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«Viviamo una competizione eccessiva»
ANNO LXXXVIII - N. 53 € 1,30 QUOTIDIANO INDIPENDENTE DI INFORMAZIONI MARITTIME E DI POLITICA ECONOMICA Venerdì 18 marzo 2016 www.avvisatoremarittimo.it (CONV. IN TARIFFA R.O.C.: “POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB GENOVA” S PECIALE LOGISTICA PARLA IL PRESIDENTE DI FEDESPEDI, ROBERTO ALBERTI «Viviamo una competizione eccessiva» «Spesso la nostra competenza viene svuotata». Ma il 2015 è stato «un anno discreto» D allo scorso novembre, Roberto Alberti ha assunto la carica di presidente di Fedespedi, la federazione delle case di spedizione italiane. Alberti ha una lunga esperienza professionale come presidente e amministratore delegato dell’azienda di famiglia, la Cis di Livorno. Assume la carica di presidente di Fedespedi in un momento di grande aspettativa per il rilancio del settore dei trasporti, fra speranze di ripresa economica e riforma della legge portuale italiana. Che bilancio si può fare, in questo senso, dell’anno da poco concluso, e quali sono stati i risultati delle imprese associate a Fedespedi? «Dal punto di vista dei risultati economici - risponde Alberti - non abbiamo dati definitivi sui bilanci dei nostri associati, che saranno disponibili soltanto fra un paio di mesi. Possiamo però fare una proiezione attendibile sulla base di quelli che sono stati i traffici portuali, la variabile da cui dipende la nostra attività. In questo senso possiamo dire di avere avuto un 2015 discreto, con una crescita su scala nazionale del 3% delle movimentazioni di merci. Se guardiamo ai soli contenitori, la crescita è stata del 7%, ma questa cifra andrebbe tarata, tenendo conto della quota di transhipment. Il transhipment è lavoro che porta valore, ma va giudicata con un punto di vista differente. Abbiamo poi casi molto positivi, come Livorno (+35%) o Venezia (+22%), ma anche porti come Taranto in calo. Ci sono luci e ombre anche fra i porti. Nei dati ha una quota importante il transhipment, che non è un fenomeno negativo in sé, porta lavoro, ma va visto in una prospettiva diversa» Quali sono i principali problemi sul tavolo per le imprese che si occupano di logistica in Italia? «Si potrebbe scrivere un libro su questo tema, a partire dalla pressione fiscale su imprese e lavoro dipendente, aggiungendo la complessità delle regole, la lunghezza delle cause, la difficile interpretazione delle norme. E poi le preoccupazioni commerciali, perché da un lato la competizione ha raggiunto livelli altissimi, con gli stessi armatori che vendono servizi integrati all-in. E’ un problema perché la nostra competenza viene svuotata. Si guarda al risparmio di qualche centesimo e si impoverisce il nostro settore. Ma è un problema fisiologico. Quello che invece è patologico è la serie di default, di clienti insolventi, e la mancanza di tutela da parte dello Stato. Eppure le nostre Un’immagine del porto tedesco di Bremerhaven imprese raccolgono dazi per l’amministrazione, abbiamo un’esposizione importante per questo. E poi ci dobbiamo trovare in difficoltà per le inadempienze». Che aspettativa ha Fedespedi dalla riforma dei porti? «Sul testo il nostro giudizio è positivo in generale, manteniamo una riserva per verificare l’applicazione pratica. E’ una riforma attesa da moltissimo tempo, va a incidere sulla frammentazione delle decisioni che riguardano i porti. Ci aspettiamo un maggiore coordinamento, più velocità nel prendere le decisioni, realizzare le opere e le infrastrutture essenziali. La riforma contiene anche un richiamo all’efficienza della procedura doganale per quanto riguarda le operazioni di controllo delle merci nei porti». Le politiche europee in tema di trasporti messe in campo negli ultimi anni sono state soddisfacenti? «L’Europa è il riferimento per tutti. Sembra una banalità, ma quando ci sono progetti importanti si guarda all’architettura comunitaria. Se questa visione d’insieme fosse stata presente quando sono stati costruiti certi interporti e infrastrutture avremmo meno disfunzioni e avremmo risparmiato dena- ro. L’Unione europea deve essere un punto di riferimento . Deve avere una visione sul mondo dei trasporti. Una delle preoccupazioni del trasporto europeo è abbattere le frontiere. Alcuni paesi sono stati più virtuosi, l’Italia fa ancora un po’ di fatica». Quali passi avanti sono stati fatti in Italia nella semplificazione burocratica e quali i nodi ancora da sciogliere? «Le semplificazioni vere sono quelle di cui ci si accorge nella vita di tutti i giorni. Spesso, invece, si pensa di semplificare introducendo nuove norme e producendo nuova carta. Va cambiata la cultura amministrativa e l’atteggiamento della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese». Che rapporti avete con le altre categorie del mondo dei trasporti? «Facciamo parte di un’unica grande famiglia. Abbiamo mission e aspettative comuni. Ci sono differenze fisiologiche, sensibilità differenti quando ci si riferisce a provvedimenti che ci riguardano. Ma sono maggiori le cose che ci accomunano. Ci possono essere posizioni divergenti fra le associazioni di rappresentanza, non fra le singole imprese di spedizionieri, autotrasportatori o agenti marittimi». GRIMALDI GROUP Short Sea Services Venezia Ravenna Genova Savona Barcellona Valencia Tangeri Livorno Civitavecchia Porto Torres Bari Salerno Brindisi Olbia Cagliari Tunisi Palermo Catania Bar Igoumenitsa Patrasso Malta Tripoli / Al Khoms Bengasi Merci al sicuro, autisti a riposo e tanto risparmio. Scopri la carta vincente ! 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Questo vale in particolar modo per il Marocco e l’area del Maghreb, che già ai tempi delle Primavere arabe, avevano mostrato una grande stabilità. A Rabat e Algeri non si era registrato alcun tipo di ribellione da parte della popolazione, mentre la Tunisia, che è stato il primo Paese a rovesciare chi lo governava (Ben Alì), è riuscita a gestire la transizione senza sprofondare nel caos. C’è sì stato l’attentato del Bardo ma niente che si possa paragonare alle violenze scoppiate nella vicina Libia o in Egitto. Per il Marocco la tranquillità del Paese (e dei mari) è di fondamentale importanza per portare avanti il proprio piano di sviluppo che ha nei traffici marittimi uno dei suoi pilastri. «Il settore dei trasporti marittimi non percepisce alcun pericolo nella sponda Sud del Mediterraneo - spiega Alessandro Panaro, responsabile dell’area ricerca di Srm -. E per rendersi conto di ciò è sufficiente guardare ai dati registrati da Tanger Med, e ancora di più, da Port Said, scalo molto vicino alle aree più politicamente calde di questa regione, ma sta continuando a beneficiare del raddoppio del Canale di Suez». Secondo quanto diffuso di recente dall’Autorità portuale di Tanger Med, nel 2015 banchina e aree logistiche di Tangeri hanno movimentato 5,28 milioni di tonnellate di idrocarburi, con incremento del 38% rispetto al 2014. Per quel che riguarda il traffico Il terminal container di Tanger Med cargo, la quantità movimentata ha raggiunto 496.400 tonnellate, in crescita del 17% rispetto al 2014. Il terminal Tanger Med Passagers ha visto transitare oltre 2,35 milioni di persone, registrando un progresso del 6%. In merito al passaggio di mezzi pesanti, il polo logistico ha visto una crescita dell’8% in termini di unità di Tir (237 mila) e del 15% in termini di quantitativi trasportati (oltre 5,82 milioni di tonnellate). In seguito al crescente processo di industrializzazione della regione, il traffico di prodotti agroalimentari freschi è stato superato da quelli industriali, soprattutto le autovetture Dacia prodotte da Renault in Marocco (+23%). I container movimentati nel 2015 hanno raggiunto quota 2,96 millioni di teu (equivalente 20 piedi), livello che si avvicina alla capacità massima del porto di Tanger Med, pari a tre milioni di teu. Lo scalo marocchino ha inoltre registrato un aumento del 14% nel numero di approdi di navi, tra cui 2.264 navi porta-container (+5%), andamento favorito dall’arrivo di nuovi armatori quali Hanjin, China Shipping Line, Nile Duch e Turkon Line. Inoltre, a giudicare dagli investimenti realizzati da numerose società private, la crescita è destinata a continuare anche quest’anno. Adidas, 3M e più di recente Decathlon hanno scelto di insediarsi nel polo logistico di Tangeri, a conferma della bontà del progetto avviato poco più di un decennio fa dal re Mohammed VI. Il gruppo francese specializzato nella vendita di articoli sportivi creerà entro la fine del 2016 il suo secondo centro logistico al mondo dopo quello di Singapore, dove viene movimentata tutta la merce destinata ai mercati asiatici. Attraverso la piattaforma di Tangeri, che inizialmente occuperà 160 addetti, Decathlon spedirà i propri prodotti verso i mercati del Mediterraneo e dell’Africa occidentale. Secondo quanto rivelato dalla stampa spagnola, Decathlon avrebbe selezionato Tangeri tra più di 10 localizzazioni alternative, preferendo la città marocchina grazie alla stabilità del Paese, al numero dei collegamenti navali e alla vicinanza della zona logistica al porto merci. Presto tra l’altro Decathlon potrebbe essere seguita dalla tedesca Bosch Tools. Sul fronte del trasporto di persone infine è stata da poco inaugurata la rotta Tangeri-Motril ad opera della compagnia Frs, che già serve la tratta con un’unità mercantile. La nave che collegherà le sponde del Marocco a quelle della Spagna sarà in grado di trasportare 1000 passeggeri e 340 veicoli. INTERVIEW WITH THE PRESIDENT OF FEDESPEDI, ROBERTO ALBERTI “We are experiencing excessive competition. Often our authority is taken away but 2015 was a fairly good year” S ince last November, Robert Alberti has assumed the position of President of Fedespedi, the federation of Italian shipping companies. Alberti has had a long career as President and CEO of the family business, CIS of Livorno. He was appointed President of Fedespedi at a time when there was great expectation for the relaunch of the transportation sector, hopes for economic recovery and reform of Italian port legislation. In this regard, what assessment can we make of the year that just ended, and what were the results of the companies associated with Fedespedi? “From the point of view of economic performance, we don’t have the final financial results of our associates, these will only be available in a couple of months. But we can make a reliable projection based on the port traffic volumes, the main variable our business depends on. In this sense, we can say we have had a decent 2015, a 3% increase of movements of goods on a national scale. If we look only at container volume, there was a 7% growth, but this figure should be calibrated taking into account the share of transshipment. Transshipment is work that brings value, but must be analyzed from a different point of view. We have witnessed very positive cases, like Livorno (+35%) or Venice (+22%), but also other ports shrinking, like Taranto. There are lights and shadows among ports. Transshipment has a major share in the overall data, which is not a negative phenomenon in itself, it generates work, but it should be seen in a different perspective.” What are the main issues on the table for businesses that deal with logistics in Italy? “You could write a book on this subject, starting from the tax burden on businesses and employment, adding to the complexity of the rules, the length of the causes, the difficult interpretation of the rules. And then the trade concerns, because on one hand, the competition has reached very high levels, with the ship owners themselves selling all-in integrated services. It’s a problem because our expertise is undermined. In an attempt to save a few cents, our industry is impoverished. That is a physiological problem. A pathological problem instead is the high number of defaults of insolvent customers and the lack of protection by the State. Even though our businesses collect excise duties for the administration, we have a significant exposure to this. And then we have to suffer the impact of non-compliance.” What are Fedespedi’s expectations of the port reform? “In our opinion, the text is positive overall, but we are expecting to see how the implementation goes. We have been waiting for this reform for a very long time, it is going to affect the fragmentation of decisions concerning ports. We expect more coordination, more speed in decision-making, implementing the works and essential infrastructure. The reform also includes a reference to the efficiency of customs procedures regarding the control operations of goods in ports.” Have the European policies on transportation put in place in recent years been satisfactory? “Europe is the reference for all. It seems trivial, but for important projects, the EU architecture is the benchmark. If we had this community vision before some dry ports and infrastructure were built, we would have less dysfunction and we would have saved money. The European Union has to be a point of reference. It must have a vision on the world of transportation. One of the concerns of European transportation is breaking down borders. Some countries have been more virtuous, Italy is still struggling with it.” What progress has been achieved in Italy on the issue of bureaucratic simplification and what issues are not resolved yet? “The real simplifications are those we notice in everyday life. Often, however, simplification is sought with the introduction of new standards and by producing new documents. It should be a change in the administrative culture and the attitude of the government towards business.” What is your relationship with the other categories in the transportation sector? “We are part of one big family. We have a common mission and expectations. There are physiological differences, different sensitivity in regards to measures that affect us. But the things that unite us are bigger. There may be divergent views between the representative associations, but not between individual shipping companies, haulage companies or shipping agents.” L'AVVISATORE MARITTIMO IV Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA PARLA ROBERTO MARTINOLI, RESPONSABILE DEL SETTORE ALL’INTERNO DI CONFITARMA «Autostrade del mare, ancora molti ostacoli» «Ma l’Europa ha capito che la ferrovia è meno veloce ed efficace delle navi» N el 1999 l’Unione europea ha lanciato il progetto delle Autostrade del mare. In Italia il progetto fu promosso addirittura dal presidente della Repubblica di allora, Carlo Azeglio Ciampi: un’eccezione rispetto alla normale disattenzione della politica nei confronti del mondo dello shipping. Negli anni successivi i risultati della politica europea a favore di ferrovia e mare, legata al bisogno di trasferimento modale della merce dalla strada ad altri vettori, sono stati controversi. Per l’armamento italiano, però, lo sviluppo dei traffici a corto raggio, in particolare di ro-ro e ro-pax, ha rappresentato un volano nel periodo della crisi finanziaria e economica. Le compagnie hanno continuato a investire in questo settore, con risultati positivi che sono stati sintetizzati in un recente studio di Confitarma. Responsabile per la navigazione a corto raggio della confederazione degli armatori italiani è Roberto Martinoli, presidente della compagnia Gnv. «Il concetto di Autostrade del mare - dice Martinoli - deriva da un’iniziativa europea. E’ stata la Commissione europea a portarle avanti. In Italia questo tema gioca un ruolo estremamente importante, vista la conformazione del nostro Paese. Ma in Italia siamo arrivati dopo, il vero discorso è partito dall’unione europea. Si è cominciato nel 1999, quando sono stati aperti gli uffici per la promozione del cabotaggio. Sono 22, di cui 21 membri dell’Unione più la Turchia». A che punto siamo? Il traghetto “La Suprema” della flotta Grandi Navi Veloci «Molto è stato fatto e molto resta da fare. Recentemente, dopo uno studio sulla condizione del traffico stradale in Europa, l’Unione ha capito che è necessario il trasferimento intermodale. Il mare è privilegiato per la capacità di assorbire flussi di merci, senza il collo di bottiglia dei binari. La ferrovia è meno veloce ed efficace del mare». Pensa che ci siano ancora ostacoli da superare per promuovere efficacemente le Autostrade del mare? «Sì, ci sono colli di bottiglia che rendono difficile la promozione. I principali sono complesse procedure amministrative, mancanza di efficienza dei porti, differenze nell’applicazione delle regole fra gli stati membri, mancanza di integrazione con il resto della catena logistica. Occorre lavorare anche sull’immagine delle Autostrade del mare. Sono necessarie più azioni di marketing e di comunicazione interattiva fra le istituzioni governative e i possibili beneficiari dei servizi. Il processo di realizzazione è ancora complesso». Quali obiettivi si pone l’Europa? «L’obiettivo dello shift intermodale è di raggiungere il 30 per cento di merci che non viaggiano su strada, per le tratte superiori ai 500 chilometri, entro il 2030 e il 50 per cento entro il 2050. I candidati sono ferrovia e mare, ma il trasferimento via mare è più semplice da realizzare. La volontà politica c’è, sono sicuro che ci sarà una spinta». Con quali strumenti? «L’Italia è un modello per l’ecobonus. Ci sono due progetti per cui sono stati stanziati finanziamenti per i prossimi tre anni, 40 milioni all’anno per il marebonus e 20 milioni all’anno per il ferrobonus. Adesso queste misure sono alla valutazione della Commissione europea, con cui è in contatto Ram, la società del ministero dedicata alle Autostrade del mare. In parallelo la Commissione ha già approvato uno studio, promosso da Italia, Francia, Spagna e Portogallo, per un ecobonus europeo. In futuro l’Unione europea finanzierà uno studio preliminare». Nel 2015 Confitarma ha presentato uno studio sul cabotaggio. Che cosa è emerso? «Nello studio c’è la storia dell’andamento del traffico in questi anni. L’Italia è al secondo posto dopo il Regno Unito per il cabotaggio, e primi davanti alla Turchia in Mediterraneo. Siamo primi con la Grecia per quanto riguarda i passeggeri e primi per il traffico ro-ro. L’offerta settimanale di stiva in termini di metri lineari è cresciuta da 650 mila nel 2005 a 950 mila nel 2014, corrispondente a circa 70 mila Tir». Lo shipping vive una crisi di noli e eccesso di stiva. In questi anni invece l’attività degli armatori impegnati nelle Autostrade del mare è cresciuta. Come mai? «Il nostro settore è decorrelato da altri settori dello shipping. Viviamo un momento positivo. Abbiamo beneficiato della diminuzione del costo del combustibile e dell’aumento dell’efficientamento, in una prospettiva di crescita. Mi auguro che la ripresa economica del paese non sia lontana, per una crescita ulteriore anche dell’attività marittima». Qual è la situazione dei traffici commerciali nel Mediterraneo? «Generalmente va piuttosto bene, anche se alcuni paesi hanno un rallentamento per motivi politici, come Egitto o Libia. Questa aveva in programma grandi investimenti dopo essere uscita dall’isolamento dell’embargo, perchè è senza infrastrutture, e adesso è di nuovo in difficoltà». THE DOCKS OF NORTH AFRICA: FIGURES FOR 2015 Ports in the Maghreb are spared the downturn Even Decathlon chooses Tanger Med as a logistics base for the area T he conflict in Syria, advances by the Islamic State in Libya and, more generally, the increasing problems emerging in the Mediterranean Sea, haven’t harmed maritime transport, at least for the moment. This is especially true for Morocco and the Maghreb, a region which already at the time of the Arab Spring, had shown great stability. No popular revolt has manifested itself, either in Rabat or Algiers, and Tunisia, which was the first country to overthrow its ruler (Ben Ali), was able to manage its transition without sinking into chaos. There was the attack at the Bardo National Museum, to be sure, but nothing on the scale of the violence that erupted in neighbouring Libya or Egypt. Maritime trade being one of the pillars on which rests its economic development, a state of peace is for Morocco (and its seas) of paramount importance. “The shipping industry does not sense any danger in the southern Mediterranean,” explains Alessandro Panaro, head of research at SRM. “And to verify this, one just needs to look at recent data from Tanger Med, and even more, from Port Said, a port that despite being very close to the most politically hot areas of this region, is continuing to benefit from the doubling of the Suez Canal.” According to figures disclosed recently by the Port Authority of Tanger Med, in 2015 the dockside and logistics areas of Tangier hand- Tanger Med led 5.28 million tons of hydrocarbons, a 38% increase compared to 2014. Regarding cargo traffic, volume transported reached 496,400 tons, up 17% compared to 2014. As for passengers, 2.35 million people came through Tanger Med Passenger terminal, an increase of 6%. As for heavy vehicle transport, the logistics centre has seen a growth of 8% in terms of heavy truck units (237,000) and of 15% in terms of quantities transported (over 5.82 million tons). Following the growing industrialization of the region, trade in fresh food products has been overtaken by that of indu- strial goods, especially of Dacia brand cars produced by Renault in Morocco (+23%). The volume of containers handled in 2015 reached 2.96 million TEU (20 foot equivalent), coming close to the maximum capacity of the port of Tanger Med which is three million TEU. The port of Tanger also experien- ced a 14% increase in the number of ships calling at the port, including 2,264 container ships (+5%), a trend spurred by new shipping lines such as Hanjin, China Shipping Line, Nile Duch and Turkon line offering services here. Moreover, judging from investments made by several global en- terprises, growth is set to continue this year too. Adidas, 3M and, more recently, Decathlon have chosen to set up base in the logistics centre of Tangier, confirming just how beneficial the project, started just over a decade ago by King Mohammed VI, has been. By the end of 2016, Decathlon, the French retail group specializing in sporting goods, will create in Tanger its second logistics centre in the world, Singapore being its first one and the one where all merchandise destined for Asian markets is transhipped. Through its new base in Tangier, which will initially employ 160 workers, Decathlon will ship its products to markets in the Mediterranean and West Africa. According to reports in the Spanish press, Decathlon selected Tangier out of a list of more than 10 alternative locations, the Moroccan city coming on top thanks to the stability of the country, the number of maritime links and the logistics area’s proximity to the commercial port. Decathlon’s example could soon be followed by Germany’s Bosch Tools. Finally, on the passenger transport front, a new service was launched on the Tangier-Motril route, serviced by FRS, which already operated one shipping vessel on that route; the new ferry service, linking the shores of Morocco to those of Spain, will have a capacity of 1000 passengers and 340 vehicles. L'AVVISATORE MARITTIMO V Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA PARLA IL PRESIDENTE REGIONALE DEGLI AGENTI MARITTIMI, MICHELE PONS «Sardegna, ripartiamo dal bunkeraggio» «Le nostre priorità? Un servizio di bettoline e un Posto di ispezione frontaliera» L a Sardegna dello shipping vuole uscire dall’isolamento. Lo spiega il presidente dell’Associazione agenti marittimi raccomandatari della Sardegna, Michele Pons, secondo cui con pochi interventi si farebbero già grandi passi avanti. Le priorità? «Un servizio di bettoline e un Pif (posto di ispezione frontaliera, ndr)», risponde Pons. Il sistema portuale della Sardegna è molto diversificato. Lo scalo principale è Cagliari, l’unico che accoglie container, ma anche altre tipologie di merce, traghetti e navi da crociera. Conta circa 1.600 scali all’anno. Olbia è specializzato nei passeggeri, il che gli permette di superare Cagliari come numero di toccate di navi. A Sarroch, porto petrolifero legato alla raffineria Saras, gli scali sono circa 800, mentre è molto calata l’attività Portovesme, dedicato a industria e minerale, che risente della mancanza di lavoro della Eurallumina. Altri porti importanti con funzioni diverse sono quelli di Santa Giusta, vicino a Oristano, e di Porto Torres. Un’attività intensa che però si scontra con un fatto sorprendente. In tutta l’isola non opera nessun fornitore di bunker con bettoline. «Il problema più grosso per noi – spiega Pons – è il bunkeraggio. Gli armatori devono mandare le navi qui con le cisterne piene». La situazione è paradossale, visto il traffico marittimo intenso che interessa tutta la Sardegna. Ma andiamo con ordine. «Purtroppo siamo un’isola», ricorda il presidente degli agenti marittimi sardi. Una constatazione forse scontata, ma che qui non scordano mai, perché porta con sé conseguenze che scontate non dovrebbero esserlo. «Il La raffineria Saras bunkeraggio con bettolina – continua Pons – non esiste da quarant’anni». L’unica possibilità di rifornirsi è accostare la nave e servirsi dalle autobotti. Naturalmente si possono caricare quantità molto limitate per usi specifici, non certo per compiere grandi traversate. «In altri scali, come Savona o Barcellona, sta per prendere piede la distribuzione di lng (gas naturale liqui- do). Noi siamo ancora indietro con il fuel. Abbiamo pontili che potrebbero essere utilizzati, ma manca un accordo fra gli operatori». La seconda urgenza per la Sardegna e in particolare per Cagliari è l’autorizzazione a attivare un posto di ispezione frontaliero, necessario per i prodotti animali che arrivano dall’estero. La richiesta è stata attivata, si attende una risposta dal ministero della Sanità. «Senza il Pif non possiamo importare prodotti di origine animale. Per arrivare in Sardegna devono prima passare dal Pif di un altro porto, come Genova, La Spezia o Napoli. Durante l’ultimo Comitato portuale il comandante Giglioli ha detto che l’autorizzazione arriverà in tempi brevi. Speriamo, perché è una chance di lavoro in più per il porto canale». Il passaggio da un altro porto, secondo la stima degli agenti marittimi sardi, costa da 4 a 5 mila euro in più per ogni container. E stiamo parlando di un volume di merce che cinque anni fa la dogana aveva quantificato in 170 mila tonnellate all’anno. «Bunkeraggio e Pif sono le due cose a cui come agenti marittimi teniamo di più. Ci permetterebbero di essere più pronti e competitivi». Il rapporto della Sardegna col mare è sempre stato ambivalente: risorsa, ma anche pericolo. Nel corso dei secoli dal mare sono arrivate le invasioni che hanno spinto la popolazione locale verso l’interno. Ci si può richiamare a questa diffidenza atavica o, più concretamente, alla superficialità degli amministratori pubblici se gli operatori sardi lamentano spesso di essere marginalizzati. «La Regione non ha attenzione per l’economia del mare. Eppure dal mare viene ricchezza. A Cagliari abbiamo il progetto di zona franca in pausa, una parte di porto canale che non è stato attrezzato. Siamo fermi, in parte anche per la mancanza del presidente dell’Autorità portuale. Non si fanno programmi per il futuro, anche sui pescaggi». Un’altra iniziativa che si è arenata è la delibera regionale che promuoveva aiuti agli autotrasportatori che avessero utilizzato le Autostrade del mare verso il continente utilizzando il porto isolano più vicino e riducendo così la tratta stradale. Si sarebbero potuti ricevere fino a 100 mila euro in tre anni. La delibera risale al 2013, «ma non è stata applicata». Intanto il governo porta avanti una riforma che prevede l’unione delle due Autorità portuali sarde in un’unica Autorità di sistema. «Prima – commenta Pons – avevamo due Authority che dialogavano con lo Stato a nome dei rispettivi territori. Adesso speriamo che questa voce unica sia attenta alle esigenze di tutti. Poco importa se sarà o meno a Cagliari. L’importante è che il cluster sardo si faccia sentire unito e acquisisca maggiore rilevanza sul piano nazionale». L'AVVISATORE MARITTIMO VI Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA ZENO D’AGOSTINO (AUTORITÀ PORTUALE DI TRIESTE) «La cura del ferro sta dando i primi risultati» «Il trasporto su rotaia genera valore e occupazione. E la competitività aumenta» C onfermato da pochi giorni come commissario alla guida dell’Autorità portuale di Trieste, Zeno D’Agostino guarda con fiducia al futuro del porto giuliano. «La novità più importante - afferma - è che gli sforzi per investire sul traffico ferroviario stanno dando ottimi risultati. I numeri dei primi due mesi di quest’anno segnalano una crescita importante, dopo che avevamo avuto un risultato soddisfacente nel 2015. Il trasporto ferroviario genera valore e occupazione in sé, ma è anche un elemento di competitività per tutto lo scalo». Quali interventi avete effettuato? «Le più importanti sono l’eliminazione della doppia manovra, l’assegnazione di tutte le manovre a Adriafer, l’investimento sui locomotori, il layout dei binari interni». Quali risultati state ottenendo? «Abbiamo registrato una crescita. In questo momento movimentiamo 110 treni alla settimana soltanto per il trasporto intermodale (cioè di container, ndr), che rappresenta un aumento del 30% rispetto allo scorso anno. Ma sono in crescita anche i carri per il trasporto petrolifero e quelli della Siderurgica Triestina. Nel 2015 abbiamo movimentato circa 6 mila treni intermodali. Nel 2016 diventeremo forse il primo porto italiano per quota di trasporto ferroviario, in concorrenza con La Spezia. An- diamo a giocarci le prime posizioni, sarà una bella competizione». In quali settori cresce il porto? «In ogni settore, dai ro-ro turchi a container, petrolio, siderurgico. Dialoghiamo con terminal e armatori per potenziare l’attività ferroviaria». Quanto ha investito l’Autorità portuale? «Nel 2015 si sono spesi 3 milioni di euro per la manutenzione straordinaria e i nuovi locomotori. C’è una sensibilità a questo tema importante da parte di tutti. Nella competizione fra scali dell’Alto Adriatico la ferrovia fa la differenza». Qual è il vostro bacino di utenza? «Per noi è normale che i treni intermodali vadano verso il Lussemburgo o la Repubblica Ceca, ma anche Germania, Austria o Ungheria. Questo ci contraddistingue rispetto agli altri scali italiani». Che parte ha Ferrovie Italiane nel vostro progetto? «La controllata Rfi ha investito 50 milioni di euro per la stazione di Campo Marzio, dove passano le merci del porto di Trieste. Noto che c’è una nuova progettualità. Si procede all’automazione di tutti i binari del porto. Poi all’adeguamento dei binari a 750 metri di lunghezza e al collegamento del terminal container alla rete ferroviaria». Come procede l’integrazione Il porto di Trieste con il retroporto e gli interporti? «Operiamo su due piani per l’integrazione con interporti e retroporti. Uno è quello ferroviario. Ragioniamo come se operassimo su più piattaforme. Da novembre abbiamo attivato un servizio per gli operatori turchi fra il porto di Trieste e il terminal di Fernetti. Fernetti diventa il retroporto destinato ad accogliere la domanda crescentissima dei turchi. Ci tengo a sottolineare che le compagnie turche restano a Trieste e fanno investimenti. Non è vero che qualche concorrente stia togliendo questo traffico a Trieste. Il secondo piano ha il suo nodo a Prosecco, frazione di Trieste in cui l’Autorità portuale è proprietaria di un’area raccordata. E’ la seconda area oltre a Fernetti dove in queste settimane è stato trasferito il punto franco triestino». Qual è l’importanza della zona franca? «I turchi hanno scelto Trieste anche per i vantaggi che offre da questo punto di vista. Adesso abbiamo esteso il punto franco a queste due nuove aree, Fernetti e Prosecco, dove trasferiamo i semirimorchi. Sono aree connesse con ferrovia e autostrada. Così i camion turchi non sostano più in porto. Nel 2016 ipotizziamo una crescita del 10-15 per cento del volume con la Turchia, che nel 2015 ha raggiunto i 300 mila rimorchi. Si va al di là dell’utilizzo dei terminal. I turchi vogliono fare qui le loro basi logistiche. Quest’anno aumenteranno sia la frequenza dei servizi sia la dimensione delle navi utilizzate. E da poco oltre al ro-ro si è aggiunta la linea di Arkas per i container». Che ruolo svolge l’interporto di Cervignano per il porto di Trieste? «Pensiamo che i treni che dalle Trieste vanno verso i paesi del Nord, come Austria, Germania o Lussemburgo (verso cui abbiamo un servizio giornaliero) possano fare sosta a Cervignano per raccogliere anche i prodotti dell’industria friulana. Poi c’è un progetto per Opicina con Rfi, dove altre imprese ferroviarie ci hanno chiesto di operare. Con Monfalcone c’è già una forte complementarietà, non sovrapposizione. Con la fusione amministrativa, la politica arriva su un percorso già segnato dalle imprese. Per prima cosa si dovrà studiare l’integrazione ferroviaria fra i due scali». INTERVIEW WITH MICHELE PONS, THE SHIPPING AGENTS’ REGIONAL PRESIDENT “Sardinia, we are starting again with bunkering” “What are our priorities? A barge service and a border inspection post” S ardinia’s shipping sector wants to end its isolation. The President of Sardinia’s Association of Shipping Agents, Michele Pons, claims that just a few small interventions would be a great step forward. What are the priorities? “A barge service and a Border Inspection Post (PIF),” Pons responded. Sardinia’s port system is very diversified. The most important port is Cagliari, the only one that receives containers, but also other types of goods, ferries and cruise ships. It receives about 1,600 calls per year. Olbia is specialized in passenger traffic, which allows it to exceed Cagliari in ship calls. In Sarroch, an oil port linked to the refinery at Sara, there are 800 calls [per year], while activity has significantly slowed at Portovesme, which is dedicated to industry and mineral traffic, and is affected by the lack of work at Eurallumina. Other important ports with various functions are those of Santa Giusta, near Oristano, and Porto Torres. But this intense business activity is at odds with a surprising fact. Throughout the island there is no bunker oil provider operating barges. “The biggest problem for us,” Pons explained, “is bunkering. Shipowners have to send their ships here with their tanks full.” This is very surprising, given the intense maritime traffic seen throughout Sardinia. But let’s first look at the obvious issue. “Unfortunately, we are an island,” the President of the Sardinian shipping agents’ association said. It is a remark that one might take for granted, but which they never forget here, because it brings consequences that can’t be overlooked. “Bunkering with bar- ges,” Pons continued, “didn’t exist 40 years ago.” The only way to refuel is to bring a ship into the dock and use tanker trucks. Of course very limited quantities can be delivered this way for specific uses, and certainly for long voyages. “In other ports, like Savona and Barcelona, LNG (Liquefied Natural Gas) distribution is starting to take hold. We are still behind in terms of fuel. We have piers that could be used, but there is no agreement between the operators.” The second urgent issue for Sardinia and in particular for Cagliari is the authorisation to activate a border inspection post, which is necessary for animal products that arrive from abroad. The request has been activated, and a response is awaited from the Ministry of Health. “Without the border inspection post we cannot import pro- ducts with animal origins. To reach Sardinia they have to pass through the border inspection post (PIF) at another port, like Genoa, La Spezia or Naples. During the last Port Committee meeting, Captain Giglioli said that the authorisation would come shortly. We hope so, because it is a chance for more jobs in the canal port.” According to the Sardinian shipping agents’ estimate, the transfer from another port costs €4,000 to €5,000 more for every container. And we are talking about a volume of freight that customs estimated five years ago at 170,000 tonnes per year. “Bunkering and the border inspection post are the two things that are most important to us. It would make us faster and more competitive.” Sardinia’s relationship with the sea has always been ambivalent: it is a resource, but also a danger. Over the centuries, invasions have come from the sea, pushing the local population into the interior. We can recall this atavistic diffidence toward the sea, or more specifically, the superficiality of the public administrators, if Sardinia’s operators are often complaining that they are being marginalised. “The Region does not pay attention to the economy of the sea. Yet wealth comes from the sea. In Cagliari we have the proposal for a free zone [It. zona franca], a part of the canal port that has not been outfitted for use. We are at a standstill, also partly because the Port Authority lacks a president. No plans are being made for the future, even in terms of dredging.” Another initiative that has run aground is the Regional Resolution that was going to promote assistance for truck transportation companies that used the Motorways of the Sea to the mainland, using the closest island port and thus reducing the road distance covered. They could have received up to €100,000 in three years. The resolution goes back to 2013, “but it was not applied.” Meanwhile, the government is moving forward with a reform that calls for the merger of the two Sardinian Port Authorities into a single port system authority. Pons commented, “First we had two port authorities that dialogued with the State on behalf of their regions. Now we hope that this single entity pays attention to everyone’s needs. It doesn’t make much of a difference if it is in Cagliari or not. What is important is that the Sardinian cluster feel united and that it becomes more relevant on the national level.” L'AVVISATORE MARITTIMO VII Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA SOFFRE L’EXPORT ITALIANO, CHE PERDE 3,7 MILIARDI DI BUSINESS Le sanzioni dimezzano i flussi commerciali russi Da 450 a 217 miliardi di euro. Medvedev: «Soffriamo, ma è l’Europa a dover avviare il disgelo» I l prossimo 31 luglio le sanzioni europee alla Russia compiranno due anni e non ci sarà niente da festeggiare né per il Vecchio Continente né per Mosca. I danni commerciali provocati da questa decisione sono tutti riassunti in due soli dati: gli scambi sono passati da 450 a 217 miliardi di euro, esattamente la metà. A ricordare di recente questa cifra è stato il primo ministro russo Dmitri Medvedev, che ha chiaramente detto di esser disposto a trovare un compromesso per porre fine delle sanzioni: «L’Unione Europea è il nostro principale partner commerciale, un insieme di Paesi che si trova nel nostro stesso continente. Quindi siamo legati dalla nostra comune identità europea, storia e valori. Queste perduranti tensioni non stanno portando alcun beneficio. Ma se ci è stato detto che non ci volevano più intorno, il primo passo per la riconciliazione dovrebbe essere compiuto da chi ha dato il via a questo isolamento. Per quanto ci riguarda, siamo pronti a discutere su ogni questione». Anche sul fronte europeo i danni economici accusati nell’ultimo anno e mezzo sono stati pesantissimi e non stupisce quindi che in alcuni Paesi, a partire dall’Italia, ci sia il tentativo di rivedere i rapporti con Mosca, anche alla luce del mutato scenario geopolitco in Siria. «Le sanzioni occidentali, unite al crollo dei prezzi delle materie prime, hanno lasciato segni profondi nell’economia russa» scrivono gli analisti di Raiffeisen Capital Management, che ricordano come il prodotto interno lordo russo abbia subito una contrazione del 3,7% nel 2015. «Nonostante il massiccio calo dei prezzi delle materie prime, Il presidente russo Vladimir Putin con l’omonimo armeno Serzh Sargsyan il surplus delle partite correnti è stato superiore al 2014 (66 miliardi di dollari rispetto ai 59 miliardi), cosa che è da imputare in primo luogo al forte calo delle importazioni - annotano gli analisti della società austriaca -. Nell’attuale contesto economico e geopolitico globale dovrebbe diventare molto difficile rispettare l’obiettivo di disavanzo previsto nel bilancio del 3% del Pil. Alla luce delle riduzioni delle prestazioni in ambito sociale per gran parte della popolazione, in caso di dubbio, il governo potrebbe però anche accettare deficit più elevati semplicemente sulla base di considerazioni di politica interna. L’andamento dei deflussi di capitale è stato molto positivo; rispetto all’anno precedente sono diminuiti significativamente». L’embargo dunque, pur avendo catastrofici effetti sull’economia in generale, ha avuto un impatto positivo sulle finanze del Paese che è stato costretto a ridurre l’interscambio con l’estero, che è notoriamente regolato in valuta pregiata. Non bisogna infatti dimenticare che alle sanzioni europee Mosca ha risposto con analoghe misure nei confronti dei prodotti in arrivo dall’Europa. A farne le spese è stata soprattutto l’Italia che ha nella Russia uno dei partner commerciali storicamente più importanti. Secondo uno studio di Coldiretti realizzato su dati Istat sul commercio estero, le esportazioni del Made in Italy in Russia hanno toccato il minimo da 10 anni, per effetto dell’ulteriore crollo del 24% rilevato a gennaio 2016 rispetto all’anno precedente. Complessivamente, sottolinea Coldiretti, le esportazioni italiane in Russia nel 2015 hanno raggiunto appena i 7,1 miliardi, con un taglio di 3,7 miliardi rispetto al 2013, l’anno precedente all’introduzione delle sanzioni. Il primo e più incisivo effetto, dice l’associazione, è stato determinato «dall’embargo totale in Russia per una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, provenienti da Unione europea, Stati Uniti, Canada, Norvegia e Australia, con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 e rinnovato per un ulteriore anno con nuova scadenza il 5 agosto 2016. Una misura che - sottolinea Coldiretti - è costata direttamente all’Italia 240 milioni di euro nel 2015 per il solo settore agroalimentare». Secondo lo studio, i prodotti più colpiti sono stati frutta, carni e frattaglie, formaggi e latticini, con conseguenze indirette anche ai settori ad essi collegati. Al di fuori del settore agroalimentare si registrano poi le importanti perdite del settore tessile (-30,8% rispetto al 2014), dell’arredamento (-27%) e dei mezzi di trasporto (-38,2%). PORTI NA VI PERSONE ASSOCIAZIONE AGENTI RACCOMANDATARI MEDIATORI MARITTIMI AGENTI AEREI • GENOVA SHIPBROKERS: Sale & Purchase Dry Cargo Tankers Yacht Brokers SHIPAGENTS: Liner Agents Tramp Agents General Agents Inland Agents Manning Agents Yacht Agents tel 010 . 591595 fax 010 . 590883 [email protected] www.assagenti.it L'AVVISATORE MARITTIMO VIII Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA PARLA IL PRESIDENTE NAZIONALE DI FEDERAGENTI, MICHELE PAPPALARDO «Il prezzo del petrolio ci sta penalizzando» «Il caso Algeria è emblematico: il barile a 30 dollari non giova a nessuno» L ’Italia cerca la propria strada per lo sviluppo della portualità, provando a quadrare il cerchio degli interessi contrapposti, mentre le grandi compagnie marittime impongono la loro logica sui mercati internazionali, curiose di quanto accadrà nel Bel Paese, ma pronte a investire altrove, dalla Grecia alla Spagna. Da sempre mediatori fra navi e porti, fra visioni planetarie e interessi locali, gli agenti marittimi cercano di adeguarsi in un mondo che cambia, come spiega il presidente nazionale di Federagenti, Michele Pappalardo. Cominciamo dalla situazione dei traffici. Che impressione avete? «Il 2015 aveva dato qualche segnale di speranza. C’era stato un certo ottimismo. Il 2016 ci sta facendo un po’ disperare. E’ partito con tutti gli indici in ribasso. Ci sono forti tensioni finanziarie che incidono sui trasporti. I noli di riferimento dei contenitori hanno avuto una brusca inversione. Il petrolio a questi minimi non aiuta nessuno». Il petrolio ai minimi è una preoccupazione o un risparmio? «E’ una preoccupazione reale. Un petrolio non a 100 dollari al barile può far piacere, però un petrolio a 30 dollari al barile preoccupa. Le do un esempio su tutti. Nel bacino del Mediterraneo siamo molto sensibili ai traffici con il Nord Africa. C’è un paese soprattutto, l’Algeria, che è un grosso importatore. Ha un trend di import dall’Italia abbastanza sostenuto. Il dinaro algerino è legato alla quotazione del petrolio, quindi è stato di fatto svalutato. Ciò ha portato a una stretta governativa sulle importazioni, al ritiro di tutte le licen- il prezzo del petrolio è sceso ai minimi storici. Non per tutti è una buona notizia ze. Si è bloccato tutto e solo con grossa difficoltà sta ripartendo. Fra breve dovremmo avere le nuove licenze di esportazione verso l’Algeria, però tutto ciò ha avuto un effetto negativo, di fatto c’è stato uno stallo e si dovrà vedere ora come e quando si riparte. Ma è solo uno dei tanti casi. Il petrolio a questi minimi è dovuto a un aumento dell’offerta, ma è pur vero che c’è stata una forte diminuzione della domanda. Significa consumi minimi. Sicuramente quindi significa minori costi di carburante per i trasporti marittimi, ma vanificato da una flessione di domanda che sta facendo scendere i noli». Di che cosa ha bisogno il mercato? «Le punte forti in un senso o nell’altro non fanno bene al mercato. Il mercato ha bisogno di equilibri. Anche a livello politico, i venti di guerra vicino a noi, in Libia, altro paese verso il quale ci si potrebbe rivolgere e col quale lavorare. Tunisia idem. Adesso anche l’Egitto. Tutti quei paesi che fino a due anni fa potevano attirare traffico perché fra le altre cose avevano Pil abbastanza interessanti, stavano investendo nella ricostruzione, oggi sono in crisi». Qual è l’alternativa al Nord Africa, in attesa che quest’area si riprenda? «L’Europa langue e i traffici intraeuropei sono deludenti. I giganti del Far East si sono seduti, sono in difficoltà se non in recessione. Il quadro è estremamente preoccupante. A questo si aggiunge la carenza del nostro sistema portuale e del nostro sistema logistico. E’ vero che ci stiamo avviando sulla giusta strada. Il Piano nazionale della logistica ha preso una direzio- ne che a me piace. C’è stato questo decreto che pare possa rimettere in moto la macchina. Ma il cammino è lungo». Il Piano della logistica, se dovesse essere attuato, ha aspetti positivi? «Sicuramente. Le criticità sono legate agli uomini che verranno chiamati a gestire questo piano, che è molto tecnico. Ci vuole anche la guida politica, ma le due cose si devono combinare in maniera non facile. Questa è la mia preoccupazione. Ma l’indicazione è positiva. Adesso si tratta di programmare investimenti, di adeguare i porti alle nuove realtà dello shipping internazionale. Dobbiamo recuperare il gap ferroviario che è enorme. Pare che, in questo senso, il governo l’abbia capito e qualcosa si stia muovendo, ma siamo molto indietro. Situazione critica dell’economia internazionale sposata alle nostre carenze infrastrutturali, il quadro non è bello. Ci vuole ottimismo». Che giudizio danno dell’Italia gli armatori internazionali? «Loro ragionano sempre nell’ottica delle mega-navi e noi siamo indietro. Occorrono scelte. Dobbiamo capire dove vogliamo andare, avere il coraggio di decidere su quali porti puntare per determinati traffici e coordinarci. Sono preoccupato che l’italico vizio dei campanili possa continuare a essere un freno piuttosto che uno stimolo. Oggi per attrarre investitori stranieri bisogna essere grandi. I cinesi al Pireo sono andati a trattare con lo Stato, lì le scelte sono state fatte, sia pure dettate da una situazione particolare come quella greca. Ma gli investimenti sono arrivati». INTERVIEW WITH TRIESTE PORT AUTHORITY’S SPECIAL COMMISSIONER D’Agostino: “We are ready to compete with La Spezia” “In 2016 we aim to become the number one port in Italy for railroad usage” A ppointed to head its Port Authority just a few days ago, Zeno D’Agostino is confident about the future prospects of the Port of Trieste. “The most important development is the fact that investments made in rail upgrading are showing good results. Figures for the first two months of this year point to significant growth, this follows satisfactory results obtained in 2015. Beyond generating value and employment in itself, rail transport also adds an element of competitiveness to the whole port.” What improvements have been made? “The most important are doing away with the double manoeuvre, the consolidation of all manoeuvres under ADRIAFER, investments in locomotives and the layout of the inner rails.” What results are you getting? “We have recorded increases. Right now we handle 110 trains a week just for intermodal transport (i.e. containers, editor’s note), which represents a 30% increase over last year. But oil transport wagons and those of Siderurgica Triestina have also increased. In 2015 we moved some 6,000 intermodal trains. In 2016, we could become the first Italian port in terms of rail share, in competition with La Spezia. It’s a toss up for the top place, it’ll be a tight race.” What are the port’s growth areas? “Every area ranging from Turkish ro-ro to containers, oil, iron and steel. We’re in constant contact The port of Trieste with terminals and ship owners to enhance rail operations.” How much has the Port Authority invested? “In 2015 we spent €3 million for non-routine maintenance and new locomotives. There is keen awareness of the importance of the issue shown by all players. In the competition between the ports of the Up- per Adriatic, railways make all the difference.” What is your customer base? “Our intermodal trains usually head to Luxembourg or the Czech Republic, but also Germany, Austria or Hungary. This sets us apart from other Italian ports.” What part has Italy’s FS played in your project? “The subsidiary RFI has invested €50 million in Campo Marzio station, where freight from the port of Trieste passes through. I’d like to point out, too, that there’s a new design concept: they’ve been proceeding towards automation of all the tracks at the port. Also, there is the adaptation of the rail tracks to 750 metres in length, and connecting the container terminal to the rail network.” How is the integration with dry ports and inland terminal coming along? “We operate on two levels; one is the railway. We tackle every operation on several fronts. In November we started a service for Turkish customers between the port of Trieste and the Fernetti terminal. Fernetti is increasingly becoming the preferred dry port to accommodate booming Turkish demand. I want to emphasize that Turkish companies tend to remain in Trieste and to make investments. It’s untrue that some competitors are siphoning off traffic from Trieste. The second level we operate with is located at Prosecco, a suburb of Trieste in which the Port Authority owns an area which is linked. This also represents, other than Fernetti, a second area where in recent weeks Trieste’s free zone has been moved to.” What is the importance of the free zone? “Turkish customers have chosen Trieste also based on the advantages it offers from this point of view. Now we are able to offer free zone privileges to these two new areas, Fernetti and Prosecco, where we transfer trailers. Both are areas well connected with the railway and highway. So, now, Turkish trucks do not remain idle in the port. In 2016 we’re forecasting a 10-15 percent growth of business volume with Turkey, which in 2015 totalled 300,000 trailers. We’re going beyond just utilizing the terminals. The Turks want to establish their logistics bases here. This year they’ll increase both the frequency of their connections and the size of the vessels used. And in addition to ro-ro the Arkas Line for containers has joined in too.” What role does the Cervignano inland port play for the port of Trieste? “The way we see it, trains from Trieste bound for northern countries, such as Austria, Germany and Luxembourg (to which we have a daily service) could also make a stop in Cervignano to pick up industrial products from the Friuli region. Then, there is a project for Opicina with RFI, where other railway companies have asked us to operate. With Monfalcone we have already enjoyed strong complementarity, not an overlapping. With the administrative merger, policies are being designed along a path previously mapped out by businesses. Top of the list, the integration of the two rail points is a matter to be studied closely.” L'AVVISATORE MARITTIMO IX Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA ITALIAN EXPORTS SUFFER, 3.7 BILLION BUSINESS LOST The sanctions halved Russian trade flows From €450 to €217 billion. Medvedev: “We suffer, but Europe must initiate the thaw” T he 31 July is the second anniversary of the European sanctions on Russia and there will be nothing to celebrate, either for the Europe or for Moscow. The commercial damage caused by this decision is summed up in just two numbers: trade value has gone from €450 to €217 billion, exactly half. The Russian Prime Minister Dmitri Medvedev recently recalled this figure and made it clear that he was willing to find a compromise to end the sanctions: “The European Union is our largest trading partner, a group of countries located in our own continent. We are bound by our common European identity, our history and values. These ongoing tensions are not bringing any benefit. But since we were told that we were no longer wanted around, the first step to reconciliation should be done by those who started this isolation. For our part, we are ready to discuss all issues.” Also on the European front, the economic damage over the past year and a half has been significant. No wonder then that in some countries, starting with Italy, there is an attempt to review relations with Moscow, even in light of the changed geopolitical scenario in Syria. “The Western sanctions, combined with the collapse of commodity prices, have left deep marks in the Russian economy,” say the analysts of Raiffeisen Capital Management. They also remind us that Il porto di San Pietroburgo the Russian gross domestic product contracted by 3.7% in 2015. “Despite the massive decline in commodity prices, the current account surplus was higher than in 2014 ($66 billion compared to $59 billion), which was due primarily to the sharp decline in imports,” highlight the analysts of the Austrian company. “In the current global economic and geopolitical environment, it would become very difficult to meet the deficit target forecast in the budget of 3% of GDP. In light of the reduction of social support measures to much of the population, in case of doubt, the government could, however, ac- cept higher deficits simply on the basis of domestic political considerations. The trend of capital outflows has been very positive; over the previous year, they decreased significantly.” The embargo, therefore, while having catastrophic effects on the economy in general, has had a posi- tive impact on the finances of the country that has been forced to reduce foreign trade, which is based on hard currency. We must not forget that Moscow rebuffed the European sanctions with similar measures against products coming from Europe. Italy has suffered the most, since Russia historically has been TA N K CO N TA I N E R S E RV I C E one of its most important trade partners. According to a study carried out by Coldiretti based on Istat data on foreign trade, exports of Italian products to Russia have reached the lowest level in 10 years, after a further fall of 24% recorded in January 2016 compared to the previous year. Altogether, Coldiretti underlines, Italian exports to Russia in 2015 barely reached 7.1 billion, a drop of 3.7 billion compared to 2013, the year before the introduction of sanctions. The first and most dramatic effect, says the association, was caused by the “total embargo in Russia of an important list of agricultural and food products with a ban on the entry of fruits and vegetables, cheese, meat and sausages and fish, coming from the European Union, the United States, Canada, Norway and Australia, with the decree n. 778 dated 7 August 2014 and renewed for an additional year, the new expiration date is 5 August 2016. A measure,” stresses Coldiretti, “that has cost Italy €240 million in 2015 in the agri-food sector alone.” According to the study, the most affected products were fruit, meat and offal, cheese and dairy products, with indirect consequences to those sectors linked to them. Outside the agri-food sector, there were major losses in the textile sector (-30.8% compared to 2014), furniture (-27%) and transportation equipment (-38.2%). SERVIZI OLTRE MARE IN CONTENITORI CISTERNA SU TUTTI I MAGGIORI PORTI Per informazioni su servizi, noli e quotazioni: Tel. +39 010256586 - E mail: [email protected] - www.safim.net L'AVVISATORE MARITTIMO X Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA CESARIO MONDELLI, PRESIDENTE ANCANAP «Lng, potenzialità e criticità del mercato italiano» I cantieri navali sondano gli investimenti su stoccaggio ed approvvigionamento di gas nei porti M ichele Marsiglia, presidente FederPetroli ,ha annunciato l’avvio del Piano di investimenti stoccaggio ed approvvigionamento di Lng: «Non c’è più tempo da perdere», dice. Il direttore generale del Mise conferma entro il prossimo maggio la predisposizione del decreto di recepimento della Direttiva europea sui carburanti alternativi. Il tema Lng come combustibile per la propulsione navale è estremamente attuale. Ne parliamo con Cesario Mondelli, presidente Ancanap. Qual è la posizione dei cantieri navali italiani e di Ancanap in particolare? «La consapevolezza di essere tutti chiamati a diventare attori principali della rivoluzione epocale orientata alla salvaguardia del nostro pianeta per le prossime generazioni è molto sentita. L’Europa e il nostro governo hanno legiferato in tal senso. E’ vivo quindi l’interesse verso utilizzi di combustibili a basso tenore di carbonio, che orientano le scelte in questa fase di transizione energetica. Il combustibile Gnl rientra come combustibile fossile in questa logica, imponendosi come sostenibile alternativa per il trasporto terrestre e per quello navale. Il suo utilizzo è in grado infatti di assicurare l’abbattimento di CO2 del 25%, di NOx del 80%, di SOx del 99% e dei particolati del 99%. Sono queste le valutazioni che hanno spinto, da anni, i cantieri associati allo sviluppo innovativo del Gnl come combustibile navale in stretta collaborazione con le Università, il Rina, l’Autorità di Bandiera e tutto l’indotto di questa filiera tecnologica». A che punto sono queste ricer- che? «Le ricerche sono ad uno stato molto avanzato, siamo pronti per la realizzazione dei prototipi. L’adozione da parte dell’Imo nel giugno 2015 dell’I.G.F. Code, che regola in maniera organica la materia dell’utilizzo del gas naturale liquefatto come combustibile per la propulsione navale, ha dato un contributo decisivo per l’utilizzo di Lng nel campo navale. Prima dell’introduzione dell’I.G.F. Code, le navi a propulsione Lng sono state costruite utilizzando regolamenti in deroga, con tutte le incertezze del caso e problematiche conseguenti». Si può dire che con la nuova disciplina le problematiche tecniche siano state risolte? «In linea di principio si può dare una risposta affermativa. Ora cantieri e armatori sanno cosa si deve fare, il quadro tecnico generale è chiaro e puntuale. Rimangono però molti problemi tecnici di carattere pratico e operativo, specifici della primogenitura dei prototipi che debbono essere risolti. In questo senso, è indispensabile una stretta collaborazione fra cantieri, Enti di Classifica e Autorità di Bandiera che già è in corso ed è in questa fase molto sentita e orientata alla soluzione. Si avverte insomma che tutto il Sistema Italia spinge per il Gnl. A tal proposito l’Ancanap ha organizzato con l’ausilio del suo associato Wartsila, un work shop sul Gnl che ha lo scopo fondamentale di diffondere la cultura del Gnl come combustibile per la propulsione navale, agendo sulle leve della ricerca, della innovazione e dei prototipi». Quali sono i problemi per la diffusione dell’utilizzo di Lng nel campo navale? «E’ un mercato che si deve sviluppare. Siamo in presenza di una iniziativa dove l’offerta può generare la domanda. Gli armatori sono ovviamente molto interessati. Il quadro normativo del prossimo futuro, in termini di emissioni, indirizza le scelte armatoriali in questa direzione. Oggi la decisione di investire in una nave Gnl è difficile da prendere, sebbene siano state superati problemi di natura normativa e tecnica, esistono ancora molte fattori inibitori: basso costo del bunker, che di fatto, ha rallentato lo sviluppo di combustibili alternativi; la limitata disponibilità del Gnl per la carenza di infrastrutture dedicate; il maggior costo di costruzione della nave a Gnl o Dual Fuel ( Gnl e Mdo)». Il governo italiano come si pone di fronte al problema? «Abbiamo molto apprezzato l’operato del governo e in particolare quello del ministro Delrio e della sua struttura, che dimostrano grande sensibilità ed attenzione a problema che si colloca in un quadro organico di sviluppo. Due aspetti concreti. Il primo:attendiamo con estremo interesse la presentazione del Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo delle Infrastrutture a Sostegno dello Sviluppo del Gnl , affinchè possa da un lato coordinare in un quadro organico lo sviluppo sinergico, oggi espressione di varie realtà, e dall’altra avviare il processo di investimento per le opere infrastrutturali strategiche per il ns. Paese, sviluppando la viabilità stradale e le autostrade del mare, insomma contribuendo allo sviluppo economico. Il secondo aspetto: la Legge di Stabilità del 2014 ha stanziato fondi per la ricerca, sviluppo e costruzione di prototipi. Nel 2015, con il DM 10/06/2015 ha emanato anche la normativa, approvata dagli Organi Comunitari, per rendere erogabili i fondi stanziati. Auspichiamo che a breve, già ad inizio primavera, vengano emessi i primi decreti di concessione dei contributi, per concretizzare e sviluppare gli studi e, soprattutto, realizzare i prototipi». Tutto bene allora? «Quasi tutto bene, perché i fondi stanziati dal D.M. 10/06/2015 non sono sufficienti a dare corso a tutti i progetti ed iniziative presentati. Auspichiamo pertanto un intervento del Governo per la messa a disposizione dei fondi necessari, del resto abbastanza modesti, per realizzare anche le iniziative ad oggi senza copertura finanziaria. Chiediamo insomma che l’innovazione sia sostenuta in maniera decisa. Il settore marittimo ha prodotto 33 miliardi di euro dando lavoro a 500.000 unità. Il Mare merita più attenzione, merita un ministero dedicato. Chiediamo insomma che il mare sia riconosciuto dal ns. Paese come fonte di ricchezza, come elemento strategico che pertanto necessita anche del sostegno per l’innovazione». Quali saranno i risultati conseguenti all’applicazione del DM 10/06/2015? «Avremo una risposta immediata. In realtà il sostegno alla Cantieristica per i prototipi innovativi sarà lo strumento indispensabile per abbattere il costo maggiore che l’applicazione di una tecnologia innovativa naturalmente genera. Di fatto il D.M. è considerato come uno strumento validissimo per ridurre l’entità d’investimento. Aspetto questo, sempre d’interesse, ma og- gi visto, per le condizioni del mercato dello shipping, come vera panacea, leva indispensabile per vincere gli attriti iniziali e naturali dell’avvio di un nuovo settore industriale. Questa è la logica ad esempio a supporto delle iniziative a sostegno della propulsione Gnl . L’armatore sarà messo in condizioni di realizzare la nave a Gnl in compliance con le prossime norme a favore dell’ambiente, sarà in grado quindi di offrire al mercato un prodotto competitivo e innovativo». Quindi l’adozione di Lng potrebbe dare un contributo anche alla cantieristica? «Speriamo e riteniamo, per tanti motivi, che questo avvenga, in particolare se la normativa prevista per la ricerca, sviluppo e costruzione di prototipi dal DM 10/06/2016 troverà una rapida e concreta applicazione. Il tempo, in questi casi, è essenziale. Chi parte per primo ha notevoli vantaggi sul mercato. Gli armatori non possono aspettare e seguono i progetti migliori e più tempestivi. Dopo l’intervento del Governo che ha lodevolmente predisposto la normativa in maniera tempestiva, auspichiamo anche la sua applicazione rapida da parte dell’Amministrazione, per mettere in condizione l’industria nazionale, cantieri ed armatori, di essere competitivi nel mercato globale che caratterizza il nostro settore». Quanto incide la disponibilità di infrastrutture per l’approvvigionamento di Lng alle navi? «Indubbiamente le infrastrutture sono strategiche. Come dicevo siamo di fronte al caso dove l’offerta genera la domanda, dove l’infrastruttura può generare una domanda. C’è una generale attenzione al problema e un fervore di iniziative. Il Presidente di FederPetroli, nella sua recente intervista, ha detto che da anni seguono il problema attrezzandosi per il prevedibile arrivo di Lng per il trasporto marittimo. Il Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo del Gnl individua tutti gli scenari potenziali. Sono ormai di attualità tutte le iniziative volte ad incrementare l’offerta di Gnl : Rigassificatori, Depositi Costieri, Gnl Bunkering Vessel, distributori stradali». Quindi l’utilizzo di Lng può diventare a breve una realtà dello shipping e rappresenta un’opportunità per la cantieristica? «Certamente sì. Il 2016 per la Cantieristica Privata Italiana non sarà semplice perché riflette la condizione di crisi di alcuni settori dello shipping. La crisi sistemica del settore delle dry bulks, soprattutto di piccola portata, alla quale si aggiunge quella del settore offshore, bloccato per il basso costo del barile, si fanno sentire. Per cui crediamo che l’indirizzo da seguire sia quello dell’innovazione tecnologica, orientato allo sviluppo di soluzioni ecosostenibili. L’innovazione tecnologica tesa quindi all’utilizzo di combustibili meno inquinanti o ad impatto zero sono le soluzioni che potranno garantire il lavoro per i ns. Cantieri, assicurando la tranquillità alle nostre famiglie. Queste sono le ragioni che ci spingono a credere che il Gnl , il combustibile fossile più pulito da utilizzare in questa epoca di transizione, possa dare la spinta per una nuova industria. In questo contesto capite bene che la tempestività è fondamentale perché mai come in questo caso è valido il detto “chi prima arriva…”». “BUT EUROPE HAS REALIZED THAT THE RAILROAD IS SLOWER AND LESS EFFICIENT THAN SHIPS” Roberto Martinoli, head of the sector within Confitarma, claims: “Still many obstacles for the Motorways of the Sea” I n 1999, the European Union launched the Motorways of the Sea project. In Italy, the project was promoted by the then President of the Republic, Carlo Azeglio Ciampi: an exception to the normal lack of attention of policy makers towards the world of shipping. In subsequent years, the results of the European policy in favour of rail and sea, combined with the need to shift from road to other modes of transportation for goods, have been controversial. For Italian shipowners, however, the development of short sea shipping, particularly ro-ro and ro-pax, has been a driving force in these times of financial and economic crisis. The companies have continued to invest in this sector, with positive results that have been summarized in a recent study by Confitarma. Roberto Martinoli, President of the GNV company, is responsible for short sea shipping in the confederation of Italian ship owners. “The concept of Motorways of the Sea,” says Martinoli “comes from a European initiative. The European Commission is carrying them out. In Italy, this issue plays an extremely important role, given the geography of our country. But Italy got there late, the true discourse started at the European Union. It started in 1999, when the offices for the promotion of cabotage opened. There are 22 countries [involved]; 21 of which are EU member countries and one is Turkey.” Where are we? “Much has been done and much remains to be done. Recently, after an EU study on road traffic conditions in Europe, the EU has realized that intermodal transfer is necessary. The sea has the ability to absorb the flows of goods, without the bottlenecks of the tracks. The railway is slower and less efficient than the sea.” Do you think there are still obstacles to the effective promotion of the Motorways of the Sea? “Yes, there are bottlenecks that make promotion difficult. The main ones are complex administrative procedures, lack of efficiency in ports, differences in the application of rules among Member States, lack of integration with the rest of the logistics chain. Also, we need to work on the image of the Motorways of the Sea. More marketing and interactive communication are needed between government institutions and the possible users of the services. The implementation process is still complex.” What are the objectives of Eu- rope? “The goal of intermodal shift is to have 30% of goods travelling distances over 500 kilometres abandon the road, then 50% by 2050. The options are rail and sea, but the transfer to sea transport is simpler to carry out. The political will is there, I’m sure there will be a push.” What sort of instruments should be used? “Italy is a model for the eco-bonus incentive. There are two projects for which funding has been secured for the next three years, 40 million per year for the marebonus and 20 million per year for the ferrobonus. Now these measures are under evaluation by the European Commission in collaboration with Ram, the ministry’s body dedicated to the Motorways of the Sea. In parallel, the Commission has already approved a study, sponsored by Italy, France, Spain and Portugal, for a European eco-bonus. In the future, the EU will finance a preliminary study.” In 2015, Confitarma presented a study on cabotage. What were the results? “The study summarizes the history of traffic trends in recent years. Italy is in second place, after the United Kingdom, for cabotage, and the first in the Mediterranean Sea, ahead of Turkey. We are leaders, together with Greece, in passenger traffic and leaders of ro-ro traffic. The weekly supply of cargo hold space, in terms of linear metres, has grown from 650,000 in 2005 to 950,000 in 2014, equivalent to about 70,000 Tir.” The shipping sector is going through a crisis of freight rates and excess of cargo space. In recent years, however, the activities of shipowners engaged in the Motorways of the Sea have grown. Why? “Our industry is not correlated to other shipping sectors. We are living a positive moment. We benefited from the decrease in fuel costs and the increase of efficiencies with good growth prospects. I hope that the country’s economic recovery is not far away, for an even further growth in maritime activity.” What is the state of trade in the Mediterranean Sea? “Generally speaking, it is going quite well, although some countries have slowed down for political reasons, like Egypt or Libya. The latter had a large investment programme after coming out from the isolation of the embargo, because it had no infrastructure, and now it is in trouble again.” L'AVVISATORE MARITTIMO XI Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA IL PUNTO DI VISTA DI RINO CANAVESE (GRUPPO GAVIO) «Gottardo e Vado Ligure i due veri punti di svolta» «L’inaugurazione del terminal Apm porterà nuovi traffici in Liguria» I l gruppo Gavio ha deciso di puntare con sempre maggiore decisione sullo sviluppo del proprio ramo logistico. Per questo si è affidato a un esperto come Rino Canavese, protagonista del rilancio del porto di Savona, prima come segretario generale dell’Autorità portuale a fianco del presidente Alessandro Becce, poi come presidente lui stesso. Una lunga esperienza che gli ha permesso di conoscere a fondo la realtà e le potenzialità del settore logistico non soltanto della Liguria, ma di tutta l’Italia del Nord-Ovest. «Il gruppo Gavio - spiega Canavese - sta facendo un lavoro di riordino di tutti gli asset che ha nel settore logistico. L’obiettivo è puntare sui nodi strategici». Quali? «In particolare: nel Nord Ovest, anche nell’ambito del ruolo positivo assunto dalle tre Regioni sulla logistica, siamo presenti nel porto di Vado al Vio, dove fra due anni si sentirà la presenza dei volumi del terminal container di Apm (gruppo Maersk); a Rivalta Scrivia che, al di là delle valutazioni politiche, è la realtà che può dare risposte all’inoltro di merce dai porti liguri; a Novara, dove è previsto un aumento dell’attività con l’apertura dei valichi di base in Svizzera». Come vi state muovendo? «In questi nodi il gruppo ha diversi partner. A Vado siamo con l’Autorità portuale, ognuno con le proprie quote. A Rivalta la partnership coi Belgi è paritetica. Molto dipenderà da quanto potrà fare Rfi. C’è un progetto relativo alla stazione di Rivalta che migliorerà sia la velocità di manovra sia la possibilità di fare treni lunghi. Rfi prevede che si arrivi a 750 metri su una parte della linea. All’interno del terminal noi possiamo già arrivare a 830 metri. Anche all’interporto Cim di Novara abbiamo una presenza significativa con il pubblico, facciamo sinergia. Al Cim, dove io sono direttore commerciale, operiamo 220-225 treni alla settimana. Ogni giorno ci sono quattro collegamenti con Rotterdam, uno con Anversa, uno con Le Havre. L’apertura dei valichi di base darà maggiori opportunità. Proviamo a far sì che, come sistema paese, queste aperture rendano più facile per i nostri porti aggredire i mercati di Svizzera e Germania, almeno fino a Ulm. La logica con cui ci stiamo muovendo è la valorizzazione di questi aspetti. Il lavoro che stanno facendo le Regioni Liguria, Piemonte e Lombardia è veramente importante». Recentemente è stato inaugurato il cosiddetto “treno della frutta” da Savona. Ha risposto alle aspettative? «Il progetto del “treno della frutta” si consoliderà, grazie alla presenza di Apm a Vado, che non opera soltanto frutta e che farà arrivare i grandi operatori che gravitano su Torino». Oltre a Rfi, avete contatti anche con Trenitalia, che negli ultimi anni aveva abbandonato il settore cargo? «Nel rapporto con Fs Italiane a noi interessa moltissimo la parte di servizio. Abbiamo incontrato Renato Mazzoncini, il nuovo amministratore delegato, e abbiamo rilevato un grande interesse del gruppo nel settore delle merci. Cre- La festa per l’abbattimento di un diaframma nel tunnel del Gottardo do che le potenzialità di Fs nel rilanciare il settore cargo non le abbiano altri operatori. E’ il partner migliore che si possa avere. L’attenzione dei vertici sul comparto merci è una cosa che prima non c’era. Forse, giustamente, si erano poste altre priorità, come l’alta velocità. Adesso è venuto il momento che sia prioritario il settore merci». L’Unione europea dice di puntare molto sul trasporto intermodale. Ma quale aiuto effettivo sta dando agli operatori? «Occorre capire se le risorse del- l’Unione europea per il piano Juncker si andranno a concretizzare sulle grandi dorsali. Noi come gruppo stiamo portando avanti un ragionamento con le Regioni, partendo da due fenomeni. Da un lato il mondo dello shipping punta sulle grandi navi portacontainer per la necessità di ottimizzare i servizi e compensare i noli bassi. Dal 2018 aumenteranno i flussi su Genova e Savona. Credo che Apm a Vado Ligure riprodurrà l’effetto delle navi da crociera Costa a Savona: anche gli altri operatori intensificheranno la loro presenza in questa regione. Al contempo quest’anno ci sarà l’apertura del Gottardo, che è già in fase di sperimentazione. Questo farà arrivare treni di dimensioni maggiori. Allora bisogna pensare a come riuscire ad avere strutture che diano risposta alle iniziative elvetiche da qui al 2018, prima ancora che l’Italia possa realizzare le opere faraoniche di cui si parla da tempo. Abbiamo Novara, il nodo di Milano-Segrate, Melzo e Busto: che cosa dobbiamo fare su questi nodi per non sfigurare? Per quanto ci riguarda, su Novara una prima tranche di investimenti per 7-8 milioni di euro è destinata all’adeguamento ferroviario e all’allungamento dei binari. A Rivalta, Rte mira a adeguare la stazione dopodiché è già operativo. A Orbassano, la Regione Piemonte favorisce l’aumento della quota intermodale con incentivi ferrobonus. Non si tratta di investire centinaia di milioni di euro. Tutti questi interventi si fanno con 30 milioni di euro e permettono al Nord Ovest di essere competitivo e adeguarsi agli standard europei». L'AVVISATORE MARITTIMO XII Venerdì 18 marzo 2016 Le ultime notizie dal Mediterraneo, passano tutte da qui. Giorno dopo giorno, resta a contatto con tutto quello che devi sapere nel tuo business: i fatti, i protagonisti, quello che è successo e quello che succederà nel mondo dello Shipping, del Trasporto Intermodale e della Logistica nell’area mediterranea. Registrati al magazine virtuale e alla newsletter gratuita, per non restare mai indietro. themeditelegraph.com Seguici su Gli altri prodotti del comparto Shipping di Italiana SEP SpaEditrice SpA L'AVVISATORE MARITTIMO XIII Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA INTERVIEW WITH THE PRESIDENT OF FEDERAGENTI “Beware of the mini-oil pitfalls” Pappalardo: “It’s fine for the price of bunker, but there’s a growing negative impact on imports” I taly is trying to forge its own path in terms of port development, by attempting to square the circle of conflicting interests. In the meantime, large shipping companies impose their reasoning on the international markets, wondering about the country’s future, but seem ready to invest elsewhere, in Greece or Spain. Always acting as mediators between ships and ports, between global visions and local interests, maritime agents try to adapt in a changing world, as explained by the National President of Federagenti, Michele Pappalardo. Let’s start with the issue of traffic. What is your impression of the matter? “2015 had given some signs of hope. There had been a certain amount of optimism. 2016 on the other hand is giving us reasons to despair. It started with all indicators in decline and the trend continues. There are strong financial tensions affecting transport. The average container freight rates demonstrated a sharp setback. These low oil prices are helping no one.” So the oil prices at their minimum are cause for concern or are they a money saving opportunity? “They are a real concern. A price that is lower than $100 a barrel may be good news, but when it reaches $30 a barrel it’s worrisome. I’ll give you an example. In the Mediterranean we pay a great deal of attention to our trade with North Africa. There is one particular country, Algeria, which is a major importer. It has a tendency to import a great amount of products manufactured in Italy. The Algerian dinar is linked to oil prices, so it was actually devalued. This led to strict government control over imports and to the withdrawal of all licenses. Everything came to a halt and recovery seems quite difficult. In the near future we should have new export licenses for Algeria, however, the damage is done. In fact there was a stall and we’ll just have to wait and see how and when things are going to pick up. But it is only one of many cases. These minimum prices for oil are due to an increase in supply, but it is true that there has been a sharp decline in demand. It means lower fuel consumption. So, of course, it also translates into lower fuel costs for shipping, but they are cancelled out by a decline in demand which in turn is driving freight rates downwards.” What does the market need? “Big spikes in one area or another are not good for the market. The market needs balance. Also at the political level, the winds of war are coming closer, in Libya, another country we could turn to and with which we could do business. The same applies for Tunisia. Now even Egypt. Only a couple of years ago, all those countries could attract traffic because among other things they had high enough GDPs and were investing in their reconstruction, but now they are in crisis.” What is the alternative to North Africa, while we wait for this area to recover? “Europe is deteriorating and intraEuropean trade is disappointing. The giants of the Far East are inactive, they seem to be experiencing some difficulty if not recession. The picture is extremely worrying. To all the above we should also add the lack of a port and logistics system. It’s true that we are heading in the right direction. The national logistics plan has taken a direction that I like. There was this decree that apparently can jump-start the motor. But the road is long.” So you see positive aspects within the logistics plan, if it were to be implemented? “Definitely. The crucial point is who will be the people that manage this plan, which is very technical. Political initiative is also important, but those two factors need to work together and this is not an easy task. This is my concern. But first indications are positive. Now we need to plan investments, to help ports adjust to the new realities of international shipping. We must cover the rail gap, which is huge. It seems that, in this sense, the government has understood it and something is happening, but we are far behind. The critical state of the international economy combined with our infrastructural deficiencies make up a rather bleak picture. We need to be optimistic.” How do international ship owners see Italy? “Their main concern is mega-ships and in that respect we’re still behind. We need choices. We have to figure out where we want to go, have the courage to decide which ports to aim for certain trades and coordinate. I am concerned that the Italian vice of parochialism could continue to be an obstacle rather than a stimulus. Today, to attract foreign investors we need to think big. The Chinese in Piraeus went to deal directly with the state, there the choices have been made, albeit dictated by a particular situation like that of Greece. But investments have arrived.” Una piattaforma petrolifera GIANFRANCO GAZZOLO, ASSAGENTI GENOA’S VICE PRESIDENT “Despite the crisis in the sector, Assagenti has grown. With the inauguration of the new headquarters, we will have more space for training” A ssagenti, the Genoese association of agents and maritime brokers, starts 2016 with ambitious plans to grow its business and its own role, starting with a training plan. A key step of this project is the opening of the new headquarters, larger and more comprehensive than the historical location. As Gianfranco Gazzolo, Vice President of Assagenti and agent of China Shipping in Italy, explains: “It is an appropriate choice. We moved into a new location owned by the association, more representative, with offices able to accommodate the important role of the association. It is a project that responds not only to the needs of the training we do, like for example the organization of the Papagno course, but also for activities in line with other categories. Until now, we have used third party locations. In the future, we will be able to associate more events like these to the Assagenti philosophy, to introduce young people to our profession.” Does the opening of the new headquarters also reflect a confidence in the future of the industry and growth of maritime traffic? “Assagenti reflects the growth of its own members. The times are not positive for the sector, the crisis has left its mark, but Assagenti has grown in recent years. We have promoted initiatives to increase our visibility, to provide training and more services to our members. An example of what has been achieved in recent months is the digital relea- se of documents. It is a new process that I have personally experienced with my agency, which was one of companies participating in the pilot programme. It is a procedure, developed together with Spediporto. Once it is implemented, it will make the work of agents and shippers much faster.” The port of Genoa continues to set new records in volume of container handling, but not for overall traffic. “Yes, we saw some positive indications in 2015, but these are still difficult years. Looking ahead, Genoa may recover a share of the market. There have been important initiatives such as customs corridors and pre-clearing. It is commendable that the VTE invested in new cranes that allow it to operate the largest container ships. It is a sign that this important terminal is equipped to meet the needs of modern shipping. But there are other projects that need to mature and without them, there will be no growth.” What is missing? “One of the issues is the Port Authority. Despite the fact that the Commissioner is doing miracles, the port needs a president at the height of its functions in order to move all the initiatives forward. A project that needs to move forward is the Bettolo quay, which has enormous potential, then the dam and the entrance to the West. The Italian market is not growing, so the port can make progress if it gets better equipped than its competitors. But we cannot afford the long timeframes of the past, decisions must be made quickly.” How is the port of Genoa seen by international operators? “It’s always the central reference for Italy, even though other ports have grown. In the mind of shipping lines operators, it is the focal point for routes directed to Italy and the Western Mediterranean. But if it does not adapt to receive large capacity ships (14,000 TEU ships are a daily occurrence, 16,000 TEU ships are beginning to stop here, 18,000 TEU vessels are the future), the recall of the name will no longer suffice, adequate infrastructure is critical.” In this context, what role can the port reform plan have as announced by the government? “The reform has been talked about for months and years. Finally there is a proposal that we know in detail. The structure is fine, we accept it as it is, for us it is important to move forward without stopping too often for discussions, such as on future merger of Genoa and Savona. Long live the choices. The weak point is the absence of operators in the team that will replace the Port Committee. We cannot think of a Committee without representatives of each category, not for the defense of their own interests, but to contribute to the development of the port. I think it is a limitation. Shipping agents are critical to a port, they are the link between the region and the maritime companies. It seems to me that in this case, by excluding the port categories, they want to change everything without changing anything.” L'AVVISATORE MARITTIMO XIV Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA CESARIO MONDELLI, THE PRESIDENT OF ANCANAP “LNG, great potential and critical concern” Shipyards to invest in the storage and supplying of gas in Italy’s ports M ichele Marsiglia, the President of FederPetroli, announced the start of the Plan for Investments in Storing and Supplying LNG: “We can no longer afford to waste time,” he said. The General Manager of MISE confirmed the preparation of the decree that transposes the European Directive on Alternate Fuels. The issue of LNG as a fuel for naval propulsion is extremely topical. We discuss it below with Cesario Mondelli, the President of Ancanap. What is the position of the Italian shipyards and of Ancanap in particular? “Many people are aware that we are all called on to become principal actors in the momentous revolution that is oriented towards saving our planet for the coming generations. Europe and our government have made laws to that effect. So there is lots of interest in the use of low-carbon-content fuels, which direct the choices in this transitional phase of the energy market. LNG fuel is being considered as an alternative fossil fuel from this point of view, and is becoming a sustainable alternative for terrestrial and naval transportation. In fact, its use can guarantee the lowering of CO2 levels by 25%, NOx emissions by 80%, SOx by 99% and particulates by 99%. These are the considerations that have driven the shipyards associated with the innovative development of LNG as a naval fuel to collaborate closely with the universities, RINA, the Flag Authority and all of the industries associated with this technological supply chain.” How far along is this research? “The research is very far along, we are ready to build prototypes. The IMO’s adoption in June 2015, of the I.G.F. Code, which organically regulates the use of liquefied natural gas as fuel for naval propulsion, made a decisive contribution to the use of LNG in the maritime field. Before the introduction of the I.G.F. Code, LNG-powered ships were built as an exception to the regulations, with all the associated uncertainties and resulting problems.” Could one say that the technical problems have been resolved with the new regulations? “In principle one could answer in the affirmative. Now shipyards and shipowners know what they must do, the technical situation in general is clear and precise. However, many technical problems of a practical and operational character which are specific to the building of prototypes remain to be resolved. For this reason, close collaboration between the shipyards, Classification Organisations and Flag Authorities is essential, and it is already under way and by now is very popular and oriented toward finding the solution. In short, all of the Italian system is pushing for LNG. To that end, Ancanap organized a workshop on LNG with its associated partner, Wartsila. The goal of this workshop is to spread the culture of LNG as a fuel for naval propulsion, acting at the level of research, innovation and prototyping.” What are the problems for the widespread use of LNG in the maritime field? “It is a market that must be developed. This is an initiative where supply could generate demand. The shipowners are of course very interested. The regulatory framework in the near future, in terms of emissions, is encouraging shipowners to choose these options. Today it is difficult to make the decision to invest in an LNG ship, even Cesario Mondelli though the regulatory and technical problems have been solved, there are still many inhibiting factors: the low cost of bunker, which has in fact slowed down the development of alternate fuels; the limited availability of LNG because of the lack of infrastructure; the higher cost of constructing an LNG or Dual Fuel (LNG and MDO [i.e. Marine Diesel Oil]) ship.” How is the Italian government responding to the problem? “We very much appreciated the government’s and in particular Minister Del Rio’s work and initiative, which shows great sensitivity and attention to a problem that is part of a comprehensive framework of development. Two specific aspects. The first: we are awaiting the presentation of the National Strategic Plan for the Development of Infrastructure to Sustain the Development of LNG with great interest. The plan will, on one hand, coordinate the synergetic development in a comprehensive framework, which is now the expression of various companies, and on the other hand, to start the process of investing in strategic infrastruc- ture projects for our country, developing road networks and the Motorways of the Sea, in short contributing to economic development. The second aspect: the Stability Law of 2014 allocated funds for research, development and the construction of prototypes. In 2015, with DM 10/06/2015, the regulation was approved by the European Community organizations, making the allocated funds available. We hope that the first decrees granting the contributions will come out shortly, once Spring has come, specifying and developing these studies and, most importantly, building the prototypes.” So is everything going well? “Almost everything is, because the funds set aside by D.M. 10/06/2015 are not sufficient to go through with all the projects and initiatives that have been proposed. We are therefore hoping for an intervention from the Government to make the necessary funds available, which are relatively modest in any case, and also to carry out the initiatives that remain without financial support. In short, we are asking for innovation to be decisively sustained. The maritime sector produced €33 billion, employing about 500,000 people. The sea deserves more attention, it deserves its own ministry. In short, we are asking our country to recognise the sea as a source of wealth, as a strategic element that therefore also needs support if it is to innovate.” What will be the results of the application of DM 10/06/2015? “We will have an immediate response. Really, supporting the shipbuilding industry in innovative prototypes will be the indispensable tool for lowering the higher cost that the application of innovative technology naturally genera- tes. In fact, the D.M. is considered a very valid tool for reducing the scope of an investment. This aspect, which is always valid, but is now being seen as a true panacea because of the conditions in the shipping market, is an essential tool for defeating minor initial conflicts that are natural at the start of a new industrial sector. For example, this is the logic in favour of the initiatives that support LNG propulsion. The shipowners will be able to build the LNG ships in compliance with the upcoming environmental regulations, and will therefore be able to offer the market a competitive and innovative product.” So could the adoption of LNG make a contribution to shipbuilding? “For many reasons, we hope and we believe that this will happen, in particular if the regulations planned for research, development and construction of prototypes by DM 10/06/2016 are applied quickly and effectively. In this case, time is of the essence. Those who set out on this journey first will have considerable advantages in the marketplace. Shipowners cannot wait and they follow the best and most timely designs. After the Government’s intervention, which laudably planned the regulations in a timely manner, we also hope for their quick application by the Administration, in order to enable the national industry, shipyards and shipowners, to be competitive in the global market that is typical of our sector.” How much does the availability of infrastructure to supply LNG affect ships? “Undoubtedly the infrastructure is strategic. As I said, we are dealing with a case in which supply genera- tes demand, where infrastructure could generate demand. People are paying attention to the problem in general and there is excitement about these initiatives. The president of FederPetroli, in his most recent interview, said that they have been watching the problem and preparing for the predictable arrival of LNG for maritime transport. The National Strategic Plan for the Development of LNG identifies all the possible scenarios. All the initiatives to increase the supply of LNG are already in progress: regasification plants, coastal storage facilities, LNG bunkering vessels, terrestrial distributors.” So the use of LNG could soon become a reality in the shipping sector and represents an opportunity for shipbuilding? “Certainly, yes. 2016 won’t be easy for the Italian Private Shipbuilding sector because it reflects the conditions of crisis in some of the shipping sectors. The systemic crisis in the dry bulk sector, especially small-capacity, plus the offshore sector, which is blocked by the low cost of oil, are certainly felt. This is why we believe that the direction we should be following is technological innovation, oriented towards the development of eco-sustainable solutions. Therefore technological innovation tending toward the use of less polluting fuels and zero impact are the solutions that will guarantee work for our shipyards, ensuring tranquillity amongst our families. These are the reasons that we believe that LNG, the cleanest fossil fuel to be used in this transitional period, can give us a push to create a new industry. In this context you must understand that timeliness is of the utmost importance because in this case more than any other, the saying ‘first come first served’ is true.” THE POINT OF VIEW OF RINO CANAVESE (GAVIO GROUP): “Gotthard and Vado Ligure are the two true turning points. The inauguration of the new APM terminal will lead to new traffic in Liguria” he Gavio Group decided to T bet even more decisively on the development of its logistics branch. For this reason, the group has relied on expert Rino Canavese, who was a leader of the relaunch of the port of Savona, first as the General Secretary of the Port Authority alongside President Alessandro Becce, and then as president, himself. A long experience that allowed him to get to know the reality and the potentials of the logistics sector, not only in Liguria, but throughout Northwest Italy. Canavese explained, “The Gavio Group has undertaken the task of reorganising its assets in the logistics sector. The goal is to build on our strategic nodes.” Which ones? “In particular: in the North West, and in the context of the positive role that the three regions are playing in logistics, we have a presence in the port of Vado al Vio, where in two years there will be significant volumes of traffic at the APM container terminal (Maersk Group); in Rivalta Scrivia, where, beyond political assessments, it is the company that can respond to the forwarding of goods from Ligurian ports; and in Novara, where there is a plan for an increase in business with the opening of the base-level tunnels in Switzerland.” How is your progress? “In these hubs the group has several partners. In Vado we are with the Port Authority, each with their own stake. In Rivalta we have a joint partnership with the Belgians. Many things depend on how much RFI can do. There is a project related to the station in Rivalta that will improve both the speed of manoeuvres and the possibility of making long trains. RFI predicts that it will reach 750m on one part of the line. Inside the terminal we can already reach 830m. We also have a significant presence with the public sector at the CIM di Novara freight village, where we are working in synergy. At CIM, where I am sales director, we operate 220-225 trains per week. Every day there are four links to Rotterdam, one to Antwerp, one to Le Havre. The opening of the base-level tunnels will bring greater opportunities. We try to ensure that as a national system, these openings make it easier for our ports to penetrate the Swiss and German markets, at least as far as Ulm. The logic that we are working from is that of developing these aspects. The work that we are doing in the Regions of Liguria, Piedmont and Lombardy is truly important.” The so-called “fruit train” service was recently opened starting in Savona. Has it met expectations? “The ‘fruit train’ project will grow stronger because of the presence of APM in Vado, which handles not only fruit, and which will bring in the major operators in the gravitational pull of Turin.” Besides RFI, do you also have contact with Trenitalia, which in recent years has abandoned the cargo sector? ”In our relations with the Italian State Railways, we are very interested in the service part of the business. We have met with Renato Mazzoncini, the new C.E.O., and we saw that the group was very interested in the cargo sector. I believe that the State Railways have better possibilities for a relaunch in the cargo sector than other operators. It is the best partner that one could have. The top management is paying attention to the cargo sector in a way that they didn’t before. To be fair, perhaps they had other priorities, like high-speed trains. Now the moment has come when the cargo sector will be a priority.” The European Union says that it has very much set its sights on intermodal transportation. But what effective help is it giving to operators? ”We must know whether the European Union’s resources for the Juncker plan are going to focus on the major backbones. As a group we are moving forward based on an understanding with the Regions, starting from two phenomena. On one hand, the world of shipping is aiming for major container carrier ships because of the need to optimise services and make up for low freight rates. From 2018 the flows to Genoa and Savona will increase. I believe that APM at Vado Ligure will reproduce the effect of the Costa cruise ships in Savona: the other operators will intensify their presence in this region, too. At the same time, this year will see the opening of the Gotthard railway, which is already in its experimental phase. This means that trains of larger dimensions will come here. Now we must think of how to build facilities that can respond to Switzerland’s initiatives between now and 2018, even before Italy can build the pharaonic projects that have been discussed for so long. We have Novara, the Milan-Segrate node, Melzo and Busto: what do we have to do at these nodes so as not to look unprepared? For our part, at Novara a first portion of investments worth €7-8 million is on its way, intended to upgrade the rail facilities and lengthen the platforms. In Rivalta, RTA is looking to upgrade the station once it is operational. At Orbassano, the Region of Piedmont is supporting the increase in intermodal traffic with ferrobonus incentives. It is not a matter of investing hundreds of millions of euros. All these interventions are being done for €30 million and they will allow Italy’s North-West to be competitive and to upgrade so as to meet European standards.” L'AVVISATORE MARITTIMO XV Venerdì 18 marzo 2016 S PECIALE LOGISTICA PARLA GIANFRANCO GAZZOLO (VICEPRESIDENTE ASSAGENTI GENOVA) «Assagenti, più spazio alla formazione» «I tempi per il settore non sono positivi. Ma l’associazione è riuscita a crescere» A ssagenti, l’associazione degli agenti e raccomandatari marittimi genovesi, riparte nel 2016 con ambizioni di crescita della propria attività e della propria funzione, a cominciare dalla formazione. Momento centrale di questo progetto è l’inaugurazione della nuova sede, più ampia e articolata di quella storica. «Si tratta – spiega Gianfranco Gazzolo, vicepresidente di Assagenti e agente in Italia di China Shipping – di una scelta appropriata. Andiamo in una sede di proprietà, più rappresentativa, con uffici consoni al ruolo importante dell’associazione. E’ un progetto che risponde anche alle esigenze dell’attività di formazione che svolgiamo, come per esempio l’organizzazione del corso “Papagno”, ma anche per le attività svolte in sintonia con altre categorie. Finora abbiamo utilizzato sedi terze. In futuro potremo associare di più questi eventi alla filosofia di Assagenti, nel far avvicinare i giovani alla nostra professione». L’apertura della nuova sede testimonia anche una fiducia nel futuro del settore e nella crescita del traffico marittimo? «Assagenti riflette la crescita dei propri associati. I tempi non sono positivi per il settore, la crisi ha lasciato il segno, ma Assagenti in questi anni è cresciuta. Abbiamo promosso iniziative per aumentare la nostra visibilità, per la formazione, per fornire più servizi ai nostri associati. Un esempio di quanto è stato realizzato in questi mesi è lo svincolo digitale dei documenti. E’ una novità che ho sperimentato personalmente con la mia agenzia, che è stata una delle aziende pilota. Si tratta di una procedura, messa a punto assieme a Spediporto, che a regime renderà molto più rapido il lavoro di agenti e spedizionieri». Il porto di Genova continua a segnare record nella movimenta- zione di container, ma non per il traffico complessivo. «Sì, qualche indicazione positiva è arrivata nel 2015, ma sono comunque anni difficili. In prospettiva Genova può recuperare quote di mercato. Ci sono state iniziative importanti come i corridoi doganali e il pre-clearing. E’ lodevole che il Vte abbia investito per nuove gru che permettono di operare le portacontainer più grandi. E’ un segnale che questo terminal impor- tante si è attrezzato per rispondere alle esigenze dello shipping moderno. Ma ci sono altri progetti che devono maturare e senza i quali non ci sarà crescita». Che cosa manca? «Un nodo è l’Autorità portuale. Nonostante il commissario stia facendo miracoli, il porto ha bisogno di un presidente nel pieno delle proprie funzioni e che tutte le iniziative possano andare avanti. Un progetto da accompagnare è quello di calata Bettolo, che ha potenzialità enormi, poi la diga, l’entrata a Ponente. Il mercato del nostro paese non sta crescendo, quindi il porto può fare passi avanti se si attezza meglio rispetto ai concorrenti. Ma non ci può permettere i tempi lunghi di una volta, le decisioni devono essere prese in tempi brevi». Come è considerato il porto di Genova dagi operatori internazionali? «E’ sempre centrale come riferi- mento per l’Italia, per quanto anche gli altri scali siano cresciuti. Nell’immaginario delle compagnie di linea è un punto nevralgico per i servizi che arrivano in Italia e nel Mediterraneo occidentale. Ma se non si adegua per le toccate di navi di grandi capacità (le 14 mila sono pane quotidiano, le 16 mila cominciano a toccare, le 18 mila sono il futuro), non basterà più il richiamo del nome, serviranno infrastrutture adeguate». In questo quadro, che ruolo può svolgere la riforma dei porti annunciata dal governo? «Di riforma si è parlato per mesi e anni. Finalmente c’è una proposta di cui conosciamo i dettagli. L’impianto va bene, lo accettiamo com’è, per noi è importante andare avanti senza fermarsi troppo a discutere, ad esempio sugli accorpamenti, sul futuro di Genova e Savona. Viva le scelte. Il punto debole è l’assenza degli utenti nella composizione dell’organo che sostituirà il Comitato portuale. Non possiamo pensare che a quel tavolo non ci sia un rappresentante di ogni categoria, non per fare i propri interessi, ma per contribuire allo sviluppo del porto. Lo trovo un limite. Gli agenti marittimi sono fondamentali per un porto, rappresentano il “link” fra il territorio e le compagnie marittime. Mi sembra che in questo caso, escludendo le categorie portuali, si voglia cambiare tutto per non cambiare niente». XVI L'AVVISATORE MARITTIMO Venerdì 18 marzo 2016