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la contea di gavello
LA CONTEA DI GAVELLO UN POSSEDIMENTO DEI FOSCARI IN POLESINE LA CONTEA DI GAVELLO UN POSSEDIMENTO DEI FOSCARI IN POLESINE a cura di MARIO BULGARELLI Venezia 2007 LA CONTEA DI GAVELLO UN POSSEDIMENTO DEI FOSCARI IN POLESINE a cura di MARIO BULGARELLI Venezia 2007 Direttore della collana FERIGO FOSCARI Venezia La Malcontenta 2007 Tutti i diritti riservati INDICE GENERALE INTRODUZIONE ABBREVIAZIONI NOTA IX E SIMBOLI AL TESTO Capitolo I XI XIII - L’Archivio Gradenigo Appendice documentaria a) Temi vari b) Abbazia e Chiesa di Gavello Capitolo II - Il territorio e la società Coltivazioni e conduzione delle terre. Le comunità rurali La cartografia dell’Archivio Gradenigo. Iconografia delle mappe Appendice documentaria a) Il territorio b) Tematiche sociali e demografia c) Toponimi Capitolo III - I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini Appendice documentaria I Gilioli a) Albero genealogico b) Testamenti e atti simili c) Beni d) Investiture e) Temi vari I Contarini f) Albero genealogico dei Contarini del ramo Conti del Zaffo g) Testamenti e atti simili h) Beni i) Andrianna Dolfin l) Temi vari Capitolo IV - I Foscari nel Polesine Appendice documentaria 3 7 7 10 15 19 22 27 27 46 50 53 58 58 58 59 60 71 72 78 78 79 85 103 114 123 128 Indice generale VIII a) Albero genealogico dei Foscari del ramo San Simeon Piccolo b) Beni c) Affittanze delle terre di Gavello d) Temi vari Capitolo V - Pietro Foscari La questione del mercato Appendice documentaria a) Pietro Foscari b) Lite tra Marietta Contarini e Andrianna Dolfin c) La questione del mercato d) Contro l’oratorio di Lama Capitolo VI - Il Palazzo Foscari Appendice documentaria Temi vari 128 129 143 161 175 177 181 181 201 208 223 227 232 232 Bibliografia 237 Indice dei nomi 241 INTRODUZIONE Gavello, assieme alla vicina Adria, è un paese che conobbe, in un passato abbastanza remoto, una importanza non trascurabile nell’equilibrio politico del Polesine. Senza risalire troppo indietro nei secoli – quando Gavello era il centro di un’importante contea, menzionata di frequente in editti imperiali (doc. 11 in app. al cap. I) e bolle papali, che era anche sede di un importante centro monastico1 – questa ricerca si incentra sul periodo storico in cui, dopo la conquista del Polesine da parte della Repubblica di Venezia, si avvia un processo di trasferimento di proprietà terriere dalla aristocrazia estense al patriziato veneziano. È un momento importante nella storia stessa della Serenissima – frequentemente studiato negli ultimi decenni – che vede un’ingente massa di capitali finanziari rifluire dal commercio marittimo e riversarsi in investimenti fondiari. Questo spostamento di interessi – dal profitto alla rendita, dalla città alla campagna – ha molteplici implicazioni sul piano sociale e su quello culturale. L’attenzione al territorio e la conoscenza dell’universo rurale sollecitati dall’esercizio dell’agricoltura inducono i patrizi veneziani a permanere anche a lungo in una terraferma che vengono ora per la prima volta scoprendo, e a costruire dimore per soggiornarvi. L’acquisto di possedimenti dotati di titoli feudali induce peraltro anche processi di revisione di alcune interpretazioni del concetto di nobiltà radicate nel fondamento repubblicano dell’aristocrazia veneziana. 1. Al riguardo si veda l’opera dell’erudito e Vescovo di Adria Speroni degli Alvarotti che alla fine del ’700 compilò una summa di documenti antichi relativi a Gavello. Di fatto, però, sull’antica Abbazia di Gavello si sa molto poco e gli storici ne hanno delineato un quadro spesso contraddittorio che sconfina con la leggenda, come nel caso della vicenda del trafugamento e della traslazione della salma del monaco San Beda dall’Abbazia di Gavello a quella di San Benigno in Genova, riportato dal Paperbrocchio, agiografo del ’600 (doc. 24 in app. al cap. I). X Introduzione Un aspetto niente affatto secondario del costume sociale che viene alla luce studiando questa realtà polesana è quello relativo ai rapporti tra nobiltà e clero, tra sfera laica e sfera confessionale, tra Stato e istituti religiosi. Tutto (o quantomeno molto) viene fatto nel nome di Dio: dai rogiti notarili alle disposizioni testamentarie, dalle misurazioni dei suoli ai proclami della Repubblica che sollecitano il pagamento delle imposte. I due mondi paralleli della sfera ecclesiastica e di quella civile hanno peraltro alcuni momenti di contatto non insignificanti: ad esempio, quando il privato adotta un istituto giuridico di tradizione feudale, quale era lo juspatronato 2 (docc. 13, 14, 19, 21 in app. al cap. I). Eppure, malgrado la evocazione continua di una dimensione trascendente, quello che affiora è un attaccamento ai beni materiali che pare a volte quasi ossessivo, per le forme in cui esso si manifesta. Ogni cosa – anche quella che può apparire a noi, oggi, insignificante – ha un prezzo, un valore. Nemmeno il gravame delle regalie, o delle decime – che a volte pare risibile a nostri occhi perché si riduce alla consegna di poche uova o di una quaglia – sfugge alla contabilità minuziosa del clero e della nobiltà. Insomma, domina ovunque una logica economica, orientata al profitto, che concorre essa stessa al funzionamento degli ingranaggi dello Stato. 2. Lo juspatronato comportava anche importanti oneri che andavano dal sostentamento del clero, alla ristrutturazione o all’abbellimento delle chiese, e in forza di ciò i Foscari, investiti di questo privilegio, nel secolo XVIII ricostruirono la Chiesa di Gavello. ABBREVIAZIONI E SIMBOLI Legenda delle abbreviazioni A.S.V. A.G. A.C.R. A.P.G. app. b ca. cap. cfr. doc./docc. f fig./figg. ft fz n n.d.A. op. cit. p./pp. s.d. sg./sgg. vd. = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = Archivio di Stato di Venezia Archivio Privato Gradenigo Rio Marin presso l’A.S.V. Accademia dei Concordi di Rovigo Archivio Parrocchiale di Gavello appendice busta circa capitolo confronta documento/i fascicolo figura/e foto filza nascita nota dell’Autore opera citata pagina/e senza data seguente/i vedi Abbreviazioni presenti nei documenti antichi N.H.E. Nob: Ho: N.N.H.H. B.I. C Co: Ecc.mo/i E.E.V.V. e.e.v.v. Mag.co Mag.to Ill.mo/i Reg.to T. F. = = = = = = = = = = = = = = Nobil Homo Eccellenza Nobil Homo Nobili Uomini Magistratura dei Beni Inculti Campo Conte Eccellentissimo/i Eccellenze Vostre Eccellenze Vostre Magnifico Magistrato Illustrissimo/i registrato Terraferma Abbreviazione e simboli XII q. m D.to/i X.ma X.ci = = = = = quondam mastelli (unità di misura) Ducato/i Decima Dieci Simboli grafici adottati nella documentazione antica s [...] [...] .?. (?) † ∞ = = = = = = = soldi omissis dell’Autore omissis nel testo originale parola o frase illeggibile parola di cui non si conosce l’esatto significato morte matrimonio NOTA AL TESTO O gni capitolo è corredato di un’appendice che riporta la documentazione antica relativa al capitolo medesimo. I documenti sono in ordine cronologico e suddivisi per tema. Per una più rapida e agevole consultazione, sono tutti contrassegnati con numerazione progressiva. Pertanto, quanto scritto nei singoli capitoli, grazie a dei rimandi posti tra parentesi, può essere facilmente confrontato con la documentazione dell’appendice. Inoltre, poiché dall’A.G. si è attinto per la quasi totalità della documentazione di questa ricerca, quando non compaiono l’Archivio e il fondo nella collocazione archivistica di un documento bisogna intendere che quel documento proviene, appunto, dall’A.G. In genere, si è ritenuto opportuno mantenere il testo originale della documentazione antica anche quando appaiono errori, distorsioni delle parole o altre imperfezioni nella scrittura. LA CONTEA DI GAVELLO UN POSSEDIMENTO DEI FOSCARI IN POLESINE Capitolo I L’ARCHIVIO GRADENIGO Q uesta ricerca tenta di ripercorrere le vicende che vedono impegnata una illustre famiglia veneziana, quella dei Foscari del ramo di San Simeon, nella gestione della Contea di Gavello, dal secolo XV fino al secolo XX. Per far ciò, essa utilizza la documentazione reperibile nell’Archivio Gradenigo Rio Marin, che giace presso l’A.S.V. È opportuno annotare – se pur rapidamente – che l’Archivio dei Foscari è confluito in quello Gradenigo, in quanto l’ultimo esponente di questa famiglia, Marta Foscari, si unì in matrimonio con Pietro Gradenigo. Ma conviene segnalare anche che il reperimento dei documenti relativi alla Contea di Gavello ha posto non poche difficoltà perché i due fondi, quello Foscari e quello Gradenigo, sono stati fra loro frammischiati in modo tale da renderne ardua la consultazione, mancando in essi ogni ordine cronologico o tematico. Una rilevante parte delle carte relative alla Contea reperita nell’A.G. verte attorno al patrimonio, e viene a costituire per lo studioso una fonte di informazioni interessanti, perché consente di avere una ricca documentazione sulla consistenza dei beni e, nel contempo, consente di ricostruire abbastanza bene lo scenario relativo all’amministrazione dello Stato e, in generale, la sua geografia istituzionale, in quanto si tratta quasi sempre di atti sui quali varie sono le Magistrature che sono di volta in volta chiamate a decidere. Molte mappe che sono reperibili fra queste carte permettono poi anche di ricostruire con sufficiente precisione la topografia antica del territorio di Gavello e, con essa, la morfologia poderale, l’assetto delle campagne e l’idrografia. I registri contabili dell’amministrazione delle terre possono infine chiarire alcune questioni relative alla distribuzione della ricchezza nelle comunità rurali e all’economia agraria del tempo. Nell’affrontare le varie tematiche di questa materia, ci si è limitati quasi sempre alla registrazione dei dati, ma in alcuni casi che 4 La Contea di Gavello sono parsi significativi si è cercato di offrire una chiave di lettura che consenta di superare schemi interpretativi che, a nostro avviso, hanno perso parte della loro efficacia. Questioni di eredità, esposti, querele, pendenze giudiziarie, arbitrati, testamenti, rogiti di vario genere, passaggi ereditari che determinano acquisti, vendite, doti, ricavi, cespiti, debiti, stime, perizie, ecc. si traducono in una mole di documenti imponente e, quel che più conta, inedita. Si tratta di carte che – in caso di accertamenti o di contestazioni – costituivano uno strumento indispensabile per sancire la legittimità del possesso di un bene. Le liti non mancavano: c’era sempre chi intraprendeva defatiganti cause giudiziarie dagli esiti incerti. Quasi sempre, peraltro, in ricorrenze significative della vita come, ad esempio, matrimoni o decessi, quanto era stato sancito e stabilito anni innanzi con rogiti o scritture veniva rimesso in discussione, anche con motivazioni pretestuose. Così si avviavano disquisizioni che potevano investire anche la titolarietà di privilegi antichi che evidentemente neanche il passar dei secoli era riuscito a codificare una volta per tutte. Insomma, il tentativo di appropriazione di beni o diritti con mezzi legali era sempre dietro l’angolo; rappresentava una insidia costante contro la quale ciascuno doveva tutelarsi con documenti debitamente protocollati, registrati e archiviati, da produrre alle varie Magistrature dello Stato (come la Magistratura del Proprio, l’Auditor Vecchio, la Magistratura del Mobile, i Giudici di Petizione, il Magistrato sopra Gastaldo, ecc.). Una parte di informazione del tutto particolare sono peraltro i testamenti. Questo genere di documenti è, infatti, quello che restituisce spesso un’immagine più ravvicinata dei personaggi che popolarono le vicende di questa ricerca. In queste carte, ad esempio, gli affetti sono spesso palesati, anche apertamente, e generalmente sono proporzionali, nella loro intensità, al valore del bene che entra in eredità. In qualche caso le disposizioni testamentarie hanno dei risvolti che ci lasciano intendere, oltre che le simpatie e le preferenze verso l’uno o l’altro erede, anche forme curiose di antipatia, se non di ostilità, o specifiche disposizioni relative alle modalità di inumazione del proprio corpo (docc. 4, 19, 21, 35, 38 in app. al cap. III). Capitolo I . L’Archivio Gradenigo 5 Gli atti testamentari rivelano una inquietudine quasi sistematica volta ad assicurare la continuazione della famiglia e il passaggio del patrimonio famigliare il più possibile integro agli eredi, seguendo istituti e codici particolari, come la primogenitura, ma anche secondo principi dettati dagli affetti e dal sentimento d’amicizia, di solidarietà, di riconoscenza. Traspare, insomma, un’umanità che tenta di difendere il patrimonio, ma anche i legami parentali e affettivi, con un’attenzione particolare verso le persone indifese come «i pupilli ». Il testatore, di consuetudine, non manca di fare lasciti anche ai dipendenti a lui più affezionati e verso qualche opera caritatevole. Anche da atti ufficiali apparentemente tecnici come sono quelli notarili e giudiziari, possono affiorare indizi illuminanti. Questi documenti, proprio per la loro natura, riportano dati esatti. Nel caso di rogiti di compravendita dei terreni, per esempio, l’identificazione del bene è corredata da dati che ne connotano le caratteristiche essenziali: proprietà, ubicazione, qualità, quantità. La quantità delle carte è ovviamente proporzionale alla quantità dei beni che una famiglia possedeva e al ruolo che essa occupava sulla scena pubblica: tanto più il patrimonio era consistente e i componenti della casata ricoprivano alti incarichi dello Stato, tanto più gli archivi di famiglia aumentavano. I contadini che non possedevano alcunché non avevano nulla da tramandare, e quindi non avevano necessità alcuna di documenti. Il segmento sociale rappresentato dalla popolazione rurale si configura dunque come uno degli scenari più difficilmente definibile in termini documentali. I popolani, i contadini appaiono nelle carte come sbiadite figure di livellari oppure, nelle partite contabili, come debitori o creditori. Di pochi rimane la firma in calce agli atti notarili; di molti, analfabeti, resta solo il segno di una tremula croce. Tra il padrone e i contadini esisteva comunque una figura intermedia: il fattore, factotum del nobile, suo procuratore o agente, investito generalmente anche di mansioni di responsabilità come la stipulazione dei contratti, la riscossione dei ricavi delle varie possessioni, la tenuta della contabilità e tutto quanto con- 6 La Contea di Gavello cerneva l’amministrazione dei fondi, compreso il maneggio del denaro.1 Il fattore doveva redigere, catalogare, conservare e archiviare i vari registri, le carte e le scritture, relative ad atti di compravendita delle terre, alle entrate e alle spese di tutte le possessioni da lui dirette. Ma doveva, anche, supportare il proprietario con memoriali o testimonianze, principalmente nelle liti giudiziarie, ed infine doveva inviare periodicamente al padrone, al suo recapito di Venezia, le scritture, nelle quali relazionava sull’amministrazione dei fondi, sulle operazioni da lui eseguite, sull’andamento del prezzo dei prodotti agricoli, e chiedeva direttive. In questo carteggio emerge abbastanza chiaramente quale era il rapporto di questa figura verso il nobile, suo superiore, al quale si rivolgeva sempre con espressioni deferenti e con ossequioso rispetto. Anche il nobile dimostrava però spesso sentimenti di affiatamento e a volte di vera e propria stima nei confronti del proprio fattore, al quale non mancava in tal caso di chiedere notizie sullo stato di salute dei figli o di qualche componente anziano della sua famiglia. 1. Una famiglia che per molto tempo affiancò i Foscari in queste mansioni fu quella dei Giulianati che in seguito divenne fittavola di tutti i beni di Gavello. A causa di questa affittanza tra i Giulianati e i Foscari, verso la fine del ’700, si innescò una controversia legale (docc. 8, 9). Capitolo I . L’Archivio Gradenigo 7 APPENDICE DOCUMENTARIA a) Temi vari 1. (b 194, f 5) 1559 - 3 luglio. Atti notarili della famiglia Gilioli rogati a Ferrara nel «parlatoio del Monastero di S.Caterina Martire », «nella farmacia sopra la piazza comune » e «sopra la via Magna ». 2. (b 108, f 6) 1596 - 23 ottobre. Definizioni archivistiche a vari documenti dell’Archivio Gilioli. «. . . scritture trovate nella Casa del q. Signor Galeazzo [ . . . ] libricciuoli, libretti, ligazzo, libro di scritture, ligazzo di scritture, Instrumenti posti in Bergamina e posti in Bombacina, ligazetto coperto di carta Turchina, un processo coperto di cartone, un fagotto di squarzafogli, processo coperto di curame overo vitello, plichetto . . . » ed, inoltre, « una Sacca di ala bianca con un Catasto di carte 300 in circa di Bergamina squinternato della ragioni di Gavello, et nella detta sacca un repertorio del sudetto Catasto stracciato . . . ». Tutti i documenti hanno una « signatura ». 3. (b 108, f 6) 1629-1756 - Vidimazioni di diverse Magistrature relative all’eredità Contarini passata poi a Pietro Foscari. «Adi 25 sett. 1629 Il presente libro di carte 181 in circa [ . . . ] portato nell’officio del proprio . . . ». «1679 15 Nov. Entrato nell’ufficio Ill.mo dell’Auditor [ . . . ] et è di carte 181 . . . ». Altre registrazioni sono state effettuate nelle seguenti date: 9 di- 8 La Contea di Gavello cembre 1679, 24 maggio 1692, 3 gennaio 1692, 12 maggio 1693, 16 luglio 1701, 13 maggio 1756, 25 ottobre 1756. 4. (b 123, f 15, p. 9) 1676 - «Per stridor de morti »: atti relativi a controversie per eredità. «29 maggio 1676 Per stridor de morti li heredi successori del q. N.H.E. Tomaso Contarini Cavalier Conte del Zaffo fu di E. Giulio tanto in sua specialità quanto come Cessionario della N.D. Isabetta sua sorella monaca nel monasterio d’ogni santi di questa città . . . ». 5. (b 122, f 7) 1687-1775 - Fascicolo a stampa riportante varie quote di interessi maturati per «Capitali in Cecca ». «Copia tratta dal Quaderno de Capitali Vecchi nell’Officio del Proveditor alli Pro in Cecca alle tre per Cento. 1687 », segue altra copia dell’anno 1672 con distinta dei depositi. «Copia tratta dal Quaderno del Conservatore del Deposito Novissimo in Cecca a tre e mezzo per cento con Affrancation. 1760 ». «Copia tratta dal Libro de Costituti di Cessioni esistenti nell’officio del Proveditor alli Pro in Cecca Deposito delle due, e tre per cento. 1733 ». Segue un decreto a stampa: «Per il Magistrato Ecc.o di Deputati, ed aggionti alla provvision del denaro in esecuzione del decreto dell’Ecc.mo Senato 22 aprile 1775 ». 6. (b 91 bis, f 11) 1716 - Importante elenco di documenti Gilioli presenti nell’Archivio dei Foscari. «1716 Venezia Sommario 1528 24 febbraro. Testamento Zuane Zilioli q. Zuan Battista Capitolo I . L’Archivio Gradenigo 9 1592 16 novembre. Testamento Almerico Zilioli 1597 27 agosto. Testamento di Guglielmo Zilioli 1614 3 Marzo. Permute di Beni Zilioli nel ferarese colla Casa Contarini dando i Gilioli ai Contarini altrettanti beni nel Venetiano in Gavello et altrove con patti, conditioni 1626 18 maggio. Testamento di Annibale Zilioli q. Guglielmo 1659 17 agosto. Testamento Zuane Zilioli q. Galeazzo 1660 23 agosto. Processo formato in Ferrara contro li Co: Francesco Alfonso fratelli Loli da E. Anzolo Contarini 1664. Processo formato in Ferrara da E. Anzolo Contarini contro il Gracino (?) sopra la permuta Contarini e Gilioli del 1614 3 marzo [ . . . ] ». 7. (b 91 bis, f 11) 1753 - 27 maggio. Il fattore Giulianati consegna direttamente a Venezia ai Foscari alcuni faldoni provenienti dall’Archivio del Palazzo di Gavello contenenti documentazione delle controversie che i Foscari sostennero contro i Gilioli, i Minotto e i Pisani. 8. (b 24, f 22, p. 35) 1753 - 15 luglio. Con lettera di un avvocato di Adria proveniente dalla Cancelleria Civil si chiede al Signor Bulgarello Domenico e all’Agente Pietro Giulianati fittavoli di Pietro Foscari di lasciare i beni a disposizione di Mainardi. Le terre erano state affittate da Pietro Foscari con scrittura privata in data 1° settembre 1738. 9. (b 24, f 23, p. 79) 1785 - 14 aprile. Questioni tra il fittavolo Pietro Giulianati, agente dei Foscari, e lo stesso Foscari Alvise 1° . 10. (b 204, f 21, p. 213) secolo XVIII - Libello a stampa su casi di eredità sui quali è stata chiamata a decidere la giustizia. 10 La Contea di Gavello b) Abbazia e Chiesa di Gavello 11. (b 212, f 7) s.d. - Fascicolo a stampa con titolo: « Stampa Del Venerando Capitolo del Signor Canonico della Cattedrale di Adria Contro il Monastero de R.R.P.P. Certosini di Ferrara ». A p. 1 viene riportata «Copia tratta dalle Antichità Italiche Maedii Aevi del Chiarissimo Ludovico Antonio Muratori T. VI. pag. 331 » di un editto dell’Imperatore Enrico II, in data 1054, che riconfermò i privilegi e le investiture dell’Abbazia di Gavello. 12. (b 115, f 9) 1503 - 28 gennaio. Atto rogato « in Villa Canalis novi Districtus Ferrariae, et in Domo Abbatiae . . . ». 13. (b 13, f 8) 1508 - 15 dicembre. Licenza del Cardinale Abate di Gavello a « Zuanne Zilioli q. Battista per lui e eredi e successori di fabbricare una cappella sotto nome di S Pietro Martire nella chiesa di Gavello con accettazione d’eleggere il Capellano che debba officiare La cappella medesima ». 14. (b 92, f 7) 1558-1740 - Anche in altri paesi o cittadine l’autorità ecclesiastica concedeva il diritto dello juspatronato, ad esempio, la Chiesa di Santa Sofia di Lendinara concesse questo privilegio al nobile Molin dal 1558 al 1740. 15. (b 13, f 8) 1670 - Proclama del Vescovo di Adria emesso alla morte del Reverendo Giacomo Bochis «già Retor della Chiesa di Gavello » affinché «chi pretende concorrer debba darsi in nota nel termine di giorni dieci ». Capitolo I . L’Archivio Gradenigo 11 16. (b 204, f 7) 1681 - I beni dell’Abbazia di Gavello sono passati ai Foscari. Si parla di « . . .Gavellus olim Caenobium praeclarissimi Cassinensium Ordinis sub invocatione Beatissima Virginis Maria . . . ». 17. (b 79 bis, f 19, p. 15) 1691 - «L’Ill.mo Monsignor Labia Vescovo di Adria in visita a Gavello ». 18. (b 13, f 8) 1706 - 12 febbraio. Carta sulla questione dello juspatronato dei Foscari sulla Chiesa di Gavello, in questo caso si concede a Pietro Foscari il diritto di nominare i predicatori nel periodo della Quaresima. 19. (b 91 bis, f 11) 1771 - Quartesi riscossi su diversi terreni per conto di Sua Eccellenza Altieri Commendatario dell’Abbazia di Santa Maria di Gavello. I quartesi venivano corrisposti con prodotti agricoli come frumento, granoturco, fave, vino. 20. (b 204, f 2) sec. XVIII - Due fogli a stampa con i nomi di tutti gli abati priori e dei sacerdoti che hanno retto l’Abbazia e la Chiesa di Gavello. 21. (b 204, f 3) 1823 - In tribunale a Bologna si discute sulla questione relativa ad antiche enfiteusi ed investiture dell’Abbazia di Gavello sui beni di Serravalle, passati in proprietà a Marta Foscari. 22. (b 177, f 11, p.87) s.d. - Incartamenti che riportano una Bolla del Papa Bonifacio IX sui beni di Ferrara in proprietà all’Abbazia di Gavello. In queste 12 La Contea di Gavello carte viene spiegato l’etimo della parola « enfiteusi » che deriverebbe dal verbo greco «empenomate » che significa « ad meliorandum »; l’enfiteusi si trasmetteva «ad eredi di natura e di sangue ». 23. (b 204, f 8) s.d. - In questo documento si menziona il « Monasterium Sanctae Mariae de Gavello Ordinis Sancti Benedicti ». 24. (b 194, f 22) s.d. - Foglio a stampa del secolo XIX. «Memorie di S. Beda Monaco di Gavello (a) San Beda oriondo di nobile prosapia degli antichi Teutonij fù uno di què Fanciulli che unitamente alle Loro Madri nell’anno 803 dell’Era Cristiana furono tradotti in Francia dall’Imperatore Carlo Magno, dopo d’aver riportata una piena vittoria dè Sassoni. L’indole amabile di questo Fanciullo piacque tanto all’Imperatore che lo fece ammaestrare nelle scienze, et in ogni genere di disciplina. Cresciuto in età lo ricevete nella corte imperiale in qualità di scrittore, e vi stette pel corso di nove lustri. Passò poi alla milizia Ecclesiastica e fatto Chierico, fù ordinato Sacerdote. L’Imperator Carlo calvo gli offrì un Vescovato, quale da Beda fu ricusato, e piutosto chiese licenza di poter passare il resto dei suoi giorni in solitudine. Con somma difficoltà ottenne la ricercata licenza; quale ottenuta venne tosto in Italia con certo Venerio di nazione Francese, e si portò al monastero di Santa Maria di Gavello (b) sei miglia a Sud-Ovest distante dalla Città di Adria, né confini allora della marittima Venezia, nel qual Monastero fioriva di molto la Santità Monastica, e godevasi una solitudine la più desiderabile [ . . . ]. Giunto il nostro Beda col Compagno Venerio al detto Monastero, fù ricevuto con molta accoglienza dall’abate Gulielmo, dal quale fù vestito della Monastica Coccolla nell’anno 875. Il novello Monaco Beda cominciò tosto ad esercitarsi nelle più belle virtù dell’Orazione, della mortificazione, della me- Capitolo I . L’Archivio Gradenigo 13 ditazione, e della penitenza; non ammettendo però d’occuparsi nello studio, e nella predicazione, benchè d’età avanzata Compose un Martirologio, il quale credesi essere appunto quello che M.S. quotidianamente leggesi nell’insigne Metropolitana di Aquisgrana, sicchè però era avanzato in età aveva bisogno d’uno scrittore, che era appunto il suo compagno Venerio, dal quale abbiamo che mentre il nostro Santo dettava volava dentro la Cella una Colomba, che avvicinavasi alle di Lui Orecchie, per cui dicendo Venerio, prendiamola questa Colomba, perché non ci macchi a sorte li scritti nostri, rispose il Santo; Iddio non per molestarci la manda, ma per consolarci. Leggesi pure negli atti di questo Santo, che Manoscritti conservansi al Monastero di S. Benigno di Genova, che un certo Eutichiano Eretico si finse cieco, e chiese al Santo Beda di ricuperare la vista. Conosciuta dal Santo la soprafina malizia di costui, cominciò a svilupargli le sacre dottrine, e sì lo vinse, e lo illuminò, che costui il quale era stato cieco veramente nell’inteletto, pel corso di sette anni ricuperò la luce ammirabile, e salutare della Fede, avendolo esorcizato, ed unta la fronte con aglio. Carico finalmente d’anni, e di meriti fra le braccia dei suoi Confratelli Monaci nell’anno 883 morì San Beda, essendo tutt’ora Abbate Gulielmo, che otto anni prima all’incirca lo aveva vestito Monaco, e fù consegnato il di Lui Sacro Corpo alla sepoltura dal suo fido compagno Venerio, che accompagnato lo aveva dalla Francia al Monastero di S. Maria di Gavello, che secco abbracciato aveva il Monastico Istituto, e che accuratamente scrisse le di Lui opere. Soppressa l’Abbazia di Gavello ne Benedettini l’anno 1425, e fatta Comenda a disposizione del Vescovo di Adria, il Monaco Giovanni Bevilacqua lo stesso anno trasportò il Corpo di S. Beda alla Chiesa de Monaci Benedettini di S. Benigno di Genova, nel di cui Monastero passarono pure li Monaci dell’Abbazia di Gavello, i quali dall’anno 1200 fino all’epoca sudetta, attese le alluvioni del Pò, che cagionarono la rovina di Gavello, si erano recrovati nella Villa di Canalnovo, situazione di più alto suolo, di Loro proprietà, nella Diocesi di Adria, dove avevano già fabricato un Convento, ed una Chiesa a Loro Comodo, che ancora esistono. 14 La Contea di Gavello Vegansi gli atti di S. Beda scritti dopo la metà del Secolo XIII, dedotti da altri molti più antichi, e di uno scrittore coevo di S. Beda presso i Bollandisti, nonché il Paperbrocchio. (a) = Gavello anticamente, cioè prima dell’Era Cristiana era Città. La sua origine è troppo lontana per stabilire l’epoca di sua Fondazione. Si sa che nell’anno 432 aveva il suo Vescovo da che in quell’Epoca sotto Valentinino Cesare fù soggetta alla Metropolitana di Ravenna. Trovasi nel Codice Carolino al N. 51, che in una lettera di Papa Adriano I scritta all’Imperatore Carlo Magno all’Epoca 775 Gavello viene chiamato = brevissimam Civitatem = e si mantenne città con Vescovo all’anno 788. Al presente è una grossa Villa nella Provincia del Polesine, nella Diocesi di Adria, di cui fino da pocchi anni formava parte dell’antico suo Territorio. (b) = Il Monastero e l’Abbazia di Gavello per quanto si può rilevare da alcuni vestigi de Chiostri del Monastero medesimo, e dal Campanile tuttora esistente, sembra aver avuto il suo principio nel VI Secolo dell’Era Cristiana ». È rimarchevole il fatto che le antiche vestigia dei chiostri cui fa riferimento l’ignoto autore, delle quali ora non vi è traccia alcuna, esistessero ancora all’epoca in cui fu scritta questa memoria. Capitolo II IL TERRITORIO E LA SOCIETÀ 1782. Mappa del Polesine; evidenziato il territorio di Gavello (A.C.R.). La Serenissima a partire dal secolo XVI mette in atto un’energica azione per governare l’assetto fisico del Polesine; rapidamente la oligarchia veneziana prende conoscenza infatti della complessità dei problemi idrici di quest’area. In alcuni casi Venezia altro non fa, peraltro, che gestire operazioni già avviate dagli estensi alla fine del secolo XV, come – per fare solo un esempio – l’inalveamento del fiume Castagnaro, l’odierno Canal Bianco. Ma in breve tempo avvia una stringente politica economica principalmente orientata ad aumentare la produzione agraria del territorio mediante una generalizzata operazione di bonifica dei suoli. 16 La Contea di Gavello Le strategie programmate dalla Repubblica non avrebbero potuto trovare una efficace realizzazione se essa non avesse creato appositi organi amministrativi di controllo e di gestione; quali la Magistratura ai Beni Inculti, quella all’Adige e alle Acque e, a un livello inferiore della scala istituzionale, enti territoriali quali sono i Consorzi e le Prese.1 Il mantenimento di questi organismi comportava un onere non lieve per le casse dell’erario, onere questo che si andava a sommare agli investimenti ingenti che erano necessari per la realizzazione delle opere idrauliche. Per finanziare tutto ciò, la Serenissima non aveva altro mezzo che accentuare la pressione fiscale, attivando con ciò un processo che finì per mettere in crisi innanzitutto i nobili ferraresi che da tempo possedevano queste terre. Alcuni di loro furono indotti a vendere i loro possedimenti a quei facoltosi nobili veneziani (doc. 13) che avevano intrapreso in modo quasi sistematico a colonizzare i territori della Serenissima.2 Questa politica tributaria finì dunque per avvantaggiare il patriziato veneziano che in breve tempo acquistò vastissimi latifondi, o attraverso normali operazioni di compravendita o acquistandoli alle aste pubbliche, quando venivano vendute con pubblico incanto le terre di quanti non erano in grado di pagare i tributi dovuti allo Stato.3 1. Le «Prese » erano enti territoriali con alcune specifiche deroghe che andavano dalla gestione del territorio all’ambito tributario. Solo se in una determinata Presa si era possessori di 30 campi si poteva ricoprire la carica di Presidenti della Presa stessa. Risulta chiaro l’intento del governo centrale: gli eletti dovevano essere personalmente coinvolti, solo così si poteva ottenere un effettivo miglioramento dell’assetto idrico delle terre. 2. A questo riguardo è inoppugnabile il fatto, almeno per il Polesine, che il governo centrale dello Stato veneziano finché le terre erano in mano ai ferraresi effettuò, tramite strumenti censuari come la catasticazione e l’estimo, periodici accertamenti patrimoniali (le perticazioni ebbero regolare corso negli anni 1484, 1520, 1546, 1570). Quando, invece, a partire dalla fine del secolo XVI, l’aristocrazia estense incominciò a cedere le terre ai patrizi veneti, i dispositivi di accertamento furono avversati a tal punto che le perticazioni del 1616 – operazione costata alla Serenissima l’ingente somma di 35.000 ducati – vennero invalidate, per opposizioni sollevate dalla stessa aristocrazia veneziana, e solo nel 1708 si poté effettuare una nuova catasticazione del territorio. 3. La serie di acquisizioni di terreni in Polesine fu un fenomeno di così vaste proporzioni da richiedere l’intervento diretto del governo della Serenissima per Capitolo II . Il territorio e la società 17 Dalla consultazione dei documenti emerge, peraltro, anche una conflittualità quasi permanente all’interno della macchina amministrativa dello Stato, dove spesso non era ben chiara la strumentazione giuridica necessaria per governare le complesse problematiche della difesa del territorio. Le stesse Magistrature create ad hoc avevano infatti competenze dai confini incerti; ad esempio, la Magistratura all’Adige, sorta per regolare in termini fisici il bacino del fiume Adige con i suoi diversivi, finì per assumere competenze anche in ambito fiscale e tributario; questa istituzione infatti comincia a gestire in proprio la catasticazione del territorio polesano e la compilazione dei relativi estimi. Anche le Prese avevano un ambito giurisdizionale assai vasto: innanzitutto in campo operativo. Infatti, questi enti, che eseguivano un continuo monitoraggio dell’assetto idrico delle terre, avevano il compito di provvedere, con adeguati interventi, a far fronte alle esigenze e alle emergenze che si prospettavano; sia nel caso di calamità naturali dovute a rotte di fiumi o a piovaschi straordinari, sia nel caso di ordinarie manutenzioni alle tante opere idrauliche che erano disseminate in tutto il territorio (docc. 1, 6, 16, 17, 24, 29). Alle Prese spettavano però anche incombenze di maggiore responsabilità e urgenza sotto l’aspetto decisionale: per scongiurare danni e pericoli ancora più gravi, era infatti necessario, in casi di emergenza, effettuare dei tagli negli argini dei fiumi, e quindi penalizzare un determinato ambito rurale, per evitare allagamenti più calamitosi (docc. 18-21). Promuovere opere idrauliche e ridurre la precarietà dell’assetto idrico del territorio comportava investimenti pubblici notevoli: questi enti, perciò, avevano la facoltà di imporre delle tassazioni (i campatici) che dovevano essere proporzionali alla quantità e alla qualità dei terreni posseduti, oltre che alla loro instabilità idrica. Queste imposte dovevano servire anche come forma di autofinanziamento dei costi di funzionamento degli enti stessi mettere ordine alla materia. Il massimo organismo di accertamento e controllo fiscale, i X Savi alle Decime, infatti, per avere una situazione il più aggiornata possibile, impose con un decreto del Senato veneziano che le transazioni venissero denunciate immediatamente ai propri uffici. 18 La Contea di Gavello (docc. 14, 24, 25, 27, 28). Per converso, in caso di calamità che avessero comportato la perdita del raccolto, le Prese avevano la facoltà di chiedere alle autorità centrali di sospendere temporaneamente l’esazione di alcune imposte per soccorrere alla difficoltà delle popolazioni colpite. Nei confronti di persone che non pagavano i campatici, le Prese potevano procedere al sequestro delle terre, e all’eventuale vendita con asta pubblica in caso di inadempienza del debitore (docc. 15, 7). Per terminare: questi enti eleggevano periodicamente i presidenti (docc. 4, 5, 6, 9, 12), i cassieri, i cavarzerani, i battifanghi e le sparaguaite, questi ultimi addetti a sorvegliare la tenuta degli argini (docc. 30, 31). Le incertezze degli ambiti di competenza degli enti e la mancanza di una programmazione e di una gestione unitaria nel governo del territorio comportavano contenziosi che determinavano una gran mole di controversie tra le Presidenze delle varie Prese (docc. 2, 3). Molte carte di queste vicende legali o amministrative sono finite nell’A.G., in quanto i Foscari furono, a più riprese, Presidenti della Presa di Gavello. Questa massa di documenti – in origine conservata nell’Archivio della Presa di Gavello – restituisce lo scenario dell’assetto idrico delle terre, ma fa luce anche sulla struttura amministrativa, sulla organizzazione burocratica degli enti territoriali, e sugli strumenti legislativi e giuridici che disciplinavano la materia. Uno dei casi più dibattuti, riportato nelle carte, riguarda l’uso di determinate strutture idrauliche. Ogni singola Presa aveva autonomia nel proprio ambito giurisdizionale, ma anche ciascun proprietario poteva operare con una certa discrezionalità nella gestione delle opere idrauliche costruite nei suoi poderi (doc. 26). Si venivano così a determinare delle situazioni che potevano anche ingenerare disastri, dacché la rete di scoline era comunicante, in alcuni casi, anche con corsi d’acqua di una certa importanza. Questo territorio, infine, offriva spesso un tributo di mezzi e uomini per far fronte alle calamità naturali e alle emergenze sanitarie più gravi come quelle indotte dalle pestilenze e dalle guerre (docc. 33-36). Capitolo II . Il territorio e la società 19 Coltivazioni e conduzione delle terre. Le comunità rurali Dai rilevamenti del Polesine effettuati dai perticatori della Repubblica, si intende abbastanza chiaramente che l’assetto della proprietà terriera ha radici remote nei tempi, quando i beni fondiari furono trasmessi per moltissime generazioni, senza sostanziali variazioni della loro consistenza e della loro estensione, assicurando così la conservazione del patrimonio delle famiglie nobili ferraresi. Si registrano altresì la permanenza dei diritti ecclesiastici (in genere decime e quartesi) e parallelamente, in misura non meno rilevante, anche i gravami spettanti alla nobiltà ferrarese (decime). Con l’arrivo dei veneziani, l’assetto poderale viene ridisegnato mediante una serie di accorpamenti delle terre, sia di quelle fino ad allora possedute dall’aristocrazia ferrarese sia di quelle appartenenti al ceto contadino. In un secondo momento, i veneziani cominciano a parcellizzare le terre concedendole mediante un sistema di conduzione, il livello, che si rivela più agile di quello tradizionale (l’uso dei ferraresi). Questa scelta imprenditoriale venne adottata anche dai Foscari nella gestione dei loro possedimenti di Gavello, a partire dal secolo XVII, e fu mantenuta da loro fino al secolo XX, quando la famiglia si estinse. Nel contempo, a partire dal secolo XVII, l’appoderamento subì una ristrutturazione che lo rese più congruente alla configurazione della rete idrica del territorio, quale si era venuta a strutturare nel corso del secolo precedente per aumentare la produttività dei terreni (basti pensare alla messa a coltura dei «Retratti », ossia delle terre « tolte dalle acque »).4 I veneziani, oltre alla introduzione della coltura del mais e all’abbandono di forme arcaiche di conduzione delle terre o di allevamento del bestiame (come erano gli usi e la soccida), non apportarono cambiamenti significativi nelle tecniche di coltivazione e nella organizzazione del lavoro agricolo. Anche le corti dominicali, veri e propri centri operativi delle aziende agricole, 4. Dal latino «retrahere » nel senso di «retrahere terras ab aqua ». Alla fine del ’600 l’estensione delle terre coltivate nella Presa di Gavello – che comprendeva anche parte di Pontecchio, Selva e Dragonzo – era complessivamente di 2.500 campi (doc. 23). 20 La Contea di Gavello mantengono nel secolo XVI le stesse caratteristiche che avevano alla fine del secolo XV, tant’è che gli agrimensori veneziani le censiscono con la stessa formula usata dai ferraresi: «domus murata cupata et solarata cum curte horto et brolo ». Inoltre la presenza di «morari » nei broli (anche nel Palazzo dei Foscari a Gavello vi erano queste piante) lascia intendere una sostanziale continuità anche nella pratica della bachicoltura. Le «colombare » per l’allevamento di colombi e di piccioni o i forni indicano, per parte loro, il permanere di quelle forme di autoproduzione e autoconsumo che in queste corti si praticavano fin dal dominio degli estensi. Ai veneziani va però il merito di aver abbellito con edifici, spesso di pregio architettonico, le loro corti dominicali. Un’ultima osservazione: la coltivazione delle terre si basava sul sistema della policoltura o coltura mista, praticato da secoli, finalizzata a ottenere prodotti agricoli tradizionali. Con i veneziani si assiste tuttavia a una incentivazione di quelle colture che danno prodotti più facilmente commerciabili, come frumento e mais, che rimasero per tre secoli le voci primarie della loro produzione. Gli altri prodotti agricoli occupavano un posto meno rilevante, ed erano per lo più riservati all’autoconsumo della corte stessa, o all’allevamento di animali da cortile o del bestiame. Significativa eccezione rispetto a questo regime fu l’introduzione della coltivazione del riso nel 1700 (doc. 10, cap. IV). Da documenti, redatti in diverse epoche e in diverse occasioni (come divisioni, inventari, stime peritali, ecc.) si possono ricavare dati abbastanza precisi sulla produzione, sulla resa unitaria per campo, e sul valore dei terreni ed è anche possibile fare delle comparazioni sulle variazioni di questi dati d’anno in anno. In effetti, iniziando dagli inventari dei Gilioli e continuando con quelli dei Foscari disponiamo di un rendiconto praticamente ininterrotto della rendita delle terre dalla fine del secolo XVI alla fine del secolo XVIII. Disponiamo inoltre di innumerevoli stime degli animali da lavoro, delle attrezzature agricole, e dei fabbricati rurali di vario genere. L’andamento demografico di quest’area dimostra che sussisteva un rapporto tra abitanti e terre coltivate abbastanza stabile, tant’è che esso pare quasi codificato per assicurare un equilibrio Capitolo II . Il territorio e la società 21 tra offerta e domanda di forza lavoro e per garantire una distribuzione conveniente delle persone sul territorio. Un documento conservato nell’A.P.G. (doc. 37) che censisce gli abitanti di Gavello distinguendo coloro che sono stati comunicati da quelli che non hanno ancora ricevuto questo Sacramento permette di estrapolare dal totale della popolazione il numero dei minori e quindi delle persone che – per la loro giovane età – non possono ancora svolgere utilmente i lavori dei campi. Questo dato ci consente ancor meglio di definire la distribuzione e l’entità della forza lavoro nel territorio in rapporto alla estensione delle superfici coltivate. Se questo equilibrio si fosse alterato si sarebbero verificate o una deficienza di manodopera con la conseguente sottoutilizzazione delle terre e squilibri sociali non facilmente controllabili o una immigrazione di manodopera dai territori vicini. Un ulteriore rapporto – abbastanza complesso da definire – sembra essere istituito tra bracciantato, animali da lavoro e superficie coltivata; anche queste tre componenti erano infatti per molti versi interdipendenti tra loro e dovevano essere fra loro correttamente proporzionate. Nel determinare questo rapporto incidevano in modo sostanziale quei provvedimenti fiscali che la Repubblica aveva assunto per incentivare la zootecnia, per aumentare le derrate alimentari di carne per l’approvvigionamento del mercato di Venezia, ma anche per incrementare la forza animale che era necessaria per il lavoro dei campi e per la concimazione delle terre. Dai censimenti che registrano il numero degli abitanti insediati nelle singole possessioni, si possono evincere, inoltre, sia pure a grandi linee, indizi sulla quantità di forza lavoro necessaria per ogni singola possessione (anche se era quasi sempre il paese – con la concentrazione umana che esso aveva – a fornire il maggior numero di braccianti, consentendo una certa mobilità dei lavoratori). Questo equilibrio demografico e sociale venne meno rapidamente dopo la caduta della Serenissima a causa di un aumento demografico, che fu considerevole soprattutto nel secolo XIX e che determinò una massiccia emigrazione verso le Americhe. 22 La Contea di Gavello Quanto sopra esposto non deve comunque far pensare che i problemi sociali non esistessero. Ad esempio, l’indigenza delle masse contadine era un fenomeno che poteva indurre ruberie. Non si trattava di brigantaggio – problema, questo, che i veneziani non riuscirono mai del tutto a debellare in queste aree – ma di azioni di individui spinti dalla fame o dal freddo a procurarsi granaglie o legna. Il fenomeno non era nuovo, tant’è che fin dai tempi in cui le terre di Gavello erano di proprietà dei Contarini (doc. 96 in app. al cap. III) sia il governo della Serenissima sia lo Stato ferrarese furono indotti ad emanare numerosi editti per tutelare la sicurezza dei proprietari e i loro beni. In particolar modo, per quanto riguarda l’ordine pubblico e la difesa personale sono affiorati dalle carte dell’A.G. diversi salvacondotti e licenze di portare «lo schioppo, pistola e lanterna » concessi dai vari Cardinali Legati di Ferrara ai Foscari, che spesso si avventuravano, di notte, nel territorio o nelle strade stesse di Ferrara. La cartografia dell’Archivio Gradenigo. Iconografia delle mappe Le mappe rinvenute nell’A.G. – siano esse quelle eseguite su richiesta della Presa di Gavello o anche quelle fatte eseguire per motivi privati (nel caso di liti o inventariazione di beni) – sono di alto livello qualitativo. Il rilevamento dei siti e dei fondi agricoli era compiuto da tecnici competenti, quasi sempre pubblici periti, che venivano convocati, quando i periti di parte non trovavano fra loro un accordo. Questi esperti agrimensori compilavano dapprima dei disegni preparatori e li trascrivevano in un secondo momento su mappe acquerellate a colori che consentivano di meglio distinguere i fiumi, i vari tipi di terreno, le strade e le opere idrauliche (figg. 1, 2, 4). In queste raffigurazioni del territorio non si tralasciava alcunché, oltre a scoli, fiumi collettori, chiaviche. Anche case, stabili rurali e perfino, alle volte, i filari di alberi venivano diligentemente rilevati. I fabbricati in laterizio come le case coloniche con i loro camini, le stalle, i fienili, i forni, sono spesso rappresentati con prospettiva assionometrica. Capitolo II . Il territorio e la società 23 Fig. 1. Il disegno del 1756, tratto da una mappa del 1615, riporta alcune zone vallive e le possessioni del territorio di Gavello situate tra la strada «Badoera » ad Ovest, lo scolo Zucca a Nord, la località «Dragonzo » a Est e «Cuorcrevà » a Sud (b 185, f 19). Le superfici vallive, che non erano di trascurabile entità (fig. 1), non erano soggette a tassazione, in quanto dal fisco veneziano erano considerate improduttive.5 La Repubblica aveva sempre sottovalutato e comunque cercato di disincentivare l’economia che si sviluppava nelle zone acquitrinose, come la produzione di canna palustre, un prodotto che era in uso nella prassi edilizia padana e veneziana in particolare, o della pesca, o attività artigianali legate all’utilizzo dell’argilla, considerandola del tutto marginale. I patrizi veneziani, però, sostituirono l’economia primitiva delle valli con un’economia – per così dire – di lusso, per poche e facoltose persone, creando delle riserve dove i nobili potevano pra5. Solo dal 1520 lo Stato veneziano incomincerà a tassare le valli, considerando la rendita di 25 campi vallivi equivalente a quella di un campo alto. 24 La Contea di Gavello Fig. 2. 1765. Appezzamenti fondiari a Gavello di proprietà di Zuanne Foscari (b 3, f 6). ticare la caccia e la pesca, e questo grazie a quegli antichi e remoti privilegi tramandati dai Gilioli ai Contarini e poi ai Foscari quali lo «ius di tirar di schioppo o di uccellar et di pescar ». I Foscari, ad esempio, si garantirono introiti di una certa consistenza, affittando le loro valli ad altri nobili o a signori del posto. Nelle serie di affittanze stipulate dai Foscari a partire dalle prime decadi del ’700, si riscontra come per le superfici vallive vi fosse un capitolato specifico che ne regolava ogni dettaglio contrattuale. A questo proposito è interessante notare che i Foscari – che in un primo momento avevano mantenuto l’uso personale di queste zone paludose per praticarvi direttamente la caccia – quando le concedono in affitto pretendono, assieme al canone, regalie che consistevano in quei volatili che erano maggiormente apprezzati alle loro mense. Capitolo II . Il territorio e la società 25 Per quanto concerne i toponimi, è opportuno registrare, innanzitutto, come i veneziani continuino a mantenerne vivi – anche dopo il loro insediamento in questo territorio – numerosi e particolarmente quelli che richiamano i nomi delle famiglie nobiliari estensi che avevano prima di loro posseduto queste terre. È il caso delle possessioni « Larda », « Galassa » e « Siviera » che conservano il nome delle famiglie estensi, che ne erano state proprietarie, Lardi, Galassi e Sivieri, o della località « Fenil del Turco » che trae il nome da quello dei nobili estensi Turchi. Pochi sono invece i toponimi che hanno origine dal nome delle famiglie veneziane: « le Badoare » è quello di una strada che conduce a Cisimatti, dove la famiglia Badoer vi aveva costruito una corte domi- Fig. 3. 22 agosto 1720. Disegno assai stilizzato raffigurante il corso d’acqua «La Zucha » al centro, a Nord il Canale Castagnaro e a Sud il condotto Mercadello (b 94, f 15). 26 La Contea di Gavello nicale (tuttora esistente); « Quirin » si chiama la località dove avevano i loro possedimenti i nobili Querini. In molti altri casi, i toponimi definiscono lo stato delle terre, sia esso quello naturale, come i « Dossi », « Motta », « Busatella », « Canton », oppure quello risultante da opere artificiali, come il « Serraiolo », espressione che sta ad indicare terre chiuse, « serrate » cioè da arginature che le difendono da esondazioni o rotte dei vicini corsi d’acqua. Il toponimo « Confina », a ponente del territorio gavellese, sta a indicare, invece, che quella tenuta era attraversata da «il confin di Stato », cioè dalla frontiera che correva allora tra la Serenissima e lo Stato di Ferrara (docc. 38-42). Immutati sono rimasti nel tempo anche alcuni idronimi, di cui è difficile definire l’origine etimologica, come ad esempio La Zucha, un corso d’acqua che tuttora attraversa il territorio di Gavello). Per rimanere sul tema dei fiumi, è sorprendente notare quanto poco i corsi d’acqua – in forza dei numerosi passi e dei traghetti che li attraversavano – fossero di impedimento ai contatti e agli scambi fra le due comunità rivierasche, su una sponda del corso d’acqua e sull’altra, sia del Castagnaro sia del ben più grande fiume Po. Capitolo II . Il territorio e la società 27 APPENDICE DOCUMENTARIA a) Il territorio 1. (b 209, f 17) 1410, 1443, 1482, 1502 - Disposizioni per migliorare l’idrologia del territorio. Il 12 febbraio 1410, Michele Steno, Doge di Venezia, Pietro Duodo, Capitano del Polesine di Rovigo, Pietro Gradenigo, Podestà di Lendinara, e Matteo Quercini, Podestà di Badia, emettono disposizioni per le arginature dei fiumi, per i pennelli 6 e per far fronte alle rotte; tutti devono contribuire all’emergenza secondo il loro «caratto » 7 d’estimo, compresi gli ecclesiastici e gli « esenti ». Queste disposizioni di legge sono rinnovate nel 1443, 1482, e nel 1502 quando viene recapitata ad Adria l’ennesima ducale in materia che recita: « . . . tutti indistintamente esenti come nò, privileggiato come non privileggiato, et così Chierico come Laico, et etiam li lavoradori delle possessione nostre tam citra, quam ultra canallia 8 debbono contribuire mandar à prender dette Rote non accetando escusationi alcuna di qualunque persona di qualsivoglia conditione, è qualità, perché così come il beneficio è comune, così volemo che tutti indifferentemente si metti mano et porsi aiuto à così tanta necessaria, et importante opera. Data in nostro Palazzo Ducale Die 13 Maij Indicione 5° 1502 Julis Grottus Cancellier Curtis Adriae ». L’11 settembre 1530 il Doge Gritti emette una ducale di uguale tenore. Avverso queste leggi vi erano le resistenze di quelli che avevano 6. Strutture in legno costruite a protezione degli argini interni di un fiume minacciati dalla corrente delle acque. 7. Il sistema dei «caratti » permetteva alla Repubblica di distribuire il carico fiscale in proporzione alle effettive capacità contributive di ciascuno. 8. «Ultra Canalia » e «Citra Canalia » indicavano la suddivisione del territorio di Rovigo, al di qua e al di là del fiume. 28 La Contea di Gavello ottenuto dei privilegi dal Marchese d’Este o dalla stessa Serenissima. Ad esempio il nobile estense Calcagnino, che beneficiava di privilegi concessi «dall’Ill.mo Conte Borso », manda alcuni suoi lavoratori a riparare gli argini sul fiume Po a Bellombra, dove egli aveva dei poderi, ma esige che questi non siano comandati da alcun altro e che non siano messe in discussione le esenzioni di cui egli pretendeva di godere. 2. (b 138, f 6, p. 1 e sgg.) 1516 - Serie di documenti datati 20 giugno 1516 relativi al nobile estense Giulio Turchi e ai figli Alberto, Ercole, Aldobrandino e a Zuanne Gilioli che chiedono licenza di aprire alcune chiaviche per assicurare un miglior assetto idrico delle loro terre situate a Gavello, Crespino, Dragonzo. L’atto, che viene scritto nell’abitazione di Gavello dei Gilioli, termina dicendo: «Latta per prefatione d Pauli Oltremarino et scripta et pubblicata per me Hieronimo de .?. presenti domino Pauli sedentis supra quadam cathreda lignea in Villa Gavelli in domo habitationis presenti domini Joannis Ziliolis ». A p. 4 scrittura tra i Presidenti delle Prese che si impegnano ad operare in maniera che le strutture idrauliche lascino il libero scolo delle acque senza danneggiare le terre altrui. 3. (b 177, f 6) 1516-1688 - Presidenti di Gavello contro Presa di Pontecchio. In questi documenti sono registrate varie controversie e questioni relative alla gestione delle strutture idrauliche, al drenaggio delle acque, a diversi lavori (come tenere «sgarbati » – cioè liberi da vegetazione – i condotti, o restaurare gli argini): «. . . li condotti maestri siano cavati quanto più sia possibile e siano fatti longhi e profondi iusta gli ordini. . . », in considerazione del fatto che «il scorer di tali acque potria causar grave danno sulli lochi di Gavello ». Molte sono le richieste rivolte anche al Duca di Ferrara come, ad Capitolo II . Il territorio e la società 29 esempio, che «mandi deputati per far aprir le chiaviche » installate nel suo territorio, e che bloccavano evidentemente il deflusso delle acque. Segue una lunga questione relativa alla giacitura e alla pendenza dei terreni. In alcune carte si concede il permesso di aprire le chiaviche ogni volta se ne presenti la necessità, in altre invece di chiuderle; si denunciano, anche, atti vandalici di persone che «armate di schioppo e pistole aprono le chiaviche contro il regolamento, bruciando la porta e distruggendo la ferramenta », questo a ricordarci quanto fosse importante il governo di queste opere e quanto fossero pressanti le problematiche idrauliche del territorio. 4. (b 51 bis, f 13) 1556 - 27 dicembre. «Elezione di 3 presidenti Sopra beni Inculti diretta e Retori di Terraferma chè inizino a far nuovi retratti ». Viene altresì ordinato «di doversi far capi di Consorti et alias ». 1559 - 4 maggio. «Lettere dè B.I. al Podestà di Adria; comandano che egli con la sua prudenza acquieti li cervelli contradicenti ». 1580 - 5 ottobre. Capitoli di un accordo fra i Presidenti di Pontecchio e il Conte Alfonso Turco, Presidente della Selva, che in queste terre aveva numerosi poderi e beneficiava di decime grazie ad antiche investiture. 5. (b 138, f 6, p. 136) 1571 - I nobili ferraresi ricoprono la carica di Presidenti della Presa di Gavello. Giorgio Contarini, personaggio che avremo modo di conoscere meglio nel prossimo capitolo, è Provveditore ai Beni Inculti. Il 29 gennaio 1571 viene inviata una supplica agli «Honorevoli Provveditori Sopra li Beni Inculti » (Giorgio Contarini Conte del Zaffo, Santo Contarini e Gabriele Corner), da Stefano Querini, erede del Conte Ippolito Turchi per il territorio della Selva, dai «Reverendi Padri della Certosa » per Cuorcrevà, da «l’ecc.mo mes- 30 La Contea di Gavello ser giulio Di Tomas dotor » per Pontecchio, dal Conte Annibale Romei per Gavello e da Fabrizio Groto per Dragonzo, nella quale si denunciano gravi problemi relativi all’assetto idrico del «retratto » del Dragonzo. «Dalla esperientia vista in fato si ha conosciuto manifestamente che il retrato Dragonzo non ha operato quel beneficio che si ha giudicato da periti et altri che dovese fare a se steso et altri luochi superiori corsi della riviera di Canaro come quella di po della fossa della polesela in giu questo non sollo per batersi una aqua con laltra quando le superiori giungono nel detto ritrato a ancor il che è di magior importanza talmente è innalzato il Canal maestro da Adria in giù e masime il Canal di pianta meloni nel qual volano li condotti e chiavighe di detto ritrato ». A p. 149 dello stesso fascicolo, atto del 2 luglio del 1601 con cui si giunge a un accordo tra i vari Presidenti delle Prese anche per «fugir li dispareri quali potesero nasser tra di noi con litte disturbi disgusti spese et longeza di tempo quali apportano ordinariamente le litte . . . ». 6. (b 138, f 6) 1590-1601 - Documento in data 20 agosto 1590 in cui sono esposte tematiche idrauliche da Alvise Foscarini e Ippolito Guarnieri, a quell’epoca Presidenti della Presa di Lama. Il 4 maggio 1622 il nobile Contarini esorta le autorità competenti, in questo caso «l’ufficio dell’Acque », a «far l’Arzeri del Po’ sino al luogo nominato le Casette [ . . . ] che il detto condotto dalla Fuosa alla detta Botta della Cavanella, sia da una banda e l’altra argerato in modo ch’anche i coli d’Aqua sempre vi sii almeno un piede di vivo. . . ». 7. (b 31, f 5, p. 27) 1599 - Con terminazione del Senato viene concessa facoltà alla Presa di Gavello di sequestrare le terre a chi non paga i campatici. Capitolo II . Il territorio e la società 31 «1599 - 7 gennaio in Pregadi Che atteso quanto consigliano i Provveditori nostri sopra li Beni Inculti con la risposta loro sopra la supplicatione hora letta delli Pressidenti della Presa di Gavello Territorio d’Adria per occasion di riscuoter da debitori di Campatici sin hora posti, et che si poneranno in avenire et quanto per tal causa occorerà di giornata, et anco à fine che cadaun possa esser più facilmente sodisfatto à quanto sarà tenuto sia alli suddetti Signori Presidenti concessa facoltà di poter con terminatione de Beni Inculti giusta la fora delle leggi in tal proposito, vender, impegnar, overo liberamente appropiar à se stessi, tanta quantità de beni solamente però da loro possessi soggietti alli Campatici di detta Presa, si ben fossero Conditionati, à tempo, ò in perpetuo e sottoposti à dotte overo ad altra conditione per quanto importeranno li Campatici, e non in alcun modo; dovendo li Compratori, ò chi volesse appropriarsi di tali beni nell’occasion sudetta, restar liberi, et assoluti Patroni si come fa altri Retrati in Casi simili per Servitio Publico, et di presente e stato osservato ». 8. (b 13, f 1) 1621 - 24 aprile. Documento che evoca di una «recente rotta del Castagnaro ». 9. (b 51 bis, f 13) 1644 - 19 aprile. Angelo Contarini è nominato Presidente del Consorzio di Gavello. 10. (b 19 bis, f 19) 1648-1649 - Carte relative a un processo contro alcuni facinorosi che hanno distrutto un ponte di pietra, edificato sul condotto Mercadello da un agricoltore, al posto di uno di legno, per poter condurre al pascolo i propri animali. 11. (b 209, f 17) 1648 - Normativa per vie e strade carraie. Le strade del Polesine devono aver nei centri abitati 24 piedi di 32 La Contea di Gavello larghezza «ad perticam, et pedum Comunitatum », e nei campi 15 piedi almeno. 12. (b 51 bis, f 13) 1678 - 9 dicembre. I Provveditori ai Beni Inculti hanno eletto Pietro Foscari Presidente del «Consortio » di Gavello. 13. (b 108, f 9, p. 1 e sgg.) 1680 - I Badoer acquistano terre a Gavello anche con asta pubblica. Divisione dei beni. «1680 - 28 Settembre Atto di eredità e divisione beni ai figli di Pietro Badoer fu di Sebastiano n.d. Lucrezia Badoer il N.H. Alvise Priuli figlio di Zorzi Priuli ». Assieme ai terreni che vengono assegnati a Paolina Badoer figura anche il palazzo costruito dal Palladio a Fratta con «Foresteria, luochi da fattore, overo Gastaldo, con Giardino, Brollo, Caneve, Granari, Stalle, Remese da Carozze, ed altro come appar dal dissegno di quantità di Capi 9, quarti uno, tavole sessantanove [ . . . ] stima di ducati 12850 . . . ». A p. 4 «Palazzo posto in Rovigo con tutte sue attinenze stimato ducati 3464 . . . ». A p. 5 «Casa dominicale alla Selva [. . .] Palazzo Dominicale in Venezia, Casa Dominicale a Cismatti con orti e Colombara . . . ». Segue altro fascicolo di «Acquisti » del N.H. Pietro Badoer che sono «particolarmente beni pervenuti in cha Pisani di raggione della dotte della N.D. Chiara Badoer Pisani »; per brevità vengono qui riportate solo le acquisizioni di terre situate a Gavello: «1601 1603 10 maggio acquista campi 30 dall’off. dei Beni Inculti i dossi delle Zopine 19 marzo acquista dai Zilioli campi 43 quarte 10 nella Magnolina sotto Gavello Capitolo II . Il territorio e la società 1603 1586 1586 1603 1604 1607 1608 1614 1614 1603 1603 1597 33 3 giugno acquista ai Beni Inculti c 94 nella Magnolina di ragione Zilioli 14 marzo acquista dal Conte Francesco di Villa ferrarese campi 224 in Cismatti. 3 luglio Investitura fatta per l’Abbate di Gavello a Pietro Badoer della suddetta possessione 26 agosto Acquisto ai Beni Inculti S.a l’Incanto di campi 83.2 della Possessione del Gorgo era di Zilioli con il jus decimandi 22 Nov. Acquisto da Andrea Ceselotto e Aurelia di C [ . . . ] detti la Schiappa 1° marzo Acquisto fatto all’officio de Beni Inculti campi 157.3 nominati Rompiati era di Zilioli 21 zugno aquisto fatto all’officio di Beni Inculti campi 60 di Chiavegata et cinque casali in Gavello era di Zilioli 16 Aprile acquisto fatto Pier Maria Renovà di stara 16 terra nel Dragonzo paga Livello a Rovigo lire 80 25 Giugno Acquisto di terre nel Dragonzo et una casa in Adria al Ponte della Tomba 19 marzo Acquisto dalli Zilioli di Campi 43.10 nella Magnolina sotto Gavello 3 zugno acquisto dalli Zilioli di Campi 94 alla Magnolina 28 zugno acquisto dalli Zilioli delle Terre e Fabriche della Calegarola in Cismatti erano del Franchetti lire 1320.2 ». Seguono le copie di tutti gli atti notarili relativi a queste acquisizioni. A p. 22 «Copia tratta dal Catastico della Commissaria Badoer a carte .?. 1603 3 zugno [. . .] l’infrascritta Pezza di terra sotto questa forma di parole et si vende al Pubblico Incanto, a chi più offerirà per li Ecc.mi Signori Proveditori sopra li beni Inculti ad Instantia delli Signori Presidenti di Gavello l’Infrascritti beni esistenti nella villa di Gavello territorio di Adria secondo la parte dell’Ecc.mo Senato presso sotto di 19 Zennaro 1599, et termina- 34 La Contea di Gavello tione del presente offitio sotto di 24 luglio 1600, una pezza di terra prativa pascoliva, et valliva nominata la Magnolina di campi novanta in circa, alla misura di Rovigo [ . . . ] ». 14. (b 138, f 6, p. 122 e sgg.) fine secolo XVII - I Presidenti della Presa di Gavello, Pietro Foscari, Giovan Francesco Pisani e Francesco Paoli, chiedono ai Beni Inculti che vengano effettuate nuove perticazioni per conoscere estensione e rendita delle terre per imporre equamente il campatico e – «si habbi senza confusione, et con ogni chiarezza à conoscer l’importar del proprio debito per le sue carattadi; et gravezze [ . . . ] si abbi concessa facoltà di far seguire la Perticatione, et dissegno da quei Periti; – che da noi saranno conosciuti più abili, et sufficienti per l’opera stessa; con facoltà à medesimi Periti d’ascoltar gl’interessati, render scritture, e dissegni, poner confini con segni notabili; et valersi delle formalità più proprie, et consuette né casi simili, onde ne ridondi quel benefficio, che si spera, et si rende necessario à servitio di detto Ritratto; per esser poi l’opera stessa sodisfatta da cadaun interessato nella forma che da noi sarà concordata col minor aggravio possibile; il che ridondarà non solo à privato, che à pubblico beneficio ». A p. 124 altra lettera sempre indirizzata ai Beni Inculti: «A Ill.mi et Ecc.mi Procuratori à Beni Inculti [ . . . ] Occorrendo per servitio della Presidenza, è Consortio di Gavello nel Territorio d’Adria divenirsi ad una essatta perticatione dei Beni tutti di detto Ritratto ed atrovandosi di presente applicati ad opera simile D. D. Pietro Tessari e Zuanne Rizzi Pubblici Agrimensori et dal magistrato Ecc.mo sopra l’Adige destinati all’Estimo di Rovigo, in quelle parti comincerà, per non trascurar occasione si bona supplichiamo noi Pietro Foscari, Giovan Francesco pisani, et Francesco Pauli Presidenti di detto Retratto La eccellenza vostra degnarsi di rilasciare mandato à Periti medesimi in vigor del quale habbino praticare quanto più speditamente, et diligentemente la perticatione generale del Retratto, è Benni suddetti, con le distin- Capitolo II . Il territorio e la società 35 tioni la quantita, e qualità dè Beni, è non che possessori, et presij li soliti proclami ad inteligenza di cadauno interessato à richiesta delle parti poner li confini trà confinanti, come meglio si potra; rilevando il tutto in dissegno con la notta, et segni notabili, et chiari, onde se ne possano ogni tempo conseguir il benefficio, che si spera, et si rende necessario à servitio de Consortio stesso, per esser poi l’oppera medesima sodisfatta dà cadauno interessato, col mezo di Campatico dà esser dà noi imposto, à misura di quanto concordato con detti Periti per l’opera dell’estimo sudetto di Rovigo il che dondara non solo à privato, anche à Publico Benefficio Generale ». Di uguale tenore è quanto documentato in un fascicolo a stampa del secolo XVIII (b 185, f 8) dove, tra l’altro, si sostiene che i campatici devono essere definiti anche tenendo conto della instabilità idrica. La diversa altitudine tra le terre attorno a Rovigo e quelle attorno all’Adigetto presenta una differenza di 12 piedi, che equivale «all’altezza di tre uomini ». In considerazione di ciò, si ribadisce nel documento, non è giusto far pagare indistintamente a tutti lire 2:15 al campo alto, 1:18 al campo mezzano, --:14 al campo basso, 2:15 ogni 25 vallivi. 15. (b 155, f 30) 1691 - Proclama di vendita di 2.770 campi messi all’asta dalla Repubblica. 16. (b 31, f 4, p. 19) 1693 - Lettera di Pietro Foscari sulla situazione delle terre, con raccomandazione e richiesta di alleviare le difficoltà delle popolazioni afflitte dalle alluvioni, e con richiamo ai contrasti tra le Prese. «Ill.mi e Ecc.mi Signori Savij et Essecutori all’Acque Anco la Presa della Villa di Gavello resta più infelice d’ogni altra dalla privata autorevole violenza colle .?. del Parroco che implora dalla Pietà del Prencipe la restitutione del Culto divino 36 La Contea di Gavello alla su Chiesa, e con i singulti di ben numerose famiglie hora raminghe habitanti in detta Villa; che sospirano il ricovero nei proprii nidi; l’una et gli altri sommersi nell’Acque col mezo de tagli prepotenti introdotti in detto Ritratto s’humilia à questo Ecc.mo Mag.to; et ripetendo le sue ragioni giuste si, ma conculcate dalla forza privata esposte in scrittura à V.V. e.e. presentata gli 16 Luglio passato l’effetto delle quali contrastano e sospendono le superiori Prese di Selva e Pontechio con giuditio pendente sul Cons.o Ecc.mo di 40 c.v. per capo si solo saccheggio, il che sono di scandaloso esempio anco all’inferiori [si intende le Prese che stanno a valle: n.d.A. ] del Dragonzo, che li rende contumaci à gli effetti del giusto supplicare col mezo di noi Presidenti del detto Ritratto l’ecc. VV. perché col riflesso delle ragioni di detta Povera Presa risultanti da private conventioni Publiche Terminationi, decreti, e Giudicij di questo Serenissimo Governo, sia con la solita ben necesaria e tanta emergenza proveduto allo smaltimento delle acque predette, che seco portano riflessi memorabili di non ordinaria conseguenza così per il culto divino di una Chiesa Parochiale inoficiata, che della salute o Povertà di tante famiglie della preservatione di tante fertilissime Campagne, che servono all’ubertà di quel nostro territorio, et della perdita di tanti suditi necessitati dalla privatione de propri nidi ricoveranti in alieni prossimi Statti. Gratias 1693 Primo settembre Presentata dal N.H. Pietro Foscari ». 17. (b 31, f 4, p. 30) 1693 - Operazioni idrauliche, eseguite a seguito della rotta del Castagnaro, effettuate con particolare attenzione a non danneggiare le terre dei ferraresi. Scolo delle acque verso il mare. «Adi 6 Agosto 1693 in Pregadi Dalle scritture hora lete dal Mag.to all’Acque, Dissegno è carte accompagnate, ben ci rilleva la delligenza di quei .?. et essecutori nell’otturatione prontamente seguita della Rotta al Canal Bianco, e nell’espitione fatta di Perito nelle Pertinenze di Ponte- Capitolo II . Il territorio e la società 37 chio, Selva e Gavello, e le raggioni udite dalle parti per ben esseguire le commissioni impostegli mentre per questa rimane quanto convien gradita, e si fanno li passi opportuni per quello riguarda à Ferraresi sarà parte del Zelo del Mag.to il far che da sudetti nostri siano esseguite le proprie parti con il dar il scolo necessario all’acque, et che restino adempiute le conventione che corrono con Ferraresi stessi ordinando che possino con li necessarij conversi a preservamento dei comuni interessati, non impedendosi per quello speta à qualche controversia che vi fosse trà li Pressidenti de Consortij l’accert.o à Magistrati à quali incombe. Per quello riguarda il condur l’acque sino al Mare per la Fuosa, doverà il Magistrato de Beni Inculti chiamare li Pressidenti dei Consortij interessati per andar maneggiando la diretione dell’affare con quei concerti che per il riguardo de particolari fossero dalla di Lui pendenza creduti necessarij. Maffio Bianchi Nodaro Ducale ». 18. (b 31, f 4, p. 21) 1693 - Il Magistrato delle Acque dispone il taglio agli argini del Castagnaro per evitare danni peggiori. «Adria Ill.mo Mag.to Le prese superiori e inferiori per scollo delle Acque della Rota seguita nella Selva e Gavello essendosi convenuti li Presidenti della medesima Ricerchiamo Ill.mo di permettere sijno fatti uno, ò più tagli nell’Arzere del Castagnaro, con le solite circospitioni pratticate in casi simili e di più quello haverà rappresentato dal Sig.r Bernardo Suarmo, quale è stato destinato dalli sudetti Pressidenti ad asistere à Cotesto affare et anco habbi autorità di far aprire ogni Cavedone et altro impedimento che vi fosse per scollo e libero corso delle suddette acque. Dovendo far Comandamento alli Pressidenti delle Prese, che debbano asisterli per tutto quello occorresse contribuire ogni assistenza per la sua contingenta portione, e le auguriamo dal Cielo ogni Contento. 38 La Contea di Gavello Giust.o Antonio Ballegno Datta dal Mag.to delle Acque primo sett. 1693 ». 19. (b 31, f 4, p. 17) 1693 - Il Senato dispone di otturare i tagli. Per l’emergenza vengono pure impegnati soldati. «1693 29 Agosto in Pregadi Al Podestà e Capitano di Adria Commendabile la prontezza che rileviamo nelle .?. del Corrente d’assistere à N.N.H.H. Pressidenti di Gavello in ciò che occorresse per l’otturatione de Tagli fatti nell’Argine della Dona. Per diffenderlo e presservarlo da nuove violenze, doverete in caso di bisogno somministrargli quel numero de soldati d’ordinanza che ricercasse l’iminenza della congiontura et soccorergli parimenti de munitioni con quelle misure che in Ducale del 6 corrente n’è stato permesso per la diffesa del Traversagno. Et perche esse povere Genti habbino modo per sostenerli con le loro miserabili famiglie conossemo giusto che da Pressidenti stessi gli sia corisposto per cadaun soldato una lira al giorno come presentemente si prattica in Dragonzo, e senza pubblico aggravio. Francesco Bianchi Nodaro ducale ». 20. (b 31, f 4, p. 14) 1693 - Danni alle colture per tagli e conseguenti allagamenti. «1693 Dani in Gavello à causa del Taglio N.H. Alvise Priuli Formenton sachi 400 .?. sachi 10 Melica sachi 25 Fieno cava 200 Vide e Arbori Per Pascoli lire 800 lire 25 lire 25 lire 800 lire 300 lire 70 ———— lire 2010 Capitolo II . Il territorio e la società N.H. Pietro Foscari Formenton sachi 250 Melega sachi 15 Fasoli schi 40 Fieno cava 600 Per pascoli Vide e arbori 39 lire 500 lire 15 lire 10 lire 2400 lire 600 lire 400 ———— lire 3925 ». Segue una lista dei danni subiti dai nobili ferraresi «Mag.co Tassoni », «Madonna Fiessi », dal veneziano Minotto, dall’aristocratico rodigino Paoli e da altre persone non nobili. 21. (b 31, f 4, p. 25) 1694 - Restauro degli argini del Castagnaro, dopo il taglio, e del condotto della Donna. Il 26 febbraio 1694 il Podestà e Capitano di Adria Lorenzo Pisani ordina: « . . .debban haver ristaurato gli arzeri tutti tanto sopra il Canale quanto quello della Dona oturando quel Taglio riducendoli tutti nel più fermo e consistente stabilimento, con cui possino resister alle vicine escrescenze dell’acque [ . . . ]. In più debban far levar ogni impedimento, palificata, intestadura, rosta, ò altro che in qual si voglia luoco fusse senza publica permissione statto costruito, e che impedisse in qual si voglia luoco il corso d’acque, et à questo specialmente che con intestadura sono tratenute in Gavello, e che dovrebbe discorer per la già appresta Chiavega di Piantamelon, e ciò sotto le pene constituite dalle Legi et de Criminal ad arbitrio di questa Giustitia e dall’autorità suprema dell’Ecc.mo Senato. Restando essi Signori Pressidenti a Giudici à presentar à noi nome di tutti quelli, che menassero alle proprie incombenze, et altre operationi suddette tanto necessarie à divertimento de veri dani à questa Città e Teritorio [ . . . ] Adria 6 febraio 1694 Lorenzo Pisani Podestà e Capitano In Cancelleria Pretoria ». 40 La Contea di Gavello 22. (b 31, f 5, p. 15) 1696 - «Primo giugno. Presidenti deputati eletti del Retratto di Gavello sono Pietro Foscari, Alvise Pisani, Francesco Paoli ». 23. (b 31, f 5, p. 18) 1696 ca. - Pontecchio, Gavello, Selva e Dragonzo hanno un’estensione di 2.500 campi. 24. (b 209, f 17, p. 44 e sgg) 1697 - Con lettera dei Provveditori sopra l’Adige si sollecitano opere idrauliche di sostegno e di rinforzo. Per far fronte a tale incombenza si impongono dei campatici una tantum. «Venetia dal Mag.to li 7 genaro 1697 All’Ill.mo Sig. Podestà di Adria Il prossimo disfacimento delle Nevi, et le pioggie, che par copiose cadino nella ventura Primavera sono giusti motivi, che chiamano la vigilanza del Mag.to Nostro ad’estendere le più salutari preventioni à rimotione de pregiuditij che nelle temute escrescenze sopravenir potessero per causa di Rotte à coteste Capagne; portiamo però al Zelo di V. Ill.ma i più vivi eccitamenti, ad’oggetto contribuisca ogni maggior studio per la restauratione sollecita, e perfetta degli arzeri tutti sopra cotesto Fiume Adice esistenti alla di lei giurisdittione soggetti, ingiongendo risoluti incarichi à cotesti Giudici, et à chi ne incombe l’opera, che formar debbino prontamente li necessarij Penelli, e Paradori, et ogni altra cosa che occorer potesse per renderli da disastri ben assicurati, e diffesi, particolarmente nelle volte, siti ove maggior si riconosce il pericolo, et evidente il dano. Dell’effetto contribuito in operatione di tanto rimarco, attenderemo dall’attent.e di V. Ill.ma puntuali, e distinte le notitie, e se le raccomandiamo. . . ». Si invita inoltre ad «Aggiustare le Coronelle del condotto della Zucca a Gavello ». Il 20 gennaio del 1697 si affigge «nei locali soliti » un proclama Capitolo II . Il territorio e la società 41 nel quale si comunica l’elezione di Pietro Foscari a Presidente della Presa di Gavello. Nel 1706 Santo Astolfi, perito pubblico, effettua le perticazioni di tutta la Presa di Gavello con «perfetto e buon disegno e un Catastico con sua relatione e formando poi un libro di tutti gli Interessati, che contribuir debbano à campaticare, che risultano alle mozze 800 che detta Vostra Presa in conferenza delle altre prese fanno nel modo, e stile che per il passato è stato pratticato ». Un’ampia relazione dell’agosto 1708 illustra i problemi derivanti dall’interrimento dei fiumi che provoca l’innalzamento degli alvei con conseguente difficoltà per la navigazione e per il deflusso delle acque dei corsi d’acqua minori che devono scaricare l’acqua piovana delle campagne. Il 1° dicembre 1709 i Presidenti della Presa di Gavello, Pietro Foscari, Alvise Priuli e Ludovico Paoli, impongono un «campatico di lire 5 il moggio da esser pagato da Patroni de fondi per bonifficatione al scolo della Fuosa, et altra bonificatione, et conservatione della Presa medesima ». Nel 1712 ancora una controversia relativa alla gestione di alcune chiaviche poste a Gavello che avrebbe danneggiato le terre di Pontecchio. I Presidenti del Consorzio della Selva e Pontecchio protestano per la chiusura di queste chiaviche nel Dragonzo, ma vengono a loro volta accusati dai Presidenti della Presa di Gavello di danni e allagamenti. 25. (b 154, f 16) 1701-1704 - Le Prese gestiscono il denaro dei campatici. Foscari versa 7.812 lire di campatico. Polizza di spese per costruzione di una chiavica nel «traversagno » di Gavello. Da questi documenti risulta chiaro che le Prese dovevano gestire il denaro e tenere la contabilità relativa all’incasso dei campatici che gravano sulle terre un tanto al «moggio ». Foscari, a esempio, deve pagare 6 ducati il «moggio », in totale, 42 La Contea di Gavello versa allo Stato 7.812 lire. Ma in quegli anni viene anche imposto un «campadeghetto » 9 di 10 lire il «moggio ». La Presa di Gavello constava allora di 800 moggia di terra di conseguenza a 6 ducati il «moggio » riscuoteva dall’imposta del campatico complessivamente 29.760 lire. 26. (b 154, f 16) 1712 - Questioni e controversie relative all’assetto idrico delle terre. I Badoer non rispettano i patti. Con lettera del 3 agosto 1712 i Presidenti delle Prese di Pontecchio, Gavello, Selva e Dragonzo invitano per l’ultima volta il nobile Bernardo Badoer e nipoti che hanno ricevuto l’eredità di Pietro Badoer, fratello di Bernardo, «di praticare quelle operazioni che si erano impegnati a fare onde evitare che ne susseguitano danno di conseguenze rimarcabili alla Campagna d’esse Prese » se questo non fosse successo si sarebbe passati a «ricorsi più competenti per il giusto risarcimento dei Danni patiti ». Il Badoer, con lettera dell’11 agosto 1712, si appella al fatto che era appena successa una «rotta Generale » e che, in conseguenza di ciò, non poteva nemmeno «poner in coltura li proprij Beni ». Poiché le Prese non hanno prosciugato le terre dalle acque egli ritiene inutile qualsiasi operazione, indicando, invece, come assolutamente prioritaria l’escavazione del «Condutto della Fuosa per dar libero corso alle acque superiori ». 27. (b 185, f 2) 1755 - 24 gennaio, 1756 2 aprile. Sentenza dei «Governatori delle Entrate in esecuzione dei decreti dell’Ecc.mo Senato », nella quale si ingiungeva alle autorità di riscuotere i campatici non versati dal 1661 fino al 1739! L’esazione di queste tasse viene praticata con uno sconto del 30% per chi procede al pagamento del9. In genere questo tipo di imposta veniva effettuata per coprire le spese delle perticazioni. Capitolo II . Il territorio e la società 43 l’imposta con frumento (cosiddetto «benefizio dè Mandati di Frumento »), oppure in contanti, o partita di Banco, «dè soldi in lira ». 28. (b 79 bis, f 18) 1764 - 8 ottobre. «Lire 52:7:6 per beni nella Presidenza del Dragonzo del N.H. Marcho Foscari per escavazione nelli scolli giusto il Campatico straordinario gettato dalli N.N.S.S. Presidenti di 8 settembre 1764 ». Fig. 4. 1781. Possessione Camporosso con alcuni lotti di terra concessi a livello dai Foscari. 44 La Contea di Gavello 29. (b 91 bis, f 11) 1766 - Lettera indirizzata al Doge per illustrare problematiche legate all’assetto idrico delle terre. «Serenissimo Principe 14 febbraro 1766 portata al Magistrato Furono scritte lettere di stridde à Rovigo Per redimere una vostra tenuta di campi 15000 circa che formano li due Consorzi della Frassinella e l’altro della Pincara e Bagnacavalla nel Polesine di Rovigo, e per presservare nel tempo stesso alla Serenità Vostro Patrimonio non indiferente della scossion delle Publiche Gravezze, ed à tanti interessati l’ubertoso raccolto che venivano di ritraere in passato: li N.N.H.H. Presidenti delli stessi Consorzii si umiliano al Trono di Vostra serenità per implorare un conveniente compenso. Perduto detti Consorzi lo scolo che andavano nel Canal Castagnaro per la chiavega detta il Pignarin, che asciugava dalle copiose acque piovane et altre, tutta l’estesa di detti consorzij, scaricandolo per la detta chiavica del Pignarin in detto Canale, forza è di procurar di afferarsi all’altra situazione per conseguir il medesimo benefficio; mentre oltre la perdita dei raccolti si rissente un osservabile infelicità dell’Aria, e resta dalle Acque impedito à Sacerdoti di soccorre coi Sacramenti quegli infelici villici, trovandosi pur le strade somerse dalle Acque. Prima però di abbandonare quelle terre quali dalla natural loro fertilità che erano, si vanno miseramente riducendo à Valli, et ad uso di Pesca, pensano li N.N.H.H. Pressidenti di essi Consorzij di prolungare il detto loro scolo dalla Chiavica del Pignarin, resa innoficiosa sino alla Chiavica detta la Pignata, per la quale col beneffizio di maggior declivio poter scolare le loro Acque nel sudetto Canal Castagnaro. Per poter cio eseguire si presentano li N.N.H.H. Presidenti al Trono di Sua serenità ad implorar previe le solite formalità leggali, e con l’ordine delle Leggi prescritto, e che osservasi al magistrato Ecc.mo de Beni Inculti in tale materia de Scoli de Beni la Pubblica permissione et licenza. Grazie 1766 7 febbraio in Colegio che sia rimessa à Savij e Consiglier Capitolo II . Il territorio e la società E. Piero Emo E. Orazio Dolce E. Cristoforo Valier 45 E. Anzolo Renier E. Pietro Zusto E. Antonio Vendramin ». A questa petizione le autorità rispondono con una relazione peritale molto accurata, corredata di disegno (purtroppo perduto), dove viene valutato ogni aspetto tecnico del nuovo condotto, e l’impatto che esso avrebbe avuto sulle terre attraversate. 30. (b 126, f 20) 1770 - Nomina del «battifango » e «sparaguaite » a Gavello. Vengono nominati «Battifango » della Presa di Gavello Andrea Rampega e Giovanni Veronese «incaricandosi d’invigilare a scanso di qualunque danno o pregiudizio che le potesse succedere ed impiegare tanto nelle ordinarie che nelle straordinarie incombenze il più diligente, e fedele servizio [ . . . ] Gavello 9 Agosto 1774 ». Il documento porta la firma del Presidente di Gavello Alvise Foscari 1°, dei Presidenti Cassieri Marco Foscari e Gioseffo Marangoni e, infine, del Giudice di Gavello Giovan Battista Giulianati. In altro documento si evince che i «Battifango » espletavano anche il compito di «Sparaguaite », cioè di guardie che avevano l’incombenza di vigilare sui fiumi Castagnaro e Po e «dove chiamerà il bisogno si di giorno, come di Notte alla Vigilanza delle acque per sollievo pubblico, e privato » ed altre incombenze «giusto la terminazione fatta dagli Ecc.mi Presidenti 18 Aprile 1718. Tenendo per tali effetti un buono, e sufficiente Cavallo per si imponente Negozio. 12 Aprile 1770 ». 31. (b 209, f 17) s.d. - Pagamento del «Cavarzerano » e salari in genere. «Salario stabilito al Cavarzerano di Gavello, Cismati, Selva e Campanaro da esser pagato dai vari proprietari dei Fondi [11 in tutto: n.d.A. ] lire 114:10 ». 46 La Contea di Gavello 32. (b 193, f 32) 1787 - Fascicoletto a stampa contentente: «Lezioni due d’idraulica pratica ragionata tratta dall’opera del celebre Abate Gioseffo Mari Regio Camerario di Mantova. Pubblicato in Guastalla nel 1784 ». In fondo al frontespizio: «Venezia nella Stamperia ROSA con approvazione 1787 ». b) Tematiche sociali e demografia 33. (b 93, f 9, p. 1) 1657 - Disposizioni del Provveditore alla Sanità, Lorenzo Minotto, contro la diffusione della peste. Lorenzo Minotto «per la comun salvezza nelle presenti urgentissime congiunture di salute » ordina che tutte le strade provenienti dal ferrarese siano sbarrate compresi i passi nei fiumi e che nessuno sia rimorchiato con barche e burchielli. Il 9 agosto 1713 si ripresenta il rischio della diffusione della peste; i Provveditori alla Sanità impongono l’obbligo di erigere un «Restello, ò otturatione di strade nel Comun della Lama » e ancora di chiudere le vie di comunicazione che provengono dallo Stato di Ferrara (il cui confine a quei tempi passava per il territorio di Gavello). Viene inoltre proibito il transito di persone attraverso i fiumi e per impedirlo viene eretto un «restello », sempre a Lama, anche sopra l’argine del Canal Castagnaro. I decreti sono firmati da Bartolomeo Groto e Giovanni Campanella «Aggionti alla Sanità » e dai Provveditori Antonio Guarniero, Tomaso Bochi e Giuseppe Regolin. A p. 29 sono trascritte alcune misure adottate per arginare l’avanzare della pestilenza. «Circolar Avanzandosi sempre più la fiama contagiosa à funestare l’Ungaria e l’Austria, passate già oltre li borghi anco in Viena stessa .?. Capitolo II . Il territorio e la società 47 et Linz trovasi in necessità il magistrato di poner pressentivamente i riguardi più forti alla difesa de Publici Stati ». Quindi si comanda di erigere «de Restelli à luoghi soliti e Consuetti e dove riconoscerà la Savia prudenza opportuno doveranno questi esser assistiti oltre le solite Guardie da un Nobile, ò Cittadino nelle Città e da un benestante nelle Terre et altri luoghi alternando di settimana in settimana à Cadaun il suo peso . . . ». Qualche anno prima, il 10 ottobre 1711, alcuni paesi erano stati colpiti da una moria di bestiame e le autorità chiedono al «Cavarzeran di Gavello, Lama, Bottrighe, Corcrevà, Dragonzo, San Pietro, S. Paolo, Amolaro, Baricetta, Stellà » di notificare quanti animali «et da che et qual male habbino li medesimi, per poter deliberare quello sarà più conveniente a tall’affare ». Per prevenzione sono anche informati della moria alcuni «Beccari », oltre ai «Massari » di Gavello, Bottrighe, Bellombra, Corcrevà. In fondo al fascicolo, in un opuscolo datato 10 Agosto 1714, sono registrati tutti quelli che hanno pagato la «Tasa de li Fuzilli fatta dal Massaro e Consiglieri della Villa di Gavello ». 34. (b 93, f 9) 1706 - Soldati per l’esercito e biade per la cavalleria. Il 20 settembre 1704 le autorità decidono di arruolare soldati ed ufficiali «attuali delle cernide con le loro Armi, et insegne, come pure quelli di rispetto, et tutti li giovani descritti nelli fogli a stampa che doverano ricevere dal Reverendo Parocho di essa Villa [Lama: n.d.A.] da gl’anni 18 sin li 34 attrovarsi debbon in giorno di domenica sarà li 15 ottobre prossimo esser nella Piaza d’Adria alla presenza nostra per far la rassegna a reclute sudette, con dichiaratione che non sarà admessa alcuna escusatione degli inobedienti al presente nostro Comando anzi saranno contro essi praticati li più esemplari rigor, et pena di priggion, bando et proceder criminalmente giusto le ducali dell’Ecc.mo Senato predette et altre etiam della vita . . . ». Il 29 luglio 1706 si dispone che siano portate biade e fieno per la cavalleria che bisognava «ben secco e stagionato dentro tutto il 48 La Contea di Gavello mese d’Agosto prossimo in questa Città [Rovigo: n.d.A. ] dove sarà a tutti dal Publico puntualmente pagato, con avvertenza, e comissione però che sia esso fieno di ottima perfetta qualità, e di giusta misura che sarà qui praticata, altrimenti verà regetato, et obligato il Comun medesimo à nuovo provvedimento . . . ». La richiesta del «Cavalier Dolfin Provveditore Generale in T.F. » è esplicitamente rivolta al «Comune della Lama », ma è estesa a tutti gli altri paesi del «Polesine basso et alto » per garantire la fornitura di un totale di 1.500 carri di fieno. 35. (b 91 bis, f 12) 1713 - 4 novembre. Il Parroco di Gavello, don Marino Penolazzo, censisce il numero di case. «A qualunque atesto io sottoscritto come ricercatto da Cavarzeran di Gavello estrahere la notta di tutte le case si trovano in questa parrocchia di Gavello nell’infrascritta forma cioè Alla Selva case 62, alla Lama case 44, a Gavello case 84 ». 36. (b 90, fz Gavello, f 8) 1716 - Il territorio di Adria paga la «Tansa » imposta per spese di guerra. «29 febbraio 1716 Adria Tansa delle teste di tutti gli uomini sotto questo territorio di questa città per il Galeotto a Sua Serenità, che tocca per terzo delli ducati 200 alli suddetti Comuni fatta da noi sottoscritti eletti giusto il metodo della Tansa fù pattuita l’anno 1668 da questo Mag.co Generale Consiglio Bell’ombra teste in tutti n°145 in denari 12 per testa lire 87: Cuorcrevà teste in tutti n° 62 lire 37:16 Bottrighe teste in tutti n° 88 lire 52:16 Gavello teste in tutti n° 99 lire 59:8 Stellà e Pezzoli teste in tutti n° 49 lire 29:8 Dragonzo teste in tutti n° 89 lire 53:8 S.Pietro S.Paolo et Orticelli teste in tutti n° 74 lire 44:8 Capitolo II . Il territorio e la società Amolara e Bertolina teste in tutti n° 55 Barizzetta teste in tutti n° 33 49 lire 33: lire 19:16 ————– lire 416:4 Marc’Antonio Foramiglio affermo com’eletto Girolamo Roncon affermo com’eletto Girolamo Doria affermo com’eletto ». A p. 2 altro documento simile nel quale si esorta l’esazione della tassa alla comunità di Gavello. «Adria li 4 marzo 1716 Noi Girolamo Marin Podesta Capitano In essecutione di Decreti dell’Ecc.mo Senato di 21 dicembre prossimo passato e di lettere del Magistrato alla Militia da Mar de dì 24 suddetto come non mancò questa città di gettar tansa di Duc: 200 così alla medesima devono soccombere tutti gli Homeni dagli 15 sino li 60 inclusi delle Ville e Comuni di questo territorio per il provvedimento di un Huomo da Remo che devesi contribuire all’armamento di due Galazze destinate contro le nemiche oppressioni. Ritrovandosi però nella Villa di Gavello Huomini di detta età n° 99 aspetta à medesimi la corresponsione di soldi 12 cadauno che in tutti fanno la summa di lire 59:8 . . . ». Si passa, quindi, alle multe che saranno di ducati 50 cadauno da comminare al « Cavarzeran e Consoli di detta Villa se non daranno la somma per intero ai cassieri della Città » e ad altre pene per i renitenti. 37. (A.P.G., registro stato anime 1720-1785) secolo XVIII - Dati sull’incremento demografico di Gavello nel ’700. «Anno 1720 Da Comunione 786 Da Cresima 477 —————————— Somma in tutto 1293 ». 50 La Contea di Gavello Nel 1742 le «Anime » sono, in totale, 1.538. «Anno 1775 Somma intiera di tutte le Anime, che sono alla Comunione, e che non sono alla Comunione Lama Lama Magnolina Condotto sotto Gavello Croce e Dossi Magnolina Arzeron sotto Gavello Condotto sopra Gavello Strada Michiela Agujaro Seraiolo Bosatella Chiavica Ferrarese Larda Badoare Botta Gavello C 268 non 121 C 116 non 58 C 58 non 28 C 17 non 10 C 86 non 33 C 59 non 36 C 79 non 47 C 48 non 25 C 69 non 32 C 96 non 55 C 12 non 7 C 38 non 18 C 13 non 10 C 19 non 8 C 15 non 8 C 160 non 80 ——————––– Summa C 1153 non 556 ». A Gavello, dunque, le «Anime » raggiungevano il numero di 1.293 nel 1720, 1.538 nel 1742 e nel 1775 erano in tutto 1.709, ma pochi anni dopo la popolazione cresceva a 1.779 unità. In queste registrazioni si rileva dunque un, sia pur limitato, aumento demografico che sembra essere costante tutto il secolo XVIII. c) Toponimi 38. ( b 191 bis, f 22) 1525 - 17 giugno. In un atto notarile viene menzionata Magnolina, località prossima a Gavello. Capitolo II . Il territorio e la società 51 39. (b 42, f 21) 1539 - 31 luglio. Documento nel quale viene citato il condotto del Mercadello. 40. (b 92, f 21, p. 19) Toponimi delle terre. Alcuni contadini che non pagano le Decime. 1584 - Carta nella quale si evince che la «possessione drio al Seraiolo dè messer Z.Battista di Lardi . . . » «La campagna del Signor Giuseppe Marangoni di Rovigo posta in Gavello di circa campi 10 denominata la Biscazza detta la Frontiera vicino alla chiavica ferrarese in Gavello pagava decima ed ora non vuol più pagar: Si ricerchi il perché. Sarà anni 5 che non paga più » (così pure anche per la possessione «Le Brajolle » di campi 14 «le Michiele » e il «Caselone »). L’estensore di questo documento afferma che bisogna esaminare il Catastico di Ca’ Foscari «per rilevare quanti e quali campi siano soggetti a decime ». Si riscontra che le decime versate con prodotti agricoli variavano da possessione a possessione, probabilmente in base alla rendita e alla estensione delle terre. 41. (b 90, fz Gavello, f 3, p. 53) 1622-1623 - Toponimi «Dossi » e «Badoera » appaiono in alcuni atti notarili, uno dei quali stipulato nella villa palladiana di Fratta dai nobili Badoer Giorgio e Pietro il 14 settembre 1623. «Instrumento nel quale il Signor Conte Gerolamo Romeo (nob. ferrarese) vende alli S.ri giorgio e Pietro Badoeri Nobili Veneti figli del q. Sig. Andrea, Campi trecento in circa à misura di Rovigo tutti in un Pezzo di Terreno dossivo, pascolivo e valivo posto nel Ritratto di Gavello sotto Adria in loco detto la Croce, alli quali beni confina da un capo i suscritti S.ri Badoeri . ?. dall’altro l’Arzere Traversagno, che divide il Ritratto di Gavello, dà quello di Draghonzo, dà uno lato l’argine del Canale, dall’altro il Condoto della Zucca, salvo gli altri confini se ve ne fossero . . . ». 52 La Contea di Gavello Il 31 gennaio 1629 viene stipulato alla «Fratta in Cà Badoeri » un altro rogito col quale «il Signor Conte Girolamo Romeo vende alli S.ri Zorzi e Pietro Badoeri Nobili Veneti Campi ottanta di terreno arrativo alla misura di Rovigo, vidati, arborarij posti nella Villa di Cismati sotto Gavello territorio d’Adria per il prezzo di Ducati Veneti quattro milla dico 4000 ». E ancora: il «5 febraio 1622 [ . . . ] q. Signor Conte Alfonso Gilioli mandatario del Singor Conte Girolamo Romeo vende a nome del Conte Romeo al Signor Pietro Badoeri q. Andrea Nobili Veneti ed anche in nome del Signor Giorgio Badoer suo fratello vende campi 40 di terra in Villa di Cismati a Gavello da esser estradi quella parte che piacerà à sudetti Signori Badoeri . . . ». I campi di terreni arativi e prativi sono venduti per 2.000 ducati. 42. (b 90, fz Gavello, f 3, p.11) secolo XVII - Il nobile «Giacinto Lardi abita alle Corbole territorio della città di Adria . . . ». Capitolo III I BENI DI GAVELLO DAI GILIOLI AI CONTARINI A Gavello, da secoli e fino a tutto il ’500 (se si eccettuano alcuni poderi in mano ai Lardi, ai Romei e a qualche altro componente dell’aristocrazia estense), i proprietari della maggior parte delle terre erano i nobili ferraresi Gilioli. I Gilioli, insediatisi nelle terre di Gavello fin dal secolo XII, acquisirono beni e alcuni importanti privilegi (come lo «ius decimandi ») dall’Abbazia che qui anticamente sorgeva e così pure da investiture feudali, che assicuravano ai possessori di queste terre il titolo di Conte, essendo stata Gavello un’antica Contea. Questi privilegi e investiture vennero confermati dall’Episcopato di Adria ai Gilioli prima e poi ai proprietari di queste terre che sarebbero succeduti ai Gilioli, cioè ai Contarini e ai Foscari (docc. 22-24). Grazie ad un fascicolo del secolo XVI1 (doc. 26) – a metà strada tra il registro contabile e una sorta di diario – si può delineare lo stato sociale di questa storica casata ferrarese. L’estensore, il Conte Almerigo Gilioli, non lesinò di annotare particolari sulle sue attività finanziarie e sul suo mondo famigliare. I suoi conti spaziavano dal computo di interessi su prestiti a riscossioni di denaro, fino alle spese per medicinali o per i viaggi. Affiorano rapporti con banchieri ebrei e con la Duchessa d’Urbino. Quest’ultima, ottenne dal Conte un prestito che non restituì nei tempi dovuti, causando al creditore difficoltà niente 1. Il motivo per il quale questo registro contabile del secolo XVI, autografo e originale, sia finito nell’A.G. rimane un interrogativo aperto. Si tratta di documentazione strettamente legata alla famiglia Gilioli, che non ha alcun legame con le varie questioni relative al passaggio dei loro beni di Gavello e Serravalle ai Contarini e ai Foscari. Forse questi incartamenti erano stati dimenticati ed abbandonati dai Gilioli nel loro Palazzo di Gavello quando l’edificio passò in proprietà ai Contarini. In effetti esisteva un archivio nella dimora patrizia di Gavello che fu traslato a Venezia nel Palazzo dei Foscari verso la metà del ’700 (doc. 6, 7 in app. al cap. I). 54 La Contea di Gavello affatto trascurabili. Che la situazione economica della famiglia Gilioli non fosse tra le più floride già alla fine del secolo XVI emerge con una certa evidenza quando, nel 1595, le autorità sanitarie ferraresi chiesero un sostegno economico ai maggiorenti della città per far fronte al pericolo della diffusione della peste che era scoppiata qualche mese innanzi. In quell’occasione Almerigo Gilioli ammise: «non mi trovo dinari ma ch’io non son per mancharme che mi afferischo in tal casi di darli ciò che mi trovo al mondo ». La crisi della famiglia Gilioli cominciò a delinearsi quando il Conte Almerigo Gilioli ebbe maturato una pesante posizione debitoria di circa 2.000 ducati nei confronti dello Stato veneziano (per la precisione con la Magistratura dei Beni Inculti e la Magistratura delle Acque) per il mancato pagamento dei campatici (doc. 29, 31). In quel torno di tempo, la Magistratura dei Beni Inculti era retta, fra gli altri dirigenti patrizi, da Giorgio Contarini (doc. 13 e vd. anche doc. 5 in app. cap. II), appartenente ad una delle più eminenti famiglie veneziane, discendente del ramo «del Zaffo ». Il Contarini poteva essere dunque informato della situazione finanziaria dei Gilioli, ed è forse per questo che può aver maturato l’intenzione di rilevare le proprietà della nobile famiglia estense. L’operazione venne comunque meglio definita e portata a compimento dal figlio di Giorgio Contarini, Tommaso,2 che 2. Tommaso Contarini, nato a Venezia il 10 aprile 1562 da Giorgio (15311572) e da Elisabetta di Giovanni Priuli, il 22 novembre 1578 viene dalla Signoria di Venezia della Contea di «Gioppe », «l’antichissima città della Palestina », detta pure «Zaffo ». Subentra, così, nel titolo prestigioso di Conte del Zaffo al padre, il quale – discendente di Giorgio Contarini che l’aveva per primo assunto nel 1473 per investitura della regina di Cipro Caterina Corner – ne era stato, a sua volta, insignito nel 1560. A differenza, comunque, di quest’ultimo titolare della « prima dignità » di Cipro ed ivi detentore di cospicui beni, Tommaso Contarini, a seguito della conquista dell’isola da parte dell’impero ottomano, tiene il titolo comitale senza alcuna reale prerogativa di «giuridittione ». Ciò non toglie che il titolo costituisca a lungo un onore molto ambito, che peraltro viene regolamente rinnovato come risulta dall’investitura concessa il 5 settembre 1714 a Giorgio Contarini di Angelo. Dei beni posseduti da Tommaso Contarini nel ferrarese egli preferirà – specie al subentrare del dominio pontificio – alienarne gran parte, con «permute e livelli francabili », per evitare i continui fastidi portati a lui, con intrigante «sagacità », dal lucchese Paolo Saminiati che lo costringe a costose cause a Ferrara e a Roma. Riparato a Pado- Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 55 propose ai Gilioli di estinguere i debiti che essi avevano nei confronti della Serenissima nel contesto di una permuta (docc. 17, 19, 20, 30, 87, 89, 90, 97 e vd anche doc. 5 in app. al cap. IV) in forza della quale egli acquisiva le terre che i Gilioli possedevano a Gavello in cambio di quelle che egli deteneva nel ferrarese. Infatti da numerosi documenti (docc. 42, 43, 44, 45, 46, 48, 91) emerge che i Contarini erano stati tra i «Conbonificatori » del Polesine di Ferrara e per questo motivo il Duca estense aveva loro elargito privilegi e terre. A suggerire al Contarini il perfezionamento di questa permuta può essere stata, anche, la percezione da parte sua che lo scenario politico nel ferrarese cominciava a farsi fosco soprattutto per la sicurezza dei beni dei patrizi veneziani. In quel periodo lo Stato di Ferrara era minacciato dalle truppe pontificie che di lì a poco, in effetti, avrebbero sottomesso la città. Tommaso Contarini a questo punto, pur mostrandosi certo di una soluzione diplomatica del contrasto, decide di fatto, mediante la permuta, di trasferire le sue proprietà entro i confini della Serenissima. Anche l’«interdetto », lanciato dal Papa contro Venezia, di certo non aveva mancato di alimentare ulteriori preoccuva nel corso dell’epidemia del 1575-1577, appena quindicenne, si dedica allo studio grazie anche alla stimolante frequentazione del dotto esule cipriota Giasone de Nores. Ritornato a Venezia, dove abita in contrà Santa Agnese, sposa Maria d’Andrea Bembo, dalla quale avrà Elisabetta (che andrà sposa nel 1613 a Girolamo Pisani di Marco), e quattro maschi: Giorgio (1592-1616) e Giovanni (1593-1615) che morranno prima di lui, Giulio (1597-1638) e Anzolo (15981666). Eletto a 23 anni Provveditore sopra la Camera degli Imprestiti e Podestà di Bergamo nel 1593-1594, e più volte Senatore e Savio del Consiglio, è stato altresì Provveditore sopra gli Atti e tra i Sopragastaldi. Il 17 settembre 1603 è a capo della rappresentanza senatoria che, vestita di «seta cremesina », accoglie, a San Giorgio in Alga, l’ambasceria dei Grigioni. Scoppiata la contesa dell’interdetto, il Contarini viene contattato da un emissario di Cesare d’Este duca di Modena e Reggio, « Principe » con il quale il Contarini vanta una pluriennale «amicitia e servitù », connessa questa coi suoi possessi ferraresi. Dopo aver caldeggiato un’azione per «ricuperar » Ferrara al dominio della Serenissima, dovette, in seguito, accettare un corso degli eventi assai diverso dalle sue aspettative. Morì nel 1616 dopo aver ricoperto le cariche di ordinario del Pregadi, Podestà di Padova nel 1607 e Savio all’Eresia. (Notizie tratte dal Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma). 56 La Contea di Gavello pazioni nel Contarini che vide sempre più minacciati i propri beni in uno Stato soggetto al potere pontificio.3 Tommaso Contarini dunque, in questa congiuntura, assume i debiti contratti dal nobile Gilioli, rilevando innanzitutto quei suoi beni, posti a Selva, località prossima a Gavello, su cui era stato posto un sequestro cautelativo (doc. 18, 29, 88).4 In seguito, con una regolare serie di contratti, egli definì i dettagli della transazione, che andò in porto, tuttavia con qualche ritardo a causa di una rotta del Po che impedì ai periti di portare a compimento i rilievi e la perizia estimativa dei terreni con quella rapidità che si era in un primo tempo auspicata. Il patrizio veneziano con questa operazione allargò comunque, considerevolmente, le sue proprietà terriere, unendo ai preesistenti poderi di Castagnaro nel veronese e di Villa Ranza quelli di Serravalle, nel ferrarese, e le possessioni di Gavello (docc. 54, 58, 69, 70). Ma la sorte non aiutò questo ramo della famiglia Contarini. Di quattro figli maschi che ebbe Tommaso, due morirono in giovane età; un terzo, Anzolo rimase celibe. Il patrimonio passò quindi al quarto figlio, Giulio. Ma Giulio morì a 41 anni 5 (docc. 37, 61), lasciando tre figli (due femmine e un maschio) ancora in tenera età e già orfani di madre, la nobildonna Chiara Duodo. Tommaso Contarini, in questa delicata situazione, istituì erede universale l’unico figlio maschio di Giulio, che portava peraltro il suo stesso nome (docc. 35, 36, 41, 48, 49, 51). 3. Per la verità, la permuta venne definita solo nel 1613 quando i contrasti tra la Serenissima e il Papato si erano sopiti da ben cinque anni e le mutate condizioni politiche potevano consigliare una soluzione meno drastica. 4. La morosità comportava la pesante sanzione del sequestro immobiliare da parte dello Stato delle terre più fertili appartenenti all’inadempiente (doc. 30, 87, 88). Il sequestro si risolveva con asta pubblica dei beni. 5. Bisogna dire che in tutti gli atti notarili di successione le figure femminili fanno da corollario, presenze quasi evanescenti di una cultura che privilegiava i figli maschi, in particolare i primogeniti. Il Barbaro stesso, nella sua opera, non solo registra assai di rado le donne negli alberi genealogici delle famiglie nobili, per cui è oltremodo complesso risalire alle loro date di nascita, matrimonio e morte, ma spesso omette di registrare anche i discendenti maschi morti giovani o in tenera età (Cfr. M. BARBARO, Arbori de’ Patritii Veneti, secolo XVIII, presso A.S.V.). Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 57 Alla morte di Tommaso, e in attesa che il suo erede raggiungesse la maggiore età, il patrimonio venne amministrato dallo zio paterno Anzolo (docc. 38, 39, 56, 63, 64, 65, 66, 67), mentre lo zio materno, Andrea Duodo, era designato come tutore dei tre «pupilli», figli di Giulio. Questa sovrapposizione di ruoli finì per creare tra i due patrizi dei contrasti anche vivaci sull’amministrazione del patrimonio e in particolare delle terre di Gavello. Anzolo Contarini criticò aspramente Andrea Duodo, procuratore della defunta sorella Chiara, per la conduzione dei beni dei nipoti. Alle contestazioni mossegli, il Duodo addossò la responsabilità della cattiva gestione del patrimonio alla amministrazione tenuta precedentemente dallo stesso Anzolo Contarini (doc. 53). Ogni controversia venne comunque meno quando Tommaso, raggiunta la maggiore età, entrò in possesso dei beni che gli appartenevano. Egli, come prima operazione, provvide a risarcire con una provvigione vitalizia la sorella nubile, Marietta, e a concedere all’altra sorella, Elisabetta, un congruo usufrutto. Quest’ultima venne comunque rapidamente monacata nel convento «Ognissanti » di Venezia (docc. 60, 62, 95). Queste operazioni furono effettuate con una certa sollecitudine da Tommaso Contarini forse anche per evitare contestazioni che sarebbero potute sorgere, in quanto i beni di Gavello erano stati acquisiti da Giulio Contarini impegnando anche parte della dote della moglie Chiara Duodo (docc. 36, 50, 52, 55). Risolti questi problemi ereditari, Tommaso Contarini si unì in matrimonio con Andrianna Dolfin (docc. 72, 73), appartenente a una delle più illustri e facoltose famiglie veneziane. La coppia, però, non ebbe figli. Nel 1675 Tommaso – ultimo esponente del ramo del Zaffo – morì prematuramente, a 48 anni (docc. 40, 63, 67), non senza però aver designato come erede universale la moglie, beneficiandola del possedimento di circa 2.500 campi a Gavello e a Serravalle (docc. 54, 70). 58 La Contea di Gavello APPENDICE DOCUMENTARIA I Gilioli Stemma dei Gilioli nella cappella del Palazzo di Serravalle. a) Albero genealogico 6 Battista Gilioli Giovanni « fondator del jus patronato testator 1528: 24 febbraio » Geronimo Guglielmo Nicola Annibale Alfonso Almerico Antoniolus Odoricus Galeazzo Alfonso Annibale Giovanni Abate Lascerà eredi i Conti Lolli EX HIS Giulio Contarini ∞ Chiara Duodo Isabetta Guglielmo Tomaso ∞ Andrianna Dolfin Guglielmo Carlo Giovanni Almerico Riccardo Marietta 6. L’albero genealogico è tratto da tre fonti documentali appartenenti all’A.G.: b 204, f 1; b 91 bis, f 10; b 91 bis, f 11. Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 59 b) Testamenti e atti simili 1. (b 13, f 8) 1528 - 24 febbraio. Testamento di Zuanne Gilioli Senior; 1592 testamento di Almerigo Gilioli. 2. (b 3, f 36) 1592 - Incartamento dei Foscari del 6 settembre1799 riportante il testamento del 16 novembre 1592 di Almerigo Gilioli, «l’eredità del quale viene ora rappresentata dal suddetto H.H.E. Alvise Foscari primo con titolo di primogenitura ». 3. (b 90, fz Gavello, f3, p. 33) 1634 - 10 dicembre. Girolamo Gilioli e il nipote Carlo hanno proprietà a Serravalle. 4. (b 90, fz Gavello, f 3, p. 96) 1644 - Testamento di Francesco Gilioli. Il testamento è datato 10 aprile 1644. Particolarmente interessante il capitolo nel quale il Marchese lascia erede universale il nipote Conte Riccardo Bevilacqua, figlio della sorella Lucrezia Gilioli e del Conte Onofrio Bevilacqua «con conditione espressa però, che pigli, et assuma il Cognome, et Armi della sua Famiglia, et Agnatione de Gilioli, lasciando il proprio cognome de Bevilacqui e che detto cognome debba continuare appunto nella DescenIn G.B. DI CROLLALANZA, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, compilato dal Commendatore G.B. Di Crollalanza (Pisa 1886-1890), Arnaldo Forni Editore, Bologna 1965, ristampa anastatica: «GIGLIOLI di Ferrara. Detta in antico dei Pellicciari, e originata da un Gigliolo valoroso guerriero nel 1185. Giacomo consigliere intimo di Nicolò III d’Este che l’onorò del titolo di conte; Malatesta governatore di Melara nel 1476; Desiderio Vescovo di ?; Antonio Archiatro di Ercole I; Giovanni ebbe per sé e i suoi discendenti il titolo comitale e quindi il marchionale. ARMA: Spaccato d’oro e di nero, all’aquila al volo abbassato dell’uno nell’altro, la coda intrecciante formante un nodo d’amore, coronata e linguata di rosso ». 60 La Contea di Gavello denza Mascolina di detto Sig. Conte Ricardo, in modo che doppo la di lui morte in qualsivoglia tempo succedano li suoi Figlioli, e descendenti maschi in infinito volgarmente, e per fidecomisso, volendo però, che non s’acquisti, ne usufrutto, ne comodità alcuna di detti Beni della Sua eredità al detto signor Conte Onofrio Padre di detto Signor Riccardo, mà che i frutti, e comodità suddette restino proprij, et à libera dispositione, et aministratione di detto Signor Conte Riccardo . . . ». 5. (b 90, fz Gavello, f 1, p. 8) 1667 - Battesimo del figlio di Giovanni Gilioli e Giacinta Lardis. Il documento del 7 gennaio 1693 riporta l’atto di battesimo del 21 novembre 1667 di «Almerico Carolus Caitanus infante nato dai genitori illustrissimi Joannes Gilioli e illustrissima Hyacintha de Lardis. Patrini conte Roberto Montecatini e Ill.ma Lucrezia Pia Bentivoglio ». 6. (b 13, f 8) 1667 - 21 novembre. Battesimo di Almerico Carlo Gilioli. 7. (b 90, fz Gavello, f 1) 1693 - Atto di morte di Giovanni Gilioli. L’8 febbraio 1693 il parroco Stefano Penolazzo, sacerdote della Chiesa di San Giorgio di Mazorno, dichiara «in detta mia chiesa ho datto sepoltura all’Ill.mo S.r Gio: Gilioli Nobile della Città di Ferrara sotto il di d’ogi in fede di che io sud.to affermo con mio Giuramento et la presente sarà segnata con il mio solito sigillo ». c) Beni 9. (b 13, f 8) 1508 - 15 dicembre. Licenza del Cardinale Abate di Gavello a «Zuanne Zilioli q. Battista per lui e eredi e successori di fabbrica- Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 61 re una cappella sotto nome di S Pietro Martire nella chiesa di Gavello con accettazione d’eleggere il Capellano che debba officiare La cappella medesima ». 10. (b 90, fz Gavello, f 2) 1519 - Beni dei Gilioli nel ferrarese. Pergamena in data 3 gennaio 1519 con l’atto di vendita di alcuni beni a Serravalle, stipulato nell’abitazione di Hieronimo Gilioli in contrada San Guglielmo. 11. (b 204, f 8) secolo XVI - Investitura, appartenente ai nobili estensi Giovanni Gilioli dal 1516 e Galezzo Gilioli dal 1594, passata ad «Angelo Tomaso Contarini del Zaffo come da instrumento d’investitura del 19 luglio 1642 » e trasmessa, tramite Andrianna Dolfin, a Pietro Gerolamo Foscari con «instrumento » dell’8 novembre 1681. 12. (b 194, f 6) secolo XVI - I Gilioli hanno beni anche a Corbola. 13. (b 138, f 4, p. 63) 1578 - Rogito del notaio ferrarese Giulio de Jacobillis relativo alla vendita a Santo Contarini dei beni dei Gilioli a Gavello. «1578 16 gennaio Beni de quali è stata fatta vendita come in questa. Il Palazo da statio ed suo brolo, Colombara, Cortivo, Fenile, stalla, Casetta, et ogni altra cosa a quella pertinente et ogni suo adito et essito. Le Braia appresso, et per mezo il Palazzo con tutti li morari de cadauna sorti, et in cadaun luocho. La Braia ferrarese in Cisimatti Il Pra dalle Zoppine 62 La Contea di Gavello La Bassi sive Pascoli, la miotta, et la Bramonta. Il luoco detto la Galassa. . . ». In data 8 giugno 1580 viene stipulato un altro atto dal notaio ferrarese Giovan Battista de Gumbertini di «livello francabile » tra Almerico Gilioli e Santo Contarini «per dover pagar uso Nob. Ho. Contarini anui ducati 400 in due rate ». L’«uso » era il sistema tradizionale di conduzione delle terre praticato dai ferraresi. A p. 80 del medesimo fascicolo si trova una perizia con una stima del Palazzo di Gavello; da tale perizia si evince, fra l’altro, che in data 26 gennaio 1580 parte del Palazzo dei Gilioli in Ferrara fu ceduta a Paulo Vindomini. Il documento lascia intendere che ben prima della permuta tra i Gilioli e Tommaso Contarini del 1613 vi siano stati dei rapporti tra le due famiglie; il Santo Contarini nominato in questi atti era forse fratello di quel Giulio che effettuerà la permuta con i Gilioli. 14. (b 90, fz Gavello, f 3, p. 28) 1590 - Almerigo Gilioli cede in livello ai nobili Fiessi la possessione Serraiolo di Gavello, le stesse tenute che molto più tardi nel tempo saranno affittate ai Foscari. L’atto, risalente al 10 febbraio 1590, fu stipulato in Ferrara in «contrada Maria à Vado [ . . . ] anno millesimo quingentesimo nonagesimo die decima mensis februarij olim Ill.mis D. Comes Allmericus Giliolus dederit et concesserit ad livellum olim Ill.mis D. Ludovici Mariae de Fiessis unam eius possessionem sitam in territorio Adriae in loco noncupato il seraiolo de Gavello. . . ». 15. (b 167, f 30) 1591 - Inventario delle proprietà dei Gilioli a Gavello. «1591 Somario, di tutti li benij, liberi, liberi del S.r Conte Almerico Zillioli cossì paternij come maternij, et aquistati da luj detratti quel- Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 63 li che detto Conte Almerigo hà assignato per fidecomisso al Signor Galeazzo Zilliolo per Instrumento Rogato per il Signor Ludovico Fiesso sotto il di 11 Zenaro 1591 Et prima Una possessione in Cismati con casa da patronij et da lavoradori horto broilo et Colombara fenille et casa da Gastaldo et altri terrenij qual possessione è allivelata al Signor Galeazzo Gilliolo. Miota e Bramonta e terreno nel Dragonzo per lequal tutte cose detto Signor Galeazzo paga di livello ogni anno scudi 337:3:7 appar per Instrumento transatione rogato per il q. messer Julio Jacobelj sotto il 12 novembre 1597. Item una possessione in seraiollo di Gavello fra li suj confinj, allivelata al Signor Lodovico Fiesso per Detti loro per la qual paga di livello scudi 300 l’anno appar per rogito di messer Joanne Batta. Cechini nodaro di ferara sotto il 10 mese di febraro 1590. Item in Gavello una caseta sopra una motta detta la palazina circondata da fosse, con terreno sotto nominato casalli Brustolina et aravecchia fra questi confinj, dal capo di sopra l’arzine della dona, mediante li consorti delli Cimanti et senà Dal Cappo di sotto il condutto di traverso, da un lato il conduto della colombara dall’altro lato, principiando alle mura del palazo del signor Galeazo et andando dietro il broilo seguitando, sempre a mezo fosso, et in cappo al broilo, voltandosi verso la colombara, et poi voltandosi a man dritta seguitando per parte le terre della Giesa per parte la chiavigata del Signor Galeazzo et per parte il casal del Belvedere sempre a mezo fosso, sino al condutto di Traverso dove è la botta includendo tutta la stradda per esser tutta del detto Conte Almerico. Item tutto il terreno prativo pascolivo Dossivo e vallivo nominato Ravegnana Campo rosso et Busatella tra questi confinj. Dal Capo di sopra il condutto di traverso, Dal Cappo di sotto la via del Aqua Biancha Da un Lato, il condutto di mercadello, Dal’altro il condutto della Zucha Item in Gavello una casa di Muro a sollaro, con un fenil novo non ancha finito, con un casello di legname da casari et una caseta da Brazente, con terrenj sotto arativi, et pascolivi nominati Casalli Chiavegata Prion et aqua Biancha, et in Capo di detta aqua biancha altrj duj casalli fra questi confinij. Dal capo di so- 64 La Contea di Gavello pra l’argine della dona, overo Traversagno della Selva, Dal Capo di sotto, al Gorgo dell’Aqua biancha una fosseta principiata a cavare di confina tra il Signor Galeazo e il Conte Almerico, Da un lato li Arginj del .?. dal’altro il Condutto della Zucha. Item in la Selva terreno arativo prativo et pascolivo con due casete, et casalli uno dal capo di sopra allivelato a Domenico Tosarino, et l’altra dal Capo di sotto fra questi confinij dal capo di sopra, il gorgo et Canallazo pro indiviso con quelli di Santi dal capo di sotto il traversagno sudetto della selva da un lato li Arginj della selva dal’altro il Condutto della Zucha Item in Gavello un pezzo di prato nominato la Scarsella di stara 29 e quarte 2 contiguo alla strada di Cismati Item una caseta con quarte 6 di terra sopra l’arzere traversagno di sopra da Cismati, confina da un capo il Lardo, dal’altro il Clarissimo Badoero, da un lato il Signor Ludovico fiesso, dal’altro li heredi de Joanne Bergamin Item tutto l’argine e schiappe da un lato et dal’altro dell’Argine della Dona insieme tutte le schiappe da un lato e dal’altro Investitura del Conte Almerigo. Una possessione detta il gorgo in Gavello di moza 20 in circha arativa prativa pascoliva e valliva, con casa e tieza coperta di canna fra questi confinj . . . ». Molti toponimi richiamati in questo documento sono tuttora vigenti. Si vedano: «Cismati », odierna località Cisimati, «Busatella », oggi Bosatella, Campo Rosso, Larda, Galassa e Serraiolo, oltre all’idronimo «Zucha ». Inoltre bisogna rilevare che già alla data di questo inventario, 1591, il Palazzo di Gavello aveva brolo e colombaia circondati da un muro di cinta e in località Cisimati già esisteva la villa dominicale, ristrutturata nel Settecento, che ancora sussiste. 16. (b 204, f 1) 1596 - Questione su decime non riscosse dal Vescovo di Adria nel territorio di Gavello. In questo fascicolo sono riportati contratti stipulati dalla famiglia Gilioli. In uno di questi, in data 30 ottobre 1596, tra gli altri beni Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 65 posti a Cisimati, vicino a Gavello, e la mobilia che arredava la casa di Ferrara, in contrada San Giovanni Battista, sono registrate le proprietà in Gavello: la possessione detta la Galassa, la possessione Visentina e Trabatina (della quale alcuni terreni sono passati ai nobili ferraresi Scivieri) e, inoltre, la «possessione detta Gorgo, il Dosso delle Macchiavelle o Magnolina, Palazzo a Gavello con orto, Brolo, Colombara e altre sue comodità, sotto questo palazzo una possessione detta della Colombara alla selva . . . »; infine « nello Stato di Sua Altezza Serenissima un Palazzo in Piazza Nova contiguo agli Illustrissimi Rondinelli . . . ». 17. (b 108, f 6, p. 135 e sgg.) 1596 - Alcuni inventari tra i quali quello dei mobili presenti nel Palazzo a Gavello in proprietà ai Gilioli. A p. 135 «Eredità del q. Galeazzo Gilioli nella casa in Ferrara in contrada san Giovanni Battista fatta dal notaio Giovanni Trevisani », tutore testamentario dei figli del patrizio ferrarese, che contiene un dettagliato inventario dei mobili e degli oggetti presenti nel Palazzo di Ferrara dei Gilioli. A p. 138, l’inventario dei mobili del Palazzo di Gavello. «Inventario de mobili ritrovati nel Palazzo di Gavello della Contrascritta eredità fatto per me Giovanni oltrescritto presente Don Alessandro Pozzati rettore di Gavelo, et Don Battista Ravagni Casaro, et altri ivi chiamati Prima tre lettiere di nogara use Tre lettiere con le .?. rotte con poca penna Tre Tamarazzi uno de lana et uno di canadura Una .?. rotta Una Coltra turchina vecchia Due Cappelletti di nogara da Sparvieri Un sparviero di ala con cordelle ruzene, et rotte Uno de .?. verda Uno de solindente strazza Lenzuoli rotti di tela, e canazzina n° cinque Tre mantiletti strazzati 66 La Contea di Gavello Tre tovaglioli Due habiti di raso, e habiti strazzati Un cappello nero muffito Una penna negra Un tavolino di nogara Un altro di pezzo Tre scrane da cuna Due Banchette Tre canazze vecchie Un Scaldaletto Due Candelieri d’ottone Due para de Cavedoni di ferro Una quarta de ferro Un Archibusetto da roba senza .?. in Granaro Sei Ramine da latte Un collo di rame Un lambicco rotto Una caldara piccola da formaggio Diverse fassate, carotte e ceste da puine rotte In Caneva Quattro botteselle di vino tra bollito, e schietto di vecchio, e nuovo mischiato Sette Bottaze da brusare Due Tinazzoli piccoli vecchi Una Caldara grande da Casaro Alla Possession del .?. Un Carro con le rote ferrate vecchio Un versuro senza gumiero Una rappegara rotta Bestiami Due para de Bovi Rossi. Un manzo discompagnato Chioppe sedeci e mezo di Cavalle da tibbia Due Cavallazzi uno fallato, et uno ripreso con soretturo Un cavallo leardo bolso Un frison baio vecchio Vacche da Cassina n° 61 Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 67 Un Toro Robbe dietro la Cassina Una Caldiera grande Una piccola rotta Un Collo di rame Mastelli n° 14 Tre zangole da butiro Arte da formaio n° 14 Due arte da saladori Tre arte da latte Un agrarolo rotto Fassarole da formaggi diverse Un zangolo da portabutiro Ultimo ottobre 1596 Segue i mobili ritrovati a Francolino di poco valore e stima [ . . . ]». A p.140 «Al nome di Dio 1596 23 ottobre Inventario de beni stabili rimasti nella eredità del quondam Ill.mo signor Galeazzo Gilioli per lui possessi al tempo della su morte e prima nel dominio di Venezia In Cesmatti Ritratto d’Adria Un Palazzo con un fenile, orto, Broilo Colombara, casa da Castaldo, et altre fabriche con un Braiolo doppo ivi contiguo nel sudetto luogo due Cataletti [ . . . ] A Gavello [ . . . ] Item il palazo di Gavello con Orto, Broilo, colombara et altre sue comodità [ . . . ] Le Decime delli Novalli fatti, et pro tempore si faranno, che sino di ragione dell’Abbatia di Gavello, et in specie di quella della Lama, salvo però il quartese dell’Abbatia [ . . . ] Item nello Stato di Sua Altezza Serenissima un palazzo in Piaza nuova contiguo all’Ill.mi Rondinelli. . . ». Di questo Palazzo, però, non ne viene specificata l’ubicazione esatta (vd. anche doc. 16). « . . .Usi diversi nella città di Ferrara, et nello Stato come appare gli estimi delli Signori Gilioli . . . ». 68 La Contea di Gavello L’inventario continua con le voci dei crediti e dei debiti e un elenco di scritture facenti parte dell’Archivio di Galeazzo Gilioli. Dai pochi e vecchi mobili e dagli oggetti inservibili presenti nel Palazzo di Gavello si ricava l’immagine di una dimora abbandonata. L’allevamento del bestiame invece, a parte qualche cavallo malandato, risulta di non trascurabile importanza. Per alcune parole non comuni presenti nell’inventario dei mobili del Palazzo di Gavello, si è ritenuto opportuno spiegarne il significato ricorrendo al Boerio,7 o alla semplice assonanza con alcune parole dialettali tuttora in uso. «Tamarazzi » «Coltra » «Cappelletti » = materasso = copriletto = parte terminale del baldacchino con decorazioni intagliate nel legno «Sparviero » = baldacchino «Nogara » = legno di noce «Pezzo » = legno di abete «Solindente » = stoffa «Tre scrane da cuna » = tre sedie da culla «Canazze » = canovacci, asciugamani «Lambicco » = alambicco «Ramine » = vasi di rame «Collo » = setaccio «Fassate » = arnese per mettere in forma il caglio «Carotte » = recipiente con buchi per far gocciolare la ricotta «Puine » = ricotte «Versuro » = aratro «Gumiero » = vomere «Rappegara » = erpice «Chioppe » = coppie «Tre zangole da butiro » = tre recipienti per la lavorazione del burro «Due arte da saladori » = due arnesi per fare i salami 7. G. Boerio, Dizionario del Dialetto Veneziano, Tip. G. Cecchini, Venezia 1856. Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 69 18. (b 91 bis, f 11) 1609 - Ultimo di febbraio. I Gilioli, visti i campatici imposti sulle terre, si trovano costretti a vendere le loro possessioni. Nel documento si evince che moglie di Almerigo Gilioli è la nobildonna ferrarese Anna Trotti. 19. (b 87, f 22, p. 40) 1603 - Battista Boccato e Bonzoanne Modenese, periti estimatori, valutano i beni dei Gilioli a Gavello. Stimano il Palazzo «nella Villa di Gavello il Palazzo & C. Lir. 2371.12 con terreno e possessione adiacente ». A p. 44 «Il signor Conte Almerigo Gilioli lascia i beni in usufrutto a Signora Trotti sua Consorte [ . . . ] fintanto che viverà, e serberà vita Vedovile, e non più oltre ». Nel medesimo fascicolo in data 16 novembre 1592 si apprende che il Gilioli possiede «in Gavello una Casa nominata la Palazzina & C., una Casetta da Brazante, una Casa de Castaldo & C. confina con il condotto di Fracassa ». In un altro documento del 19 agosto 1603 è nominato ancora «Il Palazzo di Gavello, con Orto broillo, Colombara, e sue adherenze ». 20. (b 90, fz Gavello, f 4, p. 39) 1614 - Fascicolo a stampa con permuta tra i Gilioli e i Contarini e descrizione del Palazzo di Gavello. «1614 13 maggio [ . . . ] che detta Permuta se debba far a Stima con le sottoscritte condizioni Prima che la fabrica grande delli Signori Gilioli per esser inutile, et inabitabile al presente senza porte, et senza finestre, senza camini, senza cucina, ne alcuna altra comodità, ma solo un principio de un grandissimo Palazzo con muraglie grossissime, et soverchie, etiam fondamenta più de Fortezza, che di Casa privata 70 La Contea di Gavello sia però essa stimata quanto alle Pietre, coppi, Legnami, et ferramenta, come se tutta la robba fosse in terra disfatta, et fuori d’opera, et nelli fondamenti siano stimate tante Pietre solamente quante possino bastare all’uso ordinario delle fabriche, et non più, ma la Colombara, il fenile de Muro e le casette de Paglia da Braccenti siano stimate per apponto come stanno, e per quanto meritano potendosi metter in uso con poca stima ». La decisione non è di facile interpretazione. Sembra di capire che il Palazzo – in uno stato di completo abbandono – fosse una sorta di ristrutturazione o riuso di una grandiosa struttura preesistente. Questa struttura – che potrebbe sembrare a prima vista anche il principio de un grandissimo Palazzo – era piuttosto un’opera militare. Dice infatti con acume l’estensore del documento che quelle muraglie grossissime e soverchie che costituiscono la parte basamentale del Palazzo sembrano essere fondamenta de Fortezza [più] che di casa privata. 21. (b 19 bis, f 5, p. 43) 1693 - Disposizioni testamentarie di Giovanni Gilioli. «3 febbraio 1693 1° Vole che il suo corpo fatto che sarà cadavere sij sepolto nella Chiesa del Mazorno con quanta pompa sarà più decente al suo stato dal Signor Ricardo di lui figlio [ . . . ]. 4° che sij esborsati Ducati quatro à Maria Bortiluzzi sua serva cioè in tanti effetti, che si ritrovano qui adietro cioè in Casa [ . . . ]. 5° Che di tutto quello esso S. Gio. si ritrova, lascia all’Ill.mo S.r Ricardo, et all’Ill.mo S.r Almerigo di lui fratello, tutto il rimanente tanti Stabili di qualunque sorte si ritrova et stabile d’ogni sorte s’intende esso Ill.mo S. Gio. Lasciar all’Ill.mo S. Ricardo di lui figlio Scudi di moneta di Ferrara n° cinquecento, et questo fa à fine di esserli stato figlio obediente et più fedele che il Signor Almerigo altro figlio . . . ». Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 71 d) Investiture 22. (b 194, f 7) 1508 - 15 dicembre. Licenza concessa dal cardinale dell’Abbazia di Gavello a Zuanne Gilioli di erigere una cappella dedicata a San Pietro Martire nella Chiesa di Santa Maria di Gavello, con anche l’autorità di eleggere il cappellano per officiare in tale cappella; in cambio il nobile Gilioli deve assegnare al cappellano eletto tanta quantità di terra da potersi sostentare. 1513 - 23 ottobre. «Licenza dell’Abbazia di Gavello a Zuanne Gilioli q. Battista per se ed eredi di far costruire nella Chiesa di Santa Maria di Gavello un’altare sotto il titolo di san Pietro Martire ma sia tenuto ogni giorno a far celebrare una messa con l’elemosina [ . . . ] ». Nel testamento di Almerigo Gilioli del 16 novembre 1596 si stabilisce che: «alli Rettori che pro tempore officeranno nella chiesa di Gavello » di corrispondere loro « lire 585 all’anno in perpetuo cioè lire 100 al predicatore lire 300 in mantenere un capellano in detta Chiesa ed aiutare i Rettori pro tempore in officiare lire 35 in mantenere l’altare di cere, paramenti, et altro lire 156 alli rettorj pro tempore in cura delle anime sue et delle entratte con l’obligo di dire ogni mese per l’anima del testatore una messa et con un officio dei morti, obbliga il Capelan dire messe, offici, e pregar Dio per detto testatore, insegnare alli fanciulli di Gavello legger, scriver e Dottrina, s’obliga stare di continuo in Gavello [ . . . ]. Lascio erede universale Galeazzo Gilioli mio nipote dopo di lui Alfonso e suoi figli e discendenti maschi [ . . . ]. In difetto de legittimi si lasci tutto ai naturali di qualsivoglia sorte se non vi fosse alcun erede legittimo ne naturale le rendite di detta sua eredità siano distribuite in infinito dal Rettore della Chiesa di Gavello e dalli massari di detta Villa . . . ». 23. (b 13, f 8) 1511 - 14 febbraio. Investitura dell’Abbazia di Gavello a Zuanne Gilioli e suoi successori «aventi da lui causa di tutte le ragioni 72 La Contea di Gavello haveva Gabriel Scabia de Beni in Feudo di Gavello dove si dice Lama e Cornellazzo con obbligo di pagar di livello tutto ciò pagava il suddetto Scabia ». 1513 - 23 dicembre. «Licenza de Abbazia de Gavello a Zuanne Zilioli q: Battista per se ed Heredi di far costruire nella chiesa di Santa Maria di Gavello un Altare sotto titolo di S. Pietro martire ove sia tenuto quotidie far celebrare una messa con l’ellemosina ». 24. (b 204, f 8) secolo XVII - Si parla dell’investitura che apparteneva ai nobili ferraresi Giovanni Gilioli dal 1516 e Galezzo Gilioli dal 1594 passata ad «Angelo Tomaso Contarini del Zaffo come da instrumento d’investitura del 19 luglio 1642 » e in seguito, con «instrumento » dell’8 novembre 1681, a Pietro Gerolamo Foscari. e) Temi vari 25. (b 51 bis, f 13) 1556 - Questo fascicolo (contenente documenti datati a partire dal 1481) verte su una serie di controversie dei Gilioli inerenti al dissesto del territorio; si parla di alcuni condotti che passano per Pontecchio e Gavello, tra i quali il corso d’acqua denominato «Zucca », tuttora esistente. 26. (b 58, f 4, p. 5 e sgg.) secolo XVI - Libro contabile, autografo, con sommario di atti notarili dei Gilioli. Si riportano alcuni stralci particolarmente significativi. «1535 ultimo di gennaio Ricevo Io Giovanni de Rossi affittuale della badia di Gavello de l’ano 1533 dal Mag.co Messer Oderigo e fratelli Zillioli scudi 6 d’oro per il livello di Cisimati . . . ». 1562 - 12 settembre. Atto del notaio «messer Piero Cola » stipulato nella «casa del patron Zambatista sulla motta a Gavello ». Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 73 1595 - 6 novembre «Notta che a di 6 di novembre 1595 li Signori de la Sanità di Ferrara mi a fatto chiamare e io mi sono presentato e mi a detto il Signor Conte Jeronimo uno dei signori che venendo occasione che dio non volgia di peste per poter aiutare a li poveri che mi prega che io mi voglia con donar a quello ch’io mi sento di pagar in una occasione di peste e non venendo che non si pagava cosa alcuna Jo conte Almerigo Zilioli li ho rispose che non mi trovo dinari ma ch’io non son per mancharme che mi afferischo in tal casi di darli ciò che mi trovo al mondo mi rispose che non vorrà questo ma mi strinsi a dirli quelo li haverei datto li dissi che li darei lire 100 marchesane così li scrisi de mia mano solo le lire 100 marchesane ». 1563 - Conteggio di interessi del 10 1/2 all’anno su una somma di 40 ducati. Si tratta di note contabili scritte da Oderigo Gilioli. 1565 - 13 gennaio. «Ho fatto uno instrumento rogato messer iulio iacobello con barba .?. che sta in la mia casa de S. Casano a gavelo. . . ». 1567 - 14 aprile. In un atto rogato da «messer Galiaso Schivasapa » viene citata la casa a Cismatti con colombaia e brolo con «morari » (piante coltivate per l’allevamento del baco da seta). 1568 - 16 novembre. «Il Capitano Francesco Ariosto compra l’uso della casa del Dipintor Francesco Borsetto per scudi 100 ». Fascicoletto aggiunto tra p. 16 e p. 17. Carte relative a un prestito avuto per fortificare gli argini a Gavello nel 1566 quando il Gilioli ricopriva la carica di Presidente di quella Presa. 1569 - «Notta che a di 4 di settembre 1569 messer Galiaso a ore 19 mi venni a casa amalato et ho speso per lui in li medici ∆ [simbolo dei scudi ferraresi: nd.A.] 12 doro e piu li detti a lui in contanti lire 9 marchesane e, piu ho spesi in onguenti e medicine tanto che asendono a la suma de ∆ 17 doro e, più o, datto a Gironimo per spender di quello li sara di bisogno a la giornata li o, datto ∆ 4 doro in piu volte che somano ∆ 19 doro ». 1572 - 18 febbraio. I Gilioli affittano a «Ser Nicolò Bertasola e a 74 La Contea di Gavello Signora Leonora Larda e suo fiolo la possessione del Seraiolo [ . . . ] e tutte le rasone che ho in Gavello e in Lama e in Dragonzo». 1579 - « Adi 15 marcio 1570 in Canalnovo datto a messer antonio Ziliolo ∆ 10 doro in oro per andar a venecia come apar per uno suo scrito de sua mano ». 1582 - «Adi di 2 di ottobre 1582 ho ricevuto dalla serenissima S.ra Duchessa di urbino ∆ 50 di lire 7 l’uno e, per in suso il bancho del fiorino e, questi me li a datti per conto di fruti de la dotta e de ditti dinari li ho pagati a la S.ra Andronicha Bacharona per non mi li haver pagati sua altecia al tempo promeso ». 1588 - 12 luglio. La Duchessa di Urbino paga tramite «il bancho del fiorino ∆ 500 da lire 7 l’uno per conto di dotte» per la consorte del Conte Gilioli, la nobile «Maria Anna Trota ». 27. (b 123, f 4, p. 1) 1516 - 16 giugno. Atto notarile rogato nella casa dei Gilioli a Gavello. « . . . in Villa Gavelli Territorio Adriensis in curtile ante domum habitationem mag.ci heredi Joannis Ziliolis . . . ». 28. (b 167, f 30, p. 106) 1611 - 1° dicembre. Atto stipulato a Gavello nel Palazzo dei fratelli Alfonso e Giovanni Gilioli. 29. (b 138, f 1, p. 1) 1612 - I Beni Inculti sequestrano ai Gilioli due tenute provenienti dall’eredità di Almerigo Gilioli. «1612 17 maggio Francesco di Negri fante all’officio di Beni Inculti ha dimandato ai procuratori dei beni Inculti aver tolto in tenuta la possessione di 7 campi circa a Gavello detta la Scarsella (che confina con una parte con la strada di Cisimatti), e la Gallassa campi 50 circa, per debito di Campatici di lire 1391:18 Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 75 di lire 15 per moggia [ . . . ] e questo ad istanza dei Signori Presidenti del Retratto di Gavello ». Il pubblico ufficiale sequestra anche altre due possessioni derivanti dall’eredità di Galeazzo Gilioli, per un debito di lire 3.799 di campatici non pagati, e cioè: la possessione detta Belvedere di 6 campi circa confinante anche con il condotto della Colombara e il «conduto della Zucha» di 60 campi circa «in Contrà dei Dossi detti Rompiati ». Ma gli eredi Conte Alfonso e Zuanne Gilioli, fratello e figlio di Galeazzo Gilioli, il 1° settembre 1612 pagano ai nipoti dello zio Almerico lire 5.091 che corrispondono a «l’ammontar della vendita fatta al publico incanto sotto lì 9 Agosto passato delli Beni in essa vendita contenuti per recuperatione de detti beni», il 10 marzo 1614 vengono versate altre 3.862 lire per «liberatione di Beni tolti in tenuta a essi fratelli ». A p. 22, documento del 26 marzo 1616 nel quale si attesta che il 23 dicembre 1613 Tommaso Contarini aveva depositato 1.000 ducati e, il 29 marzo 1614, altri 800 ducati per estinguere il debito di Alfonso e di Zuanne Gilioli per il Campadego del Po, per il quale erano stati «tolti in tenuta » dal Magistrato dei Beni Inculti 150 campi alla Selva di Rovigo. Il Contarini chiede che «dal Corpo dei suddetti beni tolti in tenuta siano estrati tanti campi per stima dà esser fatta dà un perito di esso ill.mo Magistrato quanto importarono li sopradetti ducati 1800 ». 30. (b 194, f 7) 1613 - Permuta tra Alfonso Gilioli e Zuanne Gilioli figlio del fu Galeazzo, con Tommaso Contarini. «1613 - 8 ottobre [ . . . ] poiché per il Magistrato delle acque esser stati per debito di ducati 2000 intromessj a Zelioli li benj della Selva esser statti venduti diversj benj in Gavello et campatici del retratto, e sempre delli migliorj considerano poter essere gettati delle altre gravezze dalli Ecc.mi non avendo comodità di denaro resteranno non solo al presente senza li benj della Selva convengono 76 La Contea di Gavello di permuttare in altretanti benj e fabriche di detto Conte Contarini in ferarese tutti li beni della Selva Gavello Cismatti Dragonzo Lama con tutti li livelli fabriche ragion di decimare [ . . . ]. Contarini pagar il debito delli ducati 2 mila alle acque per il che restar debbano spetialmente a luj obbligatti li sudetti lochj della Selva con le ragioni del magistrato delle aque . . . ». Tommaso Contarini, che risulta aver già pagato al Magistrato dei Beni Inculti 900 ducati, il 30 maggio 1614 stipula una «Conventione» con gli eredi di Galeazzo Gilioli per ultimare la permuta. 31. (b 87, f 22, p. 17) 1613 - Debito dei Gilioli con il Magistrato alle Acque e permuta conseguente. «8 dicembre 1613 in Venezia Essendo stato tolto in tenuta per il Magistrato alle Acque alli Conti Alfonso, e Gio: Gilioli del Signor Conte Galeazzo di Ferrara li Beni loro della Selva per Ducati 2000, in circa, né avendo essi modo di pagar questo Debito & C. sono perciò convenuti con l’Ill.mo Signor Tomaso Contarini Conte del Zaffo di permutare in altrettanti Beni, e Fabriche del detto signor Conte poste in Ferrarese, tutti li loro Beni della Selva, Gavello, Cismati, Dragonzo con tutti li Livelli, Fabriche, ragione, che possiedono sotto loro Podestaria di Adria, eccetto9 però la Casa, e Fabriche tenute ad affitto dall’Illustrissimo Baduero con il Brolo di Cesmati e due Casette e quelle contigue, & eccettuato anco la Possessione affittata a Flaminio Simoncini per scudi 150 [ . . . ]. Si invita quindi il Signor Conte del Zaffo a pagar il debito di Ducati 2000 in circa all’Officio delle Acque per il quale denaro vengono dati i terreni siti alla Selva [ . . . ]. Che detta permuta si debba fare a stima con le sottoscritte condizioni = Prima che la Fabrica Grande delli Gilioli & c. sia stimata quanto alle Pietre, Coppi, Legnami, e Ferramenti, come se tutta la robba fosse in terra disfatta, e fuor di opera, e nelli fondamenti vi siano stiate tante Pietre solamente all’uso ordinario delle Fabriche e non più & c. Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 77 Che fatta la stima debbansi detrarre li Ducati 2000, come di sopra & C. le quali detrazioni fatte per la somma, che resterà, debbano gli Agrimensori passare di là dal Po sopra il Ferrarese nelli luoghi del Signor Conte del Zaffo & C. e stimare una delle due Case da Padrone, un Fenile, una Casa da Lavoradore per quello, che meriteranno & c. Fatta la stima sudetta delle Fabriche del Signor Conte del Zaffo nel modo detto, debbano li medesimi Agrimensori stimare nel modo, che avranno stimato li luoghi delli Signori Gilioli, tanti beni del Sig. Conte del Zaffo arativi da quella parte che a Sua Signoria tornerà più commodo, sicché tra Fabriche, e Terreno abbiano essi Gililioli altrettanta stima equivalente ». 32. (b 90, f 3, p. 33) 1621 - 1° dicembre. Atto stipulato nel Palazzo di Gavello tra Abbazia di Gavello e i Gilioli. «In Villa Gavelli Diocesis Adriae, in Palatio habitationines Ill.mi D.D. Alfonsi et Joannis fratrum et filium ac eredes q. Ill.mi D. Galeazzi, Presentibus testibus [ . . . ] Spectabilis vir D. Baldassar Granatus, de locho Canali Novi, Agens uti legitimus Procurator et andatarius Ill.mi et R.mi D.ni Marci Antonij Cornelij Nob. Veneti, ac Abbatis ac perpetui Comendatarij Abbacie Sancte Mariae de Gavello, Adriensis Diocesis uti de sua Procura Mandato Amplissimo . . . ». A p. 43, in altro atto notarile simile, a proposito dell’Abbazia di Gavello si specifica « . . .Abbatie S.te Mariae de Gavello, sive Canalli novi ordinis S.ti Benedicti . . . ». 33. (b 91 bis, f 11) 1668 - Pignoramento chiesto dai Gilioli nei confronti dei Contarini. «1688 - 10 novembre Reg.to di Adria ad instantia del Co: Zuane Zilioli » che manda «a Gavello in Casa di Anzolo Contarini a pegnorar per ducati 1000 vel circa » per livelli non pagati. 78 La Contea di Gavello 34. (b 24, f 20) 1674 - 20 giugno. In questa data, con sentenza degli «Ecc.mi Signori Sindici Inquisitori di Terraferma », si ordina ai Gilioli di restituire all’Abbazia di Gavello tutti i livelli indebitamente percepiti. I Contarini f) Albero genealogico dei Contarini del ramo Conti del Zaffo 8 Tomà K.r Conte del Zaffo n. 1506 † 1560-29 nov. Paulo Zorzi Zuanne Zuanne Tomaso n. 1562-10 ago. † 1617-1 feb. († 1618) ∞ 1585 Maria Bembo (∞ 1587) Anzolo Giulio Zorzi Zuanne Giulio Anzolo (Elisabetta n. 1592-8 mar. n. 1593-19 feb n. 1597 n. 1598-26 giu. ∞ 1613 Girolamo † 1616 † 1615-12 nov. † 1630-11 nov. † 1666 Pisani) († 1638) † 1669 ∞ 1617 Chiara Duodo Tomaso Marietta n. 1619-7 feb. nubile † 1675-20 lug ∞ 1639 Andrianna Dolfin Elisabetta monaca 8. Per questo albero genealogico partendo dal Barbaro (op. cit.) si sono fatte alcune integrazioni (corsivo) ricorrendo al Dizionario Biografico degli Italiani (op. cit.) e a dati inediti (grassetto corsivo) affiorati nell’A.G. La successione del patrimonio famigliare è indicata dalle linee verticali in grassetto. Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 79 Albero genealogico Contarini Conti del Zaffo rinvenuto fra le carte dell’A.G. (b 138, f 7, p. 1). g) Testamenti e atti simili 35. (b 90, f 10) 1616 - 2 febbraio. Testamento di Tommaso Contarini. Fra le altre volontà detta: «Volendo io Tomaso Contarini Conte del Zaffo far il mio testamento havendo fatto il schizo di mio proprio pugno con diverse alterazioni et mutanze hora volendo ridurre a perfettione per mia satisfattione et manco faticha, hò risolto farlo scrivere à persona di cui mi fido per presentarlo poi ad un Nodaro [ . . . ] Il mio corpo voglio sia sepolto nelle mie Arche à San Steffano levando quello di casa di notte portandolo à drittura alla sepoltura [ . . . ] voglio siano fatte dir mille messe . . . ». Poi si passa ai tradizionali lasciti ai servitori o in beneficenza: «Lasso a Suor Marieta Colombina mia figliola monacha nel monasterio della Croce della Zudecha ducati venticinque ogni anno in vita sua [ . . . ] lasso alla Signora Betta mia carissima sorella per segno d’amor il mio cadino, et boccale d’argento . . . ». 80 La Contea di Gavello Il testamento – che contiene numerose clausole secondarie – dispone che l’intero patrimonio, tranne la casa nella quale abita il testatore, rimanga in eredità ai figli Anzolo e Giulio fin quando, viene specificato, «non nascerà la futura creatura ancora in grembo alla moglie nuova Marietta », poiché «la creatura nascente non sarà in stato di far spesa d’alcuna consideratione se non in età d’anni disdotto alla più presto ». La «creatura » a cui si riferisce Tommaso Contarini dovrebbe essere il nipote Tommaso nato nel 1619 anche se il riferimento «alla moglie nuova Marietta » lascia non pochi dubbi (a meno che la moglie del primogenito Giulio, Chiara Duodo, non avesse anche come secondo nome, appunto, Marietta). 36. (b 93, f 1, p. 16 e sgg.) 1627-1628 - Testamenti di Tommaso Contarini e della nuora Chiara Duodo, moglie di Giulio Contarini e madre di Tommaso, Marietta ed Elisabetta, e infine dello stesso Giulio, provenienti dal fascicolo relativo alla controversia giudiziaria tra Marietta Contarini e la cognata Andrianna Dolfin. 1675 - 23 luglio. Estratto del testamento di Tommaso Contarini che lascia ogni suo avere al nipote Tommaso: « . . .Tutti li mobili poi beni di mia raggione propria cioè possessioni, case e Campi et ogn’altra Cosa stabile et sono espressamente descritti et nominati al proprio mio nome al Magistrato di X.ci savij in Rialto in qualunque loco posti et anco in questa Città fuori dello Stato se ve ne fossero lascio, e voglio siano del S. E. Tomaso Contarini Cavalier mio nepote fu figlio del q. Giulio et questi tutti voglio restino sotto perpetuo fideicomisso . . . ». A p. 19: «29 luglio 1675 L’Ill.mi Signori Giudici del Proprio Aldida la richiesta della N.d. Marietta Contarini fu de E. Giulio come beneficiata dal testamento della q. N.H. Chiara Duodo relicta del N.H. Giulio Contarini Cavaliere nec non dal testamento del sudetto N.H.E. Giulio Conte del Zaffo Cavaliere fu de E. Tomaso cioè il testamento della sudetta N.D. Chiara scritto di sua propria mano Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 81 sotto il 24 febbraio 1627 e portato nell’atto di Giulio Tigolia Avvocato sotto di 11 marzo 1628 et il testamento del sudetto N.H.E. Giulio Contarini rogato nell’atto del sudetto Giulio Tigolia Av. Sotto di 9 novembre 1630 dimandando e ricercando doversi in forma debita sentenziarsi à legge li punti infrascritti delli sudetti testamenti delli tenori ut infra cioè del testamento della sudetta madre q. N.D. Chiara ». Stralcio del testamento di Chiara Duodo che è all’origine dell’impugnazione fatta da Marietta Contarini: «Il Residuo di tutti li miei beni presenti e futuri che in qualunque modo mi potessero aspettare et pervenire lascio al signor Conte mio Consorte con obbligo di sostentare nostri Fioli li quali già raccomando con tutto il Cuore e sia tenuto lasciarli ò disponer alli medesimi nostri Figli più ad uno che all’altro, et quella portione che li parerà intendendo adesso dall’hora che restino Investiti anche essi miei Heredi per dette portioni et ciò faccio perché essi miei figli per proprio debito lasso, et per il beneficio che potranno sperare dalla mia eredità gli siano obedienti et procurino di Conservare la mia Gratia et amore o per qual si voglia altra causa pro ut in eo ». Stralcio del testamento di Giulio Contarini: «Universale erede lascio Tomaso mio Unico Figlio lascio che sia maritata Marietta mia Figlia al suo dotarla gli siano datti trà soldi e dinari Contadi et mobili ducati disdotto in vinti mille, et restanti mille all’anno sino alla suma di trentun mille ducati pro ut infra, et se il mio Figlio Tomaso morisse senz’Heredi le figlie non essendo allogate et ut in eo ». 37. (b 31, f 3, p. 4) 1630 - 9 novembre. Testamento di Giulio Contarini: i punti salienti. «Ho fatto chiamare a me nella mia propria casa in Contra di S.ta Agnese Giulio Tigolino Nodaro Veneto. [ . . . ] Il mio corpo sia .?. positivamente e posto nella mia Arca di San Steffano. Universale herede lascio Thomaso mio unico figliolo [ . . . ] à Betta mia figlio- 82 La Contea di Gavello la Doi mille Ducati et sia messa in Monasterio, ò a san Brasio, o à San Cosmo della Zudecca . . . ». Giulio Contarini si rivolge con parole di stima e amicizia verso il nobile Alfonso Gilioli: «Al Signor Alfonso Zilioli gentil’homo Ferrarese mio amorevolissimo lascio che gli siano dati tutti li suoi frutti che avanza, et più per segno d’amore Ducati vinticinque, ma li suoi frutti subito . . . ». Il testatore parla di un affittuale a Villamarzana e «dell’affittual novo di Gavello », di «Cattarina mia massara lire 350 deve avere di salario », della «mia Nena », cui lascia «ducati diese per segno d’amore », del precettore del figlio primogenito il «monsignor di casa [che] insegna a Thomaso mio figliolo », del gondoliere «Gio: Maria mio popiero et vettor ecc ». Il corpo principale dei beni è costituito dalle terre di Gavello e dalle «fabriche » presenti in esse. 38. (b 42, f 15, p. 38) 1664 - Testamento di Anzolo Contarini (di Tommaso). «Anno 1664 8 giungo In Cristo nomine Dominij l’anno 1664 Adi 8 giugno. Considerando Io Angello Contarini fù di s.r Tomaso Cavalier Conte del Zaffo q. s.r Zorzi Cavalier non esservi cosa più certa della morte et ritrovandomi già all’età di anni 66 sano di corpo mente et intelletto, sé bene aggravato alcuna volta di gotta [ . . . ] sono andato al Cancello di Francesco Ciolla Nodaro di Venezia posto sopra la Piazza di San Marco [ . . . ] volgio seguita che sia la mia morte resti assolutamente proibito ogni esperimento per saper le cause d’essa nulla a me importando, che li medici si servino della loro ignoranza, quando non possino più a me giovar. Sia il mio corpo vestito con habito di capucino portatto alla Chiesa di Santa Agnese contrada dove di presente habito ò altra dove merita a morire in quella forma decorosa onerevole ma modesta, che parerà alli Comissarij che nominerò et fatte celebrar messe doi cento . . . ». Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 83 Il testamento dispone in seguito con la donazione di 50 ducati ai poveri della contrada e altri 50 ai preti della medesima. «Volgio che il mio corpo sia posto in una cassa di cipresso e poi in una di piombo da me fatta fare e questo portatto alla Chiesa delli Reverendi di Rua nell’Isolla di san Clemente di questa città di Venezia sia sepolto nella Capella della Beatissima Vergine Maria fatta da me fabbricar come ne appare in scrittura la promissione delli medesimi Padri con loro obbligatione che non sarà mai permesso a altri la sepoltura con il mio Proprio denaro et farò altre ellimosine come qui sotto ordinero ». Il testatore lascia «il diamante con veretta d’oro che tiene al dito e che era di sua madre » all’amatissimo nipote Marco Pisani; lascia inoltre quattro dipinti «che dicon esser di mano stimatissima » due dei quali raffiguranti la Beata Vergine ed altri due a lui lasciati dal «Signor Gusoni ». In altro punto: « . . .Volgio che siano subito vendutti tutti li vestimenti che hanno servito la mia persona, cioè Veste Ducalli, Pellami habbitti di qual si sia sorte; biancaria per uso di mia persona tutti li mobili che mi trovo avere in ogni luoco di Villa, Cavalli Carozze, et ridotto tutto in denaro; sia datta la mettà ad Antonio Rappi mio antico è ben merito servitor per la longha e fedel servitù sua; né volgia le possa esser dimandatto conto di alcuna cosa da lui maneggiata, et administratta quietandolo del tutto, et haltra metta fattola in due parti, sia datta una a Nicolò di Rossi, che di presente è mio cameriere se si ritrova in mia Casa al tempo di mia morte et l’altra mettà divisa tra gli altri servittori che si ritroveranno in quel tempo. . . ». I lasciti alla servitù e alle persone fidate sono consueti in tutti i testamenti dei patrizi veneziani. La parte più consistente dell’eredità viene lasciata al nipote, figlio del fratello Giulio, facendo espresso riferimento alla condizione di decima per definire la esatta entità e localizzazione dei beni trasmessi. 84 La Contea di Gavello Trattandosi di una copia, in calce è riportata la data del 29 gennaio 1669, giorno in cui il documento, estratto dall’originale, è stato rilasciato dall’ufficio competente. 39. (b 51 bis, f 11, p. 25) 1669 - Morte di Anzolo Contarini. «Faccio fede io Domenico Borghesi Sudiacono Titolato e Sacrestano in Sant’Agnese haver estratto dal libro de Morti della nostra chiesa la seguente notta. Adi 30 giungo 1669 L’Ill.mo et Ecc.mo Signor Angolo Contarini fù de E. Tomà Kavalier d’anni 71 da mal caduco in giorni tre senza medico fu sepolto. Datta in Chiesa all’Ill.mo et Ecc.mo Signor Tomaso Contarini Kavalier Conte del Zaffo ». 40. (b 91 bis, f 11) 1675 - 20 luglio. Morte di Tommaso Contarini. «Adi 20 luglio 1675 nota che dal libro dei morti in Sant’Agnese Tomaso Contarini di anni 54 in circa è morto da febre maligna, et mal caduco in giorni 4. Li 13 gennaio 1678 . . . ». Il Barbaro riporta come anno di nascita di Tommaso Contarini il 1619; se così fosse egli avrebbe avuto 56 anni al momento della morte. 41. (b 42, f 15) 1675 - Stralcio del testamento di Tommaso Contarini con l’inventario dei beni a Serravalle in data luglio 1605. « . . . il possesso di tutti i beni cioè Campi possissioni, Case, et ogni altra cosa stabile, che sono espressamente descritte, è nominate al mag.co di X.ci savij in nome del suddetto N.H. S.r Anzolo Contarini testator tanto in Venezia quanto farà nel statto come fuori del stato se ve ne fossero, nec non di tutti li livelli, soldi di Cecca, et ogni altra cosa nominata nel suddetto . . . ». Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 85 h) Beni 42. (b 90, filza 1, f 14) 1571 - Assegnazione delle terre polesane ai «bonificatori » da parte del Duca di Ferrara. «Notta di tutti li beni delli N.N.H.H. Contarini conti del Zaffo toccatigli nelle Divisioni seguite con la Bonificatione del Polesine di Ferrara con le respetive allienazioni e rinoncie dei medesimi beni come pure quelli avuti à Livello, e in Permuta dal Duca Alfonso di Ferrara e delli retrocessi al detto Signor Duca in permuta ». I primi ad essere beneficiati sono i Contarini Conti del Zaffo con una prima assegnazione fatta il 10 dicembre 1571; a questa ne seguì una seconda in data 7 ottobre 1572 e una terza in data 30 maggio 1573. Il documento aveva allegati i disegni degli appezzamenti, ora andati perduti. Questa assegnazione dei beni venne mantenuta anche dallo Stato Pontificio. In altra parte del fascicolo sono registrate altre assegnazioni di terre in favore dei «bonificatori ». La prima assegnazione è riservata al Signor Duca di Ferrara, la seconda tocca ai Signori Luchesi, la terza ai «Contarini nobili veneziani ». 43. (b 177, f 11) 1571 - «Pietro Foscari Rapresentante Ca Contarini del Zaffo come Bonificatore per li Beni del Ferrarese 1571 sino 1642 ». Dal documento emerge che Angelo Contarini in data 20 maggio 1638 ha beni a Cocanile e Cologna dove, tra l’altro, fa eseguire delle perticazioni per controllare l’effettiva estensione dei propri possedimenti. Il 26 giugno del 1645 una «Sentenza à Lege al Mobile delli N.N.H.H. E. Paulo e Tomaso Contarini figli ed eredi di E. Giulio » conferma e stabilisce che Giulio Contarini gode la quarta parte dei beni nel ferrarese. 86 La Contea di Gavello 44. (b 42, f 15, p. 56 e sgg.) 1571 - Giorgio Contarini possiede beni nel Polesine di Ferrara. Atto eseguito «Sabato 28 luglio 1571 In Domo Prioratus Hospitalis S.ti Marci Venetia » nel quale si parla di una terza parte di beni «nel ritratto del polesine di Ferrara spetante alli Clarissimi messeri Zorzi Contarini Conti del Zaffo, et messer Zuanne Contarini fratelli furono del Cl.mo messer Tomaso [ . . . ] cessionari in essa 3° parte in vigore dell’Instrumento di cissioni fatto ad essi Cl.mi Contarini per l’Ill.mo Signor Conte Nicolò d’Este de Tassoni Gentil’uomo di ferrara di mano di messer Marcaurelio Taurino Nodaro Pubblico di Ferrara fatto il 3 dic. 1565 ». A p. 61 atto notarile col quale i Contarini vendono 400 campi nel Polesine di Ferrara tra Cologna e Cocanile. 45. (b 115, f 11, p. 54) 1573 - 30 giungo. I Gradenigo vendono ai Contarini 400 campi nel ferrarese. 46. (b 31, f 7, p. 43, 2° parte di un fascicolo a stampa) 1574 e 1598 - I Contarini «Conbonificatori » ricevono privilegi dal Duca di Ferrara e da Papa Clemente VII; il documento è del 1749. «1749 3 ottobre. Alfonso Secondo Duca di Ferrara con suo Diploma spedito li 2 Nov. 1574 concesse alli Signori Giorgio, Giovanni e Paolo Contareni, e loro Figli Discendenti e Successori, e primi Compratori, un Privilegio per li beni loro toccati, e da toccare in divisione con gli altri Combonificatori del Polesine di San Giovanni Battista, detto di Ferrara, ampliato li 12 ott. 1585 dal Duca medesimo, e confermato con Breve in forma specifica li 30 ottobre del 1598, DA CLEMENTE VII. Questi beni gli furono assegnati nelle Ville Berra, e Seravalle, e dalla famiglia Contareni, sono passati nel Nobil’Uomo Signor Pietro Foscari di Lui figlio, che è il primo Acquirente, ed ha ottenuto dall’Ill.ma Congregazione Camerale li 3 ott. 1749. Rescritto favorevole [ . . . ] ». Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 87 47. (b 31, f 3, p. 20) 1592 - Marietta Contarini (ava della Marietta che sarà protagonista della controversia con Andrianna Dolfin. Vd. cap. V) possiede casa dominicale a Papozze. «1592 - 22 gennaio in loco chiamato Le Papozze [ . . . ] fienile da Cavalle, Casa per Cavallaro coperta di cana, et casa da Fattor coperta de coppi. Item la Casa Dominicale sopra il Pò insieme con moggia quattro di terreno . . . ». A p. 26 «Item terza parte di terra arativa, prativa posta sotto Serravalle chiamata Le Papozze con fenile da Cavalle, casa da fattor, et la Casa Dominicale sopra il Po’, insieme con mozza quattro di terra [ . . . ] 1595 26 maggio ». 48. (b 92, f 3) 1600 - Proprietà dei Contarini nel ferrarese. «Per parte de Beni in Seravale toccata al fù H.H.E. Giulio Contarini fu del q. Paulo nelle divisioni seguite li 4 marzo 1600 con le N.N.H.H.E. Tomaso Kavalier Conte del Zaffo E.Anzolo, et E. Zuanne fratelli ». 49. (b 90, fz Gavello, f 5) 1617 - Estratto dalla «Condizione di decima » di Tommaso Contarini. «Per obbedir alla Parte dell’Ecc.mo Senato 29 giugno passato Jo Tomaso Contarini Co: dal Zaffo q. Zorzi, do in nota a VV Ill.mi gli Infrascritti Beni Nella Valle del Dragonzo, Gavello, Selva e Lama m’attrovo posseder Campi 2300 circa in più pezzi della sottoscritta qualità cioè Campi 50 circa Arativi Bassi sottoposti à rotte del Po’ et di Canalli trà quelli sono situati, et che quasi ogn’anno rompono et à spesa eccessiva à prender esse Rotte, et mantener Li Arzeri, et sottoporsi anco all’Aque Piovane per esser Bassi, sono con pochissimi Arbori, et niuna vigna perché l’aque non permettono de allevar- 88 La Contea di Gavello le, delli quali C 50 quando sono anni buoni si può cavar in parte dal Proprio Formento Sorgo Fava stara 40 stara 10 stara 6 In dette Prese C 150 de Pradi Bassissimi, et fanno sorame, et quell’anno dove si pagano ne anco tutti [ . . . ] de qualli Battudo le spese solamente si possono calcolar ogni annoducati 100 In dette Prese C 150 circa de Pascolo Basso che servono ad uso de miei Animali li qualli anco non vi possono qualch’anno stare mà bisogna levarli per essere inondati dalle Aque seben non si sono rotte. Il restante delle sudette Prese che sono C 1950 in circa sono valli tutti sono canne, et Paccere grandissime di pessima qualità et cattivo fondo che non vi possono andar Animali d’alcuna sorte ne di essi si cava utile imaginabile. In Villa Ranza C 22 1617 à 30 Agosto Frimato per mè Z. Jacomo mocenigo alli X Savij ». 50. (b 46, f 12) 1617 - 11 settembre. Contratto di nozze tra Chiara Duodo e Giulio Contarini. « . . . Francesco Duodo dell’Ill.mo Signor Alvise per nome suo et de Clarissimi fratelli promette che la Clarissima Signora Chiara Duodo sua sorella accetterà come consorte il Ill.mo Giulio Contarini figlio di Tomaso Contarini . . . » quest’ultimo, dal canto suo, promette che il figlio sposerà Chiara Duodo. Francesco Duodo promette di dare «al Cl.mo Tomaso per nome di Giulio suo figlio 31000 ducati da lire 6:4 al ducato di valuta corrente, et in beni mobili per uso della sposa ducati 1000 ». 51. (b 13, f 6) 1625 - Scrittura nella quale si specifica che la morte di Tommaso Contarini è avvenuta nell’anno 1625 e l’intero patrimonio suo fu Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 89 trasmesso al nipote Tommaso che alla sua morte lasciò, a sua volta, due parti del patrimonio alla moglie Andrianna Dolfin e la terza parte alla sorella Marietta Contarini. Si menzionano anche antiche investiture del 1515 confermate dagli Ecc.mi Sindaci Inquisitori di Terraferma il 14 luglio 1674. 52. (b 31, f 8) 1626 - 7 marzo. Inventari di beni di Chiara Duodo (p. 43). Inventario dei mobili nel Palazzo di Serravalle (p. 28). Fra i beni a Gavello «Adi 9 febbraio 1626 [ . . . ] item una Casa de muro rovinosa detta il Palazzo con campi 5 arrati piantati, vidati loco detto il Brolo con un pezzo di Colombara rotta » (p. 59). Il Palazzo dei Contarini a Gavello risulta essere ancora in uno stato « rovinoso » dopo 13 anni la sua acquisizione dai Gilioli. A p. 60 dello stesso fascicolo: « . . . et mandatario dell’Ill.mo Signor Andrea Duodo fratello procuratore dell’Ill.ma Signora Chiara Duodo Contarini à vedere mesurar e stimare li beni di ragione dell’heredità del quondam Nobil E. Thomà Contarini et del Nobil E. Gilioli et Angelo fratelli figliuoli del sudetto quondam Nobil E. Thomà. . . ». Segue una stima dettagliata dei materiali da costruzione del Palazzo di Serravalle (sicuramente identificabile con il Palazzo Gilioli tuttora esistente), interessante per conoscere i costi dei vari materiali edili e le misure della costruzione, a quel tempo. « . . . Palazzo sopra detto terreno ammurato con Calcina e coperto de coppi intavellato e sollarato nel quale sono piedi 2164:14 à lire 14 il miaro monta lire tre mille ventinove soldi quindese denari undese item coperto intavellato piedi 1279 ? à .?. il piè val lire quatrocentoquarantaquatro soldi disisette, e piccoli sie [ . . . ] item solari di diverse qualità piedi due mille sie cento quaranta e mezo à soldi quatro picoli sei il pie val lire cinquecento novantaquattro soldi tre. Item minuti che monta lire tresento e tredese val tutto il detto Pa- 90 La Contea di Gavello lazzo lire quattro mille tresentottanta uno soldi disisette piccoli cinque . . . ». Il documento prosegue con i conteggi relativi al fienile che risulta di dimensioni maggiori del Palazzo: «Item fenile murato in calcina e coperto de coppi e solerato nel quale sono piedi numero ottantaquattro mille ottocento ottantaotto à lire quindese il miaro val lire milledusento settantatre soldi soldi sei dinari quattro. Item coperto intavellato piedi mille cinquecento e tredeci à soldi sei il pie val lire quattrocento cinquantatre soldi disdotto. Item solaro à distesa piedi ottocento sessantanove mezo à lire quatro soldi quatro il pie val lire centoottantaotto soldi otto denari sette. Item minuti che monta lire settantanove soldi due et piccoli otto al tutto di detto fenile lire mille nuove cento novanta quatro soldi quindese e dinari doi . . . ». L’inventario inizia con la stima dei beni a Padova, continua con quella dei beni a Gavello e termina con quella dei poderi nel ferrarese. A p. 39 del fascicolo, in un documento del 20 marzo 1626, si legge: «Seguitur bona omnia Gavelli Que quidem omnia bona registrate sunt in officio curie procurator unaquoque suo nomine et appretiati fuerunt auri D.ti 22323:3 ». 53. (b 46, f 12) 1635 - Angelo Contarini contesta l’operato del cognato Andrea Duodo tutore dei «pupilli », figli del fratello Giulio e, in particolar modo, alcune affittanze di terreni a Gavello. «Ho presentato io Angelo Contarini, quondam Ill.mo Signor Tomaso Conte del Zaffo, che voi Ill.mo Signor Andrea Duodo Tuttor, e Governator delli figli del quondam Ill.mo Signor Giulio mio fratello haver affittato li luochi di Gavello di raggion dell’heredità del quondam Ill.mo Signor Tomaso per affitto de ducati ottocento all’anno, cosa che mi hà reso stupore, e meraviglia, non vedendo come possa voi Ill.mo esser capitata à far detta affittanza senza far a me che pur son interessato nell’heredità del quondam Ill.mo mio Padre alcun motto, massime per un affitto, Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 91 così tenue, essendo che detti Beni sono statti soliti ad esser affittati intorno ducati mille ottocento all’anno, se bene nel tempo della peste così callamitoso, che era impedito il comercio, ne si trovavano affittuali il quondam mio fratello sopradetto, che godeva detti Beni per assicuratione della dotte della moglie, et per pagar creditori dell’heredità paterna li ha affittati per ducati milledusento in circa ». Angelo Contarini dichiara di voler passare alle vie legali specificando: «non mi muovo per altro se non per giusto sollievo delli miei interessi, et anco l’interesse dei nostri communi Nepoti con termine di raggione di Giustizia . . . ». La risposta di Andrea Duodo, accesa e polemica, non tarda ad arrivare. « . . . sotto pretesti et inventioni d’intorbidar, et impedir il tutto, hora trattenendo le scritture tutte da Voi ritrovate in Casa d’esso quondam fratello, che pur ancora non havete restituito, né presentate, hora ricusando di pagar l’affitto delle case da voi habitate, et hora mettendo difficoltà nel dar i lumi necessarij à far i pagamenti di dotte della quondam Nob. donna Chiara mia sorella et Vostra Cognata . . . ». Per quanto riguarda la contestata affittanza, Andrea Duodo attribuisce la responsabilità al Contarini, in quanto questi aveva lasciato che il precedente fittavolo mancasse di pagare 3.024 ducati e che per giunta «mandasse a male quelle terre », precisando, inoltre, che i bovini erano scesi da 105 capi a soli 65. La lettera viene registrata nell’Ufficio del Procurator il 23 gennaio 1635. 54. (b 90, Filza Gavello, f 3, p. 78) 1635 - Beni Contarini: estensione dei poderi e loro valore. «12 ottobre 1635 in Adria. Terreni parte del Dragonzo parte di Gavello e parte in Villa Selva. Un Brollo in Gavello con Colombara discoperta Casa de muro et campi n° 5 3/4 a ducati 35 92 La Contea di Gavello il campo cava ducati 500 (?) Belvedere in Gavello campi 6 pascolivi a ducati 12 il campo 72 La Bosattella in Gavello C. n° 111 valiva e pascoliva ducati 8 al campo 880 La Vesentina in Gavello campi 17 arativi et prativi l’uno a ducati 20 il campo 340 La Rovigata Campi 37 in Gavello valliva e pascoliva a ducati 8 il campo 296 .?. in Gavello con Dossi e Valle a ducati 7 il campo 406 Le Casalle in Gavello campi 378 a ducati 6 al campo vallivi con valli 2268 Li Rompiati in Gavello campi 332 parte sono incolti o in valli e parte pascolivi e vallivi ducati 9 al campo 2988 La .?. in Gavello valliva 150 ». A p. 79 vi è un altro inventario, più particolareggiato e con le stime dei poderi ritoccate: «Selva campi n° 30 a ducati 36 il campo ducati 1080 Selva campi n° 98 prativa e valiva a ducati 20 il campo » 1960 Brollo campi 5 arativi a ducati 5 il campo » 250 Rovignana di campi dosso C 85 q . . . tavole 152 a ducati 16 al campo » 1360 Belvedere Campi 6 e tavole 142 valiva a 10 ducati » 60 Bossatella Campi 111 q. 1 tavole 157 a 13 ducati l’uno » 1443 Vesentina Campi 17 q. 1 tavole 130 a 22 ducati l’uno » 372 Rovigata Campi 37 q. 3 tavole 110 a 10 ducati l’uno » 370 La Maria Campi 58 —— tavole 153 a ducati 10 l’uno » 580 Cassalle Campi 378 q. 2 tavole 46 a ducati 9 l’uno » 3402 Rompiati Campi 332 » 2988 Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 93 Item le regioni utile e direttarie à ducati 9 il campo della valle di figarolo di campi 858 q. 3 tavole 137 delli quali in parte dell’Ill.mo non si cava se non ducati 100 all’anno in circa per il pescar. Possession di C 131 q. 2 tavole 114 con casa di paglia e teza a ducati 34 il campo ducati 4454 Campanille di C 8 tavole 148 a ducati 40 il campo » 320 Scarsella C 43 q.ti 2 tavole 143 a ducati 14 il campo » 602 Miotta C 11 q. 1 tavole 140 a ducati 8 il campo » 88 Tramonta C 39 q. 1 tavole 178 a ducati 9 il campo » 351 Lama C 16 a ducati 32 il campo » 512 Dragonzo C 240 a ducati 9 il campo » 2160 ——––—————– ducati 22.352 » 55. (b 173, f 79) 1636 - 21 febbraio. Beni di Chiara Duodo, moglie di Giulio Contarini (quali sono riportati in un documento dell’11 agosto 1675). «1636 - 21 febraro Beni appresi per Dotte Chiara Duodo de ducati 31000 [ . . . ] Gavello sotto Rovigo C 128 tavole 127 Locco detto la Selva cioè 30 arativi e 98 prativi C 128 t 127 C5: 3: 4 Detto il Brolo con poche piante C5:3:4 C 85 : 1 : 152 Locco detto la Ravagnana de Campo Rosso C 85: 1: 152 C 6 tavole 100 Loco detto Belevedere C 6 tavole 100 C 111:11:157 Loco detto la Bosatella Prativi, Pascolivi, Vallivi C 111:11:157 94 La Contea di Gavello C 17:1:130 Detto la Visentina Arativi e vallivi (livellati) C 17:1:130 C 37:3:110 Detto la Rovigata vallivi con pochi dossi C 37:3:110 C 58:—:153 Luoco detto La Maria vall. e parte dossi C 58:—:153 C 378:2:46 Detto le Casazze vall. e dossi C 378:2:46 C 332 Detto li Dossi Rompiati vall. E dosi C 332 C 858:3:137 Le ragioni utili e X.me di diversi lochi e valli in loco detto Figarolo C. 858:3:137 C 131:12:114 Con Case paglia e teza vecchia Arativi, Dossivi,Vallivi e Prativi e Dossivi in villa Cisimati C 8:—:148 Detta Le Campanelle Arativi Prativi e poche vidi C 43:2:143 Detto la Scarsella Prativi Dossi e Valli C 11:1:140 Detto La Miotta vallivi C 39:1:178 Detto La Tramonta vallivi C 13 La Lama prativi C 240 in circa Nel Dragonzo A Gavello le terre in tutto sono stimate 23.500 ducati Nel Ferrarese le terre in tutto sono stimate 34.092 ducati Totale 57.592 ducati Item Vache di Cassina n° 61 et altri animali Bovini Massaritie et ogni altra cosa sopra detti Beni ducati stimati 1932:15 ». Seguono i beni nella vicina Selva e a Castagnaro nel veronese, poi gli «aggravii sopra i Beni di Ferrara e Gavello diffalcati per Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 95 un totale di ducati 44313:15 ». La lista delle spese è di ben 32 voci. A p. 29 dello stesso fascicolo: «Beni appresi per la Dotte N.D. Andrianna Dolfin di ducati 39.000 1675 11 agosto Rurali et Animali in Villa di Gavello Formaggio e vache e mobili di casa Formenti esistenti e racolti sopra li Beni di Gavello da esser stimati fatta la cognitione della quantità Possade d’argento Una Centina argento Pitture ducati 234 ducati 777 ducati ——— ducati 22:4 ducati 15 ducati 63 ». 56. (b 209, f 14) 1636 - 31 ottobre. Angelo Contarini afferma di aver ricevuto un’ingiunzione di pagamento «a Casa mentre sono a Gavello ». 57. (b 13, f 8) 1636 - 21 febbraio. Pagamento di «Dotte de figli della q. Chiara Duodo fu moglie del E. Giulio Contarini ». 58 - (b 138, f 5) 1639 - Valore delle terre dei Contarini con brolo e colombaia a Gavello, in un’ennesima perizia. «12 ott. 1639 in Adria [ . . . ] il perito Piero Auchi Agrimensore Pubblico di Adria stima e misura i beni a Gavello, Dragonzo, Selva, dell’Ill.mo Contarini Conte del Zaffo » si specifica che i campi alla Selva sono in tutto 128 « i Prativi e i pascolivi sono di valor di ducati 14 il campo et li campi arrattivi ducati 25 che in tutto valerebbero ducati n° domille e cento e vinti lire. 96 La Contea di Gavello Il Brollo in Gavello con colombara discoperta casa de muro et campi n° 5 3/4 a ducati 35 il campo cava ducati 500 Belvedere in Gavello C 6 pascolivi a duc. 12 il campo ducati 72 La Bossatella in Gavello Campi n° 111 Valivi e Pascolivi a ducati 8 il C 888 La Vesentina in Gavello C 17 arativi e pascolivi a ducati 20 340 La rovigatta C 37 in Gavello Valiva e Pascoliva a ducati 8 296 La maria in Gavello campi 378 a duc. 6 il campo 2268 Li Rompiatti in Gavello campi n° 332 parte dosivi altri et parte pascolivi et valivi a duc. 9 sotto sorra ducati 2988 Le raggioni del Dragonzo in Gavello Valliva ducati 150 ——— ducati 10.030 La Possession di Cisimatti Parte arattiva e parte Pascoliva e Parte Valliva pol valer in circa campi 70 et il resto Prattivo pascolivo et valivo Campi 6 Li Campi 70 Arrativi ducati 35 il campo il resto a ducati 8 il Campo ducati 290 ». Sono inoltre stimate le possessioni, la Campazza, la Scarsella, la Miotta, Campo Rosso, Selva, Campanella, Lama, Tramonta; alla Selva un brolo di 5 campi è valutato 250 ducati. 59. (b 51 bis, f 11, p. 1) 1642 - 15 ottobre. Atto notarile fra Contarini del Zaffo e Cardinale Barberini (tramite suo agente) stipulato in Bosco sotto Pomposa. Si riconfermano i diritti che gli antenati dei Contarini avevano nelle terre nel Polesine di Ferrara. Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 97 60. (b 42, f 15) 1645 - Tommaso Contarini è tutore della sorella Marietta e «Cessionario» dell’altra sorella Elisabetta monaca. « 27 marzo 1645 Costituitto in off.o Il nob: Homo S.r Tomaso Contarini Cavalier et Conte del Zaffo q. Nob. H. S.r Giulio K.r tanto in nome suo Proprio, quanto come Cess.o della Nob: donna Isabetta sua sorella al presente monaca nel monastero d’ogni santi nominata sor maria Lisabetta nec non come tuttor della Nob. D. marietta sua sorella . . . ». 61. (b 42, f 15) 1645 - 5 aprile. Il primogenito Giulio muore prematuramente e i suoi figli sono ancora in tenera età, perciò, i beni passano al fratello Angelo. Si tratta delle terre di Gavello, Cisimatti, Dragonzo sotto Rovigo «sive Adria che nel pagamento di dote del 21 febraio 1636 furono stimate ducati 22.070 quali dissero dacordo esser tutti quelli che vi sono statti acquistatti dalli S.S.ri Alfonso e Giovanni Gilioli Nobili di Ferrara ». 62. (b 90, Filza Gavello, f 6) 1649 - Tommaso Contarini non divide la terza parte dell’eredità con la sorella Marietta, ma le concede un usufrutto vitalizio. « 12 marzo 1649 in Venezia Desiderando l’Ill.ma Signora Marietta figliola del q. Ill.mo Sig.r Giulio Contarini conseguire la portione della dotte della q. Ill.ma Sig.ra Chiara sua madre che è il terzo solamente a lei spettante di ducati vintiotto mille in circa battuti li legatti mansonaria et altro che si deve pagare ne potendossi alla divisione dè beni sopra quali si è fatto il pagamento di essa dote al Proprio, poi che la magior parte consiste in beni posti in ferarese quali dividendosi sarebbe con molto danno de lei medesima et delli Ill.mo Signor Tomaso suo fratello il quale è patrone delli al- 98 La Contea di Gavello tri due terzi uno per la propria sua persona l’altro come cessionario della madre suor elisabetta sua sorella monaca à ogni S.ti ». Tommaso Contarini conclude dicendo che ha «desiderio di dar ogni magior satisfatione alla sopradetta Sig.ra Marietta sua sorella » sottolineando, però, «quale ne beni paterni conose non poter pretendere alcuna parte sono diventi alla presente convenzione che dovrà essere inviolabilmente osservata ». Tommaso, quindi, promette alla sorella di pagare ogni anno ducati 300 «et questo per la portione a lei spettante della dote materna ch’è il terzo come si è detto di sopra, liberi e netti da qualsivoglia gravezza tanto imposta quanto da imponersi e da qualsivoglia caso fortuito di rotte di fiumi tempeste Guera ò altro accidente che Dio non volgia . . . ». Come vedremo, però, questa questione non mancherà di avere qualche strascico. 63. (b 138, f 5, p. 89) 1654 - In quest’anno nella «condizione di campatico » di Angelo Contarini il Palazzo con brolo di Gavello figura ancora in sua proprietà. La «condizione di Campatico », che era la denuncia dell’estensione e del tipo di terreni che un contribuente possedeva, doveva essere periodicamente presentata negli uffici del Magistrato ai Beni Inculti, Magistratura questa che provvedeva alla tassazione delle proprietà fondiarie. Angelo Contarini possiede in totale 2287:1:47 campi, con «Brolo e Palazzo à Gavello campi 5:3:4 ». 64. (b 123, f 15, p. 7) 1654 - Angelo Contarini, come appare dal «Libro C Bonifficatione Presa di Gavello. Relazione di Anzolo Contarini al Consorzio di Gavello del 23 maggio 1654 », possiede 2134:2:43 campi. Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 99 65. (b 51 bis, f 11, p. 24) 1656 - Le decime a Gavello sono percepite da Angelo Contarini. «Dal giornale dei Traslati numero 31 1656 4 marzo. Per E. Angelo Contarini quondam Tomaso e E. Tomaso Contarini Conte del Zaffo fù de Ecc.za Emilio lire 31 - 2 per decime di tutti li campi e beni in Gavello e Dragonzo sotto Adria . . . ». 66. (b 42, f 15) 1662 - Elenco dei beni di Angelo Contarini tratto dalla sua «condizione di decima ». «Beni a Campo San Piero in Villa dè Rusteghà; in villa de Brudi sotto Campo San Piero, la Badia in Campagna et Pissatolla; sotto Padova nelli Guasti, villa de Cernaresse sotto Padova; riscuote dadie dalla mag.ca Camera di Vicenza all’anno ducati 180; ? delli molini dal Dolo assieme ad altri consorti di Cà Contarini per il suo quarto prende ducati 200 a Castagnaro nel Veronese . . . ». Segue un lungo elenco di livelli da p. 26 fino a p. 28. «In Villa di Pontecchio 155 campi 1665 30 maggio ». 67. (b 108, f 6, p. 101) 1668 - Pignoramento a Angelo Contarini di frumento e vino da effettuarsi nel Palazzo di Gavello. «Noi Signor Alessandro Castagna Cancellier Pretorio haver hoggi de mandato per essersi conferito al Palazzo dell’Ill.mo et Ecc.mo Signor Angelo Contarini sopradetto posto in Villa di Gavello di questa giurisdizione per eseguire per la somma predetta, né avendo ritrovato che io la sopra il Granaro di detto Palazzo biade, cioè formento, formentone, et altri minuti, come pure nella Caneva quantità di Vino, hà il sudetto Granaro bollato, come pure la Caneva sudetta, avendo posto pena a messer Ruggiero 100 La Contea di Gavello Mappa del 1625 con i rilievi delle proprietà di Angelo Contarini poste nella località Dragonzo a Gavello (b 82 bis, f 18). Gieri fattore di detto Ecc.mo di scudi 50 à non amover tanto le Biade sudette esistenti sopra il sudetto Granaro, quanto il sudetto vino in Caneva con un tinazo appresso, né permettere che dalla medesima siino disposte sino ad altro ordine della Giustizia, et tanto conferisco per scarico dall’officio. Hippolito Boschi di Venezia autorità nodaro pregato E Deputato alla Camera de pegnio di questa Città d’Adria. Adriae mensis novembris 1668». 68. (b 51 bis, f 11, p. 56) 1675 - 13 agosto. Marietta Contarini, figlia di Giulio Contarini, possiede beni a Papozze e Berra. Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 101 69. (b 2bis, f 2, p. 26 e sgg.) 1675 Altro inventario dei Contarini con estensione delle singole possessioni e loro resa. « Calcullo de Beni di Gavello a Intrada Campo Rosso campi 86:12 Bosatella campi 111:2 sono stati affittati [Campo Rosso e Bosatella: n.d.A.] Maria Rovigatta Scarsella Bramontta 58: – ducati 65 37:3 ducati 30 43:2 ducati 30 unitti [Maria, Rovigatta, Scarsella: n.d.A.] ducati 125 37 ducati ducati 20 dico Dossi di Rimpiatti 200 Detti, di Ca Badoer arativi 136unitti [Dossi di Rompiatti e i terreni di Ca’ Badoer: n.d.A.] Casaza Figarolo ducati 250 20 ducati 200 378:2 Si Cava Per Pascolo ducati 200 858:3 il più Basso ma Buon Pascolo per Animali Bovini [ . . . ] Dragonzo e Bersane non compreso li Pra e terre campi 225 ducati 200 Prà in Lama campi 14 ducati 70 ». A p. 28: «Dal Libretto da Scarsella Tenutto Dal Rappi fu Fattore di Cà Contarini Beni del Ferrarese 1675 si cavava Posesion di Pontecchio ducati 800 ducati 400 102 Gavello si cavava Zenzalino La Contea di Gavello ducati 2000 ducati 50 ––—––——— Suma 3250 ». 70. (b 31, f 3, p. 41) 1676 - Stima dei beni a Gavello di Tommaso Contarini. «Al Nome di Nostro Signore il di 5 giugno 1676 Ad istantia del Signor Domenico Busoli Agente dell’Ill.mo et Ecc.mi Signori Heredi dell’Ill.mo ed Ecc.mo Signor Tomaso Contarini Conte del Zaffo io Benedetto Tabarini perito pubblico della Città di Adria hò misurato, e stimato li qui sotto nominate fabriche, et esercimenti di fabriche fatte fare dal q. Ill.mo et Ecc.mo Signor Anzolo Contarini Avo del sudetto Signor Co: parte in Villa di Gavello, Dragonzo e Cesimatti, e prima. Ho misurato e stimato una casa per il Massaro di due camere e portico con cascina e casello fatta tutta di muro con calcina coperta di coppi con solaro sopra la cascina con due nappe, e camini posta in Gavello poco discosto dal palazzo di queste ragioni qual trovo che vale lire mille quattrocento cinquanta quatro soldi dodici dico lire 1454:12. Item in detto luoco una tezza di tre [ . . . ] con soggionta disserrata coperta di canna con trecia di coppi sopra le colonne di legno trovo che val lire 483 Item resercimenti di sette pilastri al fenile delle Vacche in detto luoco [ . . . ] qual trovo che vale lire 94:12. Item soggionta contigua al Palazzo sudetto dalla parte di levante, che serve per cantina fatta di muro coperta di coppi, et solerata trovo che vale 643. Item una casa [ . . . ] per il fattore con stalla polaro, e porcile contigua pure il detto palazzo verso mezzogiorno fatta di muro coperta di coppi sollerata sopra la cusina, et stala con scale di tole, che va in granaro, e sechiaro con sue comodità trovo che vale lire 1887:11. Item Pogiolo al palazzo suddetto sopra la strada verso ponente con attorno coperto di coppi val lire 130. Iem resarcimenti nel detto palazzo cioè solegato di piere il grana- Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 103 ro, solegato nelle camere, et portico da basso parte de pietre in piano, e parte di quadreti, due mura, una che porta le Camere verso Tramontana di detto Palazzo, et l’altra che porta il portico, e Camere verso mezzogiorno del medesimo Palazzo, et cinque vetriate alle fenestre delle Camere verso Tramontana in tutto trovo che vale lire 1015:7. Item un casello pur in Gavello sopra la Bosatella fatto di muro coperto di coppi val 354:15. Item un altro casello simile nel Dragonzo val lire 325. Item resarcimenti cioè rifacitura della casa sopra la possessionella in Cisimatti, dove sta il Boaro lire 120 Summa lire 6508:3 Così rifferisco aver misurato e stimato in mia coscienza. Mostratomi il tutto dalli Signori Cesaro Marangoni, e Battista Orlandini prattici in detto luoco, et di dette fatture. Io Benedetto Tabarini suddetto ». Da questo documento risulta l’avvio di una ristrutturazione abbastanza radicale del Palazzo di Gavello. Il «poggiolo al palazzo suddetto sopra la strada verso ponente » corrisponde a quello tuttora esistente. i) Andrianna Dolfin 71. (b 91 bis, f 11) 1622 - Battesimo di Andrianna Dolfin e della sorella Bianca. «1622 1° Agosto Andrianna e Bianca fiola del Clarissimo Signor Gerolamo Dolfin de E. Alvise et della Isabetta Giustiniana Jugali [ . . . ] compare Ill.mo Alessandro Zorzi sono battezzate ». 72. (b 87, f 22, p. 51) 1639 - 11 luglio. Contratto di nozze tra Andrianna Dolfin e Tommaso Contarini nel quale il padre della sposa, Gerolamo Dolfin, promette 40.000 ducati di dote. È allegato un documento dell’Of- 104 La Contea di Gavello ficio dei Signori Giudici del Proprio che attesta quali sono i beni appartenenti ad Andrianna Dolfin: «1675 - 3 Agosto la Nobil Donna Andriana Dolfin relitta del quondam Tomaso Contarini Conte del Zaffo dopo aver comprobato della sua Dote col Vadimonio nel presente Offizio, ha presentato alle Lezze li Beni, Mobili infrascritti come Beni alla sua Dote obbligati . . . ». 73. (b 46, f 12, p. 97) 1639 - Contratto di nozze e dote di Andrianna Dolfin che sposa, a 17 anni, Tommaso Contarini. «11 luglio 1639 In nome della Santissima Trinità, Padre, figliolo, et Spirito Santo, et della Gloriosissima Vergine Maria, et di tutta la corte celestiale, chè sij con pace, felicità, et longhi anni degl’infrascritti Ill.mi Signori Sposi, et che possino vedere la terza et quarta generatione [ . . . ]. Gerolamo Dolfin fu di Alvise padre di Andrianna promette di dare 40.000 ducati in dote per mano in denaro contante ducati 25.000, mobili da esser stimati conforme l’ordinario ducati 1.000, in tanto capitale alla camera d’imprestidi ducati 1.000 [ . . . ]. Una casa grande da stabio 9 in Venezia in contrà S. Martino del valore di 10.000 ducati [ . . . ]. In tre anni à ducati mille l’anno, quali s’intendono principiar al tempo di del dar della mano sopradetto ducati 3.000 ». 74. (b 51 bis, f 11, p. 12 e sgg.) 1655 ca. - Documento attestante che i beni nel Polesine di Ferrara sono di proprietà di Andrianna Dolfin vedova di Tommaso Contarini. 9. Dal Boerio (op. cit.): «casa da stabio » = casa da abitazione. Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 105 75. (b 42, f 15) 1675 - Beni e Palazzo di Andrianna Dolfin a Seravalle. L’8 agosto 1675 a «Serravalle territorio adriese, presenti Francesco Gilioli di Giacobbe Gilioli ferrarese in detta Villa abitante » e altri testimoni, viene stipulato un atto notarile nel quale Andrianna Dolfin eredita i beni di Serravalle « . . . possisionis Arativa, Arborata, Vidata, Prativa Valiva, et Casamentiva cum Palatio murato cupato et solarato ac quinque dominibus muratis cupatis ac a mondinibus [ . . . ] copertis per pubblicos Castaldiones, Carrarium aliasque personas in habitatis sit in dicta Villa sub Territorio Adriani cum fenilibus suis furnis ac alijs suis usibus et pertinentis per inter hos fines. [ . . . ] Item in alterius Possissionis prdicta possissionis contigua Arativa Arborata Vidata et Chasamentiva cum domibus tribus per Bubulcum et Gastaldum . . . ». A questo atto ne seguono altri tre rogati a Pomposa e a «Mezanzatico » il 12 agosto 1675, e a «Zanzaluci » il 13 agosto 1675. Segue un inventario di tutti i capi di bestiame presenti a Serravalle elencati uno a uno per nome, con le caratteristiche del manto, gli anni e dove sono marchiati: «Principia l’inventario della Casina e Vacche di quella della quale sotti li 9 d’Agosto il Signor D. Dorigo come Procurator della Nob. Donna Andrianna Dolfin Contarina prese il possesso [ . . . ] Un Torro cramolo bollato sopra le corna Item una Vacha detta Selvaticha di pello bruno Seg.ta nelle Corna d’Anni quattordici in circa [ . . . ] ». A p. 13 sono inventariati i mobili del Palazzo di Serravalle. 76. (b 13, f 8) 1675 - «Pagamento Dote della N.D. Andrianna Dolfin relicta Tomaso Contarini sopra beni in Gavello contenuti nel pagamento dote del 1636 ». 77. (b 204, f 10, p. 11) 1675 - 20 agosto. Andrianna Dolfin, vedova di Tommaso Conta- 106 La Contea di Gavello rini Cavalier, Conte del Zaffo, possiede beni in Serravalle con «Palazzo di muro coperto de coppi e solarato [ . . . ] animali vacini esistenti in Gavello con Mobili di Cassina per ducati 1317 ». 78. ( b 42, f 15) 1675 - Sequestro del frumento di Ca’ Pisani, a Gavello, da parte di Andrianna Dolfin. «1675 - 11 ottobre Domenico Boni per conto della N. D. Andrianna Dolfin vedova di Tomaso Contarini Conte e Cavalier che deposita nel presente ufficio ducati numero 109 lire 8 soldi 11 il tutto in un sacchetto sigillato con cerra Spagna con suo bollo quali dise esser il .?. netto di spese del frumento venuto da Gavello fatto sequestrare da N.H. Gerolamo Pisani ». 79. (b 126, f 16) 1675 - Contratto di nozze tra Andrianna Dolfin e Pietro Foscari. «Adi lunedì 3 Agosto 1676 Nel nome del Signor Iddio, e della Beata Vergine si contrahe matrimonio, secondo li riti di Santa Romana Chiesa, trà l’Ill.ma et Ecc.ma Signora Andrianna Dolfin, fù de Mj.r Gerolamo Procurator, et relita in primo votto del q.m N.H. Tomaso Contarini K.r Co: dal Zaffo da una, et l’Ill.mo, et Ecc.mo Sior Pietro Alvise Foscari fu de E. Gerolamo dall’altra, con la Dote, e patti infrascritti, cioè. Detta N.H. Andriana consegna in conto di sua Dote al detto N.H. E. Pietr’Alvise dennari contanti ducati sue mille e cinquecentocinquanta ducati 2550 Item mobili, Argenti, ori, gioie, e quadri in questa città appresi con li suoi pagamenti di Dotte fatti all’Officio di Proprio per la summa de ducati tremillacento quarantasei denari 10 ducati 3146:10 Item mobili di Gavello, Instrumenti rurali, et animali appresi con suoi pagamenti di Dotte, fatti all’Officio di Proprio, come in quelli per ducati millequaranta quattro denari 12 ducati 1044:12 Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 107 Item mobili in Villa Ranza, con animali Bovini, et altri pocchi mobili a Strà, appresi con pagamenti di Dotte, come in quelli per ducati cinquecentoottantasei denari 8 ducati 586:8 Animali in Ferrarese nella Cascina di Seravalle Cavalli e Mobili appresi con pagamenti come sopra per la summa de ducati temillasettanta denari 18 ducati 3070:18 Item Animali Vaccini esistenti in Gavello con Mobili di Cassina, appresi come sopra per ducati mille tresento, e dicisette ducati 1317 Item Animali con Mobili in Zenzalino di Ferrarese appresi pure in pagamento come sopra per ducati trecento disnove denari 3 ducati 319:3 Con dichiaratione, che in caso l’Ill.ma Signora Marietta Contarini sorella del q.m Ecc.mo Signor Tomaso sudetto professasse di essercitar alcuna prettesa sopra mobili del Corpo de suddetti per occasion del suo terzo di Dote Materna, et che per tal causa se li dovesse fare alcuna consegna di parte di essi, siano salve le raggioni della sudetta N. d. Andrianna sopra altri beni, et effetti à Lei obligati per conseguir il suo intiero Item le dà, et assegna tutti li stabili appresi et che si haverano d’apprendere in pagamento della sua dote, portata in Ca Contarini giusta il Contratto 11 Luglio 1639, quali stabili tutti restar debbino fondi Dotali, onde in caso di restitutione, che N.S. ne tenga lontano, habbi ad esse restituiti Li medesimi, che saranno stati consegnati e conservati. Dichiarandosi, che essendovi sopra stabili di fuori alcuni aggravij de Livelli annui, questi doveranno esser sodisfatti dal suddetto N.H. Foscari. Con dichiaratione in oltre, che essendovi certa contesa sopra i beni di Gavello, doverà detto N.H. diffender li stessi con le raggioni Dottali, ch’ha detta N.D. Andrianna come pure diffender ogn’altra molestia, che per aventura potesse esser inferita sopra li Beni, et effetti col presente Contratto in Dote assignati dovendo l’essito di cadaun littiggio, che si spera felice ceder à beneffittio, e maleffitio di detta Dotte di essa N. Donna. Et in altre dà, et assegna à detto N.H. E. Pietr’Alvise tutte le raggioni, et attioni, che le compatiscono quovis modo contro chi si sij, dovendo sempre li stabili che conseguira- 108 La Contea di Gavello no per qualsivoglia raggione, ò causa restar fondi Dottali Dichiarando che le spese d’ogni lite, che si dovessero fare debbino cader sopra li frutti d’essa Dote, senza che mai li Capitali Dottali restino intaccati, anzi detto N.H. Foscari sij tenuto conservar, et custodir detta Dotte, e quella poi restituire in quella quantità che li viene hora consegnato, et gli verrà consegnata in avvenire a chi sarà di raggione, sotto obbligatione di tutti li Beni suoi presenti e futuri. Io Andrianna Dolfin quanto di sopra Io Pietro Foscari affermo quanto di sopra Io Benedetto Giustinian fui presente Io Lunardo Donado fui presente e componitor del sudetto Contratto ». 80. (b 2, f 8) 1676 - Inventario di beni spettanti ad Andrianna Dolfin dall’eredità del marito Tommaso Contarini. «21 maggio 1676 Nota delli beni assignati alla Nob. D. Andrianna Contarini nelle divisioni seguite con la Nob. D. Marieta Contarini dal Zaffo sua Cognata In Villa di Saravalle Teritorio di Ferrara [...] In Villa di Gavello sotto Adria Dragonzo campi 200 vallivi e pascolivi [...] Terra valiva nominata Val di Figaro [ . . . ] in detta valle vi ha jus di andar li signori Zanetti e fratelli Mainardi detti li mercanti, et anco contiguo all’arzere del Dragonzo per pertiche n° 100 vi e la pesca del Nob. Ho. Signor Nicolò Venier Procurator ». Seguono altri piccoli appezzamenti di terra, alcuni dei quali vallivi, per un totale di 39 campi, poi 41 campi di terra valliva ed infine 140 di terra «mista arativa valliva, prativa ». La nobildonna a Castagnaro nel veronese possiede «37 campi circa ». Nel margine sinistro del documento vi è scritto «terza parte », cioè la terza parte assegnata ad Andrianna Dolfin dei beni complessi- Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 109 vi situati a Serravalle. L’inventario continua con «pezzo di terra nominata Bera di moza 22 ». Nel documento viene nominato il Canale Ipolito «detto Canal Bianco », da non confondersi con il Canal Castagnaro del Polesine di Rovigo denominato anch’esso Canal Bianco, ma solo a partire dal secolo XIX. Il perito torna ai beni a Gavello. «Item assegno in Gavello sotto Adria il Palazzo Dominicale segnato n° 4 [il numero rimanda ad un disegno delle proprietà andato perduto: n.d.A. ] con Caneve, e stalle, et altro contiguo con Brolo, casa da ortolan, et sono in tutto campi 5 alla misura di Adria Campi 378 nominate le casazze terra valiva Campi 84 di terra valiva Terra valiva campi 109 detta la Busatella Campi 16 alla Lama arativi, prativi ». Sono elencati, infine, 21 livelli alla Selva e altre località, i beni in Villa Ranza sotto Cittadella e quelli a Castagnaro poi ancora si ritorna ai poderi di Gavello: « Gavello campi 38 circa valivi nominati la Miota ». Anche a Padova «in contrà ogni Santi » Tommaso Contarini ha lasciato una casa alla moglie. Il documento termina con la firma di «Domenico Boschetti Perito sostituto dell’officio del Procurator ». A p. 13 compare un lungo elenco delle possessioni: «Notta campi in Gavello livellati Selva campi n° 85 In selva il pra della casina, di campi 42 In Lama 15 Bruolo 5 Bosatella 111 Campo Roso 86 Marcà 58 Rovigatta 37 Scarsella 43 1/2 Miotta 11 Bramonta 39 110 La Contea di Gavello Casaze Dosi Rompiatti Pradi di Cisimatti Belvedere Vesentina Figarolo Dragonzo Bresane 378 137 7 6 17 858 155 55 Somma 2145 ». 81. (b 138, f 5, p.153) 1677 - Andrianna Dolfin chiede ai Badoer «i titoli » in forza dei quali essi detengono le proprietà a Gavello. Viene intimato al fattore di Ca’ Badoer di presentare «nell’offficio del Magistrato Ecc.mo del’Avogaria nelle mani del Signor Nodaro li titoli con il fondamento de quali la Casa Badoer possede li Beni di Gavello et Castagnaro da Ca Contarini e ciò ad istanza della N.H. Dolfin relicta del q. N.H. Tomaso Contarini Conte Cavaliere del Zaffo ». Il pubblico ufficiale che deve far recapitare l’ordinanza riferisce di aver effettuato quattro richiami affinché il fattore si rechi con i documenti nell’ufficio dell’Avogaria, «in pena di 50 ducati » se non sarà ottemperata la richiesta. In data 6 aprile 1677 il fattore riferisce che, essendo morto il suo padrone e non essendo molto tempo che è al suo servizio, non sa se le «scritture ricercate siano in casa o dove siano » e, inoltre, azzarda un suo parere (forse suggeritogli dai nuovi padroni): «meno potersi imaginare qual raggione, ò attione possi havere la sudeta Nobil Dona di voler vedere le scritture delle case d’altri ». 81. bis (b 42 bis, f 3, p. 6 e sgg.) 1682 - «Condizione di Campadego n 309 dell’anno 1682 » di Andrianna Dolfin. «In Esecuzione della Parte dell’Ecc.mo Senato de dì 14 Gennaio 1681 in Materia di Campadego, dò in nota Io Andrianna Dolfin Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 111 consorte al presente del N.H.E. Piero Foscari li Campi che possiedo. Sotto Rovigo In loco detto Gavello, Dragonzo, Selva e Lama campi 2300 la maggior parte Valle, e Paludi de quali vi sono campi Arativi Bassi n° 50 Li restanti 1950 sono Inutili con canna e pavera 10 senza frutto pascolazzi quasi sotto Aqua. Io Pietro Foscari per nome della Soprascritta N.D. mia consorte con giuramento affermo Adi 18 Marzo 1682 Ricevuta per me Antonio Giustinian alli X.ci Savij Girolamo Calderoni nodaro alli X Savij ». Andrianna Dolfin afferma che la quasi totalità dei campi che possiede è infruttuosa, «inutile ». Alcune zone vallive non mancavano nei territori polesani, ma in questo caso risulta chiaro l’intento elusivo di tale dichiarazione. 82. (b 87, f 20) 1685 - Atto notarile stipulato da Andrianna Dolfin nel Palazzo di Gavello. «1685 9 gennaio in Villa di Gavello, Territorio di Adria, nel Palazzo ove Abita l’Infrascritta N.D. Andrianna Dolfin . . . ». Nel rogito – che è originale in quanto presenta il timbro in ceralacca e porta l’effigie del leone di San Marco quale era apposto a tutti gli atti pubblici – la nobildonna nomina un causidico come suo procuratore per l’«Ufficio del Proprio ». 83 - (b 21bis, f 1, p. 93 e sgg.) 1692 - Contabilità dei beni di Andrianna Dolfin a Gavello con registro dei livelli, affittanze e regalie. Del voluminoso registro si ritiene opportuno riportarne la lista 10. Dal Boerio (op. cit.) la « pavera » è una pianta delle zone vallive dalla quale si estrae il materiale per « fare delle stoie o ristoppare le botti ». 112 La Contea di Gavello delle regalie, che registra anche dove andavano a finire i capponi consegnati alla nobildonna. «Laus Deo 1700 Adì 12 Dicembre Gavello Lista dei capponi in monte avuti fino al giorno suddetto 1700 Fù 16 dicembre – Capponi [ . . . ] per sua dispensa come segue [ . . . ] – Più consumati sino al giorno sudetto in Cusina para 1 – Più fù Li 7 dicembre per caponi speditti a Venezia per Francesco di mezo dall’Ecc.mo Padrone para 20 – il giorno 15 Per caponi para 4 mandatti a Venezia all’Ecc.mo Signor Gerolamo – Para 2 all’Ecc.mo Signor Alovise Foscari da S. Eccellenza para 6 – Il 17 detto Per detto mandati all Signor Anzolo Guarnero nostro avocato in Adria para 2 ». A p. 168 del medesimo sono registrati i salari, tra questi, quello del fattore. «Antonio Zulianatto Fattore Deve Havere Per suo salario a tutto Settembre 1705 come segue: – Per vin in Grappa meze n° 3 – Per formento Sachi n° 20 – Per formenton Sachi n° 10 – Per contadi Ducati 55 ». Questo salario viene corrisposto al fattore ogni anno, fino al 1710. 84. (b 24, f 22, p. 10) 1694 - Andrianna Dolfin dimora nel Palazzo a Gavello. « 28 nov. 1694 [ . . . ] nella Villa di Gavello Territorio della città di Adria nel Palazzo dell’Habitatione dell’Infrascritto No: Ho: E. Pietro Foscari alla presenza del Signor Zorzi Marino q. .?. da Udine, et di Ventura Rosso q. Zuanne di Venezia Testi chiamati e pregati. Il Nob: Ho: Pietro Foscari fu del Nob: Ho: E. Girolamo, facendo per nome della N.D. Andrianna Dolfin sua Consorte al presente qui Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 113 comorante, sed potuis confirmando, hà ellitto .?. e solenemente constituito suo leggitimo Procurator, e Commesso, Domino Antonio Giulianati di D. Giuseppe suo fattore, a poter fare affittanze, livelli, et Investiture de beni, et effetti di detto N: Ho: Foscari V.N. ut supra, tanto in questo Ser:mo Stato, come nello Stato Ferrarese di Sua Santità, et in ogni altro luoco ove occorresse; et perciò poter stipulare pubblici, ò privati Instrumenti, ò Scritture con chi si sij et li prezzi potrà esso Procurator convenirsi con li livellarij, ò Affittuali, et tanto ne rogiti de Nodari di questo Stato, come Nodari ferraresi, et generalmente dare et operare tutto quello, che far potesse detto No: Ho: Constituente se fosse presente in tali affari . . . ». A partire da questo atto i Giulianati saranno di padre in figlio, per moltissimi anni, i fattori della famiglia Foscari. 85. (b 90, fz Gavello, f 4, p. 21) 1697 - Fascicoletto a stampa contenente il testamento di Andrianna Dolfin in favore di Pietro Foscari. «1697 - 18 maggio Testamento N.D. Andrianna Dolfin fu del q. Gerolamo al presente consorte del N.H. Pietro Foscari Atrovandomi io Andrianna Dolfin al presente Consorte del N.H. Pietro Foscari fu del q. Gerolamo aggravata del Corpo, benchè per la Dio gratia sana di mente, sensi e intelletto, e volendo perciò in caso che S.D.N. si degnasse chiamarmi all’altra vita lasciar, disponer, e ordinate le cose mie, pertanto ho fatto distender nel presente Foglio le mie ultime, e rissolute volontà, qual voglio sia, e s’intendi il mio ultimo, e finale Testamento, qual debba prevalere ad ogni altro Testamento, o Codicillo, che avessi fin’ora fatto, quale perciò casso, e annullo come se fatto non fosse, e prima raccomando l’Anima mia al mio Somo Creatore, e Redentore, alla B.V.M., alli Gloriosi Santi [ . . . ]. Volgio esser sepolta nell’Arca de miei Maggiori de Cà Dolfin [ . . . ]. Lascio all’Ecc.mo Sig. Pietro mio Consorte tutti li Beni sotto Adria, e in Ferrarese nominati Gavello, e Seravale, e altri Nomi quanto Stabili, quanto Mobili, Animalli, e altro che s’attrova sopra, e sot- 114 La Contea di Gavello to detti Beni, rimettendomi alla sua coscienza di farmi dir, e far quel bene che ad esso parerà, come pur lascio al Sig. Pietro mio Consorte tutte le Casette, che s’attrovano nella Contrà di S. Martin, eccetto la Casa Grande . . . ». 86. (b 24, f 14) 1761 - Messe in suffragio di Andrianna Dolfin. Il fascicolo contiene numerose polizze (anni 1761-1764) che attestano il pagamento e l’avvenuta officiatura delle funzioni religiose. Ai religiosi venivano corrisposte 72 lire ogni trimestre per un totale di 48 messe. Le funzioni venivano officiate solitamente nella Chiesa di San Simeon Piccolo, qualche volta nella Chiesa dei Padri Tolentini o nella Chiesa del Redentore. A titolo d’esempio viene trascritta per intero una delle tante polizze: «Laus deo io infrascritto Sacrestano della Publica Chiesa del Santissimo Redentore d’aver fatto celebrare da nostri Padri sacerdoti messe n° 48 dico quarantaotto, cioè sedeci in cischeduno de scaduti mesi di Giugno, Luglio, Agosto; e questo per l’Anima della q. N.D. Andrianna Dolfin Foscari, giusta la di lei testamentaria disposizione, d’ordine del N.H. E. Zorzi Foscari. In Fede. Dal Convento nostro de Cappuccini di Venezia 31 Agosto 1763 Io Benedetto Maio Sacrestano del Santissimo Redentore ». l) Temi vari 87. (b 13, f 8) 1613 - Permuta tra i nobili ferraresi Alfonso e Giovanni Gilioli e Tommaso Contarini. «1613 8 dicembre; Permuta trà Co: Alfonso e Zuanne Zilioli q. Galeazzo et E. Tomaso Contarini .?. esser stati intromessi Beni Zilioli alla Selva per ducati 2000 debiti al Magistrato alle Acque, item esserli stati venduti diversi beni in Gavello per campatici Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 115 del Retratto et sempre delli migliori. Considerano poter essere vantate altre gravezze da quelli non avendo Zilioli dinaro resterà senza Beni alla Selva mà solo con le sole valli ideo convengono far permuta con altri Beni et Fabbriche de Contarini in Ferrarese. Zilioli dà a Contarini tutti li Beni della Selva, Gavello, Cimati, Dragonzo, Lama con tutti i livelli, fabbriche ragion di decimar sotto Adria eccetto la Casa e Fabbriche che son tenuti d’affitto dal Badoer et la possessione affittata a Flaminii Simonerini. Che Contarini paghi il debito ducati 2000 all’Aque per il che restino specialmente a lui obligati detti Beni con le ragioni del Magistrato dell’Aque. Non avendo luocco la permuta possa Contarini pagarsi sopra tanti Beni in Gavello ò Dragonzo à sua elletione. Che per li ducati 900 Contarini pagò a Beni Inculti li restino obligati li Beni nominati [ . . . ] e non avendo luocco la permuta possa Contarini pagarsi solamente Beni di Gavello e Dragonzo. Che Contarini paghi di suo proprio per l’investitura de Beni Zilioli et in caso d’eccitione siano tenuti per l’esborso risarcire. Chè Contarini paghi alcune Honoranze. Siano stimati li materiali posti in opera nella fabbrica grande de Zilioli. Che quanto prima siano stimati li Beni tutti de Zilioli et da dette stime siano detrati li ducati 900 pagati a Beni Inculti per li ducati 2000 di denaro par all’Aque e questo occorera [ . . . ] l’investitura dalla Abbazia di Gavello [ . . . ] . Doppo di che siino stimati li Beni in Ferrarese di ragione Contarini quali sono molto più di quelli sono in Veneziano di ragione Zilioli di che tra terreni e case habbino Zilioli altrettante stime equivalenti alli loro Beni suddetti, et perché non possono stimarsi né misurarsi li Beni Zilioli à causa della rota seguita il magio passato et per li molti beni di detta ragione scorporati dai Badoeri dichiarano sia in questo caso tenuto il Contarini corrispondere à Zilioli ducati 500 per il frutto di detto anno senza che Zilioli siano sottoposti né a gravezza né à Campatici da questo giorno in poi né a Rotta di fiume né à Tempesta né altro accidente. Portata in atti pubblici 13 maggio 1611 ». 116 La Contea di Gavello 88. (b 108, f 6, p. 147) 1613 - 8 dicembre. Atto tra Tommaso Contarini Conte del Zaffo (di Giorgio) e il nobile ferrarese Alfonso Gilioli (di Galeazzo), che opera anche in nome del fratello Giovanni. I Gilioli per 2.000 ducati di campatici non pagati allo Stato veneziano si vedono «tolti in tenuta », cioè sequestrati, dal Magistrato alle Acque, i terreni posti alla Selva «che è il meglio che habbino, ma forse ben presto li sarà levato anco quel poco di buono, che hanno in Gavello, e le resteranno solo le Valli . . . » e questo perché la situazione fu ulteriormente aggravata dall’imposizione di ulteriori campatici per far fronte a rotte e emergenze idriche successe in quei tempi. Il Contarini paga i 2.000 ducati per l’acquisto, innanzitutto, dei terreni della Selva ed inoltre a titolo di compensazione per una permuta tra i suoi beni nel ferrarese e quelli dei Gilioli a Gavello. 89. (b 177, f 13) 1613 - 8 dicembre. «Conventione » e «Permutatione » tra Tommaso Contarini e Alfonso Gilioli. Per perfezionare la permuta i due contraenti avevano convenuto di effettuare delle stime peritali sulle rispettive proprietà che, però, a causa della rotta del Po avvenuta in quel periodo, non fu possibile eseguire. Per la «permutatione » si pensò dunque, in questa congiuntura, di fare il calcolo dei beni dei Gilioli che rendessero fino a ducati 400 «esenti da spese e gravezze al netto dei costi » all’anno per scambiarli con altrettanti beni in ferrarese dei Contarini di pari rendita «netti da gravezze ordinarie quanto straordinarie ». I 400 ducati di livelli dovevano essere pagati dal Contarini al Gilioli in due rate, una nel giorno di San Michele (11 nov.) del 1615, l’altra alla Pasqua seguente e così «in perpetuo ». 90. (b 13, f 8) 1614 - 30 maggio. Convenzione tra Contarini e Zuanne Gilioli per perfezionare la permuta del 1611. Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 117 91. (b 177, f 13, p. 6) 1617 - Privilegi dei Contarini sulle terre del ferrarese. Il documento riferisce che Tommaso Contarini «nelle Valli del Dragonzo Selva et Lama in tutto possede campi 2.300 in circa in più pezzi [ . . . ]. Per una possession della pallà del Marangon acquistata dal Publico dal 1522 con patto e Conditione di non pagar X.me ne gravezze ordinarie ne straordinarie sotto qual si voglia nome, che queste sono le parole precise dell’Instrumento per il che neanche hò pagato le quatro X.me di estratti e privilegiati poste nel tempo dell’ultima guerra turchesca se ben fui mandato debitore all’officio di X savij contro li quali in contrad.o Giudicio doppo molte dispense fù terminato a favor mio, et questo dico senza alcun pregiudizio d’alcune mie raggioni 1617 20 Agosto ». 92. (b 177, f 13, p. 13 e sgg.) s.d. - Palazzo a Serravalle dei Gilioli passato a Tommaso Contarini: materiali e costi. « Un Palazzo ammurato di calcina, et coperto di coppi intavellato, et solarato nel quale sono prede n° dusento e sedesemille, è quatrocento quatordese à lire 14 il migliaro monta lire tre mille vintinove soldi 15 piccoli 1 lire 3029:15:1 Item coperto intavellato piedi millesettecento settantanove e mezo, à soldi cinque il pie val lire quatrocento quarantaquatro soldi disisette picoli sie val lire 444:17:6 Item solaro di diverse qualità piedi doi mille seicento e quaranta e doi terzi à soldi 4 picoli 6 il pie val lire 559:3 Item minuti, che monta lire tresento e tredese soldi 1 picoli nove val in tutto detto Palazzo lire 4.381 soldi 17 e picoli 5 lire 4.381:17:5 Il fienile vale lire 1273 circa . . . ». Segue a p. 100 «una nota dè Mobili della primogenitura ». A p. 107 sono inventariati vari quadri presenti nella «nella Camera del scrigno » tra i quali una tela di Giovanni Bellini « . . .Un altro qua- 118 La Contea di Gavello dro in detta Camera della Madona con il figlio in bracio di Zambellin con la soaza tutta indorata . . . ». 93. (b 90, f 3, p.76) 1636 - I Contarini devono restituire una somma di denaro ai Gilioli. Nel 1633 il piccolo Tommaso Contarini, orfano di ambedue i genitori, è sotto la tutela dello zio materno Andrea Duodo. «5 Gennaio 1636 in Venezia Avendo l’Ill.mo Sig.r Andrea Duodo, come Comissario dell’Ill.mo Signor Tomaso Contarini figlio del q. Ill.mo Signor Giulio Contarini Cav.re e Conte del Zaffo, fatto li Conti con l’Ill.mo Sig.r Prior Gilioli di tutte le cose seguite, tra esse parti del di 24 Aprile 1633 sino al San Michele prossimo passato 1636 et per essi conti trovato detto Ill.mo Duodo andare debito di ducati 893 soldi 20 da lire 6:4 per ducato per un livello annuo di ducati 550 da pagarsi in due rate; la prima a Pasqua e l’altra a S. Michele, cioè di ducati 275 per rata e di un altro livello di scudi 1800 di capitale da lire sette per scudo . . . ». 94. (b 194, F 7) 1642 - 19 luglio. Contratto di livelli tra Abbazia di Gavello e i Contarini. 95. (b 2, f 8) 1649 - Spese per lavori che i Contarini effettuarono in canalizzazioni che attraversavano anche i loro poderi. Opere idrauliche continuate in seguito dai Foscari. «Adi 30 Agosto 1649 Notta della spesa che potria andar in escavare il Canal Contarino, dal suo principio, sino in San Gallo suo fine, qual’e di longheza di pertiche n° 3577 cioe dal suo principio alla botta al Canalbianco di longhezza di pertiche 1600, cioè per n° 1510 si anderanno escavate in profondità di piedi 2 in ragione di soldi vintiotto della perticha . . . ». Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 119 96. (b 167, F 39) 1655 - Danni alle proprietà dei Contarini. «Il Podestà e Capitano della città di Adria e suo distretto [ . . . ] per debita essecutione di lettera ducale dell’Ecc.mo Consiglio di 40 al Criminal de di 24 agosto 1655 in forma potente datta ad’istanza del N.H. E. Angelo Contarini q. E. Romeo K.r, et Co: del Zaffo esponente à gl’Avogadori di comun, che per diversi incogniti ladri, et malfattori di giorno, e di notte li vengono inferiti assaissimi danni nelle sue possessioni, terre, campi, pratti, pascoli, boschi, case, e cortivi, horti, brolli, vignali,vigne, molini, peschiere, acque, condoti, colombare, et beni, ovunque posti sotto questo Serenissimo dominio togliendo arbori, vigne, legnami, et fruttari di qualonque genere, rompendo le [ . . . ], spinatte, argeri, et ripari fatti, per riparattion delle acque, et delle bestie, pascolando con gl’animali di qualonque genere, trainando, et asportando il formento, le foglie, spighe, biade, legne, lini, fieni, l’uve, le meliche, minuti, et altri, che nassono ne detti suoi beni, molti [ . . . ], et passi, tanto à piedi quanto a Cavallo con carri, et animali di qualonque genere sopra essi beni, terre, et luochi facendo, sradicando gl’arbori, tagliando le legne, rompendo, scalando, et devastando li uri, occupando le vie, li fossati, et canali, atterando, over indebitamente scavando, li polli et colombi dalli suoi pollari, et colombare prendendo, et amazzando, nelle sue peschiere, et acque pescando, prendendo, et asportando li pesci, et finalmente altri insoportabili danni facendo, che quando con li mezi della ragione non fosse proveduto senza alcun dubio tutti li beni del p.to esponente sarebbero devastati, et rubbati;Però si fa pubblicamente intendere oltre alle pene ordinarie et reffation del danno da lire 100 de piccoli la mettà delle quali sia dell’accusator l’altra mettà del Rettor, ò Giurisdicente, che farà far l’essecutione et de squassi tre di corda, e di di servire nelle galere di condannati per huomo de remo con li ferri ai piedi se saranno habili, et nelle forze della giustizia per anni tre continui, overo se li malfattori fossero inhabili femine, ò putti dà esser frustatti attorno la piazza di luoco dove sarà statto datto il danno, et poi di bando del luoco, e 120 La Contea di Gavello territorio e per quindeci miglia oltre li confini per anni dieci, et in caso di contraffationi del bando se saranno presi di star nelle preggioni ». 97. (b 108, f 6) 1675 - Documenti vari attestanti le proprietà dei Gilioli per il perfezionamento della permuta Gilioli Contarini. «1675 3 gennaio . . . Primieramente hanno essi Signori Gilioli calculato quello che ragionevolmente le poscia cavare dalli beni per essi datti in permutatione al Signor Conte del Zaffo detrati però tanti Beni che potessero soportare li ducati tre mille in circa delli quali sono stati avuti da detti Contarini può fare li depositi nell’officio del’acque et nel oficio di beni Inculti et anco un livello di capitale di ducati tre cento e vinticinque delli quali soono debitori a madona orsetta nella lite del Magnifico Francesco Sarotto oreffice nell’insegna di santo Antonio . . . ». A p. 60 viene riportato un testamento Gilioli con l’inventario dei beni di Gavello tra i quali il Palazzo e una possessione denominata « La Colombina ». Risalire a questi documenti era operazione indispensabile per meglio comprendere l’esatta provenienza dei beni passati di mano ai Contarini. «Adria 19 gennaio 1668 [ . . . ] corpo di luogo arativo piantato, et vignato nominato la Colombina overo Colombara [ . . . ]. Item di una Palazzina à piepian con altre fabriche unite lla medesima Palazzina il tutto di muro cuppata, et solarata con l’Orto, e Brolio tutto di essa parte situata in Gavello, à cui confina l’Argere pubblico, la Piazza di Gavello, la strada di ragione delli Signori Gilioli et Domino Valerio B ». Il nobiluomo ferrarese auspica che il patrimonio sia tramandato integro ai discendenti primogeniti maschi legittimi o naturali, mentre agli altri figli non primogeniti si dovevano assegnare quote di beni o rendite che non intaccassero il patrimonio terrie- Capitolo III . I beni di Gavello dai Gilioli ai Contarini 121 ro. Nel caso non vi fossero eredi, tutto doveva essere devoluto alla Chiesa di Gavello ed «alli massari di detta Villa per opere pie, come maritar donzelle, liberar prigion, sostenir i Poveri, et infermi . . . ». Più avanti si passa alla divisione del Palazzo di Ferrara dei Gilioli a diverse persone. A p. 84 il testatore lascia «al Signor Giacomo Gilioli le case delle Papozze, con questo, che non possi pretendere cose alcune del lughetto di Seravalle . . . ». Il testamento, che è pieno zeppo di clausole, termina con un’invocazione « . . . confidandosi molto nella infinità bontà della Serenissima Signora Madonna Lucretia d’Este Duchessa d’Urbino» che è la «sua Signora e Padrona ». Capitolo IV I FOSCARI NEL POLESINE A ndrianna Dolfin, a un anno dalla morte del marito, Tommaso Contarini, si unisce in matrimonio con un patrizio di otto anni più giovane di lei (doc. 79, 85 in app. al cap. III): Pietro Foscari del ramo familiare di San Simeon, vedovo della nobildonna Orsetta Bragadin dalla quale aveva avuto quattro figli (doc. 2 in app. al cap. V). La nobildonna, affiancata dal marito (il quale agisce tuttavia anche in forza di una sua specifica procura), partecipa attivamente all’amministrazione delle fortune familiari (docc. 83, 80, 75, 77 in app. al cap. III), come è provato dai molti atti notarili, rogati nello stesso Palazzo di Gavello nel quale lei stessa veniva a soggiornare non di rado (docc. 82, 84 in app. al cap. III). La vediamo anche impegnata attivamente per ottenere l’istituzione di un mercato settimanale, che avrebbe giovato a Gavello e però anche assicurato maggiori introiti e maggiori profitti a tutte le attività commerciali e alle botteghe adiacenti al suo Palazzo dominicale, che lei stessa regolarmente affittava. Andrianna Dolfin ebbe la fortuna di vivere a lungo. La data 124 La Contea di Gavello della sua morte non è tuttavia certa; la sua scomparsa fu però certamente posteriore al 1697, quando redige il testamento col quale lascia al marito un patrimonio valutato 40.000 ducati (docc. 85 in app. al cap. III). Nel momento della morte di Andrianna Dolfin, i Foscari di San Simeon vedono dunque un significativo incremento delle loro proprietà. Ai loro possedimenti di Zelarino in Mestre e di Croce di Piave si vengono infatti ad aggiungere le vaste possessioni di Gavello e di Serravalle1 che a partire da questo momento (e fin quasi al secolo XX) avrebbero costituito un asse fondamentale del loro patrimonio famigliare.2 I Foscari, dal canto loro, non mancarono di testimoniare la gratitudine che avevano verso la moglie del loro antenato Pietro, officiando in sua memoria funzioni religiose per molti anni (comunque fino all’anno 1765, vd. doc. 86 in app. al cap. III). La volontà di Andrianna Dolfin di lasciare tutte le proprie sostanze al coniuge sembra mossa da un amore sincero verso di lui, tant’è che la nobildonna esclude dalle sue ultime disposizioni, non solo la cognata Marietta Contarini,3 ma anche i parenti prossimi della sua stessa famiglia. Ma ritorniamo con l’attenzione a Pietro Foscari: questi si assumerà responsabilità non lievi in materia di tutela e valorizzazione del territorio in cui ricadevano i beni che erano stati della moglie, anche studiando con particolare impegno le problematiche legate all’instabilità idrica delle terre polesane. Quando viene investito della carica di Presidente della Presa di Gavello – affiancato dal nobile rodigino Francesco Paoli e dal 1. Le possessioni di Serravalle assieme al Palazzo furono alienate dai Foscari all’inizio del secolo XIX (doc. 25). 2. In questa ottica anche il Palazzo di Gavello per Andrianna Dolfin ma, soprattutto per i Foscari, assurse quasi a domicilio di elezione dopo quello di Venezia (tant’è che esso fu sempre abitato da loro e dai loro discendenti, fino, addirittura, agli anni ’50 del Novecento). 3. Marietta Contarini, però, come vedremo più avanti, impugnò il testamento del fratello Tommaso rivendicando una quota di eredità a lei destinata dalla madre Chiara Duodo, a suo dire illecitamente inclusa nel lascito ad Andrianna Dolfin (vd. cap. V). Capitolo IV . I Foscari nel polesine 125 patrizio veneziano Giovan Francesco Pisani – Pietro Foscari fin da subito tenta di risolvere alcune questioni giuridiche che erano rimaste irrisolte o pendenti da decenni. Molteplici sono, infatti, le carte che lo vedono latore di suppliche, denunce, petizioni, controversie, ecc. – tutte vertenti al miglioramento dell’assetto idrogeologico delle campagne – rivolte agli enti competenti come il Magistrato dei Beni Inculti, il Magistrato alle Acque, ma anche con le stesse Prese che operavano localmente. Con acutezza egli illustra i problemi che affliggevano il territorio, tentando di proporre dei rimedi che garantiscano il benessere delle comunità rurali (docc. 14, 16 in app. al cap. II). Ovviamente il nobiluomo dedicava eguale attenzione alla cura dei propri interessi, predisponendo migliorie e interventi di ristrutturazione in molti degli edifici rurali che sorgevano sulle sue terre, come risulta dalle molte polizze di pagamento di questi lavori. In forza dello juspatronato (doc. 41, vd. anche docc. 22, 19, 18 in app. al cap. V) di cui godeva sulla Chiesa di Gavello (derivante da antiche investiture feudali concesse ai Gilioli ed ereditato poi dalla moglie sua Andrianna Dolfin), Pietro Foscari dispose peraltro anche la ristrutturazione di questo importante edificio religioso e ne promosse l’abbellimento, erigendo altari marmorei ornati di statue e di dipinti di notevole pregio artistico4 (fig. 1). 4. Le questioni relative allo juspatronato, che riempiono diversi fascicoli dell’A.G. in quanto molti diritti, per primo quello di percepire decime, derivavano dalla legittimità di questo privilegio, si trascinarono in una vertenza giudiziaria tra la Chiesa di Gavello e un erede dei Foscari-Gradenigo che all’inizio del Novecento osteggiò in tutti i modi l’antica investitura divenuta ormai solo un pesante fardello. La controversia venne risolta dal Tribunale di Venezia che accollò al nobiluomo le spese di una urgente ristrutturazione da effettuarsi alla Chiesa di Gavello (cfr. A. GABRIELLI, Comunità e Chiese nella Diocesi di Adria e Rovigo, CISCRA Edizioni, Villanova di Ghebbo (RO) 1993). 126 La Contea di Gavello Fig. 1. F. Fontebasso (1707-1769). Pala dell’altare maggiore della Chiesa di Gavello. Madonna in gloria con Bambino e Santi Francesco di Paola, Domenico e Francesco Saverio. I successori di Pietro Foscari adottarono una diversa linea di gestione dei possedimenti di Gavello e Serravalle, rispetto al loro antenato. L’amministrazione delle terre mediante il contratto d’affitto era infatti sicuramente più agile dei precedenti sistemi di conduzione agricola dei fondi. Assicurava una rendita senza Capitolo IV . I Foscari nel polesine 127 l’impegno diretto del proprietario. Questo regime di affittanze cominciò a essere adottato nelle prime decadi del ’700, venendo a coprire l’intera estensione delle terre di Gavello e Serravalle, e perdurò fino al secolo XIX (docc. 12, 13, 20, 21, 27). Nei contratti di affitto veniva generalmente contemplata la possibilità di subaffitto, e veniva prevista anche una clausola che prevedeva una forma di risarcimento del fittavolo da parte del padrone , in caso di calamità e di perdita del raccolto (docc. 18, 19, 47). Come si può rilevare dagli alberi genealogici e dagli assi ereditari, i Foscari fecero in modo che i beni ottenuti per via dotale da Andrianna Dolfin venissero trasmessi pressoché integri ai primogeniti, e riuscirono in questo intento, fino al secolo XIX, quando, con Marta Foscari, ultima discendente diretta di Pietro, si estinse questo ramo della famiglia. (Questo fu possibile in quanto quasi tutte le donne della famiglia furono indotte a prendere i voti religiosi o a restare nubili, mentre i discendenti maschi cadetti, se non erano stati avviati alla carriera ecclesiastica, mantenevano di norma il celibato). La conservazione del patrimonio era assicurata peraltro dalla indivisibilità dei beni garantita dall’istituto giuridico della «fraterna» (doc. 43) che trasformava la proprietà in una sorta di impresa economica dove i soci non avevano la facoltà di dividersi. Questa preoccupazione di conservare il patrimonio fu sempre presente nei testamenti nei quali il testatore non mancava di imporre all’erede di trasmettere integri ai successori i beni di primogenitura. Questo principio risulta confermato ancora una volta nel corso del ’700, quando i Foscari si stavano disponendo a dividere i beni per risolvere così alcuni contrasti sorti tra due fratelli che non sembravano altrimenti sanabili (doc. 7). Anche quando il patrimonio appariva destinato ormai all’ultima discendente della famiglia, Marta Foscari, questa riuscì a tutelare l’integrità di esso, sventando un raggiro che era stato ordito ai danni dell’ultimo erede maschio della famiglia, quando questo era stato colpito da una grave malattia che lo aveva reso incapace di intendere e di volere (docc. 22, 23, 24). 128 La Contea di Gavello APPENDICE DOCUMENTARIA a) Albero genealogico dei Foscari del ramo San Simeon Piccolo 5 Pietro Foscari n. 1564-15 sett. † 1629-10 nov. ∞ Donada Grimani q. Almorò Chiara n. ? ∞ Procuratore Andrea Contarini Gerolamo n. 1609-9 ago. † 1649-11 dic. ∞ Laura Nani q. Zorzi q. Antonio ? ∞ Giorgio Nani Donada Alvise 4° (Francesco) ∞ 1656 Girolamo Gradenigo n. 1636-6 gen. († 1655-1 gen. ) Alvise 1° (Pietro) Alvise 2° Alvise 3°(Giorgio) n. 1630-14 ott. n. 1631-11 nov. n. 1635-29 dic. † 1716 (n. 1633) † 1704 ∞ 1652 Orsetta Bragadin † 1657-16 lug. ∞ 1676 Andrianna Dolfin Marina Donada Laura vedova di Tomaso q. Giulio Contarini Alvise 2° (Alvise) n. 1661-15 apr. † 1711 ott. Alvise 1° (Girolamo) n. 1654-20 mar. † 1716 mag. ∞ 1672 Pisana Moro (∞ 1670) Alvise 3° (Zorzi) n. 1665-20 apr. † 1737 († 1720) Alvise 4° n. 1666-10 feb. † 1723-5 dic. Elena Alvise 2° (Marco) Alvise 3° (Polo) Alvise 6° (Zuanne) Alvise 4°(Alvise) Alvise 5° Alvise 1° ∞ 1715 n. 1675-1 nov. n. 1677-18 ott. n. 1685-5 mag. n. 1679-2 ott. n. 1680-22 giu. n. 1673-11ott. † 1751 † 1759 † 1767 † 1758-28 ott. † 1763 † 1761 (†1748) ∞ 1719 Marta Pozzo ∞ 1720 Marina Benzoni ∞ 1729 Maria Molin Pisana Alvise 1° ∞ 1748 n. 1721-25 nov. (∞ 1745 Carlo Barzizza) (muore giovane) Alvise 1° n. 1722-31 mar. † dopo 1797 Alvise 2° (Piero) n. 1723-30 giu. †? Alvise 4° (Marco) Alvise 3° (Zorzi) Alvise 5° (Polo) n. 1727-9 ott. n. 1724-3 ago. n. 1729-19 giu. † 1797 † 1783 † 1787-18 ago. ∞ 1774 Cecilia Mocenigo († 1784) († 1810-18 gen. ) ∞ 1783 Andrianna Bollani Marta ∞ 1808 Piero Gradenigo 5. Per la compilazione di questo albero genealogico si è tenuto conto princi- Capitolo IV . I Foscari nel polesine 129 b) Beni 1. (b 107, f 11) 1281 - I Foscari possiedono un Palazzo a San Cassiano, in Venezia (pergamena). 2. (b 92, f 8) 1395 - Albero genealogico dei Foscari, con capostipite il Doge Francesco Foscari, fino alla fine del ’600. palmente del Barbaro (op. cit.), e di P. LITTA, Alberi genealogici delle famiglie nobili, secolo XIX, per integrazioni o dati divergenti dal Barbaro (corsivo). La successione del patrimonio famigliare è indicata dalle linee verticali in grassetto. La data di morte di Alvise 5°, detto Polo, tratta dal Litta (op. cit.), è sicuramente la più attendibile anche sulla base dell’A.G. (doc. 26), mentre Alvise 1°, nato nel 1722, risulta da alcune carte dell’A.G. (docc. 22, 23, 24) deceduto dopo il 1797. 130 La Contea di Gavello 3. (b 340, f 1, p. 391) 1520 - Beni a Pontecchio in Polesine (fig. 2). 4. (b 193, f 26) 1535 - 17 luglio. Eredità del q. Zuanne Foscari di 232 campi, «o più o manco » si specifica nell’originale, posti in villa di Pontecchio del Polesine di Rovigo dove vi è una casa con brolo «cortivo, horto,e colombara stalle e altri suoi coverti et fabbriche indivisa con il messer Marco Foscari ». 5. (b 21 bis, f 10) secolo XVII - Pietro Foscari tenta di risolvere anche la complessa questione della permuta tra i Contarini e i Gilioli, trascinatasi fino a quando i beni di Gavello non passarono in sua proprietà. L’importante documento viene trascritto integralmente; i pochi «omissis » sono dei rimandi alle antiche collocazioni d’archivio degli atti notarili a cui si fa cenno. «Aggravati li Conti Alfonso e Pio fratelli Gillioli da Publici debiti con gli officij de Beni Inculti et acque et Campatici sopra i loro beni di Gavello e non pagati ducati 2900 circa ed essendo loro stati levati dalli suddetti officij vari Beni de migliori, e per oviar ogni disordine, e ripararsi dalle continue rotte de Fiumi si rissolsero l’anno 1613 - 8 dicembre permutare tutti li sudetti loro Beni di Gavello con altretanti di raggione del N.H. E. Tomaso Contarini Conte del Zaffo posti in Ferrarese, e detrati li sudetti ducati 2900 circa da Beni Gillioli, che dovesse esborsare Contarini agl’offici sudetti; il restante venisse raguagliato a Giusta stima con li Beni del N.H. sudetto [ . . . ]. Non essendosi pottuto effettuare la stima in consecutione della permuta stabilita per le Rotte successe si rissolsero l’anno 1614 30 maggio a persuasione di communi amici computar li Beni Gillioli frutanti ducati 400 annui, che perciò dovessero da Beni Contarini estraersi tanti Beni quanti fruttassero la suddetta suma di ducati 400. Il che stabilito rinonciarono li Gillioli a Con- Capitolo IV . I Foscari nel polesine 131 tarini tutte le raggioni di X.mare, Pescare, far Ostaria, et ogni, e qualunque altra dipendente da Beni di Gavello [ . . . ]. Nell’anno poi 1616 - 8 Aprile fecero un’altra permuta Gillioli con Contarini d’una Possessione, che era goduta dal Simoncini di ducati 700, da essi Contarini riccuperata coll’esborso della suddetta summa, e perciò s’accordò che a Gillioli, esborsato, che gl’avessero li suddetti ducati 700 gl’avrebbe assegnati tanti Beni quanti pottessero fruttar ducati 160 all’anno vicini a quelli, che dovessero esborsarsi in relazione della permuta 1613 e conseguente accordo 1614 [ . . . ]. Ciò tutto fù anche eseguito stante l’estrazione fatta sotto li 15 Giugno dell’anno sudetto dal Perito Gravrina di tanti Campi in Ferrarese, che pottessero fruttare ducati 400 all’anno in relazione della permuta 1613 e altretanto per l’annuo frutto di ducati 160 relativamente alla permuta del presente anno, così che in tuto ascende l’assegnato a ducati 560 [ . . . ]. Fatto tutto ciò l’anno 1663 - 19 ottobre il conte Giovanni Gillioli q. Carlo divenuto Padrone, ed espulsi varj detentorj de suoi Beni, approvò tutte le Permute, et ogni e qualunque altro instromento nato, con l’annuo livello di lire 4.040 à debito Contarini [ . . . ]. Fissata la somma suddetta del debito Contarini nella preacenata maniera insorse la Chiesa di Gavello, e presentatassi agli Inquisitori in terra Ferma, dimandò, che gli fosse assegnata tanta quanità di Livelli di raggione della Casa Gillioli il che fù anche stabilito con loro sentenza dell’anno 1674, e rilasciati ordini consecutivi perche fossero assegnati li sudetti Livelli alla Preacenata Chiesa dimandante. Aggravatossi il N.H. Contarini che dagli Livelli posseduti stante le permute fatte con li Gillioli fosse estrata la suriferita suma, fece intendere con su scrittura 1674 7 ottobre, che dovessero solevarlo da tale Molestia, protestandogli, che altrimenti avrebbe pagata la Chiesa con li Livelli, che ad essi annualmente pagava [ . . . ]. Qual summa di Livelli viene tut’ora goduta dalla Chiesa, e gli destinari Livelarj pagano attualmente, e riconoscono come patrone La suddetta. Nell’anno poi 1672 - 10 Agosto per certo suo debito assegnò Gillioli alla Casa Badoer la summa di ducati 325 annui esigibili 132 La Contea di Gavello dai Livelli, che gli pagavano li Possessori di Gavello, come rissulta dall’instromento Lorenzo Filippi Nodaro di Rovigo [ . . . ]. Passato l’anno 1676 le raggioni Contarini di Gavello nella Casa Ecc.mo Foscari stante il pagamento di dotte fatto dalla N.H. Andrianna Dolfin relicta in primi votti del N.H. Tomaso Contarini Conte del Zaffo in secondi votti nel N.H. E. Pietro Foscari, e divenuto il medesimo Foscari Legitimo Patrone delli antedetti Beni per gli suriferiti titoli dottali, ebbe l’anno sudetto 1676 - 22 febbraro una approvazione Gillioli quà gli cede tutte le sue raggioni di qualunque sorte, che gli potesse aspettare, per la qual cessione s’obbliga Foscari di pagargli ducati 40 annui offre li ducati 653, che gli corrispondeva Contarini, che in tutti formassero l’annuo prò di ducati 693, con patto di manutenzione, e bonificazione in caso di evizione [ . . . ]. Fissata l’annua corisponsione Foscari nella sunominata summa, ai 23 Febbraro dello istesso anno, esborsò con altro Instromento al Conte Gillioli ducati 1800 a Livello per anni cinque e mezo con conditione, che per anni quattro, e mezzo non avesse a pagar prò, ma solo il quinto in ragion del 3 per cento ed in caso, che dentro quel tempo non si affrancasse si convenero, che il prò fissato delli suddetti ducati 1800 in ducati 110 fosse detratto dall’annuo canone cui era soggetto corrisponderli detti ducati 693. In questa la prima distrazione fatta da Gillioli stante, che non s’affrancò ai dalli suddetti ducati 1800, e perciò si possa qui in Margine per ridurle tutte unite, e divenire ad una certa cognizione della distribuzione fatta. S’affrancò medesimamente l’anno 1677 - 27 ottobre il N.H. Foscari d’altri ducati 40 annui coll’esborso al Conte Pio Gillioli di ducati 450 nel quall’instromento apparisce una solene quietanza Gillioli a Foscari, ed un ampla rinoncia di tutte le sue raggioni [ . . . ]. Nell’anno poi 1678 - 3 dicembre il sudetto Conte Pio rattificò a Foscari l’istromento seco lui fatto l’anno 1676 - 22 Febbraro con tutti gl’altri susseguenti sia anteriori al medesimo, che posteriori, con promessa ancora, che li suoi Figlioli nottifficarono li sudetti instromenti all’orche saranno giunti ad essa a stima [ . . . ] Lo stesso giorno, et anno li cesse ancora tutte le raggioni, che ave- Capitolo IV . I Foscari nel polesine 133 va Gillioli con li Fratelli Trivisani per la qual cessione esborsò Foscari a Gillioli ducati 650 con condizione che dovesse esso Foscari riscotergli Livelli annui da Trivisani [ . . . ]. Ciò tutto stabilito l’anno 1680 rinonciò Gillioli al N.H. Badoero ducati 325 correnti esigibili dal N.H. Foscari dal corpo de Livelli annui, che gli paga, e ciò anche in relazione della cessione fattagli sopra Contarini l’anno 1676 - 23 Febbraro come risulta da documento B Summario ed anche da partita tratta dai Libri dell’agenzia Foscari ove dice contrate a Gillioli ducati 426 a oltre, Formento, Biava, Vino ed altra robba per saldo di cessione fatta a Foscari di ducati 110 annui della somma di ducati 162 de Livelli rimasti a Lui, oltre la cessione Badoer, e Chiesa di Gavello del corpo de ducati 652, che se gli pagavano come da instromento 1676 - 23 Febbraro B Sum e come pure rissulta d’altra partita a debito, e a credito E. Pietro Badoer B Sum e altro ancora a debito, e credito N.H. Procurator Pisani commissario Badoer B Sum: Della quale cessione poi Foscari se ne affrancò con la casa Pisani erede, e commissario Badoer l’anno 1722, 9 Giungo con l’esborso di ducati 6000 con obbligo di manutenzione Pisani a Foscari in caso che gli fossero eviti li Beni soggetti a detta cessione. B sum. Nell’anno 1689 - 2 Aprile essendo giunto in età ottima Almerigo Gillioli Giovani suo Padre di nuovo rattificò tutti gli istromenti notti tra lui la sua casa, e la Casa Foscari, rinonciandogli di nuovo tutte le sue azioni e raggioni di qualunque sorte B sum. Stabilite tutte le surriferite cessioni restò a Foscari soli ducati 52 annui di residuo del Livello che pagava a Gillioli di ducati 693 come rissulta da una ricevuta di Giò Gillioli 1683 primo novembre di ducati 563 per resto e saldo di tutti i prò sino tutto l’anno 1684 per il suddetto residuo di ducati 52 rimasti a debito Foscari B sum. Di questo residuo anche volle Foscari affrancarsene il che segui con l’instromento 1683 - 20 novembre per il che s’affrancò con l’esborso di Scudi 491 da lire 9 l’uno, e con ciò Gillioli ne fa un’ampla, e solene quietanza chiamandosi espressamente pagato di tutti Prò corsi, ed essere stato pienamente affrancato dall’intiero di ducati 652 parte con contanti e parte con cessioni fatte a molti; ed anche alla Chiesa di Gavello in relazione alla Sentenza degl’in- 134 La Contea di Gavello quisitori in terra Ferma 1673, e cede finalmente a Foscari tutte le sue raggioni , e rattifica gl’instromenti fino ad ora corsi B sum. Dal sin qui esposto, e dagli doccumenti accenati ad evidenza, si rileva, che nell’anno 1683 Foscari si liberò di tutti li livelli da lui douti alla casa Gillioli, e si rileva parimenti, che oltre le assegnazioni varie, ed affrancazioni seguite, Foscari aveva pagati tutti gli Livelli corsi a debito suo, come accenna la ricevuta Giò: Gillioli sunnominata 1683 primo novembre. B sum. Successo poi il conte Almerigo Gillioli al Signor Giò: suo Padre promosse littigi al N.H.Foscari per li Beni di Gavello da lui goduti; come effetti dottali, dai quali retrocedendo, e rimovendosi diede motivo alla composizione 1694 - 9 Giugno. B sum. risservandosi però tutte le sue raggioni contro altre persone, che fossero dettentori de suoi Beni. Seguita la qual composizione, essendo state soppite tutte le differenze promosse con altra convenzione 1696 - 21 Luglio B sum. s’obligò Foscari di pagar alla Casa Gillioli ducati 42 annui, per il che tanto Almerigo, che Riccardo fratelli Gillioli gli fecero una solenne rinoncia, Laudarono, e Confirmarono tutti gl’istromenti, cessioni, e permute seguite, tra li suoi autori e la Casa Contarini prima, indi la Casa Foscario, ed in osservanza di ciò, a manutenzione obbligano tutti li loro Beni. Non ostante alla surifferita convenzione e rellativa obbligazione Foscari non riffletendo punto Almerigo Gillioli agli impegni presisi con il N.H. suddetto promosse nuovamente a Venezia altro Littiggio appellando il pagamento di dotte della N.D. Andrianna Dolfin fatto seguire l’anno 1676 nella qual appelazione avendo auto Giudizio deffinitivo contrario in absenza, e non comparso, diede ciò motivo ad un nuovo accordo seguito l’anno 1702 - 9 ottobre tra lui, ed il N.H. Pietro Foscari. B sum. . col quale accordo assegna Foscari varj corpi di Beni in Ferrarese a Gillioli, cioè le Pandase con sue case; una Golena in Ariano, una vale contigua al Canal Contarino, e la Valesela aquistata dal Grandi. Stante questa cessione, cesse, e rinociò Gillioli a Foscari tutte le sue raggioni tacite, ed espresse, e di qualità oltre quantità sopra li beni di Gavello cesse da suoi autori, per il che approva, e rattifica tutti gli istromenti natti per il passato, tra Foscari e suoi auttori con Capitolo IV . I Foscari nel polesine 135 la su casa; liberando pure detto N.H. da tutti gli pesi, et aggravij che aveva verso la casa Foscari e specialmente dell’annuo aggravio de ducati 42 che s’obliga pagargli con l’instromento 1696 21 Luglio B sum. Lo stesso giorno poi et anno riprese il N.H. Foscari dal Conte Gillioli Le Pandase a livello per le qualli s’obbligò pagargli annualmente ducati 72 B sum. Dal fin qui detto dessumersi quanto ingiusta, e quanto avanzata sia La Dimanda prodotta nel Foro di Ferrara dal Conte Alfonso Gillioli con la qualle prettende, che da Foscari gli sieno pagati i frutti, ò sieno Livelli dipendenti dall’instromento 1676 sino al giorno presente. Convien certamente pensare, che il suddetto Gillioli non abbia posto serio riflesso a tutti gli susseguenti instromenti d’affrancazione, e di cessioni sino l’anno 1683 20 novembre, tempo in cui s’affrancò intieramente di tutto il resto di cui andava a debitore dell’annuo livello, a cui s’era obbligato l’anno 1676, e saldo Gillioli di tutti li prò che erano corsi, come appare da varie ricevute e dal surrifferito instromento 1683. Doppo il qual tempo, s’assunse esso Foscari l’anno 1696 - 21 luglio, l’obbligo di corrispondergli ducati 40 annui del quale s’affrancò ancora l’anno 1702, con la consegna a Gillioli di vari corpi di Luochi posti nel Ferrarese. Può bensi il Conte Alfonso suddetto pretender i Livelli corsi, e non pagati sopra le Pandase, per i qualli fatti gli giusti calcoli, e dettrazioni per il pagato si chiama pronto il N.H.E. Pietro di prontamente sodisfarlo qual’or gli piacesse, come si espresse replicatamente con civili ecitamenti fattigli preccorer affinche volesse riscuotere i prò che andavano correndo, che non volle mai far, ed altro fine si è riuscito rilevare la caggione. Che è quanto ». 6. (b 154, f 45) 1652 - 10 dicembre. Pietro Foscari affitta il Palazzo in San Simeon, prospiciente il Canal Grande. Pietro Foscari, figlio di Gerolamo, ha una casa in San Simeon Profeta in Calle Longa « et che guarda sopra il Canal grando » che 136 La Contea di Gavello affitta per due anni a 200 ducati a un signore e a un « mercante de lana », tal Martimagi. 7. (b 132, f 7) 1668-1688 - Divisione di beni Foscari e rendite. «Instromento di inventari di Beni Foscari 1668-1688 » (manca una pagina). Sono affitti di case per un totale di ducati 994 s 17 all’anno. «Intrada di Venetia Nelli depositi della Cecca un Capital di ducati 2602 s 18 alle 7 per cento in nome di Piero Foscari si scuode [all’anno: n.d.A.] ducati 182 s 4 In detto de ducati 476 s 6 del Corpo di ducati 1076 s 5 alle 6 per cento in nome de E. Gerolamo Foscari si scuode ducati 28 s 13 totale 1205 s 10 Un altro capitale di ducati 200 alle sei in nome de E. Piero e fratelli Foscari si scode ducati 12 [...] A Zellarin totale tra livelli affitti e rendite dei campi all’anno ducati 1759 s 12 ». Seguono degli accordi tra i due fratelli su alcuni stabili e parti del Palazzo in Venezia, che vengono divisi senza risarcimenti tra le parti; il documento viene firmato da Pietro Foscari e Zorzi Foscari. A p. 23 si parla di «Residui di Beni della Villa di Croce ». Anche in questo caso i fratelli dividono i beni in due parti che diano, ognuna, rendite tra affitti, negozi, livelli e raccolto, pari a ducati 7.923 s 14. Il 1° agosto 1668 i due fratelli prendono possesso della loro quota (il diritto di scegliere per primo spettava a Zorzi Foscari). L’operazione avviene alla presenza di alcuni testimoni. Seguono alcuni aggiustamenti resisi necessari per sviste o errori sorti, nella fattispecie, per equivoci sulla esatta denominazione relativa a «due Poste di pecore », una detta della Nogara che paga Capitolo IV . I Foscari nel polesine 137 affitti per 33 ducati «in contadi », l’altra detta «Posta della Salghera ». Il tutto nasce il 10 marzo 1668. «Desiderando noi Pietro, è Zorzi fratelli Foscari fu de E. Gerolamo venir ad amorevoli Divisioni della facoltà nostra acciò ogn’uno possi conoscer il suo non perciò mai divider l’affetto reciproco anzi sempre continuarsi come è stato per il passato, ma per levar le cause che potessero alterar gli animi nostri; Perciò non conoscendosi suggetto più proprio per effettuar tale nostra intentione che la persona del N.H.E. Polo Nani Nostro Zio Materno quale dovrà veder e conoscer le raggioni dell’uno, è l’altro di noi fratelli nelle pretese comuni così che con la sua desterità & amorevolezza possi aggiustar componer terminar, è deliberar tutto ciò stimerà proprio; onde concordemente ci siamo rimessi in esso prometendo & confermando hora per all’hora che tutto quello che egli fara sia ben fatto, è di non contradir mai in alcuna cosa si che resti fermo è valido in ogni tempo qualche Decreto, & agiustamento che egli fara quando fosse seguita sentenza d’altro Giudice nel foro in fede di che ambi doi noi fratelli vi sotoscriveremo qui sotto per obligatione del contenuto delle presenti con Nostro giuramento. Io Pietro Foscari affermo quanto di sopra Io Zorzi foscari affermo quanto di sopra ». Polo Nani e Gerolemo Gradenigo, però, convincono i fratelli Foscari a restare uniti. «Laus Deo 1668 - 8 Gennaio in Venetia Essendo seguite li mesi passati alcune scriture & Atti di Devisione tra li Nob: Ho: E. Pietro e Zorzi Foscari q. E. Gerolemo Nepoti, et Cognati respetive di noi Polo Nani, & Gerolemo Gradenigo & vedendosi potentemente che questa separatione apporta pregiuditio al decoro e splendore di cosi Nobilissima Casa è conservando non di meno l’affeto & Amore vicendevole tra loro molto volentieri abbracciarianno l’occasione di riunirsi & vivere con quella Carità è dilletione che gli obbliga l’amore è Vincolo del Sangue fraterno, onde eccitati da noi questo loro desiderio & essortati con vivissi- 138 La Contea di Gavello me ragioni ambedoi è per il splendore della Casa, & di se medesimi all’unione & amorevolezza [ . . . ]. Che accio si conosca dal Mondo tutto è da tutti li Parenti communi & Amici delli sudetti Nob: fratelli che questa riunione è prediletione fraterna non hà avuto altro fine che il vantaggio è splendore della Casa & cosi sia stata & esser debba sempre le loro inalterabili volontà & per il reciproco affetto & amore, che si professano con la sotoscritione del foglio medesimo sia dichiarito che concordemente vogliono che là presente compositione, et amorosa unione durar debba per sempre senza niuna alteratione sotto parola di Cavalieri d’honore è di mancamento di fede [ . . . ]. Dio Nostro Signor non lo permette come se ne assicuriamo & essortiamo per il strettissimo vincolo d’amore e congiontione, che tra noi passa e per utile è riputatione loro propria è della sua Casa è cosi à Gloria di Dio è della Santissima Madre concordemente habbiamo arbitrato è stabilito e così ». 8. (b 13, f 8) 1676 - 22 febbraio. «Cessione del Conte Zuanne Zilioli di tutti i beni, livelli, iuspatronati et altre cose in villa di Gavello sotto Adria ». 9. (b 42 bis, f 5) 1689-1771 - Voluminoso fascicolo relativo ai beni di Pontecchio nel Polesine di Rovigo. Nel 1689 il nobile ferrarese Andrea Roncagallo vende a Pietro Foscari alcuni terreni posti a Pontecchio con un Palazzo dominicale con affaccio sul Canal Castagnaro (fig. 2). Nel 1763 la possessione di Pontecchio appartenente ai Foscari viene denominata «la Foscarina ». A p. 31 risulta che l’8 marzo 1768 la tenuta «Bosco del Monaco » con una casa colonica, situata nel territorio di Pontecchio, apparteneva ai Foscari. «Foscarina » e «Bosco del Monaco » sono due toponimi tuttora esistenti. Capitolo IV . I Foscari nel polesine 139 Fig. 2. 1684 ca. Mappa con terreni e Palazzo a Pontecchio appartenenti ai Foscari (b 3, f 6). 10. (b 2 bis, f 2, p. 20) 1700 - A Gavello si coltiva il riso. «Adi 19 giugno 1700 Gavello Con il Chieregato obliga un Ballo di Cavalle dell’Ill.mo, et ecc.mo Signor Pietro Foscari à me sotoscrito, per Battere li nostri Risi qui à Gavello, come fece l’anno passato, per il precio di ducati quarantacinque, e mi obligo io sotoscritto di pagarli battuti che haverò li nostri Risi venturi in fede vi darò anco il solito sacho Risi bianchi Gianio Giatti ho scrito di mio pugno ». 11. (b 42 bis, f 2, p. 7) 1712 - «Condizione» di Pietro Foscari. «Capitolo tratto dalla Condizione S. Crose n° 452 dell’anno 1712 Per obbedienza della Parte dell’Ecc.mo Senato da di 29 Agosto 140 La Contea di Gavello passato e Pubblicata li 3 sett. Susseguente in materia di dar in Nota li loro Beni; perciò Io Pietro Foscari fù de q. Gerolamo, dò in Nota tutto quello m’attrovo possedere, et habito in Contrà di S. Simeon Apostolo, e prima [ . . . ] Beni come Benefficiato, et erede della q. N.D. Andrianna Dolfin sposa in primo voto q. Tomaso Contarini Conte del Zaffo delli Territorij d’Adria, e Rovigo e prima In Adria Due case una in Contrà di S. Nicola tenuta à livello dal Dottor Giacinto Bocchi paga all’anno ducati 8 L’altra nella Contrà sudetta tenuta ad’affitto dà Gioseppo Prosdocimo paga all’anno ducati 8 In Gavello Una casa Dominicale con altre Fabriche dà Gstaldo, et altri Sereventi, orto, e Cortivo di campi quattro in circa il tutto tenuto per uso. Una Possessione di campi 139 detta la Possessionella parte Arativa, parte Prativa, e pascoliva, et parte Valliva Lavorata in Casa dalla .?. ricavato in tutto, e per tutto 1707 1708 1709 1710 1711 Formento Formenton Vin Formento fu la rotta Formenton Vin Formento Formenton Vin Formento Formenton Vin Formento ormenton Vin stara 100 stara 37 m 91 stara ——— stara ——— m 10 stara 97 stara 104 m 74 stara 105 stara 98 m 85 stara 152 stara 72 m 92 Dichiarando esser il Sudetto Formento sporco e doverà del tutto esser detrata la Semenza. Capitolo IV . I Foscari nel polesine 141 Un pezzo di Terreno Pascolivo e Vallivo detto Campo rosso di Campi Sessantasei circa Altro simile detto la Maria di campi 53 circa vallivi Altro simile detto la Rovigata di campi 28 circa vallivi Altro simile detto La Scarsella di campi 33 circa vallivi Altro simile detto Li Dossi Rompiati di campi 292 circa vallivi Quelli tutti Beni servono per uso di Pascolo di Animali Bovini, Vachini, e Cavalle Segandosi può rendere un’anno per l’altro strame Cara 150 in circa, e qualche anno più, e qualche anno meno. Due corpi di Terreno Vallivi uno che si dice Le Casazze di campi n° 366 e l’altro Figarolo di campi 852 Sopra quali non nascono se non canelle essendo valli affondate dall’Aqua non ricavandosi cosa alcuna per il più, e qualche anno che fosse asciuto il che sucede di rado, si può cavar de Pascoli ducati 50 Dichiarandosi che nelle valli sudette tengono Jus di pescare li N.N.H.H. Lunardo e fratelli Venier, il N.H. q. Francesco Soranzo, Li Signori Mainardi Cittadini di Adria, et il Signor Bernardo Guarniero pur Cittadino d’Adria come Padroni delle Aque nelli anni quando sopravengono casi che Io non ricavo cosa alcuna essendoci sempre canelle, o pavera, et nelli anni bagnati d’erba ne meno Li ducati 50 de Pascoli. Un Prà che si dice il Prà Gavello con casa Fenille dà Vache di campi 45 in circa del quale si ricava Fieno carra n. 50 cioè. Fieno buono circa 30 Fieno grosso circa 20 ». Segue un elenco di livellari (98 in tutto) e di poderi affittati a Pontecchio, Pietro Foscari poi annota: «Tengo il Ius Decimandi Sopra Beni in Villa di Gavello, Selva, Campanaro ut infra [ . . . ]. Ho terre anche a Carpi nel Castagnaro sotto il Veronese ». 12. (b 126, f 19) 1730 - 3 luglio. Alvise 1° Foscari detto Pietro, figlio di Gerolamo, agendo «come rappresentante la Primogenitura » affitta i beni di Gavello a Giulianati per 3.200 ducati. 142 La Contea di Gavello Al paragrafo 3 del contratto di affitto si riserva all’affittuale una sola camera, posta nel granaio. A p. 32: «Fino al di 17 Marzo 1754 il N.H. Pietro Foscari detto Alvise I° fu de E. Gerolamo concesse ad affitto per anni 10 al Signor Pietro Giulianati q. Antonio li Beni in Polesine descritti in altra precedente affittanza 3 luglio 1739 fatta sempre da Pietro Foscari al Reverendo Giulianati Giovani Arciprete di Gavello. Ora provenienti detti Beni nel N.H.E. Zuanne Foscari detto Alvise 6° fù de E. Gerolamo si rinnova l’affittanza [ . . . ] ». Sono concesse in affitto le stesse terre, ancora per ducati 3.200 annui e con l’obbligo di consegnare le seguenti regalie: «Caponi a Natale pari 12 Mazorini pari 2 Formaglia Mazadega di libbre 40 n° 1 Scove da Terrazzo n° 50 Persuti che paga l’oste di Gavello n° 4 ». Al cap. 17 il nobiluomo rinuncia alla caccia che praticava nelle sue valli, e però pretende di ricevere «Mazorini e Zarzegne » 6 che egli gradiva alla sua mensa. A p. 34: « Adi 20 Giugno 1768 Venezia Pervenuti essendo nel N.H.E. Alvise Foscari 1° fu de E. Zuanne Foscari tutti li Beni di Primogenitura posti in Polesine, e che dal fu N.H.E. Pietro Foscari suo zio paterno sono stati affittati al q. Reverendo Signor Don Giovani Arciprete Giulianati, et al Signor Pietro suo nipote con la loccatione 1739 3 luglio e 1754 17 maggio, rinovate anco dal predeto N.H.E. Zuanne Foscari l’anno 1763 6 maggio e volendo esso N.H. Alvise urbanamente procedere antepone il detto Signor Pietro Giulianati alli .?. di continuare l’affittanza previo un onesto discretto aumento d’affitto [ . . . ] ». 6. Scrive il Boerio (op. cit.): «Zarzegna o zarcegna: termine dè Cacciatori, specie d’Anatra selvatica chiamata italianamente Cercedula maggiore [ . . . ]. Quest’uccello abbonda nelle nostre maremme, ove pigliasi collo schioppo ed è ottimo cibo». I mazoreni sono anatre selvatiche con piume colorate. Capitolo IV . I Foscari nel polesine 143 Il Foscari rinnova l’affittanza per altri dieci anni, fino al 1778, per ducati 3.400 (con un aumento di 200 ducati rispetto alle precedenti affittanze). Il contratto prevede le stesse regalie e gli stessi patti per quanto riguarda le valli. c) Affittanze delle terre di Gavello Alvise 1° (1673-1761) affitta tutti i beni di Gavello dal 1730 al 1754 per 3.200 ducati, con rinnovi nel 1739 e 1754. I beni di primogenitura passano al fratello f Alvise 6° (1685-1767) rinnova il contratto di affitto delle terre nel 1763; dopo la sua morte nel 1768 i beni passano al figlio primogenito f Alvise 1°(1722-?) rinnova il contratto per dieci anni fino al 1778 per 3.400 ducati, e nel 1785 per 2.700 ducati. I beni nel 1797 passano alla nipote f Marta, figlia di Alvise 4° (1727-7979), rinnova le affittanze nel 1813 per 6.300 lire italiane. 13. (b 88, f 2, p. 1 e sgg.) 1739 - 3 luglio. Inventario e stima dei beni affittati da Pietro Foscari. «Affittanze fatte da Pietro Foscari detto Alvise Primo fù del N.H.E. Gerolamo come rappresentante la primogenitura ». Sono, qui di seguito, riportati i punti salienti del capitolato che regola il contratto d’affitto. «3° E perché nella Villa di Gavello vi è la casa dominicale d’esso N.H. Locator debba ad uso et abbitazione di esso N.H. rimanere eccetto d’una camera, et il Granaro quale che sarà assegnato al sudetto signor affittuale per di lui uso. 144 La Contea di Gavello 4° Ritrovandosi Aver esso N.H. diversi Animali Bovini si da razza come da Aratro et Instromenti Rurali per il Lavoro della Terra, et utensili di Cassina [ . . . ] come pur tenendo esso N.H. al presente razza di cavalli, queste pure saranno ridotte in stima dal detto Reverendissimo Signor Arciprete con li due stalloni per uso delle cavalle [ . . . ] et inoltre di mantenere sopra essi luoghi due Cavalli con suoi nassenti e due manze di raggione della Nobil Donna Padrona. 5° Sarà tenuto et obbligato detto Signor Giulianato far marcar tutti li Polledri e Polledre, che da dette cavalle nasceranno con la marca della casa Eccellentissima di detto N.H., e ciò per fatto espresso. 7° Per quello riguarda alli Fieni, siccome la prima segata fu fatta dal N.H. sudetto Locator dell’anno 1739, e la seconda rimaner deve a beneficio del sudetto Signor Giulianati così nell’ultimo anno doverà esso Signor Giulianati aver la prima segata e la seconda rimanerà per conto di detto N.H. ». 10° si parla della «Caneva » e di «Tinazzi e Bottami ». 12° « . . . non si possono tagliare alberi di sorta alcuna . . . ». 13° chi prende in affitto le terre deve inoltre «cavar i fossi e migliorar per riparo dal Canal Castagnaro». 14° viene stabilito che in caso di «rotte di Po’ e d’altri fiumi, tempesta e guerra guerreggiata, de quali disgrazie tutte Iddio ci tenga lontano », se il danno era metà del raccolto, fatte le adeguate perizie, era il padrone a dover risarcire. «16° Nel tempo che si ritrovava sua Eccellenza Padrone in Villa di Gavello sarà tenuto esso Reverendissimo Signor Arciprete somministrargli tutto il bisogno di legne, di pesce proveniente dalle valli di Gavello da esso Signor Giulianati in locazione [ . . . ]. 17° per quello riguarda alla Caccia riservata alle Lepri in detti beni questa rimaner debba a libera disposizione di Sua Eccellenza [ . . . ] come pure sarà in libertà di esso N.H. per la caccia da schioppo da valersi di una Posta nella valle dè sua raggione affittata a di lui piacere ». 18° si obbliga il locatario alla manutenzione ordinaria di tutti i fabbricati di servizio ad uso agricolo e a corrispondere al proprietario, finché dura la locazione, delle regalie consistenti in 12 Capitolo IV . I Foscari nel polesine 145 paia di capponi e «2 paia di mazorini e principiar tal corresponsione dall’anno 1746 » e proseguire regolarmente di anno in anno. «19° Valli di Pesca fino al giorno di San Michele venturo saranno per conto e beneficio di detto N.H. Rogito fatto da Giò: Antonio Colla Nodaro della Città di Adria ». Si passa poi alla stima di tutti i beni consegnati al fittavolo, e delle entrate dei livelli con un lungo elenco di livellari nel quale a p. 15 troviamo «Illustrissimo Signor Gerolamo Veneci affittule del tirar di schiopo» che paga lire 186 e il «Signor Gio: Bulgarello affittuale del tirar di schiopo nella valle di Cà Veniero » che paga lire 43:8. A p. 17 risulta che il Palazzo di Pontecchio (vd. fig. 2), assieme a pochi terreni, era affittato a un certo Antonio Carrara. A p. 18: «2 luglio 1739. Stima dei Bovini, Vaccini e Vittellini » nelle varie possessioni, Botta, alla Marcana, alla Selva e a Serravalle, che in tutto vengono stimati di 1108: 1/2 scudi. A p. 20: «Stima degli utensili da Cassina ». A p. 21: «Stima li Carri, e Versuri, Rapegare e Brozze ». A p. 24: «Laus Deo Adi 16: 7bre 1740: Gavello. Inventario dè Bottami oggi consegnati al retronominato Signor D. Gio: Arciprete Giulianati in ordine al Capitolo X.mo dell’Affittanza 3 luglio 1739 stimati da M.ro Rampega eletto dalle Parti. Nella Caneva di Gavello sotto il Palazzo Dominicale N° 3 Botti cerchiate di legno di tenuta di M.lli 8: c.a l’una lire 34 N° 2 Tinazzi pur cerchiati di legno di tenuta di Mastelli 40: c.a in ambi lire 25 Tutti 5: capi segnato F lire 59 Caldiere della Cassina consegnate in ord.e al suaccennato Capitolo, e per esser restituite nel peso qui sott’annottato, che fu incontrato con suoi Manichi, et ordelli di ferro, e col negro causato dal fumo per l’attual uso 146 Prima 2 3 4 La Contea di Gavello Caldiera Caldiera Caldiera Caldiera N° 189 N° 144 N° 75 N° 62 in tutto lire 470 18 detto consegna dè Bottami ch’essistono nella Caneva in Seravalle [ . . . ] ». Il totale della stima delle botti di Serravalle ammonta a lire 210. «Inventario mobili Primo loco n° 15 Quadretti variadi 1 Tavola vecchia Careghe di nogara Comode 3 piedi Prettine 7 con poco Bulgaro Tinello Armaro pezzo entro i viveri N° 3 quadri N° 6 detti mezzani N° 9 detti in tolla N° 2 tolle di pezzo vecchie tavole Portico N° 4 Cassoni piccoli di pezzo N° 10 Caregoni con Bulgaro puntati a Brocche N° 7 Tavollini vecchj N° 5 pretine variade N° 2 Rastrelliere Armaro di pezzo,e Scassettoni Toco Scrittoio vuoto Scabello vuoto N° 3 Quadri mezzani in Tella N° 9 Caregoni variati, e Tavollini Camera Specchio tutto smarito soaza Armaretto a rimessa Altra Camera N° 2 Comoda pezzo variada N° 9 Caregoni con Bulgaro, et altro di legno e pretina 7. La «prettina », detta anche «munega », era un attrezzo che serviva per riscaldare il letto. Capitolo IV . I Foscari nel polesine Sotto camera Altra camera Cucina Caneva 147 N° 3 Caregoni vecchj-Tollini; 3 Pezzi robba Tarmata Pezzo Credenza N° 2 Careghe con Bulgaro Mena l’Arosto senza contrapeso Due Armari n° 3 Botte, e Tinazzo uno Adi 10 novembre 1762 Adria Per la Nob. Donna Maria Benzon Foscari ricevei in passato dal Signor Cognato Pietro Giulianati per me del N.H.E. Giovanni Foscari li Mobili espressi nel sopra detto Inventario i quali esistevano nel Pallazzo di ragione dell’Ecc.ma Casa Foscari in Gavello: in fede S. Pietro Bocchi afferma ». « 18 luglio 1745 totale lire 22469 s 1 di affittanze fatte il 3 luglio 1739 Qual summa dichiaro oggi esser stata impiegata nella dottazione della N.D. Pisana Foscari mia Figliola in corpo di maggior numero in ordine al di essa contratto di Nozze de dì 9 corrente col N.H.E. Conte Vincenzo Carlo Barziza furono sposi, et in fede i sottoscrivo val lire 22469:3 ». La nobildonna che commissiona l’inventario è Marina Benzoni, moglie di Alvise 1° Foscari, detto Piero. La coppia ebbe due figli, Pisana, sposatasi col nobile Carlo Barziza, e Alvise 1° detto Piero, quest’ultimo morì in giovane età. Il patrimonio di primogenitura passò dunque allo zio Alvise 6°, detto Zuanne. Il primogenito di questo, Alvise 1°, non ebbe prole e a causa di una malattia divenne incapace di intendere e volere, quindi i beni passarono al fratello Alvise 4° e a sua volta alla figlia di questi Marta Foscari, ultima discendente diretta di questo ramo della famiglia, detto di San Simeone, dal titolo della parrocchia in cui ricadeva la dimora avita. A p. 25 si parla della rotta del Castagnaro. «Li Adi 14 luglio 1746 Venezia Essendo nata la Rotta del Canal Castagnaro nell’argine della Lama li 27 Maggio prossimo passato all’ora 17 circa, e perciò venu- 148 La Contea di Gavello to il caso espresso nell’affittanza 3 luglio 1739 al Capitolo XIV seguita trà il N.H.E. Pietro Foscari ed il Reverendissimo Signor D. Giovanni Giulianati Arciprete di Gavello, Lama, Pontecchio Dragonzo, Seravale et ogni altro luoco espresso nell’affittanza sudetta [ . . . ] che il presente accordo di ristoro s’intendi solo per l’anno, e raccolto presente 1746 dovendo esso conduttore riscuotere tutti li livelli, et affitti de luoghi espressi in detta affittanza per il presente anno 1746 [ . . . ] ». Il Foscari su ducati 3.200 annui che doveva percepire dall’affitto di tutte le terre di Gavello e Serravalle, in forza di una specifica clausola contrattuale, ne lascia 500 al fittavolo a titolo di risarcimento per i danni causati dalla rotta del fiume Castagnaro. L’affitto di 3.200 ducati veniva pagato in tre rate: la prima rata doveva essere versata il giorno di San Lorenzo, la seconda a Natale dello stesso anno, la terza a Pasqua dell’anno dopo, e così via, di anno in anno. Il fittavolo a sua volta percepiva tutti gli affitti e i livelli che gravavano già sulle terre (si tratta, in sostanza, di un subaffitto) per dieci anni fino al 1749 (ma, con atto notarile, questo diritto venne poi prorogato di altri dieci anni, venendo a scadere il 29 giugno 1759). A p. 30 altro allagamento delle terre. «28 Gennaio 1747/48 Venezia Essendo nata la Rotta nell’Arzere di Po’ alla Serravalle li primi di Ottobre 1747 prossimo passato, che tuttora si ritrova aperta [ . . . ] ». In questo caso il Foscari, in base agli accordi sottoscritti nel contratto di affitto delle terre, riduce a 18.000 lire l’affitto da versare, con una clausola che prevede, nel caso che le terre si fossero nel frattempo prosciugate dalle acque, una nuova liquidazione che sarebbe stata fatta tenendo conto della loro destinazione colturale, cioè, se «arative, prative, con arbori o viti, Pascoli ». A p. 32 affittanza di Pietro Foscari con «li Signori Giambattista Bulgarello e Consorti Cappatti fatta nel giugno 1753 che termina nel giugno 1754 in riguardo alle terre e al Michiel susseguente per ciò che riguarda alle Case Pascoli e Pescha ». Capitolo IV . I Foscari nel polesine 149 14. (b 79 bis, f 18, p. 53) 1763 - 2 febbraio. Note di spesa fatte per conto di N.H.E. Zuanne Foscari dal fattore Pietro Giulianati. «In aquavita grezza libre 29 a soldi 7 la libra, spedita a S.E. Paron 12 detto per formaggio pecorino spedito a S.E. Zorzi in levante libre 28 q 60 per formaggio di vacha libre 30 per buttiro cotto per lino spedito a Venezia libre 10 per un uomo spedito a Zelarino a prender la cavalla e condurla a Gavello lire 10:6 lire 14:10 lire 18:20 lire 30 lire 20 lire 12 ». Numerose carte riportano acquisti di ordinaria amministrazione come « . . .pettine, calze di seda, tella a quadretti, panno, due Tapeti, pesce, pane, occhiali, limoni, carne, olio. . . » e altre spese per la scuderia. Probabilmente alcune di queste merci erano acquistate ad Adria, e trasportate fino in prossimità di Gavello con barche e burchielli sul Castagnaro. Tra le voci riguardanti semplici spese fatte quotidianamente, una suona particolarmente curiosa: «braciole di temporale » (laddove «temporale » significa « porco, maiale »). 1763 - 15 dicembre. Restauri a Serravalle eseguiti per «aggiustar la canna della cusina del Palazzo che era in parte caduta ». 1764 - 16 giugno Adria. «Riatare li due ponti de Canalli Ippolito e Galvan che partono dalla terra di Ariano e vanno alla terra di Codigoro con tolloni di rovere . . . ». Si specifica che i due ponti devono essere fatti «rendendo transitabile con toloni di legno dolce per poi dentro nel mese di settembre venturo di riatarli con toloni di rovere e portare a dietro li toloni di legno dolce ». 1764 - 8 ottobre. «Lire 52:7:6 per beni nella Presidenza del Dragonzo del N.H. Marcho Foscari per escavazione nelli scolli giusto il Campatico straordinario gettato dalli N.N.S.S. Presidenti di 8 settembre 1764 ». 150 La Contea di Gavello 1764 - 26 ottobre (p. 100). Per la ristrutturazione dei due ponti il costo dei materiali, trasportati con carri da Santa Maria fino al Canale Ippolito e Galvan, sostenuto da Gerolamo Foscari fu di lire 45 per 4 viaggi. Si parla anche di un restauro di un fienile al di là del Canale (con ogni probabilità si tratta del Castagnaro nel Polesine di Rovigo). 1764 - 11 dicembre (p. 113 e sgg.). Vengono spese lire 36 per riparare i balconi e le porte dell’osteria a Gavello di proprietà dei Foscari. Ancora altri restauri di fienili e «case da boaro ai Dossi» e in altre località nel territorio di Gavello, segno della costante attenzione del padrone. 1765 - 30 luglio. Altre spese «per aver portato in due volte con il mio Burchio carra vintiquatro fieno caricato a Gavello, e condotto a Mestre, per conto del N.H. Sig. Giovanni Foscari dico lire 180. + Croce di Pelegrin Rodolfi per non sapper scrivere aferma quanto sopra. Et Io Gio: Maria Franzosi fece la presente così pregato » La polizza è firmata anche dal perito pubblico Nicola Campanella ad Adria. 15. (b 3, f 6) 1768 - Mappa di alcuni lotti di terreno adiacenti al fiume Canal Bianco (Castagnaro) situati a Pontecchio. Nel disegno sono riportati due fabbricati colonici; la strada arginale è colorata in giallo; la scala è in pertiche di Rovigo. 16 - (b 132, f 5) 1769 - Assi ereditari della famiglia Foscari. 17. (b 201, f 14) 1769-1798 - Divisioni Foscari (in particolare quella perfezionata il 30 dicembre 1769, dopo la morte di Alvise Foscari). Capitolo IV . I Foscari nel polesine 151 18. (b 91 bis, f 11) 1772 - Rotta del Po. Pratiche per il risarcimento dei fittavoli delle sue terre. Alvise 4° Foscari incarica il perito Giuseppe Barducchi di effettuare delle perizie sui terreni da lui affittati al Signor Giulianati, per valutare se i danni causati dalla rotta del Po del 25 settembre 1772 superavano la metà del raccolto «per il tal caso giudicare il ristoro », come da contratto di affitto. Il perito di parte di Giulianati è Battista Milani; i due periti non giungono a un accordo «e sicome doppo diverse diligenze fatte, e Lumi presi non abbiamo potuto accordarsi, è stato necessario che ognuno di noi separatamente rifferiamo il nostro sentimento, e relazioni da vangliare al prelodatto Ecc.mo Magistrato, per venir poscia all’elezione del Terzo Perito ». 152 La Contea di Gavello 1781. Lotti di terreno a Gavello affittati dai Foscari alla famiglia Giulianati. Nel disegno sono evidenziati alcuni fabbricati di servizio agricolo e una grande casa padronale. A p. 226 in un contratto di affitto del Cardinale Fantuzzi con i Signori Scudellari per le terre del Serraiolo di Gavello si trova scritto: «Non potrà il conduttore pretendere ristoro alcuno se non in caso di Tempeste, Guerra gueregiata, Rotta di Fiume, di Peste di Uomini, o Peste ò sia malatia epidemica generale di Animali, che Dio ne guardi, e solamente quando in detto caso ò casi il danno ecede nella quarta parte di porzione dominicale dovendosi aver riguardo, e considerazione, solamente alla porzione che paga l’affituario, e non all’utile che potrebbe esser fatto . . . ». Segue una serie di clausole che regolano l’eventualità di danni alle colture. Nello stesso fascicolo si rileva che le decime e i quartesi vengono pagati con frumento, granoturco, fava, vino. 1773 Raccolti della tenuta Possessionella di Alvise Foscari, dopo la rotta del Po: Capitolo IV . I Foscari nel polesine 153 «Fieno secondo fatto doppo San Michelle in carri Formentone cinquantino in sacchi 3 Fasinella da Testa n° 800 Dette da vite n° 400 Formento sacchi 1:2 Lino fassi 10 Lignari 6 Zocche fassetti 7 Formenton con zapatura sacchi 77:1 Simile patito dalle pioggie sacchi 30:1:2 Melica sachi 2:0:2 Fasoli quarte -:8 Fieno Manzatico carra 22 Vini uva dolce mastelli 48 Detto d’uva forte 82:1 Zucche 50 Foglia di Morari venduta 10 ». 19. (b 91 bis, f 11) 1776 - Danni causati dalla rotta del Po. «31 Agosto 1776 Venezia Per le perizie dei danni sulla rotta del Po’ dell’affittuario Giulianati sulle terre di Foscari Alvise primo. Sono costituiti i periti dall’Ecc.mo Magistrato di Procuratori imbosolati fù estratto a sorte il perito Pietro Antonio Montan come terzo Perito per l’effetto che con la consegna delle due Perizie Sigilate, una fatta da Bortolo Taberini pubblico perito eletto per parte del Foscari il 3 aprile 1776 e l’altra fatta da Giuseppe Barducchi eletto per parte di Giulianati ». La rotta avvenne il 25 settembre 1772 «doppo lunga inondazione di più Mesi seguita nel sudetto ano ». Il perito dei Foscari sostenne che il danno era stato causato dalle acque piovane e non dalla rotta del Po che, a suo dire, non era stata così grave da far perdere oltre metà del raccolto. Il risarcimento, in effetti, veniva concesso solo se si perdeva più della metà del raccolto prodotto annualmente. 154 La Contea di Gavello 20. (b 90, fz Gavello, f 4, p. 39) 1784 - Casa dominicale a Serravalle in atto di affittanza fatto da Alvise Foscari il 15 maggio 1784. A p. 31 «Beni Posti in Serravalle, Prati pascolivi, Valle, Dossi, Bosco da Legne, Casa Dominicale, Case Coloniche, Fenili e altre Fabriche esclusa la Fornace che più non sussiste perche fu demolita ». A p. 39: questione emersa, mossa dai Contarini contro i Foscari il 5 gennaio 1785, sulla base di un atto notarile del 10 maggio 1601. «Il N.H. Alvise primo fu de E. Alvise Sesto Foscari è liquido debitore verso il N.H. E. Tomaso Contarini fu de E. Lorenzo per Livelli decorsi sopra Beni di ragione direttaria dello stesso N.H. Contarini dipendentemente dall’Istromento 10 maggio 1601, dè quali Beni ha esatto, e esige lo stesso N.H. Foscari gl’annui frutti senza pagare li Livelli medesimi dovuti in ragione di annue L. 1390, depurate, e ora ai asceso il Debito di esse decorsi alla riflessibile summa di £. 7552:8 oltre le spese dovute incontrarsi in Atti, e giudiziarij ricorsi per il conseguimento dè Livelli surifferiti [ . . . ] ». Segue uno scambio di pareri tra l’avvocato del Foscari, Battista Contarini, e l’avvocato dei Contarini, Giovanni Pellegrini. Al capitolo XIII si concede la facoltà di subaffittare le terre. Risultano intanto affittate «l’osteria, la Beccaria e fabriche adiacenti in Gavello, e lo Jus de Passo detto del Veneziano in Lama [ . . . ] due botteghe e una casetta al piano terra del Palazzo Dominicale [ . . . ] una possessione a Pontecchio con uno stabile ». 21. (b 126, f 18) 1785 - I Foscari rinnovano ancora una volta l’affitto delle terre. «12 Giugno 1785 Alvise 1° Foscari fu di Alvise 6° detto Zuanne come primogenito dà in locazione al Signor Francesco Moretto di Buso ma dimorante a Rovigo Beni di Gavello e una valle in Masenzatica per ducati 2700 per 15 anni [ . . . ] ». Capitolo IV . I Foscari nel polesine 155 Capitolo IV del contratto di affitto: «Attrovandosi il N.H. suddetto un suo Stabile Dominicale in Gavello per proprio uso, condescende egli a concedere al detto Signor Moretto Conduttore per suo comodo l’uso del Granaro, l’abitazione di una Camera in soler, e sarà quella, che guarda verso Mezzogiorno et a Ponente; come pure l’uso della Caneva, e delle Scuderie per sei Cavalli, e così anco l’uso della Cucina a piepiano per quel tempo, che non fosse per occorrere al N.H. Padrone, o di Lui Agente essendo fuori né possa detto Signor Conduttore prendere altra ingerenza ne disporre di detto luoco Dominicale, o risserva di quanto le viene assegnato come sopra ». 22. (b 115, f 7) 1797 - Interdizione di Alvise Foscari. (Il documento presenta la scritta «Libertà » nel margine destro e in quello sinistro «Uguaglianza »). «1797 – 19 settembre Il Cittadino Alvise Foscari primo ridotto poveramente all’età d’anni 75 circa dopo un colpo d’apoplessia sofferto nel mese d’aprile passato prossimo nella Villa di Zelarin sotto Mestre, che gli cagionò un’abituale paralisi, che lo rende infermo, ha altresì la disgrazia di trovarsi talmente debole nella mente, ed intelletto, ch’evidentemente manifesta non avere nelle sue azioni ragionevole discernimento e di essere anzi abandonatto, e mancante di discretta previdenza. Caduto fatalmente nelle mani delli Cittadini Carlo e Maria Giugali Cerchiari dispongono essi abitualmente di lui, prevalendosi della sua debolezza, e scempiaggine, tenendolo soggetto sotto un’oppressa schiavitù, e dispotismo, disponendo a piacimento delle sue sostanze, e lasciatogli mancare le cose più necessarie alla vita. Per redimere l’infelice Fratello da quell’oppressione, e per impedire la dissipazione di alcune rendite [ . . . ] si e provveduto al Comitato civile di Mestre il .?. delli Cittadini Alvise detto Pietro, e Alvise 4° detto Polo Primicerio della Chiesa di S. Marco suoi Fratelli. 156 La Contea di Gavello [ . . . ] con Fedi ed esami lo stato infelice di corpo, e di mente di esso loro Fratello dimorante allora a Zelarino emanò da quella Municipalità la terminazione 30 agosto p.p., con cui vennero sostituiti essi Fratelli all’amministrazione d’esse vendite per l’adempimento dell’opera pia voluta dal Testatore. Giunta a cognizione di detti Giugali Cerchiari la Terminazione suddetta lo trasportavano a Venezia in casa di un loro congiunto, ove impadronitisi piucchemai della persona dell’imbecille Fratello ottennero sottoscrizioni a carte, e procure, e lontano da noi parenti lo tengono custodito gelosamente. In tale stato di cose mossi detti Fratelli da un sentimento di pietà verso l’infelice Fratello onde toglierlo dalla miseria, e dal ludibrio, ed anche dai riguardi dovuti all’interesse d’un’innocente nipote puppilla [Marta Foscari, ultima erede diretta: n.d.A.] ed a preservare la sua facoltà esposta ad arbitrij, ricorrono alle Vostre Autorità e giustizia destinatti a proteggere gl’incapaci di governare se medesimi, onde previa la rilevazione dei fatti esposti né seguenti capitoli vengono essi Fratelli destinati Tutori, e Curatori alla custodia, e cura della Persona di detto loro Fratello e all’aministrazione delle sue rendite pronti di sottostare a tutti gl’obblighi, ed incombenze volute dalle leggi ». Vengono, a questo punto, prodotte le testimonianze di persone che affermano che da un anno Carlo e Maria Giugali Cerchiari hanno indotto Alvise Foscari (detto Pietro) a spostarsi, dalla Casa Tiepolo a San Fantin dove abitava, a Zelarino in un «casa dominicale di ragione Foscari ove essi si portarono ad abitare con lui ». « [ . . . ] Capitolo 4° Ch’esso cittadino Alvise Foscari più non agisce, né opera cos’alcuna senza dipendere ciecamente dalla volontà, ed arbitrio delli detti Giugali Cerchiari li quali gli danno ad intendere tutto ciò, che vogliono, usando anche molte volte con esso delle maniere, ed espressioni ingiuriose, ed imperanti. Capitolo 5° [ . . . ] lasciatogli mancare molte volte le cose più necessarie per il suo vito, e vestito. Capitolo 7° Ch’essi Giugali Cerchiari condussero il detto Cittadino Alvise Foscari primo in Casa del Cittadino Paolo Nicola suo- Capitolo IV . I Foscari nel polesine 157 cero di Carlo Cerchiari posta nella fondamenta alla madonna dell’Orto in Contrada S. Marcelian ove lo tengono custodito anco presentemente ». 23. (b 122, f 15) 1797 - Alvise Foscari 1° viene dichiarato incapace di intendere e volere. «Informazioni dell’Imbecillità N.H.E. Alvise Foscari I° [ . . . ] L’ora defunto in N.H. Alvise Foscari Primo q. Zuanne era fratello Primogenito del N.H. Monsignor Paolo Foscari Primicerio dell’Imp. Reg. Basilica di San Marco, ma da esso diviso come dagli altri Fratelli sino all’anno 1769 dopo la Morte del comun Padre. Sorsi sin dall’ora dalla Casa Paterna e seco portò ogni rendita a se stesso spettante. Consisteva questa in tre Primogeniture, nella Parte di Fideicommissi Familiari, e nella sua parte contingente del libero materno. Visse sempre celibe, ed una privatissima vita, pressoché imbecille, ovvero alla propria famiglia, e fu sempre attorniato da persone vantaggiose, e raggiratrici, che consumar gli fecero non solo ogni speciosa sua Rendita, ma alienato li fondi liberi lo aggravarono di moltiplici capitali passivi sebbene non fosse restato, che coi fondi condizionati. Giunse così vivendo alla Cieca (giacché in Repubblica non v’era modo d’impedirglielo, come si fa agli scialacquatori dove regna la Monarchia) sino all’età sua settuagenaria, quando nell’anno 1797 colpito da una malattia d’universale paralisi, che lo aveva ridotto affatto limpido, ed imbecille le persone di mal talento, o di stretta malizia, che lo detenevano, abusarono molto più della di Lui Persona, e Beni, giacché per fatalità facile sempre alla sottoscrizione d’ogni carta non ostante l’abituale sua malattia, gli era restata la possibilità di continuarlo a fare. In tal stato dell’infelice sopraggiungere l’Anarchia, ossia la Democrazia, nel qual tempo abusando della Legge, che aboliva la Primogenitura, e li Fideicommissi poterono li detentori dell’imbe- 158 La Contea di Gavello cille arricchirsi colla vendita dei Fondi Condizionati, e così pure formare dei vantaggiosi livelli qualora non hanno trovato compratori, ed hanno in tal modo manomesse le Primogeniture, ed il Fideicommisso, di cui era in possesso l’Imbecille. Tutto avrebbero alienato se avessero trovato gli Emptori, ma quello che non hanno potuto alienare l’hanno rovinato con li contratti li più lesivi, ed ingiusti. Così fecero di una grossa tenuta in ferrarese, con una più estesa nel Territorio d’Adria, così di una Possessione in quello di Rovigo, così di un’altra nel veronese e così finalmente di alcuni stabili in Venezia tanto di ragione d’una delle suddette Primogeniture, quanto di ragione del Fideicommesso della Famiglia Foscari [ . . . ] ». 24. (b 204, f 7, p. 2) 1797 - Infermità mentale di Alvise 1° e successione dei beni di primogenitura a Marta Foscari. Le terre dei Foscari a Gavello derivano dai «Signori Angelo Tommaso Contarini Conte del Zaffo e li Signori Giovanni e Galeazzo Gilioli di Ferrara ». Dacché l’ultimo primogenito della famiglia Foscari, di nome «Aloysius », fu interdetto con decreto del 30 agosto 1797 per infermità mentale, i beni passarono al fratello, Monsignor Paolo (Polo) «Presule e Canonico Ecclesiae Patriarcalis Venetiarum », defunto questi, l’erede divenne Marta Foscari, figlia del fratello Alvise 4° detto Marco e di Andrianna Bollani. 25. (b 177, f 9) 1802 - I Foscari vendono i beni di Serravalle. Il Monsignor Polo Foscari (Alvise 5°) il 26 maggio 1802 vende i terreni situati a Serravalle ai fratelli Benozzi di Codigoro. Il contratto di vendita ha impresso l’emblema della Repubblica francese con il berretto frigio e la dicitura «libertà e uguaglianza ». L’atto è inserito in un’istanza dell’11 luglio 1810 fatta da Marta Foscari figlia di Alvise 4°, nel quale si specifica, tra l’altro, che la giovane nobildonna è domiciliata, a quella data, in Contrada San Simeon Piccolo al n. 790. Capitolo IV . I Foscari nel polesine 159 1789. Mappa con dettagliati rilievi di alcune proprietà dei Foscari situate nel ferrarese e adiacenti al fiume Po. Nello stesso documento si vende anche il Palazzo dominicale di Serravalle per «scudi 9790 – venete lire 97.900 che sono lire d’Italia £ 49.993:37:5 ». 26. (b 201, f 14) 1809 - Elenco dei terreni in proprietà al «N.H. Polo Foscari Primicerio di S. Marco in territorio d’Adria [ . . . ] n° 42 terreno ortivo e Palazzo per totale campi 5:3:16 » e, in fondo al fascicolo, alcune possessioni alienabili con il loro valore: «Possessionella campi 139 Casazza campi 366 Rompiatti « 292 Bramonta « 47 Val di laghi « 768 quarte— tavole 67 –––—— « 57 « 2 « 29 « 2 « 21 « 11 « 633 prezzo ducati « « « « 13.230 11.620 8.560 1.390 18.880 ». 160 La Contea di Gavello Stima delle terre del Dragonzo e delle «fabbriche »: « Osteria in via di Gavello e sue adiacenze ducati 960 Casa dell’ortolano « 160 Casa colonica, fienile, e adiacenze alla Possessionella « 1050 Casa in campagna con casette, e Fienile novo nella Prateria di Rompiatti « 1800 Palazzo e sue Adiacenze fondo in detto Recinto campi 5 quarte 8 tavole 16 « 1000 Fabbricato in tutto « 2460 ». In tutto Polo Foscari possiede campi 1.822, quarte 8, tavole 43, per una stima complessiva di ducati 65.700. «Questo è il ristretto del valore di dette tenute, e Fabbriche, delle quali si tratta per effettivo Contante in tante buone valute, pagabili allo stipulare dell’Instrumento, e sono lire piccole venete 407.340 ». 27. (b 115, f 1) 1813 - 30 gennaio. Marta Foscari affitta alcune stanze del Palazzo di Gavello. « [ . . . ] La proprietaria Marta Foscari dà l’uso alli Signori Luigi Crucini ed Emilio Durazzo di tre possessioni in Gavello, è ridotto però l’offittio a sole Italiane Lire seimila trecento, condividendo la sudetta Sig. Proprietaria di dar l’uso alli suddetti affittuali del Granaro del Palazzo in Gavello, non che due Camere buone per usi, ed una cucina, ed il bisogno per un Gastaldo con la piccola stalla e Fenile di sopra, e l’uso occorrente della Caneva [ . . . ] ». L’atto è sottoscritto da Pietro Gradenigo, marito di Marta Foscari, e suo procuratore. 28. (b 92, f3) 1820-1833 - Decime a Marta Foscari a Gavello e Crespino. Carte, dal 1820 al 1833, della famiglia Rinaldi di Bologna rappre- Capitolo IV . I Foscari nel polesine 161 sentante dell’Abbazia di Gavello che vanta «laudemi » (gravami su chi riceve l’investitura di decime e terre) sulle proprietà di Marta Foscari in Serravalle una volta beni dell’Abbazia stessa. Si stabilisce così che la quarta parte della quota decimata dei beni in Gavello e Crespino deve essere corrisposta ai signori Rinaldi, giusta l’investitura del 4 marzo 1829. Quindi il 31 gennaio 1860 si redige un registro con i terreni dei vari contadini soggetti a decime da parte di Marta Foscari in Gradenigo. 29. (b 122, f 15) 1855 - Carte di Federico Gradenigo, figlio di Marta Foscari in Gradenigo. d) Temi vari 30. (b 132, f 23) 1475 - Pergamena con bolla papale per beni dei Foscari a Zelarino. 31. (b 177, f 14) 1529 - Lettera indirizzata al «Serenissimo Principe » in cui si sostiene che i nobili possessori di beni nello Stato Pontificio debbano essere esentati in base agli accordi stipulati con la pace di Bologna tra Papato e Venezia. Il documento nomina solo due famiglie che hanno beni nel ferrarese: i Querini e i Foscari. «L’universale Privilegio pure che tutela cadauno nostro veneto suddito possessore dè Beni nelo Stato Ferrarese deriva dalle autentiche Conventioni fatte in occasione della Pace Generale di Bologna seguita nell’anno 1529 in cui intervennero con Vostra Serenità, il Sommo Pontefice, et il duca di Ferrara di quel tempo ». La lettera continua raccomandando un intervento presso l’Ambasciata di Roma. In altre pagine si parla di trattati del 1484 e ancora del trattato di pace del 1529. Agli estensori della lettera per- 162 La Contea di Gavello mane tuttavia il dubbio se i «Privilegi » a suo tempo concessi fossero da intendersi in perpetuo o per il tempo limitato previsto da questi trattati. 32. (b 13, f 8) 1676 - 22 febbraio. Dichiarazione di Zuanne Gilioli di esser debitore a Foscari di ducati 180 che promette di restituire entro cinque anni. 33. (b 115, f 4, p. 11) 1677 - 30 gennaio. Pietro Foscari «Ecc.mo Senatore della Repubblica » chiede al Cardinale Marescoli Legato di Ferrara di emettere un editto severo contro le persone che danneggiano le sue proprietà «poste nel distretto sotto Ariano in Serravalle ». A p. 12 in un’altra lettera «Venezia 30 Gennaio 1677 », il Foscari chiede lo «Jus di riscuotere X.ma » come lo ebbero prima di lui i Contarini che lo avevano ricevuto dai Gilioli «obligandosi a corrispondere pontualmente quanto Pagava il Cavalier Contarini ». 34. (b 115, f 4, p. 8) 1699 - 10 luglio. Il Gastaldo delle terre dei Foscari a Serravalle deve sottostare agli ordini del fattore Giulianati di Gavello «non avendo alcuna libertà né di comprar afittar o far altra cosa che fosse di ragione dell’Ecc.mo Padrone ». 35. (b 31, f 9, p. 72) 1703 - Inventario (con un quadro del Bellini) di Lucrezia Priuli Contarini moglie in secondo voto di Zorzi Foscari (contratto di nozze del 28 febbraio 1678) morta il 15 ottobre 1703. Lucrezia nel precedente matrimonio aveva avuto un figlio, Pietro Contarini. «Lascio al S. Conte Lodovico Vidiman mio Genero quel quadro che mi ha lasciato il Signor Procurator mio Padre sul suo testa- Capitolo IV . I Foscari nel polesine 163 mento di mano del Zambellini con Immagini divote cioè la Madonna, il Bambino Gesù, S. Giuseppe, e S. Giovanni, con soazza nera con filetto d’oro pregandolo di accettar il poco per il molto che li devo ». 36. (b 138, f 9) 1710-1751 - «Licenze d’armi» ai Foscari di vari Cardinali Legati di Ferrara rilasciate in diverse epoche. 37. (b 91 bis, f 11) 1726 - I Foscari rivendicano i privilegi appellandosi agli accordi stipulati nel 1529 tra il Papato e Venezia. «Ill.mi Ecc.mi Signori Sopra Provveditori, e Provveditori alle Biave. In vigore del concordato tra la Santa Sede Apostolica, e questa serenissima Repubblica l’Anno 1529 li N.N.H.H., et altri sudditi, che possedono Beni nello Statto Pontifficio hanno il privileggio dell’estrazione de Formenti, e Biave tra li Privileggiati essisteva descritto il nome del fù N.H.E. Tomaso Contarini K.r Conte del Zaffo, e godeva l’immunità dell’estrazione per li prodotti de Beni da lui possessi derivanti dallo Statto di Ferrara loco detto la Papozze, consistente per stara 400 Formento, e stara 200 minuti, come apparisse dà registro in questo Ecc.mo Magistrato esistente ». I Foscari sostengono che Andrianna Dolfin ha trasmesso loro anche questo privilegio, di cui, però, non hanno mai beneficiato. Bisogna pertanto verificare se esiste «il di lui nome [il nome di Zorzi Foscari] nel registro dei privileggiati d’estraer Formenti e Biade dà statti esteri; retraer da quello del fu N.H.E. Angelo Contarini Kavalier Conte del Zaffo, et E. Tomaso Contarini suo nepote per poter goder la grazia anuale dell’estrazion di stara 400 Formento e stara 200 Minuti, come godeva il sudetto suo tutore ». Il 20 luglio 1726 il Magistrato accetta la richiesta dei Foscari e depenna Anzolo Contarini e suo nipote come privilegiati e li sostituisce con i Foscari. 164 La Contea di Gavello 38. (b 115, f 14, p. 71 e p. 90) 1727 - 10 dicembre. Editto del Cardinal Ruffo per tutelare i beni di Giorgio e Pietro Foscari a Serravalle. 39. (b 126, f 17) 1734 - Spese per salariati alle dipendenze dei Foscari, con varie informazioni. «Nota degli Aggravij annuali sopra beni della Fraterna Ecc.mi Foscari corsi dall’Anno 1716 sin al 1734 23 Agosto fu diretta dal fù E Zorzi Foscari, ora separati essi Beni per parte al N.H.E. Pietro Foscari primogenito per la primogenitura istituita dal fù E. Pietro Foscari il V° [V° = vecchio: n.d.A.] con di Lui testamento, e codicillo, pubblicato 1716 e li restanti corrono ancor in Fraterna ». Aggravi di Pietro Foscari per Gavello 1734 [...] L’Agente per 1734 à 29 settembre deve avere Vino in grappa m 5 a lire 20 al m Formento stari 24 a £ 16 al staro Formenton stari 12 a £ 9 al Staro Mellega stari 4 a £ 5 al staro In Contadi ducati 80 £ 100 £ 384 £ 108 £ 20 £ 496 –—––—— 1108 Il Gastaldo in Gavello à 29 settembre 1735 deve avere Vino in grappa m 1:6 £ 30 Formento stari 2 £ 32 Formenton stari 7 £ 63 Fava s tari 1 £ 9 Legumi quarte 2 £ 1:10 In Contadi £ 62 –––——— £ 197:10 Il Gastaldo in Adria à 29 sett. 1739 deve avere Formenton stari 1 soma £ 9 –––——— £ 1314:10 Capitolo IV . I Foscari nel polesine Il Cavallaro à 29 sett. 1735 deve avere Vino in grappa m3 Formento stari 10 Formentello stari 6 Formenton tari 6 Favas tari 3 Mellega stari 6 Legumi stari 1 Sale quarte 4 Oglio m 14 Un Zoccaro e fascine 100 £ 12 In Contadi per il Vestito e suo Casale a£9 Il Boaro della Mercanta a 29 sett. 1735 deve avere Vino in Grappa m 1:6 Fromento stari 4 Formentello stari 11/2 Formenton stari 6 Fava stari 11/2 Mellega stari 3 Legumi stari 1 Oglio e sale In Contadi Creditor per l’adietro Il Boaro della Possessionella à 29 sett. 1735 per due Boarie = Credito per l’adietro £ 881 – 165 £ £ £ £ £ £ £ £ £ 60 160 54 54 27 30 9 6 14 £ 188 –––——— £ 614 £ 30 £ 64 £ 13:10 £ 54 £ 13:10 £ 15 £ 3 £ 4:10 £ 65 –––——— £ 262:10 £ 252:19 £ 545 Il Casaro per due spese di Vacche à 29 sett. 1735 deve avere Vino in grappa m2 £ 40 Formento stari 4 £ 64 Formentello stari 2 £ 18 Formenton stari 5:1 £ 48 Mellega stari 1:1 £ 6:15 166 Legumi Oglio Contadi La Contea di Gavello quarte 3 m2 Il Carrociero à 30 novembre 1735 deve avere Formento quarte 5 al mese sono stare 5 Vino in grappaM 1:6 Un zoccaro e fascine 200 Contadi £ 27 al mese sono Il Cavalcante à 29 sett. 1735 deve avere Vino in grappa M1 Formento stari 1 Formenton stari 9 Legumi quarte 2 Sale quarte 1 oglio m 2 Scarpe paia 1 Fascine 100 Contadi à £ 12 al mese Il sediante à 29 sett. 1735 deve avere Per vino e grano come il Cavalcante Contadi solo Il stalliere à 29 sett. 1735 deve avere Vino in grappa M1 Formento tari 4 Formenton stari 4 Mellega stari 1 Legumi uarte 3 Sale quarte 1 oglio m 4 Un Zoccaro e fascine 200 Contadi per sallario e vestito £ 2:5 £ 12 £ 133:7 –––——— £ 324:7 £ 80 £ 30 £ 17 £ 324 ––––——– £ 451 £ 20 £ 16 £ 81 £ 1:10 £ 3:10 £ 10 £ 144 ––––——– £ 276 £ 132 £ 62 –––——— lire 194 £ 20 £ 64 £ 36 £ 5 £ 2:5 £ 5:10 £ 17 £ 159 –––——— £ 308 Capitolo IV . I Foscari nel polesine Il Carrettiere per annuo sallario deve avere Vino in grappa M 1:6 Formento Stari 1 Formenton Stari 9 Legumi quarte 2 Sale quarte 1 Scarpe para 1 fascine 100 Contadi Il marescalco per ferro solo i due stalloni annualmente Il Zapador del Venetian à 29 sett. 1735 deve avere Vino in grappa M —:6 Formenton stari 4 167 £ 30 £ 16 £ 81 £ 1:10 £ 1:10 £ 10 £ 72 –––——— £ 212 £ 62 £ 10 £ 36 –––——— £ 46 ». Seguono le spese per i salariati di Serravalle (tra i quali il Boaro che percepisce £ 521 e l’Agente che percepisce £ 368), per le tenute di Zelarino, e per le possessioni nel Trevigiano e, infine, per le funzioni religiose in memoria di Andrianna Dolfin. « – Spese alle tre Chiese (26 sett. 1734) S. Simeon Piccolo Padri Capuccini e Tollentini per officiatura della mansoneria della fù N.D. Andrianna Dolfin Foscari lire 868:10 all’anno a rate di 4 di mesi tre l’uno, portando le fedi dell’officiatura per Marzo £ 216 per Giugno £ 216 per Settembre £ 216 per Dicembre £ 220:10 ———— £ 868:10 «Al .?. dà Roma Agostino Tartagliano sua vita durante per legato lasciato dal fu Monsignor Francesco Foscari 8, e con firmata 8. Il Personaggio in questione è sicuramente Alvise 4° (1666-1723) che ricoprì la carica di «Auditor di Rotta » in Roma. 168 La Contea di Gavello da E. Zorzi Foscari di scudi due al mese si paga di mesi tre in mesi tre anticipati con lettera di cambio £ 66 ». Sotto la voce «Aggravi di Pietro Foscari » si specifica: «All’eredità de E. Zorzi Foscari com’erede del fù Francesco Foscari fu Auditor di Rotta ». «– Agosto: Giorgio Foscari figlio naturale del fu Zorzi Foscari scudi 175 ogni 6 mesi. [...] – Dicembre Ricevuti lire 248 (ducati 40) Da messer Alvise Pisani Procurator per livello sopra il Palazzo de Cismati [...] – Febraro al N.H. Tomà Mocenigo Soranzo per affitto del Jus della Pesca sopra vale di Gavello per li titoli di Cà Badoero sopra Fondi Foscari per anno uno come in scrittura del febbraio 1735 ducati 10 lire 62 ». La successione dei beni agli eredi primogeniti si interrompe quando il primogenito Gerolamo Foscari muore nel 1716, lo stesso anno del padre Pietro Foscari. A questo punto il patrimonio della famiglia confluisce nella «Fraterna » amministrata dal terzogenito Alvise 3°, detto Zorzi (in quanto Alvise 2° era deceduto nel 1711). Solo il 23 Agosto 1734 i beni di primogenitura vengono destinati al legittimo erede, cioè Alvise 1°, detto Pietro (16731761), figlio di Gerolamo. Alvise 1°, però, ebbe soltanto una figlia femmina (oltre a un maschio morto prematuramente); perciò, i beni passano ai figli di Alvise 6°, detto Zuanne (1685-1767) ed ancora una volta, con i figli di questi, l’asse ereditario non segue la linea di primogenitura, poiché il quartogenito Marco Foscari è l’unico ad avere una figlia, Marta Foscari, alla quale vengono trasmessi in eredità tutti i beni di primogenitura. Marta Foscari fu dunque l’ultima discendente di questo ramo della famiglia. Capitolo IV . I Foscari nel polesine 169 40. (b 88, f 3, p. 15) 1736 - Supplica dei Canonici di Adria indirizzata ai Foscari per decime e altri gravami non ricevuti. I canonici e Capitolo della Cattedrale di Adria si lamentano di non riuscire a riscuotere dei livelli nella località Cartirago per «impedimento posto da Casa Foscari [ . . . ] privi inoltre di gran parte delle decime nelle Papozze territorio Ferrarese obbligate alla contribuzione per le Truppe tedesche [ . . . ] se si compiacerà [il Foscari] come Padre amoroso prendere Lume dalle carte ben rileverà essere una tal Valle da duecento e più anni divisa per metà, una metà alla Casa Gilioli ossia Zilioli nelle quali ragioni è subentrata l’Ecc.ma sua Casa l’altra metà à Moscheni da questi a Signori Bocchi da uno de quali è stata detta metà di valle assogetata al Fideicomisso, e questa metà stessa è poi passata nei Signori Grotti in virtù d’esborso di ducati 400 [ . . . ]. Adria 16 Aprile 1736 ». 41. (b 115, f 11, p. 11) 1760 - 17 giugno. Investitura ai Foscari fatta dal Vescovo di Adria, Francesco Mora « nel Palazzo Episcopale dalla parte del Castello in Adria » invocando investiture del 2 gennaio 1704 per ragion di livello perpetuo da rinnovarsi di 29 anni in 29 anni dando e pagando per qualunque Innovazione soldi 29 Marchesani: con un Anello d’oro che teneva in sue mani [formula d’uso delle investiture] ha investito ed investe il Nob. Sig. Piero Giulianati qui presente tal Investitura accetta per nome, e come Procuratore del N.H.E. Piero Foscari fu del q. Gerolamo, et Eredi suoi [ . . . ] Investitura di giuspatronato delle decime, e ragioni di decimare di tutti li Beni soggetti alla Mensa Episcopale, salve le possessioni Badoer [ . . . ] ». 42. (b 46, f 10, p. 1) 1760 - Pietro Foscari, nonagenario, Senatore. Si tratta sicuramente di Alvise 1° (1673-1761). 170 La Contea di Gavello 43. (b 132, f 5) 1769 - Beni e rendite della Fraterna Foscari. «1769 - 31 dicembre Beni e rendite che in oggi possiedono in Fraterna li N.N.H.H. Signori Alvise primo, E. Alvise 2° detto Piero, E. Alvise 3° detto Zorzi, E. Alvise 4° detto Marco e Monsignor Alvise 5° detto Polo canonico di Padova tutti fratelli Foscari fu di E. Alvise 6° detto Zuanne, tanto in Veneto che fuori. Beni a San Simeon Appostolo e S. Simeon Profeta a Martelago, Pesegia, Gaio, Croce di Piave Isola di Zenson, in Villa di Torre sotto Padova, S. Eufemia e Sant’Angelo di Sala, Polesine [ . . . ] ». Seguono gli aggravi relativi a questi beni. «Asse de Beni e rendite Matterni che in oggi possedono li N.N.H.H. E. Alvise primo, E. Alvise 2°, detto Piero, E. Alvise 3° detto Zorzi, E. Alvise 4° detto Marco, e Monsignor Alvise 5° detto Polo canoni- 1684. Appezzamenti di Pietro Foscari situati nella Val di Quarto nel territorio di Gavello. Capitolo IV . I Foscari nel polesine 171 co di Padova tutti fratelli Foscari [ . . . ] in Venezia, Murano, Gambarare, S. Eufemia e Sant’Angelo di Sala 1769 Beni di Primogenitura, posessi in’oggi dal N.H. q. Alvise Foscari primo fù di S.r Alvise 6° detto Zuane: Sempre a S. Simeon Profeta, a S Simeon Appostolo, S. Barnaba, S. Sofia, Zelarino, Crose di Piave, Vedelago, Padova, in Polesine a Gavello, Castagnaro, Pontecchio, Adria, Seravale, Masanzatica, Pomposa, Venezia [ . . . ] ». Le somma di tutte le rendite di queste terre ammonta a ducati 4.613 annui (compresi gli interessi annui di ducati 982:20 derivanti dal capitale di ducati 24.000, messo a fruttare in «Cecca » al tre per cento da Zorzi Foscari). Da queste rendite bisogna detrarre «gli aggravij » per un totale di ducati 544 e soldi 9. L’estensione dei terreni a Zelarino è di 18 campi, a Croce di Piave di 85 campi, a Vedelago di 12 campi. Queste ultime tre possessioni erano beni che provenivano per testamento del 10 Giugno 1609 dalla nobildonna Marietta Foscari fu di Filippo e vedova di Augustin Venier «dè quali istituì una Primogenitura come in detto Testamento ». « A Padova Luoco Dominicale nell’Arena con tutte le Fabbriche anesse, Chiesa, cortile, orto ò sia Brolo, e Ius Patronato, come pure li Mobili giusto gl’Inventarij [ . . . ]. Tutti li sopra descritti Beni in Padova, e capitale sono pervenuti per testamento del N.H.E. Piero Foscari fù di 3 Marzo 1581 28 novembre: atti di Giulio Zilioli nodaro Ducale; con il quale testamento istituì una Primogenitura [ . . . ]. In Polesine Gavello Campi 2077: –: 7 con luoco Dominicale, Corte, Brolo, casa da ortolan, e cason [ . . . ] in stabile contiguo con Jus d’ostaria, Beccaria, e Pistoria affittato alli Fratelli Seccà Campi 5:3:16 Più Dragonzo 223:2:42 + Livelli alla Lama + campi 16:3 più livelli a Selva Veneziana [ . . . ] + Prà in Selva Ferrarese campi 45:1 con casa da Casaro, Fenilli, e Terra Arrativa campi 3 [ . . . ] + luoco di Cismati livellato, con Fabriche, Jus di Pescare, e Trar di schioppo campi 5:11:46. 172 La Contea di Gavello Castagnaro campi 199, Pontecchio, campi 56 [ . . . ] Adria casa in San Nicola afitata al revrendo Signor Don Bellin Prosdocimo. Seravale campi 202 Masanzatica campi 70 Pomposa campi 49:10 In Venezia Pro dipendente da Capitale de ducati 26689 s 8 conditionato, esistente in Cecca alle 3 per cento, capitale vecchio. Tutti li antedetti Beni di polesine, e Ferrarese sono pervenuti per Dotte della q. N.D. Andrianna Dolfin nel fù N.H.E. Pietro Foscari fù di E. Gerolamo suo marito, e da esso N.H., con suo testamento 1710, 6 ott., e susseguente codicillo 1716, 22 Agosto constituiti in Primogenitura ». 44. (b 107, f 10) 1761 - Permesso ai Foscari rilasciato nel 1761 dal Cardinale Legato di Ferrara di portare spada, lanterna, ecc. . Salvacondotto del 1763 rilasciato a Giovanni Foscari Conte di Gavello e Serravalle con timbro bollato e disegno a stampa. 45. (b 92, f 8) 1773 - Non si pagano le decime ai Foscari. 46. (b 90, fz Gavello, f 14) 1777 - Proclama dello Stato veneziano contro chi perpetra vandalismi nelle terre dei Foscari. 47. (b 148, f 18) 1791 - Danni per la rotta del Po. «Adi 10 dicembre 1791 Rovigo Il signor Biagio Biasion di Venezia come procuratore di Alvise Capitolo IV . I Foscari nel polesine 173 Foscari I° figlio di Alvise 6° » afferma «che tutti i beni di Foscari I° a Gavello furono allagati » e deve perciò valutare i danni subiti dai fittavoli dei Foscari, i Signori Moretti. L’impeto delle acque ha distrutto due edifici di servizio agricolo ed è «temibile che gravissimi danni abbiano risentito le altre fabriche ». Perciò il Procuratore viene incaricato di esaminare uno a uno tutti i fabbricati. A dicembre le terre erano ancora allagate e risultava, quindi, impossibile effettuare le perizie; si parla di «danni alle semine, ai fieni, ai Pascoli ed alla Canna » delle valli. «Nel Palazzo dominicale occorre rimettere un muro sopra la strada, ristaurare le Porte, e Balconi, fare tre Portoni Grandi, ed uno piccolo agli ingressi della corte occorrono li seguenti materiali e fatture Calzina mastelli 6 £ 12 Tolle de Arese n° 40 £ 200 dette di Pezzo n° 60 £ 120 Chiodi ed altre Feramenta in sorte £ 240 Fattura da mandar a marangon £ 274 Totale £ 846 ». Poi si passa alle spese e ai materiali occorrenti per il restauro della «casa dell’ortolan vicino alla chiesa, periclitante, cadente», anche gli edifici ad uso di osteria necessitano di urgenti lavori «occorre rimeter alcuni pezzi di muri cascati dall’impeto delle acque, far diversi scuri, e restaurar alcune porte, far un aremanato sopra la porta del forno, che è cadente, anche a Grippie della Stalla», infine, alla «casa del casaro occorre rifar i muri perché al suo piede erano stati corosi [ . . . ]. Al fenile di Gavello occorre di restaurar li Pilastri, Barbacani, e muro corosi dall’acqua ridotti logori, e cadenti e il coperto dalla parte della Tramontana, che si ritrova cadente, ed insomma occorrono li seguenti 1644 lire [ . . . ] ». Seguono ancora dei preventivi per lavori effettuati in altri fabbricati. 174 La Contea di Gavello 48. (b 115, f 11, p. 56) fine secolo XVIII - Alcuni discendenti dei Contarini vantano un risarcimento dai Foscari. 49. (b 2 bis, f 5) s.d. - Salvacondotto del Cardinal Ruffo Legato di Ferrara per Pietro Foscari e per otto persone a lui fedeli. Capitolo V PIETRO FOSCARI La copiosa documentazione relativa a Pietro Foscari ci consente di indagare i molti risvolti della sua vita privata e dell’ambito familiare in cui egli si muove. Un piccolo ma prezioso fascicolo ci permette anche di conoscere il retroterra culturale dei giovani aristocratici del tempo. Esso raccoglie documenti relativi al fratello di Pietro Foscari, Alvise 4°, detto Francesco, convittore presso il Collegio Clementino di Roma, uno dei più prestigiosi istituti del tempo.1 Il fascicolo conserva, oltre alle spese per la retta e l’inventario del corredo del collegiale con l’immancabile divisa, anche l’elenco dei libri che erano alla base della sua educazione (doc. 3). L’ambiente familiare di Pietro Foscari non fu comunque dei più sereni, contrassegnato com’era da un difficile rapporto con i figli per vicende più o meno rilevanti che non mancarono di creare disagi e amarezze. 1. Non è stato facile individuare e circoscrivere tutta la documentazione relativa a questo personaggio, innanzitutto, a causa del vezzo, in uso a partire dalla metà del Seicento, di chiamare con il nome Alvise tutti i discendenti maschi della famiglia Foscari, cosa che ingenera non poca confusione (anche se il nome è seguito da un numero ordinario); in secondo luogo, per il fatto che di questo giovane patrizio non si trova traccia nel Barbaro (op. cit.). Fortunatamente il Litta (op. cit.) fa piena luce sul personaggio e lo indica negli alberi genealogici dei Foscari come fratello di Pietro Foscari e «convittore al Collegio Clementino di Roma », come in effetti appare sull’intestazione del fascicolo dell’A.G. contenente l’inventario. 176 La Contea di Gavello Una questione venne a maturare, per esempio, nei confronti della nuora, Pisana Moro, sposata con il figlio primogenito Alvise 1°, detto Girolamo, a causa della mancata consegna da parte della famiglia Moro di una collana di perle, il cui valore doveva completare l’ammontare complessivo della sua dote (docc. 4, 6). Un altro problema si presenta a Pietro Foscari a causa di un figlio, Alvise, «di trent’anni in circa e dal pelo rosso », che rimase coinvolto nell’uccisione di un amico, tal Negri Lorenzo (docc. 14, 15). I documenti rivelano che la giustizia volle mostrarsi particolarmente severa con lui, benché fosse riconosciuto che l’omicidio era stato involontario. Una conflittualità specifica, però, si accese con il secondogenito, Alvise 2°, detto Alvise. Quest’ultimo asserì che il padre non voleva corrispondergli una quota di eredità lasciatagli in suo favore dalla madre Orsetta Bragadin. Inizialmente si rivolse al padre con missive dal tono supplichevole, nel tentativo di ricevere quanto gli spettava. Ma l’atteggiamento del padre lo indusse a portare la questione nelle aule di un tribunale, dove le sue istanze furono in un primo momento rigettate e, successivamente, accolte. La giustizia, alla fine, ingiunse a Pietro Foscari di passare gli alimenti ad Alvise. Il nobiluomo, però, pur rivolgendosi in una sua scrittura con parole di grande affetto verso il figlio, subordinò la concessione di quanto stabilito dal giudice a una clausola nella quale si imponeva al figlio la restituzione di alcuni mobili che questi avrebbe sottratto dal Palazzo di San Simeon senza la sua autorizzazione (doc. 10). Non basta: una azione legale fu intentata alla moglie, Andrianna Dolfin, da congiunti del suo primo marito. Quest’ultima, come sappiamo, si era sposata in prime nozze con Tommaso Contarini e da questi aveva avuto in eredità tutti i suoi averi. La cognata, Marietta Contarini, imputava però ad Andrianna Dolfin la colpa di aver incamerato anche beni a lei spettanti, in quanto beni dotali della madre, Chiara Duodo. Per la precisione, rivendicava la possessione denominata «Rompiatti », posta nel territorio di Gavello. La stessa Andrianna Dolfin già nel contratto di nozze con Pietro Foscari, paventando il rischio che la cognata prima o poi Capitolo V . Pietro Foscari 177 avrebbe sollevato tale questione, provvide a tutelarsi contro tale evenienza (doc. 79 in app. cap. III). Le due nobildonne comunque – «ognuna per ragioni diverse » – avevano inviato entrambe una perorazione al «Serenissimo Principe » per ottenere la concessione di istituire una fiera a Gavello, nell’intendimento di incrementare le entrate per i loro cespiti immobiliari (doc. 38). Le tensioni vennero risolte con pragmatismo da Pietro Foscari, alla fin fine, «per evitare spese e lungaggini giudiziarie» come scrive egli stesso, ma anche perché le carte sembrano dare ragione a Marietta Contarini. Pietro Foscari dunque liquida la cognata con 6.000 ducati (doc. 5). (Al di là delle sue buone intenzioni, la vicenda non trova in tal modo una soluzione definitiva e la questione ritorna a galla, dopo oltre un secolo, alla fine del ’700, quando lontani eredi di Marietta Contarini avanzano su questo tema nuove rivendicazioni). È nell’ambito della documentazione relativa a questa controversia che è affiorata una lista di spese, dettagliatamente stilata, sostenute per eseguire quei sopralluoghi che dovevano consentire una esatta ricognizione di tutti i beni dei Contarini, a Gavello, a Serravalle nel ferrarese e a Castagnaro nel veronese (dove la famiglia aveva altri possedimenti, che non rientravano tuttavia nell’eredità ricevuta da Andrianna Dolfin), e per individuare i terreni di esclusiva proprietà della madre Chiara Duodo. Grazie a queste carte si viene a conoscere con precisione il tragitto che veniva percorso per giungere da Venezia a Gavello, Serravalle, Adria, Ferrara e il tempo necessario per ciascuna tappa. Esso passava per Mestre, Monselice, Padova, Rovigo, con quelle fermate intermedie necessarie per «far colazione, desinare, cenare », per il ristoro dei cavalli, per gli alloggiamenti, per traghettare i fiumi, ecc. (docc. 26-29). La questione del mercato (docc. 30-48) Per dar corso a un’amministrazione sufficientemente ordinata dei propri beni, Pietro Foscari si è trovato spesso nella necessità di 178 La Contea di Gavello chiarire situazioni confuse, e risolvere problemi legali che si trascinavano da tempo, rimettendosi alla giustizia ogni qual volta fosse necessaria una verifica della legittimità delle giurisdizioni territoriali e della validità di privilegi fondati su investiture di vecchia data. Anche in questo caso, le aspettative del nobiluomo trovarono riscontro solo in parte. I contrasti anziché diminuire avevano la tendenza a moltiplicarsi innescando una serie di denunce, delazioni, memoriali, esposti, convocazioni di testimoni. Esemplare in questo senso è la vicenda del mercato che si voleva istituire a Gavello e che però – ancora per un certo tempo – sarebbe rimasto a Lama. Lo sfondo di questa vicenda, che riempie voluminosi fascicoli dell’Archivio Gradenigo, è da ricercarsi negli interessi dei due signori delle «Ville » di Gavello e di Lama: Pietro Foscari e Lorenzo Minotto. Ambedue patrizi autorevoli che avevano ricoperto importanti incarichi politici: Foscari fu più volte senatore, e Lorenzo Minotto 2 ricoprì la carica di Podestà di Brescia e di Treviso, oltre all’incarico di Provveditore alla Sanità del Polesine svolto nel periodo cruciale della pestilenza del 1657 (doc. 33 in app. cap. II) . Ognuno di loro cercava di ottenere una concessione commerciale per organizzare un mercato nell’area prospiciente al proprio Palazzo e ai fabbricati a questo adiacenti, invocando antiche investiture e remoti privilegi. Il Minotto difendeva strenuamente il mercato settimanale che si svolgeva nella corte antistante la sua dimora e impegnava alcune botteghe entro le sue barchesse; il Foscari, dal canto suo, asseriva di essere in regola con gli esercizi commerciali insediati nelle adiacenze del suo Palazzo e inoltre voleva istituire un mercato nelle sue adiacenze, per valorizzare Gavello. Il contrasto iniziò quando Pietro Foscari dichiarò che il mercato di Lama si doveva ritenere abusivo e in quanto tale ledeva diritti derivanti da antiche investiture che erano passati nelle sue 2. Cfr. C. Freschot, La Nobiltà Veneta, Arnaldo Forni Editore, Bologna 1988, ristampa anastatica. Capitolo V . Pietro Foscari 179 mani al momento dell’acquisto dai Gilioli delle proprietà terriere.3 Partendo da questo assunto, il Foscari si adoperò tenacemente affinché le autorità preposte indagassero per accertare a quale titolo il Minotto tenesse il mercato a Lama. Stessa istanza sarebbe stata mossa, in seguito, da Lorenzo Minotto nei confronti del rivale. Per ambedue divenne indispensabile, quindi, ricercare documenti che dimostrassero il loro «ius di far osteria, beccaria, di passo, ecc. . . . ». Anche lo Stato poteva essere parte lesa in questa vicenda in quanto le attività commerciali erano legali se si praticavano in virtù di antichi privilegi o investiture, oppure in presenza di regolare licenza che solo lo Stato poteva rilasciare. In mancanza di questi requisiti, queste attività si dovevano considerare illecite e chi le gestiva poteva essere perseguito per legge, specialmente se si accertava che l’attività commerciale abusiva comportava anche l’evasione di imposte fiscali (come nel caso, per esempio, che venissero commerciate merci che erano soggette al monopolio di Stato). La contesa venne condotta senza esclusione di colpi con denunce, controdenunce, testimonianze, compresa anche una denuncia anonima. Pietro Foscari coinvolse anche il proprio fattore in tutta questa vicenda, e questi redasse un puntiglioso memoriale, con affermazioni che sfioravano la delazione. A suo dire il nobile Lorenzo Minotto avrebbe falsificato le prove attestanti i privilegi che erano la causa del contendere; sulla base di questi presupposti egli auspica che venga confermata la legittimità dei diritti di Pietro Foscari sulla base di quanto scritto in un «libretto da scarsella » che sarebbe appartenuto a Tommaso Contarini. Nello sfogliare le deposizioni delle numerose persone che di 3. Il Foscari contestava a Minotto anche la possibilità di erigere un oratorio in quanto andava a ledere la giurisdizione ecclesiastica che da tempi immemori la Chiesa di Gavello (e sopratutto il diritto di juspatronato dei Foscari) aveva su quel territorio (doc. 35 e docc. 49-53). L’oratorio che, comunque, fu costruito nel 1688, venne demolito negli anni ’40 del secolo scorso, in quanto pericolante. La famiglia Bulgarelli, che a quel tempo aveva in proprietà tutta la corte dominicale, nonostante le iterate suppliche rivolte al Vescovo di Adria per un urgente intervento di ristrutturazione, non riuscì ad impedire il crollo dell’immobile. 180 La Contea di Gavello volta in volta erano chiamate a testimoniare o per il Foscari o per il Minotto, trapelano alcune informazioni singolari. Veniamo a conoscenza, per esempio, che Pietro Foscari aveva insediato nel cortile del suo Palazzo una «pistoria »,4 cioè un forno, e un’osteria dove, a detta di alcuni testimoni, gli avventori potevano mangiare, bere e acquistare anche merci soggette al monopolio di Stato, quali tabacco, acquavite e polvere da sparo. Per quanto riguarda i testimoni a favore del nobile Minotto tutti erano concordi nel dire che il mercato di Lama «è antichissimo e di tempo immemorabile », addirittura dal secolo XVI; si viene a conoscenza dei prodotti e delle merci vendute in questo mercato e così pure della circostanza che i chioggiotti lo raggiungevano navigando lungo il fiume Castagnaro, ora Canalbianco, e scambiavano le loro merci, pesce e ortaggi, con pollame, frutta di stagione e pentole che rivendevano a Venezia. Agli albori del secolo XX la vicenda si risolse a favore di Gavello. 4. Dal Boerio (op. cit.) «Pistoria » = forno. Capitolo V . Pietro Foscari 181 APPENDICE DOCUMENTARIA a) Pietro Foscari 1. (b 91 bis, f 11) 1636 - 13 gennaio. Atto di battesimo di Alvise 3°, detto Giorgio, figlio di Gerolamo e Laura Nani, «nato il 29 dicembre ore 10 venendo il sabato ». 2. (b 126, f 16, p. 1) 1652 - Matrimonio di Pietro Foscari con Orsetta Bragadin. «L.D. 1652 adì 23 Genaro in Venetia Per il presente Publico Instromento, si dichiara come nel Nome della S.S.ma Tirnitta, Padre, figliolo, e Spirito santo, è stato concluso vero, è legitimo matrimonio tra l’Ill.mo, et Ecc.mo S.r Franc.co Pisani fù d’un altro Ecc.mo S.r Franc.co, intervenendo per nome dell’Ill.mo s.r Alvise Foscari primo detto Pietro fù dell’Ill.mo Signor Gerolamo dà una, et Ill.mo, et Ecc.mo Signor Giovanni Alvise Bragadin fù dell’Ecc.mo Signor Antonio intervenendo per nome dell’Ill.ma Signora Orsetta sua figlia dall’altra. Promette detto Ecc.mo Pisani, che detto Ill.mo Signor Alvise detto Pietro accetterà per sua legitima sposa, et Consorte l’Ill.ma Signora Orsetta sopradetta come comanda il Signor Iddio, è la Santa Madre Chiesa, et all’incontro promette detto Ecc.mo Signor Giovanni Alvise, che essa Ill.ma Signora Orsetta sua figliola accetera per suo legitimo sposo, è marito il sudetto Ill.mo Signor Alvise detto Pietro. Per Dotte veramente, è nome di dotte promette detto Ecc.mo Signor Giovanni Alvise, et insieme con lui anco l’Ill.ma Signora Angela Grimani sua Consorte di dare al detto Ill.mo sposo la qualità, e quantita di denaro, è robba come qui sotto cioè, Ducati Dusento all’Anno d’entrada in Cecca nelli depositi alli 5 per Cento. Item Ducatti ottanta due all’Anno d’entrada in Cecca nei Depositi alle sette. 182 La Contea di Gavello Item Ducatti 518 d’entrata annua, che si riscote nella forma infascrita cioè Dalli Camerlenghi di Comun buona valuta Ducati cento quaranta nove grossi sedici che di contante sono Dalla Comun di Vicenza per Dadia capitale ducati 874 correnti all’Anno d’entratta Dalla Comune di Feltre capitale ducati 1811 soldi 7 correnti entrata annua Dà Signor Almorò Grimani per Prò di Livello di Capitale francabile di ducati 768 valuta corrente Dalli Signori Andrea, e fratello Muti Capitale di ducati 600 Corrente prò all’Anno Dà Signor Giovanni da Ponte Capital di ducati 1000, entratta annua francabile Dalli Eredi del q. Signor Andrea Corner q. signor Gerolamo K.r Proc.r Capitale di ducati 660 pro Annui francabili Da Visinada in Capo d’Istria ducati 179 s 19 ducati 35 s 3 ducati 81 s 12 ducati 41 s 19 ducati 30 s —– ducati 60 s —– ducati 36 s 7 ducati 53 s 2 ——————— ducati 518 s —– Qual supradetta entrata di Ducati cinquecento e disidotto promette, anco l’Ill.ma Signora Angella sopradetta madre di essa Ill.ma sposa come di sua raggione Dotale, e Divisionale, et in Lei pervenutta per la ragione di Cà Grimani. Item Ducati quatrocento d’entrata all’Anno, doppo la morte di due Zie materne assignati la metta cioè ducati 200, secondo che andarono mancando ogni una d’esse Zie. La qual dotte così dacordo constituita accetta l’Ill.mo sposo, e Fratelli sopra tutti cadaun beni presenti e futturi, et in Caso di restitutione Che il Signor Iddio tenga lontana, promette restituire conforme le Leggi et consuetudini della Città Dichiarando, che tanto li Capitali di Cecca quanto la rendita perpetua, e quelle gli capiteranno di questa natura doppo la morte delle Due Zie sudette Debbano restar fondi Dottali, et pur li Capitali Francabili venendo l’ocassione di restitutione, debba sempre re- Capitolo V . Pietro Foscari 183 star sottoposta, et obbligata la facoltà del sudetto Ill.mo sposo e Fratelli, e per che l’asegnatione della renditta sudetta deve esser à comodo et incomodo del sposo, si promete in ogni caso anco la manutentione de Capitali dalla parte del Ecc.mo Signor Alvise Bragadin Padre, et Ill.ma Signora Angella Grimani madre della sposa. Io Giovani Alvise Bragadin affermo quanto di sopra Io Angela Grimani affermo quanto di sopra ». 3. (b 2, f 4 ed inventario senza numerazione) 1652 - Spese (con inventario) di Pietro Foscari per il fratello Alvise 4°, detto Francesco, convittore al Collegio Clementino di Roma. «1654 che per fatti pagamenti a Roma all’Ill.mo Francesco Foscari [ . . . ] ». Si tratta di una serie di pagamenti relativi alla retta del Collegio frequentato dal giovane patrizio a partire dall’anno 1652, consistenti in ducati 33:22 al trimestre, cioè mensilmente scudi 24 (sicuramente scudi romani di 10 paoli l’uno); alcuni dettagli rivelano che 3:8 scudi corrispondono a ducati 4:5 e 13:8 scudi a 16:18 ducati e 20 scudi a 24:17 ducati. A Roma i pagamenti vengono effettuati dal Signor Ottavio Acciaioli su ordine di Pietro Foscari. Dal documento si evince che Francesco Foscari è morto in giovane età «l’ultimo dicembre 1654 ». Dentro il fascicolo si trova un inventario del corredo del collegiale Francesco Foscari. «Inventario di Roba e speso di Francesco Foscari per andar in colegio Clementino in Roma. Adi Giugno 1652 Spese fatte per Francesco Foscari mio fratello per andar in Collegio Clementino in Roma ». Segue un elenco di stoffe e accessori acquistati per la divisa collegiale come «merli, cordelle, bottoni per far calzoni e soprabito, pano color oliva chiaro, botoni d’oro e argento, spironi, bottoni piccoli, cordoni, cordon grosso [ . . . ] manico cortello, piron e cucchiaino d’argento peso di once .?. lire 24:16 [ . . . ] Capello con Capeliera, paro guanti, capello da Campagna bianco, cordella e un 184 La Contea di Gavello cordon d’oro d’argento con galoni, un paro calze color di setta, una peteniera, peteni e scovette, capelo di tela incerada ». Un secondo inventario effettuato alla morte del giovane. «Nota delle Robbe lasciate dall’Ill.mo Signor Francesco Foscari che ha in Cielo. Un para de Calzoni e giuppone .?. berettina per Campagna nuova. Una petana (?), o ha pollachina 5 di velluto nero fodrata di taffettano turchino Catato nuovo. Una sottana con mantello da Prete di saia di milano, usati. Un mantello di panno usato Un vestito di panno usato Una zimarra di panno vecchia assai Una zimarra di scambelotto vecchia Una camisuola da sotto calzoni di rivesto rosso usati Un paro de Calzettoni di lana per stivali Un paro di Calzette di lana usate Tre para di lenzuoli usati otto camise usate sei sugamani Un paro di sotto calzoni di tela bianchi Sotto calzette para quattro vecchie fodrette da guanciale quattro Scarpini para dodici vecchi fazoletti cinque usati bene Collari tredici usati Manichetti para cinque Chocchiaio, forchetta, e Cortello d’Argento Una Coperta di seta per sopra letto usata Due coperte di lana usate Due materazzi usati Un .?. verde usato Due Cavaletti di ferro, et uno di legno per il letto con sue tavole usate 5. Nel Boerio (op. cit.) si trova la voce «Polacheta » che significa «veste corta da donna, Giubberello ». Capitolo V . Pietro Foscari 185 Una Scantia usata Una sedia di vachetta vecchia Un Cuscinetto da cavalcare vecchio Una valisetta vecchia Una Chitarra vecchia Un para di .?. Un Capello usato anzi vecchio Due para di Calzette vecchie di seta libri Epitteti, et Officina del Testore, vecchi Tre tomi dell’oration di Cicerone Tito Livio Prosodia Bononiensis S. Aurena poema eroico Frasi poetiche due tomi Dittionario Ciceroniano Cattechismus Cattolicus Tragedie dell’Accademico nascosto Ditionario Arcadia del Sanazaro La poverta Contenuta del Causino Il Bidermani Virgilio Epistole familiari di Cicerone De offitiis dell’istesso Giustino Historico Quinto Curtio Offitio della Settimana Santa Offitio della Madonna Tre libri di Carta per le sue espositioni Un Capello usato, che con l’altro già nottato sono due Il Collegio deve restituire indietro li denari di mezzomese che sono scudi 4, restano anco sodisfatti di quel mese che non ha pagato l’Ill.mo Signor Antonio Priuli, quali parimenti ha venduti li suoi habiti da Campagna con quali venne da Venezia, mai è stato possibile trovarli per quelli ha diligenza fatta, havendo sempre 186 La Contea di Gavello dato ad intendere d’haverli lasciati al Signor Coadiutore, quale dice risolutamente di non haverli havuti. La mancanza di questi habbiti cagionò una estrema melanconia al povero Signor Francesco di modo tale che anche poco avanti che morisse li ricordò». 4. (b 126, f 16) 1672 - Contratto di nozze tra Girolamo, figlio di Pietro, e Pisana Moro, con questione per dote. «In Venetia Laus Deo 1672 Adi 2 maggio Col Nome della Ill.ma trinità, Padre, Figliolo e spirito santo. Contrato di Nozze praticato, e concluso per l’Ill.mo et Ecc.mo Signor Paulo Lion et Ill.mo et Ecc.mo Signor Girolamo Gradenigo fù del Ecc.mo Signor Daniel tra le parti infrascritte, per il qualle l’Ill.ma Signora Emilia Lion Morro Comissaria dell’Ill.mo Signor Polo Antonio promette che l’Ill.ma Signora Pisana Morro sua Figiola, pilgiara, et eccettara per suo legitimo sposo e marito l’Ill.mo Signor Gerolamo Foscari figiolo del Ill.mo et Ecc.mo Signor Pietro promette, che esso Ill.mo Signor Gerolamo Pilgiara et accettarà la detta Ill.ma Signora Pisana per sua Legittima sposa e Consorte come Comanda il Signor Iddio e Santa Madre Chiesa. Per Dotte veramente, e nome di Dotte della detta Ill.ma sposa detta Ill.ma Signora Emilia promette Ducati quaranta Due milla, è cinque cento da lire 6:4 per Ducato monetta Corrente in questo modo; ciò a Ducati disidottomille in Danari Contanti al Dar della manno val ducati 18000 Item Ducati due mille cioè un filo di Perle per quello sara stimato et il resto in tanti mobili per uso della sposa in tutto alla suma predetta di ducati 2000 Item Ducatti doimille cinquecento nei Depositi della Cecca in ragione di tre per Cento ducati 2500 Item Ducati Vintimille e Ducatti mille e settecento all’Anno sino alla predetta suma Di Ducatti Vintimilla ducati 20000 Capitolo V . Pietro Foscari 187 che unitto La suma predetta rilevanno Ducatti quaranta Due milla e Cinque Cento, che è l’intiera Dotte, come sopra promessa quella e per la suma che si sara ricevutta dalli Ecc.mi Signor Pietro Padre, et Ill.mo Signor Gerolamo sposo pilgianno acettano, et asicurano sopra tutti et Caduno lorro Benni presenti, è futuri promettendo in Caso di restitutione che N. S. nol permetta quelle per la suma ricevutta restituire giusto alle Leggi, et ordini di questa Città perdendo il Terzo che è di Ducatti mille obbligando per cio tutti et Cadauni Beni presenti è futuri e per fede della Verità sara il presente sottoscritto. Io Emilia Lion Relita del q. N.H. Signor Polo Antonio Morro q. Giovani Afferma come Comissaria quanto di sopra Io Pietro Foscari affermo quanto di sopra prometto che Gerolamo mio figiolo accettera la N.D. sopradetta per sua Legitima Consorte Io Gerolamo Foscari affermo d’accettare per mia legittima sposa è Consorte la N.D. sopradetta et affermo come sopra Io Pisana Morrò prometo d’accettar per mio legitimo Consorte il Nob. H. sopradetto ». 5. (b 90, fz Gavello, f 7) 1676 - Pietro Foscari offre 6.000 ducati a Marietta Contarini «per ovviar a tuttij li litiggij controversi e dilatione e dispendi considerabili ». 6. (b 126, f 16, p. 14 e sgg.) 1679 ca. - I contorni della vicenda tra Pietro Foscari e la nuora Pisana Moro sono sfuocati, per i molti «omissis » presenti nel testo. La donna avrebbe dovuto portare in dote al marito Girolamo Foscari anche una collana di perle del valore di 1.300 ducati, collana che Pietro Foscari sosteneva non essere mai stata consegnata. Pisana Moro scrive in una lettera del 7 agosto 1687 inviata «all’Ill.mi et Ecc.mi Signori Giudici del Procurator » che curavano il caso: «Che la verità fu et è, che il N.H.E. Piero Foscari hebbe una Colana di perle di valuta di ducati mille e tresento in Conto di Dotte di detta N. Dona Pisana Consorte del N.H.E. Gerolamo suo figliolo [ . . . ] ». 188 La Contea di Gavello Le autorità giudiziarie il 9 marzo 1695 passano all’audizione dei testimoni che depongono a favore di Pisana Moro; «Dona Beta Consorte d’Antonio Rovi lughanegher à S. Simeon Picolo », primo testimone convocato, che afferma: «Son statta Cameriera della q. N.D. Emilia Lion madre della sudetta N.D. Pisana, è so che al tempo del Matrimonio della N.D. Pisana diede al N.H. Pietro Foscari per dotte d’essa N.D. una collana di Perle da me benissimo veduta costava come diceva essa N.D. Emilia ducatti milla e tresento [ . . . ] ». Il secondo testimone, «Donna Cattarina di Zuanne Manfron», afferma: «Io ero sotto Cameriera in Casa della N.D. Emilia Moro in tempo che maritò detta sua figlia nel sudetto N.H. Foscari, e so che diede in Conto de dotte al N.H.E. Pietro Foscari Padre del detto N.H.E. Gerolamo una Colana di perle valuta ducati mille tresento così stimata come diceva detta N.D. Emilia ». Altro testimone, udito sempre lo stesso giorno, tal «Madona Giacoma Morandina relicta del q. Andrea Carociero » afferma: «Io ero Cuoga in Casa della N.D. Emilia Moro Madre della sudetta N.D. Pisana in tempo che si maritò con detto N.H.E. Foscari, et ò sempre sentito a dire da detta N.D. Emilia, che haveva datto in Conto di Dotte di detta N.D. sua figliola al N.H.E. Piero Foscari una Collana di perle di valor di ducati mille e tresento e sempre si discoreva di questa Colana ogni volta che veniva la N.D. sua figliola à trovarla perche non la portava temeva che fosse venduta ». A p. 14 le carte rivelano contrasti tra la stessa Pisana Moro e il coniuge, tant’è che il 4 settembre 1679 la nobildonna cita in giudizio il marito, Girolamo Foscari (che, peraltro, non si presenta in tribunale), perché vuole assicurare la sua dote in quanto «venendo in caso della desolution del matrimonio habbi essa N.D. aver à pagarsi, et in questo si possi allimentare, et nutrire con la sua famiglia come è giusto et conveniente ». 7. (b 51 bis, f 11) 1680 - 10 settembre. Attestato della Comunità di Adria che in luogo di Giulio Contarini e Galeazzo Gilioli, Pietro Foscari paga annui lire 14:4:8. fino al 1699. Capitolo V . Pietro Foscari 189 8. (b 87, f 20, p. 2) 1683 - Atto notarile stipulato nel Palazzo di Gavello. «1683 - 18 ott. [ . . . ] nella Villa di Gavello Territorio della Città di Adria nel Palazzo dell’Abitatione dell’Infrascritto N.H. Foscari, alla presenza del Signor Antonio Pauli Nobile di Rovigo [ . . . ] ». 9. (b 167, Miscellanea) 1685 - Altro rogito stipulato nel Palazzo di Gavello. «1685 - 8 gen. [ . . . ] in Villa di Gavello, territorio della Città di Adria, nel Palazzo dell’Abitatione dell’infrascritto N.H.E. Pietro Foscari, alla presenza del Signor Marasi, et de E. Zuanne Zulianato q. Mattio di questa Villa testimoni pregati [ . . . ] notaio Bernardino de Magistris figlio di Bartolomeo ». 10. (b 126, f 16) 1688 Questioni col figlio Alvise 2° . La giustizia destina l’ottava parte della dote materna al figlio di Pietro Foscari Alvise 2° . «Sentenza Arbitraria 22 luglio 1688 Giurata et decrettata all’Officio Ill.mo del Petitione, che fu appellata al Consiglio Ecc.mo di 40 Civil Vecchio del Nob. Ho. E. Alvise Foscari Figliolo del N.H.E. Piero, et in Contraditione Giu sotto li 30 dicembre 1689 à favor del Nob. Ho. E. Piero fu depenata detta appellatione restò terminato nel secondo Cappo d’essa, che il N.H.E. Alvise Foscari habbi à seguire l’ottava parte della Dotte Materna della q. Nob. Dona Orsetta Bragadin, che fù Consorte del detto q. N.H.E. Piero, et Madre di detto N.H.E. Alvise qual dotte fù di ducati [ . . . ] et desiderando esso Nob. H. Piero dar essecutione à detta sentenza, et assegnarli la sua ottava parte che è di lire 4163: soldi 22 in tanti effetti, e fondi dottali d’essa Nob. Dona [ . . . ] ». Replica di Alvise 2°: « [ . . . ] Nel mese di settembre 1689 22 giugno ad cancellum positum super Platea Divi Marci il N.H. Alvise Foscari figlio di Pietro Foscari ha ricevuto a mi Nottaro infrascritto la Publicatione del 190 La Contea di Gavello Prottesto secretto dà Lui presentatomi sotto li 2 Agosto 1688 quali presenti li qui sottoscritti Testimoni fù Publicato. Il di cui tenore è tale, ut infra videlicet. Seguitur presentactio Die Lunedi Secunda Mensis Augusto 1688 in mediatù ex.tis D.ni Iacobi Vallatelli dè Confinio Sancti Fantini ad hora 24 Circiter. Ill.mi N.H.E. Alvise Foscari de E. Pietro ha presentato à me Valerio de Bonis Nottaro Veneto la presente sigillata Carta, nella quale dice contenersi un suo prottesto Secretto, pregandomi custodirlo appresso di è, et ad ogni sua richiesta apprirlo, Publicarlo, et come in esso viene dichiarito né Publici atti miei registrare, e darne del medesimo le copie autentiche gli occorressero per conservatione delle sue raggioni. Dominus Pompeus Boldini Filius ex.tis Domini Bononi et Dominus Ioseph Bianchini q. Domini Marci Antonij Familiaris dicte Domini. Adi 2 Agosto 1688 Non nacque mai Figlio più sventurato di mè povero Alvise Foscari figlio di N.H.E. Pietro Naque Nobile, mà nel principio de miei instradamenti nell’ordine delli honori e dè proffitti mi vedo abbandonato dal Padre, dal quale per ogni Legge divina, et humana speravo ogni assistenza, e prottettione, emancipato dalla sua Paterna Potestà in ettà tenera d’anni disdotto in circa col solo assignamento de ducatti doi cento annui a titolo di mia legitima senza alcun altra corrisponsione che pure mi è dovuta per la mia, portione della Dotte Materna considerabile nella Summa de duccatti trenta due mille. Constituito il mio Stato in mendicità avillito il questa il spirito, restami anco dè Patritij in questo Nobilissimo corpo; non è tolerabile questo mio misero senso. Perciò hò dovuto ricorrer alla Prottettione della Giustizia e rimessa la causa né Giudici Arbitri Confidenti nacque lì 22 luglio caduto stravagante, e monstruosa, non meno che ingiusta Sentenza nel Capo della stessa, con quale mi vien assegnato la sola ottava Parte della Dote Materna, mentre per ogni termine di raggione mi deve, et aspetta la quarta Capitolo V . Pietro Foscari 191 parte. Così volendo anco gli Atti fatti seguire dalli Fratelli, e dal Padre stesso nel Magistrato Ill.mo di Proprio di Successione nelli Beni Materni per quanto il Vadimonio,6 e pagamento della Dotte stessa; come anco le Terminationi de giri in Cecca dè Capitali di detta Dotte, e con maggiore stravaganze, et monstruosità vedo in detta Sentenza nel Secondo Capo .?. tutti gli Atti stessi per l’effetto suddetto, che habbi solo à conseguir la sola ottava parte. La povertà del mio Stato le angustie in quali m’atrovo Constituito non mi permettono, né mi dano modo di poter sostener maggiori Litti col Padre; Perciò fatto lo stesso cittar per real ditione si ridducono le mie istanze ad alcune sole dichiarationi di detta sentenza per render almeno possibile li pregiudicij, che in quella mi vengono inferiti; Non intendo però alla medesima assentir essequendo quella in apparenza per la necessità, in cui trovo impotente à maggior litti, e dispendij. Intendendo, che restino sempre salve, et risservate tutte et cadaun mie raggioni per la consecutione di tutta la mia intiera quarta parte della Dotte Materna; e così con la presente mia prottestatione scritta prottesto alla Giustitia di Dio, e del Prencipe, non dovendosi dà cadaun atto, che facessi, che dasse forza, ò anima à detta sentenza arbitraria in tal parte restar in conto alcuno in minima parte pregiudicato il mio interesse, et cadauna mia raggione [ . . . ] ». Seguono le firme dei testimoni e del notaio. L’11 gennaio 1690 Alvise ottiene con sentenza «dell’Officio Ill.mo di Petitione, e confermata da Ecc.mi Signori Capi del Consiglio di 40 Civil Vecchio siano spettanti ducati 1375 per conto della sua ottava parte della dotte materna della madre Orsetta Bragadin ». Il 15 giugno 1690 Alvise ottiene dal padre «con sentenza arbitraria ducati duecento annui da riscuotere da alcuni affittuali » elencati, tra i quali figurano un fornaio e un macellaio. 6. Dal Boerio (op. cit.) «Vadimonio » significa: «Pegno di garanzia. Decreto civile, con cui ad istanza della Moglie si autenticava il legale fondamento della sua dote sui beni del Marito vivente. Dicevasi anche ‘Assicurazione di dote’. Quest’atto spettava al Magistrato del Proprio ». 192 La Contea di Gavello Il 12 luglio 1690 «In Magistrato Ill.mo e Ecc.mo D.D. Provisor Super Bladis in Palatio Ducali Sancti Marci » il N.H. Pietro Foscari per «liberare i sequestri eseguiti dal Magistrato del Procurator sopra frutti, et affitti dè Beni di Croce di Piave ad istanza del N.H.E. Alvise Foscari suo figliolo deposita ducati 55 da esser consegnati al figlio, fatta prima la restitutione delle otto careghe di veludo dà Lui asportate ». A p. 36, il 9 settembre 1690, con sentenza arbitraria «degli Ecc.mi Capi del Consiglio di Quaranta al Civil Novo » si decide che Pietro Foscari deve versare al figlio «ducati 33 quali sono per soldi del mese di Agosto passato» non prima, però, che il figlio Alvise «non haverà restituito le careghe de veludo levate di notte tempo dal habitatione di detto Nobil Homo Foscari e se non saranno liberati li sequestri fatti à istanza del Nobil Homo E. Alvise Foscari, e ciò senza pregiudicio di detto Nobil Homo E. Pietro Foscari ». Alvise presenta una ulteriore supplica: «1692 Presentato negli atti del Signor Nodaro Frattina et intimata al N.H.E. Pietro Foscari. Io Alvise Foscari Figliolo sfortunato di voi N.H.E. Pietro Foscari mi ritrovo illaqueato dà mille pensieri. Devo con tutto il maggior ossequio rispetto, et riverenza, implorar dall’affetto Paterno di V.E. quelle rissolutioni ben degne del suo animo, et conscienza per la porcione della Dotte Materna et emancipattione fattami dà V.E.; acciò habbi modo, e de vivere e de mantenermi. Le spese del Foro sono molte, et queste cadarebbero à danno suo, quando con mio scontento dovessi capitar conseguir giustamente il mio. Son solo, se bene hò Padre, et Fratelli, né alcun bene della casa godo havendo V.E. tutto, et disposto. Prego il Signor Iddio, che le mie lacrime penetrino nelle viscere di V.E., essendo queste sparse dà gl’occhi miei pur sue viscere, et extragiudicial sarà la presente ben degna, et giusta Instanza registratta ne gli atti del Signor Marco Frattina Nodaro Veneto ». Capitolo V . Pietro Foscari 193 Per avere un’idea della complessità degli apparati burocratici e amministrativi, basti pensare che per questa vicenda sono intervenuti i seguenti organismi dello Stato: i Giudici Arbitrari Confidenti, l’Ill.mo Magistrato di Proprio in Sucessione, gli Ecc.mi Provisori super Bladis, gli Ecc.mi Capi del Consiglio di Quaranta Civil Novo, l’Officio di Petitione, i Capi del Consiglio di Quaranta Civil Vecchio, l’Officio della Camera dell’Esaminador in Rialto, il Procurator sopra frutti et affitti, il Magistrato supra Gastaldionum, i Camerlenghi di Commun, l’Officio dell’Esaminador laudato all’Auditor Vecchio, la Cancelleria Inferior, il Magistrato per Debito, il Magistrato dè Governatori delle Entrade, il Magistrato Provveditor di Comun, i Giudici dell’Esaminador, il Magistrato delle Acque, il Collegio dei X Savi alle Decime e il Serenissimo Principe, Silvestro Valier. 11. (b 19 bis, f 5) 1689 - Pietro Foscari cede in affitto le valli da pesca. Il 30 ottobre 1689 Pietro Foscari affitta le valli «per estrarne canna, e pavera 7 a esser Giuseppe Zulianato al prezzo di ducati 135 con regalie de mazoreni buoni e grassi para cinque, et lire trenta .?. zangarini [lucci: n.d.A.] », specificando che in «caso de roba di acque fogo, e tempesta farlj quel restoro che sarà stimato da due omenj pratichj in loro Coscienza ». Pietro Foscari cede in affitto delle valli anche a Villanova Marchesana poco distante da Gavello e a Serravalle per «poter pescar, trar di schiopo e far canna » con le solite regalie, consistenti «in 12 paia di mazzorini Buoni et Grassi et Pesce delle medesime Valli di Buona qualità lire ottanta ». 12. (b 90, fz 1, f 3) 1692 - Alvise 1° chiede ai Minotto e ai Gilioli la documentazione comprovante le loro investiture. 7. Dal Boerio (op. cit.): «La pavera è una pianta perenne che nasce abbondantemente nei paduli ». 194 La Contea di Gavello 13. (b 2 bis, f 2, p. 21) 1692 - Furti dal Palazzo dei Foscari a Gavello. «Adi 14 Febbraio 1692 in Gavello Consitutione atti di me Nodaro di Antonio Maria Seccà q. Giuseppe Habitante in questa Villa Territorio della Città di Adria, et instò annotarsi così ricercato per espressione della pura Verità, come lui s’attrova appresso di se, e nelle sue mani lire cento contategli da Zuane Dorigo nel mese di settembre prossimo passato, Piati di magnolica fine tra grandi e picoli cento, e disnove, saladi n° trenta otto, una gramola, una spartura et una botte di vino nero piena di tenuta di mastelli otto in circa, colla marca del q. N.H. Angelo Contarini, portata dà suoi figli in solaro in sua Casa, di notte tempo, per tenir occultata la suddetta robba due ò tre giorni avanti la di lui partenza dalla servitù, et impiego di Fattor, che seguì li 6 ò 7 del mese di Gennaro prossimo passato, et tanto instò annotarsi ut supra pur havendo la sudetta robba levata dalla Casa, e Caneva del sudetto N.H.E. Pietro Foscari et in fedeltà Antonio Maria Seccà affermo quanto di sopra. Ego Angelus pubblicus Nodarius civitatis Adriae Rogatus per exemplari et in fide me subscripsit ». 14. (b 2, f 20) 1697 - Omicidio colposo di tal Lorenzo Negri. «5 ott. 1697 D’ordine dell’Ill.mi e Ecc.mi Cappi dell’Ecc.mo Consiglio dei X e per liberation del medesimo ecc.mo consiglio dei X de 4 del corrente si intima à voi E. Alvise Foscari di pello rosso d’anni trenta in circa Figliolo del N.H.E. Piero solito habitar, à S. Simeon Picolo in appartamento separato dal Padre, che nel termine di giorno otto prossimi venturi dobbiate personalmente presentarvi nelle priggioni de Cappi di detto Eccelso Consiglio per difendervi ed escolparvi dalle imputazioni infrascritte. Per quello che havendo voi con vostro biglietto ricerchato il q. Signor Lorenzo Negri, con il quale per avanti eravate passato in confidenza di prestarsi alla vostra Casa nella quale voi vi tratte- Capitolo V . Pietro Foscari 195 nevi per causa d’infermità anteriormente patita ed essendovi pervenuto la mattina de 19 Agosto prossimo passato fù introdotto nella Camera et al letto ove giacevi, e promosso secco di discorso d’andare in villa l’hò invitasti a portarvisi con voi, e preso motivo di farli vedere alcune cose allo stesso effetto preparate gli mostrassi particolarmente un paro di fonde con le pistole dentro e levatane una dalla fonda e manegiandola anchorche si attrovase caricha radriciata verso la vita dell’Infelice Negri ne seguitò d’improviso il sbarro, .?. essendo restato colpito il Negri medesimo di balla nella bocha che li trapassò nella Golla per cui spirò in momenti l’anima senza aver tempo di confesarsi de suoi .?. ne di dar segno al Sacerdote che pocho doppo accoresse di pentimento ne di vita. Havendo ciò voi comesso con forma danabile et impropria un uso inconsiderato d’armi da fuocho come il processo, con morte di persona .?. poi invece che la moglie e la madre sono rimaste senza il mantenimento che il Negri portava loro ». La scrittura termina con l’intimazione rivolta ad Alvise Foscari di comparire davanti alla Giustizia «entro qual termine passato e non comparendo si procederà contro di voi, e la vostra assenza, e contumacia non ostante ». Alvise Foscari viene in seguito condannato e tradotto in carcere come risulta da una sua scrittura indirizzata alle autorità giudiziarie nella quale dice che «tutto inondato dall pianto per il corso de undeci mesi continui », pur essendo innocente è stato «trattenuto » per ordine dei Capi del Consiglio dei X. «A questa nova così improvisa ed infausta credo sia stato un dono della Clemenza divina che io non habbi ceduta la vita [ . . . ] imploro che sij coadiuvato alla mia sospirata libertà ». In altro documento del 7 maggio 1698 la moglie e la madre del Negri dichiarano che la morte del loro congiunto è stata accidentale «che non essendovi la volontà del Nob. H. E. Alvise Foscari figlio di E. Piero [ . . . ] che anzi lo amava con tenerezza, à datto Nob. Ho: Foscari amplissima dichiaratione della di lui innocenza ». Le due donne inoltre asseriscono di aver ricevuto 200 ducati da Alvise Foscari, come ordinato dalla sentenza del Consiglio dei X in data 30 gennaio 1697. 196 La Contea di Gavello 15. (b 154, f 17) 1697 - 17 dicembre. Il documento riporta la testimonianza di un prete che afferma di essersi recato più volte nella dimora di Alvise 2°, figlio di Pietro Foscari e accusato di omicidio, per «confortarlo della sua infermità mortale e più volte lo confessò in particolare nel mese di agosto prossimo passato ». Viene da dubitare che Alvise 2° soffrisse di un male davvero incurabile, dacché morì nel 1711. 16. (b 115, f 11, p. 193) 1698 - 21 novembre. Elenco dei «bovini e vaccini, buoi, sorani, vitelli, vacche, un toro, vitelle in tutto 60 » in tre possessioni di Gavello, cioè, «Chiavega, Canton, Confina ». 17. (b 123, f 28) 1701 - 23 dicembre. Documento giurato del medico fiscale Pietro Calvi che ha visitato Alvise Foscari «afflitto da Mal di Punta et febre maligna con pericolo di vita, et hora s’attrova in stato di convalescenza ». Il personaggio nominato è Alvise Foscari 3°, detto Giorgio, che morì nel 1704 (doc. 20). 18. (b 79 bis, f 19) 1702 - La legge dà ragione ai Foscari sulla questione dello juspatronato. «1702 6 novembre Udito dall’Ecc.mo Pien Collegio il N.H. E.Pietro Foscari humille dimandante che essendo dovuta a detto N.H. Foscari la raggion Padronale Laica nella Chiesa di S. Maria, sive S. Pietro Martire per forma di titoli legittimi et onerosi derivati dalla Casa Zilioli resti da Sua Serenità deciso che habbi luogo di titolo Padronale Laico che detto N.H. rappresenta et in conseguenza la presentation di Paroco fatta da detto N.H. Foscari nella Chiesa et in tutto giusto la sua riverente supplicatione 23 marzo 1701. Capitolo V . Pietro Foscari 197 Ed essendo in citatione per questo motivo per detta causa deputata l’Ecc.mo Domino Bartolomio Monselese come Procurator del Domino Almerico Zilioli q. Domino Giobatta Nobil di Ferrara et chiamato sopra la porta del Collegio Pien il Commandator ne comparso ne alcun per esso: Fu posto il bossolo bianco in tutto giusto la suddetta istanza, il verde di nò, et il rosso sincero, et fu preso nel Bianco. Giovan Francesco Giacomazzi Nodaro Ducale ». 19. (b 204, f 1, p. 104) 1704-1760 - Rinnovi delle investiture ai Foscari fatte dal Vescovo di Adria. 20. (b 154, f 20, p. 8) 1704 - 23 novembre. Spese sostenute da Pietro Foscari per il funerale del fratello Zorzi. Palazzo di Serravalle. 198 La Contea di Gavello 21. (b 79 bis, f 18, p. 113 e sgg.) 1705 - 20 settembre. Spese per fabbricati e Palazzo in Serravalle. «1705 - 20 settembre Adria. Materiale andato per coprire il Pallazo, e Fenile e Case di Seravalle erano per cadere massimamente il Palazzo di ragione del N.H. S.r Zuanne Foscari. Coppi Migliara n 3 e mezzo a lire 18 il migliaro vale Calzina masteli n° 10 a lire 25 il mastello Pietrei M.:4: e 39: il miaro Per mercede del Maestro, e manovale compreso il mio accordati lire lire lire 63 12 36 lire 53 ––——— lire 164 ». Firma con croce «Gio: Antonio della Dea per non saper scrivere Afferma con giuramento esser stata fatta e pagata la suddetta opperazione così ben spesa de materiali dal Signor Pietro Giulianati e saldato delle sue mercedi. Io Giovanni Battista Caselato feci la presente e fui testimonio così pregato ». 1705 - 20 aprile. Nota di spese; fra le altre: « il 5 maggio per andare a Seravale per comodar il Balcon al palazzo di Sua Eccellenza per mezza giornata a tapare due colone e una porta che cadeva lire 2 ». 1765 - 30 luglio. Altre spese «per aver portato in due volte con il mio Burchio carra vintiquatro fieno caricato a Gavello, e condotto a Mestre, per conto del N.H. Sig. Giovanni Foscari dico lire 180. + Croce di Pelegrin Rodolfi per non sapper scrivere aferma quanto sopra. Et Io Gio: Maria Franzosi fece la presente così pregato ». La polizza è firmata anche dal perito pubblico Nicola Campanella ad Adria. 1764 - 11 dicembre. Vengono spese lire 36 per riparare i balconi e le porte dell’osteria a Gavello di proprietà dei Foscari, e anco- Capitolo V . Pietro Foscari 199 ra per il restauro di alcuni fienili e «case da boaro ai Dossi » in altre località nel territorio di Gavello. 22. (b 13, f 8) 1706 - 12 febbraio. Carta sulla questione dello juspatronato dei Foscari sulla Chiesa di Gavello, in questo caso si dà il diritto a Pietro Foscari di nominare i predicatori nel periodo della Quaresima. 23. (b 177, f 11, p. 2) 1710 - Pietro Foscari prende dalla nobildonna estense Margherita Fieschi Fantuzzi in affitto le possessioni Serraiolo e Zancanella, pagando all’anno scudi 900 (di paoli 10 a scudo), per nove anni «a principiar a San Michele prossimo venturo 1710, et finiran a San Michiel 1719 una Tenuta di Beni posti in Villa di Gavello sotto Adria detta Serraggiollo, e Zancanella con sue fabbriche coloniche tanto de muro quanto de paglia ». Sono compresi nell’affittanza anche alcuni beni a Canalnovo dove la nobildonna possiede un Palazzo. Il contratto viene definito con complesse clausole riguardanti le forme di risarcimento in caso di calamità naturali o altro. « [ . . . ] dovrà trattenersi dal corpo di detto affitto ogn’anno Ducati cinquecentocinquanta da lire 6:4 Moneta di Venetia, et questi per il Prò annuo, che detta signora sarà tenuta pagarli sopra il Capitale delli Ducati diecimila dà darsi per Lui à livello affrancabile ad’essa e di Lei Legitimi Procuratori, come Instrumento negli atti miei del giorno d’oggi che fanno lire tremille quatrocento dieci de piccoli à questa Moneta di Venetia, che al presente fanno scudi de Paoli dieci n° Trecento quarantanove [ . . . ]. Capitolo 12 Che accadendo Tempesta, Peste, Guerra guerreggiata, ò Rotte de Fiumi in una o più volte in un’anno, che Dio Signore ci liberi, esso Signor Conduttore sarà obligato avvisar detta signora locatrice, ò suoi Agenti dentro il termine di giorni otto, si dovrà eleggere un Perito per parte, et in caso di discordia il Ter- 200 La Contea di Gavello zo, accio vintillino il dano, il qual se gli farà buono, mentre passi la quarta parte della .?., e sarà detta Signora obligata di farli il ristoro giudicato, overo sarà in libertà di pigliar in sé il raccolto di quell’Anno, ò farlo lavoratore, e prorogarli l’Affittanza per un altro Anno come più li piacerà, et perchè li Campi, benchè contigui in lontananza, et di diversa quallità, potrebbe esser, che il danno accadesse in un Corpo, e non nell’altro; Però per maggiormente poter conoscere sopra qual Corpo fosse accaduto tal infortunio per farli ristoro sopra quella parte, che fosse accaduto, e non nell’altra; Perciò si calcolerà li Corpi di detti Beni in affitto, come segue. Beni di Canalnovo si figurano scudi n° 140 Possessione della Confina » n° 250 Detta della Chiavega » n° 235 Detta del Canton » n° 170 Detta della Zancanella » n° 105 Che suma in tutto l’affitto scudi n° 900 Tanto doveranno nelli Casi sudetti considerarsi per patto espresso 13° Capitolo In quanto alle emergenze imminenti, et che potessero accadere di Truppe Straniere, ò Nationalli, quando occoressero in detto Bene, ò Quartieri, Foraggi, ò contributioni, per quali restassero dannifficati li raccolti di detti Beni, ò fosse obligato il Conduttor à contributione di robba ò denaro, in tal caso pertanto le dovute giustifficationi di robba, ò denaro, sia tenuta detta Signora riffarli il danno, et in caso di danneggio di raccolti, sia tenuta giusta quanto sarà praticato dalli altri, e così parimenti per li Animali ». 24. (b 24, f 22, p. 24) 1711 - 22 dicembre. Atto stipulato nel Palazzo di Gavello « . . . nella Villa di Gavello, nel Palazzo del Habitatione dell’infrascritto Nob. Ho: E. Pietro Foscari . . . ». Capitolo V . Pietro Foscari 201 25. (b 2, f 15) s.d. - Pietro Foscari assegna al figlio Girolamo i beni di primogenitura e la dote di Orsetta Bragadin, sua prima moglie e madre di Girolamo. b) Lite tra Marietta Contarini e Andrianna Dolfin 26. (b 123, f 15, p. 10) 1676 - 21 maggio. Tommaso Contarini tutela la nipote Marietta, sorella di Tommaso ed Elisabetta. « [ . . . ] Tutor et Governator del Nob. Ho: E. Tomaso, et delle Nobb. D.D. Marieta et Isabetta figlie del q. Nob. Ho: E. Giulio Contarini heredi testamentarii della q. Nob. Dona Chiara Duodo loro madre fù Consorte di detto q. Nob. Ho: E. Giulio l’altro sotto li 21 febbraio 1636 del detto q. Nob. Ho: E. Tomaso Contarini fù di E. Giulio per nome suo, et come all’hora Tuttor et Governator delle Nobb. d. d. Marietta, et Isabetta sue sorelle herede della detta q. Nob. d. Chiara Duodo loro madre insieme con tutti gli aggravij sopra li medesimi beni dichiariti alli difalchi fatti nell’istessi pagamenti di dotte. Una delle quali terze parti sij interamente assegnata alla detta Nob. D. Marietta Contarini per la sua contingente portione nella eredità medesima, et in conseguenza nelli detti pagamenti della dotte di detta q. Nob. d. Chiara Duodo sua madre, et le altre due terze parti all’eredità di detto q. Nob. Ho: E. Tomaso Contarini Conte Cavalier per la propria specialità, et come cesionario della Nob. d. Isabetta nominata suor Maria Isabetta altra sorella monaca, nel monasterio ogni santi in questa Città [ . . . ] essendo state fatte le divisioni delli beni, et livelli qui sottoscritti per D. Domenico Boschetti perito sostituto del presente officio [Officio del Proprio: n.d.A.] il quale insieme con il Nodaro, et ministerial del Palazzo si è trasferito sopra li luochi giusto all’ordinario, et quelle da lui sono state presentate nel presente officio il di 27 Aprile prossimo ». 202 La Contea di Gavello Questo documento è da ricollegare alla controversia sorta tra Marietta Contarini e la cognata Andrianna Dolfin. Si tratta di uno stralcio del testamento di Tommaso Contarini, nonno dei nipoti Tomaso, Marietta e Isabetta, e loro tutore, poichè il padre loro, Giulio Contarini, era morto prematuramente. Queste carte, prodotte agli uffici competenti, servirono a giustificare le pretese di Marietta sull’eredità della madre Chiara Duodo. Poco più avanti, in altro documento del 2 dicembre 1675, il Magistrato del Proprio elenca i beni appartenenti alla Casa Contarini e, a p. 23 dell’inventario, risulta il «Palazzo Dominicale segnato n° . 4 [riferimento al disegno andato perduto: n.d.A. ] in Villa di Gavello sotto Adria con caneve stalle et altre contiguo con Brollo et casa da ortolan, che sono in tutto campi cinque in circa alla misura d’Adria come in dissegno . . . ». Seguono i beni in Villa Ranza, in Villa Castagnaro e in Padova. 27. (b 155, f 32) 1677 - Nota di spese di cui Marietta Contarini chiede il risarcimento. «Spese fatte per la divisione de Ca Contarini 7 Febraro Per dar notizia dè termination e deccider, et citar Nobil Homo Pisani et Nobil Dona Dolfin Lire Per lettera al Procurator per Ferra » 10 detto Per Barca condusero a Fosina il Proto Nodaro, et ministerial » Alla Mira per rinfrescar cavali, et biava » Per Merenda a Fusinà et disnar alla Mira » Per bever ò altro » Per cenar, et dormir al ostaria a Padova » Biava per li cavalli per detta sera » 11 detto Biava » Per disnar, et per andar due in barca a Moncelese et per carta imperial al Proto » 12 detto Per disnar a Rovigo » 22:10 1:11 1:10 2:16 8:8 -:6 8:10 1:12 -:16 11:8 8:18 Capitolo V . Pietro Foscari Per Biave a stalaro a tre cavalli Per passo alla boara Per passare alla Palla Per cena à Gavello Per Biava 13 detto Per passo a Crespino Per disnar a Francolino Per stalaro di cavalli Per cena è dormir à Ferra Per stalaro 14 detto Per spese in cancelaria à Ferra Per disnare Per cenare alla Guarda è dormir Stalaro per tutto il di detto 16 detto Per Semola è Fava à Seravale 18 » Per disnar in Ariano 19 » Per disnar è Cena 20 » Per disnar per viagio è Biava Per cena à Gavello 21 » Per disnar Per cena et dormir in Adria 22 » Per disnar, et cena à Gavello 23 » Per detti à Gavello 24 » Per detti in detto loco 25 » Per detti in detto loco 26 » Per detti in detto loco 27 » Per detti in detto loco 28 » Per detti in detto loco 29 » Per detti in detto loco 1° Marzo Per un Batello condussi per le valle Pere spese in disnar e cena Per passo a pontecchio Per stalaro è ferar cavalli 2 detto Per disnar è cena 3 » Per disnar è cena à Gavello Per conta à quello dal batello conduse per le valle 203 » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 1:18 1:4 1:4 3:16 1:12 -:16 5:16 3:12 9:4 4:10 8:6:14 7:4 7:6:16 6:8 7:8:17 4:12 2:10 7:12 5:11 6:15 5:11 6:2 6:5:11 5:3 6:10 3:6:17 -:2 2:15 6:13 6:14 » 7:10 204 4 5 6 La Contea di Gavello » » » 7 detto 8 » 9 » 11 » 12 » 13 » 14 » Per semola e fava Per disnar è cena Per detto Per disnar à Rovigo Per Stalaro è Biava Per ferar Cavalli Per mangiar alla Badia Per disnar alla Pissatola Per disnar à campagna Per cenar à Castagnaro Per stalaro di Cavalli Per Biava lire do Per disnar à Castagnaro Per cenar è dormir alla Badia Per passo lire una è soldi quatro Per stalaro et biava Per venir à Moncelese Per venere alla Battaglia Per cenar et dormire à Padoa Per stalaro à cavalli A Ponte Voto per andar à Villa Ranza Per disnar et cena Per Feno Per passare à Ponte Voto Per disnar à Padova Per stalaro à cavalli Per viaggio al Proto à Padova à Venezia Per tre cavalli dal di 13 Febraro sin li 15 Marzo sono giorni trenta due à lire due al giorno per cavalli À Ministeriale è Nodaro furono fora à far le dette à Seraval di Ferara Gavello Castagnaro Padova Villa Ranza À Domenico Boschetti proto per dette ducati dusento Suma Lire due mille dusento trenta tre soldi undeci due terzi sono » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 4:18 6:16 4:16 6:3:-:16 3:4 4:9 6:5:8 3:10 2:4:3 8:4 1:4 4:6 1:4 -:12 8:18 4:10 -:8 3:16 1:4 -:8 8:4 3:18 14:8 » 192:- » 550:16 » 1240:» 2233:11 » 1489:1 Capitolo V . Pietro Foscari 205 1677 adi 8 aprile Presentata per l’eccellente domino Zan Antonio Fabris in offitio di Procurator detto. Fù amonito per dimani il signor Pietro Antonio Fachinetti N. 21. 9 aprile 1677 Rimesse oggi le parti da me cogitor avanti il Giudice per questa mattina non essendo d’accordo 1677 adi detto L’Illustrissimi signori Giudici di Procurator Adide le parti cioè da una l’Eccellente domino Gio: Antonio Fabris Avocato et per nome della Nobil Dona Marietta Contarini dimandante dover la Nobil Dona Andrianna Dolfin relita in primo voto del quondam N.H. Sier Tomaso Contarini Cavalier Conte del Zaffo hora consorte del Nobil Homo sier Piero Foscari esborsarsi la summa de lire millequatrocento ottanta nove soldi uno per spesa per essa Nobil dona Marietta fatte nelle divisioni come nella presente modula contenute et à lei spettanti, et dall’altra udito domino Piero Antonio Fachineti interveniente di detta Nobil dona Andrianna dicente dover esser rimesso per dover adur delle sue raggioni et quando si pretenda contro di lei cosa alcuna doversi proceder per via di dimanda hanno tutti tre ordinato, che per detta Nobil dona Andrianna venghi fatto deposito in questo eccellentissimo Magistrato della sudetta summa senza pregiuditio delle raggioni delle parti per dover ascoltar poi le parti et terminar quello sara di giustitia. Refferir Zuanne Formenti Comandador. L’Illustrissimi Signori Giudici di Procurator cioè sier Benetto Contarini et sier Annibal Benzoni sindico in absenza di Domino Pietro Fachineti N. 21 citato per questa mattina chiamato e non comparso hanno ordinato che sij elevato il mandato in bonis contro la Nobil Dona Andrianna Dolfin così instando l’eccellente domino Gio: Antonio Fabris interveniente dela Nobil Dona Marietta Contarini quondam sier Giulio Cavalier Conte del Zaffo nella summa oltrascrita delli due terzi delle spese oltrascrite Refferi Zuanne Formenti Comandador. Adi detto Refferi Zuanne Formenti Comandator haver intimato a domino 206 La Contea di Gavello Pietro Antonio Fachineti N. 21 la sudetta espeditione spese fatte nelli atti contrascriti per la presentation di detta modula lire -:8 Per l’amonition -:4 Per l’atto udito le parti 4:13 Per il Comandador -:16 Per l’atto in absenza et sua intimatione 2:6 Al Comandador per chiamare due volte à parola 1:4 Per due citationi à notar 1:12 Tratta da altra simile esistente presso li cogitori del Magistrato Illustrissimo et Eccellentissimo di Procurator ». In un foglietto a parte si trova scritto: «Si citta Voi detto Piero Antonio Facinetti N. 21 al Magistrato Ill.mo del Procurator per venerdi mattina 3° aprile 1677 à veder à levar il mandato per ocasion di spese e cio ala istanza della N.D. Marietta Contarini. Martin . ? .Comandador Ministeriale del Palazzo ». Nel verso del medesimo foglietto: «A detto Pietro Antonio Facineti ». 28. (b 209, f 14) s.d. - Marietta Contarini si lamenta per la quota di dote della madre a lei non corrisposta. « Sono quasi Anni due, che io Marieta Contarini fù di S.r Giulio K.r e Co: dal Zaffo sospiro l’attual possesso delli Campi posti in Gavello sotto Adria detti li Rompiati toccatimi in parte nelle divisioni seguite tra me, e l’heredità dal q. N.H. S.r Tomaso Contarini fù mio fratello di Beni descritti nelli pagamenti ottenuti nell’officio Illustrissimi di Proprio li anni 1633 e 1636 sin sotto li 21 maggio 1626 della dotte della q. N.D. Chiara Duodo ». 29. (b 138, f 7, p. 2) 1677 - Marietta Contarini rinuncia alla quota di dote materna, a Capitolo V . Pietro Foscari 207 fronte di una liquidazione di 6.000 ducati versatale da Pietro Foscari. « 13 maggio 1677 in Venezia Poiché vi sono varie contese di Andrianna Dolfin e la N.D. Marietta Contarini sorella di Tomaso marito di Andrianna Dolfin per causa della q. N.D. Chiara Duodo madre sua e per la portione di eredità che spetta a Marietta e l’Andrianna dolfin potendo su effetti Mobili e stabili et ogni altra cosa che deriva da questa dote quindi desiderandosi oviar à tutti li littigi controversie, dilationi, e dispendij considerabili; quindi è che detta N.D. Marietta Contarini figliola del q. N.H.E. Giulio Cav. Conte dal Zaffo, cede, e rinoncia liberamente, et in perpetuo, come fà con il presente al detto N.H.E. Pietro Foscari fu de E. Gerolamo, che in propria di lui specialità riceve tutte le attioni, e raggioni, che per detta Dote Materna hà, et le spettano, sive haver et quonismodo spettar li potessero, così in genere, come in specie di qualsivoglia sorte, et in qualunque maniera escogitar si potesse contro li beni tutti della casa . . . ». Marietta Contarini chiede a Pietro Foscari 10.400 ducati, da pagare a rate a scadenze ben precise, con l’aggravio degli interessi maturati. « La qual cessione e renoncia essa N.D. hà fatto, et fa perché all’incontro esso N.H. Foscari, et s’è obbligato con suoi Heredi, e successori d’esborsare alla medesima ò suoi Heredi ò à chi da Lei havesse causa ducati dieci milla quatrocento, compresi in questa oltre le cessioni delle raggioni sudette anco il pagamento et sodisfattione della sua portione dell’Intrada doppo la Morte del q. N.H.E. Tomaso suo fratello, et le spese dà Lei fatte nelle divisioni, et altro; dichiarando in oltre detta N.D. Marietta di non voler pretendere mai in tempo alcuno cosa immaginabile dall’Heredità del predetto q. N.H. Cavalier Conte del Zaffo fù suo fratello per occasione del godimento de Beni predetti. Quali ducati diecimila quatrocento promette esso N.H. Foscari sott’obligatione di tutti, et cadauni suoi Beni presenti, e futuri d’esborsar nella forma infrascritta, cioè. Ducati tremilla cento contanti effettivi promette esborsar alla detta N.D. il giorno di dimani, et ducati sette mille in anni sei prossimi venturi, cioè la mettà, che sono ducati tremille- 208 La Contea di Gavello cinquecento nel termine d’anni tre prossimi venturi, et li altri ducati tremille cinquecento nel termine d’anni tre susseguenti, et in questo tempo, et sin è tanto farà l’esborso del detto denaro, doverà esso N.H. Foscari corrispondere à detta N.D. Marietta ducati quatro e mezo per cento all’anno, netti da ogni gravezza in doi ratte, cioè ogni mesi sei finiti la mettà, intendendosi principiati à correr detti prò à primo Aprile prossimo passato, così d’accordo, dovendo all’esborso del Capitale diminuire si à proportione li prò quali termini passati respettivamente ut supra, possi esser astretto all’affrancatione, dovendo mell’affrancatione proceder per una parte e per l’altra l’intimatione di mesi tre; li altri ducati trecento doverà pagarli a detta N.D. Marietta a ducati cinquanta all’anno nel termine delli anni sei sudetti; così chè finiti li medesimi sarà intieramente sodisfatta la suma de ducati diecimille quattrocento, con l’ippoteca particolar oltre la generale di tutti i Beni, et effetti, che per raggion della Dote sudetta fossero appresij, promettendo così detto N.H. Foscari, come detta N.H. Marietta d’attendere, et osservare quanto nella presente conventione resta stabilito, né à quella mai contravenire sotto alcun colore, ò pretesto, né per sé, ne per loro Heredi, ò chi dà loro havesse causa sott’obligatione di tutti, e cadauni loro Beni, presenti, e futuri . . . ». L’atto viene firmato dalle parti interessate e dal notaio Marco Genevino. Il documento viene riportato per esteso per richiamare l’attenzione sul sistema di rateizzazione e sul computo degli interessi. c) La questione del mercato 30. (b 173, f 17, p. 25) 1509 - Privilegi dogali alla città di Adria. Il 18 ottobre 1509 il Doge Andrea Gritti rilascia un privilegio alla comunità di Adria, e così pure il Doge Leonardo Loredan il 18 dicembre 1509. La Serenissima, inoltre, consegna alla « fedelissima città di Adria uno stendardo con la beata insegna Marchesca, acciò che in segno de Vassalitade la possino piantar in la Capitolo V . Pietro Foscari 209 piazza de detta nostra Città di Adria et quello venerar come Dio in terra, et fidelissimi servitori che sono, et voleno esser di Vostra Ill.ma Signoria . . . ». Il documento continua con l’elenco dei vari privilegi che Venezia riconobbe quando Adria passò sotto il suo dominio, o che in quella occasione le concesse. 31. (b 194, f 6) 1509 - Autorizzazione a effettuare la fiera a Gavello. In questo documento che è un «Sommario per le Cause Zilioli All’Auditor Vecchio contro il N.H. Pietro Foscari fu di E. Gerolamo per i beni di Gavello » si trova scritto che il «15 gennaro 1509 permissione di far due volte all’anno Fiera in villa di Gavello sotto Adria ». 32. (b 13, f 6) 1509 - In questo anno (quindi ben prima che i beni di Gavello passassero ai Contarini), fu concesso due volte all’anno di fare una fiera a Gavello. 33. (b 210, f9) s.d. (secolo XVII) - Petizione di Andrianna Dolfin per ottenere l’autorizzazione a istituire un mercato a Gavello, dove ella possiede le sue terre, da effettuarsi il mercoledì. 34. (b 90, fz Gavello, f 11, p. 108) 1583 - Diritto di fare mercato a Rovigo, Lendinara e Badia. «La città di Rovigo continui nella libertà delli mercati nelli giorni di martedì e Sabato, e della Fiera franca ògni anno à 20 ottobre [come avviene tuttora: n.d.A. ] con tutte le immunità, essentioni, e privileggi, giusto la concessione in prima adeptione 1482-9-ottobre. Estessamente dal mercato franco per l’ultimo martedì di 210 La Contea di Gavello cadaun mese giusto la gratia concessale con parte dell’ecc.mo Senato 21 Agosto 1649 di cinque in cinque anni riconfermata. La terra di Lendinara, faccia il solito mercato nel giorno di Sabbato in conformità della concessione in prima adeptione 14 settemb. 1482, e la sua Fiera franca ogni anno per tre giorni principiando da quello della Natività della B.V. 8 settembre con li due susseguenti per concessione dell’Ecc.mo Senato 23 Dicembre 1665. La Terra dell’Abbadia, possa fare il solito Mercato il Mercoledì, goda il Datio, ò sia Jus per la vendita del vino à spina, che si dice della . ?., giusto la concessione in prima adeptione 15 Settebre 1482 e faccia la sua Fier franca nel giorno dell’Assensa della B.V., e li due giorni susseguenti di cadaun anno giusto la parte dell’Ecc.mo Senato 12 dicembre 1653. Siano gli abitanti di Pontecchio essenti da Datij per le robbe contrattarono tra di loro, dovendo li forestieri che condurrano o venderano le robbe di qualunque sorte esser obligati a tutti li Datij. Et ciò in virtù delli privilegij 7 nov. 1487; e come s’è sin hora praticato. Habbiano li consorti antescritti di Castelguglielmo, la facoltà di far il Mercato conforme l’infrascritta concessione dell’Eccellentissimo Senato . . . ». Anche per tutti gli altri paesi e cittadine del Polesine viene riconfermata la concessione di effettuare i loro mercati seguendo la tradizione. 35. (b 90, fz Gavello, f 12, p. 1) 1603 - Divieto di erigere luoghi di culto senza regolare autorizzazione. «1603 10 gennaio in Pregadi Dalli sapientissimi progenitori nostri sono state fatte molte deliberazioni e principalmente de 1557 22 Marzo nel Maggior Consiglio, del 1515 10 giugno in questo Consiglio, che non si possino mai in questa città fabricar Chiese, Monasterij, Hospitali, et altri luochi pij, senza licenza di questo e di esso Maggior Consiglio con le quali hanno regolato in modo questa materia . . . ». Capitolo V . Pietro Foscari 211 36. (b 90, fz Gavello, f 11) 1648 - Divieto di fare il mercato a Lama, con pene severe per chi non osserva la legge. «1648 primo febbraro Al mandato dell’Illustrissimo Signor Carlo Contarini Avogador sopra li formenti per ordine dell’Ecc.mo senato per parte presa li 31 del passato si fa pubblicamente sapere che non vi sia alcuno di qual si voglia grado o conditione, che ardischa ò presuma condur robba di qual si voglia sorte di giorno di mercoledì o qual si sia altro giorno della settimana in Villa della Lama per quella vender, Contratare, et baratare, così in strada come in qual si voglia luoco della detta Villa sotto pena a chi contrafarà di Priggion, Berlina, Frusta, Galera, Bando, ò altre anco maggiori che parerà alla Giustizia, oltre la perdita irremisibile di qual si sia cosa che fosse portata da vendere . . . ». 37. (b 51 bis, f 11) 1678 - 15 dicembre. Il Podestà di Adria comunica al Magistrato del Proprio di aver dato «l’attuale possesso alle N.N.D.D. Andrianna Dolfin e Marietta Contarini del Jus di far Ostaria, Beccarla, uno e più passi in Gavello ». 38. (b 13, f 6) s.d. (secolo XVII) - Lettera di Andrianna Dolfin «relicta q. Tomaso Contarini dal Zaffo » e di sua cognata Marietta Contarini, indirizzata al Serenissimo Principe, nella quale chiedono che venga riconosciuto il loro diritto di fare il mercato a Gavello. Le due nobildonne così si esprimono: « . . . cadauna per le proprie raggioni jn virtù di pagamenti di dotte fatti nell’officio del Proprio sopra alcuni beni nella villa di Gavello sotto Adria della Casa Contarini come rappresentanti di Signori Zilioli di Ferrara con Facoltà trà molte altre di fare in detta villa due Fiere all’Anno come rissulta da legitimi titoli, et Anti- 212 La Contea di Gavello che investiture ed ultimamente stabilito da l’Ecc.mi Signori Sindici Inquisitori in Terraferma ». 39. (b 90, fz Gavello, f 11, p. 4) 1679 - Testimonianze a favore del mercato di Lama. «1679 24 maggio [ . . . ] Facciamo fede noi infrascritti con nostro Giuramento come il mese di Aprile prossimo passato ci siamo trasferiti alla Casa di ragione dell’Ill.mi Antonio e Gio: Batta fratelli Venetiani posta nella Villa della Lama Giurisdizione della Città di Adria . . . ». Si tratta della dichiarazione di quattro persone (analfabete, in quanto firmano con la croce) che convocate nella casa dominicale dei nobili veneziani ed interrogate da Marc’Antonio Minotto si richiamano alla istituzione del mercato di Lama. 40. (b 90, fz Gavello, f 11, p.98) s.d. (secolo XVII) - Andrianna Dolfin e Marietta Contarini rivendicano al diritto del mercato in virtù di antiche investiture. «La N.D. Dolfin Andrianna erede e moglie di Tomaso Contarini Conte del Zaffo e N.D. Marietta sorella di Tomaso » ribadiscono che grazie all «instrumento d’investitura del 6 ottobre 1515 fatta alla Casa Zilioli » furono riconfermati i privilegi al nobile Tommaso Contarini mediante un libretto a stampa dell’anno 1674 «delli Ill.mi e Ecc.mi Signori Sindici et Inquisitori di terraferma in proposito di privileggi et essentionij delli Dacij et gravezze di tutto il Polesine», dichiarano, «esprimendosi a Pubblica notizia, di non aver maj fatto vender Acqua Vitta Tabacco Polvere da schioppo ne essercitata ai Facoltà maggiore di quello in detta Investitura: 6 ott. 1515 . . . ». A p. 98 del medesimo fascicolo c’è un richiamo a una istanza, documentata anche in altre parti dell’A.G., che le due nobildonne avevano rivolto al «Serenissimo Principe » per effettuare un mercato settimanale a Gavello nella quale vi è scritto: «Hora det- Capitolo V . Pietro Foscari 213 ta povera Villa [Gavello: n.d.A.] assai rippiena di habbitanti di pochissimo e insensibile giovamento riescono dette due sole Fiere in un anno . . . ». In questa richiesta si ribadisce pertanto che i gavellesi sono costretti a recarsi con grande disagio in altri paesi per procurarsi le merci di cui necessitano. 41. (b 173, f 17, p. 13 e sgg.) 1682 - Denuncia Foscari contro Minotto per mercato e negozi abusivi, con produzione di testimoni. «1682 16 febraio presentata dal Signor Cesare Bocchi all’Ill.mo Signor Podestà [ . . . ]. Perché in ogni tempo e luogo possi chiara apparire la verità io Pietro Foscari uxorio nomine giustificare intendo in perpetua memoria il seguente capitolo. Che nel luogo della Lama contiguo alla Villa di Gavello viè una bottega di raggione del Nobil Homo E. Marc’Antonio Minotto nella quale solamente e non in altro sito si vende pan, vin, olio, salle e Caneva, et anco si fà ostaria [ . . . ]. Che nel loco della Lama sotto Adria la mettà di quelli Abitanti, che fanno fochi n° 22: ve ne sono del N.H.E. Marc’Antonio Minotto n° 11. Che il N.H.E. Marc’Antonio Minotto dopo la pendenza seguita nell’eccellentissimo colegio di 20 savij del Corpo del eccelentissimo senato, è posto un passador che passi tutti a gratis dandole per salario ducati vintiquattro. Testimoni da esser esaminati sopra il presente capitolo Andrea Roccato Agostin Rizzo Giuseppe Zanella sopra il secondo il reverendo don Giuseppe Lipini il Reverendo don Hippolito Marangon Sopra il terzo Andrea Boarato il Signor Pietro Tabarino Agostin Selvadego 214 La Contea di Gavello Domeniso Schiesari sartor stà à sant’Apollinare Giuseppe Zanella L’Ill.mo Signor Podestà e Capitani [ . . . ]. I testimoni tutti asseriscono che quanto denunciato corrisponde a verità [ . . . ]. À qualunque Ill.mo et Ecc.mo Magistrato et fanno vera et indubitata fede, gualmente il N.H. Signor Lorenzo Minoto q. Marc’Antonio fanno in detta villa di Gavello in sitto de suoi benni nominati Lamma soto la dita Villa un mercato il giorno di mercuri e quelle afitta l’osteria, Becaria, festa da ballo [ . . . ] à chi vuol vender canna, à persone particolari, con condicione che altri non possi vendere simili sopracenate come anco il comprar straze ferro vechio afitta come sopra, et altre merci dal medesimo vien affitate per vera sienza, è per il corso di Anni vinti à tenuto ms giovanni Cornetto affittato il vender canovo sollo col pagar anualmente ducati trenta, qualle si sotoscrive et afferma con suo giuramento esser là verittà da me sopra acenate informationi e per là più valida là presente sarrà affermata dagli infrascritti inquisitori [ . . . ]. Datta in Gavello Lì 30 maggio 1692 ». Seguono le firme di quattro testimoni, due dei quali, analfabeti, firmano con croce, e l’attestazione del Podestà di Adria, Zorzi Giovanni. Questo documento come quello seguente è provvisto del timbro in ceralacca con l’emblema del leone marciano (cosa non del tutto comune, dal momento che la maggior parte le carte dell’A.G. sono copie di originali). Con lettera del 20 luglio 1692 viene intimato a Lorenzo Minotto di esibire nel termine di otto giorni i titoli per i quali viene effettuato il mercato in Lama sotto «Villa o Parochia di Gavello sotto la giurisdizione d’Adria per il quale viene da voi riscosso anualmente, l’utile per le permissioni respetive di vender robbe. . .». Ed ancora «intimo a Voi N.D. Marietta Contarini come erede del q. N.H.E. Tomaso Contarini Kavalier Conte del Zaffo nel termine di giorni otto dobbiate haver presentato il titolo, ò privilegio con la quale viene da Voi goduta l’Hostaria e Beccaria nella Giurisdizione d’Adria, come pure il vender Acqua di Vino, e Tabaco, polvere da schioppo, et altro . . . ». Capitolo V . Pietro Foscari 215 22 Agosto 1692. Pietro Foscari chiede alla pubblica autorità d’esser ascoltato «prima che si avvi qualche deliberatione» anche «per li nomi et titoli che rapresenta per le N.N.D.D. Andrianna Dolfin e Marietta Contarini fù di S.r Giulio Cavalier Conte del Zaffo ». 23 Agosto 1692. «Costituto di Francesco dal Rè avvocato del Foscari [ . . . ] che non si avvi alcun atto o deliberatione senza aver ascoltato N.H. Foscari Pietro . . . ». 1° settembre 1692. Biglietto a stampa «De ordine dell’Illustrissimi Signori Pressidenti Sopra l’Esatione del Danaro Pubblico » nel quale si intima, questa volta a Pietro Foscari, di esibire nel termine di tre giorni «li nomi e titoli per sue raggioni ». 42. (b 87, f 23, p. 25 e sgg.) fine secolo XVII - Memoriale del fattore dei Foscari, Giulianati, contro Minotto Lorenzo e la leggitimità del mercato di Lama. Di questo documento si riportano alcune notizie relative alla controversia del mercato, ma anche informazioni storiche del territorio di Lama e Gavello. «1516 20 giugno Con pubblico accordo, trà il Co: Gio: Gilioli autore possessor di detti beni, e li SS.ri Co: Turchi e Marucelli possessori dè beni in Selva di Crespino, pensato il modo di divertire l’innondatione, e di fare la bonificatione di quelli beni inutili, è per la parte di Gavello, detto Gilioli, fecce l’obligationi, è per la Selva, li prenominati Turchi, e Marucelli, pensando il modo di ritrarre detti beni, è formar due Ritratti uno chiamasi Selva, et l’altro Gavello. [ . . . ] che li Nob. h.h. Minotti entratti in detta Lama per pochi Campi proccuratti nel secolo 1600 del fù E. Alvise Foscarini per beni dottali, et con il progresso del tempo, et benefitio del Canale, et per acquisti da pochi particolari haveranno in detta Lama la somma di Campi 260 in circa havutti in più tempi dà persone che non si vede possedere alcuna prerogativa ò titolo. Hanno introdotto doppo l’anno 1647 un Mercato che in più tempi è stato levato abbolito, come temerariamente introdotto senza pubblica permissione fù più volte bandito e disfatto, come da publici e riplicati proclami si vede . . . ». 216 La Contea di Gavello Il fattore continua la sua scrittura dicendo che il nobile Minotto ha posto nel fiume Castagnaro una barca che viene usata per il mercato e che vi sono pure una macelleria e un’osteria abusive. I Minotto erano anche riusciti ad attivare un passo, cioè un traghetto, sul fiume, ma il Giulianati a questo proposito ribadisce: « [ . . . ] si ricorda per far apparire al giudice, là necessità di dar commodo à suoj Colloni et lavoradori hanno formato il disegno presentato ad arte, mentre, si osservi dove ha perito posti i segni di passi pare che di là del Canale in fazza il suo passo vi sijno li suoi beni e non è vero, solo fù formato con artificio. Tiene li detti Minotti di là del canale sul sitto, nel nostro dissegno segnato [vi è disegnata una specie di croce: n.d.A. ] alcuni suoj pochi beni, andando in giù, discosti dalla Lama più di quatro miglia in circa. [ . . . ] Considerino il Seraiolo che fù il primo Ritrato, attorniato con forti argini et sono una tenuta di Campi n° 503, et, è sotto Gavello, in tutto è per tutto l’istesso, Cismati, chè ascenderanno a più di Campi n° 1000 [ . . . ] Onde tornando sopra l’affare della Lama vediamo in tutte le carte si publiche come private esser membro e corpo di Gavello, chè solo doppo l’anno 1590 diede forma e nome di Lama, restata fuori dalle prime arginature. [ . . . ] Ho pensato chè li Minoti hanno fatto cavare molte scritture dalli archivij della Comunità, et hò ricercato per mio conto copia delle infrascritte Investiture. 1452 Investitura fatta dal Duca 1458 Detta fatta dal detto 1472 Detta fatta dal detto 1517 Confirmatione del Serenissimo Dominio quando entrò al possesso di Adria ». Il Giulianati precisa che le prime tre investiture furono concesse dal Duca di Ferrara alla comunità, e che i Gilioli ne ebbero delle altre concesse nel 1503 e nel 1515. A p. 37 di alcuni fogli sciolti dentro il fascicolo si legge: «Una sesta parte del sudetto Dragonzo fù acquistatta dall’Ecc.mo Conte Tomaso il Vecchio dal Sig. Conte Annibale Romei è questo Capitolo V . Pietro Foscari 217 fù l’anno 1617 come apparisce in certe carte in tal proposito et da un libretto da scarsella del suddetto Ecc.mo Sig. Conte Tomaso dove fa notta del pagamento di detto loco, stima di esso, et altre carte, et stimo possa esser pagato all’officio dell’Aque l’importare di esso per Campatici del Taglio del Po’ in nome di detto Conte Romei com’apparisce da una sua lettera il tutto fatto in un ligazetto nel mazzo delle carte del Dragonzo ». 43. (b 13, f 6, p. 25 e sgg.) 1690 - 3 giugno. Vendita illegale di tabacco a Lama con «pregiudizio ben grande dell’Appaltator del dazio. . . ». A p. 26 incartamento del 14 agosto 1692 in difesa dell’antico mercato di Lama e delle sue merci «dal Signor Domino Nani Sindaco di questo Territorio all’Illustrissimo Podestà e Capitano che il mercato solito è farsi nel Comun della Lama Territorio d’Adria nel giorno del mercoledì è antichissimo è di tempo immemorabile per cento e più anni non essendovi memoria del suo principio che detto mercato per la maggior parte [ . . . ] e vendita di Pollame, Collombi, ovi, onto sottile ed altre robbe commestibili secondo la stagione, Pignate e lavori di fabri, anco delli Chiozzoti con delli ortazzi . . . ». Si insiste sulla necessità di questo mercato perché «i contadini delle vicinanze hanno bisogno di queste merci per le loro case », e i chioggiotti si procurano del pollame con la vendita dei loro ortaggi. Il 14 agosto 1692 il Signor Previato della Selva Veneziana testimonia che a Lama i chioggiotti portano, oltre agli ortaggi, anche pesce e comprano pollame e altre mercanzie per rivenderle altrove, ma soprattutto al mercato di Venezia. Vi sono inoltre varie testimonianze di cittadini dei paesi vicini che esortano le autorità affinché il mercato continui a svolgersi a Lama, in quanto utile sia per il territorio di Adria, sotto la cui giurisdizione cade il paese, sia per quello di Rovigo, il cui confine passa nelle vicinanze del borgo, a occidente di esso. In altre carte appare l’intimazione di portare il «titolo di godimento » di quelli che hanno «Battelli, Barchetti, Burchi . . . » nel passo del Canal Castagnaro. 218 La Contea di Gavello 44. (b 90, fz Gavello, f 11, p. 26) 1692 - Denuncia anonima contro il mercato di Lama e contro Lorenzo Minotto. «Ill.mi et Ecc.i Signori Presidenti sopra l’essation del Danaro Publico. In ordine alla Terminazione q. Vostra Ecc.ma del giorno di 20 giugno 1692 il Denunciante per hora secreto, per conseguire il benefficio delle venticinque per cento di tutto quello che si ricaverà Notifica à Vostre ecc.ze; siccome nel Luoco, overo contrada chiamato Comun della Lama sotto la Villa, e Parochia di Gavello, si fa un mercato ogni mercoledì senza Publica notitia, e Permissione, per il quale si ricava d’annua vendita Ducati cinquanta in circa da quelli che vengono a vendere Merci, Canevo et altro, e perche Vostre Ecc.ze habbia chiara notitia di venir in lume di ricavar la frauda, che viene da molti Anni in quà usurpata al Publico e Vostre Ecc.ze farà chiamare in cotesto Ecc.mo Magistrato Li sottoscritti Affittuali, che pagano al presente al Nob. Homo q. Lorenzo Minotto fù di E. Marc’Antonio, del quale esige la sopradetta Intrada, è perche li stabili sono di sua ragione; mà non ricaverebbe mai tanta quando non avesse usurpata l’Autorità di far questo mercato ogni mercoledì senza Publica Notitia e perché in tempo che sono stati fuori li ecc.mi Signori Inquisitori hanno calate le Fittanze e cresciutone, o fattone fittizie, conforme li competeria la congiuntura, onde quando Vostre Ecc.ze vorrà chiamare li Affittuali per inquesir la verità di questo fatto, questi daranno parte al suo Padrone e faranno il bianco per il nero, con far donativo à Ministri, come ha sempre pratticato, mentre conosce anco Lui quanto hà usurpato per il passato, e al presente e tanto più quanto che questo loco si ritrova sotto la Giurisditione d’Adria, mentre quell’Ecc.mo Rettore non hà forza sufficiente per poter ovviare ai pregiudizij Publici, che potessero nascer; stimaria sentir bene che Vostre Ecc.ze con rigorosa impositione forassero Processo nel suo Magistrato, Avogaria, ò Rovigo. Gli .?. il tutto, mentre certo la diligenza zelante di ciascheduno di Vostra Eccellenza ne ricaverà i frutti Publici, e con suo merito. Gratie Capitolo V . Pietro Foscari 219 Domenico Moro da Crespin per vender Canevo lui solo e non altri possono vender consigli dà auttorità il Nob. Homo Minotto et affitta per tal causa Il Tentor d’Adria per vender robba tenta lui solo, e non altri Francesco Astolfo per comprar e vender strazze lui solo e non altri paga all’anno L’Ortolano per ogni Banchetto soldi quattro ogni mercoledì, può cavar un’anno per l’altro ducati 50 ducati 10 ducati 8 ducati 30 ————– totale ducati 98 Vi è poi l’Hostaria e Beccaria usurpata al Nob. Homo S.r Tomaso Contarini Cavalier Conte del Zaffo et hora herede La Nob. Donna Marieta Contarini sua sorella et di questo cava, battuto il valsente del stabile di quello potesse cavare, quando no havesse questa usurpatione ducati cento e vinti. Vi è poi il vender Aquavite, Tabaco, Polvere da Schioppo et altre regalie che con Inquisitione et autorità Publica Vostre Ecc.ze ricavarà il nero, quando faranno che li ministri vorranno fare il Publico servitio, che sij bene mentre non solo il Publico hà ragione di pretender l’usurpato del presente ma anco per li anni passati che sempre hà continuato questa Usurpatione come si potrà ricavare dalla Inquisitione medesima di 20 luglio Presentata da Domino Domenego Massarin per nome di Persona secreta Adi 21 luglio 1692 L’Ill.mi et Ecc.mi Signori Presidenti sopra l’essatione del Dinaro Pubblico infrascritti hanno accettato il suddetto raccordo Eccellenza Piero Querini Presidente Eccellenza Marin Garzoni Presidente Adi 24 detto Comparse il suddetto Domino Domenico Massarini, e dichiara esser la Persona secreta Francesco Verdugò ». 220 La Contea di Gavello 45. (b 90, fz Gavello, f 11) 1692 - Lorenzo Minotto denuncia a sua volta Pietro Foscari e la illegittimità delle sue botteghe a Gavello, con una lettera al Podestà presentata dal suo agente, Francesco Tamiso. «1692 19 settembre Ill.mo et Ecc.mo Signor Podestà e Capitano [di Adria: n.d.A. ] Perché in ogni tempo e luogho chiaramente apparisca la verittà, il povero Comun della Lama giustifficar intende a perpetua memoria all’Ill.mo Capitano per l’admission, salvo sempre l’oppositione et interrogationi ad ogni piacere di chi sij senza pregiuditio. Che nel Comun di Gavello vi è una pistoria del N.H.E. Pietro Foscari, qual è tenutta ad affitto da Antonio seccà, e da esso solamente esercitatto non essendone in altro sitto di detto Comun nel pro al detto. Che nel detto Comun vi è parimenti due botteghe sopra fondo di detto N.H. Foscari, esericitatte da Giuseppe e Zamaria Fratelli Zulianatti, padre e zio respetive del fattor atualle di detto N.H. Foscari nelle qualli solamente e non altro sitto si vende pane, vino, oglio Aqua vitta, et Canevo, et anco si fa osteria e Becaria a piacere nel pro ut eo. Adi 15 settembre 1695 [ . . . ] ». Alcune persone chiamate a testimoniare affermano che quanto detto dall’agente di Lorenzo Minotto risponde a verità. Da queste deposizioni veniamo a conoscenza di alcuni dettagli interessanti. Uno di questi testimoni «Interrogato se è verissimo che nel Comun di Gavello esiste una pistoria vicina alla chiesa in un luogo di ragione del N.H. Foscari Pietro a quest’ultimo paga affitto annualmente» risponde: «più e più volte in tempo di Festa mentre son condotto a messa a Gavello vi hò comperatto del pane, et anco delli buzoladi, et insieme vende anco vino et questo a tutti è ben notto il qual .?. ne dà anco alle Botteghe per vendere, et non ve ne altra che quella ». Interrogato su chi gestisce questa «pistoria » lo stesso risponde: «Signor Giuseppe e Zuamaria Zulianatto sono due fratelli, uno Capitolo V . Pietro Foscari 221 padre del Fattore del sudetto N.H. Foscari e l’altro suo zio, li qualli hanno tutti due una botegha et essi publicamente vendono le notte dette in Capittolo; La Becaria poi la fa Signor Giuseppe padre di detto Fattore, et S. Zamaria fa osteria, et à sudette botteghe di rimpetto alla Chiesa di Gavello, li qualli pagano annualmente livello di dette al sudetto N.H. Fscari, essendo lui il padrone, et non vi è altre botteghe nel Comune di Gavello solo la predetta, ma però anco il fornaro vendeva oglio, aqua vitta, e Tabaco e questa è verittà infalibile, et anco io son andatto più e più volte alle dette botteghe et ho comperatto bevutto e mangiatto . . . ». Il 16 settembre 1695 un altro testimone, tal Brusafero de Ser Zuanne abitante ad Adria, «prodotto per Parte e nome del N.H.E. Lorenzo Minotto cittato ut ante, amonitto esaminatto et in fin interogatto», è ancora più esplicito: « Quanto posso dire per verittà vi è una pistoria in Gavello, la qualle è dentro del Cortille del N.H. Pietro Foscari vicino alla Chiesa . . . »; in seguito riporta quanto detto dal testimone precedente, aggiungendo che in quel negozio vi ha pure comperato «delli frutti, et anco una volta della luganega » e termina col dire che «è ben vero che stò in Adria ma più e più volte mentre hò havutto ocasion di venir a lavorare ò far altro e o compratto e son statto alle sudette botteghe a spender . . . ». Un altro ancora afferma che «habita e pratica questo luogo da tempo e che ha sempre visto un forno sive pistoria », inoltre dichiara di avere 52 anni e che abitando a Gavello da circa undici o dodici anni più volte ha fatto acquisti in quel negozio soggiungendo che «da un capo della piazza di Gavello stanno S. Giuseppe e Zanmaria fratelli Zulianati che abitano separati e divisi e sono d’abitazione atacatti, è fano una bottegha per cadauno li quali publicamente vendono pane oglio, aqua vitta, et altro et S. Zanmaria esso fa osteria e dà da mangiare e da bere a tutti indifferentemente . . . ». L’ultimo testimone citato, «paron Santo de Grandi », appare più incerto dei precedenti, infatti ammette di aver comperato nei suddetti negozi anche del tabacco, ma al riguardo della proprietà di questi esercizi commerciali afferma: «in quanto poi che sia- 222 La Contea di Gavello no di ragione del sudetto N.H. Foscari io di certo non lo so ma sento dire che siano suoi livellari ». 46. (b 90, fz Gavello, f 11, p. 103 e sgg.) 1693 - 12 ottobre 1693. Viene ordinato a Lorenzo Minotto di produrre qualsiasi documento valido a giustificare lo «Jus di far Hostaria, Beccaria, Pane » da lui rivendicato, e questo a istanza di Pietro Foscari. A p. 105, invece, viene chiesto sia a Pietro Foscari sia al «Comun della Lama» a quale titolo venga esercitato lo «Jus di far Hostaria, Beccaria, et essercitio di Ragione di Passo che siino dà alcuna delle parti contendenti appropriati: perciò far commettere all’Affituali di detto Jus di far Hosteria, e Beccaria, nec non alli Affituali del Passo che debbano dà costoro depositar, quanto sono tenuti pagare per causa di detti Jus, et passo per dover infine esser dati à chi, et come sarà di ragione, e ciò in pena di ducati 50 per cadauno, oltre il pagar del proprio; et così esseguirà, e farà esseguir . . . ». 47. (b 13, f 6, p. 23) 1693 - 24 giugno. Controversia Foscari Minotto al riguardo del « passo alla Palà, sive chiavica di Setteiano, sul Castagnaro ». Il documento riporta inoltre una questione simile che interessa N.H. Bragadin, in data 10 settembre 1693. 48. (b 13, f 6) 1695 - 7 gennaio. Si ribadisce alla «N.D. Andrianna Dolfin vedova di Tommaso Contarini il quale ebbe titolo dal Signor Conte Gilioli di Ferrara, che ebbero a loro volta investitura dalla città di Adria, di aver uno o più passi sul Castagnaro dalla Pallata sive chiavica di Setteiano » fino ad Adria «esclusivamente d’ogni altra persona come appar per l’instrumento di concessione fatto l’anno 1515 6 ottobre negli atti del q. Bernardo de Galli nodaro di Adria ». Capitolo V . Pietro Foscari 223 Alla data di cui sopra sarà Pietro Foscari ad avvalersi di questo diritto. Ma in tempi non lontani a questa concessione ribadita al Foscari, esattamente il 19 ottobre 1712, si concede anche a Minotto e fratelli, figli di Alvise, il diritto di poter costruire un passo sul medesimo fiume in Villa della Lama. Pietro Foscari si oppone a detta concessione come dimostra una sua lettera del 1715 inviata alle autorità preposte. d) Contro l’oratorio di Lama 49. (b 90, fz Gavello, f 11) 1683 - Non ci sono in Lama edifici di culto. In un documento del 24 aprile 1683 si attesta che a Lama non vi è alcuna chiesa «bensì le case che in questa si ritrovano sono in parte sotto questa cura di Gavello, eccettuato però alcun, che si ritrovano sotto la Cura di Ceregnano, in territorio di Rovigo ». 50. (b 90, fz Gavello, f 12, p. 2) 1687 - 21 maggio. Il nobile Patella ha ottenuto dal governo centrale il permesso di costruire un oratorio a Villadose, in deroga alle leggi. «Serenissimo Principe Nella Villa del Dose Giurisdittione di Rovigo tengo io Bortolo Patella Servo e Suddito di S. V. alcuni pochi beni patrimonio antico di mia Casa, à esser questi lontani dalla Chiesa Parochiale di S. Marco del Buso miglia due e mezo in circa accade il più delle volte, massime né tempi di pioggia e d’escrescenza d’aque, che io tutta la famiglia e serventi non potiamo adempiere il debito d’ascoltar la S. Messa ne giorni festivi. A divertimento di tanto alle mi conosco obligato dalla necessità e dal debito à dar principio à costructione di piccolo Oratorio [ . . . ] col profondo del mio ossequio né imploro giusto le leggi la permissione [ . . . ] 1681 31 maggio ». 224 La Contea di Gavello La pratica che era stata bloccata per alcuni anni dal nobile Angelo Dolfin, sotto la cui giurisdizione cadeva Villadose, riprende così il suo corso. «1688 - 6 Novebre in Pregadi [ . . . ] essendosi rimosso il N.H.E. Anzolo Dolfin che vi haveva notata contraddizione [ . . . ] L’andarà parte che sia benignamente permesso à Bortolo Patella di poter fabricare sopra li propri Beni in Villa del Dose per uso di se e della sua famiglia con le forme solite com’hà humilmente supplicato senza pregiuditio della Chiesa Parochiale [ . . . ] Lorenzo Valier Nodaro Ducale ». 51. (b 90, fz Gavello, f 12, p. 14) 1692 - Foscari si oppone alla costruzione di un edificio di culto in Lama. «1692 - 6 giugno Costituito nella Cancelaria Ducale il Nob: Ho: E. Alvise Foscari primo fù de E. Gerolamo per li titoli, che rapresenta, et instò annotarsi che venendo da Roma alcuna Breve, Bolla ò altro concernente la Chiesa di Gavello fa humilmente istanza d’esser prima, che si divenghi ad alcun atto di licenza, ò altro citato, ed ascoltato così acconti La Serenissima Signoria come .?. Collegio o ecc.mi Savij per poter dir delle sue ragioni ». 52. (b 90, fz Gavello, f 11, p. 37) 1692 - Non si possono costruire chiese senza licenza. Documento firmato da «Jacopo Gabrieli Avocato Comunale » in Venezia il 17 giugno 1692; in esso si ribadisce che non si possono erigere monasteri, luoghi pii, chiese senza permesso del Senato. Quindi non viene concesso alla Villa di Lama di costruire una chiesa perché già esiste la Chiesa di Gavello. Capitolo V . Pietro Foscari 225 53. (b 90, fz Gavello, f 12, p. 12) 1692 - 25 luglio. Viene intimato di non officiare a Lama alcuna funzione religiosa. « . . . sia stata nel loco detto di Lama fabricata altra chiesa publica Ho li 23 del mese passato prossimo per publico mio ministro per rason delle Leggi fatto Cometter a Domino Francesco Tamiso e Giacomo Cattin agenti del N.H. Lorenzo Minotto et al Reverendo D. Francesco Bondesan sotto le pene delle stesse Leggi cominate, che non habbino ordire d’operare alcuna cosa senza che prima dal sudetto Ecc.mo Senato non otterranno la detta licenza e facoltà [ . . . ] Adria 25 luglio 1692 ». Capitolo VI IL PALAZZO FOSCARI Fig. 1. Palazzo Foscari in una foto degli anni ’40 del secolo scorso. C ome si evince da un fascicolo dato alle stampe nel 1614 – al tempo della permuta dei beni di Gavello fra i Gilioli e i Contarini – la fabbrica grande dei Gilioli era, allora, inutile et inabitabile (« senza porte et senza finestre, senza camini, né alcuna altra comodità »). In questo stato di abbandono essa appariva all’estensore di questa memoria più « fondamenta di fortezza che di casa civile » per via di quelle muraglie grossissime (dei veri e propri spalti murari) che ne costituivano il basamento. Si trattava evidentemente di una costruzione elevata su costruzioni preesistenti il cui valore viene computato solo sulla ba- 228 La Contea di Gavello se del materiale edilizio che si sarebbe potuto da essa spoliare. In queste condizioni il Palazzo rimane evidentemente ancora a lungo, se nel 1676 – quando i possedimenti di Gavello erano ancora della casa Contarini – si prevedono resarcimenti ad esso che sembrano concepiti per consentire una sua elementare utilizzazione. Si tratta della costruzione di un salegato (cioè della pavimentazione), del patio (cioè della sala centrale) e delle camere (da eseguire parte di pietre – cioè di mattoni – parte in piano e « parte di quadretti ») e della installazione di vetri a cinque finestre (quelle delle camere verso tramontana) che evidentemente mancavano o erano rotti. Quella ristrutturazione che ha assicurato al Palazzo quella configurazione architettonica che l’ha caratterizzato nei secoli successivi è dovuta quindi, con ogni verosimiglianza, ai Foscari che questa fabbrica cominciarono a frequentare quasi regolarmente nel secolo XVIII. La facciata, nel corso di questa ristrutturazione, è stata per così dire ornata da una certa esaltazione della sua campitura centrale, ottenuta con la costruzione di due alte lesene che salgono oltre alla cornice della fabbrica, definiscono il volume di un cospicuo abbaino e sostengono un frontespizio classicheggiante. Il tutto è eseguito con una deliberata parsimonia dei mezzi espressivi. La porta d’ingresso è sormontata da una semplice arcata a tutto sesto; i poggioli di disegno essenziale, in pietra d’Istria, sono solo lievemente aggettanti; le finestre non hanno alcuna specifica ornamentazione architettonica. Così appare il Palazzo anche negli anni quaranta del secolo scorso, a vedere l’immagine di una fotografia che lo rappresenta. A partire dagli anni cinquanta l’edificio ha conosciuto un processo di degrado progressivo. L’ultima proprietaria nobile ne fu la contessa Nani Mocenigo – discendente dei Gradenigo (che a loro volta l’avevano avuto dai Foscari) – la quale lo destinò in eredità all’opera di don Orione. Questo – ritenendo troppo onerosa la manutenzione della costruzione, che già manifestava segni di degrado – rinunciò al lascito a favore della Parrocchia di Gavello. Questa la mantenne fi- Capitolo VI . Il Palazzo Foscari 229 no agli anni settanta del Novecento, utilizzandola come asilo infantile al primo piano. Il piano terreno subì però, già in questa fase, delle pesanti manomissioni per ricavare in esso delle botteghe che si aprivano, a occidente, verso la pubblica via. Poi, anche quelle vengono dismesse, lasciando uno spettacolo desolante di saracinesche arrugginite. Una analoga forma di degrado ha conosciuto l’ambito in cui il Palazzo sorgeva. Vengono rimosse e vendute le statue che ornavano i pilastri che delimitavano i varchi che davano accesso alla corte dominicale. Poi i pilastri stessi e tutto il circuito delle mura che chiudevano la corte e il brolo vengono demoliti per prelevare mattoni che vengono utilizzati per la costruzione di case dell’intorno. * * * Detto per inciso, quando in queste terre si insediano i Foscari, ben quattro corti dominicali con ville signorili erano sorte, o stavano sorgendo, a poca distanza da Gavello, sul fiume Canal Bianco, allora Castagnaro. Su queste costruzioni conviene forse fermare l’attenzione. L’asta del fiume Canal Bianco bagna a Nord il territorio del paese di Gavello formando un tempo (il corso d’acqua nel secolo scorso ha subito non poche modifiche) all’altezza del centro del paese, a circa due chilometri di distanza, una dolce e ariosa ansa con suggestive golene ricche di vegetazione spontanea e boschetti. Sulle sponde di questo tratto sinuoso del fiume sorgono ben quattro corti dominicali, due presentano la parte edificata con uno sviluppo planimetrico orizzontale, con casa padronale al centro e barchesse laterali con adiacenze, più adatto agli spazi agrari e funzionale all’economia del territorio, le altre due, invece, hanno una configurazione architettonica tipicamente veneziana con timpano rialzato. È proprio a queste due ultime costruzioni che il Palazzo di Gavello si omologa nello stile ricalcando certi schemi dell’architettura di città. Questa sarebbe stata la prima volta che in Polesine i 230 La Contea di Gavello veneziani introdussero una tipologia costruttiva di tal genere per dar forma ai loro insediamenti agricoli. È ragionevole ipotizzare, anche sulla base di una più attenta lettura di manufatti, che questi palazzi siano stati edificati allo scadere del ’500 e nelle prime decadi del ’600, cioè nel momento culminante della colonizzazione agraria del Polesine da parte dei veneziani. I costruttori di queste tre imponenti case dominicali lasciano intendere una comunanza di intenti. La loro è un’architettura che ricerca una grande semplicità delle linee, rifiutando ornamenti che sarebbero apparsi (un discorso a parte meriterebbe, forse, Villa Minotto) ostentazione di ricchezza in un contesto rurale. Tutto risulta sorvegliato e attentamente calibrato. Ritornando al Palazzo di Gavello, vediamo ora di ricostruire in ordine cronologico tutte le prove documentali ad esso relative. La costruzione risulta già esistente nel 1516 quando un atto notarile dei nobili estensi Gilioli viene rogato proprio nel Palazzo di Gavello (docc. 27, 28 in app. al cap. III). Nella permuta del 1613 (docc. 20, 31 in app. al cap. III) tra il Conte Gilioli e i Contarini si trova scritto che «un principio de un grandissimo Palazzo con muraglie grossissime, et soverchie, et con fondamenta più de Fortezza, che di Casa privata . . . ». Non è chiaro se il nobile Gilioli si riferiva ad un riattamento generale della vecchia dimora citata nell’atto notarile del 1516 e nell’inventario del 1596 (doc. 17 in app. al cap. III dal quale emerge chiaro lo stato di abbandono della casa sopratutto dai modesti arredi in essa presenti), o ad nuovo stabile in via di costruzione ma mai terminato per sopravvenuti problemi economici di cui abbiamo riferito nel cap. III. Viene da chiedersi, inoltre, se era mai possibile che i Gilioli avessero iniziato i lavori di un Palazzo così imponente quando già versavano in una grave situazione finanziaria. Ristrutturazione o costruzione ex novo che fosse, l’immobile, anche se non rifinito per la mancanza di porte e finestre, all’inizio del secolo XVII risultava ultimato nella struttura, in quanto nei documenti relativi alla permuta si parla anche di stimare i «coppi ». La connotazione, poi, delle « . . . muraglia grossissime, et soverchie, con fondamenta più de Fortezza, che di Casa civile Capitolo VI . Il Palazzo Foscari 231 . . . » (docc. 20, 70 in app. al cap. III) non lascia dubbi che si tratti dello stesso Palazzo ancor oggi esistente; la descrizione sembra ritagliata su misura sulle forme e sulle strutture architettoniche del Palazzo Foscari: lo spessore dei muri, il possente zoccolo a scarpa e la severità delle linee riconducono, appunto, ad un’immagine di fortezza. In un inventario del 1626 (doc. 52 in app. al cap. III) di Chiara Duodo, moglie di Giulio Contarini, si parla di una «Casa de muro rovinosa, detta il Palazzo con campi 5 [ . . . ] Brolo e un pezzo di colombara rotta » particolare, quest’ultimo, che avvalora la tesi di un abbandono del complesso domenicale, che perdurò anche quando i Contarini erano in possesso della costruzione da ben tredici anni. Nel 1635, però, in un ennesimo inventario (doc. 54 in app. al cap. III) della famiglia Contarini si trova registrato: «In Gavello un Brollo con Colombara discoperta Casa de muro et campi 5 3 /4 ». Nel 1636 (doc. 56 in app. al cap. III) Angelo Contarini riferisce che gli è stata recapitata un’ingiunzione di pagamento «in Casa mentre sono a Gavello »; quindi, sicuramente, tra il 1626 e il 1636 i Contarini ristrutturarono la dimora e la resero abitabile. Per quanto riguarda la «colombara », è probabile che lo stato strutturale dell’edificio fosse talmente compromesso da indurre i nuovi proprietari all’abbattimento e, in effetti, questa costruzione non appare più nei successivi inventari. Ancora nel 1639 (doc. 58 in app. al cap. III) viene registrata una «casa de muro » e « una Colombara discoperta», ma finalmente, nella «condizione di campatico 1654 » relativa ancora al nobile Angelo Contarini, l’immobile viene censito non più come «casa de muro » ma come «Palazzo ». È lecito supporre che tra il 1639 e il 1654 i Contarini abbiano ingrandito, completato e abbellito la costruzione. Lo stabile, passato in proprietà ai Foscari, dal 1675 in poi sarà sempre definito «Palazzo dominicale ». 232 La Contea di Gavello APPENDICE DOCUMENTARIA Temi vari 1. (b 56, f 5, p. 118) 1305 - In una copia di atto notarile del 1305 si parla di «Domus dominicalis » a Zelarino di Mestre. 2. (b 13, f 5) 1703 - Spese sostenute da Pietro Foscari per il restauro di un fienile a Gavello nei pressi del Palazzo. 3. (b 201, f 14) 1740, 1767, 1787 - «Primogenitura del N.H. Alvise Foscari Primo [ . . . ] dessunta dalle condizioni di decima del 1740 coll’incontro fatto al libro divisioni 1767 e traslati 30 dicembre 1787 ». Nella suddetta condizione di decima è riportato che a Gavello, sotto il territorio di Adria, i Foscari possiedono «una Casa Dominicale con altre fabbriche da Gastaldo » e «campi 4 circa di Brolo ed orti per uso ». 4. (A.S.V., Giudici di Petizione, b 457/122, n 2) 1760 - 11 marzo. Il documento riporta un primo inventario con questa intestazione: « Aggiunta di un’inventario prodotto alli Signori di Notte al Civil Loco che sono nel Palazzo a S. Simeone Piccolo ora abitato dal N.H.E. Piero Foscari » e, dopo alcune pagine di mobili e oggetti, un secondo «Inventario di Mobili esistenti nel Palazzo in Gavello di ragione del fù N.H.E. Piero Foscari e spettanti alla sua eredità ». Careghe di noghera Dette coperte di Bulgaro Coregoni di noghera Detti coperti di Bulgaro Detti coperti di paglia n 7 10 4 33 6 Careghini verdi coperti di paglia Tavolini da quattro piedi di noghera Detto di pezzo Detti piccoli da tre piè Una ovale con due casselle di pezzo 8 9 1 3 1 Capitolo VI . Il Palazzo Foscari Armer con due portele dipinto giallo Armeri di noghera Detti piccoli nella salla Una commoda di noghera Dette dipinte gialle Detta di pezzo Casse di pezzo Un sgabello da leto di noghera Quadri grandi Detti piccoli Uno specchio Quadretti di carta piccoli Armeri di pezzo in cusina Due scafe da piatti Un menarosto di ferrro Una tavola da mangiare Bozze di vero Carafine Gotti grandi Detti piccoli Stramazzi con suoi cavaletti e tolle Pagliazzi Poltroncine coperte di paglia Capezzali Topedà Coperte imbottide Cusinà Portiere Coltrine Coperte da tolla Una detta Rosa Una tella da quadro 1 3 4 1 2 1 2 1 23 20 1 10 2 2 1 1 6 8 10 6 5 2 6 2 2 5 2 4 6 1 1 1 Biancheria ed altri effetti Lenzioli da Paron e Servitù 91/2 233 Tovaglioli da Paron Mantelli Faccioli Canevazze Cusimelle 50 9 10 9 13 Batteria da cucina Cattene da fuoco Caldiera da lavar piatti Stagnere una grande, e una picciola con suoi coperchi Cazzarole Sechi di rame due grandi e uno picciolo Un secchiello di ottone Una cazza di ottone Una rinfrescadura de rame Una grata casa Una cogoma de rame Una coppa da brodo di ferro Cazze di ferro da spiumar Una cazza da friggere Una padella Due gratelle Una fresura da Castagne Cavedani di ferro Spiedi Scaldaletto Nutiani di ram Un forno col coperchio Una navesella da pesce col suo coperchio e anima Una licarda Moletta da fuoco Un cadin con brocca di stagno Un coperchio di rame 2 1 4 2 3 1 1 1 1 1 1 2 1 1 2 1 2 2 1 5 2 3 1 1 2 1 Segue ancora l’«Inventario di casa dominicale del N.N.H.H. Foscari in Zellarino e che spettano per un tempo all’eredità del fu N.H. Pietro Foscari » e l’«Inventario de mobili del Palazzo di Croce di Piave ritrovato al tempo della morte del fù N.H.E. Piero Foscari e che di un terzo aspettano alla di lui eredità ». L’inventario del Palazzo di Croce di Piave con la registrazione del mobilio di ogni singola stanza è il più dettagliato, mentre quello relativo al Palazzo di Gavello si presenta assai scarno per uno stabile di dimensioni così imponenti, ma questo sembra es- 234 La Contea di Gavello sere spiegato nell’intestazione dove, appunto, si parla di un’aggiunta. 5. (b 56, f 2) 1761 - Da un inventario del 1761 del Palazzo a Zelarino di Mestre fra la quadreria (88 quadri, molti dipinti su tela) appare una carta del Polesine. 6. (b 79 bis, f 18) 1762 - 21 settembre Crespino. Nota di spese del muratore Giacomo Folchini per lavori eseguiti nel Palazzo di Gavello. Il conteggio è effettuato in baiocchi e scudi, moneta vigente anche nel paese di Crespino che pur essendo sulla riva nord del fiume Po era governato dallo Stato Pontificio. Per maggior ragguaglio uno scudo era composto da 100 baiocchi. «Opere da maestro n 17 1/2 a baj 25 l’una » 20 l’una » » 21 1/2 » 11 » » manuale 19 1/2 ——––– 68 scudi 4:37:6 » 4:30:— » 2:14:6 ––——— somma 10:82:0 ». 1762 - 31 maggio. Costi sostenuti per il «Ponte del Brolo di Gavello »; già nel 1761 era stato effettuato un preventivo di spesa per «piantare un ponte e due pilastri in cavo al brolo alla mezaria del stradon che son di ragione della casa Foscara ». Il ponte era di piedi 12 di lunghezza e piedi 10 di larghezza compresi i pilastri. 7. (b 55, f 4, p. 20) 1764 - 10 giugno. «Spese in far guernar la stalla, et il coverto del Palazzo à Gavello, Poliza in filza al n .?. lire 56:12 »; sono registrate anche le spese di un’osteria a Gavello affittata dai Foscari. Capitolo VI . Il Palazzo Foscari 235 8. (b 79 bis, f 18) 1766 - Spese varie dei Foscari per fienile e Palazzo di Gavello. 9. (b 79 bis, f 18, p. 113 e sgg.) 1765 - 10 ottobre. Polizza di spese per il forno dell’osteria di Gavello (sono segnati i mastelli di calcina che costano lire 5 e lire 7 al «murer » per aver fatto il forno). L’osteria apparteneva a Pietro Foscari ed era nei pressi del Palazzo. 10. (b 204, f 1, p. 104) 1768 - Atto notarile rogato «Adi 13 luglio 1768 in Gavello nel Palazzo del N.H. Alvise Foscari ». Si tratta di un contratto di livello a favore di Antonio Sgobbo per il terreno denominato Camporosso, nel quale vi sono due case «una de muro coperta di canna e l’altra tutta de canna », per un campo «col debito da pagare di lire 31:19:6 ». È singolare come, nel gavellese, oltre ai toponimi anche i cognomi delle persone si siano mantenuti nel tempo. 11. (b 3, f 16) 1785 - Foscari Alvise effettua restauri al «Palazzo di Gavello, Fenile e Fabbriche annesse » per lire 1405 inoltre vi sono spese all’oste di Gavello per «Cibarie a sei soldati ed un sergente in Tansa lire 200- All’ufficiale che condusse in Tansa li sudetti . . . ». BIBLIOGRAFIA Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma. G. AGOSTINETTI, Cento e dieci ricordi che formano il buon fattor di villa, a cura di U. Bernardi e E. Dematte, Neri Pozza Editore, Vicenza 1998, ristampa anastatica. F.M. ALIBERTI GAUDIOSO (a cura di), Pisanello, Electa, Milano 1996. AA. VV., Ville Venete, Decreti di vincolo e relazioni storico artistiche, Istituto Regionale per le Ville Venete, Marsilio, Venezia 1999 M. BARBARO, Arbori de’ Patritii Veneti, secolo XVIII, presso A.S.V. (Mis. Codici s. I.: Storia Veneta: 17-23). B. DON BELLINAZZO, Gavello antica e nuova, Tip. Sociale Editrice, Rovigo 1914. D. 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Aqua Biancha, possessione, 63, 64. Adige (Adice), fiume, 17, 40. Adigetto, fiume, 35. Adria, IX, 9-14, 27, 29, 30, 33, 37-40, 48, 49, 51-53, 64, 76, 77, 91, 95, 97, 99, 102, 108, 109, 111-113, 115, 119, 120, 125, 138, 140, 141, 145, 147, 149, 150, 164, 169, 199, 202, 203, 206, 208, 209, 211-214, 216, 217, 220-222, 225, 232. Adriano I, Papa, 14. Agujaro, località, 50. Altieri, commendatario, 11. Americhe, 21. Amolaro (Amolara), località, 47, 49. Aquisgrana, 13. Ariosto Francesco, capitano, 73. Ariano, paese, 134, 149, 162, 203. Arzeron sotto Gavello, località, 50. Astolfi Santo, perito pubblico, 41. Astolfo Francesco, 219. Auchi Piero, agrimensore pubblico, 95. Bacharona Andronicha, 74. Badia, possessione, 27, 99, 204, 209. Badoare, località, 25, 50. Badoer (Badoeri), famiglia, 25, 32, 33, 42, 51, 52, 101, 110, 115, 131, 133, 169. Badoer Bernardo, 42. Badoer Giorgio (Zorzi), 52. Badoer Lucrezia, 32. Badoer Paolina, 32. Badoer Pietro, 32, 33, 42, 133. Badoer Pisani Chiara, 32. Badoera (“le Badoere”), strada, 23, 51. Ballegno Giust.o Antonio, 38. Barbaro Marco, 56, 78, 84, 129, 175. Barberini, cardinale, 96. Barducchi Giuseppe, perito, 151, 153. Baricetta (Barizzetta), paese, 47, 49. Barziza (Barzizza) Vincenzo, 128, 147. Batta Antonio, 212. Batta Joanne (Giovanni), 63, 212. Battaglia, paese, 204. Bellini Giovanni (Zambellin), pittore, 117, 118, 162. Bellombra (Bell’ombra), località, 28, 47. Belvedere, possessione, 63, 75, 92, 96, 110. Bembo Maria di Andrea, 55, 78. Benozzi, famiglia, 158. Bentivoglio Lucrezia Pia, 60. Benzoni Annibal, giudice, 205. Benzoni (Benzon) Marina (Maria), 128, 147. Berra, paese, 86, 100. Bergamin Joanne, 64. Bergamo, 55. Bersane, possessione, 101. Bertasola Nicolò, 73. Bertolina, località, 49. Bevilacqua Giovanni, monaco, 13. Bevilacqua Onofrio, 59. Bevilacqua Riccardo (Ricardo), 59. Bevilacqui (vedi Bevilacqua). Bianchi Francesco, notaio, 38. Bianchi Maffio, notaio, 37. Bianchini Ioseph, 190. Biasion Biagio, 172. Biscazza detta la Frontiera, località, 51. Boarato Andrea, 213. Boccato Battista, perito estimatore, 69. Bocchi, famiglia, 169. Bocchi Cesare, 213. Bocchi Giacinto, dottor, 140. Bocchi Pietro, 147. Bochi Tomaso, provveditore, 46. Bochis Giacomo, reverendo, 10. Boerio Giuseppe, 68, 104, 111, 142, 180, 184, 191, 193. Boldini Pompeus, 190. Bologna, 11, 59, 160, 161, 178. Bondesan Francesco, reverendo, 225. Boni Domenico, 106. 242 Indice dei nomi Bonifacio IX, Papa, 11. Bonis (de) Valerio, notaio, 190. Bononi, 190. Borghesi Domenico, sudiacono, 84. Borsetto Francesco, dipintor, 73. Bortiluzzi Maria, 70. Bosatella (Busatella), possessione, 26, 50, 63, 64, 93, 101, 103, 109. Boschetti Domenico, perito, 109, 201, 204. Boschi Hippolito, notaio, 100. Bosco del Monaco, tenuta, 138. Bosco sotto Pomposa, località, 96. Botta, possessione, 50, 145. Botta della Cavanella, località, 30. Bottrighe, paese, 47, 48. Bragadin Giovanni Alvise, 181, 183. Bragadin Orsetta, 123, 128, 176, 181, 189, 191, 201. Brajolle (Le), possessione, 51. Bramonta (Bramontta), possessione, 62, 63, 101, 109, 159. Bresane, possessione, 110. Brescia, 178. Brusafero de Ser Zuanne, 221. Bulgarelli, famiglia, 179. Bulgarello Domenico, 9. Bulgarello Giambattista, 148. Bulgarello Gio: 145. Buso, paese, 154, 223. Busoli Domenico, agente, 102. Calcagnino, nobile estense, 28. Calderoni Girolamo, notaio, 111. Calegarola in Cismatti, possessione, 33. Calvi Pietro, medico, 196. Campanella Giovanni, 46. Campanella Nicola, perito pubblico, 150, 198. Campanelle (Campanella), possessione, 94, 96. Campazza, possessione, 96. Camporosso (Campo rosso/Campo roso), possessione, 43, 63, 64, 93, 96, 101, 109, 141, 235. Canal Bianco, fiume, 15, 36, 109, 150, 229. Canal Contarino, 118, 134. Canal Galvan, 149, 150. Canal Grande (grando), 135. Canal Ipolito “detto Canal Bianco”, 109, 149, 150. Canalnovo (Canali Novi), paese, 13, 74, 77, 199, 200. Canaro, paese, 30. Canton, località, 26, 196, 200. Carlo Magno, imperatore, 12, 14. Cartirago, località, 169. Casalli (Casalle), terreni, 63, 92. Casazze (Casaza/Casaze/Casazza), possessione, 94, 101, 109, 110, 141, 159. Caselato Giovanni Battista, 198. Casette, località, 30. Castagna Alessandro, cancellier pretorio, 99. Castagnaro, fiume, 15, 25, 26, 31, 36, 37, 39, 44-46, 109, 138, 144, 147-150, 180, 216, 217, 222, 229. Castagnaro nel veronese, località, 56, 94, 99, 108-110, 141, 171, 172, 177, 202, 204. Cattarina, massara, 82. Cattin Giacomo, agente, 225. Ceregnano, paese, 223. Chiavegata (Chiavega), possessione, 33, 63, 196, 200. Chiavica Ferrarese, località, 50, 51. Cicerone, 185. Ciolla Francesco, notaio, 82. Cisimatti (Cismati/Cismatti/Cesmatti/Cimati), località, 25, 32, 33, 45, 52, 61, 63, 64, 67, 73, 74, 76, 96, 97, 103, 110, 115, 168, 171, 216. Clemente VII, Papa, 86. Clementino, Collegio di Roma, 174, 183. Cocanile, paese, 85, 86. Codigoro, paese, 149, 158. Cola Piero, notaio, 72. Colla Giò: Antonio, notaio, 145. Cologna, paese, 85, 86. Colombina, possessione, 120. Confina, località, 26, 196, 200. Contarini (Contareni), 7-9, 22, 24, 29, 30, Indice dei nomi 31, 53-58, 61, 62, 69, 72, 75-82, 84-91, 93, 95-110, 114-120, 123, 124, 128, 130134, 140, 154, 158, 162, 163, 174, 176, 177, 179, 187, 188, 194, 201, 202, 205207, 209, 211, 212, 214, 215, 219, 222, 227, 228, 230, 231. Corbole (Corbola), paese, 52, 61. Cornellazzo, località, 72. Corner Andrea, 182. Corner Caterina, regina di Cipro, 54. Corner Gabriele, provveditore, 29. Crespino, paese, 28, 160, 161, 203, 215, 234. Crollalanza Giovan Battista, 59. Croce della Zudecha, monastero, 79. Croce (Crose) di Piave, paese, 124, 170, 171, 192, 223. Crucini Luigi, 160. Cuorcrevà (Corcrevà), località, 23, 29, 47, 48. d’Este, 55, 59, 86. da Ponte Giovanni, 182. dal Rè Francesco, 215. Jacobillis Giulio (Jacobelj Julio), notaio, 61, 63. della Dea Gio: Antonio, 198. Dolce Orazio, 45. Dolfin, famiglia, 48, 113. Dolfin Andrianna, 57, 58, 61, 78, 80, 95, 103-106, 108, 110, 111, 114, 123-125, 127, 128, 132, 134, 140, 163, 167, 172, 176, 177, 201, 202, 205, 207, 209, 211, 212, 215, 222. Dolfin Angelo (Anzolo), 224. Dolfin Bianca, 103. Dolfin Gerolamo, 103, 104. Dolo, paese, 99. don Orione, 228. Donado Lunardo, 108. Dona (Donna), condotto, 38, 39, 63, 64, 110. Doria Girolamo, 49. Dorigo D., procurator, 105. Dorigo Zuane, 194. Dossi, località, 26, 50, 51, 150, 199. 243 “dossi delle Zopine”, possessione, 32. Dosso delle Macchiavelle (o Magnolina), località, 32-34, 50, 65. Dragonzo (Draghonzo), località, 19, 23, 28, 30, 33, 36, 38, 40, 41-43, 47, 48, 51, 63, 74, 76, 87, 91, 93-97, 99-103, 108, 110, 111, 115, 117, 148, 149, 160, 171, 216, 217. Duodo Andrea, 57, 89-91, 118. Duodo Chiara, 56, 58, 78, 80, 81, 88, 89, 93, 95, 124, 176, 177, 201, 202, 206, 207, 231. Duodo Francesco, 88. Duodo Pietro, 27. Durazzo Emilio, 160. Emo Piero, 45. Enrico II, imperatore, 10. Eutichiano, 13. Fabris Zan Antonio (Gio: Antonio), avvocato, 205. Fachinetti (Facinetti) Piero Antonio, 205, 206. Fantuzzi, cardinale, 152. Feltre, 182. Fenil del Turco, località, 25. Ferrara, 7, 9-11, 22, 26, 28, 46, 54, 55, 59, 60, 62, 65, 67, 70, 73, 76, 85, 86, 94, 97, 104, 108, 121, 135, 158, 161-163, 172, 174, 177, 197, 211, 216, 222. Fieschi Fantuzzi Margherita, 199. Fiessi, famiglia, 39, 62. Fiesso Ludovico (de Fiessis Ludovici Mariae), 62-64. Figarolo, possessione, 93, 94, 101, 110, 141. Filippi Lorenzo, notaio, 132. Fontebasso Francesco, pittore, 126. Foramiglio Marc’Antonio, 49. Formenti Zuanne, comandador, 205. Foscari, 3, 6-9, 11, 18-20, 22, 24, 32, 3436, 39-41, 43, 45, 51, 53, 59, 61, 62, 72, 85, 86, 106-108, 111-114, 118, 123-130, 132-143, 147-150, 152-164, 167-181, 183, 184, 186-190, 192-201, 205, 207- 244 Indice dei nomi 209, 213, 215, 220-224, 227-229, 231235. Foscarina, possessione, 138. Foscarini Alvise, 30, 215. Fosina (Fusinà), località, 202. Franchetti, 33. Francolino, località, 67, 203. Francia, 12, 13. Franzosi Gio: Maria, 150, 198. Frassinella, Consorzio della, 44. Fratta, paese, 32, 51, 52. Frattina Marco, notaio, 192. Freschot Casimiro, 178. Fuosa, condotto della, 30, 37, 41, 42. Gabrieli Jacopo, avocato, 224. Gabrielli Alberino, 125. Gaio, località, 170. Galassa, località, 25, 62, 64, 65. Galassi, famiglia estense, 25. Galli (de) Bernardo, notaio, 222. Gambarare, località, 171. Garzoni Marin, presidente,219. Gavello, IX, X, XI, 3, 6, 7, 9-15, 18-24, 26, 28-35, 37-42, 45-52, 53, 55-57, 59-65, 67-69, 71-78, 82, 87, 89-103, 105-116, 118, 120, 121, 123-127, 130-134, 138145, 147-150, 152, 154, 155, 158, 160-162, 164, 168, 170-173, 176-180, 187, 189, 193, 194, 196, 198-200, 202204, 206, 209-216, 218, 220-225, 227235. Genevino Marco, notaio, 208. Genova, IX, 13. Giacomazzi Giovan Francesco, notaio, 197. Giatti Gianio, 139. Gieri Ruggiero, fattore, 100. Gilioli (Gillioli/Zelioli/Zilioli/Ziliolis/Zillioli/Zilliolo), 7-10, 20, 24, 28, 32, 33, 52-56, 58-65, 67-78, 82, 89, 97, 105, 114-118, 120, 121, 125, 130-135, 138, 158, 162, 169, 171, 179, 188, 193, 196, 197, 209, 211, 212, 215, 216, 222, 227, 230. Zaffo (Gioppe), Contea di (del ramo di), 8, 29, 54, 57, 61, 72, 76-80, 82, 84-87, 90, 95-97, 99, 102, 104, 106, 108, 110, 116, 118-120, 130, 132, 140, 158, 163, 205-207, 211, 212, 214, 215, 219. Giugali Cerchiari Carlo e Maria, 155, 156. Giulianati (Zulianati/Zulianato/Zulianatti/Zulianatto), 6, 9, 45, 112, 113, 141, 142, 144, 145, 147-149, 151-153, 162, 169, 198, 215, 216, 220, 221. Giustinian, 103, 108, 111. Giustino Historico, 185. Gorgo, possessione, 33, 64, 65. Gracino, 9. Gradenigo, 2, 22, 27, 86, 125, 128, 137, 160, 161, 178, 186, 228. Granatus Baldassar, 77. Grandi (de) Santo, 221. Gravrina, perito, 131. Grigioni, Ambasceria dei, 55. Grimani, 128, 181-183. Gritti Andrea, doge, 27, 208. Groto Bartolomeo, 46. Groto Fabrizio, 30. Grotti, famiglia, 169. Grottus Julis, cancelliere, 27. Guarda, paese, 203. Guarnero Anzolo, avvocato, 112. Guarnieri Ippolito, 30. Guarniero Antonio, provveditore, 46. Guarniero Bernardo, 141. Guastalla, città, 46. Guasti, località, 99. Gumbertini (de) Giovan Battista, notaio, 62. Gusoni, signor, 83. Labia, vescovo di Adria, 11. Lama, località, 30, 46-48, 50, 67, 72, 74, 76, 87, 93, 94, 96, 101, 109, 111, 115, 117, 147, 148, 154, 171, 178-180, 211218, 220, 222-225. Larda, possedimento terriero, 25, 50, 64. Larda Leonora, 74. Lardi (Lardis), famiglia, 25, 51-53, 60. Lendinara, città, 10, 27, 209, 210. Linz, 47. Indice dei nomi Lion Morro Emilia, 186-188. Lion Paulo, 186. Lipini don Giuseppe, reverendo, 213. Litta Pompeo, 129, 175. Loli, famiglia, 9. Loredan Leonardo, doge, 208. Luchesi, signori, 85. Magistris (de) Bernardino, notaio, 189. Mainardi, famiglia, 9, 108, 141. Maio Benedetto, sacrestano, 114. Malatesta, governatore di Melara, 59. Manfron Cattarina, cameriera, 188. Marangon don Hippolito, reverendo, 213. Marangoni Cesaro, 103. Marangoni Gioseffo (Giuseppe), presidente cassiere, 45, 51. Marasi, signor, 189. Marcà, possessione, 109. Marcana, possessione, 145. Marescoli, cardinale, 162. Mari Abate Gioseffo, regio camerario di Mantova, 46. Maria (La), possessione, 92, 94, 96, 101, 141. Maria à Vado, contrada di Ferrara, 62. Marin Girolamo, podestà, 49. Martelago, paese, 170. Martimagi, mercante, 136. Marucelli, famiglia, 215. Masenzatica (Masanzatica/Mezanzatico), località, 105, 154, 171, 172. Massarini Domenico (Massarin Domenego), 219. Mazorno, paese, 60, 70. Mercadello, condotto, 25, 31, 51, 63. Mestre, 124, 150, 155, 177, 198, 232, 234. Michiele (Le), possessione, 51. Milani Battista, perito, 151. Minotto (Minoto), famiglia, 9, 39, 46, 178-180, 193, 212-216, 218-223, 225, 230. Miotta (Miota), possessione, 62, 63, 93, 94, 96, 109. Mira, paese, 202. Mocenigo Cecilia, 128. 245 Mocenigo Soranzo Tomà, 168. Mocenigo Z. Jacomo, 88. Modenese Bonzoanne, perito estimatore, 69. Molin, nobile, 10. Molin Pisana, 128. Monselese Bartolomio, 197. Monselice (Moncelese), paese, 177, 202, 204. Montan Pietro Antonio, perito, 153. Montecatini Roberto, 60. Mora Francesco, vescovo di Adria, 169. Moretti, famiglia, 173. Moretto Francesco, 154, 155. Moro, famiglia, 176. Moro Domenico, 219. Moro Emilia, 188. Moro Pisana, 128, 176, 186-188. Moscheni, località, 169. Motta, località, 26, 72. Murano, isola, 171. Muti Andrea, 182. Muratori Ludovico Antonio, 10. Nani Giorgio, 128. Nani Laura, 128, 181. Nani Mocenigo, contessa, 228. Nani Polo, 137. Negri (di) Francesco, fante, 74. Negri Lorenzo, 176, 194, 195. Nicola Paolo, 156. Nores (de) Giasone, 55. . Orlandini Battista, 103. Orticelli, località, 48. Padova (Padoa), 55, 90, 99, 109, 170, 171, 177, 202, 204. Palestina, 54. Palladio Andrea, 32. Paoli (Pauli) Francesco, 34, 39, 40, 124. Paoli Ludovico, presidente della Presa di Gavello, 41. Paperbrocchio, agiografo, IX, 14. Papozze, paese, 87, 100, 121, 163, 169. Patella Bortolo, 223, 224. 246 Indice dei nomi Pauli Antonio, 189. Pauli Oltremarino, 28. Pellegrini Giovanni, avvocato, 154. Penolazzo don Marino, parroco di Gavello, 48. Penolazzo Stefano, parroco di San Giorgio di Mazorno, 60. Pezzoli, località, 48. Piantamelon, chiavica, 39. Pignarin (Pignata), chiavica, 44. Pincara e Bagnacavalla, Consorzio della, 44. Pisani, famiglia, 9, 32, 106, 133, 181, 202. Pisani Alvise, 40, 168. Pisani Giovan Francesco, 34, 125. Pisani Gerolamo (Girolamo), 55, 78, 106. Pisani Lorenzo, 39. Pisani Marco, 83. Pissatolla (Pissatola), località, 99, 204. Po, fiume, 26, 28, 30, 45, 56, 75, 77, 87, 116, 144, 148, 151-153, 159, 172, 217, 234. Polesine, IX, 14-16, 19, 27, 31, 44, 48, 55, 85, 86, 96, 104, 109, 123, 130, 138, 142, 150, 170-172, 178, 210, 212, 229, 230, 234. Pomposa, località, 105, 171, 172. Ponte Voto, località, 204. Pontecchio (Pontechio), paese, 19, 28-30, 36, 40-42, 72, 99, 101, 130, 138, 139, 141, 145, 148, 150, 154, 171, 172, 203, 210. Possessionella, tenuta, 140, 152, 159, 160, 165. Pozzati don Alessandro, rettore di Gavello, 65. Prion, terreni, 63. Priuli Alvise di Zorzi, 32, 38, 41. Priuli Antonio, 185. Priuli Contarini Lucrezia, 126. Priuli Elisabetta di Giovanni, 54. Prosdocimo don Bellin, reverendo, 172. Prosdocimo Gioseppo, 140. Quercini Matteo, podestà di Badia, 27. Querini, famiglia, 26, 161. Querini Piero, presidente, 219. Querini Stefano, 29. Quinto Curtio, 185. Quirin, località, 26. Rampega Andrea, battifango della Presa di Gavello, 45, 145. Rappi Antonio, fattore, 83, 101. Ravagni don Battista, 65. Ravegnana, possessione, 63. Ravenna, 14. Redentore (Santissimo), chiesa del, 114. Regolin Giuseppe, provveditore, 46. Renier Anzolo, 45. Renovà Pier Maria, 33. Reverendi di Rua, chiesa dei, 83. Rizzi Zuanne, agrimensore pubblico, 34. Rizzo Agostin, 213. Roccato Andrea, 213. Rodolfi Pellegrin, 150, 198. Roma, 54, 55, 161, 167, 175, 183, 224. Romei, famiglia, 53. Romei Annibale, 30, 216, 217. Romeo Gerolamo (Girolamo), 51, 52. Rompiati (Rompiatti/Rimpiatti), possessione, 33, 75, 92, 94, 96, 101, 110, 141, 159, 160, 176, 206. Roncagallo Andrea, 138. Roncon Girolamo, 49. Rondinelli, famiglia, 65, 67. Rossi (de) Giovanni, 72. Rossi (di) Nicolò, 83. Rosso Ventura di Zuanne, 112. Rovi Antonio, lughanegher, 188. Rovigata (Rovigatta), possessione, 92, 94, 96, 101, 109, 141. Rovignana, possessione, 92. Rovigo, 27, 32-35, 44, 48, 51, 52, 75, 93, 97, 109, 111, 125, 130, 132, 138, 140, 150, 154, 158, 172, 177, 189, 202, 204, 209, 217, 218, 223. Ruffo, cardinale, 164, 174. Saminiati Paolo, 54. San Barnaba, località, 171. San Beda, monaco, IX, 12-14. Indice dei nomi San Benigno, abbazia di, IX, 13. San Clemente, isola di , 83. San Brasio, chiesa di, 82. San Cassiano, località, 129. San Cosmo della Zudecca, chiesa di, 82. San Domenico, 126. San Fantin (Sancti Fantini), località, 156, 190. San Francesco di Paola, 126. San Francesco Saverio, 126. San Giorgio di Mazorno, chiesa di, 60, 70. San Giorgio in Alga, isola di, 55. San Giovanni Battista, contrada, 65. San Guglielmo, contrada, 61. San Marcelian, contrada, 157. San Martino, contrada, 104. San Nicola, contrada, 140, 172. San Paolo, località, 47, 48. San Pietro, località, 47, 48. San Simeon Apostolo (Piccolo/Picolo), contrada, 140, 158, 188, 194. San Simeon Appostolo e San Simeon Profeta a Martelago, 170, 171. San Simeon Piccolo, chiesa di, 114, 167. San Simeon Profeta, casa Foscari in 135, 176. Sant’Apollinare, paese, 214. Sant’Angelo di Sala, paese, 170, 171. Santa Agnese, contrada, 55, 81, 82. Santa Caterina Martire, monastero di, 7. Santa Eufemia, località, 170, 171. Santa Maria di Gavello, abbazia di, 1014, 72, 77, 115, 118. Santa Sofia di Lendinara, chiesa di, 10. Sarotto Francesco, 120. Scabia Gabriel, 72. Scarsella, possessione, 64, 74, 93, 94, 96, 101, 109, 141. Schiesari Domeniso, 214. Schivasapa Galiaso, 73. Scivieri, famiglia, 65. Scudellari, famiglia, 152. Seccà, famiglia, 171. Seccà Antonio Maria, 194, 220. Selvadego Agostin, 213. Serraiolo (Seraiolo/Serraggiollo), località, 247 26, 50, 51, 62, 64, 74, 152, 199, 216. Serravalle (Seravale), paese, 11, 53, 56, 57-59, 61, 84, 87, 89, 105, 106, 109, 117, 124, 126, 127, 145, 146, 148, 149, 154, 158, 159, 161, 162, 164, 167, 172, 177, 193, 198. Sgobbo Antonio, 235. Simoncini Flaminio, 76, 131. Simonerini Flaminii, 115. Siviera, possessione, 25. Sivieri, famiglia estense, 25. Soranzo Francesco, 141. Speroni degli Alvarotti, vescovo di Adria, IX. Stellà, località, 47, 48. Steno Michele, doge, 27. Strada Michiela, località, 50. Suarmo Bernardo, 37. Tabarini Benedetto, perito pubblico, 102, 103. Tabarino Pietro, 213. Taberini Bortolo, perito pubblico, 153. Tamiso Francesco, agente dei Minotto, 220, 225. Tartagliano Agostino, 167. Tassoni, famiglia , 39, 86. Tessari Pietro, agrimensore pubblico, 34. Tiepolo, famiglia, 156. Tigolia (Tigolino) Giulio, avvocato, 81. Tito Livio , 185. Tolentini (Tollentini, Padri), chiesa dei, 114, 167. Tosarino Domenico, 64. Tomas (Di) Giulio, dotor, 30. Tomba, ponte della, 33. Trabatina, possessione, 65. Tramonta, possessione, 93, 94, 96. Trevisani Giovanni, notaio, 65. Treviso, 178. Trotti (Trota) Maria Anna, 69, 74. Turchi, famiglia, 25, 215. Turchi Alberto, 28. Turchi Aldobrandino, 28. Turchi Ercole, 28. Turchi Giulio, 28. 248 Indice dei nomi Turchi Ippolito, 29. Turco Alfonso, 29. . Val di Figaro, tenuta, 108. Val di laghi, possessione, 159. Val di Quarto, località, 170. Valerio B., 120. Valier Cristoforo, 45. Valier Lorenzo, notaio, 224. Valier Silvestro, doge, 193. Vallatelli Iacobi, 190. Vedelago, paese, 171. Vendramin Antonio, 45. Veneci Gerolamo, 145. Venerio, compagno di San Beda, 12, 13. Venezia (Venetia), IX, XI, 6, 8, 9, 12, 15, 21, 27, 32, 40, 46, 53-55, 57, 67, 68, 76, 82-84, 86, 97, 100, 104, 112, 114, 118, 124, 125, 129, 134, 136, 137, 142, 147149, 153, 156, 158, 161-163, 171, 172, 177, 180, 181, 185, 186, 199, 204, 207, 209, 217, 224. Venier (Veniero), famiglia, 141, 145. Venier Augustin, 171. Venier Nicolò, procurator, 108. Verdugò Francesco, 219. Veronese Giovanni, battifango della Presa di Gavello, 45. Vicenza, 99, 182. Vidiman Lodovico, 162. Viena (Vienna), 46. Villa Canalis, 10. Villa de Cernaresse, 99. Villa di Torre, 170. Villa Ranza, 56, 88, 107, 109, 202, 204. Villadose (Villa del dose), paese, 223, 224. Villamarzana, paese, 82. Villanova Marchesana, paese, 193. Vindomini Paulo, 62. Virgilio, 185. Visentina (Vesentina), possessione, 65, 92, 94, 96, 110. Visinada in Capo d’Istria, 182. Zancanella, località, 199, 200. Zanella Giuseppe, 213, 214. Zanetti, signori, 108. Zanzaluci, località, 105. Zelarino (Zellarino) in Mestre, paese, 124, 149, 156, 161, 167, 171, 232, 233, 234. Zenson, isola di, 170. Zenzalino, località, 102, 107. Zorzi Alessandro, 103. Zorzi Giovanni, Podestà di Adria, 214. Zorzi Marino, 112. Zucca (La Zucha), scolo, 23, 25, 26, 40, 51, 63, 64, 72, 75. Zusto Pietro, 45. FINITO DI STAMPARE PRESSO BERTONCELLO ARTIGRAFICHE IN CITTADELLA (PADOVA) NEL MESE DI SETTEMBRE 2007 VOLUMI DELLA COLLANA Archivio Widmann Rezzonico, a cura di Ennio Concina e Manuela Padovan, 1980. Carte d’archivio di Piero Foscari, a cura di Giorgetta Bonfiglio Dosio, 1984. Carte Foscari sull’Arena di Padova ecc., a cura di Elia Bordignon Favero, 1988. FERIGO FOSCARI, Dispacci da Pietroburgo, 1783-1790, a cura di Gianni Penzo Doria, introduzione di Giorgetta Bonfiglio Dosio, 1993. CARLO AURELIO WIDMAN, La nave ben manovrata ossia Trattato di Manovra, 1773, presentazione, glossario e trascrizione di Alvise Chiggiato, 1995. FERIGO FOSCARI, Dispacci da Costantinopoli, 1792-1796, a cura di Franca Cosmai e Stefano Sorteni, introduzione di Paolo Preto, 2 voll., 1996. CARLO AURELIO WIDMAN, Provveditore Generale da Mar, Dispacci da Corfù, 1794-1797, a cura e con una premessa di Filippo Maria Paladini, 2 voll., 1997. ALVISE FOSCARI, Provveditore Generale in Dalmazia e Albania, Dispacci da Zara, 1777-1780, a cura di Fausto Sartori, 1998. MARIN SANUDO IL GIOVANE, Le Vite dei Dogi, 1423-1474, I: 1423-1457, introduzione, edizione e note a cura di Angela Caracciolo Aricò, trascrizione a cura di Chiara Frison, 1999 [2002]. MARIN SANUDO IL GIOVANE, Le vite dei Dogi, 1423-1474, II: 1457-1474, introduzione, edizione e note a cura di Angela Caracciolo Aricò, trascrizione a cura di Chiara Frison, 1999 [2004]. ALVISE FOSCARI, Provveditore Generale da Mar, Dispacci da Corfù, 1782-1783, a cura e con introduzione di Fausto Sartori, 2000. LA CASA GRANDE DEI FOSCARI IN VOLTA DE CANAL, Documenti, a cura di Fabiola Sartori e con un saggio di Antonio Foscari, 2001. FRANCESCO FOSCARI, Dispacci da Roma, 1748-1750, a cura di Fausto Sartori, 2002. GEROLAMO FOSCARI, Podestà e Capitano, Dispacci da Treviso, 16451647, a cura di Fausto Sartori, 2003 [2004]. FRANCESCO FOSCARI, Promissione ducale, 1423, a cura di Dieter Girgensohn, 2004. Prima di Andrea Palladio, La formazione di un possedimento “non molto lungi dalle Gambarare”, a cura di Giulia Foscari, 2005. ALVISE FOSCARI, Capitano in Golfo, Dispacci, 1708-1711, a cura di Fausto Sartori, 2006. FRANCESCO FOSCARI, Dispacci da Costantinopoli, 1757-1762, a cura di Filippo Maria Paladini, 2007.