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Dio non dimentica nessuno Dio non dimentica nessuno
1-15 FEBBRAIO 2008 - ANNO XXVII N.3 CRISTIANI OGGI QUINDICINALE DELLE CHIESE CRISTIANE EVANGELICHE “ASSEMBLEE DI DIO IN ITALIA” L’O SS E RVATO R I O E VAN G E L I CO Dio non dimentica nessuno Per il Signore non sei uno tra tanti, sei prezioso e importante Liberarsi da... l’immondizia! Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 2, DCB Vicenza egli ultimi mesi l’opinione pubblica è stata sdegnata da sconcertanti immagini N mediatiche, che hanno ripreso cataste di immondizia davanti a grandi palazzi, all’ingresso dei pubblici uffici, delle scuole, degli ospedali… insomma dovunque! Quelle discariche a cielo aperto hanno deturpato la bellezza delle città, hanno reso irrespirabile l’aria ed esasperato molti. A motivo della persistente permanenza di rifiuti nei pressi della propria abitazione, la gente ha protestato vivamente, provando a chiedere una immediata soluzione del problema. Non è nostro obiettivo addebitare ad alcuno le colpe, quanto piuttosto riflettere su codesta ovvia reazione dei singoli cittadini, per trarne una massima di comportamento. Certamente molti saranno rimasti impressionati ed avranno provato ribrezzo per le cataste di rifiuti ammucchiati per le strade, ma forse non si sono mai accorti della presenza di qualcosa di simile nel proprio cuore, che ha precluso loro il rapporto con Dio. La Bibbia rivela la presenza di una immondizia spirituale, che contamina il cuore. La Parola di Dio, infatti, ribadisce che “non quello che entra nella bocca contamina l’uomo; ma è quello che esce dalla bocca, che contamina l’uomo... ciò che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è quello che contamina l’uomo. Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l’uomo…” (Matteo 15:11, 18-20). Molto opportunamente l’uomo si preoccupa di rimuovere e smaltire i rifiuti materiali, ma non pone abbastanza attenzione a quelli spirituali, il peccato appunto e la malvagità, che hanno deturpato e stanno deturpando la bellezza del suo cuore e lo hanno reso una discarica, un sito di contaminazione. continua a pagina 2 Il Vangelo di Luca e quello di Matteo riportano, in termini differenti, uno stesso esempio usato da Gesù. Nel primo si legge: “Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è dimenticato davanti a Dio” (Luca 12:6); nel secondo: “Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro” (Matteo 10:29). continua a pagina 2 Uno schema di etica biblica Il cristiano è messo da Dio stesso in condizione di vivere pienamente e coerentemente la propria fede La paurosa crisi morale nella quale versa la nostra società ha raggiunto profondità considerevoli. Alla bassezza di principi e comportamenti, si aggiungono inconcludente verbosità e sfrontatezza disarmante. Lo spettacolo quotidiano di tradimenti, immoralità, disonestà ed arroganza ci induce ad un interrogativo: “Questa realtà ha inquinato i credenti? Se si, in che misura?”. Non abbiamo la pretesa di offrire una risposta dalle colonne di questo giornale, ma nutriamo il vivo desiderio di sollevare l’interrogativo e promuovere un’attenta analisi individuale alla luce delle Scritture. Quel che possiamo fare in questa sede è offrire uno schema dell’insegnamento biblico riguardo l’argomento. continua a pagina 4 I N Q U E STO N U M E RO Osservatorio Evangelico Liberarsi da... l’immondizia ....................... pag.1,2 Dio non dimentica nessuno ...................... pag.1,2 Uno schema di etica biblica ...................... pag.1,4 Le virtù cristiane: la speranza ...................... pag.3 L’etica, ornamento della dottrina ...................pag.5 Cronaca Internazionale ........................... pag.5 Mobbing .................................................... pag.6,7 14 febbraio, festa degli innamorati? ........... pag.7 Cronaca Italiana ....................................... pag.8 PAGINA 2 CRISTIANI OGGI 1-15 FEBBRAIO 2008 prosegue dalla prima pagina L’O SS E RVATO R I O E VAN G E L I CO prosegue dalla prima pagina Liberarsi da... l’immondizia! Ecco cosa dice la Parola di Dio a questo proposito: “…Non c’è nessun giusto, neppure uno. Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno” (Romani 3:10-12). Sicuramente molti si reputano persone integre e corrette e pensano di non trovarsi in una simile deplorevole condizione, ma Dio non esagera, tantomeno ci addebita ciò che non siamo. Tutti gli uomini “…hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23). Siccome scorgiamo in altri un modo di porsi e di interloquire non corretto, pensiamo che quelli siano stati peccatori; ovvero, riscontrandoli anche in noi, abbiamo concluso che la contaminazione debba essere una caratteristica naturale, mentre non ci accorgiamo che essa sta deturpando la bellezza della vita donata da Dio. I rifiuti spirituali sono altamente tossici, la Bibbia afferma che “…il salario del peccato è la morte…” (Romani 6:23), quindi devono essere rimossi con determinazione! Dio considera il peccato come spazzatura nociva e prova un ribrezzo ancora più energico di quel che l’uomo possa provare davanti ad una discarica! È perciò che Egli ha offerto il mezzo della salvezza. La Bibbia rivela che è possibile smaltire il peccato, anche se dichiara inutile ed infruttifero il ruolo della religione. Nella società ebraica c’erano dei “maestri di morale”, gli scribi ed i farisei, che Gesù mostrò nella loro reale condizione spirituale: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia” (Matteo 23:27). C’è un solo termovalorizzatore, un solo inceneritore spirituale, capace di distruggere il peccato, eliminandolo definitivamente ed immediatamente dal cuore: “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12); ”…il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato… Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (I Giovanni 1:7, 9); “Sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia” (I Pietro 1:18, 19). Se la Parola di Dio ha reso sensibile il tuo cuore, mentre stai leggendo questa riflessione, e vuoi che il Signore bonifichi la tua vita dalla presenza di rifiuti spirituali, rivolgiti direttamente a Lui in preghiera e chiedigli di purificarti da ogni iniquità. Carmelo Fiscelli Dio non dimentica nessuno La diversità dei racconti non è un errore, in realtà i due Vangeli si completano e ci offrono la giusta interpretazione dell’insegnamento di Gesù. I passeri erano considerati di poco valore ed erano spesso svenduti: se ne prendevi due pagavi un soldo, se ne prendevi cinque pagavi due soldi. Dopo aver fatto l’esempio, il Signore aggiunge delle considerazioni: “…Eppure non uno di essi è dimenticato davanti a Dio”; “…Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro”. Considerati di poco valore Sempre più spesso, purtroppo, l’uomo è costretto a realizzare che agli occhi dei propri simili egli è considerato di poco o di nessun valore. Quando viene considerato, poi, lo è soltanto in vista di un tornaconto, così com’era nel commercio dei passeri. Quanti uomini hanno subito le dolorose conseguenze di chi agisce da opportunista, senza il minimo interesse per il bene altrui. Gesù, però, non agisce così, Egli considera l’uomo diversamente: “…voi valete più di molti passeri” (Luca 12.7). Per il Signore ogni uomo è prezioso: “Perché tu sei prezioso ai miei occhi, sei stimato e io ti amo…” (Isaia 43:4). Il grande valore dell’uomo agli occhi del Signore è stato dichiarato universalmente con la morte della croce, “…a caro prezzo…” (1 Corinzi 6:20). Il prezzo è stato alto perché Gesù ha dato valore ad ogni individuo e non agli uomini come un insieme: i passeri si compravano a buon prezzo non singolarmente ma insieme, due passeri per un soldo e, ancor più convenientemente, cinque passeri per due soldi. Gesù, invece, ha pagato il prezzo dando valore ad ogni individuo. Dimenticati e trascurati L’acquisto a buon mercato dei passeri faceva sì che chi li acquistava li dimenticasse e non se ne curasse. Gesù fa notare la contrapposizione esistente tra il comportamento di chi acquistava i passeri e Dio stesso: “…non uno di essi è dimenticato davanti a Dio”. Queste parole sono la testimonianza che chi si dà pensiero dei passeri non potrà mai dimenticare o trascurare alcun uomo: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? (Matteo 6:26). L’uomo tratta le cose secondo il valore, l’importanza che gli attribuisce. Si provi ad immaginare, allora, quale doveva essere la fine di questi passeri… chi li aveva acquistati non dava loro più alcun peso. Purtroppo, l’uomo agisce allo stesso modo anche con i propri simili, non ha cura di chi gli sta vicino, di chi soffre, non è in grado di esercitare alcuna compassione. Lo stesso non si può dire di Gesù, Colui che ha sempre avuto compassione, Colui che ha saputo soffrire con l’uomo e per l’uomo. La storia biblica ci ricorda l’esperienza del giovane Giuseppe, il figlio del patriarca Giacobbe, che in Egitto fu dimenticato in prigione dalla persona alla quale aveva fatto del bene, il gran coppiere (cfr. Genesi 40:23), passarono così due lunghi anni, ma Dio non l’aveva dimenticato. Le circostanze difficili che a volte viviamo ci portano a pensare che Dio si sia dimenticato di noi, che ci stia trascurando, ma non è così: “Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te” (Isaia 49:15). Non temere, perché per il Signore non sei uno tra tanti, sei prezioso e importante: “…perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati” (Luca 12:7). Cristhian Santoro Nella tua città ascolta il consiglio della Parola di Dio sulle frequenze di RADIOEVANGELO Acireale (CT) 92,500+92,800 MHz Agrigento 98,500 MHz Atena Lucana (SA) 88,400 MHz (rip.Napoli) Atina (FR) 90,000 MHz (rip.Sora) Bari 91,500 MHz Benevento 88,800 MHz (rip.Napoli) Bologna 88,450 MHz; 88,300 MHz Cagliari 101,750 MHz Cassino (FR) 89,200 MHz (rip.Sora) Catania 91,000 MHz Crotone - Caccuri 107,400 MHz (rip.Isola Capo Rizzuto) Frosinone 89,100 MHz (rip.Roma) Gela (CL) 104,200 MHz Giarre (CT) 93,400 MHz, 93,800 MHz Ginosa (TA) 102,300 MHz Gravina (BA) 103,500MHz Isola Capo Rizzuto (KR) 104,900 MHz Isola Liri (FR) 101,450 MHz (rip.Sora) Latina-Sonnino 101,700+93,550 MHz (rip.Roma) Macchia di Giarre (CT) 106,300 MHz (rip.Linguaglossa) Matera 98,300 MHz Melito di Porto S. (RC) 104,300 MHz Misilmeri (PA) 99,500 MHz Montecalvo (AV) 96,300 MHz (rip.Napoli) Napoli 102,800 MHz Petilia Policastro (KR) 92,600 MHz (rip.Isola Capo Rizzuto) Reggio Calabria 107,700 MHz Rieti 101,900 MHz (rip.Roma) Rimini (RN) 95,000 MHz Roma 101,700 MHz Sant’Agata Militello (ME) 91,200 MHz Sant’Angelo dei Lombardi (AV) 91,200 MHz (rip.Nap.) San Giovanni in Carico (FR) 87,550 MHz (rip.Sora) Salemi (TP) 103,700 MHz (rip.Trapani) Segni (RM) 107,400 MHz (rip.Roma) Sora (FR) 89,360 MHz Terni 107,000 MHz (rip.Roma) Trapani 103,700 MHz PAGINA 3 CRISTIANI OGGI 1-15 FEBBRAIO 2008 Le virtù cristiane: la speranza Le virtù bibliche sono uno dei segni della conversione e della santificazione, esse sono quella “natura di Dio” della quale il credente è fatto partecipe In due articoli precedenti, apparsi sui primi due numeri dell’anno del nostro quindicinale, si è iniziato ad analizzare le virtù che Paolo enumera in Prima Corinzi 13:13 - “Or dunque queste tre cose durano: fede, speranza, carità; ma la più grande di esse è la carità” (vers. Riveduta). Le tre qualità enumerate vanno ben oltre il tempo e la contingenza, sono capacità spirituali necessarie e realizzabili da ogni uomo. Slegate da mode culturali e da necessità temporali portano nella vita del credente il respiro dell’eternità. La speranza naturale La speranza naturale, slegata dalla rivelazione della Parola di Dio, vorrebbe una beatitudine del tutto terrena; nei fatti essa non riesce ad alzarsi oltre il bordo del vantaggio immediato e dell’appagamento dei bisogni materiali, e questo accade soltanto dopo enormi sforzi e per breve tempo. Un antico coro, di un autore classico, recitava: “Non essere mai nato alla vita, questa è la cosa migliore”. Consideriamo tre tipi di speranza naturale: La religione, intesa come formalistica adesione ad un qualsivoglia credo, è per definizione apportatrice di speranza, ma, là dove questa non discende dalla rivelazione scritta che è la Bibbia, rimane frutto debole e caduco della natura umana: “Non crediate che io sia colui che vi accuserà davanti al Padre; c’è chi vi accusa, ed è Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza” (Giovanni 5:45). La prosperità, è meta che gli uomini si prefiggono e oggetto della speranza dei più. Nel libro degli Atti degli Apostoli viene rimarcato il contrasto fra la speranza umana riposta nel benessere materiale e quella proposta dall’Evangelo. Consideriamo l’episodio della serva di Filippi, i cui padroni, profittando della sue capacità medianiche, e perciò demoniache, traevano lauti guadagni dai pronostici che ella dispensava, quando però la fanciulla fu raggiunta dall’annuncio della salvezza e liberata dalla potenza dello Spirito Santo “i suoi padroni, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita, presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla piazza davanti alle autorità” (Atti 16:19). Il loro futuro era “la speranza del loro guadagno” e quando incontrarono la verità non seppero far altro che reagire violentemente, perché si reputarono derubati di una ben misera ricchezza. Il timore della morte, un altro tipo di speranza naturale, in questo caso legittima. Questa speranza è legata all’augurio di una lunga vita, prospera ed in salute, un continuo scongiuro che allontana dalla mente il pensiero della morte fisica. La prova ridimensiona tutto ai beni non superflui ma primari, come appunto la vita. Accadde anche all’equipaggio della nave sulla quale l’apostolo Paolo navigava alla volta dell’Italia: “Già da molti giorni non si vedevano né sole né stelle, e sopra di noi infuriava una forte tempesta, sicché ogni speranza di scampare era ormai persa” (Atti 27:20). Le scene di febbrile attività e panico che si susseguirono sulla nave, contrastano con la tranquillità d’animo di Paolo, che ad un tratto rivoltosi ai compagni di viaggio esclamò: “…uomini, state di buon animo, perché ho fede in Dio che avverrà come mi è stato detto” (Atti 27:25). L’apostolo aveva scritto in una sua epistola riguardo la morte fisica e la speranza cristiana: “Fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati” (I Tessalonicesi 4:13-14). Negli episodi citati identifichiamo anche gli atteggiamenti che derivano da una cattiva speranza, cioè l’idolatria e la disperazione. Nel primo caso, infatti, gli ebrei avevano fatto di Mosè una sorta di idolo, così come nel secondo i padroni erano devoti del dio danaro. Nel terzo episodio la disperazione dei marinai generò i più bassi fra gli istinti, compreso l’egoismo più sfrenato: “Or cercando i marinari di fuggir dalla nave, e avendo calato la scialuppa in mare col pretesto di voler calare le àncore dalla prua, Paolo disse al centurione ed ai soldati: Se costoro non restano nella nave, voi non potete scampare” (Atti 27:3031). Il loro stato spirituale è ben sintetizzato dall’apostolo Paolo in Efesini 2:12: “Ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo”. La speranza e la fede Il collegamento fra la fede e la speranza è implicito nel nostro versetto di partenza: “Or dunque queste tre cose durano: fede, speranza, carità; ma la più grande di esse è la carità” (I Corinzi 13:13 – vers. Riveduta). Difatti, deduciamo che la speranza è conseguente alla fede, partecipandone alla natura di certezza e fiducia in Dio. La speranza è conseguenza della fede; la salvezza per sola fede dischiude la vita eterna al credente e lo arricchisce della certezza e della realtà della speranza della gloria: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna…” (Giovanni 3:36). L’apostolo Paolo altrove afferma: “Affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna” (Tito 3:7). La speranza condivide la natura della fede; un testo fondamentale che descrive la fede è Ebrei 11:1: “Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono”. Si notino le rassomiglianze con un altro versetto di Romani: “Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?” (Romani 8:24). La speranza generata dalla fede condivide con essa il carattere di certezza e fiducia, non legate a “quello che uno vede” ma alle promesse della Parola di Dio, difatti è scritto: “Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza” (Romani 15:4). La speranza e le mete future La Parola di Dio insegna che la beatitudine non è determinata dai beni materiali, né tanto meno dalla superficialità: “Or l’Iddio della speranza vi riempia d’ogni allegrezza e d’ogni pace nel vostro credere, onde abbondiate nella speranza, mediante la potenza dello Spirito Santo” (Romani 15:13). La speranza pertanto discende da Dio stesso, è apportatrice di allegrezza. In quanto fiduciosi in Colui che tutto può, i credenti sanno che il loro futuro è in buone mani, e nutrono anche la speranza di un’opera certa e gloriosa. Le mete future verso le quali la speranza si protende appartengono a due categorie differenti. Le prime mete rimangano nell’orizzonte della vita terrena, esse sono pertanto richieste elevate a Dio delle quali s’attende l’esaudimento: “Egli ci ha liberati e ci libererà da un così gran pericolo di morte, e abbiamo la speranza che ci libererà ancora” (II Corinzi 1:10), o più genericamente il desiderio di rimanere fedeli al Signore: “Secondo la mia viva attesa e la mia speranza di non aver da vergognarmi di nulla; ma che con ogni franchezza, ora come sempre, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte“ (Filippesi 1:20). Alla seconda categoria di fatto appartiene una sola meta, l’attesa della gloria eterna – “…una speranza viva …per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi” (I Pietro 1:3,4) - ed il ritorno del Signore Gesù in gloria: “Aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:13). Salvatore Cusumano PAGINA 4 CRISTIANI OGGI 1-15 FEBBRAIO 2008 Uno schema di etica biblica prosegue dalla prima pagina Il profilo dell’etica biblica Esiste la convinzione diffusa che l’etica cristiana non abbia nulla da dire al mondo contemporaneo, si dà il caso, invece, che proprio questo genere di etica sia feconda e, per la sua propria fermezza nei principi professati, per nulla incline a compromessi, é un punto di riferimento sicuro per l’uomo d’oggi, abituato ad un relativismo di maniera. Iniziamo delimitando il campo della discussione per indicare cosa l’etica biblica non è. L’etica biblica non è teologica, nel senso che non si inquadra in un sistema di pensiero, pur rispettabile; essa scaturisce da un testo unico nella storia dell’uomo, la Bibbia. L’etica biblica non è legalistica, non si risolve nel semplice adempimento di norme corrette ed alte, comunemente stabilite ed accettate. Non è un elenco di "fare" e "non fare", ma la conseguenza della "nuova nascita", il corollario di un’esperienza spirituale, che rivoluziona l’individuo al punto da mutarne gusti e tendenze. L’etica biblica non è etica della situazione, non contempla l’ammissibilità di una condotta che, di volta in volta, si adatti ai diversi ambienti nei quali il credente si viene a trovare. Il versetto utilizzato a sostegno è: “…coi Giudei, mi sono fatto Giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (benché io non sia senza legge riguardo a Dio, ma sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Coi deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi faccio ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni” (I Corinzi 9:20-22). Da una lettura attenta del testo si evince che l’apostolo parla della sua opera d’evangelizzazione: “Che annunziando l’Evangelo, io offra l’evangelo gratuitamente, senza valermi del mio diritto dell’Evangelo” (I Corinzi 9:18); il contesto riguarda pertanto il superamento delle barriere culturali e religiose, non l’adeguamento a norme non bibliche: “E tutto faccio a motivo dell’Evangelo…” (I Corinzi 9:23). L’argomento affrontato è quello della missione e non la condotta ordinaria del credente. Paolo sostiene che è venuto incontro ai giudei, ai gentili ed ai deboli adottando usi e costumi loro propri e non vivendo in modo mondano, in contraddizione con l’Evangelo di Cristo. La differenza è sostanziale: “…Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Giacomo 4:4). La natura dell’etica biblica La prima considerazione d’ordine generale riguarda la distinzione, dalle conseguenze nefaste, che viene operata fra la dottrina e l’etica, in altre parole fra ciò che si crede e ciò che si opera. Di solito si relega la dottrina nel regno della teoria, per vivere quotidianamente secondo principi del tutto personali. Tale posizione, alla luce delle Scritture, evidenzia debolezza e pericolosità. La debolezza consiste nell’incomprensione del concetto di dottrina, che nelle Scritture non indica una teoria bensì “l’insieme delle verità divine contenute nelle Scritture”, difatti è l’insegnamento divino vissuto e realizzato praticamente: “E vennero in Capernaum; e subito, il sabato, Gesù, entrato nella sinagoga, insegnava. E la gente stupiva della sua dottrina, perch’Egli li ammaestrava come avente autorità e non come gli scribi… E tutti sbigottirono talché si domandavano fra loro: Che cos’è mai questo? È una dottrina nuova! Egli comanda con autorità perfino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono!” (Marco 1:21, 22, 27). La dottrina di Cristo non ha soltanto un aspetto didattico, ma contemporaneamente è spirituale perché porta edificazione e liberazione. Che tale insegnamento sia anche etica è evidente: “Poiché io v’ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come v’ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servitore non è maggiore del suo signore, né il messo è maggiore di colui che l’ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate" (Giovanni 13:15-17). La sua osservanza è vincolante per la salvezza e condizione per la comunione fraterna: “Chi passa oltre e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Iddio. Chi dimora nella dottrina ha il Padre e il Figliuolo. Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa, e non lo salutate; perché chi lo saluta partecipa alle malvagie opere di lui” (II Giovanni 9-11). La pericolosità è insita nelle brevi considerazioni svolte finora. Si legittimano in tal modo usi e costumi “mondani”, modelli del sistema culturale della nostra realtà, che per la loro natura sono in contrasto con la vita di santità alla quale Cristo ha chiamato i Suoi discepoli: “Gesù rispose: il mio regno non è di questo mondo…” (Giovanni 18:36). Il carattere dell’etica biblica Un punto di forza dell’etica biblica é l’accento posto sulla responsabilità del singolo credente: ognuno risponde di sé stesso dinanzi a Dio. In virtù della nuova nascita, "…l’unzione che avete ricevuta da Lui dimora in voi, e non avete bisogno che alcuno vi insegni…" (I Giovanni 2:27), nasce così la figura del credente laborioso e scrupoloso, nonché fedele testimone dell’Evangelo ovunque si trovi. Non basta comprendere, bisogna volere e vivere per non scadere in un formalismo privo di sentimento e coinvolgimento, senza slancio esistenziale. Paolo nell’epistola ai Romani sintetizza in modo drammatico lo stato di chi vuol fare il bene ed invece fa il male: “Poiché ben trovasi in me il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Perché il bene che voglio, non lo fo; ma il male che non voglio quello fo… Io mi trovo dunque sotto questa legge che volendo io fare il bene, il male si trova in me… Misero me uomo! chi mi trarrà da questo corpo di morte?” (Romani 7:18, 19, 21, 24). Soltanto una natura trasformata può vivere coerentemente e coscientemente la fede. Il ravvedimento o nuova nascita è la differenza che passa fra chi vuole e non può e chi vuole e può: “Grazie siano rese a Dio per mezzo di Cristo Gesù, nostro Signore…” (Romani 7:25). Dio soltanto può operare questo miracolo nell’intimo di un uomo. Il cristiano è messo da Dio stesso in condizione di vivere pienamente e coerentemente la propria fede. La storia insegna chiaramente che la fede in Cristo ha forgiato semplici uomini e donne, che hanno lasciato esempi di fede notevoli a testimonianza della semplicità della Grazia di Dio. S.C. PAGINA 5 CRISTIANI OGGI 1-15 FEBBRAIO 2008 L’etica, ornamento della dottrina “Canterò la bontà e la giustizia; a te, o Signore, salmeggerò. Avrò cura di camminare nell’integrità… Camminerò con cuore integro, dentro la mia casa. Non mi proporrò nessuna cosa malvagia; detesto il comportamento dei perversi; non mi lascerò contagiare” (Salmo 101:1-3) Il Salmo 101 è di Davide, l’uomo che aveva il cuore secondo Dio. Egli mostra un carattere deciso, devoto e diretto; d’altronde questo si richiede a chi si propone di comportarsi in tutte le cose come si addice a un sovrano che Dio stesso ha scelto. Il salmista mostra come la fede autentica, la vita nuova con Cristo, sia una vita completamente rigenerata, reale, concreta e, soprattutto, volta alla manifestazione di quello che crediamo. Infatti, il salmo è pieno di sante risoluzioni prese da Davide nel periodo in cui la sua vita stava decisamente cambiando e tutte le scelte che compie hanno a che fare con la vita e la condotta del credente. La Parola di Dio, dunque, la sana dottrina, produce un impatto glorioso sul carattere, sul comportamento, in generale, sull’etica. Qualcuno ha giustamente affermato che l’etica è la bellezza della dottrina. Infatti, la dottrina e l’etica sono inevitabilmente unite l’una all’altra. Non v’è dottrina biblica che non produca un’etica cristiana, e non v’è un’etica cristiana sana e edificante che non nasca dalla sana dottrina di Cristo. Un comportamento alla lode di Dio “Canterò la bontà e la giustizia; a te, o Signore, salmeggerò” (v.1). Davide si propone di cantare e salmeggiare non i suoi presunti meriti o le sue grandi gesta, ma la bontà e la giustizia dell’Iddio di Israele. La sua è un’umile, ma risoluta decisione che nasce da un cuore ricolmo della Parola di Dio. Questa verità è dimostrata anche dal Nuovo Testamento, infatti leggiamo: “La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente; istruitevi ed esortatevi gli uni gli altri con ogni sapienza; cantate di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali” (Colossesi 3:16). Dunque la sana dottrina favorisce la lode e ci spinge ad un’attitudine di adorazione verso il Signore. La Bibbia non mette l’accento sull’aspetto coreografico della lode e dell’adorazione, ma su quello interiore, infatti è scritto: “Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori” (Giovanni 4:23). L’adorazione, la lode e il culto che rendiamo al Signore non sono indipendenti dalla verità biblica, le false dottrine impediscono la comunione con Dio. Nella seconda lettera di Giovanni troviamo scritto: “Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio” (II Giovanni 9). Un comportamento sano tra le mura domestiche “Avrò cura di camminare nell’integrità… Camminerò con cuore integro, dentro la mia casa”(v.2). Non sempre le nostre parole coincidono con il nostro agire. Non sempre Davide fu coerente con le sue parole, tuttavia il suo intento fu quello di camminare con integrità di cuore nelle vie del Signore; egli desiderava ardentemente una speciale visitazione divina e questo certamente avrebbe prodotto un comportamento onorevole all’interno del suo palazzo reale. Quando Dio è in noi e la Sua parola dimora nei nostri cuori, allora non temeremo alcun male perché la Sua Persona non solo ci protegge, ma ci rende saggi e integri e ci aiuta a condurci come figliuoli di luce, a Lui graditi. La Parola di Dio opera nel cuore del credente disposto a riceverla, rendendolo un testimone fedele di Cristo all’interno della propria famiglia. Un comportamento che rifiuta ogni malvagità “Non mi proporrò nessuna cosa malvagia; detesto il comportamento dei perversi; non mi lascerò contagiare” (v.3). Non possiamo fare a meno di vedere ogni giorno cose scellerate e inique attorno a noi, ma v’è una gran differenza tra il vedere tali cose e lasciare che esse ci ostacolino nel cammino cristiano. Paolo ci esorta dicendo: “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri” (Romani 13:13,14). Davide aveva in cuore di non commettere alcuna cosa scellerata, espressione quest’ultima che potremmo benissimo associare a molte cose che all’uomo sono invece familiari. Il Signore Gesù aiuti ogni credente a non partecipare ai piaceri dissoluti della vita presente, a non scendere al compromesso, ma a “rialzare il capo” perché il Suo ritorno è vicino (cfr. Luca 21:28). L’etica cristiana non è conseguenza di una ferrea e ortodossa istruzione biblica ricevuta dai più alti pedagoghi religiosi, ma è conseguenza della nuova nascita, della fede autentica riposta nel Figliuolo di Dio, manifestazione spontanea di quello che crediamo e proclamiamo. Gioacchino Caltagirone CRONACA INTERNAZIONALE In Svizzera, insegnamento di etica a scuola In Svizzera, nel cantone dei Grigioni, è riuscita l’iniziativa popolare volta a sostituire l’ora di religione con l’insegnamento dell’etica. La proposta di modifica della legge scolastica ha raggiunto, infatti, il numero di firme richiesto per la sua presentazione. I firmatari della proposta hanno sostenuto che mentre la religione è una questione privata, l’istruzione etica concerne tutta la società. La nuova materia sarà insegnata perciò in modo obbligatorio dal primo all’ultimo anno di scuola, mentre i corsi di religione dovranno essere offerti al di fuori del normale orario scolastico e potranno essere seguiti a titolo volontario. Da VE/ATS PAGINA 6 CRISTIANI OGGI 1-15 FEBBRAIO 2008 Mobbing Una parola di origine anglosassone utilizzata per indicare una forma di persecuzione esercitata sul posto di lavoro nei confronti di un individuo Il Problema Il termine “mobbing” è stato coniato agli inizi degli anni ’70 dall’etologo Konrad Lorenz per descrivere un particolare comportamento di alcune specie animali, che circondano un proprio simile e lo assalgono in gruppo al fine di allontanarlo dal branco. Questa parola di origine anglosassone è oggi utilizzata per indicare una forma di persecuzione esercitata sul posto di lavoro da colleghi o superiori nei confronti di un individuo. Si tratta di una violenza psicologica, talvolta anche fisica, che a poco a poco diventa insopportabile: si comincia con un saluto negato, battute che sono insulti, scherzi troppo pesanti, ecc. Sul posto di lavoro, questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento (che potrebbe causare imbarazzo all’azienda) o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o all’esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o ancora per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte immorali o illegali. Il “mobbing” è causa di cefalea, annebbiamenti della vista, tremore, tachicardia, sudorazione fredda, gastrite, dermatosi e viene somatizzato un po’ in tutto il corpo. Le conseguenze maggiori però sono quelle legate alla sfera psicologica e sociale dell’individuo: nevrosi, depressioni, isolamento sociale e suicidio in un numero non trascurabile di casi. Considerato che i farmaci non risolvono il problema alla radice, il “mobbizzato” è condannato per sempre ad essere sconfitto? C’è una soluzione per venirne fuori? L’Esempio Da parte nostra, come cristiani “nati di nuovo” possiamo dichiarare con assoluta certezza di conoscere la Persona capace di aiutarci anche in casi così difficili: Cristo Gesù. Egli stesso aveva dovuto affrontare l’ostracismo dei religiosi del suo tempo, a volte anche la folla non lo aiutò ed i Suoi discepoli lo delusero in diverse occasioni. Ma Egli non si lasciò travolgere dalle circostanze sfavorevoli, anzi, insegnò ai discepoli a rimanere sereni e fiduciosi per mezzo della fede in Dio, Colui che è interessato alla nostra vita: “…non siate in ansia per la vostra vita… Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? …Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro… Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Matteo 6:25-34). I persecutori del Figlio di Dio non si limitarono ad ingiuriarlo ed a beffarlo, ma ne vollero anche la morte! Gesù, morente sulla croce, ebbe però per loro parole d’amore e di perdono. Anche Davide era stato perseguitato per ben nove anni dal re Saul (“suo superiore”) e durante questo lungo periodo non erano certo mancati i momenti di scoraggiamento, eppure egli aveva potuto cantare e scrivere: “Il Signore è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò? …Se un esercito si accampasse contro di me, il mio cuore non avrebbe paura; se infuriasse la battaglia contro di me, anche allora sarei fiducioso” (Salmo 27:1,3); “In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o Signore, mi fai abitare al sicuro” (Salmo 4:8). Davide ebbe anche la possibilità di porre fine alla vita del suo “nemico”, ma si astenne dal farlo preferendo rimettere ogni cosa nelle mani di Dio, che lo rese vincitore mettendolo sul trono che era stato di Saul. Il Consiglio Qual è il consiglio che la Parola di Dio offre a coloro che tra i Suoi figli stanno vivendo questo problema? “Domestici, siate con ogni timore sottomessi ai vostri padroni; non solo ai buoni e ragionevoli, ma anche a quelli che sono difficili. Perché è una grazia se qualcuno sopporta, per motivo di coscienza dinanzi a Dio, sofferenze che si subiscono ingiustamente. Infatti, che vanto c’è se voi sopportate pazientemente quando siete malmenati per le vostre mancanze? Ma se soffrite perché avete agito bene, e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio. Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme” (I Pietro 2:18-21). La Bibbia dunque c’invita a sopportare ogni vessazione avendo dinanzi a noi un glorioso esempio di pazienza. Perché sopportare? Prima di tutto perché questo ci consiglia la Parola di Dio: “…se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo” (Romani 12:20). Secondariamente perché sarà Dio stesso a difendere la nostra causa. Forse i tempi ed i modi decisi da Dio per operare non coincideranno con i nostri, ma teniamo ferma davanti a noi questa gloriosa promessa: “E tu, quando dici che non lo scorgi, la tua causa gli sta davanti; sappilo aspettare” (Giobbe 35:14). Non ci lasciamo vincere dalla rabbia, dal risentimento e dall’amarezza, conserviamo la nostra dignità di figli di Dio e, seppure in mezzo PAGINA 7 TRASMISSIONI CRISTIANI OGGI TV VIA SATELLITE Sono in onda via satellite le trasmissioni televisive del programma Cristiani Oggi TV, ogni sabato alle ore 20,30 su Studio Europa, in chiaro alla lotta, continuiamo a comportarci in modo degno della celeste vocazione: “…affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà” (I Pietro 2:12). Infine, i pesi che occupano naturalmente i nostri pensieri non devono invadere la mente e dominarla! Occorre coltivare una sana relazione con Dio, dare il giusto spazio alla Sua Parola, affinché nessuna preoccupazione degeneri in un’angoscia che porta a stati depressivi. Gesù vuole che le nostre preoccupazioni siano occasioni per esercitare fede, pregare, esaminare il nostro cuore dinanzi alla gloria di Dio e cercare la Sua consolazione: “Sia benedetto il Signore! Giorno per giorno porta per noi il nostro peso; egli ch’è l’Iddio della nostra salvezza” (Salmo 68:19). Dio vuole prendersi cura di te. Forse sei in un profondo stato di depressione, ti senti solo, incompreso, trascurato, dimenticato, non vogliamo sottovalutare il “mobbing”, ma allo stesso tempo vogliamo invitarti ad andare al Signore: “Getta sul Signore il tuo affanno, ed egli ti sosterrà…” (Salmo 55:22). Rivolgiti a Dio con tutto il tuo cuore, leggi la Bibbia, che è la Parola di Dio, per comprendere che il Signore è al tuo fianco, che s’interessa a te ed è pronto a risolvere ogni tuo problema. L’esperienza del “mobbing” è sempre più frequente e cerca di schiacciare l’esistenza di tanti, ma Dio è pronto ad accogliere fra le Sue braccia eterne. Allora anche tu potrai dire: “Tu m’hai messo in cuore più gioia di quella che essi provano quando il loro grano e il loro mosto abbondano. In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o Signore, mi fai abitare al sicuro” (Salmo 4:7,8). Abbandonati, dunque, fiducioso tra le Sue braccia eterne. Domenico Modugno CRISTIANI OGGI 1-15 FEBBRAIO 2008 14 febbraio, festa degli innamorati? Un’altra “pseudo festa del consumo indotto”, mossa dalle industrie per incrementare la produzione, insieme con gli sprechi, ma non solo… Da alcuni anni, sulla scia degli Stati Uniti, il 14 febbraio si celebra la festa di San Valentino, festa popolare e laica che incrementa i consumi e, di conseguenza, la produzione. In realtà, il calendario liturgico cattolico ha sfrattato, con una riforma del 1970, il santo Valentino perché ritenuto poco significativo per la fede cattolica e lo ha sostituito con altri; tuttavia la cancellazione non ha avuto alcun effetto sui calendari, perché troppe erano le usanze e troppi gli interessi connessi alla ricorrenza. Per conoscere l’origine e capire il significato di una festa come questa bisogna chiedere l’aiuto dell’antropologia culturale, disciplina che studia la cultura delle società e che tra i suoi ambiti annovera anche lo studio delle tradizioni e dei riti religiosi derivanti dall’incontro fra tradizioni locali e religione cattolica. Su san Valentino si hanno poche notizie certe e molte leggende, spesso abbastanza confuse. C’è chi lo identifica con un taumaturgo che viveva a Terni, decapitato a Roma perché si rifiutava di sacrificare agli dei, e chi invece crede che sia il benefattore che finanziò nel III secolo la costruzione di una basilica sulla via Flaminia, che da lui prese il nome, e che fu decapitato per ordine di un imperatore romano. Nella leggenda le due figure si sono confuse fino a dare origine a un solo san Valentino, del quale si parla nella “Legenda aurea” (o “Legenda Sanctorum”) di Jacopo da Varagine (o da Varazze, 1230 ca. - 1298), scrittore medievale dell’ordine domenicano. Negli anni 1255-66 egli fu autore di un’opera leggendaria e agiografica sulla vita di 182 santi del calendario liturgico, che ebbe una grandissima diffusione e che, tradotta in varie lingue, esercitò un importante influsso sulla letteratura religiosa italiana ed europea. Divenuto popolare in tutta l’Europa grazie ai frati benedettini, custodi della basilica di Terni nel primo medioevo, il culto di san Valentino si sarebbe diffuso fino in Inghilterra. La festa cade in un periodo particolare dell’anno, quando la natura comincia a dare i primi segni di risveglio dal letargo invernale. Verso la metà di febbraio il sole comincia a riscaldare la terra facendo sbocciare i primissimi fiori, così san Valentino è diventato il santo che preannuncia la primavera. Per “San Valentin la lodola fa il nidin”, afferma un proverbio veneto, uno dei tanti presenti in tutta la penisola. Per gli antichi romani febbraio, il mese in cui ci si preparava all’arrivo della primavera, la stagione della rinascita, era l’ultimo dell’anno e verso la sua metà iniziavano le celebrazioni dei “lupercali”, tra le più importanti festività religiose romane insieme con i “saturnali” celebrati dal 17 al 23 dicembre, che trovano ancora eco nelle festività del Natale e di fine anno. I “lupercali” erano un’antica festività in onore di Luperco, dio pastorale degli italici e “nipote” del dio Saturno, che si celebrava il 15 febbraio in una grotta sul colle Palatino, dove si credeva che i leggendari fondatori di Roma, i gemelli Romolo e Remo, fossero stati allattati da una lupa. Il vero “evento” per la gioventù romana di allora era però una specie di lotteria dell’amore, nella quale i nomi dei giovani e delle giovani venivano messi in un’urna e mescolati, quindi un bambino li pescava e si formavano a caso alcune coppie che avrebbero vissuto in intimità per un intero anno come rito di fertilità. A seguito del processo di sovrapposizione tra cultura cristiana e pagana che la storia conosce molto bene, la festa romana di metà febbraio fu sostituita con quella di un santo, Valentino appunto, che tra i suoi meriti avrebbe avuto, secondo la tradizione, quello della celebrazione di molti matrimoni di giovani coppie alle quali l’imperatore aveva negato il consenso. Da allora il martire Valentino è divenuto il patrono degli innamorati, ispirando anche l’usanza dei bigliettini teneri e spiritosi, i “valentini”, documentata in Inghilterra sin dal XV secolo. Successivamente la festa è “emigrata” in America e, come tante altre ricorrenze, è ritornata in Europa trasformata in una festa dove non ci si accontenta più di scambiarsi i “valentini” o un fiore, ma è d’obbligo il regalo costoso, come lo è in altre “pseudo feste del consumo indotto”, mosse dalle industrie per incrementare la produzione, insieme con gli sprechi. Dei cristiani “nati di nuovo” non possono farsi coinvolgere da simili cose perché, come scrive l’apostolo Pietro, l’Evangelo ha fatto loro conoscere “la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo” e questo perché non andassero “dietro a favole abilmente inventate, ma perché” fossero “testimoni oculari della Sua maestà” (2 Pietro 1:16). E.M. PAGINA 8 CRISTIANI OGGI 1-15 FEBBRAIO 2008 CRONACA ITALIANA In diverse provincie siciliane il 25 e il 26 dicembre sono stati per i giovani delle chiese A.D.I. un’occasione d’incontro per rinsaldare la comunione fraterna e per ricevere preziosi insegnamenti dalla Parola di Dio. Ragusa: Incontro Interprovinciale Giovanile “…un uomo fedele chi lo troverà?” (Proverbi predi20:6), è stato questo il tema del 1° Incontro Giovacazionile delle provincie di Ragusa e Siracusa, svoltosi il ne. 25 e 26 dicembre 2007; un’occasione che ha visto Relatoriuniti presso i locali della chiesa di Ragusa - Via re degli Dublino numerosi giovani. studi Con l’aiuto del Signore le aspettative dei fratelli biblici e organizzatori sono state raggiunte e questo ha fatto predisì che, proprio come dichiara la Scrittura, ogni faticatore ca non sia stata vana. ai culti Per le due province, pur essendo il primo incontro serali è dei giovani della durata di due giorni, la risposta è stato il stata buona, così come sono state grandi le benefratello dizioni che Dio ha voluto elargirci. AntoniFin dall’inizio gli intervenuti si sono raccolti intorno no Mancuso, pastore a Milena (CL) e Campofranco alla Parola di Dio, annunciata con fervore dai fratelli (CL). pastori che nei due giorni si sono succeduti nella Nei due studi biblici il fratello Mancuso ha esposto il tema della fedeltà: “Dio è fedele ed esige fedeltà dal Suo popolo, in tutte le cose e per sempre”; “Come e dove trovare la fedeltà”. Nei culti mattutini, invece, la predicazione è stata affidata al fratello Gianluca Lo Giudice, pastore delle comunità di Cerignola, Postangeloni e S. Ferdinando di Puglia (FG), e al fratello Giuseppe Nicosia, pastore della comunità di Palermo – villaggio S. Rosalia. A conclusione dei due giorni, la benedizione del Signore nella vita di quanti hanno partecipato all’incontro è stata evidente, soprattutto quando hanno fatto presente agli organizzatori il desiderio che sia soltanto il primo di tanti incontri. Cristhian Santoro Paternò (CT): Incontro Provinciale Giovanile Su decisione dei pastori della provincia di Catania, quest’anno l’incontro giovanile provinciale, il ventottesimo, si è tenuto nei locali della chiesa di Paternò, il 25 e 26 dicembre 2007. Per l’occasione, è stato nostro gradito ospite il fratello Aniello A. Esposito, pastore della chiesa di Portici (NA), che ha predicato nei culti serali ed è stato il relatore degli studi. L’ approfondita ed esaustiva esposizione della Parola di Dio ha portato tutti i partecipanti ad una seria riflessione. Negli studi, dal tema “In Cristo, abbiamo tutto pienamente” (Colossesi 2:10), ci è stata illustrata, in tre parti, la completezza e sufficienza che abbiamo in Cristo Gesù: in Lui abbiamo la rive- lazione, la redenzione e la realizzazione. Al primo culto serale, attraverso un brano del profeta Zaccaria (4:1-9) è stata evidenziata l’opera del Figlio di Dio, che “spiana” ogni montagna, sebbene grande; al secondo culto serale abbiamo meditato dal profeta Geremia, quando Dio dice: “…Ecco, quel che l’argilla è in mano al vasaio, voi lo siete in mano mia, casa d’Israele!” (18:6). È stato ricordato a tutti i convenuti che siamo nelle mani del Sommo Vasaio, del Buon Pastore e del Signore della Chiesa. Nei culti mattutini, invece, abbiamo avuto la gioia di ascoltare due giovani che servono il Signore in Sicilia, Davide Valentino e Vincenzo Infantino, responsabili rispettivamente delle chiese di Sant’Agata di Militello (ME) e Barcellona (ME), e Godrano (PA). I quasi 500 giovani intervenuti si sono ritrovati in un’atmosfera “sana e spirituale” e hanno avuto sì la gioia di incontrarsi, ma anche, e soprattutto, quella di ascoltare la Parola di Dio. La nostra preghiera è che quest’incontro abbia lasciato un segno indelebile nel cuore dei partecipanti ed aiutato qualcuno di loro a prendere una saggia ed importante decisione nel servizio per il Signore. Calogero Palumbo Raffadali (AG): Incontro Provinciale Giovanile Anche quest’anno il Signore ci ha dato l’opportunità di tenere il consueto incontro provinciale giovanile del 25 e 26 dicembre. Giunto alla dodicesima edizione, si è svolto per la prima volta nel nuovo locale di culto di Raffadali (AG). All’incontro hanno partecipato i credenti delle comunità della provincia agrigentina, con qualche visita anche da fuori provincia; il Signore ci ha benedetti grandemente in tutte le attività svolte. Il primo giorno è iniziato con l’accettazione dei credenti che a mano a mano arrivavano e con la distribuzione delle cartelline. Ospite, per l’occasione, è stato il fratello Salvatore Pirrera, pastore delle comunità di Montesilvano (PE) e Silvi Marina (TE), del quale il Signore si è usato grandemente per impartirci gli insegnamenti della Sua Parola, sia attraverso gli studi biblici sia attraverso la predicazione. Il programma dell’incontro, simile per entrambi i giorni, prevedeva un breve culto di adorazione al possibilità a quanti lo desideravano di donare il sangue e molti, con generosità, hanno partecipato a un gesto di umanità così nobile. Nel culto conclusivo abbiamo ascoltato alcuni cantici proposti dal coro della comunità di Raffadali e sebbene il locale di culto abbia una capienza di quasi mille posti, l’affluenza è stata maggiore di quanto ci si aspettava. Vedere tanti credenti riuniti per dare gloria a Dio ci ha riempito il cuore di una gioia indescrivibile. Anche se provenienti da diverse comunità, ci ha accomunato l’amore per il Signore. Sta scritto: “…dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Matteo 18:20). Vogliamo continuare a ringraziare il Signore per giornata con un culto. ogni opera buona che compie e perché si fa sentiIl tema dell’incontro è stato: “Tu dunque, figlio mio, fortíficati…” (II Timoteo 2:1). Negli studi bibli- re nella nostra vita. ci sono state esaminate tre figure tratte dalla vita * quotidiana: il soldato, l’atleta e il lavoratore. La mattina del secondo giorno è stata anche data la mattino, quindi il primo studio biblico e, dopo il pranzo, il secondo studio, per poi concludere la Novità editoriali Comunione con Dio Cristiani Oggi - Quindicinale delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia”. Direttore Responsabile ai sensi di legge: Francesco Toppi. Comitato di Redazione di Cristiani Oggi - Risveglio Pentecostale: Vincenzo Specchi (sostituto del presidente ex officio), Francesco Toppi, Salvatore Esposito, Vincenzo Martucci, Elio Varricchione. Il mondo frenetico in cui viviamo cospira contro il desiderio di comunione con Dio. Questo libro è stato scritto per incoraggiare ogni credente a cercare il Signore e a coltivare una sempre maggioDirezione e Amministrazione: Via dei Bruzi, 11 00185 Roma - Tel. 06.491518/491165 e mail: [email protected] Redazione: Via Monti, 96 - 14100 Asti Amministrazione: Anna Maria Di Giuseppe re comunione con il proprio Salvatore. Codice 1729 Comunione con Dio J.Oswald Sanders - pagg. 152 Registrazione n.12/82 del 7/1/1982 Tribunale di Roma Versamenti sul c/c postale n.72198005 intestato a: Cristiani Oggi, Via dei Bruzi 11 - 00185 Roma Stampa: Cooperativa Tipografica Operai srl - Vicenza Potete richiedere questo libro a: ADI-Media - Via della Formica, 23 00155 ROMA Corrispettivo 5,50 euro La pubblicazione è distribuita a membri e simpatizzanti delle Chiese Cristiane Evangeliche A.D.I. ed è sostenuta da offerte volontarie. 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