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Ucciso sul marciapiede senza pietà
{SRE-1-0803-3} Sun Mar 7 20:54:49 2004 www.formulabingo.it IMPERIA SANREMO TO APERTTI TU NI R I GIO Via Trento 93/95 - IMPERIA Tel. 0183.764.240 www.formulabingo.it APERT O TUT I GIORTI NI Via Trento 93/95 - IMPERIA Tel. 0183.764.240 REDAZIONE: Imperia, via Don Abbo il Santo 16, tel. 0183/76.971, fax 0183/272.962 - Sanremo, c.so Mombello 16, tel. 0184/590.911 PUBBLICITÀ: Imperia, tel. 0183/273.900 - Sanremo, tel. 0184/504.651 LA HALL DELL’ALBERGO, TEATRO DEL DELITTO LA SCIENTIFICA HA TROVATO LE PROVE 8 marzo 2004, Lunedì ● 13 IL PADRE E IL FRATELLO DI FAZZINI L’OMICIDIO DI VIA ROMA Ricostruito il delitto. Gli investigatori sorpresi dalla freddezza e dalla brutalità dell’esecuzione Ucciso sul marciapiede senza pietà L’assassino è sceso dall’auto e subito ha accoltellato il portiere d’albergo L’omicida ha scavalcato il cofano della sua Golf e con ferocia e brutalità ha infilato il coltello nel fianco di Remo Fazzini, portiere di notte dell’hotel Belvedere. Il quale era appena uscito sulla strada per vedere i danni subiti dalla sua Bmw. Oggi l’autopsia e forse già i funerali in valle Armea Sanremo. Ha ucciso senza nemmeno pensarci un attimo. Indrit Jakupi, l’albanese di 30 anni che ha confessato l’omicidio di Remo Fazzini, 44 anni, portiere di notte dell’hotel Belvedere di via Roma, ha agito freddamente, rapidamente. Senza alcuno scrupolo e senza pietà. Due colpi in rapida successione, con l’arma - forse uno stiletto - nascosta nella mano. Un’azione da professionista. Una brutalità che ha sorpreso perfino gli stessi investigatori, tanto che l’indagine ha avuto qualche momento iniziale di stallo: nemmeno i testimoni che hanno assistito alla scena erano riusciti a capire che Jakupi aveva ferito mortalmente il portiere con un coltello, pensavano che lo avesse colpito con dei pugni al corpo. Ormai la dinamica è certa. L’albanese ha ucciso Remo Fazzini sul marciapiede di via Roma, senza dare alla vittima nemmeno il tempo di reagire, di provare a scappare. Quando il dipendente del Belvedere è uscito per vedere che cosa stava accadendo alla sua Bmw, colpita ripetutamente dalla Golf di Jakupi, è stato assalito in un istante. Per arrivare a sferrare i due fendenti, il killer ha addirittura saltato il cofano della Volkswagen. Incurante della presenza di possibili testimoni, di quella dell’amica ucraina, ma soprattutto di togliere la vita a un uomo, per i cosiddetti futili motivi. Remo Fazzini ha trovato una morte assurda, che ha lasciato la città senza fiato. E i familiari nella disperazione. Oggi sul corpo del povero portiere d’albergo verrà eseguita l’autopsia, esame che servirà a capire come sia sopraggiunto il decesso, quale sia stata la coltellata mortale. Probabilmente quella sotto l’ascella, che potrebbe aver perforato un polmone, portando Fazzini a una morte quasi istantanea, lasciandogli solo il tempo di cercare la salvezza dietro il bancone della reception. Sabato mattina, quando il corpo è stato ritrovato da un cliente dell’albergo, non c’erano nemmeno tracce di sangue. Delle ferite non si sono accorti in un primo tempo nemmeno i medici che lo hanno immediatamente soccorso, tentando di rianimarlo, credendo che avesse avuto un infarto. Solo quando è stato esaminato più attentamente dal medico legale, è stato evidente che si trattava di una morte violenta, quanto inspiegabile e assurda. Probabilmente già nel pomeriggio, una volta terminato l’esame necroscopico all’Armea, saranno celebrati i funerali di Remo Fazzini. E sempre oggi Jakupi potrebbe essere trasferito a Sanremo per la convalida dell’arresto, davanti al gip. L’albanese dovrà rispondere di omicidio volontario, con l’aggravante dei futili motivi. P. I. (foto Roby Pecoraro) LA VITTIMA EMO FAZZINI, celibe, senza figli, aveva 44 R anni e da tre lavorava come portiere di notte all’hotel Belvedere, dove è stato ucciso all’alba di sabato. I titolari dell’albergo lo ricordano come una persona di grande professionalità sul lavoro e capace di intuire e andare incontro alle esigenze dei clienti. Remo Fazzini lascia un fratello e due sorelle. Parlava con proprietà inglese e francese, una conoscenza delle lingue che lo agevolava alla reception. Nella vita privata, l’uomo ferito a morte dall’albanese era una persona schiva e riservata. Molto attaccato alla chiesa e spesso attivo nel mondo cattolico. la doppia vita DEL KILLER Sanremo. Indrit Jakupi abitava a Leinì, un piccolo comune alle porte di Torino. Vi ha lasciato una moglie ventottenne e un figlio di tre anni. La donna è italiana, conosciuta alcuni anni fa, quando l’albanese si era trasferito in Piemonte da Brindisi. In Puglia arrivò nel 1991, partito da Durazzo, città dov’era nato il 12 settembre 1974. Dopo due anni trascorsi in Italia, gli fu concesso il permesso di soggiorno. Avviò quindi le pratiche per ottenere la cittadinanza italiana. Un “regolare”, dunque, che fino a sabato vantava solo qualche piccolo precedente di polizia. La sua vita coniugale era invece tutt’altro che regolare. Jakupi era un amante delle belle donne e della vita notturna, assiduo frequentatore di locali che rimanevano aperti fino all’alba, dove si incontrava con i suoi connazionali. Nella città della Mole la comunità albanese è nutrita, Jakupi sembra frequentasse anche ambienti “poco puliti”. A Torino lavorava saltuariamente come barista in un locale in via Cibrario, ma la sua notte non finiva dopo il lavoro. Spesso tirava tardi girando da un bar all’altro. O da un appartamento all’altro, ospite di “amiche” che si facevano affascinare da quel trentenne massiccio, dai modi decisi. Anche a Sanremo era venuto per visitare un’amica, una ucraina, Tatiana. La stessa che non ha esitato a picchiare selvaggiamente e minacciare perché non rivelasse a nessuno il suo nome o altri indizi che potessero farlo identificare. La colpa di Tatiana è stata quella di trovarsi con lui quando ha colpito a morte Remo Fazzini, sabato mattina. E il suo ultimo rifugio, prima A Torino lavoro, moglie e figlio night e belle donne a Sanremo IL KILLER. Indrit Jakupi, l’albanese di 30 anni che ha ucciso il portiere di notte del Belvedere dell’arresto, è stata l’abitazione di due giovani marocchine, di nuovo a Torino. La polizia lo ha fermato subito dopo aver lasciato l’alloggio, situato in via Orbassano, davanti alla sua Volkswagen Golf nera. L’auto, del 1995, era stata accessoriata con un impianto stereo molto potente, gli altoparlanti incassa- ti nel pianale posteriore. Un altro particolare che ha consentito ai poliziotti di individuare senza ombra di dubbio la vettura, parcheggiata poco distante dall’abitazione delle due immigrate, insieme con quel faro anteriore rotto dai ripetuti urti con la Bmw del portiere che Jakupi ha assassinato senza pensarci un attimo, solo perché aveva protestato, o forse chiesto semplicemente una spiegazione. Di Indrit Jakupi si dice che abbia la mano svelta, con il coltello. Un esperto, un uomo che sa dove e come sferrare un colpo, nascondendo l’arma nella mano. La teneva in tasca, pronto ad estrarla se lo riteneva ne- cessario, o se glielo dettava la furia. Forse uno stiletto, comunque un coltello dalla lama sottile e non troppo lunga, capace di penetrare mortalmente senza squarciare la carne. Un’arma da killer. Ma sabato sera, quando i poliziotti hanno circondato la sua Golf dai potenti altoparlanti, non si è mosso. Forse sorpreso, forse consapevole che, se quegli uomini si trovavano lì, ad urlare il suo nome, le pistole in pugno, era davvero finita. I poliziotti temevano di dover usare la forza, lui non ha fatto un solo gesto. Si è lasciato ammanettare e portare via. A Sanremo, oltre a Tatiana, Jakupi aveva altre conoscenze. Non era un cliente assiduo del Piper, il locale attaccato all’hotel Belvedere, ma le sue visite in Riviera sarebbero state frequenti. Nella città dei fiori vivono molti albanesi, il loro numero è di poco inferiore a quello degli immigrati dal nordafrica. Lavorano per lo più nell’edilizia, muratori e manovali, o nell’agricoltura, come braccianti. Altri in ristoranti e bar. Vivono per lo più nel centro storico, o nelle zone popolari, tra via Pietro Agosti, via Martiri e via Galilei. Gente onesta, che ha lasciato l’Albania sperando in un futuro migliore, ma che non ha ancora trovato un’integrazione degna di questo nome, isolati un po’ per la loro cultura, molto per la diffidenza degli italiani. Paolo Isaia LA POLIZIA Il capo del commissariato, Sanna: «Il successo? Investigatori di primissimo livello al lavoro in équipe dopo l’omicidio» «Indagine difficile risolta in 18 ore» LA SQUADRA Il questore: fiero di aver annunciato l’arresto ai parenti della vittima Sanremo. «La nostra soddisfazione è offuscata dal pensiero del dolore dei familiari, ai quali va la nostra solidarietà. Sono estremamente fiero di aver potuto dire loro che avevamo arrestato l’assassino». Il questore di Imperia Giuseppe Padulano descrive l’operazione che ha portato a individuare e poi fermare Indrit Jacupi come «una risposta pronta ed efficace, la migliore che potevamo dare. L’arresto del responsabile di questo delitto contribuisce ad aumentare la percezione di sicurezza nei cittadini». Nel corso della conferenza stampa di ieri mattina, al secondo piano del commissariato di Sanremo, Padulano elogia il lavoro dei poliziotti che, dalle 5 di sabato mattina, non si sono fermati un attimo per raggiungere l’obiettivo. «In 18 ore è stato catturato il killer di Remo Fazzini, che ha poi confessato. E’ stata un’indagine molto difficile, partita da un fatto inspiegabile per la dinamica che lo ha caratterizzato, e ricco di elementi che avrebbero potuto farci imboccare diverse strade. Ringrazio pubblicamente tutti gli uomini che hanno lavorato, così come coloro che sono stati impegnati per tutta la settimana del Festival, nel La polizia al lavoro corso della quale abbiamo dislocato a Sanremo 300 persone». Il primo dirigente del commissariato della città dei fiori, Angelo Sanna, spiega che grande merito dell’arresto va attribuito all’eccellente lavoro di squadra. «In casi come questo non c’è una sola arma vincente, ma diverse. Determinante è stata la formazione, nei primi minuti dopo l’omicidio, di un gruppo di lavoro composto da investigatori di primissimo livello, ai quali si è unito il prezioso contributo della sezione di polizia scientifica e della squadra mobile di Imperia. Fin dalle 5 di sabato mattina hanno tutti lavorato a 100 all’ora, senza tralasciare alcun particolare». Il dirigente della mobile di Imperia, Raffaele Mascia, ringrazia anche il sostituto procuratore Giovanni Maddaleni, che ha coordinato le indagini. «Ha accettato ogni nostra proposta investigativa, permettendoci di muoverci in maniera rapida ed efficace». Per il commissariato di Sanremo l’arresto dell’omicida di Remo Fazzini si aggiunge ad una lunga serie di delitti risolti negli ultimi anni. Due, in particolare, videro all’opera gli stessi uomini che hanno indagato sul delitto di sabato. Il primo è l’assassinio di Riccardino Gandolfi, pensionato di 67 anni ucciso a calci e pugni il 20 giugno dello scorso anno, per il quale finirono in carcere due sanremesi, Mirko Mirenda, 23 anni, e Vincenzo Rapone, 24, fermati 5 giorni dopo il delitto. Nel 2001 occorsero invece circa 10 giorni per individuare la persona che aveva strangolato una novantunenne, Lisette Schaefer. Era stata la sua ex governante, Maria Gemma Benetello, 50enne. P.I. Gli autori del blitz a Torino omini che non lavorano seguenU do l’orario d’ufficio, le cui armi sono intuito, decisione e coraggio. Sono i componenti della squadra di polizia giudiziaria del commissariato di Sanremo, guidata da Giovanni Santoro. Pur diversi nelle loro “specializzazioni” (spaccio, prostituzione, e così via), quando c’è da lavorare su un delitto diventano un unico team, rapido ed efficace, come ha dimostrato l’arresto lampo di Jakupi.