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Dio non dimentica nessuno Dio non dimentica nessuno

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Dio non dimentica nessuno Dio non dimentica nessuno
1-15 FEBBRAIO 2008 - ANNO XXVII N.3
CRISTIANI OGGI
QUINDICINALE DELLE CHIESE CRISTIANE EVANGELICHE “ASSEMBLEE DI DIO IN ITALIA”
L’O SS E RVATO R I O E VAN G E L I CO
Dio non dimentica
nessuno
Per il Signore
non sei
uno tra tanti,
sei prezioso
e importante
Liberarsi da...
l’immondizia!
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 2, DCB Vicenza
egli ultimi mesi l’opinione pubblica è
stata sdegnata da sconcertanti immagini
N
mediatiche, che hanno ripreso cataste di
immondizia davanti a grandi palazzi, all’ingresso dei pubblici uffici, delle scuole, degli
ospedali… insomma dovunque!
Quelle discariche a cielo aperto hanno
deturpato la bellezza delle città, hanno reso
irrespirabile l’aria ed esasperato molti.
A motivo della persistente permanenza di
rifiuti nei pressi della propria abitazione, la
gente ha protestato vivamente, provando a
chiedere una immediata soluzione del problema.
Non è nostro obiettivo addebitare ad alcuno le colpe, quanto piuttosto riflettere su
codesta ovvia reazione dei singoli cittadini,
per trarne una massima di comportamento.
Certamente molti saranno rimasti impressionati ed avranno provato ribrezzo per le
cataste di rifiuti ammucchiati per le strade,
ma forse non si sono mai accorti della presenza di qualcosa di simile nel proprio cuore, che ha precluso loro il rapporto con Dio.
La Bibbia rivela la presenza di una immondizia spirituale, che contamina il cuore.
La Parola di Dio, infatti, ribadisce che
“non quello che entra nella bocca contamina l’uomo; ma è quello che esce dalla bocca, che contamina l’uomo... ciò che esce
dalla bocca viene dal cuore, ed è quello che
contamina l’uomo. Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano
l’uomo…” (Matteo 15:11, 18-20).
Molto opportunamente l’uomo si preoccupa di rimuovere e smaltire i rifiuti materiali, ma non pone abbastanza attenzione a
quelli spirituali, il peccato appunto e la malvagità, che hanno deturpato e stanno deturpando la bellezza del suo cuore e lo hanno
reso una discarica, un sito di contaminazione.
continua a pagina 2
Il Vangelo di Luca e quello di Matteo riportano, in termini differenti, uno stesso esempio
usato da Gesù.
Nel primo si legge: “Cinque passeri non si
vendono per due soldi? Eppure non uno di
essi è dimenticato davanti a Dio” (Luca
12:6); nel secondo: “Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno
solo in terra senza il volere del Padre vostro”
(Matteo 10:29).
continua a pagina 2
Uno schema
di etica biblica
Il cristiano è messo da Dio stesso in condizione di vivere pienamente
e coerentemente la propria fede
La paurosa crisi morale nella quale versa
la nostra società ha raggiunto profondità
considerevoli.
Alla bassezza di principi e comportamenti, si aggiungono inconcludente verbosità e
sfrontatezza disarmante. Lo spettacolo quotidiano di tradimenti, immoralità, disonestà
ed arroganza ci induce ad un interrogativo:
“Questa realtà ha inquinato i credenti? Se
si, in che misura?”.
Non abbiamo la pretesa di offrire una risposta dalle colonne di questo giornale, ma
nutriamo il vivo desiderio di sollevare l’interrogativo e promuovere un’attenta analisi
individuale alla luce delle Scritture.
Quel che possiamo fare in questa sede è
offrire uno schema dell’insegnamento biblico riguardo l’argomento.
continua a pagina 4
I N Q U E STO N U M E RO
Osservatorio Evangelico
Liberarsi da... l’immondizia ....................... pag.1,2
Dio non dimentica nessuno ...................... pag.1,2
Uno schema di etica biblica ...................... pag.1,4
Le virtù cristiane: la speranza ...................... pag.3
L’etica, ornamento della dottrina ...................pag.5
Cronaca Internazionale ........................... pag.5
Mobbing .................................................... pag.6,7
14 febbraio, festa degli innamorati? ........... pag.7
Cronaca Italiana ....................................... pag.8
PAGINA 2
CRISTIANI OGGI
1-15 FEBBRAIO 2008
prosegue dalla prima pagina
L’O SS E RVATO R I O E VAN G E L I CO
prosegue dalla prima pagina
Liberarsi da...
l’immondizia!
Ecco cosa dice la Parola di Dio a questo proposito: “…Non c’è nessun giusto, neppure uno. Non
c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che
cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono
corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no,
neppure uno” (Romani 3:10-12).
Sicuramente molti si reputano persone integre
e corrette e pensano di non trovarsi in una simile
deplorevole condizione, ma Dio non esagera, tantomeno ci addebita ciò che non siamo.
Tutti gli uomini “…hanno peccato e sono privi
della gloria di Dio” (Romani 3:23).
Siccome scorgiamo in altri un modo di porsi e
di interloquire non corretto, pensiamo che quelli
siano stati peccatori; ovvero, riscontrandoli anche
in noi, abbiamo concluso che la contaminazione
debba essere una caratteristica naturale, mentre
non ci accorgiamo che essa sta deturpando la bellezza della vita donata da Dio.
I rifiuti spirituali sono altamente tossici, la Bibbia
afferma che “…il salario del peccato è la morte…”
(Romani 6:23), quindi devono essere rimossi con
determinazione!
Dio considera il peccato come spazzatura nociva e prova un ribrezzo ancora più energico di quel
che l’uomo possa provare davanti ad una discarica! È perciò che Egli ha offerto il mezzo della salvezza.
La Bibbia rivela che è possibile smaltire il peccato, anche se dichiara inutile ed infruttifero il ruolo
della religione.
Nella società ebraica c’erano dei “maestri di
morale”, gli scribi ed i farisei, che Gesù mostrò
nella loro reale condizione spirituale: “Guai a voi,
scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri
imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro
sono pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia”
(Matteo 23:27).
C’è un solo termovalorizzatore, un solo inceneritore spirituale, capace di distruggere il peccato,
eliminandolo definitivamente ed immediatamente
dal cuore: “In nessun altro è la salvezza; perché
non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia
stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi
dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12); ”…il sangue
di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato…
Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (I Giovanni 1:7, 9); “Sapendo che non con
cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati
riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai
vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo,
come quello di un agnello senza difetto né macchia” (I Pietro 1:18, 19).
Se la Parola di Dio ha reso sensibile il tuo cuore,
mentre stai leggendo questa riflessione, e vuoi che
il Signore bonifichi la tua vita dalla presenza di rifiuti spirituali, rivolgiti direttamente a Lui in preghiera
e chiedigli di purificarti da ogni iniquità.
Carmelo Fiscelli
Dio non dimentica
nessuno
La diversità dei racconti non è un errore, in realtà i due Vangeli
si completano e ci offrono la giusta interpretazione dell’insegnamento di Gesù.
I passeri erano considerati di poco valore ed erano spesso svenduti: se ne prendevi due pagavi un soldo, se ne prendevi cinque
pagavi due soldi.
Dopo aver fatto l’esempio, il Signore aggiunge delle considerazioni: “…Eppure non uno di essi è dimenticato davanti a Dio”;
“…Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre
vostro”.
Considerati di poco valore
Sempre più spesso, purtroppo, l’uomo è costretto a realizzare
che agli occhi dei propri simili egli è considerato di poco o di nessun valore. Quando viene considerato, poi, lo è soltanto in vista di
un tornaconto, così com’era nel commercio dei passeri.
Quanti uomini hanno subito le dolorose conseguenze di chi
agisce da opportunista, senza il minimo interesse per il bene
altrui.
Gesù, però, non agisce così, Egli considera l’uomo diversamente: “…voi valete più di molti passeri” (Luca 12.7).
Per il Signore ogni uomo è prezioso: “Perché tu sei prezioso ai
miei occhi, sei stimato e io ti amo…” (Isaia 43:4).
Il grande valore dell’uomo agli occhi del Signore è stato dichiarato universalmente con la morte della croce, “…a caro prezzo…”
(1 Corinzi 6:20). Il prezzo è stato alto perché Gesù ha dato valore
ad ogni individuo e non agli uomini come un insieme: i passeri si
compravano a buon prezzo non singolarmente ma insieme, due
passeri per un soldo e, ancor più convenientemente, cinque passeri per due soldi. Gesù, invece, ha pagato il prezzo dando valore ad
ogni individuo.
Dimenticati e trascurati
L’acquisto a buon mercato dei passeri faceva sì che chi li acquistava li dimenticasse e non se ne curasse.
Gesù fa notare la contrapposizione esistente tra il comportamento di chi acquistava i passeri e Dio stesso: “…non uno di essi
è dimenticato davanti a Dio”.
Queste parole sono la testimonianza che chi si dà pensiero dei
passeri non potrà mai dimenticare o trascurare alcun uomo:
“Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non
raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? (Matteo 6:26).
L’uomo tratta le cose secondo il valore, l’importanza che gli
attribuisce. Si provi ad immaginare, allora, quale doveva essere la
fine di questi passeri… chi li aveva acquistati non dava loro più
alcun peso.
Purtroppo, l’uomo agisce allo stesso modo anche con i propri
simili, non ha cura di chi gli sta vicino, di chi soffre, non è in grado di esercitare alcuna compassione.
Lo stesso non si può dire di Gesù, Colui che ha sempre avuto
compassione, Colui che ha saputo soffrire con l’uomo e per l’uomo.
La storia biblica ci ricorda l’esperienza del giovane Giuseppe, il
figlio del patriarca Giacobbe, che in Egitto fu dimenticato in prigione dalla persona alla quale aveva fatto del bene, il gran coppiere
(cfr. Genesi 40:23), passarono così due lunghi anni, ma Dio non
l’aveva dimenticato.
Le circostanze difficili che a volte viviamo ci portano a pensare
che Dio si sia dimenticato di noi, che ci stia trascurando, ma non è
così: “Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta,
smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le
madri dimenticassero, non io dimenticherò te” (Isaia 49:15).
Non temere, perché per il Signore non sei uno tra tanti, sei prezioso e importante: “…perfino i capelli del vostro capo sono tutti
contati” (Luca 12:7).
Cristhian Santoro
Nella tua città ascolta il consiglio
della Parola di Dio sulle frequenze di
RADIOEVANGELO
Acireale (CT)
92,500+92,800 MHz
Agrigento
98,500 MHz
Atena Lucana (SA)
88,400 MHz (rip.Napoli)
Atina (FR)
90,000 MHz (rip.Sora)
Bari
91,500 MHz
Benevento
88,800 MHz (rip.Napoli)
Bologna
88,450 MHz; 88,300 MHz
Cagliari
101,750 MHz
Cassino (FR)
89,200 MHz (rip.Sora)
Catania
91,000 MHz
Crotone - Caccuri
107,400 MHz
(rip.Isola Capo Rizzuto)
Frosinone
89,100 MHz (rip.Roma)
Gela (CL)
104,200 MHz
Giarre (CT)
93,400 MHz, 93,800 MHz
Ginosa (TA)
102,300 MHz
Gravina (BA)
103,500MHz
Isola Capo Rizzuto (KR)
104,900 MHz
Isola Liri (FR)
101,450 MHz (rip.Sora)
Latina-Sonnino
101,700+93,550 MHz
(rip.Roma)
Macchia di Giarre (CT)
106,300 MHz
(rip.Linguaglossa)
Matera
98,300 MHz
Melito di Porto S. (RC)
104,300 MHz
Misilmeri (PA)
99,500 MHz
Montecalvo (AV)
96,300 MHz (rip.Napoli)
Napoli
102,800 MHz
Petilia Policastro
(KR) 92,600 MHz
(rip.Isola Capo Rizzuto)
Reggio Calabria
107,700 MHz
Rieti
101,900 MHz (rip.Roma)
Rimini (RN)
95,000 MHz
Roma
101,700 MHz
Sant’Agata Militello (ME)
91,200 MHz
Sant’Angelo dei Lombardi (AV)
91,200 MHz (rip.Nap.)
San Giovanni in Carico (FR)
87,550 MHz (rip.Sora)
Salemi (TP)
103,700 MHz (rip.Trapani)
Segni (RM)
107,400 MHz (rip.Roma)
Sora (FR)
89,360 MHz
Terni
107,000 MHz (rip.Roma)
Trapani
103,700 MHz
PAGINA 3
CRISTIANI OGGI
1-15 FEBBRAIO 2008
Le virtù cristiane: la speranza
Le virtù bibliche sono uno dei segni della conversione e della santificazione,
esse sono quella “natura di Dio” della quale il credente è fatto partecipe
In due articoli precedenti, apparsi sui primi
due numeri dell’anno del nostro quindicinale, si è
iniziato ad analizzare le virtù che Paolo enumera
in Prima Corinzi 13:13 - “Or dunque queste tre
cose durano: fede, speranza, carità; ma la più
grande di esse è la carità” (vers. Riveduta).
Le tre qualità enumerate vanno ben oltre il
tempo e la contingenza, sono capacità spirituali
necessarie e realizzabili da ogni uomo. Slegate da
mode culturali e da necessità temporali portano
nella vita del credente il respiro dell’eternità.
La speranza naturale
La speranza naturale, slegata dalla rivelazione
della Parola di Dio, vorrebbe una beatitudine del
tutto terrena; nei fatti essa non riesce ad alzarsi
oltre il bordo del vantaggio immediato e dell’appagamento dei bisogni materiali, e questo accade
soltanto dopo enormi sforzi e per breve tempo.
Un antico coro, di un autore classico, recitava:
“Non essere mai nato alla vita, questa è la cosa
migliore”.
Consideriamo tre tipi di speranza naturale:
La religione, intesa come formalistica adesione ad un qualsivoglia credo, è per definizione
apportatrice di speranza, ma, là dove questa non
discende dalla rivelazione scritta che è la Bibbia,
rimane frutto debole e caduco della natura umana: “Non crediate che io sia colui che vi accuserà davanti al Padre; c’è chi vi accusa, ed è
Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza” (Giovanni 5:45).
La prosperità, è meta che gli uomini si prefiggono e oggetto della speranza dei più. Nel libro
degli Atti degli Apostoli viene rimarcato il contrasto fra la speranza umana riposta nel benessere
materiale e quella proposta dall’Evangelo. Consideriamo l’episodio della serva di Filippi, i cui padroni, profittando della sue capacità medianiche,
e perciò demoniache, traevano lauti guadagni dai
pronostici che ella dispensava, quando però la
fanciulla fu raggiunta dall’annuncio della salvezza e liberata dalla potenza dello Spirito Santo “i
suoi padroni, vedendo che la speranza del loro
guadagno era svanita, presero Paolo e Sila e li
trascinarono sulla piazza davanti alle autorità”
(Atti 16:19). Il loro futuro era “la speranza del
loro guadagno” e quando incontrarono la verità
non seppero far altro che reagire violentemente,
perché si reputarono derubati di una ben misera
ricchezza.
Il timore della morte, un altro tipo di speranza
naturale, in questo caso legittima. Questa speranza è legata all’augurio di una lunga vita, prospera ed in salute, un continuo scongiuro che allontana dalla mente il pensiero della morte fisica.
La prova ridimensiona tutto ai beni non superflui
ma primari, come appunto la vita. Accadde anche all’equipaggio della nave sulla quale l’apostolo Paolo navigava alla volta dell’Italia: “Già
da molti giorni non si vedevano né sole né stelle, e sopra di noi infuriava una forte tempesta,
sicché ogni speranza di scampare era ormai
persa” (Atti 27:20). Le scene di febbrile attività
e panico che si susseguirono sulla nave, contrastano con la tranquillità d’animo di Paolo, che ad
un tratto rivoltosi ai compagni di viaggio esclamò: “…uomini, state di buon animo, perché ho
fede in Dio che avverrà come mi è stato detto”
(Atti 27:25).
L’apostolo aveva scritto in una sua epistola riguardo la morte fisica e la speranza cristiana:
“Fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza
riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza.
Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò,
crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati” (I Tessalonicesi 4:13-14).
Negli episodi citati identifichiamo anche gli atteggiamenti che derivano da una cattiva speranza, cioè l’idolatria e la disperazione. Nel primo
caso, infatti, gli ebrei avevano fatto di Mosè una
sorta di idolo, così come nel secondo i padroni
erano devoti del dio danaro. Nel terzo episodio la
disperazione dei marinai generò i più bassi fra gli
istinti, compreso l’egoismo più sfrenato: “Or cercando i marinari di fuggir dalla nave, e avendo
calato la scialuppa in mare col pretesto di voler
calare le àncore dalla prua, Paolo disse al centurione ed ai soldati: Se costoro non restano nella nave, voi non potete scampare” (Atti 27:3031).
Il loro stato spirituale è ben sintetizzato dall’apostolo Paolo in Efesini 2:12: “Ricordatevi che
in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla
cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della
promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo”.
La speranza e la fede
Il collegamento fra la fede e la speranza è
implicito nel nostro versetto di partenza: “Or
dunque queste tre cose durano: fede, speranza,
carità; ma la più grande di esse è la carità” (I
Corinzi 13:13 – vers. Riveduta). Difatti, deduciamo che la speranza è conseguente alla fede, partecipandone alla natura di certezza e fiducia in
Dio.
La speranza è conseguenza della fede; la salvezza per sola fede dischiude la vita eterna al
credente e lo arricchisce della certezza e della
realtà della speranza della gloria: “Chi crede nel
Figlio ha vita eterna…” (Giovanni 3:36).
L’apostolo Paolo altrove afferma: “Affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna” (Tito 3:7).
La speranza condivide la natura della fede;
un testo fondamentale che descrive la fede è
Ebrei 11:1: “Or la fede è certezza di cose che si
sperano, dimostrazione di realtà che non si
vedono”.
Si notino le rassomiglianze con un altro versetto di Romani: “Poiché siamo stati salvati in
speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non
è speranza; difatti, quello che uno vede, perché
lo spererebbe ancora?” (Romani 8:24).
La speranza generata dalla fede condivide con
essa il carattere di certezza e fiducia, non legate a
“quello che uno vede” ma alle promesse della
Parola di Dio, difatti è scritto: “Poiché tutto ciò
che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra
istruzione, affinché mediante la pazienza e la
consolazione che ci provengono dalle Scritture,
conserviamo la speranza” (Romani 15:4).
La speranza e le mete future
La Parola di Dio insegna che la beatitudine
non è determinata dai beni materiali, né tanto
meno dalla superficialità: “Or l’Iddio della speranza vi riempia d’ogni allegrezza e d’ogni pace
nel vostro credere, onde abbondiate nella speranza, mediante la potenza dello Spirito Santo”
(Romani 15:13). La speranza pertanto discende
da Dio stesso, è apportatrice di allegrezza.
In quanto fiduciosi in Colui che tutto può, i
credenti sanno che il loro futuro è in buone mani,
e nutrono anche la speranza di un’opera certa e
gloriosa.
Le mete future verso le quali la speranza si
protende appartengono a due categorie differenti.
Le prime mete rimangano nell’orizzonte della
vita terrena, esse sono pertanto richieste elevate
a Dio delle quali s’attende l’esaudimento: “Egli ci
ha liberati e ci libererà da un così gran pericolo
di morte, e abbiamo la speranza che ci libererà
ancora” (II Corinzi 1:10), o più genericamente il
desiderio di rimanere fedeli al Signore: “Secondo
la mia viva attesa e la mia speranza di non
aver da vergognarmi di nulla; ma che con ogni
franchezza, ora come sempre, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la
morte“ (Filippesi 1:20).
Alla seconda categoria di fatto appartiene una
sola meta, l’attesa della gloria eterna – “…una
speranza viva …per una eredità incorruttibile,
senza macchia e inalterabile. Essa è conservata
in cielo per voi” (I Pietro 1:3,4) - ed il ritorno del
Signore Gesù in gloria: “Aspettando la beata
speranza e l’apparizione della gloria del nostro
grande Iddio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito
2:13).
Salvatore Cusumano
PAGINA 4
CRISTIANI OGGI
1-15 FEBBRAIO 2008
Uno schema di etica biblica
prosegue dalla prima pagina
Il profilo dell’etica biblica
Esiste la convinzione diffusa che l’etica
cristiana non abbia nulla da dire al mondo
contemporaneo, si dà il caso, invece, che
proprio questo genere di etica sia feconda e,
per la sua propria fermezza nei principi professati, per nulla incline a compromessi, é un
punto di riferimento sicuro per l’uomo d’oggi,
abituato ad un relativismo di maniera.
Iniziamo delimitando il campo della
discussione per indicare cosa l’etica biblica non è.
L’etica biblica non è teologica, nel senso che non si inquadra in un sistema di
pensiero, pur rispettabile; essa scaturisce
da un testo unico nella storia dell’uomo,
la Bibbia.
L’etica biblica non è legalistica, non si
risolve nel semplice adempimento di norme corrette ed alte, comunemente stabilite ed accettate.
Non è un elenco di "fare" e "non fare",
ma la conseguenza della "nuova nascita",
il corollario di un’esperienza spirituale,
che rivoluziona l’individuo al punto da
mutarne gusti e tendenze.
L’etica biblica non è etica della situazione, non contempla l’ammissibilità di
una condotta che, di volta in volta, si
adatti ai diversi ambienti nei quali il credente si viene a trovare.
Il versetto utilizzato a sostegno è:
“…coi Giudei, mi sono fatto Giudeo, per
guadagnare i Giudei; con quelli che sono
sotto la legge, mi sono fatto come uno
sotto la legge (benché io stesso non sia
sottoposto alla legge), per guadagnare
quelli che sono sotto la legge; con quelli
che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (benché io non
sia senza legge riguardo a Dio, ma sotto
la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Coi deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi faccio ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni” (I Corinzi
9:20-22).
Da una lettura attenta del testo si
evince che l’apostolo parla della sua opera d’evangelizzazione: “Che annunziando l’Evangelo, io offra l’evangelo gratuitamente, senza valermi del mio diritto
dell’Evangelo” (I Corinzi 9:18); il contesto riguarda pertanto il superamento delle barriere culturali e religiose, non l’adeguamento a norme non bibliche: “E tutto faccio
a motivo dell’Evangelo…” (I Corinzi 9:23).
L’argomento affrontato è quello della missione e non la condotta ordinaria del credente. Paolo sostiene che è venuto incontro ai
giudei, ai gentili ed ai deboli adottando usi e
costumi loro propri e non vivendo in modo
mondano, in contraddizione con l’Evangelo
di Cristo.
La differenza è sostanziale: “…Chi dunque
vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Giacomo 4:4).
La natura dell’etica biblica
La prima considerazione d’ordine generale
riguarda la distinzione, dalle conseguenze
nefaste, che viene operata fra la dottrina e
l’etica, in altre parole fra ciò che si crede e ciò
che si opera. Di solito si relega la dottrina nel
regno della teoria, per vivere quotidianamente secondo principi del tutto personali.
Tale posizione, alla luce delle Scritture,
evidenzia debolezza e pericolosità.
La debolezza consiste nell’incomprensione
del concetto di dottrina, che nelle Scritture
non indica una teoria bensì “l’insieme delle
verità divine contenute nelle Scritture”, difatti
è l’insegnamento divino vissuto e realizzato
praticamente: “E vennero in Capernaum; e
subito, il sabato, Gesù, entrato nella sinagoga, insegnava. E la gente stupiva della
sua dottrina, perch’Egli li ammaestrava come avente autorità e non come gli scribi… E
tutti sbigottirono talché si domandavano
fra loro: Che cos’è mai questo? È una dottrina nuova! Egli comanda con autorità perfino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono!” (Marco 1:21, 22, 27).
La dottrina di Cristo non ha soltanto un
aspetto didattico, ma contemporaneamente è
spirituale perché porta edificazione e liberazione.
Che tale insegnamento sia anche etica è
evidente: “Poiché io v’ho dato un esempio,
affinché anche voi facciate come v’ho fatto
io. In verità, in verità vi dico che il servitore
non è maggiore del suo signore, né il messo
è maggiore di colui che l’ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate"
(Giovanni 13:15-17).
La sua osservanza è vincolante per la salvezza e condizione per la comunione fraterna: “Chi passa oltre e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Iddio. Chi dimora
nella dottrina ha il Padre e il Figliuolo.
Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa, e
non lo salutate; perché chi lo saluta
partecipa alle malvagie opere di lui” (II
Giovanni 9-11).
La pericolosità è insita nelle brevi considerazioni svolte finora. Si legittimano
in tal modo usi e costumi “mondani”,
modelli del sistema culturale della nostra
realtà, che per la loro natura sono in
contrasto con la vita di santità alla quale
Cristo ha chiamato i Suoi discepoli:
“Gesù rispose: il mio regno non è di questo mondo…” (Giovanni 18:36).
Il carattere dell’etica biblica
Un punto di forza dell’etica biblica é
l’accento posto sulla responsabilità del
singolo credente: ognuno risponde di sé
stesso dinanzi a Dio.
In virtù della nuova nascita, "…l’unzione che avete ricevuta da Lui dimora
in voi, e non avete bisogno che alcuno
vi insegni…" (I Giovanni 2:27), nasce
così la figura del credente laborioso e
scrupoloso, nonché fedele testimone
dell’Evangelo ovunque si trovi.
Non basta comprendere, bisogna volere e vivere per non scadere in un formalismo privo di sentimento e coinvolgimento, senza slancio esistenziale.
Paolo nell’epistola ai Romani sintetizza in modo drammatico lo stato di chi
vuol fare il bene ed invece fa il male:
“Poiché ben trovasi in me il volere, ma
il modo di compiere il bene, no. Perché il
bene che voglio, non lo fo; ma il male
che non voglio quello fo… Io mi trovo
dunque sotto questa legge che volendo
io fare il bene, il male si trova in me…
Misero me uomo! chi mi trarrà da questo corpo di morte?” (Romani 7:18, 19,
21, 24).
Soltanto una natura trasformata può
vivere coerentemente e coscientemente la fede.
Il ravvedimento o nuova nascita è la differenza che passa fra chi vuole e non può e chi
vuole e può: “Grazie siano rese a Dio per
mezzo di Cristo Gesù, nostro Signore…”
(Romani 7:25).
Dio soltanto può operare questo miracolo
nell’intimo di un uomo. Il cristiano è messo
da Dio stesso in condizione di vivere pienamente e coerentemente la propria fede.
La storia insegna chiaramente che la fede
in Cristo ha forgiato semplici uomini e donne,
che hanno lasciato esempi di fede notevoli a
testimonianza della semplicità della Grazia di
Dio.
S.C.
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CRISTIANI OGGI
1-15 FEBBRAIO 2008
L’etica,
ornamento della dottrina
“Canterò la bontà e la giustizia; a te, o Signore, salmeggerò. Avrò cura di camminare nell’integrità…
Camminerò con cuore integro, dentro la mia casa. Non mi proporrò nessuna cosa malvagia;
detesto il comportamento dei perversi; non mi lascerò contagiare” (Salmo 101:1-3)
Il Salmo 101 è di Davide, l’uomo che aveva il
cuore secondo Dio. Egli mostra un carattere deciso, devoto e diretto; d’altronde questo si richiede
a chi si propone di comportarsi in tutte le cose come si addice a un sovrano che Dio stesso ha scelto.
Il salmista mostra come la fede autentica, la vita nuova con Cristo, sia una vita completamente
rigenerata, reale, concreta e, soprattutto, volta alla
manifestazione di quello che crediamo.
Infatti, il salmo è pieno di sante risoluzioni prese da Davide nel periodo in cui la sua vita stava
decisamente cambiando e tutte
le scelte che compie hanno a che
fare con la vita e la condotta del
credente.
La Parola di Dio, dunque, la
sana dottrina, produce un impatto glorioso sul carattere, sul
comportamento, in generale,
sull’etica. Qualcuno ha giustamente affermato che l’etica è la
bellezza della dottrina. Infatti, la
dottrina e l’etica sono inevitabilmente unite l’una all’altra. Non
v’è dottrina biblica che non produca un’etica cristiana, e non
v’è un’etica cristiana sana e edificante che non nasca dalla sana
dottrina di Cristo.
Un comportamento alla
lode di Dio
“Canterò la bontà e la giustizia; a te, o Signore, salmeggerò”
(v.1).
Davide si propone di cantare
e salmeggiare non i suoi presunti meriti o le sue
grandi gesta, ma la bontà e la giustizia dell’Iddio
di Israele.
La sua è un’umile, ma risoluta decisione che
nasce da un cuore ricolmo della Parola di Dio.
Questa verità è dimostrata anche dal Nuovo
Testamento, infatti leggiamo: “La parola di Cristo
abiti in voi abbondantemente; istruitevi ed esortatevi gli uni gli altri con ogni sapienza; cantate
di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali” (Colossesi 3:16).
Dunque la sana dottrina favorisce la lode e ci
spinge ad un’attitudine di adorazione verso il Signore.
La Bibbia non mette l’accento sull’aspetto coreografico della lode e dell’adorazione, ma su
quello interiore, infatti è scritto: “Ma l’ora viene,
anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre
cerca tali adoratori” (Giovanni 4:23).
L’adorazione, la lode e il culto che rendiamo al
Signore non sono indipendenti dalla verità biblica,
le false dottrine impediscono la comunione con
Dio. Nella seconda lettera di Giovanni troviamo
scritto: “Chi va oltre e non rimane nella dottrina
di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina,
ha il Padre e il Figlio” (II Giovanni 9).
Un comportamento sano tra le mura domestiche
“Avrò cura di camminare nell’integrità…
Camminerò con cuore integro, dentro la mia casa”(v.2).
Non sempre le nostre parole coincidono con il
nostro agire.
Non sempre Davide fu coerente con le sue parole, tuttavia il suo intento fu quello di camminare
con integrità di cuore nelle vie del Signore; egli
desiderava ardentemente una speciale visitazione
divina e questo certamente avrebbe prodotto un
comportamento onorevole all’interno del suo palazzo reale.
Quando Dio è in noi e la Sua parola dimora nei
nostri cuori, allora non temeremo alcun male perché la Sua Persona non solo ci protegge, ma ci
rende saggi e integri e ci aiuta a condurci come figliuoli di luce, a Lui graditi. La Parola di Dio opera
nel cuore del credente disposto a riceverla, rendendolo un testimone fedele di Cristo all’interno
della propria famiglia.
Un comportamento che rifiuta ogni malvagità
“Non mi proporrò nessuna
cosa malvagia; detesto il comportamento dei perversi; non mi
lascerò contagiare” (v.3).
Non possiamo fare a meno di
vedere ogni giorno cose scellerate e inique attorno a noi, ma v’è
una gran differenza tra il vedere
tali cose e lasciare che esse ci
ostacolino nel cammino cristiano. Paolo ci esorta dicendo:
“Comportiamoci onestamente,
come in pieno giorno, senza
gozzoviglie e ubriachezze; senza
immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e
non abbiate cura della carne
per soddisfarne i desideri”
(Romani 13:13,14).
Davide aveva in cuore di non
commettere alcuna cosa scellerata, espressione quest’ultima che
potremmo benissimo associare a
molte cose che all’uomo sono invece familiari. Il
Signore Gesù aiuti ogni credente a non partecipare
ai piaceri dissoluti della vita presente, a non scendere al compromesso, ma a “rialzare il capo” perché il Suo ritorno è vicino (cfr. Luca 21:28).
L’etica cristiana non è conseguenza di una ferrea e ortodossa istruzione biblica ricevuta dai più
alti pedagoghi religiosi, ma è conseguenza della
nuova nascita, della fede autentica riposta nel
Figliuolo di Dio, manifestazione spontanea di
quello che crediamo e proclamiamo.
Gioacchino Caltagirone
CRONACA INTERNAZIONALE
In Svizzera, insegnamento di etica a scuola
In Svizzera, nel cantone dei Grigioni, è riuscita l’iniziativa popolare volta a sostituire l’ora di religione con l’insegnamento dell’etica. La proposta di modifica della legge scolastica ha raggiunto, infatti, il numero di firme richiesto per la sua presentazione. I
firmatari della proposta hanno sostenuto che mentre la religione è una questione privata, l’istruzione etica concerne tutta la
società. La nuova materia sarà insegnata perciò in modo obbligatorio dal primo all’ultimo anno di scuola, mentre i corsi di religione dovranno essere offerti al di fuori del normale orario scolastico e potranno essere seguiti a titolo volontario.
Da VE/ATS
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CRISTIANI OGGI
1-15 FEBBRAIO 2008
Mobbing
Una parola di origine anglosassone utilizzata per indicare
una forma di persecuzione esercitata sul posto di lavoro
nei confronti di un individuo
Il Problema
Il termine “mobbing” è stato coniato agli inizi
degli anni ’70 dall’etologo Konrad Lorenz per
descrivere un particolare comportamento di
alcune specie animali, che circondano un proprio simile e lo assalgono in gruppo al fine di
allontanarlo dal branco.
Questa parola di origine anglosassone è oggi
utilizzata per indicare una forma di persecuzione
esercitata sul posto di lavoro da colleghi o superiori nei confronti di un individuo. Si tratta di
una violenza psicologica, talvolta anche fisica,
che a poco a poco diventa insopportabile: si
comincia con un saluto negato, battute che sono
insulti, scherzi troppo pesanti, ecc.
Sul posto di lavoro, questa pratica è spesso
condotta con il fine di indurre la vittima ad
abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento (che potrebbe causare
imbarazzo all’azienda) o per ritorsione a seguito
di comportamenti non condivisi (ad esempio,
denuncia ai superiori o all’esterno di irregolarità
sul posto di lavoro), o ancora per il rifiuto della
vittima di sottostare a proposte immorali o illegali.
Il “mobbing” è causa di cefalea, annebbiamenti della vista, tremore, tachicardia, sudorazione fredda, gastrite, dermatosi e viene somatizzato un po’ in tutto il corpo.
Le conseguenze maggiori però sono quelle
legate alla sfera psicologica e sociale dell’individuo: nevrosi, depressioni, isolamento sociale e
suicidio in un numero non trascurabile di casi.
Considerato che i farmaci non risolvono il
problema alla radice, il “mobbizzato” è condannato per sempre ad essere sconfitto? C’è una
soluzione per venirne fuori?
L’Esempio
Da parte nostra, come cristiani “nati di nuovo” possiamo dichiarare con assoluta certezza di
conoscere la Persona capace di aiutarci anche in
casi così difficili: Cristo Gesù.
Egli stesso aveva dovuto affrontare l’ostracismo dei religiosi del suo tempo, a volte anche la
folla non lo aiutò ed i Suoi discepoli lo delusero
in diverse occasioni.
Ma Egli non si lasciò travolgere dalle circostanze sfavorevoli, anzi, insegnò ai discepoli a
rimanere sereni e fiduciosi per mezzo della fede
in Dio, Colui che è interessato alla nostra vita:
“…non siate in ansia per la vostra vita…
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano,
non mietono, non raccolgono in granai, e il
Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi
molto più di loro? E chi di voi può con la sua
preoccupazione aggiungere un’ora sola alla
durata della sua vita? …Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano
e non filano; eppure io vi dico che neanche
Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito
come uno di loro… Non siate dunque in ansia
per il domani, perché il domani si preoccuperà
di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo
affanno” (Matteo 6:25-34).
I persecutori del Figlio di Dio non si limitarono ad ingiuriarlo ed a beffarlo, ma ne vollero
anche la morte! Gesù, morente sulla croce, ebbe
però per loro parole d’amore e di perdono.
Anche Davide era stato perseguitato per ben
nove anni dal re Saul (“suo superiore”) e durante questo lungo periodo non erano certo mancati
i momenti di scoraggiamento, eppure egli aveva
potuto cantare e scrivere: “Il Signore è la mia
luce e la mia salvezza; di chi temerò? …Se un
esercito si accampasse contro di me, il mio
cuore non avrebbe paura; se infuriasse la battaglia contro di me, anche allora sarei fiducioso” (Salmo 27:1,3); “In pace mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo, o Signore, mi fai
abitare al sicuro” (Salmo 4:8).
Davide ebbe anche la possibilità di porre fine
alla vita del suo “nemico”, ma si astenne dal
farlo preferendo rimettere ogni cosa nelle mani
di Dio, che lo rese vincitore mettendolo sul trono
che era stato di Saul.
Il Consiglio
Qual è il consiglio che la Parola di Dio offre a
coloro che tra i Suoi figli stanno vivendo questo
problema? “Domestici, siate con ogni timore
sottomessi ai vostri padroni; non solo ai buoni
e ragionevoli, ma anche a quelli che sono difficili. Perché è una grazia se qualcuno sopporta,
per motivo di coscienza dinanzi a Dio, sofferenze che si subiscono ingiustamente. Infatti, che
vanto c’è se voi sopportate pazientemente
quando siete malmenati per le vostre mancanze? Ma se soffrite perché avete agito bene, e lo
sopportate pazientemente, questa è una grazia
davanti a Dio. Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi,
lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue
orme” (I Pietro 2:18-21).
La Bibbia dunque c’invita a sopportare ogni
vessazione avendo dinanzi a noi un glorioso
esempio di pazienza.
Perché sopportare? Prima di tutto perché questo ci consiglia la Parola di Dio: “…se il tuo
nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete,
dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo” (Romani
12:20).
Secondariamente perché sarà Dio stesso a
difendere la nostra causa.
Forse i tempi ed i modi decisi da Dio per operare non coincideranno con i nostri, ma teniamo
ferma davanti a noi questa gloriosa promessa:
“E tu, quando dici che non lo scorgi, la tua
causa gli sta davanti; sappilo aspettare”
(Giobbe 35:14).
Non ci lasciamo vincere dalla rabbia, dal
risentimento e dall’amarezza, conserviamo la
nostra dignità di figli di Dio e, seppure in mezzo
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TRASMISSIONI
CRISTIANI OGGI TV
VIA SATELLITE
Sono in onda via satellite
le trasmissioni televisive
del programma
Cristiani Oggi TV,
ogni sabato alle ore 20,30
su Studio Europa, in chiaro
alla lotta, continuiamo a comportarci in modo degno della
celeste vocazione: “…affinché
laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino
le vostre opere buone e diano
gloria a Dio nel giorno in cui li
visiterà” (I Pietro 2:12).
Infine, i pesi che occupano
naturalmente i nostri pensieri
non devono invadere la mente e
dominarla!
Occorre coltivare una sana
relazione con Dio, dare il giusto
spazio alla Sua Parola, affinché
nessuna preoccupazione degeneri in un’angoscia che porta a
stati depressivi.
Gesù vuole che le nostre
preoccupazioni siano occasioni
per esercitare fede, pregare, esaminare il nostro cuore dinanzi
alla gloria di Dio e cercare la Sua
consolazione: “Sia benedetto il
Signore! Giorno per giorno porta per noi il nostro peso; egli
ch’è l’Iddio della nostra salvezza” (Salmo 68:19).
Dio vuole prendersi cura di
te. Forse sei in un profondo stato di depressione, ti senti solo,
incompreso, trascurato, dimenticato, non vogliamo sottovalutare il “mobbing”, ma allo stesso
tempo vogliamo invitarti ad
andare al Signore: “Getta sul
Signore il tuo affanno, ed egli ti
sosterrà…” (Salmo 55:22).
Rivolgiti a Dio con tutto il tuo
cuore, leggi la Bibbia, che è la
Parola di Dio, per comprendere
che il Signore è al tuo fianco,
che s’interessa a te ed è pronto a
risolvere ogni tuo problema.
L’esperienza del “mobbing” è
sempre più frequente e cerca di
schiacciare l’esistenza di tanti,
ma Dio è pronto ad accogliere
fra le Sue braccia eterne. Allora
anche tu potrai dire: “Tu m’hai
messo in cuore più gioia di
quella che essi provano quando
il loro grano e il loro mosto
abbondano. In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché
tu solo, o Signore, mi fai abitare al sicuro” (Salmo 4:7,8).
Abbandonati, dunque, fiducioso tra le Sue braccia eterne.
Domenico Modugno
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1-15 FEBBRAIO 2008
14 febbraio,
festa degli innamorati?
Un’altra “pseudo festa del consumo indotto”, mossa dalle industrie
per incrementare la produzione, insieme con gli sprechi, ma non solo…
Da alcuni anni, sulla scia degli Stati Uniti, il 14 febbraio si celebra la festa di San Valentino, festa popolare e laica che incrementa i consumi e, di conseguenza,
la produzione.
In realtà, il calendario liturgico cattolico ha sfrattato, con una riforma del 1970, il santo Valentino perché ritenuto poco significativo per la fede cattolica e lo
ha sostituito con altri; tuttavia la cancellazione non ha
avuto alcun effetto sui calendari, perché troppe erano
le usanze e troppi gli interessi connessi alla ricorrenza.
Per conoscere l’origine e capire il significato di una
festa come questa bisogna chiedere l’aiuto dell’antropologia culturale, disciplina che studia la cultura delle
società e che tra i suoi ambiti annovera anche lo studio delle tradizioni e dei riti religiosi derivanti dall’incontro fra tradizioni locali e religione cattolica.
Su san Valentino si hanno poche notizie certe e
molte leggende, spesso abbastanza confuse. C’è chi lo
identifica con un taumaturgo che viveva a Terni, decapitato a Roma perché si rifiutava di sacrificare agli dei,
e chi invece crede che sia il benefattore che finanziò
nel III secolo la costruzione di una basilica sulla via
Flaminia, che da lui prese il nome, e che fu decapitato
per ordine di un imperatore romano.
Nella leggenda le due figure si sono confuse fino a
dare origine a un solo san Valentino, del quale si parla
nella “Legenda aurea” (o “Legenda Sanctorum”) di
Jacopo da Varagine (o da Varazze, 1230 ca. - 1298),
scrittore medievale dell’ordine domenicano.
Negli anni 1255-66 egli fu autore di un’opera leggendaria e agiografica sulla vita di 182 santi del calendario liturgico, che ebbe una grandissima diffusione
e che, tradotta in varie lingue, esercitò un importante
influsso sulla letteratura religiosa italiana ed europea.
Divenuto popolare in tutta l’Europa grazie ai frati benedettini, custodi della basilica di Terni nel primo medioevo, il culto di san Valentino si sarebbe diffuso fino
in Inghilterra.
La festa cade in un periodo particolare dell’anno,
quando la natura comincia a dare i primi segni di risveglio dal letargo invernale. Verso la metà di febbraio
il sole comincia a riscaldare la terra facendo sbocciare i
primissimi fiori, così san Valentino è diventato il santo
che preannuncia la primavera. Per “San Valentin la lodola fa il nidin”, afferma un proverbio veneto, uno dei
tanti presenti in tutta la penisola.
Per gli antichi romani febbraio, il mese in cui ci si
preparava all’arrivo della primavera, la stagione della
rinascita, era l’ultimo dell’anno e verso la sua metà
iniziavano le celebrazioni dei “lupercali”, tra le più importanti festività religiose romane insieme con i “saturnali” celebrati dal 17 al 23 dicembre, che trovano
ancora eco nelle festività del Natale e di fine anno.
I “lupercali” erano un’antica festività in onore di
Luperco, dio pastorale degli italici e “nipote” del dio
Saturno, che si celebrava il 15 febbraio in una grotta
sul colle Palatino, dove si credeva che i leggendari
fondatori di Roma, i gemelli Romolo e Remo, fossero
stati allattati da una lupa.
Il vero “evento” per la gioventù romana di allora
era però una specie di lotteria dell’amore, nella quale i
nomi dei giovani e delle giovani venivano messi in
un’urna e mescolati, quindi un bambino li pescava e si
formavano a caso alcune coppie che avrebbero vissuto
in intimità per un intero anno come rito di fertilità.
A seguito del processo di sovrapposizione tra cultura cristiana e pagana che la storia conosce molto bene,
la festa romana di metà febbraio fu sostituita con
quella di un santo, Valentino appunto, che tra i suoi
meriti avrebbe avuto, secondo la tradizione, quello
della celebrazione di molti matrimoni di giovani coppie
alle quali l’imperatore aveva negato il consenso.
Da allora il martire Valentino è divenuto il patrono
degli innamorati, ispirando anche l’usanza dei bigliettini teneri e spiritosi, i “valentini”, documentata in Inghilterra sin dal XV secolo.
Successivamente la festa è “emigrata” in America
e, come tante altre ricorrenze, è ritornata in Europa
trasformata in una festa dove non ci si accontenta più
di scambiarsi i “valentini” o un fiore, ma è d’obbligo il
regalo costoso, come lo è in altre “pseudo feste del
consumo indotto”, mosse dalle industrie per incrementare la produzione, insieme con gli sprechi.
Dei cristiani “nati di nuovo” non possono farsi
coinvolgere da simili cose perché, come scrive l’apostolo Pietro, l’Evangelo ha fatto loro conoscere “la
potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo” e
questo perché non andassero “dietro a favole abilmente inventate, ma perché” fossero “testimoni oculari della Sua maestà” (2 Pietro 1:16).
E.M.
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CRISTIANI OGGI
1-15 FEBBRAIO 2008
CRONACA ITALIANA
In diverse provincie siciliane il 25 e il 26 dicembre sono stati per i giovani delle chiese A.D.I. un’occasione d’incontro per
rinsaldare la comunione fraterna e per ricevere preziosi insegnamenti dalla Parola di Dio.
Ragusa: Incontro Interprovinciale Giovanile
“…un uomo fedele chi lo troverà?” (Proverbi
predi20:6), è stato questo il tema del 1° Incontro Giovacazionile delle provincie di Ragusa e Siracusa, svoltosi il
ne.
25 e 26 dicembre 2007; un’occasione che ha visto
Relatoriuniti presso i locali della chiesa di Ragusa - Via
re degli
Dublino numerosi giovani.
studi
Con l’aiuto del Signore le aspettative dei fratelli
biblici e
organizzatori sono state raggiunte e questo ha fatto
predisì che, proprio come dichiara la Scrittura, ogni faticatore
ca non sia stata vana.
ai culti
Per le due province, pur essendo il primo incontro
serali è
dei giovani della durata di due giorni, la risposta è
stato il
stata buona, così come sono state grandi le benefratello
dizioni che Dio ha voluto elargirci.
AntoniFin dall’inizio gli intervenuti si sono raccolti intorno no Mancuso, pastore a Milena (CL) e Campofranco
alla Parola di Dio, annunciata con fervore dai fratelli (CL).
pastori che nei due giorni si sono succeduti nella
Nei due studi biblici il fratello Mancuso ha esposto
il tema della fedeltà: “Dio è fedele ed esige fedeltà
dal Suo popolo, in tutte le cose e per sempre”;
“Come e dove trovare la fedeltà”.
Nei culti mattutini, invece, la predicazione è stata
affidata al fratello Gianluca Lo Giudice, pastore delle comunità di Cerignola, Postangeloni e S. Ferdinando di Puglia (FG), e al fratello Giuseppe Nicosia,
pastore della comunità di Palermo – villaggio S.
Rosalia.
A conclusione dei due giorni, la benedizione del
Signore nella vita di quanti hanno partecipato all’incontro è stata evidente, soprattutto quando hanno
fatto presente agli organizzatori il desiderio che sia
soltanto il primo di tanti incontri.
Cristhian Santoro
Paternò (CT): Incontro Provinciale Giovanile
Su decisione dei pastori della provincia di Catania,
quest’anno l’incontro giovanile provinciale, il ventottesimo, si è tenuto nei locali della chiesa di
Paternò, il 25 e 26 dicembre 2007.
Per l’occasione, è stato nostro gradito ospite il fratello Aniello A. Esposito, pastore della chiesa di
Portici (NA), che ha predicato nei culti serali ed è
stato il relatore degli studi.
L’ approfondita ed esaustiva esposizione della Parola di Dio ha portato tutti i partecipanti ad una seria
riflessione. Negli studi, dal tema “In Cristo, abbiamo tutto pienamente” (Colossesi 2:10), ci è stata
illustrata, in tre parti, la completezza e sufficienza
che abbiamo in Cristo Gesù: in Lui abbiamo la rive-
lazione, la redenzione e la realizzazione.
Al primo culto serale, attraverso un brano del profeta Zaccaria (4:1-9) è stata evidenziata l’opera del
Figlio di Dio, che “spiana” ogni montagna, sebbene
grande; al secondo culto serale abbiamo meditato
dal profeta Geremia, quando Dio dice: “…Ecco,
quel che l’argilla è in mano al vasaio, voi lo siete in
mano mia, casa d’Israele!” (18:6). È stato ricordato
a tutti i convenuti che siamo nelle mani del Sommo
Vasaio, del Buon Pastore e del Signore della Chiesa.
Nei culti mattutini, invece, abbiamo avuto la gioia di
ascoltare due giovani che servono il Signore in Sicilia, Davide Valentino e Vincenzo Infantino,
responsabili rispettivamente delle chiese di Sant’Agata di Militello (ME) e Barcellona (ME), e Godrano
(PA).
I quasi 500 giovani intervenuti si sono ritrovati in
un’atmosfera “sana e spirituale” e hanno avuto sì la
gioia di incontrarsi, ma anche, e soprattutto, quella
di ascoltare la Parola di Dio.
La nostra preghiera è che quest’incontro abbia
lasciato un segno indelebile nel cuore dei partecipanti ed aiutato qualcuno di loro a prendere una
saggia ed importante decisione nel servizio per il
Signore.
Calogero Palumbo
Raffadali (AG): Incontro Provinciale Giovanile
Anche quest’anno il Signore ci ha dato l’opportunità di tenere il consueto incontro provinciale giovanile del 25 e 26 dicembre. Giunto alla dodicesima edizione, si è svolto per la prima volta nel nuovo locale di culto di Raffadali (AG).
All’incontro hanno partecipato i credenti delle comunità della provincia agrigentina, con qualche
visita anche da fuori provincia; il Signore ci ha
benedetti grandemente in tutte le attività svolte.
Il primo giorno è iniziato con l’accettazione dei credenti che a mano a mano arrivavano e con la distribuzione delle cartelline.
Ospite, per l’occasione, è stato il fratello Salvatore
Pirrera, pastore delle comunità di Montesilvano
(PE) e Silvi Marina (TE), del quale il Signore si è
usato grandemente per impartirci gli insegnamenti
della Sua Parola, sia attraverso gli studi biblici sia
attraverso la predicazione.
Il programma dell’incontro, simile per entrambi i
giorni, prevedeva un breve culto di adorazione al
possibilità a quanti lo desideravano di donare il
sangue e molti, con generosità, hanno partecipato
a un gesto di umanità così nobile.
Nel culto conclusivo abbiamo ascoltato alcuni cantici proposti dal coro della comunità di Raffadali e
sebbene il locale di culto abbia una capienza di
quasi mille posti, l’affluenza è stata maggiore di
quanto ci si aspettava. Vedere tanti credenti riuniti
per dare gloria a Dio ci ha riempito il cuore di una
gioia indescrivibile. Anche se provenienti da diverse comunità, ci ha accomunato l’amore per il
Signore. Sta scritto: “…dove due o tre sono riuniti
nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Matteo
18:20).
Vogliamo continuare a ringraziare il Signore per
giornata con un culto.
ogni opera buona che compie e perché si fa sentiIl tema dell’incontro è stato: “Tu dunque, figlio
mio, fortíficati…” (II Timoteo 2:1). Negli studi bibli- re nella nostra vita.
ci sono state esaminate tre figure tratte dalla vita
*
quotidiana: il soldato, l’atleta e il lavoratore.
La mattina del secondo giorno è stata anche data la
mattino,
quindi il
primo
studio
biblico
e, dopo
il pranzo, il
secondo studio, per
poi
concludere la
Novità editoriali
Comunione
con Dio
Cristiani Oggi - Quindicinale delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia”. Direttore Responsabile ai
sensi di legge: Francesco Toppi. Comitato di Redazione di
Cristiani Oggi - Risveglio Pentecostale: Vincenzo Specchi
(sostituto del presidente ex officio), Francesco Toppi, Salvatore Esposito, Vincenzo Martucci, Elio Varricchione.
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cospira contro il desiderio di
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