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Canapa politica e realtà

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Canapa politica e realtà
Liceo di Lugano 2
Lavoro di maturità in Economia e Diritto
“Politica e società”
2011
Canapa
Politica e realtà
Francisco Rapp 4D
Docente responsabile: Prof. Gian Carlo Werner
Sommario
Introduzione
Uso e abuso
1.
Evoluzione del consumo .............................................................................................................................5
1.1. Droga alle 8 del mattino? .......................................................................................................................6
1.2. Passaggio ad altre droghe......................................................................................................................7
2.
Effetti ..................................................................................................................................................................9
2.1. Ricercati........................................................................................................................................................9
2.2. Collaterali momentanei ....................................................................................................................... 10
2.3. Collaterali reversibili ............................................................................................................................ 11
2.4. Collaterali permanenti ......................................................................................................................... 11
3.
Motivazioni.................................................................................................................................................... 13
Politica
1.
Cronologia della politica svizzera in materia di droga ................................................................. 16
2.
I tre pilastri (1972) .................................................................................................................................... 18
3.
Il quarto pilastro (1991) .......................................................................................................................... 19
4.
La stagione dei canapai ............................................................................................................................ 22
4.1. La svolta...................................................................................................................................................... 23
4.2. Considerazioni ......................................................................................................................................... 24
5.
Messaggio per la modifica della legge sugli stupefacenti (2001)............................................. 25
6.
Ultima modifica alla legge (2008) ........................................................................................................ 27
7.
Rapporto ONU (2011) ............................................................................................................................... 28
Realtà
1.
Indagini sul campo ..................................................................................................................................... 31
2.
Vendita di marijuana a scuola ................................................................................................................ 33
3.
Reazioni delle autorità scolastiche e statali ..................................................................................... 35
3.1. Antonio Perugini e Dick Marty, opinioni opposte, ma non sempre ................................... 36
Conclusioni
1.
Problemi di alcuni modi di pensare odierni ..................................................................................... 39
2.
La mia presa di posizione ........................................................................................................................ 41
Bibliografia
Francisco Rapp
1
Introduzione
Attualmente, in Svizzera, una persona su cinque fa uso di marijuana o hascisc, entrambi
derivati della canapa indiana (cannabis)1.
Uno studio di una rivista di salute ambientale ha mostrato che nelle urine dei cittadini
luganesi ci sono quantitativi di eroina, cocaina ecstasy e marijuana pro capite che
concorrono con quelli trovati nelle fogne di Londra e Milano2.
Un dato sulla marijuana, che presenta un’interessante differenza rispetto a quelli di altre
sostanze, è quello riguardante il consumo in base all’et{. A differenza della maggior parte
delle altre droghe, che sono usate maggiormente da persone d’et{ compresa tra i 24 e i 35
anni, la marijuana viene assunta principalmente da giovani tra i 16 e i 24 anni3.
Di questa fascia d’et{ molti sono studenti, i quali, oltre che nel tempo libero, consumano in
settimana, spesso all’interno del perimetro scolastico.
Di recente venti giovani del Mendrisiotto, di cui 17 minorenni, sono finiti nelle maglie della
polizia perché progettavano la vendita, per lo più a coetanei, di circa un chilo di marijuana4.
C’è chi lancia messaggi allarmistici sulla portata del fenomeno e sulle conseguenze negative
che porta con sé e chi minimizza e non ritiene che la situazione debba preoccupare.
Charles Baudelaire nei Paradisi artificiali propone un interessante quesito:
“Ci si può immaginare uno stato in cui tutti i cittadini si ubriachino di hascisc?”
Nelle altre pagine della sua opera, spiega come la marijuana renda il suo consumatore
inutile alla società e questa ultima a lui superflua, inoltre indebolisce la fondamentale
volontà umana.
Io ritengo si possano dare più risposte differenti perché la domanda è incompleta.
La risposta potrebbe essere ben diversa a dipendenza che si parli di uso costante o
saltuario.
Secondo alcune opinioni, un qualsiasi consumo di droghe è incompatibile con la vita in
società e il proseguimento degli studi. Inoltre da un elevato consumo di cannabis ci si deve
aspettare future generazioni con un’alta percentuale di dementi, invalidi, disadattati e,
probabilmente disoccupati, dai quali la società non potrà trarre alcun vantaggio e di cui,
piuttosto, dovrà farsi carico.
Altri ritengono che un consumatore di qualsiasi sostanza che riesca a non passare ad un
abuso potrebbe vivere una vita perfettamente integrata. Alcuni consumatori potrebbero
trarre addirittura vantaggi concreti da questo vizio perché, tra gli altri effetti, questa
sostanza permette al suo consumatore di liberarsi dai vincoli, dovuti al contesto culturale in
cui vive, che condizionano la sua attività mentale. Altri cittadini potrebbero avere bisogno
di assumere sostanze per sopportare la realtà in cui vivono.
Secondo la sezione droghe e crimini dell’ONU, cento anni di politica repressiva nei confronti
delle droghe hanno ottenuto una riduzione del consumo mondiale di oppiacei dal 1,5% al
0,25%5. Molte altre sostanze hanno subito un’evoluzione simile, ma non la marijuana.
Schweizer Fersehen, servizio Kifferparadies St. Gallen del 16.11.2010 alle 21.50
Ettore Zuccato, Chiara Chiabrando, Sara Castiglioni, Renzo Bagnati, Roberto Fanelli, Estimating Community
Drug Abuse by Wastewater Analysis, Environ Health Perspect 116 (2008), 1027-1032.
3 UNODC, Bulletin on Narcotics, 1999
4 LUBER, Balerna-Coldrerio Venti minorenni nei guai per vandalismi e droga, Corriere del Ticino, 02.09.11,
pagina 21.
1
2
Francisco Rapp
2
È risaputo, anche se non quantificabile, che negli anni tra il 1900 e il 1950 il consumo di
questa sostanza è aumentato per via della diffusione in paesi dove prima n’erano
sconosciuti gli effetti psicoattivi. Mentre tra il 1947 e il 1995, i sequestri da parte delle
autorità di piante e infiorescenze di cannabis si sono settuplicate a causa, forse, della scarsa
importanza attribuitagli dall’ONU negli anni 50, periodo dei primi convegni internazionali
sulle droghe5.
Ciononostante, negli ultimi anni è nata un’idea, condivisa da un numero sempre maggiore di
persone, secondo la quale la repressione delle droghe sia controproducente e sia necessario
impegnarsi in altri settori e passare ad una commercializzazione di stupefacenti controllata
dallo stato.
Nel 2011 è uscito un rapporto dell’ONU che sosteneva queste idee, in controtendenza con
tutte le decisioni finora prese in questo ambito.
Le leggi federali sugli stupefacenti hanno subito e subiscono tuttora una costante revisione
per cercare di salvaguardare al meglio i cittadini svizzeri.
Non è chiaro in che direzione la politica svizzera si voglia muovere, ma gli svizzeri
continuano a consumare marijuana6 e tutti i loro tentativi di legalizzazione sono falliti.
Lo stato deve restare vigile perché il lassismo (non far rispettare una legge che vieta un
determinato comportamento), oltre a creare confusione a chi per principio è contro le
droghe, potrebbe generare ambiguità legali favorendo principalmente quegli individui che
cercano un facile guadagno da attività criminose.
La disponibilità legale di stupefacenti potrebbe cancellare il mercato sotterraneo e forse
permetterebbe alle autorità di controllare meglio il fenomeno del consumo, ma aumentare
lo spazio legale delle dipendenze (oltre alle sigarette e gli alcolici, ora anche gli spinelli)
vuol dire puntare sulla responsabilità individuale, con, se questa ultima dovesse venir
meno, un possibile danno agli individui e alla società.
Nell’ambito della mia ricerca svolgerò un’indagine rilevando dati sul consumo e la vendita
di derivati della canapa in tre scuole medie superiori ticinesi, cercando di valutare la
portata del fenomeno e la sua pericolosità.
Dopo aver studiato alcuni aspetti legati all’uso e all’abuso di questa sostanza ricostruirò
l’evoluzione delle leggi e chiarirò cosa oggi è lecito e cosa non lo è, spiegando quali misure
prende lo stato per combattere o controllare la situazione.
I dati ricavati saranno analizzati con due persone con idee diametralmente opposte attive
nell’ambito della repressione e legislazione della droga, Antonio Perugini, procuratore
pubblico e Dick Marty, consigliere agli Stati.
Inoltre parlerò con le autorità scolastiche, forse le più confrontate con questa realtà, per
sentire le loro opinioni in merito al fenomeno e le possibili manovre d’attuare per
combatterlo.
Facendo un paragone tra la fotografia della realtà da me scattata e le attuali leggi in vigore e
provvedimenti presi dalle autorità, potrò elogiare o criticare determinati aspetti e proporre
delle possibili modifiche.
5
6
UNODC, A century of drug control, 2009
Schweizer Fersehen, servizio Kifferparadies St. Gallen del 16.11.2010 alle 21.50
Francisco Rapp
3
Uso e abuso
Francisco Rapp
4
1.
Evoluzione del consumo
Da un sondaggio svolto dal mio compagno Alessio Lavio per un articolo da inserire nel
giornale della scuola è emerso che, su 116 studenti interpellati, 57 hanno già provato uno
spinello.
Il primo contatto può avvenire perché si è in compagnia di persone che fumano spinelli e un
giorno ci propongono di provare.
I media, i libri, le esperienze trasmesse da altri oppure tutti i discorsi fatti da chi tenta di
prevenire il nostro contatto con la droga possono far nascere in noi (esseri umani) la
curiosità di provare. Fortunatamente per un giovane, che prende questa decisione
spontaneamente e non conosce nessun consumatore o rivenditore, sarà difficile procurarsi
la sostanza. Questa difficoltà sparisce se, come afferma il corriere del Ticino, esistono
spacciatori che gironzolano tra gli studenti ascoltando le loro conversazioni e offrendo la
merce a chi per caso comunica di essere interessato7. Il fatto che molti giovani consumino a
scuola aumenta la probabilità che altra gente entri in contatto col fenomeno e ne diventi
parte.
Una volta sperimentati gli effetti (le prime volte potrebbero non generarne), l’atto assume
un significato personale.
L’individuo potrebbe disinteressarsi dalla sostanza o perché ha avuto una brutta esperienza
oppure perché non sente il bisogno di provare quelle sensazioni per essere felice.
Qualcuno potrebbe voler rivivere prima o poi gli effetti (descritti nel prossimo capitolo
sotto la voce “ricercati”), altri ancora potrebbero voler vivere la maggior parte della loro
vita sotto gli effetti della canapa.
Coloro che hanno gradito gli effetti e ripetono l’esperienza in altre situazioni sono detti
consumatori saltuari o occasionali. La maggior parte di loro non acquista mai o compra
piccole quantità in vista di un determinato evento, se gli viene offerto però consumano
volentieri. Altri posseggono una modesta quantità di infiorescenze che dura loro diversi
mesi. Nel corso del rilevamento di dati ho raccolto la testimonianza di un ragazzo che faceva
crescere due piante in giardino e quello che raccoglieva gli bastava fino alla fioritura
successiva, un altro esempio è dato da un giovane che per soddisfare il suo fabbisogno
acquista 50 grammi ogni anno.
Uno studio8 ha analizzato l’evoluzione del consumo in 2446 giovani di et{ compresa tra 14 e
24 anni nell’arco di 4 anni. Il 50% di quelli che avevano già provato, nei 4 anni successivi,
non ha più fatto uso della sostanza. In questo periodo il 9.7% di chi prima era un non
consumatore è diventato consumatore occasionale (da 1 a 4 volte in 4 anni), l’8,3% dello
stesso gruppo è diventato consumatore considerevole (massimo 2 volte a settimana), il
0,8% è diventato consumatore pesante (minimo 3 volte a settimana) e il 0,3% ha sviluppato
una dipendenza. Questi ultimi sono 9 e appartengono al gruppo di soggetti più giovani dello
studio. Il 44,1% dei consumatori senza complicazioni sono rimasti tali, il 54,7% di questi
non ha più consumato e il 0,6% ha sviluppato una dipendenza. Di coloro che abusavano il
13,8% ha smesso, il 42,8% ha ridotto il consumo e il 2,2% ha sviluppato una dipendenza.
7
8
E.GA/GI.GA, Canapa Così lo spacciatore ingabbia le ignare vittime, Corriere del Ticino, 02.09.2011, pagina 13
Kirsten von Sydow, Roselind Lieb, Hildegard Pfister, Michael Ho¨ fler, Holger Sonntag, Hans-Ulrich Wittchen,
The natural course of cannabis use, abuse and dependence over four years: a longitudinal community study of
adolescents and young adults, Drug and Alcohol Dependence 64 (2001) 347–361
Francisco Rapp
5
Il 60% dei soggetti, identificati come dipendenti (la dipendenza è definita come uso di una
sostanza nonostante l’insorgere di complicazioni) all’inizio dello studio, ha interrotto il
consumo nell’arco di 4 anni.
Sono molto pochi coloro che abusano per oltre 4 anni, ma, se la prima esperienza si fa da
troppo giovani, c’è un rischio molto più alto di voler ripetere l’esperienza, diventare
consumatori diari e contrarre effetti collaterali irreversibili e/o una dipendenza che, una
volta smesso, potrebbe provocare sintomi astinenziali come ansia, irritabilità, tremori,
insonnia, perdita di appetito e disturbi gastrointestinali.
Nelle scuole medie superiori della Svizzera italiana prese in esame il 7,9% degli studenti
fuma almeno una canna ogni settimana all’interno del perimetro scolastico. Il 3,3% ne fuma
una o più al giorno (dati a pagina 32).
Quando si entra in un gruppo che consuma regolarmente marijuana e la si ha a
disposizione, alcuni individui tendono ad aumentare le assunzioni settimanali arrivando a
più volte al giorno, consumando in qualsiasi momento della giornata anche da soli.
Molti studi affermano che, come per qualsiasi sostanza, ripetendo l’assunzione il nostro
corpo ci si abitua (assuefazione)e per sentire gli stessi effetti è necessaria una dose
maggiore. Questo fatto dovrebbe comportare un continuo aumento delle dosi assunte per
ottenere gli effetti ricercati. Dalle esperienze dei consumatori però risulta questo trend non
si verifica sempre: persone che fanno da anni uso di cannabis hanno affermato di assumere,
ancora oggi, dosi minime per ottenere quello che cercano. Spesso si assiste a un aumento
esponenziale delle quantità di sostanza assunta, non tanto a causa dell’assuefazione, quanto
per un inspiegabile e sempre maggiore desiderio di certi individui di alterare
completamente il proprio equilibrio psicofisico. Infatti, anche per quanto riguarda l’alcol si
sentono giovani che bevono con il solo l’obbiettivo di “devastarsi”, forse per scappare da
una vita e un corpo che non sopportano. Nel caso della canapa, a differenza dell’alcol, si può
riuscire ad assumere enormi quantitativi di principio attivo senza riscontrare problemi
fisici troppo acuti, ma con effetti potentissimi sui processi mentali.
Alcuni di questi individui, dopo qualche mese, cominciano a sentire effetti negativi psichici
o fisici durante o anche dopo l’intossicazione e si interrogano sul loro agire, passando ad un
consumo occasionale (meno di una volta all’anno) o smettendo completamente. Del
restante gruppo di consumatori pesanti, pochi ci resteranno per diversi anni e quasi tutti
interromperanno il consumo prima di compiere 30 anni9.
1.1. Droga alle 8 del mattino?
Una persona che sente il bisogno di alterare il proprio stato mentale potrebbe assumere la
sostanza al mattino e poi ogni volta che l’effetto si indebolisce.
Per cominciare la giornata ubriachi, bisogna riuscire a ingerire una discreta quantità di
alcolici al mattino.
I possibili effetti collaterali momentanei come perdita della coordinazione, barcollamenti,
vomito e disperazione sommati alla perdita del controllo di se, rendono l’ubriaco facilmente
riconoscibile e talvolta una spiacevole compagnia.
9
Kirsten von Sydow, Roselind Lieb, Hildegard Pfister, Michael Ho¨ fler, Holger Sonntag, Hans-Ulrich Wittchen,
The natural course of cannabis use, abuse and dependence over four years: a longitudinal community study of
adolescents and young adults, Drug and Alcohol Dependence 64 (2001) 347–361
Francisco Rapp
6
Successivamente sopraggiungono mal di testa, diarrea e nausea, questa ultima rende
particolarmente difficile prolungare l’ebbrezza continuando ad assumere alcol e in generale
si ha difficoltà a svolgere qualsiasi attività.
Dalla mia ricerca risulta che l’1,8% degli studenti, che fanno uso regolare di cannabis, ha già
fumato una canna alle 8 del mattino prima di iniziare la scuola. Questo fenomeno si può
definire come un’evoluzione del consumo.
Complice dei problemi che portano una persona ad assumere marijuana più volte al giorno
dal mattino sono l’assenza di effetti postumi fastidiosi e la capacità (potrebbe essere
necessario acquisirla) di mantenere un comportamento normale all’occhio delle persone
con cui si convive.
Si può passare la giornata sotto gli effetti della droga senza essere scoperti né alterando
troppo il proprio equilibrio psicofisico, ripetendo l’assunzione ogni qualvolta l’effetto si
indebolisse.
1.2. Passaggio ad altre droghe
Se si chiede a un qualsiasi consumatore di una droga definita pesante (eroina, cocaina,
allucinogeni, extasy, ecc) se è passato dal consumo di derivati della canapa, molto
probabilmente risponderà di sì.
Molti studiosi hanno così elaborato la teoria della droga di passaggio. Secondo loro, il
consumo di cannabis causerebbe delle modifiche nella persona che la spingerebbero
all’utilizzo di altre sostanze stupefacenti.
Non è stato possibile dare un fondamento scientifico a questa teoria e, allo stato attuale
delle conoscenze, non viene presa in considerazione per diversi motivi.
Innanzitutto è stato dimostrato che la maggior parte di questi soggetti prima di consumare
cannabis aveva fatto uso di alcol e tabacco.
Inoltre si può supporre che i tossicomani siano, per motivi genetici o circostanziali, persone
delicate con una maggiore probabilità di cadere in pericolosi rituali che cercano
l’appagamento per mezzo di sostanze.
Possono essere presi in causa i dati relativi ai consumatori di droga americani che negli anni
hanno evidenziato l’assenza di una correlazione tra la diffusione della canapa e dell’eroina.
Per quanto riguarda la cocaina, su 100 consumatori torinesi, solo 50 aveva usato cannabis
in precedenza10.
Esperienze di legalizzazione in alcuni paesi hanno permesso di ricavare dati interessanti
per valutare la veridicità della teoria.
In Alaska, tra il 1975 e il 1990, i cittadini avevano il diritto di coltivare, possedere e
consumare fino a 114 grammi di marijuana. La Corte suprema alaskana riteneva meno
dannoso per la salute l’uso di derivati della canapa rispetto al consumo di altre droghe o
dell’alcolismo, molto diffuso in questo paese. In questi anni il consumo di cocaina tra gli
adolescenti si è “abbassato drasticamente”. A questo proposito il direttore della
organizzazione nazionale di riforma delle leggi sulla marijuana ha detto che: dal momento
in cui i giovani che assumono droghe riescono a procurarsi facilmente la cannabis non
hanno più alcun interesse per la cocaina.
10
Arnao Giancarlo, Cannabis uso e abuso, Margini stampa alternativa, Viterbo, 2005
Francisco Rapp
7
In Olanda, dove la disponibilità di marijuana è di fatto legale, il numero di eroinomani e
cocainomani si è, in parte, ridotto11.
Il governo olandese reputava necessario considerare le droghe definite pesanti
separatamente dalla cannabis (così detta leggera), in quanto questa ultima causa meno
danni alla salute se paragonata alle sostanze del primo gruppo, stupefacenti che
comportano rischi e danni inaccettabili.
La nascita di un mercato legale fa sì che i consumatori non entrino in contatto con membri
della malavita per procurarsi la droga. Questi incontri potrebbero rovinare la vita di alcune
persone, per esempio facendo nascere una dipendenza per una sostanza più pericolosa.
Il fatto è che spesso non è chiaro se la cannabis sia da considerare una droga leggera o
uguale a tutte le altre. Questo causa, oltre al mercato nero, l’associazione mentale della
marijuana con tutte le altre droghe (cocaina, eroina e tutte le altre). L’individuo educato per
non consumarne possiede delle barriere mentali che lo proteggono da certi comportamenti.
Se in una determinata circostanza egli supera il confine che lo separa dall’assumere canapa,
potrebbe risultargli più facile abbattere nuovamente le protezioni costruite negli anni e
assumere un’altra sostanza da lui associata al termine droga.
Gruppo di lavoro sulla canapa istituito dal Consiglio di Stato, Rapporto del 16 maggio 2003 sul problema della
canapa in Ticino.
11
Francisco Rapp
8
2.
Effetti
2.1. Ricercati
Baudelaire scrisse: L’hascisc si stende su tutta la vita come una vernice magica; la colora
solennemente, e ne rischiara tutta la profondità…. L’occhio interiore trasforma tutto e dà a
ogni cosa il complemento di bellezza che le manca per essere veramente degna di piacere”.
Gli effetti percepiti dai consumatori variano a differenza della tecnica e delle circostanze di
assunzione e delle esperienze che il soggetto ha già fatto in questo ambito.
Altri fattori che probabilmente influiscono sugli effetti prodotti dalla sostanza sono la
cultura della persona e la sua anatomia.
Secondo lo studioso Howard Becker, per apprezzare gli effetti bisogna imparare ad
assorbire il principio attivo nel modo migliore, riconoscere gli effetti e utilizzarli nel modo
più piacevole.
Persone della stessa estrazione sociale, con la stessa familiarità con questo rituale, che
assumano cannabis nello stesso modo e nelle stesse circostanze, potrebbero comunque
vivere esperienze molto diverse.
La persona sotto gli influssi di questa droga solitamente percepisce i sensi, vista, udito,
tatto, gusto e olfatto più sensibili. Questa accentuazione e talvolta diversa interpretazione
degli “inputs” del mondo attirano molti consumatori.
Azioni come ascoltare musica, avere un rapporto sessuale, mangiare, bere o guardare arte
risultano ancora più piacevoli.
Non si trovano trattati che descrivono un miglioramento a scuola e nello sport dovuti alla
marijuana. Tuttavia alcuni consumatori dichiarano di riuscire, dopo aver assunto la
sostanza, a focalizzarsi e applicarsi molto più intensamente in queste attività.
Sportivi raccontano che i loro tempi di reazione si accorciano riuscendo a compiere gesti
atletici al di sopra delle loro aspettative, quasi come una reazione automatica al gioco.
Solitamente è difficile rimanere concentrati e leggere attentamente un testo che non ci
interessa ricordandone in seguito i punti importanti.
Sotto l’effetto di marijuana qualsiasi tema è in grado di coinvolgere, interessare,
appassionare. Gli eventi e i concetti descritti sono reinterpretati dal cervello e vengono
elaborati collegamenti anche stravaganti, ma che rendono più facile ripercorrere
mentalmente ciò che si è letto e pensato.
Una tempesta di pensieri in cui tutto è collegato e nulla e trascurabile riaccendono la
passione di comunicare e meditare. Si è spinti e facilitati a socializzare. Capita di trovare un
senso profondo alle cose, capita anche di trovarci un lato comico e ridere di gusto, da soli o
assieme al gruppo.
Questa esaltazione dell’intelletto e l’aumento della creativit{ sono stati descritti anche da
alcuni letterati francesi, i quali, per il periodo che va dal 1844 al 1849, si riunivano in quello
che chiamavano “le club de Hashischins” per sperimentare gli effetti dell’assunzione di
hascisc. Baudelaire rivela però che i pensieri scaturiti sotto l’influsso del THC non sono
nulla di speciale, ma paiono tali a causa della fiducia che l’ebbrezza ci fa porre nelle nostre
idee. Di un altro avviso è l’intellettuale tedesco Walter Benjamin che tra il 1928 e il 1933 ha
studiato gli effetti di questa sostanza. Egli ritiene che l’hascisc possa diventare uno
Francisco Rapp
9
strumento per penetrare alcuni aspetti della realtà altrimenti trascurati o inafferrabili.
Inoltre, secondo lui, la capacità di svincolare l’intelligenza dai condizionamenti della cultura
dominante per comprendere complessi nessi fattuali della realtà è acquisibile e trasferibile
anche fuori dall’ebbrezza.
Molti consumatori non disprezzano una serie di effetti che io avrei definito collaterali
momentanei: la perdita della cognizione del tempo e del senso di orientamento e, un po’ di
tempo dopo l’assunzione, la comparsa di appetito e/o sonnolenza.
Accumulando esperienze con questa droga, in molti casi, cambiano gli effetti che essa
genera nell’individuo. Risulta però che assieme agli effetti cambi anche ciò che si cerca nella
sostanza. Infatti molti consumatori, nonostante dichiarino di non ridere più, di non
percepire gli inputs in modo particolare e di perdere il legame con gli altri elementi del
gruppo, continuano a fumarsi le canne.
2.2. Collaterali momentanei
Assieme o in alternativa agli effetti desiderati possono comparirne di meno piacevoli.
I consumatori dichiarano di aver sperimentato: secchezza di bocca e gola, vomito, senso di
calore, giramenti di testa, svenimenti, stanchezza, mal di testa, battito molto accelerato,
pressione sull’addome, paranoia (si è convinti che tra tutte le possibilit{ accadr{ la
peggiore), paura, depressione, ansia, difficoltà di comunicazione e confusione.
Molte persone non hanno mai provato nessuno di questi effetti neanche con dosi elevate,
mentre altri ne hanno sofferto già a dosi minime. Ciò significa che, oltre ai dosaggi, alla
modalità di assunzione e alla composizione chimica della sostanza, anche determinate
caratteristiche anatomiche e psicologiche dell’individuo modificano l’esperienza. Uno stato
d’animo triste (set) e un ambiente sgradito (setting) aumentano la probabilità di viverne
una negativa.
Alcuni consumatori dichiarano di aver imparato a evitare l’insorgere di effetti sgraditi.
Altri, come già detto nel capitolo evoluzione del consumo, dichiarano che gli effetti sgraditi
sono subentrati progressivamente nelle loro esperienze con la droga, fino a farli smettere.
Gli effetti collaterali momentanei, come ad esempio il rallentamento dei riflessi, non
rappresentano un pericolo per un individuo sano. Se questa persona, entro 24 ora dal
consumo12, si mettesse alla guida (la guida sotto gli influssi della canapa risulta meno
compromessa che sotto gli effetti dell’alcol13) o a fare attività che richiedono determinate
prestazioni per essere eseguite in sicurezza, gli effetti collaterali momentanei possono
costituire un rischio mortale.
Essi possono portare a situazioni gravi anche laddove il consumatore presenta disfunzioni
corporali, che sono aggravate dal consumo di marijuana, come ipertensione o psicosi.
Yesavage J., Leirer V.O. et al., “ Hangover” effects of marijuana intoxication on aircraft pilot performance,
Am.J. of. Psychiatry 142, 1325-1329
13
Gruppo di lavoro sulla canapa istituito dal Consiglio di Stato, Rapporto del 16 maggio 2003 sul problema della
canapa in Ticino.
12
Francisco Rapp
10
2.3. Collaterali reversibili
Il THC che entra nel corpo fumando un solo spinello impiega dai 5 ai 30 giorni per essere
espulso completamente. Esso tende a depositarsi nel grasso, principalmente nel cervello.
Un consumo troppo frequente causa l’accumulo di grandi quantitativi di principio attivo che
potrebbero compromettere sempre di più le capacità cognitive e alcune funzioni vitali.
Nei consumatori frequenti si sono riscontrati difficoltà di memoria, applicazione nello
studio, concentrazione, apprendimento e astrazione.
Questi peggioramenti sono passeggeri e inferiori rispetto alle differenze tra le capacità di
diversi individui. In pratica non si diventa stupidi, ma non si rende come si potrebbe. Questi
handicap, a giovani in formazione, potrebbero costare la formazione.
Altri effetti collaterali che persistono fino alla cessazione del forte consumo sono: un’azione
repressiva nei confronti del sistema immunitario senza però alcuna conseguenza pratica
accertata, un abbassamento del livello di testosterone e della produzione di sperma senza
ripercussioni riscontrate sulla capacità di procreare e una restrizione della circolazione
sanguigna nel cervello che aumenta il rischio di ictus.
Una volta cessato il consumo, c’è il rischio di non riuscire bene come si vorrebbe in attività
che erano facilitate dall’uso di droga. Per esempio per trovare nuovamente l’ispirazione,
dopo che per molto tempo vi si è acceduti per mezzo di droghe, potrebbe richiedere un
grande impegno.
2.4. Collaterali permanenti
Penso che la morte si possa definire danno collaterale permanente. Detto questo riporto la
frase presente nella maggior parte dei testi sulla marijuana: “Nessuno è mai morto di sola
canapa”.
L’espressione “ti brucia il cervello” è falsa, i principi attivi della cannabis non modificano in
alcun modo il cervello di un adulto sano. Purtroppo pare non si possa dire lo stesso di un
cervello in via di sviluppo.
Utilizzando la risonanza magnetica ad alta definizione si è constatato che il cervello di una
persona adulta che abbia abusato di marijuana non presenta anomalie. Le persone di 18-20
anni che avevano, durante l’adolescenza, fatto un uso frequente di cannabis per un lungo
periodo presentano l’ippocampo destro e il sinistro (un po’ meno) con un volume
significativamente inferiore a chi si è astenuto da questo vizio. Si presume che questa
anomalia causi un declino delle funzioni mnemoniche, anche se i soggetti compensano con
l’attivazione di altre zone del cervello. Le persone studiate appartenevano a una classe
sociale medio-bassa, riportavano un basso QI e molti di loro consumavano anche alcol e
tabacco14. Inoltre è impossibile affermare con certezza che non siano le persone con volumi
naturalmente ridotti dell’ippocampo ad avere una maggiore probabilit{ di voler abusare di
marijuana.
Lo stesso problema di stabilire quale sia la causa e quale l’effetto si ripresenta quando si
cerca di capire se la maggior parte delle persone geneticamente predisposte ad avere
problemi psichici tendano a usare una droga o se i principi attivi della canapa modifichino il
14 David Roofeh, Philip Cook, James Gee, Serge Sevy, Sanjiv Kumra, Medial temporal structures and memory
functions in adolescents with heavy cannabis use, Journal of Psychiatric Research 45 (2011) 1055-1066.
Francisco Rapp
11
cervello rendendo più probabile una malattia mentale. Il collegamento tra questo abuso e
l’insorgenza di psicosi è stato ampiamente dimostrato.
L’adolescenza è un periodo della vita in cui si scopre se stessi e il mondo e si sceglie cosa
cercare di diventare. Ci viene richiesto di essere responsabili e indipendenti, si affrontano
sfide, si sbaglia, si soffre, ma si impara, si riprova e si avanza.
Possiamo immaginare quali scompensi psichici causi scoprire la realtà e il corpo in cui si
vive, interagendo con il mondo esterno, se le percezioni sono alterate da una sostanza
stupefacente. Se le prime sofferenze della vita sono soffocate artificialmente, non si trae
nessun insegnamento, esse vengono svalutate e minimizzate. Il giovane cercherà di evitare
di impegnarsi in qualsiasi sfida futura che potrebbe comportare fallimenti o di reprimere
sul nascere, per mezzo di una droga, ogni sensazione spiacevole, credendo erroneamente di
avere il controllo su di sé e sul mondo15.
Nel discorso appena concluso si può vedere come il passaggio ad altre droghe o la crisi
amotivazionale siano possibili effetti collaterali forse permanenti, forse reversibili, legati al
consumo regolare di cannabis in giovane età.
La maggior parte delle assunzioni avvengono fumando marijuana e tabacco avvolti da una
cartina. Questo fa sì che i fumatori di canne, così come quelli di sigarette, abbiano una
maggiore probabilità di contrarre un cancro alle vie respiratorie rispetto ad altre persone.
Tuttavia, a causa di questo uso combinato, è difficile scoprire statisticamente chi ha un
maggior rischio cancerogeno.
Studi di laboratorio hanno riscontrato nelle infiorescenze di canapa, solitamente fumate,
una vasta gamma di sostanze cancerogene che quindi suggeriscono un’uguale pericolosit{
tra il fumo di marijuana da sola e di tabacco.
La lista di sostanze dannose si allunga se le piante sono state trattate con prodotti che
mirano a uno scopo, come ottenere una miglior resa dalle piante, senza tener conto delle
conseguenze negative per i consumatori.
Va aggiunto che i fumatori di cannabis subiscono un danno maggiore agli alveoli perché
inalano più profondamente di quelli di tabacco. Per questo motivo il fumo di 3-4 canne al
giorno si può equiparare a quello di 20 sigarette16.
Va detto che a parità di canapa in due diversi joint il danno ai polmoni aumenta con
l’aggiunta di tabacco e che, a parit{ di effetto, è meglio fumare canapa con maggior
contenuto di THC17.
Per finire riporto che uno studio ha concluso che il rischio di mortalità è inferiore per il
consumo di cannabis rispetto a quello di tabacco18, mentre esistono studi che collegano
l’assunzione di canapa con l’insorgenza di altri tipi di cancro.
Dr Ravera Furio, Psicopatologia e clinica dell’abuso e della dipendenza da cannabis e derivati , intervento al
convegno internazionale sulla canapa, Lugano 10.10.03
16 Rajinder Singh, Jatinderpal Sandhu, Balvinder Kaur, Tina Juren, William P. Steward, Dan Segerback and
Peter B. Farmer, Evaluation of the DNA Damaging Potential of Cannabis Cigarette Smoke by the Determination
of Acetaldehyde Derived N2-Ethyl-2′-deoxyguanosine Adducts. Chemical Research in Toxicology, 22 (2009),
1181-1188.
17
Arnao Giancarlo, Cannabis uso e abuso, Margini stampa alternativa, Viterbo, 2005
18 Gruppo di lavoro sulla canapa istituito dal Consiglio di Stato, Rapporto del 16 maggio 2003 sul problema
15
della canapa in Ticino.
Francisco Rapp
12
3.
Motivazioni
Baudelaire scrisse anche: “Ecco dunque la felicità! Occupa lo spazio di un cucchiaino!...
Potete inghiottire senza timore; non se ne muore. I vostri organi non riceveranno nessuna
grande scossa. Più tardi forse un richiamo troppo frequente al sortilegio diminuirà la vostra
forza di volontà, forse sarete meno uomo di quello che siete oggi; ma il castigo è così
lontano e il futuro disastro è di una natura così difficile da definirsi! Che cosa rischiate? Un
po’ di stanchezza nervosa all’indomani. Non rischiate ogni giorno castighi più grandi per
compensi minori?”
Se qualcuno consuma marijuana ripetutamente, probabilmente, è perché le sostanze
contenute nella pianta generano in lui determinati effetti, molti elencati nel capitolo
precedente, che gli aggradano.
Nel tempo libero ci si vuole separare da tutti quelli che sono gli stress del mondo lavorativo
e scolastico: staccare completamente, non pensare un secondo come se si fosse soggetti a
valutazioni e si dovessero rispettare termini di consegna.
Quello appena descritto è uno stato mentale che è sicuramente raggiungibile senza l’ausilio
di sostanze. Eppure se si è consapevoli che, come l’uomo a sempre fatto, introducendo
determinate molecole nel nostro corpo, ci si può sentire bene e divertirsi facilmente, ci si
droga!
Quindi il motivo per assumere sostanze come alcol o canapa è ottenere facilmente ciò che si
cerca nei momenti di svago.
A questo proposito voglio citare una testimonianza raccolta dal dottor Giancarlo Arnao: “Gli
effetti che prediligo nel fumo sono la disponibilità al gioco, concentrazione calda e piacevole
con qualsiasi cosa io sto facendo, insomma un rapporto con la realtà che mi ricorda in
maniera precisa quello che avevo da bambino”19.
La motivazione di molti consumatori saltuari è che questa sostanza permette loro di
liberarsi dai vincoli, dovuti al contesto culturale in cui vivono, che condizionano la loro
attivit{ mentale. Il fine di questi condizionamenti è agevolare l’attivit{ produttiva, ma
rischiano di essere incorporati a tal punto da un individuo da influire sulle percezioni e
scelte e anche fuori dal loro contesto.
L’elevata percentuale di persone che ricorrono a una qualunque scorciatoia (il mio lavoro è
incentrato sulla canapa, ma non va dimenticato che il 35% dei ragazzi e 30% delle ragazze
tra gli studenti quindicenni della Svizzera dichiara di aver consumato almeno una volta, nel
mese precedente, cinque o più bevande alcoliche20)mostra l’assenza di motivazioni morali o
salutari che trattengano le persone dal ricorrere a questi sotterfugi. Oltre a essere informati
sugli effetti negativi delle sostanze stupefacenti dai programmi di prevenzione, il 50% dei
ragazzi e 44% delle ragazze che hanno consumato droga hanno constatato l’insorgere di
problemi in ambiti diversi: scolastici, personali, relazionali e sessuali. Malgrado questo fatto
continuano a consumare.21
Arnao Giancarlo, Cannabis uso e abuso, Margini stampa alternativa, Viterbo, 2005
Dipendenze info Svizzera, Nuova inchiesta tra gli scolari: il consumo di alcol, tabacco e canapa resta ad un
livello importante, 29 marzo 2011.
21 - , Droghe I giovani sono consapevoli dei problemi, Corriere del Ticino, 14.06.11, pagina 9
19
20
Francisco Rapp
13
C’è chi sostiene che effetti collaterali più immediati e concreti (l’idea di avere i denti gialli e
l’alito cattivo dopo aver fumato uno spinello)siano un maggior motivo di astinenza22.
Oltre a queste, come si è visto, deboli motivazioni, vi sono riflessioni personali o il legame
coi genitori (capita che qualcuno affermi di non consumare solo perché non vuole ferire i
genitori) che possono dissuadere dal consumo di droghe.
Diversi ex consumatori dichiarano di aver smesso perché hanno imparato, anche grazie
all’uso di droghe, le potenzialit{ della propria mente e non necessitano più di agenti esterni
per accedervi.
Altre persone, se gli viene chiesto perché non consumano cannabis, rispondo di non averne
bisogno e che è triste pensare che per poter essere felici bisogna farsi del male e cambiare
se stessi.
Gli stessi individui interpellati risultano essere consumatori regolari di alcol, che
evidentemente non ritengono una sostanza dannosa che si assume per sentirsi meglio.
Questo perché la nostra cultura, di cui fanno parte anche le leggi, fa sì che il consumo di
canapa sia considerato più immorale e dannoso di quello di alcol.
Molti fumatori di canne la pensano in questo modo e chiedono che venga loro riconosciuto
il diritto di trovare compiacimento nella canapa che solo arbitrariamente si distingue
dall’alcol, legale e commercializzato.
Per tornare a ciò che spinge una persona ad assumere canapa si può parlare dei
comportamenti particolari che caratterizzano gli adolescenti. In questa fascia di età i
giovani cercano di diventare adulti imitandoli, agendo autonomamente e disobbedendo.
Come gli adulti essi fumano sigarette o bevono alcolici e, come gli adulti dicono di non fare,
fumano spinelli. Altri elementi che possono rientrare in questo discorso sono la ricerca di
legami forti con gruppi di amici che, talvolta, comprendono dei riti come il fumare le canne.
Inoltre gli effetti della canapa possono suscitare interesse in un adolescente che è alla
ricerca di un’identit{ e delle proprie possibilità e limiti mentali.
Torniamo ora sull’abuso di cannabis poiché vorrei citare uno studio del Early
Developmental Stages of Psychopathology (EDSP) fondato dal ministero tedesco di ricerca
e tecnologia. Esso ha dimostrato che determinati fattori sociali come, per esempio, avere
una madre depressa o perdere un genitore prima di aver compiuto 15 anni, possono
incidere sull’uso e la progressione all’abuso di cannabis23.
Esistono individui senza alle spalle nessuno dei contesti sociali elencati dalla ricerca tedesca
che sono desiderosi di estirpare dalla loro vita le emozioni negative e le delusioni, a tal
punto da cercare costantemente aiuto nelle droghe.
I curatori dello studio di dipendenze info Svizzera citato poco fa si dicono molto preoccupati
poiché oltre un terzo dei quindicenni che assume alcolici lo fa per soffocare malesseri
psichici.
Mentre ingerire alcol in forte quantità debilita fisicamente molto velocemente il corpo, per
la canapa è diverso. Ciò può portare una persona fragile a pensare “se la mia vita è piena di
cose brutte e una canna rende tutto bello, allora mi faccio una canna al mattino e una ogni
qualvolta ne sento il bisogno”.
Cattellino Elena, Adolescenti e fumo di spinelli: implicazione, funzioni e fattori di protezione, intervento al
convegno internazionale sulla canapa, Lugano 10.10.03
23 Kirsten von Sydow, Roselind Lieb, Hildegard Pfister, Michael Höfler e Hans-Ulrich Wittchen, A 4-year
prospective examination of risk factors in a community sample of adolescents and young adults, Drug and
Alcohol Dependence 68 (2002), 49-64.
22
Francisco Rapp
14
Politica
Francisco Rapp
15
1.
Cronologia della politica svizzera in materia di droga
1924- Alcuni stupefacenti (come l’oppio, le foglie di coca, la morfina, l’eroina,
la cocaina e i suoi sali) sono vietati in quanto “il consumo di droghe illegali rappresenta un
pericolo per la salute, intesa nel significato complessivo di qualit{ della vita.”24.
1951- Nasce la LStup, legge federale sugli stupefacenti in vigore ancora oggi, che, considera
stupefacenti "…le sostanze e i preparati che inducono uno stato di dipendenza
(tossicomania) e producono effetti del tipo della morfina, cocaina e canapa”25.
Si riteneva che la repressione, persecuzione di tutte le fasi dalla fabbricazione o
importazione fino al consumo bastasse per evitare il consumo di droga. Inoltre si istituì un
sistema di autorizzazioni per permettere a chi realmente aveva bisogno di beneficiare delle
proprietà di queste sostanze legalmente.
1972- Inizia la storia recente della politica svizzera in materia di droghe. Nasce il
concetto del «modello dei tre pilastri»
1975- La legge sugli stupefacenti è rivista. Uno degli obbiettivi è porre le basi legali per
offrire provvedimenti assistenziali e una terapia efficace ai tossicodipendenti. Fino a questo
momento il consumatore era sottoposto alle stesse pene degli spacciatori, dopo questa
modifica, il consumo o possesso per consumo di droga costituiscono un reato minore e
talvolta restano impuniti. Queste misure servono a tutelare il cittadino con problemi di
droga e piuttosto che punire lo si induce o obbliga a sottoporsi a una terapia. È introdotto (e
dovrebbe essere ancora valido) l’articolo 19b “Chiunque prepara un’esigua quantit{ di
stupefacenti soltanto per il proprio consumo o ne fornisce gratuitamente un’esigua quantit{
a una persona di età superiore ai 18 anni per renderne possibile il simultaneo consumo in
comune non è punibile.”
1991- Nasce il modello di provvedimenti dei «quattro pilastri»
1997- Respinta col 70% dei voti l’iniziativa popolare <<Gioventù senza droghe>> che
avrebbe fatto sì che la Confederazione perseguisse una rigorosa politica proibizionista
comprendente tutte le misure repressive atte a diminuire l’offerta di droga e una
prevenzione contro qualsiasi consumo di sostanze stupefacenti.
1998- Respinta col 73% dei voti l’iniziativa <<per una politica ragionevole in materia di
droga>> che avrebbe depenalizzato la coltivazione, l’acquisto, il possesso e il consumo di
stupefacenti. La Confederazione avrebbe dovuto occuparsi di regolare la coltivazione, la
produzione, l’importazione e il commercio di stupefacenti. Non si sarebbero potuti
pubblicizzare in alcun modo questi prodotti, gli sforzi per la prevenzione e la riduzione del
danno sarebbero dovuti essere molto grandi.
24
Ledermann Simone, Sager Fritz, La politica svizzera in materia di droghe Terzo pacchetto di misure della
Confederazione volte a ridurre i problemi legati alle droghe (PaMiDro III) 2006-2011, Ufficio federale della
sanità pubblica, Berna, 2006.
25
Legge federale sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope (LStup) del 3 ottobre 1951.
Francisco Rapp
16
1999- Il Consiglio federale, dopo la consultazione del rapporto di esperti che consigliava la
depenalizzazione dell’uso di tutti gli stupefacenti, propone due varianti per la modifica alla
legge: una che depenalizza l’uso di qualsiasi stupefacente e un’altra che depenalizza gli atti
preparatori e il consumo solo dei derivati della canapa. La seconda variante suscita molti
consensi.
2001- Sull’onda della “stagione dei canapai” (descritta nel capitolo 4) il Consiglio
federale propone, con un messaggio alle Camere di adattare la legge alla realtà di
questo periodo.
2003- Il Consiglio nazionale decide di non entrare in materia sul disegno di legge del
Consiglio federale.
2004- Per la seconda volta il Consiglio nazionale decide di non entrare in materia, così le
modifiche del messaggio del 2001 sono condannate a restare per sempre solo su carta.
2006- Del messaggio del 2001 sembrava fossero le modifiche riguardo alla canapa a
suscitare maggiori controversie. Si è così si deciso di votare sugli altri elementi della
revisione tra cui sancire la legalità della prescrizione medica di eroina. Questo ultimo tema
protrarrà le discussioni parlamentari per più di un anno.
2008- Il Consiglio nazionale accoglie l’ultimo progetto di revisione che ha cercato un
compromesso tra le parti. I contrari riescono a ottenere il referendum chiamando in
causa il popolo che il 30 novembre vota a favore delle modifiche alla LStup.
2011- La commissione dell’ONU sulla politica in materia di droga pubblica War on
drugs, un rapporto mirato a informare gli stati su come la guerra alla droga sia fallita
e su come, per evitare i danni agli individui alla società causati dal consumo di
droghe, si debba regolare legalmente la circolazione di droga.
Francisco Rapp
17
2.
I tre pilastri (1972)
Nel 1972 per far fronte al problema sempre più forte del consumo di droghe in Svizzera,
venne sviluppato il modello dei tre pilastri, composto da repressione, terapia e prevenzione.
Repressione- Se non c’è droga, nessuno può drogarsi. I tutori dell’ordine fanno rispettare la
legge sequestrando le sostanze appartenenti all’elenco, “delle sostanze psicotrope, dei
precursori, dei coadiuvanti chimici e degli stupefacenti nonché i preparati fabbricati a
partire da tali sostanze e preparati o aventi un effetto simile a essi” (LStup). Tutte le
persone che collaborano nel processo che va dalla produzione al consumo di una sostanza
illegale sono perseguibili. Tutti i cittadini sono invitati a segnalare un’infrazione della legge
alla polizia, la quale interviene e raccoglie tutte le informazioni necessarie a indagare sul
mercato sotterraneo e arrestare tutti i criminali implicati.
Terapia- Alcune droghe fanno nascere in chi le usa dipendenza fisica o psichica, un
desiderio irrefrenabile, la necessit{ di ripetere l’esperienza. Se una droga è usata per lungo
tempo e si riesce a smettere nonostante la dipendenza appaiono sintomi di astinenza come
vomito, dolori, delirio, insonnia, diarrea. Per sentirsi meglio il tossicomane è spinto a
drogarsi nuovamente. Il consumo di qualsiasi droga, soprattutto ripetuto, comporta
l’insorgenza di effetti collaterali che possono compromettere la salute e il tenore di vita
dell’essere umano.
I cantoni sono responsabili di avere, nel proprio territorio, sufficienti strutture con
personale adeguatamente formato per aiutare chi non può fare a meno di drogarsi e ne
soffre. Ogni caso deve essere studiato individualmente per far uscire il soggetto dalla
dipendenza e reinserirlo nella vita sociale fornendogli i mezzi per non ricadere in quel
circolo autodistruttivo che è la droga.
Prevenzione- Lo stato cerca di fornire mezzi che possano essere poi utilizzati dai
genitori, dagli educatori e dagli amministratori impegnati nella prevenzione
dell’uso di droghe. Queste persone promuovono una vita salutare e cercano di far capire
che, qualunque sia il motivo che può spingere a drogarsi, esistono altre vie per ottenere
quello che si cerca. Si può stare bene senza bisogno di sostanze che agiscano sul nostro
cervello, ma bisogna imparare a sviluppare rapporti sociali, essere consapevoli del proprio
valore, saper resistere alle pressioni del gruppo e avere fiducia nei mezzi che ognuno di noi
possiede per risolvere i problemi e godersi la vita.
Per sensibilizzare la popolazione bisogna stabilire un contatto molto forte. Le informazioni
devono essere corrette e esposte in modo visibile nei luoghi in cui vive chi si vuole
raggiungere. Molti concetti si radicano più solidamente se assimilati in giovane età per
questo motivo, sperando di lavorare congiuntamente alle famiglie, la scuola è la principale
forza per prevenire l’uso di droghe.
Programmi statali come <<supra-f>>26 sono attivi nella ricerca di sistemi di prevenzione
sempre più efficaci.
26
Per approfondimenti visitare: www.infodrog.ch/index.php/supraf-it.html
Francisco Rapp
18
3.
Il quarto pilastro (1991)
All’inizio degli anni ottanta il numero di tossicodipendenti nelle principali citt{ svizzere è
molto alto e le loro condizioni di vita sono precarie, il disagio sociale è grande, alcune
famiglie si vedono costrette a lasciare città come Zurigo per cercare un ambiente più adatto
a dei bambini.
In alcune città nascono le così dette scene aperte, si sa che lì ci si droga e spesso si
acquistano sostanze illegali, ma la polizia non prende provvedimenti.
I servizi sociali pubblici e privati offrono aiuto distribuendo siringhe sterili per proteggere
contro AIDS e HIV, promuovendo la vaccinazione contro l’epatite e istituendo centri
d’assistenza.
Questa serie di misure rientrano nel quarto pilastro (dopo i tre del 1972), riduzione del
danno, che si è quindi delineato spontaneamente in diverse città e Cantoni.
Nel febbraio 1991 il Consiglio federale ha varato una strategia innovativa per
ridimensionare l’atteggiamento delle autorit{ nei confronti della droga, la politica dei 4
pilastri.
Il pilastro della repressione può scontrarsi con quelli della terapia e riduzione del danno: se
si combatte la droga si fa un danno ai tossicodipendenti in quanto drogandosi nell’illegalit{,
emarginati, le loro condizioni peggiorano e, anche se si riuscisse improvvisamente a far
sparire l’offerta, i danni causati dalle crisi di astinenza sarebbero devastanti.
La Confederazione è a conoscenza di questa difficoltà e il suo scopo principale è quello di
coordinare al meglio gli sforzi di tutte le parti confrontate con questo fenomeno, dalla
polizia alle strutture di cura di cantoni, città e comuni.
Non ci sono dubbi che si è lungi dal risolvere il problema, per questo motivo lo stato mette a
disposizione per il lavoro pratico informazioni e scoperte scientifiche. Dal 1991 al 1999 ha
sostenuto circa 300 diversi progetti e programmi innovativi tra i quali si possono
menzionare per esempio: i punti in cui si possono consegnare siringhe usate per riceverne
di nuove gratuitamente, stanze dove ci si può iniettare eroina sotto la supervisione di
personale medico formato riducendo notevolmente il rischio di overdose e di infezione
permettendo anche un contatto tra il soggetto con problemi e servizi preposti a aiutarlo, il
trattamento a base di metadone per i dipendenti da oppiacei e, dal 1989, il trattamento a
base di eroina ha una base legale e fa parte delle terapie riconosciute. Questa “causa” è stata
sostenuta e difesa fortemente in parlamento dal consigliere agli Stati Dick Marty27
(presentato nella parte Realtà, al capitolo 3.1.).
Per la nuova politica sono da considerare successi sia la diminuzione del numero di
consumatori, sia l’affermarsi di un consumo meno rischioso, l’astinenza è d’obbligo se, a
causa della pericolosit{ della sostanza o di caratteristiche dell’individuo (per esempio:
problemi psichici), anche il minimo consumo comporterebbe un rischio.
Gli obbiettivi della prevenzione sono quindi cambiati. Prima ci si limitava a cercare di
evitare il primo consumo di droghe, oggi, tenendo presente il numero elevato di giovani che
fanno un’unica esperienza con la droga, uno degli obbiettivi è evitare l’insorgere di un
consumo problematico con dipendenza e rischi per la salute. Questo nuovo approccio è
27
Dick Marty, Intervento in merito alla prescrizione medica di eroina (Prescription médicale d'héroïne.Arrêté
fédéral), Onzième séance della Session d'automne Conseil des Etats, Mercredi 7 octobre 1998 09.00 h.
Francisco Rapp
19
criticato da chi ritiene che adattare la politica alla realtà e quindi accettare un uso saltuario,
per esempio, di cannabis, piuttosto che promuovere sempre e solo l’astinenza, sia
controproducente.
Durante eventi come i rave party (feste con musica elettronica) il consumo di droghe è
particolarmente diffuso. La polizia interviene principalmente per fermare chi guida in stato
alterato e chi vende sostanze illegali. Per i consumatori esistono associazioni come
<<danno>> che allestiscono stands nei pressi della festa per informare sui rischi
dell’assunzione di una determinata sostanza e su come comportarsi se proprio si vuole
provare (safer use), inoltre offrono aiuto alle persone intossicate28.
Recentemente una di queste associazioni ha iniziato un programma che ritengo molto
interessante. Degli specialisti si sono messi a disposizione di coloro che intendono
assumere droghe. I futuri consumatori consegnano le sostanze che desiderano provare agli
esperti che le analizzano chimicamente e li informano sui contenuti e sulla posologia.
Iniziative del genere possono portare ai minimi livelli le morti per droga tagliata male e per
dosaggi sbagliati.
Ovviamente la repressione è diventata più complicata a causa, dal 1975, della distinzione
tra le pene per i consumatori e quelle per gli spacciatori, inoltre è evidente che con la
politica dei quattro pilastri alcuni consumi di droga sono tollerati a determinate condizioni
che quindi la polizia deve far rispettare.
L’ idea che lo stato aiuti a drogarsi ha guadagnato terreno in buona parte d’Europa, ma
trova ancora molti dissensi ovunque nel mondo. Politici italiani non capiscono come si
faccia anche solo a pensare a simili progetti e ritengono che la droga vada combattuta senza
compromessi. Gli svizzeri, dal canto loro, hanno creduto in questa politica che, col tempo ha
avuto, esiti positivi: tra il 1990 e il 2000 il numero di giovani raggiunti dalle informazioni di
prevenzione statali è quadruplicato, due terzi dei 30’000 tossicodipendenti ricevono aiuto
con trattamenti all’avanguardia, la percentuale di sieropositivi provenienti dal mondo della
droga e passata rispettivamente dal 36% al 17% per le donne e dal 40% al 14% per gli
uomini, i decessi per overdose sono scesi da 405 a 181, le autorità sono riuscite a
combattere meglio il mercato della droga e le denunce per commercio di droga sono
cresciute dal 5 al 8%.
Fonte: http://www.swissinfo.ch/eng/Ten_years_on_from_Needle_Park.html?cid=2517882
(consultato in data 11.11.11)
28
Per approfondimenti visitare: www.danno.ch
Francisco Rapp
20
Fonte: Messaggio concernente la modifica della legge sugli stupefacenti del 9 marzo 2001
Francisco Rapp
21
4.
La stagione dei canapai
La legge federale sugli stupefacenti (fino a una sentenza del tribunale federale del 2004)
sanciva che non poteva essere coltivata, importata, fabbricata e posta in commercio "…la
canapa, per estrarne stupefacenti…".
Ciò significa che, annunciando scopi leciti, si poteva produrre e vendere canapa. L’assenza
di criteri legali oggettivi è stata sfruttata dagli ambienti desiderosi di soldi per aggirare la
legge.
A partire dal 1993, sul territorio ticinese, sono progressivamente comparse coltivazioni e
punti vendita di canapa che annunciando finalità lecite, spesso al limite del ridicolo, agivano
senza essere soggetti a controlli o restrizioni.
La Confederazione, che non percepiva un problema, non è intervenuta e, dopo che il
Consiglio degli stati si è espresso a favore della depenalizzazione del consumo di canapa nel
2001, il Consiglio Nazionale ha rinviato la decisione generando incertezza.
I prodotti più venduti all’interno dei canapai erano i cosiddetti sacchetti odorosi per armadi,
contenitori di plastica facilmente apribili (grip) di infiorescenze con caratteristiche
favorevoli a essere usate come stupefacente (alti contenuti di THC non hanno alcun influsso
sulla qualit{ dell’aroma o del prodotto tessile, ma producono effetti più forti se fumata o
mangiata).
Molte persone hanno intravisto il possibile smisurato guadagno e hanno deciso di investire
in questa attività. Inquietante è stato scoprire come, oltre a membri di organizzazioni
malavitose sia locali sia internazionali, molte di queste persone non avevano nulla a che fare
con il mondo del narcotraffico. Alcuni rispettabili padri di famiglia hanno sorvolato sulla
loro morale e sono entrati nel giro attirati dai soldi facili.
Essendo il nostro l’unico paese a permettere tale situazione, e avendo il Ticino condizioni
climatiche ottimali per la coltivazione di questa pianta (ciononostante molte di queste sono
sorte indoor, per restare appartati e produrre droga di miglior qualità), gli estimatori di
marijuana di tutto il mondo hanno voluto cogliere l’occasione al volo partecipando nella
produzione ed esportando il prodotto. L'indotto complessivo ticinese si calcola fra i 120 e i
150 milioni di franchi, pari se non superiore a quello dell’intero settore agricolo. Circa 1,5
miliardi di franchi è quello stimato a livello svizzero.
A causa dell’alta redditivit{, di queste piantagioni, il costo dei terreni è cresciuto, tanto da
renderli spesso inaccessibili ad agricoltori intenzionati a coltivare altro.
I canoni di affitto hanno vissuto un’evoluzione analoga creando così delle difficolt{ a
commercianti in settori realmente leciti che non possono competere in quanto a guadagni
con gli operatori di un settore con una domanda così forte. I dipendenti, spesso clandestini,
di queste attività commerciali erano assunti senza contratto, evitando le imposte, e pagati in
nero. Le transazioni avvenivano in contanti e senza documenti contabili a norma.
Il sopraccitato interesse di altri paesi al prodotto svizzero ha generato un ingente traffico
della sostanza, da noi apparentemente legale, ma nei paesi riceventi illegale. La situazione ai
valichi era incandescente e molti corrieri intraprendevano le vie classiche del
contrabbando, creando non pochi problemi alle relazioni internazionali.
I coltivatori godevano di libertà tali da utilizzare qualsiasi metodo per far crescere le
proprie piante, come, per esempio, l’uso di pesticidi, ottenendo un prodotto con una
maggiore percentuale di principio attivo. Queste sostanze chimiche restano sulla marijuana
Francisco Rapp
22
e vengono inconsciamente assunte dal consumatore, causando un aumento degli effetti
negativi.
Le barriere etico-morali che dissuadono alcuni, soprattutto giovani, dal drogarsi potrebbero
essere venute meno a causa di un messaggio antieducativo veicolato dal lassismo delle
autorità nel confronto della proliferazione della canapa. Se tanti consumano per i pochi che
si astengono rischia di aggiungersi il fattore di appartenenza al gruppo a favorire il
consumo. Questi fattori, sommati all’offerta così grande di sostanza stupefacente
potrebbero aver fatto aumentare i consumi.
Secondo l’Istituto svizzero di prevenzione dell'alcolismo e altre tossicomanie, in quattro
anni, la percentuale di giovani trai 15 e i 16 anni ad aver già provato la sostanza è passata
dal 10% totale al 40% nelle ragazze e 50% nei ragazzi. La statistica più recente mostra che
oggi solo un terzo dei quindicenni e un quarto delle loro coetanee hanno già consumato
canapa29. Il rapporto sulla canapa in Ticino redatto dalla commissione istituita dal Consiglio
di Stato ha evidenziato che in questo periodo è aumentata la percentuale di persone che
ripetono l’esperienza da 29,4% a 39,6% per gli uomini e da 23,1% a 32,2% per le donne.
Molti genitori e educatori, nell’accorgersi che un loro figlio o allievo consumava cannabis,
hanno accettato il fatto senza prendere provvedimenti, forse anch’essi vittime
dell’insicurezza provocata dalla realt{ sconvolta. Realtà talmente assurda da far sì che le
persone si sentissero libere di consumare quanto, quando e dove volevano, mentre altri
cittadini presenti si sentivano impotenti e credevano di dover accettare questa situazione.
4.1 La svolta
Dopo anni di proliferazione incontrastata della marijuana in Ticino, le autorità hanno deciso
di reagire.
Dall’inizio del 2003 la polizia si è impegnata a combattere questo fenomeno. Prima di allora
solo pochi canapai erano stati chiusi, mentre altri continuavano indisturbati. La
magistratura aveva argomentato che la canapa non costituiva la priorità numero uno del
Canton Ticino e che, a causa delle poche forze a disposizione, si sarebbe intervenuti per
contrastare solo i boss di questo buisness.
In quelle chiamate operazioni “indoor” promosse e dirette dal procuratore Antonio Perugini
(presentato nella parte Realtà, al capitolo 3.1.), da marzo 2003 a marzo 2004, sono stati
smascherati i reati commessi da chi produceva e vendeva prodotti apparentemente legali
che in realtà non avevano altro scopo che essere assunti come stupefacenti. Il Ministero
pubblico, nonostante le lacune legali, ha aperto 150 procedimenti per un totale di 270
persone indagate. Nei casi in cui avvenivano chiare infrazioni alla legge la procedura si è
svolta normalmente. In altri casi, le persone perseguite ritenevano di star agendo nella
legalità, ma i loro ricorsi al Tribunale Federale sono stati tutti respinti. Il TF ha risposto
semplicemente usando il buon senso: sostenendo l’evidenza (il divieto d’accesso ai
minorenni nei canapai, le percentuali di THC indicate sui prodotti, la vendita in loco di
strumenti utili solo per assumere la sostanza, ecc) del fatto che il prodotto della
coltivazione, di per sé legale, sarebbe potuto essere usato come stupefacente. Quindi tutti
coloro che hanno intenzionalmente collaborato a mettere a disposizione della popolazione
uno stupefacente proibito hanno commesso un reato.
Dipendenze info Svizzera, Nuova inchiesta tra gli scolari: il consumo di alcol, tabacco e canapa resta ad un
livello importante, 29 marzo 2011.
29
Francisco Rapp
23
A seguito di questa reazione delle autorità, le coltivazioni e i canapai sono gradualmente
scomparsi.
4.2 Considerazioni
Le conseguenze della “stagione dei canapai” si possono distinguere in tre categorie:
economiche, qualitative e routinarie. Sono tutti d’accordo che dell’intera situazione si può
incolpare, oltre alle persone pronte a fare di tutto per denaro, il mancato intervento delle
autorità di fronte alla comparsa del primo canapaio. Se veramente si fosse stati disposti ad
accettare i punti vendita di droga si sarebbe comunque dovuto intervenire per regolare
alcuni aspetti evitando le conseguenze economiche e quelle riguardanti la qualità della
canapa.
Ci vogliono dei limiti alla superficie coltivabile a canapa (una sorta di piano regolatore
agricolo) per evitare che l’agricoltura si incentri solo sul prodotto dai migliori profitti.
Bisogna controllare la composizione chimica dei prodotti e sequestrare quelli contenenti
sostanze tossiche che non interessano ai consumatori (pesticidi, fungicidi e altri), impedire
l’esportazione del prodotto, proibire il fumo nei luoghi pubblici, rafforzare i messaggi di
informazione e prevenzione e cercare di impedire il contatto dei giovani con la sostanza.
Oltre a criticare il modo di reagire da parte dello stato, c’è chi, come Perugini, sostiene che
della situazione insopportabile creatasi per la società e per molti individui bisogna
incolpare la canapa che di per sé mette in pericolo tutti.
C’è anche chi, come Dick Marty, si rifiuta di puntare il dito su una sostanza, ma crede che
una depenalizzazione o legalizzazione ragionata, non solo non avrebbe avuto le stesse
conseguenze, ma avrebbe addirittura portato molti vantaggi.
Francisco Rapp
24
5.
Messaggio per la modifica della legge sugli
stupefacenti (2001)
Già nel 1983 una commissione incaricata dalla Confederazione, della quale faceva parte
Dick Marty, aveva concluso che bisognava depenalizzare il consumo di tutti gli stupefacenti.
Dopo anni queste idee sono finalmente presenti in un messaggio per modificare la legge
sugli stupefacenti.
Uno degli obbiettivi di questa modifica è consolidare la possibilità di attuare provvedimenti
nati con la politica dei 4 pilastri, in particolare si vuole incrementare il ruolo di
coordinatrice e direttrice della Confederazione perché ci sono differenze cantonali e lacune
nella pianificazione dei progetti di aiuto che vanno risolte.
Un altro motivo per far passare il messaggio è che il trattamento con la somministrazione di
eroina, consolidatosi efficacemente con il pilastro della riduzione dei danni, sarebbe
permesso solo fino al 2004 perché in fase di sperimentazione, a meno che non si modifichi
la legge sugli stupefacenti.
Dall’analisi del contesto (“la stagione dei canapai”) nel quale questo messaggio è stato
redatto risulta necessaria una revisione delle leggi sulla canapa.
Considerando i 500000 svizzeri che fanno uso regolare o occasionale di cannabis, non si
può far rispettare la legge per quanto riguarda la punibilità del consumo soprattutto perché
la mole di lavoro per le autorità sarebbe troppo grande.
È dimostrato che un regime di divieti non dissuade le persone dal consumare cannabis, la
quale, “in caso di consumo moderato, reca danni alla salute che non sono superiori a quelli
di altre sostanze ottenibili legalmente”30.
Le lacune della legge in vigore per quanto riguarda la coltivazione e la vendita di derivati
della canapa hanno generato una zona grigia poco controllabile e la difficoltà di prendere
adeguati provvedimenti giuridici nei confronti delle persone implicate.
La legge deve stabilire un tasso di THC sotto il quale la canapa venga considerata industriale
e non stupefacente permettendone la coltivazione, la vendita e l’esportazione, ma anche
criteri legali chiari per sapere chi perseguire e chi autorizzare a produrre e vendere canapa
da utilizzare come stupefacente all’interno della Svizzera.
Una delle due varianti volte a modificare la legge propone che le persone con più di 18 anni,
che desiderano consumare un qualsiasi stupefacente in contesti non pericolosi per se e gli
altri, possono farlo. La seconda variante, oltre a permettere la coltivazione e il commercio di
canapa, si limita a depenalizzarne il consumo. Per le altre sostanze è necessaria una
prescrizione medica. Chi dovesse mettere a disposizione di minorenni stupefacenti,
andrebbe incontro a pene molto severe.
La LStup deve sancire come obbiettivi prioritari la lotta alla criminalità e la prevenzione di
una dipendenza e delle sue conseguenze.
Perseguire e punire maggiormente i trafficanti che hanno come unico scopo quello di
realizzare un guadagno. Chi vende droga per finanziare il proprio consumo va trattato in
modo diverso.
30
Messaggio concernente la modifica della legge sugli stupefacenti del 9 marzo 2001.
Francisco Rapp
25
Nessuna delle due varianti è riuscita a ottenere di modificare come volevano le leggi
svizzere.
Una modifica alla legge c’è comunque stata, ma le idee originali si sono dovute adattare al
pragmatismo svizzero. Dopo anni di discussioni, sono entrate in vigore nuove leggi che
contenevano solo qualche traccia del messaggio del 2001.
Francisco Rapp
26
6.
Ultima modifica alla legge (2008)
La canapa e l’eroina restano illegali, ma sono consentite eccezioni per la prescrizione
medica.
Come già avevano proposto diversi messaggi, da ora in poi si considera caso grave se gli
stupefacenti sono forniti per mestiere nelle immediate vicinanze di istituti scolastici e si
aumenta la pena in caso di compratori adolescenti.
Chi produce, detiene, trasporta e consuma, è punito, a dipendenza di quanto l’infrazione sia
considerata grave, con una pena pecuniaria o una pena detentiva fino a tre anni.
Nel messaggio del 2001 si pensava di introdurre una multa immediata, senza l’avvio di una
pratica penale e restando nell’anonimato, per chiunque sopra i 16 anni fosse colto a
consumare o possedere una quantità di marijuana o hascisc inferiore ai 10 grammi.
Questa modifica non è stata introdotta ed è tuttora discussa al consiglio Nazionale. Il punto
saliente della discussione è se i giovani tra i 16 e i 18 anni debbano essere soggetti a questa
misura o segnalati al magistrato dei minorenni.
Il procuratore pubblico Antonio Perugini critica duramente questa iniziativa e la vede come
un’ulteriore banalizzazione del consumo di canapa che potrebbe allentare i freni sociali,
soprattutto dei giovani, nei confronti di questa pericolosa sostanza.
Uno degli obbiettivi di questo tipo di provvedimenti, secondo il parlamento, sarebbe
sgravare le forze di polizia dalle denunce. Secondo la polizia però, queste misure
impediscono di condurre indagini per risalire la filiale fino ai “pesci grossi” i quali
realizzano grandi guadagni col commercio di stupefacenti31.
Restano in vigore gli articoli che proteggono il consumatore come quello che permette di
abbandonare il procedimento nei casi poco gravi e quello che permettere di prescindere
dall’azione penale se il consumatore si sottopone a un’assistenza sorvegliata dal medico.
È sempre lì, Marty lo fa notare con un sorriso, l’articolo 19b (“Chiunque prepara un’esigua
quantità di stupefacenti soltanto per il proprio consumo o ne fornisce gratuitamente
un’esigua quantit{ a una persona di et{ superiore ai 18 anni per renderne possibile il
simultaneo consumo in comune non è punibile.”). Secondo lui questo articolo fornisce le
basi legali alla corte per prosciogliere un cittadino che si è procurato (prodotto o
acquistato) uno stupefacente e lo abbia consumato senza rischiare di recare un danno a
nessuno oltre a sé stesso. Egli può anche condividere la droga con altri adulti consenzienti.
Perugini sostiene invece che l’articolo sancisce che non è un’aggravante (il consumo, la
coltivazione e il possesso sono comunque puniti) “passare la canna” a un amico
maggiorenne. Se non esistesse questo articolo, il proprietario della droga consumata in
comune andrebbe incontro a pene più severe rispetto a chi ha deciso di assumerla assieme
a lui.
Una novit{ attribuibile al messaggio del 2001 è che ora l’Ufficio federale della sanit{
pubblica può rilasciare autorizzazioni eccezionali per la coltivazione, l’importazione, la
fabbricazione e la messa in commercio degli stupefacenti proibiti se non vi ostano
convenzioni internazionali e se tali stupefacenti sono utilizzati per la ricerca scientifica, per
lo sviluppo di medicamenti o per un’applicazione medica limitata.
31
Perugini Antonio, Lo spinello fa ballare la Berna federale, Corriere del Ticino, 14.06.11, pagina 2.
Francisco Rapp
27
7.
Rapporto ONU (2011)
Sulla base di scarsi dati scientifici dell’epoca, nel 1955 l’ONU inserisce la cannabis nella lista,
comprendente anche l’eroina, delle sostanze sottoposte al massimo livello di controllo in
quanto produce molti effetti negativi senza vantaggi terapeutici. Non tutti i rappresentanti
erano d’accordo con questa risoluzione (Olanda, India e altre), ma quasi tutti hanno firmato
la Convenzione Unica.
La convenzione proibisce la produzione, la vendita, il possesso e il consumo delle sostanze
proibite se non sono stati autorizzai per usi medici o scientifici. Gli stati possono decidere se
punire severamente o con una multa e che in certi casi si può introdurre gli individui
fermati in programmi di educazione, cura e/o reintegrazione.
In quegli anni si credeva che queste misure avrebbero ottenuto una diminuzione della
portata del fenomeno droghe e meno danni alla salute delle persone.
Nel 2009 il dipartimento droghe dell’ONU ha pubblicato un documento riportante i gi{
menzionati traguardi raggiunti dalle politiche antidroga nel mondo. Si sottolinea come il
fatto che la cannabis sia stata sottovalutata e incriminata in forma minore rispetto ad altre
droghe abbia favorito la tolleranza nei confronti di questa droga e causato un aumento dei
consumi.
Due anni dopo è lo stesso dipartimento a pubblicare un altro documento. La copertina
riporta la scritta “war on drugs” con la parola “war” cancellata.
Nell’introduzione si afferma che 50 anni di dispendio di forze e risorse per combattere le
persone implicate nel fenomeno droga non hanno portato alla riduzione dei narcotrafficanti
(uno studio ha mostrato che l’inasprimento delle leggi provoca organizzazioni di
narcotraffico più violente che uccidono di più), dei venditori o dei consumatori, ma hanno
peggiorato le condizioni di vita di questi ultimi. Per questo motivo affermano che bisogna
mettere in discussione i preconcetti, decriminalizzare e elaborare e sperimentare nuove
strategie politiche che hanno come obiettivi primari la prevenzione e la riduzione del
danno.
Dei 250 milioni di persone che fanno uso di droga si stima che solo il 10% siano
consumatori problematici. Come si può trattare queste persone comprese tutte quelle
coinvolte nella produzione e vendita di stupefacenti come criminali? La maggior parte degli
spacciatori incarcerati sono “pesci piccoli” facilmente sostituibili dall’organizzazione
criminale, quindi si rovina la vita a una vittima della malavita mentre questa continua le sue
attività.
I paesi che hanno introdotto la decriminalizzazione, soprattutto di cannabis (Portogallo,
Olanda, Australia, alcuni stati USA), hanno vissuto un aumento dei consumi minore rispetto
alle nazioni che hanno mantenuto invariate la leggi.
È stato dimostrato che gli stati che spendono per programmi di prevenzione e riduzione del
danno traggono maggiori benefici sociali rispetto a quelli che investono nella repressione,
ma quasi tutti gli stati continuano in via prioritaria a reprimere.
Nelle pagine seguenti all’introduzione, la Svizzera è menzionata come esempio di nazione in
grado di raggiungere traguardi con provvedimenti innovativi che si distanziano da quelli
prettamente repressivi.
Alla politica dei 4 pilastri si attribuisce il merito di aver ridotto il mercato illegale di eroina
fornendola in modi sicuri ai tossicodipendenti con forti problemi. In questo modo, oltre a
Francisco Rapp
28
migliorare le condizioni di vita dei drogati, si è riusciti a diminuire il numero dei nuovi
tossicomani da 850 nel 1990 a 150 nel 2005.
Per tornare alla repressione: nessuno stato dispone di sufficienti mezzi per combattere
simultaneamente tutte le droghe. Concentrandosi su una in particolare si spinge il
consumatore della sostanza perseguita a usarne altre, talvolta molto più pericolose, per
soddisfare quelli che ritiene i propri bisogni di automedicazione, evasione dalla realtà,
apertura mentale e divertimento.
L’ONU sostiene che bisogna esplorare la possibilit{ di creare un mercato di sostanze ora
illegali, regolato e tassato dallo stato.
Questa idea non è nuova e suscita sempre reazioni controverse, ma sia chi è contrario che
chi è a favore di queste misure sostiene che se si agisce bisogna agire a livello
internazionale.
Francisco Rapp
29
Realtà
Francisco Rapp
30
1.
Indagini sul campo
Studiare la politica svizzera in materia di droghe non è così stimolante se paragonato alla
possibilità di capire realmente se, come e quando gli svizzeri facciano uso di droga.
I giovani sono il futuro ed è scientificamente provato che gli effetti collaterali delle droghe
sono maggiormente devastanti sul loro fisico e la loro psiche.
Per questo preoccupa che si consumi e si venda persino a scuola. Lo sanno gli allievi, lo
sanno i docenti e, talvolta, lo sa la direzione. Dico talvolta perché il direttore di una delle
scuole prese in esame ha dichiarato che finché non sarà in possesso di dati statistici che
dimostrino il contrario, basandosi sull’osservazione quotidiana, continuerà a ritenere che il
consumo di cannabis a scuola sia marginale e nascosto.
Sui giornali locali appaiono spesso articoli con titoli allarmistici, che dipingono una
situazione sempre gravissima per quanto riguarda il consumo giovanile di droghe.
La prima pagina del corriere del Ticino del 6 ottobre di questo anno riportava: “La verit{
degli studenti <<Uno su tre usa droghe>>”.
In quanto studente liceale posso raccogliere informazioni e opinioni sul campo meglio di
chiunque altro, infatti, molti degli studenti coinvolti nel fenomeno sono miei amici o
conoscenti.
Ora quantificherò il consumo e la vendita di marijuana da parte di studenti all’interno del
perimetro di tre scuole medie superiori della Svizzera italiana.
È quasi impossibile che qualcuno si faccia una canna al liceo senza che nessun altro ne sia a
conoscenza. Ho cominciato parlando con chi conosco, dopodiché mi sono fatto indicare altri
studenti nel giro che non conoscevo e così via. Gli approcci erano sempre amichevoli,
chiarivo loro l’entit{ della mia ricerca e chiedevo ciò che volevo sapere assicurando che
tutto sarebbe rimasto nell’anonimato.
La mia ricerca non è scientifica, non vanta di metodi statistici e potrei non aver raggiunto
tutti. Le mie cifre sono un po’ più piccole di quelle reali, ma forniscono un quadro
interessante da analizzare.
Francisco Rapp
31
Nella tabella sottostante sono presentati i dati raccolti riguardanti il numero di studenti che
fumano canapa in zona istituto settimanalmente (almeno una canna a settimana) e
giornalmente (almeno una canna al giorno). Conoscendo il numero di allievi nelle scuole in
cui ho svolto il sondaggio si può ottenere una cifra che per difetto rappresenta la parte di
consumatori regolari sul totale degli studenti. Oltre a queste percentuali ho trovato
interessante raccogliere il numero dei consumatori diari che frequentava l’ultima classe
l’anno scorso per vedere se il loro vizio giornaliero impedisse loro di raggiungere i
traguardi scolastici. Di quei 46 uno ha ripetuto l’anno e tutti gli altri hanno ottenuto la
maturità.
Inoltre ho raccolto i dati relativi al numero di studenti minorenni o maggiorenni che
vendono canapa (illegalmente) ai loro compagni.
La raccolta di dati si è svolta nella settimana dal 16 al 20 di Giugno. Gli impegni dell’ultimo
periodo dell’anno scolastico potrebbero dissuadere qualcuno dall’assunzione troppo
regolare di canapa oppure, se si dovesse essere già sicuri di aver raggiunto gli obbiettivi
scolastici, ci sarebbero meno freni al consumo. Inoltre questa settimana è lontana dal
periodo di fioritura e raccolta della parte stupefacente delle piante cresciute all’aperto. Ciò
potrebbe aver influenzato la disponibilità di sostanza e quindi la possibilità di consumare.
Numero
studenti
Totale
Min 1 /sett Min 1/gg
Min 1/gg (di 4a)
Venditori
2816
223
94
46
50
7.9%
3.3%
Percentuali
Francisco Rapp
Venditori
<18
21
1.8%
32
2.
Vendita di marijuana a scuola
La mia ricerca ha permesso di capire in che modo gli studenti si procurano la droga.
Chi ha la possibilità dovuta, oltre che alle adeguate conoscenze botaniche, a un’ubicazione
ideale o al permesso dei genitori per coltivare canapa in giardino o in casa, fa crescere
qualche pianta.
Essendo interessati solo a soddisfare il proprio fabbisogno e non alla vendita, nessuna delle
persone intervistate possedeva più di tre piante.
Queste persone raccolgono una volta all’anno trai 100 e 400 g di infiorescenze secche per
pianta nel caso di coltivazione all’esterno (outdoor) e 12-22 g dalle 2 alle 6 volte all’anno se
coltivate all’interno (indoor) con apposite lampade.
Chi coltiva cerca di far durare la sua erba fino alla prossima raccolta. Raramente comprano
perché hanno finito le proprie riserve.
Oltre a essere indipendenti dagli spacciatori, questi individui condividono spesso la droga
prodotta con i membri del gruppo, questi ultimi possono evitare di comprare grazie
all’amico che la mette a disposizione per l’uso in comune e, qualche volta, regala piccole
quantità che possono usare a piacimento.
Quando non si ha la possibilità di consumare gratis un prodotto di buona qualità e di origine
conosciuta, bisogna rivolgersi a un rivenditore.
Nessuno studente ha dichiarato di procurarsi la cannabis direttamente da un grande
produttore.
Gli studenti che acquistano si possono suddividere in due gruppi: acquirenti al dettaglio (tra
0,5 e 5 grammi) e acquirenti all’ingrosso (tra i 10 e i 100 grammi). Chiaramente definire
questi studenti “acquirenti all’ingrosso” risulterebbe inadeguato fuori dal contesto
scolastico dove l’ unit{ di misura da usare sarebbe il chilogrammo.
I primi comprano unicamente per consumare, ma alcuni di loro, se gli fosse chiesto,
attingerebbero alla loro modesta riserva per regalare o vendere una o due canne (0,5-1 g).
Eccetto per un numero ridotto degli appartenenti al secondo gruppo che comprano grandi
quantità perché consumano veramente tanto o per pagarla meno e tenerla da parte, chi
compra all’ingrosso lo fa per venderne una parte e recuperare i soldi spesi per il proprio
vizio.
Raramente i componenti sono fissi in un gruppo. Molto spesso i ruoli si invertono e chi, in
un certo momento, aveva comprato 100 g e venduto a diversi studenti bustine contenenti
4g di marijuana, il mese successivo, potrebbe trovarsi a comprare un piccola quantità da
uno di quelli che aveva acquistato da lui i 4g. La persona alla quale si acquista la canapa ha
infatti preferito raccogliere la somma necessaria per impossessarsi di un quantitativo di
marijuana superiore al proprio fabbisogno.
La maggior parte delle volte gli acquirenti al dettaglio comprano la droga dai compagni e
tutti gli acquirenti all’ingrosso devono lasciare l’istituto per procurarsi la droga.
Dalla mia ricerca risulta che l’1,8% degli studenti ha già venduto droga, essi sono tutti
consumatori e rappresentano il 22,4% di questo gruppo.
Per diventare un venditore è necessario conoscere una persona, fuori dal giro scolastico,
che riceva grandi quantità di canapa (diversi chili) da produttori locali o esteri trafficando
di persona o utilizzando un corriere.
Francisco Rapp
33
Un acquirente al dettaglio interessato a diventare un acquirente all’ingrosso deve chiedere
a uno dei membri del secondo gruppo come contattare il suo fornitore. Per evitare di
entrare in contatto con il traffico di stupefacenti ad altri livelli il nuovo acquirente
all’ingrosso potrebbe chiedere al suo compagno di fare da intermediario tra lui e il
fornitore.
Una prassi molto usata che permette di ridurre i costi è quella di comprare un grande
quantità in comune.
Comprando l’erba da un grosso rivenditore ai prezzi attualmente più bassi in circolazione,
ovvero circa 650 Fr. per 100 g di outdoor e 750 Fr. per indoor, e rivendendola chiedendo il
prezzo più alto che un compratore sarebbe disposto a pagare, quindi 12,50 Fr./g per
l’outdoor e 14 Fr./g per l’indoor, il guadagno ammonterebbe rispettivamente a 600 e 670
Fr.32.
Molto difficilmente si trovano prezzi così bassi per la canapa all’ingrosso e abbastanza
compratori che accettino prezzi così alti per la sostanza al dettaglio.
Solitamente capita che chi compra si tenga tra i 10 e 15 g e venda il resto guadagnando
quanto ha speso.
Come già detto nessuno studente è interessato a ottenere grandi guadagni da questa attività
e se può evitare di dover cercare acquirenti è ben contento.
Il fornitore (nella figura in nero) vende agli acquirenti all’ingrosso (in rosso e in blu nella
figura 1) i quali riforniscono i compratori al dettaglio all’interno del perimetro scolastico . In
un altro momento (figura 2) due acquirenti al dettaglio (in giallo e in verde nella figura 1)
diventano gli acquirenti all’ingrosso e vendono agli altri, compresi gli ex acquirenti
all’ingrosso.
32
Dati forniti dai consumatori
Francisco Rapp
34
3.
Reazioni delle autorità scolastiche e statali
Per prima cosa trascrivo alcune reazioni, commenti e opinioni di membri della direzione o
del corpo docenti delle scuole esaminate.
Una docente si diceva sconcertata e spaventata del fatto che aveva sentito che ci sono
studenti di quarta che vendono a studenti di prima. La mia analisi ha rilevato che non esiste
una vendita regolare da studenti più vecchi a quelli più giovani, ma può capitare che giovani
minorenni vendano a compagni maggiorenni.
Come già detto, in un caso il direttore di un istituto ha affermato di non possedere dati che
gli facciano pensare a una rete di spaccio interstudentesca, ma la direzione è stata costretta
ad assumere un agente di sicurezza a causa di presenze estranee nel perimetro scolastico
dedite ad attività, molte delle quali illegali, che davano fastidio alla maggior parte dei
frequentatori dell’istituto. Oltre a questi estranei egli non crede che qualcuno consumi
stupefacenti all’interno dell’istituto perché questo non permetterebbe a nessuno di
raggiungere i requisiti scolastici necessari per la frequentazione delle lezioni.
Tutte le direzioni sono d’accordo che a un problema studentesco all’interno dell’istituto non
si risponde chiamando la polizia, ma con un confronto diretto con lo studente.
Un altro direttore, così come molti docenti, hanno detto di non avere dubbi sul fatto che si
consumi a scuola. Alcuni di loro sentono l’odore di marijuana quando camminano nel
perimetro scolastico o dalle aule, attraverso le finestre. Inoltre c’è chi dice di aver colto sul
fatto alcuni ragazzi.
Il gruppo di docenti consapevoli della situazione si divide in chi non se ne cura troppo e chi
chiede assolutamente provvedimenti. I primi ritengono che sia un fenomeno marginale, al
momento non preoccupante e che visto l’uso esclusivamente di droghe leggere non troppo
pericolose (visto che se ne permetteva la vendita e si stava per depenalizzarle) non è a
rischio la salute o la formazione dei giovani. Inoltre un intervento delle autorità è da
escludere perché rovinerebbe il rapporto con i docenti, i quali danno la priorità
all’educazione che impartiscono e alla maturità che è auspicabile raggiungere per
proseguire in questa scuola. Gli altri ritengono che sia imbarazzante e fastidioso sia per loro
che per gli studenti e che in una scuola non possa essere tollerato un comportamento del
genere.
Tra di loro c’è chi chiede che, in caso di infrazione alle norme di convivenza, la direzione
provveda immediatamente ad applicare le sanzioni disciplinari previste, saltando la parte
che comprende la segnalazione dell’accaduto al docente di classe perché ritengono che sia
un espediente per evitare di affrontare il problema.
Uno di loro ha scritto al collegio docenti a questo proposito, ma quando gli è capitato di
trovarsi di fronte a uno studente intento a fumarsi una canna si è limitato ad allontanarlo e
ad andare in direzione ad annunciare il fatto senza però essere preso sul serio e lasciando
cadere la questione. Esso propone di chiudere le zone nelle quali avvengono i rituali illegali
e non esclude l’eventualit{ di mettere al corrente i mas media.
In collaborazione con gruppi di lavoro cantonali e nazionali, nel 2006 la polizia cantonale ha
creato visione giovani33, che è a disposizione delle scuole per interventi preventivi e
mediativi prima di una denuncia in caso di attività illegali.
33 Per approfondimenti visitare: http://www4.ti.ch/di/pol/prevenzione/violenza-giovanile/
Francisco Rapp
35
Anche se si è a conoscenza di questa possibilità non è stata adottata nessuna misura di
carattere ammonitivo, punitivo o preventivo, oltre a due o tre giornate ogni anno che in
tutte le scuole in esame sono dedicate alla prevenzione dell’uso e dell’abuso di stupefacenti
e alcol con conferenze e attività.
3.1. Antonio Perugini e Dick Marty, opinioni opposte, ma non sempre
Facciamo ora conoscenza con le due personalità più volte citate in questo mio elaborato,
Antonio Perugini e Dick Marty.
L’avvocato Perugini è procuratore pubblico dal 1990 e
sostituto procuratore generale dal 2011, promotore
diretto e titolare delle inchieste che hanno portato alla
chiusura dei canapai ticinesi, è sempre stato in prima
linea nella lotta contro le droghe illegali. Secondo lui le
sostanze illegali sono impossibili da dosare
adeguatamente e impossibili da usare senza riscontrare
conseguenze negative. Egli segue la via della repressione
che appartiene al suo campo e che riconosce essere una
causa persa, ma sostiene però che non bisogna allentare
neanche un istante la presa perché oltre che frenare la
proliferazione incontrastata della droga veicola un
messaggio importante verso la popolazione. Anche a
livello scolastico egli mette in guardia di non
sottovalutare il fenomeno che come dimostrato è
presente e l’ultima cosa da fare sarebbe lasciar correre.
Il senso di impunità che percepiscono gli studenti è antieducativo e ogni docente della
scuola, istituita appositamente per educare, non deve passare la patata bollente a un
collega, bensì deve affrontare il problema lui stesso prima con il dialogo e poi mettendo in
atto le sanzioni previste dalle regole di convivenza dell’istituto. Inoltre egli fa notare la
pericolosità della situazione degli studenti che vendono droga a scuola i quali, anche se non
vendono “per mestiere” (la LStup definisce come criterio chi ricava un grande guadagno
dalla vendita di stupefacenti), se sono maggiorenni che vendono a minorenni (29 casi)
rischiano da pene pecuniarie fino a tre anni di carcere e, nel caso in cui il tribunale
decidesse che lo studente ha tratto abbastanza profitti dall’attività di vendita da essere
definito spacciatore per mestiere, viene punito con minimo un anno di carcere.
Dick Marty è stato procuratore pubblico del Canton
Ticino dal 1975 al 1989, anno in cui venne eletto al
Consiglio di Stato . Dal 1995 è Consigliere agli Stati a
Berna. Attivo in vari ambiti si è distinto per la sua lotta
alla criminalità organizzata (ha contribuito al maggior
sequestro di eroina della storia svizzera) e per il suo
impegno nel migliorare le politiche sulla droga anche a
livello internazionale (nel 1998 diventa deputato
all’assemblea parlamentare del consiglio d’Europa). Nel
1987 ha ricevuto un’onorificenza dal dipartimento di
giustizia statunitense e un premio dalla International
Narcotic Officers Association per la sua dedizione e i
risultati ottenuti nell’ambito delle leggi sulla droga.
Francisco Rapp
36
Egli inizialmente sosteneva le idee di Perugini, ma dopo anni di esperienza è arrivato a
condividere appieno le idee esposte nel rapporto ONU del 2011 (capitolo 8) e crede che,
prima o poi, un passo di tutte le politiche mondiali verso una politica di regolamentazione
della vendita di tutti gli stupefacenti sar{ inevitabile. Egli è d’accordo con Perugini sul fatto
che uno dei problemi maggiori delle droghe illegali sia l’impossibilit{ (eccetto per i nuovi
programmi di analisi come quello già menzionato dell’associazione “danno”) di conoscere
esattamente cosa si sta assumendo.
La Depenalizzazione del consumo e il controllo da parte dello stato
dell’approvvigionamento sono l’unico modo per ridurre i danni causati dalle droghe e per
infierire un duro colpo alle organizzazioni criminali che perderebbero il mercato.
La vendita di droga controllata da leggi statali permetterebbe di evitare le morti dovute
all’assunzione di sostanze tagliate male e permetterebbe di regolare i dosaggi secondo le
indicazioni tossicologiche fornite. Per l’ostinazione con la quale segue la controproducente
repressione Marty definisce Perugini un “talebano” perché persone che la pensano come lui
hanno creato e alimentano questo grave e insoluto problema.
Chiaramente non pensa che ogni uso di droghe costituisca un pericolo, anzi sostiene che
qualsiasi sostanza, se non abusata, permette comunque una vita equilibrata ed integrata
nella società.
Se l’alcol è legale e commercializzato e la canapa no è solo per una decisione puramente
arbitraria quindi non è giusto discriminare i consumatori della seconda. Per esempio non è
giusto che a una persona, fermata alla guida di un veicolo a motore e alla quale sia richiesta
un’analisi delle urine, venga ritirata la patente se si riscontra più dello 0,0% di droghe
nell’organismo. La patente viene restituita solo quando si dimostra di essere puliti. Per la
canapa il processo di espulsione totale delle tracce è molto lento e può arrivare ai tre mesi.
Questo significa che a un persona fermata alla guida nell’arco di tre mesi dall’ultimo
consumo viene ritirata la patente anche se gli effetti che costituiscono un fattore di rischio
per chi guida spariscono completamente in 24 ore34. In parte questa discriminazione è
dovuta alla difficoltà della misurazione, ma persone come Perugini non hanno interesse a
cambiare le cose perché ogni punizione nei confronti di chi usa droghe lancia un messaggio
positivo alla società.
Per quanto riguarda la scuola, al primo impatto Marty vedeva il lato positivo della
situazione nel fatto che dai miei dati risulta che la maggior parte degli studenti è estranea al
fenomeno di consumo regolare e vendita.
Malgrado le sue idee a livello statale ed internazionale, egli ritiene che la scuola debba far
rispettare le norme di convivenza dell’istituto che devono rispecchiare la legislazione
vigente. Qualora consumare cannabis diventasse legale, dovrebbero difendere la volontà
della maggior parte dei frequentatori della scuola. Come sostiate anche Perugini i docenti
sono tenuti ad affrontare personalmente ogni studente dedito al rito illegale e non limitarsi
a sentire odori e lamentarsi.
Egli è anche convinto che la vendita al liceo non possa essere definita “per mestiere” perché
non si agisce per trarre guadagno bensì per finanziarsi il vizio ed avere sempre a
disposizione la sostanza all’interno del gruppo.
34
Yesavage J., Leirer V.O. et al., “Hangover” effects of marijuana intoxication on aircraft pilot performance,
Am.J. of. Psychiatry 142, 1325-1329.
Francisco Rapp
37
Conclusioni
Francisco Rapp
38
1.
Problemi di alcuni modi di pensare odierni
Uno studio ha mostrato come negli Stati Uniti, Canada e Paesi Bassi, con una legislazione in
questo ordine dalla più restrittiva per i primi alla più permissiva per gli ultimi, il consumo
di canapa tra gli adolescenti è pressoché uguale eccetto per le ragazze olandesi che
consumano meno di tutti gli altri35. Più che nella legge o nella possibilità di procurarsi le
sostanze illegali penso che le cause del consumo di droghe vadano ricercate nelle
motivazioni delle persone, che a loro volta possono essere influenzate da modi di pensare
odierni diffusi nella società.
Molte persone oggi assumono marijuana più volte al giorno come se fossero pazienti affetti
da Parkinson o glaucoma che cercano di lenire i dolori causatigli da una malattia che rovina
la loro esistenza.
Oggigiorno se si ha mal di testa si reagisce ingoiando una pillola. Non si studia la causa del
malore, ci si droga e si torna al lavoro. Questo automatismo ci viene praticamente insegnato
dalla società, basti pensare alla pubblicità televisiva della suddetta pillola.
Molti dei nostri problemi psico-fisici sono spesso correlabili a ritmi produttivi troppo
elevati, ma a nessuno viene in mente o gli viene consigliato e permesso di prendersi una
pausa, tutto si risolve con artifici della farmaceutica.
Oltre a medicamenti poco invasivi di recente è aumentata l’assunzione di psicofarmaci.
Persone di tutte le età, soprattutto donne, si rivolgono al medico cercando una cura al
malessere generato dallo stress e da altre componenti della vita di tutti i giorni.
Capita che i medici prescrivano psicofarmaci sostenendo che “male non fanno”. In questo
modo si riesce ad affrontare la giornata. Effetti collaterali potrebbero insorgere, come ad
esempio una dipendenza da queste sostanze, ma, anche con queste sostanze in corpo,
possono essere perfettamente integrati nella società36.
Forse il mio ragionamento è un po’ azzardato, ma io credo che ci sia un collegamento tra la
mentalità consumistica che la società cerca di radicare in ognuno di noi e il bisogno o il
desiderio di compiacersi per mezzo di droghe.
Il termine “consumismo” descrive la ricerca della gratificazione e della felicit{ personale al
di fuori di noi: da solo non puoi convincerti di essere felice, di divertirti, hai bisogno di
procurarti, possedere e consumare qualcosa di materiale.
Ormai è automatico, se un giovane (per fortuna non tutti) programma un momento di svago
in cui sa che vorrà divertirsi, pensa subito a procurarsi una sostanza per accedere a questa
felicità. Se si chiede agli studenti liceali cosa faranno appena finito l’ultimo esame, una
buona parte risponderà che ha intenzione di ubriacarsi, alcuni si fumeranno le canne e altri
faranno entrambe le cose perché associano il divertimento post esami a una sostanza.
Spesso si sente che i giovani bevono o fumano spinelli perché non hanno niente da fare, ma
in realtà ciò avviene anche quando c’è un evento appositamente studiato per divertire e
intrattenere. Per esempio chi ha girato per le vie del centro durante la manifestazione palco
ai giovani non ha potuto fare a meno di notare giovani liberamente dediti al loro vizio
35
Bruce Simons-Morton,William Pickett,Will Boyce, Tom F.M. ter Bogt,Wilma Vollebergh, Cross-national
comparison of adolescent drinking and cannabis use in the United States, Canada, and the Netherlands,
International Journal of Drug Policy 21 (2010) 64–69.
36
Borla Romina, Una pillola per “digerire” la vita, Corriere del Ticino, 02.11.11.
Francisco Rapp
39
illegale37. Questo perché a loro non bastano concerti o animazioni per divertirsi o
intrattenersi.
A molti banchieri, chirurghi, onorevoli e calciatori non basta il proprio corpo o psiche per
far fronte alla loro vita con i suoi ritmi imposti dalla società. Per questo motivo cercano
aiuto nelle sostanze. È cosi che, per esempio, il consumo di cocaina ha contagiato molte
persone che percepiscono il loro vizio in linea con lo stile di vita odierno e si sentono e sono
accettati, anziché automaticamente condannati come un tempo38.
37
38
5.
E.GA/R.L, Dove c’è la festa arriva lo spinello, Corriere del Ticino, 26.05.10
Schiavi Giangiacomo, Allarme droga. Banchiere fermato con la cocaina, Corriere della sera, 17.11.06, pagina
Francisco Rapp
40
2.
La mia presa di posizione
Ora, dopo quanto esposto, sono in grado di dare un mio personale giudizio. Sostengo la
maggior parte delle idee di Marty, con qualche eccezione, e condivido alcune di quelle di
Perugini.
Inizio schierandomi contro l’idea di Perugini (e di Baudelaire) che il consumo di cannabis
comporti per forza un danno alla società. Non ci sono dubbi che in certi casi un’esistenza
possa essere rovinata da questo vizio, ma ritengo che sia più l’eccezione che la regola.
Inoltre abbiamo visto come la droga consiste spesso, oltre che in un mezzo ludico, in un
agente adattogeno e la sua assunzione è diventata un bisogno primario di molte persone
per vivere la propria vita39.
Sia nel caso dell’uso ludico sia in quello dell’auto medicazione, la canapa potrebbe esser la
droga con i danni minori per l’individuo. Farla sparire dalla circolazione causerebbe un
danno enorme se le persone passassero da quella ad altre sostanze più pericolose. A questo
proposito ho raccolto un’interessante testimonianza da una donna: il suo maestro di tennis
faceva uso regolare di canapa, però stava bene, questo gli permetteva di sopportare vita
senza che la sua psiche e il suo fisico ne risentissero, ma dal momento che, con una manovra
politica, lo stato argentino fece sparire dalla circolazione la canapa, il maestro di tennis
ripiegò sull’eroina. I primi tempi lo si vedeva ancora distrutto fisicamente e moralmente e
dopo poco tempo non si seppe più nulla di lui.
Questo per sottolineare che se la società ha il bisogno di drogarsi lo farà con sostanze legali,
illegali, più o meno pericolose.
In questo contesto la canapa potrebbe avere un ruolo importante nella riduzione dei danni
e se, mentre si cercano metodi per evitare il consumo di tutte le droghe, la legislazione sarà
un po’ meno dura nei confronti di questa sostanza la popolazione potrebbe trarne
giovamento.
Ciononostante sono d’accordo con Perugini sul fatto che una commercializzazione legale
della canapa veicolerebbe un messaggio negativo e molte persone, per esempio i
consumatori di alcolici che allo stato attuale non fumano le canne, toglierebbero l’etichetta
che definisce la cannabis droga e perderebbero le barriere che li separano dal consumo di
questa sostanza. Per questo penso che non si debba legalizzare la marijuana né altri
stupefacenti.
A mio avviso però, non si dovrebbe punire il cittadino che si procura canapa di origine
controllata e la consuma senza rischiare di fare del male a nessuno oltre a sé stesso. Questa
ultima azione sarebbe già depenalizzata se fosse sempre rispettato l’articolo 19b
(“Chiunque prepara un’esigua quantità di stupefacenti soltanto per il proprio consumo o ne
fornisce gratuitamente un’esigua quantit{ a una persona di et{ superiore ai 18 anni per
renderne possibile il simultaneo consumo in comune non è punibile”) secondo
l’interpretazione di Marty. Ritengo che in futuro la LStup vada modificata per evitare che un
articolo soggetto a interpretazioni diverse e che alcune di queste siano in contraddizione
con altri. Deve essere chiaro che un cittadino ha diritto di coltivare in un luogo sicuro le
piante che servono a soddisfare il suo consumo di marijuana.
Sono da reprimere tutti quei comportamenti che consistono un pericolo per altre persone,
che causano un aumento dei consumatori e un’accettazione sociale del fenomeno. La
vendita, la guida in stato alterato, il tenerla alla vista e il consumo in luoghi pubblici
39
Arnao Giancarlo, Cannabis uso e abuso, Margini stampa alternativa, Viterbo, 2005.
Francisco Rapp
41
dovrebbero restare illegali e puniti. È necessario, confido nella scienza per questo, trovare
un sistema per assicurarsi che un conducente sia nello stato adeguato alla guida, anche se
ha consumato canapa una volta negli ultimi tre mesi. In questo modo un consumatore che si
metta alla guida dopo 24 ore dall’assunzione, quindi non più sotto gli effetti della sostanza,
non verrebbe punito ingiustamente.
Analizzando la cronologia politica (pagina 17) e vedendo come sono state respinte le
iniziative <<Gioventù senza droghe>> e <<per una politica ragionevole in materia di
droga>> e modificato il messaggio del 2001, credo che la libera circolazione di canapa o di
tutti gli stupefacenti, se mai diventerà realtà, dovrà comunque aspettare perché al momento
sento ancora forte il pragmatismo svizzero che difficilmente accetterà una politica radicale
in nessuna delle due direzioni. Le mie idee credo apporterebbero molte migliorie e penso
concilino entrambe le parti che, come me, capiscono l’importanza della prevenzione e
riduzione del danno.
Se tutti i consumatori adulti coltivassero le proprie piante consumerebbero un prodotto di
origine controllata. La disponibilità di canapa per i minorenni diminuirebbe se non avessero
il permesso di coltivarsi le piante e non esistesse un mercato che li rifornisca. Questo
mercato subirebbe un duro colpo, a meno che le organizzazioni malavitose si concentrino
sulla vendita ai minorenni. Questo possono farlo e forse lo fanno anche oggi ma, a mio
parere, per questo devono subire pene severissime.
Se si sviluppassero e fosse consigliato ai consumatori di rivolgersi a programmi di analisi
chimica delle sostanze, essi potrebbero conoscere la percentuale di principio attivo
presente nel loro prodotto e eviterebbero di esagerare. Sempre nell’ambito della riduzione
dei danni dovrebbe venir consigliato il già citato “safer use” come per esempio l’utilizzo di
metodi che non comprendono la combustione e l’inalazione di fumi: l’uso di un attrezzo
chiamato vaporizzatore permette un’assunzione della sostanza senza il danno polmonare.
Per quanto riguarda la situazione negli istituti, penso non possa essere tollerata l’esistenza
di una sorta di enclave olandese dove gli studenti possono consumare, vendere e comprare
uno stupefacente illegale. “Enclave olandese” perché dalle mie ricerche risulta che a scuola
si possano fare cose illegali in questo paese senza che sia chiamata la polizia (anche se sono
a conoscenza del fatto che esistono programmi appositamente ideati per l’intervento nelle
scuole) e senza che i docenti svolgano il loro ruolo di educatori e la direzione di rispetto
delle norme di convivenza. È ovvio che una tale situazione attiri persone estranee alla
scuola a recarvisi per consumare, rifornirsi o vendere. Prima o dopo un intervento da parte
delle autorità potrebbe diventare necessario.
Penso però che al momento la maggior parte gli studenti che consumano cannabis anche
più volte al giorno non stiano nocendo alla propria salute o alla propria formazione in modo
preoccupante e confido sulla loro maturità per non passare ad un abuso. Mostrando il
numero di studenti che hanno conseguito la maturità nonostante un consumo diario di
cannabis (45 su 46 consumatori) credo di aver confutato la teoria secondo la quale questo
vizio pregiudichi una formazione.
Ciò non ostante gli va impedito di consumare e vendere tranquillamente perché politiche di
lassismo creano un’accettazione sociale del fenomeno che può portare a un aumento di chi
prova e di chi diventa abituale. Tra questi nuovi consumatori potrebbero esserci ragazzi
(soprattutto i più giovani) fragili che si rovineranno la vita.
Francisco Rapp
42
A ogni docente è richiesto l’impegno e lo sforzo per combattere direttamente il fenomeno
intervenendo qualora qualcuno fumi o venda erba all’interno del perimetro scolastico
ammonendo e indicando quali conseguenze avrebbe un'altra infrazione alle norme di
convivenza e a cosa andrebbe incontro se il contesto invece di essere quello scolastico fosse
quello sociale.
Lo stato deve contrastare con programmi di prevenzione mirati il consumo alcolici, il cui
mercato lavora in senso opposto studiando prodotti sempre più accattivanti per aumentare
la già enorme clientela costituita dai giovani, contribuendo a istaurare in essi un senso di
necessità di assumere sostanze per divertirsi ed essere felici.
Sia a livello familiare che statale bisogna promuovere le attività che possono sostituire le
droghe. Lo sport riesce a far provare una marea di sensazioni stupende e ci si accorge che
provengono tutte da dentro di noi, basta saperle esternare. Quante persone sfogano tutti gli
stress e i problemi della vita quotidiana semplicemente andando a correre, e dopo avere
corso si sentono soddisfatti e appagati. Queste persone hanno trovato quello che molti
esseri umani cercano nelle droghe semplicemente godendosi le endorfine prodotte dal loro
organismo con una corsetta post-lavorativa.
Uno studio scientifico appoggia la mia teoria concludendo che chi dedica parte della propria
vita allo sport molto più difficilmente farà uso di canapa40. È con enorme piacere che ho
notato la nascita, da due anni a questa parte, di un progetto con l’obbiettivo di fornire ai
giovani tra i 12 e 17 anni (età a rischio per i primi consumi) attività il venerdì e il sabato
sera. Coscienti dei pochi eventi pensati per intrattenere i giovani a questa età che spesso si
ritrovano per girovagare senza una meta nelle vie del centro, facili prede di molte tentazioni
criminose, l’iniziativa statale midnight worknet, in collaborazione con diverse sedi
scolastiche, mette a disposizione le palestre degli istituti per attività sportive. Per ora, in
tutta la Svizzera, a queste 147 serate hanno partecipato 12'478 ragazzi (circa 80 a serata) di
età media 14,2 anni41.
Per tornare all’ambito scolastico penso che i docenti con il loro insegnamento debbano
lanciare ogni giorno messaggi indiretti di astensione dall’uso di sostanze, mostrando agli
studenti le fantastiche possibilità di una mente sana che può tutto (anche curarsi da ogni
male psichico) anche senza artifici della chimica.
Per concludere il mio lavoro tengo a citare una frase del mio docente di italiano che si situa
perfettamente tra quello che potrebbe essere un messaggio diretto contro l’uso di droghe e
uno indiretto che innesca una riflessione personale. Dopo aver concluso la lettura de
L’infinito di Giacomo Leopardi che aveva lasciato tutta la classe a bocca aperta egli disse:
“Avete visto? Leopardi non aveva bisogno di assumere droghe per farsi i viaggi.”
40
Patrick Peretti-Watel, Fabrice Olivier Lorente, Cannabis use, sport practice and other leisure activitiesat the
end of adolescence, Drug and Alcohol Dependence 73 (2004) 251–257.
41
Per approfondimenti visitare: http://www.midnightworknet.ch/it/magazine
Francisco Rapp
43
Bibliografia
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Francisco Rapp
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Ringraziamenti
Voglio ringraziare tutte le persone che si sono dimostrate disponibili nei miei confronti e mi
hanno fornito dati e opinioni in merito al fenomeno che mi sono prefissato di analizzare.
Tra questi nomino il consigliere agli Stati Dick Marty e il procuratore pubblico Antonio
Perugini così come pure molti studenti, docenti e membri della direzione che mi hanno
concesso il loro tempo e fatto attingere alle loro idee ed esperienze personali.
La stupenda illustrazione in copertina è opera della mia compagna di classe Gioia
Michelotti.
Per finire voglio ringraziare il professor Gian Carlo Werner che mi ha seguito e sostenuto
nel corso dei mesi che hanno portato alla stesura di questo lavoro, fornendomi
regolarmente materiale pertinente alla mia ricerca e ottimi spunti di riflessione.
Francisco Rapp
47
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