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24. Traduzioni a confronto
24. Traduzioni a confronto Proponiamo il raffronto delle seguenti versioni: di Gabriele D’Annunzio ancora sedicenne studente liceale e di famosi traduttori italiani contemporanei. Un tratto che vistosamente distingue il testo di Orazio dalle traduzioni è la grande concisione. Si tratta di una brevitas in parte dovuta a caratteri strutturali della lingua latina, ma soprattutto oggetto d’un’estenuante ricerca. Ricordiamo la massima oraziana (Sat. I 10, 9): est brevitate opus, ut currat sententia neu se / impediat verbis lassas onerantibus auris, «ci vuole brevità, perché il pensiero scorra diritto e non l’inceppi un peso di parole che stancano l’orecchio». Clöe tu m’eviti qual cerbïattolo pe’ monti impervii cercante l’ansia madre non senza vano timor di frondi e d’aure. Ché se un vepre agita de ’l vento a ’l soffio le foglie mobili, se le lucertole verdi striscian su ’l rovo, core e ginocchi tremangli... Ma io quale orrida tigre o qual gètulo leon non seguo te per infrangerti... Al fin già da marito, Clöe, la madre lascia! (Trad. G. D’Annunzio) Mi eviti come un cerbiatto, Cloe, che per monti impervi cerca la madre impaurita, svuotato dal timore degli alberi e del vento, e trema nei ginocchi e nel cuore, se l’avvicinarsi della primavera ridesta un brivido tra le foglie irrequiete o i ramarri scostano i rovi. Ma io non t’inseguo per sbranarti come un leone o una tigre selvaggia. Dimentica tua madre: è l’età dell’amore. (Trad. M. Ramous) Mi sfuggi, Cloe: sei come un cerbiatto che cerca alla montagna senza vie la madre spaventata, e porta in cuore timore vago di vento e di selva: e se al venire della primavera abbrivida la frasca, se il ramarro sfruscia tra il rovo, tremi nel cuore e nei ginocchi. Ma non t’inseguo io come una tigre feroce, un leone d’Africa, non voglio infrangerti. Allora lascia la madre, è tempo di marito. (Trad. E. Mandruzzato) Cloe, tu mi fuggi come una cerbiatta che sugli impervi monti la sua trepida madre vada cercando con timore vano d’ogni fruscio di vento o fronda, ché se all’arrivo della primavera rabbrividisce il mobile fogliame o le verdi lucertole sommuovono un rovo, trema in cuore e nei ginocchi. Eppure non t’inseguo per ucciderti come selvaggia tigre o di Getulia leone. E alfine tu, matura per l’uomo, smetti di seguire tua madre. (Trad. L. Canali) Tu mi sfuggi, Cloe, come cerbiatta che la pavida madre in monti impervii cerca con vano terrore di un soffio di vento e del bosco. Se arriva primavera e abbrividisce tra le mobili foglie, o se la verde lucertola smuove un arbusto, cuore e ginocchia le tremano. Ma non per ucciderti io t’inseguo, fossi aspra tigre o leone africano! Lascia tua madre: ora tu sei matura per unirti a un uomo. (Trad. P. Bufalini) Mi sfuggi, Cloe, simile a cerbiatto che cerca sui monti impervii la madre impaurita di un soffio e del bosco; e se un brivido corre su le fronde mobili o se un verde ramarro salta da una frasca le membra e il cuore le tremano. Io non sono una tigre che t’insegua famelica o un leone di Getulia; ma è tempo che tu lasci la madre, matura come sei per l’uomo. (Trad. E. Cetrangolo)