Luigi si alza e si trascina verso il
telefono.
LUIGI
(risponde) Lo so che esisti ma non so chi sei, io mi chiamo Luigi. E tu?
Entra Gianni.
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
Chi era?
Uno che voleva fare sapere di esistere.
E come si chiama?
Non lo so, non me l’ha detto.
Richiamerà.
Speriamo.
Entrano Maria e Marta.
MARIA
LUIGI
Mi volevi parlare?
Sì.
Gianni se ne stava andando, si ferma stupito.
LUIGI
MARIA
LUIGI
MARIA
LUIGI
MARIA
LUIGI
MARIA
LUIGI
MARIA
LUIGI
MARIA
LUIGI
GIANNI
LUIGI
Secondo te chi era al telefono?
Non lo so.
E’ già qualche volta che chiama e non dice niente.
Ti dà tanto fastidio?
Sono solo curioso di sapere chi è. Tu hai dei sospetti?
No.
Bene, bene.
E’ questo che mi dovevi dire?
Sì, mi pare di sì.
Allora posso tornare in camera mia?
Perché non stai un po’ qui con noi?
Vuoi che resti qui?
Sì, stiamo un po’ tutti insieme.
Anche io?
Sì, tutta la famiglia.
17
Marta sbuffa. Rimangono lì tutti quattro un po’ in imbarazzo per quasi un minuto. Poi comincia a
suonare il telefono. Dissolvenza.
sei
Luce. Il dottore da solo.
DOTTORE
E venne Fabrizio l’ipocondriaco, era molto eccitato e il problema era che di notte
il sangue gli colava dalle orecchie. Ma non era questo colare notturno che lo agitava. Ma
questo era tutto quello che lui pensava di potere dire a me ed era di questo che dovevamo
parlare. Ovviamente non potevo escludere che il suo “sangue che cola di notte dalle
orecchie” potesse essere causato da una pustola, un eczema, una coltellata, ma la cosa non
convinceva né me né il mio paziente, che in cuor suo - riguardo alla sua malattia - si era
formulato già un’idea ben precisa e con tanto di colpevoli, ipotesi che ovviamente non
poteva confessarmi, ma che era mio compito scoprire. Questo è quello che chiedeva da me,
e quello che dovevo fare. Dopo avremmo potuto verificare insieme con calma se la sua
ipotesi era veritiera e magari farci su quattro risate, cosa che - purtroppo - non avemmo
occasione di fare.
sette
Casa M. Sera tardi, pioggia battente. Maria guarda dalla finestra. Entra Gianni. La guarda.
MARIA
Piove.
GIANNI
Merda.
MARIA
Perché?
GIANNI
Non lo so. Mi è sembrata una cosa brutta.
MARIA
Non ti piace la pioggia?
GIANNI
Non me l’avevi mai chiesto. (pausa) Davvero ti importa sapere se mi piace la
pioggia?
MARIA
No.
GIANNI
Allora perché me l’hai chiesto?
MARIA
Non lo so.
GIANNI
Se me l’hai chiesto è perché ti importava saperlo.
MARIA
Ormai ne abbiamo parlato troppo, è diventato troppo importante, non mi importa
più.
GIANNI
Ma è importante. È importante, no?
MARIA
Non lo so.
GIANNI
Come “non lo so”? E’ importante il rapporto che abbiamo con la natura. No?
MARIA
Sì.
GIANNI
A scuola si impara che è brutta la grandine perché rovina l’uva, la nebbia perché
rompe le palle a papà quando torna dal lavoro e la neve è buona solo per proteggere il
grano. È sbagliato. È antropocentrico. Fascista. (riflette) Poi però dopo le elementari non ci
si pensa più.
MARIA
Basta Gianni, mi stai rompendo le palle.
GIANNI
Ma il rapporto con la natura è fondamentale, se non ci interroghiamo almeno su
questo, niente ha più senso, non puoi dire che questo ti rompe le palle. Non puoi.
MARIA
Voglio dire che io parlerei volentieri con te della pioggia se non avessi la sensazione
che mi stai prendendo per il culo.
GIANNI
Non ti sto prendendo per il culo.
18
MARIA
Quando ti esalti così tanto per un argomento che ho proposto io hai l’aria di prendere
per il culo.
GIANNI
Tu non hai proposto l’argomento, hai solo detto “piove”, tutto il ragionamento l’ho
fatto io. Sono partito da una tua frase banale per intavolare un discorso. E tu non l’hai
accettato. Ho la sensazione sempre più netta di essere l’unico a provare a costruire un
dialogo in questa casa. Siete… castranti. A parte papà ovviamente. Non avete mai niente
da dire e tagliate le palle a chi prova ad intavolare una qualsiasi discussione.
MARIA
Non parliamo mai perché parli sempre tu. Non ascolti. Ti piace ascoltarti.
GIANNI
Per forza. Sono un maschio.
Pausa.
Gianni fa per uscire.
MARIA
GIANNI
Esci?
No.
Gianni apre la porta.
GIANNI
Merda! Piove!
Esce. Maria da sola.
MARIA
E’ bella la pioggia.
La luce elettrica fluttua due volte.
Passaggio di tempo, pioggia sempre battente. Maria sola.
Bussano ai vetri. Maria ha un sobbalzo, poi va ad aprire la porta.
MARIA
FABRIZIO
MARIA
FABRIZIO
Fabrizio?
Posso entrare?
Perché?
Piove.
Fabrizio entra. Ha in mano un mazzo di rose.
MARIA
Cosa ci fai qui?
FABRIZIO
Passavo. Così… poi la pioggia, un gran freddo, allora ho detto Maria abita lì,
magari mi apre e non prendo l’acqua, allora ho bussato, ti ho portato queste. Sì.
Passeggiavo per caso con dei fiori. Passeggio spesso con dei fiori. Così se piove e devo
chiedere a qualcuno che mi apra non mi faccio trovare a mani vuote. Dà fastidio la
macchina lì davanti?
MARIA
Non passa mai nessuno.
FABRIZIO
Ti scoccia che ti sono venuto a trovare? Senza telefonare o…
MARIA
No.
FABRIZIO
Davvero?
MARIA
Davvero.
FABRIZIO
Solo non ti scoccia o ti fa piacere? No, no, non c’è bisogno che ci pensi, solo…
se posso stare un po’ qui, fa piacere a me, ecco. Posso?
19
MARIA
FABRIZIO
Sì, siediti.
No, grazie.
Maria gli dà una sedia. Fabrizio si siede. Poi si rialza. Maria ride. Fabrizio le passa le rose.
FABRIZIO
MARIA
Queste sono per te.
Sono belle.
Fabrizio le poggia sul tavolo.
FABRIZIO
Le ho poggiate qui.
Pausa.
MARIA
Perché tutto questo?
FABRIZIO
Tutto questo cosa?
MARIA
Le rose…
FABRIZIO
Be’ sono belle… e allora ho pensato che ti facevano piacere… e… ma ti fanno
piacere?
MARIA
(ci pensa molto a lungo) Sì.
Pausa.
FABRIZIO
Per questo. (Pausa) Sai, io sono piuttosto timido.
MARIA
Non sembrerebbe.
FABRIZIO
Be’, non sono ancora riuscito a dirlo… non sono mai riuscito a dirlo in tutta la
mia vita, sarebbe la prima volta… cioè, magari l’ho detto ma per finta, e anche lì era
imbarazzante…
MARIA
Cosa?
FABRIZIO
Dopo questo preambolo è ancora più difficile.
MARIA
Sei buffo.
FABRIZIO
Io ti amo.
MARIA
Ma non mi conosci per niente.
FABRIZIO
Non c’entra, io ti amo.
MARIA
Non è vero.
FABRIZIO
Sì, io ti amo. (pausa) È come uccidere, superato l’imbarazzo della prima volta
continuare è esaltante. Maria, io ti amo.
MARIA
Ma come fai?
FABRIZIO
Non lo so, non ci penso, ti amo.
MARIA
C’è… c’è Fulvio.
FABRIZIO
Sì, c’è Fulvio.
MARIA
E’ un tuo amico.
FABRIZIO
Sì, è un mio amico.
MARIA
Noi siamo fidanzati.
FABRIZIO
Sì. Ma io non ho detto “tu e Fulvio non siete fidanzati”, “io e Fulvio non siamo
amici”… ho detto che ti amo.
MARIA
E cosa pensi di fare?
FABRIZIO
Non penso a niente. Ti amo.
MARIA
Mi stai facendo diventare scema.
Pausa.
20
MARIA
Non si può. Voi siete amici - e non mi conosci per niente, abbiamo parlato ogni tanto
e basta - è che - cioè adesso tu sei venuto qui, i fiori, hai detto tutto questo e ora? E io perché è così difficile? Ma perché non mi odi? Io mi sto ascoltando, non mi piaccio. Perché
non parli? Ma se ti dico “sì, va bene, anch’io ti amo” cosa risolviamo? È peggio, perché
non è possibile, no?
FABRIZIO
L’hai detto.
MARIA
Sì, ma è inutile, non si può.
FABRIZIO
Puoi dire che non volevi dirlo.
MARIA
No. Non è questo.
FABRIZIO
Allora sono felice.
MARIA
Ma non c’è niente da essere felici.
Si osservano. Buio di colpo.
MARIA
FABRIZIO
MARIA
FABRIZIO
MARIA
FABRIZIO
MARIA
FABRIZIO
MARIA
La luce.
E’ mancata la luce.
E’ la pioggia.
Ho un accendino.
No.
No?
Torna subito.
Sì, ma intanto…
E’ bello il buio. Si ascolta meglio.
Pausa al buio.
MARIA
FABRIZIO
MARIA
FABRIZIO
MARIA
FABRIZIO
MARIA
FABRIZIO
MARIA
FABRIZIO
Cosa fai?
E’ la mia mano.
Mi sembrava. Aspetta. Dove sei?
Qui.
Mi sembravi più lontano.
Mi allontano?
No… uuummmfff cosa fai?
E’ un bacio.
Lo so.
Non vuoi?
Rumore di bacio.
MARIA
No.
Sospiri.
MARIA
FABRIZIO
Se torna la luce?
Scoppiamo a ridere.
Rumore di sedia. Rumore di mani sul tavolo.
MARIA
FABRIZIO
Ahia.
Scusa.
21
MARIA
Niente.
Sospiri.
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
Maria?
Sì.
C’è qualcuno?
Ci sono io.
Dove sei?
Sulla sedia.
Sei seduta al tavolo?
Sì.
Cosa fai lì?
Aspetto che torni la luce. Tu dove sei?
Dalla porta.
Non dormivi?
Mi era sembrato di sentire dei rumori.
Ho sbattuto contro la sedia quando è andata via la luce.
Credevo che fosse papà.
Papà no, è a letto.
Torna la luce.
Maria seduta al tavolo. I fiori sono davanti a lei. Fabrizio è immobile alle spalle di Marta.
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
E quelli?
Cosa?
Le rose.
Ah, belle, no?
Si guardano.
MARTA
MARIA
Bisognerà metterle in un vaso.
Sì.
Marta va a prendere un vaso. Lo prende. Si volta, vede Fabrizio.
FABRIZIO
MARTA
FABRIZIO
MARTA
MARIA
MARTA
FABRIZIO
MARTA
FABRIZIO
MARIA
MARTA
FABRIZIO
MARTA
FABRIZIO
MARTA
Buonasera.
Come sei entrato?
Dalla porta. Era aperta.
Era aperta?
Sì.
(indica i fiori) Sono tuoi?
(indica Maria) Sono suoi.
Sei… Fulvio?
No.
Sì.
Sì o no?
Sì.
Be’, piacere di conoscerti.
Non mi avevi mai visto?
Be’, è… carino.
22
MARIA
MARTA
FABRIZIO
MARTA
FABRIZIO
Sì?
Sì.
Grazie.
Non è colpa mia. (pausa) Pensate di amarvi?
Sì.
Marta guarda Maria.
MARIA
Ti secca?
Pausa.
MARTA
MARIA
MARTA
FABRIZIO
MARTA
No. Non deve. Vieni a pranzo domani?
Perché?
Cucino io. Invito chi mi pare. Vieni?
Grazie.
Bene, a domani.
Marta esce.
FABRIZIO
MARIA
FABRIZIO
MARIA
FABRIZIO
Se non vuoi non vengo.
Vai a casa.
Sì, dicevo, per domani…
Ti prego, vai a casa.
Sì.
Buio.
otto
Casa M. Stessa notte, piove ancora. La scena è completamente buia. Entra uno al buio, cammina
cercando di non fare rumore. Sbatte contro una sedia. Fa rumore (e si fa male).
GIANNI
Ahia!
Si accende la luce. È Marta.
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
Ciao.
Ciao, come va?
Bene, bene. Tu?
Bene, grazie. Dormivi?
No.
Ah. Eeee… che ora sarà?
Le quattro, quattro e mezza…
E non dormivi.
No.
Gli altri?
Loro dormono.
E tu eri sveglia.
Eh sì.
Sì.
23
Pausa.
GIANNI
MARTA
GIANNI
Sicché… sono ubriaco.
Ti faccio un caffè?
Facciamoci un caffè.
Marta sta per uscire.
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
Di notte sei più bella.
Cosa?
Sei bella.
Sei ubriaco.
Ho anche fumato un po’.
Ecco.
Ti voglio bene, sai?
Certo, sono tua sorella, no?
Infatti. Anche a Maria voglio bene, a papà… però… ti voglio bene.
Grazie. Anch’io.
Non mi chiedi come mai mi viene da dirti una cosa così logica?
No.
Non ti sembra strano?
Quasi tutto quello che fai tu mi sembra strano, per questo non ti chiedo mai niente.
Certo… a fare sempre quello che ti pare si finisce per essere poco interessanti.
Appunto.
Speravo che mi contraddicessi.
No.
Vuoi una sigaretta?
Pensi che staremo a parlare ancora a lungo?
Io mi fumo una sigaretta.
Dammene una.
Gianni la guarda.
GIANNI
Camel. Faccio notare. (si accendono le sigarette). Io sono un po’ fatto però anche tu
sei diversa.
MARTA
Mi trovi diversa?
GIANNI
Ma ti sembra normale che io e te stiamo qui a parlare e a fumare alle quattro e
mezza del mattino?
MARTA
Sì.
GIANNI
E non dormivi.
MARTA
No.
GIANNI
Lo so perché non dormivi.
MARTA
Io no.
GIANNI
Pensavi a noi pensavi.
MARTA
Sì?
GIANNI
Tu pensi che a noi non ce ne frega niente di papà, che tu da sola ti fai un culo così
per lui e ti becchi pure gli insulti ogni tanto, mentre noi facciamo quello che vogliamo,
facciamo. Non aiutiamo in casa, torniamo tardi… e non ci dici mai: “adesso che s’è
pisciato lo cambi tu”, mai. Sei un po’ fredda magari, dai qualche rispostina, ma non ci dici
mica niente. Ma io non ho capito te se lo fai perché pensi che lui così ti vuole più bene -
24
perché se è così è una scemenza perché - perché lui non è sensibile a queste cose - o se
invece un giorno non ne potrai più e ci spaccherai la faccia, oppure se lo fai solo per la
soddisfazione di potermi dire con superiorità che se faccio questi discorsi è perché non ho
capito niente. E magari è vero, non ho capito niente. Allora aiutami, no? Perché tu ti fai un
culo così e noi ce ne battiamo le palle e tu non dici niente? Perché uno può dire no, non è
che ve ne battete le palle, il vostro è un altro modo di dimostrare l’affetto, ma è una
stronzata. Perché… perché l’affetto è un conto. Il culo che c’è da farsi è un altro. E allora
tu non puoi dire sì, io gli voglio bene, però le mani nel suo piscio non mi va di mettercele,
perché se gli vuoi bene, gli vuoi bene anche quando piscia, quando vomita, quando beve,
quando rompe i coglioni, quando si dimentica le cose. Ma anche se non gli vuoi bene, se ti
fa schifo, o se anche magari l’hai sempre odiato, insomma, anche se lo pensi, no! Va bene
per lui. Ma per te è un altro discorso. Perché resta il fatto che tu ti fai il culo. E io no! E
allora? Che cazzo di storia è?
MARTA
Piano, dormono.
GIANNI
E che si sveglino, perché questo discorso deve interessare anche a loro. A Maria. A
papà che non me ne frega niente se si è ridotto così, sarà diventato più distratto, più
egoista, ma non è scemo da non vedere quello che succede. Allora dovrebbe fare il padre e
dire: adesso voi due vi muovete. Questo mese rompo i coglioni a voi due.
MARTA
Smettila davvero.
GIANNI
Ma perché?
MARTA
Smettila.
GIANNI
Sì, sì, la smetto. La smetto. Io la smetto anche, perché se parlo dico cazzate, e se
anche ne dico una giusta, tanto io ne ho dette tante, che nel mucchio quelle giuste non
sanno di niente. E intanto mamma è morta, perché è morta, e allora l’hanno uccisa le
medicine, dice lui… le medicine del Cristofolini.
MARTA
No.
GIANNI
Eh, no. Eh sì. Sì. Lo sai benissimo anche tu, e anche Maria, lo sanno tutti!
MARTA
Non lo sa nessuno perché non è vero.
GIANNI
Sì, non è vero. E’ vero, è vero…
MARTA
Non è mai stato dimostrato.
GIANNI
No, perché a dimostrarlo non si faceva bene a nessuno, perché tanto a lui fa piacere
pensarla così, gli fa comodo, e anche lì, tu, giù a reggergli il gioco, come se facesse
comodo anche a te, e invece no, perché se tu lo dicessi chiaro e forte che mamma si è
ammazzata da sola…
MARTA
No.
GIANNI
Che non ce la faceva più di lui, di noi, di lei, e si è buttata in gola tutto il tubetto
delle medicine - sì certo, come dice papà, le medicine, proprio quelle - se tu lo gridi forte
allora col cazzo, che ci stai lì a pulirgli.
Silenzio.
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
No.
Cosa no?
Non pensavo a questo.
Ma io sì. Io a questo pensavo. Anche se tu pensi che non ci penso.
Lo so che ci pensi.
Lo sai? Ma cosa sai?
Lo so che ci pensi. E anche Maria.
Anche Maria? Cosa ne sai di cosa pensa Maria se non parlate mai?
25
MARTA
So che ci pensate proprio quando non parlate. Pensate: come dovremmo sentirci in
colpa che c’è nostra sorella che fa l’infermiera e la mamma mentre noi beviamo, fumiamo,
scopiamo, parliamo, pensiamo, quanto pensate! - …
Pausa.
GIANNI
Non sto bene.
MARTA
Vuoi vomitare?
GIANNI
No, non è stomaco, non sto bene.
MARTA
Non dirmi che è per me perché non ci credo…
GIANNI
No, no, è per me, pensavo a me pensavo. Mi è presa una tristezza come se avessi
addosso quella di tutto il mondo, una specie di Cristo depresso, sai…
MARTA
Sono le canne.
GIANNI
Sarà.
Pausa.
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
Di notte si è più tutto. Più allegri, più tristi, più rompiballe. Di notte si parla di più.
La storia.
Che storia?
Raccontamela. Una storia di mamma.
“Cera una volta?”
Sì, però in tedesco.
Quale?
Quella che finisce che “In seinen Armen das Kind war tot”.
Pausa.
MARTA
Sei sicuro?
Gianni la abbraccia, rimane con la testa sul suo petto.
MARTA
Wer reitet so spat durch Nacht und Wind?
Es ist der Vater mit seinem Kind;
Er hat den Knaben wohl in dem Arm,
…
Dissolvenza.
nove
Casa M. Mattino seguente, cielo sereno. Luigi. Entra Marta con il caffè. Silenzio.
LUIGI
MARTA
LUIGI
Che casino questa notte.
Sì?
Eh be’.
Pausa.
LUIGI
MARTA
Chi c’era? Ho sentito una voce.
Gianni era un po’ agitato.
26
LUIGI
No, un’altra voce.
MARTA
Maria.
LUIGI
Anche, ma lei parla sempre piano. Se era solo lei non la sentivo.
MARTA
C’era il suo fidanzato.
LUIGI
Ah, ecco! Ecco! Non mi si dice mica niente a me. Sono contento. Un po’ di vita!
MARTA
Sì.
LUIGI
E tu l’hai visto? Fulvio, vero?
MARTA
Mi pare di sì.
LUIGI
La famiglia si allarga! E quando lo possiamo vedere tutti insieme, questo Fulvio, da
fare due parole, così, per conoscerci?
MARTA
Non lo so, papà.
LUIGI
Non l’hai invitato a pranzo?
MARTA
Sì.
Pausa.
LUIGI
Davvero?
MARTA
Sì.
LUIGI
Sì?
MARTA
Ti ho detto di sì.
LUIGI
Allora oggi abbiamo un ospite. Mi devo mettere elegante.
MARTA
Non dire sciocchezze.
LUIGI
Se non ci si mette eleganti per gli ospiti, quand’è che ci si mette eleganti? Poi per un
genero!
MARTA
Non esageriamo.
LUIGI
Vado a mettermi elegante.
MARTA
Magari non viene.
LUIGI
Se non viene mi vado a cambiare di nuovo. Mettiti elegante anche tu.
MARTA
Magari non viene.
LUIGI
Se non viene ti sarai messa elegante lo stesso. Mettiamoci tutti eleganti. Se non viene
pranziamo tutti insieme eleganti lo stesso. Dov’è Gianni?
MARTA
Dorme.
LUIGI
Sveglialo.
MARTA
Ieri è tornato tardi.
LUIGI
Vallo a svegliare.
MARTA
Per dirgli di mettersi elegante?
LUIGI
Sì, per suo cognato.
MARTA
Magari non viene.
LUIGI
Non è un motivo per stare a letto tutto il giorno. Vallo a svegliare. Io vado a vestirmi.
Cosa fai da mangiare?
MARTA
Non lo so.
LUIGI
Fai qualcosa di un po’ ricercato. (uscendo) Non so la zuppa di cipolle, la fonduta…
però attenzione ai grumi, tua mamma faceva sempre i grumi. Invece che essere un piacere
diventava una sofferenza…
È uscito. Marta sola.
MARTA
Ci vorrebbe la fontina, ci vorrebbe.
dieci
27
Altrove, stesso giorno. Fulvio e Fabrizio. Fulvio fa annusare una mano a Fabrizio.
FULVIO
Cos’è?
FABRIZIO
Non so.
FULVIO
Pensaci.
FABRIZIO
Motorino?
FULVIO
E’ il suo dentro.
FABRIZIO
Del motorino?
FULVIO
Maria. (pausa) Ti piace?
FABRIZIO
Così, in astratto, no.
FULVIO
Cosa vuol dire?
FABRIZIO
Penso che se ne fossi innamorato, mi piacerebbe.
FULVIO
Ma sarebbe lo stesso odore.
FABRIZIO
Pressappoco.
FULVIO
E allora che senso ha innamorarsi o no, di una o di un’altra?
FABRIZIO
Ma uno mica si innamora solo dell’odore della fica.
FULVIO
Anche. Anche.
FABRIZIO
E a te piace l’odore che hai sulla tua mano?
FULVIO
Me lo stavo chiedendo, per questo volevo un parere esterno.
FABRIZIO
L’odore della fica è inscindibile dal tutto. È legato alla persona. Anche se gli odori
di fiche si assomigliano tutti, tu stai sentendo l’odore della sua. E io di tutte.
FULVIO
Quindi non mi piace la sua?
FABRIZIO
E’ quello che ti stavi chiedendo, no?
FULVIO
Quindi secondo te non sono più innamorato?
FABRIZIO
Secondo te?
FULVIO
Sto cercando di capirlo. Non mettere confusione. È da quasi una settimana che non
la vedo per capire se mi manca o no.
FABRIZIO
E ti manca?
FULVIO
Sento l’odore!
Pausa.
FABRIZIO
Non la vedi da una settimana e senti l’odore?
Si guardano stupiti. Fulvio si annusa la mano. La fa annusare a Fabrizio.
FABRIZIO
Motorino. Senza dubbio.
Fulvio annusa l’aria. Acchiappa di scatto la mano di Fabrizio e se la porta al naso.
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
FABRIZIO
FULVIO
Fica. Chi è?
Una.
Fica.
Sì, con una ragazza attaccata intorno.
Sei innamorato?
No.
E’ una chiavata?
No.
Allora sei innamorato.
Ci vediamo.
E scopate.
28
FABRIZIO
Parliamo.
FULVIO
E da quanto è che va avanti questa storia?
FABRIZIO
Non c’è nessuna storia.
FULVIO
Sì, però è proprio difficile parlare con te! Da quanto è che vi vedete, solo voi due, e
parlate?
FABRIZIO
Senti, è perché è una cosa così, che non so, allora non mi va di parlarne tanto.
FULVIO
Perché hai paura di sentirti un cretino quando finisce, ti capisco.
FABRIZIO
Ti senti un cretino?
FULVIO
Perché?
FABRIZIO
No, hai detto che quando finisce uno magari si sente un cretino…
FULVIO
Non è finita.
FABRIZIO
Mi sembrava di avere capito che…
FULVIO
Mi sto solo chiedendo se mi piace ancora l’odore della sua fica. Se per caso non è
più la rottura di coglioni del fatto di avere, di avere una persona che sta con me, ecco.
FABRIZIO
Allora, non vi siete lasciati.
FULVIO
Ti sembro uno che molla così?
FABRIZIO
Non è un fatto di mollare, è che se uno…
FULVIO
Ti sembro uno che molla alla prima difficoltà?
FABRIZIO
Non è la prima difficoltà, è da quando ti conosco che vi lamentate!
FULVIO
Be’ non sono uno che molla neanche dopo un mare di difficoltà. Mi interrogo, sì.
Sono uno che si interroga. Ma non uno che molla.
FABRIZIO
Non volevo dire questo.
FULVIO
E allora non l’hai detto. E io e Maria non ci siamo lasciati. Uno di questi giorni
finisco di interrogarmi, vado da lei con un’aria da figo che perdona - non si sa che le devo
perdonare, ma le donne hanno sempre un senso di colpa quando non ti fai sentire per un
po’ - lei si scioglie, mi abbraccia e scoppia in lacrime e la vita continua a scorrere
tranquilla. Probabilmente dopo lei ne vorrà parlare, e io cercherò di tagliare corto o
sopportare ecc. Stare insieme è questo. Mica passeggiare con la manina nella manina e
scambiarsi grandi sorrisi!
FABRIZIO
Certo.
FULVIO
Fai passare una settimana e vedrai che te ne accorgi anche tu.
FABRIZIO
Può darsi.
FULVIO
Adesso andiamo al fiume.
FABRIZIO
Al fiume?
FULVIO
Io e gli altri abbiamo comprato sei chili di salsiccia. Andiamo al fiume.
FABRIZIO
Io avrei un impegno oggi.
FULVIO
Con quella?
Pausa.
FULVIO
Tu non duri una settimana, te lo dico io.
FABRIZIO
Magari ci sentiamo questa sera.
FULVIO
Fabrizio.
FABRIZIO
Eh.
FULVIO
Non lasciarti portare dove non puoi andare. Te lo dico da amico. E perché ti
conosco.
Pausa.
FABRIZIO
Certo.
29
Fabrizio esce. Fulvio da solo. Un momento. Fulvio prende il telefonino, compone un numero,
attende.
undici
Squilla il telefono in casa M. Luigi elegantissimo si affretta a rispondere.
LUIGI
Chi esiste?
Fulvio! Ti stiamo aspettando.
Sì, a pranzo.
Sì.
Sì, ti abbiamo invitato.
Sì, non lo sapevi?
Come chi? Marta, mia figlia.
Sì, è un po’ timida, sarà per questo che non te l’ha detto.
Sì, Marta sta già cucinando per te, ci offendiamo, se non vieni, eh! Ti aspettiamo.
Sì.
Sì.
dodici
Fabrizio da solo. È’ al telefono. Aspetta.
FABRIZIO
Pronto?
Ah, buonasera, c’è sua figlia?
No, Maria.
Sono… Fulvio.
No, non credo che ci conosciamo.
A pranzo ma non sono sicuro in realtà che…
No, mi fa piacere conoscerla, è che eravamo d’accordo che ci sentivamo prima, magari…
No, non sapevo che Marta stesse già cucinando.
No, come facevo a saper…
No, non la sto prendendo in giro.
No.
No.
tredici
Casa M. Più tardi. Gianni e Luigi. Sono molto eleganti.
LUIGI
Tu non lo conosci?
GIANNI
Non ho mai conosciuto nessun Fulvio.
LUIGI
Eppure è un posto piccolo…
GIANNI
Non ho mai conosciuto nessuno che conoscesse mia sorella.
LUIGI
E’ strano. Mamma conosceva tutti quelli che conoscevo io.
GIANNI
E tu non conoscevi tutti quelli che conosceva mamma, non è strano per niente.
LUIGI
E’ perché le donne sono più espansive.
GIANNI
Non è per quello.
LUIGI
Sì, è sempre stato così.
GIANNI
Io sono espansivo, eppure non conosco le persone che conosce Maria. Che non è
espansiva per niente.
30
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
Cosa ne sai tu?
Lo so. Conosco tutti i suoi amici.
E’ perché è un posto piccolo.
Infatti.
Pausa.
LUIGI
Secondo te è poco espansiva? Non secondo gli altri. Secondo te! È il nostro parere che
voglio sapere.
GIANNI
Io le voglio bene.
LUIGI
E ci mancherebbe altro, ma secondo te è chiusa?
GIANNI
Sì.
LUIGI
Secondo me no.
GIANNI
E secondo me sì.
LUIGI
E’ solo più riflessiva.
GIANNI
Non è vero, rifiuta i discorsi.
LUIGI
Questo è vero, ma è perché… forse è per via dei nostri discorsi.
GIANNI
No, no, rifiuta anche quelli interessanti.
Entra Maria.
LUIGI
MARIA
LUIGI
GIANNI
LUIGI
MARIA
LUIGI
MARIA
Vatti a vestire elegante.
Sto bene così.
No, mettiti qualcosa di elegante, è importante.
Sì, mettiti in maschera anche tu. Ci divertiamo.
Non è per divertirsi, è per rispetto.
Non abbiamo mai fatto caso a come vestirci…
Ma per rispetto verso Fulvio.
Non verrà.
Suonano alla porta.
LUIGI
E’ arrivato, è arrivato! Gianni, vai ad aprire!
Gianni va ad aprire. È Fulvio.
GIANNI
Ciao.
FULVIO
Ciao.
GIANNI
Sei il fidanzato di una delle mie sorelle?
LUIGI
Vieni Fulvio, accomodati, ti faccio preparare un aperitivo, io sono Luigi, il papà di
Maria, e lui è Gianni, mio figlio. Marta! Marta! Marta è l’altra mia figlia, è in cucina,
Marta, vieni a vedere chi c’è!
MARIA
Cosa ci fai qua?
FULVIO
Mi hanno invitato.
MARIA
Ma chi?
FULVIO
Tuo padre.
MARIA
(a Luigi) L’hai invitato tu?
LUIGI
Marta l’ha invitato, comunque l’importante è che sia con noi…
MARIA
Non credo che si fermi.
LUIGI
Non essere scortese, se mi vuoi scusare, vado a vedere a che punto è il pranzo…
FULVIO
Prego.
31
LUIGI
FULVIO
Gianni, vieni a preparare un aperitivo a Fulvio (gli fa l’occhiolino) Ti va un aperitivo?
Sì, grazie.
Escono Gianni e Luigi.
FULVIO
Be’? Non sei contenta di vedermi?
MARIA
Sì. Solo che…
FULVIO
No, non parlare.
MARIA
Veramente dovrei parlarti invece… c’è qualcosa che ti dovrei dire…
FULVIO
No. Non c’è niente che devi dirmi. Lo so cosa vuoi dirmi. Lo so. Ma non ha
importanza. L’importante è che io sono qua. E tu sei qua. E non c’è nient’altro. Tutto il
resto sono stronzate. Stronzate, io e te, quello che c’è tra di noi è troppo importante per
rovinarlo per una stronzata. Non sarei venuto qua dopo tanto tempo che non ci sentivamo
se dessi importanza a queste stronzate. Io ti perdono.
MARIA
Tu mi perdoni?
FULVIO
Io ti perdono.
Fulvio l’abbraccia, Maria rimane un po’ rigida.
FULVIO
Su, su, va tutto bene…
Entra Fabrizio con un mazzo di rose in mano. Non capisce. Non dice una parola. Maria lo vede,
Fulvio no, è di spalle. Entra Gianni con un aperitivo in mano. Non capisce. Fulvio lo vede, Maria
no, è di spalle.
GIANNI
FABRIZIO
(Evidentemente a Fabrizio) Ciao.
Ciao.
Maria scopre Gianni e Fulvio scopre Fabrizio.
GIANNI
Io sono Gianni. Lei è Maria, mia sorella, lui è Fulvio, il suo fidanzato. Tu?
FABRIZIO
Mi chiamo… Fabrizio.
GIANNI
Sei il fidanzato di Marta?
FABRIZIO
Marta?
GIANNI
E’ mia sorella. L’altra.
FABRIZIO
Sì, certo.
GIANNI
Sì?
FABRIZIO
No. Sì, la conosco… non siamo fidanzati.
GIANNI
Scusa se sono indiscreto: entri spesso nelle case della gente con delle rose in mano?
FULVIO
Scusa anche la mia indiscrezione ma…
FABRIZIO
No, Fulvio, hai ragione, credo che dovremmo parlare.
FULVIO
Lo credo anch’io. (A Maria) E forse anche tu avrai qualcosa da dire?
MARIA
Non mi hai lasciato parlare.
GIANNI
Mi sembra un momento abbastanza imbarazzante.
MARIA
Gianni, perché non vai a fare un aperitivo per questo con le rose?
GIANNI
Non vorrei tornare con due aperitivi e trovarvi in quattro.
MARIA
Gianni, vattene.
GIANNI
Ti prego, sto qui, in un angolo, non disturbo, parlo solo se mi chiedete un consiglio
espressamente.
FULVIO
Posso scartare l’ipotesi che quei fiori siano per Marta o per me?
FABRIZIO
Fulvio te l’avremmo detto…
32
FULVIO
Voi due?
FABRIZIO
Noi due, te l’avremmo detto al più presto…
FULVIO
Siete già in ritardo da un po’ per dirmelo al più presto…
FABRIZIO
Gli eventi sono un po’ precipitati…
GIANNI
Sì, da soli.
MARIA
Stai zitto o vattene.
GIANNI
Sto zitto.
FABRIZIO
Lo so che ho fatto una cosa che non ti dovevo fare ma è stato più forte di me, io
non ci posso fare niente, tu pensa quello che vuoi…
FULVIO
Non lo so, dovrei anche pensare a quello che vuoi tu?
FABRIZIO
No, infatti, voglio solo dire che la nostra amicizia non c’entra…
FULVIO
Direi proprio di no.
FABRIZIO
Io sono innamorato, non ci posso fare niente. Avrei preferito che non fosse la tua
ragazza.
FULVIO
Lo spero bene.
FABRIZIO
Sono innamorato, cosa devo fare?
Pausa.
FULVIO
E tu?
MARIA
Io non so.
FULVIO
Forse è il caso che ti concentri.
MARIA
Mi sembrava che tu non vedessi l’ora che ti lasciassi.
FULVIO
Ma non l’hai fatto.
MARIA
Detto così sembra una formalità.
FULVIO
Non lo è.
MARIA
Tu pensi che tra di noi possa andare avanti?
FULVIO
Ora non lo so, dieci minuti fa lo pensavo senz’altro.
MARIA
Mi sembrava che non mi sopportassi, che fossi così stufo…
FULVIO
Mai quanto te, direi.
MARIA
Io non sono stufa, è che è difficile starti vicino, quando ci sono vuoi stare solo, e
allora…
FULVIO
E allora per stare sola anche tu è meglio cercarsi un po’ di compagnia.
GIANNI
No, guarda che lei sta spesso sola.
MARIA
Stai zitto.
GIANNI
Era per difenderti.
MARIA
Non ne ho bisogno.
GIANNI
A me sembra di sì.
FULVIO
E da quant’è che va avanti questa storia?
FABRIZIO
Ieri?
FULVIO
Ieri?
Entra Luigi seguito da Marta.
LUIGI
E’ pronto!
MARTA
(a Fabrizio) Ciao Fulvio
FABRIZIO
Ciao.
MARTA
(a Fulvio) E tu chi sei?
LUIGI
E’ Fulvio, no?
MARTA
Lui?
LUIGI
(a Fabrizio) Ma tu chi sei?
33
FABRIZIO
Fabrizio?
MARTA
Fabrizio?
FULVIO
Io sono Fulvio.
MARTA
Ah, piacere, Marta.
LUIGI
Ma non vi conoscete?
MARTA
Veramente credevo che fosse lui.
FULVIO
Eh, certo, sei di casa, no?
FABRIZIO
E’ un caso.
LUIGI
Scusa… Fabrizio, hai detto?
FABRIZIO
Sì.
LUIGI
Tu sei un amico di Fulvio?
Silenzio.
LUIGI
Be’ comunque sei il benvenuto, sediamoci a tavola se no si fredda! Gianni, aiuta
Marta a portare di qua…
GIANNI
Loro sono tutti fidanzati con Maria, l’hanno scoperto adesso e stavano cercando di
chiarirsi le idee.
Pausa.
LUIGI
E’ vero?
Pausa.
MARIA
Sì.
LUIGI
E qual è quello vero?
FULVIO
Io sono quello che c’era prima, lui è la novità. Secondo lei qual è quello vero?
LUIGI
Maria, credo che tu dovresti essere un po’ più responsabile.
MARIA
Non puoi svegliarti oggi e chiedermi di essere responsabile.
LUIGI
Se vuoi un consiglio da me, me lo dovevi…
MARIA
Non voglio nessun consiglio da te.
LUIGI
Non essere strafottente.
MARIA
Non sono stra…
LUIGI
Non vuoi consigli da nessuno, non vuoi sentirti dire che devi essere responsabile, se
non vuoi i consigli devi accettare le critiche, guarda che casino hai combinato!
MARIA
Papà, sono fatti miei.
LUIGI
Non sono fatti tuoi, questi due stronzi dove li mettiamo?
MARIA
Non lo so, ne stavamo parlando prima che entrassi tu.
LUIGI
Adesso non dire che è colpa mia se tu non riesci a risolvere questo casino!
MARTA
Non stava dicendo questo.
GIANNI
Un po’ sì.
MARIA
Sto dicendo che è una cosa che riguarda me…
LUIGI
Sì, perché tu sei una ragazza autonoma, fai sempre di testa tua! Come la mamma, ma
io pensavo che fossi un po’ più sveglia! Adesso basta. Non si possono sempre affrontare i
problemi sbuffando, con una scrollata di spalle. Non mi piace proprio per niente questo
andazzo. Adesso ci mettiamo qui, con calma, ci diciamo le cose e analizziamo per bene il
da farsi. E non mi interessa se vuoi o non vuoi il mio aiuto o il mio consiglio. Ci sediamo
tutti quanti quelli che siamo attorno a questo tavolo. Mangiamo. E quando abbiamo finito
di mangiare affrontiamo il problema tutti insieme con calma, e vedrete che così una
soluzione si trova.
34
GIANNI
Sono d’accordo.
MARIA
Tu cosa c’entri?
GIANNI
Mi piace discutere, credo nella dialettica.
LUIGI
Bravo, allora quando sarà il momento anche tu dirai la tua opinione. Ora aiuta Marta a
portare qui il mangiare.
MARTA
Credo che sarà meglio rimandare questo pranzo.
LUIGI
E discutere prima? No, è meglio mettere qualcosa sullo stomaco.
MARTA
Fulvio, Fabrizio, è stato un piacere. vi devo accompagnare alla porta o la trovate da
soli?
LUIGI
Marta non scappare anche tu davanti ai problemi perché non è da te.
MARTA
Papà, per piacere.
LUIGI
Marta, non insistere, ho capito che lo fai per non mettere tua sorella in imbarazzo e
questo è molto bello da parte tua, ma questa volta so cosa fare, nessuno esce di qui finché
non si è arrivati ad una soluzione. Non sono io il malato, non solo. È facile fare tutti di
testa propria, ma non si può fare sempre così. Ora prendo in mano io la situazione.
Facciamo un giro di opinioni e vediamo se riusciamo a chiarirci un po’ tutti le idee. Amare
è bello ma ragionare è indispensabile. Marta, porta qualcosa da mettere su questa tavola
prima che la fame ci renda tutti nervosi.
MARTA
Andate a casa, non vi preoccupate, ci penso io a lui.
Va verso Luigi come per accompagnarlo da qualche parte.
MARTA
Papà.
Luigi le dà uno schiaffo molto forte. Rimangono tutti interdetti.
Poco dopo, Marta gli ricambia uno schiaffo altrettanto forte.
MARTA
GIANNI
Mai più.
(Sottovoce) Porca troia.
Pausa.
FABRIZIO
MARIA
Maria…
Andatevene.
Pausa.
LUIGI
Io vado a letto.
Esce molto lentamente.
MARIA
Ti porto qualcosa da mangiare.
Luigi lentamente si volta e la guarda. Poi prosegue la sua uscita. È uscito.
quindici
Casa M. Alba, cielo limpidissimo. Gianni sta vestendo papà. Maria guarda fuori dalla finestra.
GIANNI
LUIGI
Vedrai come ci divertiamo.
E’ freddo?
35
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
GIANNI
LUIGI
Certo che è freddo, se no che gusto c’è?
E’ presto.
E’ l’alba.
Il cane?
Flash è morto.
Si è preso un colpo.
Non l’hai fatto apposta.
L’ho impallinato.
Può succedere.
Il fucile.
Non hai più il porto d’armi.
Non possiamo andare a caccia senza cane e senza fucile.
Vedrai che ci divertiamo. A te piace andare a caccia.
Ci andavo sempre.
Entra Marta. Silenzio.
MARTA
Cosa fate?
GIANNI
Andiamo a caccia.
MARTA
Non fate i cretini, non si può andare a caccia, papà non ha più neanche il porto
d’armi.
GIANNI
Cosa ce ne frega a noi?
LUIGI
Non si può andare a caccia.
GIANNI
Noi possiamo e ci divertiremo un sacco.
MARTA
Fa freddo.
LUIGI
Fa freddo.
GIANNI
Ma ci lasci in pace? Deve fare freddo.
LUIGI
Ci ammaleremo.
GIANNI
Ma non la stare a sentire quella.
MARTA
Papà non sei un coglione, non farti trattare come un coglione.
GIANNI
Sei tu che lo tratti come…
MARTA
Io non ho mai cercato di fargli credere qualcosa che non fosse vera.
GIANNI
Perché non hai fantasia.
LUIGI
Non litigate.
GIANNI
Non stiamo litigando.
MARTA
Sì, a me sembra che stiamo litigando, perché devi dirgli che non stiamo litigando?
Papà, torna a letto.
GIANNI
Papà viene a caccia con me.
Silenzio.
LUIGI
GIANNI
LUIGI
MARTA
Io vado a dormire.
Non puoi tirarti indietro così, dobbiamo andare a caccia.
Nessuno va a caccia senza fucile col cane morto e con sto freddo. Buonanotte.
Buonanotte.
Luigi esce.
GIANNI
MARTA
GIANNI
Ti credi furba?
E’ inutile fargli credere una cosa che non è vera.
E’ inutile tutto, e allora? Con un po’ di fantasia si vive meglio. Era felice.
36
MARTA
Ti sembrava felice?
GIANNI
Non poteva esserlo comunque dopo quello che hai fatto ieri.
MARTA
Il fatto che Maria faccia la troia non lo autorizza a fare il cretino, sono problemi di
Maria.
Maria si volta. Gianni è in imbarazzo.
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARTA
GIANNI
MARIA
(a Maria) Io non dico che papà abbia fatto bene a immischiarsi in…
Lo so.
Vorrei che questo fosse chiaro.
E’ chiaro.
Dico solo che secondo me Marta non aveva il diritto di trattarlo così.
Dovevamo fare veramente il dibattito su chi si scopa Maria? Tu ti saresti divertito.
(a Maria) Non mi sarei divertito.
Io penso di sì.
Pausa.
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARTA
GIANNI
Ma siete tutti contro di me?
No. Siamo soli.
Ma come siamo soli? E che cazzo di novità è?
Nessuna novità.
Ma cazzo…
sedici
Casa M. Stesso giorno. Maria e Marta. Il telefono suona.
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
Forse è il caso se rispondi.
Non so cosa dirgli.
Rispondo io?
La sai lunga tu.
Il telefono si sta zitto.
MARTA
Voi pensate che io abbia solo voglia di rompervi i coglioni.
MARIA
Io e chi? Non ci siamo noi e tu. Un giorno ti sveglierai e ti accorgerai che nessuno ti
vuole fare del male. Che ognuno cià i cazzi suoi e basta. E scoprirai di essere molto più
sola di come ti lamenti di essere.
MARTA
Cos’è, una maledizione?
MARIA
E’ una constatazione, a nessuno interessa maledirti.
Pausa.
MARIA
MARTA
MARIA
Andremo molto d’accordo il giorno che smetterai di invidiarmi o compiangermi.
Questa era una maledizione.
Questa sì.
Sorridono.
diciassette
37
Ambulatorio. Cielo sereno, molto freddo. Il dottore e Marta
DOTTORE
MARTA
Ti esaspera?
Al contrario. È molto tranquillo.
Silenzio.
DOTTORE
So che non è facile vedere in questo stato una persona che è sempre stata un punto
di riferimento per tutta la famiglia…
MARTA
Non è mai stato un punto di riferimento. Forse avrebbe voluto esserlo, ma nessuno
glie l’ha mai permesso. Siamo troppo furbi noi per avere dei punti di riferimento.
DOTTORE
Ma da piccoli…
MARTA
Da piccoli siamo diventati grandi. Neanche. Non è che siamo cresciuti, non è mai
cresciuto nessuno, c’è chi ha da essere piccolo e chi ha da essere grande. Lo capisci subito,
Gianni sarà sempre piccolo e io sono sempre stata grande. Papà era piccolo da prima, non
da quando è malato. Maria è sempre stata grande.
DOTTORE
Interessante. E mamma?
MARTA
Mamma non c’è. Chi non c’è non è né grande né piccolo, non c’è e basta.
DOTTORE
Non glie la perdonerai mai?
MARTA
Non c’è niente da perdonare. Chi non c’è non c’è. Sono gli altri ad occuparsi delle
cose.
DOTTORE
E di te chi si occupa?
MARTA
E di lei?
DOTTORE
Non lo so, ma prima o poi qualcuno se ne dovrà occupare.
MARTA
Lei mi piace, perché sembra molto ingenuo.
DOTTORE
Piccolo?
MARTA
Non ho detto piccolo.
DOTTORE
No, ma stando alla tua teoria…
MARTA
Io teorie non ne ho. Ho abbastanza da fare anche senza teorie.
DOTTORE
Secondo me hai troppo da fare.
MARTA
Va fatto.
DOTTORE
E a fare qualcosa solo per te non ci pensi?
MARTA
Non mi interessa. Non mi interessa farmi una famiglia, non mi sembra per niente una
bella idea. Mi occupo della famiglia che già c’è. Il resto non mi interessa. - Io la guardo a
lei, ci penso, non creda che non ci pensi. Lei è perfetto. Ma non fa per me. Non lei, il
genere. Non me ne occupo, forse sarebbe bello, tenero anche, ma non è il mio campo…
DOTTORE
Non mi stavo ‘proponendo’.
MARTA
Lo spero bene, ci manca solo quello, ne ho già tre uno peggio dell’altro. E lei?
DOTTORE
Io?
MARTA
Sì, parlo solo di me, e lei?
DOTTORE
Io sono qui per ascoltare, è normale che parli solo di te…
MARTA
Non è normale per niente, sono gli stupidi che parlano senza ascoltare, io non sono
stupida.
DOTTORE
Per niente.
MARTA
Lei non pensa che io sia stupida.
DOTTORE
No.
MARTA
Lei pensa che io sia stupida, lo so. lo pensano tutti.
DOTTORE
Io penso che tu sia solo un po’ triste.
Pausa.
38
MARTA
Ma porca puttana! (si alza, si allontana, trema di rabbia)
Il dottore si alza, le va vicino. La sfiora.
DOTTORE
MARTA
Marta.
Non mi tocchi.
Il dottore ritira la mano. La sfiora di nuovo. Marta si volta di scatto, bacia il dottore intensamente.
MARTA
Non dica niente. Mi lasci in pace. Sono una stupida, sì.
DOTTORE
Io…
MARTA
Ti ho detto di stare zitto. Volevo solo provare. Solo provare. Il fatto che ti ho
baciato non vuol dire che ho voglia di stare a sentire cos’hai da dire in merito. Non ne ho
proprio nessuna voglia. Stai zitto come hai sempre fatto, che va bene. Per te va bene.
Esce.
DOTTORE
Marta…
Entra Fabrizio tutto pesto.
FABRIZIO
E’ permesso?
DOTTORE
Sì. Ciao, come stai?
FABRIZIO
Guardi.
DOTTORE
Cosa c’è?
FABRIZIO
Come ‘cosa c’è’? Guardi!
DOTTORE
Cos’hai fatto?
FABRIZIO
Ho picchiato. Con la macchina.
DOTTORE
Devi stare attento, ne muoiono un sacco. Perdi sempre sangue dalle orecchie?
FABRIZIO
Certo che perdo sangue! Dalle orecchie, dal naso, ho due costole che non le
muovo più.
DOTTORE
Prima dell’incidente muovevi le costole?
FABRIZIO
E la testa. Adesso non la muovo più, devo avere il collo spezzato.
DOTTORE
Saresti morto. Hai avuto mal di testa, nausea, sonnolenza?
FABRIZIO
No, ma cosa c’entra? Sono tutto ammaccato!
DOTTORE
Se avessi una emorragia cerebrale? Mi scoccerebbe se morissi di colpo, senza
preavviso. Non sei andato in ospedale?
FABRIZIO
Sarà meglio che ci vada per fare dei raggi, no?
DOTTORE
E allora vai in ospedale a fare dei raggi.
Pausa.
FABRIZIO
DOTTORE
E si capisce che ci vado!
Stai attento, se prendi la macchina.
Fabrizio esce. Entra Fulvio.
FULVIO
DOTTORE
FULVIO
Buongiorno.
Buongiorno, qual buon vento?
Ho male a una mano.
39
DOTTORE
FULVIO
DOTTORE
FULVIO
DOTTORE
FULVIO
DOTTORE
FULVIO
DOTTORE
Cos’hai fatto?
Faccio fatica a muoverla.
Come hai fatto?
Ho picchiato con la macchina.
Pure tu?
Perché?
Anche il tuo amico, tuo cugino, Fabrizio, ha picchiato.
Sì, eravamo insieme.
Dovreste stare più attenti, ne muoiono un sacco.
Pausa.
FULVIO
Ha fatto la denuncia?
DOTTORE
Chi?
FULVIO
Fabrizio, no?
DOTTORE
Era colpa tua? Chiedilo a lui se ha fatto la denuncia.
FULVIO
Non posso, non siamo rimasti molto in buoni rapporti.
DOTTORE
Per l’incidente?
FULVIO
Per Maria.
DOTTORE
Spiegami la dinamica.
FULVIO
Dell’incidente o di Maria?
DOTTORE
Quello che vuoi, se sai già cosa vuoi raccontarmi, non farmi fare un sacco di
domande inutili. Parla e basta.
FULVIO
Non è che poi lo racconta in giro? Pioveva, no?
DOTTORE
Quindi la strada era bagnata.
FULVIO
No, pioveva, quindi non sono uscito.
diciotto
Flashback - Luogo di ritrovo, Fulvio da solo con lo sguardo assente. Entra Fabrizio. Si ferma un
po’ distante. Lo guarda.
FABRIZIO
Come va?
Silenzio.
Fabrizio si avvicina, Fulvio di scatto si alza e comincia a picchiarlo un po’ selvaggiamente.
Fabrizio si difende, alla fine però cede. Rimane a terra ansimante. Si cerca di rialzare lentamente.
Ha ancora energie per farlo.
FABRIZIO
Be’, ci voleva.
FULVIO
Ci voleva a te.
FABRIZIO
Mi dispiace.
FULVIO
Anche a me. (va verso la radio, ha le lagrime agli occhi) Devi capire che
comunque, qualsiasi cosa succeda, tu rimani un amico. Un amico vero. Mi dispiace…
(Spegne la luce)
È buio.
FABRIZIO
FULVIO
Cosa vuoi fare?
Io ti voglio bene…
40
Alza di molto il volume della radio. Si sentono comunque violenti colpi e urla lancinanti.
diciannove
Il dottore.
DOTTORE
Quello non era un problema. Erano vivi tutti e due. In un certo senso si erano
chiariti, a modo loro. Il vero problema ero io. Stavo tutto il giorno a fare finta di occuparmi
di loro, a sorbirmi le loro ansie e le loro lamentele. Quello andava bene, avevo imparato a
metterlo in conto, ma come si permettevano di coinvolgermi? Non era professionale da
parte loro. Anche perché io ero assolutamente disponibile ad essere coinvolto. E questo
non era professionale da parte mia. Però se era pacifico che io mi dovessi occupare di loro,
di me chi si occupava? Loro? Va bene, ma allora che se la assumessero questa
responsabilità! Come potevano pretendere che io mi occupassi di loro se nessuno si
occupava di me? Non è possibile, non funziona, così il grande cerchio della vita si spezza!
Se non c’è un bracconiere che scuoia il coccodrillo che ha mangiato la zanzara che ha
trasmesso la malaria al pomodoro non funziona più niente. No? E così io non funzionavo
più. Fuori servizio, guasto.
venti
Casa M. Stesso giorno, cielo quasi bianco, molto basso. Maria, Gianni, Luigi.
Il telefono suona.
LUIGI
GIANNI
LUIGI
C’è qualcuno.
Io non ce la faccio più.
C’è qualcuno che vuole parlare.
Il telefono suona. Gianni si alza e va a rispondere.
GIANNI
Pronto. Ah, ciao! Sì, sì, voleva parlare proprio con te, è da un po’ che ti cercava ma
tu non ti fai mai trovare, aspetta. Maria! Maria! Al telefono. Adesso arriva.
Gianni posa la cornetta vicino al telefono e torna dov’era. Si accende una sigaretta.
Maria dopo un po’ va a rispondere.
MARIA
(al telefono) Pronto, mi dispiace, non so cosa farci, non ho il controllo della
situazione, no, non l’ho mai avuto…
Marta rientra in casa.
MARIA
(al telefono) …no, non credo di avere fatto soffrire tanto come mi è stato detto. Sì, ho
fatto più errori che respiri, ma ho amato, sempre. Almeno qualcosa l’ho amata sempre. No.
Non ho mai mentito, voi avete voluto pensare che mentissi perché così magari era più
facile, così diventavo una strega, una che ammazza i vostri figli per non prendersi delle
responsabilità, magari è vero, ma ho sempre amato. Sempre. E tanto…
Dolcemente Marta le sfila il telefono di mano, si porta la cornetta all’orecchio, riattacca.
MARTA
Con chi parlavi?
41
MARIA
Col telefono.
GIANNI
Chi hai ammazzato?
MARTA
Gianni, fatti gli affari tuoi.
GIANNI
Ma sono affari anche miei…
LUIGI
Quando Marta dice di farti gli affari tuoi fatti gli affari tuoi.
GIANNI
Perché se no mi picchia? Io non lascio che un altro pensi per me.
LUIGI
E allora impara a pensare da solo, cresci, non puoi fare sempre come se avessi tre
anni.
GIANNI
Il problema è che qui non cresce proprio nessuno, si invecchia e basta, e allora io
preferisco i miei tre anni.
LUIGI
Io non sono vecchio, sono malato. È diverso.
GIANNI
Siete tutti vecchi, non avete voglia di giocare, quella parla al telefono al da sola…
LUIGI
Quello è un bel gioco…
GIANNI
Non è bello per niente, ve lo insegno io un bel gioco…
MARTA
Piantala.
GIANNI
Ma è un bel gioco…
MARTA
Lascia perdere.
Pausa.
GIANNI
MARTA
GIANNI
LUIGI
GIANNI
MARIA
GIANNI
Non lo volete neanche sentire?
No.
Papà?
Ha detto no.
Ma è un gioco normale, è un bel gioco. Maria?
Magari un’altra volta.
Non ci credo. Non è possibile. Siete sinceri?
Silenzio. Gianni ha uno scatto, prende le chiavi della macchina.
LUIGI
GIANNI
MARTA
GIANNI
LUIGI
Dove vai?
Vado a vedere se trovo qualcuno più… più…
Più cosa?
Diverso da voi.
Non fare tardi.
Gianni esce.
LUIGI
MARTA
Non sono vecchio, sono malato.
Sì.
Pausa.
LUIGI
MARIA
LUIGI
MARIA
Fa neve.
Cosa?
Fuori, fa neve.
Che bello!
Marta la guarda stupita. Poi sorride.
ventuno
42
Il dottore.
DOTTORE
Le cose si erano messe così: io avevo chiuso l’ambulatorio, ero andato in un bar
con l’intenzione di comprare una bottiglia di whisky e due chili di pop-corn. Prima di
riuscire a pagare e andarmene feci ancora una mezz’ora di ambulatorio lì al bar e mi
guadagnai una visita a casa per il giorno dopo. Mentre ero in macchina fui sorpreso da una
fitta nevicata, scivolai contro un cancello, fui perdonato in quanto medico, mi
risparmiarono gentilmente la visita alla zia asmatica e mi regalarono sei uova. A casa ne
feci due fritte, aprii whisky e pop-corn e mi piazzai davanti alla televisione. Pensai a me
molto, molto intensamente. Ogni tanto il mio pensiero vagava dalle gravidanze interrotte di
Maria, alla impacciata scazzottata tra i cugini, Marta e la sua rabbia… ma poi riuscivo
quasi sempre a concentrarmi su di me. Dopo qualche tempo sarebbe suonato il telefono, e
nonostante l’ora da guardia medica notturna, io sarei andato a rispondere.
ventidue
Casa M. Stesso giorno. Guadano più o meno tutti la neve. Poi entra Fulvio con una certa energia.
FULVIO
LUIGI
FULVIO
MARTA
FULVIO
LUIGI
Maria, ti devo parlare.
Buonasera Fabrizio.
Fulvio. Buonasera.
Come stai?
Devo parlare con Maria.
Te ne vai in giro con questo tempo…
Maria lo guarda.
MARTA
Volete stare da soli?
MARIA
No, no.
LUIGI
Tanto io non sento, guardo la neve, io.
FULVIO
Maria, io ci ho pensato. Sono stronzate. Non possiamo mandare tutto affanculo per
delle stronzate…
LUIGI
Fulvio, ci sono delle signorine…
FULVIO
Non mi importa cosa c’è stato con Fabrizio, o con altri se ci sono stati degli altri,
non lo so, non voglio saperlo, non ha importanza. Io mi sono abituato a te. Nel bene e nel
male, noi siamo sempre stati insieme, è giusto così.
Silenzio.
FULVIO
Io ero venuto per dirti questa cosa.
MARIA
E’ molto bello quello che hai detto.
LUIGI
(tra sé) Insomma…
FULVIO
Sì, lo so che è bello, ma io volevo… io ti ho perdonato, no? E’ una specie di
proposta, è come dire: “Ci lasciamo tutto alle spalle e andiamo avanti”. Insieme. Questo
volevo dirti.
MARIA
Sei molto carino… ma io, io è da tanto che cerco di lasciarmi tutto alle spalle e, e
non mi viene tanto bene. Torna tutto… e allora penso che non è più possibile.
LUIGI
(tra sé) Sei diventata molto responsabile.
FULVIO
Va bene, non c’è problema, allora, non ci lasciamo niente alle spalle e affrontiamo
tutto piano piano…
43
MARIA
No, non sarebbe giusto per te, è una cosa che devo fare io, non sarebbe come pensi,
sarebbe sempre peggio… soprattutto per te.
FULVIO
Non ti preoccupare di cosa è meglio o peggio per me, io voglio provare…
MARTA
Ma lei no. Come te lo deve dire?
FULVIO
Ma tu che vuoi? (a Maria) E’ lei che ti ha messo queste idee in testa? Ti ha fatto il
lavaggio del cervello dopo quello che è successo qui l’altro giorno?
MARIA
No, no. Lei non dice agli altri cosa devono fare, cerca di capire cosa vogliono fare.
Tante volte non ci prende, e tante volte sì. Questa volta ci ha preso.
MARTA
Davvero pensi questo?
MARIA
Sì.
MARTA
Non pensi che io cerchi di condizionare le vostre vite?
MARIA
Non l’ho mai pensato, no, a me sembra che cerchi di capire cosa vogliamo e basta.
MARTA
Non me l’avevi mai detto.
MARIA
No.
LUIGI
(tra sé) Dovreste parlare di più, sotto sotto andate d’accordo…
FULVIO
Scusa Maria, potremmo chiudere la parentesi? Stavamo parlando.
MARIA
Avevamo finito.
FULVIO
Dovrei andarmene così?
MARIA
Penso di sì.
Entra Gianni molto eccitato.
GIANNI
FULVIO
GIANNI
Buongiorno, anzi buonasera, oh, ciao Fabrizio…
Fulvio.
Stavate parlando?
Entra anche Fabrizio col collare ortopedico e qualche cerotto.
MARTA
Cos’è successo?
GIANNI
Sono un po’ su ma sto bene, poi mi passa. Se fai da mangiare io mi occupo degli
aperitivi.
FABRIZIO
Ha picchiato con la macchina, l’ho trovato in un campo.
LUIGI
Avete picchiato?
GIANNI
No, io ho picchiato, ho fatto tutto da solo, ho arato un campo.
LUIGI
Tu non hai picchiato, Fulvio?
FABRIZIO
Fabrizio. No, io passavo di lì, ho visto dei fari che si muovevano…
GIANNI
Sì, fatevi raccontare la scena, lui la racconta benissimo…
MARTA
Ma stai bene?
GIANNI
Sì che sto bene, sono solo un po’ su. Perché non fai qualcosa da mangiare? Scusa
papà. Non andavo forte, c’era un sacco di neve, sono uscito come un coglione, scusami,
non volevo, lo so che stai in pensiero…
MARIA
Gianni, siediti…
GIANNI
Sto bene, non ho nessuna voglia di sedermi!
FABRIZIO
Ha fatto un volo bruttissimo…
GIANNI
Sedetevi voi, perché non vi sedete? Mi sembrate degli alberi così tutti in piedi,
fermi. O fate qualcosa o vi mettete comodi, anche tu Marta, faccio io da mangiare, va
bene? Oggi ci penso io. Sono un po’ stronzo ogni tanto, ma adesso ho capito, faccio male,
io vorrei sempre che qualcuno giocasse con me, ma non è nella vostra natura, non è colpa
vostra se siete morti. No, scherzo, voglio dire che mi rendo conto che magari avete i vostri
problemi e io non vi ascolto…
MARTA
Non ti preoccupare, Gianni, lo sappiamo.
44
GIANNI
Sì, lo so che lo sapete ma voglio che sappiate che me ne rendo conto e vi chiedo
scusa, io a volte sembra che non capisco perché sono molto preso dai cazzi miei, e se vi
vedo morti come in questo momento - sedetevi - mi sembra che mi rubate le energie o non
so, invece tu (Marta) stai pensando a noi, tu (Luigi) hai da combattere, non è facile
resistere come fai tu, se poi in più ti facciamo preoccupare.
LUIGI
Gianni, mi stai facendo preoccupare.
GIANNI
Maria, dove sei? Ah, sei lì, a te spesso io ti aggredisco perché mi sembri più
aggredibile, magari non ascolto, magari non capisco neanche cosa ti preoccupa, ho capito
quando parlavi degli uccisi, ti riferivi ai bambini, no?
MARIA
Sì, ma stai calmo.
FABRIZIO
Che bambini?
GIANNI
Ti posso abbracciare?
MARIA
Certo…
GIANNI
(la abbraccia) Scusami per tutto, sai…
MARIA
Ci andiamo a stendere un attimo, facciamo due chiacchiere con calma?
GIANNI
Mi piacerebbe parlare un po’ con te.
MARIA
Andiamo a stenderci, così parliamo.
GIANNI
Sì. (si scioglie dall’abbraccio) Più tardi però, ora mi dispiace perdere tutta questa
compagnia, c’è tanta gente… vi va di fare un gioco?
MARTA
Sì.
MARIA
Sì.
GIANNI
Tutti d’accordo?
FULVIO
Veramente…
MARTA
Sì, siamo tutti d’accordo.
Pausa.
GIANNI
Bene.
Pausa. Gianni vomita.
MARIA
Chiama il dottore.
Marta va al telefono di corsa.
FABRIZIO
Ha fatto un volo bruttissimo.
LUIGI
Gianni, cosa succede?
FABRIZIO
Ho visto i fari nel cielo, che giravano…
FULVIO
Porca troia.
LUIGI
Gianni, cosa c’è?
Maria va a tenere la fronte a Gianni.
FABRIZIO
Mi sono fermato, l’ho visto che girava intorno alla macchina e l’ho portato qui…
MARTA
(al telefono) Pronto, dottore? Gianni non sta bene…
LUIGI
Gianni cosa c’è?
GIANNI
Mi è solo venuto sonno.
MARTA
(al telefono) Ha picchiato con la macchina sta vomitando.
MARIA
Adesso andiamo a stenderci.
GIANNI
Sì.
LUIGI
Gianni! Gianni!
45
MARTA
MARIA
MARTA
GIANNI
MARIA
GIANNI
LUIGI
GIANNI
FABRIZIO
GIANNI
FABRIZIO
FULVIO
MARTA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARTA
LUIGI
MARTA
GIANNI
MARTA
GIANNI
LUIGI
MARIA
GIANNI
LUIGI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARIA
GIANNI
MARTA E
MARIA
FULVIO
FABRIZIO
Non lo fate dormire.
Cosa?
Il dottore arriva, non lo fate dormire.
Ma io ho sonno. Sto bene, ho sonno e basta.
Perché non facciamo quel gioco?
Perché ho sonno.
Gianni. Gianni!
Bisogna essere in forma per fare il gioco, dormo poco, un’oretta e poi giochiamo.
Gianni, noi dobbiamo andare via…
E andate!
E’ che volevamo prima fare il gioco.
Che gioco?
Gianni, spiegaci il gioco.
Non lo so, non so le regole.
Inventatele.
Non ne ho voglia, voglio dormire finché non mi passa il mal di testa.
Gianni (gli dà degli schiaffetti)
Gianni!
Raccontami una storia.
Raccontamela tu.
Se te la racconto io ti addormenti.
Io voglio dormire.
Gianni!
Hai tutto il tempo per dormire, adesso bisogna divertirsi.
Ma vaffanculo…
Gianni!
Dimmi come fai a riconoscermi senza voltarti.
Dal modo di camminare.
E basta?
Eh sì.
Era solo questo?
Buonanotte.
MARIA
Gianni! Gianni! (lo chiamano, gli danno degli schiaffetti)
S’è addormentato.
Che facciamo?
Aspettiamo il dottore…
Pausa.
LUIGI
Puzzi di rutto Gianni, mangiare già digerito… quando c’era mamma non puzzavi di
rutto. Non è il pavimento, sei tu, Marta lo lava tutti i giorni il pavimento, il pavimento non
sa di vomito, sei tu, tu non puzzi di vomito, ma quando vomiti puzzi. Non c’è niente di
male, però…
Marta continua a tenere il fratello tra le braccia, non cerca più di svegliarlo, lo accarezza
lentamente, Maria si alza.
MARIA
FULVIO
MARIA
FABRIZIO
Potete andare voi due.
Volevamo aspettare il dottore…
Non c’è bisogno, ormai dorme.
Se c’è bisogno di noi…
46
LUIGI
FULVIO
MARIA
No, no, dorme…
Allora andiamo?
Sì, grazie.
Li bacia sulla guancia.
FABRIZIO
Arrivederci.
LUIGI
Ciao Fulvio.
Escono. Una pausa.
LUIGI
MARTA
Non dovevi andare a caccia con quel tempo.
Und in seinen Armen das Kind war tot.
Passaggio di tempo.
Gli stessi più il dottore.
DOTTORE
Un’emorragia cerebrale, deve avere battuto la testa, magari non se n’è neanche
accorto…
LUIGI
Non è mica scemo, fa finta di non accorgersi, ma in realtà sa tutto, anche se sta
dormendo non vi conviene chiamarlo scemo, capace che si sveglia di colpo e comincia a
dirvi un sacco di cose, è tremendo lui…
DOTTORE
Voi… Se avete bisogno di qualsiasi cosa…
MARTA
Sì, abbiamo bisogno di qualsiasi cosa, ma penso che dovremo arrangiarci…
MARIA
Sì, penso di sì.
LUIGI
Ci siamo sempre arrangiati.
Passaggio di tempo.
Gianni morto, Luigi, Maria, Marta.
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
Se potessi fare tutto quello che vuoi, cosa faresti?
Me ne andrei.
Dove?
Non lo so. Qualche posto lo troverei. Ne proverei tanti…
Pausa.
MARIA
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
MARTA
MARIA
Pausa.
E tu?
Anch’io.
Partiresti?
Sì, penso di sì. Sì.
Con me?
No. Tu vorresti che partissi con te?
No. Ci incontreremmo. Prima o poi.
Così, per fare due chiacchiere.
Eh sì. Non sarebbe male.
47
MARIA
E lui?
MARTA
Per quello una soluzione si troverebbe.
MARIA
Un ospizio?
MARTA
Perché no?
MARIA
Sarebbe felice?
MARTA
Io credo che lui sia felice se siamo felici noi.
MARIA
E se non lo fosse?
MARTA
Pazienza. Lui la sua vita l’ha fatta.
MARIA
Pazienza.
MARTA
Ma io credo che starebbe bene, non sembra ma è adattabile. Si lamenterebbe un po’
e poi si abituerebbe.
MARIA
Sì, penso anch’io.
MARTA
Sì?
MARIA
Sì.
LUIGI
Per me non vi fate problemi, sto qui con Gianni, quando fa bello andiamo a caccia.
epilogo
Il dottore.
DOTTORE
Partirono il dodici di dicembre. Io lasciai l’incarico circa un anno dopo. Da alcuni
anni vivo e lavoro in Africa. Come molti di noi non sono volato qui all’inferno per
vocazione, ma per delusione. È chiaro che col tempo la vocazione si è fatta sentire, sono
bravo, sono un punto di riferimento per tanti giovani medici che vengono qui e anche la
mia specializzazione in malattie tropicali mi torna molto utile. In mezzo a tanti bambini
che muoiono di dissenteria mi domando sinceramente se sia ‘necessario’ avere raccontato
questa piccola storia. Lottando tutti i giorni contro una morte vera, continuamente
minacciosa, sento che dovrei provare disgusto per le gravidanze interrotte di Maria, lo
stupido incidente di Gianni, le lamentele del vecchio, i problemi di Marta, ma in cuor mio
non riesco a non provare tenerezza. Stando ai fatti, so che Marta e Maria partirono
davvero, che Gianni venne regolarmente sepolto e che il vecchio Luigi finì in una casa di
riposo. In seguito io andai a trovare spesso il genitore, senza trovarlo particolarmente
peggiorato. Maria tornò a trovarlo un paio di volte, ma in quelle occasioni non ci
incontrammo. Non so cosa sia di loro attualmente, suppongo che a quest’ora Luigi sia
morto, che le due sorelle abbiano saputo la notizia con un certo ritardo, che Fulvio si sia
sposato con una ragazza conosciuta un mese prima e Fabrizio no. Mi diverto ogni tanto a
immaginare la fine che hanno fatto tutti, ma me lo tengo per me. Un mio collega, un
medico russo scriveva “le donne non perdonano gli insuccessi”, credo che non si riferisse
alle donne in quanto donne, ma ai suoi pazienti. Aveva ragione, quando uno parla tanto è
facile che qualche cazzata la dice, ai medici non si perdonano gli insuccessi e io
detesto sbagliarmi.
Si spegne lentamente la luce su Maria, Marta e Luigi.
Fausto,
01. aprile. '00
Fly UP