Corruzione in sanità: su 19 ospedali e Asl soltanto tre in regola
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Corruzione in sanità: su 19 ospedali e Asl soltanto tre in regola
Copia di 423ee23ce0390da8184fce9ab8e6121a la Repubblica (*07&%¹ "13*-& $0/5"55* 503*/0!3&16##-*$"*5 503*/03&16##-*$"*5 -PTQPSU*MQPEJTNP -Bi5VUUBESJUUBwTPHOBJMUSBHVBSEP EFJEJFDJNJMBDPODPSSFOUJBMWJB (MJTQFUUBDPMJ*MDPODFSUP 4FSWJMMPÒMBWPDFJOMBUJOPEJ$PDUFBV OFMM0FEJQVT3FYEFMM0SDIFTUSB3BJ '"#3*;*0563$0"1"(*/"99* 464"//"'3"/$)*"1"(*/"97** $PSSV[JPOFJOTBOJUË TVPTQFEBMJF"TM TPMUBOUPUSFJOSFHPMB -*/$)*&45" *-$308%'6/%*/(1&36/045"5*45" $POUJPGGTIPSF TFJQJFNPOUFTJ OFMMFMJTUF EFJi1BOBNB 1BQFSTw $BOUPOFi3JTDIJPNBMBGGBSFBODIFJO1JFNPOUFw 1VMJ[JFQJáDBSFEJTFUUFWPMUFEBVOSFQBSUPBMMBMUSP $ 6/"'*&3"*/$)*"304$630 i*P-BWPSPwVOTVDDFTTPUSPQQPDPTUPTP 4BSËDBODFMMBUBMFEJ[JPOFEBVUVOOP (*"$04"&1"30-""--&1"(*/&**&*** È anche la sanità del Pie- monte sotto la lente dell’Anticorruzione che ieri, per la prima giornata nazionale contro il malaffare in sanità, ha presentato la fotografia di rischi e sprechi in Asl e ospedali d’Italia. E si scopre che quella che il presidente dell’Authority Raffaele Cantone ha definito «terreno di scorribanda per delinquenti di ogni risma» non è indenne da rischi, nemmeno in Piemonte. Quasi 4 aziende su 10, il 36,8 per cento, non sono in regola con l’anticorruzione. Meno che in Lombardia, dove la percentuale sale al 46,9 e in linea con la media nazionale, anche se non mancano esempi positivi, come l’Emilia Romagna dove appena il 5 per cento non è in regola. -PTUVEJPEFMMPTDBOEBMPB1BOBNB +"$0103*$$" 4 atine nere un po’ovunque, parti in bronzo corrose o mancanti, scritte e segni fatti con il pennarello, erbacce e piccoli arbusti che spuntano tra il braccio di una statua e il piedistallo. Il monumento dedicato a Cavour in piazza Carlina è ridotto malissimo. Nessuno si è accorto di lui nemmeno per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Per ridare nuova vita all’opera, l’Associazione Amici Via Maria Vittoria lancia ora un’operazione di raccolta fondi, che mira a mettere insieme tra 80 e 100mila euro, costo previsto per il restyling. si che compaiono nella lunga lista dei Panama Papers, lo sconfinato archivio informatico dello studio legale panamense Mossack & Fonseca. Sono imprenditori e professionisti che risultano essere soci di alcune delle società finite al centro dello scandalo per i patrimoni nascosti nel paradiso fiscale. Il nucleo di polizia tributaria della Finanza, su incarico della procura di Torino, è però impegnato a capire se altri se ne nascondano dietro i fantasiosi nomi delle 15mila società off-shore in qualche modo collegate all’Italia. L’elenco completo comprende almeno 800 cittadini italiani, ma un centinaio compare già nell’elenco pubblicato dall’Icij, il consorzio di giornalismo investigativo che ha svelato al mondo l’archivio. Dove non ci sono gli importi degli “investimenti” fatti, ma solo nomi, cognomi e indirizzi. ."3*/"1"(-*&3*"1"(*/"*9 4&(6&"1"(*/"7 ."3*"$)*"3"(*"$04""1"(*/"7 $63"#&''""/5*$"/$30/607&0.#3&46--"%05503&44" -PNFPQBUBWFSTPVOQSPDFTTPCJT 1 OTREBBE iniziare entro l’estate il processo che vede imputata l’omeopata torinese Germana Durando per la morte a 53 anni di Marina L.,paziente che curata con terapie naturali e psicologiche nonostante un melanoma poi degenerato in metastasi. La procura di Torino si appresta a preparare il rinvio a giudizio del medico, accusata di omicidio colposo aggravato dalla colpa con previsione e soppressione di atto pubblico per aver fatto sparire la cartella clinica. '&%&3*$"$3"7&30"1"(*/"7* ."35*/&/()*"1"(*/"7** 7&340-&&-&;*0/* %BMQVHJMFBMMBWWPDBUFTTB μDBDDJBBMDBOEJEBUPWJQ - INCONTRO 4&(6&"1"(*/"7*** i6OBDPMMFUUBQFSTPUUSBSSF BMMJODVSJBMBTUBUVBB$BWPVSw 1 *-$0.6/&3*13010/&*-"#03"503*1&3(-*456%&/5*%&--&.&%*& -FTUBUFSBHB[[J "MMVOJWFSTJUË 45&'"/01"30-" - ("#3*&-&(6$$*0/& %*&(0-0/()*/ romano fra le seconde file di Forza Italia, Lega e Fd’I non ha prodotto nulla. L’onda lunga dello tsunami Bertolaso continua a produrre effetti sulle candidature nelle altre città, dove Forza Italia continua a sostenere l’onorevole Osvaldo Napoli, mentre Lega Nord e Fratelli d’Italia ormai sono schierati con il notaio Alberto Morano. -BTUBUVBEFEJDBUBB$BWPVSJOQJB[[B$BSMJOBDJSDPOEBUBEBVODBOUJFSF *-%&-*550%*$"45&--".0/5& 4WPMUBOFMHJBMMP 3PTCPDIMBVUP EJ0CFSUBWFWB JMWFUSPSPUUP i(MPSJBIBMPUUBUP QSJNBEJNPSJSFw "MCFSUP.PSBOP DBOEJEBUPDJWJDP ONO almeno sei i piemonte- A classica “Estate ragazzi” esiste an- cora, ma da qualche tempo è stata affiancata da una versione un po’ alternativa: il Comune l’ha battezzata «Summer junior university». È un’iniziativa che permetterà a 450 ragazzi di trascorrere qualche giorno all’insegna dello svago e della conoscenza. Dal 27 giugno al 15 luglio i ragazzi che frequentano la seconda o la terza media potranno partecipare a laboratori scientifici e lezioni grazie agli accordi che la Città ha stretto con l’Università, con il Politecnico, con l’Istituto di arte applicata e design, con “Xkè? Il laboratorio della curiosità”, ma pure con la Fondazione Teatro Ragazzi e il Cus Torino, le due novità di questa edizione. «Attraverso momenti ludici gli studenti delle medie si avvicinano all’alta formazione», sintetizza l’assessore alle Politiche educative Mariagrazia Pellerino. I ragazzi partiranno da una ludoteca (il Comune ne mette a disposizione quattro come punti di ritrovo) e saranno accompagnati da educatori nei laboratori coinvolti nell’iniziativa. Lì troveranno studenti universitari e tutor che insegneranno loro cose nuove facendoli però anche divertire. Saranno organizzati tre turni da cinque giorni ciascuno. Parteciparvi costa 40 euro, ci si può pre-iscrivere mandando una email a [email protected]. 3&%";*0/& %* 503*/0 7*" #36/0 #60;;* ■ ■ 5&- ■ '"9 ■ $"10 %&--" 3&%";*0/& 1*&3 1"0-0 -6$*"/0■ 7*$"3*0 30#&350 03-"/%0 ■ */5&3/&5 503*/03&16##-*$"*5 ■&."*- 503*/0!3&16##-*$"*5 ■ 4&(3&5&3*" %* 3&%";*0/& 5&- ■ '"9 %"--& 03& "--& 03& ■ 5".#63*/* '"9 ■ 16##-*$*5® " ."/;0/* $ 41" ■ 7*" #36/0 #60;;* ■ 503*/0 ■ 5&- ■ '"9 Copia di 423ee23ce0390da8184fce9ab8e6121a 503*/0 $30/"$" la Repubblica (*07&%¹ "13*-& *MDBTP 7 1&34"1&3/&%*1*Ä /FXTFBQQSPGPOEJNFOUJ TVUPSJOPSFQVCCMJDBJU $PSSV[JPOFJOTBOJUË BMMFSUBBODIFJOSFHJPOF i4VPTQFEBMJF"TM TPMPUSFTPOPJOSFHPMBw $ È anche la sanità del Piemonte sotto la lente dell’Anticorruzione che ieri, per la prima giornata nazionale contro il malaffare in sanità, ha presentato la fotografia di rischi e sprechi in Asl e ospedali d’Italia. E si scopre che quella che il presidente dell’Authority Raffaele Cantone ha definito «terreno di scorribanda per delinquenti di ogni risma» non è indenne da rischi, nemmeno in Piemonte. Quasi 4 aziende su 10, il 36,8 per cento, non sono in regola con l’anticorruzione. Meno che in Lombardia, dove la percentuale sale al 46,9 e in linea con la media nazionale, anche se non mancano esempi positivi, come l’Emilia Romagna dove appena il 5 per cento non è in regola, la Liguria (12,5), il Veneto (un’Asl su 5) e la Basilicata (una su 4). Su 19 Asl e ospedali piemontesi solo tre sono in regola: la Asl Torino 2, Cuneo 1 e l’ospedale Mauriziano che hanno un’analisi dei rischi completa, mentre la stragrande maggioranza ha predisposto un dossier parziale. Tra queste c’è anche la Città della Salute di Torino: «Siamo esito di fusione di tre grandi ex ospedali, abbiamo fatto molto lavoro e c’è un piano dettagliato per i prossimi anni» responsabile dell’Anticorruzione, Patrizia Peiretti. Infine, sempre secondo il rapporto, sono 6 gli ospedali che non hanno alcuna analisi del rischio malaffare. Questo non significa che vi si verifichino episodi fraudolenti, ma che non sono stati impostate tutte le contromisure per evitarlo. Secondo l’assessorato alla Sanità è troppo presto per commentare questi dati. La prossima settimana a Roma l’assessore Antonio Saitta, che è anche coordinatore degli assessori regionali nella conferenza Stato-Regioni, incontrerà il commissario Cantone per entrare nel merito e capire quali ulteriori azioni possano essere messe in campo per proteggere la sanità piemontese dal rischio di scandali e mazzette. NDH ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" *-3&5304$&/" ."3*"$)*"3"(*"$04" *MHJBMMPEFMMFQVMJ[JF TFUUFWPMUFQJáDBSF EBVOSFQBSUPBMMBMUSP 3BGGBFMF$BOUPOF QSFTJFEFMBVUIPSJUZ AVARE le lenzuola dei letti dei ma- lati e i camici dei medici negli ospedali piemontesi è costato da 1460 fino a 6mila euro a paziente. Fare le pulizie, dai 3 mila a 9500 euro in ospedale e dai 5 ai 22 euro l’anno per residente nelle aziende sanitarie. Garantire i pasti ai malati andava dai 3500 ai 21mila euro l’anno. Numeri che emergono dallo studio dei bilanci di Aziende sanitarie e ospedaliere negli anni tra il 2009 e il 2013. Anni in cui la sanità piemontese spendeva senza sottostare ancora del tutto ai rigidi controlli applicati dal “piano di rientro”, ma che offrono uno spaccato di quando possano essere ampi i margini di risparmio dei costi sanitari, senza toccare quelli relativi alla cura dei pazienti. L’analisi emerge dallo studio “Cu- riamo la corruzione” presentato ieri a Roma e realizzato da Transparency International Italia, l’associazione contro la corruzione, da Censis e Ispe sanità. Alla voce corruzione, secondo il rapporto, ci sono le mazzette, gli appalti truccati, i favori, le bustarelle. Ma anche la «“corruption” intesa non soltanto come “semplice” abuso di potere personale, ma anche come grave perdita di efficienza». La lista delle spese che rientrano in questa categoria è molto lunga: mense, pulizie, lavanderia, smaltimento, rifiuti, cancelleria. «Di tutte queste voci abbiamo individuato la punta minima, il valore medio, quello relativo al 75esimo percentile e poi i picchi massimi – spiega il responsabile della ricerca, Francesco Saverio Mennini – La differenza tra il costo medio e quello del 75esimo percentile può essere catalogato alla voce “inefficienza”, il resto è spreco, se non addirittura anomalia su cui vale la pena di drizzare le antenne». In tutto 979 milioni all’anno in tutta Italia. Le voci per cui il Piemonte è osservato speciale sono quelle per le pulizie negli ospedali, che viaggiano fra i 3mila euro per paziente (con un indice che pesa i malati in base alla gravità delle patologie) e i 22mila, ovvero oltre sette volte tanto. O quelli per lo smaltimento dei rifiuti: si va da una media di 1100 euro fino a 4500. «I picchi possono essere determinati da molte ragioni – precisa però Mennini – il dato più significativo è quello che sta tra la media e il 75 per cento, ovvero tra i 6200 e i 9500 euro, perché in questa forchetta ci sono margini di risparmio». Sotto la lente anche i costi dei servizi di lavanderia. «La media è di 1460 euro, mentre il 75esimo percentile raggiunge 4200 euro: la differenza tra queste cifre è inefficienza mentre i picchi più alti, fino a 6mila euro, sono sprechi ingiustificati su cui bisogna indagare». Mennini aggiunge: «L’obiettivo di queste analisi non è fare una classifica, ma piuttosto provare a definire dei costi standard almeno all’interno delle Regioni, in modo che quando si discutono le gare d’appalto si possano ricontrattare i costi sulla base di queste cifre per poter destinare i risparmi ad altre voci della spesa sanitaria: l’innovazione, i vaccini, l’assistenza. Sono i risparmi meno impattanti, perché non sono soldi tolti alla cura del malato». -&-*45&*/."/0"--"'*/"/;"*-4041&550μ$)&4&37"/0%"1"3"7&/501&3/0.*#&/1*Ä*.1035"/5* ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" “ -&$*'3& 0MUSFDFSUJ MJNJUJOPOTJ QBSMBQJáEJ TQSFDIJNBEJ BOPNBMJFTV DVJJOEBHBSF ” 1BOBNBTFJQJFNPOUFTJOFMMFMFODPEFJi1BQFSPOJPGGTIPSFw *MUJUPMBSFEJVOBDBSUJFSBOFMM"MCFTF i$BEPEBMMFOVWPMFEJDIJBSPUVUUPJO *UBMJBFBMUSFUUBOUPTQFSPEJNJPQBESFw +"$0103*$$" 5 <DALLA PRIMA DI CRONACA RAquesti ci sono Franco Bonetto e Mat- tia Bonetto, padre e figlio, residenti a Verzuolo (Cuneo) e titolari di un’impresa che produce carta a Cornegliano d’Alba. Dei Panama Papers e della Lotus ltd., di cui dal 2001 sarebbero “direttori”, Mattia dice: «Cado dalle nuvole. Non sapevo di essere nell’elenco, né mi risulta di essere mai stato socio di una società a Panama o di avere un conto laggiù. Quello che produco e guadagno lo dichiaro in Italia, non so nulla di questa storia e spero che valga lo stesso anche per mio -*/$)*&45" -FJOEBHJOJDPOEPUUF EBM/VDMFPEJ1PMJ[JB USJCVUBSJBEFMMB (VBSEJBEJ'JOBO[B TPOPQBSUJUFHJËEB TFJNFTJJOTFHVJUP BMDBTPEFMNFEJDP JSBOJBOPFGBMTP JOWBMJEP)BNJE 3B[B%BOBJF QPJDPOEBOOBUP padre». Il quale, però, per lunghi periodi vive fuori dall’Italia e non è contattabile. Idem per l’unica torinese, Elda Conz: anche lei sarebbe stata socia della società Lotus per alcuni anni, ma nella sua residenza in precollina non si trova nessuno. Non sa nulla degli investimenti panamensi nemmeno la moglie di Giambattista Monzali, azionista della Vivace Enterprise Ltd dal novembre 2007: «Mio marito è via per lavoro, tornerà la prossima settimana» dice la donna. Anche il direttore della Timbercreek Ltd è piemontese: Paolo Lepora, ingegnere di Alice Castello (Vercelli) anch’egli non reperibile. La sesta risulta chiamarsi, negli elenchi, Viviena Sriwarin Drago e abiterebbe a Castell’Alfero (Asti). Nessuno risulta indagato, anche perché l’elenco va confrontato con quello degli italiani che hanno scelto di far tornare i loro capitali all’estero con la voluntary disclosure. Un po’ come hanno fatto i coniugi Dimasi, soci di una società panamense, ma soprattutto “pazienti zero” dell’indagine torinese sui conti off-shore. Da un sequestro a casa di Domenico Dimasi, in primo grado condannato a 3 anni e 4 mesi come complice del medico iraniano e finto invalido Hamid Raza Danaie, è partita infatti l’indagine per riciclaggio del pm Antonio Rinaudo. A casa dell’uomo sono stati trovati titoli di un’impresa di Panama utilizzate da una banca di Montecarlo per movimentare il denaro: «Sono soldi rientrati nel 2014 con la voluntary disclosure e non c’entrano nulla con la vicenda Danaie» spiega il suo avvocato Roberto Mordà. Ora però i finanzieri dovranno chiarire se anche per gli altri 6 la situazione sia simile e soprattutto se dietro a questi nomi, così come a quelli di alcune delle 15mila società, non si nascondano persone ben più importanti e con conti offshore molto più grandi di quelli già resi pubblici. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5"