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A CApri il primo impiAnto di PIETRA FOTOVOLTAICA
iniziative A Capri il primo impianto di pietra fotovoltaica foto e testo di Maria Paola Gianni I l progetto è l’unico non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo. A confermarlo è l’ingegnere Enea Carlo Tricoli, perché “non c’è stata alcuna evidenza circa prodotti analoghi 74 casa naturale nel corso delle recenti conferenze internazionali sul fotovoltaico”. Si tratta di un prototipo di impianto di pietre fotovoltaiche in uno dei posti più belli del mondo: l’isola di Capri. L’energia rinnovabile prodotta illumina durante la sera il maestoso pino marittimo di Punta Tragara, da dove si ammira una delle più belle viste dei faraglioni. Sul retro del muretto è stata appositamente creata Inaugurato il prototipo: l’energia rinnovabile prodotta illumina il maestoso pino marittimo di Punta Tragara vista Faraglioni una finestra dalla quale è possibile vedere gli elementi che compongono l’impianto, inaugurato da Marevivo ed Enea, in collaborazione con il Comune di Capri dallo scorso 13 maggio. Ma sentiamo direttamente dall’ingegner Carlo Tricoli, responsabile del progetto, come funziona il prototipo “salva-estetica”. Ingegnere, come nasce questo progetto? Tutto prende il via dal concorso di idee “Sole, vento e mare - energie rinnovabili e paesaggio”, ideato da Marevivo, insieme a Enea, Gse, Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e Centro di Ricerche Citera dell’Università di Roma La Sapienza, per incentivare idee e proposte innovative sull’utilizzo delle fonti rinnovabili nel rispetto dei vincoli ambientali e paesaggistici. Infatti, per la prima edizione del 2010, fu premiata l’idea progettuale della ditta vicentina, “Dyaqua Art Studio”, ovvero uno speciale componente “solare”, realizzato con una resina, che simula perfettamente l’aspetto esteriore delle pietre e dei materiali, rendendo al contempo invisibile il generatore fotovoltaico. Si risolve in questo modo il problema dell’inserimento dei moduli fotovoltaici laddove l’aspetto estetico potrebbe costituire un serio ostacolo alla diffusione di questa tecnologia, soprattutto in particolari contesti di tipo storico, paesaggistico o ambientale, perché modificano il tradizionale aspetto del territorio. Tale progetto mira ad abbattere questo tipo di barriera, mimetizzando l’elemento fotovoltaico all’interno dei tipici componenti dell’edilizia quali tegole o pietre di rivestimento che apparendo indistinguibili rispetto ai tradizionali materiali da costruzione In queste pagine, alcuni dettagli sull'innovativo progetto realizzato a Capri e legato allo sfruttamento delle rinnovabili. possono essere assolutamente utilizzati in qualsiasi contesto architettonico o urbano. Il caso del “muretto fotovoltaico di Capri” ha proprio lo scopo di dimostrare IL PROFILO L’ingegner Carlo Tricoli è responsabile presso l’Unità Centrale Studi e Strategie dell’Enea, dove si cerca di analizzare e promuovere tutte le esperienze che possono produrre una accelerazione tecnologica per favorire la transizione verso la cosiddetta società “low carbon”. “Nel futuro”, spiega Tricoli, “se non vogliamo essere sopraffatti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici dovremo cambiare le modalità di produrre energie, sostituendo le fonti fossili (carbone, petrolio, gas) con le fonti rinnovabili. Siamo particolarmente attenti alle innovazioni che riguardano l’efficienza energetica e l’integrazione architettonica delle fonti non fossili”. casa naturale 75 iniziative che l’impatto paesaggistico in un contesto di rara bellezza come quella di Punta Tragara è praticamente nullo. Si tratta comunque di una fase della sperimentazione che l’Enea sta conducendo per ingegnerizzare il sistema e renderlo più performante. La sperimentazione è stata resa possibile grazie alla sensibilità dell’amministrazione comunale a questo tipo di iniziative, ed è seguita con impegno e passione da due tecnici capresi della Sarc – Tecnologie Elettriche e Elettroniche - che intervengono volontariamente sull’impianto per verificare che tutto proceda come previsto. Anche se è solo sperimentale, che valori di raccolta energia state totalizzando? Qual è il vostro obiettivo? L’energia che viene raccolta nel corso dell’anno da questi componenti fotovoltaici è pari a circa 50 kWh per metro quadro. Pertanto per far fronte alle tipiche esigenze di un utente medio occorrono circa 60 metri quadri. La superficie necessaria è circa tre volte più grande rispetto a quella richiesta da moduli fotovoltaici standard, tuttavia l’obiettivo è quello di migliorare le prestazioni attraverso l’individuazione di materiali fotovoltaici che meglio si abbinano alle caratteristiche di assorbimento dello strato di rivestimento, l’utilizzo di celle multistrato in modo da migliorare le prestazioni elettriche, come pure l’ottimizzazione dell’anti riflesso in modo da sfruttare al meglio le componenti della luce che attraversano lo strato componenti fotovoltaici. Applicazioni sono possibili e molteplici, ma occorre attendere che la ricerca faccia il suo corso e avere indici di prestazione tali da poter presentare al mercato questo tipo di tecnologia. Quando verranno ridotti i costi e migliorate le prestazioni a vincoli di diversa natura potrebbe essere negata, per ovvi motivi, dalla Sovrintendenza. Questo problema fu evidenziato sin dall’inizio della diffusione del fotovoltaico, in quanto le opzioni tecniche al momento disponibili non si mimetizzavano perfettamente di rivestimento. L’energia prodotta come viene riutilizzata? In modo analogo a quanto avviene negli impianti fotovoltaici tradizionali: può essere inviata in rete, oppure accumulata. Ci sono altri progetti simili che verranno avviati ? Ci sono fattori che limitano l’avvio di altri progetti come la bassa resa energetica, il costo ancora elevato e il carattere prototipale di questi immagino che tali componenti prenderanno il posto dei moduli fotovoltaici standard, almeno nelle installazioni su edifici o altre infrastrutture con particolari caratteristiche di rilevanza storicopaesaggistiche. In che rapporto siete con la Sovrintendenza? Immagino che l’estetica di simili progetti sia ben accetta Il nullaosta all’installazione di impianti fotovoltaici tradizionali in zone soggette Il prototipo potrebbe essere Il progetto seguito da Enea si presenta come primo caso internazionale ed è diventato una case history studiata dai professionisti di tutto il mondo. NON SOLO PIETRA Il cotto fotovoltaico rappresenta l’ultima frontiera del fotovoltaico integrato. Le celle sono nascoste in una copertura dalla superficie identica a quella di un comune coppo in cotto. Nasce assemblando a un coppo in cotto l’innovativa copertura brevettata da Dyaqua, ottenuta con un composto di resine atossiche, terre ed ossidi: nasconde al suo interno le celle in silicio che convertono la luce in energia elettrica. Anche se la superficie è opaca e identica a quella del laterizio, la luce riesce comunque a filtrare raggiungendo le celle fotovoltaiche. Integrazione totale e rispetto dell’ambiente: il Coppo fotovoltaico raggiunge il massimo livello di integrazione architettonica, caratteristica fondamentale per l’installazione di impianti fotovoltaici in contesti protetti, come i centri storici, perché garantisce il corretto mantenimento del tessuto edilizio. E i vincoli per la salvaguardia dei beni di valore storico-artistico non sono più un ostacolo: anche chi ha un edificio di pregio potrà finalmente usufruire dell’energia solare. Coppo ecosostenibile: i materiali che compongono il Coppo Fotovoltaico sono tutti naturali o riciclabili, mentre la presenza di ossido di titanio rende il prodotto autopulente e disinquinante. Presto sul mercato: Dyaqua Art Studio sta collaborando con Enea per ottimizzare e ingegnerizzare il prototipo del Coppo Fotovoltaico, che presto sarà sul mercato. www.dyaqua.it 76 casa naturale una soluzione ai vincoli paesaggistici imposti dalla Sovrintendenza. nell’ambiente. Oggi questi componenti appaiono indistinguibili rispetto ai materiali che vengono utilizzati in edilizia, pertanto possono essere assolutamente utilizzati in ogni contesto architettonico o urbano. Investimenti industriali nel settore: Centri Enea a Roma e Napoli Nella ricerca fotovoltaica l’Enea si presenta come unico interlocutore per l’impresa italiana, mantenendo una competenza e una conoscenza sullo stato e sulle prospettive del settore a trecentosessanta gradi. Nei suoi Centri di Roma (Casaccia) e di Napoli (Portici) sono concentrate attività di ricerca a tutto campo che vanno dalla caratterizzazione dei materiali, alle prove di resistenza ambientale dei sistemi e componenti, alla ottimizzazione elettrica dei sistemi e alla ricerca di soluzioni impiantistiche ad alta integrazione architettonica. In particolare, presso il Centro Casaccia sono allocate le attività sulle tecnologie del silicio cristallino, mentre il Centro di Portici è focalizzato sulla ricerca e sviluppo nel settore dei moduli a film sottile, delle celle solari basate su polimeri semiconduttori e dei sistemi fotovoltaici (piani e a concentrazione). casa naturale 77