rassegna stampa - Azienda Sanitaria Regionale del Molise
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rassegna stampa - Azienda Sanitaria Regionale del Molise
Chiede l’invalidità oncologica, ma nessuno risponde. Passano mesi: nel frattempo m... Pagina 1 di 3 REGIONE CRONACHE POLITICA CAMPOBASSO E MOLISE CENTRALE ECONOMIA & LAVORO CULTURA & SPETTACOLO TERMOLI E BASSO MOLISE SOCIETÀ & COSTUME SPORT ARCHIVIO ARTICOLI LA LEGGE E LA REALTÀ Chiede l’invalidità oncologica, ma nessuno risponde. Passano mesi: nel frattempo muore La legge stabilisce che dal momento della domanda per avere farmaci gratis e assistenza domiciliare fino a quello della visita della commissione Asl debbano trascorrere massimo 15 giorni. In questo caso sono passati quasi due mesi, e nel frattempo il paziente che aveva bisogno di agevolazioni in considerazione di un tumore è deceduto. Ecco come funziona l’invalidità per malati gravi e come invece dovrebbe funzionare. Malato di cancro in fase avanzata. Il ‘verdetto’ dell’ospedale non lascia spazio ai dubbi: un’aspettativa di vita di pochi mesi. Lui è anziano, la sua famiglia non naviga certo nell’oro. Ma comincia, attingendo a tutte le risorse possibili, la trafila della cura. Farmaci costosi, antidolorifici, oppiacei, assistenza continua, giorno e notte, per rendere dignitosa lo scampolo di esistenza trascorsa tra il letto di casa e una sedia a rotelle. Anzi, nemmeno quella: la famiglia non può permettersela, ripiega su un surrogato artigianale utile a spostarlo da una stanza all’altra. Il prima possibile, su suggerimento dell’ospedale stesso, viene riempito il modulo per chiedere l’invalidità all’Inps. La domanda viene inoltrata all’inizio di dicembre, con la speranza che l’Inps riconosca l’invalidità oncologica. In questo caso almeno le spese sono coperte: farmaci con esenzione completa del ticket, possibilità di avere un’infermiera alcune ore al giorno, agevolazioni ai familiari che lavorano per usufruire di permessi (la legge 104), pensione di accompagnamento. Non è questione di fare un favore a qualcuno, è la legge che lo prevede. Una garanzia che rientra nei diritti costituzionali, visto che si parla di diritto alla salute o – come in questi casi – se la salute non c’è più, di diritto alla cura. La legge stabilisce che dal momento della domanda a quella della visita della Commissione medica Asl debbano trascorrere 15 giorni. Di giorni, in questo caso, ne sono trascorsi oltre 50. Tanto che alla fine lui è morto. Un caso limite, accaduto in un paese del Basso Molise diversi giorni fa. Un caso che solleva dubbi più che legittimi sull’applicazione della legge, puntualmente disattesa anche quando di mezzo ci sono i malati che dovrebbero beneficiare di un canale privilegiato, quelli affetti da tumori e malattie neoplastiche. Che sono, almeno in Molise, quasi la metà del totale che fa domanda per l’invalidità. Il dottor Michele Iantomasi, presidente della Commissione invalidi di Larino (che si occupa del bacino frentano e fortorino) conferma l’impennata di richieste «che arrivano dai pazienti oncologici, una delle case di morte più diffuse sul territorio». http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=15997 PROMO Chiede l’invalidità oncologica, ma nessuno risponde. Passano mesi: nel frattempo m... Pagina 2 di 3 La legge parla con chiarezza quando all’articolo 6 della Legge n. 80 del 9 marzo 2006 recita così: «L’accertamento dell’invalidità civile ovvero dell’handicap, riguardante soggetti con patologie oncologiche, è effettuato dalle commissioni mediche di cui all’articolo 1 della legge 15 ottobre 1990, n. 295, ovvero all’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, entro quindici giorni dalla domanda dell’interessato. Gli esiti dell’accertamento hanno efficacia immediata per il godimento dei benefici da essi derivanti». Eppure a fronte dei quindici giorni previsti dalla legge, trascorrono settimane. A volte anche mesi. E può accadere, come difatti successo, che nel frattempo si muoia. E che la famiglia debba aggiungere al danno della perdita la beffa nel non vedersi riconoscere nulla. «In realtà esiste la possibilità di aprire una procedura post mortem, sebbene non sia una cosa molto diffusa» spiega il dottor Iantomasi, che guida a Larino la nuova commissione medica per l’invalidità, quella che ha preso posto più o meno un anno fa della vecchia, indagata al gran completo (sei membri) per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. I carabinieri del Nas hanno accertato che il 95 per cento delle certificazioni di invalidità che facevano venivano respinte dalla commissione Inps. «L’Inps in realtà tende a respingere il più possibile o a limitare al massimo l’erogazione di benefici. E’ comprensibile in un’ottica di mero risparmio, ma questo arreca un danno massiccio a chi magari sta male davvero e non viene preso adeguatamente in considerazione». In ogni caso, come il dottor Iantomasi chiarisce, «i pazienti oncologici hanno la priorità su tutti gli altri. Nella mia commissione vengono messi i cima alla lista, come è naturale che sia, e raggiunti il prima possibile da una visita domiciliare. Perché in questo caso non sia avvenuto non saprei dirlo, ma immagino che la procedura si sia inceppata da qualche parte…». Procedura che funziona in questo modo, per grosse linee. Il candidato per usufruire delle agevolazioni inoltra domanda direttamente all’Inps, che invia alle commissioni mediche Asrem dislocate sul territorio la lista dei pazienti da verificare.«Verificare significa controllare la rispondenza della situazione alle agevolazioni chieste. Cioè prima di tutto la fondatezza della richiesta, poi il grado di invalidità in correlazione del quale si ha diritto alle agevolazioni, che sono graduate». Come avviene la verifica? «In due modi – precisa Iantomasi – cioè o attraverso visita domiciliare, casa del paziente, procedura questa rara com’è facilmente intuibile, oppure per via ambulatoriale: il paziente viene chiamato presso la struttura sanitaria più vicina». Spetta dunque alla commissione stabilire che tipo di invalidità e di conseguenza che livello di sostegno assegnare ai pazienti. L’inps, a sua volta, certifica sulla base della documentazione clinica la sussistenza del presupposto per accedere alla invalidità. La parte più complicata tuttavia è a monte, al momento di fare domanda. Secondo la procedura in vigore la richiesta deve essere inoltrata esclusivamente per via telematica. «Alternative o possibilità diverse non ce ne sono». Il paziente, munito di certificato del medico curante o di medico ospedaliero che recano nell’intestazione un numero di protocollo, invia attraverso il web la domanda all’Inps. Facile intuire le difficoltà per la popolazione anziana di gestire un sistema del genere, senza considerare le rogne del digital divide molisano, che di sicuro non aiuta. E’ a questo punto, in questo anello della catena, che intervengono i patronati. La loro funzione? Fare da filtro, da intermediario, tra il cittadino e l’Inps. Il patronato, emanazione diretta di un sindacato, esercita una funzione di assistenza e di tutela prevista per legge. E può seguire le pratiche per l’invalidità seguendo passo la domanda fino alla conclusione del singolo ‘caso’. Sono i patronati a inviare, con poche eccezioni, le domande di invalidità, anche oncologica. Un meccanismo il cui obiettivo anche quello di accelerare le procedure, anche se alla prova dei fatti non sempre va così. Anzi. Capita infatti che le domande si perdano nei meandri della burocrazia. E che si muoia, nella vana attesa di una commissione che non arriva perché non è stata nemmeno informata o perché ha dimenticato di mettere in cima alla lista dei pazienti da visitare proprio quel ‘caso’. Uno dei paradossi del diritto alla salute e alla cura, che in barba al rigore della legge annaspa, troppo spesso, nella palude della realtà. (Pubblicato il 24/02/2014) http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/arti 12 Larino Basso Molise Lunedì 24 febbraio 2014 Il documento approvato in Aula per garantire il futuro del Vietri L’ospedale integrato per salvare la sanità pubblica LARINO. Un documento che fissa alcune priorità per salvare la sanità pubblica in Basso Molise e con essa l’ospedale Vietri di Larino, quello approvato in consiglio comunale giovedì scorso. È stato stabilito che “la direzione generale dell’Asrem, con provvedimento 1455 del 23 dicembre 2013, in difformità a quanto previsto fino ad ora 8vedi sentenze Tar e Consiglio di Stato), ha approvato una proposta di Piano di Riorganizzazione Aziendale per la Macroarea Ospedaliera e territoriale, che di fatto viene a chiudere l’ospedale di Larino, privandolo, oltreché dell’intera dotazione di posti letto (ridotti a zero), della stessa denominazione di Ospedale, riducendolo ad una non meglio precisata e generica ‘Casa della Salute’ e, con ciò, minando i livelli essenziali di assistenza oltre che l’elementare diritto alla salute dei cittadini residenti nell’intera area interna del Basso Molise”. Inoltre, il documento comune sottolinea come “il provvedimento è stato presentato senza alcun tentativo di verifica, consultazione o confronto con gli operatori sanitari e le Amministrazioni presenti sul territorio. Questo metodo rivela un modus ope- randi non condivisibile in quanto non risultante da una seria e razionale riflessione in termini di programmazione e riorganizzazione sanitaria regionale e, soprattutto, pare ignorare le gravi ripercussioni socio economiche che innescherà inevitabilmente sull’area geografica in cui l’Ospedale Vietri opera da oltre un secolo. Il provvedimento non può essere condiviso perché non tiene conto del diritto fondamentale dell’individuo in termini di tutela della Salute che è, soprattutto, diritto ad una assistenza sanitaria pubblica, che viene invece pressoché annullata a tutto vantaggio di quella privata, predisponendo una offerta sanitaria che risulta assolutamente sottodimensionata rispetto ai bisogni della popolazione, contrariamente a quanto accade in altre aree della regione dove continuano a coesistere strutture sanitarie in numero sproporzionato e secondo criteri discutibili nel rapporto posti letto/numero di abitanti”. Ciò premesso, il Consiglio comunale di Larino ha chiesto di rivedere e modificare il provvedimento 1455 tenendo conto delle osservazioni condivise da tutti i sindaci del Basso Molise che indicano e sostengono il Vietri come presidio ospedaliero essenziale e insosti- tuibile per il territorio, ipotizzandone una possibile integrazione funzionale con l’ospedale San Timoteo di Termoli. La proposta che ne deriva è un’integrazione funzionale e complementare tra ospedali operanti nella medesima area geografica in un unico presidio ospedaliero, sulla base dell’intensità delle cure. Dunque l’Ospedale di Termoli-Larino, capace di coniugare sicurezza, efficienza, efficacia ed economicità dell’assistenza. Tre i livelli di intensità di cura previsti: intensità alta per degenze intensive e sub intensive erogate dall’ospedale di Termoli; un livello di intensità media erogato da entrambi gli stabilimenti ospedalieri Il dibattito nel consiglio di giovedì scorso unicamente per le discipline cosiddette di base (medicina interna, Chirurgia generale). Per le discipline specialistiche (ortopedia, cardiologia, orl, urologia, ostetricia ginecologia, pediatria, oculistica) le prestazioni in regime di ricovero saranno assicurate dall’ospedale di Termoli ad eccezione di oculistica, che rimarrebbe invece a Larino, come punto di eccellenza e di riferimento regionale. Ma anche per la medicina interna del Vietri, il documento chiede alla Regione di ripristinare una quota parte di posti letto, a parità di utilizzo di risorse. Infine un livello di intensità bassa dedicato a pazienti post acuti erogato presso lo stabilimento di Larino, in un percorso assistenziale unico che comprenda le discipline di Medicina interna Lungodegenza e di Riabilitazione ad indirizzo pluridisciplinare utilizzando le stesse risorse già presenti. Secondo il documento congiunto, l’elemento guida del setting assistenziale sarebbe rappresentato dalla centralità del paziente, attorno al quale ruotano i due ospedali e le relative risorse professionali, invertendo la logica tradizionale per cui il pa- ziente veniva allocato secondo una appartenenza disciplinare. Altro aspetto preso in considerazione, quello dell’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse sia professionali che tecnologiche e strutturali, messe a disposizione non più secondo il numero di posti letto, ma in base alla intensità dei bisogni assistenziali dei pazienti, a partire dall’attività di Pronto Soccorso presente h 24 con posti dedicati alla medicina d’urgenza. Oltre a tutto questo, le richieste del Consiglio comunale vertono, tra le altre, anche sul potenziamento della diagnostica radiologica e della diagnostica ambulatoriale, sul funzionamento del laboratorio analisi h 24, sul potenziamento del servizio di Emodialisi con istituzione del doppio turno, sulla valorizzazione del centro per la prevenzione delle malattie metaboliche, sulla valorizzazione del centro trasfusionale, sul potenziamento del centro di ossigenoterapia Iperbarica, sull’attivazione di una attività ambulatoriale specialistica di Ostetricia-Ginecologia e di Pediatria, utilizzando per quest’ultima i fondi derivanti dalla donazione “Marulli” ed infine sulla tutela dell’Hospice, dell’Rsa e della direzione del Distretto sanitario di base. Politica tidiano del Molise Il Quo Quotidiano Lunedì 2 4 ffebbraio ebbraio 20 14 24 201 CAMPOBASSO. “Criticità e mancati adempimenti. Ma non solo. Alla base della bocciatura del piano operativo sanitario c’è un anno di totale inattività. Condito, durante la campagna elettorale, da promesse non mantenute e proclami reiterati nel tempo (basta dare una occhiata alle recenti notizie, ad esempio, inerenti il nosocomio di Venafro) che suonano come una beffa per i cittadini molisani”. Il Molise, in tema di Sanità, è stato nuovamente bocciato e la prospettiva è quella di un nuovo commissariamento sanitario, che porta la minoranza del consiglio regionale a puntare l’indice contro il presidente Frattura accusato di: “ aver fallito su tutta la linea”. PRIMO PIANO “Semplice far ricadere le colpe delle proprie sconfitte su chi l’ha preceduta” Sanità: dopo l’ennesima bocciatura rattura o FFrattura o contr l’opposizione punta il dit contro dito “Tralasciando le tante criticità che contraddistinguono questo ultimo anno (la regione è ferma, in piena crisi, e le uniche attività – sottolineano le minoranze sottolineando di non poter non soffermarsi sulla critica situazione della Sanità sono state il ricorso a politiche passive e approvare piani e progetti pensati esclusivamente dalla precedente legislatura). “A distanza di un anno è inconcepibile – secondo la consigliera Fusco Perrella che si stia a ragionare ancora sul quinto assessore e altre questioni prurigino- se mentre la regione sprofonda nel baratro. Il diritto alla salute dei molisani non è un baratto, non può essere considerato merce di scambio. È molto semplice ogni volta far ricadere le colpe su chi l’ha preceduta. Ricordi, Governatore Frattura, che nel passato è stato fatto il possibile per cerca- re di tutelare al massimo le strutture presenti sul territorio e per salvaguardare il diritto insopprimibile alla salute dei cittadini che, con i loro voti, hanno riposto in Lei la propria fiducia e le hanno dato il mandato di governare, di trovare risposte concrete, di attuare programmi fattivi, non di sentire continue quanto inutili lamentele riguardanti la precedente legislatura. Il deficit nell’ultimo anno è ulteriormente aumentato. Perché? È facile. A causa della più completa assenza di una seria programmazione. L’obiettivo da raggiungere è quello della efficacia ed efficienza del sistema sanitario. Il cittadino deve essere al centro del progetto. Perseguire il contenimento della spesa non si- 3 gnifica abbassare, o addirittura annullare, come fa la giunta Frattura, la qualità dei servizi e delle prestazioni. Il futuro del Sistema Sanitario Regionale deve essere economicamente razionalizzato per una più obiettiva e puntuale allocazione delle risorse, che non sono infinite. Ma non a discapito dei molisani. Ma ciò che ci lascia maggiormente sgomenti - aggiunge la Fusco Perrella - è che in oltre un anno da parte della maggioranza non c’è stata mai una apertura, un coinvolgimento con le istituzioni, con la minoranza stessa e con i cittadini. Mai una condivisione di percorso. Ma solo scelte ad hoc che hanno ulteriormente danneggiato il nostro sistema sanitario”.